PSR Calabria. Uno scenario sempre più verde

A cura del Dipartimento Agricoltura,
Foreste e Forestazione - Regione Calabria
Gennaio-Marzo
2013
s p e c i a l e
calabria
PSR Calabria.
Uno scenario
sempre più verde
Parla l’assessore
Trematerra:
“La vera sfida
per la nostra
agricoltura”
La nuova PAC
tra luci
e ombre
Ph. Pier Paolo Sposato - Fotolia.com
Il Focus
Forestazione,
sviluppo
e ambiente
DIPARTIMENTO N. 6
AGRICOLTURA, FORESTE E FORESTAZIONE
Via Enrico Molè - 88100 Catanzaro
Assessore dott. Michele Trematerra
Dirigente Generale prof. Giuseppe Zimbalatti
Autorità di Gestione PSR Calabria 2007-2013 dott. Maurizio Nicolai
SETTORE 1
A FFARI G ENERALI , R ISORSE U MANE , S ERVIZI T ERRITORIALI ,
E NTI S TRUMENTALI E S UB -R EGIONALI
Dirigente
dott. Giuseppe Calabretta
Servizio 1
AA.GG., Contenzioso e Usi Civici,
Rapporti con l’Organismo Pagatore Regionale
e con gli Enti Strumentali e di Bonifica
Dirigente
dott. Domenico Ferrara
SETTORE 3
S VILUPPO R URALE , Z OOTECNIA , C REDITO , R IORDINO
E T RASFORMAZIONE F ONDIARIA
Dirigente
avv. Alessandro Zanfino
Servizio 6
Sviluppo della Zootecnia, Riordino
e Trasformazione Fondiaria
Dirigente
ing. Carmelo Salvino
Servizio 2
Area Territoriale Meridionale Reggio Calabria
Dirigente
ing. Giovanni Sidari
Servizio 7
Sviluppo Rurale, Leader Plus, Agriturismo,
Paesaggio Rurale
Dirigente
avv. Alessandro Zanfino ad interim
Servizio 3
Area Territoriale Settentrionale Cosenza
Dirigente
ing. Ferdinando Bafaro
Servizio 8
Sviluppo Rurale, Credito Agrario, Fondo di Solidarietà
Dirigente
dott. Giovanni Aramini
SETTORE 2
V ALORIZZAZIONE E P ROMOZIONE , P RODUZIONI A GRICOLE
E F ILIERA P RODUTTIVA
Dirigente
dott. Giacomo Giovinazzo
Servizio 4
Sistema Qualità - Valorizzazione, Produzioni Agricole,
Mercato e Sicurezza Alimentare,
Valorizzazione Filiera Produttiva
Dirigente
dott. Giacomo Giovinazzo ad interim
Servizio 5
Promozione e Marketing dei Prodotti Agricoli
e Agroalimentari, Fiere e Mercati, Osservatori
ed Educazione Alimentare
Dirigente
dott. Giorgio Piraino
SETTORE 4
S ERVIZI DI S VILUPPO A GRICOLO F ITOSANITARIO
E V ALORIZZAZIONE P ATRIMONIO I TTICO E F AUNISTICO
Dirigente
dott. Ernesto Forte
Servizio 9
Patrimonio Ittico e Faunistico, Caccia e Pesca
Dirigente
dott. Cosimo Caridi
Servizio 10
Ricerca e Dimostrazioni, Divulgazione, Formazione,
Vivaismo e Fitosanitario
Dirigente
dott.ssa Carmela Barbalace
SETTORE 5
F ORESTE E F ORESTAZIONE , P OLITICHE DELLA M ONTAGNA ,
D IFESA DEL S UOLO E B ONIFICA
Dirigente
dott. Giuseppe Oliva
Servizio 11
Forestazione, Tutela Boschi, Valorizzazione
delle Montagne, Sistemi Agricoli e Montani,
Filiere Silvopastorali
Dirigente
dott.ssa Caterina Loddo
Servizio 12
Difesa del Suolo, Bonifica e Irrigazione,
Valorizzazione dei Sistemi e Infrastrutture Rurali
Dirigente
ing. Carmelo Salvino
Sommario
calabria
Parla l’assessore
Trematerra:
“La vera sfida
per la nostra
agricoltura”
10
La nuova PAC
tra luci
e ombre
Il Focus
Forestazione,
sviluppo
e ambiente
La copertina
Ph. Pier Paolo Sposato - Fotolia.com
Il Programma di Sviluppo Rurale
e il suo stato di attuazione:
risultati, criticità e buone prassi
G I O VA N N I A R A M I N I
ANNA MARIA COREA
2
19
L’editoriaLe
Quando l’informazione diventa
strumento di crescita e competitività
focus
Forestazione, sviluppo e ambiente. I nuovi orizzonti
Le foreste? Un patrimonio che difendiamo così
GIUSEPPE SCOPELLITI
MICHELE TREMATERRA
GIUSEPPE ZIMBALATTI
G I U S E P P E O L I VA
L’agricoltura è l’economia reale
Tra rinnovamento e tutela
gli olivi hanno la loro nuova legge
ALESSANDRO ZANFINO
4
GIUSEPPE ZIMBALATTI
L’intervista
Foreste e forestazione in Calabria
Parla l’assessore all’Agricoltura Michele Trematerra
S I LVA N O AV O L I O
“Abbiamo forza per guardare al mercato globale”
6
L’opinione
Come fare per rendere la PAC davvero nuova
(e utile alle aziende agricole)
38
Seminare per raccogliere o per pescare?
MAURIZIO NICOLAI
Calabria Rurale
ROBERTO MINERVINI
40
rete ruraLe
Crescere? L’ideale è fare Rete. Rurale
VINCENZO CARE’
ANNA TANCRE’
A cura dell’Assessorato Agricoltura,
Foreste e Forestazione
Dipartimento 6 Settore 3
della Regione Calabria
Via Molè - 88100 Catanzaro
Telefono 0961 853132 – 0961 853125
Direttore responsabile
Manuela Lacaria
pesca
Giovani agricoltori e Buone Pratiche: risultati eccellenti
EMILIA REDA
I bambini a confronto con le sfide dello sviluppo
43
Lo studio
T come tignola, il nemico dell’olivo
Numero Unico in attesa di registrazione
Distribuito in allegato ad Agrisole
Gruppo Il Sole 24 Ore
44
Mille risorse da valorizzare
Spedizione in abbonamento postale DL 253/2009
(conv. in L. 27.2.2004 n. 46) art. 1 comma 1
Progetto, impaginazione e realizzazione
Pierrestampa srl
Viale di Villa Grazioli, 5 - 00198 Roma
www.pierrestampa.it
Stampa
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Ascoli Piceno
www.dauriagroup.com
p a t - p ro d o t t i a g ro a L i m e n ta r i t r a d i z i o n a L i
I mostaccioli
46
ROSARIO FRANCO
PIA RISPOLI
L’evento
Come vincere la scommessa dell’agricoltura calabrese
47
Leggi - tutti i provvedimenti
Il 2012 anno verde per l’agricoltura regionale
MANUELA LACARIA
l ’ e d i t o r i a l e
Quando l’informazione
diventa strumento
di crescita e competitività
Verso un modello di sviluppo
sostenibile, integrato e multifunzionale:
l’opportunità offerta dal PSR
GIUSEPPE SCOPELLITI
Governatore
della Regione Calabria
MICHELE TREMATERRA
Oggi l’integrazione tra territorio e agricoltura è considerata come l’unica strategia
vincente. Il settore agricolo e forestale calabrese rappresenta un comparto fondamentale per lo sviluppo del nostro territorio.
L’incidenza del settore primario nell’economia calabrese è molto rilevante e potrebbe assumere un peso di maggior
rilievo anche nel contesto più generale
dell’economia italiana.
Il sistema agricolo calabrese, poi, assume
una notevole rilevanza sociale perché dà
occupazione al 12% della forza lavoro, più
del triplo della media italiana ed è importante per il miglioramento dei servizi essenziali nei comprensori rurali.
La vasta gamma di produzioni tipiche e la
loro qualità, decisiva per la promozione
dell’identità regionale, sarà l’elemento caratterizzante, capace di trainare l’intero
comparto socio-economico entro scenari
competitivi e globali.
Il Programma di Sviluppo Rurale 20072013 Calabria rappresenta lo strumento
finanziario necessario a dare competitività
al settore primario, supportare e valorizzare le importanti risorse paesaggisticoambientali, i servizi locali, lo sviluppo della
biodiversità e delle produzioni tipiche e di
qualità, per realizzare uno sviluppo rurale
di qualità, sostenibile e duraturo.
Questi gli ambiziosi obiettivi che la Regione
Calabria persegue, attraverso una efficace
concertazione con il Partenariato Econo-
Assessore all’Agricoltura
della Regione Calabria
Michele Trematerra
2
Giuseppe Scopelliti
mico e Sociale, volti a garantire un valido
sostegno all’intera filiera agricola, per il
rafforzamento socio-economico delle aree
rurali: priorità strategiche per la creazione
di un modello di sviluppo competitivo, sostenibile, integrato e multifunzionale.
In questa ottica, Calabria Rurale rappresenta una importante occasione per diffondere in maniera efficace le informazioni
inerenti il comparto agricolo calabrese e,
più specificatamente, le notizie sul Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013
della Calabria. L’obiettivo di questa rivista
è divenire uno strumento di informazione
in grado di garantire una sinergia tra l’Amministrazione e il sistema imprenditoriale
e contribuire alla crescita e allo sviluppo
reale del comparto agricolo calabrese. Informare, integrare e innalzare la competitività del sistema agricolo in un’ottica di
diversificazione dell’economia rurale è il
fine sotteso e perseguito.
Il PSR Calabria 2007-2013 rappresenta
un’opportunità per l’attuazione di scenari
inclusivi e politiche di sviluppo, coesione
e cooperazione.
Dare valore al nostro territorio è un impegno comune, facciamolo insieme.
L’agricoltura è l’economia reale
ALESSANDRO ZANFINO
Dirigente del Settore 3
Sviluppo Rurale, Zootecnia,
Credito, Riordino
e Trasformazione Fondiaria Dipartimento Agricoltura,
Foreste e Forestazione Regione Calabria
La storia insegna. Le società si evolvono e le generazioni umane si inseguono, mentre l’economia globale
plasma il futuro e i costumi degli individui.
Per fotografare il nostro presente si
deve necessariamente ragionare sull’evoluzione indotta dalla storia, che
certifica un logico divenire e razionali
conseguenze economiche e sociali.
La nostra società ha vissuto fasi evolutive importanti, che hanno drasticamente soppiantato il modo di
vivere precedente e rivoluzionato i
costumi umani. Pensiamo ad esempio al passaggio avvenuto tra la fine
del ’700 e la prima metà dell’800 da
un’originaria forma di società prettamente agricola a una società industriale: si è innescato a quell’epoca
un processo di evoluzione economica
che, da un organismo “agricolo-artigianale-commerciale”, ha portato a
un sistema “industriale” moderno caratterizzato dall’uso generalizzato di
“macchine” azionate da energia meccanica grazie all’utilizzo di nuove
fonti energetiche inanimate (come ad
esempio i combustibili fossili quali il
carbone) e all’uso di reti di trasporto
nuove come le strade ferrate e la pavimentazione dei manti stradali per
il trasporto di uomini e di merci.
In quell’epoca vennero stravolte le
regole di funzionamento della società: si ebbe la sostituzione delle
abilità manuali umane con l’inserimento delle macchine; il possesso
delle terre passò dalle mani di piccoli agricoltori a grossi proprietari
terrieri; l’agricoltura diventò imprenditoriale e il piccolo contadino
riduce del 25%. Ciò testimonia inebracciante alle dipendenze di un fitluttabilmente che l’economia globale
tavolo, molte famiglie lasciarono le
in cui oggi viviamo significa “intercampagne per recarsi nelle città dove
dipendenza e contemporaneità”:
le imprese artigiane furono sostituite
quando c’è uno shock che colpisce
con le fabbriche.
tutti, tutti reagiscono nello stesso
E’ innegabile lo stravolgimento del
modo e assieme.
modo di pensare, del modo di vivere,
La “società della carta”, quindi, ha
del modello relazionale degli uomini
perso, è fallita.
e delle donne di quel tempo, che ha
E allora? Cosa succederà? Come si
poi portato alla successiva nascita
riorganizzerà la nostra società?
del Welfare durante il XIX e il XX seNon ho la presunzione di dare una ricolo, di pari passo con lo sviluppo
sposta a questa domanda, ma credo
della civiltà industriale.
che un ruolo fondamentale lo giochi
Noi oggi, invece, siamo spettatori e
il ritorno a un più crudo e provinqualcuno attore protagonista di una
ciale, ma sincero, realismo, di matrice
nuova fase evolutiva della storia che
quasi verghiana.
ha segnato il
E’ solo dando
passaggio
da
importanza
una società inE’ solo dando importanza
esclusivamente
dustriale a una
ai fatti concreti,
“società monetaesclusivamente ai fatti concreti,
alla realtà dei
ria e di servizi”,
alla realtà dei bisogni umani,
bisogni umani,
dunque, detto
alle esigenze inpiù brutalmente
alle esigenze individuali
e ai dea una “società di
e ai desideri “possibili” della società’ dividuali
sideri “possibili”
carta”.
della società’ che
Questo mondo
che si può sperare di realizzare
si può sperare di
fatto di grandi
un futuro generoso
realizzare un fucapitali, di banturo generoso.
che, di assicuraIn questo ritorno
zioni, di servizi
alle tradizioni e alla genuinità civile,
finanziari, di speculazioni, di società
l’agricoltura sembra essere l’ancora
di rating, di titoli, di debiti pubblici
di salvezza. Assisteremo alla cosidstratosferici, di spread, di derivati, di
detta “rivoluzione verde” volta a tutelevisione, di talk show e di pubblicità
telare la biodiversità, l’ambiente, la
è caratterizzato da una aggressività
salute, a prediligere le produzioni e
diffusa e auto-corrosiva, un mondo
il patrimonio locale, a valorizzare i
dunque costruito sull’effimero e di
mestieri, tutelare le comunità e assipoca reale consistenza.
curare la sostenibilità economica delTant’è che oggi possiamo dire che il
l’intero sistema sociale.
15 settembre 2008, con il fallimento
Non sarà solo un ritorno all’agricoldella Lehman Brothers Holdings (sotura di sussistenza, ma sarà un’agricietà attiva nei servizi finanziari a licoltura intelligente, professionale,
vello globale) che costituisce la più
specializzata e moderna, che permetgrande bancarotta di tutta la storia,
terà ai popoli di poter contare su una
la nostra società è scoppiata come
economia reale, magari non euforica,
una bolla di sapone. Nel successivo
ma sicuramente non di carta.
semestre, infatti, la produzione induCorsi e ricorsi storici vichiani… inestriale del mondo – in perfetta sinludibili processi antropologici.
cronia tra più di 100 Paesi – si
Gennaio-Marzo 2013
3
L ’ i n t e r v i s t a
“Abbiamo forza per guardare
al mercato globale”
La crisi economica è l’unico ostacolo
che frena il commercio dei prodotti? Ci
sono altri impedimenti?
«Il comparto agricolo e agroindustriale
risente fortemente delle crisi economiche
e, più in generale, dei momenti di contrazione del reddito disponibile delle famiglie. Il problema più grave è che,
mentre per l’industria manifatturiera una
contrazione della domanda viene fronteggiata anche con una riduzione della
produzione, in agricoltura questo non è
possibile. Voglio dire che nel comparto
primario i fattori della produzione sono
rigidi. Allora se questo in un primo momento sembra porre l’economia agricola
in modalità anticiclica rispetto alla crisi
economica, di fatto, nel medio periodo,
non riuscendo a contrarre l’offerta, genera un crollo dei prezzi. Questi effetti
oggi, purtroppo, li stiamo vivendo sia sul
mercato delle pesche che su quello degli
agrumi. Ma anche settori tradizionali di
prima trasformazione come l’olivicolo e
il vitivinicolo, stanno misurando un momento di contrazione dei prezzi a parità
di domanda e di offerta. Chiaro che ci
sono anche altri fattori che non consentono il puntuale esplicarsi delle dinamiche di mercato. Tra questi un posto
importante è sicuramente ascrivibile a un
sistema di logistica debole e frammentato. Debole in quanto le infrastrutture
di trasporto non sono adeguate alla tempestività con la quale debbono muoversi
derrate agricole deperibili; frammentato
in quanto non siamo ancora in grado di
offrire una logistica adeguata per le conservazioni e i processi di maturazione
forzata. Ovvero manca una comprensorialità di tali infrastrutture».
Qual è la situazione del settore
agroalimentare calabrese?
«Come dicevo prima il settore agroindu-
Parla l’assessore
all’Agricoltura
Michele Trematerra:
“Ci stiamo giocando
una partita
importante,
ma su alcune
produzioni non
temiamo confronti”
4
striale regionale sta, in questo momento,
giocando una partita importate. Infatti
oggi più che mai è necessario guardare al
mercato globale come orizzonte di lavoro.
La nostra regione su alcune produzioni,
penso agli agrumi o al comparto oleicolo,
ha numeri e massa critica per competere
su scala mondiale. Le nostre aziende, nonostante le rigidità del sistema del credito
e la contrazione dei margini di profitto,
hanno in atto forti politiche di investimenti in innovazione e ristrutturazione
aziendale. Questo lascia sperare in una
presa d’atto che la competitività è l’unica
via per affrontare e vincere le sfide di
mercato».
Parliamo delle eccellenze agricole calabresi. Come vengono valorizzate e
come si muove la Regione su questo
fronte?
«La Regione sul fronte della valorizzazione
è molto attenta. Noi siamo impegnati in
prima linea affinché in tutte le più importanti manifestazioni di settore, a livello
mondiale, sia sempre presente il brand
“Calabria”. Certo c’è un cambio di vision,
oggi l’azienda produttrice è ancora protagonista nelle azioni di promozione, ma il
vero momento partecipativo è il nome Calabria. Solamente valorizzando il nome
Calabria si potrà attivare quella spirale
virtuosa di attivazione del valore aggiunto
che consente di fare utili con la propria
impresa e avere soddisfazione dal mercato. Vede quello della Regione è un impegno importante, per effetto della crisi
le risorse proprie regionali e quelle trasferite dal sistema centrale sono quasi azzerate, però riusciamo, in questo contesto di
risorse scarse, a soddisfare tutte le istanze
promozionali più rilevanti. Ancora mi
sento di dire che la Regione è soggetto attivo nella promozione e valorizzazione
delle produzioni di qualità certificate, fa-
vorendo, sempre, la nascita di nuove IGP,
DOP e, in generale, tutte le certificazioni».
Secondo lei è in atto una frammentazione della produzione agricola?
«A questa domanda rispondo fornendole i
dati dell’ultimo censimento agricolo, diffusi in forma provvisoria dall’Istat. L’istituto di statistica ci dice che in Calabria le
aziende agricole sono diminuite (anche se
meno che nel resto d’Italia), però evidenzia come la superficie media aziendale sia
aumentata. Ancora ci fa notare come
siano diminuite le aziende individuali e,
viceversa, aumentate le società di capitali
e le cooperative. Come leggo io questo
dato? Nel senso di ritenere che si vanno,
via via, sostituendo forme elementari di
conduzione con forme più articolate – per
esempio le società a responsabilità limitata – facendo parimenti registrare fenomeni aggregativi di superficie agricola.
Probabilmente quella che è in atto non è
una frammentazione della maglia fondiaria ma, al contrario, l’avvio di una fase di
convergenza dei valori medi calabresi
sulla dimensione media aziendale verso i
dati medi nazionali. Tale fenomeno, ritengo, porterà, nel medio e lungo periodo,
a una maggiore competitività del sistema
agricolo regionale».
Quali sono le prospettive per il futuro
del settore agroalimentare calabrese e
quali le Misure in programma da parte
della Regione?
«Diciamo che indirettamente ho già risposto a questa domanda, nel senso che
ho espresso prima dei pareri, sia chiaro
del tutto personali, derivanti dall’osservazione delle dinamiche in atto. Visto
che nel mio ruolo posso definirmi un osservatore privilegiato, non posso fare
altro che confermare le sensazioni che
ho rappresentato. Tuttavia voglio rispondere evidenziando come il mio impegno,
nel ruolo di assessore regionale all’Agricoltura, è anche quello di provare a modernizzare l’intero settore, non
solo produttivo, dell’agricoltura.
In questo senso vanno le nuove
“Le nuove leggi che sono state
leggi approvate in materia forestale, le leggi di riordino degli enti
approvate puntano a modernizzare
strumentali, la legge regionale
l’intero settore agricolo.
sull’olivicoltura, la messa a regime dell’organismo pagatore
La credibilità del sistema è il vero
delle sovvenzioni agricole e tanto
passaggio cruciale da affrontare”
altro ancora. Il passaggio cruciale
della credibilità del sistema è la
vera sfida che mi sento di lanciare. Mi piace dire che non mi sento solo
in questa missione. Sento vicine le associazioni di categoria, i sistemi produttivi
locali, le aziende. Non voglio entrare sul
punto delle singole Misure: una politica
di sviluppo equilibrata e virtuosa dipende
da tante cose, dalle Misure sicuramente,
ma anche dal sistema Calabria che riusciremo a fare percepire al di fuori della
nostra regione».
Gennaio-Marzo 2013
5
L ’ o p i n i o n e
Come fare per rendere
la PAC davvero nuova
(e utile alle aziende agricole)
Produzioni mediterranee, semplificazione, flessibilità
e Sviluppo Rurale: i nodi della politica agricola comune
MAURIZIO NICOLAI
Autorità di Gestione
PSR Calabria 2007-2013
Il modello di sostegno al reddito agricolo
applicato in Italia attraverso i pagamenti
diretti (PD) prevede che ciascuna azienda
riceva annualmente un aiuto economico
d’importo pari al totale dei titoli da essa
posseduti, il cui
valore è stato
calcolato sulla
base della media
degli aiuti percepiti dalla medesima azienda nel
periodo 20002004.
La proposta di
nuova
PAC
2013-2020 prevede l’abolizione
del pagamento
unico e l’introduzione di un set
di aiuti per tenere conto delle
numerose funzioni
svolte
dall’agricoltura.
In altri termini
ogni Paese avrà
l’obbligo di livellare l’aiuto di
base (cioè renderlo uniforme) nell’ambito
di regioni omogenee definite secondo
criteri oggettivi e non discriminatori. La
proposta messa in campo dal Commissario Ciolos prevede come criterio unico di
6
distribuzione delle risorse tra i Paesi
quello dell’estensione della SAU. Se tale
criterio fosse applicato anche in Italia,
avrebbe effetti redistributivi devastanti:
in particolare la Calabria sarebbe fortemente penalizzata da uno scenario di
questo tipo.
La nuova proposta organica formulata
dalla Commissione Agricoltura presieduta
dall’onorevole De Castro genera in me una
personale e moderata soddisfazione.
Le osservazioni del Parlamento, che la Regione Calabria condivide e asseconda, devono tuttavia essere più marcate e volte
a proposte che tengano bene in mente il
ruolo e la necessità di valorizzare le produzioni mediterranee, che sono quelle cui
è demandata la sfida della lotta alla desertificazione e della disponibilità alimentare per il prossimo cinquantennio. Oggi
nella definizione della nuova PAC va posto
il germe per consentire il giusto approccio
verso tali sfide.
La Regione Calabria è proiettata a essere
attenta e propositiva rispetto a temi quali
l’eccessiva burocrazia e la scarsa aderenza alla semplificazione legate all’introduzione del greening. Nell’attuale
formulazione, infatti, esso comporta un
aumento della burocrazia e dei costi di
gestione, sia per le imprese sia per l’Amministrazione regionale.
Inoltre, tale componente non convince nel
merito: l’attuale formulazione del greening, inteso come “pagamento per le pra-
tiche agricole benefiche per il clima e
Lo stesso dicasi per gli agricoltori che
l’ambiente”, nell’ipotesi che si mantenga
aderiscono ai programmi agro-ambiencome obbligatoria la componente verde,
tali nel quadro dello sviluppo rurale o che
ha nel limite del 70% per le superfici ocsi impegnano nell’ambito di un sistema
cupate da singole colture un elemento denazionale di certificazione riconosciuto
strutturante, in quanto rischia di
per il suo interesse ambientale. Le colture
pregiudicare la specializzazione acquisita
permanenti associate ad adeguate pratie quindi anche l’adesione degli agricoltori
che agronomiche possono svolgere un
ai pagamenti diretti; occorrerebbe elevare,
ruolo rilevante per l’ambiente, in partinell’ambito della diversificazione delle
colare attraverso la protezione del suolo.
colture, la quota massima di superficie ocE’ quanto accade nel caso di oliveti, vicupata da una singola coltura.
gneti e frutteti, caratterizzati da una riOccorrerebbe inoltre ridurre la percendotta perturbazione del suolo o da altre
tuale di superfici di
pratiche agronointeresse ecologico. Si
miche definite
ritiene, in virtù del
dagli stati memIl criterio della regionalizzazione
ruolo paesaggistico e
bri, in funzione
ambientale
svolto
delle specificità
deve essere applicato in maniera
dalle colture permaterritoriali, sulla
flessibile, altrimenti l’impatto
nenti (olivo, agrumi,
base di criteri deecc.) in Calabria, che
finiti dalla Comsui singoli settori potrebbe
queste dovrebbero
missione con atti
avere effetti di portata devastante
essere equiparate al
delegati.
mantenimento
di
Non di minore imprati e pascoli o sotportanza è l’esitratte al calcolo della superficie ammisgenza di garantire la necessaria
sibile. Sarebbe necessario inserire,
flessibilità per la transizione dai modelli
inoltre, fra gli agricoltori che hanno didove è in vigore il criterio storico: la reritto al premio per il Greening, coloro che
gionalizzazione non è stata ancora applihanno aziende situate in tutto o in parte
cata in Paesi quali Francia, Spagna e Italia.
in zone sottoposte a vincoli paesaggistici
Occorre quindi individuare strumenti di
e/o ecologici (Natura 2000, ecc.), senza
flessibilità per arrivare gradualmente alla
essere sottoposti a ulteriori obblighi, dati
regionalizzazione, altrimenti l’impatto sui
i benefici ambientali riconosciuti prosingoli settori potrà essere devastante. Il
dotti dai sistemi di agricoltura biologica.
raggiungimento di un aiuto omogeneo
Gennaio-Marzo 2013
7
c a l a b r i a
p s r
all’interno della Regione Calabria dovrà
essere graduale, per giungere nel lungo
periodo (2030) a un aiuto omogeneo in
Europa.
Risulta anche rilevante rivedere una percentuale maggiore di premi accoppiati:
nell’ambito di questa flessibilità deve
rientrare anche il limite del 10% per arrivare al 15%. Si ritiene che la quota attivabile dagli stati membri per il
pagamento supplementare accoppiato
debba essere incrementata sensibilmente. Inoltre, sarebbe opportuna una
maggiore flessibilità, nell’ottica di non limitare il novero
dei
comparti
produttivi cui è
possibile assegnare il sostegno
accoppiato, in
particolare ai
prodotti derivanti dalla trasformazione di
ortofrutticoli e
agrumi, al fine
di tenere in
conto tutte le
eventuali situazioni di crisi, con particolare riferimento
agli impatti occupazionali che da esse
possono generarsi. Sarà anche necessario
prevedere un limite temporale entro il
quale disaccoppiare totalmente gli aiuti.
Mi sembra anche necessario continuare
a intervenire, in forma significativa,
verso le zone svantaggiate: le indennità
a favore degli agricoltori delle zone
8
montane, svantaggiate o di altre zone
soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici sono erogate annualmente
per ettaro di superficie totale aziendale
(non la SAU proposta con emendamento) per compensare i costi aggiuntivi
e il mancato guadagno dovuti ai vincoli
cui è soggetta la produzione agricola
nella zona interessata.
Mi fermo qui, ma ancora tante sono le
questioni su cui è necessario insistere
con forza: mi riferisco alla questione
dell’agricoltore attivo, che spero venga
demandato per la sua definizione alle
singole Regioni, alla componente giovani, per la quale ritengo opportuno ampliare il tetto di budget disponibile fino
al 5%, in funzione dell’esigenza di tener
conto delle diversità demografiche che
caratterizzano i diversi contesti rurali. E
ancora penso all’aiuto ai piccoli agricoltori che considerata l’alta incidenza
che hanno in Calabria (ma anche nelle
altre Regioni convergenza) le piccole
aziende (il peso in Calabria delle aziende
che percepiscono importi inferiori ai
1.000 euro è il 64% del totale delle
aziende regionali), occorre innanzitutto favorirne il sostegno e
proseguire sulla strada della semplificazione amministrativa, che
consenta loro un accesso facilitato ai pagamenti diretti; penso
al tema dei controlli, per il quale
andrebbe valutato, con estrema
attenzione, il tema della complessità, al fine di non aggravare
ulteriormente il carico burocratico, già complesso.
Un ultimo passaggio, infine, sullo
Sviluppo rurale e l’OCM unica.
Per lo Sviluppo rurale occorrerebbe accorpare le Misure, in particolare quelle relative alla
tematica ambientale (Agroambiente e
biologico) e forestale, per rendere la gestione più flessibile ed efficace; incrementare il contributo pubblico all’80%
sulla Misura che si riferisce alla promozione delle produzioni di qualità sui mercati interni e potenziare quella per la
cooperazione per lo sviluppo di nuovi
prodotti, processi e tecnologie nei settori
agricolo, alimentare e quello forestale.
L’aumento dell’aiuto massimo ammissibile sui costi di certificazione anche nel
campo forestale, considerata l’incidenza
che le superfici forestali rivestono per la
Calabria, che senza le modifiche necessarie non consente di migliorare l’attuale ridottissima portata strategica.
Per l’OCM unica: con riferimento alle
organizzazioni di produttori e organizzazioni interprofessionali, a fronte della
positiva possibilità per tutti i settori di
costituire organizzazioni di produttori e
organizzazioni interprofessionali, quali
strumenti per migliorare la programmazione dell’offerta e regolarizzare il mercato, permangono delle disomogeneità
tra settori con riferimento a due aspetti
fondamentali: in primo luogo, le risorse
per dotare le organizzazioni di produttori di strumenti operativi dovrebbero
essere interamente trasferite nell’OCM
unica e rafforzate, mentre attualmente
per le altre OP sono previsti piccoli incentivi unicamente nel II pilastro relativo allo Sviluppo rurale; in secondo
luogo, la proposta di regolamento appare poco efficace e mantiene una discriminazione tra settori nell’ambito
della contrattazione (attualmente possibile in maniera dettagliata per lo zucchero, il latte e i prodotti lattierocaseari), che rappresenta un elemento
fondamentale di prevenzione delle crisi
e della volatilità dei prezzi.
Le prossime tappe del cammino della PAC
sono ancora incerte in quanto molti pensano che sia il caso di rinviare ogni discussione a dopo l’approvazione del
QFP. Tale approvazione non dovrebbe avvenire prima di febbraio
Il cammino della nuova Politica
2013. Queste posizioni partono
dall’assunto che senza un bilancio
Agricola Comune è ancora incerto
definito tutte le discussioni suce di difficile previsione.
cessive, comprese quelle sulla PAC,
sono inutili in quanto potrebbero
Si profila il rischio
risultare finanziariamente non sodell’impossibilità di avviarla
stenibili. A oggi si profila quindi il
rischio dell’impossibilità di: avviare
nel termine del prossimo anno
la PAC nel 2014, adottare i nuovi
piani di sviluppo rurale.
In tal caso, il bilancio 2013 verrebbe esteso automaticamente al 2014
più un 2% per tenere conto dell’inflazione, mentre per il primo pilastro si
avrebbe l’estensione delle risorse e delle
regole oggi vigenti.
Gennaio-Marzo 2013
9
c a l a b r i a
p s r
Il Programma di Sviluppo Rurale
e il suo stato di attuazione:
risultati, criticità e buone prassi
In vista della nuova programmazione diventa essenziale capire
i punti di forza e le debolezze dell’attuale modello organizzativo
G I O VA N N I A R A M I N I
Agronomo
Dirigente del Servizio 8
Sviluppo Rurale,
Credito Agrario,
Fondo di Solidarietà Dipartimento Agricoltura,
Foreste e Forestazione Regione Calabria
Premessa
Sostenere la qualità, l’efficienza e l’efficacia della Pubblica Amministrazione costituisce una delle priorità poste per il periodo
di Programmazione 2014-2020. Le linee
strategiche fissate dai Servizi della Commissione per la preparazione dell’Accordo
di Partenariato e dei Programmi di Sviluppo
Rurale pongono fra gli obiettivi specifici il
controllo sul raggiungimento di risultati attesi relativamente ai progetti finanziati, il
miglioramento della tempistica dei pagamenti da parte delle Amministrazioni Pubbliche con la riduzione degli oneri
ANNA MARIA COREA
Milioni
Agronomo
Funzionario ARSSA c/o
Dipartimento Agricoltura,
Foreste e Forestazione Regione Calabria
1.200
1.090
amministrativi a carico delle imprese, il rafforzamento delle azioni finalizzate alla trasparenza amministrativa e alla cultura
della legalità.
Una premialità aggiuntiva, pari al 5% delle
risorse disponibili è riservata alle performance gestionali e amministrative con una
penalizzazione netta per i modelli organizzativi meno efficienti. Anche per tali motivi,
ma soprattutto per comprendere i punti di
forza e le debolezze dell’attuale modello
organizzativo, si propongono con il presente lavoro alcuni elementi utili alla definizione di un percorso virtuoso indirizzato
al recupero di efficienza e alla costruzione
di una struttura amministrativa capace di
affrontare le sfide proposte dalla nuova
programmazione in un contesto economico
sempre più difficile e complesso.
915
1.000
Avanzamento finanziario
800
557
600
400
200
0
Dotazione Finanziaria PSR
2007-2013
Impegni su graduatorie
definitive
Figura 1. Stato di attuazione del PSR 2007-2013
10
Pagamenti effettuati
al 31 dicembre 2012
A fronte di una disponibilità complessiva
di 1 miliardo e 89 milioni di euro di sola
quota pubblica, al 31 dicembre 2012 risultano impegnati, con atti giuridicamente vincolanti nei confronti dei
beneficiari finali, circa 915 milioni. Le
somme effettivamente erogate costituiscono il 50% delle disponibilità complessive (Figura1).
L’andamento temporale dei pagamenti risulta in linea con l’avanzamento procedu-
75%
2012
80
2011
2010
70
24,41
56%
60
47%
50
17,08
24,15
17,19
40
25%
30
23,34
16,36
20
17,06
26,56
rale del Programma, con bassa capacità di
spesa nel periodo iniziale (2008, 2009),
durante il quale venivano pubblicati i
primi Bandi per le Misure strutturali e curate le selezioni dei beneficiari, e incremento delle performance a partire da fine
2010 (Figura 2).
L’analisi disaggregata dei dati evidenzia
un netto recupero della capacità di spesa
per gli Assi I e III negli anni 2011 e 2012.
Le performance dell’Asse II, grazie ai trascinamenti delle Misure agroambientali,
già nel 2009 e 2010 avevano garantito il
raggiungimento degli obiettivi di spesa
evitando il rischio di disimpegno di risorse
comunitarie.
L’approccio leader (Asse IV) ha fatto registrare significativi avanzamenti di spesa
esclusivamente nella seconda metà del
2012, ma, a riguardo, va considerato che
l’approvazione dei Piani di Sviluppo Locale, la cui attuazione è demandata ai
GAL (Gruppi di Azione Locale), è avvenuta
soltanto a fine 2010 (Figura 2).
Nell’ambito dell’Asse I le Misure relative
all’ammodernamento delle aziende agricole (121), all’insediamento dei giovani
agricoltori (112) e all’accrescimento del
valore aggiunto delle produzioni agricole
e forestali (123) hanno assorbito gran
parte delle risorse disponibili. Anche la
Misura 125 relativa ai miglioramenti infrastrutturali nelle aree rurali ha fatto registrare una quota rilevante di risorse
impegnate (Figura 3).
Relativamente all’Asse II (Miglioramento
dell’ambiente e dello spazio rurale), la disponibilità finanziaria risulta quasi completamente impegnata. Gli impegni
residui sulla Misura 221 (Miglioramento
del soprassuolo boschivo) verranno assunti
con i Bandi attualmente in corso d’espletamento (Figura 4). L’avanzamento complessivo della spesa per l’Asse si avvicina
all’80% dell’intera disponibilità.
10
15,47
13,6
5,55
2,24
0
Asse I
Asse II
Asse III
Asse IV
Figura 2. Percentuale dei pagamenti rispetto agli impegni assunti
180.000.000
Dotazione Finanziaria PSR 2007-2013
Impegni assunti da graduatorie al netto delle revoche/rinunce
160.000.000
Totale pagamenti dal 2007 a oggi
140.000.000
120.000.000
100.000.000
80.000.000
60.000.000
40.000.000
20.000.000
0
111
112
113
114
115
121
122
123
124
125
126
132
133
Figura 3. Avanzamento finanziario dell’Asse I
250.000.000
Dotazione Finanziaria PSR 2007-2013
Impegni assunti da graduatorie al netto delle revoche/rinunce
Totale pagamenti dal 2007 a oggi
200.000.000
150.000.000
100.000.000
50.000.000
0
211
212
214
215
221
216
223
Figura 4. Avanzamento finanziario dell’Asse II
Gennaio-Marzo 2013
11
226
227
c a l a b r i a
p s r
Nell’ambito dell’Asse III, finalizzato alla
diversificazione dell’attività agricola e alla
multifunzionalità, le Misure 311 (Agriturismo, Fattorie didattiche e sociali, Energia
alternativa) e 321 (Miglioramento di servizi nelle aree rurali) hanno consentito di
impegnare una quota preponderante del
plafond finanziario disponibile (Figura 5).
Infine, circa l’80% degli impegni assunti
nell’ambito dell’Asse IV si concentrano
sulla Misura 413 destinata alla diversificazione dell’attività agricola in ambito locale (Figura 6).
Dotazione Finanziaria PSR 2007-2013
60.000.000
Impegni assunti da graduatorie al netto delle revoche/rinunce
Totale pagamenti dal 2007 a oggi
50.000.000
Appare utile, infine, proporre la lettura
combinata dei dati relativi all’avanzamento della spesa nelle varie Regioni
italiane.
Al 31 dicembre 2012 secondo i dati resi utili
da Rete Rurale, la performance della Calabria si colloca in una posizione più avanzata
rispetto alle altre Regioni dell’obiettivo
Convergenza (51%) mentre risulta sostanzialmente allineata con la media delle regioni Competitività (Figura 7).
40.000.000
I primi risultati
30.000.000
La definizione di un modello organizzativo
efficiente capace di garantire il perseguimento degli obiettivi di spesa, costituisce
soltanto il presupposto rispetto alle finalità del Programma di Sviluppo Rurale che
possono identificarsi, in sintesi estrema,
nel rafforzamento della competitività
delle aziende agricole e forestali, nella tutela dell’ambiente naturale attraverso
20.000.000
10.000.000
0
311
312
313
321
323
331
Figura 5. Avanzamento finanziario dell’Asse III
40.000.000
Dotazione Finanziaria PSR 2007-2013
Impegni assunti da graduatorie al netto delle revoche/rinunce
35.000.000
Totale pagamenti dal 2007 a oggi
30.000.000
25.000.000
20.000.000
15.000.000
10.000.000
5.000.000
0
411
412
413
Figura 6. Avanzamento finanziario dell’Asse IV
12
421
431
80
70
60
50
40
30
20
10
Ba
sil
ica
ta
Ca
la
br
ia
Ca
m
pa
ni
a
Pu
gl
ia
Si
cil
ia
0
Ab
ru
zz
o
Em Bo
ilia lzan
Fr
o
R
iu
li V oma
gn
en
a
ez
ia
G
iu
lia
La
zio
Li
gu
ria
Lo
m
ba
rd
ia
M
ar
ch
e
M
ol
ise
Pi
em
on
Sa te
rd
eg
na
To
sc
an
a
Tr
en
to
Um
br
Va
ia
lle
d’
Ao
st
a
Ve
ne
to
forme di agricoltura sostenibile e infine
nella diversificazione e multifunzionalità
nell’ottica del rafforzamento della governance locale.
E’ a partire da questi obiettivi di fondo che
possono essere proposte, per grandi linee,
alcune preliminari riflessioni sulla concreta ricaduta delle azioni messe in atto.
Relativamente all’obiettivo Rafforzamento della competitività sono state attivate azioni indirizzate al miglioramento
strutturale delle aziende agricole e forestali, alla valorizzazione del capitale
umano, alla qualificazione e promozione
delle produzioni. E’ evidente che per misurare l’impatto di tali azioni si rende necessario fare riferimento al medio-lungo
periodo, tuttavia alcuni primi riscontri oggettivi possono evidenziarsi.
A oggi sono stati sostenuti progetti di investimenti strutturali (miglioramenti fondiari, macchine e attrezzature, linee di
lavorazione post-raccolta, impianti per il
risparmio idrico e per l’energia da fonti
rinnovabili) in circa 1.500 aziende agricole, con una significativa percentuale di
iniziative già concluse.
I dati attualmente disponibili riguardano
le iniziative finanziate nell’ambito dei
progetti integrati di filiera e consentono
di evidenziare una tendenziale crescita
della capacità di penetrazione sui mercati esteri da parte delle aziende interessate dalle innovazioni strutturali rispetto
alla situazione ex-ante delle stesse
aziende. In Figura 8 si riportano, per il
comparto ortofrutta, i dati relativi a 260
aziende organizzate in 4 progetti integrati di filiera.
Per la filiera olio è possibile riscontrare,
tra l’altro, un evidente processo di qualificazione delle produzioni. Infatti, a
fronte di una incidenza del 5,7% del prodotto afferente ad aziende beneficiarie
di fondi PSR sul totale regionale, le produzioni certificate DOP e/o BIO rappresentano ben il 25% del totale regionale
(Figura 9).
Figura 7. Avanzamento della spesa: confronto tra le varie Regioni italiane
q.li
Esportazioni a inizio programmazione
Esportazioni a oggi
120.000
100.000
80.000
60.000
40.000
20.000
0
Filiera Ortofrutta
Filiera Agrumi
Figura 8. Andamento delle esportazioni
153.800
152.385 x 10
160.000
REGIONE
REGIONE
140.000
120.000
100.000
93.280 (5,77%)
PIF
80.000
38.700 (25%)
60.000
PIF
40.000
20.000
0
Produzione in quintali
Produzione biologica/DOP
Figura 9. Filiera dell’olio: andamento delle produzioni
Gennaio-Marzo 2013
13
c a l a b r i a
p s r
Anche i progetti riguardanti le filiere minori consentono di evidenziare la crescita della capacità competitiva delle
aziende coinvolte nei progetti integrati
(Figura 10).
Per ciò che riguarda la valorizzazione delle
risorse umane sono stati finanziati 104
progetti che hanno visto coinvolti poco
meno di 5.000 partecipanti. I percorsi formativi hanno riguardato sia l’acquisizione
delle competenze necessarie per l’accesso
al titolo di imprenditore a titolo profes-
13.000
14.000
REGIONE
12.000
10.000
6.500
8.000
6.000
Incremento fatturato 31,43%
PIF
Produzione
DOP
4.600
3.500
4.000
Situazione
a inizio
PSR
2.000
Situazione
a oggi
0
Produzione in quintali
Fatturato in Euro
sionale, sia l’acquisizione di competenze
specifiche per i diversi comparti produttivi
e per la multifunzionalità dell’azienda
agricola (Figura11).
La qualificazione delle risorse umane
passa anche attraverso il ricambio generazionale, aspetto di particolare rilievo in
considerazione del fatto che il settore
agricolo registra un elevato indice di invecchiamento.
Ad oggi le risorse del PSR 2007-2013
hanno consentito l’insediamento di 570
agricoltori, con tutti i vantaggi che ciò
comporta per l’intero settore, in termini di
maggiore propensione all’introduzione di
tecnologie informatiche (e-commerce) e/o
processi innovativi.
Relativamente all’Obiettivo Diversificazione e multifunzionalità sono stati finanziati a oggi più di 500 progetti che
riguardano in larga misura miglioramenti
strutturali in aziende agrituristiche. Dal
raffronto con il numero degli operatori
iscritti al relativo Albo si evince che quasi
tutte le aziende agrituristiche operanti in
Calabria hanno beneficiato del sostegno
delle risorse del PSR (Figura 12).
Coniugare la funzione produttiva dell’agricoltura con gli aspetti legati alla tutela ambientale costituisce un obiettivo
fondamentale del Programma di Sviluppo
Figura 10. Filiera del fico essiccato: produzione e incremento del fatturato
4.723
5.000
4.500
4.000
3.500
3.000
2.500
2.000
1.500
1.000
104
500
0
Numero di progetti finanziati
per l’avvio di corsi di formazione
Numero
di partecipanti ai corsi
Figura 11. Ricaduta delle azioni di valorizzazione delle risorse umane
14
Misura 313
600
Misura 312
Misura 311
28
21
500
400
300
466
5
17
200
15
35
231
100
91
0
Numero
di progetti finanziati
Numero
di progetti conclusi
Numero
di posti di lavoro creati
Figura 12. Asse III: ricaduta delle azioni di diversificazione
Rurale rafforzato, tra l’altro, dalla riforma
Health Check del 2009. A riguardo, l’attivazione delle Misure 211 e 212 ha consentito l’erogazione annuale di premi che
compensano gli agricoltori che operano in
condizioni di svantaggio naturale, limitando la tendenza allo spopolamento.
Circa 7.700 agricoltori ricevono annualmente 13 milioni di euro con evidenti
vantaggi in termini di tutela dal dissesto
idrogeologico e conservazione del paesaggio e della biodiversità animale e vegetale.
Le diverse azioni agro-ambientali sostenute
con la Misura 214 (agricoltura integrata,
biologica, interventi extra-condizionalità,
eccetera) determinano una riduzione della
pressione antropica sulle risorse naturali
(suolo e acqua in primo luogo). Mediamente ogni anno 8.000 aziende beneficiano di oltre 46 milioni di euro che vanno
a compensare il maggiore impegno nella
tutela dell’ambiente e per il benessere degli
animali.
Un dato è particolarmente esplicativo dei
risultati determinati con l’attivazione
della Misura in questione: ben 74.000 ettari sono a oggi destinati ad agricoltura
biologica. Quasi un terzo degli oliveti calabresi è gestito in BIO e 7.000 sono gli
ettari di agrumeto che aderiscono alla
Misura.
A riguardo è utile evidenziare che nel
2011, a fronte di un calo generalizzato dei
consumi anche di prodotti agro-alimentari, si è registrato un aumento dell’11%
del consumo di prodotti BIO.
Ciò consente di apprezzare le grandi potenzialità e il ruolo da protagonista che il
Biologico calabrese può svolgere sugli
scenari nazionali ed europei (Figura 13).
I risultati delle Misure indirizzate alla tutela ambientale sono tangibili anche in
termini di riduzione dell’erosione dei suoli
e della mitigazione dei cambiamenti climatici. Uno specifico studio condotto
dall’ARSSA ha evidenziato, su base regionale, una riduzione del rischio erosivo da
un valore medio di 1,9 mm/ha/anno a un
valore medio di 0,7 mm/ha/anno con il
passaggio da sistemi agricoli convenzionali a sistemi agricoli sostenibili.
33.652
35.000
Totale: 73.821 ha
in coltura biologica
30.000
25.000
22.783
20.000
15.000
10.000
6.902
7.109
5.000
1.027
1.097
693
555
0
Frutta
in guscio
Agrumi
Cereali
e leguminose
Colture
foraggere
Olivo
Vite
Figura 13. Superfici coltivate con metodo biologico
Gennaio-Marzo 2013
15
Ortive
Frutteti
c a L a b r i a
p s r
La sottrazione di CO2 dall’atmosfera con la
conseguente immobilizzazione nel suolo
sotto forma di sostanza organica, è stata
quantificata in circa 560.000 ton/anno, un
dato di particolare rilievo che equivale
all’80% dell’obiettivo annuo di riduzione
delle emissioni fissato, per la Calabria, dal
protocollo di Kyoto (Figura14).
Figura 14. Sottrazione di CO2 dall’atmosfera
Criticità
sotto iL profiLo proceduraLe
Il procedimento amministrativo messo in
atto accentra tutte le fasi procedurali all’interno del Dipartimento Agricoltura. Il
Dipartimento predispone i bandi, riceve le
domande di aiuto, effettua la valutazione
e pubblica la graduatoria dei beneficiari.
Successivamente cura tutti gli aspetti legati all’attuazione degli interventi (varianti, proroghe, verifiche, liquidazioni).
L’elevato numero di domande presentate
a seguito del primo Bando per le Misure
strutturali (budget 2007-2009) ha messo
in evidenza la non coerente organizzazione delle Strutture amministrative rispetto alla mole di attività necessaria.
L’insufficiente dotazione di risorse umane
e la limitatezza degli spazi resero subito
evidente la non sostenibilità del modello
organizzativo predisposto con conseguenti ripercussioni sulla tempestività
16
delle risposte date alle legittime aspettative del mondo agricolo. Il ricorso a personale esterno, proveniente dall’ARSSA,
consentì di mitigare le criticità emerse e
di recuperare efficienza amministrativa.
Tutto ciò a fronte di un processo di decentramento amministrativo avviato con
Legge regionale del 1998 e con successivo
trasferimento di personale alle Provincie
e mai del tutto completato.
L’elevato numero di domande di aiuto
presentate, non solo a seguito del primo
Bando ma anche ai Bandi successivi, consente di fare una riflessione sull’opportunità di una identificazione più restrittiva
dei beneficiari. Generalmente il rapporto
risorse disponibili per Misura e istanze di
aiuto è stato pari a 1:10. Ciò ha determinato grandi difficoltà gestionali con l’adozione, in qualche caso, di provvedimenti
amministrativi di portata assai complessa
(revoca graduatorie Misure 121 e 123).
Per molte Misure strutturali indirizzate al
miglioramento della competitività del settore primario, l’alternativa di identificare
i beneficiari fra coloro che hanno deciso
di fare dell’agricoltura la loro attività
primaria avrebbe consentito, da una
parte, di rendere più efficiente la gestione
amministrativa e, dall’altra, di incidere
con maggiore efficacia sul tessuto produttivo, limitando la polverizzazione degli interventi e anacronistiche rendite di
posizione.
sotto iL profiLo attuativo
La complessità ambientale del territorio
regionale determina contesti agricoli, e
più in generale ambienti rurali, assai differenti. All’interno di tali contesti, le attitudini produttive variano in funzione della
combinazione dei fattori naturali. A tale
riguardo le priorità territoriali proposte
per alcune Misure del PSR si sono rivelate
del tutto insufficienti per promuovere modelli produttivi più virtuosi e coerenti con
le potenzialità specifiche del territorio.
Solo per fare un esempio, l’olivicoltura ha
ragione d’essere su tutto il territorio regionale, ma soltanto alcuni comprensori
presentano un potenziale di crescita della
competitività meritorio del sostegno pubblico. Una gestione generalizzata degli interventi rappresenta, nel breve periodo, il
percorso più semplice, ma determina, nel
medio-lungo periodo, le più forti contraddizioni e la non sostenibilità dei modelli
produttivi prima incentivati.
La crisi dell’agrumicoltura nella Piana di
Gioia Tauro rappresenta un esempio di siffatta politica.
La zonazione del territorio sulla base delle
specifiche attitudini produttive deve costituire un elemento strategico del processo programmatico.
Altro elemento di criticità, sul piano attuativo, può individuarsi nella carente azione
di regia regionale nella implementazione
di alcune Misure. In particolare le Misure
indirizzate alla qualificazione delle risorse
umane (111 – 331) avrebbero richiesto la
definizione preliminare di linee strategiche
rispondenti ai fabbisogni formativi specifici per i principali comparti produttivi. Ciò
avrebbe rafforzato l’efficacia delle azioni
messe in atto ed evitato la sovrapposizione
di percorsi formativi non sempre rispondenti alle reali necessità del settore.
Analogo discorso può essere fatto per la
Misura 124 (Innovazione di prodotto e di
processo) nell’ambito della quale, le proposte progettuali presentate non sempre
sono risultate coerenti con la fondamentale esigenza di innovazione delle diverse
filiere produttive.
Anche in questo caso, la preliminare definizione di orientamenti strategici regionali avrebbe consentito un maggiore
dialogo fra mondo della ricerca e sistema
produttivo.
Anche l’assenza di erogazione dell’anticipo per alcune Misure (111 – 115 – 124 –
133 – 331), in un contesto economico
assai complesso, ha determinato gravi difficoltà gestionali che in qualche caso ha
compromesso il raggiungimento degli
obiettivi fissati.
Inoltre, la tardiva attivazione del Fondo
di Garanzia, per difficoltà procedurali ri-
scontrate dall’Ente Gestore e per un atteggiamento scarsamente collaborativo
da parte degli Istituti di credito, ha aggravato gli effetti della grave crisi economica in atto.
Infine, la complessità procedurale per le
Misure che prevedono erogazioni di importi di limitata entità si è rivelata del
tutto insostenibile. In maniera particolare
la Misura 114 e la Misura 132 avrebbero
richiesto la definizione di un modello procedurale semplificato basato, ad esempio,
sull’erogazione cumulativa del sostegno ai
soggetti erogatori di servizi.
Buone prassi
s u s s i d i a r i e t à o r i z z o n ta L e
Il Dipartimento Agricoltura gestisce annualmente, oltre alle domande per le Misure
strutturali, circa 17.000 domande di aiuto
per le Misure a superficie che comportano
annualmente l’erogazione di poco meno di
60 milioni di euro. Fino al 2010 tutte le fasi
procedimentali facevano capo alla Struttura
Dipartimentale che pubblicava i Bandi, gestiva i fascicoli cartacei delle domande di
aiuto/pagamento, effettuava l’istruttoria e
autorizzava i pagamenti. L’insostenibilità di
tale modello organizzativo veniva dimostrata dal fatto che si registravano ritardi
nei pagamenti di circa due anni rispetto alla
presentazione delle domande, con ripercussioni economiche sul settore produttivo facilmente intuibili.
Gennaio-Marzo 2013
17
c a L a b r i a
p s r
A decorrere dal 2010 è stato attuato un
processo di decentramento di alcuni fasi
procedurali verso i Centri di Assistenza
Agricola. Questi ultimi, oltre alla consueta
implementazione del sistema informativo
SIAN, venivano delegati, con apposita
convenzione, della gestione dei 17.000 fascicoli cartacei e della trasmissione online
delle informazioni necessarie all’istruttoria al Dipartimento Agricoltura. Alla Struttura Dipartimentale rimane l’onere della
verifica periodica dell’operato dei soggetti
delegati.
L’innovazione procedurale introdotta ha
consentito di recuperare i ritardi accumulati e di procedere ai pagamenti dei premi
nello stesso anno di presentazione delle
domande di aiuto/pagamento (Figura 15).
amministrativi del Programma di Sviluppo
Rurale è stata definita una struttura organizzativa che prevede la cooperazione
di almeno tre differenti soggetti. Il responsabile di procedimento, formalmente
individuato, garantisce la revisione dell’attività istruttoria espletata dal funzionario a supporto, mentre ulteriori due
funzionari espletano rispettivamente il
controllo amministrativo e il controllo in
loco, quando necessario.
Tale modello organizzativo si ripete per le
singole Misure del PSR. La struttura dirigenziale oltre a espletare i dovuti controlli
impartisce le direttive necessarie a garantire uniformità gestionale del Programma.
Un contesto organizzativo che, da una
parte, permette una gestione chiara e lineare dell’attività a vantaggio dell’Amministrazione e, dall’altra, fornisce una
interfaccia immediata e ben identificata
ai fruitori dei servizi espletati.
p ro g e t ta z i o n e i n t e g r ata d i f i L i e r a
Figura 15. Confronto di modelli organizzativi
t r a s pa r e n z a a m m i n i s t r at i va
L’espletamento delle diverse fasi procedurali da parte di differenti soggetti
contribuisce, in termini generali, al perseguimento di più elevati standard di trasparenza amministrativa. Di fatto, i diversi
soggetti esercitano un’azione di controllo
sull’intera filiera procedimentale, contribuendo al superamento di eventuali elementi di criticità. Sulla base di tale
principio, nella gestione dei procedimenti
18
Si è ormai consolidata, quale buona prassi
per la gestione dei fondi comunitari, il sostegno di quelle forme di progettazione
integrata che vedono coinvolti tutti i soggetti della filiera, dalla produzione alla
trasformazione e commercializzazione.
Tale modello, già sperimentato dalla Regione Calabria con la programmazione
2000-2006 e ulteriormente incentivato
con i fondi del PSR 2007-2013, ha dato
buoni risultati dimostrandosi un modello
di gestione efficace in grado soprattutto
di incentivare lo sviluppo di produzioni di
qualità e di favorire l’introduzione di nuovi
processi produttivi, nonché la conquista di
nuovi mercati nazionali ed esteri.
Ha favorito inoltre lo sviluppo di filiere
locali, quali quella del fico essiccato,
della liquirizia, del limone di Rocca Imperiale che hanno rilanciato e valorizzato
produzioni di nicchia, tipiche della nostra
regione e che sembravano ormai dimenticate.
Qualche sforzo va ancora fatto per rendere più efficiente la fase di gestione della
progettazione integrata in termini di partecipazione attiva di tutti i soggetti coinvolti nella filiera e di responsabilizzazione
nell’attuazione dei piani migliorando la
qualità delle relazioni tra i soggetti economici e istituzionali.
i L
ƒ
f o c u s
Forestazione,
sviluppo e ambiente.
I nuovi orizzonti
ƒ
Le foreste? Un patrimonio
che difendiamo così
La nuova legge della Regione Calabria: gestione sostenibile,
pianificazione e innovazione sono le parole chiave
per la tutela, il rilancio e la valorizzazione dei nostri boschi
GIUSEPPE ZIMBALATTI
Dirigente Generale
del Dipartimento Agricoltura,
Foreste e Forestazione Regione Calabria
G I U S E P P E O L I VA
Dirigente del Settore 5
Foreste e Forestazione,
Politiche della Montagna,
Difesa del Suolo e Bonifica Dipartimento Agricoltura,
Foreste e Forestazione Regione Calabria
Che la Calabria ricopra un ruolo di
primo piano nel panorama forestale
dell’area del Mediterraneo è cosa
ben nota, basti guardare ai suoi
oltre 600.000 ettari di superficie forestale e al suo indice di boscosità
che, con il 41%, risulta essere di
gran lunga superiore alla media nazionale.
Quello che invece è sconosciuto ai
più, emerge effettuando una breve
analisi del quadro legislativo di riferimento per il settore, che evidenzia come, per quasi un secolo, tutte
le attività siano state disciplinate
dal Regio Decreto Legislativo n.
3267 del 19231 che si poneva come
obiettivo cardine quello di garantire
la regimazione delle acque e la tutela della stabilità dei versanti,
anche attraverso l’imposizione del
vincolo idrogeologico.
Da allora, il contesto socioeconomico
e le esigenze di regolamentazione
delle risorse forestali italiane hanno
subito un profondo mutamento, che
ha portato all’emanazione, nel 2001,
del Decreto Legislativo n. 227 di
Orientamento e Modernizzazione del
settore forestale. Tale decreto, che costituisce il testo base di riferimento in
materia di foreste, è il principale strumento in possesso delle Regioni,
anche ai fini dell’applicazione delle
norme statali in materia di tutela
paesaggistico-ambientale, poiché trasferisce loro la competenza sull’adozione della definizione di bosco e
delle linee guida di tutela, conservazione, valorizzazione e sviluppo del
settore forestale nel territorio di loro
competenza attraverso la redazione e
la revisione dei propri piani forestali.
A questo si affianca il Decreto Ministeriale del 16 giugno 2005 Linee
guida di programmazione forestale,
che stabilisce il ruolo multifunzionale strategico delle foreste e l’essenzialità dei programmi forestali
regionali per raggiungere gli obiettivi di tutela dell’ambiente, rafforzamento della competitività della
filiera foresta-legno, miglioramento
delle condizioni economico sociali
delle realtà rurali.
Ma la Regione Calabria, che si è già
dotata del Piano Forestale Regionale 2007-2013 e sta già elaborando quello 2014-2021, ha
comunque inteso ripensare i propri
strumenti normativi, per favorire la
1. Regio Decreto Legislativo n. 3267 del 30 dicembre 1923, Riordinamento e riforma della
legislazione in materia di boschi e di terreni montani (G.U. n. 117 del 17 maggio 1924).
20
coerenza tra le politiche di tutela
delle proprie risorse forestali e la
loro valorizzazione economica, uniformandosi alle direttive vigenti in
ambito forestale e ambientale a livello internazionale, comunitario e
nazionale.
In tale ottica è stata emanata, di
iniziativa della Giunta Regionale, la
Legge Regionale n. 45 del 12 ottobre 2012, per la Gestione, tutela e
valorizzazione del patrimonio forestale regionale che definisce i principi di indirizzo per incentivare la
gestione forestale sostenibile, ivi
compresa la certificazione forestale
di processo e di prodotto al fine di
tutelare il territorio e contenere il
cambiamento climatico, attivando e
rafforzando così l’intera filiera forestale dalla sua base produttiva e
garantendo, nel lungo temine, la
multifunzionalità e la diversità
delle risorse forestali.
La stesura della legge forestale è il
frutto di un’attività coordinata tra
il Dipartimento Agricoltura, Foreste
e Forestazione della Regione Calabria, il Corpo Forestale dello Stato,
l’Accademia Italiana di Scienze Forestali, le Università di Padova e
Reggio Calabria, Federlegno, le Associazioni Forestali e la Federazione
Regionale Agronomi e Forestali. E’
composta da 10 titoli e 43 articoli,
elaborati secondo un approccio innovativo che sottende un cambiamento sostanziale dal punto di
vista culturale, sociale e politico.
i L
Tutta la legge è imperniata sulla
forestale regionale e l’elaborazione
volontà di incentivare l’ammoderdi statistiche, cartografie, inventari
namento del settore forestale attrae del catasto forestale, favorendo
verso
la
promozione
della
anche la creazione di una rete perpianificazione ai diversi livelli, delle
manente di monitoraggio delle riattività di ricerca e di sperimentasorse forestali.
zione, della certificazione forestale.
Grande importanza è attribuita alla riIl nuovo quadro normativo tenta di
cerca e alla sperimentazione, incoragdare applicazione alle nuove conogiando inoltre la collaborazione
scenze sui fondamenti teorici e sulle
nazionale e internazionale attraverso
modalità operative della gestione foaccordi e intese istituzionali, gemelrestale sostenibile, al fine di conselaggi, scambi formativi e progetti. Si
guire una migliore funzionalità del
promuovono la formazione di consistema bosco, esaltandone le funsorzi e altre forme associative per la
zioni paesaggistiche, ecologiche e di
gestione dei boschi, che mediante
protezione della natura oltre a quelle
concessioni possono essere affidati a
classiche di produzione di beni, di
soggetti pubblici o privati o loro asconservazione del suolo e di regimasociazioni, proprio per cercare di lizione delle acque. Il bosco viene
mitare la frammentazione del
considerato un sistema biologico
patrimonio forestale pubblico e pricomplesso multifunzionale, in un
vato e per incentivare l’applicazione
contesto produttivo sostenibile, e ne
degli interventi selvicolturali, con
vengono precisati i limiti di estenl’obiettivo di stimolare la crescita delle
sione, la larghezza media e la coperimprese operanti nel settore forestale
tura arborea, specificando cosa può
e qualificarne la professionalità.
essere considerato bosco e cosa no.
Si sostiene l’attuazione di misure e
Viene definita l’arboricoltura
da legno, al fine di differenziare questa attività, sotto il
Con il provvedimento si esaltano
profilo tecnico-giuridico, da
quella selvicolturale, e quali
le funzioni paesaggistiche
tipologie di interventi selvie di protezione della natura, oltre
colturali possono essere considerati tagli colturali. Un’altra
a quelle tradizionali di produzione
novità è rappresentata dalla
dei beni e conservazione del suolo
definizione di bosco vetusto.
Termini tutti questi, finora generici nell’ambito della summenzionata normativa, che trovano
interventi nel campo della prevenora chiara definizione e assumono
zione e lotta attiva contro gli incendi
validità giuridica.
boschivi e della sicurezza sui luoghi
L’importanza e la necessità della
di lavoro e, inoltre, viene riconopianificazione forestale ritorna in
sciuta l’importanza della realizzamaniera ricorrente nel testo di
zione e manutenzione della viabilità
legge, dove è sottolineato come
forestale come strumento per consedebba effettuarsi a livello regionale
guire una razionale gestione del terattraverso il Piano Forestale Regioritorio silvo-pastorale, anche a fini
nale e a livello locale attraverso
turistici, sportivi e ricreativi.
piani di gestione e di assestamento
Si stabiliscono i criteri per l’applidi proprietà pubbliche o private,
cazione del vincolo idrogeologico,
singole o associate. Al fine di mele modalità per la realizzazione di
glio valorizzare e rendere più effiinterventi nei terreni vincolati e le
caci gli interventi pianificatori
norme che regolano la trasformamessi in atto, si promuove la reazione e la conversione del bosco,
lizzazione del sistema informativo
introducendo il principio di com-
f o c u s
pensazione secondo cui, ove la trasformazione del bosco superi una
certa superficie, questa debba essere
compensata attraverso il rimboschimento con specie autoctone su terreni nudi con una superficie
equivalente a quella oggetto di trasformazione.
In armonia con i principi espressi
dal Protocollo di Kyoto e con gli
impegni su clima ed energia assunti
dall’Unione Europea, si promuove
la produzione della risorsa legno
quale materia prima rinnovabile per
gli impieghi nel campo industriale,
energetico e artigianale anche allo
scopo di ridurre le emissioni di carbonio nell’atmosfera, promuovendo
inoltre lo sviluppo di filiere integrate bosco-legno-energia al fine di
attuare politiche ad alta sostenibilità economica/ambientale.
Viene prevista, ancora, la possibilità
di istituire una commissione consultiva composta, tra l’altro, da personalità di chiara fama appartenenti
alla comunità scientifica e accademica calabrese aventi finalità di indirizzo, a testimonianza di come si
intenda continuare a porre grande
attenzione all’intero comparto.
Quelli sopra riportati sono solo alcuni punti importanti di una legge
con la quale si è segnato un nuovo
inizio per il patrimonio forestale
della Calabria, che pone delle fondamenta solide sulle quali costruire
un futuro, più forte e sostenibile,
per i boschi della nostra regione. Si
è colmato un vuoto normativo atavico, che ci riallinea alle altre Regioni italiane in tema di
forestazione, rilanciandoci sul
cammino dell’innovazione in un
settore, che, per troppo tempo, invece di essere volano per la nostra
economia, è stato relegato a un
ruolo marginale. Una Legge che
ridà alla nostra montagna il giusto
rispetto che merita, rilanciandola
come patrimonio unico per la Calabria, che non potrà lasciarsi sfuggire le molteplici opportunità di
sviluppo socio-economico che questa ha da offrire.
Gennaio-Marzo 2013
21
ƒ
Tra rinnovamento e tutela
gli olivi hanno la loro nuova legge
Recentissimo provvedimento regionale per riformare
questo settore per troppo tempo trascurato. Ecco come
GIUSEPPE ZIMBALATTI
Dirigente Generale
del Dipartimento Agricoltura,
Foreste e Forestazione Regione Calabria
La Regione Calabria, vantando un
patrimonio olivicolo di tradizione
millenaria, le cui origini si fanno risalire agli albori dell’VIII secolo
a.C., risulta essere, dopo la Puglia,
la seconda regione italiana per superficie investita a olivo, incidendo,
con i suoi 185 mila ettari, per oltre
il sedici per cento sulla superficie
nazionale.
L’olivicoltura, rappresenta quindi
un settore chiave per la nostra terra,
che è chiamata oggi a svolgere, ancora più che in passato, un ruolo
multifunzionale, alla cui funzione
produttiva si affianca sia quella
idrogeologica di contenimento dei
versanti che quella paesaggistica di
valorizzazione del contesto rurale.
Nonostante rappresenti quindi una
risorsa sotto molteplici punti di
vista, l’olivo in Calabria ha risentito
di tutta una serie di vincoli normativi, che, da un lato, hanno rallentato il necessario, e non più
procrastinabile, processo di modernizzazione di un settore ormai
orientato alla produzione di olio di
alta qualità, dall’altro, di contro,
non sono stati in grado di porre
freno alla pericolosa migrazione
verso altri territori delle nostre
piante secolari. Queste ultime, con
l’imponenza dei loro tronchi e la
bellezza delle loro chiome, emblema della nostra memoria storica
e forziere dell’ingente patrimonio
genetico di cui sono portatrici, a
causa della commercializzazione
selvaggia di cui sono spesso oggetto, finalizzata ad abbellire giardini o ville di privati in vari parti
d’Italia, rischiano purtroppo di andare, se non adeguatamente tutelate, in gran parte perdute.
A oggi, infatti, poche sono le norme
legislative di riferimento tese a salvaguardare le piante di olivo. Dal
Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 475 del 27 luglio 1945
emanato nel contesto di un grave
deficit socio-economico in cui versava l’Italia all’indomani della
guerra, il cui intento era quello di
garantire le produzioni nell’immediato dopoguerra in un’Italia straziata dai conflitti mondiali, non si
sono registrati significativi passi in
avanti. Tale impianto normativo,
marginalmente modificato dalla
Legge n. 144 del 14 febbraio 1951,
che vieta l’abbattimento degli alberi
di olivo oltre il numero di cinque
ogni biennio, riveste oggi solamente un ruolo di tutela paesaggistico-ambientale, ma non appare
più idoneo in un contesto come
quello odierno, che ha visto l’agricoltura profondamente mutata.
In tale contesto, si inserisce la recentissima Legge Regionale n. 48
del 30 ottobre 2012, recante norme
1
1. Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 475 del 27 luglio 1945, Divieto di abbattimento di alberi di olivo, e successive modificazioni e integrazioni (G.U. n. 1041 del 30
agosto 1945).
22
i L
sulla Tutela e valorizzazione del paRegione Calabria, nel caso in cui si
trimonio olivicolo della Calabria,
accerti la morte fisiologica della
attraverso la quale il Dipartimento
pianta ovvero la permanente imAgricoltura, Foreste e Forestazione
produttività delle piante dovuta a
ha inteso tutelare, introducendo
cause non rimovibili. Inoltre, per
una serie di deroghe al divieto di
porre un limite al depauperamento
abbattimento degli alberi di olivo,
della superficie olivicola regionale,
il proprio patrimonio olivicolo,
si vincola l’espianto all’obbligo di
dando norme certe relativamente
reimpianto degli alberi di olivo,
all’estirpazione, il reimpianto e
nel caso sia riconosciuta l’eccesl’eventuale trasporto, prevedendo
siva densità dell’impianto, tale da
perfino la rigenerazione delle
arrecare danno all’oliveto e nel
piante stesse.
caso in cui l’estirpazione divenga
Tale Legge istituisce innanzitutto,
necessaria per uno dei seguenti
presso il Dipartimento Agricoltura,
motivi:
un apposito Registro degli alberi mo1.realizzazione di opere di pubblica
numentali di olivo della Regione Cautilità;
labria. In tale Registro sono iscritti
2.realizzazione di opere di migliogli olivi che, anche in esemplari isoramento fondiario;
lati, per età, forma, dimensioni, ra3.realizzazione di fabbricati in
rità, valenza culturale, storica,
linea con gli strumenti urbanistici
geografica o per una specifica convigenti.
nessione con un manufatto, costituiIn tutti i casi summenzionati,
scono elemento caratteristico del
escluso il miglioramento fondiario,
paesaggio. Inoltre, elemento di priè fatto obbligo, ai soggetti autorizmaria importanza per la tutela di questa preziosa pianta,
è previsto che, qualora siano
individuati esemplari di parGrazie a un’accurata pianificazione
ticolare pregio e monumentale esigenze delle imprese agricole
lità, i tecnici del Dipartimento
Agricoltura possono prescrie la tutela del patrimonio olivicolo
vere, oltre che il manteninon entreranno in contrasto
mento nei siti di origine,
l’adozione di opportune pratiche colturali per la salvaguardia degli stessi.
A eccezione degli alberi di olivo
zati, di trapiantare le piante estircon finalità esclusivamente ornapate in particelle della stessa
mentale o decorativa dei giardini e
azienda, cedere le piante di olivo a
dei parchi, degli alberi monumenproprietari di terreni ricadenti nel
tali inseriti nel Registro, la Legge
territorio regionale ovvero cedere le
consente l’espianto, previa autorizpiante di olivo ad aziende vivaistizazione del Dipartimento Agricolche regolarmente autorizzate, ai
tura, Foreste e Forestazione della
sensi delle normative vigenti.
f o c u s
Per il miglioramento fondiario, si
ha invece una casistica più attenta
a quelle che sono le esigenze aziendali, senza tuttavia perdere di vista
l’attenzione al patrimonio olivicolo
esistente. Vengono distinti gli interventi per riconversione varietale da
quelli per sostituzione con altre
specie arboree.
Così per le aziende superiori all’ettaro, nel caso di riconversione varietale, gli aventi diritto possono
essere autorizzati all’espianto sul
50% della superficie olivetata
aziendale. Condizione applicabile
anche nel caso di sostituzione con
altre specie arboree dove, però, è
fatto obbligo trapiantare nelle porzioni perimetrali della stessa particella, un numero di piante di olivo
pari ad almeno il 30% di quelle
espiantate.
Infine, le aziende con superfici olivetate inferiori all’ettaro, in tutti i
casi di miglioramento fondiario,
possono essere autorizzate all’estirpazione sull’intera superficie aziendale, fatto salvo che un numero di
piante pari ad almeno il 40% degli
alberi espiantati deve essere trapiantato nelle porzioni perimetrali
delle stesse particelle.
La Legge impone, oltre a dimostrare la validità dell’investimento,
che nel caso di interventi di estirGennaio-Marzo 2013
23
pazione per miglioramenti fondiari,
questi, nell’arco di un decennio,
non debbano interessare un’estensione superiore al 5% dell’intera
superficie olivetata regionale, per
come individuata dall’Istat nel
sesto Censimento Generale dell’Agricoltura.
La Legge affronta anche il problema della potatura straordinaria,
consentendola, ove strettamente
necessaria, previa autorizzazione
del Dipartimento Agricoltura, e
propone anche una particolare disciplina riguardante lo spostamento, anche a seguito a rapporti
di compravendita, di piante di
olivo.
Al fine, ancora, di fornire garanzie agli acquirenti in relazione
allo stato di salute delle piante,
nonché per salvaguardare il patrimonio di piante vitali di olivo,
i vivaisti hanno l’obbligo di ricoltivare, in vaso o in zolla, gli
esemplari di olivo per almeno un
ciclo vegetativo, adottando idonee procedure per la rigenerazione. Inoltre, nei casi di effettiva
necessità, sono consentiti, dopo
specifica richiesta e previa autorizzazione del Dipartimento Agricoltura, interventi speciali di
potatura, quali il taglio alla base
del tronco (taglio al ciocco). Sono
altresì consentiti forme di pota-
24
tura di ringiovanimento o di adeguamento alla raccolta meccanica
che non prevedano la permanenza di ramificazioni principali.
Con queste semplici, ma chiare
norme, partendo dall’assunto che
solo rispettando le nostre radici,
possiamo costruire su basi solide
il nostro futuro, si è inteso tutelare in maniera più attenta di
quanto non si sia fatto fin ora,
un patrimonio spesso oggetto di
troppo facili o, peggio ancora, illecite gestioni. Una Legge che ha
saputo accogliere la richiesta di
modernizzazione che sempre più
forte si levava dal mondo produttivo calabrese, che in un’ottica di
contrazione degli aiuti alle imprese, di potenziamento del ruolo
multifunzionale dell’agricoltura e
alla luce delle nuove tendenze all’inverdimento del sostegno alle
attività agricole, il cosiddetto
greening, vuole garantire non
solo la conservazione, ma il contemporaneo rilancio di questo
comparto di fondamentale importanza per il futuro della nostra Regione.
ƒ
i L
Foreste e forestazione
in Calabria
Importanza e specificità
del settore
Per aspetti morfologici, geologici,
fattori climatici e tradizione storica
la Calabria (Foto 1) è una regione
particolarmente vocata per l’attività
forestale e la conservazione di nicchie ecologiche, biotopi arborei
d’importanza fitogeografica e botanica, habitat naturali montani
d’alta quota.
Riguardo la morfologia, i risultati di
uno studio del 1999 dell’Istituto
Sperimentale per la Selvicoltura
Sulla ripartizione territoriale per
piani altimetrici delle regioni italiane dell’Appennino meridionale
(Figura 1) hanno evidenziato per le
Foto 1. La Calabria vista
dal satellite Landsat
f o c u s
S I LVA N O AV O L I O
Presidente dell’Associazione
regionale onlus
“Fondazione Selvicoltori
Forestali della Calabria”
regioni peninsulari, procedendo da
nord a sud-est, un progressivo aumento del carattere di montanità che
assume di conseguenza maggiore
incidenza e peso per la Calabria.
Per la specificità ambientale, la
conformazione allungata della regione, la vicinanza tra i mari Tirreno e Jonio, la caratteristica
geologica
delle
principali montagne, l’alta incidenza del rapporto
tra la superficie
montuosa e quella
territoriale, il repentino passaggio
altimetrico
dal
piano basale costiero a quello
montano, in aggiunta ad altre peculiarità naturali
che consentono la
sopravvivenza di
alcune specie arboree autoctone
peculiari scongiurandone o ritardandone in Italia
l’estinzione, giustificano il ruolo di
particolare rilievo
della Calabria nel
panorama forestale
dell’area mediterranea.
Avvalora tutto ciò
Figura 1. Piani altimetrici regioni
la presenza nella
dell’Appennino meridionale
regione di tre ParGennaio-Marzo 2013
25
chi Nazionali (Pollino, Sila, Aspromonte) e di uno Regionale (Serre),
la cui componente principale è costituita proprio dal bosco e da talune specie di conifere e di latifoglie
che danno lustro e segnano la Calabria forestale. Fra le conifere pino
laricio, pino loricato, abete bianco,
pino d’Aleppo, tasso; fra le latifoglie farnetto, ontano napoletano,
acero del Lobel, acero riccio, frassino ossifillo, platano orientale.
Nella distribuzione geografica delle
specie e dei popolamenti forestali
naturali che si sono succeduti in
Calabria nel corso dei millenni, assume particolare rilevanza in ambito locale l’esistenza di siti
ecologici ricadenti su pendici, versanti, altipiani e valli, al cui interno
vegetano entità tassonomiche di
conifere o di latifoglie peculiari – se
non esclusive – della flora forestale
arborea regionale.
Si tratta di siti che costituiscono
potenziali oasi di rifugio o nicchie
ecologiche di alto valore ambientale
e fitogeografico, poiché hanno reso
possibile al loro interno, nelle passate glaciazioni di fine Terziario e
del Quaternario, la sopravvivenza
delle specie arboree indicate, consentendo loro nei periodi più caldi
interglaciali la disseminazione e
diffusione verso il nord dell’Italia
lungo l’Appennino meridionale e
centrale, rendendo in tal modo possibile il recupero naturale delle aree
forestali perdute nelle fasi fredde
glaciali.
Specie di conifere e di latifoglie
che, in ragione del loro diverso
temperamento, si sono ridiffuse in
Europa seguendo due direttrici fondamentali:
a. orientale-adriatica con possibili
ulteriori movimenti verso i Paesi
balcanici attraverso la depressione carsica;
b. occidentale-tirrenica, con spostamenti anche in direzione della
Francia attraverso gli interposti
versanti costieri liguri.
Regione, dunque, di eccellenza forestale e di non poche magnificenze
26
silvane, a ciascuna delle quali va riconosciuta non solo la funzione
primaria di protezione contro le calamità naturali e di autoconservazione della flora di pregio che
possiede, ma anche quella estremamente importante di fonte di lavoro
e di reddito per le popolazioni locali, nonché quella di arricchimento
culturale, distensione e svago per
l’uomo.
e concreta possibilità, rappresentando
le stesse un capitale genetico e naturalistico di rilevante importanza.
In merito agli aspetti produttivi, le
foreste sono oggi considerate come
potenziali fornitrici di ulteriori prodotti (erbe, foglie, fiori, frutti, semi)
per una alimentazione più sana e per
un impiego di taluni principi attivi e
di sostanze naturali nell’industria farmaceutica, profumiera e di cosmési.
Foreste
e nuovi orizzonti
Sono da sempre riconosciute al bosco
funzioni specifiche
di protezione, di
produzione e igienico-ricreative, che
variano la loro importanza nel tempo
e nello spazio. Si
pensi all’influenza
che il bosco esercita sulla salvaguardia del suolo e
Foto 2. Contrasti autunnali di colore
in popolamenti forestali
delle risorse idriche, per comprendere quanto grande sia stata la sua
Nel quadro richiamato le foreste caimportanza nei tempi passati; ma
labresi, in particolare quelle costituite
anche nel presente se si tiene conto
da popolamenti di origine naturale,
delle ricorrenti catastrofi alluvionali
rappresentano una risorsa di notevole
nelle varie parti del Paese. Sono
valore ambientale e produttivo, un
anche noti i contributi che le forebene di considerevole significato fiste danno per la regolazione del
togeografico e paesaggistico, un siclima e dell’atmosfera, per cui instema biologico complesso in
fluiscono direttamente e indirettacontinua evoluzione (Foto 2).
mente sul miglioramento della
Un ecosistema da conservare, vaqualità della vita.
lorizzare e riprodurre, in ragione
La funzione di protezione è ritenuta
anche del fatto che i boschi italiani
ancora la più importante, specialdel terzo Millennio, in particolare
mente nelle regioni a elevato rischio
quelli edificati nell’Appennino pedi dissesto idrogeologico come la
ninsulare mediterraneo, per espliCalabria. Negli ultimi decenni viene
care con efficacia la funzione
riservata grande attenzione anche a
primaria di protezione contro le canuovi altri aspetti ambientali e prolamità naturali ed essere usati raduttivi legati al sistema bosco.
zionalmente a fini produttivi,
Per gli aspetti ambientali, di grande
vanno concepiti, disegnati e gestiti
attualità è la conservazione della bioin modo nuovo, dimensionati a midiversità per le generazioni future,
sura d’uomo, diligentemente curati
che proprio nelle foreste trova ampia
come beni d’interesse pubblico.
i L
Foto 3. Formazione rada di pino loricato sulla Montéa
Boschi e popolamenti arborei, ecotipi e biotipi cui richiedere continuamente nuovi servigi per l’uomo:
paesaggio, biodiversità, innalzamento culturale, distensione dallo
stress, purificazione dell’aria, approvvigionamento dell’acqua, farmacia di turno, iniziazione alla
natura silvana e ai suoi insegnamenti (Foto 3); oltre quelli elettivi,
ritenuti indispensabili da tempo:
protezione, produzione, perpetuità.
Senza ripetere gli errori del passato
e stimolando un visione più ampia
dei servizi diretti e indiretti che un
bosco ben trattato e gestito è in
grado di assicurare alla collettività.
Per valutare appieno le utilità che le
foreste calabresi sono in grado di fornire alle varie comunità della regione
è necessario misurarne in termini
ecologici, economici, ricreativi e culturali l’uso che di esse si fa, per poi
individuare i relativi flussi reali e monetari che si instaurano tra il sistema
forestale stesso e quello sociale.
Una tale prospettiva deve tenere
conto di tutti gli attori suscettibili di
influenzare la gestione e l’evoluzione
delle foreste, quantificandone la ricaduta e l’efficacia dei singoli effetti
che si determineranno in esse a seguito delle decisioni programmatiche
e operative che saranno assunte individualmente o collettivamente, da
calare nelle diverse realtà locali per
soddisfare esigenze mosse principalmente da fattori microeconomici e
sociali.
La tipologia degli
attori che in qualche maniera, reale
o potenziale, si avvale delle utilità
erogate dalla foresta, può così rappresentarsi: decisori
politici, proprietari
pubblici, enti gestionali, proprietari
privati, lavoratori,
consumatori paganti e gratuiti,
soggetti esterni.
Indici forestali
e produttività legnosa
La Calabria, nome introdotto nel
Medioevo dai bizantini, è stata nel
passato una fra le più verdi regioni
della Penisola. All’epoca dei primi
approdi dei coloni greci alle rive del
Mare Ionio, la foresta occupava
circa 800.000 ettari, più della metà
della superficie territoriale della regione. Rivestimento selvoso primigenio, quasi tutto d’alto fusto, fitto
e inaccessibile nelle zone interne ed
elevate, diversificato per specie legnose e composizione, con alberi
maestosi ed esclusivi per età, dimensioni, portamento.
Oggi, malgrado estesi disboscamenti
e incendi ricorrenti protrattisi nel
corso dei secoli col diverso intento
di prelevare quantità ingenti di legname – in particolare di pino laricio (Foto 4) – o di recuperare terreni
al pascolo e all’agricoltura, la realtà
forestale della regione è ancora una
delle più interessanti d’Italia.
Rendono ragione di ciò l’estensione
della superficie boscata, l’indice di
boscosità, la produttività legnosa
annua, la diversificazione della produzione stessa, l’indotto che la filiera
bosco-legno attiva, la molteplicità
delle tipologie forestali, la specificità
di alcune formazioni, la varietà dei
paesaggi, il ruolo storico, culturale,
sociale.
f o c u s
Aspetti determinati dalla elevata
vocazione forestale della Calabria,
con l’aggiunta del notevole programma di rimboschimento realizzato negli anni Cinquanta del secolo
scorso nella regione dallo Stato per
far fronte al diffuso dissesto idrogeologico in atto nel territorio e alla
grave crisi economica e sociale di
quel periodo, acuitasi prima e dopo
l’ultimo conflitto mondiale.
A distanza di 40-50 anni da quella
meritoria azione di costituzione ex
novo di formazioni silvane artificiali
(che oggi si stimano in circa 1/5
dell’attuale superficie forestale calabrese) e di gestione conservativa dei
popolamenti naturali rimasti e di
quelli formatisi dopo (diffusi sui restanti 4/5 del territorio boscato), è
stato ottenuto anche l’importante risultato di rendere possibile, sia nei
popolamenti naturali che in quelli
da rimboschimento, la prevalenza di
soprassuoli con classi d’età medioalte o alte, caratterizzati da una
maggiore valenza colturale e quindi
Foto 4. Misurazioni di un fusto a terra
di pino laricio
Gennaio-Marzo 2013
27
Foto 6. Formazioni naturali di pino e faggio a contatto in Sila
produzione annua,
così da implementare l’azione di risparmio avviata
decenni fa dal CFS
Foto 5. Piante di pino loricato su pareti rocciose del Pollino
e ripristinare – soprattutto nelle pinete di laricio, nei
meno poveri o più ricchi di legno ricastagneti cedui, nelle faggete e
spetto agli stessi di qualche decennei querceti di farnetto e di cerro
nio addietro o a quelli di uguale
– le classi d’età medio-alte e alte,
specie ed età edificati in altre reindirizzando i popolamenti anche
gioni meridionali.
verso la produzione legnosa di
Boschi ed ecotipi forestali (geograpregio.
fici e/o altitudinali) cui richiedere
I rimboschimenti produttivi, oggi
continuamente i servigi elettivi di
estesi su 70-80.000 ettari, possono
protezione, produzione e perpetuità,
fornire annualmente produzioni leoltre quelli pure importanti inerenti
gnose di 400-500.000 m3, che raplo studio e il godimento delle forepresentano prelievi di notevole
ste e dei paesaggi, la conoscenza e
entità, riferiti ai diradamenti da eseil mantenimento della biodiversità,
guire nelle tipologie colturali ad alto
lo stato di purificazione dell’aria e
fusto (pinete, abetine, castagneti,
di approvvigionamento dell’acqua,
querceti) e alle utilizzazioni di fine
l’iniziazione alla natura silvana e ai
turno degli eucalitteti (fustaie e
suoi insegnamenti (Foto 5-6).
cedui di primo e secondo ciclo agaSenza ripetere gli errori del passato
mico) che hanno raggiunto il turno
e stimolando una visione più ampia
tecnico previsto e che attendono di
dei servizi diretti e indiretti che un
essere tagliati a raso su piccole aree.
bosco ben trattato e gestito è in
Complessivamente, tra boschi natugrado di assicurare alla collettività.
rali e artificiali produttivi, è possibile
Per i boschi naturali produttivi,
quantificare in 1,5-1,8 milioni di m3
valutati nella regione in circa
la massa legnosa asportabile ogni
200.000 ettari, è possibile preveanno dalla Calabria, senza intaccare
dere produzioni legnose di 1,2-1,6
il preesistente capitale legnoso e con
milioni di m3. Le utilizzazioni non
il vantaggio di rilasciare nei soprasdovranno superare l’80% della
suoli su cui si interviene le piante di
28
migliore assetto fenotipico, maggiori
dimensioni in diametro e altezza,
superiore valore tecnologico, più resistenti alle insidie di ordine meteorico e parassitario. Produttività
legnosa regionale consistente e sicura, a cui aggiungere l’apporto di
biomasse a fini energetici provenienti dalla ricostituzione delle aree
boscate calabresi percorse da incendi
negli ultimi 3-5 anni, laddove il
fuoco ha prodotto alle piante danni
totali.
Categorie inventariali
e forestali
In Calabria, sulla base dei dati dell’Inventario Nazionale delle Foreste
e dei Serbatoi Forestali di Carbonio
(INFC) realizzato nel 2007 dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, la superficie
forestale complessiva è stimata in
612.934 ettari (che la posiziona
all’ottavo posto dopo Liguria, Trentino, Sardegna, Alto Adige, Toscana, Umbria, Friuli Venezia
Giulia), per un indice di boscosità
del 40,6% (tra i più alti in Italia).
Nella regione, sulla base degli analoghi riferimenti FAO adottati in Italia dal MiPAAF, il primo livello
gerarchico di ripartizione è rappre-
i L
sentato da due macrocategorie inventariali: Bosco, esteso su 468.153
ettari (76,4%); Altre terre boscate,
distribuite su 144.781 ettari (23,6%).
La prima macrocategoria comprende le aree occupate da alberi,
cespugli o arbusti con estensione
minima 0,5 ha, larghezza minima
20 m, copertura superiore al 10% e
piante capaci di raggiungere a maturità un’altezza di 5 m.
La seconda quelle che rientrano
nella soglia minima di superficie e
di larghezza, ma con copertura dal
5 al 10% e alberi che non raggiungono i 5 m di altezza.
Ciascuna macrocategoria è suddivisa in categorie inventariali.
Il Bosco risulta costituito da tre categorie: Boschi alti (457.895 ha, che
incidono per il 97,8%), Aree temporaneamente prive di soprassuolo
(7.619 ha, con incidenza 1,6%), Impianti di arboricoltura da legno
(2.639 ha, che coprono il restante
0,6%).
Le Altre terre boscate da quattro:
Boschi bassi, Boschi radi e Boscaglie (per complessivi 118.382 ha,
81,8%) e Arbusteti (26.399 ha, per
il rimanente 18,2%).
Ogni categoria inventariale, sulla
base della specie o del gruppo di specie prevalente nell’area campionata,
è ripartita in categorie forestali.
Nei Boschi alti le categorie forestali
riscontrate sono quattordici. Nove le
più diffuse, con incidenza complessiva 92,9%: Faggete (77.237 ha,
16,9%); Pinete di pino laricio, nero,
loricato (74.625 ha, 16,3%); Castagneti (69.370 ha, 15,1%); Querceti di
rovere, roverella, farnia (46.641 ha,
10,2%); Leccete (43.656 ha, 9,5%);
Querceti di cerro, farnetto (42.909
ha, 9,4%). Altri boschi caducifogli
(35.920 ha, 7,8%); Altri boschi di latifoglie sempreverdi (20.149 ha,
4,4%); Pinete di pino mediterranei
(15.248 ha, 3,3%). Le altre cinque
categorie forestali – Boschi igrofili
(8.582 ha), Altri boschi di conifere,
puri o misti (8.209 ha), Ostrieti, carpineti, formazioni miste (5.597 ha),
Boschi di abete bianco (4.851 ha) e
Sugherete (4.851 ha) – coprono il restante 7,1% (Figura 2).
Le Aree temporaneamente prive di
soprassuolo comprendono le superfici calabresi di interesse agro-forestale che alla data del rilevamento
sono risultate prive di piante arboree e/o arbusti o per cause relative
all’utilizzo o perché percorse da incendi o per altre cause.
Per gli Impianti di arboricoltura da
legno si evidenzia la ridotta consistenza della superficie occupata. Le
categorie forestali presenti sono tre:
Piantagioni di conifere (1.493 ha,
56,6%), Pioppeti (300 ha, 11,4%),
Piantagioni di altre latifoglie (846
ha, 32,0%).
I Boschi bassi, i Boschi radi, le Boscaglie e gli Arbusteti sono localizzati in Calabria soprattutto nel
piano basale (0-800 m). Rappresen-
f o c u s
tano complessivamente circa il 25%
della superficie forestale regionale,
ma dovendo adempiere a una funzione essenzialmente protettiva e
paesaggistica, non entrano nel
computo delle aree da sottoporre a
interventi colturali per l’ottenimento di produzione legnosa.
Tra i Boschi alti rientrano invece, a
pieno titolo, molti popolamenti catalogati tra le quattordici categorie
forestali, per i quali l’utilizzo delle
biomasse (con impiego di rami, cimali, corteccia) anche a fini energetici, con l’aumento del valore di
macchiatico dei soprassuoli da sottoporre a intervento di taglio (colturale o di utilizzazione), connesso
anche all’innalzamento delle opportunità economiche indotte a livello locale, può assumere un ruolo
strategico.
Funzioni pubbliche
della foresta
Legenda
Boschi di faggio
Boschi di leccio e boschi di sughera
Boschi misti e puri a prev. di querce caducifoglie
Boschi misti abete-faggio
Cedui e castagneti da frutto
Formazioni di latifoglie mesofile
Macchia alta
Macchia bassa e garighe
Pinete di laricio a tratti miste con faggio
Formazioni di pino d’Aleppo
Pinete e rimboschimenti di pino laricio
Rimboschimenti di pini mediterranei
Faggete con a tratti pinete di pino laricio
Figura 2. Distribuzione delle tipologie
boschive
Le funzioni del bosco di fronte ai
bisogni pubblici possono ricondursi
ai seguenti profili:
1. funzioni fisiche o di protezione
idrogeologica;
2. funzioni biologiche o di produzione (anche per alberi di grosse
dimensioni);
3. mezzo di integrazione delle economie locali familiari e imprenditoriali;
4. funzioni estetiche e ricreative;
5. conservazione della fauna e della
flora (alberi monumentali);
6. contenimento dei cambiamenti
climatici.
Per il raggiungimento degli scopi
indicati lo Stato, con finanziamenti
annuali, deve garantire all’Assessorato Agricoltura e Foreste di ciascuna Regione il consolidamento
del potenziale boschivo presente in
essa, in modo da assicurare alla
collettività che vi gravita l’erogazione dei servizi più strettamente
ecologici, sia in ambito locale (conservazione della biodiversità) sia a
Gennaio-Marzo 2013
29
Foto 7. Margine esterno dei Giganti della Sila di Fallistro
livello globale (difesa dal dissesto
idrogeologico, riduzione del cosiddetto effetto serra).
Tutto ciò perché il costo dei servizi
offerti, per la indivisibilità e la difficile individualizzazione e quantificazione monetaria degli stessi,
non è ripartibile fra i membri delle
comunità territoriali in ragione dei
vantaggi o del godimento che le
singole persone (locali e/o esterni)
ne traggono.
In questo particolare contesto la Regione Calabria, ai sensi e per il disposto della Legge n. 281/1970, che
disciplina il trasferimento dallo Stato
delle foreste, dei terreni, dei fabbricati e degli impianti presenti nel territorio regionale, ha creato il proprio
patrimonio indisponibile, che, per effetto della Legge Regionale n.
20/1992 Forestazione, difesa del
suolo e foreste regionali della Calabria, è gestito dall’Azienda Forestale
Regionale (AFOR) ed è così distinto:
- patrimonio dell’AFOR, costituito
esclusivamente dai beni immobili;
- patrimonio indisponibile della
Regione Calabria, rappresentato
dai boschi e terreni, estesi su
circa 58.000 ettari, costituiti in
massima parte da foreste in
buono stato vegetativo, bisognevoli di una gestione che possa
esaltarne la multifunzionalità.
Risorsa boschiva che va assistita
bene, in accordo con i principi di
una sana e moderna selvicoltura
che sappia trasferire ai responsabili
30
Foto 8. Fallistro: esemplari di pino laricio
e tecnici forestali calabresi le direttive di base per coltivare razionalmente i boschi di proprietà della
regione, in un unicum di sostenibilità ambientale, conservativa (Foto
7-8) e produttiva, al passo anche
delle crescenti emergenze di carattere sociale e delle mutevoli condizioni di mercato.
Tutto ciò in sintonia con le finalità
della richiamata L.R. 20/1992:
1. migliorare le funzioni produttive
e sociali dei boschi esistenti;
2. concorrere alla tutela dell’ambiente e alla difesa idrogeologica
del territorio;
3. concorrere alla valorizzazione
delle attività agro-silvo-pastorali
e turistiche nelle aree interne
collinari e montane;
4. concorrere al miglioramento delle
condizioni di vita e di sicurezza
delle popolazioni interessate.
I settori di intervento sono: Assetto
idrogeologico del territorio (correzioni
corsi d’acqua, riduzione trasporto solido, rinsaldamento sponde); Assetto
forestale (interventi selvicolturali nei
boschi esistenti, ricostituzione delle
aree forestali degradate da incendi o
calamità naturali, creazione di nuovi
boschi); Miglioramento aree pascolative; Opere infrastrutturali interconnesse.
Il personale di cantiere è quello preposto all’esecuzione degli interventi
ed è rappresentato dagli operai
idraulico-forestali, con i livelli previsti dai contratti di lavoro. In me-
rito a ciò è opportuno rimarcare per
gli anni a venire – qualunque sia il
numero degli operai forestali che
sarà in forza alla Regione (contrazione annuale in atto per raggiunti
limiti di età), per i quali è dal 1984
che non avvengono nuove assunzioni – che il raggiungimento degli
obiettivi previsti dalla stessa Legge
20/92 risulta di difficile comprensione e percorso se non si compie
sull’uso della manodopera forestale
stessa quel necessario salto di qualità, inteso in termini di direttive
precise da assegnare, impiego razionale da assicurare, controllo sulla
operatività svolta da effettuare.
Azioni e risultati che dipenderanno
anche dal potenziamento e ringiovanimento degli operai e dalla necessaria qualificazione tecnica.
Incendi boschivi
Il patrimonio forestale calabrese,
contribuendo anche a elevare la
qualità della vita, merita ogni
azione di tutela e salvaguardia dai
fenomeni che ne compromettano
l’esistenza o la stabilità, tra i quali
il principale è senz’altro rappresentato dal fuoco.
Riguardo a tale fenomeno la Calabria, secondo quando riportato
nell’art. 2 del Regolamento CEE n.
2158/1992 Protezione delle foreste
contro gli incendi, è considerata re-
i L
gione ad alto rischio di incendi boschivi. Nel periodo 2000-2006 sono
stati censiti 7.889 incendi per una
superficie totale di 71.908 ettari, di
cui 36.564 ettari rappresentati da
aree boscate.
Pure trascurando le cifre riferite alla
Calabria, gli incendi boschivi di per
sé non solo costituiscono un fattore
di distruzione e di alterazione degli
ecosistemi forestali presenti nelle
singole regioni (indebolendo da subito la stabilità idrogeologica delle
zone attraversate dal fuoco) e immettono nell’atmosfera migliaia di
tonnellate di CO2 (che contribuiscono ad aggravare il fenomeno
dell’effetto serra e quello relativo ai
cambiamenti climatici in atto), ma
interferiscono negativamente in
modo diretto o indiretto, a distanza
anche di anni, con lo svolgimento
delle attività e gli insediamenti
umani (Foto 9-10-11).
Nei soprassuoli forestali la velocità
di propagazione del fuoco è determinata dal tipo di combustibile che
brucia (boschi di conifere o latifoglie), dall’età dei popolamenti, dallo
stato del sottobosco, dall’intensità
del vento. La superficie complessiva
interessata è correlata invece, a parità di altre condizioni, con la durata dell’incendio.
La tempestività nelle azioni di spegnimento e le condizioni di operatività costituiscono, nella fase
emergenziale, strumenti di importanza fondamentale per evitare che
vaste estensioni boscate vengano
distrutte in poche ore.
I traguardi significativi raggiunti
negli ultimi anni dal telerilevamento
attraverso satelliti artificiali possono
essere di efficace supporto alla prevenzione e quindi alla lotta attiva
agli incendi forestali. I sensori ottici
satellitari nelle bande dell’infrarosso,
con tempi rapidi di rivisitazione,
permettono infatti una precisa caratterizzazione degli incendi, con alta
frequenza nell’arco della giornata,
fornendo informazioni sulla loro localizzazione, dimensione, temperatura e potenza di fiamma.
f o c u s
Sulla base di tali
valutazioni, si può
ipotizzare per la
Calabria un’attività
di ricerca innovativa indirizzata all’individuazione
delle aree forestali
a rischio incendio,
in relazione alle caratteristiche geomorfologiche
e
climatiche
delle
Foto 9. Intervento dall’alto in incendio boschivo
stesse e a quelle
bioecologiche dei
popolamenti edificati in esse.
In ottemperanza a
quanto previsto dall’art. 3 della Legge
Regionale n. 353/
2000 Legge quadro
in materia di incendi boschivi, la
disponibilità nel
comprensorio regionale di uno
strumento innovativo di supporto al
Foto 10. Propagazione del fuoco in pineta naturale
Piano di programmazione delle attività di previsione,
prevenzione e lotta
attiva contro gli incendi
boschivi,
consentirebbe di
monitorare
ed
eventualmente rilevare tempestivamente gli incendi
nei periodi e nelle
zone a maggior rischio organizzando
in modo più efficace la macchina
Foto 11. Lingua di bosco naturale distrutta dal fuoco
operativa di intervento.
Altri risultati:
1. realizzazione di un supporto tec3. sorveglianza continua anche su
nologico dinamico inserito in un
aree forestali impervie con diffipiano strategico regionale;
coltà di accesso;
2. approntamento di rapidi report
4. realizzazione di una banca dati
sull’estensione dell’incendio, dei
on line riguardante gli eventi,
danni potenziali e di quelli caul’efficacia degli interventi, le mosati;
dalità di spegnimento.
Gennaio-Marzo 2013
31
Difesa del suolo.
Stato sanitario dei boschi
L’erosione è un fenomeno geologico normale i cui effetti, se la copertura vegetale è distribuita
uniformemente e assolve bene al
compito di ridurre la forza battente
dell’acqua di pioggia sul suolo,
sono limitati oppure molto lenti.
Si deve al degrado della copertura
forestale, determinato dalle pressioni antropiche (interventi selvicolturali inidonei, tagli abusivi,
carico di animali eccessivo), il moltiplicarsi in maniera quasi esponenziale degli effetti dell’erosione.
Gli eventi meteorici sono elementi
naturali di rischio, capaci di procurare danno in rapporto alla loro frequenza e intensità, secondo i diversi
livelli di vulnerabilità del territorio.
La probabilità che l’evento dannoso
si verifichi è dunque connessa da
una parte alla forza battente e durata della pioggia, dall’altra al
basso grado di copertura arborea/
arbustiva presente nell’area o nel
comprensorio.
In ambiente mediterraneo, caratterizzato da piovosità aggressive e infedeli, l’intervento dell’uomo per
contenere o diminuire il danno sul
suolo forestale può agire soltanto
agendo sulla copertura arborea e/o
arbustiva, che dovrà presentarsi
continua e in buono stato vegetativo, ripristinandone il manto ove
compromesso. Di qui la necessità di
una gestione silvo-ambientale dei
soprassuoli, in modo da conservarli
a lungo in efficienza ecologica e
produttiva (Foto 12-13-14).
Si tratta quindi di prevedere sul binomio suolo-soprassuolo una manutenzione ordinaria,
sempre necessaria, e
una straordinaria,
quando la prima è
carente o è stato
fatto cattivo uso
dell’ecosistema
bosco oppure si
sono avuti localmente catastrofi naturali o se tutte e tre
le cause hanno
coinciso.
Nei sistemi agroforestali calabresi
per accrescere la difesa del suolo
occorre fare un uso appropriato del
territorio, facendo affidamento:
1. sulla corretta gestione dei soprassuoli;
2. sull’applicazione nelle aree non
boscate di buone pratiche agricole;
3. sulla realizzazione di opere pubbliche se necessarie.
Azioni dipendenti dall’entità di risorse finanziarie che il governo regionale ha e che intende destinare
alla stabilità delle aree a rischio e
alla sicurezza della gente.
Operativamente, per aumentare
nella regione la difesa idrogeologica e ridurre sulle pendici collinari
e montane i fenomeni erosivi e di
franosità, è necessario anche che gli
enti territoriali preposti – impiegando razionalmente gli operai
idraulico-forestali – attuino nelle
aree instabili e/o acclivi e/o carenti
di vegetazione arborea/arbustiva
appositi e mirati interventi di ripristino fisico e biotico dei luoghi, sia
nei tratti d’alveo e lungo le sponde
fluviali che sui versanti e sulle pendici. Attenuando, in tal modo, nei
periodi di maggiore piovosità, la
portata e la velocità di scorrimento
delle acque superficiali e svolgendo
un’azione efficace di prevenzione
idrogeologica per il contenimento
dell’erosione dei suoli e il mantenimento e/o rafforzamento della copertura vegetale.
Foto 12. Gradoni su versanti e pendici con erosione diffusa
Foto 13. Terreno preparato a gradoni senza buche interposte
32
Foto 14. Efficaci risultati ottenuti col rimboschimento
i L
Per lo stato sanitario dei boschi, a
parte gli attacchi dovuti al Mal
dell’inchiostro, Cancro della corteccia e Cinipide galligeno nei castagneti e di Processionaria nelle
pinete (soprattutto artificiali) di laricio e di d’Aleppo, i restanti popolamenti forestali calabresi godono
di uno stato di salute da discreto a
buono, per cui al momento si può
stare abbastanza tranquilli.
A condizione però che la noncuranza e la stupidità dell’uomo (incendi boschivi di natura dolosa che
nella regione non accennano a diminuire sia per numero che per
estensione e danni prodotti, comparsa nel 2010 in Calabria del Cinipide del castagno) non abbiano a
manifestarsi ancora e creare alle
piante forestali poste nelle vicinanze delle zone attraversate dal
fuoco o colpite da infestazioni biotiche primarie, attacchi parassitari
secondari su piante morte.
E’ il caso di ricordare con uno slogan-verità che “il bosco non è solo
risorsa e riserva di beni naturali indefinitivamente riproducibili, ma è
anche e soprattutto vita”. Riflettiamo dunque.
Boschi del piano montano
e submontano
Le tipologie forestali presenti in Calabria si caratterizzano per una distribuzione geografica marcata nei
riguardi dei limiti altitudinali superiori imposti da fattori termici, poco
evidente per quelli inferiori legati al
fattore umidità.
Consegue che nella regione l’attività silvana diventa preminente al
di sopra dei 900-1.000 m di quota
e dove, salendo ancora in alto, prevalgono – per estensione dei boschi, uniformità strutturale delle
formazioni, qualità della produzione legnosa, specificità ambientali, espressività paesaggistiche – le
rinomate e apprezzate foreste mediterranee calabresi, pure e/o miste,
f o c u s
Foto 15. Fustaia adulta in inverno
di conifere e/o di latifoglie, di formazioni giovani e adulte, con presenza anche di grandi patriarchi
arborei.
faggete
Occupano un’estensione di 77.237
ettari (12,6% della superficie boscata regionale), distribuiti in una
fascia altitudinale compresa tra gli
800-900 m dei versanti costieri e i
1.800-1.900 m della Sila e i 2.0002.100 m del Pollino. Il rapporto fustaie/cedui dei popolamenti è
alquanto disomogeneo e varia da
1,3 a 2,1 secondo la regione montuosa considerata (Foto 15-16). Le
fustaie di faggio sono diffuse soprattutto sulla Catena Costiera. Il
turno da adottare nelle faggete governate ad alto fusto è di 90-100
anni, dalle quali è possibile ritrarre
masse legnose variabili da 300 a
400 m3/ha. Ultimamente in Calabria, per la grave crisi in atto nella
filiera foresta-legno, il legno di faggio è destinato principalmente all’imballaggio.
Foto 16. Misurazioni dendrometriche in ceduo invecchiato
Gennaio-Marzo 2013
33
pinete di Laricio
Foto 17. Pineta naturale di laricio con insediamento di faggio
L’estensione complessiva è di 7072.000 ettari (60% di origine naturale), localizzati prevalentemente in
Sila, sull’Aspromonte e sugli altipiani delle Serre. Sono formazioni
boschive importanti e significative,
di cui l’attuale superficie configura
quanto di essa rimane del più vasto
rivestimento selvoso dell’Italia meridionale: la cosiddetta Silva brutia
dei romani, ricca soprattutto di popolamenti di pino laricio, espressione simbolica del paesaggio
forestale calabrese. Nell’ottimo ambientale di vegetazione la specie
costituisce estese pinete, per lo più
monospecifiche, dalle quali si rinnova facilmente.
Le produzioni legnose dei soprassuoli naturali (Foto 17) sono notevoli, ma variabili con la fertilità
della stazione (450-950 m3/ha a
100 anni). Attualmente anche il
legno di pino laricio è impiegato
soprattutto per imballaggio. Per i
rimboschimenti (Foto 18) la densità a 40-50 anni è ancora elevata
(1.200-1.600 piante a ettaro), con
provvigioni legnose da buone a
ottime (300-700 m3).
c a s ta g n e t i
Foto 18. Pineta artificiale di laricio diradata (grado B)
Foto 19. Castagneto ceduo sottoposto a diradamento (grado C)
34
Sono stesi su 69.370 ettari, con
rapporto cedui/fustaie variabile da
4,5 a 6,5 secondo l’area geografica
(Catena costiera, Sila, Serre,
Aspromonte) dove sono edificati i
Foto 20. Castagneto ceduo a evoluzione naturale (controllo T)
i L
popolamenti. I cedui castanili
(Foto 19-20), contrariamente a
quanto si verifica da oltre cinquant’anni per i castagneti da
frutto (Foto 21), si presentano generalmente in buone condizioni di
vegetazione e di produttività.
Le ragioni risiedono nella forma di
governo a ceduo della specie che
trova nel piano submontano della
regione condizioni ecologiche ottimali, nella spiccata capacità di
rinnovazione agamica della pianta
che si mantiene elevata anche su
ceppaie vecchie, nella maggiore
resistenza dei polloni agli attacchi
parassitari del Cancro della corteccia e a quelli del Cinipide galligeno
(comparso in Piemonte nel 2002,
in Toscana nel 2008, in Calabria
nel 2010).
I turni che prevalgono sono quelli
di media lunghezza (10-18 anni),
seguiti dai lunghi (20-25 anni) e
dai brevi (inferiori a 10 anni). Nei
cedui semplici a turno medio le
produzioni legnose a ettaro che se
ne ricavano sono, secondo la
classe di fertilità, dell’ordine di
2.200-3.000 polloni, 12-15 m di
altezza media, 160-210 m3 di
massa dendrometrica.
f o c u s
forestali nei querceti delle due specie sono legati principalmente al
riordino colturale dei soprassuoli
esistenti, al razionale esercizio del
pascolo in bosco, a una superiore
azione di prevenzione nei riguardi
del fuoco.
Foto 21. Frutteto di castagno in buono stato colturale
Querceti di farnetto e di cerro
Costituiscono popolamenti distribuiti su 42.909 ettari, per lo più
monospecifici e governati a fustaia
(Foto 22-23). I querceti di farnetto, rispetto a quelli di cerro, occupano una superficie maggiore e
risultano esclusivi dei versanti ionici, dove sono localizzati in molteplici isole e isolotti al di fuori dei
quali, per tratti anche estesi, la
specie non si incontra neppure allo
stato isolato. Nella Sila Greca,
dove la specie vegeta nell’habitat
ottimale del suo areale calabrese,
in soprassuoli di età media 66 anni
è stata rilevata mediamente a ettaro una densità di 939 piante, per
un’area basimetrica compresa tra
15 a 43 m2 e un volume cormometrico variabile da 170 a 475 m3. Lo
sviluppo e il rilancio delle attività
Foto 22. Popolamenti naturali di farnetto (Sila Greca)
Foto 23. Raccolta a terra di ghiande di farnetto
Gennaio-Marzo 2013
35
abetine di abete bianco
deve poter conciliare in giusta misura
esigenze
ecobiologiche
e
selvicolturali con
altre di ordine economico e sociale.
In Calabria è perciò
necessario, già da
questo secondo decennio del nuovo
millennio, operare
un uso razionale
delle risorse silvane
esistenti, seguendo
due concezioni apparentemente antitetiche, ma che in
Foto 24. Formazione naturale di abete
realtà si integrano
(Serra S. Bruno)
assai bene:
Il primo indirizzo, che si prefigge di
- conferire alla funzione produtaumentare e migliorare la produttitiva del bosco un importante
vità dei boschi calabresi va conseruolo laddove le aree forestali
guito sia adottando buone pratiche
presentano scarse limitazioni ficolturali (verificate nelle linee genesico-biologiche;
rali e codificate da tempo nella re- attribuire al bosco una eminente
gione da istituzioni scientifiche) sia
funzione naturalistica o di riequiriducendo le enormi perdite di prolibrio nei popolamenti forestali a
duzione per l’azione dannosa delelevata valenza ambientale o con
l’uomo (pascolo eccessivo, tagli
forti limitazioni fisico-biologiche
abusivi, trattamento inidoneo) o di
o troppo manomessi dall’uomo.
Riconosciute al bosco la funzione
avversità naturali (fuoco, eventi atPer la ribadita vocazionalità foreprimaria di protezione contro le camosferici, attacchi parassitari).
stale della regione esistono tutte le
lamità naturali, quella estremaSul piano operativo la scelta delpremesse per conseguire entrambi i
mente importante di fonte di lavoro
l’intervento ottimale di taglio (inrisultati, sempreché le tipologie sile di reddito per le popolazioni locali
tercalare o di utilizzazione),
vane presenti, soprattutto quelle
e quella di ricreazione e svago per
autoctone e peculiari, estese su
indispensabile per qualsiasi prol’uomo, una moderna visione della
consistenti superfici pubbliche e
getto di gestione da realizzare nelle
salvaguardia di tali aspetti peculiari
private, vengano
macroaree boscate, dovrà tenere
correttamente geconto degli obiettivi da perseguire
stite a mezzo di
in funzione:
interventi selvi1. della specie, dell’origine, della
forma di governo e dell’età del
colturali calibrati e
popolamento;
di alta efficienza
2. della stazione (quota, pendenza,
ambientale, tali da
esposizione);
poterli definire as3. dei suoi caratteri ambientali (fisistiti, cioè capaci
sici e biotici) e storici (tagli openel tempo di indirati in passato);
rizzare i sopras4. della densità, struttura e composuoli stessi (natusizione del soprassuolo;
rali e artificiali)
5. dello stato vegetativo e sanitario
sottoposti al taglio
delle piante da tagliare;
verso la loro inelu6. delle condizioni generali del sotdibile
perpetuaFoto 25. Piante di abete bianco e pino laricio
in giovane faggeta
tobosco.
zione.
La diffusione dell’abete in Calabria,
è di 4.851 ettari, sommatoria di
molti nuclei sparsi e disgiunti, in
gran parte di origine naturale (Foto
24-25-26). In Sila il nucleo più importante ricade nella Foresta Gariglione; sulle Serre i popolamenti
costituiscono un notevole accorpamento rappresentato da demani comunali e da consistenti lotti privati;
in Aspromonte la presenza della
specie si riduce ed è anche discontinua, ancorché varia per densità,
composizione e stato vegetativo. Le
produzioni legnose che si ottengono dai soprassuoli sono considerevoli sia nelle abetine naturali
(1.200 m3 a 100 anni) che in quelle
artificiali (950 m3 a 80 anni). I rimboschimenti di abete bianco più
importanti e significativi realizzati
in Calabria risalgono all’inizio del
secolo scorso e ricadono principalmente sulla Catena Costiera.
Ruolo della selvicoltura
36
i L
nalmente i soprassuoli boscati pubblici e privati in un contesto unico di
sostenibilità ambientale, conservativa, produttiva e sociale”.
Gli interventi di taglio (colturale e/o
di fine turno) da eseguire nei popolamenti saranno dettati dalle possibilità ecologiche e produttive dei
singoli soprassuoli e, per ciascuno di
essi, finalizzati al mantenimento del
bosco in equilibrio con l’ambiente,
alla conservazione della biodiversità
e della complessità dell’ecosistema
stesso, alla congruenza dell’attività
silvana con gli altri sistemi con i
quali il bosco interagisce.
Foto 26. Esemplare di abete
nella Foresta Gariglione
All’interno del popolamento, l’ottimale densità e la regolare distribuzione spaziale delle piante
consentiranno di esaltare la produzione di legno e di seme di qualità,
di svolgere una buona protezione
del suolo, di valorizzare al massimo
l’ecosistema bosco. Moderate potature secche alle piante rimaste permetteranno anche di ridurre il
pericolo di incendi e di facilitare
l’accesso ai popolamenti negli interventi successivi.
Per il secondo indirizzo, che mira
alla conservazione naturalistica dei
boschi, la gestione delle aree forestali su cui intervenire dovrà essere
finalizzata:
1. all’azione di salvaguardia dei popolamenti in precario stato vegetativo;
2. alla tutela della flora, della fauna
e delle acque;
3. alla preservazione dell’ambiente e
degli equilibri naturali instaurati.
Tali scelte di politica forestale regionale non possono essere disattese ancora e devono condurre alla gestione
mirata dei boschi calabresi significativi (naturali, artificiali, naturalizzati,
di neo-formazione), con il supporto
scientifico e tecnico offerto principalmente dalla selvicoltura, disciplina
accademica forestale che coniuga
l’arte e la scienza di “coltivare razio-
Filiera foresta-legno
Come indicato più volte la Calabria
possiede un patrimonio forestale tra
i più importanti in Italia, sia per
l’entità delle superfici occupate sia
per la presenza di popolamenti arborei di specie autoctone peculiari.
Patrimonio boschivo però poco valorizzato nell’ultimo decennio, ove
si rifletta che circa la metà della
massa prelevata annualmente dai
soprassuoli è destinata a legna per
combustibili e che il tondame
grezzo costituisce soltanto il 1520% del valore della massa utilizzata.
I motivi sono da ricercare principalmente nella inconsistenza della filiera foresta-legno, limitata soltanto
all’utilizzo dei lotti boschivi i cui
proprietari hanno ottenuto dagli organismi regionali preposti il nulla
osta di taglio, trascurando gli imprescindibili e importanti passaggi
successivi, riguardanti la prima lavorazione degli assortimenti di
maggiori dimensioni (operata per lo
più in regioni limitrofe) e la trasformazione industriale del legno, che
contribuirebbero non poco a innalzarne il valore economico.
Al momento le possibilità di sviluppo e di ampliamento della filiera
in Calabria restano legate al superamento di quattro fasi:
f o c u s
1. la ripresa dinamica e razionale
della gestione dei boschi naturali
e artificiali presenti, secondo
norme selvicolturali ben definite
e validate da tempo;
2. il potenziamento delle imprese di
trasformazione industriale di legname di qualità (segati, tranciati);
3. la realizzazione di impianti per
la trasformazione della biomassa
lignocellulosica in energia elettrica o termica o per la produzione di pallet;
4. la produzione di legna da ardere,
di paleria a uso agricolo e forestale, di pannelli lamellari e truciolari, di carbone vegetale.
Con un occhio attento anche alla
ricostituzione delle aree boscate distrutte dal fuoco, che rappresenta
un fattore di profonda alterazione
degli ecosistemi forestali attraversati da questa grave calamità e che
incide sulla stabilità idrogeologica
del territorio e che interferisce negativamente, in modo diretto o indiretto, anche allo svolgimento
delle attività economiche e alla permanenza dell’uomo in montagna.
Una considerazione infine per la produzione legnosa di pregio da destinare all’edilizia e a usi strutturali, per
la quale l’offerta calabrese resta sempre bassa perché la domanda è legata
alla presenza, in ambito locale, di
imprese di trasformazione industriale, attualmente carenti per il difficile reperimento nella regione degli
assortimenti legnosi (che purtroppo
restano in bosco o se venduti sono
svalutati commercialmente) e per
non poche difficoltà economiche.
Produzioni legnose di qualità che in
Calabria possono essere sicuramente
ottenute e immesse sul mercato regionale qualora si inizi a dare corso,
nei popolamenti forestali ricordati
(pinete di laricio, faggete, castagneti, querceti di farnetto, abetine),
naturali e artificiali, alla cosiddetta
selvicoltura assistita che consente,
insieme agli altri obiettivi, di elevare
pure il valore tecnologico degli assortimenti ritraibili.
Gennaio-Marzo 2013
37
p e s c a
Seminare per raccogliere
o per pescare?
Anche il mare ha i suoi appezzamenti. Specialmente
se si tratta di ricostituire una specie a rischio di estinzione
ROBERTO MINERVINI
Docente di Biologia della Pesca
e Acquacoltura dell’Università
della Tuscia di Viterbo
Seminare per raccogliere può apparire un
titolo scontato, ovvio in una rivista di agricoltura, ma a volte ciò che facciamo ormai
da diecimila anni può apparire straordinario in un contesto davvero diverso. In questo caso il contesto appunto non è il solito
appezzamento di terra bensì un appezzamento di mare. Si tratta infatti di un intervento di ripopolamento attivo, di
restocking secondo la nomenclatura inglese, per ricostituire in mare una popolazione di un crostaceo ormai praticamente
scomparso: l’Astice europeo. Questa
grande “aragosta” con le enormi pinze è il
più grande crostaceo esistente al mondo
potendo giungere, in moltissimi anni, fino
ai 15 chili di peso. Ovviamente quelli che
abitualmente vengono pescati, dove questa specie è ancora presente, raramente
superano i tre-quattro chili, che poi natu-
Piccolo astice
"seminato"
in natura
38
ralmente vengono considerati chili di particolare bontà essendo questo crostaceo
apprezzato da molti più dell’aragosta, di
cui è anche un parente alla lontana.
L’operazione di ripopolamento è stata resa
possibile grazie a una tecnica di produzione di giovanili di astice messa a punto
presso il Centro Ittiogenico Marino del Dipartimento di Ecologia e di Biologia dell’Università della Tuscia di Viterbo e da
una collaborazione con il Parco Marino
Costa degli Dei. Ma cos’è un Centro Ittiogenico Marino? Un Centro Ittiogenico è
solo un posto pieno di vasche e di vari
contenitori per riprodurci e allevarci degli
organismi acquatici. In Italia ci sono molti
impianti di questo tipo, che generalmente
vengono chiamati avannotterie, sia per riprodurre organismi di acqua dolce (soprattutto trote) che per quelli di mare
(principalmente spigole e orate), ma nessuno di questi opera per produrre organismi destinati al ripopolamento in mare.
Forse a qualcuno potrà apparire strano
pensare di ripopolare il mare, un elemento
così straordinariamente vasto, che la nostra cultura tradizionalmente agro-pastorale ci fa apparire ancora più grande.
Certo il mare è grande, ma gli organismi
non lo vivono dappertutto. Mi spiego meglio: se seminassimo centomila giovani
spigolette in mare le giovani bestiole,
dopo un periodo di almeno un paio d’anni
vissuto lungo le spiagge e scogliere del
Mediterraneo, al massimo si allontanerebbero dalla costa fino a profondità non superiori ai cinquanta metri. In buona
sostanza non si disperderebbero all’infinito verso il largo, pescarle sarebbe pos-
sibile perché frequenterebbero per tutta
la loro vita una porzione di mare limitata
alla fascia costiera. Sarebbero comunque
svariate migliaia di chilometri quadrati,
ma è anche vero che una spigola depone
anche diverse centinaia di migliaia di uova
e quindi… Insomma seminare il mare non
è una follia, anzi, siamo purtroppo non ai
primi posti in Europa in questo, senza parlare poi del Giappone che ha decine e decine di Ittiogenici marini, sia pubblici che
privati, che sfornano ogni anno centinaia
di milioni di giovanili delle specie più svariate (compresi i pesci palla) per ripopolare
i fondali marini del loro arcipelago.
I giapponesi, che con i loro circa 60 chili
di consumo annuale pro capite di prodotti
ittici, hanno nel mare un’importantissima
fonte alimentare, praticano il ripopolamento attivo già dagli anni sessanta del
secolo scorso producendo tra l’altro tecnologie oggi adoperate nelle acquacolture
di tutto il mondo.
In Europa, Svezia, Norvegia, Francia e altri
Paesi ancora, hanno da un decennio cominciato il restocking marino e i risultati
migliori li stanno avendo proprio con gli
astici che, da prodotto raro e ricercato,
stanno diventando una importantissima
fonte di reddito per i pescatori locali.
Quello che conta, in questo genere di approccio, è la tenacia. Non si addomestica
facilmente la Natura e se una specie si è
rarefatta o è scomparsa il suo spazio viene
occupato da altre specie e al suo ritorno
deve riuscire a reinserirsi, deve imparare a
riconoscere le insidie di un ambiente che
solo dopo molto tempo, superate dure
prove e rigorose selezioni, sarà in grado di
accettarla. Ecco perché nel reinserimento
di una specie, e vale non solo per il mare,
i numeri dei nuovi arrivati devono essere
consistenti e bisogna cercare di proteggerli al meglio. Nel caso degli astici i loro
nemici naturali sono soprattutto i pesci, i
polpi e le seppie, ma forse il peggiore,
come spesso accade, è l’uomo che con indifferenza e ignoranza, pescando in acque
e località vietate, fa enormi danni soprattutto alla comunità cui appartiene. Questi
comportamenti sconsiderati possono mi-
Femmina
riproduttrice
di Astice
europeo
nare la lungimiranza di un ente, quale la
Regione Calabria che, per prima in Italia,
seguita a ruota dalla Regione Lazio, ha
creduto in questa tipologia d’intervento
rivolto soprattutto a favorire la categoria
dei pescatori, sia della pesca artigianale
che di quella meccanica.
Il futuro della stessa pesca ha assunto
ormai connotazioni diverse, lo spopolamento di oltre l’80% dei nostri mari ci impone nuove scelte strategiche che la UE
ormai ci impone in continuazione. Dalle
nuove dimensioni e tipologia delle maglie
delle reti a strascico, alla politica delle
quote di pesca per prodotto, alle taglie
minime per il pescato, alle limitazioni alla
pesca a strascico, all’abolizione delle pesche speciali (bianchetto), agli incentivi
per la dismissione delle imbarcazioni, ai
progetti GAC (FLAG) per differenziare (intendi spostare) l’attività di pesca verso
altri settori in qualche maniera a essa correlabili. In tutto questo doveroso e necessario fermento l’antica regola del semina
se vuoi raccogliere comincia ad apparire
essenziale anche per la nostra pesca mediterranea. Mancano purtroppo le strutture e quella dell’Università della Tuscia di
Viterbo è piccola e purtroppo l’unica in
Italia con intenti di ripopolamento marino.
In questo bisognerà seguire il solco lungo
e profondo già tracciato dal Giappone,
probabilmente, come le Prefetture giapponesi, ogni Regione costiera italiana
dovrà dotarsi di un Centro Ittiogenico Marino, dando lavoro a tecnici specializzati e
producendo semi che, se saremo capaci di
proteggerli da noi stessi, cresceranno e si
moltiplicheranno da soli.
Gennaio-Marzo 2013
39
r u r a L e
r e t e
Crescere? L’ideale
è fare Rete. Rurale
VINCENZO CARE’
La Rete Rurale Nazionale è il programma
di supporto alle politiche di sviluppo
delle aree rurali (PSN e PSR) per il periodo 2007-2013 e ha il fine di favorire
scambi di esperienze e conoscenze tra gli
operatori del settore, le istituzioni e tutti
i soggetti che operano e vivono nelle
aree rurali.
La Rete Rurale, oltre a essere un veicolo
di informazioni condivise, rappresenta una
risorsa in grado di valorizzare le potenzialità del territorio, individua i punti di forza
e le criticità dell’attuazione dei Programmi
di Sviluppo Rurale, intervenendo con tempestività ed efficacia per consentire il miglioramento della governance.
L’Autorità di Gestione del Programma
della Rete Rurale è il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, le
attività a livello centrale vengono realizzate da alcune Task Force tematiche (Leader, Buone Pratiche e Innovazione,
Monitoraggio e Valutazione, Cooperazione), che sono anche da supporto alle
Postazioni Regionali della Rete che operano a livello locale.
Tutte le attività della Rete sono dirette
alle Amministrazioni Regionali e alle istituzioni interessate, ai GAL (Gruppi di
Azione Locale) e a tutti gli operatori e attori dello sviluppo rurale.
Le Postazioni Regionali della Rete (PRR)
hanno come obiettivi:
• Informare. Consentendo un flusso di
informazioni tra il livello centrale e le
diverse Autorità di Gestione al PSR
2007-2013 per un’organica ed efficace
gestione delle attività;
• Animare. Interagendo con gli attori
dello sviluppo rurale per migliorare i
processi organizzativi;
• Valorizzare. Sottolineando le potenzialità delle aree rurali anche grazie alla
diffusione di buone pratiche;
Inea, Rete Rurale Nazionale
Postazione Regionale
della Calabria
ANNA TANCRE’
Inea, Rete Rurale Nazionale
Postazione Regionale
della Calabria
Riviste,
social network,
internet
e banche dati
sono gli strumenti
per favorire
scambi
e politiche
di sviluppo
40
• Comunicare e mettere in rete. Diffondendo le notizie e le informazioni e
mettendo in contatto i diversi attori
dello sviluppo rurale.
AL VIA LA SECONDA EDIZIONE DEL
Giovani agricoltori
Il Ministero delle Politiche Agricole,
Alimentari e Forestali, in
collaborazione con la Rete Rurale
Nazionale (RRN) ha indetto un
concorso per la seconda selezione
nazionale Nuovi fattori di successo,
dedicato a valorizzare e diffondere le
Buone Pratiche nello Sviluppo Rurale
realizzate da giovani agricoltori
nell’ambito del Fondo Europeo
Agricolo per lo Sviluppo Rurale
(FEASR).
Rendimento globale, innovazione,
impatto sull’attrattività del territorio,
ma anche la sensibilità mostrata nei
confronti dell’ambiente, la tutela e la
valorizzazione delle risorse umane
impiegate o il grado di innovazione
organizzativa, commerciale e
comunicativa saranno alla base
dell’analisi per la definizione di un
caso come buona pratica per i giovani.
Le prime tre aziende classificate nella
graduatoria finale saranno
A tal fine la Rete Rurale si avvale di diversi strumenti. In particolare sull’home
page del sito www.reterurale.it, è disponibile la sezione Progetti in Rete,
ove attraverso dei pulsanti dedicati,
con un semplice click si accede a diversi progetti e applicazioni della Rete.
Il sito internet www.reterurale.it, suddiviso in aree tematiche, con pubblicazioni, report, notizie, bandi, eventi e
opportunità offerte ai diversi beneficiari
delle politiche di sviluppo.
La Rete informa grazie a Pianeta PSR, la
newsletter dello sviluppo rurale, una rivista
mensile con rubriche tematiche e consultabile al sito www.pianetapsr.it e grazie a
RRN Magazine, la rivista trimestrale della
Rete Rurale nella quale vengono svolti
degli approfondimenti tematici e consultabile sul sito www.pianetapsr.it/magazine.
YOURuralNET, ovvero la community per i
giovani agricoltori ove è possibile scambiare esperienze e trovare informazioni
utili per la propria attività.
CONCORSO DEL MINISTERO IN COLLABORAZIONE CON LA RETE RURALE
e Buone Pratiche: risultati eccellenti
protagoniste di altrettanti docufilm
appositamente girati a marchio RRN
mentre le prime dodici aziende
classificate saranno presentate come
esempi di eccellenza nell’ambito delle
iniziative della Rete Rurale Nazionale
e le loro esperienze diffuse, nel corso
di vari eventi nazionali e
internazionali, attraverso prodotti
divulgativi specifici a marchio RRN.
Grande entusiasmo e partecipazione per
l’iniziativa si erano registrati già nella
prima edizione del concorso conclusosi
il 16 ottobre presso il Ministero con
l’organizzazione dell’evento di
premiazione dei giovani agricoltori
vincitori della prima selezione
nazionale Nuovi fattori di successo e
l’anteprima dei tre documentari
realizzati da giovani registi.
I registi, selezionati grazie al
coinvolgimento delle migliori scuole
italiane di cinema, hanno realizzato i
documentari sulle prime tre aziende
classificate: l’azienda agricola Le
Conche di Vincenzo Sposato a
Bisignano in provincia di Cosenza,
l’azienda agricola Cascina Barosi di
Benedetta Rospigliosi ad Annicco in
provincia di Crotone e l’azienda
agricola Monte Spada di Matteo
Bolognesi a Brisighella in provincia di
Ravenna. Sono stati dodici i giovani
premiati dal ministro Mario Catania,
diventati inoltre protagonisti del
Calendario 2013 dei Nuovi fattori di
successo, un altro prodotto di
comunicazione della Rete Rurale.
Per partecipare alla seconda edizione
del concorso, le domande dovranno
essere inviate a mezzo posta
raccomandata con avviso di
ricevimento entro e non oltre
il 22 marzo 2013 all’indirizzo:
Ministero delle Politiche Agricole,
Alimentari e Forestali – Direzione
Generale dello Sviluppo Rurale
Ufficio DISR II
Via XX Settembre, 20
00187 Roma.
Eventuali richieste di chiarimenti
sul bando potranno essere inviate
all’indirizzo e-mail:
[email protected].
Ulteriori informazioni
sulle modalità di partecipazione
del concorso si trovano sul sito
www.reterurale.it.
E M I L I A R E DA
Inea, Rete Rurale Nazionale
Postazione regionale
della Calabria
Gennaio-Marzo 2013
41
r u r a L e
r e t e
A L A M E Z I A T E R M E L ’ O P E N D AY N E L L ’ A M B I TO D E L P R O G E T TO R U R A L 4 K I D S
I bambini a confronto con le sfide dello sviluppo
Come sensibilizzare e far comprendere al mondo
scolastico il contesto agricolo in modo da riflettere
anche sulle sfide dello sviluppo rurale concernenti
acqua, energia, biodiversità e cambiamenti climatici?
Per rispondere a tali esigenze è stato avviato in
Calabria il 20 febbraio dello scorso anno il progetto
sperimentale Rural4Kids, realizzato
dall’Autorità di Gestione del PSR
2007-2013 del Dipartimento
Agricoltura della Regione
Calabria, promosso dal Ministero
delle Politiche Agricole,
Alimentari e Forestali e dalla
Rete Rurale Nazionale e
sostenuto dall’Unione Europea.
Il progetto si è sostanziato in
tre incontri, l’ultimo dei quali si
è svolto il 28 maggio scorso
con l’organizzazione di un
Open day a Lamezia Terme presso l’Azienda
Agricola Statti. Protagonisti circa 300 bambini di 5
scuole primarie dell’intera regione, una per provincia,
che hanno aderito al progetto con le classi III, IV e V.
In particolare hanno partecipato a Rural4Kids l’Istituto
scolastico Collodi Gebbione di Reggio Calabria, l’Istituto
scolastico Ernesto Codignola V Circolo di Crotone, la
Scuola elementare Amerigo Vespucci Triparni di Vibo
Valentia, l’Istituto comprensivo Vincenzo Padula di Acri
e il I Circolo didattico Maggiore Raffaele Perri di
Lamezia Terme.
Nella giornata conclusiva del 28 maggio sono stati
presentati i progetti finali di ogni scuola: i bambini
hanno illustrato i propri elaborati dimostrando piena
consapevolezza della materia affrontata con
l’entusiasmo di diffondere il proprio sapere attraverso
un linguaggio semplice e accessibile a tutti.
Ogni scuola ha rappresentato le 4 sfide – acqua,
energia, biodiversità e cambiamenti climatici –
attraverso rappresentazioni teatrali, canzoni, poesie,
plastici e disegni.
Grande la soddisfazione degli insegnanti, dell’Autorità di
Gestione, del referente del Ministero dell’Agricoltura che
ha presenziato l’Open day, ma soprattutto dei bambini
che hanno potuto trascorrere una giornata immersi nel
verde, nel mondo della biodiversità, tra stalle e comparti
agricoli, accolti da Clementino (il mandarino gigante) e
indossando le magliette rappresentative della propria
scuola con colori differenti.
Insomma una festa di bambini che fa tanto bene anche
agli adulti!
Leaderbook, il social network dedicato all’approccio Leader.
La Vetrina delle opportunità,
con una banca dati e un piccolo motore
di ricerca per conoscere tutti i bandi PSR
o GAL pubblicati.
Ruraland, una finestra sul mondo rurale
dedicata ai più piccoli con i progetti
Rural4Kids che coinvolge le scuole elementari, Rural4Teens per le scuole
medie e Rural4Youth per gli studenti
universitari.
La Banca Dati sulla Produzione Integrata.
Il Registro Nazionale sul Paesaggio Rurale Storico.
SOS API dedicato al settore dell’apicoltura.
Sul sito sono poi rinvenibili tutte le diverse
attività realizzate e in corso di realizzazione da parte della Rete, come il Censimento sui Giovani Agricoltori, finalizzato
a raccogliere i fabbisogni delle nuove ge-
42
nerazioni per meglio orientare le nuove
politiche di settore, o il progetto Eccellenze Rurali, dedicato alle idee imprenditoriali finanziate con le Misure dei PSR,
che costituisce una importante occasione
per comunicare i risultati tangibili della
politica di sviluppo rurale e far emergere i
casi in cui il finanziamento è stato in
grado di generare un salto di qualità per
l’azienda beneficiaria, consentendo di raccogliere un elenco di progetti eccellenti
da poter promuovere come buone prassi e
implementare il database dei progetti europei presente sul sito della Rete Rurale
Europea.
Ma, soprattutto, la Rete risponde è un
punto di contatto con il territorio e gli attori dello sviluppo rurale, raccogliendo i
fabbisogni di categorie e territori, ma
anche rispondendo alle mail dei singoli.
Un filo diretto tramite contatt@ la Rete
Rurale (sull’home page del sito).
L o
s t u d i o
T come tignola,
il nemico dell’olivo
Il comprensorio della Piana di Gioia Tauro
si caratterizza per la presenza marcata
dell’olivo che in questo territorio cresce
con enorme vigore soprattutto con le varietà locali. Di qui l’importanza di tecniche
agronomiche e di strategie di difesa, che
consentano la naturale limitazione dell’incidenza e della gravità delle infestazioni
parassitarie o infezioni fungine e diano
modo di prevenire le cause che le favoriscono. In quest’ambito un particolare nemico dell’oliveto litoraneo è rappresentato
dalla Tignola dell’olivo [Prays oleae Bernard) , lepidottero con abitudini crepuscolari che raggiunge dimensioni di 4-6
millimetri, diffuso in tutti i Paesi olivicoli
del bacino del Mediterraneo, il Mar Nero,
Medio Oriente e le Isole Canarie.
L’adulto (circa 13-15 mm di apertura
alare) presenta ali frangiate con una livrea
grigio-argento, con piccole macchie nerastre nel primo paio. Le larve mature (circa
8 mm di lunghezza) sono di color nocciola
chiaro, con bande longitudinali verdastre,
dorsalmente, e giallognole, ventralmente.
I danni si manifestano sui fiori, sui frutti
e sulle foglie. Su una buona percentuale
dei fiori, l’insetto non provoca danni apprezzabili, mentre l’attacco ai frutti è particolarmente pericoloso. I danni sono
arrecati, in particolare, dall’attività trofica
delle larve. Quelle di prima generazione
danneggiano le infiorescenze. Le larve
della generazione carpofaga danneggiano
la drupa e ne provocano la cascola in due
momenti diversi: in giugno-luglio, quando
penetrano all’interno del frutto, e in settembre-ottobre, quando escono dal frutto
per incrisalidarsi.
Le larve di terza generazione limitano l’attività fotosintetica della pianta che, tuttavia, non determina mai livelli di danno
tali da giustificare interventi di difesa.
Gli interventi contro la prima generazione
sono necessari quando si raggiungono in-
Tignola dell’Olivo (Prays oleae Bernard)
festazioni superiori al 45% di fiori attaccati
ed è auspicabile l’impiego di Bacillus thuringiensis Berliner intervenendo quando il
50% dei fiori sono aperti. Viceversa su
quella carpofaga è importante intervenire
tempestivamente appena si riscontra la
presenza delle uova sul peduncolo, prima
che la larva neonata penetri all'interno
della drupa. Sarà quindi necessario utilizzare prodotti sistemici o citotropici in
grado di raggiungere la giovane larva che
si addentra all’interno dell’olivina, pertanto
sono indicati triclorfon, fenitrothion, oppure dimetoato, malathion ecc.
Le prove in campo sono state condotte da
fine marzo a fine ottobre del 2012 in oliveti situati nella Piana di Gioia Tauro aderenti all’APOR (Organizzazione Produttori
Olivicoli Reggini): l'attività ha avuto inizio
nell’ambito del progetto Ce 1220/11, con
l’individuazione delle aziende olivicole da
monitorare e il successivo posizionamento
delle trappole. Combinando le valutazioni
ottenute dai rilievi in campo con il supporto informativo rappresentato dal software GIS, è stato possibile evidenziare su
cartografia digitale la localizzazione delle
aree più a rischio da un punto di vista fitosanitario, la distribuzione spaziale dell'ospite e l’incidenza di P. oleae nelle
aziende monitorate.
Gennaio-Marzo 2013
Pubblichiamo una
sintesi dello studio
condotto da
Salvatore Caruso
dell’APOR Organizzazione
Produttori Olivicoli
Reggini Rosario Franco,
dell’Ente di Sviluppo
Agricolo
della Regione Calabria,
Elvira Castiglione,
Francesco Manti
e Carmelo Peter
Bonsignore del
Dipartimento PAU,
Laboratorio
di Entomologia
ed Ecologia Applicata
dell’Università
Mediterranea
di Reggio Calabria
43
PAT
P r o d o T T i A g r o A l i m e n TA r i T r A d i z i o n A l i
Mille risorse da valorizzare
Alla scoperta di luoghi, storie e potenzialità produttive in un viaggio
di conoscenza che parte da uno dei prodotti agroalimentari tradizionali
ROSARIO FRANCO
Funzionario ARSSA c/o
Dipartimento Agricoltura,
Foreste e Forestazione
E’ del 30 aprile 1998 il Decreto Legislativo n. 173 con il
quale si iniziava un percorso
di valorizzazione del patrimonio gastronomico nazionale. Successivamente una
serie di norme ha portato alla
realizzazione di un elenco
nazionale suddiviso per regioni che raccoglie oltre
4.700 prodotti (Figura 1), la
cui specificità è quella di essersi radicati da lungo tempo
nelle tradizioni popolari.
La Calabria è presente in
questo elenco con 268 prodotti suddivisi tra tutte le 10
tipologie previste dalla legge.
La loro catalogazione ha
consentito di raccogliere una
grande mole di informazioni
sul patrimonio gastronomico
regionale.
Scorrendo l’elenco è possibile trovare nomi, toponimi,
metodiche di lavorazione,
conservazione e stagionatura che ci aprono una finestra sul nostro passato, ci
fanno riscoprire ciò che un
PIA RISPOLI
Agronomo
Funzionario ARSSA c/o
Dipartimento Agricoltura,
Foreste e Forestazione
Tipologie di prodotti previsti dall’elenco nazionale dei PAT
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Bevande analcoliche, distillati e liquori
Carni (e frattaglie) fresche e loro preparazioni
Formaggi
Grassi (burro, margarina, oli)
Prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati
Condimenti
Paste fresche e prodotti della panetteria,
della biscotteria, della pasticceria e della confetteria
8. Prodotti della gastronomia
9. Preparazioni di pesci, molluschi e crostacei
e tecniche particolari di allevamento degli stessi
10. Prodotti di origine animale (miele, prodotti
lattiero-caseari di vario tipo escluso il burro)
I prodotti agroalimentari tradizionali nelle regioni italiane e nelle Province autonome di Trento e Bolzano
550
500
450
400
350
300
200
150
100
nt
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44
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o
0
o
50
tempo era utilizzato solo
per supplire a drammatiche
carenze di cibo o proposto
in occasione delle feste nuziali o durante le festività
religiose. A volte cibi “poveri” che oggi sono autentiche delizie del palato.
La nostra Regione, per le numerose influenze subite da
varie popolazioni e per la sua
orografia, ha diversificato
moltissimo le caratteristiche
dei prodotti alimentari tradizionali, sia in termini di materie prime utilizzate, sia nei
metodi di trasformazione,
creando così una miriade di
prodotti che si differenziano
anche da un paese all’altro:
per un particolare aroma
utilizzato, per le essenze foraggere utilizzate nell’allevamento del bestiame, per
l’uso di varietà di specie vegetali che si sono selezionate
in piccoli areali e così via.
Gli ingredienti, le tecniche di
preparazione, il loro uso legato a particolari ricorrenze
sono variabili. Le produzioni
erano e a volte lo sono tuttora a carattere familiare o
realizzate in piccoli opifici
artigianali e pertanto soggette alle modifiche che
ognuno riteneva di dover fare
in relazione agli ingredienti
posseduti al momento o per
renderli più consoni ai gusti
di chi doveva consumarli (familiari o piccole comunità locali). Tuttavia, nonostante le
varianti, rimane la loro riconoscibilità in termini di tipicità e tradizionalità.
Oltre alle piacevolezze legate
alle qualità alimentari e sensoriali, questi prodotti ci raccontano di usi, costumi,
tradizioni e, più in generale,
condizioni sociali delle nostre
comunità locali.
Ingredienti
Farina “00”
Miele
Dolci antichissimi
dalle caratteristiche
forme,
tradizionalmente
prodotti
a Soriano Calabro
nella provincia
di Vibo Valentia
I mostaccioli sono dolci antichissimi tradizionalmente
prodotti nella provincia di
Vibo Valentia.
Incerta è la loro origine storica. Per alcuni è da attribuirsi
ai monaci certosini del centro
di Santo Stefano in Bosco vicino Serra San Bruno e poi ai
monaci domenicani del convento di San Domenico di Soriano che avrebbero diffuso
I mostaccioli
Mustazzuali – Mastazzola – ’Nzudde
mostacciòlo (letter. mostacciuòlo) s. m. [dim. del lat. mustaceus
o mustaceum, specie di dolce, der. di mustum «mosto»]
da: Enciclopedia Treccani
LA LEGGENDA
Nella fantasia popolare la diffusione dei mostaccioli è dovuta a
un monaco misterioso, apparso all’improvviso e sparito nel nulla,
che li avrebbe offerti alla popolazione povera e contadina di Soriano.
l’arte pasticcera tra gli artigiani locali. Per altri avrebbero origine araba.
Secondo quanto riportato da
Giovan Battista Marzano nel
Dizionario Etimologico del
Dialetto Calabrese del 1928:
“I mostaccioli sono dolci caserecci fatti con farina, miele,
mosto cotto, in forma romboidale a pupattoli, panieri e
simili. Il nome deriva dal la-
Riferimenti normativi
Decreto Legislativo n. 173
del 30 aprile 1998
Decreto del Ministero delle Politiche
Agricole e Forestali n. 350
dell’8 settembre 1999
Decreto Regionale n. 15654
del 30 settembre 2004
Legge Regionale n. 5
del 23 febbraio 2004
tino mustaceus ovvero mustaceum, antica focaccia per
nozze, cotta al forno sopra
foglie di lauro”.
I mostaccioli che conosciamo
sono prodotti con due soli ingredienti: la farina e il miele.
I biscotti che si ricavano da
questo impasto vengono lavorati a mano dai mustazzolari, tradizionalmente uomini,
che manualmente disegnano
forme antropomorfe, zoomorfe o di oggetti come
cuori, panieri, palme, S rovesciate e così via. Per impreziosirli sulla superficie vengono
posti dei piccoli rombi di alluminio colorati in verde,
rosso o argenteo.
Il loro utilizzo era legato ai
riti nuziali e alle feste patronali. Il fidanzato alla prima
visita in casa della ragazza
portava i mostaccioli le cui
forme erano fortemente simboliche. Nelle feste del Patrono i mostaccioli erano
portati in casse di legno e per
il loro aspetto fortemente
scenografico venivano messi
in bella mostra attaccati al
coperchio. Frequente anche
l’uso come ex voto.
Appena prodotti, i mostaccioli sono “particolarmente
duri, dal gusto inconfondibile
che riporta alla memoria il
brusio delle fiere e l’odore
dello zucchero filato di cui si
impregna l’aria di ogni paese
per la festa patronale” e come
qualcuno consiglia: “non
vanno divorati ma assaporati
a lungo in bocca per gustare
la caratteristica consistenza
gommosa”1.
Gennaio-Marzo 2013
I mostaccioli e Soriano Calabro
Soriano Calabro è un comune
in provincia di Vibo Valentia
le cui origini risalgono
al VII-VIII secolo d.C.
Il paese è tradizionalmente
legato alla produzione
dei mostaccioli. Un tempo
erano numerosi i laboratori
per la loro produzione,
anzi possiamo dire che
ogni famiglia sorianese
li preparava.
Oggi nel paese, che conta
poco più di 2.800 abitanti,
sono presenti delle aziende
dolciarie prestigiose
che hanno diversificato
le loro produzioni ma che
mantengono saldamente
il mostacciolo come
elemento emblematico.
www.comune.sorianocalabro.vv.it
Bibliografia
1. Marilena De Bonis, Il paniere delle offerte. Origini e
forme del mostacciolo, Litograf Cosenza 1999
2. Bianca Paleologo Imbesi,
Cucina tradizionale di Calabria, Agosto 1999, Gangemi
Editore
3. Michele Curcio, Storicittà.
Rivista d’altri tempi
4. Saveria Sesto, I mostaccioli
artistici di Soriano Calabro,
Agrituristi Calabria
5. Maria Teresa Piccione, Tesi
di laurea Cultura e simboli.
Soriano Calabro
6. Filippo Putrino, Tesi di laurea: Antichi sapori e saperi
Calabresi: l’azienda Monardo
e i suoi prodotti
45
L ’ e v e n t o
Come vincere la scommessa
dell’agricoltura calabrese
Un momento
degli incontri
del ministro Catania
durante la sua visita
in Calabria
Intensa giornata, quella del 26 maggio
scorso, per il mondo agricolo calabrese: il
ministro per le Politiche Agricole Mario
Catania ha avuto nella regione una serie
di incontri nell’ambito dell’Open day Le
istituzioni per l’agricoltura. Ricevuto dall’assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra e dal presidente del
Consiglio Regionale Francesco Talarico, ha
inaugurato il laboratorio agroalimentare
realizzato presso la Fondazione Mediterranea Terina (ex Centro agroalimentare) di
Lamezia Terme, una delle strutture agricole di eccellenza del territorio. Accompagnato anche dal dirigente generale del
Dipartimento Agricoltura della Regione
Giuseppe Zimbalatti e dai rappresentanti
dell’Autorità di Gestione del PSR Calabria,
ha poi incontrato i rappresentanti delle
organizzazioni professionali del settore.
Mauro D’Acri (CIA) ha sottolineato come
sia necessario “aggregare le migliori eccellenze calabresi per dare un’immagine
reale della nostra produzione”.
Per il presidente della Coldiretti regionale
Pietro Molinaro “in questa regione rappresentiamo un ruolo importante del made in
Italy”.
Per Alberto Statti (Confagricoltura)
“siamo diventati bravi nella produzione
per eccellenza, ma ci stiamo ancora attrezzando per la commercializzazione del
Il confronto
con i rappresentanti
delle organizzazioni
professionali:
produzioni
di eccellenza
e commercializzazione
dei prodotti
46
prodotto, facilitando l’inserimento nelle
aziende di nuove professionalità”.
Franco Celi (Copagri) si è invece soffermato su alcuni nodi che ostacolano lo sviluppo.
A tutte queste osservazioni il ministro Catania ha risposto evidenziando innanzitutto il lavoro svolto dall’assessore
Trematerra: “E’ fondamentale per la Calabria vincere la scommessa del mercato e
mi conforta parlare con l’assessore perché
su questi aspetti è fortemente mobilitato”.
Il ministro ha poi sottolineato la sua soddisfazione per non aver sentito doglianze
sotto il profilo della fiscalità, mentre parlando della PAC ha detto che si sta lavorando per avere risultati anche in questo
settore.
Il ministro ha concluso la sua visita incontrando i giornalisti nella conferenza
stampa organizzata presso l’Ashley Hotel,
di Lamezia Terme.
L’assessore Trematerra ha dichiarato che
“la presenza del ministro nella nostra terra
è la testimonianza di un’attenzione puntuale verso quanto l’amministrazione Scopelliti sta facendo per il comparto
agricolo”. Infatti non sarebbe possibile
pensare di condurre in solitudine strategie
e policy innovative senza il continuo confronto con gli organi centrali della politica
e dell’amministrazione. ”Proprio per questo è fondamentale che il ministro sia venuto a testimoniare come siano ben
chiare le istanze della Regione da portare
nel tavolo negoziale. La Regione Calabria
si è già fortemente spesa ed esposta su alcuni punti cruciali della riforma, vedendo
recepite nel documento unitario della
conferenza Stato Regioni molte delle
istanze proposte”.
Leggi
MANUELA LACARIA
Giornalista
Funzionario ARSSA
tutti i provvedimenti
Il 2012 anno verde
per l’agricoltura regionale
Nell’anno appena concluso la Regione Calabria
ha emanato 71 Leggi Regionali.
Di queste, ben 11 hanno interessato
il settore agroindustriale e, più in generale,
lo sviluppo rurale. Eccone una sintesi
L . R . N . 6 6 D E L 2 0 D I C E M B R E 2 01 2
Istituzione dell’Azienda Regionale
per lo Sviluppo dell’Agricoltura
e disposizioni in materia di sviluppo dell’agricoltura
BUR n. 23 del 17 dicembre 2012, S.S. n. 5 del 28 dicembre 2012
sperimentale e dimostrazione
La legge (si veda in proposito
(per ciò che attiene le attività di
l’articolo a pagina 29) istituiproduzione, trasformazione e
sce l’Azienda Regionale per lo
commercializzazione dei proSviluppo dell’Agricoltura Caladotti agricoli e agroalimentari);
brese (ARSAC), ente strumenpromuovere lo sviluppo deltale della Regione Calabria
l’agricoltura biologica, dei simunito di personalità giuridica
stemi di lotta guidata e integrata
di diritto pubblico e autonoe di risanamento e difesa dei termia ammi- nistrativa, organizreni a tutela dell’ambiente e della
zativa, gestionale, tecnica,
qualità; promuovere progetti di
patrimoniale, contabile e fitrasferimento di innovazione
nanziaria. L’Azienda ha sede
tecnologica (di concerto con il
legale a Cosenza ed esercita
sistema universitario e della rifunzioni e attività nel quadro
cerca regionale), adottare innodella programmazione regiovazioni di processo e di prodotto
nale secondo le direttive ime tecniche di management, gepartite dalla Regione in
stione aziendale e marketing
armonia con gli obiettivi e gli
tramite aziende sperimentali diorientamenti delle politiche
mostrative e di orientamento
comunitarie, nazionali e regioproduttivo; fornire assistenza
nali, in materia di agricoltura.
tecnica e contabile alle aziende
L’ARSAC favorisce l’ammoderagricole singole o associate;
namento e lo sviluppo dell’agriespletare attività di controllo
coltura mediante azioni di
funzionale e taratura delle atpromozione, divulgazione, spetrezzature agricole per la distririmentazione e trasferimento di
buzione dei prodotti fitosanitari;
processi innovativi nel sistema
collaborare alla tenuta del Regiproduttivo agricolo, agro-alistro degli alberi monumentali di
mentare e agroindustriale.
olivo; contribuire, su richiesta del
L’Azienda esercita le funzioni
Dipartimento Agricoltura, con
dell’Agenzia Regionale per lo
proprio personale tecnico, all’atSviluppo e i Servizi in Agricoltura
tuazione della PAC e di ogni altra
(ARSSA) in liquidazione ai sensi
attività volta al settore agricolo,
dell’articolo 5 della Legge Regioagroambientale e agroindunale n. 9 dell’11 maggio 2007. Tra
striale e alle attività tecniche,
i compiti dell’Azienda: promuoamministrative e di controllo
vere e svolgere i servizi di svidell’organismo pagatore regioluppo dell’agricoltura; elaborare
nale (ARCEA).
e realizzare progetti di sviluppo
L . R . N . 6 2 D E L 4 D I C E M B R E 2 01 2
Istituzione di Ecomusei in Calabria
BUR n. 22 dell’1 dicembre 2012, S.S. n. 4 dell’11 dicembre 2012
La norma prevede che la Giunta
La Regione favorisce la costituRegionale procederà al riconozione, il riconoscimento e lo sviscimento degli Ecomusei, l’istiluppo degli Ecomusei nel
tuzione di un gruppo di lavoro
territorio per promuovere, testie di un Regolamento che sarà
moniare, valorizzare e accomrealizzato entro 90 giorni dalpagnare, durante la loro
l’entrata in vigore. La Regione
evoluzione: la memoria storica,
concede contributi per la realizla vita locale, la cultura matezazione e lo sviluppo degli Ecoriale e immateriale e quella del
musei, entro il limite massimo
paesaggio, le relazioni fra amdel 50% della spesa sostenuta
biente naturale e ambiente andall’ente proprietario o gestore,
tropizzato, le tradizioni, la
anche per gli interventi per
ricostruzione e la trasformaopere edilizie e per l’acquisto di
zione degli ambienti di vita e di
beni e attrezzature.
lavoro delle comunità locali.
L . R . N . 5 9 D E L 1 5 N O V E M B R E 2 01 2
Riconoscimento del metodo storico Moscato al Governo
di Saracena quale bene culturale della Calabria
BUR n. 21 del 16 novembre 2012, S.S. n. 2 del 22 novembre 2012
naccia, viene concentrato per auLa Calabria tutela e promuove il
mentare il tenore zuccherino
Moscato Passito di Saracena, uno
mentre l’aroma e il gusto particodei più antichi e rinomati vini
lari provengono dall’uva moscadolci prodotti in Calabria. La zona
tello, raccolta e appassita alcune
di produzione delle uve ricade nel
settimane prima della vendemterritorio del comune di Saracena,
mia. Gli acini del moscatello disiin provincia di Cosenza, alle pendratati vengono selezionati,
dici del Pollino; le caratteristiche
schiacciati manualmente e aggeografiche collinari e le escurgiunti al mosto (prima spremisioni termiche conferiscono ai vitura) concentrato. Dopo una
tigni condizioni ottimali uniche.
lunga e lenta fermentazione si
La vinificazione prevede la sepaottiene un passito color giallo
razione dell’uva moscato, otteambra con riflessi aurei, dalnuta dal vitigno autoctono e da
l’aroma intenso e dal sapore di
altre uve. Il mosto, ottenuto vinimiele, fichi secchi e frutta esotica.
ficando le uve malvasia e guar-
L . R . N . 5 8 D E L 1 5 N O V E M B R E 2 01 2
Abrogazione dell’articolo 10, comma 2, della Legge
Regionale n. 19 e s.m.i. del 26 luglio 1999, Disciplina
dei servizi di sviluppo agricolo nella Regione Calabria
BUR n. 21 del 16 novembre 2012, S.S. n. 2 del 22 novembre 2012
La Legge abroga l’articolo 10,
tobre 2007 e così come intercomma 2, così come modificato
pretato dall’articolo 42, comma
dall’articolo 13, comma 1, della
4, della Legge Regionale n. 15
Legge Regionale n. 22 del 5 otdel 13 giugno 2008.
Gennaio-Marzo 2013
47
L . R . N . 4 8 D E L 3 0 OT TO B R E 2 01 2
L . R . N . 3 7 D E L 10 A G O S TO 2 01 2
Tutela e valorizzazione del patrimonio olivicolo
della Regione Calabria
Qualificazione del territorio rurale mediante la valorizzazione di produzioni regionali tipiche – fave e piselli
BUR n. 20 del 2 novembre 2012, S.S. n. 2 dell’8 novembre 2012
al divieto di abbattimento in
La Regione tutela il patrimonio
luogo del Decreto Legislativo
olivicolo (si veda in proposito
Luogotenenziale n. 475 del 27
l’articolo a pagina 26 ) quale
luglio 1945 (Divieto di abbattielemento caratterizzante il paemento di alberi di olivo) e s.m.i.
saggio, l’ambiente e il territorio
In deroga a quanto previsto
agricolo regionale, coniugando
dalla Legge Regionale n. 47 del
tali valori con l’esigenza di as2009, viene istituito il Registro
sicurare la convenienza econodegli alberi monumentali di
mica alla coltivazione agricola
olivo a cura del Dipartimento
delle piante di olivo. La legge, di
Agricoltura.
13 articoli, disciplina le deroghe
BUR n. 15 del 16 agosto 2012, S.S. n. 1 del 18 agosto 2012
buti alle aziende agricole finaIl fine della legge è salvaguarlizzati a promuovere gli invedare, sostenere e incrementare
stimenti nel comparto delle
la coltura, la produzione e la
leguminose (fave e piselli) per
commercializzazione di alcune
favorire la creazione di centri di
varietà pregiate di fave e piselli,
lavorazione e stoccaggio del
di qualità certificata DOP e IGP,
prodotto e la realizzazione di
coltivate nel territorio dell’Alto
consorzi per la meccanizzazione
Ionio Cosentino (Comuni di Roagricola al fine di ridurre i costi
seto Capo Spulico, Amendolara,
di produzione. Possono benefiMontegiordano, Oriolo Calabro,
ciare dei contributi (con priorità
Nocara, Canna, Rocca Impea donne e giovani) le aziende
riale) e in altre aree della Reagricole, singole o associate,
gione Calabria da individuare
che dimostrino redditività e il
con successivo atto di regolapossesso di conoscenze e commento della Giunta Regionale.
petenze professionali adeguate.
La Regione concederà contri-
L . R . N . 4 5 D E L 1 2 OT TO B R E 2 01 2
Gestione, tutela e valorizzazione
del patrimonio forestale regionale
BUR n. 19 del 16 ottobre 2012, S.S. n. 2 del 20 ottobre 2012
tribuite al bene bosco, cercando
La legge (si veda in proposito l’ardi dare applicazione alle nuove
ticolo a pagina 24) definisce i
conoscenze sui fondamenti teoprincipi di indirizzo per incentirici e sulle modalità operative
vare la gestione forestale sostedella gestione forestale sosteninibile al fine di tutelare il
bile al fine di conseguire una miterritorio e contenere il cambiagliore funzionalità del sistema
mento climatico, attivando e rafbosco, esaltandone le funzioni
forzando la filiera forestale e
paesaggistiche, ecologiche e di
garantendo la multifunzionalità
protezione della natura, oltre a
e la diversità delle risorse forequelle classiche di produzione di
stali. La legge è suddivisa in 10 tibeni, di conservazione del suolo
toli e 43 articoli che trattano di
e di regimazione delle acque. Gli
gestione forestale sostenibile e
ultimi 2 titoli riguardano il redelle funzioni ecologiche e sociali
gime sanzionatorio e le disposidella foresta. I primi 8 titoli si rizioni transitorie e finali.
feriscono alle diverse funzioni at-
L . R . N . 3 2 D E L 2 6 L U G L I O 2 01 2
Ratifica dell’accordo tra Regione Campania
e Regione Calabria per la disciplina delle modalità
di organizzazione e funzionamento dell’Istituto
Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno
BUR n. 14 dell’1 agosto 2012, S.S. n. 1 del 3 agosto 2012
La legge ratifica l’accordo tra le
tico Sperimentale del Mezzoregioni Calabria e Campania per
giorno sottoscritto il 31 gennaio
la disciplina delle modalità
2012 dal Presidente della Redi organizzazione e funzionagione Calabria e dal Presidente
mento dell’Istituto Zooprofilatdella Regione Campania.
L . R . N . 3 0 D E L 2 6 L U G L I O 2 01 2
L . R . N . 4 3 D E L L ’ 1 OT TO B R E 2 01 2
Modifiche alle Leggi Regionali n. 22 dell’11 giugno 2012
e n. 29 del 14 agosto 2008, in materia di consumo
dei prodotti agricoli a chilometri zero
BUR n. 18 dell’1 ottobre 2012, S.S. n. 5 del 10 ottobre 2012
vità di ristorazione, ospitalità e
Scopo della legge è rendere
vendita al pubblico che utilizoperativa la Legge Regionale n.
zano per almeno il 30% prodotti
29 del 2008 sui prodotti a chia chilometri zero e si prevedeva
lometri zero, favorendone il
il loro inserimento in un appoconsumo e la commercializzasito circuito regionale di prozione, garantendo ai consumamozione. Al comma 3 sono
tori una maggiore trasparenza
contenute modifiche tese ad
dei prezzi e un’adeguata inforabrogare parzialmente le dispomazione su origine e specificità.
sizioni attuative che attribuiLa legge è di due articoli; nel
scono alla Giunta Regionale il
primo le modifiche introdotte al
compito di definire, con proprio
comma 1 sono dirette a elimiprovvedimento, le caratteristiche
nare il legame tra il territorio ree le modalità di utilizzo del logo.
gionale e il prodotto a chilometri
L’articolo 2 reca modifiche alla
zero. Al comma 2 si abrogano
Legge Regionale n. 29 al fine di
due disposizioni contenute nella
coordinare le norme che resteLegge Regionale n. 22 del 2012
rebbero ancora vigenti dopo le
con cui si attribuiva il logo regiomodifiche introdotte.
nale alle imprese esercenti atti-
48
Misure a favore dei Consorzi di garanzia collettiva
fidi in agricoltura
BUR n. 14 del1 agosto 2012, S.S. n. 1 del 3 agosto 2012
rischi e del patrimonio di garanLa Regione Calabria concorre allo
zia destinati alla prestazione alle
sviluppo dei Consorzi di garanzia
imprese agricole socie di garancollettiva fidi nel settore agricolo
zie per l’accesso al sistema credi(detti Confidi) e sostiene prioritizio e di finanziamento bancario.
tariamente processi di aggregaI Confidi devono essere costituiti
zione e fusione tra gli organismi
da imprese agricole di cui all’armedesimi. La Giunta Regionale
ticolo 2135 del Codice Civile e
concede contributi per la formaavere sede operativa in regione.
zione o l’integrazione dei fondi
L . R . N . 2 2 D E L L ’ 11 G I U G N O 2 0 1 2
Modifiche alla L. R. n. 29 del 14 agosto 2008 recante
Norme per orientare e sostenere il consumo di prodotti
agricoli anche a chilometri zero
BUR n. 10 dell’1 giugno 2012, S.S. n. 7 del 15 giugno 2012
La Regione promuove la valorizconsumatori una maggiore trasparenza dei prezzi e assicurando
zazione qualitativa delle produzioni a chilometri zero, faun’adeguata informazione ai
vorendone il consumo e la comconsumatori sull’origine e le spemercializzazione, garantendo ai
cificità di tali prodotti.
Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013
Nuovi Bandi Annualità 2013
Per informazioni visita il sito www.calabriapsr.it
L’AGRICOLTURA
IN CALABRIA.
I.P.
Splendide opportunità
all’orizzonte.
www.assagri.regione.calabria.it
w w w. c a l a b r i a p s r. i t
UNIONE
EUROPEA
«Fondo Europeo Agricolo per lo sviluppo rurale:
l’Europa investe nelle zone rurali»
F I N A N Z I A T A
D A L
F E A S R
-
M I S U R A
1 1 1
D E L
P S R
C A L A B R I A
2 0 0 7 / 2 0 1 3
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1 6 9 8 / 2 0 0 5 )