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26 gennaio 2014
Pellegrinaggio diocesano a Roma
Piazza Duomo 5
53100 Siena
tel. 0577/42020
fax 0577/281840
27 aprile
Arcidiocesi di Siena - Colle di Val d’Elsa - Montalcino
LRoma
’organizza
per il prossimo 27 aprile un pellegrinaggio a
in occasione della canonizzazione dei Beati Giovanni
XXIII e Giovanni Paolo II.
Per consultare nel dettaglio il programma del pellegrinaggio si
consiglia di prendere visione della locandina ufficiale e di
contattare la segreteria organizzativa di Viae Siena.
Si ricorda infine che il termine ultimo per le iscrizioni è
previsto per il 31 gennaio 2014, giorno entro il quale
dovranno essere già state presentate - presso la segreteria di
Viae Siena - le adesioni al pellegrinaggio diocesano.
Notiziario locale
Direttore responsabile
Andrea Fagioli
Reg. Tribunale Firenze n. 3184
del 21/12/1983
PRIMO PIANO Le notizie principali di questo numero
il SAGRATO
A sostegno della famiglia
e articolazioni locali dell’associazione
L(Firenze,
"Scienza e Vita" presenti in tutta la Toscana
Pisa, Livorno, Siena, Lucca,
«La giornata dei
cattolici colligiani»
«Uniti per il futuro
dei nostri oratori»
Una speranza che
oltrepassa la crisi
di LODOVICO ANDREUCCI
di MARCO PIERACCIOLI
di MARIO MARZUCCHI
a pagina II
a pagina III
a pagina V
L’incontro in Sinagoga
«L’ottava Parola»
La venticinquesima
edizione della giornata
ebraico - cristiana
DI
MARCO PIERACCIOLI
ottava Parola: non ruberai».
È stato questo il tema che ha
animato le riflessioni della
venticinquesima edizione
della giornata per il dialogo ebraicocristiano che si è svolta a Siena lo scorso
16 gennaio. Una giornata che ha portato
con sé due grandi novità rispetto al
passato recente: la presenza del nuovo
rabbino di Siena, il rav Crescenzo Efraim
Piattelli, "insediatosi" soltanto pochi
mesi fa dopo essere stato il rabbino di
Verona per ben venticinque anni (dal
1987 al 2012); e la scelta di ospitare
l’incontro all’interno della sinagoga di
Siena. Una scelta che non si ripeteva
ormai da diversi anni, dato che negli
ultimi tempi ad ospitare la giornata
ebraico-cristiana erano state le parrocchie
della diocesi.
Due novità nella continuità, potremmo
sintetizzare, se è vero come è vero che il
tema centrale dell’edizione 2014 della
Giornata - «Non ruberai» - non ha fatto
altro che muoversi lungo la scia di quel
percorso di approfondimento sui
«L’
Comandamenti iniziato a partire dal
2006. E che lo scorso 16 gennaio si è
arricchito di un nuovo capitolo. L’ottavo
appunto. A condurre la conversazione come da programma - è stato il rabbino di
Siena, con una relazione breve quanto
incisiva, introdotta da una precisazione:
«Le Dieci Parole rappresentano un dono
per tutte le genti, per tutti i popoli della
terra. E come sapete, queste Parole
vennero incise nella pietra». Un
particolare non proprio secondario: «In
ebraico, la parola "pietra" racchiude in sé
altri due termini molto importanti:
"padre" e "figlio". E questo ha un
significato ben preciso: è attraverso la
trasmissione di padre in figlio che le Dieci
Parole diventano parole di vita vera».
Conclusa la premessa, Piattelli ha rivolto
la propria attenzione all’ottavo
Comandamento: «In questa ottava Parola,
Dio ci comanda di non rubare, di non
diventare dei ladri. Ma chi è il ladro? Per
capirlo fino in fondo, dobbiamo rifarci
all’etimologia del termine: ladro è colui
che ruba alle spalle del suo possessore,
all’insaputa cioè della sua vittima». E se
da una parte il mondo va avanti e cambia
ogni giorno di più («oggi i ladri si
nascondono nelle banche, nei governi,
nei posti di comando»), una cosa appare
quantomeno certa in questo magma in
movimento: se c’è un ladro, c’è anche un
furto. Elementare Watson. Ciò che invece
è meno elementare è la natura stessa della
refurtiva, che può essere materiale e
immateriale al tempo stesso. Insomma, il
furto non nasce e muore con la
"semplice" sottrazione di un oggetto di
valore; ma chiama in causa anche la
coscienza dell’uomo. È un furto ad
esempio ingannare gli altri («quando ci
spacciamo per quel che non siamo o ci
attribuiamo pregi che non ci
appartengono»), così come lo è ignorare il
richiamo del povero. «Quando non
diamo qualcosa a chi non ha niente, noi
siamo dei ladri. Dare qualcosa al povero
non è carità; è giustizia. Il povero ha
diritto ad avere ciò di cui necessita ed è
nostro dovere aiutarlo. Se così non
facciamo, noi andiamo contro Dio.
Perché chi ruba, ruba a Dio. E chi ruba
infrange le sue supreme leggi divine».
A pagina III, le parole dei protagonisti
Pontremoli) che hanno già affrontato più volte
nei propri convegni il tema dell’ideologia del
gender, rilevandone la pericolosità sul piano
sociale, per la famiglia e per i diritti e
l’educazione dei figli, facendo eco
all’importante manifestazione di sabato 19
gennaio a Palazzo Vecchio in Firenze sul testo di
legge "Scalfarotto" (n°1052) approvato alla
camera il 19/9/2013 e in discussione al Senato,
auspicano una grande mobilitazione ideale e
civile dell’opinione pubblica volta a mettere in
rilievo il significato specifico della sessualità
umana e il valore della famiglia naturale fondata
sul matrimonio tra uomo e donna e aperta alla
procreazione.
Da anni si assiste, anche a livello europeo ed
internazionale ad una sistematica aggressione
alla famiglia non solo sul piano culturale e,
particolarmente in Italia, ma anche sul piano
delle politiche economiche, fiscali e sociali.
Nella convinzione che solo dinamiche familiari
forti possono assicurare equilibri sociali stabili,
deve essere
riaffermato il grande
valore ideale e la
fondamentale
funzione sociale
(ed, altresì,
economica) della
famiglia che
trasmette la vita e si
apre al futuro non
solo per dare
pienezza umana
all’esistenza
individuale ma
anche per offrire alla
società il supporto indispensabile di coesione
sociale, specie nella stagione della "emergenza
educativa" e del "suicidio demografico" in cui i
tassi di crescita della popolazione sono negativi.
Da queste convinzioni deriva la nostra netta
opposizione aI Disegno di legge sull’omofobia
(dagli stessi promotori ritenuto come tappa
necessaria verso il "matrimonio" omosessuale,
che introduce una inaccettabile limitazione ai
diritto di ogni cittadino di manifestare
liberamente il proprio pensiero, come stabilito
dall’ articolo 21 della Costituzione.
L’opposizione alle discriminazioni verso gli
omosessuali, che nessuno vuol mettere qui in
discussione, è espressione dell’assoluto rispetto
dovuto ad ogni persona in quanto tale, ma non
può e non deve tradursi, come avverrebbe se
passasse questa legge, in una discriminazione di
senso opposto, finendo per perseguire
penalmente anche chi voglia affermare e
difendere, rispetto ad ogni altra forma di
convivenze, l’unicità del matrimonio e della
famiglia formata dall’unione tra un uomo e una
donna, dove nascono e si formano le future
generazioni e, pertanto, il suo imparagonabile
valore morale, economico e sociale contemplato
dalla nostra costituzione.
Pertanto si invitano le istituzioni competenti e i
rappresentanti politici alla massima vigilanza
affinché sia scongiurata questa pericolosa deriva
verso una legislazione liberticida o addirittura,
come da alcuni autorevoli giuristi paventato,
totalitaria.
il POST-IT
GLI APPUNTAMENTI IN AGENDA
25 GENNAIO
«Uno sguardo oltre le frontiere»
31 GENNAIO
San Giovanni Bosco
2 FEBBRAIO
Giornata per la vita
II
TOSCANA OGGI
SIENA COLLE VAL D’ ELSA MONTALCINO
26 gennaio 2014
Arcidiocesi NEWS
Festa della Pace
e Open Church
Domenica 26 gennaio e 2 febbraio
■ L’ EVENTO Sabato 18 gennaio, è andato in scena a Colle il primo incontro sociale di forania
«La giornata
dei cattolici
colligiani»
ue appuntamenti e un comun
D
denominatore: la parrocchia dello
Spirito Santo a Poggibonsi. Che tra
l’ultima domenica di gennaio e la
seconda di febbraio ospiterà due eventi
di rilievo. E così, mentre questa
domenica andrà in scena la
celebrazione della Festa della Pace (che
vedrà in prima linea i ragazzi
dell’Azione Cattolica diocesana); il 2
febbraio tornerà «Open Church», con
le porte della chiesa che resteranno
aperte per tutta la notte per accogliere i
fedeli in preghiera.
Di nuovo in cammino:
incontro per separati
e divorziati
Giovedì 30 gennaio, ore 18.30
Consultorio «La Famiglia» di Siena
iovedì 30 gennaio, il Consultorio
G
«La Famiglia» di Siena ospiterà
dalle 18.30 alle 20.00 l’incontro
interattivo per persone separate e
divorziate dal titolo: «Di nuovo in
cammino: consapevolezza e
accettazione dopi giorni
dell’abbandono». Si ricorda inoltre, che
a partire dal 6 febbraio proseguiranno
gli incontri mensili di auto-aiuto.
Per maggiori informazioni, è possibile
contattare il Consultorio allo 0577 22.22.71
Pastorale SANITARIA
associazione ACOS, in collaborazione con
LOspedaliera
’l’AOUS,
l’AMCI, l’AVO, la Cappellania
e l’Ufficio per la Pastorale
Sanitaria, organizza per il giorno 25 gennaio
un evento formativo dal titolo «Uno sguardo
oltre le frontiere» che si terra presso l’aula 6
del centro didattico dell’AOUS, piano 1, lotto
didattico del policlinico Santa Maria alle
Scotte di Siena, con orario 9-13.
L’arrivo dell’immigrazione ci pone davanti a
problemi etici nuovi, ad una cultura
dell’accoglienza nell’attività sanitaria che
impegna comportamenti e competenze
relazionali nuove e più ampie. L’operatore
sanitario si trova a soffermare l’attenzione sulla
cultura del riconoscimento incondizionato
della dignità di ogni persona umana; in un
momento di crisi etica e antropologica è
opportuno riflettere che è necessario educare
al rispetto della vita e di ogni vita e, come
operatori sanitari, riflettere sulla capacità di
prendersi cura della persona ferita, malata o
gravemente disabile. Una società che scarta il
prodotto difettato, che pretende il tutto e
subito non può dimenticare che esiste
l’ospedale e la malattia, luoghi e situazioni
dove necessariamente le persone sono fuori da
questa logica consumistica e non sempre il
percorso di cura
porta al ripristino
in toto della
salute e quindi il
rientro nella
società. Come
ricorda Marcel
Mauss le società
hanno progredito
nella misura in
cui hanno saputo
rendere stabili i
loro rapporti vicendevoli dello scambio, del
dare e ricevere nell’arricchirsi intorno alla
ricchezza comune. Diventa allora necessario
riflettere intorno alla cultura dello scarto che
elimina e rifiuta chi non serve, chi è malato,
chi è "inutile"; occorre incentivare una cultura
sanitaria che già nel rapporto con l’altro deve
promuovere l’atto terapeutico dell’accoglienza
e della presa in carico.
L’evento, aperto a chiunque sia interessato, è in
corso di accreditamento presso la Regione
Toscana per le qualifiche di medico, laureato,
infermiere, tecnico sanitario e di riabilitazione.
La partecipazione è gratuita e accettata fino
all’esaurimento dei posti disponibili, ma è
obbligatoria l’iscrizione da effettuarsi per
mezzo fax (0577 585527) o mail
([email protected]).
Segreteria ACOS Siena
DI
LODOVICO ANDREUCCI
na bellissima giornata quella di
sabato 18 gennaio, trascorsa
all’ex-seminario di Colle di Val
d’Elsa, che ha ospitato la prima
giornata sociale dei cattolici colligiani.
Deve essere premiato lo sforzo degli
organizzatori e di tutti coloro che hanno
partecipato con molto entusiasmo. Il
premio dovrebbe essere la
concretizzazione di tutte le proposte fatte,
specilamente durante le attività di gruppo.
La domanda posta durante tutto il
pomerggio è stata: come fare ad uscire
dalla crisi che stiamo vivendo, una crisi
non solo economica, ma specialemnte
etica. Come
spesso ha
ripetuto il
Santo Padre,
durante le
udienze
generali del
mercoledì:
«Ciò che
domina sono
le dinamiche
di
un’economia
e di una
finanza
carenti di
etica. Ciò che
comanda
oggi non è l’uomo, ma il denaro».
La ricerca di una soluzione, deve nascere
da una domanda interiore. Un
interrogativo come sorgente di un nuovo
inizio, prendendosi seri impegni nella
società e quindi ripensando alle priorità.
Partire con un percorso nuovo, che non
deve rimanere attanagliato al passato,
come ha ripetuto lo stesso Don Giovanni
Soldani, durante la sua omelia: non avere
U
paura delle
nuove
situazioni,
ma
interpretare
la realtà alla luce del Vangelo; con due
direttrici cioè la pienezza spirituale (che
viene solo da un’intensa vita di fede) e la
competenza professionale.
Il rischio di guardare solo al passato è
quello di cadere nel sentimentalismo,
invece con uno sguardo al presente, è
possibile capire cosa ci aspetta nel futuro.
Scoprire la realtà, scendendo per le strade,
"senza rimanere sul divano di casa
propria", immergendosi nella società
odierna, solo in questo modo sarà
possibile percepire
quali sono le necessità
e i bisogni del nostro
tempo. Un passato
utilizzabile solo per
trarne il meglio, ma
senza legarci troppo
ad un’idea di recupero
di situazioni ormai
impossibili da
riproporre. Don
Giovanni Soldani per
esprime questo
concetto ha utilizzato
un parallelo molto
significativo, parlando
della fase costituente
dell’immediato
dopoguerra. Durante quel particolare
momento storico ci sono molti esempi da
riprendere, laici d’ispirazione cristiana che
hanno avuto un ruolo fondamentale.
Ritrovare il rapporto con il prossimo deve
diventare la prima meta da raggiungere,
viviamo in un mondo costruito
sull’individualismo, come ha affermato
un giovane lavoratore durante le attività
di gruppo: «A volte, nella mia
quotidianità lavorativa, mi sento
circondato da nemici e non da colleghi.
Ognuno pensa al proprio percorso, al
proprio successo e per raggiungerlo si
arriva a fare di tutto». L’arrivismo e
l’individualismo sono le cause della crisi
etica; alcuni operatori Caritas hanno
riportato che durante le ore di centroascolto, le persone che chiedono il loro
aiuto sono arrivate ad uno stato di
impaurimento nei confronti di tutto: «ho
continuamente paura di essere
imbrogliato». Una situazione che ricorda
quella del curato partorito dalla mente di
A. Manzoni: «Il nostro Abbondio, […]
s’era dunque accorto […] d’essere, in
quella società, come un vaso di terra cotta,
costretto a viaggiar in compagnia di molti
vasi di ferro».
Andrea Barani, il direttore dell’ufficio
Diocesano per la Pastorale Sociale e del
Lavoro di San Miniato, ha introdotto e
concluso i lavori, evocando ancora una
volta le parole di Papa Francesco, che ha
chiamato tutti noi ad essere "cristiani
accompagnatori". L’obiettivo è quello di
scoprire la purezza di camminare insieme,
ritornando a vivere i luoghi abbandonati,
come per Colle la piazza centrale della
città. Un progetto di unità, da riscoprire
anche durante la Santa Messa, che deve
cambiarci ogni volta per essere un vero
"popolo in cammino", che non ha paura
del futuro, che non ricerca una soluzione
per il proprio bene, ma per il bene
comune. Non raggiunegere uno stato di
assoluta perfezione per se stessi, ma una
realtà che non lasci indietro nessuno. Un
progetto, anche se non perfetto, ma per
tutti.
■ PASTORALE SOCIALE E DEL LAVORO Il commento dei responsabili dell’Ufficio
Da Pistoia a Colle, in nome dell’impegno
DI
GUIDO PRATESI
ella particolare cornice
N
del dell’ex Convento di
San Francesco si è svolto,
sabato 18 gennaio, su
iniziativa del locale circolo
ACLI e l’Ufficio di Pastorale
Sociale diocesano, il previsto
incontro sugli "atti" della
Settimana Sociale dei
Cattolici Toscani consegnati
al laicato da parte dei Vescovi
della regione, lo scorso 30
novembre.
Il testo che è frutto di una
elaborazione collegiale
(meditazione) realizzata tra
l’ottobre del 2012 ed il
maggio del 2013 fra le
Parrocchie e Foranie toscane,
riporta le linee guida per
l’attività socio-culturale ed
economico-politica che ogni
singola comunità ecclesiale
vorrà porre in essere nel
proprio territorio (azione) al
fine di promuovere il bene
comune. Consci che, come
disse Papa Francesco,
all’apposito festival di Verona
il 22 novembre scorso: la
dottrina sociale, quando
viene vissuta, genera la
speranza.
Dopo l’introduzione ai lavori
da parte di mons. Giovanni
Soldani, vicario generale che
ha portato il saluto, l’interesse
e l’apprezzamento per
l’iniziativa manifestatagli dal
Vescovo, sottolineata anche
dalla presenza dei parroci
cittadini,I il dottor. Andrea
Barani, della Segreteria
regionale di Pastorale Sociale
della CET e relatore del
convegno, a fine giornata,
commentando le
elaborazioni dei tre gruppi di
lavoro, ha concluso il suo
intervento sottolineando che
è stato colpito
dall’entusiasmo che ha
notato negli oltre 50
partecipanti all’iniziativa, che
hanno affrontato, in modo
proattivo, temi come
famiglia, giovani e lavoro,
chiedendosi cosa la comunità
possa fare nei relativi campi
(banco alimentare e
farmaceutico, oratori e dopo
scuola, mediazione culturale,
assistenza anziani e malati,
cooperative di lavoro, etc …)
nel contesto di una realtà ,
ormai, multietnica e multi
religiosa come quella della
città di Colle .
Nei Gruppi di lavoro è
emerso che l’azione potrà
essere caritatevole, solidale e
sussidiaria ma è da evitare che
si caratterizzi per puro
assistenzialismo.
Ritornando alla
considerazione del dottor
Barani, si è sottolineato come,
non sia un fatto "banale" che
una cinquantina di persone,
in via spontanea, dedichi del
tempo, proprio e familiare,
ad interessarsi del sociale. Nel
corso dei
lavori,ripetutamente è stata
citata la recente esortazione
apostolica «Evangelii
gaudium» che se non può
essere annoverata fra le
encicliche sociali, certamente
contiene affermazioni e
indicazioni proprie della
tradizione iniziata con la
«Rerum novarum» di fine
ottocento. Dopo al
celebrazione della S. Messa (
momento orante ), con la
quale si è chiesta
l’illuminazione nel
discernimento e protezione
nel cammino, allietati dalla
presenza dei bambini che
assieme ai nonni hanno
raggiunto i genitori (segno
della solidarietà fra
generazioni), la giornata si è
conclusa con la cena finale.
TOSCANA OGGI
SIENA COLLE VAL D’ ELSA MONTALCINO
26 gennaio 2014
■ L’ INTERVISTA Mauro Bignami, relatore al «Laboratorio dei talenti», indica le nuove sfide
III
31 GENNAIO
Solennità di S. Gimignano
«Uniti per il futuro
dei nostri oratori»
DI
ROMANO FRANCARDELLI
n Vescovo e tre città in festa per un
U
gemellaggio secolare di fede e di storia.
Da Modena a Pontremoli fino a San
DI
MARCO PIERACCIOLI
a condotto la relazione principale
del convegno, illustrando ai
ragazzi e ai sacerdoti riuniti nel
teatro del Costone, le linee
principali de «il laboratorio dei talenti», la
nota pastorale della Chiesa italiana
incentrata sugli oratori. Mauro Bignami esperto del settore e membro del Forum
Italiano degli Oratori - a margine del
convegno senese ha risposto anche ad
alcune nostre domande. Ecco quello che ci
ha raccontato…
H
Oggi attorno al «laboratorio dei talenti»
sono riunite tutte le diocesi della Toscana:
come giudica la proposta della
delegazione regionale?
«Credo che sia molto importante affrontare
assieme una riflessione sugli oratori. Devo
dire che da qualche anno un po’ in tutta
Italia stiamo assistendo a progetti pastorali
su scala regionale. E questo, oltre a
testimoniare una sempre più crescente
attenzione delle Chiese locali verso gli
oratori, rappresenta anche la via obbligata
per guardare al futuro. E il fatto che in Italia
si stia diffondendo sempre di più questa
nuova consapevolezza non può che essere
un bene».
Quello di Siena è il secondo convegno
tematico organizzato dalla pastorale
giovanile toscana dopo quello di Arezzo
dello scorso anno: che valore ha,
nell’ottica di un cammino condiviso, la
successione costante di questi
appuntamenti?
«La continuità è chiaramente un altro
grande elemento del progetto intrapreso
dalle diocesi toscane. Organizzare un
convegno a distanza di tre o cinque anni da
quello precedente infatti avrebbe poco
senso; farlo invece con questa continuità
rappresenta invece un punto positivo. In
questo modo ad esempio si permette ai
tanti operatori che vi prendono parte, di
vedere in questo convegno una tappa di un
cammino ben più ampio; di vedere e
verificare in prima persona cioè che esiste
una strada condivisa sulla quale poter
camminare e crescere insieme».
Guardando la situazione attuale degli
oratori italiani, quali sono a suo avviso, i
punti di forza in vista di un possibile
rilancio?
«Se andiamo a vedere quello che sta
avvenendo proprio in
questi anni, di punti
positivi ce ne sono
molti: dalla rinnovata
attenzione che i
Vescovi italiani hanno
dedicato al tema, alla
grande tradizione che
abbiamo in molte
zone d’Italia, pur con
le dovute differenze
territoriali; e poi i
percorsi condivisi che
stanno nascendo, la voglia di lavorare
assieme. Insomma, i punti di forza non
mancano».
l’educatore è cresciuto a sua volta in un
oratorio, o quantomeno conosce le
dinamiche di una relazione educativa. Non
si diventa educatori per caso, ecco. Semmai
la cosa che mi sento di consigliare ai
ragazzi presenti al convegno è quella di
investire nella propria formazione,
specializzandosi, per quanto possibile, in
un settore ben preciso della pastorale. Mi
spiego meglio: guidare un gruppo di
adolescenti o un gruppo di bambini
comporta atteggiamenti, linguaggi e
attitudini differenti. Se un educatore
intraprende per
due o tre anni un
percorso
formativo
specializzato,
acquisirà col
tempo un bagaglio
di esperienze e
conoscenze che un
domani potrebbe
risultare utile
anche per gli altri
operatori».
«Gli oratori dovranno
essere disposti
a scommettere sui giovani
e sui cambiamenti»
Non mancheranno, immagino, neppure
quelli deboli…
«Più che di punti deboli, parlerei
di rischi. Purtroppo ancora oggi
c’è chi vede nell’oratorio la
soluzione a tutti i problemi, o chi
lo considera come uno strumento
semplice da usare. Ma non è
affatto così. Anzi, in futuro, gli
oratori che resisteranno saranno
quelli disposti a scommettere sui
giovani, sulle nuove sfide, sui
cambiamenti. E tutto questo,
come sappiamo, non è sempre
facile da accettare, perché il
cambiamento fa paura».
Tra i rischi in corso, c’è anche
quello che le famiglie tendano a
delegare all’oratorio l’educazione
dei figli?
«Il rischio c’è. E in questo caso, a venire
meno sarebbe la corresponsabilità che è un
tratto fondamentale nella gestione delle
cosiddette alleanze educative. Però è un
rischio che va messo in conto, anche se il
nostro obiettivo rimane chiaramente
quello di guardare alla formazione dei
giovani stando accanto alle famiglie».
Il convegno di oggi ha negli educatori e
nei responsabili degli oratori i suoi
interlocutori privilegiati: quali sono, a suo
avviso, le caratteristiche necessarie per
prestare servizio?
«Spesso, per non dire quasi sempre,
Oggi la Chiesa celebra la centesima
giornata del migrante: l’oratorio potrà
diventare in futuro anche un luogo di
integrazione?
«Penso di sì, perché in futuro gli oratori
avranno sempre più a che fare sia con le
attività del dopo scuola, sia con i linguaggi
espressivi dei giovani come il teatro, la
musica, lo sport e così via. Queste attività
permetteranno ai ragazzi non solo di
incontrarsi sistematicamente, ma anche di
esprimersi all’interno dello stesso luogo e
dello stesso progetto educativo.
L’integrazione dunque, più che un
obiettivo, sarà secondo me una logica
conseguenza».
Papa Francesco ha più volte richiamato
l’attenzione verso le periferie del mondo. I
giovani, che in Italia hanno così poco
spazio, rappresentano anch’essi una delle
tante periferie del nostro tempo? E che
cosa può fare per loro oggi la Chiesa,
grazie anche agli oratori?
«La Chiesa deve tornare prima di tutto a
essere un riferimento per questi ragazzi,
guardandoli con uno spirito di paternità e
maternità spirituale. Fatta questa premessa,
c’è una cosa poi che ci insegna la storia e
cioè che l’oratorio rappresenta da sempre,
per i ragazzi, un luogo nel quale sentirsi
protagonisti. E poi chissà che in futuro
l’oratorio non torni ad aiutare i ragazzi ad
acquisire perfino alcune competenze
professionali. Non mi sorprenderebbe
tutto questo. E sa perché? Perché l’oratorio,
per poter guardare al futuro, dovrà farsi
interprete delle urgenze e dei bisogni delle
nuove generazioni».
■ XXV GIORNATA EBRAICO-CRISTIANA Le parole pronunciate dai protagonisti
onostante duemila anni di
«incomprensioni,
Npregiudizi,
sofferenze e
oggi possiamo
godere dei frutti del Concilio
Vaticano II». Così ha esordito il
rabbino di Siena, Crescenzo
Piattelli, prima di aprire la sua
relazione. «Grazie al dialogo sono
stati fatti molti progressi in questi
anni, ma la strada è ancora lunga. Ma
sono anche convinto che ebrei e
cristiani possano tornare a
camminare insieme lungo la via della
stima e del rispetto reciproci». Parole
alle quali hanno fatto eco anche
quelle del delegato diocesano per il
dialogo interreligioso, Renato Rossi:
«Ventisette anni fa, a Roma, si svolse
uno storico incontro all’interno della
sede del segretariato dell’ecumenismo,
al quale partecipò anche il rabbino
capo Toaff. E fu a partire da
quell’incontro che
nacquero le Giornate
ebraico cristiane che ci
accompagnano ormai da
venticinque anni. E oggi
come allora, rimane valido
per tutti noi, ebrei e
cristiani, lo stesso invito:
come possiamo incontrarci
se non approfondendo le
nostre comuni radici? Ecco
perché oggi ripercorriamo
assieme i Dieci
Comandamenti: dieci
Parole che chiedono di
essere testimoniate ogni
giorno nella vita di ciascuno».
Marco Pieraccioli
Gimignano: il 31 gennaio - Solennità di San
Gimignano - le tre comunità si uniranno per
celebrare il loro santo patrono.
Il 31 gennaio infatti ricorre il giorno della
morte del Santo Vescovo, avvenuta a
Modena nel 393. Venerdì prossimo dunque,
sotto le Torri sarà festa con la celebrazione in
chiesa e la tradizionale fiera nelle piazze
della città.
Per l’occasione, sarà presente per la prima
volta nella storia della chiesa
sangimignanese, il Nunzio Apostolico in
Italia, l’ambasciatore della Città del
Vaticano, Sua Eminenza Monsignor Adriano
Bernardini. Un avvenimento. Il Nunzio del
Papa Francesco farà il suo ingresso nella
solenne concelebrazione eucaristica alle
18.30 in Duomo. Ad accoglierlo, oltre ai
fedeli e a don Mauro Fusi, anche i giovani
del coro parrocchiale guidati dal maestro
Fabrizio Bassi. Saranno presenti inoltre le
delegazioni e i gonfaloni delle città di
Modena e Pontremoli e San Gimignano
(con in testa il sindaco Giacomo Bassi); e
non mancheranno, come sempre, anche le
delegazioni dell’Ordine Equestre del Santo
Sepolcro di Gerusalemme di Siena, la
Confraternita di San Geminiano di Modena
e l’associazione culturale Cavalieri di Santa
Fina. Alla fine della Concelebrazioni le
delegazioni delle tre città offriranno i
tradizionali ceri votivi di San Gimignano
alla Chiesa per illuminare la cappella di San
Gimignano dove è custodita la reliquia del
Vescovo. Il programma della festa inizia alle
17.00 con il ricevimento del sindaco Bassi
alle delegazioni ufficiali delle città
"gemellate". Saranno presenti ovviamente
anche le autorità e le associazioni cittadine,
che si daranno appuntamento così
all’interno della chiesa "Santissima
Annunziata"
dentro la cinta
del vecchio
carcere di San
Domenico, già
Castello del
Vescovo,
Convento dei
Domenicani e
carcere attivo
fino al 1991.
Durante la
presentazione
della festa di San
Gimignano, il
sindaco
Giacomo Bassi
ricorderà la
storia e il riuso
del San
Domenico e, con l’occasione, rilascerà alcuni
riconoscimenti ai cittadini di San
Gimignano. Alle 18.00, trasferimento delle
delegazioni, accompagnato dalla Banda
cittadina "Puccini", fino all’ingresso nella
Basilica per la solenne Messa di San
Gimignano. Una festa coordinata e
programmata con l’amministrazione
Comunale e dal Comitato delle feste
patronali guidato dal presidente Alessandro
Viti. Per ricordare il cammino di Santo
Gimignano da quel lontano secolo di fine
anni Trecento, fra storia e leggenda, si
incrociano e si mescolano i racconti sulla
reliquia, il "dito" del Vescovo. Reliquia che
fu portata fin dentro le mura assieme
all’anello vescovile, da un giovane
chierichetto colligiano il quale, invaghitosi come ricordano le storiche guide della città dell’anello al dito del Santo, approfittò delle
esequie del Vescovo per sfilargli il prezioso
anello. Durante il "furto" sacrilego però,
ecco che si staccò anche il dito.
Il giovane, preso poi dal rimorso, fuggì fino
a rifugiarsi nel Duomo sotto le Torri e si
pentì del gesto confessando il furto ai
sacerdoti della città. L’anello fu riportato a
Modena; mentre la reliquia del dito rimase
in Duomo. Dove è custodita ancora oggi
nella cappella dedicata al Vescovo di San
Gimignano e patrono della Città a fianco
dell’altare maggiore.
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SIENA COLLE VAL D’ ELSA MONTALCINO
■ VOLONTARIATO L’intervento del Provveditore della Misericordia alla festa di S. Antonio Aabate
TOSCANA OGGI
26 gennaio 2014
V
Musica SACRA
DI
DANEIELE PALMIERI
opo le prime apparizioni nel corso
D
dell’anno 2013, nel periodo
natalizio appena trascorso il Coro
DI
MARIO MARZUCCHI
anno appena trascorso si è
purtroppo rivelato ancora più
difficile del precedente poiché di
fronte ad un impoverimento
ulteriore delle risorse ci siamo trovati di
fronte ad un aumento dei bisogni.
Non voglio tediarVi con i soliti dati che sono
in linea (802.000 Km) con quelli dell’anno
precedente anche se i servizi spesso restano
sempre più a carico della Misericordia che
cerca di far fronte con risorse proprie a quelle
richieste che non trovano più risposte da
parte del "Servizio Pubblico".
Voglio invece mettere l’accento, seppur
brevemente, sull’impegno sociale che ci ha
portato ad intraprendere nuove iniziative per
poter dare risposte positive, anche se del tutto
parziali, alle varie richieste ed alle aspettative
di tante persone bisognose così come ci
sprona a fare il nostro Papa Francesco che
proprio in questi giorni ha messo in evidenza
che «i poveri non possono aspettare». Il
nostro aiuto è rivolto anche ai malati e a
coloro che non sono solo poveri dal punto di
vista economico, ma hanno anche bisogno
di un consiglio disinteressato, di un sorriso o
di una carezza.
Sappiamo quanto sia difficile, ma questo
dovrebbe essere il valore aggiunto del
volontariato di qualsiasi ispirazione, ciò che
invece ci scoraggia è che sempre più,
abbiamo l’impressione di costituire un
bacino presso cui attingere manodopera a
basso prezzo o meglio a costo zero.
Possiamo e dobbiamo mettere a
disposizione il nostro tempo, tempo
incomprimibile e indilatabile per tutti i
volontari a qualsiasi livello operino, ma le
Istituzioni devono fare il "loro" per metterci
nella possibilità di operare serenamente a
partire dalla programmazione anche nel
medio e lungo periodo. (La vicenda delle
Centrali 118 insegna) Tornando alle parole
del Papa, dobbiamo prestare sempre più
attenzione alle persone che formano la fila
davanti alla Bancarella della Solidarietà o
bussano al nostro Ufficio Ispezione o
all’Ufficio del Provveditore e che, purtroppo,
qualche volta se ne vanno mortificate perché
forse pensavano di poter ricevere molto di
L’
Una speranza che
oltrepassa la crisi
più di quello che siamo stati in grado di dare.
Oltre tutto, fra qualche mese, a meno che le
nostre Autorità di Governo non riescano ad
ottenere qualcosa in sede di Comunità
Europea, termineranno gli aiuti dell’AGEA,
l’Agenzia che, tra l’altro, raccoglie le
eccedenze della produzione agricola
nazionale, per cui gli avanzi di frutta
torneranno ad essere eliminati sotto i cingoli
dei trattori e non trasformati in marmellata
per i poveri, il latte verrà buttato nei fossi e
non lavorato per produrne confezioni a
lunga conservazione o burro e formaggio per
i poveri, lo stesso per i cereali con cui si fanno
pasta e biscotti e così via.
Ed allora l’auspicio è che la nostra città, che
nonostante tutte le traversie è rimasta in cima
alle classifiche del benessere, anche grazie al
volontariato, trovi quella compattezza fra
tutte le sue componenti, nessuna esclusa, per
operare affinché nessuno resti sempre più
indietro. Faccio solo due esempi di iniziative:
La prima Adotta insieme a noi una famiglia:
con un patto di solidarietà "a Km 0", per
portare speranza a chi si trova in una
situazione di particolare bisogno, attraverso
la Bancarella della Solidarietà, sia per donare
generi di prima necessità sia per
accompagnare con pulmini attrezzati ed
autovettureanziani e disabili in difficoltà.
Ci auguriamo che questa iniziativa possa
raggiungere, con l’aiuto di tutti, un rating di
A++ che per noi vuol dire Accoglienza,
Assistenza, Aiuto. Nel nostro Sito Internet, in
corso di aggiornamento, ci sono riportate le
modalità di partecipazione a questo
progetto.
Il Secondo esempio è quello della finanza
etica dove la Misericordia opera attraverso la
Fondazione Toscana per la Prevenzione
dell’Usura, Microcredito di Solidarietà e,
proprio in questi ultimi tempi, con il prestito
sociale della Regione Toscana.
Mi piacerebbe mettere in evidenza in
dettaglio tutti i campi in cui opera la nostra
Istituzione, ma non posso dilungarmi anche
se mi farebbe piacere se qualcuno avesse la
curiosità di farlo richiedendoci la chiavetta
dei bilanci sociali dal 2009 al 2012; per cui
termino con doverosi ringraziamenti
partendo da S.E.R. Mons. Arcivescovo che ci
guida spiritualmente e con il quale abbiamo
condiviso alcuni incontri di riflessione, i
nostri benefattori fra cui in questa occasione
ricordo Lilliana Machetti alla quale abbiamo
dedicato un pulmino per trasporto disabili e
Mons. Savino Mazzini e la sua famiglia che
ci ha donato l’altro pulmino che opererà
soprattutto presso la nostra sezione di
Taverne - Arbia, tutti i nostri dipendenti e
quelli della Coop.va Il Prossimo, i nostri soci
e concittadini che ci sostengono con la loro
quota associativa e con l’opzione del 5 per
mille ed infine i nostri volontari a tutti i
livelli che operano nei più svariati servizi e
nelle nostre sezioni distaccamenti e
consorelle di Taverne-Arbia, S. Rocco, Rosia,
Isola d’Arbia, S. Miniato, in cui abbiamo
recentemente inaugurata la nuova sede,
Quercegrossa, Casciano di Murlo,
Pievasciata, Vescovado di Murlo che
nell’anno trascorso hanno donato 140.000
ore del loro tempo alle attività della
Misericordia.
Saluto tutti con fraternità, parola
recentemente rivalutata in tutta la sua portata
da Papa Francesco, con il nostro motto «Che
Dio ve ne renda merito».
■ DALLE PARROCCHIE Pippo Cortigliano ha presentato a Siena il suo ultimo lavoro editoriale
«Quando Dio è contento: il segreto della felicità»
DI FRANCA PICCINI
uando Dio è contento - il
«titolo
Qdelsegreto
della felicità», è il
libro di Pippo
Corigliano, edito da Mondadori
e presentato nella sala del
capitolo del chiostro di San
Domenico per il ciclo di incontri
culturali «I giovedì di San
Domenico». Pippo Corigliano è
stato per quarant’anni portavoce
dell’Opus Dei e proprio la
vicinanza con il fondatore San
José Maria Escrivà gli ha fatto
capire che la felicità si trova nella
vita ordinaria di ogni giorno. Il
libro è una carrellata di racconti
di vita ordinaria, dove persone
normali si raccontano, con
umiltà e anche con un po’ di
ironia, ma proprio dalle
esperienze quotidiane scaturisce
il senso della felicità. Il libro è
un viaggio nell’esperienza
umana del vivere quotidiano,
dove il lettore condivide e si
arricchisce con coloro che si
raccontano.
Il cristiano, consapevole della
ricchezza che gli proviene dal
battesimo e dalla cresima, fa
testimonianza con il proprio
comportamento e questo è già
motivo di felicità; nella
consapevolezza che la felicità
assoluta non esiste nel mondo
terreno, ma che voler bene, vuol
dire "amatevi come io vi ho
amato" e da qui nasce la spinta a
coltivare l’amore per gli altri e
l’amicizia, accettando l’altro per
quello che è, come del resto Dio
ci accetta per quello che siamo.
Saper voler bene è un’arte che
non si finisce mai di imparare.
Spesso Papa Francesco parla di
tenerezza, anche noi nella vita di
ogni giorno non dobbiamo aver
paura della tenerezza.
Si vive un tempo in cui la cultura
dominante è contro la Chiesa
cattolica e spesso la Chiesa è
all’attenzione dei mezzi
di informazione per gli
scandali, tralasciando
quello che è il ruolo, la
missione e la vocazione
della stragrande
maggioranza dei
sacerdoti e suore che
vivono il quotidiano
accanto alla gente dando
aiuto a chi ne ha
bisogno. Questo non
vuol dire negare i fatti,
ma vuol dire oscurare il
lavoro umile e onesto
che tanti uomini e donne
di Chiesa fanno
quotidianamente.
La serata è stata condotta da
Tommaso Strambi, capo
redattore de La Nazione Siena;
Corigliano è stato
accompagnato a visitare i luoghi
cateriniani di Siena da Padre
Alfredo che gli ha illustrato la
figura di Santa Caterina da
Siena, patrona dell’Opus Dei per
quanto riguarda l’apostolato
dell’opinione pubblica.
interparrocchiale della Foranìa
diocesana senese Amiata-Valdorcia ha
mostrato di essersi consolidata,
raggiungendo anche ottimi risultati
musicali. Castel del Piano (Chiesa
piccina), Montalcino (Sant’Egidio
Abate) e San Quirico d’Orcia
(Collegiata dei Santi Quirico e Giulitta)
hanno ospitato i percorsi di canti sul
«Mistero dell’Incarnazione», intervallati
dalle riflessioni proposte
rispettivamente da don Roberto
Bianchini, padre Pierino Bregoli e don
Gianni Lanini. I brani sono stati eseguiti
davvero con grande capacità espressiva
ed hanno toccato varie epoche e
modalità compositive. Eseguito dai
coristi sotto l’efficace, attenta guida di
Alessandra Micheloni, il programma è
stato aperto da "Altissima Luce" (tratto
dal Laudario Cortonese), seguito dalla
dolcissima «Ave Maria» del francese
Jacob Arcadelt (vissuto nel XVI°
secolo), per approdare poi al
tradizionale «Tu Scendi dalle Stelle» e
tornare al Laudario Cortonese con il pur
conosciuto «Gloria in cielo». Altro
brano di bell’effetto è stato il «Gaudete,
Gaudete, Christus est Natus», di autore
anonimo quattrocentesco e la stessa
cosa può dirsi per il successivo «S’Accese
un Astro in Cielo», che la mano del
compositore Georg F. Haendel (1685 1759) ha reso sognante. Ultimi due
brani del programma «Laudate» del
francese contemporaneo J. P. Lécot
(autore, fra l’altro, dell’Inno per il
Giubileo del 2000) , ed il gospel «Go,
Tell it on the Mountain» («Va e
annuncia Lui in montagna»), sul quale
don Gianni Lanini non ha potuto fare a
meno di soffermarsi anche per un
aspetto che lo riguarda in prima
persona, essendo prossimo il suo
trasferimento come parroco a Castel del
Piano. Il coro è naturalmente aperto a
quanti vogliano aggregarsi ed ha in
programma la preparazione di altri
appuntamenti a tema liturgico: nella
Quaresima e poi nel mese mariano di
Maggio, con l’intenzione di offrire
appuntamenti di canto e meditazioni in
altre parrocchie del comprensorio. Per
concludere, giusto onore e merito
all’impegno dei coristi, provenienti da
Arcidosso, Castel del Piano e Campiglia
d’Orcia, impegnati in questa esperienza
e testimonianza di canto ed amicizia:
Anna Bucelli, Lucia Corsini, Milena
Giubbilei, Maria Eugenia Pogni,
Giuseppina Sellitri (soprani); Laura
Brazzabeni, Silvia Corridori, Mimma
Frascà, Simonetta Pallini, Rossana
Penza (contralti), Fulvio Nanni e
Stefano Pecci (tenori); Michele Bucelli e
Giovanni Zanaboni (bassi).
dalle PARROCCHIE
«Il mago di Oz»
Venerdì 31 gennaio, ore 21.15
Teatro Sant’Agostino (Colle Val d’Elsa)
ragazzi e i giovani della parrocchia di
Idella
Sant’Agostino a Colle Val d’Elsa in occasione
festa di San Giovanni Bosco vi invitano
al loro spettacolo: «Il mago di Oz».
L’appuntamento è dunque per venerdì 31
gennaio al teatro Sant’Agostino di Colle Val
d’Elsa. Lo spettacolo, che inizierà alle ore
21.15, sarà ad ingresso gratuito.