giuliano finale1.qxp - Giuliano di Lecce, Puglia, Italy

PRESENTAZIONE
Finalmente, e con un sentito senso di soddisfazione, il terzo tomo della storia del nostro Comune "Giuliano ed i suoi documenti" è stato completato nella
sua stesura. Il merito di questi scritti va ad Antonio Ferraro che con certosino impegno, provveduto interesse ed amore ha cercato e messo insieme
tanti documenti che accertano avvenimenti e personaggi, spesso inediti, nella
Comunità Giulianese.
L'intelligente assemblaggio dei documenti e la loro importanza coinvolgono in
una lettura spedita per interesse di sapere ed al tempo stesso meditata per
valenza di documentazione.
Desta grande interesse apprendere che la Comunità di Giuliano è antica, si
perde nel tempo, nasce con Roma e forse prima (Vereto), di tutti gli agglomerati urbani di Castrignano è il più vecchio. Questo lungo percorso della vita
Giulianese è stato nobilitato da tante figure di spicco nel campo delle arti e
delle professioni.
Molti ed importanti sono gli artigiani ed i professionisti che hanno contribuito allo sviluppo sociale della gente. Mentre nelle altre comunità vicine vi è una
prevalenza di ecclesiastici fra i notabili, in Giuliano prevalgono i medici, i
notai, gli artisti.
L'amore per le arti e le scienze è innato e sempre vivo nei cittadini di Giuliano
ed un esempio, degli ultimi anni, è l'Oratorio, luogo di cultura ed arte profondamente voluto e con sacrifici realizzato.
La scarsa partecipazione fisica di Francesco Siciliano alla vita sociale tradisce la grande stima ed il profondo affetto che il Sindaco nutre verso la popolazione di Giuliano, nobile per sentimento, rispettosa per educazione, impegnata per il sociale, e che ha il privilegio e l'onore di rappresentare.
Prof.Francesco Siciliano
Sindaco di Castrignano del Capo
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LE FONTI STORICHE DI GIULIANO
La storia di Giuliano, come in generale quella di tutti i piccoli centri del
meridione, è affidata a quei pochi documenti archivistici che si conservano in
piccole dosi negli archivi più disparati del mezzogiorno d'Italia ma in particolar modo in quello di Napoli e per periodi più recenti nell'archivio provinciale. Per la verità anche i documenti più antichi si riducono in brevi annotazioni o in quei piccoli riassunti detti in archivistica regesti dovuti per lo più
a diversi scrittori genealogisti del Seicento che avevano solo intenti araldici. Per questo motivo risulta vano ogni tentativo di svelare vicende più intime
nel medioevo limitandosi quasi tutta la documentazione in semplici repertori
degli atti feudali che tutt'al più a saperne leggere fra le righe possono rivelare approssimativamente ad esempio la consistenza demografia del centro
indagato. Tutto ciò vale purtroppo anche per Giuliano la cui storia iniziale dal
punto di vista archivistico, e cioè dal 1270 in poi sotto gli Angioini, si condensa in un elenco di successioni feudali non sempre ben chiare e interpretate a
volte contraddittoriamente da vari studiosi.
E già l'impegno di sciogliere non poche di queste incongruenze può dare un
pregio iniziale a questo lavoro storiografico. Per avere qualcosa di più attinente alle vicende intime di Giuliano bisogna attendere il sec. XV quando
quantomeno si conosce con dati certi la sua popolazione intorno al 1447 ed un
documento del 1472 ci restituisce almeno un cognome (Margarito) di una
delle più numerose famiglie giulianesi del secolo successivo peraltro segnalatasi per aver prodotto vari professionisti e sindaci importanti nell'evoluzione sociale e culturale del paese. Più ricco di documenti è senz'altro il secolo
XVI e qui con una certa soddisfazione nella ricerca ci soccorre l'archivio di
stato di Napoli con alcune preziose testimonianze d'ogni ordine e grado, cioè
feudali, sociali ed economiche, ed ovviamente a livello locale l'archivio parrocchiale se non altro per avere un quadro demografico ed anagrafico dei
suoi protagosti . A questo punto la ricerca si arricchisce finalmente di importanti documenti che investono la sua vita politica e culturale in perenne
riscontro e più spesso in costante dissidio con la struttura dello stato feudale prevaricatore dei diritti della comunità non sempre rispettati e più
spesso sopraffatti dall'abuso e dalla rapacità del feudatario.
Quest'argomento ci porta nel vivo della nota forse più significativa della storia giulianese che in certi versi appare contraddittoria dove si consideri che
qui il baronaggio ha escogitato le più strane pretese feudali mentre dall'altra parte il paese si segnalava nella diocesi per un abbondanza davvero straordinaria e speciale di personalità culturalmente elevate quando la logica dell'oppressione induce a ritenere del tutto spente e soppresse le velleità ideologiche degli abitanti che da sempre con una costanza spettacolare hanno
curato lo studio ed esercitato senza soluzione di continuità le più classiche
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delle professioni liberali, non disdegnando anche di coltivare il gusto dell'arte pura della pittura e la particolare cura del vestire che ne fecero, a dire
dei suoi abitanti nel Settecento la " Regina del Capo ". Sarà stata la sua posizione geografica piuttosto defilata e nascosta rispetto ai limitrofi paesi
rivieraschi, o anche il clima più salubre perché lievemente il paese si distende sopra un poggio dove l'aria è più fresca e d'inverno induce più che in ogni
altra parte al raccoglimento e alla meditazione, per una ragione o per l'altra
resta il fatto eclatante che è davvero straordinario incontrare un paese così
piccolo (ma nel medioevo però relativamente più grande di tanti paesi circonvicini) che concentri in poco spazio un cospicuo gruppo di persone dedite
appassionatamente alla speculazione intellettiva. Forse più indietro nel
tempo non dovette essere estranea in questo la presenza di un monastero
che per cognizione generale dovette essere nel medioevo il centro di raccolta di preziosi codici librari e polmone irradiante cultura. Si è notato infatti
che quasi in tutti quei paesi del Capo di Leuca in cui i segni di cultura si sono
mostrati più particolarmente progrediti hanno avuto sempre a riscontro
l'esistenza di un cenobio bizantino o benedettino o di qualche altro ordine
francescano. Giuliano ebbe l'abbazia di S.Antonio certamente fiorente nel
sec. XIV ma di più che probabili origini basiliane in un luogo dove la cultura
bizantina irradia attraverso le sue grotte rupestri decorate da santi ortodossi e che forse sono alla base di un insediamento altomedievale in cui la
vicenda storica della vicina Vereto non sembra estranea a giudicare dai grossi massi con cui fu costruita nel sec. X la chiesa campestre di S. Pietro così
affini alla megalitica Centopietre di Patù. Guida ancor più sicura abbiamo
nella documentazione storica del Seicento quando ci sovvengono non pochi
reperti monumentali ed archivistici di natura ecclesiastica . Da questo
momento in poi con una paziente disamina delle fonti la storia di Giuliano può
essere raccontata con sufficiente ricchezza di particolari ricostruendola
quasi dettagliatamente fino ad oggi. Questa monografia non ha certo la pretesa di esaurire e risolvere tutti i nodi gordiani che avvolgono le questioni più
evidenti come ad esempio l'anno di costruzione del Castello o l'anno di erezione di alcuni edifici sacri o infine l'epoca di costituzione della confraternita . Però in un certo senso a chi vorrà chiudere definitivamente le questioni
suddette ci resta la soddisfazione di offrire una gran quantità di episodi
documentari che vi girano molto da vicino e solo aspettano di beccare quello
risolutivo. Compito che così facilitato, avendo fornito molteplici chiavi di lettura su questi ed altri argomenti, sarebbe nostro auspicio che qualche studente universitario o qualche studioso più attento con un ulteriore approfondimento volesse definitivamente concludere compiutamente la presente
monografia che l'autore spera torni di gradimento ai cittadini di Giuliano
molto attenti e curiosi alle cose familiari.
Intanto è bene chiarire il senso della disposizione cronologica degli avve3
nimenti accaduti a Giuliano in almeno 7 secoli e che per questo segue un impostazione molto diversa da quella contenuta nei due precedenti testi storici
su Salignano e Castrignano. Un tempo erano proprio le cronache la forma più
diffusa dei libri storici: queste oltre ad una facilità di lettura permettevano
anche di affastellare con gran dovizia una sterminata messe di notizie di ogni
ordine e materia : cioè dal fatterello quasi rionale ad avvenimenti di più
importante risonanza. L'abbondanza di notizie reperite su Giuliano ci ha suggerito di narrare in questa maniera le vicende storiche di Giuliano svincolandole dalle solite pesanti e a volte tediose considerazioni. Però per rendere
più compresnsibile il senso della cronologia apposite note in calce permettono al lettore una lettura più intima e chiara dell'episodio storico spesso
ampliandolo e inserendolo in una visione più ampia del piccolo vissuto paesano. Se si volesse inquadrare il tutto in un panorama storico ampio e sintetico
insieme la storia di Giuliano può benissimo compendiarsi nelle vicende secolari e conflittuali fra due importanti istituti giuridici: il feudalesimo e il comune, entrambi quasi contemporanei e risalenti al dominio dei Normani (secc. XXI).
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IL FEUDALESIMO
L'istituto feudale fu caratterizzato dal rapporto di soggezione fra il
signore di un feudo e i suoi vassalli rappresentati dagli abitanti o da parte di
alcuni abitanti sul luogo a lui soggetto e concessogli dal re per meriti speciali, e generalmente militari. Dapprima cioè al tempo dei Normanni, il feudo
comprese a volte un'intera provincia come in effetti si trova nel Catalogo dei
Baroni del 1180 circa l'allora Salento che costituiva il Comitatus Licii, cioè la
Contea di Lecce assegnata al normanno Goffredo d' Altavilla. In quest'unico
documento pervenutici di quei tempi limitatamente al Capo di Leuca emerge
su tutti i feudatari Tomasius de Sancto Joanne capostipite della nobile e
antica famiglia alessanese degli attuali Sangiovanni dal quale dipendevano
diversi suffeudatari possessori di quote feudali decisamente più esigue.
Bisogna attendere il periodo angioino e una più ricca documentazione per
penetrare la natura e la struttura dello stato feudale. Con la conquista nel
1265 del Regno di Napoli da parte del francese Carlo I d'Angiò (Charles
d'Anjou) si realizzò un'autentica polverizzazione delle grandi baronie normanne. Intanto è bene precisare alcuni punti caratterizzanti del feudalesimo
angioino che tornano assai utili alla comprensione dei documenti relativi a
Giuliano. Nel Liber Donationum del 1269 fatto compilare dal primo angioino si
fissano i criteri delle infeudazioni che consistevano nell'assegnamento di un
feudo ad un suo milite vita natural durante o come anche s'intende ad personam in ricompensa dei servizi militari prestati durante la conquista del
regno. Questi feudi rappresentarono o corrisposero ad una specie di appannaggio che in termini monetari veniva valutato a circa 20 once, e ossia il
feudo concesso corrispondeva in natura o per rendita catastale a 20 once. E
poiché, come espressamente chiarito in altri documenti contemporanei, ogni
oncia rappresentava nel feudo la rendita prodotta da circa quattro famiglie
ed ogni famiglia (o fuoco come si diceva) era equiparata a circa 5 persone si
deduce approssimativamente ma con grande probabilità che le 20 once corrispondevano demograficamente a circa 400 persone ed un'oncia a 20 persone. Ma un'ulteriore precisazione torna d'obbligo. Intorno al 1271 la comunità (universitas) di Corsano scrisse al re un'accorata lettera lamentandosi che
il fisco l'aveva tassata per ben tre volte figurando sotto il nome di diversi
feudatari e perciò precisando che in realtà si trattava sempre della stessa
località. Nelle cosiddette taxae subventionis o nelle diverse ratio thesaurariorum in effetti molte località del Salento vengono elencate sotto il nome
del feudatario (ad esempio terra riccardi malecta, oppure terra berardi de
castro ecc.) con accanto di seguito la tassa dovuta all'erario per contributi
generali (subventionis generalis) o straordinari. Questo fatto ovviamente
generava non poca confusione quando si trattava di individuare la località
annotata nell'elenco. Attraverso altri e più specifici documenti però risulta
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evidente che quasi sempre, quando il feudo valeva più delle 20 once assegnate a ciascun milite o cavaliere del re, veniva ulteriormente frammentato in
altre quote concesse ad altri benemeriti: quote beninteso che potevano
anche essere di valore decisamente inferiore alle 20 once e che sovente corrispondevano a piccole quote di territorio limitate a templi appezzamenti di
terreno particolarmente redditizio. Da qui bisogna partire per capire perché
quasi tutti i feudi comparivano spesso contemporaneamente sotto il nome di
più feudatari. Allora il senso di certi atti risulta finalmente chiaro ed altre
la relativa terminologia feudale. Alla morte del feudatario il feudo essendo
stato concesso ad personam ritornava alla corona. Nel 1270 Alessano fu concesso al milite francese Gautier de Meriac (nei documenti in latino Gualterius
de Merriaco) ma poco tempo dopo volle tornarsene in Francia e la città tornò
di nuovo nelle mani del re che provvide subito ad assegnarla ad altri. Nel 1290
inoltre Alessano si trova posseduta per un quarto (pro quarta parte) da
Pietro Mabue mentre gli altri tre quarti si trovavano sotto il dominio del
francese Rufolf D'Aunay (Rodolfo D'Alneto). La lettura superficiale di quest'ultima concessione indusse nel sec. XVI l'Ammirato ad affermare che la
Contea di Alessano fu istituita da Carlo I d'Angiò nel sec. XIII sol perché
una sua discendente, Caterina d'Alneto, figurava col titolo di Comitissa.
Mentre leggendo più attentamente i documenti emerge chiaramente che
Pietro Mabue possedeva un quarto di Alessano del valore, aggiunge il documento !, di 20 once così come contemporaneamente Rodolfo d'Alneto ne possedeva i restanti tre quarti valutati complessivamente 60 once.
Di conseguenza per le ragioni suddette è assai opinabile che Alessano
fosse abitata in quegli anni da non meno di mille persone ed è così anche giustificato l'attributo di Civitas con cui in altri documenti viene designata.
Riguardo poi al titolo di Contea nel secolo XIII è una pura ed errata deduzione degli scrittori araldici dei secoli XVI e XVII, giacchè Caterina più
esattamente viene qualificata Comitissa Casertae (perché moglie del conte di
Caserta Francesco della Ratta) e Domina Alexani! Il Comitatus Alexani si
legge soltanto in documenti del sec. XV al tempo dei Del Balzo possessori di
molti paesi della diocesi di Alessano istituita nel sec. XII dai Normanni quando elevarono Alessano al titolo di Città perché appunto vi risiedeva il vescovo .
Questo lungo preambolo dovrebbe bastare per comprendere meglio il
significato e l'apparente contraddizione di certi documenti medievali riguardanti le vicende feudali di Giuliano che sin dal secolo XIII si svolgono sotto
il dominio di più padroni, e che in definitiva nel sec. XVI veniva esercitato su
una grande quota di territorio sottoposta ai Cicinelli, e su due altre quote
piuttosto ridotte assoggettate al Vescovo e al Duca di Alessano, fermo
restando un suffeudo, in pratica un fondo particolarmente conteso perché
proficuo e coltivato spesso a vigna che nel sec. XV fu assegnano da Alfonso
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d'Aragona a Nicola Coniger di Lecce, cioè Camposaraceno, passato poi nelle
mani di diversi altri nobili famiglie del Capo di Leuca . E qui urge un ultima
precisazione. Il feudatario non fu mai possessore materiale del territorio del
feudo concessogli che rimase sempre inalienabile e divisiso fra demanio regio
e demanio universale (cioè comunale) e particolare salva sempre la proprietà
privata. Al feudatario competeva invece soltanto la giurisdizione sul feudo
avuto in concessione che esercitava in diversi modi e attraverso numerosi
privilegi accordatigli dalla corona sui suoi diretti vassalli. Cosicché quando
negli atti si legge tal feudatario possessore di una parte del territorio di tal
paese significa che in quella località esercitava il dominio su un certo numero di vassalli che generalmente tenevano a coltura anche alcuni suoi reali possedimenti ratificati con strumenti notarili e non già in suo potere per naturale conseguenza derivante dalla natura giurisdizionale della concessione
regia. Quindi leggere ad esempio che il Vescovo vi possedeva a Giuliano otto
vassalli significa che determinate otto famiglie per inveterata tradizione
tenevano a coltura i suoi terreni decimali per i quali come feudatario era
tenuto versare al fisco regio la dovuta tassa dell'adoa che sostituiva in
tempo di pace l'adohamentum (servizio militare) richiesto dal re in tempo di
guerra.
Il numero dei vassalli determinava nelle carte medievali l'espressione
impropria di una certa quantità del feudo espressa come una terza parte, o
due terze parti ecc. che in fondo corrispondevano ad una frazione dei fuochi
complessivi costituenti la popolazione di quella località. Nel caso di Giuliano
nel sec. XVI, quando i documenti cioè sono più sufficientemente espliciti, i
veri padroni del feudo (sebbene non di tutto il feudo) di Giuliano erano i
Cicinelli perché a loro la Curia aveva venduto speciali prerogative regie come
quelle di amministra giustizia (bancum justitiae civile t criminalis) e perfino
… di elvare forche!, o anche di natura commerciale i diritti proibitivi della
bottega lorda e della piazza per cui può ben dirsi che ogni vita di ciascun abitante Giulianese era totalmente nelle loro mani. Qualche esempio più esplicito con linguaggio molto popolare renderà giustizia dell'astrusità di certe formule che contraddistinguevano vari privilegi. I Cicinelli ottennero il banco
della giustizia sulle prime e le seconde cause significa che se sciaguratamente un cittadino giulianese suo vassallo fosse stato ritenuto colpevole di qualche misfatto veniva ovviamente giudicato dalla corte baronale in primo grado
la quale … con clemenza offriva la possibilità di un appello come si dice in
secondo grado (ecco la differenza fra prime e seconde cause)… ma si vede
bene e fa' orrore constatare che anche nel secondo caso spettava sempre
alla stessa corte del barone emettere la sentenza definitiva che ovviamente
salvo eccezionali ripensamenti non poteva che essere avversa all'appaltante.
I Cicinelli inoltre sul piano puramente economico detennero anche il diritto
pribitivo della bottega lorda e della piazza. Col primo nessun cittadino pote7
va osare di acquistare alcunché di commestibile se non nella bottega del
barone, col secondo ogni mercato, ogni vendita e ogni pur minuscolo tentativo di baratto era proibito senza ordine del barone : era in pratica strozzare
sul nascere ogni iniziativa economica individuale. Di fronte a queste angherie
deve essere letta l'istanza che il comune di Giuliano fece al re nel 1595
beneficiare di alcune agevolazioni fiscali per affrontare le già numerose
tasse dovute al regio fisco minacciando di abbandonare il paese (" andandosene a morir fuori di lor patria "). Ma evidentemente l'appello rimase inascoltato e i dati dei censimenti successivi danno ragione del progressivo spopolamento e dell'inarrestabile e costante declino demografico di un centro che
fino allora risultava fra i più popolosi e progrediti della diocesi. E se qualcun
osò lamentarsi direttamente col feudatario fu da questi spietatamente soppresso (vedi nella cronologia l'assassinio dell'arciprete Borrello e del cavaliere gerosolimitano Ottavio Guarini della nobile famiglia di Alessano che evidentemente ne aveva difeso le ragioni… e a questo evento probabilmente
dovrebbe rimontare la colonna con la croce di malta eretta di fronte alla cappella della Madonna del Canneto ! ). Rileggendo e ripercorrendo la storia feudale di Giuliano un fatto curioso e sotto certi versi sarcastico cattura l'attenzione . Il fatto cioè che quando finalmente Giuliano si vide riconoscere
tutte le ragioni dei danni inferti al suo progredire civile per parte del feudatario … quasi contemporaneamente cessò di essere comune autonomo per
essere assoggettato come frazione a Castrignano. Nel 1806 infatti il feudalesimo fu definitivamente abolito ed i comuni autorizzati a rivalersi contro
gli ex feudatari. Due anni dopo la Commissione Feudale chiamata in causa dal
comune di Giuliano emise sentenze inappellabili contro il barone e favorevoli
ai cittadini giulianesi che dopo secoli di sofferti soprusi gridarono apertamente con gioia la loro felicità: tutto fu spazzato via in quel fatidico 1808:
via gli ingiusti diritti di bottega lorda e di piazza, via gli inveterati ed abnormi diritti di erbatica, carnatica, munta di latte e censi sulle case e su ogni
altra sorta di abuso che considerati gravemente dal legislatore gli fece
immaginare il Salento come " la terra dei Titani ". Ma di Giuliano si può dire
ancora qualcosa di più dopo una più intima disamina dei documenti trascritti
qui nella cronologia (vedi sotto l'anno 1790) e che non viene stranamente
menzionato nelle sentenze e cioè che il dominio del barone era divenuto così
opprimente da investire persino la sfera del libero governo cittadino giacchè si spinse spudoratamente ad imporre la sua preferenza anche nella scelta del sindaco: e allora si capisce perché nel suo catasto del 1742 il comune
di Salignano con orgoglio tenne a sottolineare per iscritto che la sua "università eligge liberamente il suo sindico indipendentemente dal barone". Infine
un'ultima amara annotazione velata di malcelata ironia: una sorta di solenne
raggiro subito dall'ultimo barone Maglietta estromesso bruscamente dal
dominio su Giuliano dalle leggi eversive della feudalità appena 16 anni dopo
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l'acquisto del feudo. La Commissione gli proibì di riscuotere qualsiasi introito a titolo di strenna sugli ex vassalli giulianesi pregandolo di rifarsi direttamente contro il suo predecessore perché ritenne quei 30 ducati riscossi
annualmente a titolo di strenna totalmente illegali e non giustificati da alcuna concessione regia. Fu un'autentica bidonata che si aggiunse alla perdita
del feudo. E veniamo specificatamente agli affari più diretti dei cittadini che
si coagularono per secoli intorno ad un'istituzione, quella comunale, che come
ormai acclarato da moltissimi studiosi ebbe le sue origini e il suo primo svolgimento proprio nel Mezzogiorno. Come per il Feudalesimo anche per il
Comune i primi documenti che ne provano l'esistenza risalgono al tempo dei
Normanni. All'inizio o almeno nei primi due secoli tutto l'istituto s'identificò intorno alla figura di un estemporaneo rappresentante civico il cui nome in
una zona da secoli sottoposta al dominio bizantino non poteva che essere
greco: il sindico (dal greco syndicos). Di tanto in tanto qualche comunità (nei
documenti in latino universitas o universitas populi e quindi in italiano università per indicare il moderno comune) sentì il bisogno di far sentire le sue
ragioni dinanzi al re inviandogli ora uno ora due o più rappresentanti indicati
appunto nei documenti come il sindaco o i sindici: dopodiché la loro funzione
si esauriva col compimento della missione stessa. Gli Svevi, succeduti ai
Normanni, e in particolare il grande Federico II non tollerarono mai tali rappresentanze né tantomeno ogni tentativo di ordinamento comunale considerandoli una seria minaccia alla sua concezione egocentrica e accentatrice
dello stato. Alla sua morte (1250) si scatenarono le lotte dinastiche fra i suoi
figli nelle quali si inserì il papato che mentre da una parte favorì la discesa
di Carlo I d'Angiò dall'altra, ostile da sempre agli Svevi sopraffattori di ogni
velleità libertaria, stimolò apertamente il formarsi di espliciti organismi
comunali da tempo sopiti e ridotti a pura larva rappresentativa. Sono questi
gli anni in cui in vari luoghi del Salento i Comuni scendono in campo con
cosciente dimostrazione della loro forza sociale. All'instaurarsi della dominazione angioina (1265-1442) si ebbe però una nuova imponente parcellizzazione del territorio del regno in una miriade di piccoli feudi (e fra questi
Giuliano) non sempre facilmente controllabili circa il rispetto da parte dei
rispettivi feudatari delle consuetudini e libertà comunali. La funzione di queste cosiddette Università si ridusse in breve ad una rappresentanza spesso
saltuaria esplicitamente esibita soltanto in occasione della raccolta di denaro per la regia cassa mai bastevole per sostenere le continue emergenze belliche dei nuovi regnanti francesi. In questa situazione di perenne belligeranza i feudatari furono lasciati nei loro feudi padroni assoluti di imporre ogni
abuso sui propri vassalli. Spesso i baroni svincolati da ogni soggezione al
potere regio, soprattutto in località lontane e periferiche come la Terra
d'Otranto, presero a combattersi spudoratamente fra loro per il possesso di
un feudo. In questo genere di conflittualità permanente ogni rappresentan9
za cittadina, trattandosi sovente di piccole comunità di contadini, fu esclusa
con la forza da ogni voce in capitolo. Così andarono le cose fino all'avvento
nel regno di Napoli degli aragonesi nel 1442 con la conquista di Alfonso I il
Magnanimo col quale anzi sotto diversi aspetti si aggravararono quando ai
baroni fu concesso persino di tenere tribunali validamente funzionanti e
autonomi. La concessione del Bancum justitiae o delle Prime e Seconde Cause
Civili e Criminali, in pratica il privilegio di farsi giustizia senza alcun controllo statale, rese il baronaggio così potente da insidiare finanche gli stessi
regnanti. In particolare è nota la vicenda del Principe di Taranto
Giannantonio Orsini del Balzo che era divenuto così potente da costituire uno
stato nello stato così vasto da includere l'intera provincia di Terra
d'Otranto e innumerevoli altri possedimenti da indurre un diplomatico genovese (il Doria nel 1444) ad affermare che poteva cavalcare per decine di
giornate nelle sue terre "incomenzando dalla porta di Capua infino a lo sacho
di Leuche" ! A questo principe erano soggetti più signori feudali della provincia tant'è che intorno al 1447 in una lista contenente i dati definitivi del censimento ordinato dal re nel 1442 anche Giuliano si trova elencato sotto il suo
dominio nominale, sul quale esercitava tutta la sua arbitrarietà con poteri illimitati accordati ad un suo tribunale detto Concistorium Principis. La sua
improvvisa morte fece tirare il fiato al nuovo regnante Ferrante d'Aragona
contro il quale il Principe di Taranto aveva mosso guerra. Nella venuta di questo re nel nostro Salento si vide qualcosa di eccezionalmente meraviglioso e
cioè da una parte i baroni a lui fedeli o convertiti in suo favore rendergli umilmente il ligio omaggio e dall'altra numerose Università ossequiarlo ugualmente ed esporgli i loro timori sulla pervicacia dei loro feudatari. Nella sua
tenda durante la sosta a Galatina anche "i sindaci" di Alessano gli dimostrarono il loro gradimento. Questo re, edotto dalle passate vicissitudini baronali, cercò in ogni modo di tenerne a freno la secolare riottosità dei baroni riconoscendo un gran numero di privilegi e di diritti consuetudinari alle
Università che nell'insieme formarono una specie di statuto comunale approvato dal re in persona e che andò sotto il nome di Capitoli .
Le Università si rianimarono ed anche negli anni successivi si diedero un
gran da fare per vederseli ampliati con altre concessioni e sempre a ciò
indotte dai tentativi di sopraffazione messi in atto dal feudatario. Risalgono
al 1494 i Capitoli et Gratie dell'Università di Gagliano in cui furono esposti i
continui abusi perpetrati dal Conte di Alessano che in ogni maniera tentava
di ampliare i suoi poteri "ultra ogni suo devere etiam ai lochi circumvicini". Il
sindaco e il popolo di Gagliano in particolare chiese che gli venissero riconosciuti e garantiti alcuni diritti che rimontavano al tempo dei Re Cattolici, e
cioè al tempo dei Normanni, e più specificatamente quelli che concernevano
il suo capitano e la giustizia da questi esercitata nel circondario ed estesa
"fino a uno loco detto Leuche". Ora al di là della ultracentenaria questione
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se il Santuario di Leuca ricadesse in territorio di Gagliano o di Salignano questa espressione è estremamente importante per determinare l'epoca dell'origine della stessa Diocesi di Alessano alla quale fino al 1818, anno della sua
definitiva soppressione in beneficio di Ugento, appartenne la parrocchia di
Giuliano. Sappiamo attraverso diversi atti angioini del sec. XIII che il
Rettore della Chiesa di S. Paolo di Alessano essendo di collazione regia aveva,
come espressamente dichiarato in quei documenti, il diritto esclusivo di
riscuotere la decima del sale "in salinis Capitis Leucadensis", cioè del sale
estratto nelle marine del Capo di Leuca e quindi anche di Leuca. Sappiamo
ancora da altri documenti di qualche secolo successivo che il vescovo di
Alessano era padrone diretto di tre chiese indicate col titolo di Cattedrale,
e cioè di quella dove risiedeva in Alessano, della Chiesa di S. Giovanni Battista
a Patù, sulla quale nel corso dei restauri del 1532 lasciò impresso simbolicamente lo stemma di Alessano, ed infine della più nota e veneranda da secoli
in ogni contrada del regno per il culto alla Madonna quale era quella di Leuca.
In ciò consiste la Cattedralità del Santuario ricorrente in vari documenti con
l'espressione Cathedralis Alexanensis alias Leucadensis: nel senso cioè di
appartenenza esclusiva del vescovo diocesano e non soggetta ad alcun'altra
parrocchia, e quindi ne' gaglianese e ne' salignanese o castrignanese, e non
già nel senso che l'intendono ancora alcuni per affermare che Leuca fu centro di diocesi e sede vescovile come erroneamente fu scritto e interpretato
in una vecchia lapide che tuttora si legge nell'atrio della celebre basilica. La
diocesi di Alessano dunque sorse al tempo dei Normanni ed incluse varie piccole parrocchie e chiese minori fra cui quella di Giuliano.
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IL COMUNE
Ritornando a riprendere i fili della storia del comune di Giuliano i suoi primi
documenti parlano in favore di una comunità fortemente motivata e ricca di
spirito intraprendente e risolutivo: segno evidente di un popolo che già ai
primi del sec.XVI, contrariamente ad altre realtà limitrofe, aveva maturato
una spiccata coscienza dei propri diritti reclamati e difesi con orgoglio contro gli eventuali tentativi prevaricatori del feudatario locale. E dovette essere una comunità piuttosto florida economicamente se il 10 marzo 1542 riuscì,
dietro esborso di ben 400 ducati, a strappare al barone e farsi riconoscere
dal re il diritto di essere giudicati soltanto fuori sede (e non nella corte
baronale) presso un tribunale super partes quale era la Regia Audienza
Provinciale d'Otranto. Questa alacrità nella difesa del prestigio comunale
continuò negli anni successivi e si evidenziò palesemente nel 1574, e sempre
in anticipo su altri centri della diocesi, quando per riguardare la comunità da
eventuali crisi economiche, per la verità piuttosto diffuse in quel periodo,
firmò una sorta di patti agrari con il capoluogo della contea e della diocesi di
Alessano stabilendo che vicendevolmente i rispettivi abitanti potevano sconfinare pacificamente nei rispettivi territori dove poter attingere acqua e
foraggiare d'erba il loro bestiame condotto al pascolo. Inoltre si fece carico di sostenere in maniera preponderante la manutenzione e il servizio di
guardia dei torrieri della torre dell'Uomo Morto, benché paese internato e
ben difeso da un castello, e quindi alieno da ogni pericolo piratesco che invece investiva frequentemente le località rivierasche della zona come Leuca,
Patù e Castrignano.
E' curioso notare che questa torre sebbene in territorio castrignanese
fu sentita da sempre e interpretata nei documenti come torre
dell'Università di Giuliano fino a che ridotta a relitto storico di antiche
paure venne ai primi del '900 acquistata proprio da una famiglia giulianese, i
Fuortes, che ancora la posseggono, a scanso di equivoci, a pieno titolo legale.
Nel secolo XVI il comune di Giuliano, forte nel suo seno di non pochi rappresentanti di elevato livello sociale e culturale, aveva il suo Sedile: nome col
quale si designava in antico un luogo coperto e quindi una stanza o un vero e
prorio edificio dove riunirsi e discutere gli affari pubblici, e tutto ciò quando al contrario nella vicina Castrignano i Parlamenti comunali avvenivano a
cielo aperto nel "solito loco" e ossia nella pubblica piazza. Le possibilità economiche del comune di Giuliano infine si evidenziavano ancora nel tenere a
stipendio un medico di valore quale nel 1587 era il celebre Dottor Ercole
Serafini di Barbarano di cui si diceva che in vita sua mai sbagliò a diagnosticare un male e a prescriverne la giusta cura. E si rifletta nel particolare che
a quei tempi Giuliano non aveva certo bisogno di recarsi fuori paese a cercar
medici quando più medici operavano in casa delle antiche famiglie dei Damiani
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e dei Pico. Un fatto però nefasto subentrò sullo scorcio del Cinquecento a
guastare tanta prosperità d'intelletto e d'intraprendenza economica: il
baronaggio dei famigerati Cicinelli e l'esosità fiscale di questi e dello stato.
Il centro, sorprendente anche dal punto di vista demografico, cominciò a
dare segni di decadenza. Si cercò di rimediare rivolgendosi direttamente alla
corona con una lettera accorata e commovente in cui furono esposte senza
pudore le proprie difficoltà finanziarie resasi a tal punto insostenibili da
minacciare espressamente l'abbandono del proprio paese. In quel fatidico
anno 1595 un dato demografico si fissa prepotentemente alla memoria:
Giuliano contava ben 142 fuochi pari a circa 710 abitanti ed era il terzo
paese più popolato di tutta la diocesi alessanese che comprendeva 14 parrocchie.
La Curia di Napoli non diede ascolto a quell'istanza e alla minaccia di
"morir fuori di lor patria" come scrissero i cittadini giulianesi ed allora in un
precipitare di eventi sempre più infausti il paese cominciò vistosamente a
decadere e quando cinquant'anni dopo si rifece la conta dei suoi abitanti in
occasione del Censimento generale del 1648 ci si trovò di fronte un paese
quasi dimezzato! ed avviato ad un lento ma progressivo decadimento demografico. A tutto ciò decisamente non fu estranea la storia feudale della casa
baronale dei Cicinelli che presto a fosche tinte avrebbe adombrato le vicende intime di altre località a loro sottoposte ed ugualmente oltraggiate dal
loro governo vessatorio. Ma l'incipit delle loro nefandezze avvenne proprio a
Giuliano, e qui si può dire affilarono per la prima volta le lame della loro sanguinaria prepotenza, preludio di ulteriori atrocità. Infatti intorno al 1630,
come se non bastassero i tanti soprusi ed abusi in materia di giurisdizione
feudale, imposero senza pudore la loro forza fisica arrivando a macchiarsi le
mani del sangue dell'arciprete D.Donato Borrello ammazzato in uno strano
duello insieme al frate gerosolimitano Ottavio Guarini di Alessano che giovane di 21 anni ne condivise la sorte. Si può soltanto immaginare il rumore e lo
scandalo in diocesi per tale esecrando delitto tanto più che l'arciprete era
persona assai confidenziale del vescovo e in aggiunta il giovane cavaliere di
malta apparteneva alla illustre e nobile famiglia Guarini che deteneva a
Giuliano alcuni vassalli. E' assai probabile che la monumentale colonna in pietra su basamento a più gradinate di forma ottagonale e con in cima una croce
di malta, oggi monca di un braccio, sia stata elevata in quel punto dal dolore
dei nobili genitori: e qui i crucci, i sospetti e gli interrogativi del fotografo
amico sig. Giuseppe Negro, trovano finalmente un'adeguata risposta. Forse
allora, giacchè il governo dei Cicinelli continuò a imperversare a Giuliano fino
alla soglia della legge abolitrice della feudalità, forse allora il popolo di
Giuliano affinò sempre più quella costante intima inclinazione allo studio e alla
meditazione rimuginando invano aneliti di riscatto.
Il comune intanto continuò almeno nella forma ad amministare col suo sin13
daco e i suoi due eletti o assessori sopportando necessariamente le spese
dovute come altrove per vari obblighi al feudatario e al fisco regio e per
tante altre urgenti occorrenze. Segnatamente a livello locale non mancò mai
di contribuire alla celebrazione annuale dei solenni festeggiamenti in onore
del protettore. Fra le entrate più significative un capitolo a parte e speciale riguardò il decimo riscosso sulle cave dette le Tagliate. Molti indizi lasciano credere che questa importante voce del bilancio sia stata alla base dell'antico progresso economico di Giuliano e, detto per inciso, ancora oggi i
tufi di Giuliano e in particolare i cosiddetti piezzotti non ebbero e non hanno
rivali in tutta la diocesi per pregio, facilità di lavorazione e resistenza agli
agenti atmosferici. Neanche le cave di Alessano richiamarono così tanti specialisti lavoratori della pietra, come ad esempio i tre fratelli Siciliano che vi
si trasferirono provenienti non a caso da Cursi, luogo celebre per la lavorazione dei materiali edilizi, quanto Giuliano la cui popolazione da sempre fu
caratterizzata da un continuo innesto e ricambio di numerose famiglie forestiere e di magistri murarii alcuni dei quali nel 1628 sono esplicitamente qualificati come molinari o zocca quadrelli. Vari altri indizi fanno pensare ad
un'attività molto antica riferibile all'alto medioevo come ci vien suggerito da
alcuni monumenti della zona risalenti al sec. X (chiesa di S.Pietro di Giuliano)
o anche prima (Centopietre di Patù). Ma se i fregi di architravi ancor più antichi, cioè dell'epoca romana e messapica, o la pietra lavorata col metallo in
grossi blocchi verticali quali sono i Menhir dovessero effettivamente essere giustificati col materiale proveniente dalle cave giulianesi non v'è dubbio,
e già molti lo sostengono, che l'attività dell'estrazione della pietra a Giuliano
affonda in epoche molto remote riferibili all'età del ferro. Certamente però
un'attività costante e per così dire industriale può essere documentata solo
a partire dal sec. XV e quindi contemporanea al consolidarsi delle istituzioni
comunali nel Regno. Un'ulteriore attentato al libero svolgersi dell'attività
pubblica, ma sempre sotto il controllo vigile del luogotenente o agente baronale, fu introdotto dai Cicinelli nel corso del secolo XVIII: il sindaco veniva
scelto su una terna di nomi sottoposti al giudizio inappellabile del barone.
Così almeno si legge nell'atto di acquisto del feudo da parte del Maglietta nel
1790. E resta comunque un fatto meraviglioso che proprio in questa gloriosa
località più le spire del baronaggio si stringevano intorno al libero arbitrio dei
cittadini più spiccata si fece un'autentica predilezione per la cultura letteraria e artistica o anche si può dedurre che, per una forma di reazione istintiva, la dedizione costante alle attività culturali e artistiche dei giulianesi
fosse stata alimentata, per quanto orribile può sembrare, proprio dalle prepotenze del baronaggio. Il 2 agosto 1806 venne la legge che abolì definitivamente l'istituto feudale e i baroni privati di ogni privilegio.
A Napoli fu costituita una Commissione Feudale incaricata di dirimere
tutte le cause sollevate contro gli abusi feudali. Il comune di Giuliano si
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affrettò fra i tanti ad esporre i suoi reclami ed ovviamente gli furono riconosciuti i torti subiti e sofferti per secoli, ma non ebbe tempo per goderne
appieno perché il 25 novembre 1808 su iniziativa dell'Intendente di Lecce,
Giuliano e Salignano insieme, furono sottoposte alla giurisdizione del comune
centrale di Castrignano del Capo e videro persa per sempre la loro centenaria autonomia amministrativa .
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SINTESI DELLE SUE VICENDE STORICHE
Sorta su un predio romano come ci vien suggerito dal suo nome assai diffuso nell'onomastica latina probabilmente nell'alto medio evo si costituì in
casale con un nucleo abitativo più costante e concentrato intorno alla chiesa
madre dalla quale si irradiano verso la campagna circostante le strade più
importanti denominate ancora nel sec. XVI coi nomi di Via di Mezzo e di Via
S.Antonio che collegavano il centro a importanti luoghi di culto come la cappella di S.Pietro del sec. X e l'Abbazia di S.Antonio Abate forse più antica.
Altre strade campestri lo collegavano ai paesi circonvicini che per precise
caratteristiche geomorfologiche del terreno venivano indicate coi nomi di Via
delle Grotte e della Verna in direzione di Patù, e della Campanella verso
Gagliano. All'interno piccole diramazioni congiunte alle arterie principali,
spesso veri e propri vicoli ciechi, erano la via Rolla, la strada del Sedile e
quella del Montone. Con l'edificazione del Castello agli inizi del Cinquecento
si sviluppò un qualche abitato ad occidente compreso fra le stradicciole indicate come via delle Corti, via del Fosso, o via del Sabbolo.
Nel sec. XVII il paese sotto il dominio dei Cicinelli fu murato tutto intorno e sorse la porta di accesso intitolata a S.Giuliano all'esterno della quale vi
era il Largo S. Giuliano percorso da mezzogiorno a nord da un arteria che dal
1620 in poi fu detta di S. Maria in coincidenza coll'edificazione della cappella della Madonna delle Lame. All'interno lo sviluppo dell'abitato dinanzi al
Castello determinò il formarsi di un'altra grande arteria che collegava la
Porta alla Matrice lungo la quale sorse nel 1651 la cappella di S. Domenico e
prese il nome nel tratto iniziale di Via dell'Arco e dal Castello in poi di Via
del Castello o Via della Chiesa. Sembra doversi riferire al sec. XV la denominazione di Via della Giudecca quando, come in altri paesi, qualche famiglia di
ebrei dovette aver preso dimora fra Via Rolla e Via Campanella corrispondente oggi a Via Mazzini. E' certo che prima del 1494 gli ebrei ebbero un loro
quartiere denominato la Giudecca ad Alessano e a Specchia e quindi, pur non
avendo ancora elementi documentari sicuri, non è improbabile che anche a
Giuliano gli ebrei avessero tenuto una loro Sinagoga tollerata prima della loro
definitiva espulsione dal regno sotto Carlo V nel 1539. Dal sec. XVI in poi la
documentazione archivistica proveniente da più fonti (cioè locali, provinciali
e napoletane) ci permettono di fissare gli episodi più salienti delle vicende
storiche di Giuliano dipanatesi intorno a queste strade e all'ombra del
Castello baronale. In particolare il dato che più colpisce nel confronto delle
informazioni storiche raccolte nei secoli XVI e XVII con quelle del secolo
successivo è un ricambio continuo di famiglie e di cognomi dei quali oggi ci
resta come antico e tipico di Giuliano soltanto quello dei Panzera (attestato
fin dal sec. XV), mentre al sec. XVII devono ascriversi le famiglie che oggi
formano la maggior parte dei suoi abitanti e cioè le famiglie Cipriano, Ciullo,
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De Blasi, Greco, Cucinelli, Lecci, Stefanelli, Venuti e Schrinzi.
Un caso singolare per prolificità è quello della famiglia Prontera impianta
a Giuliano nel secolo XVIII da due fratelli di origine morcianese provenienti
da Patù, epoca in cui da Alessano venne a Giuliano il capostipite dei Siciliano.
Di più recente impianto sono invece le casate che portano i cognomi
Monsellato, Marrocco, Milo, De Paola, Ferrari, Ferilli e Sarnelli tutte del
secolo XIX. Per questa ragione si è creduto opportuno riferire minuziose
notizie sulle famiglie del XVI secolo alcune delle quali hanno avuto un ruolo
determinante nelle vicende storiche di Giuliano per aver espresso nel loro
seno le figure più rappresentative del tessuto sociale, culturale ed economico del paese, e su tutte le famiglie Damiani, Coletta, Borrello, Margarito, Pico
e Villani . Nella Cronologia, quasi anno per anno, il lettore potrà da sé stesso
seguire con più dovizia di particolari e di aneddoti l'evolversi delle vicende
storiche sulle quali per importanza possono appuntarsi nella memoria collettiva quelli che più permanentemente rispecchiano l'attuale panorama sociale
e culturale del paese.
Innanzitutto due fattori economici di crescita sociale vantati da Giuliano
rispetto ai paesi limitrofi furono rappresentati dalle attività industriali connesse alla lavorazione della pietra nelle sue secolari cave, e dal Settecento
in poi dall'industria della seta e del tabacco. Nelle prime progredirono alcune famiglie che dalla ricchezza di questo lavoro duro e faticoso ma molto
renumerativo diede principio ad una schiera di professionisti qualificati nel
campo notarile e medico che determinò un aspetto particolare nel costume
degli abitanti piuttosto significativo dinanzi a quello degli abitanti dei paesi
circonvicini senz'altro più rozzi nelle maniere: tant'è che la "Regina del Capo"
secondo gli stessi abitanti di Giuliano era particolarmente nota al forestiero
per la cura nel vestire civile orgogliosamente esibita da ogni ceto sociale .
Nel sec. XVIII inoltre in tutta la provincia di Lecce e anche nel Regno il piccolo ma industrioso villaggio di Giuliano abitato da appena 400 anime era
rinomato per la fabbricazione degli abiti ecclesiastici e per la qualità del
tabacco da fiuto. Ma ahimè questo apparente benessere e una spiccata attitudine alle arti speculative contrastava con una serie di coercizioni imposte
dal suo feudatario. Su questo piano sembra doversi delineare il cammino predominante della storia giulianese.
Alcune famiglie che si assunsero un ruolo di chiara riprovazione del potere baronale ne ebbero la peggio e soccombettero (Borrello), altre si adeguarono e fingendo supina acquiescenza seppero trarne notevoli vantaggi economici (Panzera). Le altre infine attesero pazientemente migliori occasioni
tacendo e complottando finchè non esternarono apertamente il loro dissenso quando un barlume di speranza libertaria apparve insperatamente all'orizzonte nella breve e clamorosa stagione liberale del 1799 (Prontera). E' dal
sec. XIX in poi che Giuliano colse i frutti di una lunga e silenziosa sofferen17
za ed allora il paese si rianimò e trovò nuova linfa vitale. Abolito il feudalesimo e aggregata a Castrignano aspettò pazientemente l'evolversi degli avvenimenti senza isterismi o eccessivi rigurgiti autonomisti come invece diedero a dimostrare i Salignanesi. Certo, sul piano politico alcuni elementi di fede
borbonica si agitarono e sbottarono in aperte critiche contro i nuovi regnanti, ma senza risultato giacchè la popolazione accolse disciplinatamente il
nuovo assetto politico. Né si ebbe alcun tentativo di rivendica autonomista o
si manifestò qualche sintomo clamoroso di repulsione nei confronti del nuovo
centro municipale quando il 25 novembre 1808 fu privata della sua autonomia
amministrativa. Sembrò anzi naturale, con dignità e straordinaria pazienza,
collaborare al nuovo ordine amministrativo non solo facilitandone l'integrazione, ma inserendo anche non pochi suoi elementi nel tessuto organico della
nuova entità politica. E' questo un fatto assai sorprendente in quei tempi di
esacerbato campanilismo al quale non dovette essere estranea l'indole pacifica e intelettualoide dei giulianesi naturalmente avvezzi da sempre al ragionamento e al dialogo, se volete anche a volte cavilloso, ma alieno sempre da
ogni rimostranza violenta. Di fatti quando intorno al 1879 Salignano tentò per
calcolo di staccarsi da Castrignano e addirittura di aggregarsi a Gagliano,
Giuliano si mantenne solidale col comune centrale. Quindi alla lunga qualche
beneficio l'ottenne e ne venne particolarmente beneficiato.
Con l' Unità, cioè dal 1860 in poi, venne la nuova riforma amministrativa
e con essa un modo nuovo più proficuo di governare gli enti periferici facilitato dai sussidi statali elargiti per legge dal 1865 in poi per realizzare urgenti opere pubbliche. Fu allora che le strade vennero finalmente riattate e collegate più razionalmente ai centri limitrofi. Ad un Giulianese fu affidato l'incarico di apporre le targhette alle strade nel corso del primo censimento
(Lorenzo Ferrarese); e giulianese fu la prima guardia municipale (Giacomo
Frassanito) che raccolse simbolicamente l'eredità del vecchio Capo Urbano
Michele Fuortes. Quindi venne istallata la Scuola Elementare e primo insegnante fu nel 1861 il concittadino proprietario Francesco Carluccio al quale
per un più lungo periodo subentrò Domenicantonio Lecci. La vita economica,
così tanto repressa dai feudatari fino al 1808 con la privativa dei molini e
delle botteghe, si rianimò e fu istallata una privativa di tabacchi intestata a
Contaldi Lorenzo. In quel torno di tempo maturò e progredì la brillante carriera politica del più illustre cittadino giulianese: l'on. Antonio Panzera, senza
però che il suo paese avesse direttamente a beneficiare di particolari gratificazioni. Molto di più al contrario ebbe a valersene dal benemerito e di felice memoria il Sindaco di Castrignano cav. Tommasino Fuortes, forse il miglior
sindaco di sempre del comune di Castrignano del Capo, osannato da tutti e
benvoluto da tutto il popolo. Sensibile alla miseria della sua gente, spesso
ritratta dal fratello Gioacchino in straordinarie immagini fotografiche (come
il Muto di Giuliano, o l'Accattone ecc.), si adoperò in ogni maniera, facendo
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leva sulle proprie forti aderenze politiche e in particolare con l'on. Codacci
Pisanelli, per alleviarne le costrizioni procurando concrete opportunità di
lavoro. Fu suo innegabile merito se a Giuliano già nel 1906 funzionava un
Ufficio postale e se nel 1911 il paese fu collegato alla linea ferroviaria del
Capo di Leuca ottenendo la costruzione di una stazione nel suo territorio storico con intitolazione espressamente locale.
Se pure nella tradizione orale dei giulianesi la preponderante influenza
dei Fuortes nella vita sociale del paese non fu generalmente gradita per l'atteggiamento ostico e scostante di alcuni esponenti va addebitata al loro
merito la realizzazione di alcune significative opere pubbliche nel paese: fra
queste il cimitero antico o di S. Maria costruito nel 1876 accanto all'omonima cappella ed il nuovo lontano dal centro abitato in alcuni loro fondi detti
Valiane compiuto nel 1950. Inoltre sempre ai Fuortes si deve una particolare
capillarità nell'impianto della rete idrica dell'Acquedotto Pugliese quando nel
1939 l'acqua potabile arrivò anche a Giuliano e nello stesso periodo fu aperto al pubblico un Asilo Infantile. Le due guerre mondiali nel frattempo costarono al paesello non poche vittime e si ornarono di una valorosa medaglia
d'argento. E poi, quando il popolo giulianese, sembrò vacillare fra tante
ristrettezze venne l'epopea della grande emigrazione all'estero negli anni
Cinquanta e Sessanta del secolo testè caduto e finalmente i tanti sospirati
benefici economici: in breve il vero benessere. Questo importante e provvidenziale fenomeno coincise anche con un progressivo e deciso svincolo da
ogni atavica e reverenziale forma di soggezione verso determinate famiglie
benestanti a lungo detentrici esclusive del monopolio economico e culturale
nel paese. Affrancate e rese dignitosamente autonome nel giudizio e nella
scelta ideologica dei propri rappresentanti nella gestione governativa del
comune non mancarono di farsi carico di una influente rappresentanza politica aperta a ogni ceto sociale. Non solo: alcuni giulianesi ancora oggi operano
all'interno dell'organigramma municipale con incarichi di responsabilità. E se
poi una nota leggera e un po' allegra non guasta fra tante nefaste vicissitudini del passato e si vuol rendere giustizia del valore dei giulianesi considerato sotto l'aspetto genetico del sangue dovremmo concludere che il comune di Castrignano è oggi ben rappresentato considerando le origini dell'attuale sindaco prof. Francesco Siciliano, degli impiegati Biagio Maiolo, Teresa
Schirinzi, Luigi Siciliano e dai vigili, Comandante Franco Venuti, Vice
Comandante Antonio Panzera e dal Vigile Giovanni Schirinzi nonché nel
recente passato da vari assessori e da qualche altro impiegato.
Antonio Ferraro
Castrignano del Capo 14.01.2005.
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PRIME NOTIZIE STORICHE SU GIULIANO ATTRAVERSO LE SUE
VICENDE FEUDALI
1270: Fra il primo aprile e il 14 agosto del 1270 si colloca un atto della cancelleria angioina che si legge riassuntato con queste parole: "Galiota,
Colardus, Balduinus et Poncellus, domini tertie partis casalis Iulliani, quod
fuit Nicolai Flaminghi". Un altro atto regestato nel sec. XVII da vari studiosi (De Lellis e Afeltro) recita "Secreto Apulie lictere responsales in quibus
dicitur …, et quod Colardus ac Balduinus Vialoctus, domini casalis Iulliani,
quod fuit Nicolai Flammingi, usurpaverunt partem casalium, que dictus
Nicolaus habuit in capite Leucadensi". Fra agosto 1271 e il 7 novembre 1271
ancora si ritorna sull'argomento, e il Chiarito lo riassume 400 anni dopo così:
"Mandat ut Casale Iulliani et alia bona pheudalia in Terra Ydronti, que fuerunt Bartholomei Belli, proditoris, revocentur Regie Curie". Nonostante che
recentemente il Montefuscolo assegni questi feudatari a Giuliano è chiaro,
anche dalla lettura più attenta di altri documenti coevi, che debba trattarsi
non di Iulianum (Giuliano) bensì di Sullanum (Sogliano) addebitando l'equivoco ad un errore di interpretazione e di trascrizione dal gotico (in Iullanum
appunto) del toponimo in questione, fatto non inusuale presso i genealogisti e
i cronisti dei secoli passati e del tutto ignari della geografia nostrana.
Infatti nella primavera (aprile-maggio) del 1273 la Curia angioina: "Colardo,
Plancello et Balduino de Bilocta, fratribus, concedit feudum quod Curia habet
in casali Malle et partem casalis Iullani"; ed il 2 dicembre 1288 in un documento datum Avellini si legge: "De assignandis Iohanni de Partis medietate
partis quam habebat Curia in casale Iullani (senza la i) et medietate pheudi
quod habebat Curia in casali Malle et medietate casalis Pretori et parte quam
dominus habebat in Castromari che in altri atti è più precisamente interpretato Castriniani". Scrive testualmente il Montefuscolo: "Nel 1190 Evangelista
LUBELLI, in ricompensa dei servigi resi, ottiene dal Conte di Lecce Tancredi
d'Altavilla, il feudo di Giuliano. Evangelista fu padre di Formoso, che fu
Vescovo di Lecce dal 1144 al 1197 e di Roberto che gli succedette. Alla morte
di Roberto succedette Bartolomeo che nel 1269, accusato di tradimento da
Carlo I d'Angiò, viene privato dal feudo, che viene suddiviso in quote, delle
quali una nel 1273, con diploma del 13 maggio, viene concessa a Guidone ALAMANNO, un'altra ai fratelli COLARDO, Plancello e Balduino BILOTTA. (N.B.
La data è ripresa dal Foscarini che nel suo Armerista scrive a proposito dei
Bilotta: "…omissis, i Casali di Maglie e Giuliano ai suddetti fratelli donati dallo
stesso Carlo I d'Angiò con Privilegio dato a Foggia il 13 maggio 1273"). In
questa seconda quota, costituita da un terzo dell'intero feudo, ai Bilotta succedette nel 1297 Enrico DELL'ANTOGLIETTA, il quale da Camilla Stendardo
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ebbe Niccolò DELL'ANTOGLIETTA che succedette alla sua morte avvenuta
nel 1303 ecc. … Le altre due quote, in possesso nel 1377, rispettivamente di
Marco DE FRISIS e di Folco DE VIRGILIO, si riunirono in Niccolò DE FRISIS, figlio di Marco, il quale le vendette a Raimondo DELLA BARLIERA, dal
quale, poco dopo, passarono a Jacopo DEL BALZO … cui successe il figlio
Raimondo DEL BALZO … ecc. " (e qui siamo già nel sec. XV).
Nei Registri Angioini le cose sembrano doversi interpretare diversamente se
più attentamente si esaminano alcune annotazioni del De Lellis relative al sec.
XIV. Infatti vi appare sovente la famiglia DE SIREFILIPPO di Corsano che
a Giuliano vi possiede "certi Vassalli " nelle persone prima di Giovanni de
Sirifilippo (vivente nel 1316) e, dopo la morte di questi, del figlio Filippo de
Sirefililippo di Corsano (filio et herede quondam Joannis de Siri Filippo) che
in documenti del 18 febbraio 1320 ed altro spedito da Napoli il 12 luglio 1322
precisa di tenere "certa parte Casalis Cursani, certis Vassallis in casalibus
Pati, Jullani, et S.ti Danj à Curia in feudum antiquum in Terra Idronti sub
adoha tarenorum 12 " ( così leggeva il De Lellis a pag. 174 del Reg.Ang. 1320
lettera B, a pag.163 del Registro Ang. 1322 lettera E e nel Reg. Ang. 1322
lettera C sotto la data del 25 maggio). Lo stesso anno 1322 poi un altro documento ci dice che "una certa parte casalis Castriniani, Casalis Iugliani, et
Casalis Pati qui fuerunt quondam Bartolomei de Beffis (per de Bellis) "erano
in potere di Guglielmo de Bondonio, figlio di Donna Maria de Valle Contarda,
che l'aveva probabilmente ereditati dal "miles magister hostiarius" Goffredo
de Bondonio che nel 1316 risulta insidiato nel possesso, condiviso con
Raimondo de Cabannis, allora potente Ciambellano di Re Roberto, dal turbolento Ugoletto DE TAURESANO e dai suoi fratelli Raone, Giovannuzzo e
Ruggero DE TAURESANO. Altri due documenti del 1317 ricordano che il
Capanni e il De Bondonio avevano ricevuti questi "pheudalia ex dono nostro
qua tenuit quondam Bartolomeus de Beffis". Ciò premesso appare evidente
che gli studiosi di araldica hanno confuso il Bartolomeo de Beffis con
Bartolomeo Belli o Lubelli che nulla c'entra con Giuliano, come anche è certo
che i Bilotta tennero il feudo di Sogliano accomunato spesso nelle concessioni con Castrignano (dei Greci) e il feudo disabitato di Pretore situato nelle
sue pertinenze di Maglie. D'altronde già nel documento del 1270 è espressamente detto che i fratelli Bilotta ebbero il feudo "Iullani quod fuit Nicolai
Flamingi" e non già di Bartolomeo Belli come vuole il Montefuscolo .
E' certo dunque che al tempo di Carlo I d'Angiò il casale di Giuliano era posseduto in parte da Bartolomeo de Beffis ed in parte da Giovanni de
Sirefilippo di Corsano come "feudum antiquum". A questi intorno al 1320 successe il figlio Filippo de Sirefilippo che lo teneva ancora nel 1332. L'altra
parte, quella di Bartolomeo de Beffis, già nel 1316 apparteneva a due personaggi illustri della corte angioina: Goffredo de Bondonio e il celebre
Raimondo de Cabannis (o Capanni come scrive il Boccaccio nel tratteggiare la
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carriera gloriosa e sciagurata insieme della moglie Filippa de Catania, che lui
chiama Filippa la Catanese). Nel 1297 una quota fu concessa ad Enrico DELL'ANTOGLIETTA sposato con Camilla Stendardo e morto nel 1303. Gli successe il figlio Niccolò DELL'ANTOGLIETTA al quale per morte nel 1333 successe Filippo DELL'ANTOGLIETTA, altro figlio di Niccolò al quale era premorto il primogenito Giovanni. Non avendo figli Filippo vendette questa quota
al cugino Colomito DELL'ANTOGLIETTA al quale successe il fratello Filippo
DELL'ANTOGLIETTA sposato con Tommasina Ripa dalla quale ebbe
Guglielmo DELL'ANTOGLIETTA che gli succedette. Dal matrimonio con
Porzia de Noha Giovanni ebbe Filippo DELL'ANTOGLIETTA che gli successe. Senonchè nel 1415 la Regina di Napoli, ricostituito il Principato di
Taranto, vi incluse anche Giuliano, come dono al marito Jacopo di BORBONE
il quale però, nel 1419, lo vende a Giovanni Antonio ORSINI DEL BALZO che
lo restituisce nuovamente a Filippo DELL'ANTOGLIETTA. Non avendo
Filippo avuto figli, a questa quota gli successe il fratello Guglielmo DELL'ANTOGLIETTA che da Adelfina Guarini ebbe fra gli altri figli Giacomo che gli
successe al quale successe il figlio Giovanni Mattia DELL'ANTOGLIETTA
avuto da Maria Di Tocco . Gio. Mattia sposò Antonia Protonobilissimo dalla
quale nacque Margherita che sposò il cugino Jacopo DELL'ANTOGLIETTA.
Da questo matrimonio nacquero Mattia, Sancia e Arminia, ch'ebbe in dono
dalla madre come dote questa quota di Giuliano in occasione del suo matrimonio con Giovan Ferrante DELLI FALCONI, barone di Roca. (N.B: Vari genealogisti riferiscono il matrimonio avvenuto nell'anno 1500). Nel 1542, alla
morte di Arminia si estinse dopo circa 150 anni il dominio dei DELL'ANTOGLIETTA a Giuliano e subentrò, per successione, quello dei DELLI FALCONI
con suo figlio Raffaele DELLI FALCONI che sposò Livia Capece da cui ebbe
ben 15 figli. Se il Castello fu costruito allora, come lasciano suggerire le sue
linee e i suoi ornamenti tipicamenti cinquecenteschi, non dovette essere
estranea alla costruzione di tanto maniero la numerosa figliolanza. Raffaele
morì il 29 aprile del 1583, ma già il 2 marzo 1573 con patto "de rehemendo"
(cioè di ricompra) aveva venduto questa quota, con atto rogato per notar
Cesare Pandolfo di Lecce e ratificato il 27 luglio 1573 per 1420 ducati a
Giovanni Alfonso Capece. Poco dopo però lo riscattò e lo diede in dote alla
figlia Antonia DELLI FALCONI per il suo matrimonio con Fabio CICINELLI,
secondo i genealogisti, ma il documento qui pubblicato per intero la dice sposata con Giambattista CICINELLI. Dal breve periodo dei Delli Falconi si
passò quindi a quello lunghissimo dei CICINELLI che stesero un'ombra piuttosto cupa per la loro tracotanza sulla terra di Giuliano che incominciò decisamente a decadere. La morte di Antonia Delli Falconi consegnò questa quota
del feudo di Giuliano nelle mani del figlio Giovanni CICINELLI (ma nei registri parrocchiali di fine sec. XVI il barone di Giuliano risulta essere Fabio
Cicinelli sposato con Francesca Maremonte) e da questi al figlio Giovan
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Battista CICINELLI che sposò Anna Acquaviva d'Aragona. Alla morte di
Giambattista succedette il figlio Giovanni CICINELLI che nel 1680 sposò
Anna Carafa di Foroli figlia di Ferrante Carafa da cui ebbe Antonio CICINELLI che nel 1686, alla morte del padre, subentrò nel dominio della sua
quota di Giuliano. Non avendo avuto figli Antonio gli succedette il cugino
Gio:Battista figlio di suo zio Andrea, il quale nel 1701 acquistò l'altra quota
del feudo che così fu riunificato . Alla sua morte nel 1719 gli successe la
figlia Giulia CICINELLI, nata postuma, che nel 1744 sposò Giacomo
Caracciolo dei duchi di Martina, col quale procreò fra gli altri Giovanni
Andrea CARACCIOLO che gli subentrò alla sua morte avvenuta nel 1790 e
che presto si liberò della sua baronia su Giuliano vendendo il feudo il 2 giugno 1790 a Gioacchino MAGLIETTA di Marittima per 15000 (il Foscarini precisa: 15040) ducati e che lo tenne fino all'abolizione del feudalesimo decretata il 2 agosto 1806 .
Il Foscarini a proposito di Giuliano nel suo Armerista… riporta i seguenti
riferimenti :
1) Nel 1589 Ferrante II Gonzaga vendette ad Ettore Brayda per 140 mila
ducati la contea di Alessano comprendente Alessano con i Casali di
Castrignano del Capo, Ruggiano ecc. e "vassalli in Giuliano" .
2) Giuliano fu posseduta anche dalla famiglia leccese Coniger che nel 1578 si
estinse con Margheritella Coniger sposata ad un Barrera. Ed a proposito della
famiglia Della Barrera o Della Barliera scrive che "possedette quote parti di
Castrignano del Capo e quota parte di quello di Giuliano. Nel 1669 gli intestatari di due quote di Castrignano erano Angelo e Giovanni della Barrera" .
3) La fam. Delli Falconi che possedette fra l'altro "Torchiarolo, Ruffano e
Giuliano, portati gli ultimi tre, da Arminia dell'Antoglietta a Gio. Ferrante
delli Falconi nel 1500 ".
4) Fra i feudi posseduti dalla famiglia Sambiasi include laconicamente
"Giuliano (sec. XIII )".
5) Soltanto il Tasselli nel capitolo "Delle Città, Terre, loro origine e Signori
di questo Capo salentino " (pp. 296 - 365 della sua opera Antichità di Leuca)
alle pagg 299 e 300 di seguito riassume le vicende feudali di Giuliano con le
seguenti testuali parole: "Giuliano (così chiamato, perche ivi eran poderi d'un
Giulio Romano Centurione, che stantiava in Vereto) pur fù un tempo, e molto
tempo della famiglia Antoglietta ond'è, che fino adesso si raccorda questa
Terra del beneficato, che le fece Giacomo Antoglietta. E da questa famiglia
passò per via matrimonio alla famiglia de' Signori Falconi, per cui havendo
sortito haverlo in dote la Signora D. Antonia Falconi, che si maritò con Fabio
Cicinello il seniore, lo possedono per una tal causa hoggi questi Signori discesi e dipendenti da quel celebre Giovanne Cicinello (tanto in pregio, per la sua
prudenza alla Regina Giovanna Seconda, come dice il Carafa lib. 8. Pag. 18) e
di quell'altro Camillo Cicinello, chiamato il Grande, per l'eminenza dell'arte
23
militare, che professava. Barbarano, Castrignano, Ruffano e Santo Dano
furono pure della famiglia Antoglietta (come scrive Scipione Ammirato)".
24
SCHEMA DELLE SUCCESSIONI FEUDALI SECONDO LA LETTERATURA
ARALDICA
1a quota
2a quota
3a quota
Enrico DELL’ANTOGLIETTA
1297 - m. 1303
Niccolò DELL’ANTOGLIETTA
figlio m. 1333
Filippo DELL’ANTOGLIETTA
Marco DE FRISIS
Folco DE VIRGILIIS
vende al cugino Colomito
Colomito DELL’ANTOGLIETTA
Niccolò DE FRISIS
figlio di Marco, riunisce le due quote e vende a
Filippo DELL’ANTOGLIETTA
Raimondo DELLA BARLIERA
fratello
vende a
Guglielmo DELL’ANTOGLIETTA
Jacopo DEL BALZO
figlio
Giovanni DELL’ANTOGLIETTA
Raimondo DEL BALZO
figlio
conte di Alessano m. 1491
Filippo DELL’ANTOGLIETTA
Gio: Francesco DEL BALZO
figlio
figlio, m. 1507
Jacopo di BORBONE
Antonicca DEL BALZO
vende a
sorella, m. 1549, sposa
Giannantonio Orsini DEL BALZO
Ferrante DI CAPUA
che nel 1419 lo restituisce a
duca di Termoli
Filippo DELL’ANTOGLIETTA
Isabella DI CAPUA
figlia, m. 1559, sposa
Guglielmo DELL’ANTOGLIETTA
Ferrante GONZAGA
fratello
Giacomo DELL’ANTOGLIETTA
Andrea GONZAGA
figlio
figlio, vende nel 1584 a
Gio:Mattia DELL’ANTOGLIETTA Niccolò PERSONE’
figlio
m. 1605
Margherita DELL’ANTOGLIETTA Gio: Camillo PERSONE’
figlia
figlio, vende nel 1620 a
Arminia DELL’ANTOGLIETTA
Fabrizio GUARINI
figlia, m. 1542, sposa
m. 1647, rifiuta in favore di
Gio: Ferrante DELLI FALCONI
Fabio GUARINI
figlio
figlio m. 1647
Raffaele DELLI FALCONI
Gio: Ferrante GUARINI
figlio 1542
fratello m. 1673
Antonia DELLI FALCONI
Giuseppe Antonio GUARINI
figlia, sposa
Fabio CICINELLI
Giovanni CICINELLI
figlio, già morto nel 1654
Gio: Battista CICINELLI
figlio m. 1686
Antonio CICINELLI
figlio, cede al cugino
Gio: Battista CICINELLI
figlio di Andrea (m.1719). Nel 1701 unifica il feudo acquistando da Giuseppe Antonio GUARINI la seconda quota.
Giulia CICINELLI
figlia di Gianbattista, padrona di tutto il feudo di Giuliano, nel 1744 sposa
Giacomo CARACCIOLO
alla morte di Giulia avvenuta nel 1790, le succede
Gio: Andrea CARACCIOLO
figlio, che il 2.6.1790 vende a
Gioacchino MAGLIETTA
di Marittima
n.b. Gioaccino Maglietta di Marittima apparteneva ad una ricca famiglia, anzi la più cospicua di Marittima non
solo per nobiltà e censo ma anche per livello culturale. Ne fu capostipite Donato Maria Maglietta di Tiggiano
che nel 1647 sposò a Marittima Antonia Intino fissando qui residenza definitiva. Per oltre due secoli tenne il
primato culturale ed economico in questo paese ed imparentò con le migliori casate del Salento: nel 1791
Donna Giulia Maglietta sposò l'avvocato D. Alessandro Romano di Patù dando alla luce fra gli altri figli il celebre D. Liborio Romano la cui sorella Agata sposò nella vicina Castrignano l'avvocato D. Giuseppe Fersini.
L'anno prima D. Gioacchino Maglietta era diventato barone di Giuliano avendola acquistata con atto notarile
redatto a Patù presso il notaio Pasquale Pedone. Si può quindi immaginare dato lo stretto rapporto di parentela con la famiglia Romano quali contrasti di sentimento e di pensiero dovessero agitarsi in un feudatario legato a quella che nei primi rapporti della polizia borbonica era considerata la famiglia più pericolosa per idee politiche di tutta la provincia. Ogni riserbo però dovette cadere quando il 2 agosto 1806 fu abolita la feudalità. Il
figlio Paolino nel 1821 cominciò a disfarsi di tutte le proprietà feudali giulianesi con esclusione del solo
Castello, dove però convenivano di tanto in tanto segretamente vari settari contrari al governo borbonico. In
questo nuovo ordine di idee a segnalarsi particolarmente fu il cugino di don Liborio Romano e cioè D.
Gioacchino Maglietta nato nel 1817 a Marittima dal suddetto Paolino che tenne una fitta corrispondenza col
futuro Ministro compromettendosi più volte fino a che non fu apertamente accusato "di aver esternato massime sovversive al regime costituzionale". Intimamente legato agli stessi amici del Romano, fra i quali Ercole
Stasi di Presicce ed Epaminonda Valentini, partecipò ai moti rivoluzionari di Napoli del 15 maggio 1848 e a
quelli di Gallipoli del 19 maggio dove "con il contegno, con le parole e con i fatti cercò di sommuovere la popolazione ed eccitarla a prendere le armi contro le truppe regie" perché voleva che si proclamasse la repubblica
e per questo ne venne processato nel novembre 1848 e, visti gli atti, la Gran Corte Criminale di Terra d'Otranto
il 5 gennaio 1849 ne ordinò l'arresto. La sentenza fu dura nei suoi confronti. Per queste vicissitudini e per bisogno estremo di denaro fu lui che probabilmente decise di disfarsi di molte sue sostanze ed anche del Castello
giulianese. La famiglia Maglietta si estinse a Marittima nel 1911 con la morte del suo ultimo discendente il barone D. Aurelio Maglietta. (Vedi Vittorio Boccadamo - Marittima: Ambiente e Storia - Galatina,1983, pp. 164167 con foto del palazzo e dello stemma dei baroni Maglietta).
26
ALBERO GENEALOGICO DEI CICINELLI
(secondo Donato Giannuzzi)
Dal Capostipite Turco Cicinelli (sec. XV), di origine popolare che ricevè dal re
Ferrante I° il feudo di Carponeta, discendono Giovambattista e da costui
Fabio, il padre del futuro principe di Cursi .
FABIO CICINELLI
sposa Antonia delli Falconi - barone di Giuliano
|
GIOVANBATTISTA CICINELLI
n. 6.7.1609 - m. Napoli 19.5.1679
Circa il 1641 sposa Anna Acquaviva d'Aragona nata dal fu Giovanni e dalla fu donna Antonia De Cardines, m. Napoli 24.1.1692 . I
capitoli matrimoniali furono rogati il 2 novembre 1640 dal notaio Domenico De Masi di Napoli. Vi intervenne il conte di Conversano
don Girolamo Acquaviva che promise agli sposi ducati 12.500 in cambio dei quali s'impegnava a cedere il suo feudo di Cursi, vendita che avvenne nel gennaio 1641 seguita dal regio assenso il 31 gennaio 1641. Nel 1641 acquista il feudo di Cursi su cui ottiene il
titolo di principe, trasmissibile ai suoi legittimi discendenti, nel 1651. Nel 1659 acquista Grottaglie da Francesco Velluti ottenendone il titolo di duca nel 1663 o 1665. Vedi suo testamento agnatizio del 6 luglio 1657 .
Giovanni
n.circa 1644, m. 20.3.1698. Circa il
1680 sposa Anna Carafa della Spina.
Principe di Cursi, duca di Grottaglie,
barone di Neviano, Giuliano. Nel
1696 acquista Neviano dal gallipolino Scipione Pirelli
Andrea
sposa Giulia Carafa.
Governatore a vita di
Siracusa.
Galeazzo
celibe
?
Suora nel S.
Marcellino
a Napoli.
?
Suora nel S.
Marcellino
a Napoli.
Giulia
Antonio
n. 22.2.1681, m. 1725. Il 17.2.1698 sposa la cugina Giulia
Cicinelli di Andrea e Giulia Carafa. Principe di Cursi, duca
di Grottaglie, barone di Neviano, Giuliano e Sammarzano.
Gio: Battista
n. 11.5.1686, m. 1.11.1762. Quale
tutore della pronipote Giulia
Maria è titolare dei feudi dal 1730
al 1744.
Gio: Andrea
n. Napoli 2.1.1699, m. Grottaglie 26.9.1730 - primogenito Il 4.1.1723 sposa Ippolita Piccolomini
Giulia Maria
n. 17.9.1724, m. 16.12.1790 - figlia unica. Il 17.2.1744 sposa
Giacomo Caracciolo di Francesco II.° duca di Martina e di
Eleonora Gaetani.Dal 1744 principessa di Cursi, duchessa
di Grottaglie e feudataria di Neviano e Giuliano.
Giovanni Andrea
n.1743, m. 4.7.1800. Sposa Carlotta Spinelli. Principe di
Cursi ecc.
Gennaro Caracciolo
27
n.b. Una Antonia Cicinelli figlia di Don Antonio Cicinelli dei Principi di Cursi morì a Giuliano all'età di circa
70 anni la domenica del 27 agosto 1780 già vedova del fu Francesco Margarito. Era quindi nata intorno all'anno 1710; fatto questo che contrasta clamorosamente contro l'opinione generale che il Principe di Cursi Don
Antonio non ebbe figli. Forse bisognava precisare che non ebbe figli maschi!
Il Giannuzzi, parlando di Giovambattista lo dice nato a Napoli il 6 luglio 1609, correggendo l'errore del giorno della nascita riportato nella genealogia (9 luglio) pubblicata anche dal Vozza in "Feudo e Feudatari di
Grottaglie", e lo dice nato da Fabio Cicinelli nello splendido palazzo avito sito nella piazza "Ad Arco" non lontana dalla chiesa di san Lorenzo, proveniendo i suoi antenati da una oriunda famiglia napoletana del Seggio di
Montagna. Di questo palazzo, aggiunge in nota, sito a Napoli nella piazza "Ad Arco" si parla nel "Sommario
Cedolari ", vol. 30, anno 1744, f. 199, 141 ed anche nelle Intestazioni Feudali, vol. 56 fscc. Nn. 845-852 del
1754. Questa "domus palatiata sita in platea dicta ad Arco" pare fosse ubicata nel rione attiguo alla chiesa di
san Lorenzo nella quale i Cicinelli possedevano la tomba di famiglia. Anche su questa casa vigevano dei fedecommessi agnatizi, che si riferivano cioè ai discendenti maschi dello stesso padre in base ai quali le donne erano
escluse dall'eredità. Il fedecommesso agnatizio più antico era stato effettuato da Turco Cicinelli con testamento del notaio Francesco Bassi di Napoli nel 1472. Se si deve prestar fede a certi manoscritti, in gioventù era
stato un focoso e altezzoso cavaliere, poi nel 1640, o giù di lì, si era coniugato con la nobildonna donna Anna
Acquaviva d'Aragona dalla quale aveva avuto almeno cinque figli. (in nota: si tratta rispettivamente dei seguenti: Fabio che gli premorì, Giovanni, Andrea, Galeazzo, una figlia suora e forse un'altra pure suora ). Se si deve
prestar fede a certi manoscritti, in gioventù era stato un focoso e altezzoso cavaliere. (vedi : i cosiddetti
Manoscritti Corona di cui si parla in Rivista Storica Salentina, anno V, 1909 pp. 230 - 242 in cui sono riferiti i
casi di amori illeciti qui narrati sotto l'anno 1638). Aveva un carattere energico ed autoritario. Prima dell'acquisto del nuovo e più ricco feudo, dovette risiedere quasi sempre a Napoli, molto saltuariamente nel palazzo di
Cursi dove si rese molto benemerito facendo costruire un maestoso altare nel 1663 nella chiesa di Sant'Antonio
Abate del convento dei PP. Agostiniani progettato e realizzato dallo scultore Placido Buffelli di Alessano. Non
contento del semplice titolo di conte il primo dicembre 1651 con diploma datato a Madrid ed esecutoriato a
Napoli dal viceré Conte di Castrillo il 16 gennaio 1654 chiedeva ed otteneva dal re di Spagna Filippo IV il titolo di Principe di Cursi. Successivamente nel 1659 comprava da Francesco Velluti per la somma di 30.000 ducati la Terra di Grottaglie per la quale, nel 1665, il re Filippo IV gli concedeva il titolo ereditario di Duca. Quindi
si costruì un palazzo più sontuoso nella cittadina di Grottaglie. Col passar degli anni divenne ancor più altezzoso e prepotente se è vero quanto si riferisce circa i suoi rapporti con l'arciprete di Grottaglie da lui mandato a morte per futili motivi. G. Grassi ne "La sollevazione di Grottaglie nel 1734" scrive di lui: "Giovambattista
fu il primo feudatario che venne a dimorare abitualmente a Grottaglie e più dei suoi predecessori travagliò il
feudo con ogni maniera di soprusi. Giunse a svillaneggiare i vassalli perfino in chiesa, e fu lui che, pretendendo sedersi la domenica nel presbiterio del sacro luogo, e redarguito perciò fortemente da quell'arciprete,
Francesco Antonio Caraglio, giurò di vendicarsi e mantenne la parola perché fece uccidere in Francavilla da un
suo sicario il pio e dotto capo del clero grottagliese". A tempo perso si dedicava anche agli studi di letteratura;
ha lasciato infatti uno scritto di argomento poetico dal titolo "La censura del poetar moderno" pubblicato la
prima volta nel 1672 in cui si scaglia contro la poesia del Seicento (su quest'opera si vedano Malcangi - Censura
del poetar moderno del Duca delle Grottaglie, Roma, s.d. e soprattutto la tesi di laurea della dott.ssa Patrizia
Verdesca - Zain presso l'Università di Lecce). Visse piuttosto a lungo, ma subì diversi lutti; fra i tanti, quello del
primogenito Fabio che gli premorì in giovanissima età. La morte colse anche lui a Napoli il 19 maggio 1679
dove fu sepolto nella tomba di famiglia nella chiesa di san Lorenzo. Gli successe il 29.05.1679 il figlio Giovanni
che nacque non si sa bene se a Grottaglie o a Napoli e sposò una Carafa, come il fratello Andrea, e cioè l'uno
Anna Carafa e l'altro Giulia Carafa. Tenne il feudo di Cursi e il governo degli altri feudi per circa diciannove
anni e morì a Napoli il 22 maggio 1698, dove anch'egli fu sepolto nella chiesa di San Lorenzo. A Giovanni seguì
il figlio Antonio (1681-1725) che il 17.2.1698 aveva sposato la cugina Giulia Cicinelli, figlia di Andrea e di Giulia
Carafa. Un anno prima che egli morisse, forse perché già ammalato per via dei matrimoni contratti tra consanguinei, nel 1725, assunse il governo dei feudi il figlio Giovanni Andrea. Costui era nato a Napoli il 2 gennaio
1699 e si era coniugato con Ippolita Piccolomini il 4 gennaio 1723. Visse appena trentun anni perchè, colpito
anch'egli dalla stessa malattia del padre, morì in giovane età a Grottaglie il 26 settembre 1730 dove fu sepolto
nella chiesa dei Paolotti. Con la morte di Giovanni Andrea il ramo diretto dei Cicinelli venne, praticamente, ad
estinguersi. Gli successe, ancora in minore età, la figlia Giulia Maria (17.9.1724 - 16.12.12790) la quale, durante la tutela del prozio paterno Giovanni Battista (1685-1762), restò priva dei beni, di cui divenne padrone assoluto lo stesso prozio tutore, uomo senza scrupoli. Anch'egli però godè per poco, giacchè contro il casato cicinelliano incombeva la rivoluzione che a Grottaglie scoppiò nel 1734 ad opera di un tal Andrea Lacorte, con-
28
dannato al carcere per non aver soddisfatto un creditore. Postosi alla testa di un gruppo di artigiani percorse le
vie del paese, emettendo grida di ribellione. Sotto al palazzo Cicinelli si fermò obbligando il caporale dei Bizzi
Ricciardo a ritirarsi minacciando anche di appiccare fuoco a qualche edificio. In quei giorni il duca Giovanni
Battista Cicinelli si trovava a Napoli per rendere il doveroso omaggio di sudditanza al nuovo re Carlo di
Borbone. Tornato a Grottaglie verso la fine di giugno e messo a conoscenza dell'accaduto, ordinò la cattura del
Lacorte e degli altri tumultuanti. Ma, la mattina del 2 luglio, uno solo si lasciò acciuffare, Francesco Greco, e
tutti gli altri fecero in tempo per riparare nella chiesa. Quando Giulia Maria Cicinelli rientrò in possesso dei
beni nel 1744, andò sposa al marchese di San Giovanni in Fiore, Giacomo Caracciolo, il quale prese dimora a
Grottaglie, assunse il titolo giuridico e vi morì nel 1769. Iniziava così una nuova discendenza, quella dei
Caracciolo-Cicinelli sulla quale però incombeva ormai la grande Rivoluzione Francese. Restavano due soli altri
duchi e principi di Cursi, Giovanni Andrea che ereditò il titolo nel 1785 e suo figlio Gennaro, questi però in
minore età, sotto la tutela della madre principessa Carlotta Spinelli. Nel 1807, infatti, con Gennaro Caracciolo
Cicinelli, scompariva anche il feudo di Cursi in virtù della legge napoleonica sulla eversione della feudalità.
Nei "Giornali di Napoli dal 1679 al 1698" di D. Confuorto sotto la data del 28 maggio 1679 si legge più esattamente: "Muore don Giovanni Battista Cicinello, principe di Cursi e duca delle Grottaglie, e ha lasciato tre figli
maschi, chiamati il primo don Giovanni, il secondo don Andrea e il terzo don Galeazzo e una femmina ". Suo
padre Fabio Cicinelli non era il capostipite sposato con Antonia Delle Falconi, bensi' il nipote omonimo sposato con Francesca Maramonte. Per cui i due Fabio vengono comunemente distinti il primo in Senior ed il
secondo in Junior. Negli stessi giornali poi sotto la data del 23 marzo 1698: "Domenica mattina è morto di febbre ettica il signor don Giovanni Cicinello principe di Cursi e la sera del detto giorno è stato portato il suo
cadavere a sotterrare nella chiesa di S. Lorenzo Maggiore di Napoli de' padri conventuali di S.Francesco, ove
questa famiglia tiene l'altare maggiore di detta chiesa per sua cappella". E' evidente che il Giannuzzi, il Maggiulli
e chissà quanti altri hanno confuso questo Cicinelli con l'altro, cioè suo padre Giambattista. Il poeta è senza
dubbio il don Giovanni morto nel 1698 e non quello che il Maggiulli dice aver composto la Censura nel 1622
che invece fu stampata nel 1672 . Uno sguardo alla genealogia dei Cicinelli costruita sui registri parrocchiali di
Giuliano chiarisce definitivamente vari punti controversi riscontrato in dicersi autori. Riguardo all'opera
"Censura del poetar moderno" intanto è soltanto nella Biblioteca Storica del Toppi che la si dice stampata erroneamente a Napoli nel 1622, anno che ha tratto il Maggiulli in errore, mentre come si legge chiaramente in tutti
gli altri autori e principalmente sul frontespizio della stessa l'anno è senza dubbio il 1672.
29
DAI REGISTRI DI BATTESIMO E DI MORTE DELLA PARROCCHIA DI
GIULIANO
Fabio Cicinello di Napoli sposato con Francesca Maramonte
Antonia
(1)
b. 13.4.1600.
Nata a Giuliano.
?
b.19.10.1642.
+ 21.12.1659.
Fabio?
Gio: Battista
(2)
padrino al battesimo del
13.8.1626. Sposò Donna Anna
Acquavivadalla quale nacquero
e furono battezzati a Giuliano:
Domenico,
Andrea,
Giuseppe
n. 2.9.1645.
Andrea
padrino al battesimo del 13.11.1627.
Adriano, Francesca,
Aniello,
Teresa
Antonio, n. .3.12.1647
Agostino, b.8.12.1647
Nicola
Galeazzo
padrino al battesimo del
11.8.1628. Da Covella Cito
di Presicce (3) "ut fama est"
nacquero a Giuliano:
Antonia.
.n. 13.4.1649
n. 8.12.1646
Andrea,
Francesco,
Antonio
Galeazzo,
Antonio
n. 12.3.1647
n. 1.4.1645
(1) Antonia Cicinelli nata a Giuliano nel 1600 sposò Don Antonio Caracciolo di Napoli al quale diede un figlio
nato a Giuliano il 12 marzo 1628 e battezzato da Mons. Nicolantonio Spinelli vescovo di Alessano con i nomi
di Fabio, Giuseppe, Francesco, Antonio, Aniello. Al battesimo ebbe per padrini Donna Antonia de Carmona
moglie del barone di Barbarano D.Giovanni Alfonso Capace e per procura il barone di Supersano D.Francesco
Filomarini.
(2): Giambattista adottò e battezzò, dando loro il proprio cognome, tre schiavi emancipati: due il 1648, e uno
il 1650 . Un'altra "mancipia (cioè schiava) Eccellentissimi Principis" a nome Maddalena Cicinelli compare fra i
padrini in due battesimi celebrati nel 1662. Ma anche il 19 maggio 1693 si celebrò il battesimo di una schiava
della famiglia baronale di Giuliano alla quale, presente come padrino D. Antonio Cicinelli, fu dato il nome di
Donata Antonia. E forse alla stessa famiglia baronale apparteneva la schiava "S. PetriVichi" (Sancti Petri
Vernotichi?) che fu battezzata il 6 gennaio 1698 ricevendo il nome di Caterina Fortunata.
Un atto notarile del 1680 presso il notaio Cesi di Patù fu fatto redigere da " Don Andrea Cicinelli de Neapoli
Juliani degente ".
(3): Il 10.11.1650 a 27 anni circa morì Anna Covella Acita (Cito) di Presicce. Il 29 febbraio 1648 a circa 18 anni
morì nel Castello di Giuliano Antonio Cicinelli (n.circa 1630).
Nei registri parrocchiali di Giuliano la presenza in paese dei Cicinelli è anche
attestata fra i padrini intervenuti in vari atti e cioè:
5.6.1594
2.11.1598
battesimo di Giampaolo Cairo. Padrini: "il molto Illustre Signor Fabio Cicinello".
battesimo di Pietro Paolo di Notar Geronimo Panzera. Padrino: "il Signor Fabio Cicinello e
la Signora Francesca Maramonte sua moglie " .
30
9.1.1600
battesimo di Andriana di notar Geronimo Panzera. Madrina: ("Commare al fonte") "la Signora
Antonia de i Falconi". n.b. Nonna di Fabio Cicinelli che aveva sposato Fabio Cicinelli Senior.
12.11.1600
battesimo di Giulio Cesare Simone figlio del dottor Scipione Borrello: "il Signor Fabio Ciciniello
e la Signora Francesca Maramonte sua moglie".
cresima di Beatrice di notar Giacomo Deisolda. Madrina: "la Signora Francesca Maramonte". E
di Fabio di Tarquinio Panzera. Madrina la stessa: " Baronessa di Giuliano ".
battesimo di Lorenzo Matri. Padrini: "Joannes Battista Cicinellus filius Fabij Cicinellj de
Neapoli, et Francisca Maramonte uxor eiusdem Fabij " ( Giambattista Cicinelli figlio di Fabio
Cicinelli di Napoli e Francesca Maramonte moglie dello stesso Fabio).
battesimo di Francesco Martino Manzo. Padrino: "Dominus Andreas Cicinellus filius Domini
Fabij Cicinelli " ( Don Andrea Cicinelli figlio di Don Fabio Cicinelli).
battesimo di Dorotea Margarito. Padrino: " Dominus Andreas Ciciniellus filius Domini Fabij
Ciciniellj Baronis huius locj" (Don Andrea Cicinelli figlio di Don Fabio Cicinelli Barone di questo luogo).
battesimo di Giulia Camilla Damiano . Padrini: "Domina Francisca Maramonte, et Galiatius
Ciciniellus filius dicti Franciscae". ( Donna Francesca Maramonte e Galeazzo Cicinelli figlio di
detta Francesca).
battesimo di Francescantonia Russo: Padrini: "Domina Francisca Antonia Maramonte et
Galeatius Ciciniellus filius dictae Franciscae". (Donna Francesca Antonia Maramonte e
Galeazzo figlio di detta Francesca).
battesimo di Giovannica Margarito. Padrini: "Horatius Russo de nespoli hic commorans, et
Domina Francisca Maramonte uxor Domini Fabij Ciciniellj Baronis huius locj" (Orazio Russo
di Napoli qui residente e Donna Francesca Maramonte moglie di Don Fabio Cicinelli Barone di
questo luogo).
battesimo di Domenica Damiano. Padrini: "Domina Francisca Antonia Maramonte et Galeatius
Cicinellus filius dictae Francisca ".
battesimo di Domenica Maggio. Patrini: "Aloisius Nicolaus Picus et Margarita Cicinella".
cresima di Francescantonia Panzera. "Lo patrino fù seu commadre la Signora Antonia Cicinella
figlia del Signor Fabio Cicinello, et moglie del Signor Don Antonio Caracciolo ".
battesimo di Gianferrante Margarito. Padrino: "il Signor Fabio Cicinello".
battesimo di Orazio Caputo. "Patrini fuerunt Dominus Joannes Baptista Cicinellus et Domina
Francisca Antonia Maramonte".
battesimo di Domenica Maria Diaz del Gado. "Patrini fuerunt Dominus Joannes Baptista
Cicinellus et Domina Francisca Maramonte de Juliano".
battesimo di Pietro Diaz del Gado. "Patrini fuerunt Franciscus Castromedianus Marchio
Cavallini de mandato procuratorum et Domina Antonia Cicinella".
battesimo di Margarita Pico. Padrino: "Dominus Joannes Baptista Cicinellus Baro Juliani".
battesimo di Michele Antonio Lecci. Padrini: "Eccellentissimus Dominus Baptista Cicinellus et
Eccellentissima Domina Anna Acqua Viva de Neapoli hic commorantibus" .
battesimo di Lupantonio Oronzo Serafini. Padrini: "Illustrissimus Dominus Fabius Cicinellus, et
Eccellentissima Domina Donna Anna Acquaviva Domini hujus Terrae ".
battesimo di Marcantonio de Laurentiis. Padrini: "Illustrissimus Dominus Joannes Cicinellus et
D. Anna Acqua Viva Domini dictae Terrae ".
battesimo di Paolino Antonio De Blasi. Padrini: "Illustrissimus Dominus Andreas Cicinellus, et
Eccellentissima Domina Donna Anna Acquaviva Domini dictae Terrae ".
battesimo di Lorenzo Stefanelli. Padrini: "Bartolomeo Diaz del Gado e l'Illustrissima Principessa
di detta Terra di Giuliano ".
battesimo di Leonarda Teresa Diaz del Gado. Padrini: " Illustrissimus D. Andreas Cicinellus, et
Eccellentissima Principessa ".
battesimo di Oronzo Pietro Diaz del Gado. Padrini: "Illustrissimus Dominus Joannes
Cicinellus".
battesimo di Jo.Antonius Margarito figlio del notaio Francesco: "Dominus Andreas Cicinellus".
n.b: Si tratta del battesimo del futuro e celebre scrittore sacro D. Giovanni Antonio Margarito
di Giuliano.
battesimo di Donato De Capo ( poi medico). Padrino: "Dominus Andreas Cicinellus ".
battesimo di Carlo Giuseppe Rosafio. Padrino: "Andreas Cicinellus ".
9.11.1603
13.8.1626
13.11.1627
23.1.1628
11.8.1628
2.10.1628
9.2. 1630
4.3.1631
1.11.1631
11.5.1632
11.7.1632
3.5.1633
4.12.1633
11.9.1635
24.4.1636
4.12.1655
19.7.1657
16.7.1660
4.7. 1661
12.8.1662
19.4.1663
21.8.1666
11.11.1672
26.2.1677
27.3.1678
31
8.10.1678
26.9.1681
battesimo di Claudio Villani. Padrino: "Andreas Cicinellus ".
battesimo di Domenicantonia Margarito figlia del notaio Francesco. Padrino: "Andreas
19.5.1693
battesimo della schiava emancipata Donata Maria. Padrino: "Dominus Antonius Cicinellus ".
4.10.1693
battesimo di Francesco Saverio Sabatino Maggio. Padrino: "Illustrissimus Dominus Antonius
Ricorda anche: Plinio Gaetano "servidor di Don Fabio Cicinello" (1603) e Aniello Ottaviano sposato con
Lucrezia Panzera la cui figlia Domenica fu cresimata il 15 maggio 1632 "dentro la cappella del Castello".
N.B. Anche il vescovo di Alessano per antichi privilegi teneva in Giuliano ed altri paesi alcuni "Vassalli angararij" i quali godevano in tale qualità dell'esenzione dalle collette universali perché erano intanto tenuti a corrispondere al vescovo lo jus vassallagij. In qualche atto notarile si fa menzione dei loro cognomi. Dovrebbero
essere questi i fuochi che nei cedolari e nei relevi feudali erano esclusi dal calcolo per determinare la tassa di
successione feudale da addebitare al feudatario in base al numero dei fuochi risultanti nei censimenti generali.
(vedi Repertorio del sec. XV) .
1392 - Con una bolla del 18 marzo il Papa Bonifacio IX trasferisce i monaci
dell'abbazia di S. Antonio "de casali Juliani" all'ordine di S. Benedetto .
Nel 1503 si laureò a Padova un Pedaci abate di S. Antonio di Giuliano. Riferimenti successivi all'Abbazia si trovano in un atto notarile del 1583 dove la si ricorda amministrata da Gio. Tommaso Pedaggij di Montesardo,
vicario della diocesi, che affitta il fondo vaccole di pertinenza dell'abbazia a tale Miggiano Carbone di Giuliano.
Nella visita ad limina del 1590 risulta in commenda e rende 300 ducati, per le cui rendite ai primi del Seicento
il capitolo di Alessano entrò in violento conflitto con le pretese del canonico Nicolardi. Nel 1628, nella visita
apostolica di Mons. Perbenedetti, si parla della sola chiesa di S.Antonio descritta "ad formam crucis magnificis
operibus extructa" senz'alcun riferimento al monastero evidentemente dismesso o distrutto i cui beni erano
diventati probabilmente beneficio con relativi obblighi cultuali. Nel catasto murattiano del 1816 due sole unità
immobiliari a Giuliano portano il nome di "S. Antonio" qualificate rispettivamente "Cappella e Giardino" di
proprietà di Francesco Pedaci di Lecce.
32
GIULIANO NEL SEC. XV
RISULTATI DEL PRIMO CENSIMENTO E INDIZI DEL RITO GRECO A
GIULIANO DAL 1261 IN POI .
1447 - Giuliano: fuochi 38, pari a circa 190 abitanti . Si tratta del risultato
definitivo del primo censimento aragonese stabilito nel febbraio del 1442 da
Alfonso il Magnanimo, nuovo Re di Napoli. Da personale conteggio sui fuochi
degli Abruzzi pubblicati integralmente dal Faraglia alla fine dell'Ottocento,
e cioè prima della loro totale dispersione, è risultata una media costante di
4,5 persone a fuoco (famiglia). In generale però gli studiosi hanno adottato
la media più sicura di 5 persone a fuoco, per cui nel 1447 per i paesi limitrofi a Giuliano si hanno questi dati: Castrignano fuochi 21 pari a 105 abitanti;
Salignano f. 7 corrispondenti a soli 35 abitanti; S. Dana f. 18 pari a 90 abitanti; Patù f. 22 pari a 110 abitanti; Gagliano f. 71 pari a 355 abitanti. Da questi dati si evince chiaramente la rilevanza demografica e forse sociale di
Giuliano nel Capo di Leuca.
n.b. Appena 8 anni dopo la popolazione si era drasticamente dimezzata per non si sa quale ragione. Forse non
dovette essere estranea l'epidemia che nel 1452 infuriava nella vicina Montesardo ed a Specchia. Un documento del tempo è particolarmente significativo per comprendere sia le tante cause che in quei tempi portarono
vari casali a svuotarsi del tutto fino a scomparire, sia per giustificare improvvisi aumenti della popolazione in
casali limitrofi. Un casale storicamente accertato esistente nei censimenti antichi e in vari rogiti del sec. XVI fu
Valiano con propri sindaci e due e tre famiglie che portavano i soliti cognomi di Russo e Cito, nel 1447 tassato per una decina di persone e scomparso alla fine del Cinquecento. Si trovava fra Gagliano, Novaglie e
Corsano. Nel sec. XIV il vescovo di Alessano vi teneva due vassalli e poteva per ciò figurare nell'elenco dei feudatari di Terra d'Otranto. Per la stessa ragione nel 1290 fu invitato dal Re a partecipare al Parlamento generale dei baroni del Regno che si tenne ad Eboli dove viene ricordato semplicemente col titolo di "episcopus
Alexani", e non già di Leuca "alexanensis" titolo comunemente adottato dalla Curia Vaticana per indicare la
diocesi collocata geograficamente nel Capo di Leuca "in capite leocadense". Ed "in castro leocadense", cioè
ad Alessano, si recarono i Collettori papali nel 1324 per riscuotere le decime dai vari ecclesiastici della diocesi
distinti in clero greco (più ricco!) e clero latino. In quel periodo da vari indizi ancora verificabili (chiesa di S.
Pietro del sec. XI, due cripte basiliane, e l'antica abbazia di S. Antonio abate passata nel 1392 ai benedettini) si
può sufficientemente affermare che a Giuliano il rito greco fosse predominante. Mauro Cassoni in un suo studio da titolo: "Il tramonto del rito greco in Terra d' Otranto" pubblicò un elenco apposito del 1261 dal quale
appare lo stato del clero di Terra d'Otranto distinto in varie categorie relative al clero greco e a quello latino,
che qui si propone limitatamente riferito ai 14 paesi che costituirono l'antica Diocesi di Alessano, istituita probabilmente al tempo dei Normanni nel sec. XI, e soppressa nel 1818 con la bolla papale De Utiliori, incorporandola in quella attuale di Ugento. Tracce consistenti del rito greco a Giuliano furono notate e descritte nel
1628 dal Visitatore apostolico Perbenedetti, senz'altro più che a Castrignano, irreperibili nel 1261, o a Salignano
dove peraltro era inveterato l'uso fra i preti di preparare l'ostia quadrata vietata dal rito cattolico, e ciò non
ostante che nel 1578 il vescovo di Alessano garantiva l'esistenza sparuta nella sua diocesi di appena sei preti
ortodossi che tali lo erano non già per fede ma per opportunismo potendo in tale veste godere dei tanti privilegi ecclesiastici riguardo al patrimonio (esenzioni fiscali), o al foro ( giurisdizione ecclesiatica) ed anche corporali potendo vivere, come si diceva, "more uxorio", e, riferiva nel 1576 il vescovo "benché preti piglian moglie
per esser loro di aria calda".
1459/63 - Fuochi 19 e cioè Giuliano viene tassata per circa 95 abitanti secondo la media di cinque persone a fuoco.
1472 - Assassinio di Francesco Margarito per mano di tale Nicola Alfarano
di Giuliano.
33
1494 - Nel Registro Privilegiorum VI, pag. 126 v. si legge: 1494, 12 giugno Napoli (Castelnuovo). Alfonso II re. anno I.
" Conferma a Giovan Francesco del Balzo, conte di Alessano e ai suoi eredi il
possesso della terra di Alessano con il titolo di conte delle terre di Specchia
e Montesardo, dei casali di Tutino, Craparica (leggi: Caprarica), Sandano
(leggi: S. Dana), Vagnano( leggi: Valiano), Rosano ( leggi: Roggiano, cioè
Ruggiano), Pato, Castrignano, Naviano, Melissano, Lufano (leggi: Li Fani), di
una parte di Giugliano (leggi: Giuliano), Arignano (leggi: Arigliano), Salignano,
con alcuni ebrei di Alessano e di altri casali minori, col mero e misto imperio
e con cognizione delle cause civili e criminali”.
1506 - Gio.Evangelista Pedaci di Montesardo si laurea a Padova il 20 giugno
1506. Nel documento viene indicato come "abate dell'abbazia di S. Antonio
Abate de Juliano".
1508 - fuochi 51, pari a circa 255 abitanti.
1514 - "Nel Registro Primo delle Significatorie dei relevi f. 89 a tergo è
registrata Significatoria di ducati 14.1.4.e ¾ spedita per la Camera à 30
Marzo 1514 contro Nicol'Angelo de Frisis per lo Relevio debito alla Regia
Corte per morte di Lucrezia Bellante sua madre seguita …?…. per l'Infratti
feudi, cioè: certa quota parte del Casale di Cursano; Alcuni Vassalli habitanti nel Casale di Giuliano; una possessione d'olive nel Casale di Ruggiano; un
pezzo di territorio nel Casale di Castrignano; certa quota parte nel Casale
d'Ortenzano inhabitato distretto della Città d'Ugento; uno feudo nominato
lo Armino; et uno feudo nominato Saracino". (vedi altri atti simili sotto gli
anni 1530 e 1544)”.
Nel volume 1.I delle Significatorie dei Relevi per gli anni 1508 - 1517 si trova
segnata alle pagg. 64v.- 65v. la "Petizione datata 17 marzo 1513 di Antonello
Coniger per succedere al fratello Giovan Francesco".
1520 - "Nel Registro dei Relevi 2.o fol. 46 a tergo si legge Significatoria di
ducati 31.4.1 spedita il 28 d'Aprile 1520 contro Petruccio Coniger per morte
del nipote Jacovo Maria Conniger per 2 parti del Casale di Castrignano; certo
pezo di terra nominato Campo Saraceno, e certi altri territorij, e Vignali nel
distretto di Valiano dove si dice Vignio Marino in Provincia d' Otranto".
1522 - fuochi 80, cioè circa 400 abitanti.
1528 - fuochi 71. Nel conto del Percettore di Terra d'Otranto dell'anno
1528 in cui si annota il "pagamento per il terzo d ' augusto":
"Julyano deue dar per dicto 3.o per fochj 71 Ducati 35.4.17. (di seguito si
legge aggiunto) :
" Deve dire che ha pagato a di primo septembre per mano di Cola Mazapinta
D.ti 18.1.10 .
Et più a di 4 di octubrio per mano di Antonio Dragonecto D.ti 17.3. 7
(Totale)
D.ti 35.4.17 ".
" Et per la prima rata del donatiuo per fochj 71 D.ti 14.2.15.1/2.
34
" Deue dire che ha pagato a di 30 di octubrio per manu de Antonio
Dragonecto D.ti 14.2.15.1/2 ".
n.b. Con gli Spagnoli era diffusa quella particolare gratificazione che i baroni ed i comuni versavano all'Erario
a beneficio dell'Imperatore che andava sotto il nome di Donativo e che si pagava secondo un'usanza assai radicata nel Regno: "tertiatim ", ossia in tre rate corrisposte generalmente a Natale, a Pasqua e ad Agosto e cioè
ogni quattro mesi pari ad "un terzo" dell'anno. Il Cola Mazapinta ci riporta alla celebre famiglia di Montesardo
che alla fine del sec. XVI diede personaggi di spicco nel Capo di Leuca. I Dragonetti erano di stanza a Tricase
. Nel 1528 la spedizione militare del Lautrec seminò dappertutto miseria e fame seguita dalla peste. Questo episodio potrebbe spiegare il depauperamento demografico in varie parti del Meridione e quindi anche di Giuliano
che dagli 80 fuochi del 1522 passò ai 71 del 1528.
1530 - Nel Reg. dei Relevi 3.o al fol. 47 a tergo si legge: "Spedita il 20 febbraio 1530 significatoria di ducati 47.11 dei quali ducati 11.1.1 dedotti in
adoho contro Margaritella Coniger per morte di Petruczo suo padre per due
parti di Castrignano, certo pezzo di territorio nominato Campo Saracino sito
nel territorio di detto Casale, (oggi Sannacinu?) certi territorij Vignali siti
nel territorio del Casale di Valiano, et alcuni Vassalli della Provincia d'
Otranto " . (V. sopra altri documenti simili sotto gli anni 1508, 1514 e 1520).
n.b. E' davvero singolare quanto si legge in una platea del 1765 relativa ai beni e alle entrate della chiesa di
Giuliano: "Più possiede la sudetta Chiesa la rendita di ducati dieci annui per lo Legato fatto da Donna
Margaritella Coniger Baronessa di Corsano, quali sudetti ducati dieci sono stati immemorabili pagati, ed attualmente si pagano dal possessore del Feudo de Stompelli, e per tal sudetta rendita il Reverendo Capitolo di
Giuliano porta l'obligo di celebrare una messa piana la settimana in suffragio dell'anima di detta Donna
Margaritella Coniger, al presente dedotto il 5.° si pagano dagli Eredi del fù D.Gerardo Romasi di Montesardo
".
1530/31 - fuochi 71, ossia circa 350 abitanti.
A.S.N.: Tesorieri e Percettori Provinciali, vol. 6115, fasc. 12, pag . 32 v. anni 1530-31: "Juliano f. LXXJ ".
1532 - fuochi 94, pari a circa 470 abitanti.
n.b. Come si giustifica questo aumento in appena un anno di 23 fuochi? Semplicemente perché in quest'anno
si compì il primo censimento vicereale dopo quelli aragonesi del sec. XV. Allora ci si rese conto personalmente "in loco" dell'aumento della popolazione. Da tempo ci si era accorti che non poche Università tendevano a
dichiarare un numero inferiore per sottrarsi disperatamente al pagamento delle numerose tasse che non riuscivano ad eludere. Anche negli anni successivi si tenterà la medesima strada adducendo di frequente come causa
dello spopolamento le frequenti incursioni piratesche. A ciò non mancavano accordi taciti e fraudolenti fra
diversi comuni che volentieri si prestavano a dichiarare tali falsità. Un atto notarile della seconda metà del
Seicento ad esempio di varie Università convicine tentarono di salvare gli amministratori di Patù dall'incombente minaccia di pignoramento e sequestro dei loro beni da parte dei Regi Commissari della Regia Udienza di
Lecce che avevano scoperto varie passività. Quando però si verificava realmente una decrescita demografica,
che nei piccoli casali risultava più vistosa, il Regio Fisco, del tutto ignaro delle vicende locali, continuava a tassare la comunità facendo riferimento ai dati di censimenti distanti nel tempo a volte di una decina d'anni. Allora
giungevano a Napoli presso la Regia Camera della Sommaria non pochi reclami che, discussi in un'apposita
Ruota, producevano degli sconti fiscali, dopo accertamento da parte del Preside (oggi diremmo Prefetto) o
meglio del Percettore, che venivano quindi registrati in una serie particolare classificata sotto il nome di "dedutionum focorum" spesso inserita nei cosiddetti registri denominati Partium.
1539/40 - fuochi 94. Nel Conto del "Magnifico Giovan Tomaso Brancaleone
Percettore di Terra d' Otranto" negli anni 1539-1540 si legge: "Introyto delle
grane xij a foco exacte in la provintia de terra d'Otranto de ordine del Excelente Signor Scipione di Summa
Regio governatore de detta provintia de terra d' Otranto et Bari. Cioè grane 4 a foco in lo mese de giuglio
per la contributione deli cavalli leggieri stanciaro in dicta provincia per lo suspecto della armata Torchesca,
et grane 8 exacte in lo mese de augusto et settembro per lla contributione del oglio, sale, legna et aceto per li
fanti Spagnoli stanciaro in le terre de marina per custodia de esse in detta provintia in lo anno 1539:
35
(pag. 8) :
Juliano
f.i 94
Deve ut supra
D. 11.1.8
Solvit
D. 11.1.8
(cioè ducati 11, carlini 1, grane 8)
1542 - Il 10 marzo 1542 viene sancito un Privilegium tra l'Università di
Giuliano e il vicerè don Pedro de Toledo, con procura generale dell'imperatore Carlo V. In cambio di 250 scudi d' oro, pari a circa 400 ducati, versati alla
regia Cassa, l' imperatore affranca gli abitanti dalla giustizia feudale, assegnando alla Regia Provinciale Audientia Hidruntina, il Tribunale di Terra d'
Otranto, (R.P.A.H.), la giurisdizione delle prime e seconde cause criminali e
miste e seconde cause civili e miste.
Ricordato in un atto del notaio Margarito di Giuliano del 18 maggio 1677, pp. 19v.-20v., dove anche si dice
che l'atto allora trovavasi "nella Regia Camera nel Castel Nuovo di Napoli".Vedi anche sotto l'anno 1677.
1543 - In pieno pericolo turco per le frequenti incursioni piratesche da
Napoli furono spedite in Terra d'Otranto varie compagnie militari per presidiare le coste dall'imminente sbarco degli Infedeli. Per tale ragione anche
nel Capo di Leuca si richiese il contributo da diverse Università per alloggio
e vitto ai soldati fra i quali figurano alcuni nominativi di Castrignano e di
Giuliano. Nel resoconto delle spese per paghe varie si notano :
" Al Magnifico Capitano Moretto che si mandò verso lo Capo de Leuche ad
allestir una Compagnia di fanti, e ad mastro Marco Schiero chi andò verso il
Capo di Otranto a fortificar alcunj lochi dove haviano da entrar le genti chi
dissabitavano azocchè si havissiro possuto guardar da turchi; ad Nobile
Pamphilo Fancicchia mandato al Capo per far dissabitar alcunj Lochi apertj.
Pagamento fatto a li infratti soldati quali non se possettero imbarcare chi
foro licentiati (una trentina fra cui) :
a Carlucio Patarussi
ducati 0 . 2. 15
a Francisco de Blasi
ducati 0 . 2 . 15
a Cesare de Juliano
ducati 0 . 2 . 15
Inoltre, per il sostentamento dei fanti, il contributo accollato alle Università
del nostro comune furono:
Castrignano capitis per fochi 74
Juliano
per fochi 94
Salignano
per fochi 29
ducati 15 . 4 .0
ducati 19 . 4. 0
ducati 6 . 3 .0
n.b. Forse il CESARE de JULIANO potrebbe identificarsi col Cesare Caputo data la singolarità del nome per
nulla diffuso nell'onomastica popolare di quel periodo a Giuliano, ma quasi sempre indizio sicuro di appartenenza ad un nucleo famigliare di ceto elevato. Di fatti il popolino si affidava totalmente nella scelta del nome
da dare al battezzato alle indicazioni severe del Diritto Canonico che raccomandava nomi indicati nel
Martirologio evitando assolutamente quelli profani o mitologici e pagani. Generalmente la gente comune,
povera ed analfabeta, esorcizzava la propria condizione evocando nell'onomastica famigliare il nome del Santo
Protettore (e quindi Giovanni a Giuliano e Patù, Nicola a Castrignano, il nome dell'antico patrono prima di S.
Michele, Rocco a Gagliano, Biagio a Corsano ecc.). Soltanto le famiglie nobili o più ricche del paese come
segno di distinzione di classe e di predominio culturale si discostava palesemente dall'onomastica tradizionale.
Da ciò, anche se con cautela, in mancanza di documenti giustificativi, si può arguire a quale categoria sociale
appartenesse un tempo la famiglia che portava i nomi tipici della tradizione pagana romana e greca. I registri
36
antichi dei battezzati e dei morti di Giuliano dal 1578 in poi confermano il sospetto enunciato. Infatti i nomi
classici del tipo Cesare, Ercole, Annibale, Orazio si trovano nella famiglia Caputi; il nome Coriolano è proprio
di un Palumbo sposato con la nobile castrignanese Antonia Fersini; il nome Scipione si trova nelle famiglie
notarili dei Borrelli e dei Panzera e, tipico di quest'ultima poi detta dei Conti Panzera, il nome Tarquinio che
per matrimonio nell'Ottocento sarebbe trasmigrato nella famiglia Fuortes: famiglie tutte queste come si vede
di nobile lignaggio o di florida ricchezza. Circa l'onomastica personale spuntandoli dai vari capifamiglia elencati alla fine del secolo XVI veramente singolari ci appaiono molti nomi oggi ormai del tutto caduti in disuso.
Fra i maschi tre erano i nomi prevelenti che i giulianesi mostravano di gradire: Giovanni, Angelo, Antonio, e
Nicola nella forma abbreviata di Cola o Coltella. Le femmine prediligevano i nomi di Laura, Domenica,
Antonia, Porzia e Maria. Considerando i nomi dei capifamiglia viventi a Giuliano sullo scorcio del sec. XVI
ecco il curioso campionario di nomi maschili e femminili riportati qui con accanto e fra parentesi il numero
delle volte che si leggono fra i genitori e a volte fra i loro figli, molti dei quali oggi del tutto desueti.
In pieno pericolo turco per le frequenti incursioni piratesche da Napoli furono spedite in Terra d'Otranto varie
compagnie militari per presidiare le coste dall'imminente sbarco degli Infedeli. Per tale ragione anche nel Capo
di Leuca si richiese il contributo da diverse Università per alloggio e vitto ai soldati fra i quali figurano alcuni
nominativi di Castrignano e di Giuliano. Nel resoconto delle spese per paghe varie si notano :
" Al Magnifico Capitano Moretto che si mandò verso lo Capo de Leuche ad allestir una Compagnia di fanti, e
ad mastro Marco Schiero chi andò verso il Capo di Otranto a fortificar alcunj lochi dove haviano da entrar le
genti chi dissabitavano azocchè si havissiro possuto guardar da turchi; ad Nobile Pamphilo Fancicchia mandato al Capo per far dissabitar alcunj Lochi apertj. Pagamento fatto a li infratti soldati quali non se possettero
imbarcare chi foro licentiati (una trentina fra cui) :
a Carlucio Patarussi
ducati 0 . 2. 15
a Francisco de Blasi
ducati 0 . 2 . 15
a Cesare de Juliano
ducati 0 . 2 . 15
Inoltre, per il sostentamento dei fanti, il contributo accollato alle Università del nostro comune furono:
Castrignano capitis
per fochi 74
ducati 15 . 4 .0
Juliano
per fochi 94
ducati 19 . 4. 0
Salignano
per fochi 29
ducati 6 . 3 .0
n.b. Forse il CESARE de JULIANO potrebbe identificarsi col Cesare Caputo data la singolarità del nome per
nulla diffuso nell'onomastica popolare di quel periodo a Giuliano, ma quasi sempre indizio sicuro di appartenenza ad un nucleo famigliare di ceto elevato. Di fatti il popolino si affidava totalmente nella scelta del nome
da dare al battezzato alle indicazioni severe del Diritto Canonico che raccomandava nomi indicati nel
Martirologio evitando assolutamente quelli profani o mitologici e pagani. Generalmente la gente comune,
povera ed analfabeta, esorcizzava la propria condizione evocando nell'onomastica famigliare il nome del Santo
Protettore (e quindi Giovanni a Giuliano e Patù, Nicola a Castrignano, il nome dell'antico patrono prima di S.
Michele, Rocco a Gagliano, Biagio a Corsano ecc.). Soltanto le famiglie nobili o più ricche del paese come
segno di distinzione di classe e di predominio culturale si discostava palesemente dall'onomastica tradizionale.
Da ciò, anche se con cautela, in mancanza di documenti giustificativi, si può arguire a quale categoria sociale
appartenesse un tempo la famiglia che portava i nomi tipici della tradizione pagana romana e greca. I registri
antichi dei battezzati e dei morti di Giuliano dal 1578 in poi confermano il sospetto enunciato. Infatti i nomi
classici del tipo Cesare, Ercole, Annibale, Orazio si trovano nella famiglia Caputi; il nome Coriolano è proprio
di un Palumbo sposato con la nobile castrignanese Antonia Fersini; il nome Scipione si trova nelle famiglie
notarili dei Borrelli e dei Panzera e, tipico di quest'ultima poi detta dei Conti Panzera, il nome Tarquinio che
per matrimonio nell'Ottocento sarebbe trasmigrato nella famiglia Fuortes: famiglie tutte queste come si vede
di nobile lignaggio o di florida ricchezza. Circa l'onomastica personale spuntandoli dai vari capifamiglia elencati alla fine del secolo XVI veramente singolari ci appaiono molti nomi oggi ormai del tutto caduti in disuso.
Fra i maschi tre erano i nomi prevelenti che i giulianesi mostravano di gradire: Giovanni, Angelo, Antonio, e
Nicola nella forma abbreviata di Cola o Coltella. Le femmine prediligevano i nomi di Laura, Domenica,
Antonia, Porzia e Maria. Considerando i nomi dei capifamiglia viventi a Giuliano sullo scorcio del sec. XVI
ecco il curioso campionario di nomi maschili e femminili riportati qui con accanto e fra parentesi il numero
delle volte che si leggono fra i genitori e a volte fra i loro figli, molti dei quali oggi del tutto desueti ).
Andriana
Angela
(5)
(1)
Margarita
Maria
(2)
(6)
Achille
Agostino
(1)
(1)
Giorgio
Giovanni
(1)
(12)
37
Anna
(1)
Marzia
(2)
Alessandro
(1)
Graziano
(1)
Antonia
(7)
Massimilia
(2)
Alfonso
(1)
Leonardo
(1)
Antonica
(1)
Minerva
(1)
Amorelio
(1)
Marco
(1)
Argentina
(1)
Mondina
(1)
Andrea
(4)
Mario
(1)
Calcidonia
(2)
Natalizia
(1)
Angelo
(7)
Morante
(1)
Camilla
(3)
Pazienza
(1)
Annibale
(1)
Natale
(1)
Carsia
(1)
Perita
(1)
Antonio
(13)
Orazio
(1)
Caterina
(5)
Porzia
(7)
Cataldo
(1)
Ottavio
(1)
Celidonia
(2)
Preziosa
(3)
Cesare
(3)
Pasquale
(1)
Domenica
(8)
Profilia
(1)
Cola
(8)
Pietro
(3)
Donnanzia
(2)
Prudenza
(1)
Coriolano
(1)
Polibio
(1)
Elisabetta
(1)
Ramondina
(1)
Domenico
(5)
Policleto
(1)
Eufemia
(1)
Romana
(1)
Donato
(2)
Pompilio
(1)
Felice
(1)
Rosa
(1)
Epifanio
(2)
Romano
(1)
Gemma
(1)
Sanya
(1)
Ercole
(2)
Romualdo
(1)
Giulia
(1)
Sibilla
(2)
Evangelista
(1)
Rosato
(2)
Giustina
(3)
Viola
(1)
Fabio
(2)
Salvatore
(1)
Livia
(1)
Virginia
(1)
Federico
(1)
Sanzonetto
(2)
Laura
(12)
Francesco
(5)
Scipione
(4)
Lucente
(3)
Galasso
(1)
Tarquinio
(1)
Lucia
(1)
Gennaro
(1)
Vincenzo
(2)
Lucrezia
(5)
Geronimo
(5)
Vitantonio
(1)
Lupa
(1)
Giacomo
(4)
Nomi
ANTONIO
GIOVANNI
NICOLA
ANGELO
maschili più usati
( 13 )
( 12 )
(8)
(7)
Nomi femminili più usati
LAURA
( 12 )
DOMENICA
(8)
PORZIA
(7)
ANTONIA
(7)
MARIA
(6)
1544 - E' spedita in data 4 novembre 1544 contro Lucretia de Frisis significatoria per morte di Nicol'Angelo de Frisis suo padre seguita à 11 luglio 1543.
(v.altri atti del 1530 e 1512). "Nel Registro delle Significatorie dei Relevi 6.o
f. 54 a tergo è registrata Significatoria di D. 17.4.7 spedita per la Camera à
e Novembre 1544 contro Lucretia de Frisis per lo Relevio per essa debito alla
Regia Corte per morte di Nicol'Angelo suo padre seguita à 11 Luglio 1543 per
le seguenti entrate feudali cioè: Certa parte del Casale di Corsano, certi
Vassalli habitanti in Giugliano; certi Vassalli habitanti in Gagliano; una terra
38
feudale nel Casale di Castrignano; lo feudo nominato Arminio, liquidato il
tutto ducati 35.3.14. Si denunciano anco li seguenti altri corpi, dalli quali si
dice che non se n'è percepita Cosa alcuna, cioè: Una possessione d'olive nel
Casale di Roggiano; la quota parte del feudo dishabitato di Ortanzano, et lo
feudo di Campo Saracino".
1545 - Fuochi 106, pari a circa 530 abitanti.
1549 - Conteggiata per fuochi 106 l'Università di Giuliano risulta tassata
dall'Erario per un totale di ducati 160 e grane 6 così distribuiti: 141 ducati
dovuti al suo feudatario, ducati 19 e grane 6 alla regia corte .
Julliano
fuochi106
D.ti 160. 0. 6
Al Mag.co Barone Antonio delli Falcuni per anno D.ti 141. 0. 0
Quindi alla Regia Corte li restanti
D.ti 19. 0. 6
Solvit
Xij Januarij 1549
D.ti 6. 1. 16
Ij Maij
D.ti 6. 1. 16
Xiiij Augusti
D.ti 6. 1. 16
A.S.N. - Sala Catasti, St. 45, Arm. A - Frammenti fi fuochi - vol. 389 intitolato : "Università di Terra d'Otranto
- Esazione di fuochi nell'anno 1549" - pag. 29.
Il documento tradotto in parole povere significa che gli abitanti di Giuliano
dovevano versare nel 1549 19 ducati e 6 grane alla Regia Corte, ma si conosce bene cosa avveniva dei restanti 141 ducati: il feudatario li faceva ricadere sui suoi vassalli oberandoli di ogni infinità di balzelli!.
Lo stesso anno poi nell' " ntroyto de Otranto quarantaotto a fuoco exatti in
lo anno vij Indicionis a ragione de Grane quatro a fuoco e mezo per soldo della
Infanteria Spagniolla" Giuliano (Julliano) per gli stessi fuochi 106 fu tassata e sborsò ("solvit") ducati 50 carlini 4 e grane 8. Ibidem, pag.98v. . ed
ancora si trova segnata per ducati 21 e un carlino nell'" Introjto delli Doj
carlini a fuoco exati in lo terzo de natalle del presente anno vij.e inditionis a
compimento delli carlini cinque a fuoco per il maritagio della figlia de sua
Maestà Cesarea" . Nell'"Introito della exigentia fata per lo terzo de agosto
per il Donativo delli D. 600 ", Giuliano contribuì con 13 ducati, un carlino e 5
grane. Ma almeno in questo caso non ne era esente neppure il suo barone e
perciò per la stessa ragione (Donativo all'Imperatore) anche i Baroni del
Capo di Leuca furono così tassati :
pag. 171 v. Il Duca de Santo Petro
ducati 37. 1. 10
pag. 174
Magnifico Annibal Capece
ducati 4. 1. 01
pag. 175
Magnifico Donpyrro Castrista
ducati 14 . 1 .14
pag. 176 v. Mag.ca Margaritella Coniger
ducati 2 . 4 . 06
pag. 177 v. Mag.ca Lucrecia de Frisis
ducati 5 . 0 . 09
pag. 178
Mag.co Marino Capace
ducati 7. 4 . 07
n.b. Un documento relativo a Giuliano per gli anni 1548-1549 trovasi archiviato a Napoli a
pag. 28 v. del cosiddetto Registrum Memorialium del Consiglio Collaterale.
39
1551/1552 - A proposito di Margaritella Coniger (che nel 1549 pagò 5 ducati e 9 grane per il donativo all'Imperatore Carlo V), in un documento degli
anni 1551.1552 si legge: " Magnifica Margarita Coniger per lo pagamento delli
relevi per morte de Petruzo padre, e già da esso per morte di Giacouo Maria
pagati nel 1520 e 1530 per la quota parte d'Iugliano, e certe clausorie in
Castrignano". (A.S.N. - Sommaria - Collaterale Partium, vol. 40, fol. 161.). Nel
Registro delle Significatorie dei relevi n. 9 f. 66 "è registrata Significatoria
di ducati 598.3.13 spedita per la Camera a 18 settembre 1551 contro
L'Infratti, ciascheduno la rata per l'Infratti Relevij per essi debiti alla
Regia Corte, cioè: (fra gli altri in elenco): "Margarita Corniger di Lecce per
lo Relevio de due Relevij per morte di Petruccio suo padre et Roberto suo
Avo per l'Intrate feudali del Casale di Jugliano e Chiusure d'olive nella Terra
di Castrignano. Nel margine si nota che questa partita di D.152.2.17 resta
dedotta de ordine della Camera de 11 Marso 1552 registrata in Partium 40
f. 161". Era in effetti proprietaria del noto feudo disabitato detto
Camposaraceno, sito tra Giuliano, Patù e Castrignano, ma evidentemente ricadente nel territorio di Giuliano per cui spesso nei repertori feudali i Coniger
e loro successori sono qualificati "baroni di una quota parte di Giuliano". Ma
si trattava semplicemente di una "clausoria ( leggi:"cisura"), evidentemente
ben redditizia se era contesa da così nobili casati . Il feudo quindi rientra in
quella categoria particolare di baronie definite più esattamente "suffeudi" e
consistenti in parti ristrette di uno stesso feudo.
1557 - Per conto del Percettore di Terra d'Otranto Uberto Squarciafico in
data 11 aprile 1557 a Lecce si rilascia la seguente ricevuta in favore del
comune di Giuliano:
"Juliano. Io Gio: Francesco Guarino dico hauer receputo da la Università de
Juliano per mano de mastro Cola Maria Palumbo Sindico ducati ottantatre
tarì due et grane xvj consistentino in meczi ducati de argento D.ti 83.2. et
lo resto in minuti. Et sono per tanti competeno adetta Università per le grane
78 ad foco imposte in lo presente terzio de Pasca XI.a Inditione per lo donatiuo de li dui millioni ultimamente fatto per questo regno ad sua Maestà .
Datum Licij xi Aprilis 1557 : D.ti 843.2.16 ".
n.b. Nel medesimo registro CASARANO pagò "per mano di Argentino Caputo de Juliano" !
(fonte: A.S.N. - Tesorieri e Percettori Provinciali di T.d'O. - fascicoli 6126 - 6128 pag. 9 v.)
Nel Registro delle Significatorie dei relevi XI f. 143 a tergo è registrata
Significatoria di ducati 37.3.1 spedita per la Camera à 22 maggio 1557 contro Gio:Vincenzo Santo Biase per lo Relevio per esso debito alla Regia Corte
per morte di Antonello suo padre seguita a Ultimo Marso 1556 per l'Intrate
feudali del Casale di Cannole con ogni sua ragione; la parte del feudo
d'Anfiano, la Masseria de Ficole, parte di Vassalli nelli Casali di Pato e
Giugliano liquidandosi D. 250.1.14 dalli quali ne furono dedotti D. 4.3.10, cioè
D. 3.3.10 pagati per la decima dell'Arcivescovo d' Otranto, Canonicato, et
Archidiacono, et D. 1 per mondare l'olive, restorno D. 245.3.4 e la metà di
40
essi spettante per detto Relevio in D. 122.4.2 dalli quali ne furono dedotti D.
85.1.1 per adohi, e donativi pagati in anno mortis, restorno li sudetti D.
37.3.1. Nella petitione li denuncia anco il feudo di Sant'Angelo, alienato con
patto de retrovendendo.
1561 - Fuochi 130 pari a circa 650 abitanti.
1564 - Un pittore anonimo sul lato sinistro della controfacciata all'interno
della Matrice raffigura in preghiera il probabile committente col sottogola
arricciato tipicamente cinquecentesco sotto il mento ed uno spadetto sul
fianco sinistro e per individuarlo lascia scritto: "HOC OPVS FIERI FECIT /
ALERIA USOR / RODIANI COLETTIS A.D. 1564" e cioè "(V)ALERIA
MOGLIE DI RODIANO COLETTA FECE ESEGUIRE QUEST'OPERA NELL'ANNO DEL SIGNORE 1564"
n.b. Usor sta per Uxor. Nei registri parrocchiali, che incominciano dal 1576, di questi personaggi si è cercato
traccia fra i nati, i padrini e i morti: dovettero necessariamente appartenere al ramo più elevato di questa famiglia che a Giuliano ha dato almeno due importanti professionisti discesi da mastro Mario Coletta e cioè il notaio Angelo Coletta, morto nel 1676 a 80 anni e suo figlio medico Francesco (1612 - 1696
1572 - Muore il 4 settembre 1572 l'arciprete di S. Dana D. Alfonso Farra di
Giuliano "povero vecchio" da pochissimo tempo nominato per la morte di D.
Cataldo Melcarne. Nel registro del vescovo di Alessano Giangiacomo Galletti,
vescovo dal 1560 al 1574, intitolato "Nota delle banefici chi vacano nella diocese di Alessano dal 1565 al 1573" si legge: "A Santo Dana. Per morte de
donno Cataldo Malecarne de Santo Dana arciprete de detto Casale, vacò l'arcipresbiterato de Santo Dana, posto in persona di donno Alfonzo Farra de
Giuliano povero vecchio" - a lato - "Donno Alfonzo Farra de Giuliano per speditione de bolla de detto arcipresbiterato pagò in potere di Monsignor il
Vescovo" (pagg. 9v.-10) . Ed ancora: "Nel Casale di Santo Dana. Nel mese di
settembre (7.bre 1572). A dì 4 vacò lo archipresbiterato di Santo Dana per
la morte di R. donno Alfonzo Farra di Giuliano", e di seguito a lato: "A di XV
di Gennaro 1573 posto in persona di donno Domenico de Blasi prete in Santo
Dana quale pagò in manibus nostris la speditione delle bolle".
1573 - Il 2 marzo 1573 Raffaele Delli Falconi figlio di Gio.Ferrante Delli
Falconi e di Arminia (+1542) Dell'Antoglietta, con atto del notaio Cesare
Pandolci di Lecce vende per 1420 ducati la sua quota di Giuliano a Gio. Alfonso
Capace col patto de remehendo (cioè di ricompra: atto poi ratificato il 27
luglio successivo).
(Dal volume di Protocollo del 1572-73/1573-74 del notaio Cesare Pandolci di
Lecce, pagg. 244v, 258):
" Emptio Castri Juliani cum annuis D.127.3.11 functionum fiscalium vindinarum
Pro Magnifico Domino Johanni Alfonso Capitio de Neapoli.
Die Secundo mensis Martij primae Inditionis 1573 Litij. Nos Horatius Petrosinus de Litio Regius ad contractus Judex Cesar Pandolfus de eodem Litio publicus notarius et testes infra videlicet : Magnifici Johannes Petrus
Calo U.J.D., Antoninus Maremonte, Johannes Maria Guarinus, Loisius Fidelis, Antonellus Calo, nobilis
Alexandro Manca de Litio et Magnificus Johannes Hyeronimus Capitius de Neapoli Viri quidem… Fatemur
41
quod Primo die eiusdem mensis constituti in mei presentia Magnificus Dominus Raphael de Falconibus de
Litio Utili Domino et Barone Rochae agente ad infra omnia et eorum singula pro se et eius heredibus et successoribus ex una parte et Magnifico Domino Johanne Alfonso Capitio de Neapoli agente ad infra Viro pro sè
et eiusdem heredibus et successoribus ex altera parte. Dictus quidam Dominus Raphael sponte asseruit coram
nobis et praedicto Domino Johanne Alfonso presente seipsum Dominum Raphaelem fuste qualiter Utilem
Dominum ex proprio habere tenere et possedere immediate et in capite à Regia Curia in pheudum et sub contingente pheudali servitio seu adoha dicyae Regiae Curiae debbitis in hoc Regno per Regiam Curiam generali
in dictum Castrum seu Casale nominatum Juliano de provincia Terrae Hydrunti versus caput Leuche juxta territorium Casalis Sancti Danae ex parte orientis et alios suos notores confines cum eius castro seu fortellitio
hominibus vaxallis redditibus angarrariis perangarariis pheudalia pheudatarius subpheudatarius quaternalis et
non quaternalis nobilibus et rusticis plani set de tabula censibus introytibus et rendentibus quibuscumque
domibus edifitiis maxariis casaleris jardenis hortis tabernis hostariis olivetis trappetis vineis arbustis terris cultis et incultis decimis servitutibus et juribus servitaliis terragiis territoriis tenimentis communitatibus usibus
juribus pasculandi gabellis dohanis datijs scannagiis passagius passibus juribus platealibus nemoribus glandaticis herbagiis pascuis prati querquetis castaneis fichi diffidis franchitijs immunitatibus honoribus privilegiis gratis pantaneis lacubus rivis piscationibus fontibus molendinis bati…….nis venationibus bonis vacantibus mortitiis defensis fructatis montibus planis vallibus campisijs juribus pronatum ecclesiarum et juribus presenyandi
in eius siqui vel sique aut siqua et predictis sunt et ad dictum Castrum seu Casale Juliani et Supradictum
Dominu Raphaelem tacque Utilem Dominum et pro suo ispsius spectat et pertinet vigore quorum privilegiorum et cautelarum et alijs quavis modo more et consuetudine et causa quacumque et cum banco iustitie cognizione causarum civilium inter homines et per hominibus dicti Casali set alijs quibuscumque eius bonis membris fructibus introytibus corporibus introytuum tam burgensaticis quam pheudalibus juribus jurisdictionibus
actionibus et pertinentijs quibuscumque et integro eius Statu nemine venditum seu francum excepto et reservato à dicto pheudali servitio seu adoha Regiae Curiae ut supradictis redditibus et hijs, et exceptique debbentur ex natura pheudi maioris dominij ratione nec non ducatorum annorum centum vigenti septem tarenorum
tresdecim et grana undecim functionum fiscalium burgensaliarum dicti Castri Juliani empta à Regia Curia cum
pacto de retrovendendo quandocumque pro pretio ducatorum mille quatricentorum vigenti ad rationem
novem pro quolibet centenario percipiendi et consequentorum annis singulis in phoestis Natalis et Paschate
resurrectionis Domini Nostri Jesus Christi et Augusto cuiuslibet anni pro juribus foculariorum et salis ab
Universitate et hominibus dicti Castri Juliani nemini utique dictum quod quidam Castrum Juliani cum eius fortellitio hominibus vaxallis juribus et pertinentiis suis omnibus supradictis et Ducatorum annorum centum
viginti septem tarenos tresdecim et grana undecim functionum fiscalium burgensaliarum ut ipse dominus
Raphael dixit habere tenere et possedere ex eum conventionis et transationis inhite et habite inter Magnificum
procuratorem ad id specialem ipsius domini Raphaelis ex una et dominae Antoniae de Falconibus legitimam
uxorem domini Joannis Baptistae Cicinelli de Neapoli et Magnificum Silvestrum de Anselmo U.J.D. tamque
procuratorem dicti domini Joannis Baptistae Viri dictae Dominae Antoniae ex altra. Ex quo quia dicta Antonia
possidet dictum Castrum Juliani venditum per dictum Dominum Raphael procuratore Domini Joanni Antonio
de Falconibus pro dicta Domina Antonia pro pretio ducatorum mille duecentum cum pacto de retrovendendo infra certum tempum tempore pluries prorogatum et elapsum ipse Dominus Raphael intentavit litem in
Sacro Regio Consilio contro dictam dominam Antoniam super restitutionem et vendicatione dicti Castri eo
quod quia Sacrum Consilium servatis servandis et referente Dominum Ludovico Quadra U.J.D. Regius
Consiliarius et causa ipsius commissario fuit condemnata dictam dominam Antoniam ad restituendum dictum
Castrum Juliani predicto Raphaeli vel ad supplementum ducatorum sexcentum de carlenis pro jusso predicto
dicti Castri prout ex sententia apparet in qua intervenit pro acquario nobilis Hueronimus Bozanotra dicti Sacri
Consilij actorum magistero, Et dicti annui Ducati centum vigenti septem tareni tredecim grana undecim fuere
pro loco empti à Regia Curia pro ducatis mille quatricentum vigenti à domino quondam Joanne Antonio de
Falconibus cum pacto de retrovendendo quandocumque et ipsi Dominae Antoniae costituti pro eius dotibus
predicto domino Joanni Baptista eius Viro, quod ducatos centum vigenti septem tareni tredecim grana undecim ipsa domina Antonia et predictus Magnificus Silvestre quibus supra nominatis ex causa dicta conventionibus et transactionibus similiter vendiderunt et venditionis titulo dederunt et assignaverunt ipsi domino
Raphaeli per eodem pretio ducatorum mille quatricentorum vigenti. Nunc ipse Dominus Raphael similiter emit
ex causa dicte conventionis et transactionis predicate Dominae Antoniae et Magnifico Silvestro nominatis antedictis pheudum inhabitatum nominatum de Santo Joanne Malecantone situm in provintia terrae Hydrunti
primo loco emptum à domino Fabio Cicinello predicti domini Joannis Baptistae ad instantiam dictae dominae
Antoniae mediantis publicis subastationibus pro pretio ducatorum septaginta super qua transactione convenzione et venditione fuit obtenta dispensatio ab Illustrissimo et Excellentissimo Domino quale Prorege Regni
42
cum regio Collaterale Consilio ad instantiam dictae dominae Antoniae in favorem ipsius domini Raphaelis ".
E' un documento che in un certo senso sconvolge la genealogia ordinaria dei
De Falconi e dei Cicinelli : qui risulta chiaro che Antonia Delli Falconi era sposata con Giambattista Cicinelli e non con Fabio Cicinelli !
Ecco la genealogia proposta diffusamente da numerosi autori :
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1574-1576 - L'Università di Giuliano fissa le clausole con quella di Alessano
per una "promiscuità di pascolo, acque et altro". ( A.S.N. - Camera della
Sommaria - serie : Partium - vol. 2.° - fol. 140, anni 1574-1576 ).
1576 - Il 22 settembre 1576 a Lecce il procuratore dell'Università di
Giuliano Carlo Damiano ritira dalle mani del sindaco di Lecce Gaspare
Maremonte, su mandato del Governatore delle province d'Otranto e di Bari
Francesco Alvarez de Ribera, un pezzo di artiglieria bronzino detto falconetto, della portata di 2 libbre di palla, lungo 7 palmi, del peso di 2 cantara
e 67 rotoli e 100 palle di ferro destinati all'armamento della Torre Vecchia
degli Uomini Morti dell'Università di Giuliano, ma in territorio di Castrignano.
L'atto della consegna viene redatto dal notaio leccese Cesare Pandolfo (1576
not. 46/4, pag. 32).
1578 - Anno d'inizio dei primi registri parrocchiali compilati dall'Arciprete
Angelo Papa. Il 19 febbraio 1578 il nuovo vescovo di Alessano, il romagnolo
Ercole Lamia, scrive all'arcivescovo di Milano S. Carlo Borromeo, del quale
era stato Vicario, una lettera ragguagliandolo sui diversi aspetti sociali, economici e religiosi della diocesi di Alessano alla quale era stato promosso per
interessamento diretto del santo arcivescovo. La lettera del tutto inedita e
che qui si pubblica per la prima volta è importantissima perché è la più antica descrizione della nostra diocesi che si conosca. In essa fra l'altro vi è il
primo accenno alla tradizione riguardante il Santuario di Leuca che sarebbe
stato consacrato dal pontefice Giulio Primo al ritorno dalla Terra Santa.
Tradizione che soltanto nel 1643 verrà divulgata a mezzo stampa dal canonico alessanese D. Francesco Pirreca nella sua "Historia della Madonna
Santissima di Leuca detta de finibus terrae" dove anche si fà cenno alla flotta vittoriosa a Lepanto (7 ottobre 1571) che a Leuca si sarebbe fermata per
spartirsi il bottino. Fatto questo smentito largamente da diverse relazioni
pubblicate dagli stessi protagonisti l'anno dopo la battaglia che concordemente riferiscono la divisione del bottino effettuata nell'isola di Cipro. E se
c'è da credere allo sbarco a Leuca se non altro perché Mons. Lamia lo riferisce appena sette anni dopo l'avvenimento benché le suddette cronache tacciono in proposito, seri dubbi possono nutrirsi sulla versione raccolta dal
Pirreca circa settant'anni dopo. Le cronache del 1572 sugli avvenimenti
seguiti alla battaglia di Lepanto ci offrono invece uno spunto interessante da
approfondire con appropriate ricerche su un fatto particolare. Nel 1572,
dicono le cronache, un battaglione spagnolo fu fatto sbarcare a Leuca per
dirigersi a Venezia a dare di persona la lieta notizia della vittoria. Il battaglione in questione era il cosiddetto alla spagnola "el tercio de Miguel de
Moncada" che fra i suoi componenti durante la battaglia navale annoverava
nientemeno che il futuro grande ed universale romanziere spagnolo Miguel
Cervantes de Saavedra conosciuto proprio allora come "el monco de Lepanto
" perché durante la battaglia perse l'uso della mano sinistra per colpa di
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un'archibugiata. Era ancora in questo reparto militare spagnolo quando lo
stesso sbarcò a Leuca? O invece, com'è probabile, venne esonerato dalla speciale missione per guarir meglio la ferita? Bisognerebbe indagare, se esiste
nella sua corrispondenza o nelle fonti spagnole, abbondanti soprattutto sulla
sua attività letteraria. D'altra parte è risaputo che già da un anno il
Cervantes, cioè prima di Lepanto, viveva in Italia ospite a Roma della famiglia
Colonna e certo è che Marco Antonio Colonna, uno dei protagonisti…in negativo della strepitosa vittoria, fu mandato nella fase iniziale dei preparativi,
in Terra d'Otranto ad arruolare i salentini desiderosi di battersi e (in questo le cronache sono esplicite) si nomina i luoghi da lui toccati al termine del
viaggio: e cioè Otranto e Leuca ).
" Illustrissimo et Reverendissimo Signor mio osservandissimo
Credo non l'haver dato nuova di me da che partei da Roma. Hora le dico che mi ritrovo qua nella Magna Grecia nel Calcagno de Italia in una stretta lingua fra il mare
Leonio et l'Adriatico lontano dall'uno quatro et dall'altro cinque miglia. La mia diocese si estende il longo otto miglia et in questo spatio sono quindici Castelletti di miei
sudditi fino à Leuca già Città antichissima dove hora non è altro che una devotissima Chiesa detta Santa Maria de finibus terre, la quale dell'anno 461 all'Ultimo di
Giugno fu consacrata et concessole molte Indulgentie da Santissimo Papa Giulio
primo al suo Ritorno dal santo sepolcro insiema con il cristianissimo Imperatore
Nicolao et Arrico suo figliolo et otto Cardinali. Questa devota chiesa è posta sopra un
sasso alla ripa del Mare nell'estremità della terra non larga più che doi tiri di mano et
à questa ponta si congiungono li sudetti doi mari: il Corrente dell'Adriatico da
Levante et da ponente l'altro. Però quivi è pericoloso in Navigare se non sieno le onde
tranquille. Da questo luogo alla Vellona paese de turchi non sono più che 60 miglia
di Golfo Adriatico et quando l'aere è chiaro di qua si vede però stiamo in continuo pericolo et timore. In cotesto luogo si sbarcorno Don Giovanni d'Austria et li altri signori
all' ritorno dalla Vittoria di Lepanto. Il Paese è sassoso et più sterile che abundante ma
di buon aere et buon vino, ci sono poche carni, eccetto di porco, Polli, Piccioni, Uccelli,
et qualchi Capretti, Castrati pochi et non molto boni, frutti per l'astate competentemente. Ma da Inverno non n'avanzi assai. Le Entrate consistono per il più in olio che
si smaltisse per Venetia, ne si abrugiano altre legne che di olivi et ne havemo à bastanza, si fanno anco grani per il bisogno et orzo. Le Genti et li preti sono parte Latini et
parte Greci uxorati et tutti Ignoranti et mal avezzi li beneficij per la maggior parte
poveri et le chiese maltrattate di modo che non mi mancha che fare à ridurle cose in
buono essere; ma quello che più mi travaglia è l'haver à contrastare continuamente con
li Governatori delle provincie per difendere la Giurisdizione et libertà Ecclesiastica la
quale vorrebbono usurparsi à fatto. Li giorni passati da un Commissario regio con
gran Comitiva di armati fui assediato per doi giorni volendo entrare per forza per
pigliare preti sotto pretesto de alcuni eccessi. Però fui sforzato intrepidamente uscirle
incontra processionalmente in Pontificale, et dechiararli, et pubblicarli scomunicati,
et Maledetti, perciò spaventati si partirno, ma menorno via un mio prete che violentemente estrassero di chiesa. Il ViceRe di Napoli era in colera contra di me bravando di
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levarmi tutte le Entrate. Nondimeno finalmente si è quietato et mi fa fatto restituire
il mio prete et restato molto mio. Queste genti naturalmente sono Nemici della Sede
Apostolica et all'usanza de Regnicoli copiosi di testimoni falsi. Prego di continuo la
Maiesta di Dio che se è servitio suo mi liberi di qua. In tanto Vostra Signoria
Illustrissima si degni nelle sue devote et sante orazioni pregar per me et conservandomi in sua buona gratia avisarme come li pare mi habbi à governare et Dio Nostro
Signore Le dia la sua santa gratia .
Di Alessano li xviiij
di febraro M.D.Lxx viij
D(i). V(ostra). S(ignoria). Illustrissima et Reverendissima
Devotissimo servitore
Hercole Lamia Vescovo di Leuca et Alessano "
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GIULIANO ALLA FINE DEL SEC. XVI
LE FAMIGLIE
(attraverso i registri parrocchiali e altri documenti)
Una premessa d'ordine generale è importante e necessaria: da una tabella
sinottica dei vari cognomi ricavati dalla consultazione dei registri anagrafici
di varie parrocchie dell'antica diocesi di Alessano emerge un fatto notevole
e singolare: che cioè raramente nell'ultimo quarto del sec. XVI gli stessi
cognomi di un paese si riscontrano diffusamente in un altro. Ciò deve essere
legato a cause storiche precise che possono addebitarsi a determinati vincoli feudali e fattori economici che consigliavano i capifamiglia a permanere nel
proprio paese natale. Di fatti era indispensabile al feudatario la presenza di
queste famiglie sulle quali scaricare buona parte dei carichi fiscali che doveva alla Curia a titolo di ligio omaggio o di adoa o di donativo calcolati in ragione del numero dei fuochi (famiglie) allo stesso sottoposti. D'altra parte per
quanto concerne le collette cosiddette ordinarie universali, cioè comunali,
una famiglia che si trasferiva altrove era sempre tenuta a pagare la cosiddetta bonatenenza per i beni posseduti nel luogo natale ed anche una parte
del focatico come fuoco originario assente. Sicchè questi gravami si aggiungevano ad altri da regolare nella nuova località di residenza, come ad esempio lo jus locationis, e cioè l'affitto della nuova casa, il focatico e le solite
collette ordinarie. A meno che nella nuova località il feudatario non favorisse l'impianto con facilitazioni fiscali. Al riguardo si ricorda che nel 1452
infatti il Barone di Specchia e Montesardo Giacomo del Balzo domandò alla
regia Corte di Napoli speciali sgravi fiscali per potere ripopolare con nuove
famiglie forestiere queste due terre a lui sottoposte al suo dominio perché
di recente devastate e svuotate dalla peste. Considerati questi fattori risulta abbastanza agevole dedurre quando non è espressamente ricordato il
luogo di origine di determinate famiglie, e si può essere certi che a titolo di
esempio i Ciardo fossero di Gagliano, i Chiffi di Castrignano, i Pizzolante di
Salignano, i Cagnazzo di Montesardo, i De Blasi di Arigliano e così via. Per la
stessa ragione possono quindi essere considerate molto antiche a Giuliano le
famiglie Damiani, Farra, Formoso, Caputo, Coletta, Panzera, Margarito,
Borrello, Gregorio, Palumbo, Pico, Santese, Provenza e Simignano, assenti
ancora nel corso del Cinquecento in altri luoghi anche fuori della diocesi di
Alessano dove invece si trovano chiare testimonianze delle famiglie Alfarano
e Villani (a Presicce), Baglivo, Cairo, Franza, Giannelli, Giudice e De Isolda (a
Patù), Carbone (a Morciano), Capraro (molto diffusa a Castrignano ), Serafini
e Colella (a Barbarano e Morciano), De Blasi e Cosi (a S.Dana e ad Arigliano),
Nuccio (detta di Arigliano), Negro (antica e tipica di Ruggiano), Verardi (a
Gagliano), Tafuro (a Nardò). Se poi consideriamo il numero dei nuclei fami47
gliari può in linea sommaria stabilirsi l'epoca dell'impianto nel senso che, se
non ci si trova di fronte a un caso di estinzione (come ad esempio la famiglia
Farra), è probabile che un maggior numero di famiglie sia espilicitamente
indicativo della somma di più generazioni e di conseguenza di una maggiore
antichità. Se infine si parte da un dato storico ben documentato come il
numero delle famiglie accertate a Giuliano nella prima metà del secolo XV e
qualche sparuto documento possiamo concludere con un'alta percentuale di
probabilità che i 38 fuochi assegnati a Giuliano intorno al 1447, considerando qualche casato nel frattempo estinto, portassero i cognomi di Farra,
Margarito, Panzera, e Damiani e fors'anche Borrello e Coletta, e per la loro
" tipicità onomastica " Formoso, Provenza e Simignano.
Cognomi e alcuni soprannomi di famiglie dimoranti a Giuliano nell'ultimo quarto del sec. XVI - aa.1578 - 1599 delle quali fra parentesi si riporta il numero probabile dei rispettivi nuclei familiari desunti approssimativamente dal
libro dei battezzati ed aumentati con altri nuclei individuati fra i cresimati
del * 1587). Fra il 1578 e la fine del sec. XVI le famiglie presenti a Giuliano
portavano i seguenti cognomi :
ALFARANO (1)
Origine: Presicce.
Facente capo a un Fabio Alfarano di Presicce sposato con Andria Borrello cui
nacque nel 1593 una femmina cioè Calcidonia, dopodiché nesun Alfarano è più
presente a Giuliano.
BAGLIVO (2)
Famiglia di Antonio Baglivo sposato con Massimilia Rosafio e di Perardino (
per Bernardino, ma più probabilmente Geronimo - v. sotto in nota) sp. con
Mondina Farra. (N.B: Un Carlo Baglivo di Lucugnano sposò nel 1654 Maria
Bruno di Giuliano).
n.b. Nel * 1587 si legge fra i cresimati Cataldo di Geronimo Baglivo e di Mondina Farra. Queste famiglie non
risultano più fra i battezzati dal 1655 in poi.
BORRELLI (5) Antica di Giuliano. Estinta nel 1703.
Ossia le famiglie di :
1)
mastro Mario Borrello sposato con Marzia Giuranna, ch'ebbe vari figli
fra cui Alessandro, Antonica e l'Arciprete Donato Borrelli il quale fra i
padrini al battesimo del 10.3.1625 registrò di persona i nomi di : " Alessandro
e Antonica Borrello frater, et soror mei predicti Archipresbiteri ";
2)
del Dottor Scipione Borrelli (segnato con la i finale) sposato con
"Donna" Antonia Pisanello ch'ebbe nel 1600 il figlio Giulio Cesare Simone al
cui battesimo parteciparono come padrini i baroni di Giuliano Fabio Cicinelli
e la moglie Francesca Maremonte;
3)
la famiglia del Notaio Angelo Borrello sposato con Ramondina Caputi
48
(già attivo come notaio nel 1579 abitava nella "via de li Colettj").
4)
quella di Angelo Borrello sp. con Calcidonia Mot.(ule?).
5)
la famiglia di Cola Borrello sposato con Antonica Carbone genitori di
Aurelia Borrelli che sposò il notaio Angelo Coletta.
Notizie storiche:
Un'altra famiglia che si deduce dalla moglie Aurelia Grassi, probabilmente di Alessano collegata al noto casato di giurisperiti e medici, faceva capo a Giovanni Borrello già morto nel 1591 ("Aurelia Crassa moglie del
quondam Giovanni Borrello"). A questo casato appartennero anche due sacerdoti: " il Signor Dottore D.
Giovan Paolo Borrelli che celebra un battesimo il 5.3.1604 e D. Ercole Borrelli che amministra un battesimo
nel 1593. La famiglia però che salì in auge e culturalmente ed economicamente fu quella discesa da Mastro
Mario che fu padre dell'Arciprete Don Donato Borrelli, di Alessandro che nel 1612 sposò Caterina Borrelli e
poi il 1643 Veronica Borrelli, e del clerico coniugato Francesco che sposò Erminia Romano da cui ebbe il
sacerdote D. Giovanni nato il 1608 e morto a 70 anni nel 1679, ed Ercole Borrelli con la cui morte nel 1703
si estinse a Giuliano questa antica e ricca casata. (N.B: Ercole Borrelli, nato nel 1623, dalla moglie Massimilla
De Giorgi, ebbe nel 1663 il figlio Cesare Francesco morto appena un mese dopo la nascita). Il cognome nella
trascrizione del sec. XVI oscilla fra la forma Borrello o Borello al maschile e Borrella al femminile per indicare le donne. Presente però anche quella gentilizia di Borrelli usata prevalentemente com'era d'uso dai componenti del ramo più elevato del casato. La stessa differenziazione sociale di diverse famiglie dello stesso casato
si denota nell'assunzione della desinenza finale in i nei cognomi Serafini a Barbarano, Fersini a Castrignano, e
altrove.
CAIRO (3) Estinta nel 1716.
Le famiglie di Giovanni Cairo sp. con Maria Rubana (cioè Urbano); e di
Francesco Cairo sp. con Calcidonia Filippa (cioè De Filippo) . * Nel 1587 vi era
la famiglia di Geronimo Cairo sp. con Donnantia Damiano.
n.b. A Francesco Cairo nel 1595 nacque Vincenzo che dal matrimonio con Domenica Margarito nel 1622 ebbe
Francesco nato nel 1622 e sposato con Maddalena De Giorni avendone solo due figlie femmine, per cui con
la sua morte avvenuta il 26 dicembre 1716 all'età di 84 anni si estinse il casato dei Cairo a Giuliano.
CAPRARO (1)
La famiglia di Orazio Capraro sposato con Lucia Scarcella. (Famiglia presente ancora agli inizi del Seicento con Angelo Capraro ch'ebbe Antonia nata nel
1626. (N.B: Fra i padrini alla cresima del 1587 compare un Arcadio Capraro
di Torre Paludj; ma è più probabile che Orazio venisse da Castrignano dove
nel sec. XVI il casato è presente con più rami).
CAPUTI (4)
Estinta a Giuliano a metà del sec. XVII.
La famiglia di "Horatio Caputo alias de lu moru" sposato con Porzia Serafini;
la fam. di Giovanni Caputo sp. con Pazienza de Monopoli; quella di Annibale
Caputo che il 24/9/1581 sposò Rosa Simignano, ed era il padre di Ercole
Caputo che nel 1592" fu tenuto in cresima da Giordano Anchora di
Corigliano"; e infine la famiglia di Andrea Caputo sposato con Camilla
Provenza .
n.b. Ai primi del Seicento morirono: Colella Caputo il primo novembre del 1609, e il 6 luglio del 1613 Cesare
Caputo. Il celebre Ercole Caputo invece morì a Patù vecchio di 90 anni dove dimorava avendo sposato una
donna del luogo. Incastrando i vari dati anagrafici sembra che questi Caputo discendano dal Notaio Ercole
Caputi vivente nel 1577 dal quale discendono Camilla morta a 80 anni nel 1641 e perciò nata circa il 1561,
49
Donna Lucrezia che sposò Pietro di Geronimo Panzera, e i fratelli maschi Orazio, Giovanni, Annibale ed
Andrea domiciliati a Giuliano sin dal 1578 con le rispettive famiglie come di sopra elencate. In particolare ad
Orazio nacque nel 1596 così come nel 1592 era nato Ercole di Annibale Caputo. I celebri militari Orazio ed
Ercole, padre e figlio, il primo sposato con Porzia Serafini e il secondo nato nel 1596 dovrebbero essere i personaggi militari ricordati dal Tasselli.
CARBONE (1) Estinta ai primi del Seicento.
La sola famiglia di Cola Carbone sposato con Margarita Vitali .
n.b. Nel sec. XVI i Carbone erano particolarmente diffusi a Morciano. Nel Seicento nessun Carbone è presente a Giuliano.
COLELLA
(1)
Famiglia di Andrea Colella sposato con Caterina Pico.
n.b. Un Mastro Angelo Colella di Gagliano sposò il 15 gennaio 1581 a Giuliano Porzia Baglivo di Giuliano.
Nella seconda metà del Seicento visse Onofrio Colella sposato con Lucia Cipriano la cui discendenza si protrasse fin'oltre il Settecento.
COLETTA
(4) Estinta nel 1781.
Famiglie di Giovan Cola Coletta sposato con Maria Damiano, e di Mastro Mario
Coletta sp. con Laura Palumbo. (* nel 1587 fra i padrini: Antonio sp. con
Lucrezia Damiano e Pietro sp. con Lucrezia Palumbo. Un'altra famiglia ascrivibile alla fine del Cinquecento fu quella di Giampaolo sposato con Caterina
Coletta, nato intorno al 1569 perché morì nel 1649 a 80 anni). Famiglia illustre che ha dato a Giuliano dal sec. XVI in poi un notaio, vari sacerdoti, un
arciprete e tre medici!
n.b. L'antichichità di questa famiglia a Giuliano è testimoniata da un affresco murale che si trova nella Matrice
e che riporta in calce e sotto l'anno 1564 il nome di Rodiano Coletta! Dai dati anagrafici dei suoi componenti sembrerebbe che l'impianto della famiglia debba risalire alla prima metà del sec. XVI. Delle surriferite famiglie la più importante fu senza dubbio quella di mastro Mario Coletta padre del notaio Angelo (n.circa 1596 e
morto a 80 anni nel 1676, a sua volta padre del medico Francesco Coletta avuto da Aurelia Borrelli, il quale
nato nel 1626 morì a 70 anni nel 1696 e sposò Porzia Fersini morta a Giuliano nel 1652 e figlia del medico
Francesco Fersini di Salignano oriundo castrignanese perché figlio di Nicola o Colella Fersini di Castrignano e
di Caterina Caputi di Giuliano figlia di Orazio e sorella del celebre Ercole Caputi. Il Dottor Fisico Francesco
si risposò con Isabella Cazzante di Galatone dalla quale ebbe nel 1659 Giovanni Antonio morto nel 1729 al
quale dal matrimonio con Fulvia Fersini nacqueo ben 12 figli fra i quali emerse il medico Giovanni Coletta.
Nato nel 1693 e morto a 73 anni nel 1766. Costui sposò Donna Rosa Perez di Gallipoli figlia del capitano Don
Giovanni Didaco Perez e di Donna Isabella de Magistris ed ebbe fra i figli due sacerdoti e un medico Giuseppe
Coletta morto in giovane età a soli 31 anni nel 1781. Dato lo stato sacerdotale dei suoi fratelli e cioè l'Arciprete
D:Domenico Maria Coletta morto nel 1799 e D. Vincenzo ancora in vita nel 1807 può fissarsi all'anno 1781
l'epoca dell'estinzione completa di questo illustre e antico casato giulianese.
QUADRO GENEALOGICO DELLA ANTICA E DISTINTA
FAMIGLIA COLETTI
50
Mastro Mario Coletta sp. con Laura Palumbo
Notaio Angelo Coletta sp. Aurelia Borrello
(1596-+1676 a. 80)
Medico Francesco Coletta sp. Isabella Cazzante di Galatone
(1626-+1696 a. 70)
Antonio Coletta sp. Fulvia Fersini (+1723 a. 55)
(1659-+1729 a. 70)
Medico Giovanni Coletta sp. Donna Rosa Perez di Gallipoli
______________________________|_________________________________
(1791 a. 73)
|
|
|
COSI
(1) Estinta nel 1732.
Medico
Giuseppe
D.Domenico
Maria
La sola
famiglia
di Romano Cosi
di Arigliano
(poi morto D.Vincenzo
a Giuliano il 7 dicem(1750-+
1745-+1799) Tafuro di Giuliano.
celebra nel 1781
bre 1644
a 4.11.1781
98 annia.!)31)sposato (circa
con Preziosa
(N.B: Questa
Alla sua morte il padre era
Sacerdote ed Arciprete
Sacerdote
famiglia
si estinse in linea femminile, ma il 26.7.1654 a Giuliano Giuseppe Cosi
Sindaco. Con Giuseppe si
ugualmente
di1781
Arigliano
estingue nel
il casato sposò Domenica Ciullo di Giuliano dando origine ad un
Coletti
altro ramodei
dal
quale ai primi del Settecento si staccò e si trasferì a Patù il
capostipite del ramo di Patù che si segnalò e per ricchezza economica e per
dovizia di professionisti soprattutto nel campo medicina, il cui ultimo esponente è il vivente insegnante prof. Alessandro Cosi. Il ramo di Giuliano si
estinse nel 1732 con la morte di Oronzo Cosi avvenuta il 28 settembre 1732
a 80 anni ).
DAMIANI (16) Antichissima di Giuliano. Estinta fine '600.
Mastro Federico Damiano sp. con Lucrezia Formoso; Giampaolo Damiano che
sposò il 22/2/1579 Andriana Margarito; Giampaolo Damiano sp. con Anna
Pirreca; Cola Damiano di Giammaria sp. con Lucente Damiano; Giovanni
Damiano sp. con Margarita Papa; Giovanni Damiano "seu Lattino" sp. con
Lucente Panzera; Mastro Agostino Damiano sp. con Domenica Franza;
Domenico Damiano (nel 1592 "alias del Virgilio") sp. con Domenica Damiano
(sic!); Vitantonio Damiano sp. con Camilla Caputo (era il padre di D.Domenico
Damiano nato il 1588 che poi fu Arciprete di Patù); Angelo Damiano "alias de
51
li Carlucci" che il 1579 sposò Andriana de Hysolda; Cesare Damiano sp. con
Felice Pirreca; e "il Signor" (medico) Lupantonio Damiano sposato con
"Donna" Romana Panzera . (Però nel 1587 vi erano anche le famiglie di Mastro
Vincenzo Damiano sp. con Prudenza Panzera; Domenico Damiano sp. con
Porzia N.; Andrea Damiano sp. con Caterina Pico; Cola Damiano sp. con
Andriana Margarito).
n.b. Soprannomi: Il 15 gennaio 1608 morì Angelo Damiano "alias dellj carlucci" . Un Antonio di Giovanne
Damiano "alias lattino figliolo piccolo" morì il 15 gennaio 1614: cognome portato anche dal sacerdote D.
Ercole "lattino" nato circa il 1574 . Vedi qui sopra anche Domenico Damiano "alias del Virgilio" e si ricorda
anche un Donato " alias Muscio " figlio di Vitantonio e fratello di D.Domenico Damiani) .
Notizie storiche
Probabilmente è la famiglia più antica di Giuliano e nel sec. XVI la più numerosa anche se non pochi Damiani sono attestati a Barbarano. Fra i suoi esponenti più notevoli si trovano alcuni "Magistri" e Sacerdoti . Fra questi ultimi
particolare menzione meritano D. Gaspare Damiani che fece erigere nel 1620
la cappella della Madonna del Canneto e D. Domenico Damiani, parroco di Patù
dal 1618 al 1645, e D. Giacinto Damiani arciprete di Giuliano dal 1640 al 1655
anno della sua morte. Nel sec. XVII ebbe gran fama il cieco Angelo Damiani
che nel 1596 riacquistò la vista per un miracolo occorsogli nel territorio di
Presicce da cui scaturì il progetto di una nuova chiesa dedicata a Santa Maria
degli Angeli affidata ai francescani che vi eressero un convento. Di tutte le
16 famiglie sopra numerate tre in particolare si distinsero per i suoi componenti e cioè quella di Vitantonio sposato con Camilla Caputi genitori del celebre "esaminatore sinodale" e parroco di Patù imparentata con la famosa
famiglia dei militari Ercole ed Orazio, e con l'altra dei rinomati medici e nobili Bleve di Gagliano; l'altra del "Signor medico" Lupantonio sposato con Donna
Romana Panzera padre del sacerdote D.Ercole e forse anche dell'arciprete
D. Giacinto; e infine non meno notevole la famiglia dei medici Claudio Damiano
del fu Geronimo sposato con Donna Simona Angelici alias Cimino ch'ebbero
fra i figli il sacerdote D. Ottaviano e il medico Carlo Damiani nato il 1620. Va
da sé che al battesimo dei figli nati in questa famiglia non negarono la loro
presenza come padrini personalità di spicco nel mondo culturale ed economico sia dei paesi limitrofi come il medico Giantomaso Serafini, il Sacrae
Teologiae Doctor D.Francesco Maraschio di Gagliano, che di quelli fuori diocesi come D. Leonardo de Antiquis di Casarano. Un fatto notevole e per certi
versi straordinario si verificò nella seconda metà del secolo XVII. Come d'incanto tutte queste famiglie si ridussero alla sola facente capo ad un Antonio
Damiano sposato con Teresa Pignataro che ebbe due soli figli dei quali il solo
maschio Giovanni Lorenzo nato nel 1694 non compare più né fra i matrimoni,
né fra i morti. In definitiva nessun Damiano si trova presente a Giuliano agli
inizi del settecento. E' assai probabile che i discendenti si fossero trasferiti in altre localitàsi: d'altronde agli inizi dell'Ottocento nel Catasto murat52
tiano del 1816 e nello Stato delle Anime del 1836 il cognome Damiani è portato a Giuliano dalla sola Donna Concetta Damiani che però era nativa di
Barbarano anche se a Giuliano vi era tornata a risiedere sin dal 1772 evidentemente in virtù delle proprietà dei suoi antenati. Nello stesso ultimo documento la si dice nubile di anni 71 e figlia del Magnifico (cioè ricco proprietario) Lorenzo Damiani e di Donna Cecilia Villani.
DE BLASI (1)
Tuttora fiorente a Giuliano (v. genealogia)
La sola famiglia di Vincenzo De Blasi sposato con Porzia Carbone .
n.b. Un "Vincentio di Blasio de Santo Dana" compare come padrino al battesimo del 27 novembre 1598).
DE ISOLDA
(6) Antica di Giuliano. Estinta 2.a metà '600.
Le famiglie di Fabio "de hisolda de Pato" sp. con Natalizia Damiano; di
Giacomo De Isolda che l'11.10.1579 aveva sposato Marsimilia Damiano; del
"Notaro Giacomo De Jsolda "che il 5 agosto 1581 sposò Lucrezia Panzera; e
la famiglia di Salvatore De hisolda sposato con Laura Damiano. (Altre due
famiglie compaiono nel 1587: la famiglia di Sanzonetto De Isolda sposato con
Gemma Marchese e quella di Antonio Maria De Isolda sposato con certa
Viola) .
Diffusa anche a Patù si estinse nella seconda metà del Seicento. L'ultima
annotazione nei registri parrocchiali riguarda la morte del notaio Francesco
De Isolda sposato con Zenobia Russo detta "la Notarissa" e morto a 50 anni
nel 1663 e figlio del notaio Giacomo De Isolda, poi nessun esponente di questo casato compare più in archivio.
(n.b. Un Angelo de Isolda de Pato il 10.11.1579 sposò a Giuliano Domenica Roberta).
DE LEONE
(1) Estinta nel 1730.
La sola famiglia di Mastro Giovanni di o de Leone sposato con Livia Palumbo.
n.b. E' difficile stabilirne l'antichità. Il cognome è senza dubbio molto singolare benché forse erroneamente
fra i padrini del 1625 vi compare un Giacinto di Arigliano figlio di Donato de Leone, mentre contemporaneamente compare una figlia di Giovanni de Leone di Giuliano dal quale discesero Giacomo e Donato ossia i due
capifamiglia presenti a Giuliano nella prima metà del Seicento. Questa casata fu illustrata particolarmente dal
medico chirurgo Oronzo de Leone nato il 24 agosto 1659 da Giacomo e da Francesca Russo e morto celibe
a 70 anni l'11 novembre 1730.
FARRA
(1)
Estinta fine sec. XVI.
La sola famiglia di Giorgio Farra sposato con tale Eufemia, padre di
Giammaria Farra (*1587) e già morto nel 1606 quando al battesimo del 18 giugno interviene come madrina sua figlia Margarita ("figlia del quondam
Georgico Farra") .
n.b. In un atto del 2 giugno 1587 del notaio Antonio Romano di Montesardo si ricorda un Andrea Farra di
Giuliano che acquistò da un cittadino di Gagliano " la 3.a parte di un bove " per ducati 6. Allo stesso casato
appartenne il sacerdote D. Alfonso Farra di Giuliano che intorno al 1572 il vescovo di Alessano Mons.
Giangiacomo Galletti nominò Arciprete di S. Dana qualificandolo "povero vecchio". Il nostro D. Alfonso però
resse la parrocchia per brevessimo tempo: infatti morì il 4 settembre 1572. Una famiglia che si trasferì ad
53
Alessano oriunda di Giuliano fu quella di Angelo Farra che sposò prima del 1617 Porzia Panza di Alessano.
FORMOSO
(3) Antica.
Estinta seconda metà '700.
Le famiglie di Antonio Formoso sp.con Laura Perrotta, e dal 1598 la famiglia
di Giacomo Formoso sposato con Profilia Verardo.
n.b. Nel 1587 compare la famiglia di Marco Formoso sposato con Maria Damiano da cui nacque Ottaviano
che sposato con maria Daminao procreò nel 1620 una sola femmina e quindi il ramo si estinse con lo stesso
Ottaviano. Unico ramo di questa casata a perpetuare la discendenza fu quello di Antonio Formoso sposato con
Laura Perrotta che fra gli oltre dieci figli ebbe Paolo battezzato il 30 settembre 1613 che il 30 ottobre 1650
sposò Caterina Cosi di Arigliano da cui ebbe Antonio nel 1660 il quale sposato con teresa Panzera ebbe 6 figli,
e cioè Agata Beata Maria nel 1688, Paolo nato nel 1689, Apollonia nel 1692, Donato nel 1694, Agata nel 1700,
Marina Agnese nata il 17 luglio 1708. Dopo la morte di Antonio avvenuta il 2 dicembre 1737 nessun altro
Formoso a Giuliano ne perpetuerà la discendenza. Questa famiglia agli inizi del Settecento incrociò i suoi destini e le sue sostanze con la famiglia Prontera giunta di recente da Patù e precisamente con Lazzaro Prontera che
sposò Apollonia Formoso e col nipote di questi Salvatore che il 1734 sposò la sorella di Apollonia, e cioè
Marina Formoso. In un atto del 1723 Lazzaro Prontera viene qualificato esplicitamente "amministratore" dei
beni toccati alla moglie Apollonia.
FRANZA
(1)
Estinta nel sec. XVI.
La sola famiglia di Rosato Franza sposato con Giustina Botta .
n.b. Anche questa famiglia dovette provenire da Patù dove questo casato si trova già istallata nel sec. XVI, mentre è del tutto assente nei paesi vicini di Castrignano, di Gagliano e di Morciano. Ad ogni modo la sua presenza a Giuliano fu breve giacchè si estinse in linea femminile con l'unica figlia Margarita.
GIANNELLO
(1) Estinta nel sec. XVII.
(*)
La sola famiglia di Francesco Giannello sposato con Domenica Spagnolo .
La famiglia si estinse con la morte di Francesco Giannelli, probabilmente originario di Specchia, infatti fra i
padrini ad un battesimo del 1629 compare "Francisco Giannello de Mendolara hic commorans". In un atto del
24 gennaio 1570 Monte Giannello del fu Alfonso, inferma in una casa sita nel Portagio di Rudie a Lecce vicino alla chiesa di Sant'Angelillo fra i conventi di S.Francesco e di Santa Maria del Carmino, nomina suo erede
il marito Cola Iacca alias Panzera di Giuliano col patto che dopo la morte di esso, la casa della testatrice resti
in beneficio di Antonia di Donato Ciuri e di Caterinella di Lillo Ciuri .In un altro atto del 20 febbraio 1570 a
Lecce si riporta il testamento di Margherita Giannello di Giuliano che istituisce sua erede Raimonda figlia del
marito Mandricardo Scaglione alla quale lascia il suo salario per i suoi servizi prestati per 29 anni a Prudenzia
Cacuri. L'atto fu readatto dal notaio Cesare Pandolfo nelle case degli eredi del fu Francesco Antonio Prato, ora
abitazione di Mandricardo Scaglione, sita nel Portagio di San Giusto, nell'isola di San Leonardo vicino alla chiesa di San Bartolomeo. - Documenti pubblicati dal prof. G.Cosi in - Notai leccesi del '500 - La famiglia comunque era alquanto diffusa nel sec. XVI anche a Patù. Fra i padrini in un battesimo del 1646 compare anche un
Giovanni Jannello de Calabria hic commorans il quale dala matrimonio con donna Annamaria Serafini ebbe
nel 1649 Claudio che morì a 70 anni il 2 luglio del 1718.
GIUDICE
(1)
Estinta sec. XVI (*)
La sola famiglia di Epifanio Giudice sposato con Preziosa Pico .
GREGORIO
(1) Estinta fine sec. XVII
(*)
La sola famiglia di Alessandro Gregorio di Policleto sposato con Perita Farra.
(*) Le famiglie Giannelli, Giudice e Gregorio agli inizi del Seicento sono notevoli nel numero a Patù da dove
54
probabilmente si sono trasferiti questi rami a Giuliano nella seconda metà del sec. XVI. In particolare la famiglia Giudice si estinse subito con la sola figlia a nome Giulia Margherita nata nel 1592, mentre più duratura fu
la famiglia Gregorio che attraverso Francescantonio sposato con Argentina Letizia di Patù fu continuata da
Carlo che nato nel 1619 sposò il 1647 una Maria (Carrata o Sandalo) e che morì a 60 anni il 15.4.1682.
MARGARITO
(7)
Antichissima.
Estinta sec. XVIII.
Famiglie di Mastro Nardo Margarito sp. con Minerva Damiano; Mastro
Francesco Margarito che il 22.2.1579 sposò Antonia Damiano; Cola Margarito
di Sanzonetto sp. con Carsia Provenza: Ottavio Margarito sposato con Laura
Margarito; e Donato Margarito sp. con Donnanzia Formoso. (Fra i padrini
compare anche un Giovanni Andrea Margarito sp. con Virginia Costantino; e
nel 1587 esisteva sicuramente la famiglia di Margarito "Angelo seu de
Antonio lo cola" che l'8 settembre 1584 aveva sposato Porzia Damiano).
Notizie storiche
Stando ai documenti è forse la famiglia più antica di Giuliano se è vero che
secondo una tradizione famigliare la famiglia Panzera sarebbe giunta a
Giuliano nel 1451. Infatti in un documento del 1472, per la verità piuttosto
infausto, che si legge nell'archivio di Napoli nel cosiddetto registro Sigilli
pendentis, ad un Alfarano Nicola viene intimato di pagare la tassa di ricezione della sentenza a lui spedita in ragione dell'assassinio commesso ai danni
di Francesco Margarito di Giuliano (nel registro: "pro nece patrata in personam Francisci Margariti de Juliano in terra Idrunti". Dei numerosi rami presenti a Giuliano nel sec. XVI quello che si elevò per ricchezza e personalità
fu senza dubbio quello del notaio Francesco Margarito di Giovanni Alfonso di
Geronimo che nato a capodanno del 1623, sposò Caterina Panzera e morì a 63
anni il 9 dicembre 1686 e del quale ancora oggi nell'archivio di stato di Lecce
si conservano quasi tutti i Protocolli notarili. Forse la sua famiglia era congiunta all'altro notaio quasi omonimo e cioè al notaio Francesco Antonio
Margarito vissuto nel sec. XVI, ricordato in un atto del notaio Micetti di
Tricase del 20 luglio 1586. Ad ogni modo la presenza dei Margarito a Giuliano
è piuttosto cospicua nei secoli XVI e XVII in non minor misura dei Damiani e
dei Panzera e per abbondanza di sacerdoti e per numero di Maestri artigiani. Nel secolo XVII fiorivano ancora a Giuliano non meno di 6 famiglie fra le
quali si distinguevano quelle dei Maestri Fabio e Donato e naturalemente del
notaio Francesco che nel 1670 fu anche sindaco del paese e dal quale l'11
novembre 1672 nacque il sacerdote Giovanni Antonio poi celebre letterato e
scrittore a Lecce. Alla stessa famiglia appartenne anche il medico e
Magnifico Lorenzo Margarito vissuto a metà del secolo XVIII ed un
Francesco che imparentò persino con la nobile famiglia dei Baroni di Giuliano
avendo sposato Antonia Cicinelli figlia di Don Antonio Cicinelli morta a
Giuliano all'età di 70 anni il 27 agosto 1780. La famiglia non è più menzionata agli inizi del secolo XIX: difatti nello stato di sezione del 1807 nessun
55
Margarito compare fra i proprietari di beni a Giuliano segno evidente che si
era estinta emigrando altrove ed in particolare a Castrignano dove fu importata da Angelo Margarito che il 1696 sposò Anna Renzo di Castrignano dove
d'altra parte oggi è particolarmente numerosa.
NEGRO
(2)
Estinta nel sec. XVII.
Le famiglie di Mastro Cesare "Nigro" sposato con Laora Baglivo; e la famiglia
di Giovanni "Nigro" sposato con Laora Costantino.
NUCCIO
(1)
Estinta nel sec. XVII.
La sola famiglia di Mastro Giovanni Nuccio, che in un battesimo del 2 ottobre 1594 è detto "di Arigliano", sposato con Livia Palumbo.
PALUMBO
(2) Antica. Estinta inizi sec. XVII.
Le famiglie di Cola Palumbo sposato con Porzia Pezzuto e di Coriolano Palumbo
sposato con Antonia Fersino.
n.b. Antonia Fersini apparteneva al ramo nobile dei Fersini di Castrignano del Capo, come anche di famiglia
agiata probabilmente di Barbarano era Porzia Pezzati. Questo ci dice che la famiglia godeva discreto benessere economico. L'antichità della famiglia è accertata per la presenza di Nicola Maria Palumbo sindaco di
Giuliano nel 1557. Nel Seicento nessuna traccia di questa famiglia si riscontra più nei registri parrocchiali di
Giuliano. Il personaggio più notevole resta il sacerdote Giampaolo Palumbo che fiorì ai primi del Seicento ed
a Otranto fu Maestro di Lettere, così almeno tramandò lo scrittore cappuccino Padre Luigi Tasselli nel 1693).
PANZERA
(15)
Domenico Panzera sp. con Domenica De Giorgi; Gennaro Panzera sp. con
Marzia Margarito; Angelo Panzera sp. con Domenica Papa; Giacomo sp. con
Domenica Papa; Pietro Panzera sp. con Calidonia Sergi; Antonio di Galasso
Panzera sp. con Domenica Margarito; Ottavio sp. con Antonicca Panzera;
Orazio sp. con Laura Margarito; Morante Panzera sp. con Antonia Borrello;
Amorelio Panzera sp. con Camilla Cumba; dal 1598 il Notaio Geronimo Panzera
sposato con Caterina Borrello; il Notaio Pietro Panzera sposato con Andriana
Damiano; Antonio sposato con Lupa Vitali; e Epifanio Panzera sp. con
Argentina Botta. Nel battesimo del 19.9.1597 figurano Scipione Panzera qualificato in altri atti successivi come notaio - e la sorella Antonia figli di
Galasso Panzera; e inoltre Antonio de Romualdo Panzera. Infine nel 1594
compare Tarquinio Panzera).
n.b. Il Notaio Scipione Panzera è presente in un matrimonio del 1604. Infine un Angelo Panzera in un atto del
21 ottobre 1587 è detto "Nobilis et Regius publicus Judex" !!! Lo stesso probabilmente qui sopra elencato, sposato con Domenica Papa. Un "Egregius" Scipione Panzera, nato circa il 1582, morì a Barbarano a 29 anni e
nei registri di questa parrocchia è detto "di Barbarano". E senz'altro diverso dal medico Scipione Panzera che
morì a Lecce nel 1642 ricordato dal leccese Bernardino Braccio nelle sue cronache. Vedi sotto quest'anno nella
cronologia. Di questo casato sono giunti a noi soltanto tre rami fra i quali quello più famoso è detto dei Conti
Panzera, famiglia antica e nobile di Giuliano che si sarebbe stabilita qui nel 1451. Lo stemma di questo ramo
campeggia ancora imponente scolpito sil portale del grande palazzo a fianco della Matrice. Da vari documenti è possibile dedurre che già nella prima metà del sec. XVI la famiglia Panzera era economicamente potente
tantì è che le sue proprietà si erano estese al di fuori del paese natale ed a Castrignano davano il nome ad una
estesa contrada rurale, vicino all'attuale campo sportivo in direzione di Leuca, denominata appunto Terra
56
Panzera. Molti professionisti di questa famiglia si sono laureati in giurisprudenza sin dal sec. XVI e questa è
stata la professione prevalente per più secoli mentre ovviamente di pari passo al livello economico hanno fornito alla parrocchia di Giuliano non pochi sindaci ed arcipreti. In un continuo arricchirsi con costanti operazioni finanziarie non hanno escluso il ricorso all'usura come si evince da numerosi atti notarili in cui il prestito a persone anche forestiere era una costante negli affari di famiglia. Ovviamente allo stesso fine sono stati
conclusi matrimoni con esponenti di elevato livello economico della provincia. In breve quando il feudalesimo
fu abolito nel 1806 i Panzera a Giuliano incarnarono il celebre detto dello Winspear, presidente della
Commisione Feudale, secondo il quale in quella congiuntura "da un barone si fecero tanti baronetti ". L'apogeo
della famiglia fu raggiunto nell'ultimo quarto del secolo XIX con i fratelli Giovanni ed Antonio Panzera il
primo dei quali, poeta e scrittore, fu insignito del titolo di conte di Bitetto, mentre ancor famoso rimane il nome
illustre di Antonio Panzera, sindaco di Lecce e deputato al parlamento che trasferì gli interessi della famiglia a
Lecce allontanadola pian piano dal paesello natio dove in pratica si è di recente estinta nella linea maschile.
Attualmente a Giuliano fioriscono due rami dei Panzera peraltro diversi e provenienti da due di quelle 15 famiglie attestate nel secolo XVI senza vincolo di parentela.
PAPA
(3)
Estinta sec. XVII.
Famiglie di Geronimo Papa sp. con Antonia Panzera e di Cola Papa di Giampaolo
che il 17 novembre 1583 aveva sposato Preziosa Damiano "con dispensa papale" perché evidentemente parenti stretti. Inoltre il 1587 era presente la
fam. di Natale Papa sp. con Porzia Damiano.
n.b. Fra i padrini del 1590 e 1591 compaiono anche Campeggio Papa, e Tarsio Papa e Camilla Rizzo di
Alessano località quest'ultima dove i Papa erano discretamente diffusi e da dove probabilmente vennero i Papa
a Giuliano opiniamo nella prima metà del sec. XVI, secolo in cui raggiunsero la massima notorietà con
l'Arciprete Angelo Papa morto nel 1607 e che fu l'iniziatore dei registri parrocchiali e col sacerdote D.Nicolò
Papa celebrante un battesimo nel 1615. Nessun Papa trovasi più fra i nati dal 1655 in poi, così che possiamo
fissarne l'estinzione nella prima metà del secolo XVII.
PETRACCA
(4) Antica.
Estinta sec. XVII.
Le famiglie di Mastro Polibio Petracca sp. con Angela Turchella; Mastro
Achille Papa sp. con Lucente Panzera; Scipione Papa sp. con Giustina De Salvo;
e Donatantonio Papa sp. con Laura Panzera.
n.b. La famiglia Petracca era molto antica e numerosa nel sec. XVI anche a Gagliano, per cui è difficile determinare se a Gagliano fossero giunti da Giuliano o viceversa. Al ramo di Giuliano fa' capo il capostipite salignanese di questa famiglia, ossia Nicola o Cola Petracca sposato con Domenica Bello di Salignano dove si stabilì
e dove nacque nel 1644 Francesco da cui proviene anche il ramo castrignanese dei Petracca detti caddipulini,
e al cui ramo si congiunge ma partendo dall'ottocento il ramo detto dei iaià e soprannomi derivati. Di certo
questa famiglia a Giuliano si è estinta nella seconda metà del sec. XVII. Si ricorda un sacerdote D.Alfonso
Petracca nato il 1608 da mastro Polibio e morto a 70 anni nel 1698.
PICO
(2) Antica. Estinta nel 1791.
Le famiglie di Orazio Pico che il 22.2.1579 aveva sposato Gemma Cairo; e
Pasquale Pico sp. con Caterina Damiano.
n.b. Il 20 novembre 1605 il Dottor Fisico Fabio Pico figlio di … sposò Caterina Papa. Il 21 febbraio 1609 morì
Sibilla Filippa moglie di Scipione Pico; e il 30 giugno 1611 morì Horatio Pico. Questa illustre famiglia si riscontra soltanto a Giuliano e questo è già un indizio importante di antichità. E' certo che sul cadere del secolo XVI
era salita in alto sia a livello sociale che ovviamente economico come suggerisce la presenza quasi contemporanea di due professionisti omonimi e cioè: il Notaio Fabio Pico ricordato in un atto notarile dell'8 aprile 1598
del notaio Palma di Lecce, e il medico Fabio Pico capostipite a Giuliano di una cenebre famiglia di professionisti laureati in medicina. Spia di un certo spessore culturale di questo casato sono i nomi classicheggianti portati da alcuni dei suoi componenti: Ercole, Fabio, Orazio, come si è potuto riscontrare in altre simili famiglie.
Fra tutte già nel sec.XVI si segnalò la famiglia del medico Fabio Pico nato circa il 1574 a che il 1605 sposò
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Caterina Papa avendone fra gli altri figli il medico Nicola circa il 1607 e morto giovane a 43 anni nel 1650. Dal
matrimonio di questi con Donna Beatrice Riccio di Otranto nacquero il medico Giuseppe e il sacerdote
D.Pietro morto il 1717 a 70 anni, mentre il primo, nato il 1638 morì a 50 anni il 1688, ecc. come più chiaramente si può notare dal seguente prospetto genealogico ridotto ai suoi esponenti principali.
Viveva nel sec. XVI il
Medico Fabio Pico sp. Caterina Papa (+ 1662 a. 70)
(n.circa 1574- m. 1651 a. 77)
D. Pietro
(1646-+1717 a. 70)
Sacerdote
Medico Giuseppe
(1638 - + 1688 a. 50)
D. Nicola
(1695-+1771 a. 75)
Arciprete dal 1738 al 1771
Medico Nicola sp. Donna Beatrice Riccio di Otranto
(n.circa 1607- m. 1650)
Antonio sp. Petronilla Valentini
(1650-+1731a.80)
Magnifico Michelangelo
n. 11.10.1712
m. 9. 1. 1791
Teresa
n. 16.10.1707
m. 10.2.1791
n.b. Un'altra famiglia Pico comparve intorno al 1775 ma nulla aveva a che fare con l'antica e gloriosa casata giulianese ormai estinta: si trattava infatti dell'"auriga", cioè del cocchiere Giuseppe Pico di Presicce stabilitosi a
Giuliano al servizio del nuovo barone D.Gioacchino Maglietta sposato con Donna Maria Donata Gioffreda.
PROVENZA
(3) Antica. Estinta nel sec. XVII.
Le famiglie di Antonio Provenza che il 7 novembre 1582 sposò Giulia Borrello;
Domenico Provenza sposato con Maria Pezzuto; ed Evangelista Provenza sp.
con Laura Panico.
Nel 1587 compare un Domenico Provenza sp. con Maria Ciullo - lo stesso ?;
inoltre nel battesimo del 15 luglio 1590 madrina è una Maria figlia di Graziano
Provenza.
n.b. Il cognome davvero singolare non risulta nella diocesi di Alessano se non esclusivamente a Giuliano, ma
dopo la nascita di Apollonia nel 1645 figlia di Cesare di Domenico nessun altro con questo cognome si trova
nei registri parrocchiali essendosi i vari esponenti, non riscontrabili neanche fra i morti, trasferiti in altre località. Si ricorda un sacerdote D.Angelo Provenza che nel 1621 si firma negli atti di battesimo "substitutus" del
parroco. Poi nient'altro.
ROSAFIO (3)
Giovanni Rosafio sposato con Domenica de Monopoli; Giovanni Rosafio sposato con Lucrezia Sodos; e Ottavio Rosafi(o) sposato con Padovana Caputi.
n.b. Il 27 aprile 1608 un Ottavio Rosafio sposò Laura Villani.
SANTESE
(2)
Francesco Antonio Santese nel 1595 risulta sposato con Elisabetta N.; e nel
1587 compare Cola Santese sposato con Andriana Marchese.
SERAFINO
(1)
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Era rappresentata dall'"Eccellentissimo Signor Ercole Serafino (medico)
sposato con Lucrezia Caputo.
Nel 1587 fra i padrini si legge il nome di "Lupo Antonio figlio di Messer
Hercole e di Lucretia Caputo".
SIMIGNANO
(1)
La sola famiglia di Antonio Simignano sposato con Sibilla Provenza. Però fra
i padrini al battesimo del 26 luglio 1590 risulta una Maria de Georgij moglie
di Antonio Simignano che nel 1587 figura sp. con Laura Margarito.
SPAGNOLO (1)
La sola famiglia di Giacomo Spagnolo di Colella sp. con Porzia Denese .
TAFURO
(1)
La sola famiglia di Antonio Maria Tafuro sposato con Santa Papa .
VERARDO (2)
Le famiglie di Antonio Verardo sp. con Domenica Damiano; e nel 1597 di
Pompilio Verardo sp. con Laura.
VILLANO (2)
Le famiglie di Francesco Villano sp. con Calcidonia Damiano ; e di Lupo Villano
che il 10 maggio 1579 aveva sposato Laura Damiano. Nel 1587 compare anche
Angelo Villano sp. con Giustina Russo.
n.b. Qui si è segnato il cognome secondo la forma usata nei registri parrocchiali, seguendo la declinazione latina e ossia al maschile - O da -us e A da -a al femminile mentre oggi è invalsa la forma plurale e in certi casi
"gentilizia" di Villani . Ciò vale anche per Caputo o Caputi, Fersino o Fersini, Tafuro o Tafuri ecc. E' risaputo
che soprattutto nel sec. XVII si diffuse la moda di ingentilire il proprio cognome da parte delle famiglie più
agiate o titolate di un luogo per distinguersene da altre di più umile condizione civile.
Vi compare anche sul finire di quel secolo un "Ciampata Pietro Antonio figlio del Ciampata e di Lucente
Panzera". Se non era un cognome ma un soprannome potrebbe aggiungersi agli altri soprannomi che già nel
sec. XVI distinguevano a Giuliano alcuni esponenti di un casato particolarmente numeroso come lo erano le
famiglie Damiano, Margarito, e Panzera.
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IL CINQUECENTO A GIULIANO
Sullo scorcio del secolo XVI vivevano a Giuliano i seguenti "professionisti"
giulianesi:
Notai *
Medici **
Avvocati ***
Borrello Angelo (1)
Damiano LupoAntonio (+1607) Borrello Damiano
Caputo Ercole
Pico Fabio
De Jsolda Giacomo (2)
Serafini Ercole (4)
(3)
MargaritoFrancesco Antonio (7) Serafini Giovanni Donato
Panzera Geronimo
Serafini Giovanni Tommaso
Borrello Giampaolo (9)
Borrello Scipione (8)
Pipino Giacomo Antonio (5)
Panzera Pietro (padrino al matrimonio del 23.8.1579, già morto prima del
20.2.1605).
Panzera Scipione
Pico Fabio (6)
(1) Già tale, cioè notaio come padrino al matrimonio del 4.10.1579, sposò Ramondina Caputo. In un atto notarile del 3 gennaio 1583 del notaio Romano di Montesardo lo si dice domiciliato a Giuliano "alla strada deli
Colettj".
(2) Il notaio Giacomo de Isolda sposò il 5 agosto 1581 Lucrezia Panzera "ambeduo di Giuliano".
(3) Nipote dell'omonimo notaio;
(4) Di Barbarano sposato con Lucrezia Caputo e residente a Giuliano dove nacquero i due figli anch'essi medici Giovanni Donato e Giovanni Tommaso.
(5 ) Il "dottor" Giacomo Antonio Pipino era in realtà di Poggiardo e si era stabilito a Giuliano per via del suo
matrimonio con Beatrice Borrello . Fra i suoi figli figura l'Arciprete di Giuliano D.Andrea Pipino nato intorno
al 1594 a Poggiardo. A Giuliano fece cresimare il figlio Marcello, ma il primo figlio nato e trascritto negli atti
di battesimi a Giuliano è Alessandro battezzato il 4 maggio 1610. Morì a Giuliano a 88 anni il 27 settembre
1643.
(6) Fabio Pico è ricordato come Notaio in un rogito dell'8 aprile 1598 del notaio Francescantonio Palma di
Lecce.
(7) Notaio Francescantonio Margarito: Al battesimo del 3.8.1589 è presente come madrina Giustiniana figlia
di notar Francescantonio Margarito, ma già è menzionato in un atto notarile del 30.7.1586 del notaio Lucio
Moretti di Tricase.
(8) Il Dottore Scipione Borrelli (con la i finale !) era sposato con Antonicca Pisanelli. Al battesimo del figlio
Giulio Cesare Simone il 12 novembre 1600 furono padrini i baroni di Giuliano "Signor Fabio Cicinelli e
Signora Francesca Maramonte sua moglie".
(9) Sacerdote Dottor D.Gio.Paolo Borello o Borrelli celebra alcuni battesimi: già il 5.3.1604 e quindi 6.8.1605
(il Signor Donno Gio.Paolo Borrelli), e ancora il 29.8.1612 (Il Dottor D.Gio:Paulo Borello); ecc. Al battesimo
del 5.3.1612 è qualificato Ms = Magnificus!
In un atto del 25 febbraio 1587 Angelo Panzera di Giuliano è detto " Nobilis " e nel 1592 Ms = Magnifico .
Ricorda: ai primi del Seicento visse l’ "ingegnere" Angelo Villani (n. 21 marzo 1634 - m. 26 febbraio1683), figlio
di Francesco e di Domenica Panzera il quale fu richiesto di un parere sulla ricostruzione dell'attuale tempio del
Crocefisso di Galatone (v. G. Cosi - Il Notaio e la Pandetta, pag. 117 ). Ricorda inoltre il Medico Dottor
Scipione Panzera che si trasferì a Lecce dove morì ed è menzionato nelle Cronache Leccesi .
(*) Notai: Nello stesso periodo Castrignano non aveva più il solo e unico notaio Angelo Donnicola morto già
prima del 1576 . Idem per Salignano e il suo notaio Tarquinio Vitali ricordato in un atto notarile di Campi .
Qualche notaio in più avevano Gagliano e Morciano ma nettamente inferiori nel numero rispetto a Giuliano
dove questa professione era particolarmente esercitata o preferita.
(**) Medici: laureati in Filosofia e Medicina, o qualificati comunemente come "Dottori Fisici" erano riveriti dal
popolo col titolo di "messeri". Così a Giuliano è segnato "il messer Ercole Serafini", ed anche a Salignano visse
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nel sec. XVI "messer Lupantonio Pirelli" (che era appunto un medico). Ancora a Castrignano nella prima metà
dell'Ottocento ebbe gran fama di medico il "messer Niccolò Donnicola".
(***) Avvocati: laureati in diritto canonico e civile e perciò detti "dottori in utroque jure" o alla latina "utriusque juris doctores". Comunemente qualificati nei registri parrocchiali col semplice titolo di "dottori" .
Magistri: Mastro Agostino Damiano (gli morì il 1607 una figlia); Mastro Cesare Nigro (gli
morì la moglie nel 1607); Mastro Francesco Margarito (1579); Mastro Mario Borello (1590);
Mastro Mario Coletta o Coletti (1590, padre del notaio Angelo Coletta); Mastro Achille
Petracca (1590); Mastro Polibio Petracca (1591); Mastro (Leo)Nardo Margarito (1592);
Mastro Ferrante Margarito (1593); Mastro Vincenzo Damiano (1581); Mastro Alessandro
Margarito (1581).
Altri Personaggi:
Militari: i Capitani Orazio Caputo, che combattè contro i Turchi a Leuca ed Ercole Caputo
che partecipò, segnalandosi, all'assedio di Nizza. Sposato con Caterina Desegna visse a Patù
dove anche morì.
Sacerdoti: D. Giampaolo Borrelli, sacerdote e Dottore (v.sopra); D. Orfeo Palumbo (+
25/4/1608); D. Orfeo Pacili (+23/2/1609); D. Nicola Panzera (+10/2/1614); D. Orazio
Damiano (vivente il 1500 e morto il 19/3/1614); D. Ercole Borello (battezza il 1/3/1593); D.
Altobello Panzera (presente già nel 1584 e che battezza il 26/7/1590); D. Gasparo Damiano
(presente al matrimonio del 19.11.1583); D. Giovanni Antonio Panico (1579); D. Paladino
Marchese (1593); D. Tommaso Damiano (1579); D. Ercole Damiano (clerico nel 1584 e già
sacerdote il 1601).
Arcipreti: D. Angelo Papa (1578 - 1607).
Nobili: A Giuliano nel sec. XVI, oltre al suo barone "l' Eccellentissimo Signor Fabio
Cicinello", in un atto notarile del 21 ottobre 1587 del notaio Antonio Romano di Montesardo
compare il "Nobilis et Regius publicus Judex" Angelo Panzera.
n.b. I nobili vivevano spesso di rendita ma non disdegnavano di esercitare le professioni più lucrose come quelle di notaio o avvocato e in minor misura di medico. Con gli Spagnoli a questi professionisti fu riconosciuto il
diritto di accedere e ottenere l' ingresso nel ceto nobile. Da qui la vera origine di tanta nobiltà anche nei piccoli casali del Capo di Leuca. Il fenomeno portò alcune famiglie ad inventarsi un proprio stemma che spesso compare nei titoli di laurea e diversi da altre famiglie blasonate di vecchia data dello stesso cognome.
Giudici Regi: il "nobile" Angelo Panzera (che in un matrimonio del 1579 è qualificato Ms. =
Magnificus !).
Soldati spagnoli: quelli destinati come caporali o "sopraguardie" delle torri marittime. La
Torre dell'Omo morto, ne ebbe alcuni e fra questi Juan de Ruiz, vivente a Castrignano dove
registrò la nascita e il battessimo di alcuni suoi figli segnati sotto il cognome di "Giovanne
de Roice caporale spagniulo della Torre Vecchia".
E nel 1583 lo era Simon de Quadros come si ricava dal seguente documento rintracciato a
Napoli. Nel Seicento, è certo, visse e prolificò a Giuliano il sopraguardia della Comarca di
Gallipoli Michele Diaz del Gado .
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LA TORRE DELL'UOMO MORTO A LEUCA AMMINISTRATA DAL COMUNE DI GIULIANO
1583: Il 4 febbraio 1583 il caporale spagnolo Simon de Quadros e il suo compagno Santo Chiffi di Castrignano, per il servizio di guardiania e vigilanza
prestato per tutto il mese di gennaio dell'anno in corso presso la "Torre
Vecchia del porto de Santa Maria de Leuche" (detta anche degli Homini
Morti) dichiarano dinanzi al cancelliere dell'Università di Giuliano, il notaio
Angelo Borrelli, di aver ricevuto regolare mesata dalle mani del Sindaco
Angelo Damiani consistente in 6 ducati e mezzo, dei quali 4 ducati spettano
al caporale e i restanti due e mezzo, cioè venticinque carlini al suo compagno.
Per conto dei due torrieri roga l'atto di propria mano il notaio Angelo Borrelli
di Giuliano con queste parole:
"Noi Simon de Quadros caporale nella Torre Vecchia del porto de Santa Maria de Leuche et Santo
Chiffi de Castrignano del Capo compagno in la detta torre per tenor de la presente dicemo et declaramo haver riceputo et manualmente hauto de l'Università de Giuliano per mano de Angelo Damiano
sindico nel presente anno 1583 nel detto casale ducatj sei et mezo de moneta et sono ducatj 4 per il
soldo et paga de un mese che continuamente havemo facta la guardia si di giorno che di notte in detta
torre incominciando dal primo di gennaro prossimo passato per tucto l'ultimo del predetto mese competente à me predetto Simon de Quadros qui supra caporale et li restanti carlini vintj cinque per il soldo
et pagha de me Santo Chiffi compagno eletto per l'Università de Castrignano in la guardia di detta
torre et questo per spacio del mese predetto di gennaro prossimo passato cioè incominciando del primo
di detto mese di gennaro per tucto l' ultimo di esso, et per esser questa la verità a cautela di detto
Sindico et Università di Giuliano havemo facto far la presente per mano de Notaro Angelo Borello di
Giuliano cancelliero di la ditta Università scripta et sottoscripta de sua propria mano et con la sottoscriptione di sue proprie manu di me Simon de Quadros qui supra caporale et Santo Chiffi compagno
. del segno de la croce per non sapere scrivere et di li sottoscripti testimoni:
Datum in Juliano à di 4 di febraro del 83 .
Io Notaro Angelo Borello de Giuliano cancelliero di ditta Università di Giuliano ho scripto
la presente per ordine et volontà de li ditti Simon de Quadros et Santo Chiffi manu propria".
n.b. 22.9.1576: il procuratore dell'università di Giuliano si reca a Lecce e ritira un falconetto ed altri utensili per
l'armamento della Torre delli Homini morti. In questi anni vari figli del caporale spagnolo Giovanni de Roice
o de Ruiz "caporale della torre vecchia", nascono e vengono battezzati a Castrignano. Nel 1582 in virtù di
patente speditagli dal Vicerè di Napoli il 29 dicembre 1579 il caporale spagnolo della Torre Chianca Giovanni
Sanchez rinucia in favore di Giovanni Ruiz di Madrid. Al battesimo del 25 giugno 1606 interviene come padrino Giovanni Carlo Stampdedj, cioè Stampede, "caporale della Torre vecchia". Il primo dicembre 1582 il sindaco Alessio Fersini e il luogotenente Paolo Trani di Castrignano agli stessi torrieri tramite il cancelliere ordinario dell'Università di Castrignano, il sacerdote don Giovanni Capraro, rilasciarono un attestato in loro favore
per il servizio prestato "in far la guardia si di notte come di giorno dal di primo di novembre proxime passato
XI.a Inditione 1582 per tutto il di ultimo di detto mese, … per tanto senza nissiun dubio se gli potrà dar et far
buono il suo debito salario per detto tempo per essi (cioè Simon de Quadros e Santo Chiffi) ut supra servito".
Tra il 1676 e il 1677 essendo cascata la Torre fu rifatta e mantenuta come per il passato dall'Università di
Giuliano, mentre l'Università di Castrignano ha curato la Torre del Sarchiello. Nel 1694 si ribadisce che la Torre
pur trovandosi nelle pertinenze di Castrignano è sempre stata mantenuta dall'Università di Giuliano. Nel 1696
viene riparata dal maestro alessanese Giuseppe Nicolardi coadiuvato dai suoi concittadini maestri Carlo Papa
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e Paolo Monsellato. Nel 1699 risulta che da ben 11 anni Domenico Greco di Salignano vi prestava servizio
come castellano e caporale.
Questa torre, segnata nell'elenco come Torre Vecchia, e la vicine torri di Novaglie e di S. Gregorio nel 1861
risultano abbandonate e perciò prive di personale militare addetto alla sorveglianza. Al contrario nelle altre tre
dette di Leuca, del Marchiello e di Vado ( prestavano servizio rispettivamente: in quella di Leuca o di Filippo
II : un Tenente, un Brigadiere e 3 Guardie; nella Torre del Marchiello: un Tenente, un Furiere, e 3 Guardie; in
quella detta semplicemente di Vado: un Brigadiere e 3 Guardie. Subì altri restauri negli anni intorno al 194050 ad opera del naestro muratore di Giuliano Giovanni Siciliano padre di mesciànciulu, cioè Angelo Siciliano
e nonno del vivente impiegato comunale sig. Gigi Siciliano.
1583-1585: In vari atti matrimoniali di Montesardo compare in qualità di
Vicario della Diocesi di Alessano l'"Abbate Signor Giovanni Tommaso
Pedaggio". Era Abate dell'antica abbazia di S. Antonio di Giuliano. Infatti un
atto del 16 febbraio 1583 del notaio Antonio Romano di Montesardo riporta
che il Reverendo Abbate "Joannes Thomasius Pedacius Terrae Montis Ardui
Abbas Ecclesie Sancti Antonij sitj in sub burgo casalis Iulianj" affitta "un
clausorium à le baccole" ( cioè alle Vaccole), dentro la proprietà dell'Abbazia
a Carbone Miggiano di Giuliano per il periodo di tre anni al prezzo convenuto
di 18 carlini . Dall'atto si evince che l'Abbazia si trovava "in sub burgo", cioè
nel suburbio, e ossia lontana dall'abitato di Giuliano .
1585: Il sindaco di Giuliano Francesco Maria Margarito fa' sequestrare alcune stare d'olio al medico Ercole Serafini per ripagarsi di un certo debito da
questi cumulato con l'Università con la quale vertevano vecchie liti agitate
fin nella Regia Camera della Summaria di Napoli. Qualche anno prima il
Serafini, per certe sue pendenze contratte dall'Università di Giuliano nei
confronti del Nobile Barone di Barbarano "Signor Annibale Capece", che
"per lucro" aveva acquistato dalla stessa Università "le terze" (cioè un annuo
censo di ducati 19, per un totale di 190 ducati da pagare in tre rate), si era
impegnato, con strumento del notaio Angelo Borrello di Giuliano, di sollevarla dall'increscioso affare versando in favore di questa certe somme da considerarsi anche "a saldo" dei suoi arretrati nei confronti dell'Università
stessa. Cosa che però non mantenne per cui l'Università lo citò in giudizio
presso la Regia Camera della Sommaria di Napoli.
1587: Viene stampata a Lecce l'"APOLOGIA PARADOSSICA" composta dal
leccese Giacomo Antonio Ferrari intorno al 1581. In quest'opera l'autore
nomina Giuliano inserendo il suo nome fra le tante località salentine con terminazione in -ano delle quali spiega l'origine gentilizia romana, sulla testimonianza di antichi storici latini, con queste parole: (pagg. 204 - 207):
" … così à soldati della stazione Leccese furono consignati i campi Salentini alla misura d' Aquileia, cioè cinquanta Iugeri per soldato, cento per ogni Centurione, e cento quaranta per ogni Cavaliero, dalle quali annue
entrate essi stessi si riscotevano gli stipendj, affittandole à villani Salentini. … Inoltre perché a molti di quelli
primi soldati, Centurioni, e Cavalieri erano successi i figliuoli, a quei figliuoli i Nipoti, ed à Nipoti i Pronepoti,
ed avevano a quelli campi edificate Castelli, e Ville per comodità de' lor agricoltori, vediamo fino a questa
nostra età quelli ritenere i nomi loro imposti da coloro, derivati da' lor nomi, come per esemplo si può dire di
Rutigliano Castello di Messapia dedutto dal nome Romano Rutilio, Potiniano da Potino, ed intorno a Lecce
Quintiano da Quintio, Terentiano da Terentio, Malliano da Mallio, Carminiano da Carminio, Arnesano da
Arnisio, Galliano da Gallo, Sulpitiano da Sulpitio, Vitigliano da Vitellio, GIULIANO da GIULIO, Castriniano
da Castrinio, Martano da Martio" (l'autore si appoggia a Tito Livio).
63
1587: l' 8 marzo "nella curte delle case vecchie di Virgilio Damiano" si svolge un Parlamento cittadino convocato dal sindaco Nicola Margarito di
Sanzonetto alla presenza degli Uditori Domenico Damiani e Antonio Maria de
Isolda e di altri 43 cittadini per dirimere una controversia col medico Ercole
Serafini di Barbarano, ma residente e sposato a Giuliano, dove svolgeva l'incarico di medico per conto dell'Università (Comune). L'atto di pacificazione
viene infine redatto ad Alessano il 15 marzo 1587 nelle case del celebre giurista Fabio Grassi, avvocato fiscale del comune di Giuliano. Le clausole contenute nell'atto furono le tre seguenti:
1) annullare il vecchio contratto che l'Università aveva stipulato col medico
Serafini per il censo annuale di 19 ducati dovuti al Barone Capece;
2) il medico Serafini ritirava ogni processo e querela intrapreso contro
l'Università per il sequestro da essa operato di varie quantità di olio del
Serafini per il valore di 70 ducati;
3) l "Magnifico Hercole Serafini" rinunciava a qualsiasi pretesa ricompensa
per "servitij" in qualità di medico prestati in passato nei confronti di alcuni
cittadini di Giuliano, per la quale aveva mosso lite nella Gran Corte della
Vicaria di Napoli.
1589: Nell'anno 1589 D. Ettore Brayda compro' il marchesato di Specchia
con i casali di "Ignano, Montesano e Melessano e il Contado di Alessano con i
Casali di Patu, Castrignano del Capo, Salignano, Arigliano, GIULIANO,
Rogiano, Valiano, S. Dana, Neviano, Ruffano con feudi, fortilizi …" ecc. ecc.
(così in Quint. VIII fol. 74).
n.b. Quint. = Quinternione = cioè il registro in cui si segnavano i passaggi feudali.
1590: Nella "Visita ad limina" del 20 maggio 1590 del vescovo di Alessano
Mons. Ercole Lamia, la parrocchia di Giuliano viene descritta con queste parole:
Traduzione
"Quindi un altro casale denominato Giuliano in cui si trova una chiesa Parrocchiale col titolo di Arcipretura
che ha cura di una popolazione ascendente in totale a 682 anime fra le quali i fanciulli idonei alla comunione
sono 180. Vi sono due confraternite laicali: quella del Santissimo Sacramento e l'altra del Santissimo Rosario".
testo originale
"Item aliud Casale Giuliano nuncupato in quo adest Parochialis ecclesia Archipresbiteratus nuncupatus animarum cura gerens in quo adsunt animae in totum 682 quarum sunt apta ad communionem 180 et in dicta ecclesia adsunt confraternitates laicorum Santissimi Sacramenti et Santissimi Rosarij".
64
VASSALLI DEL VESCOVO A GIULIANO
1590: Su protesta del Vescovo di Alessano, un ordine del 5 ottobre 1590
della Regia Camera della Sommaria di Napoli è indirizzato fra gli altri anche
al Capitano della Corte di Giuliano per costringere alcuni suoi concittadini a
pagare quanto da loro dovuto al Vescovo di Alessano essendo a lui soggetti
ab antiquo in qualità di vassalli angari (cioè con mercede) e non angari (senza
mercede) i quali essendosi trasferiti in altre località credevano sottrarsi ai
pagamenti dovuti.
"Capitanij delle terre di Pato, Giuliano, Salignano, Castrignano, et Presicci, seù vostro locotenente et
altri a chi spetta ciascuno in Sua iurisditione presenti, et futuri in solidum. L'anni passati per questa
regia camera (q.r.c.) furono espedite provisioni del tenor seguente: Magnifici Viri per parte del Ecclesia
de Santa Maria de Leuca è stato esposto in q.r.c. come alcuni particulari delli Casali de Pato,
Giuliano, Salignano, Castrignano, et altri lochi della Diocese d'Alessano li quali come Vassalli angarij, et perangarij di detta Chiesa sono obligati pagare certa quantità de denari come dall' inventario
della Sopradetta Chiesa manifestamente appare per li quali vassalli detta Chiesa è obligata pagare alla
Regia Corte li adohi quotiens in Regno adoha generaliter imponitur, et che sono alcuni di detti
Vassalli, li quali si sono partiti dalli lochi loro, et andatosene in diversi lochi di detta Provincia, et
recusano pagare in grave danno, et interesse della detta Chiesa fandone supplicare d'opportuna provisione et volendo debite provedere vi dicemo et ordinamo, che tutti quelli Vassalli di detta Chiesa, delli
quali essa chiesa ne paga li adohi alla R.a Corte quotiens in Regno adoha generaliter imponitur, li constrengerete à pagare quello che sono obligati à detta Chiesa iuxta l' inventario di essa di modo che sia
integralmente sodisfatta. Non fando lo Contrario ecc. die 5 : 8.bris 1590 . Antonius de David M.C.L.
(Magnae Curiae Locumtenens); A. Campanilis de Curtis pro magistro Actorum Consiglieri Raparius,
Constantinus. In Provisionum quaternus 4 fol. 188 ". (A.S.N. - Sommaria Partium - vol. 2220, pagg. 277278) .
n.b. Vescovo di Alessano sin dal 1574 Mons. Ercole Lamia di Faenza. Già nel Libro di Entrata et Uscita della
Diocesi fatto compilare dal suo predecessore Mons. Giangiacomo Galletti di Palermo, vescovo di Alessano dal
1560 al 1574, si trovano annotate queste voci:
…………………………………………………………………………………………………………
Si tratta dello Jus Vassallagi ricordato nel 1628 nella Visita Perbenedetti con queste parole :
" Vassallaggio. Denari che pagano li vassalli della chiesa di Santa Maria di Leuche per "Raggioni personali":
importano da 30 ducati annui". Probabilmente questi vassalli costituivano gli 8 fuochi che in qualità di vassalli del vescovo erano esonerati dalle altre collette dovute alla regia corte come lascia intendere un documento
del 1683 a carico del Principe di Cursi e Barone di Giuliano Giovanni Cicinelli. Infatti nel computo dei 78 fuochi di Giuliano di quell'anno furono attribuiti 54 fuochi al Cicinelli e 16 al Duca di Alessano, "essendone stati
dedotti 8 per reclamatione".
A Giuliano lo stesso anno 1628 sono segnati:
beni stabili nel territorio di Giuliano: una possessione d'arbori comuni chiamata Le Mazziotte, s'affitta undici ducati et mezzo l' anno et più in diverse possessioni di particolari site et poste in diversi lochi della diocese
tiene et possiede da cinquanta arbori d'olive incirca.
E per completezza d'informazione sempre nel 1628 la Mensa vescovile di Alessano, oltre a numerosi beni nella
città di Alessano, possedeva beni stabili anche:
a Patù: il fondo detto Campo Re, una casa e alcune fosse granarie;
a Salignano: i fondi detti La Croce, Terrabuona, oggi Terravò, Terrafeti, La Pezza, cioè buona parte dell'attuale marina di Leuca, Campo Ricellaro, Terra Scutieri, Le Cenise et Le Foreste;
a Gagliano: fondi e olive a La Cupa, Canale delli Paduli, Pulesano, Lo Morcone, Lo Chiuso, Lo Monte delli
Rini, La Miscione et La Giunchicchia;
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a Presicce: oliveti e seminativi e vigna a "dove si dice A Fundo di Puzzo".
1593: In un rogito del 9 aprile 1593 compilato dal notaio Lucio Micetti di
Tricase fra gli altri testimoni compare il "Nobilis Hieronimus Margheriti de
Juliano". Per farsi una idea dello stato effettivo del Clero nella Diocesi di
Alessano e quindi anche di Giuliano val la pena di leggere questa lettera inedita inviata il 30 gennaio 1593, subito dopo il suo arrivo ad Alessano, dal
nuovo vescovo Sestilio Mazzuca a S. Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano,
che tanto si era adoperato presso la Santa Sede con successo, in quanto
nipote del Papa, per ottenere la sua nomina:
" Illustrissimo, e Reverendissimo Signor mio.
La servitù che ho io con Vostra Signoria Illustrissima richiedeva certo che io subito arrivato in
Alessano me l'offerissi, si come m'offerisco con questa, non per Servire, per che gia' ne sto in possesso,
ma per dar l'occasione che mi comandasse, avendo nova, che ero arrivato a queste estreme parti del
mondo, visino al Turco 60 miglia, poi che non l'ho fatto, me ne sento in colpa e la prego a comandarmi sempre, che haverà occasione di valersi di mè; e anco a favorirmi, quando sarà richiesto, o sentirà,
che n'ho di bisogno. Qui mi ritrovo in somma miseria, e tale che non si vede, ma qual sia per non esser
lungo ne potrà esser ragguagliato alquanto dal Padre Gallonio, a che scrivo una lunga lettera. L'aviso
pure di questo, che la miseria è tanta che non me ricordo più, che qui le mie lettere e talento sono al
tutto inutili per che sono il clero, e il popolo ignorantissimi, non san leggere, sono poverissimi, guardano le bestie: mi par esser in Tartaria. Pure sia lodato il Signore, ciò mi ha madato per i miei peccati,
piaccia a' Iddio, che questo sia non proemio dell'Inferno, ma almeno parte delle pene del Purgatorio.
Supplico V.S.Ill.ma ne parli con Nostra Santità e li dica pure, che sono più tosto persona di lettere,
che di cura di anime. Illustrissimo Signor mio alle lettere sarei alquanto utile, ne potrà far fede
V.S.Ill.ma, ma alla cura dell'anime non sono bono, ho preso questo peso per ubbidienza, e questo è che
mi refrigera al quanto: qui bisogna che sia una persona esemplare, non di dottrina, per che non sanno
il Pater, l'Ave, e il Credo, onde quel che non ho, cioè bontà di vita qui è inutile. Mi favorisca per adesso con N.S. anco con bel modo, che si degni provedere a gli estremi bisogni dell'anime di queste bande,
delle quali scrivo il notamento all'Illustrissimo Signor Pietro mio padrone. Bacio con ogni riverenza le
mani di V.S.Ill.ma e le raccomando prima l'anime, che sono sotto la cura mia, e poi me stesso.
Di Alessano li 30 di Gennaro 1593
Di Vostra.Signoria Illustrissimomo Servitore obligatissimo
Sestilio indegno Vescovo di Alessano " .
n.b. Il Mazzuca fu un ecclesiastico tenuto in gran credito per cultura e pietà religiosa presso la Curia romana.
Fu amico e collaboratore strettissimo di S. Filippo Neri del quale non meno intimo era il Padre Gallonio al
quale l vescovo di Alessano scrisse contemporaneamente una " la lunga lettera" sulla sua situazione della nostra
diocesi e nella quale probabilmente entrò in più interessanti dettagli.
1594: Fra i padrini intervenuti ai battesimi si distinguono in particolare
"Plinio Gaetano servidor de la Signora Antonia de' Falconj" (battesimo del 5
aprile) e "il molto Illustre Signor Fabio Cicinello (5 giugno) e sua moglia
Signora Francesca Maramonte" (5/11/1598).
1595: fuochi 142, pari a circa 710 abitanti .
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IL POPOLO DI GIULIANO PROTESTA CONTRO IL FISCALISMO REGIO
1595: Contro l'eccessiva fiscalità del potere centrale il popolo di Giuliano
invia a Napoli un'atto di protesta chiedendo in pari tempo che fosse sgravato di alcune collette universali per le quali denuncia l'incapacità e impossibilità a soddisfarle, minacciando di eluderle essendo altrimenti costretti molti
suoi naturali "a morir fuori di lor patria".
(A.S.N. - Consiglio del Collaterale - serie Provisionum - vol. 22 - fol. 90 - anno 1595).
n.b. La serie Provisionum del Collaterale - 1.a serie, anni 1571 - 1734, si compone di 380 volumi contenenti
vari " provvedimenti richiesti dalle Università per imposizione di gabelle sia per assensi a contratti, a feudali o
per approvazione di capitoli.
Altri documenti riguardanti Giuliano sono così inventariati:
Giuliano (in Terra d' Otranto):
Volumi
82
101
115
137
140
145
153
156
174
Pagina/foglio
338
167
323
183
56
179
13
179
306
Anno
1616
1620
1623
1631
1632
1633
1636
1637
1645
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MIRACOLO OCCORSO A PRESICCE AD UN CIECO DI GIULIANO
1596: a Presicce si costruisce un convento in seguito ad un miracolo occorso
a un cieco di Giuliano, tale Angelo Damiano. L'avvenimento è così narrato 50
anni dopo da Padre Diego Tafuri da Tequile a pag. 180 di un suo manoscritto
intitolato "Relazione storica di questa Riforma di S. Nicola" (anno 1647):
traduzione
"15.° Convento. A Pozzomauro, un casale posto ai piedi di un colle ma oramai del tutto distrutto dai pirati
turchi, era rimasta intatta soltanto la Chiesa Maggiore che già vecchia e prossima alla rovina si trovava ormai
esposta alle bestie. Un certo Gabriele, semplice e povero uomo, che aveva scoperto questa chiesa per una strada distante alcune miglia da Presicce, e che il 12 di Luglio ed ogni venerdì andava ostinatamente a visitare, in
uno di questi giorni mentre era intento a pregare gli apparve su un muro l'immagine della Beata Vergine con
al petto il figlio suo Gesù Cristo, che lo avvertì di recarsi dal Sacerdote D. Cesare Costa, Vicario foraneo di
Presicce, e riferire allo stesso che mentre teneva la sua casa ben accomodata e decorosa, al contrario la Casa
Sacra dedicata alla Madonna era ridotta a rifugio dei briganti e ricovero per le bestie. Gabriele eseguì il comando e da quel giorno si incominciò a frequentare devotamente la Chiesa, e nella stessa settimana la Beata Vergine
illuminò un cieco, chiamato Angelo di Giuliano; dal qual miracolo e da numerosi altri che seguirono e che al
presente avvengono, i cittadini vicini presi da grande commozione nell'anno 1596 abbatterono la Chiesa e ne
costruirono una nuova più grande, e per devozione principalmente dell'attuale Barone di Presicce Don Filippo
Antonio Cito ma anche di tutta la Cittadinanza di Presicce, a sue spese e col denaro raccolto anche dalle elemosine dei Forestieri, nell'anno 1600 si innalzò il Tempio, e venne affidato ai Riformati, i quali con le offerte
elemosinate da altre diverse persone edificarono il Convento. Qui, in mezzo ad una boscaglia rigogliosa di ulivi
vicino al mare, risiedono 16 fratelli. Nella Biblioteca si conservano 132 codici di diverse materie".
testo originale in latino
"Relatio historica hujus Reformationis Sancti Nicolai"
De Conventu Sanctae Mariae Angelorum Presitij Provinciae Hydruntinae Dioecesis Uxenti:
Conventus XV. Mansit Ecclesia maior cuiusdam Oppidi, quod Puteum Maurum ad pedes collis positum, sed
a Turcarum Pyradis dirutum, in illa, quae iam vetus erat ruinaeque proxima, bestijsque exposita. Quidam simplex homuncio Gabriel dictus, qui eandem invenerat aedem longe a Presitio per milliarum, 12 Julij eamque qualibet sexta feria devote invisebat, monitus fuit in uno horum dierum dum orabat a Beata Virgine, quam viderat a Pariete cum Filio suo Christo, quem in sinu habebat, se dissolvisse et separasse, ut iret cuidam Sacerdoti
Cesar Costa vocatus, Vicarius foraneus Presitij, diceretque ipsi quod suam Domum temporalem bene constructam, beneque politam tenet, sed Domus sacra sibi dicata facta est spelunca latronum belluarumque habitatio.
Esequitur iussionem Gabriel, et ex tunc frequentatur devote Ecclesia, at in eadem Ebdomadi Beata Virgo
cecum illuminavit, Angelus ab Oppido Juliani vocatus; a quo miraculo, et ab innumeris alijs, quae sunt sequuta, et in dies sequuntur, permoti propingui Oppidani veterem proiecerunt Ecclesiam Anno 1596, novam grandem construeverunt, devotione praecipue instante Domini Philippi Antonij de Cito Baronis, totiusque
Communitatis Presitij, suisque aliorumque Advenarum expensis eleemosinisve concurrentibus, anno 1600
expletur Templi erectio, traditurque Reformatis, qui ex eleemosinis diversarum Personarum Conventum aedificaverunt; ibi inter olivarum nemora prope mare, et ex quibus 16 eum incolunt. In Biblioteca 132 codicibus
diversarum materierum asservatur."
(Fonte manoscritta in Archivio del Collegio di S.Isidoro - Roma - Ms. 2/6).
n.b. E' padre Bonaventura da Lama che riporta il cognome del cieco di Giuliano. cioè Damiano). In effetti un
Angelo Damiano morì a Giuliano il 15 gennaio 1608 e, come indizio rivelatore dell'evento miracoloso, lasciò
non a caso "31 ducati alla Madonna degli Angeli". Unico Angelo Damiano accertato fra le famiglie del sec. XVI
scorrendo minuziosamente tutti i nomi registrati fra i battezzati, i padrini ed i morti di quel secolo, lo si trova
segnato col soprannome "alias de li Carlucci", lo stesso che il 2 agostro 1579 sposò Andriana de Hysolda avendone una sola figlia cui diede il nome della Madonna, e cioè Maria, battezzata il 21 febbraio 1590. Per la stessa ragione si può identificare in lui l'Angelo Damiano che fu sindaco di Giuliano nell'anno amministrativo
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1582-1583. Nella "Nota dellj defunti incominciando da l'anno 1607" si legge la sua fede di morte segnata con
queste significative parole : "A dj 15 di gennaro 1608 si partì da questa vita Angelo Damiano alias delli carlucci confessato, e con l'estrema Untione e fù offittiato, e sepellito nella chiesa matre di Giuliano, e lasciò ducati trenta uno alla
Madonna dell' Angelj di Presiccie".
Dalla Cronica de' Minori Osservanti Riformati del 1724 del padre Bonaventura da Lama, p.II pp. 143-145: Del
XV Convento fondato da' Riformati, e fu quello della Terra di Presicce . L'anno 1603.
FONDAZIONE DEL CONVENTO
Dove oggi è il Convento, era prima un Casale, chiamato Pozzo Mauro, e la nostra Chiesa era Madrice,
quale distrutto da' Turchi, non rimase altro, che la Chiesa, scoperta però, e rovinata dal tempo; e qualche è di peggio, ricetto di mandre. Dispiaceva non poco alla Madre di Dio, vedersi così la sua Casa,
che sua già era, mentre vi stava dipinta a fresco nel muro di dentro la di lei Sacrosanta Figura. Non
mancava però qualche Divoto, che la visitasse, conforme faceva ogni Venerdì un Uomo semplice, chiamato Gabriello, coll'occasione, che faceva nell'Aje la cerca del grano, qual raccontava, aver visto alle
12 di Luglio la Madre di Dio, spiccarsi dal muro, ove stava col figlio in braccio, dicendoli, che andasse dal Vicario foraneo, D.Cesare Costa, e li dicesse, che la sua Casa la tiene ben adornata, non così questa, ove stò io, divenuta stalla di Bovi. Riferite subito al Vicario le parole di Maria sempre Vergine,
cominciò a frequentarsi la Chiesa, e nella medesima settimana fu illuminato un Cieco di Giuliano, chiamato Angelo Damiano. Ripieno tutto il Capo di Leuca, e di Lecce deì miracoli, che faceva questa
Beatissima Vergine, si covrì in quel medesimo tempo la Chiesa, ed accomodò l'Altare per celebrarsi, e
nel 1596, si diè principio alla nuova Chiesa, ch'è quella, che oggi si vede, tanto erano abbondanti le
limosine de divoti. Si fabbricarono d'intorno all'Altar grande, due stanze, ove stavano continuamente
due Preti, che tutto l'anno celebravano le Messe offerte da chi veniva per visitarla. Compita la Chiesa
in termine di quattro anni, che fu l'anno 1600, Filippo Antonio Cito, ch'era il Padrone con tutta
l'Università di Presicce, domandò con molta Istanza gli Frati, Custode allora il P.Aloisio Galatino;
ma questi tenendo lettere da diversi luoghi, e Città. Che ci chiamavano per la Fondazione, e non sapendo dove appigliarsi, con dolci parole differiva l'invito: colla nuova elezzione del P. Giacomo da
Faggiano in Custode l'anno 1603, fatta nuova richiesta, fu subito ricevuta, e nel mese dellìapparizion
di Maria, che fu di Luglio, in quel medesimo mese fu posta la Croce, e dato principio alla fabbrica del
Convento, e fu l'anno 1603, primo anno del Custodiato del Padre Faggiano. Questa fondazione registrata nel nostro Archivio, getta a terra l'opinione di quei, che asseriscono, essere stata l'anno 1618,
Padrone di Presicce D.Filippo Bartolotti, Principe di Castellaneta, per il miracolo d'un Cieco illuminato, pensando, che questo fosse quel Cieco, ch'ebbe la vista; e non sanno, che non uno, ma più Ciechi
furono illuminati, oltre il primo nell'apparizion di Maria; più sordi, più muti, più zoppi, più infermi
a morte ebbero la grazia, la sanità, conforme appaiono i voti di argento, e tavolette appese d'intorno
alla Sagratissima Immagine. Il disegno della Chiesa, fu invenzione del Padrone D.Filippo de Cito, e
la volle con quella Nave a Croce assai bella, per la moltitudine della gente, da ogni parte della
Provincia; da chi han preso l'esempio molti Architetti. Appena gionti gli Riformati, e terminato il
Convento, collocarono la Santa Immagine in una parte della Nave, scolpitali una ingegnosa Cappella
da frà Giuseppe da Soleto, lasciato l'Altar maggiore, come titolo della Madonna degli Angeli, fatto
dipingere un Quadro assai grande, collìIstoria dell'Indulgenza di Assisi, da quel nostro Pittore assai
celebre, fr. Francesco da martina, stupore di chi lo vede. " (ecc. ecc.)
69
IL SECOLO XVII A GIULIANO
Spigolando fra i registri parrocchiali:
Arcipreti: D. Angelo Papa (1578 - 1607); D. Donato Borrello (1607 - 1630/31); D. Antonio
Pipino (1631 - 1640 ); D. Giacinto Damiani (1640 - 1655); D. Antonio Panzera (1655 - 1714).
Altri sacerdoti: D. Ercole Damiano (clerico nel 1584 e già sacerdote nel 1600; è detto di
Aloisio al battesimo del 25.6.1605, e "alias Lattino" in quello del 15.1.1604); D. Gaspare
Damiano (v. già sec.XVI); D. Ottavio Damiano (v. sec. XVI); D. Ottaviano Damiano (figlio del
medico Claudio, n. il 26.3.1618, suddiacono nel 1640, m. 29.9.1680 ad anni 60); D. Giovanni
Giacomo Borrello (di Francesco, n.luglio1608 - m. 20.10.1679); D. Orazio Damiano (presente
nel 1607, m. 10.1.1614); D. Paolo Damiano (v. batt.16.8.1617); D. Francesco Caprario (di
Orazio fu battezzato a capodanno del 1592. Nel 1616 trovò un bambino esposto nella cappella di Santa Maria delle Grazie); D.Francesco Coletta (nato ciorca 1600 morì a 70 anni il
15.5.1670); D.Domenico Deisolda (m. 30.5.1597 a 57 anni); D. Tommaso Damiano (1598 e
1605); D. Ludovico Damiano (diacono nel 1613, sac. nel 1616); D. Domenico Damiano (di
Vitantonio e di Camilla Caputo, n. nel 1587, diacono nel 1611, sacerdote nel 1612 poi parroco
di Patù dal 1618. Sua sorella Nicolina sposò il medico Lucio Bleve di Gagliano. Dotto arciprete ricordato dal Tasselli che lo considerò di Patù, come anche il Maggiulli); D.Domenico
Margarito (m. 4.3.1655 anni 50); D. Nicola Damiano (m. 25.9.1648 anni 40); D. Marcello De
Isolda (sostituto alla morte dell'arciprete Borrello, m. 6.9.1651 a 63 anni); D. Salvatore
Villano (celebra il 1656); D.Giovanni Leonardo Lecci (1632 - m. 1707; celebra il 1657); D.
Giambattista Panzera (celebra il 1659); D. Giuseppe Margarito (celebra il 1659); D. Alfonso
Petracca (celebra il 1659); D.Carlo Coletta (1639 - m. 1719, celebra nel 1664); D. Antonio
Margarito (suddiacono nel 1660, celebra nel 1664); D.Andrea Stefanelli (celebra il 1669); D.
Leonardo Tasco; D. Lorenzo Matri (celebra il 1673); D.Francesco Antonio Panzera (padrino
nel 1674); D. Domenico Deisolda (celebra il 1680); D. Fabio Oronzo Panzera (celebra il 1687
poi parroco dal 1715 al 1737); D. Domenico Lecci (1640 - m. 1698; padrino nel 1690); D.
Lorenzo Margarito (padrino nel 1691); D. Lorenzo Stefanelli (suddiacono nel 1688, celebra
nel 1692); D. Domenico Ciullo (suddiacono nel 1686, celebra nel 1693); D. Giovanni Villano
(celebra il 1695); D. Oronzo Zocco (1696); D. Gaetano Diaz del Gado (celebra il 1695); D.
Pietro Pico (celebra il 1696); D. Gaetano Parisi (celebra il 1696); D. Angelo Orlando (celebra
il 1696);
Religiosi: il 15.9.1646 morì a 78 anni Fra' Francesco Negro. Padre Francesco da Giuliano
francescano ricordato nella Cronica del padre Bonaventura da Lama sotto l'anno 1609 che lo
dice fratello del Dottor Pietro Panzera.
Fra i clerici: suddiacono Ercole di Lupo Damiano come padrino al battesimo del 10.12.1596.
quindi figlio del medico !diacono Giuseppe Damiano (1655); suddiacono Donato Panzera
(1662); diacono Nicola Panzera (1692);
n.b. l'8 febbraio 1650 morì a 97 anni il clerico Giampaolo Palumbo. Era il Dotto ricordato dal Tasselli ?
Certamente nella Cresima del 25 agosto 1613 un Cola figlio di Francesco Borrello fu "tenuto da Donno Gio:
Paulo Palumbo".
Professionisti vissuti nel sec. XVII.
1) Notaio Giacomo d'Isolda (v. sec.XVI . Sposò il 1581 Lucrezia Panzera. Padre del notaio
Francesco).
2) Notaio Francesco de Isolda (Figlio del notaio Giacomo de Isolda di Patù che si era trasferito a Giuliano dove aveva sposato Lucrezia Panzera.Batt. il 15.4.1610 sposò Zenobia Russo di
Napoli detta "la Notarissa"! Morì il 15.6.1663 a 50 anni).
3) Medico Lupantonio Damiani (Sposò Donna Romana Panzera. Fu "offitiato il 17 d'ottobre
70
1607 quale li mesi passati partì da questa vita").
4) Dottor Giacomo Antonio Pipino (nativo di Poggiardo, si sposò a Giuliano con Beatrice
Borrello. Qui morì a 88 anni il 27.9.1643. Padre dell'Arciprete D.Andrea Pipino nato a
Poggiardo.).
5) Notaio Geronimo Panzera ( già tale fra i padrini del 1597, sposò Caterina Borrello).
6) Notaio Scipione Panzera (presente ad un matrimonio del 1603 - v. sec. XVI- padrino nel
1587).
7) Medico Fabio Pico (sposò il 20.11.1605 Caterina Papa - m. 10.2.1651 ad anni 77).
8) Medico Nicola Pico (di Fabio, n. circa il 1607 sp. Beatrice Riccio di Otranto, morì il
24.12.1650 a 43 anni).
9) Medico Claudio Damiani (Figlio del quondam Geronimo nel 1619, già medico nel 1611, morì
il 22 luglio 1655. Sposò donna Simina Angelini morta a 75 anni il 1.8.1653. Morì il 22 luglio
1655).
10) Medico Carlo Damiano (Figlio del medico Claudio, n. l'11.6.1620, fratello di D.Ottaviano)
11) Dottor Francesco Giuranna (Di Presicce visse a Giuliano e vi morì il 31 ottobre 1662 a 50
anni).
12) Dottor Pietro Panzera (Avvocato. Figlio del notaio Geronimo fu battezzato il 25.11.1598
e morì l'8 maggio 1666).
13) Notaio Angelo Coletta (Sposò il 14.12.1622 Aurelia Borrello detta "la Notarissa" nel 1643
figlia di Cola Borrello e di Antonicca Carbone morta a 70 anni il 14 agosto 1674. Il notaio
Angelo Coletta morì a 80 anni il 20 agosto 1676).
14) Notaio Francesco Margarito (Figlio di Gio.Alfonso nacque il 1.1.1623 e morì il 9 dicembre
1686 a 63 anni). (*)
15) Medico Giuseppe Pico (figlio di Nicola, n. 20.1.1638 e morto il 31 luglio 1688 a 50 anni).
16) Medico Francesco Coletta (figlio del notaio Angelo. Nato il 1626, già sposato con Donna
Porzia Fersini di Salignano morta a Giuliano il 16.11.1652 a soli 25 anni, si risposò con Donna
Sibilla Cazzante di Galatina. Morì il 12 agosto 1696 a 70 anni).
17) Dottor Giangiacomo Borrello (Sacerdote, n. 1609-+1679).
18) Dottor Giampaolo Borrello (v. sec. XVI, Ms = Magnificus nel 1613).
19) Medico Donato De Capo (padrino nel 1699; sposato con Anna Cicco).
20) Medico Oronzo De Leone (" doctor chirurgus"- padrino nel 1700).
21) Dottor Carlo Panzera (padrino al battesimo del 26.12.1689).
Note : Notaio Francesco De Isolda : di lui si conserva nell'A.S.L. il protocollo dell'anno 1660.
(*): Notaio Francesco Margarito. Molti atti del notaio Donnicola di Castrignano riguardano il Not. Margarito
Francesco di Giuliano ! Il notaio Margarito "divino lume inspirato " costituì a novembre del 1684 un beneficio laicale all'altare della cappella ubi dicitur la Madonna de Verito sita in feudo Pati ". In un suo rogito del 28
febbraio 1679 risulta domiciliato a Giuliano "in loco detto la strata della lista". Nell'A.S.L., scheda 43/1, sono
conservati i suoi 14 volumi di Protocollo compilati dal 1668 (in realtà un solo atto per quest'anno datato 28
dicembre 1668) al 1685, un volume di Indici dei suoi atti redatti dal 1669 al 1684, però erroneamente schedato col cognome Mogavero. Sposò Caterina Panzera.
+ Notaio Giacomo de Hysolda ricordato in un atto del 18.7.1609 del notaio Tasco Febbraro di Morciano. Si
ricorda suo atto del 15.12.1598 (not. Tasco Febbraro prot.1615 e nel 1633 altro atto dell'8.3.1599). Era di Patù
ma si sposò a Giuliano con Lucrezia Panzera da cui ebbe Francesco de Isolda anch'esso Notaio battezzato a
Giuliano il 15.5.1610 e qui morto il 15.6.1663 a 50 anni, del quale in A.S.L. si conserva il solo Protocollo dell'anno 1660 . (scheda……..) elencato sotto la piazza notarile di Castrignano del Capo.
+ Medico Fabio Pico, che sposò Caterina Papa, sorella di D. Nicola Papa .(V . not. Tasco Feb. Prot. 1621).
+ Medico D.r Gio:Tomaso Serafino de Juliano (V: atto Tasco Feb. Prot.1624 atto del 21 maggio).
+ Medico Angelo Serafini "commorante Litij" (V. atto Tasco Feb. In un Testamento del 16.11.1624).
D.r Pietro Panzera: in un battesimo del 1660 intervengono come padrini due suoi figli, il clerico Antonio e
Donata, detti "filii Doctoris Petri Panzera et Dominae Lutiae d'Antonij".
In un battesimo del 1686 compare come padrino il "fisicus" Michael Lecci.
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Artigiani (qualificati "magistri", cioè mastri):
1) Magister Angelo Villano (morto il 26 febbraio 1683 a 50 anni è ricordato anche come
"Ingegnero" e nel 1657 risulta sposato con Maria Magazzeno).
2) Magister Domenico Marino (morto il 27 giugno 1683 a 35 anni).
3) Magister Matteo Stefanelli (morto il 10 gennaio 1697 a ben 109 anni !!!).
4) Mastro Agostino Damiano (v.sec.XVI, sposato con Domenica Franza).
5) Mastro Mario Alemanno (presente nel 1602).
6) Mastro Alessandro Damiano (presente nel 1607, sposato con Laura Chiffi di Castrignano).
7) Mastro Federico Damiano (presente nel 1611, sposato con Lucrezia Formoso).
8) Mastro Vincenzo Damiano (presente nel 1615, sposato con Prudenza Panzera).
9) Mastro Vito Bruno di Lucugnano (presente già nel 1626, sposato con Antonia Panzera).
10) Mastro Giovanni de Leone (sposato con Livia Palumbo, presente nel 1601).
11) Mastro Domenico Stefanelli (registrato anche come Stefenello sposò Livia Bisanti).
12) Mastro Antonio Panico (padrino in un battesimo del 1665).
13) Mastro Francesco Pizzolante (sposato il 1679 con Margarita Turso).
14) Mastro Domenico Orlando (sposato il 1679 con Francesca Urso).
15) Mastro Francesco Villano (padrino in un battesimo del 1683, sposato con Antonia
Damiano).
16) Mastro Angelo Orlando (padrino in un battesimo del 1684).
17) Mastro Donato Margarito (sp. il 1674 con Laura Fersurella e poi con Antonia Musio. Morì
il 29.11.1717 a 75 anni).
18) Mastro Domenico Panico (sposato il 1689 con Laura Fersini).
19) Mastro Raffaele Guido (sposato il 1689 con Cristina Deisolda).
20) Mastro Oronzo Marzo (sposato il 1690 con Maria Rizzo).
21) Mastro Fabio Margarito (sposato il 1670 con Porsia De Angelis).
E fra i forestieri che si stabilirono per un certo tempo a Giuliano troviamo i
seguenti "Magistri":
22) Mastro Vito Bruno di Lucugnano che sposò a Giuliano Antonia Panzera prima del 1626.
Altre personalità: Magnifico Claudio Damiano (v. batt.dell'11.6.1604); il caporale della Torre
Vecchia Gio. Carlo Stampedj; il "Sopraguardia de Ispania" Michele Diaz del Gado morto il
1.9.165? (altrove "Michiel d'Algados spagnolo", che il 13.6.1632 aveva sposato Francesca
Panzera); Pellegrino e Francesco de Lorenzis della città di Lucca, il primo sposato con
Annuccia Turnora di Nola "hic commorantes".
n.b. Un Mastro Orazio Caputo di Lucugnano è presente come padrino a Castrignano ad un battesimo del 1603.
Lasciti alla Chiesa nel registro dei morti dal 1607 al 1615:
1) +15/1/1608 Angelo Damiano: 30 ducati, di cui uno alla Madonna degli Angeli di Presicce.
2) +25/4/1608 D.Orfeo Pacili: 10 carlini alla Madonna Santissima di Leuca ("dell'Leuche");
10 carlini al Rosario; 10 carlini all'Altare maggiore.
3) +21/2/1609 Sibilla Filippa: 4 piedi d'olive al SantissimoRosario; 1 tarì alla Madonna di
Leuca.
4) +15/9/1609 Geronimo Panzera: 10 ducati, cioè un ducato all'anno per dieci anniversari di
messe.
5) +23/9/1609 Sicilia Borello: una tovaglia all'altare del Santissimo Rosario.
6) +14/1/1610 Lupa Giacca (moglie di Antonio Margarito): 5 carlini alla Madonna Santissima
di Leuca ("dell'Leuche"); 5 carlini al Rosario; 5 carlini all' "Altare privileggiato".
7) +28 /2/1610 Antonia Roberto: ogni cosa alla chiesa.
8) + 6/7/1613 Cesare Caputo: una quarantana.
9) + 26/5/1615 Isabella Colonna: un velo alla Confraternita del Santissimo Sacramento; un
viglieno alla matrice; una gonnella alla Confraternita del Santissimo Rosario per farne un
panno d'altare; una tovaglia alla Madonna santissima degli Angeli; un tarì alla Madonna
72
Santissima di Leuca ( "del Leuche").
n.b. la stessa lasciò un mobile a Rosa sua zia, e metà della casa a Paolo figlio di Romana Margarito.
10) + 27/7/1615 Marzia Margarito: 4 quarantane da dirsi in 8 anni e ogni anno l'ottava parte.
Spigolando fra gli atti notarili: "strada dello sabolo o dellu sabulo" (1681 not.43/1
e1694 not. 23/2); "strada dello Mentone" (1677 in 43/1); "strata della lista" (1679
not.43/1); "24.2.1680. Pro Reverendo Ruberto Ungaro Cappellano della Cappella di S. Lucia a
Giuliano"; "3.3.1680. Cessio et transatio - di beni di D. Andrea Cicinello Civitatis Neapoli
Juliani degente".
(in due atti notarili del notaio Francesco Margarito - 43/1 - in protocollo del 1680 pp. 11-13).
1602: Nell'anno 1602 Ettore Brayda vendè libera la città di Alessano con i
suoi Casali di Patu, Castrignano, con la quota parte dei Casali di GIULIANO,
Salignano et Arigliano con 1.e et 2.e cause. (Assenso in Quinter. 26 fol. 155
per ducati 26500 a Fabrizio Guarino, il quale la rifutò a D. Emilio suo figlio).
(Vol. XXVIII - B - 19 in Manoscritti della Biblioteca di Storia Patria di
Napoli).
1606: Nel volume 121 dell'anno 1639 a pag 133 dei cosiddetti Cedolari Nuovi
si legge: "In Cedulario ab anno 1606, et per totum annum 1610 dittae
Provinciae Terrae Hidrunti Liber 184 notatum taxatus”
Rafael de falconibus inter alia
Pro
Ruffiano
"
Parte sua S.te Dane
"
3.a parte Salve
"
in (Ducati) 37 . 3. 18
Juliano
"
Notizie archivistiche in materia feudale riguardanti Giuliano conservate nell'archivio di Stato di Napoli .
n.b. Nell' Archivio di Stato di Napoli la serie dei CEDOLARI relativamente a Giuliano risulta così inventariata:
Inoltre nello stesso archivio nella serie delle cosiddette INTESTAZIONI
FEUDALI per Giuliano risultano i seguenti documenti:
Altra serie particolare di natura feudale detta delle REFUTE DEI QUINTERNIONI, (ossia i registri che riportavano le rinunce di successione in un
1639
Vol. 21
fol. 43 t.o
Guarino Fabrizio
1639
Vol. 21
fol. 133
Cicinello Fabio
1654
Vol. 22
fol. 347 t.o giurisdizione
Cicinello Gio:Battista
1686
Vol. 23
fol. 941 t.o
Cicinelli Giovanni
1701
Vol. 24
fol. 229
Guarino Antonio
1735
Vol. 27
fol. 105 t.o
Cicinelli Giov. Battista
1774
Vol. 30
fol. 149 t.o
Cicinelli Giulia
1790
Vol. 31
fol. 644
Caracciolo Cicinelli Giovanni
1790
Vol. 32
fol. 658 t.o
Maglietta Gioacchino
73
feudo in favore di altri) riporta documenti sulle vicende feudali di Giuliano:
1607: con atto notarile Matteo Panzera di Giuliano acquista da Giovanni
1774
1786-1788
1790
1791
Fascio
Fascio
Fascio
Fascio
e
e
e
e
fascicolo
fascicolo
fascicolo
fascicolo
56/845
56/852
32/504
32/503
Cicinelli Giovan Battista
Caracciolo Cicinelli Gio:Andrea
Maglietta Gioacchino
Caracciolo Cicinelli Gio:Andrea
Maruccia e fratelli di Vito un pezzo di giardino con alberi comuni a
Castrignano "ubi dicitur la ferrarella".
1609: Si legge nella Cronica de' Minori Osservanti Riformati della Provincia
1774 Fasc. e pagg. 231/127-142
1788 Fasc. e pagg. 236/61-70
1790 Fasc. e pagg. 236/169-172
Giovanni Andrea Cicinelli a Giulia Maria Cicinelli
Giulia Maria Cicinelli a Gio: Andrea Caracciolo Cicinelli
Giovanni Andrea Caracciolo a Gioacchino Maglietta
di S.Nicolò del padre Bonaventura da Lama: "Vita del venerabile Fra'
Silvestro da Cupertino Laico, (nato a Copertino il 13 gennaio 1581) e morto à
18 Luglio 1621"… "L'anno 1609 passato per Leuca col P. Monti à visitare quell'antico Santoario
della Madre di Dio, li convenne passar da Giuliano, e pernottare in casa di Pietro Panzera, Dottore
di legge, e principale del luogo; fu pregato il P. Monti dal padron della casa, e fratello del P. Francesco
da Giuliano, che comandasse à fr. Silvestro …"
1612: I Preti ed i Chierici di Giuliano reputando di aver diritto a particolari
esenzioni fiscali si rifiutano di pagare la tassa della bonatenenza sui contratti di affitto, donazione e successioni legittime. A tal fine la Regia Camera
della Sommaria di Napoli, sulle rimostranze del Capitano di Giuliano, spedisce
loro un' "ortatoria" per l'osservanza dei decreti ad hoc dalla stessa emanati. (A.S.N. - Camera della Sommaria - fondo: Real Giurisdizione - vol. 179, fasc. N. 70 - anno 1612).
1612: Un autore rimasto anonimo scolpisce per la Matrice un bassorilievo
policromo molto suggestivo raffigurante il tema della Pietà commentando la
scena con questa iscrizione apposta in calce :
NULLA NOVIT GENITRIX
ANGUSTIA TAM DURAS
QUAM HAEC
CUM PLAGAS COMPINGERE
CAPITIS PUNCTUR(AS)
AC SPINA ET OPP(RIMI)
FILUM IN CRUCE
VIDIT
1612
(Traduzione: Nessuna madre ha sopportato pene tanto atroci quanto Costei quando vide
infliggere le percosse, le trafitture del capo e le spine e martoriare il Figlio sulla croce.
1612. n.b. fra parentesi le lettere non più visibili. Il bassorilievo si trova precisamente a
mano destra di chi entra in chiesa).
74
1607-1615
N.B. Interessantissima la comparsa in questi conti della emblematica figura femminile della Notarissa. In altri
atti risulta essere Zenobia Russo di Napoli moglie del Notaio Francesco D'Isolda (1610-+ 1663). Rogava atti
anche lei ? Senza dubbio no. Il soprannome le derivava semplicemente dalla professione del marito.
Sproviero: in dialetto spurieri = padiglione del letto, cortina, zanzariera, tenda; dal francese medievale = esprevier = da cui il napoletano sproviero e il calabrese sprurieri. Qui è il baldacchino.
Stame: ordito, fili tesi orizzontalmente nel tessere.
Rammenare: sfioccare la lana, dipanare i fiocchi di lana, o cardare la lana.
Rotoli: per lana rotoli diece = cioè 1 rotolo = grammi circa 890; 10 rotoli = kg. 8,900 grammi = circa 9 kg.
Altri conti seguono nelle restanti tre pagine finali del registro dei defunti dal 1607 al 1615 per diverse spese
riguardanti il vestiario (calze, scarpe a tacco); vettovaglie: grano, olive del trappeto, "orgio", lino ecc.; un conto
d'Alessandro e un conto di Francesco Panzera (in cui si nota la spesa di grane 25 alli soldati e di "5 carlini che
diedi ad Hercole Caputo") ed infine una "nota del macinato di Salvatore di Solda".
1616: Il 17 settembre 1616 fu trovato dal sacerdote D. Francesco Capraro e
da Vincenzo De Blasi un bambino dell'apparente età di 8 giorni "expositus in
cappella Sanctae Mariae della Gratia in platea prope Ecclesiam parrochialem"
che fu battezzato lo stesso giorno da D. Giovanni Antonio Panico col nome di
Giovanni.
1620: Per devozione ed iniziativa del sacerdote Don Gaspare Damiani viene
innalzata all'uscita del paese nel punto in cui la strada extraurbana di ponente conduce a Barbarano una Cappella dedicata alla Madonna Immacolata.
Poiché sorse in località detta Lame, allora contrada acquitrinosa e disseminata di canne, dove la Vergine sarebbe apparsa ad alcuni contadini in un fondo
omonimo vicino ora occupato dalla stazione dei carabinieri, la cappella prima
fu detta della Madonna delle Lame e poi come ancora si usa Madonna del
Canneto. L'avvenimento può dedursi da un'iscrizione che ancora oggi se pur
a fatica può leggersi sull'architrave della porta maggiore :
VIRGINIS AVXILIO CVRAVIT CONDERE CASPAR
SECLA BIS FVERE OCTO ANNI BISQVE FVERE DECEM MAG… 16(2)0
Traduzione: "Gaspare con l'aiuto della Vergine fece costruire |questa chiesa|. I secoli
furono due volte otto e gli anni furono due volte dieci. Mastr (?)… 1620". Uno personaggio
che porta il nome Gaspare nei secc. XVI e XVVII come si desume dai registri parrocchiali è
il sacerdote D. Gaspare Damiani già attivo nel 1583 e che nel 1628 era titolare del beneficio della Pietà. La cifra 2 dell'anno è illeggibile, ma si desume dal calcolo dell'anno espresso
con un' invenzione barocca propria di quel secolo. Si rilevino le forme latine anomale di Secla
per Specula, Fuere per Fuerunt, e forse è da intendere Magistero l'incompleto Mag… che
precede l'anno 1620).
1621: Il 17 dicembre 1621 l'arciprete di Giuliano "D. DONATO BORELLO", in
qualità di procuratore, si reca a Roma e consegna presso la Congregazione del
Concilio la Relazione sulla diocesi di Alessano compilata il 2 novembre dal
Vescovo Mons. Nicola Antonio Spinelli per il XII triennio.
75
SPESA FATTA ALLI SPROVIERI PER LANA ROTOLI DIECE
D. 2. 0. 10
In primis pagati per squadrare la prima lana un carlino
D. 0. 0. 10
Item pagati per squadrare l 'altra lana grane 1 e ½
D. 0. 0. 1 ½
Item pagato per rammenare rotoli 40 di lana a due grane il rotolo
D. 0. 4. 0
Item pagato per pettinare undicj rotoli di stame pettinato à sei grane il r.loD. 0. 3. 6
Item per rotoli undici à grane otto il rotolo pettinato
D. 0. 4. 8
Item per nove rotoli di anima pettinata a sei grane il rotolo
D. 0. 2. 14
Per cinque rotoli di trama filata à un tarì il rotolo
D. 1. 0. 0
Per nove rotoli di anima filata carlini vi
D. 1. 3. 10
Per novanta braccie di stame à grane 2 lo braccio sono
D. 2. 2. 0
Per ottanta cinque braccie di stame filato
D. 2. 0. 12
D. 12. 1. 3
Lana filata dalla Notarissa
D. 0. 2. 10
Filatura e pettinatura
D. 0. 3. 0
Tessitura ducati cinque sono un tarì
D. 1. 4. 10
Quatisciatura
D. 3. 3. 10
D. 9. 2. 10
D. 12. 1. 3
D. 21. 3. 9
76
EDITTI DEL VESCOVO DI ALESSANO
1624: "Anno Domini 1624. A le 15 di settembre terza domenica di detto mese
fu pubblicato da me D. Donato Borello Arciprete di Giuliano nella parrocchiale chiesa di detto loco un editto mandato dal Signor Vicario d'Alessano per
tutta la diocesi, dove s'ordinava che si publichino alcune costitutionj synodali, e precise quella sotto titolo de hareticis, et anco in detto giorno fra le
solennità della messa si publicò la detta costitutione synodale de hareticis, e
la costitutione anco de Usuris, et anco la costitutione synodale de falsarijs,
e questo fù in presenza di tutto il popolo, et in fede l'hò notati qua di propria mano Io predetto Arciprete D.Donato ut supra. Testimoni furno D.
Marcello de Hysolda, Tarquinio Panzera, Horatio Caputo et Altrij. Io D.
Donato Borello ut supra. "-" A di 15 di Dicembre 1624 da me predetto
Arciprete furno pubblicate il sopradetto Editto e costitutionj synodalj nella
terza Domenica che fù questo giorno nelle sollennità della messa, in presenza di D. Gio:Antonio Panico, D. Scipione Margarito, Matteo Panzera e di tutto
quasi il popolo, et in fede l'hò scritto di propria mano data ut supra. Io D.
Donato Borello Arciprete ut supra".
1625: "A di 16 di Marso 1625 da me D. Donato Borello Arciprete di Giuliano
sono stati publicatj l'editto, e costitutionj synodalj sopra dette nella chiesa
parrocchiale di detto loco fra le solennità della messa in presenza di D.
Francesco Panzera, d. Marcello d'hysolda, D.Angelo Margarito, et altrj, et in
fede l'hò scritto li predetti di propria mano data ut supra. Io D.Donato
Borello Arciprete ut supra. Alle 15 di giugno 1625 Io predetto Arciprete in
questo giorno di Domenica 3.a di detto mese ho pubblicato fra le solennità
della messa il sopradetto editto, e costituzioni synodalj in presenza di Gio:
Alfonso Margarito, Not. Angelo Coletta, Alessandro Margarito, ety altrj et
in fede hò scritto la presente di propria mano data ut supra. Io D.Donato
Borello Arciprete ut supra. Alle 21 di settembre 1625 terza Domenica di
detto mese Io predetto Arciprete publicaj fra le solennità della messa nella
mia parrocchiale li sopradetti Edittj e Costitutionj synodalj in presenza derl
popolo, et in fede hò scritto la presente di propria mano.Io D.Donato Borello
Arciprete ut supra".
1627: L'arciprete di Giuliano "D.DONATO BORELLO" (come si firma) in qualità di procuratore del vescovo, rimette a Roma presso la Congregazione del
Concilio, la Relazione sullo stato della diocesi di Alessano compilata il 10
novembre 1627 dal vescovo Mons. Nicola Antonio Spinelli per il XIV triennio.
1628: Patente con cui Vincenzo Damiano di Giuliano viene nominato caporale
della torre marittima di Leuca detta Nova o di Filippo II i cui ruderi si vedono ancora nelle adiacenze del Faro di Santa Maria di Leuca .
77
4 agosto1628
"Patente del Caporal de la Torre di Santa Maria de Leuche territorio de
Saliniano Provincia de Otrento en persona de Vincentio Damiano. Die 4.a mensis Augusti 1628. Nespoli . Predittus Vincentius Damianus prestitit solitum
juramentum in posse Illustris don Joannis Enriquez Marchionis Campie
D. Antonio Alvarez de Toledo y Beaumonte del Consiglio del Stato de sù Majestad .
Haviendo mostrado la esperienza que por lo passado las fustas de Corsarios enemigos de nuestra Santa
Fe' Catholica ponno ser descubiertos ha far mucho danno en los vassallos de su Majestad que habitan
cerca de las marinas deste Reyno se determinò con maturo acierdo para evitarlo, que por toda l'estade
las dichas marinas se fabbricasser Torres y se putiesser torrieros en los sitos para a proposito poder
desde ellas descubrir las fustas y baseles qui veniessen ( con haber de dia ahumadas y de noche fuegos
) paraque per todas partes se teniesse sobre el aviso y se previniesse los muchos inconvenientes que de
sobresalto se podraria sequir y por que entre las otras torres que en la Provincia de Tierra de Otrento
estan construidas para el decho effecto ay una llamada la torre de Santa Maria de Leuche territorio
de Saliniano que esta vaca del Caporal y siendo necessario que demos de los personas que se han deputado o diputaren para su guardia aya una que ser cabeza y que este con grande attencion y vigilancia
exdescubrir los baxeles y ser aldamente (segundo semos imformados) stay y otras fustas que para tal
caso se requieren en Vos Vincentio Damiano junta estahora sopra la mano derecha anno tricynta y
cinco nacido en Juliano eligimos y deputamos por cabeza de la dicha Torre y de los companeros que em
essa estan ò istruierem por el dichi effecto por tempo de anno ò mas de niestro beneplacito que se
comenzara a contar desde el dia que tomaredes la possession en adelante con salario de quattro ducados al mese el qual los ha de pagar de la situacion y imposicion que sta lecha en la Carta militar para
la paga de las dichas Torres por el Perceptor de la dicha Provincia … ecc…..ecc…
Para declaracion de lo qual avemos mandado dar la presente firmada de nuestra mano sellada con nuestro secilo y referendada del nuestro infranto Secretario . Datum en Napoles a' vigenti y ocho de Julio
1628 .
El Duque de Alva. adest sigillum.Franciscus Antonius Galanus secretarius " .
78
UN TRIENNIO STRAORDINARIO E TERRIBILE
1628-1630
Già di per sé gli anni che vanno dal 1628 al 1630 nella storia generale del
regno di Napoli sono stati abbonantemente studiati per la grande depressione economica di quel periodo che si accompagnò a miseria, carestia e morte.
Anche nella provincia di Terra d' Otranto non mancarono cronisti che ne sottolinearono la difficile congiuntura ed infatti (vedi libri di Santa Maria).
Straordinario però dal punto di vista religioso perché proprio allora gli sforsi della chiesa per diffondere ed inculcare saldamente nel popolo e nel clero
i decreti della riforma tridentina furono premiati dall'opera incessante e
costruttiva delle missioni domenicane che diedero un impulso decisivo non
solo alla promozione e costituzione di varie congregazioni e confraternite laicali (soprattutto in onore della Madonna come avvenne a Castrignano) ma
anche al diffondersi di una vasta e variegata letteratura religiosa che nei
paesi più retrivi sfociava spesso nell'aneddotica popolare frammista a superstizioni. E' il sorgere anche della cultura popolare fatta di leggende apocrife, di racconti, di aneddoti e di canzoni dialettali mutuate queste ultime dai
poeti minori del sec. XVI le cui composizioni si ritrovano diffuse appena con
qualche cambiamento lessicale in vari dialetti del meridione. In questo clima
di fermento religioso e di straziante povertà a Giuliano le cose assunsero i
toni grevi di un fenomeno ancor più triste causato dal contrasto insanabile
fra il potere clericale e il potere baronale che si risolse alla fine in maniera
drammatica con l'assasinio dell'arciprete Borrello per mano dei sicari del
feudatario locale: il famigerato barone Cicinelli che negli anni successivi continuerà a vessare i suoi sudditi macchiandosi di altri delitti. Ed anzi si può
dire che proprio a Giuliano, fece il suo esordio ed apprendistato in simili
misfatti, dando al paese una sterzata decisamente negativa e nettamente in
contrasto con l'elevato livello culturale di numerosi suoi cittadini. Intanto
fatto non meno significativo fu la visita in paese del Visitatore Apostolico
che nelle sue relazioni ci offre un affresco più particolareggiato dello stato
ecclesiastico del luogo .
79
L'INCHIESTA A GIULIANO DEL VISITATORE APOSTOLICO MONS.
PERBENEDETTI
1628: Visita Perbenedetti. Inviato dal Papa, dopo aver visitato la diocesi di
Lecce, giunge il 5 febbraio 1628 ad Alessano il Visitatore Apostolico Mons.
Andrea Perbenedetti per indagare e rapportare sullo stato degli edifici e
delle istituzioni ecclesiastiche e particolarmente sulla condotta morale e
religiosa del clero della città e delle parrocchie di tutta la diocesi. La sua
permanenza durò quasi un mese (fino al 3 marzo) durante il quale anche
Giuliano fu oggetto della sua indagine. Il 18 febbraio procedette innanzitutto a interrogare 4 sacerdoti giulianesi, e cioè D. Marcello De Isolda, D.
Andrea Pipino, D. Nicola Panera e prima di tutti l'Arciprete Don Donato
Borrello ancora del tutto ignaro della sua incombente disgratissima vicenda
personale che lo portò a morte violenta per mano dei sicari del barone
Cicinelli. Quindi il 24 febbraio passò a Giuliano per visitarne le chiese.
Rispetto al 1590, al tempo della prima descrizione della parrocchia che si
conosca, Giuliano era cresciuta vistosamente sia dal punto di vista demografico che da quello culturale e religioso. Dalla tabella che si sottopone al lettore e' facile riscontrare i termini di questo progresso che lo portò ad attestarsi al quarto posto, dal sesto occupato nel 1590, nell'ambito delle altre
quattordici località che costituivano la diocesi di Alessano.
(*) + 10 canonici .
Ed ecco i verbali che qui si ripropongono tradotti dal latino nella parte relativa alle domande del Visitatore :
(1)
GIULIANO
( Interrogatorio dell' Arciprete Don Donato Borrello )
(pag. 71). Il 18 febbraio 1628 fu chiamato Don Donato Borello arciprete, e
sacerdote del casale di Giuliano, di età di circa 51 anni, ed esaminato fu come
qui di seguito dal Reverendissimo Signor Visitatore Apostolico.
Domandatogli da quanto tempo abbia ottenuto l' arcipretura, e da chi
Risponde: "Sono vint' uno anni che io l' hebbi da Roma".
Domandatogli se all' arcipretura sia annessa la cura delle anime
Risponde: "Signorsì".
Domandatogli quante siano le anime a lui soggette e se frequentano i sacramenti
Risponde: "Saranno da ducento cinquanta di confessione, et communione, e centocinquanta piccoli".
Domandatogli se ogni anno a Pasqua faccia lo stato delle anime per conoscere i non confessati e i non comunicati
80
Risponde: "Signorsì che lo faccio ogn'anno la Pasqua quando si communicano, e ne porto la nota a
Monsignore e se succedesse, come non è successo ancora che qualch'uno restasse a non confessarsi se ne
dà relatione a Monsignore dal quale se li concedono otto giorni di dilatione, e se in detto tempo non
obediscono all' hora si procede con censure".
Domandatogli se abbia qualche beneficio ecclesiastico
Risponde: "Signornò".
Domandatogli quanti siano i confessori approvati dal Vescovo e chi siano
Risponde: "Io et un altro nomine D. Marcello De Solda, chè mio sustituto quando me ritrovo assente; et D. Angelo Margarita confessa solamente li preti".
Domandatogli da quanto tempo il Vescovo non avesse visitato la sua parrocchia
Risponde: "Sarà vicino a un anno, et ogn' anno lo visita, et quando bisogna tiene anco la cresma".
Domandatogli se conosca qualche prete o chierico che frequenta donne disoneste, o porta armi, o si lascia crescere i capelli lunghi, o giochi a dadi
Risponde: "Uno solamente se ritrova haver prattica di donna, il quale hà nome D. Paulo Damiano
sacerdote participante, et ha ingravidata una donna, et doppo hà cercato d'avvelenarla come con effetto è ritrovato il veleno, et esso va fuggendo per la campagna armato, né credo che ve ne siano altri".
Domandatogli se vi sia qualcuno dei preti che non sappia leggere e cantare
con competenza
Risponde: "Signore, non ci è nessuno, ma tutti leggono competentemente, ma di canto pochi ce ne
sono che se n' intendono" .
Alessano (*)
Sacerdoti
Edifici sacri
visitati
10
15
Popolazione
nel 1590
1071
Popolazione
nel 1628
1100
Arigliano
2
1
180
180
Caprarica
-
2
127
-
Castrignano
1
3
456
-
Corsano
3
2
700
600
Gagliano
3
2
1017
1100
Giuliano
4
5
500
682
Leuca
-
1
-
-
Montesardo
4
10
515
-
4
430
-
Località
Patù
6
Salignano
2
2
250
500
San Dana
1
1
180
28
Tiggiano
4
5
394
550
Tricase
9
8
1207
1526
Tutino
9
3
632
680
Interrogatus an sciat aliquem desupradictis festinanter celebrare missas et
divina officia non servatis ceremoniis
81
Respondit: "Signore, non ci sono di queste cose" .
Domandatogli se i chierici servino nei giorni festivi
Risponde: "Tutti servono perché ci è l'ordine di Monsignore che chi non serve paga di pena quattro
carlini".
Domandatogli se sappia che qualcuno di essi sia simoniaco, blasfemo, usuraio,
giocatore, o smerci oggetti ecclesiastici
Risponde: "Non ci è altro, eccetto che D. Paulo Damiano che sà giocare a carte".
Domandatogli se recitino gli uffici divini per rescritto vescovile, e se nei
giorni feriali si reciti l'ufficio della Beata Vergine Maria, ed anche l'ufficio
dei morti
Risponde: "Noi non havemo obligo di servire la chiesa, ma solamente per nostra devotione diciamo
l' officio con le prime et seconde vespere et messa cantata li giorni festivi, et l' altri giorni ogn' uno se
lo dice privatamente".
Domandatogli di dire quanto tempo il morto sia solito essere lasciato fuori
terra fino al suo seppellimento
Risponde: "Secondo l' huomo che muore: se è decrepito, o altro all' hora si tiene meno di vintiquattro hore, ma per l ' ordinario stanno vintiquattro hore, et Monsignore ci ha posto pena sopra questo di
cinquanta ducati".
Allora il Reverendo Visitatore, viste le bolle delle sue ordinazioni, gli ingiunse di sottoscriversi.
(firmato) Io D. Donato Borello Arcip(re)te di Giuliano hò deposto ut s(upr)a
(2) Interrogatorio di D. Marcello De Isolda
(pag.72). Lo stesso giorno (18 gennaio 1628) fu chiamato D. Marcello De
Isolda sacerdote del detto casale di Giuliano di circa 43 anni ; domandatogli
dal Reverendissimo Visitatore Apostolico da quanto tempo sia sacerdote
risponde: "Io me ritrovo sacerdote dall'anno 1609 ordinato da Monsignor D.
Celso Mancini olim Vescovo della città d' Alessano, et nostro padrone".
Domandatogli se abbia qualche beneficio ecclesiastico
Risponde: "Io hò un beneficio sotto il titolo dell'Annuntiatione della Madonna il quale mi rende
ducati dieci incirca, con peso di due messe il mese".
Domandatogli in che cosa consista il suo patrimonio
Risponde: "Il mio patrimonio consiste in terre seminatorie, et olive, quale mi renderanno da vinti
ducati a(n)nui".
Domandatogli se celebri di continuo, e in quali chiese
Risponde: "Io celebro di continuo nella chiesa matre, et in altre chiese dove ritrovo l'elemosina".
Domandatogli se mai sia stato inquisito, carcerato, e processato
Risponde: "Signornò".
Domandatogli se servi la chiesa cui è ascritto
Risponde: "Io servo la chiesa matre di Giugliano, ma per devotione non che ci sia obligo".
Domandatogli in che cosa si eserciti
82
Risponde: "Io attendo alla chiesa, et doppo quando vado fuora alle mie possessioni e quando sto
studiando la Summa Toleto, et il Scrutinio".
Esaminato nell'esposizione delle Epistole fu trovato mediocre nella lingua
latina, e dopo aver controllato le bolle dei suoi ordini, e del beneficio gli fu
comandato di sottoscriversi.
Io D. Marcello de hysolda hò deposto ut sup(r)a .
n.b. Il " Toleto " letto da D. Marcello De Solda è la "Summa de instructione sacerdotum di Francesco Tolet
(Toledo) stampata a Lione ("Lugduni") nel 1591 e più probabilmente l'altra edizione del 1599, rivista e accresciuta, uscita col titolo "Instructio sacerdotum …poenitentium". Riguardo all'altro libro letto da D.Marcello
dovrebbe trattarsi dello "Scrutinio spirituale" di autore incerto.
(3)Interrogatorio di D. Andrea Pipino
(pag.72v.). Lo stesso giorno (18 febbraio 1628) fu chiamato D. Andrea Pipino
sacerdote della terra di Poggiardo, diocesi di Castro, di circa 34 anni, e
domandatogli dal Reverendissimo Signor Visitatore Apostolico in che modo si
trovi nel detto casale di Giuliano
Risponde: "Io me ritrovo in detto casale perché mio padre habita a questo luogo".
Domandatogli se in detto castello ("oppido") abbia qualche beneficio ecclesiastico
Risponde: "Io hò un beneficio nel detto casale sotto il titolo di S. Nicola, il quale mi rende ducati
quaranta annui, con peso d'una messa il giorno".
Domandatogli se mai sia stato in quisito, carcerato, e processato dal suo
Vescovo ("Ordinario")
Risponde: "Una volta son stato inquisito dal mio Ordinario per una rissa, che doppo ne fui assoluto".
Domandatogli se di continuo celebri, e in quali chiese
Risponde: "Io celebro di continuo alla detta cappella".
Domandatogli se sappia qualcuno dei predetti preti essere simoniaco, blasfemo, usuraio, giocatore, e dedito allo spaccio di oggetti ecclesiastici
Risponde: "Signore, io non lo so".
Domandatogli se sappia che qualche prete o chierico pratichi donne di malaffare, porti armi, o si lasci crescere lunghi capelli
Risponde: "Signornò".
Domandatogli in cosa si eserciti, e in quale chiesa egli servi
Risponde: "Io attendo all'officio et a dirmi la messa, et leggo qualche libro spirituale; io servo la
detta cappella del mio beneficio, et vado anco alle vespere nelli giorni festivi alla chiesa di Giugliano".
Allora il Reverendissimo Visitatore, viste le bolle dei suoi ordini, e del beneficio, comandò che si firmasse.
Io D. Andrea Pipini hò deposto ut s(upr)a.
(4) Interrogatorio di D. Nicola Panzera qui riproposto nella versione originale.
83
(pag. 73). Eodem die vocatus fuit Dominus Nicolaus Panzera sacerdos casalis
Iuliani aetatis suae annorum quadraginta incirca, et examinatus ut infra fuit
per Reverendissimum Dominum Visitatorem Apostolicum.
Interrogatus a quanto tempore sit sacerdos, et an sit de maxa capitulari
Respondit: "Io me ritrovo sacerdote dall'anno 1613 et sono de massa capitolare".
Interrogatus quomodo officietur in ecclesia, et quo ordine servatur
Respondit: "Li giorni festivi si dice l'officio et la messa cantata, et li giorni di lavoro si dice privatamente, et mancando qualch'uno si ponta dal puntatore, e poi da Monsignore se li fa esigere la pena,
ma non si leva la parte della Chiesa".
Interrogatus an continuo celebret
Respondit: "Quando io hò l'obligo, celebro, et anco quando ritrovo qualche elemosina".
Interrogatus an umquam fuerit inquisitus, carceratus, et processatus
Respondit: "Signornò".
Interrogatus an unquam fuerit approbatus in administratione sacramentorum
Respondit: "Hò solamente communicato qualch'uno, ma non sono stato confessore".
Interrogatus an habeat aliquod beneficium ecclesiasticum et cum quo onere
Respondit: "Io hò due beneficii nell'istessa terra. Uno sotto il titolo della Madonna della Gratia in
una cappella dentro la chiesa matre, il quale mi rende annui ducati quindici incirca, con peso d' una
messa la settimana; et l'altro sotto il titolo di S. Pietro, cappella fuor della chiesa, sebene ancora non
è fabricata, et le messe le sodisfo nella chiesa matre, et mi rende annui ducati quindici incirca con peso
d' una messa la settimana".
Interrogatus in quibus se exerceat
Respondit: "Doppo che hò detto l' officio et la messa, attendo alli negoti della casa, et qualche volta
studio qualche cosa appartenente al stato sacerdotale".
Examinatus supradictus in expositione Evangelii fuit repertus mediocriter
intelligens linguae latinae et post haec visis bullis suorum ordinum et beneficiorum mandavit ut se subscriberet
Io D. Nicola Panzera ho deposto ut supra .
n.b. (*): Il Ceva Grimaldi visitando il 1818 il Capo di Leuca osservava che: "Il terribile accidente di chiuder nel
sepolcro persone mal vive si rinnova non di rado nel nostro regno, per lo costume di molti paesi di provincia,
ne' quali compionsi i funerali appena qualche ora dopo la morte. Le nostre leggi vietano che si dia sepoltura
senza l'autorità dell'uffiziale dello stato civile, e se non è decorso almeno lo spazio di 24 ore; ma questa saggia
prescrizione non è sempre eseguita" (1). Aggiunge quindi sotto la nota (1) questa macabra notizia: "Non ha
guari in Alessano picciola città del distretto di Gallipoli fu rinvenuto fuori della cassa mortuaria un giovane con
le mani divorate".
Clero di rito greco a Giuliano
Riguardo al clero il Perbenedetti ci fornisce anche una lista di preti o clerici coniugati e non coniugati della diocesi che seguivano ancora il rito greco e
che tali divenivano per dirla sbrigativamente per godere del foro, non pagar
tasse ed avere moglie, e così a Giuliano si legge testualmente :
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Nomi delli clerici di Giugliano non coniugati:
Clerico Geronimo Margarita, zoccaquadrelli; Clerico Vincenzo di Francesco
Damiano, mastro di ascia; e Clerico Virginio Damiano, molinaro e inoltre annota i:
Nomi de' clerici coniugati di Giugliano
Clerico Alessandro Borelli, acconcia molini; Clerico Vincenzo di Agostino
Damiano, scarparo.
Per questo tipo di clero il Perbenedetti espresse tutta la sua riprovazione
avendoli trovati "intenti più ad affari profani che religiosi". Ed avendoli trovati "attendere ed esercitarsi in diverse arti meccaniche, illecite, vili, basse,
sordide et indecenti all'habito clericale contro la prohibitione de' sacri canoni et concilii et specialmente della Clementina prima de vita et honestate clericorum, come alcuni essere zappatoridi terra, lavoratori di campi et attendere ad altre arti meccaniche rusticane et manuali, altri a guardare pecore,
bovi et altri animali, altri a fare l'arte di sartore, scarparo, mastro d'ascia,
muratore et acconciatore di quadrelli, acconcia molini, ferrari, vardari et
spetiali, per questo li dechiaramo essere incorsi et privi del privilegio della
franchigia in quei beni et arti in che si esercitano et sotto la pena ancora
della scomunica latae sententiae". A conclusione dell'inchiesta sulla condotta morale del clero giulianese ci resta ben impressa nella memoria l'immagine, unica nota stonata in tutta la diocesi, del prete giulianese D. Paolo
Damiano, sacerdote partecipante, che era l'unico a dar problemi avendo
ingravidato una donna cercando anche di avvelenarla, e che nel momento della
visita apostolica dell'alto prelato se ne andava ancora "fuggendo per la campagna"
n.b. Nella visita Perbenedetti, sotto Castrignano, si accenna anche ad un ecclesiastico giulianese D. Gaspare
Damiani detentore di un beneficio pertinente alla cappella rurale di Castrignano detta "ut dicitur della Nuova"
col peso di una messa alla settimana. Si tratta dello setesso prete che a Giuliano promosse la costruzione della
cappella della Madonna del Canneto bel 1620 !, e di Giuliano era originario l'Arciprete di Patù D. Domenico
Damiano ricordato dal Tasselli fra gli Homini Illustri di Patù ma che era nato invece a Giuliano nel 1588 da
Vitantonio Damiani e dove lo si trova fra i celebranti del clero locale almeno fino al 1610.
Il 24 febbraio 1628, dopo Montesardo, il Visitatore Apostolico scende a
Giuliano per la Visita alle Chiese della parrocchia, e ossia della Matrice, dell'antica chiesa di S. Antonio, della chiesa della Madonna del Canneto (detta
allora " delle Lame "), e delle cappelle dell'Annunziata e dell'Immacolata (sita
questa nel palazzo baronale) così descritte :
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IULIANI
(traduzione seguita dal testo originale in latino)
( DESCRIZIONE DELLA CHIESA PARROCCHIALE )
A GIULIANO
(pag. 29 v. ) "Lo stesso giorno (24 gennaio) il Reverendissimo Signor
Visitatore si portò a Giuliano e si avviò direttamente alla chiesa parrocchiale sotto il titolo di S. Giovanni Crisostomo e genuflesse le ginocchia per terra
adorò prima il Sacramento della Santissima Eucaristia, quindi lo ispezionò
mentre il clero recitava le solite preghiere. Lo trovò che conteneva parecchie particole conservate in una piccola pisside di argento, che il
Reverendissimo ordinò di indorare all'interno per distinguere meglio i frammenti che sogliono rimanervi, che si conservavano chiusi dentro il tabernacolo. Lo stesso è invero di forma quadrata con colonnette, nicchie e statue e si
apre e si chiude da dietro con una porticina di color d'oro: è rivestito di seta
rossa e sottomesso al corporale, e all'esterno è ricoperto da un conopeo di
seta dello stesso colore. Il tabernacolo portato d'uso nelle processioni è
d'argento, la sua ostia consacrata veniva montata su una mezzaluna con la
quale il Reverendissimo ordinò all'arciprete che benedicesse il popolo prima
che si bruciasse l'incenso. Una lampada di vetro appesa a un filo di ferro arde
continuamente davanti al Sacramento e l'olio è alimentato a spese del capitolo. L' olio degli infermi, che il Reverendissimo trovò conservarsi chiuso nel
tabernacolo in una capsula di stagno dentro un recipiente di stagno di forma
rotonda in un luogo completamente distinto da esso in cui si custodisce il
Sacramento della Santissima Eucaristia, insieme agli altri olii conservati e
rinchiusi allo stesso modo, e ricevuti ogni anno dalla chiesa cattedrale, ridotti i vecchi alla prescritta forma, ordinò che al più presto fosse trasferito e
conservato per l'avvenire in una stipetto da scavare nel muro all'altra estremità dell'altare maggiore rivestendolo dentro di seta e chiudendolo con
porta e chiave; e (ordinò) di segnare su ogni vaso quale olio contenga, evitando che per caso succedesse di scambiare i coperchi in cui sono incisi gli stessi nomi, servendo un olio per l'altro e rendendo vano il ministero del sacramento. Il fonte battesimale si trova scolpito sul calcare e sovrapposto ad una
colonna vicino alla porta della matrice: è di forma rotonda ed ha un ciborio in
legno elevato su una piramide, che si apre agevolmente e si chiude forte a
chiave dalle due parti ricoperto da una tela di color cera. L'acqua si conserva in un recipiente di terracotta, e quando si versa sulla testa del battezzando si perde giù per un foro in una cisterna sotterranea. Dopo di ciò (il
Rverendissimo) ritornò verso l'altare maggiore decentemente fornito dello
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stesso tabernacolo, di quattro sassi sbozzati dall'aspetto di angeli, di un candelabro con sei braccia di legno indorate, dell'mmagine (o statua) del Cristo,
del canone (libri sacri), del baldacchino, delle salviette, del pallio, dell'altarino, e dell'apparato necessario agli altri altari, e dell'immagine di San
Michele Arcangelo espressa su tela in maniera ragguardevole dove il Capitolo
è tenuto a celebrare quattordici messe alla settimana tramite due
Eddomadari stabiliti a ciò per pie disposizioni dei fedeli che da vivi fondarono i suffragi, che il capitolo soddisfa completamente. Lo stesso altare è cinto
di un cancello di legno assai comodo per chi prega in ginocchio e costruito in
fprma normale .
Nell'altare del Santissimo Rosario, del quale si scorge un dipinto su tela con
i misteri, è costituita la Congregazione omonima che fa celebrare una messa
ogni sabato ed anche quattro anniversari nella ricorrenze della festa della
Beata Maria Vergine.
(pag. 19 v.) Nell'altare della Resurrezione del Signor Nostro Gesù Cristo, del
quale si vede raffigurato sul muro un affresco a colori, è stata eretta la
Congregazione del Santissimo Sacramento che ogni terzo giorno festivo di
ogni anno fa celebrare una messa .
Nell'altare di Santa Maria delle Grazie, della quale si scorge un'immagine a
colori affrescata sul muro, D. Nicola Panzera gode di un beneficio col peso di
una messa alla settimana .
Nell'altare della Santissima Pietà, scolpita decorosamente sulla pietra ed
espressa a colori, D. Gaspare Damiano gode del beneficio da lui stesso fondato e di jure patronato della famiglia, con l'onere di una messa da celebrarsi ogni sesto giorno festivo dell'anno in memoria di Nostro Signore Gesù
Cristo .
Nell'altare della Madonna del Carmelo, la cui immagine si scorge dipinta sul
muro, il chierico Carlo Serafini di Barbarano, della diocesi di Ugento, possiede un beneficio di giuspatronato della sua famiglia col peso di celebrarvi in
qualsiasi settimana una messa: la celebra infatti tramite D. Francesco
Capranica cappellano istituito ad hoc .
Tutti i predetti altari sono costruiti nella comune forma e forniti di tutte le
suppellettili necessarie all'uso e all'apparato. Questa chiesa parrocchiale non
è consacrata, consta di tre navate separate da tre colonne in muratura. Il
tetto è ricoperto di canne ben sovrapposte, e il pavimento è steso a livello .
Il pulpito e il confessionale sono costruiti nella forma comune con tavole ben
salde e si trovano collocati a vista in mezzo alla chiesa. Una fonte lustrale è
attaccata al muro, l'altra collocata sopra una colonna vicino la porta maggiore della chiesa e scolpita di rude sasso. Le porte sono fatte di tavole ben
salde e compatte e si chiudono a chiave.
Due campane sono appese sul tetto concordi, sonore, e consacrate . Il coro è
collocato dietro l'altare maggiore ed in esso i sacerdoti addetti al suo servi87
zio sono tenuti a recitare gli uffici divini nei giorni festivi con i primi e i
secondi vespri. Dal coro si accede alla Sacrestia posizionata ad cornu epistolae dell'altare maggiore, costruita a volta, pulita, chiusa saldamente, e fornita della suppellettile che qui sotto si descrive:
In primis uno pallio di damasco rosso con le banderole et figure. Un altro pallio di taffettà verde. Uno stendardo di damasco rosso con le figure. Uno
panno di altare di damasco rosso. Un altro panno di altare di panno rosso. Una
tovaglia di altare con le frange rosse. Quattro tovaglie di altare, doi con le
lenze et doi altre semplici. Nove tovaglie piccole di altare. Doi coscini di
damasco. Doi altri coscini di oropelle. Doi altri coscini di tela bianca. Doi panni
di oropelle con le figure. Doi piuviali, uno di damasco rosso et l'altro di damasco bianco. Doi pianete con le sue tonicelle, una di damasco rosso et l'altra
di damasco bianco. Sei altre pianete: doi di teletta di seta, doi di capicciola
verde et doi di capicciola negra. Quattro camisi. Doi stole, una di velluto
negro et l'altra di damasco rosso. Tre altre stole: una di velluto negro, una
di raso rosso et un'altra di damasco torchino con li suoi manipoli dell'istesso
colore. Cinque calici con le sue patene di argento. Una croce di argento con
lo suo panno di damasco bianco et frangie d'oro. Doi messali. Tre veli sopra
delli calici di taffettà di diversi colori. Doi altri veli bianchi con le righe
rosse. Tre tovaglie con le frangie di seta rossa. Dieci fazzoletti di tela lavorati con seta rossa. Uno velo di rete sopra il calice. Uno martirologio. Uno
incensiero di rame con la sua navetta et cocchiaro. Una tovaglia per la communione. Una tovaglia con la rete gialla lavorata. Doi baldacchini, uno di taffettà rosso, l'altro di tela torchina : servono per la custodia del Santissino
Sacramento. Uno panno di altare bianco con il lavoro torchino. Tre libri di
canto fermo. Doi altri fazoletti. Doi vantiletti delli lampiuni et doi altri per
gli ceroferarii. Doi panni di altare di damasco, uno bianco et uno rosso".
n.b. Nella descrizione della Matrice il Perbenedetti annota queste caratteristiche e queste irregolarità:
1) la matrice era a tre navate come quelle del Santuario di Leuca e di S. Maria
del Foggiaro di Alessano e la chiesa dei Domenicani di Tricase, mentre tutte
le altre chiese della diocesi erano generalmente costruite ad un'unica navata;
2) proibisce di tenere gli oli sacri nel tabernacolo come usano anche ad
Alessano, e a San Dana, ordinando che siano conservati in uno stiletto (fenestella) da ricavarsi dietro l'altare maggiore e perché non si corresse il
rischio di somministrare un olio invece di un altro, prescrive che il nome di
ciascun olio venga inciso sul vasetto che lo contiene e non sul coperchio, come
ha notato a Montesardo, a Castrignano ed a Tiggiano;
3) sul tabernacolo d'argento usato comunemente per le processioni ordina al
parroco: "ut populo benediceret thureque prius adoleret": che il parroco cioè
benedicesse il popolo prima che l'incenso si consumasse.
88
(pag. 20v.) Eodem die Reverendissimus Dominus Visitator Iulianum se contulit eiusque loci parochialem ecclesiam, quae est sub titulo S. Ioanni Chrysostomi, recta perrexit et proflexis in terram genibus Sanctissimae
Eucharistiae Sacramentum prius adoravit, postea invisit cleroque solitas preces decantante; pluribus illud particulis contineri reperit, quae in parva argentea pixide, quam Reverendissimus Dominus interius deaurari praecepit ut fragmenta quae remanere solent facilius conspici possint, in tabernaculum inclusa conservabantur.
Ipsum vero tabernaculum est forma quadrata pluribusque columellis, aediculis, simulachris et auro distinguitur
ostioloque a parte posteriori aperitur et clauditur; intus serico rubro totum vestitur et corporale substernitur,
foras conopeo serico eiusdem coloris contegitur. Tabernaculum cuius usus est in prociessionibus argenteum
est, eius lunulae (pag.19) hostia consecrata superponebatur, cum qua Reverendissimus Dominus archipresbitero praecepit ut populo benediceret thureque prius adoleret. Lampas vitrea filo ferreo appensa ante
Sacramentum iugiter ardet et capituli sumptibus oleo alitur. Oleum infirmorum, quod Reverendissimus
Dominus in capsula stamnea vase stamneo forma rotunda inclusum in tabernaculo conservari reperit, in loco
omnino distincto ab eo in quo Sanctissimae Eucharistiae Sacramentum asservatur, una cum coeteris oleis
eodem modo conservatis et inclusis et a cathedrali ecclesia quotannis acceptis, veteribus ad praescriptam formam absumptis, in fenestellam ad alterum cornu maioris altaris in muro excavandam, intus serico vestiendam
et porta et clavi occludendam quamprimum transferri praecepit et in posterum conservari et cuique vasi proprium oleum quod continet incidi ne, si forte commutari contingat opercula in quibus ipsa nomina sunt incisa, oleum unum pro alio ministretur et sacramenti ministerium eludatur. Fons baptismalis saxo incisa columnae prope portam maiorem ecclesiae superponitur; est forma rotunda habetque ciborium e ligno in pyramidem excitatum, quod a duabus partibus commode aperitur et clavi firmiter occluditur telaqua cerulei coloris
contegitur. Aqua vase testeo conservatur, quae cum baptizandi capiti infunditur per foramen ipsius fontis in
cisternam effossam descendit. Posthaec ad altare maius reversus est, quod ipso tabernaculo, quatuor saxis ad
angelorum speciem intercisis, candelabro sex ligneis deauratis, Crucifixi signo, canone, umbella, mappis, pallio,
ara, coeterisque ad altaris apparatum necessariis decenter erat communitum et icone Sancti Michaelis
Archangeli coloribus super telam expressa conspicuum. In eo capitulum ipsius ecclesiae quatuordecim missas
in qualibet habdomada celebrare tenetur; celebrat autem per duos hebdomadarios ad hoc ipsum constitutos ut
piis fidelium dispositionibus, quae sibi viventes suffragia posuerunt, implendo satisfiat. Ipsum altare cancello
ligneo vallatur, quod genuflectentibus est valde accomodum et ad communem formam extructum.
In altari Sactissimi Rosarii, cuius icon cum mysteriis super telam depicta cernitur, Societas eiusdem nominis est
constituta, quae missam in die quolibet sabbathi et foesto Beatae Mariae Virginis celebrari facit et quatuor anniversaria.
(pag. 19v.) In altari Resurrectionis Domini Nostri Iesu Christi, cuius icon coloribus est super murum expressa, Societas Sanctissimi Sacramenti est erecta, quae singulis tertiis foeriis totius anni missam in eo celebrari facit.
In altari Sanctae Mariae Gratiarum, cuius icon super murum coloribus distincta cernitur, D. Nicolaus Pansera
beneficium otinet cum onere missae unius in hebdomada .
In altari Sanctissimae Pietatis, quae saxo decenter est excisa et coloribus expressa, D. Gaspar Damianus beneficium de iure patronatus suae familiae a se ipso constitutum obtinet cum onere celebrandi in eo singulis sextis foeriis totius anni in memoriam passionis Domini Nostri Iesu Christi.
In altare Divae Mariae de Carmelo, cuius icon super murum depicta cernitur, clericus Carolus Seraphinus a
Barbarano, Ugentinae dioecesis, beneficium obtinet cum onere celebrandi in eo missam unam in qualibet hebdomada; celebrat autem illam per D. Franciscum Capranica cappellanum ad hoc ipsum constitutum. Altaria
praedicta omnia ad communem sunt formam extructa et supellectili cuncta ad ipsorum usum et apparatum
necessaria communita. Ecclesia haec parochialis consecrata non est, tribus navibus constat, quae columnis coementitiis distinguuntur. Tectum arundinibus suppositis bene contegitur et pavimentum aeque substernitur.
Suggestum et confessionale e firmis sunt intercisis tabulis ad communem formam fabrecata et in locis patentibus in media ecclesia collocata. Fons aquae lustralis parieti altera est insita, altera prope maiorem portam
ecclesiae columnae superposita et rudi saxo excisa. Portae autem firmis sunt tabulis compactae et clavi clausae.
Campanae duae in muro supra tectum sunt appensae et prope chorum funibus inferius attrattis pilsantur; sunt
autem inter sese concordes, sonorae et consecratae. Chorus retro altare maius est constitutus, in quo sacerdotes eius servitio ascripti officium (pag. 20) diebus foestis recitare tenentur cum primis et secundis vesperis, suntque cuique horae propria puncta seu distributiones constituta. Ad sacristiam per chorum acceditur; estque ad
cornu epistolae maioris altaris extructa, fornicata, dealbata, firmiter occlusa et supellectili quae infra describitur instructa .
Chiesa di S. Antonio
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(pag. 20 v.) " Visitata la Matrice il Reverendissimo Signor Visitatore si recò
nella chiesa di S. Antonio la cui immagine è raffigurata a colori su una tela
circondata da una cornice in pietra intagliata e collocata sopra un altare fornito di tutta la suppellettile necessaria al suo uso. In essa l'abate Marco
Antonio Pedaci possiede un beneficio col peso di tre messe alla settimana, le
quali fa celebrare dal cappellano D. Giovanni Panzera. L'altare è chiuso da un
cancello di legno. La chiesa è a forma di croce costruita a volta, imbiancata e rivestita di pietre (o marmo ?), e arricchita da magnifiche opere d'arte. Una piccola campana è appesa sul tetto e il fonte lustrale appoggiata al
muro su un blocco di marmo. Alle pareti vi sono appese alcune vesti portatevi dai fedeli come ex-voto. Ha due ingressi: il maggiore guarda sulla strada
pubblica, e l'altro mena nel giardino della stessa chiesa. Entrambi comunque
sono ben sbarrati con porte chiuse a chiave dal cappellano addetto alla cura
della chiesa".
(pag. 20v) Post visitatam ipsam parochialem ecclesiam, Reverendissimus Dominus Visitator accessit ad ecclesiam S.Antonii, cuius icon coloribus est super telam expressa et saxo interciso circumdata et altari, quod supellectili ad ipsius usum necessaria cuncta instruitur, superposita. In ea abbas Marcus Antonius Pedaci beneficium
obtinet cum onere celebrandi tres missas in qualibet habdomada, quas per D. Ioannem Pansera cappellanum
celebrari facit. Altare cancello ligneo occluditur. Ecclesia fornicata est, dealbata et lapidibus substrata, est ad
formam crucis magnificis operibus extructa. Campanula in muro supra tectum appenditur et fons aquae lustralis parieti applicita saxo superponitur. Adsunt nonnullae vestes in parietibus appensae, quas ex voto fideles attulerunt. Portas duas habet, maiorem quae viam publicam respicit, alteram qua in viridarium ipsius ecclesiae itur.
Ambae autem firmis sunt foribus et clavi ipsius cappellani curae demandata firmiter occlusae.
Caratteristiche: a forma di croce "magnificis operibus extructa"; un giardino dietro che esiste tuttora, due accessi, una tela a colori del Santo, ex-voto
(vestiti) appesi alle pareti interne, altare chiuso da un cancello di legno, una
campanella sul tetto. Abate: Marcantonio Pedaci. Cappellano: D.Giovanni
Panzera. L'abate Marco Antonio Pedaci lo stesso anno 1628 deteneva un
beneficio ad Alessano nella cappella della Beata Maria Vergine del Carmelo
col peso di 8 messe al mese "ratione beneficiii de iure patronatus suae familiare", e a Montesardo un altro beneficio nella cappella della Natività della
Beata Maria Vergine con l'onere di una messa da celebrarsi ogni giorno.
Proprio quell'anno 1628 le rendite dell'abbazia di S. Antonio si trovarono al
centro di un caso clamoroso che aveva sconvolto il quieto vivere del capitolo
vescovile di Alessano e soprattutto rilevando una "pericolosa et capitalis inimicizia inter duas particulasres familias utrinque clerici et sacerdotes, caput
unius cantor" per cui era stato costretto a far chiudere nelle prigioni del
palazzo vescovile un prete e due clerici appartenenti alla fazione avversa a
quella del cantore del quale tre fratelli si trovavano già detenuti nelle carceri del governatore della città. L'origine di tutti questi mali era la carica di
subcollettore apostolico riconosciuta alla prima dignità del capitolo della
Curia vescovile ch'era appunto il Canore detenuta allora da don Cosimo
Nicolardi di Alessano. Alla morte dell'abate don Giovanni Tommaso Pedaci
90
("Pedaggio")le ricche rendite dell'abbazia di S. Antonio di Giuliano ammontanti almeno a 399 ducati annui, erano tornate a disposizione della camera
apostolica. Don Cosimo Nicolardi di Alessano in qualità di Cantore aveva tentato di accaparrarsele con la forza ed in tal senso aveva avanzato formale
richiesta alla Santa Sede tramite un suo procuratore residente a Roma ma
era riuscito soltanto ad ottenere la nomina a subcollettore. Da qui inenarrabili inimicizie con gli altri dignitari sfociate in una vera e propria faida che
culminò nell'assassinio di due suoi fratelli mentre nel 1622 un documento
parla di un terzo suo fratello ridotto "alli travagli delle galere". Di tragedia
in tragedia il clima si fece insostenibile e don Cosimo Nicolardi alla fine fu
costretto a scappare da Alessano e rifugiarsi presso i suoi parenti di
Taurisano in diocesi di Ugento ospitato dalla sorella Emerenziana che aveva
sposato Alessandro Vanini fratello del celebre filosofo Giulio Cesare Vanini
arso vivo nel 1619 come eretico a Tolosa. Di questo affare nell'archivio di
stato di Napoli si trovano ampi echi in un fascicolo della Real Giurisdizione in
cui si leggono coinvolti i Vanini, l'Università di Taurisano, il vescovo di Ugento
e naturalmente don Cosimo Nicolardi.
Chiesa della Madonna delle Lame (oggi detta del Canneto)
(pag. 20 v.) "Quindi visitò la chiesa sotto il titolo di Santa Maria, o come dicono "delle Lame", che con elemosine è stata da pochi anni innalzata decorosamente. Su un muro si vede dipinta a colori l'immagine della Beata Maria
Vergine racchiusa magnificamente in una cornice di pietra intagliata con
grande perizia e collocata su un'altare fornito abbondantemente di ogni suppellettile necessaria. E' abbellita da due porte adornate similmente di cornici lavorate artisticamente. Non vi è alcun obbligo di messe ma si celebra tuttavia quasi ogni giorno per devozione dei fedeli. Su altri due altari costruiti
con decoro e sotto il titolo della Santissima (Immacolata) Concezione e del
Santissimo Crocefisso si usa similmente celebrare di tanto in tanto per devozione. La chiesa comprende un unica navata a volta. Una campanella è appesa
sul tetto su un muro. Due acquasantiere scolpite in marmo si trovano conficcate nelle pareti vicino alle porte che, assai robuste e costruite con tavole di
legno ben compatte, vengono chiuse a chiave fermamente da un fraticello
(oblato) addetto alla cura della chiesa e che dimora nella chiesa stessa in
certe stanze costruite appositamente per lui".
(pag. 20v.) Visitavit deinde ecclesiam sub titulo Divae Mariae, ut aiunt "delle Lame", quae paucos abhinc annis
ex eleemosinis decenter est extructa. Icon ipsius Beatae Mariae Virginis coloribus super murum expressa, saxo
ad industriam magnificis operibus exciso et altari superposito includitur; ipsumque altare, supellectili ad ipsius
usum abunde instructum, portis duabus hinc inde saxo similiter exciso fabrefactis exornatur . In eo nullum est
missarum onus impositum, celebratur autem foere quotidie ex devotione. Habet ecclesia haec et alia duo altaria sub titulo Sanctissimae Conceptionis et Sanctissimi Crucifixi, et ipsa decenter instructa, in quibus ex devotione similiter aliquando celebrari consuevit. Ecclesia autem unica navi constat, quae fornice contegitur.
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Campanula in muro supra tectum est appensa et duae fontes aquae lustralis, saxo excisae, parietibus sunt prope
portas insitae, quae firmis sunt tabulis compactae et firmiter occlusae clavi, quae fraterculi cuiusdam, qui in ipsa
ecclesia in aedibus ad hoc ipsum extructis commoratur, curae est demandata.
Cappella dell' Annunziata
(pag. 21v.) "Dopodicchè il Reverendissimo visitò la cappella sotto il titolo
dell'Annunciazione della Beata Maria Vergine la cui Immagine si vede raffigurata a colori su un muro nel momento in cui ricevè il saluto da un angelo. Vi
possiede un beneficio col peso di due messe al mese D. Adriano Pane di
Montesardo che comunque celebra personalmente poiché dimora in un luogo
non molto lontano. L'altare è provvisto di ogni suppellettile ed apparato
necessari. La cappella è tutta compresa in una volta unica e le sue pareti sono
in parte dipinte ed in parte bianche, ed il pavimento è ben livellato. Una piccola campana è appesa da un muro sul tetto ed un'acquasantiera si vede infissa alla parete vicino alla porta d'entrata che viene chiusa fermamente a chiave ".
(pag.21v.) Visitavit posthaec cappellam sub titulo Annunciationis Beatae Mariae Virginis, cuius icon, cum per
sanctum angelum fuit salutata, coloribus est super murum expressa. In ea D. Andrianus Pane a Monte Arduo
beneficium obtinet cum onere celebrandi duas missas in quolibet mense, celebrat autem per seipsum, parum
enim absunt loci praedicti. Altare supellectili cuncta instruitur, quae est ad ipsius usum et apparatum necessaria; ipsaque cappella fornice tota contegitur. Eius parietes aliqua parte sunt depicti, aliqua dealbati, et pavimentum bene substernitur. Campanula in muro supra tectum est appensa et fons aquae lustralis parieti prope portam est insita. Porta denique foribus et clavi firmiter est occlusa.
n.b. Nel 1628 il Perbenedetti la ricorda nell'interrogatorio concluso a Montesardo col sacerdote D. Adriano
Pane che dichiarò fra l'altro: "Io fui ordinato ad titulum patrimonii, et beneficii, il qual patrimonio mi frutta annui
ducati quindici, che consiste in territorii, et oliveti, et il beneficio è sotto il titolo dell'Annuntiatione della Madonna nel
casale di Giuliano con peso di due messe il mese, e mi rende ducati quindici incirca".
Questa cappella sita in via R. Elena da un privato è stata venduta di recente ad un prezzo risibile al sig. Orlando
di Tricase e secondo vaghe informazioni conterrebbe iscrizioni datate riferibili al sec. XV, mentre è del 1738
un altare, oltre agli affreschi ricordati nella surriferita descrizione del 1628. Il 15 marzo 1610 l'arciprete Borrello
"nella Cappella della Nunciata per ordine del Reverendissimo (Vescovo) fatto prima un banno" celebrò il matrimonio fra Antonio Margarito e Desiata Negro di Giuliano.).
Cappella dell ' Immacolata Concezione
(pag. 21 v.) "In ultimo il Reverendissimo visitò la cappella sotto il titolo della
Concezione della Maria Vergine costruita all'interno del palazzo del barone
del luogo. L'Immagine della Beata Maria Vergine dipinta a colori sulla tela si
trova collocata sull'altare abbondantemente provvisto di ogni cosa necessaria al sacerdote celebrante. Vi si conservano indumenti sacri di tutti i colori, due calici ed altri indumenti necessari. Non vi è imposto alcun peso di
messe che tuttavia per devozione dello stesso barone si celebrano quasi tutti
i giorni festivi. E' tutta compresa in un'unica costruzione a volta, ha muri
bianchi e puliti ed un pavimento ben livellato in nessun punto depresso o sporgente. Ha una campanella ben risonante e consacrata appesa ad un muro sul
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tetto che si suona comodamente. La porta d'ingresso viene chiusa fermamente a chiave custodita dalla famiglia dello stesso barone cui è affidata la cura
della cappella".
Andrea Vescovo di Venosa e Visitatore Apostolico.
(pag. 21v.) Visitavit postremo cappellam sub titulo Conceptionis Beatae Mariae Virginis, quae in domo baronis
ipsius loci est extructa. Icon ipsius Beatae Mariae Virginis, coloribus super telam decenter expressa, altari, quod
rebus ad celebrantis usum necessariis abunde instruitur, est superposita. Habet sacra indumenta omnium colorum, duos calices aliaque necessaria indumenta. Nullum est in ea missarum onus impositum; celebratur autem
ex devotione ipsius baroni(s) foere omnibus diebus foestis. Fornice tota contegitur; eius parietes dealbati sunt
et mundi et pavimentum solo est adaequatum nullibique defossum est aut prominens. Campanula in muro
supra tectum appenditur, quae commode pulsatur et sonora est et consecrata. Porta denique foribus et clavi
firmiter occluditur, quae familiae ipsius baronis cura est demandata.
Andreas Episcopus Venusinus et Visitator Apostolicus .
n.b. Il Visitatore non ispezionò altre tre chiese pur attestate nel Seicento a Giuliano. Evidentemente perché
erano da tempo abbandonate e dismesse al culto. Il riferimento va all'antica Cappella di S. Pietro e, come attestato da un atto di battesimo del 17.9.1616, alla Cappella della Madonna delle Grazie che si trovava in piazza
nelle vicinanze della Chiesa Matrice (nel documento citato: "in platea prope ecclesiam parochialem"). Non
credo che possa quest'ultima essere confusa con l'omonima che costituiva l'altare esistente all'interno della
Parrocchiale, perché in tal caso il sacerdote che stese l'atto di battesimo avrebbe più opportunamente scritto
"in Ecclesia" e non "prope ecclesiam". Di un'altra cappella intitolata a S. Lucia si fa' menzione in un atto notarile del 1680. Un'altra cappella intitolata a S. Vito è inoltre ricordata in una delibera comunale del 1879 e nello
stesso anno nella visita personale alla parrocchia del Vescovo di Ugento che pure ne attestano l'esistenza nelle
vicinanze della Matrice. Credo che sia però chiesa del Settecento e basandosi sulla ligiosità della devozione
popolare che non è mai casuale in mancanza di documenti antichi se ne può fissare l'epoca di erezione ai primi
del sec. XVIII tanto più che soltanto dal 1710 in poi, fra i tanti nomi esaminati dal 1578 fino a quest'anno fra
i battezzati e i morti di Giuliano, compare il nome Vito ed anche con una certa inusitata frequenza nel primo
decennio, così come avvenne per i nomi Giuseppe a Salignano dal 1628 in poi ed Oronzo in tutto il Salento
ed anche a Castrignano dopo la peste del 1656.
(pagg. 97-99) NOTA DELLI BENI STABILI, DECIME, ET ALTRE RENDITE
DELLA MENSA EPISCOPALE DELLA CITTA' D'ALESSANO NELLA PROVINCIA DI TERRA D'OTRANTO.
Beni stabili nel territorio di detta Città: (in sintesi : 1 trappeto seu molino
d'oglio + 13 possessioni, cioè 10 uliveti e 3 seminativi + 2 giardini + una casa
terragna );
Beni stabili nel territorio del casale di Pato
Una possessione grande di terra seminatoria chiamata Campo Re.
Una casa nel detto casale et alcune fosse da rimettere vettovaglie .
Beni stabili nel territorio di Salignano
Diversi pezzi di terra seminatoria nelli lochi dove si dice La Croce,
Terrabuona, Terrafeti, La Pezza, Campo Ricellaro, Terra Scutieri, Le
Chesine, et Le Foreste.
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Beni stabili nel territorio di Gagliano
Diverse possessioni et arbori d'olive nelli lochi dove si dice La Cupa, Canale
delli Paduli, Pulesano, Lo Morcone, Lo Chiuso, Lo Monte delli Rini, La Miscione
et la Giunchicchia.
Beni stabili nel territorio di Presiccie
Possessioni d'olive, terre seminatorie, et vigna dove si dice a Fundo di Puzo.
Beni stabili nel territorio di Giuliano
Una possessione d'arbori comuni chiamata "Le Mazziotte" s' affitta undici
ducati et mezzo l'anno et più in diverse possessioni di particolari site et
poste in diversi lochi della diocese tiene et possede da cinquanta arbori d'olive incirca. Tutti li sudetti beni stabili insieme con li nominati affitti ponno
rendere ogn'anno fertile, et infertile da cinquecento cinquanta ducati l'anno.
Decima d'olive nel territorio d'Alesano
(e cioè la decima sui fondi tutti denominati " lo Monte ")
Decima nel territoprio di Pato, Castrignano et altri lochi
Tira la decima di oglio, grano, orzo, fave, et lino di molte possessioni che sono
decimali alla sudetta Mensa, et anco la decima pretii quando si vendono.
Tutte lesudette decime ponno rendere ogn'anno fertile, et infertile da cento
settanta ducati l'anno incirca.
Censi in denari
Li censi che si devono alla Mensa sudetta per diversi possessioni, et case
tanto nella diocese quanto fuori importano l'anno trenta ducati incirca.
Vassallaggio
Denari che pagano li vassalli della chiesa di Santa Maria di Leuche per
"Raggioni di vassallaggio" importano da 30 ducati annui .
Raggioni de Preti
Le "Raggioni de Preti", che si pagano tre volte l'anno, a Pasqua, Agosto, et
Natale, cioè un carlino per sacerdote diocesano, et non cittadino per ogni
terzo importano da ducati 36 incirca. (1)
Decima di pescaggione
La decima della "Pescaria delle feste" si vuole vendere da 20 ducati l'anno
incirca.
Ragaglie de baroni
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Quando muore alcun barone della diocese tocca alla mensa il letto guarnito,
cavallo guarnito, speroni, stocco, stivali et anello.
(1) Per le "ragioni dei preti" il clero di Giuliano insorse con in testa il suo arciprete quando il vescovo di
Alessano pretese che si pagassero nel palazzo vescovile e non più riscuotendole nelle rispettive parrocchie
durante la sua solita visita pastorale risultando perciò particolarmente onerose agli ecclesiastici che erano
costretti a recarsi ad Alessano sobbarcandosi un ulteriore dispendio di denaro e di tempo!
L'ASSASSINIO DELL'ARCIPRETE DI GIULIANO DON DONATO BORRELLO - relazione di un'indagine quasi poliziesca I registri parrocchiali di Giuliano incominciati nel 1578 dall'arciprete D.
Angelo Papa, dopo la sua morte furono continuati dal nuovo arciprete: il dotto
sacerdote D. Donato Borrello che gli successe nel 1607: infatti egli stesso
nel 1628 alla specifica domanda del visitatore apostolico Perbenedetti in che
epoca avesse ottenutoo l' Arcipretura di Giuliano rispose testualmente:
"Sono vint'uno anni ch'io l'hebbi da Roma", e cioè "per nomina conferitagli
con bolla papale". Scorrendo gli atti di battesimo di quel periodo la presenza
dell'arciprete Borrello si rivela non sempre in prima persona come officiante ma attraverso diversi altri sacerdoti suoi sostituti che comunque celebrano i battesimi "con licenza dell'Arciprete". Fra i nomi di questi sostituti,
quelli che più frequentamente celebrarono durante l'arcipretura del
Borrello, troviamo: D. Giovanni Antonio Panico, D. Angelo Margarito, D.
Scipione Margarito, e soprattuto D. Marcello de Hysolda. Soltanto però al
battesimo del 21 dicembre 1628 è accertato l'intervento diretto di D.
Donato Borrello che lo sottoscrive con queste parole "Ego Donnus Donatus
Borellus Archipresbiter", ed è il primo dallo stesso celebrato in prima persona. Sappiano in proposito da altri documenti che ebbe sovente particolari
incarichi di fiducia da parte del vescovo di Alessano che per almeno due volte
si servì di lui per recapitare a Roma le relazioni sulla diocesi che vanno sotto
il nome di "visita ad limina", il che spiega la sua frequente latitanza nelle faccende burocratiche della sua parrocchia, che perciò fu costretto a disbrigare per il tramite dei suddetti ecclesiastici concittadini. Intanto comunque
dopo il battesimo officiato direttamente in prima persona il 25 ottobre
1629, un atto di battesimo del 5 dicembre 1629 celebrato da D. Domenico
Margarito riporta in calce l'autentica: "Ego Archipresbiter manu propria
scripsi". Così pure il 17 febbraio 1630 l'Arciprete Borrello sottoscrive chiaramente un battesimo lasciando in calce scritto: "Ego D. Donatus Borellus
Archipresbiter manu propria subscripsi"! Pur omettendo il proprio nome il 31
marzo 1630 l'Arciprete sottoscrive un altro battesimo, dopo di chè il suo
nome non compare più né come officiante né in qualche modo viene richiamato dai sacerdotti battezzanti che omettono di riportare la solita dicitura "de
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licentia mei archypresbiteri". Di fatti il successivo battesimo del 19 novembre 1630 porta la semplice firma di D. Andrea Pipino "de Terra Boardi hic
commorans". Il registro si chiude con due battesimi celebrati nel 1631, e
ossia in data 4 marzo 1631 da D. Francesco Capraro e il 7 aprile 1631 da D.
Antonio Pipino Arciprete di Giuliano" ! Il successivo registro dei battesimi a
partire dal 1632 contiene una strana sottoscrizione. Il 4 aprile 1632 celebrò battesimo D. Giacinto Damiano "con licenza del sostituto D. Marcello de
hysolda", e non già dell'arciprete. La spiegazione si trova in calce al battesimo del 13 marzo 1632 dove testualmente si legge: "Li battezzati anco dell'anno 1632 et 33 sono notati nel Manuale fatto da D. Marcello de Solda
(sic!) nel tempo che Io Donno Antonio Pipino Arciprete fui in Roma cità
inscripto in dosso di questi libri". Quindi i battesimi continuano fino al 13
gennaio 1633 a celebrarsi con licenza del sostituto D. Marcello De Solda che
ne riportava le annotazioni in un suo personale registro ("manuale") fino a che
il 3 febbraio 1632 celebra D. Cola Papa "con licenza dell'Arciprete". Questa
dettagliata e lunga premessa si è resa necessaria per spiegare il motivo
essenziale per cui l'arciprete D. Donato Borrello scompare improvvisamente
dalla notazione dei registri parrocchiali, tanto più che il registro dei morti si
arresta al 1630 per proseguire inspiegabilmente col successivo dell'anno
1632 mancando … misteriosamente ogni annotazione di morte per l'anno 1631!
Oltretutto in nessuno degli atti di morte controllati minuziosamente per
tutto il secolo XVII compare quello dell'arciprete D. Donato Borrello. Né il
suo nome compare fra i celebranti o fra i testimoni ai matrimoni di quel
periodo. Il mistero poteva trovare due soluzioni da ricercarsi fra i morti in
altre parrocchie o in qualche documento (cronache o atti notarili) contemporanei. Il controllo di entrambe queste fonti ha però dato esito completamente negativo. Il suo nome non compare più né negli atti parrocchiali dei paesi
limitrofi né negli atti notarili superstiti che figurano per il periodo indagato
sotto il nome dei notai Febbraro Tasco di Morciano e di Giambattista
Pignataro di Ruffano rogante spesso nei nostri paesi. La soluzione di questo
autentico enigma quanto meno nei suoi contorni essenziali, è venuta fuori in
seguito al ritrovamento di uno stralcio di un fascicolo giudiziario di appena 4
pagine manoscritte conservato nell'archivio di stato di Napoli e proveniente
dalla serie Processi della Sommaria, fondo: Delegazione della Real
Giurisdizione, che si compone di 566 volumi compresi nel periodo 1569 1737. Altri Processi interessanti nell'indagine condotta fino all'anno 1650,
hanno rivelato carte relative ad altri centri a noi vicini facenti parte dell'antica diocesi di Alessano. Così sappiamo che nel 1615 il Barone di Tutino Luigi
Trani ricorse contro il vescovo di Alessano Mons. Spinelli che, in occasione
della festività del 22 agosto, calpestava la sua giurisdizione criminale nel
casale di Sant'Eufemia intervenendovi con gente armata. Dinanzi alla protesta del barone il vescovo rispose picche minacciandolo di scomunica. (vol. 131,
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fasc. 30). Tre anni dopo lo stesso barone chiese alla Vicaria la condanna di un
suo suddito, tale chierico Antonio Ruggieri, o di Ruggiero, per aver commesso due omicidi. A tal fine indirizza un' "ortatoria" al vescovo di Alessano. (vol.
183, fasc. 16). Molto interessante è anche il fasc. 65 dell'anno 1632 relativo
a Taurisano in cui l' Università di Taurisano procede in giudizio contro il
vescovo di Ugento e contro Alessandro e Giambattista Vanini (congiunti del
filosofo Giulio Cesare Vanini arso vivo per eresia a Tolosa in Francia nel 1609)
ed il loro cognato D. Cosimo Nicolardi di Alessano da questi accolto dopo la
sua fuga da Alessano per contrasti violenti ed insanabili con la Curia alessanese per uno strano affare che sembra trovasse origine nell'interesse palesato per impossessarsi delle pingui rendite dell'antica Abbazia di S. Antonio
a Giuliano !!! Della tristezza di quei tempi si trova un segno nell'"Ordine di
tenere sei piazze di soldati a cavallo della Compagnia di Campagna affinché i
territori siano ripuliti dai banditi e dai delinquenti" . (fasc. 12, anno 1611). Il
processo che ci riguarda più da vicino invece risulta alla fine in una semplice
istruttoria riportata in quattro paginette costituenti a loro volta due fascicoli inserito nel vol. 193 e inventariati rispettivamente il primo col n. 92 composto di 3 pagine manoscritte e il secondo di una sola pagina scritta in
entrambe le facciate. L'istruttoria contiene alcune relazioni in spagnolo. Il
fascicolo 93 dell'anno 1632 ricorda in sintesi "la carcerazione di Giovan
Battista Galeazzo ed Andrea Cicinelli per aver ucciso in duello il frate
Ottavio Guarino e l' Arciprete di Giuliano". Per tale carcerazione scoppiò il
solito conflitto giurisdizionale fra l'autorità giudiziaria civile e quella ecclesiastica in quanto che i sicari dopo l' omicidio si erano rifugiati in un luogo
sacro, e cioè nella cappella della Concezione che si trova nel cortile del
castello di proprietà baronale. Tirati fuori con la forza dall'edificio sacro e
condotti nelle carceri della Regia Udienza di Lecce, gli assassini protestarono appellandosi al giudizio del vescovo di Alessano, ch'era allora il napoletano Mons. Nicolantonio Spinelli. Questi diede loro ragione non già per il delitto efferato commesso ma per puro orgoglio giurisdizionalista e perciò scomunicò pubblicamente il Presidente della Regia Udienza di Lecce che aveva
ordinato l'arresto dei colpevoli. Da Napoli fu ordinata un'indagine commessa
al signor Baldassarre Vidal de Blanes che in una breve relazione in spagnolo
espresse un parere nettamente avverso all'operato del Vescovo di Alessano,
il quale perciò fu esortato a revocare la scomunica inflitta al Tribunale. Nell'
"ortatoria" fu d'altronde precisato che "gli inquisiti erano stati estratti sì
dalla Cappella ma dentro la casa baronale" !
Tenendo presente gli atti dell'istruttoria del processo, poi evidentemente
accantonato, (o come si dice oggi archiviato), in cui quantomeno si riassumono le vicende di un brutale omicidio avvenuto a Giuliano prima del 1632, epoca
del processo, è verosimile che il delitto sia stato consumato in un tempo compreso fra l' aprile e gli ultimi mesi del 1630 come ci suggeriscono alcuni atti
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parrocchiali, giacchè l'arciprete Borrello, come si è visto, il 31 marzo 1630
aveva sottoscritto di suo pugno un atto di battesimo celebrato nella sua parrocchia . Se poi spostiamo l'attenzione sull'altro personaggio coinvolto e vittima come l'arciprete nhel duello mortale il mistero più che chiarirsi si complica ulteriormente. La singolarità del nome e del nobile cognome ("Ottavio
Guarino") e la condizione sociale della seconda vittima (" frate ") non dovrebbe creare equivoci nell'identificarla in un nobile esponente della famiglia
Guarini di Alessano che deteneva anchìessa una quota parte del feudo di
Giuliano, o per meglio precisare alcuni vassalli. Che non fosse di Giuliano è
sufficiente considerare il cognome, ma una certezza ci viene dall'esame dei
registri parrocchiali di Alessano dove incredibilmente compare annotata la
sua morte cin questi termini, senza riferimento alcuno ad atti di violenza,: "+
27 settembre 1629 Frater (Cavaliere di Malta) Ottavio Guarini di anni 23
figlio di Fabrizio Guarini e di Laura Ayello, conti di Alessano (e aggiungiamo
noi baroni di Castrignano, Patù, ecc. ecc. e possessori di Vassalli in Giuliano)".
A questo punto l'unica versione più vicina al vero lascia sospettare che nel
duello avvenuto a Giuliano il 27 settembre 1629 fosse rimasto a terra ucciso il frate laico e cavaliere di Malta nobile Ottavio Guarini e ferito seriamente e in modo grave l'arciprete di Giuliano Borrello che sarebbe quindi morto
qualche mese dopo per le gravi ferite subite nel duello. E a questo punto
comunque la seicentesca colonna innalzata di fronte alla cappella delle Lame
con la tipica Croce di Malta potrebbe trovare nel fatto una giustificazione
storica: perpetuerebbe dunque il ricordo della morte violenta del giovane
rampollo della nobile famiglia. In altre imprese avventurose e temerarie si
segnalarono successivamente i Cicinelli. Fra le più clamorose quelle del 1638
e del 1649. La prima del 1638 costò la vita ad Andrea Cicinelli, l'assassino
dell'arciprete di Giuliano, e l'arresto del fratello Giambattista Cicinelli
entrambi coinvolti in un equivoco affare amoroso con due figlie delo barone
Castriota di Gagliano; l'altra fu una specie di replica del fattaccio giulianese
e avvenne intorno al 1649 a Grottaglie, dove si compì l'assassinio dell'arciprete del luogo per aver osato rimuovere dalla chiesa lo "scranno" privilegiato della famiglia Cicinelli. Il sacerdote fu eliminato da un'archibugiata mentre era intento a leggere un breviario vicino ad una finestra della sua casa.
Benché le carte del fascicolo non ci svelano i motivi che portarono i Cicinelli
a sopprimere l'arciprete di Giuliano sono comunque una spia fondamentale
per capire il clima sociale vessatorio e intimatorio che per loro avevano da
tempo instaurato Giuliano. Date queste premesse nessuno si meraviglierebbe se prima o poi saltasse qualche documento o qualche indizio a riprova di
una nefandezza attribuita ai baroni di Giuliano dalla tradizione popolare locale e che trova radice nel quasi leggendario Jus primae noctis che sembra
fosse stato in uso fino a buona parte del Settecento a Specchia. Questo esecrato e vituperato diritto feudale consisteva nel privilegio accordato al baro98
ne di profittare di tutte le giovanni spose del luogo la prima notte del loro
matrimonio. In tempi più recenti rispetto al periodo normanno si sarebbe
trasformato e nascosto dietro una sorta di tassa in denaro dovuta al feudatario denominata in Piemonte "cazzagio" e nel Sud più subdolamente "ragione de le femine che si maritano". Per questo motivo forse nel Seicento,
durante le feste di carnevale, i cittadini di Presicce uccisero a tradimento il
loro feudatario ch'era allora il Principe Bartilotti, e per cui furono e sono
soprannominati "Mascarani". Il dominio dei Cicinelli dovette essere una vera
sciagura per Giuliano. Sin dal loro avvento quella che per tradizione dei suoi
cittadini era "la Regina di tutte le Terre del Capo", e per sommità di uomini
dotti e per un notevole livello sociale ed economico, sottolineato dal gusto
universale per il ben vestire, incominciò ad intristirsi sempre più assillata da
così tanti strani e numerosi gravami e ingiuste grassazioni feudali da ridurla
quasi a simbolo ai primi dell'Ottocento della rapacità e stranezza dei baroni
del Regno: tant'è che Winspeare, già presidente della Commissione feudale
nel 1808, avendo attentamente esaminato la natura di tante ingiustizie feudali in migliaia di processi da lui presieduti, non potè esimersi dal ricordare
il barone di Giuliano come esemplare campione delle più strambe ed illegittime prevaricazioni introdotte nel Regno da certi feudatari che in particolare in Terra d' Otranto si credevano dei veri Titani del tutto svincolati da
ogni soggezione regia. Di fatti annoverò far gli altri abusi quello praticato a
Giuliano e detto della Pietra per cui soltanto nel frantoio del barone potevano i sudditi giulianesi molire le olive (v. pag. ….. della sua celebre opera Storia
degli Abusi feudali - Napoli …..).
1631: Come già nel 1590 il vescovo di Alessano protesta dinanzi alla regia
Camera che i suoi vassalli di Giuliano e di altri luoghi della diocesi cercano di
eludere i pagamenti a lui dovuti andando ad abitare in altre località. Il 28
luglio 1631 viene spedita da Napoli la seguente intimazione:
" Al presente s'è comparso in questa Regia Camera per parte della Chiesa de
Santa Maria de Leuca et per essa il coadiutore del Reverendo Vescovo d'
Alessano, et espostone come di nuovo alcuni Vassalli di Pato, Giuliano,
Salignano, Castrignano, et Presiccio, et altri lochi della detta Diocesi d'
Alessano Vassalli Angarij, et perangarij de detta Ecclesia si sono partiti da
detti lochi, et andati ad habitare in altri lochi, et pretendono non pagare
quello vanno tassati iuxta l'inventario della detta Chiesa per le loro persone,
et robbe tanto per lo passato come per lo avenire in molto danno, et interesse di detta Chiesa poiche per quelli Vassalli ne hà pagato, et paga l'adohi alla
Regia Corte quotiens in Regno adoha genereliter imponitur, et supplicante
d'opportuna provisione. Et volendono debite provedere in die et ordinar che
alla detta Ecclesia de Santa Maria de Leuca seù ad altre sa Sua parte deb99
biate circa lo pagamento hanno da fare detti suoi Vassalli, quali sono andati
ad habitare in altri lochi tanto per lo che deveno come per l'avenire iuxta l'
inventario dell'ecclesia predetta osservare et fare osservare le preinserte
provisioni alias per questa regia camera (q.r.c.) ad instanza di detta Ecclesia
circa lo medesimo negotio espedire iuxta loro forma, continenza, et tenore,
et Cossi esequirete, sotto pena d' onze 25. La presente al presentante .
Datum Neapoli die 28 Mensis Julij 1631, constito de indemptitate personarum et bonorum reddititiorum Justitiam faciat. De B. Montalvo M.(agnae)
C.(uriae) L.(ocumtenens)/ Fabius Capitaneus Galiore/Conbolinus/ R a t i o n a l i s
Galluccius Actuarius.
n.b. In un atto notarile si conoscono i nomi di alcune famiglie di questi "fuochi vassalli" del vescovo.
1636: Il 19 giugno 1636, nel Castello di Giuliano, il barone Gio:Battista
Cicinelli di Napoli convoca il notaio Giambattista Pignataro di Ruffano che
stende l'atto di acquisto di certo bestiame vendutogli dal diacono Giovanni
Ferdinando Cavalera di Alessano consistente in "100 animali pecorini et
caprini".
UNA TRESCA AMOROSA DEI CICINELLI BARONI DI GIULIANO FINITA IN TRAGEDIA
1638. Da tempo i fratelli Andrea e Giambattista Cicinelli, patrizi napoletani
baroni di Giuliano, avevano preso ad amoreggiare con due sorelle figlie di
Federico Castriota barone di Gagliano, introducendosi spesso furtivamente
nel loro palazzo di Gagliano. Questa relazione però, che le cronache del
tempo riferiscono poco onesta e alquanto indecente, era contrastata fortemente dal padre delle sorelle, a tal punto che la maggiore, Giovanna Castriota
fu costretta a sposare con riluttanza un nobile più anziano di lei. Il matrimonio infatti fu celebrato il 26 novembre 1634 nella chiesa di Gagliano tra
Giovanna Castriota e Gio . Francesco Maremonte dei baroni di Botrugno, più
grande della sposa di ben 18 anni, che abitava a Lecce. Qui, non essendosi
spento l'amore di Giovanna per il Cicinelli, la tresca continuò pericolosamente all'ombra del tetto coniugale. Qualcosa però giunse all'orecchio del
Maramonte che subito si mise all'erta con l'intento di vendicarsi. Il 18 febbraio 1638 esplode la tragedia. Fingendo di partire per certi suoi affari il
Maramonte dopo qualche ora rientrò precipitosamente a casa avvertito dall'amico Carlo Castriota (per nulla parente di Giovanna) e si nascose nelle vicinanze della porta della stanza da letto. L'attesa non fu lunga perché aprendo pian piano la porta Andrea Cicinelli, l'amante antico di sua moglie, cacciò
fuori la testa per accertarsi che ci fosse qualcuno. Il Maramonte non ebbe
esitazioni: spianò il fucile e con un colpo uccise il Cicinelli. Al rumore dell'arma la Castriota uscì in disordine dalla stanza tutta spaventata e, visto il
Cicinelli morto, prese un pugnaletto che stava sul comodino e si avventò con100
tro il marito ferendolo. Appreso il fattacio la Regia Udienza (Tribunale) di
Lecce trasse in arresto la Castriota nel castello della città, mentre il marito
si rifugiava in chiesa. La sera, per vendicare il fratello, Giambattista Cicinelli
a spron battuto con altri compagni puntò verso Lecce, ma all'altezza della
chiesa dei cappuccini dell'Alto sulla strada per Lequile fu attaccato dai soldati della regia Udienza predisposti al caso. Il Cicinelli si rifugiò nella chiesa
dei cappuccini ma alla fine venne estratto e rinchiuso in carcere a Lecce.
Poiché questi avvenimenti produssero un gran bisbiglio nella città di Lecce il
18 aprile Giovanna fu internata nel Convento di Gallipoli, mentre il 30 dello
stesso mese il Maramonte, uscito dalla chiesa, fu arrestato e tradotto nelle
carceri del Castello. La storia trovò l'epilogo nella riappacificazione della
Castriota col marito che le perdonò infine tutti i torti passati … e visse cornuto e contento. Ed ecco come sotto l'anno 1638 il cronista lecce Bernardino
Braccio ce la riassume nel suo "Notiziario o Parte d'Istoria di Lecce":
A. D. 1638
"A 18 febbraro venne carcerata nel Castello di Lecce la moglie di D. Francesco Maramonte quale ferì
suo marito per averla trovata coricata con il signor D. Andrea Cicinelli ed il sig. Maramonti ammazzò detto Cicinelli quale subitamente morì senza confessione e sacramenti e detta signora Moglie ferì il
marito Maramonti. E nello stesso giorno, domenica seconda di quadragesima, la sera ad ore tre e mezzo
di notte si seppe dalli ministri della reggia Udienza, ch'erano venuti alli Cappuccini dall'Alto li signori Cicinelli quali portavano di comitiva più persone e volevano ad ore 4 di notte siccome si erano aggiustati e stavano in appuntamento con un servitore di detto Maramonti quale stava rifuggiato in Lecce,
entrare colla scorta di detto servitore ed ammazzarlo assieme con D. Carlo Castrista, per causa dell'omicidio che avevano commesso in persona di detto D. Andrea Cicinelli fratello delli sopradetti signori e mentre furono al passaggio della cona che stava alla strada che si va alli Cappuccini e Tequile, ivi
si ritrovò l'Auditore Antiquera, con molti soldati di campagna e mentre arrivarono detti signori
Cicinelli da una parte e dall'altra si tirarono molte archibugiate, il che avendo inteso detti signori
Cicinelli si ritirarono alla medesima Chiesa dei Cappuccini senza offesa di niuno e detto signor Uditore
andò colli soldati in detta Chiesa e presero il sig. Cicinelli con alcuni servitori e li portarono carcerati
nel Castello e il dì seguente rinchiusero nella Chiesa della Carità detti signori Maramonti e Castrista.
Il Reggio Castello fra tanto avendo inteso tante archibugiate sparò un pezzo di artiglieria con palle
per acquietare il rumore alla qual cosa sopravvennero i soldati in battaglia con tamburri e trobette che
fu un gran bisbiglio per la città" . "A 30 (aprile) verso le ore sei di notte fu carcerato il sig. Francesco
Maramonte per l'omicidio del sig. Cicinelli, mentre usciva di chiesa e fu portato in Castello".
Riguardo ai Cicinelli coinvolti in quest'altro fatto di cronaca nera, dopo l'uccisione a Giuliano dell'arciprete D. Donato Borrelli, i registri parrocchiali di
Giuliano non ci forniscono che i seguenti dati genealogici:
Signor Fabio Cicinelli Juniore di Napoli
101
sposato con la Signora Francesca Maramonte
Antonia (1)
n. a Giuliano
b. il 13/4/1600
Gio.Battista (2)
n. a ….. ?
Andrea (3)
n. a ….. ?
Galeazzo (4)
n. a ….. ?
(1) Battezzata dal vescovo di Alessano Mons. Celso Mancini. Sposò Don Antonio Caracciolo di Napoli.
Nacque a Giuliano come assicura il suo atto di nascita conservato nell'archivio parrocchiale locale: "A di 13 di
Aprile 1600 Don Celso Mancini hà batteggiato Antonia Cicinella figlia del Signor fabio Cicinello, e della
Signora francescsa Maramonte e vi sono stati presenti per padrini il Signor Don ferrante Pandone, e Cornelia
Jo. Napoletana".
(2) Giambattista Cicinelli. Nacque il 9 maggio 1609 ma non a Giuliano giacchè non compare fra i battezzati di
questa parrocchia. Senz'altro però era a Giuliano il 1626 quando il 13 aprile intervenne in qualità di padrino al
battesimo di Lorezo Matri nato il 10 aprile 1626 da Giampaolo Matri e da Lucrezia Panzera. Nell'atto si legge:
"Patrini fuerunt Joannes Baptista Cicinellus filius Fabij Cicinelli de nespoli, et Francisca Maramonte uxor eiusdem Fabij". Il 2 novembre 1640 firmò i capitoli matrimoniali con donna Anna Acquaviva dinanzi al notaio
De Masi di Napoli. Quindi probabilmente si sposò nel 1641. Come riferisce il conforto nei suoi Giornali, morì
a Napoli il 28 maggio 1679. Nel 1641 acquistò il feudo di Cursi sul quale il 1.12.1651 ottenne il titolo di
Principe . Il 18 dicembre1659 acquistò anche Grottaglie sul quale il 27 luglio 1665 ottenne il titolo di Duca. Ai
suoi figli nati a Giuliano dal 1645 al 1650 si devono aggiungere i nomi di tre schiavi emancipati che assunsero il suo cognome.
(3) Andrea Cicinelli non risulta fra i battezzati a Giuliano, ma come padrino e figlio del Signor Fabio Cicinelli
compare nell'atto di battesimo del 13 novembre 1627 a carico di Francesco Martino nato il 10 novembre dai
coniugi Nicola Maria Manzo e Maria Formoso (nell'atto: "Patrini fuerunt Dominus Andreas Cicinellus filius
Domini Fabij Cicinelli et Ramundina Lecci filia Antonij de Nicola Lecci de casali Pati". Stando alla cronaca fu
ucciso a Botrugno il 18 febbraio 1638.
(4) Neanche Galeazzo Cicinelli risulta fra i nati - battezzati a Giuliano, ma intervenne come Padrino insieme
alla madre al battesimo di Giulia Camilla nata l8 agosto da Donato Damiano e da Natalizia Franza e battezzata l'11 agosto 1628 dove si legge: "Domina Francisca Maramonte, et Galiatius Cicinellus filius dictae
Franciscae".
Nei "Giornali di Napoli dal 1679 al 1698 " di Domenico Confuorto si legge: "23 maggio 1679 - Muore don
Giovanni Battista Cicinello, principe di Cursi e duca delle Grottaglie, e ha lasciato tre figli maschi, chiamati il
primo don Giovanni, il secondo don Andrea e il terzo don Galeazzo, e una femmina". E' evidente che due figli
di Giambattista non sono da confondere con i suoi fratelli omonimi Andrea, già morto, ed anzi ucciso nel 1638,
e Galeazzo che intorno al 1631 era intervenuto nell'assassinio dell'arciprete Borrello. In effetti altri Cicinelli nati
a Giuliano fra il 1645 e il 1650 ci permettono di costruirci quest'altra successione della famiglia Cicinelli integrata da altre informazioni esterne.
102
Fabio Cicinelli juniore sp. con Francesca Maramonte
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______________________________________|_________________________
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Antonia
Gio. Battista
Andrea
Galeazzo
n. a Giuliano
n. a Napoli 9.7.1609
+ 18.2.1638
e Covella Cito di Presicce
b. 13.4.1600
+ a Napoli 28.5.1679
" ut fama est "
sp. Anna Acquaviva
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Andrea
Galeazzo
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Francesco
Antonio
|
Antonio
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n. 1.4.1645
n. 12.3.1647
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?
Giovanni
Domenico Adriano
Francesca Antonia
Antonio
Domenico Giuseppe
b. 19.10.1642
n. circa 1644
Andrea
Aniello
Teresa
n.13.4.1649 schiavo
schiavo
schiavo
+ 21.12.1659
Giuseppe Antonio
n.3.12.1647
emancipato
emancipato emancipato
(Fabio)
2.9.1645
Agostino
b.6.12.1647
b.28.2.1648 b.6.8.1648 b.13.3.1650
n.11.9.1645 Nicola
nel Castello
n.8.12.1646
Galeazzo e Covella Cito: non risulta il loro matrimonio ma negli atti di nascita dei suoi due figli, annota l'ar-
103
ciprete di Giuliano, che Galeazzo li ebbe "ut fama est" (cioè com'è pubblicamente noto) da Covella Cito di
Presicce. Al battesimo di Andrea Francesco Antonio intervennero come padrini D.Carlo de Pannis di Casarano
e il barone di Giuliano, e suo fratello, Giambattista Cicinelli. Riferendosi alla nascita di Galeazzo Antonio l'arciprete chiosa "ut fertur, et tenetur, et judicatur ab omnibus" (cioè come si dice, si stima e si giudica da tutti).
E si tenga presente che era quasi legge dare il nome del padre al proprio primogenito.
(?) (Fabio): Potrebbe trattarsi del primogenito del barone Giambattista, tanto più che Fabio Cicinelli morì,
come risulta nell'archivio parrocchiale, a soli 18 anni il 21 dicembre 1659 e, per detrazione dell'età, l'atto di
nascita in cui ora è assai difficoltoso interpretare il nome perché la scrittura è alquanto consunta, e cioè l'atto
del 19 ottobre 1642, ci porta ad assegnarlo al giovane Fabio Cicinelli per il quale nella parrocchiale fu eretta
una lapide sontuosa con la narrazione del ritrovamento delle sue ossa 102 anni dopo la sua morte.
Giovanni: molti autori lo danno nato intorno al 1644. D'altronte dovette nascere dopo il 1642, nascita del primogenito dopo il matrimonio del 164, e prima del 1645 nascita documentata di Andrea. Non risulta negli atti
di nascita della parrocchia di Giuliano e perciò è probabile che sia nato a Napoli. Si tratta del celebre poeta
autore della Censura del poetar moderno. Domenico Confuorto nei suoi Giornali di Napoli ne annota la morte
avvenuta a Napoli il 23 marzo 1698 con queste parole: "Domenica mattina è morto di febbre ettica il signor
don Giovanni Cicinello principe di Cursi, e la sera del detto giorno è stato portato il suo cadavere a sotterrare
nella chiesa di S. Lorenzo Maggiore di Napoli deì padri conventuali di San Francesco, ove questa famiglia tiene
l'altare maggiore di detta chiesa per sua cappella". Sposò donna Anna Carafa.
Andrea: Fu battezzato a Giuliano dall'Arcivescovo Metropolitano, ossia l'Arcivescovo di Otranto. Padrini per
procura gli furono il Generale degli Eserciti Cavalier Illustrissimo Don Vincenzo della Marra di Napoli e
Donna Laura Acquaviva moglie del Duca di Alessano.
Francesca Teresa: Fu battezzata dal vescovo di Alessano in persona Mons. Placido Pariglia.
Antonia: Padrini al suo battesimo furono D.Francesco Paladini e la baronessa di Barbarano Donna Francesca
Antonia de Carmona.
Schiavi emancipati Antonio, Giuseppe e Domenico: del primo si dice che fu battezzato nel Castello a causa
della sua infermità e del secondo si precisa che fu acquistato all'asta, ed alla stessa maniera del terzo viene riferito che fu battezzato "in castro", cioè nel Castello del barone scegliendo il proprio nome e dichiarandolo di
fronte a tutto il popolo giulianese. Anche i Castromediano, baroni della vicina Morciano, nello stesso periodo
vi fecero battezzare alcuni schiavi barbareschi riscattati all'asta e quindi tenuti a servizio seconda una moda
signorile del tempo.
1642: Il 15 ottobre 1642 muore a Lecce in età avanzata il medico Scipione
Panzera di Giuliano che vi si era trasferito alla fine del XVI secolo accumulando una discreta fortuna. Fu sepolto in Santa Maria del Tempio. Da lui
discese un ramo che viveva nobilmente e che di fatto fu ascritto al ceto nobile della città con Provisioni della Regia Camera del 24 marzo 1794, e che
diede alla città anche due Sindaci del ceto civile e ossia Saverio negli anni
1746 e '47, e Oronzo nel 1771. Nel suo "Notiziario o Parte dìIstoria di Lecce"
il cronista leccese Bernardino Braccio scrive sotto l' anno 1542: "A(nno)
D(omini) 1642. Sindico Fabio Verardi. Questo governò solamente mesi sette
cogli Eleti e Decurioni …. A 15 ottobre la sera ad ore 5 morì il medico
Scipione Panzera di mal di catarro, essendo molto vecchio e fu seppellito al
Tempio fuori le mura di Lecce. Questo era di Giuliano ed avea fatto buona
fortuna a Lecce ed era uno dei buoni medici". Lo stesso cronista sotto il
medesimo anni annota: "Baroni e Cittadini antichi e moderni che sono al presente in questa Città. (pag.12): Li Baroni di Casa Barrera vennero da Francia
da una Terra detta Barliera, gentiluomini antichi che vennero col Duca di
Atene per suoi corteggiani e furono fatti Baroni di Collepazzo, di Castrì
Guarino ed altri feudi. Al presente possiedono Castrignano e la quarta parte
di Giuliano e sono gente e stimati".
104
n.b. A Barbarano il 13.3.1611 a 29 anni morì l' "Egregio Scipione Panzera di Barbarano" nato circa l'anno 1582.
Il feudo cui si riferisce il cronista Braccio fu detto anche "Barrera" dal nome del suo possessore Angelo Barrera
che aveva sposato lìultima discendente degli antichi proprietari e cioè Margaritella Coniger di Lecce. Si tratta
del feudo di Campo Saracino nei pressi di Giuliano che nel 1466 il re Alfonso d'Aragona aveva concesso al
capitano cavalier Nicola Coniger di Lecce di antica e nobile famiglia di origine francese. Passò quindi a vari suoi
figli, fra cui il celebre cronista leccese Antonello Coniger, e infine alla nipote di questi Margherita.
1643: Nella causa fra il barone Castriota di Gagliano e quello di Salignano
Crapanico fra l'8 ottobre e il 17 novembre 1643 intervengono a deporre i giulianesi Vincenzo Damiano, "Caporale della Torre Nova de Santa Maria de
Leuche" ( 6 ottobre), Giovan Alfonso Margarito (9 ottobre), Fabio Panzera
figlio del notar Geronimo Panzera (11 novembre), il Dottor Pietro Panzera (17
novembre). Precedentemente aveva deposto anche il barone GiovanBattista
Cicinelli nel 1637 il quale parteggiando chiaramente per il Castriota invitò
Giustiniano Valentini a "rilassare" al Crapanico il casale di Salignano.
TRADIZIONE DI S. PIETRO APOSTOLO A GIULIANO
1643: Presso la stamperia di Pietro Micheli a Lecce viene pubblicato l'opuscolo del canonico alessanese D. Francesco Pirreca dal titolo: "Historia della
Madonna Santissima di Leuche, detta S:M:de Finibus Terrae."
In quest'opera di appena 24 pagine, già autorizzata alle stampe dalla censura ecclesiastica il 3 luglio 1643, l'unico riferimento a Giuliano si trova alle
pagg. 11 e 12 in un brano in cui per la prima volta nella storiografia salentina
si riporta la tradizione della presenza di S. Pietro a Giuliano. Prima del
Pirreca nella storiografia salentina un cenno alla venuta di S. Pietro nel
Salento si legge nel De Situ Japigiae del Galateo (1511) e più estesamente
nell'opera del Marciano "Origine e successi di Terra d' Otranto" del 1621 .
In entrambi questi testi il riferimento a S. Pietro è legato alla città di
Taranto nei cui contorni sarebbe approdato nel 42 o 43 d. C.
Così testualmente nel Galateo (1511) pag. 85 tradotto dal latino: "S. Pietro in
Bevagna . A dodici miglia da Saturo si trova una chiesa dedicata a S. Pietro, sita nel luogo in cui dicono sia approdato la prima volta in Italia il Santo, venendo dall'Oriente. Si dice che vi celebrò un rito
religioso e poi, a Taranto, nella chiesa che si trova presso il castello maggiore, offrì l'ostia a Cristo: è
stato rinvenuto qui, non molto tempo fa, quel libriccino di piombo di cui si sono dette tante e tante
cose in tutto il mondo cristiano". Nel Pirreca invece si legge testualmente:
"E' di gran considerazione ancora detto luogo per havere il suo Popolo abbracciata la Fede di Christo
nel tempo della primitiua Chiesa, essendo convertito da San Pietro Apostolo, giongendo in quel luogo,
quando da Antiochia venne in Roma con alcuni suoi Discepoli; essendo sbarcato lontano da (pag.12)
Taranto da sedici miglia in circa, e proprio in un luogo dove hoggi si vede una Chiesa dedicata à San
Pietro Apostolo, ove celebrò Messa, e operò infiniti Miracoli, poi se ne passò nella Città di Taranto e
celebrò Messa in un luogo vicino al Castello maggiore: ( Così lo scrive il Galateo de situ Iapigiae ) nel
qual luogo i tempi addietro fù trovato un libretto coverto di piombo sotto l'Altare, in cui era notato
tutto il fatto descritto, e quanto ancora operò l'istesso Apostolo in tutto questo Paese. Di questo ne
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fa' fede Taranto istesso con l'antica Mandurio ( hoggi Casal nuovo ) l' Antichissima, e Nobbilissima
Città di Lecce, confirmandovi per Vescovo uno de' suoi cari Discepoli, e di quella Cittadino, il quale
fu Orontio ( creato prima da Paolo Apostolo ) poi passò per Capo di Leuca convertendo tutti quei
Popoli alla fede di Christo; Et in luogo tra Verito, e Giuliano, dove si vede una Cappella dicata a San
Pietro, v'è traditione, e fama, che detto Santo habbia risuscitato un morto; Vicina alla qual Cappella
vi è una Croce di pietra viva, chiamata volgarmente la Croce Petrina, significando, che in quel luogo
San Pietro Apostolo operò fra gli altri questo gran miracolo. Poco distante vi è un Pozzo di acqua
dolce, chiamato il Pozzo di Buonbire, nel qual luogo si tiene per traditione il detto Apostolo havesse
predicato, e convertito alla Fè di Christo più di quattro mila persone, poi assetato, e stanco havesse
bevuto di quell'acqua, e detto, ò che Buonbere, la qual parola detta dal Santo è rimasta infino à nostri
tempi, ( benche corrotta )". Fra i due si colloca il Marciano che rifacendosi al Galateo
ne tratta più estesamente nel 1621 nella sua opera intitolata Origine e
Successi di Terra d'Otranto tentando di precisare l'epoca della venuta di
S.Pietro nel Salento esaminando accuratamente le varie fonti antiche che
portano acqua all'argomento. Su questi precedenti il padre Angiulli scrisse un
opuscolo nel 1657 o meglio un panegirico stampato a Lecce col titolo di Lecce
Rosata in cui però, come si evince da alcuni suoi brani spuntati dal Merodio e
inseriti nella sua Storia di Taranto, il cui manoscritto si conserva nella biblioteca provinciale di Lecce, chiaramente ammette di rifarsi alle antiche
Iscrizioni da lui lette nel Santuario di Leuca: iscrizione che probabilmente
furono fatte collocare dal vescovo Giangiacomo Galletti e che per stile sono
palesemente del sec. XVI e che in definitiva riportano semplicemente quanto ricavato dalla tradizione orale. Nel 1682 altra materia offrì uno scritto
dell'arciprete di Castrignano D.Francesco Marzo spedito al Preside di Lecce
(oggi diremmo Prefetto) Conte Boette nel quale come ammette il Tasselli ci
si basava su quanto l'Angiulli aveva raccolto dall'esame di antiche iscrizioni
che, come si è premesso, nient'altro erano che le antiche Lapidi del
Santuario di Leuca in una delle quali ancora si legge il ricordo dell'avvenimento della trasformazione dell'antico tempio pagano ("Quod olim idolorum
cultu ecc.") in tempio cristiano da parte di S. Pietro e successivamente della
consacrazione del tempio da parte del pontefice Giulio I. Non sembra proprio
una prova decisiva dello sbarco di S. Pietro a Leuca la lettura di una lapide
apposta ben 15 secoli dopo l'avvenimento tramandato semplicemente da una
certa tradizione popolare orale. Tradizione che il suo successore Mons. Lamia
poi riferì in una lettera in una maniera un po' diversa, ma che al vescovo
Galletti bastò per condurre felicemente in porto un'importante operazione
culturale servendosi delle sue strette aderenze nella Curia romana (dove
viveva prima della sua promozione a capo della diocesi di Alessano), e cioè
quella di ottenere la prima indulgenza documentata per il Santuario del cui
ristabilimento fece un punto fondamentale della sua attività pastorale.
Scrive il Tasselli nel 1693 che questo vescovo "ammassò le scritture antiche
dell'archivio alessanese" e le portò a Roma, e fra queste un atto pubblico del
notaio Placido Buffelli (nonno dell'omonimo scultore) nel quale era riportato
106
"il successo" di quest'avvenimento, col ricordo anche di precedenti indulgenze, che la Curia finse di accogliere per vere, non trovandone riscontri in
archivio, ma che ratificò poiché era interesse di quel tempo favorire ogni
genere di promozioni devozionali nello spirito della recente grande riforma
tridentina.
D'altronde non dovette parergli vero constatare una incredibile analogia storica fra il nostro santuario e la Chiesa della Minerva a Roma dove era seppellito il suo zio antecessore Mons. Giulio Galletti, che gli aveva ceduto spontaneamente nel 1560 la diocesi alessanese. Anche la Basilica romana fu detta
di S.Maria della Minerva perché come l'antico tempio della Minerva a Leuca
con l'avvento del cristianesimo era stato convertito in un tempio cristiano
dedicato alla Madonna. V'è di più : S.Maria della Minerva a Roma era la sede
principale dell'Arciconfraternita del Santissimo Rosario istituita di recente
dopo la battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571. E' perciò assai verosimile
che fu proprio il vescovo Galletti a imporre nelle nostre parrocchie le confraternite del Rosario che generalmente sono documentate esistenti nella
visita ada limina del 1590, e che vengono generalmente dopo la più antica confraternita del Santissimo Sacramento. Se poi si aggiunge l'opinione riferita
nel 1643 dal Pirreca, ma evidentemente non ignorata dal Galletti al suo
tempo, che a Leuca avesse sostato la flotta cristiana vittoriosa a Lepanto,
può concludersi con sufficiente probabilità che fu opera propria del Galletti,
vescovo dal 1560 al 1574, e del suo amore spassionato verso il santuario di
Leuca il radicarsi nella fede dei suoi diocesani il convincimento "storico" che
S. Pietro sbarcò a Leuca come attestato solennemente dalla lapide scritta in
grandi caratteri cubitali e collocata all'ingresso della basilica. Per inciso possiamo anche dire che tali operazioni non erano rare e nel Salento è ormai del
tutto nota la vicenda con cui nel 1656 auspice il vescovo Papacoda si realizzò
lo stabilimento del culto di S.Oronzo assunto a Patrono principale di Lecce
soppiantando quello più antico di S.Irene convincendo la Sacra Congregazione
dei Riti ad approvarlo Patrono su una base "storica" desunta dalle "visioni" del
veggente calabrese Aschinia. Resta comunque il fatto che presso i Padri della
Chiesa e in particolare nella interpretazione di un passo di Eusebio di Cesarea
null'altro si dice di S.Pietro, (e senza alcun riferimento esplicito alla sua
prima o seconda venuta in Italia), che partendo da Antochia andò " in alium
locum" . Il resto si deve al commento che hanno fatto di queste semplici
parole i cosiddetti Esegeti fra i quali i pareri sono incerti e a volte discostanti. E… certamente, come si è già detto a proposito di un Iscrizione databile
a 1500 anni dopo quest'avvenimento, cioè della probabile venuta di S.Pietro
a Roma dove fu comunque matirizzato nel 67 d.C., è quantomeno azzardato
provare il suo passaggio nelle nostre contrade, ed anzi in così tante contrade (Leuca, Giuliano, S.Pietro in Bevagna, S.Pietro Vernotico ecc.) semplicemente basandosi sull'esistenza di antiche chiese intitolate al suo nome che
107
comunque risalgono per lo più al IX o al X secolo d. C. e cioè … a 1000 anni
dopo la sua venuta in Italia !!! Ed è bene rilevare infine un fatto davvero singolare fra gli storici salentini più antichi, e cioè che mentre il Galateo e il
Marciano ed anche l'Angiulli parlano dello sbarco di S. Pietro a Taranto o nei
suoi dintorni … per amor di patria ! … il Pirreca aggiusta il tiro a proprio comodo ed è il primo che lo fa' sbarcare a Leuca !, da dove a piedi passo dopo passo
giunge a Giuliano e in altri luoghi e infine a Taranto! Il Tasselli ovviamente
non ha dubbi ad accogliere il racconto del Pirreca e lo conferma in pieno
senza alcuna esitazione.
UN LASCITO ALLA CHIESA DI GIULIANO
1646: ( Nel registro dei battesimi dal 1616 al 1630 trovasi appuntata in prima
pagina la seguente annotazione):
" A di ultimo di Gennaro 1646. La sorella dello Corallo Melcarne lasciò à detto Corallo suo fratello dui
possessioni che l' habbia offitiare nella Chiesa Matrice di Giuliano et un' altra possessione nominata
Campo Valiano detta Le Macchie sita nel territorio di Santo Dana a Giovanni Pirello la Macchia di
Gervasio Melcarne et più lassa alla detta Chiesa del ditto Loco altri arbori d'olivo che stanno dentro
la vigna, ò ad altro loco ad eletione di detto Corallo. E più il mobbile che have fatto e se ritrova in
Casa di detto Corallo lo lascia à Nubile (?) Melcarne sua Nipote, e questo lo dichiarò in tempo che se
li dette la Comunione in presenza d' Angelo Pipino, Micael Diaz del Gado Sopra guardia, di Filippo
Membi, di Donno Angelo Margarito, di D. Salvatore Villano, di D. Giovanni Borrello, di Donno
Ottaviano Damiano" .
n.b. Il 3 febbraio 1646 morì a Giuliano Sicilia Melcarne di S.Dana di circa 60 anni "quae Sicilia die primo predicti mensis, D.Marcello Confessario fuit confessa, et a Archipresbitero Damiano fuit comunicata, et die 2.°
dicti mensis oleo santo fuit roborata". Nella prima metà del Seicento vissero a Giuliano: 1) Orazio Melcarne
di S.Dana sposato con Caterina Cosi; 2) Melcarne Corallo di S.Dana sposato a Giuliano prima con Polita
Coletta e poi con Antonia Panzera; 3) Gervasio Melcarne (n.circa 1598-+1668) sposato con Domenica Penesi
di Morciano.
TRE SCHIAVI DEL BARONE CICINELLI BATTEZZATI A GIULIANO
1648: fuochi 90. Il 28 febbraio 1648 uno strano battesimo si celebra nel
Castello di Giuliano: quello di uno schiavo del barone Cicinelli, di età giovanissima e piuttosto infermo che al momento della consacrazione espresse il
desiderio di chiamarsi Antonio assumendo così il cognome del suo padrone
Cicinelli. Il 6 agosto venne il turno di un altro dei tre schiavi del barone che
fu battezzato "coram omnibus hic habitantibus", cioè dinanzi a tutto il popolo giulianese, col nome di "Domenicus de Cicinello" !
1650: Il 13 agosto 1650 a Giuliano con licenza del vescovo di Alessano Mons.
Placido Padiglia, viene battezzato uno schiavo del barone Cicinelli "mancipium
ad astam emptum", cioè acquistato all'asta, che si fece chiamare Giuseppe
e prese il cognome dei Cicinelli. Il 10 novembre 1650 fu ammazzata di notte
108
Anna Novella Acito (cioè Cito) di Presicce di anni 25.
1651: viene innalzata la Cappella di S. Domenico (Santu Mìnicu) che sul portale porta lo stemma tipico dei Domenicani raffigurante un sole fra sedici
raggi ai cui lati s'indovinano le cifre egualmente spartite dell'anno di costruzione: 16 / stemma / 51. La cappella non molto tempo fa' è stata acquistata
dalla signora Ferrari Donata dai Fuortes. Contiene qualche affresco all'interno, con facciata rivolta ad est e con alle spalle il giardino denominato
"bomba". Tipica è la finestrella traforata a 8 buchi in muratura sul fianco
sinistro che guarda a mezzogiorno.
1652: Il primo settembre all'età di 80 anni muore a Giuliano il "sopraguardia
de Ispania" Michele Diaz. In un atto notarile del 1650 risulta che "lo spagnolo Francesco Rezio caporale della torre marittima di Morciano, cioè Torre
Vado, dovendo restituire 40 ducati a Michele Ruiz del Gado sopraguardia
della marina di Gallipoli, avuti in più riprese al tempo delle rivoluzioni (16471649) di questo quando dalla Regia Corte non poteva giungere il salario, il 12
febbraio 1650 gli rilascia procura per farsi rimborsare i 40 ducati da
Francesco Parata di Racale" . ( Not. 45/28, Gervasi di Lecce, protocollo dell'anno 1650, fol. 73).
1654: Nel Volume 22 dei Cedolari Nuovi sotto l'anno 1654, a pag. 247 si
legge: " Die 13 mensis novembris 1654. Super taxa noviter in presente
Cedulario addita tarì 3.3. In quibus virtute infrascripti ordinis Regie Camere
fuit ordinatum taxari hodiernus Possessor foculariorum sexdecim casalis
Juliani pro Jurisdictione secundarum causarum dicte partis dicti casalis.
tenor cuius ordinis talis est:
Magnifico Regente l'officio di Percettore della Provintia d' Otranto, et
Vostro luocotenente in solidum. - " Saperete come nell'anno 1522 dalla
Cesarea Maestà dell'Imperator Carlo quinto fù concesso nel Contado di
Alessano la giurisditione di seconde Cause in feudum et una il servitio del'
Adoha; et per che Juxta il Cedulario di quel tempo appare, che in detto anno
fra' l'altre terre che il Conte d' Alessano possedeva erano alcuni vassalli in
lo Casale di Giugliano, si è citato il Magnifico Giovanni Battista Cecinello
hodierno Possessore di quelli à pagare la tassa di detta giurisditione, il quale
con sua Comparsa hà dichiarato esserno fuochi sedici li quali à grana 15 a
foco juxta il decreto generale della Regia Camera vendono d' Intrata l'anno
ducati due tarì 2 li quali dandosi la tassa a ducati 26 ¼ per cento importano
(l') anno t. 3. gr. 3.
Pertanto vi dicemo, et ordinamo, che dal primo di settembre del prossimo
passato anno 1653 avanti debbiate esigere dal Magnifico Gio : Battista
Cecinello Hodierno Possessore delli detti fuochi sedici del Casale di Giugliano
li sudetti annui tarì tre et grane tre in che scende la Tassa della Jurisditione
109
di seconde Cause di detti fuochi ut supra cossi liquidati dal Magnifico
Razionale Francisco Carassa, et esatti l'introijtarete a beneficio della Regia
Corte per conto di situatione di Cassa atteso l' infrascritto è stata certificata la detta Regia Cassa acciò vi tenghi debbitore in detta Summa et per
cautela della Regia Corte se ne sono fatti li debiti notamenti nelli libri del
Real Patrimonio et Regij Cedularij, et questo se intenda prò nunc citra preiudicio delle ragioni del Regio fisco di augumentare detta Tassa factis diligentijs et del tutto ne farete li debbiti Notamenti nelli libri di Vostro officio, et cossi exequirete. Datum Neapoli ex Regia Camera Summarie die 31
mensis Martij 1654. - Don Hieronimus Garcia Rationalis et Magne Curie
Locumtenens Franciscus Sanchez vidit fiscus Franciscus Carassa Rationalis
Consiliaris, Antonius Bolinus. Se adest summarium in forma, et sic predittus
Joannes Baptista Cicinellus tenetur ut supra
Pro
Juruisditione Secundarum Causarum Casalis Juliani in ann: _ 3._3.
(nota al margine sx ) :
" Vid permutationem preditte taxe __3__3 in Cedulario huius Provintie ab
anno 1732 in antea Liber 205 a tergo ".
UNO STRANO IMBROGLIO IN UN TESTAMENTO PER INTIMIDAZIONE
1668: Il 13 febbraio 1668 a Salignano viene ferito mortalmente D. Antonio
Fersini fratello del medico Dottor Carlo Fersini e di …. Fersini sposata con
Antonio Panzera di Giuliano, figli tutti e tre del Dottor Paolo Fersini di
Castrignano il quale aveva donato 200 ducati alla figlia impegnando nella consegna i figli maschi suddetti. Prima di morire, secondo quanto affermarono
pubblicamente Alessio Ferente e i sacerdoti D. Pietro Bello e D. Nicolangelo
Mancarella di Salignano il 29 maggio di quell'anno, D. Antonio Fersini avrebbe "detto ad Antonio Panzera suo Cognato che delli ducati 200 …e volse che
se ne pigli per la sua porzione che sono docati 100 la possessione detta le
chiancoselle" . Inoltre D. Pietro Bello dichiarò che "detto Antonio Fersino
havesse donato in detto tempo che fù ferito à detto Antonio Panzera la possessione detta la lama nel feudo di Salignano", e che "detto Antonio Fersino
se ne morì nelle sue braccia da che fù ferito sino all'ultimo respiro (ed) esso
Costituto sempre l'assistì" . Ma a questa dichiarazione resa 32 anni dopo,
cioè il 6 luglio 1700, al notaio Lorenzo Cesi di Patù il Bello aggiunge un'autentico colpo di scena ammettendo che gli fosse stata estorta dal Panzera con
la forza. Infatti conclude che l'atto " fù fatto per vim et metu di detto
Panzera come che era armigero e sanguinario ed indotti dalle sue minaccie si
fece detto atto".
110
I PRETI DI GIULIANO INSORGONO CONTRO IL LORO VESCOVO .
1669: fuochi 78. Il 14 febbraio 1660 il Clero di Giuliano, con alla testa l'arciprete ch'era allora D.Antonio Panzera, protesta contro il Vescovo di
Alessano, Mons. Andrea Tontoli che, rompendo un'antico costume, esige il
pagamento della tassa dell'obbedienza sia pagata in sua presenza ad
Alessano mentre prima veniva personalmente riscossa nelle rispettive parrocchie in occasione della solita santa visita. Ciò evidentemente comportava
un'ulteriore aggravio per le tasche degli ecclesiastici che per giungere ad
Alessano qualche spesa dovevano pur sostenerla. Ad ogni modo Giuliano volle
ricorrere ad autorità superiori al vescovo ( pressola Curia arcivescovile di
Otranto o persino alla Nunziatura di Napoli ) ma per il momento si limitò a
protestare formalmente dinanzi al l'Ordinario tirandosi dietro il notaio apostolico Salvatore Tasco di Morciano che il Alessano stese il seguente atto:
"Die decima quarta mensis februarii anno millesimo sexcentesimo sexagesimo nono. Pontificatus Domini nostri Pontificis Pii Noni anno eius secundo. In
civitate Alexani. Personaliter asserimus una cum dicto Reverendo
Archipresbietro et Clero terrae Julianj et proprie in episcopale Palatio; et
dum ibidem essemus invenimus Reverendum et Illustrem Dominum Andream
de Tontolis epischopum dictae Civitatis; qui quidem Reverendus
Archipresbiter coram Nobis sic locutus est in vulgari sermone": (cioè, "così
parlò l'Arciprete di Giuliano in italiano):
" Illustrissimo Monsignore havemo ricevuto ordine di Vostra Signoria
Illustrissima dovessimo venire per dare l' obedienza, seù Visita personale del
che ci sentemo molto gravati con riverenza; mentre è stato sempre solito di
pagare Carlini trè per catauno sacerdote per detta Visita; e non venire personalmente tutto il Clero; ò vero fare detta Visita, e obedienza senza pagare li detti Carlini trè per catauno sacerdote; pertanto, Io, et il mio Clero pretendemo agiutarci appresso Signori Superiori accio non resti allo posteri tale
giurisditione contra ogni ragione; e per ral Causa habiamo portato con esso
Noi il Notaro Apostolico per fare le nostre proteste; e dopo detto questo,
detto Signor Arciprete consignò à Me infra(scri)tto Notaro una Comparsa
seù Protesta del tenor seguente:
"Avanti l' Illustrissimo et Reverendissimo Monsignor D. Andrea Tontolis
Veschovo della Città d'Alessano compare il Reverendo Arciprete, e Clero
della terra di Giuliano; e dicono, come sempre s'have usato per traditione
antica che tanto essi Comparenti quanto tutti li Capitoli, e Clero dell'altre
Terre di questa Diocesi nella Visita, seù obedienza personale hanno pagato
per ragioni Carlini trè per Catauno senza venire personalmente in detta Città,
et auanti sua Signoria Illustrissimo et, hoggi di non solo si pretende pagare
Cosa alcuna, mentre hanno fatto, e son pronti di fare detta Visita et obedienza, protestandosi in Casu Contrarij; il che non credono d'haverne ricor111
so a Signori Superiori, et alla Sacra Congregatione requirendo l'Infratto
Notaro di Tutto ciò farne atto publico, per loro indennità, e Cossi dicono, si
protestano, et haverne ricorso ut supra omni modo meliori; quale Comparsa,
e protesta letta per me Infratto Notaro Apostolico D. Salvatore Tascho
della Terra di Morciano, ad alta et intelligibile voce; detto Illustrissimo
Monsignore rispose videlicet: "Si prouederà a quello sarà di giustizia", e mi
fece consignare detta protesta, e Comparsa in mano del Venerabile Abbate
Andrea Zecca, ordinario Mastrodatti di detta Veschovale, per requirentes
Nos ut supra de praedictis omnibus publicum facere debemus actum. Unde
Nos..etc. etc. …….
Testibus
Alesandro Protopapa de Morciano / Paulo Rosafio de Castrignano Capitis /
Angelo Caijro de Pato et alijs."
n.b. Mons. Andrea Tontoli fu Vescovo di Alessano dal 1667 al 1695. E come si vede non solo gli ultimi decenni del suo governo "furono agitati" per via dei due sinodi celebrati nel 1673 e 1685 assai avversati da una parte
del clero diocesano.
Nel 1628 il Vescovo di Alessano riscuoteva dai preti della diocesi questo contributo sotto la voce: "Raggioni
de Preti". Le Raggioni de Preti, che si pagano tre volte l'anno, a Pasqua, Agosto, et Natale, cioè un carlino per
sacerdote diocesano, et non cittadino per ogni terzo importano da ducati 36 incirca".
Il 2 novembre 1669 a Giuliano il notaio Francesco Margarito compila i Capitoli
Matrimoniali fra Geronimo Panzera e Antonia Coletta figlia del medico
(Dottor Fisico) Francesco Coletta e Porzia Fersini.(pp.67v.-72v.).
1672: Il notaio Domenico Donnicola di Castrignano roga i capitoli matrimoniali fra Leonardo "Prunteda" di Morciano e Domenica Giannelli di Patù. (V. prot.
anno 1672 fol. 108 sgg.). Lo stesso notaio redige un atto di "Transatio,
Conventio et Assignatio" tra il "Capitaneum Ercolem Caputum et clericum
coniugatum Franciscum Antonium Caputum". (ibidem, fol. 152).
1670: Anche il Comune di Giuliano come tutte le Università di Terra d'
Otranto presenta al Regio Percettore di Lecce, da inviare a Napoli presso la
Regia Camera della Summaria, una relazione sul suo bilancio comunale. In particolare, quasi a sottolineare il suo elevato livello culturale, d'altronde
espresso nel nome del Notaio Francesco Margarito Sindaco dell'Università di
Giuliano, il 3 dicembre 1670 presenta la sua Fede di Entrata e di Uscita
redatta nel latino curiale del Seicento e impiegando l' italiano limitatemente alle sole parti relative alle voci finanziarie elencate.
Contemporaneamente, cioè in settembre, Castrignano fa' lo stesso sottoscrivendo l'atto in italiano col segno di croce e del sindaco e dei suoi eletti
tutti "illitterati"; mentre addirittura Salignano affermò che "per non sapere
noi scrivere havemo fatto fare la presente per mano del qui sotto Notaro
Gioseppe Martina di Lecce"
Pro
112
Juliano. Regia Curia et pro ea Magnifico Januario Rispolo Regio Perceptore
huius Hidruntinae Provinciae.
Die tertio mensis X.bris 1670. Juliani.
Constituti penes atta Regio officio Perceptori Terrae Idrunti Petrus Panzera
exattor Universitatis dittae Terrae Juliani Notarius Franciscus Margaritus
Sindicus, Donatus Margaritus et Antonius Petracca Auditor et elettis
Universitatis preditte, qui sponte et non in dolo promiserunt, et se in solidum
obligaverunt tam nomini Universitatis preditte, quam eorum, et ipsorum proprie et privatis nominibus solvere et pagare prefati Magnifico Regio
Perceptori eius Magnifico Casciero mentioratam tangentem infrascrittorum
funtiorum fiscalium ditto Regio officio debitorum in presenti anno iam incepto à mense settembris per totum mensem Augusti proximi venturi entrantis
Anno 1671, et sunt videlicet:
Per li Carlini 42 à foco annui ducati ottanta uno tarì quattro grane 12
Per le grana 5 a foco annui ducati quaranta sei et tarì quattro
Pelle grana 1 a foco annui ducati nove tarì uno, et grane 16
Che uniti in unum fanno la Somma di ducati centotrenta otto grane 8
81. 4.12
46. 4. _
9. 1. 16
138. 0. 8
La rata della quale somma spettante mese per mese come di sopra, ita et taliter che alla fine del detto mese d'Agosto prossimo venturo detto Regio officio sia intieramente per detta quantità sodisfatto in pace; et non obstante
quacumque eccettione etiam liquida preventione, et pro inde obligaverunt
nominibus predittis et in solidum Heredes et Successores, et bona ad penam
dupli et medietate in potestate capiendi costitutione preditti renuntiaverunt. Legi etc. de primo principali eorum Lege etc. juraverunt in signo.
Notaro Francesco Margarito Sindico
+ Il segno di croce di Pietro di Domenico Panzera esattore Illitterato
+ Il segno di croce di Antonio Petracca eletto Illitterato
+ Il segno di croce di Donato Margarito eletto Illitterato
Io Francesco Zingarello fui presente per testimonio e conosco li supradetti
subligati.
Io Leonardo dellAvola fui testimonio e conosco l'obligati.
Damianus Anticus
(A.S.N. - Sommaria - Conti Comunali - vol . 868, parte II, pag. 108)
1676-1677: Fra il 1676 e il 1677, essendo cascata la Torre degli Uomini
morti, viene rifatta e poi mantenuta, come per il passato, dall'Università di
113
Giuliano, mentre l'Università di Castrignano ha curato la torre del
Marchiello. (Not. Della Giorgia di Alessano 3/2 pag. 231 dichiarazione di
Diego Brigante del 20/3/1694 sulla torre che "pur trovandosi nelle pertinenze di Castrignano del Capo è sempre stata mantenuta dall'Università di
Giuliano".
1677: Il 17 maggio 1677 il sindaco Antonio Pico, coadiuvato dagli uditori
Francesco Cairo e Donato Ciullo, raduna nella Casa comunale ( Sedile ) i cittadini in assemblea pubblica ("congregato publico regimento in Sedile loci")
esponendo loro come la regia corte stia per vendere la giurisdizione delle
cause (v. sopra anno 1542). Quindi conclude dicendo: "Però hò stimato necessario proponerlo a voi o miei cittadini à finchè ognuno dichi il suo parere per
potermi regolare che cosa debbia fare in questa materia". All'unanimità si
decide di nominare un procuratore a Napoli perché la giurisdizione delle
cause resti per sempre alla regia Udienza di Lecce e nel caso ciò non sia possibile, che vengano restituiti i 250 scudi d' oro. Il giorno dopo, 18 maggio
1677, il sindaco e gli uditori si recano in casa del notaio Francesco Margarito
che redige l'atto con cui nominano procuratore dell' Università l' U.J.D.
(Utriusque Iuris Doctor) Domenico Mazzarella di Napoli. (vedi anche sotto l'
anno 1683 ).
1679: Pietro Panzera di Domenico di Giuliano detta il suo testamento al notaio Donnicola di Castrignano.
Sin dal primo settembre 1678, e fino a tutto agosto 1679 è sindaco di
Giuliano Francesco Villani che in una dichiarazione del 1684 ricorda come
"ritrovandosi sindico congregò publico parlamento nel quale si discorse che
essendo sindico Antonio Pico di Giuliano l'anno passato (cioè l'anno prima
1677) aveva assistito come sindico alla fabrica della Torre Vecchia".
(Not. Cesi, Declaratio del 12/3/1684 pag. 20v.)
1682: Il 24 agosto 1682 i cittadini di Giuliano sottoscrivono una Supplica per
ottenere una riduzione sulla tassa di Vassallaggio ammontante a 6 carlini e 5
grane a fuoco.(1682 not. 43/1 pag. 33 sgg.)
1683: Il 20 novembre 1683 il principe di Cursi, duca di Grottaglie e signore
del Civile di Giuliano, rilascia procura all' U.I.D. Matteo Bari per ottenere a
Napoli: 1) la giurisdizione delle prime e seconde cause criminali e miste e
seconde civili e miste, con i relativi emolumenti, con la potestà del Gladio fino
alla morte; 2) di commutare le pene da corporali in pecuniarie (avendo soddisfatto la parte lesa); 3) di innalzare forche e strumenti di tortura. A tal fine
offre 14 ducati per ciascun fuoco. Si precisa intanto che Giuliano secondo
114
l'ultima numerazione fatta nel 1669 viene tassata per 78 fuochi, di cui se ne
deducono 8 (perché vassalli del Vescovo), e poi altri 16 che appartengono allo
Stato di Alessano. L'offerta, che ammonta a 756 ducati, viene fatta, secondo l'usanza, con candela accesa, spenta la quale e in assenza di altro concorrente, la giurisdizione viene aggiudicata, tramite il procuratore, a Giovanni
Cicinelli, barone di Giuliano. Il 24 novembre dinanzi al notaio Lorenzo Cesi di
Patù si cerca un accordo sulla reale prorietà della possessione Bombere (nell'atto "bambire o vambire") appartenuta in passato per metà dalla defunta
signora Natalizia Serafini moglie del fu dottor Santo Sandalo di Patù e quindi dai figli Tommaso, Livia, e D.Ottavio Sandalo. Lo stesso giorno Andrea
Morello di Giuliano vende a Carlo Franza di Patù "li Vignali con la decimale al
barone del feudo di Verito" per 15 ducati.
1684: Il 10 aprile 1684 mastro Angelo Orlando, con procura del barone rogata il 24 marzo 1684 dal notaio Alessio Greco di Grottaglie, invita il notaio
Domenico Donnicola di Castrignano a recarsi al "Sedile", dove vengono ricevuti dal governatore, il "magnifico" Tarquinio Panzera, il quale, come commissario della Regia Camera della Sommaria, esibisce della medesima una commissione inviatagli il 28 febbraio da Napoli, con la quale si ordina di cedere
al barone la giurisdizione delle cause. L'Orlando, per conto del Cicinelli, assume il reale possesso della suddetta giurisdizione, tenendo in mano la verga
della Giustizia e prendendo in consegna gli atti, le scritture, i fascicoli e i
processi. (23/2 Not. Donnicola, prot. anno 1684, pagg. 34v. - 38v.).
In una declaratio presso il notaio Cesi di Patù Francesco Villani ricorda bene
che al tempo che fu sindaco negli anni 1678 e 1679, mentre negli anni precedenti lo era stato Antonio Pico, si fece la fabbrica alla Torre Vecchia (cioè
fu restaurata). (Prot. 1684 f.20v.).
1686: A pag. 941v. e sgg. del Vol. 23 dei cosiddetti Cedolari Nuovi si legge
testualmente:
"Die 27 mensis februarij 1686. Super taxa noviter in presenti Cedulario
addita annorum ducatorum 3.2.14 pro Iurisditione primarum Causarum
Criminalium et mixtarum et 2.arum Causarum Civilium, Criminalium et mixtarum Terre Juliani virtute ordinis Regie Camere tenor cuius talis est:
Regio Percettore della Provincia d' Otranto dovete sapere come a' 20 di
novembre 1683 in predetta Regia Camera fu presentata offerta dal D.r
Matteo Bari in nome e parte dell'Illustre D. Giovanni Cicinello Principe di
Curse per le Compre delle giurisditioni de prime e 2.de (secunde) Cause
Criminali e Miste e Secunde Cause Civili e miste nella sua Terra di Giuliano di
Cotesta Provincia per il numero de fochi cinquanta quattro spettanti alla
Regia Corte a' ragione de ducati 14 a foco e con altri patti e Conditioni in
detta offerta contenuti nella margine della quale dal Signor Auditore fisca115
le di quel tempo furno fatte alcune moderationi con Decreto della Rota del
detto Cedulario a' relatione dell'infratto sig.r Presidente de Gratrjs a 2 di
Decembre di detto anno fù accettata detta offerta con le moderationi del
Regio Fisco nella margine, e che si fussero fatti i banni alfine di provedere
quali essendosi fatti, e pubblicati nelli luochi soliti di questa Città a 15 di
detto mese et anno s' accese la Candela e restò al detto Dottor Matteo Bari
in nome e parte di detto Illustre Principe et a' 7 di Gennaro 1684 con poliza
di Carlo Arici per il Banco di San Giacomo furno pagati alla Regia Corte e per
essa alla Reverenda Cassa tarì settecento cinquanta sei: intiero prezo di
dette jurisditioni in nome di detto Illustre Principe . Per lo che à 28 di febraro 1684 furno spedite provisioni ad instantia di detto Illustre Principe per il
possesso di dette Jurisditioni e furno commesse al Governatore di detta
Terra, e il possesso fù preso à 10 d'Aprile di detto anno come appare dall'atti, e perché dette giurisditioni non si erano tassate nel Regio Cedulario dal
Magnifico Rationale di detto Regio Cedulario per servitio del Regio Fisco è
stata formata Relatione del tenor sequente:
La Terra di Giuliano della Provincia d'Otranto nella numeratione dell'anno
1669 fu numerata per fochi n. 78, dalli quali ne furno dedotti fuochi n. otto
in grado di reclamatione, come appare dalla fede del regio Patrimonio presentata in questi atti e restò per fuochi n. 70 dalli quali deducendosi altri fuochi n. 16 li quali vanno tassati con il stato d'Alessano com'appare dalla fede
del detto Cedulario. In questi atti fol. 30 restano fuochi n. 54. Per parte
dell'Illustre D. Giovanni Cicinello Principe di Curse et Utile padrone di detta
Terra sono state comprate libere e senza patto de retrovendendo dalla Regia
Corte le giurisditioni di prime e 2.de Cause Criminali e miste sopra detta
Terra di Giuliano alla ragione di ducati 14 a foco che per il detto numero de
fochi 54 importa il prezzo (di) tarì settecento cinquanta sei.
D. 756.
La Tassa annua di dette giurisditioni sopra la rendita di grane 25 a foco cioè
grane 10 per le prime Cause Criminali importa la rendita di ducati tarì sopra
li quali dandosi la Tassa a ragione di tarì 26 ¼ per cento importa D. 1. 2. ¼.
La Tassa delle giurisditioni di secunde Cause Civili, Criminali e miste alla
ragione di grana 15 a foco per detto numero de fochi la rendita importa tarì
8 _ 10 sopra li quali dandosi la tassa a' ragione di tarì 26 ¼ per cento importa annui Ducati 2 _ 12, 2/3. In tutto la tassa di detta giurisditione importa
annui D. 3._ 2. _ 14.
Datum Neapoli ex Regia Camera Summariae Die 21 mensis Augusti 1685 Il Rationale Domenico Farina .
Quale relatione proposta dal Presidente de Gratris Consigliere è stato interposto il seguente Decreto:
Die 24 septembris 1685. Neapoli. In Aula Regij Cedularij. Per Dominum mili116
tem U.J.D. Marcellum de Gratris Regie Camere Summarie Presidente et
Consiliarius coram Spectabili Regenti Domino Antonio de Gaeto Locumtenenti
eiusdem ac alijs Dominis Presidentibus… In expeditione Causam Regij
Cedularij, audito Domino fisci patrono fuit consensum quod exequatur
Relatio hoc suum = Marcellus de Gratris = R.s Fiscus = Con.s Julianus sec.r
= Joseph Nicolaus de Flore attuarius .
Per tanto vi dicemo et ordinamo che per servitio del Regio Fisco debbiate
dalli 10 d'Aprile del passato anno 1684 avanti esigere e fare dall' Illustre D.
Gio:Cicinello Principe di Curse hodierno possessore delle giurisditioni di
prime Cause Criminali e "de Cause Civili, Criminali e miste della Terra di
Giuliano di codesta Provincia annui ducati tre tarì 2 . 14 . Cioè annui ducati 1.
2. 1/3 per le prime Cause Criminali et annui ducati 2 tarì 1 . 2/3 per le 2.de
Cause Civili, Criminali e Miste in conformità della detta Relatione fatta dal
Magnifico Reggente del Regio Cedulario e quali esatti li debbiate introytare
a beneficio della Regia Corte per conto di situatione della Regia Camera con
farne del tutto li debiti notamenti nelli libri del vostro officio e conti presentanti n questa Regia Camera; atteso quelli si sono fatti nelli Regij
Cedularij e libri del Regio Patrimonio e s'è certificata la Regia Cassazione,
acciò dal detto di 10 d' Aprile 1684 avanti vi tenghi debitore in detta summa
di annui ducati 3._2._14 esigendi dal detto Illustre hodierno Possessore per
la Causa ut supra; e così è segnata. Datum Neapoli. Die 16 mensis 9.mbris
1685. = Antonius de Gaeta Regio Magne Curie Locotenente = Marcellus de
Gratris = Magnificus Farina = Nicolaus de Clavibus pro magistro actorum =
Consiliarius Julianus Secretarius = Joseph Nicolaus de Flore attuarius =
Registrato in Taxis Adohae Liber 26 . Et sic predictus
Illuster Dominus Joannes Cicinello Princeps Cursi tenetur pro
Jurisditione Primarum Causarum Criminalium et Mixtarum Terrae Julliani D. 1._2._1/3
Secundarum Causarum Civilium Criminalium et Mixtarum Terrae Predictae D. 2._1._2/3.
1690: "Nel Registro dei Relevi n. 82 fol. 128 a tergo è registrata
Significatoria di ducati 39.2 spedita per la Camera à 9 ottobre 1690 contro
l' Illustre D. Giovanni Cicinello Duca delle Grottaglie e Prencipe di Cursi per
resulta dell'Informatione del Relevio per esso presentato per morte di D.
Gio: Battista suo padre seguita à 29 Maggio 1679 per l' intrate feudali delle
Terre di Giugliano, Grottaglie, e Cursi nella Provincia di Terra d' Otranto li
quali ducati 39.2 si notano introitati in Cassa Militare à 6 Novembre 1690"
GIULIANO NELLE " ANTICHITA' DI LEUCA " DEL PADRE LUIGI TASSELLI DA CASARANO
117
1693: Al principio di via Montoni viene innalzata un'abitazione caratterizzata da una loggia in pietra datata 1693 con le cifre equamente divise nel
mezzo dal simbolo dei Padri Minimi di S. Francesco di Paola (detti Paolotti),
e cioè un sole a 20 raggi con al centro la sigla IHS, con alla base allineati in
fila orizzontale ben quindici mascheroni con figure mostruose mostranti fra
le labbra un ghigno diabolico tipico delle sculture barocche. E' stata di
recente erroneamente assegnata all'anno 1609 in contrasto con la data di
edificazione del vicino convento dei trinitari di Gagliano (già dei Paolotti),
sulla cui facciata si nota identico stemma, edificato nel 1613 e soppresso
nella bufera napoleonica del 1809. Non è un caso che vi abitasse agli inizi dell'ottocento Papa Cicco cioè D. Francesco Ciullo rinomato e ricco arciprete di
Giuliano appartenuto all'ordine suddetto, come anche vi appartenne
Domenico Ciullo famoso come Lettore e Provinciale morto nel 1839. Nel cortile a sinistra è da notarsi una nicchia scavata nel muro e affrescata all'interno con santi (a destra S. Giovanni e S. Francesco, a sinistra S. Vito e
Madonna con Bambino, in alto una colomba) e con una grande immagine
dell'Immacolata sul fondo. Questa antica casa da oltre cent'anni appartiene
alla famiglia Venuti (ramo detto "cellinu") e si dice appunto che da papa Cicco
l'avesse comprata un antenato dei Venuti e certamente fosse stata abitata
da Peppe Venuti fratello di Giovanni da cui sono discesi gli attuali proprietari. In una stanza superiore a destra del cortile si conserva ancora una vecchia foto-ritratto di questo antenato ritoccata a matita e realizzata a
Gagliano. Sottostanti al cortile vi sono due ambienti a grotta con volta a
botte adibiti a ricovero per bestie o a cantina che conducono ad un altro
ancora più in basso che girando a destra sbuca di fronte a palazzo Fuortes.
Dovette essere stato scavato come deposito per la paglia come si evince da
una botola in alto da cui veniva immessa dentro. Il 19 maggio 1693 viene battezzata col nome di Donata Maria una schiava del Principe di Cursi e Barone
di Giuliano Don Antonio Cicinelli che interviene anche come padrino.
GIULIANO NELLE "ANTICHITA' DI LEUCA" DEL PADRE LUIGI TASSELLI DA CASARANO
Lo stesso anno 1693 il cappuccino Padre Luigi Tasselli di Casarano pubblica a
Lecce in grosso volume di oltre 700 pagine intitolato: "Antichità di Leuca nel
Capo salentino, e dell'antichissimo tempio di Santa Maria de finibus Terrae
con le sue preminenze, et indulgenze". Con l'intento di giustificare e incrementare la devozione antica per la Madonna di Leuca in un'ampia descrizione
della provincia cerca di ricondurre ogni avvenimento storico ed ogni manifestazione sociale e culturale sotto il suo patrocinio. Importantissima per la
messe d'informazioni su avvenimenti e personaggi vissuti al suo tempo o di
118
poco anteriori difetta non poco quando si addentra in epoche più lontane
difettando alquanto in sede di critica storica. Il buon cappuccino comunque
si avvale di un gran numero di fonti a stampa sia ecclesiastiche che civili e
purtroppo spesso attingendo acriticamente dalla tradizione orale. Ne vien
fuori uno "zibaldone zeppo si mendacità e fantasie", come severamente giudicò l'opera Cosimo De Giorgi, che richiede particolare esperienza nel leggerlo e valutarlo. Non può altresì sottacersi la fondamentale importanza di
questo libro nella storiografia salentina per la mole notevole di informazioni
sui nostri luoghi assai utile ancora oggi come punto di partenza per ulteriori approfondimenti .
I luoghi in cui in qualche modo si parla di Giuliano sono i seguenti qui elencati per argomento:
SULLA SUA ORIGINE E FEUDALESIMO :
1) "Giuliano (così chiamato, perché ivi eran poderi d'un Giulio Romano
Centurione, che stantiava in Vereto) pur fù un tempo, e per molto tempo della
famiglia Antoglietta (come dice Scipione Ammirato) ond'è, che fino adesso
si raccorda questa Terra del beneficato, che le fece Giacomo Antoglietta. E
da questa famiglia passò per via di matrimonio alla famiglia de' Signori
Falconi, per cui havendo sortito haverlo in dote la Signora D. Antonia Falconi,
che si maritò con Fabio Cicinello il seniore, lo possedono per una tal causa
hoggi questi Signori discesi, e dipendenti da quel celebre Giovanne Cicinello
(tanto in pregio, per la sua prudenza alla Regina Giovanna Seconda, come dice
il Carafa lib. 8. pag. 18) e di quell'altro Camillo Cicinello, chiamato il Grande,
per l'eminenza dell'arte militare, che professava. Barbarano, Castrignano,
Ruffano, e Santo Dano furono pure della famiglia Antoglietta (come scrive il
precitato Ammirato)".
2) "Castrignano (che l'era, come dice il Ferrari, una villa di Castrinio soldato
romano, dimorante in Vereto ò Leuca, il quale per starvi più sicuro dalle scorrerie dei barbari, vi haveva anche per sua difesa, e diporto eretto un castello) atterrata Leuca, divenne terra, come anche Barbarano (che pria per le
voragini vicine, dicevano, si chiamasse Vorano) queste due terre arrivarono
un tempo ad havere tali comodi, che invaghitasene di esse la famiglia
Antoglietta, le cercò in premio de' suoi servigi à Carlo II Rè di Napoli; onde
ne fu di queste due Terre padrone Enrico Antoglietta l'anno 1297 e 1309
dice Scipione Ammirato, come anche di Santo Dano, benchè Barbarano lo
trovo ne' tempi del Rè Tancredi dei signori Capeci, e quasi sempre de'signori Capeci, e Castrignano pur lo leggo un tempo de'signori Pignatelli. Pato, che
altro non era su gli anni 500 di nostra salute, e prima di questo ancora, se non
che granaio, ove i signori di Vereto riponevano i formenti (così chiamato,
sospettano alcuni, perché un tal Verduro Pato di Vereto, ne fu il granettiero
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molto tempo) e GIULIANO una villa di un Signore Romano chiamato Giulio,
dice il Ferrari, il quale steva in Vereto, ed in cui volle stesse per sempre in
dentro una Torre arrestata la figlia Giulia (come dice un manoscritto trovato disgraziatamente trà le rovine di Vereto). Queste Ville, atterrato da'
Mori Vereto, divennero terricciole così civili per gl'influssi benigni di Santa
Maria di Leuca, che di Giuliano, come scrive il precitato Ammirato, cercò
haverne il dominio Enrico Antoglietta da Carlo Rè di Napoli …".
SUL SANTO PATRONO E SULLO STEMMA
3) "Salignano, e Presicce, tutti due son consecrati al Patrocinio di S. Andrea
Apostolo. Castrignano dato in guardia à S. Michele Arcangelo, ma la Chiesa
più antica era consecrata à S. Nicolò, e pria di questo, un'altra alla Beata
Vergine. Pato ancor gode del Patrocinio di S. Michele. GIULIANO si hà
dichiarato di S. Gio. Chrisostomo; vero è, che questa Civilissima Terra porta
per sua impresa scolpito San Giuliano da Soldato, che alcuni dicono, sia quel
San Giuliano Martire, compagno del Beato Ferreolo Tribuno trucidato, ed
ucciso da' Soldati di Diocletiano, per amor di Christo le 28. Agosto. Altri, che
fù quello di Azarnabo di Cilicia, dentro un sacco, tutto di serpi pieno, buttato in mare, per difesa della fede di Christo, e la sua festa è le 25 Agosto.
Altri, che sia quel San Giuliano, qual in Napoli si adora nella picciola Chiesa di
Capo di Chine, ed ivi il suo festo si celebra l'ottava di Pasqua. Questo ci si dà
à veder da' Pittori con uno uccello nella mano, perché un tempo giva in caccia di uccelli colli Falconi, ò con una Cerva alli fianchi, perché prodigiosamente li favellò, ò con una Navicella, come Traghettatore, ed Albergatore de'
Forastieri, che devevano passare il fiume, per cui meritò portar su le spalle
Christo, che in forma di povero voleva passar anch'esso quel torbido fiume".
n.b In effetti nei sigilli in cera delle carte comunali di Giuliano del Sei e del Settecento vi figura un soldato nell'atto di attraversare un fiume, stilizzato e rappresentato da brevi tratteggi orizzontali ondulati ai piedi del santo.
Quindi sembra più verosimile che lo stemma civico raffiguri il S. Giuliano che il Tasselli riconosce in quello
"che si adora a Napoli nella picciola Chiesa di Capodichino" dai pittori rappresentato con un Falcone in mano
(riferito idealmente alla famiglia Delli Falconi feudataria di Giuliano?), o con una cerva ai fianchi, oppure (e qui
sembra più congeniale al nostro caso) "con una Navicella come Traghettatore ed Albergatore de' Forestieri che
dovevano passare il fiume, per cui meritò portar su le spalle Cristo, che in forma di povero voleva passar
anch'esso quel torbido fiume". Certamente nell'elaborazione dello stemma, probabilmente alla fine del sec.
XVI o ai primi del Seicento, si è proceduto ad una sorta di commistione fra il santo soldato e l'omonimo santo
traghettatore prescelti per una precisa ragione filologica poiché il loro nome coincide e ricalca giusto quello
del paese che la tradizione fa' risalire ad un omonimo centurione o milite (soldato) romano. Lo stemma antico
di Giuliano è d'altronde identico allo stemma della città di Macerata dove si venera come santo patrono proprio S. Giuliano l'ospitaliere. Una studiosa di questa città ha profuso tutte le sue energie per dare fondamento
storico al culto di questo santo e quindi si è recata a Parigi a visitare e controllare di persona quale corrispondenza ci fosse fra il Patrono di Macerata e quello rappresentato in antichi bassorilievi della cattedrale francese
che risale al sec. XII . Ha solo potuto constatare che qui nessuno crede all'esistenza del Santo Ospitalere la cui
vita a parere del priore di quel convento si è sviluppata in maniera leggendaria su quella di un altro omonimo
santo vissuto in altra epoca. D'altra parte il grande studioso Alfredo Cattabiani (1937-2003) di recente scomparso in una sua magistrale opera di grande rigore storico sui Santi Italiani e la genesi e lo sviluppo del loro
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culto così si esprime in proposito: "Di san Giuliano l'Ospitaliere o l'Ospitatore nulla sappiamo di certo. La
prima sua menzione la troviamo nel Martirologio dell'Usuardo, un monaco francese vissuto nel IX secolo, che
ricorda il suo dies natalis al 31 agosto. Ma la leggenda giunta fino a noi risale al XII secolo: fu scritta in Francia
da Vincenzo de Beauvais e ricopiata da Jacopo da Varagine nella Leggenda Aurea". Il Cattabiani quindi si dilunga a riproporre il contenuto di questa leggenda che qui invece si riporta esattamente come è stata scritta da
Jacopo da Varazze, o da Varagine (1228 - + 14,7,1298) in un suo manoscritto intitolato "Legenda Aurea" dato
alle stampe la prima volta nel 1470 e quindi nel 1500. L'autore trattanto di vari santi con questo nome, per quel
che ci interessa, ricorda innanzitutto:
"Giuliano fu vescovo dei Cenomani si dice che sia stato lo stesso Simone il lebbroso il quale, risanato dalla
lebbra da Cristo, lo invitò poi alla sua mensa e che dopo l'ascensione del Signore fu ordinato dagli apostoli
vescovo dei Cenomani. Famoso per le sue molte virtù riuscì anche a richiamare in vita tre morti. Si dice che
questo S. Giuliano sia quello che invocano i pellegrini per trovare un buon alloggio poiché ebbe l'onore di offrire a Cristo stesso la sua ospitalità: ma io credo che S. Giuliano protettore degli ospiti sia un altro che uccise
senza saperlo tutti e due i suoi genitori. Un altro S. Giuliano fu nativo di Alvergna, nobile di stirpe ma più
nobile per la fede e per il desiderio del martirio onde spontaneamente andava ad offrirsi ai persecutori. Alfine
il console Crispino mandò un suo sicario per ucciderlo: appena Giuliano lo seppe gli andò incontro pieno di
coraggio e si offrì ai suoi colpi. La testa troncata del santo fu poi portata ad un suo amico, S. Ferreolo e gli fu
ordinato di sacrificare agli idoli se non volesse seguire la stessa sorte. S. Ferreolo non cedette alle minacce onde
fu ucciso ed i cristiani seppellirono insieme la testa di S. Giuliano e il corpo di S. Ferreolo, intatto come se fosse
stato seppellito il giorno prima. Fra i tanti miracoli di questo santo si narra che un diacono era solito rubare le
pecore dalla chiesa di S. Giuliano e aveva risposto ai pastori che in nome del santo glielo volevano impedire:
"S.Giuliano non mangia arieti". Ma dopo poco lo assalì una violentissima febbre onde il diacono chiese che gli
fosse gettata dal suo corpo un fetido fumo che fece fuggire tutti gli astanti: e presto seguì la morte. Racconta
Gregorio di Tours che un contadino voleva arare anche di domenica quand'ecco che la sua destra rimase attaccata con tutti i diti al manico dell'ascia con cui voleva pulire il vomere dell'aratro. Fu risanato solo dopo due
anni nella chiesa di S. Giuliano, per intercessione del santo. Ci fu anche un altro Giuliano fratello del beato
Giulio: …… ecc. ecc. …(quindi ) … Ci fu anche un altro Giuliano che uccise i propri genitore senza saperlo:
un giorno durante la sua giovinezza questo nobile giovane andava a caccia e inseguiva un cervo; ed ecco che
all'improvviso il cervo gli andò incontro per volere di Dio e gli disse: "Come osi inseguirmi tu che ucciderai il
padre e la madre?". Giuliano si spaventò grandemente a queste parole, temendo che gli accadesse quanto il
cervo gli aveva detto, onde si allontanò in segreto e arrivò in un paese lontanissimo dal suo. Qui entrò al servizio di un principe e si comportò tanto bene in pace e in guerra da meritarsi di divenire capo della milizia e di
sposare una castellana che aveva per dote un castello. Frattanto i genitori di Giuliano, desolati per la perdita del
figlio, si aggiravano per il mondo alla sua ricerca. Arrivarono alfine al castello abitato da Giuliano ma questi
quel giorno non c'era cosicché li ricevette la sposa e gli chiese chi fossero. Quando quelli ebbero narrato tutta
la loro storia capì la donna che erano i genitori del marito poiché questi spessao gliene aveva parlato. Li accolse benignamente e per l'amore che portava allo sposo cedette loro il suo letto e andò a dormire altrove. Quando
sorse il giorno la castellana andò in chiesa : nello stesso tempo Giuliano tornò in casa e andò in camera per
svegliare la moglie; quando vide nel letto due persone che dormivano insieme credendo che fossero la moglie
e l'amante li uccise tutti e due con la spada. Uscì poi di casa e vide la moglie che tornava dalla chiesa e tutto
meravigliato le domandò chi fossero coloro che dormivano nel suo letto. Rispose quella: "Sono i vostri genitori che a lungo vi hanno cercato e che io stessa ho posto a dormire nel vostro letto". Quando udì Giuliano
questa risposta si sentì venir meno e cominciò a piangere e a dire: "Misero me cosa ho fatto ! Ho ucciso i miei
amantissimi genitori: ecco la parola di quel cervo si è adempita ed io che volevo evitare questo misfatto l'ho
compiuto con le mie stesse mani. Addio sorella mia dolcissima, perché io non avrò pace fino a che Dio non si
degnerà manifestarmi che ha accolto il mio pentimento" . "Mio dolcissimo fratello, rispose la donna, non ti
permetterò mai di andartene senza di me: sono stata partecipe della tua gioia e ora voglio partecipare al tuo
dolore". Allora se ne andarono insieme e si fermarono vicino a un gran fiume la cui traversata presentava molti
pericoli. Sulle sue rive fondarono un ospizio ove accogliere i poveri e aiutare coloro che volevano attraversare
il fiume. In tal modo incominciarono una vita di penitenza. Dopo molto tempo verso mezzanotte, mentre
Giuliano stanco si riposava intirizzito dal freddo, udì una voce lamentosa che invocava il suo soccorso per traversare il fiume. Giuliano si alzò subito e trovò un uomo che stava per morire dal freddo: lo portò in casa e lo
fece riscaldare al fuoco. Ma il fuoco non bastava a riscaldarlo onde Giuliano temendo che morisse lo portò nel
suo letto e lo coprì accuratamente. Dopo poco colui che sembrava ammalato di lebbra divenne spelndente di
luce e alzandosi nell'aria disse: "Giuliano, Dio mi ha mandato a te per dirti che ha accettato la tua penitenza:
ben presto tu e la tua sposa riposerete nel Signore". Poi l'angelo disparve e Giuliano di lì a poco morì insieme
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alla moglie pieno di buone e caritatevoli azioni. Ci fu anche un altro Giuliano; ma questo non è un santo bensì
un uomo scelleratissimo: Giuliano l'apostata. Questo Giuliano fu da principio …..ecc….ecc….ecc.".
Ritornando alle considerazioni del Cattabiani è interessante quanto lo studioso ci fa sapere sulla propagazione
del culto di questo santo: "Giuliano l'Ospitaliere - La meravigliosa leggenda del patrono di Macerata, considerato anche uno dei santi protettori dei cacciatori - : Nel Duomo di Macerata si conserva la reliquia del Santo
Braccio di san Giuliano l'Ospitaliere che, secondo la tradizione locale, morì nei dintorni della cittadina, sulle
rive del fiume Potenza. Sepolto in Macerata, il suo corpo fu portato verso l'anno 740 nel Belgio da san
Bonifacio, vescovo di Magonza, il quale lasciò nella cattedrale soltanto le reliquie del braccio sinistro.
Successivamente, per sottrarle alle invasioni ricorrenti, si nascosero in un luogo conosciuto a pochi. Nel
medioevo se ne era persa ogni traccia finchè il 6 gennaio 1442, com'è documentato nell'atto notarile ancora
conservato nell'archivio priorale, vennero miracolosamente ritrovate. Dopo la messa pontificale celebrata nella
cattedrale dal vescovo Nicolò dell'Aste, si presentò davanti a lui un notabile maceratese molto anziano, che
disse di aver inteso da un suo concittadino morto da qualche anno che la reliquia del braccio di san Giuliano
era celata fra due colonne davanti all'altar maggiore. Il vescovo, dopo il canto del Veni Creator Spiritus e delle
Litanie, ordinò di scavare nel luogo indicato dove si ritrovò un cofanetto, che a sua volta conteneva il Sacro
Braccio e un vasetto intorno al quale era avvolta una pergamena antichissima con le parole: "Hoc est residuum
brachii Sancti Juliani". All'interno di esso vi erano anche poche ossa e qualche brandello di carne rinsecchita.
Il Santo Braccio era avvolto da un drappo di seta antichissima e da un'altra pergamena con la scritta: "Hoc est
brachium Sancti Juliani qui patrem et matrem interfecit". Il vescovo fece poi eseguire a sue spese la custodia
d'argento a forma di braccio dove è ancora conservata la reliquia. Nella palma della mano e nell'avambraccio
del reliquiario furono praticate due piccole aperture attraverso le quali sono visibili le sacre ossa. Invece l'attuale urna, su cui il braccio dìargento è innestato, risale al 1859 ed è opera del maceratese Domenico Piani. La
festa liturgica si svolgeva anticamente il 13 gennaio. Nel 1613 fu trasferita al giorno successivo per ragioni liturgiche e infine nel 1627 al 31 agosto, lasciando al 14 gennaio la sola commemorazione. Ancora oggi mentre al
14 gennaio si celebra il ritrovamento della reliquia del Santo Braccio con funzioni esclusivamente religiose e
con l'innalzamento di una simbolica stella, al 31 agosto si svolge la vera festa del santo con un ricco programmo di festeggiamenti religiosi e civili e con una solenne processione . Il Cattabiani riferendo quanto scritto nella
Legenda Aurea nel punto in cui Giuliano e la moglie dopo un lungo peregrinare giunsero sulla riva di un grande fiume la cui traversata presentava non pochi pericoli, considera: "Dove si trovasse quel luogo è controverso. Chi lo situa sulle rive del Pardon o dell'Aube in Francia, chi, come la tradizione maceratese, sulle rive del
Potenza . Anche l'origine del santo è controversa : qualche volta nelle leggende successive a quella narrata da
Jacopo da Varagine nasce in Spagna, in altre nell'Anjou o ad Ath in Belgio. Quest'ultima versione si diffuse a
Roma dove la chiesa belga e l'annesso ospedale lo adottarono come patrono. Noi, naturalmente, ci trasferiremo sulle rive del fiume Potenza. (…) Il culto di S. Giuliano risale alle origini di Macerata. L'antica pieve costruita fra l'VIII e il IX secolo e poi diventata cattedrale nel 1320, gli era dedicata, come risulta dai numerosi documenti conservati nella curia di Fermo, da cui dipendeva allora Macerata . Nel 1188 i maceratesi parteciparono
alla crociata con lo stendardo del loro santo patrono . Ma si trattava proprio di san Giuliano l'Ospitaliere ?
Secondo il bollandista Baudouin de Gaiffier (in Analecta Bollandiana, tomo XLIII, pagg. 145-219 - Bruxelles
1945) il suo culto ha soppiantato quello più antico di san Giuliano martire. D'altronde la leggenda, come s'è
detto, risale soltanto al XII secolo e in Italia si è diffusa probabilmente sulla scia della Leggenda Aurea nella
seconda metà del XIII. Questa sostituzione si è riscontrata anche in Francia con Giuliano di Le Mans e con
Giuliano de Brioude. In Italia il san Giuliano che precedette nel culto l'Ospitaliere fu sulla costa orientale il
martire festeggiato il 22 giugno . Nato in Istria, subì il martirio per annegamento a diciott'anni durante la persecuzione di Decio nella città di Flaviade in Cilicia. Il suo sarcofago, trasportato miracolosamente dai flutti,
sarebbe rimasto per anni sull'isola del Proconeso; poi sul finire del X secolo avrebbe continuato la sua prodigiosa navigazione sino al litorale di Rimini. Si cercò di trasportarlo in cattedrale, ma il sarcofago era inamovibile. Poi per divina disposizione venne traslato nel monastero dei Santi Pietro e Paolo. Oggi le sue reliquie sono
venerate nella chiesa di San Giuliano a Mare, presso il ponte d'Augusto, che una volta era dedicata, come il
monastero, a Pietro e Paolo. Quanto all'origine della leggenda dell'Ospitaliere, è facile cogliervi un' eco, pur
vaga, del mito di Edipo". Infine il Cattabiani enumera alcune delle numerose tante immagini venerate dai maceratesi, fra cui, quella di San Giuliano nella funzione di traghettatore dipinta nella volta della navata centrale del
Duomo da Ciro Pavisa, e soprattutto, ricorda che a Macerata, essendo il santo patrono dei cacciatori insieme
a san Corrado Gonfalonieri, sant'Eustachio e sant'Uberto, la locale Società dei Cacciatori, fece scolpire nel sec.
XVII una sua statua equestre, ora conservata in Duomo, dove egli regge nella sinistra il falcone mentre ai piedi
del cavallo vi sono il cervo della leggenda e due cani . E questa immagine si accorda sorprendentemente con
quella riferita dal Tasselli nel 1693 che la dice esistente al suo tempo nella chiesa di Capodichino a Napoli.
122
Quello che di certo resta a Giuliano riferito a questo santo è l'antico nome della piazza antistante all'Arco di
entrata del paese documenta come piazza di S. Giuliano sin dal sec. XVII. Ed è anche probabile che nello stesso luogo vi sia stata una cappella o un'icona intitolata al santo che forse nell'alto medio evo fu anche il patrono principale di Giuliano poi soppiantato nei secoli XV -XVI, secondo una mania propria di quell'epoca, dall'attuale Protettore S. Giovanni Crisostomo.
n.b di queste sostituzioni di santi patroni nei secc.XVI e XVII è pieno il Salento. Per rimanere strettamente
limitati alle nostre contrade giova ricordare che a Vastrignano intorno al 1571, cioè dopo la battaglia di Lepanto,
all'antico patrono S. Nicola si preferì S. Michele Arcangelo; così come a Patù in favore dell'Arcangelo s'incominciò a trascurare il culto di S. Giovanni Evangelista, benché le feste patronali del 24 giugno in onore di quest'ultimo tuttora sovrastano per importanza e partecipazione popolare quella del nuovo protettore. Non si spiegherebbe d'altronde per quale ragione lo stemma antico di Giuliano, di chiara ispirazione religiosa, debba rappresentare S. Giuliano e non S. Giovanni Crisostomo. Il Ruotolo poi sembra quasi conefermare questo sospetto quando, in base ad un'antica iscrizione purtroppo non riportata, sostiene che l'attuale Matrice di Giuliano
sia stata costruita dalla confraternita del Corpus Domini su una chiesa più antica.
"Huomini preclari in Virtù, e Sapere, che sono stati nel Secolo passato, e
principio di questo, nel Capo Salentino"
4) "In Salignano osservo un tale D. Antonio Pizolante Teologo eminente, e
Lettore famoso di Teologia, e Filosofia per molto tempo; ma nella professione Legale fù in molta stima il Dottore Leone Perelli; onde à tale fine D.
Ettore Braida Conte di Alessano lo teneva per suo Rationale, e se ne avvaleva negli affari più rilevanti.
In Castrignano, fù D. Diomede di Ruggieri di molte belle lettere, e versatissimo in ogni più peregrina eruditione. D. Tomaso Chiffi fu Teologo, e
Predicatore. Il Dottore Narco Aurelio Fersini, Dottore verace, e più volte
Consultore dello Stato di Alessano. In Pato dicono di D. Domenico Damiano,
Arciprete di quella Terra, Mastro di Humanità non ordinario, Esaminatore
Sinodale, e di molto versato nei casi di Teologia morale. Vi era ancora il
Dottore Donato Antonio Romano più volte Consultore dello Stato, e della
Ciria Vescovale di Alessano, benchè questo era nativo di Montesardo. In
GIULIANO, fioriva nei primi anni di questo secolo D. Gio: Paolo Palombo,
molto eminente nel sapere, e nella bontà de' costumi, che fù in Otranto
Maestro di Humanità con istupore di tutti. Il Dottore Organtino Caputo, che
fu Archidiacono di Brindisi. Vi furono ancora, D. Donato Antonio Borello, e D.
Angelo Papa, huomini molto insigni, e scientiati. In Barbarano, fu il medico
Ercole Serafino, così famoso, che di esso dicevano quello, si diceva di Galeno:
che "Nùnquam erravit in curatione morbi, neque in prognosticatione" e cioè:
Mai sbagliò la cura di una malattia, né tanto meno una diagnosi.
SUL CONVENTO DI PRESICCE E IL CIECO DI GIULIANO
5) "L'altro accidente fu in Presicce, dove nell'anno 1615 incirca, essendo
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vescovo in quel tempo d'Ugento Monsignor Gio: Bravo, e Signor di Presicce
D. Filippo Bartilotti Prencipe di Castellaneta, successero tanti torbidi, che
avanzandosi giornalmente arrivarono à questo, (a) (cioè: (a) Relatio de'
Vecchi ancor viventi) che nel 1618 incirca si trovarono, e non so come mal
trattati, ed uccisi otto Soldati Spagnoli, che stevano in quella Terra di presidio per ordine Regio. Hor in tali disturbi furiavano i Ministri Regi con squadre di numerosi Soldati, e riusciva tutto questo d'impedimento alla divotione de' Passaggieri à Santa Maria di Leuca. La Beata Vergine però, che voleva farsi venerare senza niuno ostacolo in questo Capo Salentino, provide, che
per una sua Imagine pittata in fresco dentro certi nascondigli à Pozzo mauro,
poco lontan da Presicce, un Cieco affatto di luce, e così nato, fusse illuminato à vista di tutti da questa Madre di gratie. Onde atteso il miracolo (ed
anche altri miracoli, che per questa sua Imagine fece la Madre di Dio) si dissiparono le nebbie di quelli torbidi, ed ivi si edificò un Monasterio (b) de Padri
Reformati, i quali con la loro esemplarità, e caritativi ufficj accendono alla
devotione della Beata Vergine i Popoli, e fervono à maraviglia alli Passagieri,
ò Pellegrini di Santa Maria di Leuca".
n.b. Vedi quanto precedentemente narra il Padre Diego da Lequile cinquant'anni dopo l'avvenimento nella sua
Relatio Historica del 1647 dove ricorda il miracolo occorso al cieco di Giuliano che qualifica semplicemente
come "cecum … Angelus ab oppido Juliani vocatus", e che poi padre Bonaventura da Lama identifica in
Angelo Damiano di Giuliano.
1694: In un atto del 4 aprile 1694 del notaio Domenico Donnicola di
Castrignano riguardante la Torre Vecchia "alias homini morti" la si dice
espressamente "torre dell'Università di Giuliano edificata nelle pertinenze
di Castrignano del Capo", la quale " li mesi passati, et proprie versi la metà
del mese di febraro nel corrente anno 1694 per li cattivi tempi di aqua, neve,
e vento cascò detta torre verso la parte della Tramontana la muraglia di
detta Torre con la gettarola verso la porta da tre passi di muro in circa; per
la quale si è resa ina bile per poterla difendere dall'Invasione de Cursari,
quante volte tentassero l'isbarco, come al presente è successo, et in particolare l'Anno passato, che in due volte il giorno quindici depredaro nel porto
una Tartana, et altri legni piccoli; quale per essere munita con uno pezzo di
bronzo di tre libre non solamente può impedire l' isbarco di detti Hynimici
ma etiam dannificarli con farli stare larghi di detto porto". (pp. 14v. - 15v.).
1695: Alla fine dell'estate del 1695 giunge a Giuliano il Barone D. Giovanni
Cicinelli e vi si trattiene per un mese in compagnia del suo amministratore
Giuseppe Calasso. Il 17 luglio dell'anno successivo 1696 dinanzi al notaio
Lorenzo Cesi di Patù alcuni cittadini di Giuliano (fra i quali si ricordano il
Dottor Tarquinio Panzera, il maestro Nicolò Orlando, Leonardo Panzera,
Oronzo Cosi e Oronzo Gregorio) ricordano l'evento dichiarando pubblicamente sul conto del Principe di Cursi: "Come l' Eccellentissimo Signor Principe di
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Cursi D. Giovanni Cicinelli, arrivò in questa Terra di Giuliano unitamente con
Giuseppe Calasso suo Rationale et altri suoi servidori nel mese di 7.bre (settembre) passato del trascorso anno 1695 e si trattenne in essa Terra di
Giuliano con detto Giuseppe Calasso suo Rationale buona parte del mese d'
8.bre (ottobre) di detto anno 1695 e partiti di detta Terra se n'andorno
nella Terra di Cursi come dissero …"
1696: Per motivi ancora sconosciuti il Governatore della provincia incarica il
comune di Castrignano a continuare i lavori di restauro della Torre dell'Omo
Morto già iniziati dall'Università di Giuliano.(A tale incarico il sindaco di
Castrignano chiama il maestro Giuseppe Nicolardi di Alessano). (23/2
pag.86v.).
1698: Muore il 15 giugno il sacerdote di Giuliano D. Giovanni Antonio
Margarito autore di alcune opere sacre a stampa dal titolo: "L'Epistole
Sacre", che nel frontespizio, curiosamente forse per un errore di stampa si
leggono intitolate "Le Pistole Sacre".
1699: L'8 ottobre 1699 Domenico Greco, da 11 anni castellano e caporale
della Torre degli Uomini Morti, precisa gli obblighi e le pertinenze relative
alla torre divisi tra i comuni di Giuliano e di Castrignano, e ossia:
1) L'Università di Giuliano ne cura l'annuale rifornimento di munizioni di guerra aggiungendovi un compagno straordinario in tempo di campagna mantenuto dalle Università di Giuliano, Ruggiano, Arigliano e S.Dana;
2) L'Università di Castrignano provvede a rifornirla di uno scortaro ordinario e, in tempo di campagna, anche di uno straordinario, pagati però entrambi dalle Università di Castrignano, Ruggiano, Arigliano e S.Dana.
IL SETTECENTO A GIULIANO
Pittori: Ludovico Giordano.
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Arcipreti: D. Antonio Panzera (1655 - 1714);
D. Fabio Oronzo Panzera (1715 1737); D. Nicola Pico (1738 - 1771); economo D. Salvatore Cipriano (1771 - 1774); D.
Domenico Maria Coletta (1775 - 1799 ); D . Giuseppe Carluccio (1799 - 1835).
Clero: Sacerdoti celebranti: D. Leonardo Lecci (1700); D. Andrea Stefanelli (1701);
D.Angelo Panzera (1701); D. Cesare Panzera (1703); D. Giuseppe De Blasi (1703); D. Giusto
Rosafio (1704); D.Alessandro Margarito (1704); D. Lorenzo Margarito (1705); D. Quintino
Villani (diacono nel 1704, celebra il 1705); D.Antonio Diaz del Gado (1705); D. Crisostomo
Margarito (1706; diacono nel 1705); D. Clemente Villani (1710); D. Giuseppe Orlando (1710);
D. Pietro Parisi (1710); D. Vincenzo Coletta ( 1784) D. Gennaro Prontera (novitius nel dic.
1782, diaconus a sett.1785), D. Trifone Lecci (1786), D. Francesco Antonio De Blasi (1790),
D. Giuseppe Carluccio (1790 poi Parroco), e il reverendo sac. D. Ferdinando Grezzi di
Lucugnano residente a Giuliano (hic degens ! 1784) che celebra diversi battesimi . Infine nel
1793 si incontra il "novizio" Giuseppe Stefanelli di Felice.
Visse ai primi del Settecento anche il Reverendo D. Nicola Panzera che nel
1707 si laureò in Giurisprudenza presso l'università della Sapienza a Roma.
Di fatti a pag. 194 del diciottesimo registro dei laureati di quella università
si legge: "Incipit Annus 1707. Inditione XV. - Die Veneris 25.a Februarij
1707. Reverendus Dominus Nicolaus Panzera Alexanensis (Dioecesis). Civis
Juliani, et Civis Domiciliarius Neapolitanus. Caput: Si Sacerdos 2. de Offic.
Judic. Ordin. / Si Mater C. de Contrah. empt. vel vendit. // Casal. Promotor
Montecat./ Approbatus in forma ./ Praesentibus Exc. D. carolo Coppola
Gallipolitano U.J.D. et D. Joanne Paulo Pellegrino Romano. / Testibus interfuerunt Fagnani Decanus; Casali; Montecatinus, Spreti, Provenzale, Sardini
et de Lambertini (cioè Giovan Francesco Fagnani Decano, Mons. Alessandro
Casali, Antonio Feliciano Montecatino, Desiderio Spreti, Mons. Tommaso
Biagio Provenzale, Giacomo Sardini e Prospero Lambertini i quali formavano
il "Collegio delli Signori Avvocati Concistoriali congregati nella solita Sala
della Sapienza" dinanzi ai quali D.Nicola Panzera essendo stato presentato da
D,Carlo Coppola e da D.Giovanni Pellegrino, promotori, sostenne con successo
gli esami discutendo in particolare le due tesi impostole: sull'Ufficio del
Giudice Ordinario, e sui Contratti di Compra e di Vendita) . Si addottorò
quindi il venerdì del 25 febbraio 1707 .
Medici (qualificati col titolo di Dottori Fisici ): D.r Fisico Donato De Capo (v.già fine
sec.XVII, sposato con Anna Cicco o Annuccia Grezio), D.r Fisico Geronimo Panzera ("medico
dell'Università di Giuliano "- vedi atto del Not.Cesi del 9/1/1700), D.r Fisico Liborio Villani
( v. Not. Cesi ultima pag. dell'ultimo protocollo in cui al notaio viene rilasciato un certificato medico attestante lo stato di salute - "Ho attestato Notaro Lorenzo Cesi infermo con
febre contnua, o siano due tersiane, sin dal mese di Agosto prossimo caduto, come sempre
in detto tempo di sua infermità, non li sono mancati li soliti suoi insulti di Podagra, e
Chiragra, che attualmente vien da medesimi malori travagliato, e come tale non valevole a
regersi in piedi, non ch'a sortir da letto: onde in fede della verità ho fatto la presente e
sottoscritta da mia propria mano. Pato il primo Aprile 1729"), D.r Fisico D. Quintino Villani
(fratello di Liborio v.atti notarili del 1720), D.r Fisico Clemente Villani (fratello di Liborio
e di Quintino, padrino nel 1712 e in atti notarili del 1720), Chirurgo Oronzo de Leone (V.
padrino 1710 e atto notarile del 5.8.1763 del notaio Pedone Pasquale di Patù), D.r Fisico
Giovanni Lecci (in un atto del 1732 dove si dice residente allora nella terra di Galatone), Dr
126
Fisico Lorenzo Margarito (v. suoi capitoli matrimoniali del 5.12.1745 con Donna Eulalia De
Donno di Alliste redatti dal notaio Giorgio Villani di Giuliano), D.r Fisico Giovanni Coletta
(padre del medico Giuseppe Maria Coletta, sposò Donna Rosa Perez di Gallipoli figlia del
Capitano Giovanni Diego Perez e di Donna Isabella De Magisteri e morta il 17.8.1791.Il medico Giovanni Coletta morì il 30.8.1766). D.r Fisico Giuseppe Maria Coletta (Figlio del medico
Giovanni nacque il 27.9.1750 e morì giovanissimo a soli 31 anni il 4.11.1781. In alcuni atti notarili del 1788 è detto: "Philosophiae et Medicinae Doctor".Era fratello dell'arciprete
D.Domenico Coletta).
Strettamente correlata alla professione medica era l'opera umile e domestica delle Ostetriche ("mammane") che per secoli e fino a tempo recentissimi
sono intervenute provvidenzialmente a risolvere i parti più difficoltosi ed
erano quasi sempre oriunde di altri paesi limitrofi.
A metà Settecento visse anche "Messer" Lorerzo Margarito come si legge in
alcuni conti relativi al 1747 annotati dietro la copertina di un libro facente
parte della biblioteca del canonico D.Francesco Ciullo di Castrignano. Poiché
generalmente era in uso da noi dare questo titolo di "Messere" ai medici, è
probabile che tale fosse anche Lorenzo Margarito di Giuliano verosimilmente disceso dall'antica famiglia che a Giuliano aveva dato nel XVII secoli due
notai .
Ostetriche: Francesca Zinzeri di Patù e Annamaria Angela Lecci di Gagliano.
Avvocati: ( qualificati col titolo semplice di Dottori, in realtà Dottori in
Utroque Jure o Utriusque Juris Doctores, e cioè: "dottori nell'una e nell'altra legge, ossia laureati in diritto civile e in diritto canonico): D.r Tommaso
Panzera (padrino nel 1700), D.r Carlo Panzera (*), D.r Tommaso Panzera (1776), sposato con
Donna Marianna Pizzolante (1787), D.r Giuseppe Panzera (padre del D.r Tommaso ) (1776),
sposato con Donna Giuseppa Rianà (1788).
(*): "accodisce" a Napoli negli anni 1719 - 1721 l' Utriusque Juris Doctor Carlo Antonio Gongolicchio incaricato dall'Università di Castrignano di curare una pratica su arretrati dovuti per lo jus della Portolania fino al
pagamento di Ducati 34 da lui effettuato il 17 ottobre 1721 presso il Banco di S. Giacomo a Napoli.
Notai: Notaio Giorgio Villani (in A.S.L. - 35 volumi di Protocolli dal 1720 al 1754 Sposò il
1719 Elisabetta Coletta); Notaio Biagio Lecci (figlio del muratore mastro Onofrio Lecci e di
Antonia Orlando, n. 4.5.1731 -+ 3.7.1793 all'una di notte. Di lui in A.S.L. si conservano 39
volumi di Protocolli dal 1754 al 1792.
Regi Giudici a Contratti (detti anche "Judici Chartularii" e qualificati spesso
col titolo di " Magnifici": Giovanni Cucinelli di Patù accasato a Giuliano (1720); Oronzo
Grego (1776); Vincenzo Margarito (1781); Salvatore Zocco (1789).
Magistri: Onofrio Lecci, Simone Lecci (sposò Anna Farati).
Istituzioni: In alcune annotazioni inserite nei registri parrocchiali relativi al
periodo 1737-1770 si ricorda l'esitenza di un Monte delle Orfane istituito da
Donna Lucia Panzera. Si legge infatti: "Nota delle Zitelle Orfane in Giuliano
uscite in sorte nel giorno di S. Giovanni per lo Monte o sia Legato Pio lasciato dalla Signora Donna Luzia Panzera di docati per ciascuna Orfana di docati dodici quali li corrispondono li Signori de Giorni di Acquatica. (f.to)
D.Nicolo Pico Paroco".
Altre Personalità (intervenute a diversi battesimi tenuti a Giuliano nel perio127
do 1775 - 1800 ). Fra i padrini forestieri: il D.r Fisico Giovanni Damiani di Barbarano
(1782), il Miles (Soldato) Giovanni Lagiola; il ricco mercante Nicola Massaro ("mercator exiguus"); il cocchiere ("auriga") Giuseppe Pico di Presicce (1789) e nel 1791 persino
l'"Illustrissimus Dominus D. Joachim Maglietta Optimas hujus Terrae, et Illustrissima
Domina D. Maria Donata Gioffreda uxor supredicti Dynastae" cioè: il fresco Barone
("Dinasta") di Giuliano Don Gioacchino Maglietta di Marittima e sua moglie Donna Maria
Gioffreda. Fra i padrini locali: Magnificus D. Tarquinio Panzera (1785) figlio del D.r
Giuseppe Panzera; Donna Marianna Villani (1776) figlia del D.r Fisico Liborio Villani; il
Magnifico Don Michele Pico e Donna Maria Coletta.
Artigiani e contadini a Giuliano alla fine del sec. XVIII (anni 1775 - 1800).
Lo scrupolo con cui l'arciprete di Giuliano ha segnato l'ora, il giorno e il nome del giorno del
battesimo e della nascita dei suoi parrocchiani ed altri particolari ci ha permesso di formare un quadro delle professioni esercitate dai diversi capifamiglia che nel periodo operavano
a Giuliano. Da un attento esame si è potuto stabilire anche il titolo premesso al nome paterno collegato alla specifica professione. Sicchè l'Arciprete Coletta, in latino, qualificava col
semplice Doctor il laureato in Legge seguito dal Dominus premesso al nome personale, mentre col titolo di Doctor Physicus indicava il Medico. Col titolo di Magnificus, che generalmente nel Meridione si usava ad indicare un Industriale o un ricco possidente o il Massaro, qualificava un esponente delle famiglie più ricche del paese (come i Pico, i Panzera o i Villani) o
rispetto alla professione svolta quelli che esercitavano l'ufficio di Regio Giudice a Contratti
impiegati dal Notaio o dal Comune ad autenticare e dare valore legale agli atti. Fra gli artigiani il solo titolo di Magister (corrispondente al dialettale mesciu ! o all'italiano mastro)
valeva per le diverse categorie comprendenti per lo più "coementarii" (muratori), "calceolarii" (calzolai), "fabrii lignari" (falegnami), "sutores" (sarti), qualcuno dei quali la faceva anche
da "barbitonsore" (barbiere: è questo il caso di Vito di Donato D'amico). Nessun titolo spettava alla classe più infima e probabilmente più povera rappresentata nella maggior parte
della popolazione dai contadini ("agricolae" poi qualificati anche "fossorii", cioè zappatori) e
dai braccianti agricoli ("bubulci": da cui l'italiano bifolco) umili faticatori e lavoratori della
terra su cui gravava il peso più oneroso della fiscalità feudale e regia. Nell'ultimo lustro del
Settecento vissero a Giuliano almeno:
1 Pittore; 3 Medici; 1 Notaio; 2 Avvocati; 3 Giudici a contratti.
MAGISTRI (Artigiani)
Calceolarii o Sutores
Carlo Panico (1751)
Domenico D'Amico (1775)
Giuseppe Siciliano (1776)
Domenico Prontera (1777)
Carlo Panzera (1776)
Vito D' Amico (1781)
Liborio Ferrarese (1776)
Vitomaria Venuti (1785)
Carlo Panico (1792)
Gaetano Colella (1791)
Coementarii
Carlo Lecci (1775)
Felice Stefanelli (1775)
Simone Lecci (1777)
n.b. Nel 1797 Vito D'Amico era "excubitor", cioè "guardiano" della Torre dell'Uomo morto.
128
Barbitonsor
Fabri Lignarii
Vito D'Amico di Donato
Sarcinatores
Arcangelo Scarascia (1775)
Francesco Nicolì (1776)
Modesto Nicolì (1792)
Vitomaria Prontera (1793)
Giuseppe Venuti (1791)
Gaetano Colella (1792)
Vitomaria Venuti (1791)
CONTADINI: Agricolae alias - dal 1790 - Fossores o Pastinatores
Giuseppe di Vito Prontera (1775)
Vito Zingarello (1775)
Francesco Venuti (1775)
Leonardo Prontera (1775)
Giuseppe Prontera (1776)
Nicola Venuti (1776)
Vito Colella (1776)
Giovanni Tasco (1776)
Domenico Rosafio (1777)
Saverio Zingarello (1777)
Vito Grecuccio (1777)
Giovanni Zocco (1777)
Emanuele Gregorio (1777)
Geronimo Prontera (1777)
Domenico Panzera (1776)
Saverio Rosafio (1779)
Bubulci
Pastinatores
Quintino De Marco (1776)
Leonardo Prontera (1778)
Glossario latino :
Giuseppe Fersino (1793)
Vitomaria Picci (1778)
Saverio Ruberti (1778)
Giovanni Schirinzi (1778)
Nicola De Blasi (1778)
Lazzaro Brigante (1779)
Giovanni D'Amico (1781)
Giovanni Cucinelli (1781)
Giuseppe Macrì (1781)
Giovanni Macrì (1779)
Francesco Panzera (1782)
Vincenzo Picci (1782)
Gaetano Tasco (1783)
Ippazio Ruberti (1784)
Ippazio Brigante (1785)
Ippazio Cipriano (1785)
1)
2)
3)
4)
5)
Pietro D'Aversa di
Tricase (1793)
Vito Panico (1794)
Vincenzo Cucinelli (1794)
Pietro Antonio Raeli di
Tricase (1794)
Pastinator - oris
Fossor - oris
Agricola - ae
Arator - oris
Bubulcus - i
:
:
:
:
:
Giuseppe Ferrarese (1785)
Onofrio Colella (1785)
Vitantonio Zocco (1786)
Crisostomo Panzera (1786)
Vincenzo Cucinelli (1784)
Vito D'Amico (1787) di Dom.co
Domenicantonio Venuti (1787)
Francesco Panzera (1782)
Giovanni Ferrarese (1788)
Pasquale Stefanelli (1788)
Francesco Saverio Picci (1789)
Francesco Chiffi (1789)
Filippo Panzera (1791)
Giovanni Rosafio (1790)
Giovanni Villani (1778)
Aratori
Giovanni Carluccio (1788)
Ippazio Cipriano (1787)
Francesco Panzera (1788)
Vito Prontera (1788)
zappatore .
zappatore .
contadino, agricoltore.
aratore, contadino.
bifolco, vaccaro, bovaro .
Altri Maestri la cui professione non è dato sapere furono in quel torno di
tempo: Mastro Domenico Onofrio Lecci, (probabilmente muratore), e Mastro
Domenico Sernelli.
UN CASO DI CORRUZIONE PER SCAPPARE DALLE CARCERI DI GIULIA129
NO
1700: Nell'ottobre 1700 denunziato dal chierico Alfonso Lecci di Patù per un
imprecisato reato fu arrestato il concittadino Francesco Colella che venne
quindi tradotto nelle carceri di Giuliano. Per evitargli tale vergogna Giovanni
De Isolda di Giuliano pensò di pagare una cauzione ("pleggeria"), ma poi la
sera stessa ci ripensò e nella pubblica piazza di Giuliano, alla presenza dei
concittadini Angelo Marzo e Giuseppe Cosi si presentò al Luogotenente della
Baronal Corte di Giuliano Paolo Villani con queste parole: "Signor
Luocotenente mio, Io ti consegno Francesco Colella il quale stà carcerato
dentro dette carceri e non te l'assicuro più e mettali li ceppi e li ferri se
volete stare sicuro". Il poveretto incominciò a soffrire maledettamente la
reclusione e non faceva altro che piangere in continuazione, finchè un mese
dopo gli venne offerta l'insperata soluzione: "Come esso (Francesco Colella
di Giuseppe di Patù) li giorni passati si ritrovava carcerato dentro le criminali carceri della Baronal Corte di Giuliano à querela fattali dal clerico
Alfonzo Lecci come dal processo e perché non poteva soffrire li patimenti di
dette Carceri stando giornalmente piangendo mentre pativa innocentemente,
venne nelle dette Carceri Paulo Villani Locotenente di detta Baronal Corte e
cercò docati sei ad'esso Francesco che lo libera e lo fa' uscire da dette carceri e perché detta somma non l'haveva per esser povero li promesse docati
quattro e mezzo come li consegnò in moneta d' argento con dirli "Asmorza il
lume e riposati che Io t'aprirò le porte questa notte e così te n' andrai";
come il tutto sequì et esso costituto uscì da dette carceri credendosi venire liberato e non esser più molestato per detta causa". Cosi' credette ingenuamente il povero Colella e possiamo immaginare le conseguenze su entrambi una volta venuto a galla il raggiro del Villani .
1709: La Parrocchia di Giuliano descritta nella Visita ad Limina del Vescovo
Mons. Vincenzo Della Marra.
Traduzione
" Nel paese di Giuliano si contano circa 520 anime tra le quali circa 40 ecclesiastici d'ogni ordine dei quali 8 costituiscono il Capitolo e in tutti i giorni
festivi usano celebrare gli uffici divini nella chiesa Parrocchiale, la quale possiede un Campanile ben acconcio con due campane ed anche la Sacrestia. In
essa si contano dieci altari addobbati convenientemente. Dentro e fuori il
paese si annoverano otto Cappelle fornite di beneficio con i loro rispettivi
Cappellani, in una delle quali funziona una Congregazione Maschile. Vi sono
anche queste Confraternite: quella del Santissimo Sacramento e l'altra del
Santissimo Rosario".
130
Testo originale :
"In Oppido Juliani enumerantur quincentum viginti circiter Animae inter quas quadraginta circiter
ecclesiastici cuius cumque ordinis quorum octo sunt de graemio Capituli, qui in Omnibus diebus festivis divina officia celebrant in Parochiali ecclesia, quae Commodum Campanile cum duabus Campanis,
et Sacristia habet. In eo enumerantur decem Altaria beneficiata decenter ornata, et intra, et extra
dictum Oppidum enumerantur octo Cappellae beneficiatae cum suis addictis Cappellanis, quarum una
est Congregatio Virorum . Adsunt etiam in dicto Oppido has Confraternitates videlicet: Sanctissimi
Sacramenti et Sanctissimi Rosarij".
n.b. 1) Confraternite: il vescovo distingue chiaramente le tre associazioni religiose di Giuliano denominando
Confraternite quelle del S.mo Rosario e del S.mo Sacramento, mentre per l'altra usa il termine di
Congregazione. E' chiaro il riferimento alla futura Confraternita di soli uomini intitolata all'Immacolata che
intanto nel 1709 usava riunirsi per le sue pratiche devozionali nella Cappella delle Lame.
2) Cappelle: considerando anche documenti successivi dovevano esse le seguenti: S. Domenico, la Cappella
della Concezione nel castello di giuspatronato del barone, l'Annunziata, S. Lucia e S. Vito (nel paese), e fuori
del paese: la cappella della Madonna delle Lame, S. Pietro e S.Antonio Abate.
1710: Il 26 maggio 1710 il sindaco di Giuliano Tommaso Ciullo fa' compilare
dal cancelliere comunale Diaz del Gado lo stato dei prezzi agricoli di vari prodotti del suo territorio (grano, orzo, fave ed avena).
BILANCIO DEL COMUNE DI GIULIANO NEL 1711
1711: Il 2 settembre 1711 l'Università di Giuliano rimette a Napoli il resoconto del suo bilancio comunale con le solite voci di entrata e di uscita controfirmato dal sindaco Donato Pizzolante, dal primo e dal secondo eletto,
Antonio Formoso e Onofrio Colella e dal cancelliere notaio Coluccia.
" Noi sottoscritti Sindico, et Eletti dell' Università della terra di Giuliano
facciamo piena, vera, et indubitata fede a chi la presente spettarà vedere, ò
sarà in qualsivoglia modo presentata in iudicio, vel extrà, come la nostra
Università vive per aes, et libras, e non tiene nessuno corpo d' entrate, se
non le seguenti: (videlicet) :
Introito
In primis per vendita della Bottega lorda Ducati quaranta
Item per una cedola ordinaria buttata sopra le teste, e beni de Cittadini
quale ascende alla somma di Ducati quattrocento
Item un'altra cedola estraordinaria buttata sopra le teste, e beni de'
Cittadini, lorda, quale ascende alla somma di D.ti quarantacinque
E più una cedola buttata sopra le robbe de forastieri bonatenenti
lorda quale ascende alla somma di cucati quarantacinque
Comporta
D. 40
D. 400
D. 45
D. 45
D. 530
Esito
131
In primis al Regio Percettore in tutto
Per provisione a' esattori Ducati cinquanta
Per provisione del Sindico, Eletti, e Cancelliere
Per provisione del Medico
Insagnatore
Serviente
Becca morti
Per guardiani estraordinari à Torri Maritime
Provista di polvere, palle per la Torre Maritima
Al Padre Predicatore Quaresimale
Al Rationale
Jus platea lorda, e datio al Sig.r Principe Padrone annui
Per Corrieri Regij, et altro
Alla Matrice Chiesa per cera, et acconci alla detta Chiesa
Per difetti
D.
D.
D.
D.
D.
D.
D.
D.
D.
D.
D.
D.
D.
D.
D.
Ducati
324
50
18
25
5
3
3
6.1.10
5
20
5
30
8
12
20
534.1.10
Onde in fede del vero e per ubbidire à l'ordine de' Signori Superiori havemo fatto fare la presente per mano del nostro ordinario Cancelliere, firmata di propria mano di chi sa scrivere, e segnata col segno di Croce di chi non
sa scrivere, e corroborata dal solito sugello Universale.
Giuliano le 2 Settembre (7.bre) 1711.
(f.to): Io Donato Pizzolante Sindico
+Segno di Croce di mè Antonio Formuso Primo Eletto s.n.
Sigillo
del
+Segno di Croce di mè Onofrio Colella 2.o Eletto s.n.
Comune
in cera di
Notaro Coluccia Cancelliere
forma ovoidale
(A.S.N. - Sommaria - Conti Comunali - vol. 869 - fasc. I, pagg. 94-94v.
Registro intitolato: "Volume de Fedi d'Università de Entrate e Pesi dell'Anno 1711").
Note
1) Bottega lorda: era una specie di spaccio generale in cui si vendeva di tutto. A Patù come in altre parti veniva anche affittata a privati con speciale contratto di solito triennale dietro un canone fisso annuale.
2) Cedola ordinaria e straordinaria: una specie di prelievo una tantum corrispondente approssimativamente alla
tassa di famiglia. In generale si fissava una cifra in denaro (ad esempio 4 grani a famiglia) indipendentemente
dal livello economico dei singoli fuochi, cioè famiglie. Ancora agli inizi del Novecento il Focatico era praticato dal comune di Castrignano del Capo per ovviare ad emergenze economiche. Cedola sta per Tassa.
3) Forestieri Bonatenenti: il riferimento esplicito è alla cosiddetta Bonatenenza, tassa che chi abitava in altri
paesi era tenuto ad assolvere in virtù dei beni posseduti nel luogo originario e viceversa veniva pagata dai forestieri per i beni posseduti nella nuova località in cui erano venuti ad abitare.
4) Regio Percettore: era la massima autorità provinciale per gli affari patrimoniali dello Stato incaricato di rimettere al governo centrale le somme che i comuni e i privati dovevano allo Stato. Da non confondere col Preside
della provincia, oggi corrispondente al Prefetto, che si occupava invece di affari amministrativi e di giustizia. Il
Preside con la riforma murattiana del decennio francese si chiamò Intendente fino al 1860 quando con l'Unità
d'Italia (o Annessione al Piemonte) assunse la nuova denominazione di Prefetto.
5) Esattori: gli Esattori Fiscali incaricati di controllare i bilanci comunali. In caso di inadempienze procedevano a confisca di beni degli amministratori inviando nei comuni inquisiti i cosiddetti Regi Commissari ai quali
si doveva fornire vitto e alloggio gratuiti.
5) Insagnatore: diverso dal medico, era detto anche Salassatore con significato esplicito riferito al suo incarico.
132
Il salassatore ricorreva di solito alle mignatte nella speranza di purificare il sangue nei casi di epidemie ed altre
malattie infettive.
6) Servente: detto in dialetto "mesciu sciuratu" corrisponde all'attuale messo comunale.
7) Becca morti: in dialetto "precamorti", cioè becchino. In sua assenza vi provvedeva a volte il servente comunale. Il primo becchino che si conosce dalle carte comunali di Castrignano fu proprio un giulianese, tale Ippazio
De Tomasi vissuto nella prima metà dell'Ottocento.
8) Guardiani delle Torri: chiaro riferimento ai Torrieri che il comune di Giuliano enumerava per il loro servizio di vigilanza alla Torre dell'Uomo Morto di sua pertinenza ma in territorio di Castrignano del Capo.
9) Predicatore Quaresimale: da sempre tutti i comuni provvedevano a questa esigenza religiosa delle loro popolazioni soprattutto in occasione delle festività patronali.
10) Rationale, leggi Razionale: oggi si dice Ragioniere. A fine anno più "razionali", di solito due o tre persone
particolarmente istruite del paese, erano incaricate a controllare i conti della passata gestione amministrativa
formando una relazione che consegnavano alla massima autorità provinciale, sottolineando l'eventuale deficit
o disavanzo che ricadeva sul … nuovo sindaco il quale comunque poteva rivalersi sul suo predecessore presso
gli organi competenti.
11) Corrieri Regi: erano gli incaricati (staffette) spediti a cavallo per ritirare o consegnare ordini delle autorità
superiori. In questo caso ci si riferisce al servizio predisposto dal Preside della provincia per recapitare ordini
regi provenienti di solito da Napoli.
12) Matrice Chiesa : quasi tutti i comini se la Chiesa Parrocchiale era stata costruita dal popolo e quindi considerata comunale provvedevano al suo sostentamento per le funzioni sacre (candele e cera, funi per le campane, riparazioni all'organo ecc.) e ne curavano la struttura muraria contribuendo ai diversi lavori di restauro per
il suo abbellimento e la sua staticità .
13) Jus Platea lorda, e datio al Signor Principe padrone annui ducati 30 Il Principe in predicato è qui il barone di Giuliano Antonio Cicinelli (1681-1726), principe di Cursi e duca di Grottaglie. Il Diritto della Piazza, l'antico Plateatico, era un odioso abuso feudale sconosciuto nei paesi limitrofi a Giuliano per cui ogni forma di
libero commercio era strozzata sul nascere. Ad esempio a Giuliano non si potevano molire le olive se non portandole prima nel frantoio del barone. Per questa ragione ancora nel catasto del 1807 a Giuliano, contraraiamente che a Castrignao o a Salignano, vi erano soltanto due Trappeti. Ed ancor più chiaro è il senso di un'iscrizione latina apposta nel 1785 su un frantoio della famiglia Panzera. Lo stesso moto di riprovazione suscita
anche questo "Dazio" che al tempo dell'abolizione della feudalità nel 1806 nelle carte processuali prodotte dal
comune di Giuliano contro il suo feudatario si legge interpretato come "diritto di bottega", per cui ogni acquisto di generi alimentari doveva effettuarsi esclusivamente nella bottega del barone. E non a caso nel catasto del
1807 l'unica bottega registrata a Giuliano era quella sita in strada di mezzo appartenente al barone Gioacchino
Maglietta. Questa somma in denaro, esosa per le finanze dei giulianesi, e ripartita equamente in 15 ducati per
diritti di piazza e 15 per diritti di bottega, erano i 30 ducati dovuti al barone, meglio sarebbe dire estorti, superiore a tutti gli altri emolumenti accordati dal comune ai suoi incaricati o impiegati come si dice oggi, ed inferiore soltanto a quella versata al Regio Percettore ed all'altra dovuta agli Esattori. Di questi abusi nel 1810 la
Commissione Feudale farà definitivamente giustizia spazzandoli via e condannando l'ultimo barone di Giuliano
a rifarsi col suo predecessore che gli aveva venduto 15 anni prima il feudo e il casale di Giuliano e questi millantati ed illegali diritti feudali.
1713: Il 25 settembre 1713 a Giuliano il cancelliere Villani (che si firma)
compila per conto del Sindaco di Giuliano Francesco Giannelli la Fede di
Entrata e di Uscita dell'Università per il compiuto anno amministrativo 17121713. In calce alla relazione vi appone in cera il solito "suggello universale",
cioè "lo stemma comunale", che rappresenta "un soldato che attraversa un
fiume": sintesi farraginosa e apocrifa fra il nome Giuliano che richiama il centurione romano fondatore del paese, e il S. Giuliano che ricalca l'iconografia
del traghettamento del fiume operato da quest'ultimo con Gesù bambino
sulle spalle.
(A.S.N. - Conti Comunali - vol. 869 - fasc. 2, pagg. 66 - 66v.).
133
1714: Il 17 settembre 1714 il Sindaco di Giuliano Dottor Fisico (medico)
Donato De Capo fa' approntare dal cancelliere Michele Diaz del Gado l'annuale Fede di Entrata e di Uscita del suo comune con le solite voci in bilancio fra cui qui si segnala la spesa di D. 5 per la Matrice e ducati 5.4.0 per il
"Guardiano alla Torre Maritima".
(A.S.N. - Conti Comunali - vol. 869 - fasc. 3, pagg. 80 - 80v.).
1715: Il 20 settembre 1715 il Sindaco di Giuliano "Lazaro Prontera illitterato" fa' redigere dal cancelliere Pico la solita relazione annuale sugli introiti
e le spese in bilancio del suo comune.
(A.S.N. - Conti Comunali - vol. 869 - fasc. 4, pag. 65 ).
1716: Una fede del 22 marzo 1716 rilasciata dal sindaco Lazzaro Prontera e
sottoscritta dal cancelliere Pico rende noto i prezzi di certi generi agricoli
sulla piazza di Giuliano qui confrontati con quelli dei paesi vicini:
n.b. Prezzo espresso in c. = carlini, o gr. = grane per ogni tomolo del prodotto segnalato.
Grano
Giuliano
Castrignano
Patù
Salignano
Gagliano
Montesardo
c.
c.
c.
c.
c.
c.
Orzo
9
c. 5
9 o 10
c. 4 o 5
9 o 10
c. 4 ½ o 5
9 o 9 ½ c. 5
9
c. 5
9
c. 5
Fave
Avena
c. 5 e ½
c. 6
c. 5 o 6
c. 6
c. 6
---------
c. 3
c. 3 ½ o 4
c. 3
Il 18 settembre 1716 a Giuliano il cancelliere Pico rilascia la seguente Fede
di Entrata e di Uscita dell'Università di Giuliano per conto del sindaco
Francesco Antonio de Blasi:
"Si fa piena, et indubitata fede per noi sottoscritti, e Crocesignati Francesco Antonio de
Blasi Sindico, Giuseppe Ferrarese primo Auditore, e Stefano Panico secondo Auditore
dell'Università di Giuliano, et etiam cun Juramento s'attesta come la sudetta Università
tiene di rendita docati sei cento e quindici, che li pervengono videlicet: dalle Cedole della
Cassa, cioè dall'esattione de fochi, Apprezo, e Sale docati 505. Dalla Cedola estraordinaria
docati quaranta quattro 44; Dalla Cedola della Bonatenenza de forastieri docati 46; e dal
Dattio della Bottega lorda, cascia et oglio docati 20; che in tutto fanno la sudetta somma di
docati 615; Et all'incontro la sudetta Università tiene di pesi forzosi docati 645, e grane 66
e sono videlicet: Al Regio Percettore docati 327.75. Al Regio Amministratore, e Credentiero
de sali docati 78.-per prezo di tomola 60 di sale, per li tre novi imposti docati 22.50; et per
l' ultimo novo imposto docati 12.75; e per condotta di detto Sale da Gallipoli in Giuliano docati 6 ; per il Jus Plateae docati 10; per l'Avvocato in Napoli docati 15; per provisionati docati 152; per Guardiani di Torri maritime docati 9.66; per Corrieri docati 4; per provista di
monittioni alla Torre maritima, e soldati docati 8; quali partite unite fanno la sudetta somma
di docati 645 .
Onde in fede della verità habiamo fatto far la presente per mano del nostro hodierno
Cancelliero firmata col segno di Croce di nostre proprie mani, per non saper scrivere, e robo-
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rata col solito sugello di questa Università di Giuliano a dì 18 settembre (7.bre) 1716.
(+) Segno di Croce di Francesco Antonio de Blasi Sindico S. N. (Scribere Nesciens)
(+) Segno di Croce di Giuseppe Ferrarese p.mo Eletto S. N.
(+) Segno di Croce di Stefano Panico secondo Eletto S. N.
Pico Cancelliero
Stemma
1717: Iscrizione incisa su un concio tufaceo che sormonta una scalinata
che
conduce in basso alla cosiddetta cripta dell'Annuziata e che si trova a destra
di un cortile di Casa Sperti al n. 5 di via Regina Elena :
" AVXILVM MEV A DOMINO / D. G. R. A. D. 1717 " .
L'iscrizione completata nelle lettere e sciolta nelle formule va intesa :
" AVXILIVM MEVM A DOMINO DEO GRATIAS REDDIMVS
ANNO DOMINI 1717 "
(Traduzione: "Il mio aiuto dal Signore. Rendiamo grazie a Dio. Nell'anno del
Signore 1717". L'espressione è nella Bibbia, Salmi, 120,2, e secondo il Cosi
ripete il motto apposto sullo stemma della nobile famiglia Ayerbo D'Aragona,
principi di Cassano, duchi di Alessano, e fino al Settecento Signori di alcuni
vassalli in Giuliano).
E' riportata la prima volta da don Vincenzo Rosafio a pag. 83 dell'opera
"Vereto città messapica nel basso Salento - stampata nel 1968 con la descrizione della cripta ma con l'anno riferito al 1117: anno errato perché chiaramente si nota che il n. 7 finale è identico alla seconda cifra e al contempo il
n. 1 della prima cifra è identico alla terza cifra. Inoltre la forma del n. 7
ricorda particolarmente la metà destra della figura del rombo col taglio
superiore inclinato verso destra ( \ ) più corto di quello inferiore che inclina
più allungato verso sinistra ( / ) somigliante nell'insieme ad una parentesi
quadra. La prima e la terza cifra sono espresse invece col segno dell'uno
maiuscolo romano ( I ). Ciò basta per dar ragione al professor Cosi che la dice
appunto del 1717. Scrive testualmente il Rosafio: "Cripta dell'Annunziata in
Giuliano. E' sita in via Regina Elena con facciata rivolta a levante. Ha l'accesso per una scalinata, che mena in due celle attualmente adibite a deposito.
Nell'atrio antistante, sull'imboccatura di una cisterna nella parte adiacente
al muro di una casa, vi è un incasso murale con dipinta la Samaritana.
L'architrave della scalinata ha la scrittura: Auxilium meum a Deo. - il mio
aiuto da Dio. A.D. 1117 ". Il buon don Vincenzo legge male però anche l'ultima parola trasformando il DOMINO in DEO. Nell'iscrizione originale il MEV
si legge MEVM per effetto della nasalizzazione causata dal segno virgolettato sovrapposto alla vocale finale per cui in molte iscrizioni vale a pronunciarla con la m o con la n a seconda del senso della frase. AVXILVM e non
AUXILIVM come legge il Rosafio ma sta comunque per AVXILIVM: si tratta sempre del latino ecclesiastico spesso corrotto per ignoranza o per trascuratezza al tempo che la parrocchia di Giuliano era retta dall'arciprete D.
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Fabio Oronzo Panzera, parroco dal 1715 al 1737.
(all'interno di un cortile di casa Sperti, al numero civico 4 di via Regina Elena).
n.b. Probabilmente Mons. D. Vincenzo Rosafio ha confuso questa cripta con la cappella dell'Annunziata che
si trova al numero civico n. 9 e in cui alcuni affreschi, c'è chi per diretta visione li dice del sec. XV come lasciano supporre certe date graffite, alternati a pareti bianche e l'esistenza di un altare, la riconducono alla descrizione che della cappella dell'Annunziata ha fatto nel 1628 il Perbenedetti. Perciò bisogna accettare l'interpretazione più recente del prof. Cosi che in aggiunta interpreta l'epigrafe latina assimilandola al motto latino della
nobile famiglia Acerbo D'Aragona che fu oltretutto padrona di alcuni vassalli del feudo di Giuliano. Di questa
iscrizione scrivono anche il prof. Prontera e il prof. Caloro. Trovasi l'iscrizione incisa sull'architrave in tufo che
forma l'accesso ad una breve scalinata di 7 gradini che immette in due vani della sottostante grotta. Il primo di
fronte al termine della scala è senza particolari connotazioni, ora adibita a deposito con volta a botte . Più interessante l'altra che si trova accanto a destra della scalinata. Si sviluppa da sud a nord comunicando con la strada superiore (via Regina Elena) all'altezza di casa Prontera. Si notano: in fondo a destra un pozzetto per l'acqua che, prima dei restauri del 1972 circa, correva per un cunicolo sottostante verso l'accesso della grotta, di
fianco alla parete di destra, all'inizio della quale si scorge scolpita sullo spigolo di una rientranza scavata nella
stessa parete una figura di pietra raffigurante probabilmente un'Arpia, uccello mitologico con testa di donna e
corpo di rapace, con la zampa che artiglia una piccola sfera. Due altre figure identiche sono scolpite sulla roccia in prossimità del menzionato pozzetto. Qua e là, ma soprattutto sulla parete settentrionale, sotto un moderno finestrino aperto a livello stradale, si intravedono tracce di affreschi policromi coperti pesantemente da uno
spesso strato di intonaco di epoca decisamente recente rispetto alle pitture. Potrebbe ipotizzarsi, stando alla
data dell'architirave, un reimpiego settecentesco dell'antica grotta basiliana convertita in luogo di culto (cappella) su desiderio dei nobili Ayerbo D 'Aragona.
Nello stesso cortile, sopra la porta dell'abitazione di sinistra, si legge quest'altra Iscrizione :
" NON NOBIS DOMINE NON NOBIS
SED NOMINI SA(n)CTO TUO DA GLORIAM "
1719: In data primo giugno 1719 si stende la bozza dei "Patti e Capitoli
Matrimoniali fra il Notaio Giorgio Villani di Giuliano con Elisabetta Coletta".
Il 7 ottobre 1719 il sindaco di Giuliano "Orontio Cosi" fa compilare la fede
di entrata e di uscita (ossia il bilancio comunale) dell'Università di Giuliano
dal Cancelliere Notaio Villani.
1720: Il notaio Giorgio Villani di Giuliano stende un atto datato Castrignano
8 febbraio 1720 in cui ad istanza del vescovo di Alessano Mons. Giovanni
Giannelli notifica certe Provvisioni della Regia Camera di Napoli in suo favore. Quindi si reca a Giuliano nelle case di D. Giusto Rosafio per notificarle,
ossia per renderle pubbliche, "nel tempo che il medesimo (vescovo) andava in
visita". Le Provvisioni della R.a Camera da notificare ai sindaci di Patù,
Castrignano, Gagliano e Salignano erano del tenor seguente:
" D: Cesar Michael 'Angelus de Avalos de Aragona Marchio Vasti, et Piscarie, Princeps
Rocelle …ecc….. ; Compare nella R.a Camera per parte del Vescovo di Alessano e dice come
trà l'altre vendite che gode la Sua Menza, cioè il Jus Vassallagij, che ab immemorabili per
Real Concessione esigge da molte Fameglie disparse in varj Luoghi; dal qual jus Vassallagij,
né stà in pacifico et immemorabile possesso; tantoche la Reggia Corte esigge l'Adoha, e li
Vassalli sono esenti dalli pesi Universali et personali, nelli Luoghi dove dimorano così dentro
la sua Diocesi come fuori di essa, quali Fameglie sono, Caracciolo, Gargasole, Giudice,
Piscopiello, Brigante, Cairo, Pedone, Vitali, et altre le quali dispersamente abitano nelle
Terre di Morciano, Salignano, Salve, Pato, nel Feudo di Gallipoli, Tiggiano, Castrignano
Gagliano, et altri Luoghi convicini, come anche sono obligati vicendevolmente uno di essi far
l'Erario, ò Baglivo della Menza, con autorità di esiggere l'efetti della medesima … (escluse
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le collette personali per i soli beni posseduti - la bonatenenza - dovute all'Università; ed
eccetto le Cause Civili e Criminali in potere del Barone e cioè le Università dovevano esentarli dalle solite collette personali escluse la bonatenenza) … che perciò compaiano entro 30
giorni dette Università nella Regia Camera a difendere le loro raggioni - Napoli, 18 gennaio
1720". Il 29 marzo 1720 Angelantonio Venuti di Giuliano compra dai coniugi Giuseppe Zocco
e Margarita Cairo di Giuliano e da Veneranda Presicce di Giuliano "un bonificato di vigna di
un orto circa con tre arbori d' inzete d' olive, et arbori comuni sito dentro la possessione
della Matrice di Giuliano loco detto Felitte". Il 2 aprile in favore del Magnifico Antonio Pico
e a suo figlio clerico Troiano vengono ceduti in permuta i beni che il 19 novembre 1719
Antonio Provenza di Giuliano aveva donati alla Cappella della Santissima Passione di cui è
Rettore il clerico Troiano Pico. Il primo maggio, per debiti contratti con Paolino Negro marito di Rosa Marzo, la vedova Lucia de Leone (madre di Rosa) in accordo con il figlio Giuseppe
Marzo vende al Medico Oronzo de Leone per 20 ducati "un Palazzo, cioè una Casa Palazziata
con cortile e cisterna sita nell'abitato di Giuliano in loco detto Lo Seggio". In un atto del 25
luglio si ricorda "una Casa con camerino con attione et altri membri sita dentro l'abitato di
Giuliano loco detto la strada di S. Antonio vicino li beni di mastro Lazaro Prontera". Il 10
agosto 1720 il notaio Villani ebbe molto da fare perché nello stesso giorno stese ben tre
capitoli matrimoniali e cioè quelli di Francesca Ciullo del fu Donato e di Donata de Salvo con
Giovanni Cucinelli di Oronzo; l'altro di Maria Panzera di Domenico di Giovanni Panzera e di
Porzia Melcarne con Ippazio Panico, e infine quello di Angela Ferrarese di Domenico e di
Lucia Orlando con Vito Fersino di Morciano. Da altri atti notarili risulta che in quell'anno
vivevano a Giuliano i Dottori Fisici D. Quintino, Clemente, e Liborio" Villani "Fratelli".
1721: Simone Chircher (o Kirker) di Gallipoli costruisce l' Organo a canne per
la Chiesa di Giuliano come si apprende da questa breve iscrizione a stampatello apposta dall'autore in testa al manufatto:
- A.D. SIMON KYRKY GALLIP. FECIT 1721 L'organo di Giuliano è il primo organo firmato da Simone Chircher, figlio dell'organaro Eligio già ricco e affermato, per cui la sua attività viene fatta
risalire proprio all'anno 1721. Suo padre Eligio ebbe tre figli (Simone appunto, Pietro e Tommaso) e viveva agiatamente a Gallipoli in una casa accanto al
monastero dei domenicani dai quali acquistò nel 1687 "una casa diruta sita in
città intus vicinio dicto Saracine juxta domus dicti Heliggi ex occidente,
domus venerabilis Conventi ex borea, viam publicam ex noto et oriente",
parte della qual casa trasformò in " bottega lamiata". Col trasferimento dei
suoi figli a Cursi gli stabili gallipolini vennero ripartiti ed a Simone e Pietro
toccò la "bottega lamiata con cantina sotto e camerino sopra, pagliata, pozzo
e cortile sita nella strada detta Le Brancatene vicino li beni del Venerabile
Convento" che però, risiedendo ormai a Cursi, nel 1742 Simone e Pietro convennero di vendere a Gaspare Pacella di Gallipoli per 110 ducati.
Altri Organi costruiti dai Chircher
Monopoli Chiesa di S: Francesco (1710)
Martano Immacolata (1.a metà sec. XVIII)
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Nardò Chiesa di S. Chiara (inizi XVIII sec.)
Gallipoli S. Domenico (1720)
GiulianoS. Giovanni Crisostomo ( 1721) (*)
Patù S. Michele Arcangelo (1723)
Gallipoli S. Francesco (1726) (*)
Scorrano S. Barbara (1729) (*)
Otranto Cattedrale (circa 1730)
Corigliano S. Nicola ( circa 1738)
Castrignano del Capo San Michele (1751) (*)
Sogliano S. Lorenzo (1751) (*)
Sanarica Madonna delle Grazie (1752)
Morigino S. Giovanni Battista (circa 1755) .
(n.b. Con asterisco sono evidenziati gli organi firmati. Quello di Castrignano che reca stampigliato l'anno 1751
non è firmato, ma qualche anno fa' durante i lavori di restauro e pulitura delle canne son venute fuori delle striscioline di carta con su scritto il nome di Sebastiano Chircher al quale quindi va attribuita la costruzione dell'organo della Matrice di Castrignano del Capo. Simone Chircher costruì anche l' organo di Scorrano (1729).
SCHEDA TECNICA DELL'ORGANO CHIRCHER DELLA MATRICE DI GIULIANO
Data: 1721 (a firma del solo Simone Chircher).
Ubicazione: cantoria sopra la porta d'ingresso.
Cantoria: lignea, applicata alla parete, parapetto mistilineo tinteggiato di rosa con cornice
modanata e dentellata.
Cassa e prospetto: H 4,40 - L 2,06 - P 0,60. Cassa rastremata, trabeazione diritta a cornice multipla modanata, lievemente aggettante sui lati per rimarcare il motivo delle paraste
sottostanti. Prospetto in tre campane a profilo piatto delimitate da esili colonne (paraste
composite sui lati esterni ); fascette reggicanne volutiformi si appoggiano a semplici traversine angolari con vertice superiore; nella luce dei fornici festoni intagliati ad andamento scalare. Completamente tinteggiata di rosa.
Canne di facciata: 25 ( 9 + 7 + 9 ) formanti tre cuspidi, al Principale dal Do2. Bocche allineate, labbro superiore a mitria. La canna maggiore di ciascuna campata presenta notevoli decorazioni a sbalzo puntiformi e volutiformi (cfr. oltre, organo della matrice di Patù).
Tastiera: a finestra, 45 tasti (Do1 - Do5) prima ottava corta: rivestimento in bosso con intagli concentrici sui diatonici e frontalino a chiocciola (rifacimento sul modello originario).
Pedaliera: a leggio, 7 tasti costantemente uniti al manuale, non originaria.
Registri: 6 comandi a pomello in legno su una fila a dx del manuale, etichettati come segue:
Ottava / Flauto in XII / XV / XIX / XXII / Tiratutti.
Manticeria: sul retro della cassa due mantici a cuneo sovrapposti, con pesi in pietra sul piatto superiore e in origine azionati da stanghe ligneee (da elettroventilatore con il restauro).
Trasmissione: meccanica sospesa, numerazione dei tasti sulla tavola di riduzione.
Collegamento tasto pedale diretto.
Somiere: a tiro (5 stecche), anta di chiusura della secreta in due pezzi con naselli imperniati sul somiere.
Crivello: in legno.
Canne: bocche sotto il crivello; materiali; stagno, lega in piombo, castagno.
Iscrizioni: " Simon Kirkir R. Gallip. Fecit. A.D. 1721" sulla faccia posteriore del pannello
ligneo che riveste la secreta.
Restauro: Leonardo Pretti, 1986.
n.b. I Chircher di origine tedesca (Kirker) si stabilirono a Gallipoli intorno alla 2.a metà del sec. XVII. Una
caratteristica nella produzione "a muro" dei loro organi è la cassa rastremata come si nota a Giuliano e a
Sogliano, come anche a proposito delle fascette reggicanne a disegno geometrico (angolo con vertice in alto)
si può dire che è tipica dei mestri gallipolini, come comprovato per certi disegni ittioformi o volutiformi: reggicanne angolari di fattura piuttosto sbrigativa e probabilmente intese a sostenere intagli più elaborati, come
appunto si nota nell'organo della Matrice di Giuliano). Riguardo all'organo della Madonna del Canneto un'iscri-
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zione non ben leggibile ci riporta al nome di un tal Palma e ad un anno 1831 o 1851: dovrebbe trattarsi dell'organaro Luigi Palma di Maglie attivo senz'altro nel 1876, che fra il 1884 e il 1909 costruì o restaurò pregevoli strumenti ancora in loco in numerose chiese del basso Salento: cfr. ad esempio Maglie, S. Antonio Abate
(1884); e SS. Addolorata (1902); Cannole, Maternità della B.V.M. (1895); Leuca, Santuario (1898), Andrano,
S.Andrea (1909): una sigla a penna G. P. che su questo organo si legge su una tavola che sovrasta la tastiera si
riferisce a Giovanni Prontera di Giuliano saltuario organista della confraternita e cantore.
(da : Luisa Cosi - " Giardini stellati e cieli fioriti - Tradizione sacra e produzione musicale a Gallipoli dal XVI
al XIX secolo " - pagg. 207 - 208) .
Il Sindaco di Giuliano Domenico Antonio Parisi il giorno 23 di un mese dell'anno 1721, omesso per dimenticanza dal cancelliere notaio Villani, fa' sapere i
prezzi con cui si vendono a Giuliano l'orzo, il grano, l'avena e le fave.
Gen.- Marzo 1721 Grano
Orzo
Fave
Avena
Giuliano
Castrignano
Patù
c. 6 ½
c. 6 o 6 ½ o 7
c. 6 o 6 ½ o 7
c. 14
c. 14 o 14 ½ o 15
c. 14 o 14 ½ o 15
c. 4 ½
c. 3 o 3 ½ o 4
c. 3 o 3 ½ o 4
c.13
c.13 o13 ½ o14
c.13 o13 ½ o14
Poiché le fedi dei suddetti paesi come di altri si riferiscono ai primi due mesi
dell'anno è molto probabile che anche Giuliano abbia compilato la surriferita
Fede tra il gennaio e il marzo del 1721. A maggio però, benchè per Giuliano
non risultano documenti simili, è impressionante il calo dei prezzi registrato
da alcune Università in quel periodo come chiaramente emerge da questo
schema:
Maggio 1721
Grano
Orzo
Fave
Avena
Castrignano
Pato
Salignano
c. 10 o 10 ½ o 11
c. 10 o 10 ½ o 11
c. 10
c. 4 o 4 ½ o 5
c. 4 ½ o 5 o 5 ½
c. 5
c. 10 o 11
c. 10 o 11
c. 9
c. 3
c. 3
c. 3
1722: Il 24 aprile 1722 dinanzi al notaio Villani di Giuliano Mastro Paulo
Bonsellato di Alessano "Mastro Fabricatore; et Ingegnere" stima l'antichità
di un muro degli antenati del Dottor Chirurgo Orontio de Leone di Giuliano".
n.b. Il cognome del muratore è scritto con la b iniziale, come d'altra parte risulta fin dal sec. XVI nei registri
parrocchiali di Montesardo: località di origine dei Monsellato attestata qui sin dal 1576 col cognome Bonsellato.
1723: Il 18 maggio 1723 nelle case di Antonio Formoso di Giuliano il notaio
Villani stila quest'atto in favore di Lazzaro Prontera dove si dichiara che
"Costituiti Antonio e Paolo Formoso di Giuliano, Padre e Figlio, e Lazaro
Prontera della medesima Terra legitimo Marito, et Amministratore di
Apollonia Formuso sua moglie il quale similmente age, et interviene alle cose
infrascritte per se suoi eredi e successori dall'altra. Paolo asserisce che
l'anni passati suo padre Antonio affittò per 25 ducati a FrancescoAntonio
Ponzetta di Morciano un bonificato con vigna detto Chisura Mascio piccola
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dentro la possessione del Principe di Cursi … et essendo poi l'anni passati
sequito il matrimonio di detta Apollonia Formuso sorella di esso Paulo, e Figlia
di detto Antonio, con detto Lazaro come appare dalli capitoli matrimoniali di
detto Lazaro rogati per mano di Notaro Lucio Coluccia di Maritima in
Gagliano commorante … perciò detto Lazaro avuto cognitione di ciò ave
richiesto esso Paulo, completarlo et obligarsi de proprio il beneficio di esso
Lazaro per detto Capitolo ed ogni danno, spesa, et interesse che potesse mai
detto Lazaro venire a patire sopra detto bonificsato". Il 26 giugno fa' testamento il Magnifico Giuseppe Panzera in favore di D.Angelo, Antonio, e
Tommaso Coletta "nipoti carnali ex parte sororis". Il 26 agosto la vedova
Leonarda Greco di Casarano commorante a Giuliano ricorda che "a' 12 settembre 1714 Domenico Ferrarese suo figlio accasò a Giuliano" al quale donò
una casa in occasione dei Capitoli Matrimoniali celebrati il 16 settembre 1714
dal Notaio Colucciia dove pure fece donatione di altri suoi beni ad altri suoi
figli . Però il 2 novembre 1717 con atto del notaio Giorgio de Donno di Matino
revocò quelle disposizioni dichiarandole nulle, atto ratificato con altro del
notaio Aloisio de Donatis di Casarano in data 14 aprile 1720. Con l'atto attuale invece revoca il tutto in beneficio di " Giuseppe et altri Ferrarese".
1724: in vari atti del notaio Giorgio Villani di Giuliano compaiono: il dottor
Chirurgo Orontio de Leone di Giuliano e Giovanne Cucinelli di Pato Regio
Giudice.
1727: A Giuliano il 3 dicembre 1730 Leonardo Cosi della Terra di Giuliano, D.
Pietro Parisi e il Magnifico Antonio Coletta dichiarano dinanzi al notaio Villani
che "verso la fine del mese di Novembre del 1727 successe il Naufragio della
Tartana del Padron Scipione de Lauro che andava carica della militia
Tedesca, che Naufragò alli Mari d'Ugento, e proprie fra' la Torre Mozza, e
di S.Giovanni, e perché si ritrovava Vice Admirante della detta Com'arca il
Magnifico Falco Panzera, … la qual causa ne scrisse a Taranto perché da più
mesi si trovava infermo e chiese perciò di essere sostituito" (…), e intanto
invitò il notaio Giovanni Ferente di Morciano a fare l'inventario "delle robbe
della Tartana che trasportava la Militia Tedesca" cosa che il Ferente fece in
data dell' 8 dicembre 1727.
1731: Il 10 settembre 1731 Onofrio Lecci "Sindico illetterato" sottoscrive
col segno di croce la Fede di Entrata e di Uscita dell'Università di Giuliano
redatta dal cancelliere Notaio Villani.
(A.S.N. - Conti Comunali - vol. 872, fasc. n. I).
RAVVEDIMENTO IN PUNTO DI MORTE
1731: Alcuni ecclesiastici di Giuliano ricordano che il 20 agosto 1729, ritro140
vandosi Falco Panzera "grande Infermo", si recarono nella sua casa per comunicarlo col Santissimo Sacramento dell'Eucaristia. Questi si scusò dei peccati e dichiarò di aver fatto il suo ultimo Nuncupativo Testamento "nel quale
aveva dichiarato escluso dall'eredità Geronimo Panzera suo figlio, istituendolo erede solo della Legittima a causa di certa sua disubbidienza"; ora però
si ravvede e lo reinclude nel testamento … e questa sia la sua volontà ".
SI RENDONO NOTI I RISULTATI DEL CENSIMENTO DEL 1732
1732: Ad istanza del Sindaco Onofrio Lecci e degli Eletti Donato Maggio e
Francesco Panzera d'Oronzo "conferiti nel publico Sedile di detta Terra
dove stanno affisse le Note della nova numeratione de Fochi come da Bandi
emanati in data del 7 marzo 1732 e affissi l'11 marzo dal Servente
dell'Università Vincenzo d'Amico" il notaio Giorgio Villani notifica che il
Sindaco e gli Eletti con due atti dichiarano di consegnare le Note suddette
nelle mani dei Deputati eletti il 9 marzo dall'Università Dottor Tomaso
Panzera e Dottor Fisico Liborio Villani. Note che furono pubblicate il 20 aprile 1732.
n.b. Le "Note" erano dei foglietti su cui i Deputati nominati ad hoc segnavano i componenti delle singole famiglie del paese per procedere alla conta di tutta la popolazione in occasione del Censimento, detto comunemente "Enumerazione dei Fuochi ( cioè delle famiglie. Prima però della loro pubblicazione venivano esposti nella
casa comunale (il Sedile) o attaccati alla porta della Matrice per evitare eventuali contestazioni. Alla fine tutto
veniva spedito a Napoli presso la Camera della Sommaria. Nel censimento del 1732 Giuliano fu conteggiato
per 65 fuochi pari a circa 325 abitanti. Queste Enumerazioni, ossia quelle aragonesi del 1442 e 1472 e quelle
vicereali del 1532, 1545, 1561 ecc. sono andate tutte distrutte nello sciagurato incendio del settembre 1943 della
Villa Contini presso Nola ad opera dei Tedeschi in ritirata, e dove erano state precedentemente nascoste insieme all'archivio angioino, le pergamene più antiche, gli antichi catasti, e i "pezzi" più pregiati del grande archivio di stato di Napoli anch'essi finiti al rogo.
VENDITA DI UNA PIETRA DI TRAPPETO
1732: fuochi 65. Il 2 luglio 1732 Annamaria Ponzetta di Patù, moglie di
Domenico Spano, vende per 16 ducati, "come valutato da Mastro Giuseppe
Margarito omo esperto comunemente eletto, una Pietra di Tarpeto residente fuori l' abitato di Giuliano e proprie nella strada publiga loco detto la strada di Santo Antonio abbate, con due ceppi sistentino dentro il Tarpeto di
detta Anna Maria, sito anco fuori l'abitato di Giuliano, loco detto la strada
di S. Antonio abbate" (1732 notaio Francesco Trazza di Castrignano - not.
23/4 ) Il 6 ottobre 1732 il sindaco di Giuliano Domenico Deisolda compila il
solito stato finanziario del comune controfirmato dal cancelliere Lecci (cioè
il notaio Biagio Lecci).
(A.S.N. - Conti delle Università - vol. 872, fasc.3, cc. 81-81v.)
141
Il 5 agosto 1732 il Dottor Fisico e clerico Giovanni Lecci di Giuliano, al presente nella Terra di Galatone, per conto delle sorelle nubili Camilla e Caterina
vende alla vedova Antonia Lecci "un Giardino con Palazzotto, lamia, e cisterna sito e posto fuori l' abitato di Giuliano, via publica da Borea a Levante loco
detto Campolitalli" per ducati 65.
I NOBILI PANZERA SI DIVIDONO L'EREDITA' DEL DEFUNTO FALCO
1732: Il 28 ottobre, nelle case del defunto padre Falco Panzera, i fratelli
Geronimo, Vito, Francesco e le sorelle Laura, Teresa, Irene, Maria, Apollonia,
Casimira ed Arcangela Panzera alla presenza del notaio Villani stipulano l'atto di Divisione dei beni paterni comprendenti oltre a vari fondi a Salignano e
Castrignano, e cioè S.Giuseppe, l'Aira, Campasuni, la Lama, e le Renegate;
anche altri siti nel territorio di Giuliano denominati lo Palmentello, lo Cova,
mezzo Palombaro, li Coralli, la Vigna Vecchia, Campo de Lecci, li Cucinelli,
Turco Marso, le Petruse, la Lama del devitta. A Barbarano: chisura Mascio,
ecc. Non esclusi certi debiti dovuti a vari Esattori e fra i quali emerge quello di Ducati 3.70 "all'Abbadia di S. Antonio di Vienna". Il 31 ottobre si stipula l'atto definitivo di Assegnatione. Il 7 gennaio 1733 si stendono i Capitoli
Matrimoniali fra Beatrice Pipino vedova del fu Tommaso Stampede e il
Magnifico Pasquale Coletta di Giuliano.
SI RITIRA UNA INGIUSTA QUERELA PER STUPRO CONTRO UN PRETE
DI GIULIANO
1733: Nel largo antistante la Cappella di Santa Maria delle Lame un atto di
"Esculpatione", cioè di Discolpa. viene redatto il 18 gennaio 1733 a favore del
sacerdote D. Marino Rosafio ch'era stato ingiustamente accusato da una
donna di Morciano, tale Domenica Antonia Andriolo, di averla nell'agosto dell'anno precedente 1732 messa incinta come dichiarò alla Corte di Morciano.
"Perciò lei e suo Padre Quintino Andriolo oggi per sgravio di coscienza lo
discolpano della detta infamia". In margine ad un atto il notaio Villani di
Giuliano ci informa: "Si nota quale sotto li nove del mese d'Aprile passato di
questo corrente Anno la Città di Napoli in Corpo consegnò le chiavi di detta
Città, e Regno al Serenissimo Signor Nostro D. Carlo de Borbone Re' di
Napoli Infante di Spagna Duca di Parma Piacenza, e Castro Gran Principe ereditario di Toscana". Quindi per il matrimonio da celebrarsi all'indomani il 17
luglio fissa i capitoli matrimoniali fra Paolo Margherito di Donato e Francesca
Chiffi di Castrignano del Capo. Il 23 luglio il Procuratore del Capitolo di
Giuliano D. Pietro Parisi cede a Lazzaro Prontera "una casa con camorella
Grotta, attione della Cisterna, e Cortile siti in abitato di Giuliano loco detto
la strada del Montone, vicino li beni di Carlo Panzera, Domenico de Alesandro,
142
e di esso Prontera, via publica et altri confini riavuta dal fu Antonio Maggio
per un debito di ducati 15 al 9% non esatti" (Atti del notaio Villani) . Nei mesi
di settembre e ottobre 1733, per certi debiti accumulati durante la sua
amministrazione, piombano a Patù i Commissari Regi, e procedono al sequestro di varie "robbe" dell'ex sindaco di Giuliano Domenico d'Isolda "come ex
Sindaco debitore e predecessore del D.r Sig.r Tomaso Panzera" (1738 23/4). Il 17 ottobre Donato Panzera fa' testamento presso il notaio Villani
in favore della sorella Teresa. Il 16 novembre i Signori Dottor Fisico
Giovanni, Domenicantonio e Antonia Lecci figli del fu Michele del fu
Francesco si dividono le Case e Palazzo site nella strada del Sabolo comprendenti Giardino, lamia, Palazzo Sopra, Cantina, Stalle, Pile da rimetter olio,
case scoverte, furno et altri membri annessi al Palazzo Vecchio che sta'
sopra detta Lamia ecc. Stallette e Cisterna dentro e Cantina, e inoltre le
Case Paterne che si trovano "avanti la Matrice Chiesa: il Palazzo dal Girocco,
con la Lamia di Basso, la Casa Vecchia di basso verso Girocco con Cantinella
attaccata al Giardino di Francesco Panzera, ½ Giardino ecc. la Scala e loggia
della Scala".
BENEFICIO DEI SANTI MEDICI NELLA MATRICE E UN TRAPPETO A
GROTTA MALANDATO
1734: Il 22 marzo 1734 un atto notarile interessa il Beneficio sotto il titolo
dei Santi Cosma e Damiano eretto dalla defunta Agata Serafino e che il clerico Carlo Giannelli di Giuliano si era permesso di cedere al Vescovo di
Alessano contravvenendo alle disposizioni testamentarie. Resosi conto dell'errore affida il beneficio al nuovo cappellano: il Dottor D. Paolo Pizzolante
di Salignano (1734 - not. 23/4 ). Il 29 settembre 1734 il notaio Francesco
Trazza di Castrignano viene chiamato a Giuliano a redigere una convenzione
tra i Magnifici clerico Dottor Fisico Geronimo Panzera, Geronimo di Falco
Panzera e Antonio Coletta di Giuliano su "una Grotta che con legato dell' 8
giugno 1732 il quondam Giuseppe Panzera" suo zio "aveva ceduto al Coletta
per carlini 4, e che questi (cioè il Coletta) poi diede ad emphiteusim ai suddetti" entro la quale è situato un Tarpeto per macinare olive, ora inutile perché tutta piove pigliando l'acqua dall'aria" col patto che nel caso i detti
Panzera dovessero edificare a loro impegno e spese una o due Case, non
dovranno affittare la grotta nella quale potranno al massimo riporre "legnami", mentre ad Antonio spetterà a proprie spese riparare eventuali danni
cagionati dall'acqua " che pigliaranno le Case edificate" (1734 - not. 23/4) .
Il sindaco "illetterato" Francesco Ciullo fa' redigere dal cancelliere
Domenico Antonio Lecci la Fede di Entrata e di Uscita dell'Università di
Giuliano.
(A.S.N. - Conti comunali - vol. 872, fasc. 4 )
143
1735: Il 16 settembre 1735 il nuovo sindaco di Giuliano è il Dottor Fisico
(medico) Liborio Villani che incarica il cancelliere Lecci a stendere la relazione sul bilancio comunale del suo sindacato.
(A.S.N. - Conti Comunali - vol. 872, fasc. 5, pagg. 54-54v.)
Si celebrano i Capitoli Matrimoniali di Teresa Panzera col Magnifico Mario
Gigli di Ugento (23/4).
1736: Il 7 settembre 1736 l' Università di Giuliano risulta così composta:
Sindaco: (si firma) "Io Bartolomeo Diaz del Gado Sindico";
Eletti: Antonio Coletti (che si firma), e Francesco Vitali "illetterato";
Cancelliere: Domenico Antonio Lecci.
(A.S.N. - Conti Comunali - vol. 873, fasc. vari )
1737: Il 17 gennaio 1737 "l'Abbate clerico Gioanni Donato Pipino Pedaci di
Lecce Cappellano della Cappella di S. Antonio Abbate, eretta detta Cappella
fuori l' abbitato di Juliano" riceve dall'Arciprete di Gagliano D.Giovanni
Daniele 65 ducati dovuti "per la ricompra del Censo sulla possessione a
Gagliano loco detto Li Mocuruni concesso gli anni passati con istrumento del
Notaio Fabbio Della Giorgia di Alessano al quondam D.r D. Paolino Marasco
alla ragione del 9 % e che cedette all'Arciprete con istrumento del 21 dicembre 1731 stesso Notaio" (1737 - 23/4). Il giorno dopo lo stesso Abate, cioè
"il Dottor Gio.Donato Pipino Pedagi di Lecce Abbate di S. Antonio di Vienna
di questa Terra di Giuliano compra dal Signor Mauro Pipino di Oria una possessione d' insite d'olive, e celsi, sita e posta nel Feudo di Giuliano loco detto
Li Margheriti, la medesima che l'anno 1722 comprò dall'eredi di Salvatore
Margherito e dal Dottor Fisico Donato de Capo per il prezzo di Ducati 100
confinante da tutti i lati con i beni dell'Abbazia" (Not. Villani, 43/2, prot.
Anno 1737, foll. 1-2). Il 30 marzo i fratelli Francesco e Giuseppe Panzera di
Carlo si dividono la proprietà.
Il 22 novembre 1737 il barone Cicinelli dal palazzo di Grottaglie pubblica
questo bando:
"L'anno del Signore 1737 à di ventidue del Mese di Novembre della prima Inditione nelle
Grottaglie. Sia noto à tutti come io Gio: Battista Cicinelli Patritio Napolitano Principe di
Cursi, e Duca delle Grottaglie, e Signore di Giuliano per tenore della presente Procura per
epistolam, e per ogni miglior via, e modo, che posso, e voglio, non potendo essere di persona
in detta mia Terra di Giuliano impedito per molti miei affari, e però costituisco mio legitimo, et indubitato Procuratore il Magnifico Notaro Giorgio Villani mio Signore assente, come
se fusse presente. Ad procuratorio nomine, e per parte di mè procuratore Costituente asserisco come possedendo io le Case uicino à San Dominico site, poste dentro l'Abitato di detta
mia Terra di Giuliano nella Strada detta Lo Sabulo, ch'erano del Dottor Fisico Donato de
Capo col patto de retrouendendo quandocumque per lo prezzo di docati sessanta, e grana 98
2/3, mi contento di quelle dare e vendere con lo stesso patto de retrovendendo al Magnifico
Gaetano Panzera di detta mia Terra di Giuliano, con promettere la defenzione, et evittione,
e per l'effetto sudetto stipulare Istrumento con tutte le Clausole necessarie, et opportu-
144
ne, e fare tutto quello, e quanto potrei fare io predetto Costituente se fussi presente.
Dando e concedendo à detto mio Procuratore circa le case predette visis, et voce mea, et
acciò al sudetto mandato di Procura se li dia ampia fede, quella hò fatto fare dal qui sotto
Notaro, quale sarà sottoscritta di mia propria mano, e dalli sottoscritti testimonij, e però
ne giuro.
(si firmano)
Io Gio: Batt.a Cicinelli Pnpe di Cursi costituisco come sopra
Io Paolo Maria Lotta sono Testimonio
Io Gio: Batt.a Lotta sono Testimonio
In praemissorum fidem ego Notarius Franciscus Maria Lotta de Cryptalis rogavit et requisitus signavi".
n.b. Il notaio in calce si segna col suo sigillo comprendente la sigla: N.F.M.L. - La cappella di S. Domenico, ora
di proprietà del prof. Pasqualino Venuti, era dunque nel 1737 "in via detta Lo Sabulo", in dialetto " lu sàbbulu".
1738: Il 10 febbraio 1738 i Panzera di Giuliano, e cioè Geronimo, Vito,
Francesco, Irene, Maria Apollonia, Casimira e Arcangela, in virtù dell'atto di
Divisione concordato nel 1732, vendono all'Arciprete di Gagliano D. Giovanni
Daniele "una possessione seminatoria con olive e Cisterna dentro sita e posta
nel feudo di Salignano loco detto La Lama insieme ad un paro di curti con
Giardino dietro fuori l'abitato di Salignano" per ducati 600 ( Il fondo Lama a ridosso di una Masseria si trova a destra della provinciale per Gagliano e divide il territorio di Castrignano e di
Salignano dove ora funziona un campo di bocce all'entrata del paese).
Nel "Mese di Luglio 1738 per la pena contumaciale ordinata dall'Avvocato
Fiscale vengono vendute dal Caporal Giovanni Canadeo con suoi Compagni N.
30 Pecore e 4 Capre proprie dell'Eccellentissimo Principe di Cursi estratte
dalla sua Masseria tenuta in affitto dal clerico Girolamo Panzera e che prima
avevano dato in affitto a Vito Picci" (*). Il 15 agosto 1738 i Magnifici Gennaro
Colosso, Antonio Coletta e Francesco Panzera di Giuliano dichiarano dinanzi
al notaio Francesco Trazza di Castrignano che "l'Università di Giuliano non
paga mai appalto alla Regia Corte del peculio universale per l' estrazione delle
sete ma lo pagano le persone che fanno le sete e le lavorano". Il 22 settembre 1738 l'Università di Giuliano compila la sua "Fede di Entrata e di Uscita"
per mano del cancelliere Villani e sottoscritta col segno di croce dal Sindaco
Domenico Antonio Parisi e dagli Eletti Domenico d'Isolda (1.o eletto) e
Crisostomo Villano (2.o eletto), alla presenza del Luogotenente Coletta.
Fra le voci che formano l' Introito figura:
E più s'introita dalla X.ma (decima) delle Tagliate
ducati 3.60
Più interessanti le seguenti spese elencate negli Esiti:
Per le festività del Glorioso S. Giovanni Protettore
Per la festività del Corpus Domini
Spese annuali per la Matrice Chiesa
Al Signor Principe di Cursi Barone per lo Jus Portolaniae
ducati 18 . 80
ducati 11
ducati 70
ducati 10
145
Al detto per il datio della Botteca Lorda
ducati 20
Ed inoltre lo solite spese per gli incaricati (sindaco, auditori o eletti ecc.):
Al Sotterramorti
ducati 3
Al Tabbaccaro e Casa ducati 2
Al Procacciolo
ducati 1 . 50
(A.S.N. - Conti Comunali - vol. 873, fascc. vari)
n.b. E' evidente confrontando questo conto del 1738 con quello del 1711 che la Bottega Lorda, per la quale il
comune di Giuliano introitava 3.60 ducati all'anno, 30 anni dopo era caduta nelle mani del barone Cicinelli. Di
questo sopruso 70 aani dopo sarà chiamato in giudizio dalla Commissione Feudale che gli richiederà di giustificarlo con titoli che si dimostreranno inesistenti. Intanto qui basta far notare che lo Jus Potolaniae acquisito
sin dal 1602 dalle limitrofe università di Castrignano e Malignano, nella civilissima terra di Giuliano era in potere dello stesso barone. Il che significare bloccare sul nascere ogni iniziativa commerciale o condizionarla fortemente imponendo tasse esose da veri e propri strozzini su ogni affare edilizio ed economico che comportava l'occupazione del suolo (erezione di case, ma anche di bancarelle posticce o botteghe per la vendita al minuto). Lo Jus Portolaniae detto anche Diritto di Piazza permise ai Salignanesi di vanificare il tentativo del loro
barone, il potente Castriota di Gagliano, di costruirsi con la forza un villino sulla vicina collinetta di S.
Giuseppe, al posto del quale poi, accolti i buoni uffici di due eremiti calabresi che vi stazionavano in una grotta ai pannini, fu costruita nel 1630 l'attuale cappella di S. Giuseppe. Questo privilegio per secoli il suddetto feudatario contese aspramente al vescovo di Alessano ritenendo che spettava solo a lui il diritto di concedere la
licenza a costruire baracche e forni sul piazzale del Santuario in occasione delle solenni festività di aprile e di
agosto tenute in onore della Madonna di Leuca.
1739: Il 26 aprile, nella sua casa posta a Giuliano nella Strada di Mezzo,
Francesco Antonio De Blasi fa' testamento in favore di Ippazio e Lazzaro De
Blasi. Il 17 maggio Lazzaro Prontera affitta le sue case site in strada del
Montone ad Alessio Ferilli di Arigliano per 10 ducati alla ragione del 9 %. (*)
Il 24 maggio 1739 il clerico Girolamo Panzera di Giuliano afferma e aggiunge
sul sequestro degli animali operato nel luglio dell'anno precedente contro il
Principe di Cursi dal caporale Canadeo e compagni che poi "a 17 corrente
mese, giorno di Pentecoste, vendettero per ducati 30 al Notaio Giorgio
Villani di Giuliano" come anche dichiararono in medesima data i giulianesi
signori Antonio Coletta, Dottor Chirurgo Giovanni Coletta e Pasquale
Coletta, che "il Caporale esequì il Galeso con due Botti di Vino Mosto proveniente dalle possessioni dette lo Palombaro, Turchio Marzo, e Scianni Rè proprie delli fratelli Panzera" e precisando che "il Galeso fu comprato dal clerico Vito Panzera in Lecce da Ippazio Malatesta a Novembre 1738". Conclude
dicendo che "il Galeso fu venduto al Notaio Giorgio Villani: il Vino per ducati
20 e il Galeso al Signor D.r Don Giuseppe Andrea Pizzolante di Salignano, una
con le Mule, per ducati 105, una delle quali Mule fu cambiata con D. Luigi Aloi
di Gagliano per una sua possessione seminatoria nominata La Petrusa della
Cisterna a Salignano, propria di Casimiro Panzera e l'altra Mula fu dai fratelli comprata in contanti nella fiera di S. Giorgio in Corigliano, qual denaro pervenne dalla vendita di altra possessione detta le Bingate a Salignano venduta allo stesso D. Aloisio Aloi per ducati 65". Il 4 luglio si redigono i capitoli
146
matrimoniali fra Oronzo Macrì di Tutino e Teresa Maggio di Giuliano.
Il 21 settembre 1739 il cancelliere dell'Università di Giuliano Diaz del Gado
compila la Fede di Entrata e di Uscita dell'Università per incarico del
Sindaco Giovanni Panzera (che si firma S.N. = cioè Scribere Nesciens) e degli
Eletti: primo eletto Giuseppe Marzo (che si firma) e secondo eletto Giuseppe
Ferrarese S.N.
(A.S.N. - Conti Comunali - vol. 873, fascc. vari n.n.)
Come già fatto nell'agosto scorso il 27 settembre 1739 i coniugi Lazzaro
Prontera e Apollonia Formoso a titolo di Patrimonio Sacro donano al figlio e
suddiacono Vito Prontera un bonificato d'olive loco detto Lo Gio in feudo di
Giuliano col peso del terzo de' frutti alla Cappella dei SS. Cosma e Damiano
e più un fondo detto Vaccole a Patù.
VENDITA DELLA META' DI UN TRAPPETO
Il 31 ottobre 1739 la vedova Signora Giulia Lecci e i fratelli Panzera
(Geronimo, Vito, Francesco, Irene, Maria, Apollonia, Casimira e Arcangela)
vendono per 100 ducati una metà di "Tarpeto nell'abitato di Giuliano loco
detto S. Giuliano, sotto li Curti, e Giardino del clerico Antonio Coletta". Alla
fine dell'anno il 29 dicembre Nicola Riccardo di Morciano, dimorante a
Gallipoli, vende per ducati 19 a Troiana Coglia di Giuliano "la metà di un paro
di Case, cioè Casa Grande, Camera scoperta, cantina sotto, Giardino, il quarto del cortile, cisterna, et escitura, atteso l'altra metà è di Caterina
Margherito, in abitato di Giuliano loco detto La strada della Rolla", vicino li
Beni dell'Eccellentissimo Signor Principe di Cursi, libero di Angelantonio
Venuti et altri confini".
L' ANNO DEL CATASTO ONCIARIO E UNO STRANO IMBROGLIO
1740: Una Prammatica del 4 ottobre 1740 impone alle Università del Regno
la compilazione del nuovo Catasto che viene poi detto Onciale perché i beni
censiti verrano calcolati in once, valore puramente nominale, corrispondente
in pratica a …. Ducati effettivi, pari a……….. Carlini. Per la prima volta anche i
beni della Chiesa sono pubblicamente dichiarati anche se esentati da ogni
tassazione al pari di quelli posseduti da vedove, zitelle e clerici. Le Istruzioni
del 1741 e del 1742 precisano meglio la maniera di compilarsi del catasto. In
non pochi centri del Regno si escogita un trucco per esserne sgravati sostanzialmente, intestando cioè buona parte delle proprietà a figli "clerici" che
per legge godevano particolari esenzioni. La lacuna maggiore di questo catasto consisteva principalmente nel gravare le classi più abbienti in rapporto
all' "industria", come si diceva, e non alla quantità reale dei beni posseduti.
Inoltre ai "nobili" che vivevano "civilmente" (cioè senza lavorare) all'ozio si
147
aggiunse il privilegio dell'esenzione … perché non "producevano" o facevano
industria. Il calcolo piuttosto farraginoso e cavilloso dei beni censiti ritardò
in alcuni comuni di alcuni anni la redazione dell'Onciario. Dei due esemplari
definitivi uno restava custodito nell'archivio comunale e l'altro era spedito
per la sua conservazione a Napoli presso la Camera della Sommaria, tribunale preminente negli affari patrimoniali. Lo studioso salentino prof. Tanzi,
direttore dell'archivio di stato di Lecce, nel suo inventario dell'archivio provinciale redatto e stampato nel 1902, volendo giustificare l'assenza dei
Catasti Onciari di ben 18 comuni salentini, fra cui Giuliano e Castrignano, ipotizzò che non lo avessero compilato appositamente "perché preferirono vivere a gabella", alternativa questa non contemplata dalla Prammatica del 1740.
C'è anche chi crede che Castrignano non l'avesse fatto semplicemente perché godeva di particolari privilegi regali.
Recentemente la realtà di questa lacuna, che trova conferma anche nell'archivio di stato di Napoli, è emersa da due rogiti del 1749 relativi a
Castrignano come anche a Giuliano in cui emergono i contorni di certe irregolarità amministrative commesse durante la loro redazione: cosa che non
avvenne invece a Salignano del cui Catasto si conserva a Lecce l'esemplare
definitivo del 1742 ed a Napoli una copia identica e altri due fascicoli contenenti i cosiddetti "fogli di campagna" e cioè le bozze che i commissari ripartitori (deputati eletti dalle Università stesse fra i cittadini più esperti) compilavano sul campo per essere poi consegnate alla fine dei lavori, che a volte
durarono qualche anno, al Sindaco o ai Razionali sulle cui informazioni elaboravano il testo definitivo da rendere pubblico con le proprietà valutate come
dalle Istruzioni regie. A Castrignano, contrariamente alle sovrane disposizioni, per le quali il valore della rendita dei beni e delle altre voci accatastate andava effettuato "sul campo", al Sindaco del tempo, il ricco proprietario
Bonifacio Camisa, gli anzidetti "fogli di campagna" vennero consegnati senza
alcuna stima in casa del cognato dottor Niccolò Fersini coniugato con la
signora Caterina Camisa, sorella di Bonifacio. Va da sé che la Prammatica
ordinava che per almeno 13 giorni quelle cedole o "cedoloni" comprendenti il
valore in oncie delle partite censite dovevano essere esposti al pubblico giudizio attaccandoli solitamente sulla porta della matrice o delle altre chiese
per accogliere eventuali contestazioni in caso di brogli ed altre irregolarità:
cosa che purtroppo accadde sia a Castrignano che a Giuliano nell'anno 1749
(vedi qui sotto l'anno citato). Il 20 novembre di quest'anno l'"Abbate
D.Giovanni Donato Pipino Pedagi di Lecce abbate dell'Abbadia di S. Antonio"
affittò ad melioriandum per 30 anni certe proprietà dell'abbazia "da piantarvi vigna e olio, et altri albori communi" in cambio della terza parte dei frutti a partire dal primo gennaio 1738, a Ippazio Alemanno di Montesardo. Il
giorno di Natale, 25 dicembre 1740, il Magnifico Michelangelo Pico di Giuliano
diede Procura speciale al sacerdote D.Giovanni Gargasole di Gagliano, resi148
dente nella Città di Napoli, per trattare presso gli Uffici competenti l'acquisto per otto anni dell' "Officio di Capitanio Sopra Guardia prò Interim, o sive
Sostituto della Comarca di Gallipoli".
TORRI E POSTI DI GUARDIA SUL LITORALE DEL CAPO DI LEUCA
1741-1742: fuochi 65. Per questa popolazione, evidentemente riferita al
censimento del 1732, Giuliano viene tassata per contribuire alle spese sostenute nel Regno per la difesa costiera attuata tramite i servizi di guardia alle
torri marittime e nei cosiddetti Posti. Specificatamente per la Terra
d'Otranto il colonnello Dean approntò un piano di difesa del quale si riportano qui le pagine fondamentali interessante anche per conoscere gli abusi e i
disservizi accusati in alcune località ai quali si cercò di porre il freno con un:
" Progetto per la difesa della provincia d' Otranto fatto sotto la direzione del Signor
Cavaliere Geremia Dean Colonnello del Regimento d'Infanteria del Re incaricato dell'
Ispettore Generale delle Carte Marittime in questo Regno di Napoli con allegata la Mapa che
dimostra la Provincia d' Otranto sua Riviera Marittima, Torri e Posti di Guardia". (1)
(1) La pianta si trova nell'Ufficio Iconografico dell'Archivio di Stato di Napoli.
(pag. 20) "Numero delle Città, Terre, Luoghi, e Casali della Provincia di Terra
d'Otranto col numero dei fuochi, e somma di pagamento, che contribuiscono
ogni Mese alli custodi della Costa Marittima di detta Provincia comprendendo Cavallari, Pedoni, Torrieri estraordinarij, Capitani, Sopra Guardie
per
Numero
delle
Città
Terre
5.
6.
28.
29.
30.
42.
50.
50.
55.
76.
78.
80.
99.
119.
123.
129.
139.
Arigliano
Alessano
Barbarano
Cursano
Castrignano del Capo
Caprarica del Capo
Depressa
Gagliano
JULIANO
Monte Sardo
Montesano
Morciano
Patu
Salignano
Specchia de Preti
S. Dana
Tutino
Numero di fuochi
25
203
91
91
196
31
54
157
65
72
54
101
100
99
195
46
73
Pagamento Al Mese
Ducati
Ducati
Ducati
Ducati
Ducati
Ducati
Ducati
Ducati
Ducati
Ducati
Ducati
Ducati
Ducati
Ducati
Ducati
Ducati
Ducati
1.60
9.
4.50
7.50
10.50
3.__
1.25
6.50
1.70
9.20.10
2.50
12.83.4
9.50
5.
6.25
1.
8.50
149
140.
Tricasi
229
Ducati (non riportato)
Il registro di pagine 23 si apre con questo elenco a pag. 1:
"Progetto succinto, che dimostra il modo di Custodire la riviera marittima della Provincia di
Terra d'Otranto tanto da Incursioni de Turchi, Dulcignoti, Pirati Barbari, ecc., d'impedire
la comunicazione de passagieri, mercanti, ed altri, che venissero da' Paesi sospetti, ed infetti da Contaggio, di mantenere detta Costa, ò riviera libera dà molti controbandi, che abusivamente si sono introdotti per mezzo d' imbarchi, e disimbarchi di mercanzie fraudolente
fuori de Porti, e luoghi assegnati; col vantaggio all'Erario Reale di Docati tremilla settecento ventuno, e grane dodici annui, che attualmente paga per il mantenimento de Torrieri quali
verrebbero pagati dalla massa del Denaro, che contribuiscono le Università delle Terre,
Città, luoghi, masserie, ecc. di detta Provincia fatto da N.N. sotto la Direzione, e comando
del Sig.r Cavaliero Don Geremia Dean Colonnello del Regimento d'Infanteria del Re' incaricato dell' Ispezione Generale delle Coste Marittime di questo Regno di Napoli."
e a pag. 3 per quel che ci riguarda più da vicino:
"Descrizione del modo, che sono pagati li sopra Guardie, Cavallari, Pedoni, e Compagni, e
Compagni delle Torri, Comarca per Comarca, e loro Industria.
Nella Comarca di Gallipoli pagano al sopra Guardia le Università contribuenti Ducati 15 e
grane 95 al mese, poi tiene grane 50 per Cavallaro al mese, grane 25 per Pedone,
Straordinarij delle Torri, ed un Tarrì (cioè 1 tarì) per Torriero. L'altre Industrie sopra tali
Impiegati le faciano j Sindaci, ed Agenti Baronali di dette Università, nominando le Guardie
Marittime all'Incanto, e restavano li meno offerenti, obligandoli à taluni fare li portalettere, massari, vatticali, per il tutto in profitto loro. Li detti Agenti davano li luoro Polledri, e
parte de luoro famigli delle masserie per Cavallari, e si ritiravano luor stessi le paghe delle
Università servendosi di più di tali famigli Cavallari per scorta de Controbandi che solevano
far imbarcare, e disimbarcare con cent'altri abusi manifesti che si tacciono per modestia.
Li Capitani Torrieri ch'anno comprato l'officio dalla Regia Corte per Ducati 100 l'uno con
facoltà di sostituire quelle Persone, che vogliono, mandano la maggior parte de sostituti ad
assistere di Guardia nelle Torri, a' quali davano di salario al mese, chi quindeci carlini, chi
venti per sostituto, e compagno ordinario, ed il rimanente de Ducati 5 grane 48 : 8:, che li
paga ogni mese la Reggia Corte sel'introitano luoro, e stanno alle case proprie ... ".
Un Tenente della Comarca di Gallipoli fu in questo periodo un Panzera di
Giuliano e, letto quanto il Dean espose in materia di abusi, si può ora facilmente capire perché quella carica era così appetita anche da esponenti "nobili".
Da pag 15 v.del prezioso repertorio estraiamo infine questo elenco di Torri e
Posti di Guardia limitandoci a rilevare soltanto quelle esistenti nei territori
dei paesi più vicini a Giuliano.
" Pagamento della Comarca di Gallipoli per mese :
Docati al mese
Alessano T. di Novaglie straordinario
Alessano P. 2 pedoni detto la Vecchiarella
Galiano
T. di Monte Longo straordinario
Galiano
P. della foresta forte 1. pedone
Salignano T. di S. Maria di Leuche straordinario
Barbarano
idem
3
6
3
3
1.
1.
grana
cavalli
50
50
150
Salignano P. dello scalo dell'Ercole 2 pedoni
Barbarano
idem
Iugliano T. degli homini morti straordinario paga
Rugiano
idem
Arigliano
idem
S. Dana
idem
Castrignano P. delli ristola 2 pedoni paga
S.to Dana
idem
Arigliano
idem
Rugiano
idem
Castrignano T. dell' Imbriachello straordinario paga
Arigliano
idem
S.to Dana
idem
Castrignano
P. del Drago 2 pedoni paga
Patu
T. di S. Ligorio straordinario
Patu
P. del Canale della forcata 2 pedoni
Murciano
T. di vado alias Mafanto straordinario
Murciano
P. delli fiumi 1 cavallaro ed 1 pedone
Salve
P. delli Pali 2 cavallari
Salve
T. delli Pali straordinario
Salve
P. delli fiumi grandi alias asperi 2 cavallari
3
3
1.
1.
20
20
40
20
4
40
60
1
2
60
40
6
3
6
3
9
12
3
6
n.b. Tutte le Università elencate ancora a pag. 16, fra cui Barbarano, Iugliano, Patù (proprio così … con l'accento sulla u finale), Castrignano, Salignano, Galiano ecc., pagavano "al mese al s.a Guardia (cioè al
Sopraguardia), grane 50.
(fonte : A.S.N. - Museo Stip. 99 Arm. A N. 117 - Anni 1740.1741)
1741: Il 5 febbraio si sottoscrivono i capitoli matrimoniali fra Irene Panzera
e il Dottor Fisico Pascale Morleo di Erchie. In un lungo atto notarile (pp. 9 18) del notaio Villani il 3 marzo 1741 si ratifica a favore del Signor D. Felice
Farina di Napoli quanto dal Gargasole aveva stipulato per parte di
Michelangelo Pico avendo concluso il contratto d'appalto della Comarca di
Gallipoli per mano del notaio Felice Campanile di Napoli "principiando dal
primo Gennaro presente anno 1741 e terminando a primo Gennaro 1748 alle
condizioni e alla ragione di ducati 365 e grane 80 d'affitto all'anno". Fra le
clausole sono interessanti particolarmente "gli introiti dell'Officio della
Comarca di Gallipoli" derivanti anche da alcuni comuni contribuenti fra cui:
Giuliano: (soltanto) " Per Agionto di Torre ducati 3 . - 60;
Pato: " Per Annualità alla ragione di carlini 5 il mese = Ducati 6; Per due scortari ordinario et straordinario a carlini 3 il mese per ciascheduno = Ducati 7.20";
Castrignano: (soltanto) " Per agionto grane 25 il mese = Ducati 3;
Salignano : " Per Annualità . = Ducati 6; " Per Scortaro ordinario ut supra . =
Ducati 3. - 60; " Per Agionto di Torre ut supra . = Ducati 7. - 50 ".
Il 21 luglio il Servente della Baronal Corte di Giuliano Vincenzo Cordella per
decreto della Corte di Giuliano procede con la Vendita subasta di una quota
parte di possessione di Terra e Olive in loco detto Lo Scopola di Camilla
151
Panzera di Barbarano ad istanza di Angelo Cipriano di Giuliano esattore delle
Cedole Fiscali di Giuliano per il debito ddel Focolare di detta Camilla cje il 20
maggio con asta viene affittato a Giovan Giacomo Greco di Giuliano. Il 16
ottobre fa' testamento il sacerdote D. Giusto Rosafio di Giuliano a favore
del Reverendo D. Marino e Carmina Rosafio di Giuliano.
1742: Si compilano i capitoli matrimoniali fra Donato Cucinelli di Francesca
Ciullo e Porzia Gnoni di Giuliano. In quest'anno Rocco Zocco teneva l'ufficio
di Erario del Principe di Cursi. Strade di Giuliano che si trovano nominate in
altri atti notarili erano l'anno 1742: la Strada del Sabolo; la Strada di S.
Giuliano; la Strada della Rolla; la Strada delli Curti vicino li beni della Cappella
della SS.ma Annunziata di Giuliano.
1743: Si ha notizia che Francesco Prontera possedeva l'anno 1743 un bonificato di Vigna a Giuliano loco detto Le Mazziotte.
VISITA DEL VESCOVO A GIULIANO IL 20 MAGGIO 1744
1744: Il vescovo Luigi D'Alessandro descrive nella Visita ad limina del 20
152
maggio la parrocchia di Giuliano.
Traduzione
"Quarta località è Giuliano la cui Parrocchiale gode il titolo e il patrocinio di
S. Giovanni Crisostomo: al suo servizio attendono venti Preti e sei Chierici.
Sei Cappelle si contano all'interno dell'abitato, altre tre si trovano fuori di
esso in una delle quali funziona una Congrega di Fratelli che praticano i soliti esercizi spirituali in determinati giorni Settimanali: un'altra cappella si
adorna del titolo di Abbazia di Sant'Antonio Abate dei Pedaci. Numera 450
abitanti".
" Quarto Julianum, cuius Parochialis titulus est ac Tutelaris Sanctus Joannis Chrysostomus, et inserviunt ei Presbyteri viginti, et Clerici sex. Intus habitatum sunt Cappellae sex, extra vero tres in quarum una fit Congregatio Confratrum cum solitis exercitijs spiritualibus statutis Hebdomadis diebus,
altera decoratur titulo Abbatiae Sancti Antonij Abbatis de Pedaciis. Continet Capita quatuor centum
quinquaginta" .
EFFETTI DEL TERREMOTO DEL 20/2/1743 A GIULIANO
1744: Varie località del Salento furono danneggiate dal violento terremoto
che nel pomeriggio del 20 febbraio 1743 seminò rovine ovunque.
Particolarmente danneggiate risultarono Nardò e Salve ed anche la vicina
Castrignano del Capo che dovette ricostruire totalmente la sua Matrice
essendosi gravemente lesionata nel mezzo. Anche a Giuliano però qualcosa
seccesse, stando a quanto sembra palesare un atto notarile del 25 ottobre
1744 che ci informa che "i coniugi Giuseppe Sodero e Geronima Carozzo di
Presicce tengono a Giuliano una Casa lamiata sita e posta nell'abitato di questa Terra dove si dice la Strada del Montone sotto la casa dotale di
Salvatore Prontera la quale si ritrova scossa dal Terremoto passato, tanto
che il Palazzo di sopra fù precipitato, che detto Prontera e stato costrutto
demolirno, onde a ciò non cascasse", casa che i coniugi vendono al Prontera
per 10 ducati e 50 grane.
1745: A Giuliano, di fronte al notaio Giorgio Villani il 5 dicembre 1745 si celebrano i Capitoli Matrimoniali fra il Dottor Fisico Lorenzo Margarito con
Donna Eulalia de Donno di Alliste.
1749: Il 19 aprile fa' testamento Gaetano Panzera di Giuliano. Il 29 ottobre
1749 a Giuliano di fronte al notaio Pasquale Rosafio di Patù "gli esattori de'
libretti di Regia Cassa (Giovanni Fajulo, Lazzaro Carluccio, e Francesco
Tasco); quello del Regio Sale (Rocco Zocco), e quello del libro della
Buonatenenza (Giuseppe Ferrarese), esattori incaricati dall' Università di
Giuliano nell'Anno caduto principiato à primo Settembre 1748 e terminato
153
nell'ultima di Agosto 1749 nel Sindicato d'Ippazio Vitali dichiarano che le
somme introitate furono consegnate al Cancelliere dell'Università il Notaio
Giorgio Villani che diceva averne lui il pensiero e restare suo peso di rimetterle in Lecce per sodisfarsi sì a la Regia Corte come d' altri Creditori di
detta Università, come sempre si faceva, non consegnandole mai al Sindico".
Le somme introitate e consegnate furono le seguenti: Ducati 122 e grane 55
½ (dal Carluccio); Ducati 100 e grane 99 (da Tasco); Ducati 79 e grane 88 e
cavalli 7; e ancora Ducati 124 e grane 12 (dallo Zocco); e infine Ducati 47 (dal
Ferrarese). Il 18 novembre 1749 D. Vito Prontera per ducati 15 comprò da
Domenica D'Alessandris una casa sita in strada detta il Montone. L'8 dicembre 1749 la Corte Baronale di Giuliano arresta a Barbarano, nel fondo detto
Bombere, il chierico Lorenzo Serracca di Barbarano il quale dev'essere presto rilasciato perché come cittadino di Barbarano, appartenendo questa parrocchia alla Diocesi di Ugento, non può essere giudicato da nessuna Corte
baronale o ecclesiastica della Diocesi di Alessano. Del clima di quei tempi
tutti intrisi di uno spiccato campanilismo fu vittima nell'ottobre di quell'anno il sacerdote D. Nicola Cairo di Patù che insieme a mastro Giuseppe
Ricchiuti di Giuliano, ritornando a cavallo da Alessano si fermò a bere vino a
Montesardo nella Casa di Geronimo Colabello. Poco dopo i due uscirono ma nel
montare a cavallo "Mastro Giuseppe Ricchiuti ne cascò". In questo momento
alcuni cittadini di Montesardo si scialarono con gli sfottò e in particolare
Domenico Benefacio ironicamente gridò: "Viva Pato". Al che subito D. Nicola
Cairo reagì con orgoglio proclamando che: "La gente di Pato mai hà fatto
truffe", … forse riferendosi al vino evidentemente alterato, quello che ancora oggi dicono con espressione dialettale "a cartelle", che produce subito
scompensi e appannamento. Risentito Giuseppe Caloro di Montesardo uscì di
casa con una mazza di legno e mentre D. Nicola passava davanti al Palazzo del
sacerdote D. Cataldo Grande "s'avventò contro detto sacerdote Cairo, tirandolo à terra da cavallo, e scagliandoli due o trè colpi di mazza che portava
seco, e molte morsicature nelle mani li diede". D. Nicola vedendosi tutto
insanguinato lo denunciò alla Curia Vescovile che … con grande scandalo di
tutti … non ne fece nulla "siccome il Vicario Generale D. Francescantonio
Moauro teneva a suo servizio Liborio Caloro figlio del denunziato Giuseppe
Caloro". Lo stesso anno un imbroglio accompagnò la redazione del Catasto
Onciario di Castrignano: questo fatto giustifica la sua assenza e nell'archivio di stato di Lecce e in quello di Napoli, allo stesso modo come non si trova
quello di Giuliano. Il Tanzi in un inventario del 1902 delle carte conservate
nell'archivio provinciale a proposito dei catasti onciari elenca 38 paesi della
provincia che, secondo lui, non lo fecero affatto perché preferirono vivere a
gabella. E' affermazione assai strana visto che ogni Prammatica non ammette deroghe di sorta. La Prammatica sulla formazione dei nuovi Catasti, detti
Onciari perché le rendite venivano calcolate in oncie, fu emanata il 4 ottobre
154
1740 e regolamentata più dettagliatamente con le Istruzioni degli anni successivi 1741 e 1742. Poiché per la prima volta vennero anche censite (ma non
tassate) le proprietà del clero, la Chiesa mal digerì la Prammatica accusando
i legislatori di ingiuste ingerenze negli affari ecclesiastici. Anzi, sopravvenuto il terremoto del 20 febbraio 1743, (in cui certamente anche Giuliano restò
vittima per almeno una casa risultata negli anni seguenti di scarso valore perché lesionata da quel terremoto), il clero sparse in giro la voce che il sisma
era stato un autentico castigo divino contro chi aveva osato tanto. Ad ogni
modo (e questo può valere anche per Giuliano) ecco cosa successe a
Castrignano il 12 febbraio 1749: "I Deputati Eletti per la formazione del
nuovo Catasto di detta Terra (Antonio Fersurella e Paolo Chiffi); nec non
Giuseppe Gargasole di detta Terra di Castrignano, ed Ercole Russo della
Terra di Salignano Apprezatori eletti per la confezione di detto nuovo
Catasto ed il Dottor Fisico Nicola Fersini di detto Castrignano Scrivano di
Camera destinato dal Sindico di quel tempo Ludovico Camisa li quali sponte
con giuramento attestano, e dichiarano … che nelle giornate spese per l'elenco degli immobili da apprezzare al tempo del Sindico Ludovico Camisa, sovrintendeva agli apprezzatori il sacerdote D. Antonio Maruccia, e mai e poi mai
si riportò la rendita in oncie, né firma autentica o croce (S.N.) dei Deputati
eletti, come confermato dallo scrivano Fersini in casa del quale furono portati i giornali di campagna consignati, non ai Deputati, ma al Sindico Camisa".
Fra le tante irregolarità denunciate dai dichiaranti si ricorda "l'intento del
sacerdote D. Liborio Marzo di firmare e sottoscrivere al posto dell'altro
Deputato, suo fratello Pietro Marzo, benchè questi contrario, e al posto dei
costituti Chiffi e Fersurella". (Sarà successa la stessa cosa a Giuliano?).
(Fonte: A.S.L. - Protocollo del 1749 del Notaio Rosafio)
1755: Al 15 maggio 1755 i prezzi correnti a Giuliano per acquistare un tomolo di grano, avena, orzo o fave, secondo l'attestato del sindaco Onofrio Lecci
e del Cancelliere Lecci (probabilmente il notaio Biagio Lecci), sottoscritto
dagli eletti Vito Cipriano (primo eletto S.N.) e Ippazio Zocco (che si firma)
erano i seguenti: Grano: c. 20; Orzo: c. 12; Fave: c. 15; (avena: non riportata).
Lo stesso anno ecco i prezzi alla voce correnti nei paesi limitrofi (sempre
rapportati ad un tomolo):
Giuliano
Castrignano
Patù
Salignano
Grano
Orzo
Fave
Avena
c.
c.
c.
c.
c.
c.
c.
c.
c.
c.
c.
c.
-------gr. 45
---------------
20
20
18 ½
18
12
12 ½
12
12
15
12
10
12
c. = carlini; gr. = grane
155
1757: La Parrocchia di Giuliano nella Visita ad limina del 23 maggio 1757 che
il vescovo di Alessano Mons. Dionigi Latomo Massa rimise presso la Santa
Sede a Roma.
Traduzione
dopo il villaggio - pagus - di Patù, segue la vicina Giuano settimo centro della diocesi visitato dal vescovo
"7.° Molto vicino è il paese murato ("oppidum" - letteralmente " centro fortificato "!) di Giuliano. Titolare della Parrocchia è San Giovanni Crisostomo.
Tredici Sacerdoti, un Chierico e quattro Novizi si occupano della Parrocchia
che insieme ad essi somma in tutto 616 abitanti, fra cui 420 fanciulli idonei
alla Comunione. Possiede una Statua del suo Santo Titolare e Protettore.
Contiene all'interno delle mura sette cappelle, e tre all'esterno in una delle
quali trovasi eretta una Congrega Maschile. Un' altra (cappella) ha il titolo
Abbaziale di S. Antonio Abate".
" 7.° Hauds procul est Pati pagus … 8.° Proximum est Juliani Oppidum. Ejus Parochia Sanctum
Chrysostomum Titularem habet. Parochus, Sacerdotes terdecim, unus Clericus, et quatuor Novitij
eidem Ecclesiae inserviunt, qui una cum ejus incolis sunt 616. Communionis vero 420 Ejusdem
Titularis, et Tutelaris Sancti Statuam habet. Intra muros septem Cappellas continet, extra vero tres,
in quarum una Congregatio Confratrum collocata reperitur. Alia est Abbatialis sub titulo S. Antonij
Abbatis" .
RELAZIONE SU GIULIANO DEI MISSIONARI VINCENZIANI NELLA
LORO SECONDA VISITA
1758: Dopo Castrignano i padri della Missione di S. Vincenzo della Casa di
Lecce si recano per la seconda volta, a Giuliano giungendovi a piedi, considerata la breve distanza di appena un miglio da Castrignano.
Illuminanti sono le loro osservazioni sul popolo di Giuliano pieno di autostima
e perciò detto Superbo (cioè orgoglioso) che esaltava il proprio paese considerandolo "Regina di tutte le Terre del Capo" e conservava una particolare
cura nel vestire "Civile", benchè poi i missionari ne sottolineavano l'estrema
povertà a tal punto da qualificare gli stessi abitanti senza eufemismi dicendoli "morti di fame". Chi la faceva da padrone assoluto era il Barone Cicinelli
nelle cui casse entrava più della metà del valore del feudo ( 6000 ducati su
10000 ) per come era stato apprezzato in catasto .
Relazione
" Giuliano . 2.da volta . Benchè i Sig.ri Ferzini, e altri ci esibissero il comodo di cavalvature, e di
156
Calesse, con tutto ciò non vi essendo, che un piccol miglio di strada, accettato il Traino dai detti
Ferzini per trasportare gli equipaggi nostri, vollimo andar a piedi, essendo accompagnati da
Castrignano fino a Giuliano in Casa da tutto il Clero, e molti altri, che non sapevano di staccarsi da
noi. La Terra di Giuliano è molto Civile sì circa il vestire, che circa le fabbriche; Peraltro toltane la
Famiglia Panzera, e la Casa dell'Arciprete, che è molto esemplare, e studioso, il comune degli abitanti
è molto povero, per non dire morto di fame; si per le angustie del Feudo posseduto dal Principe delle
Grottaglie Cadetto dei Duchi di Martina, mentre tutto il Feudo fù apprezato, quando si fece il
Catasto 10 mila Ducati, 6 mila de quali son posseduti dal Barone, sì perché gli abitanti amano di vestir
bene. La Chiesa è al sommo stretta, e quel che è peggio è tutta confusa da grossi Pilastri che la sostengono, ed impediscono assai l'unione, e la vista dell'Uditorio. I due primi giorni a cagion della rigida
tramontana che spirava pochissima gente intervenne si la mattina che la sera alle Funzioni, ma avendo loro intimato che se tutti non venivano, il Discorsista se ne partiva per Alessano essendo ivi più
che sufficienti due operaj, il Popolo, che è povero si, ma superbo, affinchè, dissero, non si abbia mai da
dire che Giuliano Regina di tutte leTerre del Capo salentino, e riguardata (a parer loro) come Tale da
tutti, à avuti 2 soli Missionarj, e le altre Terre ne anno avuti 3 per questi motivi si mosse a venire. Ma
operando ne loro cuori la Divina Grazia fortiter, et suaviter tutti quanti fecero la Loro Confessione
generale; a cui si accostavano molto disposti. Il Palazzo in cui fummo alloggiati era tre passi distante dalla Chiesa, e molto comodo, e vi ebbimo letti buoni, con una camera per ciascheduno, e senza veruna suggezione. I Preti, che ivi sono, in numero di 9 e il Popolo che fa' anime 500 in circa si mostravano molto affezionati. La sera dopo la Predica vi era la Benedizione col SS.mo per la Novena del S.
Natale, nella cui Vigilia fù terminata la Missione colla Comunion Generale di tutti, colla Processione,
cui vi furono alcuni Angeli, e l' ultima Predica fù fatta nella Piazza della Chiesa a cagion de Forastieri
concorsivi per la Benedizion Papale, che ivi pure fù data con bellissime salve di mortaletti come in
tutti gli altri paesi. La notte del S. Natale; il Sig.r Gaschi cantò la Messa e fece il discorsino come si
costuma da Nostri in tal occasione.".
1760: Il 13 febbraio 1760 Ippazio Margarito di Castrignano del Capo ed
Antonio Verardi di Presicce rinunciano ad ogni "Litiggio" dichiarando dinanzi
al notaio Pedone Pasquale di Patù "di esser Vassalli della Signora Principessa
di Cursi". La stessa dichiarazione rilascia il 25 febbraio Domenico Margarito
di Montesano, come già per prima avevano fatto il 20 gennaio Pietro e Vito di
Leonardo Margarito di Castrignano. E' evidente che i Margarito erano originari di Giuliano (Not. Pedone Pasquale). Il cronista leccese Francesco Antonio
Piccino sotto quest'anno annota: "Annata sterile del 1760 e suoi effetti. La
ricolta nel 1759 per causa delli bruchi che devastarono i seminati è stata così
miserevole che non si è raccolta neppure la semenza. Non vi sono stati frutti secchi, né statotiche, né legumi: ma tale penuria si fu per tutto il Regno,
motivo per cui si mosse la clemenza del Re per inviare quantità di grani e nella
nostra città ne spedì una nave carica di tomoli cinquemila. Comparve la scarsezza sin dalla falciazione e sopra l'aia si vendeva a carlini diciassette ed
avanzandosi in piazza i prezzi nei mesi di dicembre e gennaio arrivò a carlini
ventisette, e 28 il tomolo e di malissimo qualità. Il pane dell'annona si faceva di peso oncie otto e la privazione accrescendo l'appetito non vi si dava
tempo a cuocersi nei forni osservandosi una folla grande di genti forestiere
nei forni della città in qualunque ora, mentre calava popolo famelico dai paesi
157
circonvicini e dal capo di S. M. di Leuca e ritrovandosi in quelli paesi e città
molte persone morte in campagna per la fame con fasci di erba nelle mani".
1761: Un discendente anonimo della nobile famiglia dei Cicinelli, baroni di
Giuliano, colloca questa iscrizione in onore di un suo antenato Fabio Cicinelli
morto in giovanissima età e fino ad allora seppellito in altro luogo della chiesa. Questo misterioso discendente attira particolarmente l'attenzione del
ricercatore lasciandogli una minuscola traccia per la sua identificazione qualificandosi laconicamente come "minimus ex familia" e cioè "il più piccolo o il
più giovane della famiglia". Chi era ? La genealogia dei Cicinelli al 1761 è piuttosto precisa. Partendo dal Seicento troviamo primo Signore di Giuliano
Giovanni Cicinelli figlio di Fabio Cicinelli che ereditò il feudo per matrimonio
contratto con Arminia Delli Falconi. Discendenti:
Giovanni Cicinelli padre di Giovanni Battista Cicinelli sposato con Anna
Acquaviva d' Aragona:
figli: - Andrea, Governatore di Siracusa sposato il 1682 con Giulia di Giuseppe
Carafa di Bruzzano.
- Galeazzo e alcune figlie poi monache in S. Marcellino in Napoli.
Giovanni che succede nella baronia e sposa nel nel 1680 Anna di Ferrante
Carafa di Foroli:
(tre figli) : - Giuseppe, cavaliere gerosolimitamo, morto senza figli;
- Nicola, cavaliere gerosolimitano, morto senza figli;
- Antonio che succede alla baronia che nel 1686 paga il relevio e
muore senza figli.
Gli succede il cugino Giambattista. Giovambattista (Giambattista) figlio di
Andrea e di Giulia Carafa di Bruzzano. Muore nel 1719.
Figlia: Giulia che sposa nel 1744 Giacomo CARACCIOLO
Figli : Gio. Andrea CARACCIOLO
Eleonora CARACCIOLO (1745 - + 1768 ) monaca
Ippolita CARACCIOLO (1749 - + 1795 ) monaca
Martino Francesco CARACCIOLO (1753 - + 1768 )
Francesco CARACCIOLO (1751 - morto neonato )
Maria Rosa CARACCIOLO ( nata e morta nel 1752)
Ottavio CARACCIOLO (1756 - + 1827) che ebbe il titolo di Duca di
Grottaglie .
Ciò premesso nel 1761 dei discendenti "il più giovane" dovrebbe essere stato
un Caracciolo o un discendente dell'altro ramo dei Cicinelli facente capo ad
Andrea padre di Giambattista. E quindi dovrebbe discendere da un fratello
di Giambattista (ch'ebbe soltanto Giulia) o da Galeazzo. In proposito i libri
parrocchiali di Giuliano ci forniscono questi interessanti dettagli su alcuni
Cicinelli nati a Giuliano dove evidentemente dimoravano prima di diventare
158
Principi di Cursi e poi Duchi di Grottaglie. L'iscrizione incisa a stampatello sul
sepolcro dice:
D.O.M.
IVVENI FABIO CICINELLO DE PRINCIPIBUS CVRSII
QVOD EIUS CADAVER POSTANNOS DVOS SVPRA CENTVM
VETERE DISCISSO LAPIDE HIC CASV DETECTVM FUERIT
ET NOVO INDE CONSTRUCTO HOC SVBTVSITERVM RECONDITVM
MINIMVS EX FAMILIA
PIETATIS CAVSA PONI MANDAVIT
ANNO PARTV VIRGINIS MADCCLXI
Traduzione :
A DIO OTTIMO MASSIMO
AL GIOVANE FABIO CICINELLI DEI PRINCIPI DI CURSI
POICHE' IL SUO CADAVERE DOPO 102 ANNI
ESSENDOSI FRANTUMATA LA VECCHIA PIETRA TOMBALE
FU QUI SCOPERTO PER CASO E QUINDI COSTRUITA
QUESTA NUOVA FU DI NUOVO SOTTERRATO.
IL PIU' GIOVANE DELLA FAMIGLIA
MOSSO DA PIETA' FECE ERIGERE
NELL'ANNO 1761 DAL PARTO DELLA VERGINE
n.b. Questo Fabio Cicinelli fu il primogenito del barone Giambattista sposato il 1641 con Donna Anna
Acquaviva e nacque a Giuliano il 19 ottobre 1642. Negli atti della parrocchia di Giuliano la sua morte fu registrata con queste parole: "Die 21 mensis decembris 1659 Dominus Fabius Cicinellus etatis suae annorum decem et octo
circiter in communione Sanctae Matris Ecclesiae domi ubi habitabat animam Deo reddidit; cuius corpus die 22 dicti mensis in Parochiali Ecclesia dicti loci fuit officiatum, ac loco depositi per publicum actum fuit sepultum, in quorum fidem
Archipresbiter Panzera". Dal che si deduce che come concordato con pubblico strumento (atto notarile) fu seppellito nella Parrocchiale giulianese "loco depositi", cioè in un loculo provvisorio riservandosi quindi di trasferirne le spoglie in una tomba di famiglia che i Cicinelli avevano a Napoli in S. Lorenzo o a Cursi dove dopo il
1651 avevano fissato più stabile dimora.
1762: Il 9 dicembre 1762 D. Francesco Pipino di Lecce, Abate di S.Antonio
di Giuliano, affitta a Nicola Brigante di Patù "metà del fondo detto
Terrapetracca sito nel territorio di Pato". Per un ricorso anonimo un Real
Dispaccio pervenuto da Napoli intima alla Confraternita dell'Immacolata di
"chiudere le porte", (cioè di interrompere la sua attività) essendo sprovvista
del Real Assenso sulle regole. A tal effetto in pubblico parlamento radunato
dal sindaco Vito Ciullo vien data procura al Magnifico Michelangelo Pico e
mastro Felice Stefanelli per impetrare a Napoli il beneplacito richiesto, mentre intanto, con i buoni uffici del celebre archeologo presiccese D. Michele
159
Arditi ivi residente, si ottiene il permesso che "la venerabile congregazione
continui a far le solite divozioni".
1763: Il 5 agosto 1763 i cittadini giulianesi Oronzo Greco, Francesco
Panzera, Giovanna Greco, Pietro Marchese, Lucia Greco, Francesco Greco,
Tommaso Sergi, Anna Greco, e Pasquale Sergi rilasciano una solenne dichiarazione sulla quantità e qualità "dei beni del fù Chirurgo Oronzio de' Leone
di Casamenti, e Stabili". Il 17 agosto 1763 dinanzi al notaio Pedone Pasquale
di Patù si sottoscrivono i capitoli matrimoniali fra Donna Marianna Pico di
Giuliano e D. Nicola Saetta di Ruffano. Presenti per parte della sposa: D.
Nicola, D. Michele, D.a Isabella Pico e D.a Lucrezia Ferilli di Giuliano; e per
parte dello sposo D. Leonardo Saetta.
1765: Al 28 marzo 1765 a Giuliano l'orzo si vende a 7 carlini al tomolo e il
grano a carlini 12 al tomolo, così come l'attesta una fede del sindaco Maria
Felice Stefanelli (S.N.) sottoscritta dal cancelliere Rosafio.
Il 29 giugno 1765 Mastro Domenico Prontera rilascia dichiarazione "su il
deposito del Libro di Regia Cassa".
Entrate della Chiesa di Giuliano nel 1765 :
"Annue Rendite della Chiesa di Giuliano dall'Inventario del 1765 in Canoni e Censi"
(n.b. I Censi si pagavano in determinate percentuali, di solito al 6% o al 9%, su prestiti in
denaro (capitali); i Canoni invece gravavano su Affitti di fondi, terreni, o coltivi o su Case
non solo in denaro ma anche in natura, e cioè in decime o in quinti o in terzi sul raccolto nei
fondi affittati o in denaro per pigione delle case. A volte l'affittuario subaffittava queste
proprietà ad altri a determinate condizioni sempre corrispondendo al proprietario il canone
stabilito ed ovviamente rifacendosi sul raccolto o sulla rendita ottenuti dal sub-affittuario).
Mentre i Censi sommavano in tutto a poco più di 15 ducati riscossi da 11 cittadini giulianesi
e tre forestieri, i Canoni che la Chiesa incamerava nel 1765 erano in tutto 26 con un intrito di oltre 61 ducati . Questi Canoni gravavano sui fondi detti 1) La Serra, 2) Felitte, 3)
Capitali, 4) Lo Mocorone, 5) Scarda, 6) Cupasciuletta, 7) Lama, 8) Campolongo, 9) Jaco Marri,
10) Crocicchia, 11) La Cornola, 12) Lo Pippo, 13) Rugosi, 14) Monaca, 15) Cavallo, 16) tabulo.
Alcuni di questi fondi erano affittati in quote a diversi locatari. Altri 81 ducati poi incassava la Chiesa dalle cosiddette Rendite annuali riscosse su 4 case a titolo di pigione, su due
altre proprietà non specificate e su 11 fondi detti: 1) Zoccasio, 2) Aja de' Coletti, 3) L'Ajra,
4) Il Campo, 5) Il Giardinello, 6) S.Maschiaro, 7) Pizzo Falcone, 7) Pardine de' Coletti, 8)
Sabulo, 9) Marciro, 10) Palombi, 11) il feudo nobile detto li Stompelli posseduto anticamente dalla famiglia leccese di origine francese Coniger alla quale era stata concessa nel 1466
da Alfonso d'Aragona al capitano leccese Nicola Coniger e poi alla fine dopo vari diversi possessori acquista ai primi del settecento dai nobili Romasi di Montesardo. Questo feudo,
meglio sarebbe definirlo suffeudo, detto Li Stompelli ma oggi e più esattamente Stoppelli,
chiarisce il senso di quanto riportato in termini pittosto vaghi con l'espressione "Vassalli in
Giuliano" che si legge in diversi repertori feudali aragonesi e vicereali, alcuni dei quali qui
sopra riprodotti fedelmente trascritti dalla serie Significatorie dei Relevi di Napoli. Qui
fino a qualche decennio fa' esisteva una masseria, ora distrutta, di proprietà dei De Notaris
di Castrignano dove per molti anni lavorò il capostipite dei Fiore detto Michele " feca" che
160
la faceva da colono e massaro mentre intanto si era acquistato buon nome come specialista
nella coltura dei fichi che si vantava possederne di tutte le varietà conosciute: da qui il suo
soprannome. Il Feudo degli Stompelli fu oggetto di una vertenza dinanzi alla Commissione
Feudale al tempo dell'abolizione del feudalesimo stesso e che vide litigare i comuni di
Castrignano e Giuliano contro il barone Gerardo Romasi. Un'ultima annotazione al riguardi
dei Canoni e Censi surriferiti: dalle note specifiche collegate alle fondazioni di tutte queste
rendite si rileva che risalgono al periodo compreso fra il 1698 e il 1754 come si desume dalle
date dei rogiti riferiti, ma soprattutto nel 1720, redatti dai notai Fabio Della Giorgia di
Alessano, Domenico Donnicola e Francesco Trazza di Castrignano, e più diffusamente dal
giulianese notaio Giorgio Villani. Di ben 8 poi è annotato che "s'ignora l'epoca". Ma chi volesse venirne a capo la ricerca è facilitata perchè nell'archivio provinciale di Lecce si conservano tutti i protocolli di detti notai e del Seicento e del Settecento. Per concludere quell'anno 1765 la Chiesa di Giuliano segnò in attivo un introito di oltre 140 ducati, segnando però
un esito di quattro ducati in più, cioè 144 ducati per spese varie relative al restauro della
chiesa, all'acquisto di cera ed altri addobbi, ecc. ecc.
1766: Il 15 agosto 1766 Mastro Onofrio Lecci fa' testamento "lasciando l'intiera eredità ai suoi figli". Il 30 agosto 1766 muore a Giuliano il medico
Giovanni Coletta.
1767: Gli abitanti di Giuliano erano 304 come si evince dal presente documento: (pag. 8 del registro) fatto "in esecuzione de'Venerabili Comandi con
foglio del 28 ottobre scorso" e rimesso dalla Curia di Alessano nel novembre 1767.
Stato dell'Anime della Parrocchia della Terra di Giuliano, della Diocesi
d'Alessano e della Provincia d' Otranto per l' anno Pasquale del 1766 al
1767.
Giuliano
Viventi
Morti
Maschi
Femmine
Nati
Nate
Preti
Monaci
Monache
numero
numero
numero
numero
numero
numero
numero
117
163
7
6
11
-----
5
14
5
4
3
-----
Totale
numero
304
31
Io D. Nicolò Pico Arciprete della Parochiale Chiesa di Giuliano attesto quanto sopra .
n.b. Nel quadro relativo a Giuliano non sono segnati né monaci e né manache, però sappiamo dai registri parrocchiali che il 21 febbraio 1786 a 74 anni morì a Giuliano la "soror monacalis secularis" Porzia Maria
Margarito figlia del falegname Marcello Margarito e di Anna Maria Stasi, nata il 3/2/1717; ed il 19 novembre
1790 a 86 anni morì la "monaca secularis" Francesca Diaz del Gado figlia di Michele del Gado e di Antonia
161
Lecci, nata a Giuliano il 26/4/1706. Ed ancora alle 6 di notte del 5 dicembre 1792 a 89 anni morì a Giuliano
un'altra figlia del falegname Marcello Margarito: la "soror monacalis" Francesca Margarito nata il 16/4/1710.
Probabilmente non sono annotate nel 1767 perché vivevano fuori in qualche convento della provincia: più esattamente però sarebbe meglio concludere che si trattassero delle cosiddette "bizoche o vergini in capillis", che
non prendevano gli ordini religiosi, ma vivevano in stato monacale rimanendo nubili.
Riguardo agli abitanti, il numero dei preti e altri religiosi, ecco una sintesi dei
dati relativi ai paesi limitrofi a Giuliano e di altri della diocesi di Alessano.
Località
Castrignano
Pato
Salignano
Gagliano
Montesardo
Caprarica
Corsano
S.Dana
Tiggiano
Tutino
Tricase
Alessano
Arigliano
Abitanti
Maschi
Femmine
Preti
Monaci /-che
1102
602
423
1131
589
253
607
83
568
289
1965
1648
136
548
291
295
---------------------
605
343
195
---------------------
35
18
13 *
14
20
6
14
3
19
13
50 *
48 *
3
4 (monache)
16 **
39 **
30 (-i), 4 (-e)
N.B. (*) = compresi preti e chierici; per Tricase = 50* = 39 diaconi, 3 suddiaconi, 8 chierici.
(**) monaci e frati.
Tutta la Diocesi: abitanti 9700, 272 (preti e chierici), 85 (monaci e frati).
(Fonte : A.S.N. Museo 99 Arm. A . N. 51)
Il 28 gennaio 1767 risulta Sindaco di Giuliano Michelangelo Pico che insieme
al cancelliere comunale Notaio Bagio Lecci sottoscrive la fede con cui rende
pubblici i prezzi di certi generi agricoli smerciati a Giuliano.
1769: Il 9 giugno 1769, come riporta una fede del sindaco di Giuliano
Giuseppe Venuti (S.N.), controfirmata dal cancelliere comunale, il notaio
Lecci, il grano, l'orzo, e le fave vengono venduti a Giuliano a questi prezzi: il
grano a 15 carlini al tomolo, l'orzo a carlini 7 al tomolo, e le fave a 12 carlini
al tomolo. Il 19 settembre però i prezzi risultano variati come li registra la
fede del nuovo sindaco Salvatore Prontera (S.N.= Scribere Nesciens) sottoscritta dai due eletti: "Io Carlo Panzera", e Vito Cipriano (S.N.).
GIULIANO
Giugno
1769
Settembre 1769
Grano
c. 15
c. 12
Orzo
c. 7
c. 7
Fave
c. 12
c. 10
Avena
c. ----c. -----
162
1773: Sull'architrave di una porta di un'abitazione sita al n. 1 e cioè all'inizio di via regina Elena, lato sinistro-angolo con palazzo Fuortes, viene apposta in un cartiglio scolpito in pietra la seguente iscrizione:
D.(EO) O.(PTIMO) M.(AXIMO)
NOLI DILIGERE SOMNUM
NE TE EGESTAS OPPRIMAT
PROVERB. XX - 13
QUAE PARASTI CUIUS ERU(N)T ?
LUC. |X| II - (2) 0
A.(NNO) 1773 D(OMINI)
Traduzione: "A Dio Ottimo Massimo. Non amare il sonno per non essere oppresso dall'indigenza. Proverb. 20,13. I beni che hai procurato di chi saranno? Luc. 12,20. Nell'anno del
Signore 1773". L'iscrizione si rifa' a due passi biblici che ammoniscono a non poltrire nell'ozio per non finire in miseria e di ricordarsi anche dei beni spirituali che garantiscono la
vita eterna.
COME A GIULIANO SI CONVOCAVA IL PARLAMENTO COMUNALE PER
ELEGGERE I SUOI UFFICIALI - UNA DIFESA DEL SINDACO PRONTERA
DA CERTE FALSE ACCUSE ADDEBITATEGLI E CHE AVREBBE SPARSO
CONTRO L'OPERATO DELL'ARCIPRETE COLETTA - QUAL' ERA LA
TARIFFA RISCOSSA DAGLI ARCIPRETI DI GIULIANO PER FUNERALI
163
DI NEONATI E BAMBINI .
1775: Il 10 novembre 1775, con atto Pedone Pasquale di Patù, si rilascia
un'importante dichiarazione "su il Costume e prattica di affarj
dell'Università di Giuliano". A Giuliano nelle case dei fratelli de Coletta, avendo seconda la legge acceso tre lumi essendo già sopravvenuta la prima ora di
buio ("cum sit hora circiter noctis prima"), che in novembre significa verso le
ore 17, si presentano avanti al notaio Pedone Francesco Tasco e Vito
Zingarello di Giuliano e dichiarano alla presenza dei testimoni il Magnifico
Michel'Angelo Pico, Vito D'Amico, e Salvatore Zocco: "saper bene, coll'occasione, che essi Costituti sono stati negl'Anni caduti, cioè esso Tasco Sindico,
ed esso Zingarello Secondo eletto dell'Università di questa sedetta Terra di
Juliano, che quando è stato necessario farsino publici Parlamenti Universali
(cioè Assemblee pubbliche comunali), per lo più sono stati banditi dal
Serviente la sera antecedente al giorno, che si son proposti; come pure il
Cancelliere, che è stato prò tempore in detta Università, quando è stato
Cittadino, et non forastiere, hà fatto per lo più quasi tutte le spese in dies
di squadra, et altre, che sono occorse". Il 12 novembre 1775 inoltre, nelle
case del fu Don Gennaro Colosso, previa licenza superiore ecclesiastica perché giorno festivo di domenica, "in publico testimonio costituito Giuseppe di
Vito Prontera attual Sindico dell'Università di questa cennata Terra di
Giuliano, il quale sponte, non in dolo, sed omni meliori via con giuramento tactis Scripturis, ave dichiarato, attestato, e fatto fede di Verità, come esso
Costituto Sindico fù la Controversia, che raggivasi su dell'elezione di
Razionali de' Conti del passato Sindico D.n Michel'Angelo Pico, in persona del
Magnifico Notare Biagio Lecci di questa Terra, per cui d' alcuni Cittadini, non
è piaciuta detta elezione, e per ciò ratrovasi Litiggio, ad istanza de sudetti
Cittadini, introdotto, non ave mai esso Costituto detto, che l'Attual
Arciprete Reverendo Signor D. Domenico Coletta di questa Terra, abbia
chiamato Casa per Casa j Cittadini, per fare la protesta contro detto Lecci
à non esercitare detta Carica di Razionale, perché in realtà non lo sapeva, ed
altro esso Costituto non sa, che detto magnifico Notaro Lecci gli disse, che
bisognava su di detta Controversia farsi l' istanza, ed esso li disse facciamola, né altro, non avendo mai esso Costituto detto, che detto Signor
Arciprete abbia andato Casa per Casa in questa Terra, e chiamato j Cittadini,
per fare detta protesta, né tampoco detto al medesimo Lecci, che in tal guisa
facci l' istanza, né altro, né in detta istanza detto, che si riserbi l'azione di
aggire contro detto Signor Arciprete, il quale esso Costituto ave dichiarato,
che va in persona esemplare, del fatto suo, e che dà edificazione al Popolo".
MEMORIALE DELLA CONFRATERNITA IN DIFESA DEI SUOI AMMINI164
STRATORI
1776: La domenica del 31 marzo 1776 la Confratrenita dell'Immacolata di
Giuliano nelle case del Reverendo D. Antonio Colosso, e alla presenza del
regio giudice a contratti Vito Zinzeri di Patù, del notaio Pasquale Pedone e
dei testimoni il reverendo D. Francesco De Blasi, Vito Grecuccio e Giuseppe
Massaro di Giuliano, "i Costituti Signor Arciprete D. Domenico Coletta, D.
Salvatore Cipriano, D. Vincenzo Coletta, e D. Giuseppe Carluccio di questa
cennata Terra di Giuliano, nec non il Signor Dottor Fisico D. Giuseppe
Coletta, Mastro Paulo Venuti, Emanuele Gregorio, Francesco Ciullo, Vito
Panico, Nicola Venuti, Mastro Carlo di Francesco Panzera, Lazzaro Brigante,
Mastro Egidio Villani, Giovanni Cucinelli, Giuseppe de Blasi, Giovanni Picci,
Giuseppe Macrì, Leonardo Prontera, Vito Colella, Giovanne Zocco, Vito Ciullo,
Giovanne Tasco, Francesco Tasco, Mastro Carlo Panico, Domenico Rosafio, di
questa Terra di Giuliano, Saverio di Marta Zingarello della Terra di Pato
commorante in questa Terra di Giuliano, e Mastro Giovanni Angelelli di
Sugliano commorante in questa Terra di Giuliano, tutti Fratelli della
Venerabile Congregazione sotto il titolo della Santissima Vergine
Immacolata di questa cennata Terra di Giuliano, acconsentendono prima in
Noi predetti Reverendi Arciprete e Sacerdoti sudetti, et intervenienti ancora j medesimi, precedente licenza ottenuta dalla Regia Curia Vescovile
d'Alessano, in piedi di una Suplica porretta, e proveduta del Reverendissimo
Vicario della medesima, e mediante giuramento prestato in mano del
Reverendo Signor D. Antonio Colosso destinato dal detto Reverendo Signor
Vicario, come da detta istanza inferius inserenda li quali tutti costituti hanno
attestato, dichiarato e fatto fede di Verità, saper benissimo e raccordarsino molto bene, come circa anni quattordici dietro, non ricordandosi il positivo giorno, per la lunghezza del tempo, essendo gionto veneratissimo Real
Diploma della Maestà Sua, che Dio sempre Feliciti a' ricorso anonimo, per cui
venne ordinato al Governator Locale, che chiudesse le porte di questa
Venerabile Congregazione sudetta come sequì in esecuzione dell'istesso Real
diploma, dopo di ciò da essi sudetti Costituti, assieme quasi con tutti gl'altri
Fratelli dell' istessa Congregazione si fece una Procura dando la facoltà alli
Magnifici Michel'Angelo Pico, e Mastro Felice Stefanelli Amministratorj in
quel tempo eletti in publico parlamento in esecuzione di detto Real Dispaccio
da esso Costituto Vito Ciullo Sindico in quel tempo di questa Università, di
poter ottener l' assenso Reale sulle Regole dell' istessa Venerabile
Congregazione, e dispender tutto quanto era necessario per ottenere l'
assenso sudetto, o farsino le solite divozioni come infatti da medesimi
Amministratori si drizzò una tal Procura al Signor D. Michele Arditi della
Terra di Presicce degente in Napoli, dal quale fattosi quanto conveniva, per
ottenere l'assenzo dudetto s' ottenne una Lettera Regia del Spettabile
165
Signor Delegato della Regal Giurisdizione, colla quale venne ordinato, che si
faccino le solite divozioni in detta Venerabile Congregazione, come da detta
Lettera. Come al presente an preinteso essi Costituti, non senza meraviglia,
che per parte dell' Attual Sindico di questa Terra di Giuliano Giuseppe di
Vito Prontera, si fosse avanti alli Magnifici Razionali, per la visura del Conto
dell'Amministrazione tenuta di detti Pico, e Stefanelli di detta Venerabile
Congregazione, Magnifico Dottor Fisico D. Giuseppe Notarijs, e Notare
Giuseppe Ricchiuto di Morciano, e con istanza abbi domandato che la spesa
erogata da detti Amministratorj e Procuratorj ut supra in summa di ducati
62 sessantadue, e rotti, che non si abbonasse a'medesimi Amministratorj,
quando che il sudetto Sindico, né tampoco l'Università à verun dritto, né raggione su l'interessi di detta Venerabile Congregazione, tralasciato, che il
medesimo non ha avuto tal facoltativa in publico parlamento dalla
Cittadinanza di essa Terra che per altro, non potea darla. Perciò essi
Costituti conoscendo benissimo esser tutto livore, ed astio l'operamento del
nedesimo Sindico, tanto più, che una tal Spesa si è fatta con di loro Consenso;
ed in esecuzione della di loro sudetta Procura, dell'oblazioni, ò sian elemosine d'essi'Costituti Fratelli e dall'altri della medesima Congregazione, e non
essendo dovere, che li mentovati Pico, e Stefanelli fusser condennati à soffrir danno veruno, per la sudetta spesa fatta, in esecuzione di detta lor
Procura, si dichiarano perciò contenti, e sodisfatti di detta spesa, e per di
lor causa seguita, ut supra, sapendo benissimo di esser li medesimi de Pico, e
Stefanelli persone di tutta integrità, e fedeltà, à qual merito essi medesimi
Costituti, come Principali jnteressati, ad esclusione di detto Sindico, e
d'ogn'altra persona, che niun giusso, né azzione hà, né può aver, gliela menano buona, e vogliono che da detti Magnifici Razionali fusse annessa nella
Visione de' Conti de medesimi Pico, e Stefanelli, ed abbonata iuxta posita; et
sic prò facti veritate".
Inserto alle pagg. 109 - 109 v.
" Illustrissimo e Reverendissimo Signore . / D. Michele Pico, e Mastro Felice
Stefanelli Amministratori /della Congregazione dell'Immacolata della Terra
di Giuliano con divo=/ta supplica rappresentano a V.S.Ill.ma e Rd.ma, che
bisognandogli una Attestazione per atto pubbligo dalli Fratelli della prefata
Con=/gregazione sugl'interessi generali della stessa fratellanza, ed es
=/sendovi tra li suddetti annoverati per Fratelli alcuni Reverendi Sacerdoti
che /non potendo attestare con giuramento senza l'espresso di V.S.Ill.ma,
per =/ciò la supplicano divotamente del suo beneplacito, e l'avranno a Gratia
ut Deus. / I Reverendi Sacerdoti sono: / Il Signor Arciprete D. Domenico
Coletta / D. Salvatore Cipriano / D. Vito Prontera / D. Vincenzo Coletta / D.
Giuseppe Carluccio / D. Vito de Sodos di Pato / Iuxta petita in fide veritatis per reverendum Archipresbiterum et Sacerdotes cum juramento praestando in manibus Reverendi Domini Antonii Colosso / Datum Alexani ex
166
Episcopali Curia die 31 / martii 1776. // D. Indrimi Vicarius generalis / Die
31 mensis marzi 1776 in terra Juliani / Per me retro scritto oggi sudetto
giorno in esecutione de veneratissimi sudetti / Ordini del Reverendo Signor
Vicario Generale della Vescovil Curia d'Alessano, è stato prestato il
Giuramento alli Revrendi Arciprete D.Domenico Coletta, D. Salvatore
Cipriano, D. Vincenzo Coletta, e D. Giuseppe Carluccio di questa terra di
Giuliano, per fare li medesimi la fede enunciata nella retroscritta supplica, e
in detto retroscritto di detto Signor Vicario, onde in fede . Io D. Antonio
Colosso fò fede come sopra. //.
Il 15 maggio 1776 il sacerdote D. Ippazio Rosafio di Morciano "Rettore,
Cappellano e Beneficiato del beneficio ecclesiastico sotto il titolo di Santo
Antonio di Padoa in proprio Altare dentro la Cappella di Santa Maria delle
Lame, fuori l' abbitato della Terra di Giuliano "affitta a Giuseppe De Blasi di
Giuliano" una possessione seminatoria e petrosa con trè albori d'olive, cisterna dentro, e due acquarj diruti dentro sita et posta in Feudo di detto Giuliano
nominata La Cornulella". Il 29 maggio 1776 alcuni cittadini di Giuliano rivelano la tradizionale parcella che i preti di Giuliano riscuotevano nei funerali dei
neonati e dei bambini. A ciò il magnifico Michelangelo Pico, Ippazio Zocco,
Lorenzo Rosafio e Vito D'Amico dichiarano "saper benissimo, cioè esso Pico
coll'occasione che il quondam Reverendo D. Nicolò Arciprete Pico era suo
Fratello, e per aver osservato alcuni notamenti ancora scritti dal medesimo,
in quello che doveva ricevere, ed essi Rosafio, e Zocco, per causa che li sono
morti alcuni proprij Figli, ed esso sudetto d'Amico, coll'occasione che per lo
spazio d'anni quattordici incirca aver esercitato, e tutta via esercita l' ufficio di Sacrestano di questa Parocchial Chiesa di Giuliano, con tal rispettiva
occasione sanno essi Costituti, che dal detto fù Revrendo D. Nicolò Pico, olim
Arciprete di questa Parocchial Chiesa, per li Morticelli, che recevevano, per
suo deritto solito, si prendeva detto fù paroco Pico, grana diece, se il figliolo era d'un Anno, se era poi di due grana venti, e così praticava fino all'anni
Sette, arrivandosi à prendersi carlini Sette, cioè tanti carlini, per quanti
Anni era il Morticello, fino che era d' anni Sette, anzi esso Lorenzo soggiunse d'aver in tal guisa pagato j dritti al fù Reverendo D. Fabbio Oronzo
Panzera Paroco antecessore à detto fù Reverendo Pico, per esserli morti ò
uno, ò due suoi figli, ed esso d' Amico soggiunse che così ave Costumato ancora il Reverendo D. Salvatore Cipriano Economo di questa Parochial Chiesa
dopo la morte di detto fù Reverendo Arciprete D. Nicolò Pico per li Morticelli
che sono accaduti; e questa è la Verità".
n.b. Lo Statuto con le Regole della Confraternita dell'Immacolata Concezione di Giuliano si conserva tuttora
nell'archivio di stato di Napoli nel fondo Cappellano Maggiore, serie: Statuti e Corporazioni, e precisamente
sotto l'anno 1777, busta 141, fascicolo N. 6. Comprende la domanda dei Fratelli della Congrega
dell'Immacolata di Giuliano diretta al Re per ottenere l'approvazione delle Regole, cioè il Regio Assenso, come
sollecitato dai regi rescritti del 1753 e del 1761, concepiti per limitare l'influenza del Clero nelle Confraternite,
e ancor più, palesando l'intenzione di escluderlo dall'amministrazione dei beni e frenare lo sviluppo degli enti
ecclesiastici, con i regi decreti del 1767 e 1769 (le cosiddette Leggi di Ammortizzazione).
167
Negli anni 1776 e 1777 infine con altri regi rescritti tutte le confraternite furono obbligate ad esibire i loro titoli giustificativi (i cosiddetti titoli di fondazione) oppure, in loro assenza, a chiederne il riconoscimento procurandosi il regio beneplacito sulla fondazione esibendo per l'appunto uno statuto (o regole) da sottoporre alla
regia approvazione, pena al contrario lo scioglimento dell'associazione dichiarata illegale. La domanda firmata
dagli associati è indicativa per conoscere nel 1777 il grado di alfabetizzazione a Giuliano, giacchè' non pochi
allora, non sapendo scrivere, si limitavano ad apporre il segno della croce prima del loro nome e cognome
segnati ovviamente dal notaio che stendeva l'atto.
1776: Il 13 settembre Angela della Cioppa di Giuliano rilascia un'attestazione in favore di alcuni suoi concittadini.
(Notaio Vito Cucinelli di Gagliano, protocollo dell'anno 1776 atto n. 1493)
1776-1777: In questo biennio non pochi neonati furono battezzati frettolosamente in casa perché in pericolo di vita ("ob imminentis periculo mortis").
UN PALAZZO ACQUISTATO DALL'ABATE DELL'ABBAZIA DI S.ANTONIO DI GIULIANO.
1777: Il 19 giugno 1777 la vedova Antonia Cicinelli cede all'abate D.
Francesco Pipini Pedaci di Lecce alcuni suoi diritti su un suo Palazzo sito a
Giuliano. Recatasi a Patù nello studio del notaio Pedone dichiara:
"come anni sono detto Signor Abbate D: Francesco comprò un Palazzo con
suoi Commodi, seù Casamenti sovrani, e sottani, ed altri membri sito, e posto
dentro l'abbitato della sudetta Terra di Giuliano, in luogo detto avanti la
Chiesa, allo quale confina ed attacca essa asserente, e che per ciò in vigore
della Costituzione Sancimus lo medesimo Palazzo, e suoi membri, aspetterebbe ad essa asserente, ma perché essa asserente vuol Cosa grata fare à detto
Signor Abbate D. Francesco, ed insiememente non vuol servirsi di detto
beneficio di Congruo, ave à tal effetto risoluto e stabilito à Cautela di detto
D. Francesco Pipini Pedaci, in ogni futuro tempo, cedendoli il Congruo, li spetta, et quatenus opus farneli donazione irrevocabile trà vivi".
n.b. Antonia Cicinelli era figlia del barone Antonio Cicinelli ed aveva sposato Francesco Margarito di Giuliano
ed era rimasta vedova. Morì a Giuliano a circa 70 anni la domenica del 27 agosto 1780.
IL COMUNE DI GIULIANO RATIFICA UN CONTRATTO D'APPALTO DI
SEI ANNI SUL SALE
1778: L'11 febbraio 1778 a Giuliano, nelle case del Dottor Fisico Giuseppe
Maria Coletta, alla luce di tre candele accese come prescrive la legge essendosi fatto buio da mezz'ora, alla presenza di Giovanni Scherinzi, Giovanni
Cucinelli, e Domenico Rosafio di Giuliano; del giudice a contratti Angelo
168
Cassiano di Patù, e del notaio Pedone legale rappresentante dell'Illustrissimo
Signor D. Salvatore D'Aprile Patrizio della Città di Gallipoli Amministratore
Generale prò Curia dell'Arrendamento (cioè Appalto) del Sale, dinanzi al
notaio Pasquale Pedone di Patù "li Magnifici Dottor Fisico D. Giuseppe Maria
Coletta, Mastro Felice Stefanelli e Vito Panico Sindico, ed Eletti attuali
dell'Università di questa Terra di Giuliano dichiarano come sotto le trenta
del mese di Gennaro prossimamente caduto di questo corrente Anno 1778,
mediante la persona del Signor Biaggio Pasquale della Città di Lecce di lor
Procuratore, in virtù della facoltà concessa, come dalla publica Conclusione di
questa Università alla quale ritrovasi fatto il partito volontario, ed appalto
de Regi Sali à favore di questa sudetta Università, per il nuovo sessennio,
principiato dal primo dì del corrente mese di Febraro 1778, et terminando
alla fine di Gennaro dell'Anno 1784, per tumola quarant'otto di Sale, cioè
tumola quarantacinque per Vitto, e tumola trè per uso di Merci à ragione di
rotola quarant'otto il tumolo, da prendersi in ciascun Anno, durante il sudetto Sessennio, dal Regio Fondaco de Salj della Città di Gallipoli, a spese di
questa sudetta Università, con dovere la medesima in ciascun Anno, durante
detto Sessennio predetto, pagare e sodisfare la somma di docati cento, e
due in detta Città di Lecce, in potere di detto Illustrissimo Signor
Amministratore, cioè docati 62, e grana 40 per li carlini tredici à tumolo per
l'arrendamento maggiore, e docati 39 e grana 60 per le grana 82 e mezza à
tumolo, oltre j soliti deritti, che appartengono à detto Regio Fondaco di
Gallipoli praeventivae che sono grana 52, e meza à tumolo, per le dette reali
Impositioni, ed un altro grano a tumolo di jus Mensuratici, come questo, ed
altro dissero apparire dall'obligo di detto appalto stipulato sotto lo sudetto
dì trenta Gennaro Anno 1778, dal Regio Notaro Giovanne Battista de Jaco di
detta Città di Lecce presso gl'atti della Real Azienda e delegazione de' Salj
di questa Provincia d' Otranto".
n.b. le pagg. 43-45v. contengono la copia dell'atto notarile stipulato il 30 gennaio 1778 a Lecce.
Da un atto del 19 aprile 1778 si apprende che l'abate D. Francesco Pipini
Pedaci di Lecce vendette per 50 ducati a Francesco Ciullo "un Comprensorio
di Case, consistenti in trè Camere, con Cortile, e Cisterna dentro detto
Cortile, e con giardino con alberi comuni dietro le medesime Case, sito, e
posto detto Comprensorio di Case con detti suoi membri dentro l'abitato di
detta terra di Giuliano, e proprio nella strada detta la Rolla confinante, ed
attaccato da borea col giardino del Palazo e suoi membri detto del Caliazzo,
che hà comprato detto Signor Abbate D. Francesco Anni fa'; da ponente
colle Case del Signor Giuseppe Maria Villani".
UN PRETE SCIALACQUATORE
1780: Il sacerdote D. Francesco De Blasi, giustificandosi con la sua condizio169
ne di "bisognoso", scialacqua e dissipa alcune somme di denaro riscosse per
conto del Capitolo della Chiesa di Giuliano il quale lo cita in giudizio presso la
Corte della Regia Bagliva di Lecce. La lite si dipana attraverso questi brevi
vicende:
ATTI CIVILI TRA
IL CAPITOLO DELLA TERRA DI GIULIANO DA UNA PARTE E IL
REVRENDO SACERDOTE D. FRANCESCO ANTONIO DE BLASI DI
DETTA TERRA DALL'ALTRA PARTE
Giuliano, 15 maggio 1780. Il Procuratore per il Capitolo di Giuliano D.
Vincenzo Colletta di Giuliano indirizza alla Regia Bagliva di Lecce una denuncia, controfirmata in detta data dagli "Accholiti" Gennaro Prontera e
Francesco Cipriano, contro gli illeciti commessi dal sacerdote D.
Francescantonio De Blasi di Giuliano in qualità di procuratore del Capitolo
della Chiesa locale, per i quali chiede "che fusse inibito il detto de Blasi a
poter esigere l'Introiti di detto Reverendo Capitolo".
Allega a ciò una Fede del Sindaco di Giuliano Giovanni Zocco redatta a
Giuliano due giorni prima (13 maggio 1780 ) dal Cancelliere Pedone e controfirmata col segno della croce dal sindaco e dagli eletti Vito Cipriano e
Giuseppe Macrì ( S.N:= Scribere Nescientes ) in cui si attesta "come il
Sacerdote D. Francesco Antonio de Blasi nostro Concittadino, in questo
nostro Feudo di Giuliano, non possiede beni stabili di sorte alcuna, e per ciò
da questa nostra Università non viene mandato in Tassa per l'annuale pagamento di questa Università … come si rileva chiaramente dal Libro delle
Collette di questa Università".
N.B. Conclude: "Fatta scrivere dal sottosegnato nostro Cancelliere, sottocrocisignata di proprie mani, per non saper scrivere, e robborata dal nostro
Universale Suggello " (Suggello: Stemma del Comune in cera attaccato in
calce a destra dell'atto) .
Lecce, 9 giugno 1780: "Nella Corte della Regia Bagliva di questa Città di Lecce compare il
Procuratore del Reverendo Capitolo della Terra di Giuliano e dice come essendo il solito di
detto Reverendo Capitolo disimpegnarsi la Procura ad erigendum da uno de' Partecipanti in
giro, nel corrente anno è aspettata al sacerdote D. Francescantonio de Blasi, il quale per non
essere Benestante, come rilevasi dall'annessa legal Fede di quella Università sono mal Sicuri
Tutti quei Reverendi Preti, e molto più per non essere né meno Padrone de suoi beni
Patrimoniali, rilevandosi dall'annessa legal Copia dell'assegnamento del di lui Sacro
Patrimonio, e per essere miserabile, e per non avere chi perder ave cominciato con somma
premura ad esiggere, ed a dissipare, per cui dal detto Reverendo Capitolo si è conchiuso convenirlo al Giudice competente per rilasciare Cauzione o per rinunciare alla detta Procura; ma
fra di tanto premendo al Comparente di mettere in Cautela le rendite. Perciò compare nel
nome sudetto, e fa istanza di ordinarsi a tutti li Coloni, e debitori, che giungendo il tempo
del pagamento, e consegna de frutti del medesimo Reverendo Capitolo pagassero, e conse-
170
gnassero tutto in luogo di deposito al Reverendo Arciprete di esso Reverendo Capitolo sotto
pena di reiterato pagamento, e consegna, e così dice. Salvis - colla protesta per omni meliori modo". Segue il Decreto in latino emanato all'oggetto con l'intimazione a rispettare quanto sopra richiesto controfirmato dall' Attuario della Bagliva di Lecce "Verderamo actuarius".
16 giugno 1780. Il Serviente comunale Carlo Grecuccio di Castrignano del Capo notifica il
decreto ai coloni ed ai debitori del Capitolo di Giuliano, (cioè ai 25 coloni e debitori di
Giuliano, ai 7 di Patù, ai 4 di Castrignano, all'unico colono di Montesardo, il sig.r D.Salvatore
Romasi, e di Salve) denunciandolo dinanzi a Mastro Antonio Orlando e mastro Carlo Panzera
(per i coloni di Giuliano), dinanzi a mastro Liborio Calzolaro e mastro Giuseppe Calabrese (per
quelli di Castrignano), così come attesta il Notaio "Biaggio" Lecci della Terra di Giuliano. Fra
i coloni di Giuliano figurano innanzitutto il Dottor D. Giuseppe Panzera, quindi Ludovico
Giordani (il pittore di origine napoletana, sposato e residente a Giuliano), mastro Felice
Stefanelli e Antonio Schirinzi. I quattro coloni di Castrignano erano: Vito Abbaterusso,
Giuseppe Cordella, Francesco Trazza di Salvatore e Pietro Papa.
Il 17 giugno 1780 il notaio Pasquale Rosafio di Patù rilascia una procura al sacerdote De Blasi
da indirizzare alla Bagliva di Lecce con cui il De Blasi dichiara che "non potendo intervenire,
né essere di Persona alle cose prefate per la distanza del luogo faccio perciò e costituisco
mio vero, e degno Procuratore il Signor Giusto Agrimi a comparire nella Regia Bagliva di
Lecce"… e intanto si lamenta che il Capitolo non gli riconosce quanto gli spetta come
Partecipante per estinguere le somme dovute".
Il 27 luglio 1780 nella Corte della Regia Bagliva di Lecce compare il procuratore del sacerdote De Blasi, il signor Giusto Agrimi, che presenta la procura rimessagli e "dice come eletto (il De Basi) sin dal settembre 1779" a garanzia dell'incarico "hà fatto obbligare presso
gli Atti della Curia Ecclesiastica di Alessano il Reverendo Sacerdote D. Pasquale Piri, obligandosi a favore del Reverendo Capitolo di Giuliano di pagare ogni somma che al medesimo
restasse debitore". A ciò produce e allega i seguenti documenti:
1)
Atto del 14 luglio 1780 redatto a Tiggiano con cui il sacerdote Rev.do D. Pasquale Piri
di Tricase dichiara che: "si fa chiaro e liquido debitore a beneficio del detto Reverendo
Capitolo di detta Terra di Giuliano di tutta quella somma che per la carica tenuta dal 1.
Settembre 1779 a tutto agosto 1780 introiterà il sacerdote D: Francescantonio de Blasi
Partecipante e Procuratore".
2)
Atto del notaio Pasquale Rosafio di Patù ("Pato") con cui attesta che nei suoi
Protocolli "ritrova che il 9 marzo 1775 a carta 53 tergo il Patrimonio Sacro fatto dalla vedova Teresa Panzera e da Nicola e Pasquale de Blasi Madre e figli a pro' del Novizio Francesco
Antonio de Blasi, di loro figlio e fratello rispettive", consisteva in una possessione olivata a
S. Dana detta Insite, una possessione nel Feudo disabitato di Vereto, e in una "casa del fu
Leonardo de Blasi Padre, ossia "Palazotto, Camere, Cortile con 2 cantine, capanna, cisterne,
ed altri membri sito dentro l'habitato della Terra di Giuliano nella strada volgarmente dicesi di Mezzo".
Letti gli atti la Bagliva intima che:
" sia lecito al detto suo Principale di servirsi di sua ragione in continuare nella carica di
Procuratore del Capitolo e che i debitori al medesimo, Coloni, e ogn' altro paghino ciocche
debbono in potere del medesimo".
L' 8 agosto 1780 il Serviente Grecuccio notifica il suddetto Decreto a D. Francesco Coletta
171
attuale procuratore del Capitolo di Giuliano .
La Lite si chiuse quindi in favore del sacerdote De Blasi che venne scusato delle manchevolezze attribuitegli; e per dar più forza alla sua difesa venne presentato un certificato del
notaio Annibale Arseni di Tricase con cui si attesta che "l'11 agosto 1780 Saverio Potenza
della Terra di Tricase vendette al sacerdote Piri D. Pasquale per ducati 260 una possessione olivata di macine 5 con un albero di fichi e due alberi di "valanide" (cioè di quercia vallonea) e pagliara dentro sita nel feudo di detta Terra di Tricase in luogo si dice l'Aja o sia la
Chiesa Nuova; e un bonificato d' Insite di ulive di macina una come era fatto in fondo padrimoniale del Reverendo D. Felice Gaetano Pellegrini sito a Tricase in luogo si dice la Serra del
Tenente". Ciò ovviamente a copertura delle somme prematuratamente dissipate dal sacerdote giulianese per certe sue " urgenti necessità".
La domenica del 27 agosto 1780 muore a 70 anni a Giuliano Antonia Cicinelli
dei Principi di Cursi e Baroni di Giuliano vedova del notaio Francesco
Margarito. Da diversi atti notarili di quest'anno 1780 risulta che Domenico
Prontera era Agente del Barone.
1781: Due scomparse importanti a Giuliano: il 28 maggio 1781 a 69 anni cessa
di vivere il Dottor Giuseppe Panzera di Tommaso e di Anna Riccio lasciando
vedova la moglie Donna Giuseppa Rianà; il 4 novembre 1781 muore a soli 31
anni il dottor fisico (medico) Giuseppe Maria Coletta figlio del Sindaco
Giovanni Colletta e di donna Rosa Perez nato il 27 settembre 1750.
Incredibile disgrazia mortale capita ad un giovane "coementarius" di 31 anni:
Giuseppe (vulgo Giovanni) Angelelli oriundo di Sogliano ma domiciliato in casa
del nonno materno, il "coementarius" Felice Stefanelli dove l'avevano collocato i genitori Basilio Angelelli e la ora defunta Antonia Stefanelli di Giuliano.
Mentre insieme ad altri tentava di tirar fuori di una cantina un vaso pieno
d'olio (damigiana ?) va a sbattere con la testa contro il muro della cantina e
perde i sensi. Trasportato nella casa del nonno vi muore inopinatamente.
1782: l'ignoranza e l'imperizia nel maneggiare un prodotto nocivo costano
cari alla sessantenne castrignanese Marta Rosafio accasata a Giuliano senza
figli con Onofrio Colella. Il 4 aprile muore atrocemente "quae quum mala
schabie urgebatur pro sulphure ignoranter praeparavit venenum, et hauset,
quam ob rem in domo sua animam Deo reddidit circa 5 ante noctis horam".
Sepolta una prima volta il giorno dopo, il suo cadavere l'8 aprile per ordine
del vescovo di Alessano fu riesumato dalla tomba per lei costruita dalla Corte
baronale e sottoposto ad autopsia da più medici nel pubblico Sedile, dopodichè fu di nuovo sepolto nella chiesa parrocchiale. (L'ordine del vescovo
lasciava trapelare che si potesse trattare di un caso di suicidio per cui la
Chiesa vietava assolutamente ogni tipo di sepoltura in luoghi sacri) .
1784: Il 28 ottobre 1784 muore il Magnifico D. Carlo Panzera di anni 77, nato
il 13 dicembre 1757, figlio del Dottor Giuseppe Panzera e di Donna Rosa
Rianà. Agente del Barone a Giuliano era quest'anno D. Vito Prontera.
172
1786: Con atto Pedone del 18 aprile 1786 Giuseppe de' Blasi vende per 7
ducati ad Antonia Panzera "una Loggetta con tutti i suoi membri sita nell'abitato di Giuliano".
1787: Il 23 aprile 1787, tramite il suo procuratore Magnifico Vincenzo
Corvino di Lecce, l' Università (cioè il Comune) di Giuliano si giustifica dinanzi alla Corte della Regia Bagliva di Lecce sul perché quest'anno non ha messo
in bilancio alcuna somma per il predicatore quaresimale rinunciando anche ad
altre spese per le festività del Protettore che invece sono state destinate
ai lavori di indoratura che su suo incarico il maestro Pietro Serrano di
Gallipoli deve effettuare al cappellone del protettore S. Giovanni Crisostomo.
A tal fine presenta una pubblica conclusione del Parlamento cittadino redatta dal suo ordinario Cancelliere il notaio Biagio Lecci di Giuliano in cui "sotto
li 15 del mese di Aprile dell'anno 1787 con l' intervento del magnifico Sindico
Antonio Ciullo, Eletti, e Cittadini si propose in oltre dal sudetto Sindico Ciullo
che si deve indorare il cappellone di S. Giovanni Crisostomo nostro
Protettore, essendo questo un tempo proprio, mentre a tal effetto fù
dismessa la festività di detto Glorioso S. Giovanni Crisostomo nostro
Protettore, e fussimo esentati dal Padre Predicatore Quaresimale, onde
Cittadini miei devesi venire al compimento di detta opera, che ridonda a gloria di Dio, ed ad onore di detto Santo nostro Protettore; ed adomandati uno
per catauno tutti li Cittadini sudetti intervenuti in detta publica conclusione,
da medesimi fu risposto dando la facoltà a detto Sindico d'indorarsi il
Cappellone sudetto a spese di questa Università per quello meglio potrà convenire col mastro che stà fatigando in chiesa mastro Pietro Serrano, volendono detti Cittadini che detto Cappellone di S. Giovanni si facci da detto
mastro Serrano, anche se si dasse minore offerta d'altri mastri gl'indoratura di detto Cappellone, e cosi fù concluso di tutti, all'infori di Gaetano Tasco,
e di Geronimo Prontera ma fù concluso colla magior parte de voti da farsi
detto Cappellone indorare da detto Mastro Serrano, e così restò concluso
per una tal opera, come questo, ed altro più diffusamente appare dal detto
Libro di Publiche Conclusioni, allo quale in omnibus mi rimetto … ; ed in fede
del vero Io Regio Notaro Biaggio Lecci della Terra di Giuliano, e Cancelliere
dell' Università della Terra sudetta richiesto ho segnato, Lode a Dio
Sempre". Ciò premesso il procuratore incaricato esibisce una fede del 15
aprile 1780, scritta a Giuliano, in cui si legge: " … il Sindaco Antonio Ciullo e
mastro Pietro Serrano della Città di Gallipoli al presente in questa Terra di
Giuliano, convengono d'indorare il Cappellone di S. Giovanni Crisostomo alla
maniera che stà indorato il Cappellone della Vergine del Santissimo Rosario
dentro la medesima Chiesa a sue spese e questo disbrigarlo fra il termine di
due mesi da oggi decurrendi per Ducati 32 e ½ da consignare tal prezo metà
173
al mezzo di detta opera, e l' altra metà in fine della medesima, e dargli anche
l'uso della onnina, il letto, e mezo tumolo di grano in conto di qual fatiga stante deve comprare materiale per la medesima esso sudetto Antonio Ciullo gli
ha consignato ducati sei".
(Si firmano) : "Io Antonio Ciullo Sindico / Io Pietro Serrano / Io D: Vincenzo
Coletta son Testimonio / Io Trifone Lecci / Not.o Lecci stipulai".
Il 12 maggio 1787 lo stesso sindaco Antonio Ciullo (S.N.) e il Cancelliere
comunale, il notaio Lecci, comunicano i prezzi dei diversi generi di vettovaglia
venduti nel territorio di Giuliano dichiarando che per ogni tomolo si vendono
il grano a carlini 16 ; l' orzo a 9 carlini; e le fave a 8 carlini.
Alle 2 di notte del 12 dicembre 1787 muore Donna Maria Pizzolante nella giovane età di 27 anni, moglie del Dottor D. Tommaso Panzera. Era nata a
Salignano l'8 gennaio 1760 dal dottor Giuseppe Andrea Pizzolante e da donna
Lucia Perrone. Lasciò in vita un unico figlio.
1789: Il 27 maggio 1789 il Procuratore del SS.mo Rosario D. Donato
Margarito affitta per conto della Confraternita ad Emanuele Gregorio "una
piccola casa per annui carlini cinque".
Due giorni dopo il 29 maggio 1789 l'Agente e Procuratore del Principe di
Cursi il notaio D. Vito Pietro Lupoli di Grottaglie vende per conto del Barone
di Giuliano a D. Tommaso Panzera due fondi ed un Trappeto per ducati 1710,
ed altri due fondi oliveti a D. Trifone Lecci per 2650 ducati. E' a questo
Tappeto che si riferisce quest'iscrizione collocata sulla porta del suo ingresso e che ha il sapore di un riscatto o di una conquista civica:
NON SPE LVCRI
SED LIBERTATIS P (OSITUM)
A (NNO) D (OMINI) 1789
Traduzione: "Non per speranza di guadagno, ma di libertà. Nell'anno del Signore 1789".
Questo frantoio sito nell'antica Via di Mezzo appartenne a lungo ai conti Panzera ed in
seguito, cioè nella seconda metà dell' ottocento, ceduto dagli stessi ai Fuortes. La frase è
alquanto emblematica perchè risale all'anno prima che il feudo di Giuliano fosse ceduto a
Gioacchino Maglietta dopo il lungo e vessatorio dominio dei Cicinelli che a Giuliano esigevano
che le olive fossero molite quasi escusivamente nei loro frantoi. La scritta quindi sembra
riferirsi ad un cedimento o ad una concessione speciale dei vecchi baroni ormai lontani dagli
interessi giulianesi restando in vita quale ultimo discendente di Giulia Cicinelli il figlio Andrea
Caracciolo Cicinelli che si affrettò a liquidare l'intero feudo con accordi già intrapresi col
Maglietta un anno prima della vendita di Giuliano.
IL PRINCIPE DI CURSI VENDE GIULIANO A GIOACCHINO MAGLIETTA
174
1790: Il 2 giugno 1790 a Patù nel palazzo di D. Alessandro Romano si consuma l'ultimo passaggio feudale della terra di Giuliano prima dell'abolizione del
feudalesimo sancita col decreto reale del 2 agosto 1806 .
Dinanzi al notaio Pasquale Pedone di Patù conviene in rappresentanza del
Principe di Cursi il Notaio D. Vito Pietro Lupoli che sottoscrive la stipula
insieme all'avvocato dottor Alessandro Romano marito di Donna Giulia
Maglietta di Marittima e perciò cognato del compratore Gioacchino
Maglietta e suo legale procuratore a ciò delegato. Col lunghissimo strumento
notarile Don Gioanni Andrea Caracciolo marito di Donna Giulia Caracciolo
Cicinelli vendette Giuliano per ducati 15040 a Gioacchino Maglietta di
Marittima che in pari data cedette per 65 ducati il fondo detto Campanella
a Giuliano al dottor Tarquinio Panzera "eccetto del peso delle Terze parti de'
frutti che annuatim si percepisce dal Venerabile Monastero di S.Francesco
di Paola di Gagliano ed un terzo se ne percepisce da questo Signor Barone,
all'infuori del frutto delli olivi vecchi, del quale non ne percepisce cosa alcuna detto monastero". Il 5 settembre 1790 prese possesso materiale del
feudo di Giuliano tramite lo stesso suo procuratore dottor Alessandro
Romano di Patù che vi compì i soliti rituali autenticati dallo stesso notaio. Il
18 novembre, in appendice alla vendita, procedette all'affrancazione di vari
censi in favore del capitolo e di altre persone di Grottaglie dovuti dall'ex
barone e contenuti nelle clausole dell'atto di vendita. Il primo di dicembre
1790 sottoscrive un atto di protesta "per prestare il giuramento di fedeltà
per il Feudo e Terra comprati". Nel settembre di quest'anno si ebbe a
Giuliano un'elevata mortalità infantile. Il fenomeno si ripeterà con scadenza
annuale e sempre nel periodo pre-autunnale negli anni successivi 1791, 1792,
1793 e 1794 ed in particolare nei mesi di agosto e settembre.
"Emptio Terrae, et Feudi prò Illustrissimo Domino Doctori Joachino
Maglietta Terrae Marittimae.
In Dei Nomine Amen. Die Secondo mensis Juni Octava Indictionis Anno Domini millesimo septincentesimo Nonagesimo. In Terra Pati et proprie in Palatio dominorum Fratrum Romano. Nos Regius
ad Contractus Judex Felix de' Salvo Terrae Pati, Notarius Paschalis Pedone eiusdem Terrae Pati, et
Testes videlicet: Magnificus Dominus Salvatore de Salvo, Utriusque Juris Doctor Dominus Nostro
Alexander Romano huiusmet Terrae Pati, Reverendi Domino Triphum Lecci, et Domino Donatus
Margarito, et Dominus Doctor Tarquinius Panzera de ea Juliani.
Costituiti nella presenza nostra il Signor Notaro Don Vito Pietro Lupoli della Terra delle Grottaglie
Aggente Generale dell'Eccellentissimo Signor Principe di Cursi Don Giovanne Andrea Caracciolo
Cicinelli dimorante nella Capitale di Napoli, e messo, ed Jnternuncio, come disse del medesimo, e siccome ci hà dimostrato dà una Lettera scrittagli da detto Signor Principe, a Noi dal medesimo Lettaci,
e dall'istesso Signor Aggente ritenutasi, alla quale,… il quale agge, ed interviene alle cose infratte per
se stesso in detto nome, ed in nome, e parte di detto Eccellentissimo Signor Principe Don Giovanne
Andrea Caracciolo Cicinelli, e per lo medesimo, e per li di lui eredi, e successori. Per lo quale Signor
Principe esso Signor Notaro Don Vito Pietro Luppolo, ave promesso de' rato in proprijs bonis, e che
175
abbia, e debba il medesimo ratificare, per tutto il venturo mese di Agosto di questo sudetto Corrente
Anno, mediante Regio Assenso impetrando, ut infra, a' sue proprie Spese, il presente Contratto di
Vendita, e quanto in esso si contiene, di parola in parola, secondo la sua serie, continenza, e tenore, e
che di nuovo per la maggior Cautela dell'infratto Signor Contraente facci la Vendita, alienazione, promesse, ed obbligazioni infrascritte, colli patti, promesse, Clausole, e rinuncie infratte à beneficio di
detto Signor Contraente, con altro publico jstrumento, coll'inserta forma di questo, dà stipularsi per
mano di publico Regio Notaro, à conseglio di Savio, Copia di qual jstrumento di ratifica subito sortita consegnarla in forma valida, in potere di me sudetto Notaro, per farne il notamento nella margine
di questo, per la maggior Cautela di detto Signor Contraente. E non sortendo detta ratifica sarà lo
detto termine stabilito, e consegna della Copia di quella, per qualsiasi Causa, e Capo, anche per eccezione di Legge, ò di fatto si adducesse, ò si potesse addurre per detto Signor Principe, in tale caso non
solo, che possa esser astretto, o costretto detto Signor Notaro Don Vito Pietro Lupoli, in forma à farla
sortire, ma ben' anche sia tenuto rifare de' proprio à detto Signor Contraente tutti gli danni, spese, ed
interessi, che per tal cagione li succedessero, ecc. e lo detto Signor Notaro Don Vito Pietro Lupoli nel
nome sudetto spontaneamente asserito avanti di Noi, e di detto Signor Don Gioacchino Maglietta presente di avere, tenere, e possedere detto Signor Principe Don Giovanne Andrea Caracciolo Cicinelli presentemente, come Vero Signore, e Patrone, immediate, et in capite della Regia Corte in Feudo la Terra
di Giuliano, sita, e posta in questa Provincia di Lecce, nelle pertinenze del Feudo di Pato, con quello
di Barbarano, col suo Castello, seù Fortellizio, con giardino à canto, e fosso intorno al medesimo, con
sei cannoni di ferro, quattro sopra j Torrioni, e due à basso al Portone, e con suoi membri adiacenti,
con uomini, vassalli angari, e perangari, rendite di Vassalli, la Mastrodattia col banco della Giustizia,
ed onnino onnimodo Giurisdizione delle Prime, e Seconde Cause Civili, Criminali, e Miste, col mero, e
misto impero, con la potestà del Gladio, con le quattro Lettere Arbitrarie, e con la facoltà di comporre j delitti, dà pene Corporali, in pecuniarie, e commutare le dette pene, e quelle rimettere in tutto, ò in
parte, soddisfatta prima la Parte offesa, proventi, ed emolumenti di detta Giurisdizione, e con tutti li
suoi giussi, leggi, emolumenti, azzioni, ragioni, prerogative, privileggi, esigenze, e preminenze, che à
detto Signor Principe aspettano, ed appartengono, e che l'istesso Signor Principe, e l'antecessori suoi
hanno goduto, e posseduto, ed attualmente godesi, e possiedesi dà esso Signor Principe in forza deì
Suoi privileggi, e Cautele ò sia Scritture, a quali e col giusto di eleggere il Sindico annuatim, dalla
Terna, che è tenuta presentare l'Università di detta Terra di Giuliano, Corpi, membri, entrate, ragioni, giurisdizioni, azzioni, e pertinenze qualsivogliano, che al detto Signor Principe appartengono,
come utile Signor, e Patrone di detta Terra di Giuliano, e col suo intiero Stato. Et Signanter li seguenti altri Corpi Stabili, ed altro Feudali videlicet:
In primis una possessione seminatoria detta la Campana, ed un'altra piccola detta la Campanella a
quella adjacente; ed attaccata, di capacità tumolate sedici, secondo la misura del Feudo di detto
Giuliano, di passi due mila, per ogni tumolata, e per quante sono, site e poste in Feudo di detto
Giuliano, confinanti da Levante coll'infratto corpo detto la Vigna di sotto, da Scirocco colli beni detti
Prefico, burgensatici di esso Signor Principe, ed in via publica da Ponente, ed altri confini, franche
eccetto del peso del passaggio dovuto alla possessione detta lo Spirito del Dottore D.Tomaso Panzera,
ed alla possessione detta il Palmentello di esso Signor Principe, che si ritrova concessa, come dalla concessione, a cui, quale possiedesi dal Chierico Francesco Cairo di Pato, ed all'infratta detta la Vigna di
sotto.
E più un'altra possessione seminatoria, e olivata sita in detto Feudo detta la Vigna di sotto, di capacità tumolate quattro, e per quanto è, ed in fronda d'olivi macine diece, e per quante sono, attaccata
colla sudetta detta la Campana da Ponente, da Levante, e borea colli beni del detto D.r Tomaso
Panzera, col passaggio di dentro detta la possessione detta la Campana, ed altri confini, franca, eccet176
to del passaggio dovuto come sopra anche per dentro questa possessione alle dette possessioni dello
Spirito, e Palmentello di detti Panzera, e Cajro.
E più una possessione seminatoria, e con ulivi sita tra le pertinenze del Feudo di Arigliano,
Castrignano, Salignano, e Pato, nominata Vaccole grande, di capacità tumolate dodici a detta misura, e per quantoè, ed in fronda d'olivi circa macine diece, e con alberi communi, confinante colli beni,
da Borea, di Vito Rosafio, via publica da Levante, ed altri confini, franca, eccetto del peso di tumula tre, e stoppelli due grano, e tumula tre, e stoppelli sette orzo dovuti all'abazia di S. Paolo per stagli annuatim.
E più tiene, e possiede il jus esso Signor Principe di esigere in ogn'anno dall'Università di detto
Giuliano la somma di ducati quarantacinque annui, che sono ducati venti per il dritto proibitivo della
Bottega, ducati dieci per lo jus Plateae, et mercaturae, e ducati quindeci per strena, franca.
E più tiene, e possiede il jus di esigere annuj carlini cinque dalle qui sottoscritte seguenti famiglie per
ciascheduna, di Vassalli Angari, e perangari, che sono videlicet: Cioè da Giuliano Saverio di Lorenzo
Rosafio, Domenico di Lorenzo Rosafio, Francesco di Carlo Panzera per la Casa di provenza,
Crisostomo di Giovanne Panzera per la Casa di provenza. Dall'infratta famiglia di Morciano:
dall'Eredi di Matteo Rosafio. Dall'infratte famiglie di Salignano: Domenico di Giuseppe Petrarca,
Lorenzo di Domenico Petrarca, Cataldo di Giuseppe Petrarca, Oronzo Petrarca, Lazaro Petrarca,
Francesco di Giuseppe Petrarca. Dall'infratte famiglie di Castrignano del Capo: Giovanni di Leonardo
Petrarca, Michele di Bartolo Petrarca, Domenico Petrarca. E finalmente di Pato: Lorenzo Petrarca.
E si pure qualunque altra famiglia, che sarà tenuta a tal peso.
E più il jus di esigere per l'infratte somme, dalle seguenti persone: Dal Dottor Signor D. Tomaso
Panzera di detto Giuliano per il giardino della Giudeca deve annuatim, cioè per un ferro di Cavallo
grana diece, per pepe grana sei, ed un quarto, per un pollastro grana cinque, transatte per grana vent'uno, ed un quarto l'anno. Mastro Liborio Ferrarese per l'Eredi di Pietro Panzera per la Casa di Cola
Maria Palomba grana ottanta annue. Per oncie quattro pepe grana diece, in tutto detto Ferrarese deve
annue grana novanta. Vito Abaterusso di Castrignano del Capo deve per la possessione detta Vaccole
sua, e di Cesi, per cera libra una, annue grana quindici. L'Eredi di Notar Giorgio Villani per la Casa
di Alfonso Margarito cera libra mezza, annue grana sette e mezzo. Mastro Felice Stefanelli per la
Casa, che attacca al Giardino del Palazzo annue grana uno, e cavalli tre. L'Eredi di Andrea Carluccio
per la Casa dello Memini per Pollastri quattro, annue grana venti. Mastro Carlo Panico, per l'Eredi
di Domenico Antonio Lecci per la Casa di Pellegrino facetole sei, grana annue due. E più da Mastro
Giuseppe Venuti per la Casa di Vito Orlando, per quattro pollastri grana venti l'anno. E altresì sihnanter i seguenti beni Burgensatici videlicet:
In primis una possessione olivata sita, e posta in detto feudo di Giuliano detta l'Ajera, confinante da
Scirocco colli beni dell'Abazia di S. Antonio Abbate, via publica da Levante, e Ponente, ed altri confini, franca, eccetto del Peso della Decima deve alla Baronale di Barbarano, quale possessione trovasi concessa ad meliorandum a varj Naturali di detto Giuliano, colla legge di corrispondere annuatim il
terzo deì frutti al detto Principe, come dalla concessione stipulata per il fù Magnifico Notaro Lorenzo
Cesi di Pato, come disse, alla quale /./ === E più una possessione olivata sita, e posta in feudo di detto
Giuliano nominata la Campanella, confinante da Borea, e Ponente colli beni del detto Giuliano nominata la Campanella, confinante da Borea, e Ponente colli beni del detto D.r D.Tomaso Panzera, ed
altri confini, franca, quale trovasi concessa ad meliorandum, coll'istesso peso di corrispondere il terzo
de' frutti annuatim nascendi in quella, dell'Alberi novelli dell'olivi ad esso Signor Principe, di cui è per
intiero il frutto dell'Alberi dell'olivi vecchi, come dalla concessione, alla quale /./ === E più un'altra
possessione olivata sita in detto Feudo, nominata anche la Campanella confinante colli beni di detto
trifone Lecci da Borea, da Scirocco, e Ponente con quelli di detto Signor Panzera, ed altri confini, e
177
via vicinale, che si trova concessa ad meliorandum a D.Francesco Antonio de' Blasi di detto Giuliano
sotto l'annuo canone, o sia cenzo enfiteutico di annui carlini otto, che corrisponde a detto Signor
Principe, di cui sono ancora l'alberi tre d'ulivi vecchi ivi esistenti, come dalla concessione stipulata /./
come disse, a cui /./. === E più un'altra possessione vineata sita, e posta in feudo di Barbarano detta
la Casorella, confinante colli beni del detto Signor Panzera da Borea, e Ponente, via vicinale, ed altri
confini, franca, quale trovasi concessa ad meliorandum a D.Giuseppe Serracca dell'istesso Barbarano,
per annue grana novanta, che paga a detto Signor Principe, di cui sono i due alberi dell'ulevi vecchi,
esistenti in detta possessione, come dalla concessione stipulata per il Magnifico /./ come disse, a cui
/./. === E più due tappeti di triturar olivi siti, e posti dentro l'abitato di detto Giuliano, uno detto il
Vandavento, e l'altro detto il Tappeto avanti la Chiesa, sotto le Case del Signor Diez del Gado, con
pietre, ceppi, fondi capostare, e con tutti quelli pezzi di Legnami, che si trovano dentro detto Castello,
o sia Palazzo Baronale, giusta i loro notori confini, franchi. === E più un Giardino don Casa dentro,
e cisterna, sito fuori l'abitato di detto Giuliano, detto il Giardino del Cirillico, confinante col giardino
di detto D. Trifone Lecci da Levante, via publica da Borea, e Ponente, ed altri confini, che trovasi
concesso sotto l'annuo canone, o sia cenzo enfiteutico di carlini tredici annui al fù Notar Giorgio
Villani, come dalla concessione stipulata per il Magnifico Notar…. come disse, a cui /./ === E più
una Casa lamiata per uso di bottega detta la Ferraria, sita, e posta avanti la piazza di detto Giuliano,
e proprio incorporata colle Case dotali di D.Berardino Grezio, che trovasi concessa per annui carlini
sei, e mezzo a mastro Pasquale Rosafio di Pato come disse, a cui /./ === E più un'altra Casa Lamiata
detta la Cappella, che attacca col detto giardino Baronale da Borea, Levante, e Ponente, e via publica da Scirocco, che trovasi concessa a mastro Carlo di Francesco Panzera per annui carlini nove, e
mezzo, come dalla concessione per detto Notar Rosafio stipulata, come disse, a cui /./ === E più
un'altra Casa lamiata detta la Cappella similmente, che attacca da tre lati, come sopra con detto
Giardino, e via publica da Scirocco, che trovasi concessa a Giovanni Rocco, per annui carlini sei come
dalla concessione stipulata per mano mia, come disse, a cui /./ === E più tre altre Case lamiate attaccate una all'altra, coll'aria di sopra, e muro di sopra per uso di Botteghe, site avanti detta piazza, due
delle quali si trovano concesse ad Ignazio Brigante per annui carlini dieci, come dalla concessione stipulata per il Magnifico Notajo … a cui /./. === E più il carcere, attaccato a dette botteghe, lamiato, con porta, e ferrata di ferro dirimpetto a detto Palazzo Baronale, o sia Castello. === E più una
Casa a tetto sistente sopra detto Tappeto detto di S. Giuliano, che trovasi concessa a Domenico
Ferrarese per annua grana sessanta cinque, come dalla concessione rogata per detto Notar Rosafio,
come disse, a cui. === E più un'altra Casa scoperta sita in detto Abitato, e proprio nel Cortile di
Francesco Tasco, che trovasi concessa all'istesso Tasco per annue grana venticinque, come dalla concessione rogata per Notar ut dixit…. A cui /./. === E più un Giardino con olivi, ed alberi communi
sito, e posto fuori l'Abitato di detto Giuliano, nominato l'orto grande confinante da Borea colli Beni
del Reverendo Capitolo di detto Giuliano, da Levante con quelli della Signora D. Marianna Villani,
che trovasi concesso al fù Ignazio Vitali per annui carlini trentacinque, come dall'Istrumento di concessioner per detto fù Notaro Lorenzo Cesi stipulato, come disse, a cui /./ === E più un'altra possessione olivata sita in detto Feudo di Giuliano nominata il Palmentello, confinante colli beni del Signor
D. Michele Pico da Borea, da Scirocco con quelli di D. Nicola d'Alessandri di castrignano, col passaggio di dentro le dette possessioni dette Campana, e Vigna di sotto, che trovasi concessa alli Signori
Diaz del Gados di detto Giuliano per annui ducati quattro, e grana venti, come dalla concessione rogata per il fù Notar…. ut dixit, a cui /./ === E più una posssessione vineata detta l'orto Tappeto, fuori
l'abitato di detto Giuliano sita, confinante colli beni di Lucia Greco da Scirocco, via publica da Borea
e levante, ed altri confini, che trovasi concessa alli furono Signori Panzera per annui carlini quindici,
come dalla concessione rogata, disse, per il fù Notar…. a cui /./ === E più un'altra possessione vinea178
ta, e con alberi communi sita, e posta in detto Feudo, detta lo Profico, confinante colla sudetta la
Campana da Borea, via publica da ponente, e scirocco, ed altri confini, che trovasi concessa al fù
Francesco Ciullo per annuj ducati sei, come dalla concessione stipulata per il fù Notaro. … come disse,
a cui /./ === E più una possessione olivata, e con alberi communi detta la Mazziotta, sita, e posta in
detto Feudo, confinante da Ponente colli beni di Vito Ciullo, da Levante con quelli dotali di Liborio
Farilli di Arigliano, via publica da Scirocco, ed altri confini, franca, eccetto del passaggio dovuto a
detto Ciullo per il Campo, e Campo piccolo, ed à Mastro Felice Stefanelli per la possessione detta
Schiamazza, che trovasi concessa a varj naturali di detto Giuliano, e se ne corrispondoano in unum
annuj ducati diciotto, e grana venticinque a detto Signor Principe, come dalla concessione rogata per
Notar Francesco Trazza di Castrignano del Capo, come disse, a cui /./, e col peso ancora di un tumolo di grano, ed un altro d'orzo, dovuti per stagli alla Mensa Vescovile di Alessano annuatim. === E
più un'altra possessione olivata sita in detto Feudo detta il Feudo di Villani, confinante da Scirocco
con li beni dell'Abazia di S.Antonio Abbate, da borea con quelli dotali di Giovanni Villani, e Marina
Cipriano, via publica da Ponente, ed altri confini, franca, eccetto del peso della decima deve a detta
Baronal Camera di Barbarano, quale anche trovasi concessa a varj particolari per annui ducati sedici,
e grana novanta due, e mezzo, come dalla concessione rogata per Notar Margarito di Ruffano, come
disse, a cui /./ === E più ave, e possiede li seguenti Capitali Censi videlicet:
(qui si elencano in sintesi secondo questo schema)
Censo corrisposto da:
1) Eredi di Falco Panzera
2) Eredi di D.Salvatore Cipriano
3) Eredi d'Ignazio Vitali
4) Eredi di Francesco Gregorio
5) Oronzo Greco
6) Eredi del Notaio Villani
7) Giovanni Fosco
8) Eredi di Lazzaro Picci
Censo annuo
carlini 18
carlini 9 e grana 9
grana 60
carlini 6
carlini 15 e grana 4
grana 88
grana 60
grana 60
Capitale
ducati 30
ducati 14
ducati 10
ducati 10
ducati 22
ducati 11
ducati 10
ducati 10
Ragione
6%
6
6
7
8
6
6
%
%
%
%
%
%
E finalmente il jus patronato di tre beneficj, uno sotto il titolo di S.Antonio delle Grazie, im proprio
Altare eretto nella Cappella della Congregazione di detto Giuliano, che attualmente si è cappellano il
Reverendo D:Ignazio Rosafio di Morciano. L'altro sotto il titolo di S.Nicola in propria Cappella, oggi
profanata, di cui al presente si è Cappellano D.Giuseppe Carluccio di detto Giuliano. E l'altro sotto il
titolo di S. Rocco, in altra Cappella profanata, di cui si è Cappellano D.Vito Prontera dell'istesso
Giuliano, una colli loro, e singuli di loro bani tutti, rendite, effetti, ed emolumenti, e colli pesi a quelli annessi, come dalle fondazioni, ed atti /./ a quali /.. E più una Neviera sita, e posta in Feudo di
detto Giuliano, in luogo detto il Largo di Campo li trilli ( per Campolitalli !?!)/./ === Franca, e libera detta Terra di Giuliano, e suo Feudo, e beni sudetti feudali, e burgensatici, Giurisdizione, jussi,
emolumenti, Capitali censi, ed jus patronato per di detti tre beneficj ed altro tutto di sopra descritto,
di ogni, e qualunque peso, e contribuzione, servitù, fedecommesso purificato, o purificando, e di altri
vincoli, pesi, e legati, preter, ed eccetto del peso dell'Adoa dovuta alla Regia Corte in somma di annui
ducati quindici, e grana trentasei, et de omnibus, quae debentur ex natura feudi, et ratione Spremi
Dominaci, ed eccetto ancora dell'annua prestazione di tomola tre, e stoppelli due di grano, ed altri
tomoli tre per stoppelli sette orzo dovuti alla detta Abbazia di S. Paolo, e di tomola altro uno grano,
e tomola altro uno d'orzo, annuatim dovuti alla detta Mensa Vescovile di Alessano, ut supra dictum
est; e degli pesi, ed obblighi, che sono soggetti detti tre benefici, come dalle loro fondazioni, e atti per
179
ai quali, ed a niuno setta terra, e suo Feudo, giurisdizioni, jussi, prerogative, privilegi, e beni sudetti
feudali, e burgensatici, Capitali Censi, detti tre patronati di detti tre beneficj, e di loro beni, ed altro
tutto, venduti, ne donati. Ecc. ecc. ecc. perciò esso Signor D. Vito Pietro nel nome sudetto, salvo il
Regio Assenso impetrando, pro ut infra, a spese di detto Signor Principe, ne ha avuto trattato di vendita libera, come in effetto si è convenuto, dopo varj dibattimenti, di vendere liberamente, e senza
patto di ricompra, la detta Terra, e Feudo di Giuliano, e beni tutti, ed altro di sopra descritto, e che
ha posseduti, e possiede esso Signor Principe, ed ha appartenuto, ed appartiene, in virtù di sue cautele, e scritture, in detta Terra, e suo feudo, al sudetto Signor D. Gioacchino Maglietta, per lo convenuto, finito, e stabilito prezzo tra di loro, in detti nominati, di ducati quindicimila, e quaranta di moneta d'argento, franchi da detti pesi, ed a pagarli all'infratte persone, ut infra, nell'infratti tempi, e
tanne; cioè ducati settemila trent'otto, e grana 93, fra lo spazio, e tempo di anni tre, da oggi in avanti decorrendi in detta Terra delle Grottaglie, a spese, e pericolo di detto Signor D.Gioacchino, cioè
ducati mille, sette cento, diciassette, e grana 50 al Reverendissimo Capitolo della Parrocchial Chiesa
di detto Grottaglie … ecc. ecc. (seguono varie condizioni con l'impegno di estinguere vari debiti del
venditore)".
E cioè, entro tre anni:
1) Ducati 1717 al Capitolo della Chiesa di Grottaglie per 4 capital Censi, 3 al
5% e 1 al 6% per 20 ducati.
2) Ducati 2321 e gr. 43 al Monastero delle Monache di S. Chiara di Grottaglie
per 2 Censi e affrancazione di un prestito di D.116 ecc.
3) Ducati 3000 agli eredi del fu D. Andrea Vacca di Grottaglie per un censo
"di simil summa" al 5 %, e per ducati 150 annui .
ed entro 10 anni:
4) Ducati 8000 al Barone di Statte D.Francesco Blasi di Taranto al 4 e ½ %
e per 360 ducati annui .
In tutto ducati 15038 che il Maglietta s'impegna ad estinguere a partire dal
primo settembre dello stesso anno 1790, ed intanto consegna manualmente
al notaio D.Vito Pietro Luppoli agente del principe di Cursi i restatnti carlini
10 e grana 7 "a complimento finale dell'intieri sudetti ducati quindici mila, e
quaranta del prezzo sudetto", cioè della somma totale pattuita per la vendita della Terra e del feudo di Giuliano. Il Principe intanto s'impegna a procurare a sue spese il regio Assenso entro il prossimo primo agosto potendo nel
frattempo ed ossia fino al primo settembre riscuotere a sua beneficio le
varie rendite del feudo posto in vendita dopo del qual termine passeranno al
Maglietta fatta eccezione per quell'anno della metà "del frutto degli ulivi"
dati in affitto a D. Nicola de Salvo. Inoltre il Principe dichiara di avere e possedere "il jus di esiggere annuj carlini diciotto da quattordici Vassalli Angari,
che non pagono, per il qual jus ne' pende la lite ne' Supremi Tribunali di
Napoli, per cui non si sono inclusi nella presente vendita, ma sono rimasti,
come rimangono espressamente riserbati a beneficio del prefato Signor
Principe" per cui se in futuro la sentenza sarà favorevole il Maglietta sarà
180
tenuto a comprare detto jus per ducati 280 da pagarsi annualmente alla
ragione del 3 %.
9 agosto 1790: Il re Ferdinando IV concede il regio assenso alla vendita di
Giuliano così di seguito espresso:
"Ferdinandus IV Dei Gratia Rex Utriusque Siciliane, Hierusalem, Infans Hispaniarum. Dux Parmae,
Placentiae, Castri, ac Magnus Princeps Hereditarius Hetruriae. Universis, et Singulis praesentium
seriem inspecturis tam presentibus quam futuris fratia nostra, et bona voluntate; Nuper pro parte
infranti Supplicatis fuit nobis porrectum infraptum memorialem tenoris seguentis videlicet :
S.(acra) R.(egia) M.(aestà)
Signore. Il Principe di Cursi D.Gio: Andrea Caracciolo Cicinelli prostrato umilmente al Real Trono,
espone alla M.(aestà)V.(ostra), come con publico Istrumento a 2 Giugno di questo corrente anno 1790
per mano del Notar Pascale Pedone di Pato in Otranto, mediante la persona di Notar Vito Pietro
Luppoli della Terra delle grottaglie, qual suo Messo, ed Internunzio, colla promessa de4lla ratifica per
tutto il Mese di Agosto di questo medesimo anno ha liberamente, e senza verun patto, o speranza di
ricomprare venduto, ed alienato a beneficio di D. Gioacchino Maglietta di Marittima la Terra di
Giuliano sita e posta in detta Provincia di Otranto da esso Supplicante posseduta una con la sua
Giurisdizione, ed intiero stato, con suoi Corpi Feudali, e = ecc. ecc. ecc. = debeat pactibus presentis,
quorum interest, aut intererit, sempre stabilis, regalis, validus, fructuosus, et firmus, nullumque in
Judiciis, aut extra sentiat, quovis modo diminutionis incommodum, aut noxe alterius detrimentum pertimescat, sed in suo semjper robore, et firmitate persistat. Fidelitate tamen nostra feudali quoque servitio, seu adoha, nostrisque aliis, et alterius cuiuslibet juribus, reservatis sempre salvis. Volumus
etiam, quod praesens Privilegium infra biennium a datae praeinserti memorialis registretur in quinternionibus Regiae Camerae Summariae, alias dicto termino elapso praedictus noster Regalis Assensus
pro non prestito habeatur. In quorum fide hoc praesens Privilegium fieri fecimus magno nostro negotiorum sigillo pendendi munitum. Datum Nespoli in Regio Palatio supra dicta die nona Mensis
Augusti millesimo, septincentesimo, nonagesimo = 1790 = Ferdinandus IV = Citus P.(residen)s =
Potenza = Carasius = Dominus Rex mandavit mihi = Petro Rivellino a Secretis = V.(ostra) M.(aestà)
concede il suo Reale Assenso alla vendita fatta dal Principe di Cursi D.Gio:Andrea Caracciolo
Cicinelli della Terra di Giuliano in Otranto in beneficio di D.Gioacchino Maglietta di Marittima per
lo prezzo di ducati quindici mila, e quaranta per mano di Notar Pascale Pedone di Pato a 2 Giugno
corrente anno. In forma Regalis Camerae S.(anctae) Clarae. = Pro Magnifico Ma stellone = Alesius
Linguiti = solvit ducatos septem cum dimidio = U.J.D.r Josephus Valle Regius Perceptor = solvat pro
jure Sigilli tarenos duodecim = Pro Magnifico Pisano = Pastena = In Priv. 233 fol: 38 = Pastena =
Die 31 Mensis Augusti 1790. Si è presa la ragione del presente Reale Assenso in virtù di decreto
dell'Illustre Marchese Signor D. Agostino Cardillo Presidente, e Commissario di 27 del corrente Mese,
ed anno, col quale ne sta permessa la registrazione ne' Regj Quinternioni coll'intestazione del Feudo
di Giuliano ne' libri del Regio Cedolario a beneficio di D.Gioacchino Maglietta come dagli atti presso
del Procuratore, ed Attuarlo del regio Cedolario D. Tomaso Scotti, e si nota nel Libro 4.° di ragioni
d'Assensi, e refute fol: 126 a t.°. = Il Razionale Domenico Paziente. = Exibitur in Realibus
Quinternionibus Regiae Camerae Summariae die prima Mensis Septembris anno salutis millesimo, septincentesimo nonagesimo, et registratum in Quinternione 317 fol: 274 cum sequentibus. = Filippus
Caselli Regius Conservator Realium Quinternionum = Adest Sigillum" .
Il 4 settembre viene ratificato l'atto di vendita previo regio assenso concesso da Napoli come così annotato testualmente in margine dal notaio Pedone:
181
"Si nota come il contro scritto istrumento di vendita della Terra di Giuliano,
e suo Feudo, ed altro, è stato ratificato, ed omologato da sua Eccellenza il
Signor Principe di Cursi D. Giovanni Andrea Caracciolo Cicinelli, mediante il
Reale Assenso, e coll'insertione della copia del contro scritto istrumento, in
data di quattro del mese di Settembre mille settecento novanta, come istrumento di ratifica per mano del magnifico Notaro Tommaso Marra della Città
di Napoli, copia del quale in forma valida si è a me esibita, ed è del tenor
seguente". (si trascrive l'atto di ratifica).
In seguito nell'anno 1800 a Napoli viene rilasciata la seguente fede: "Fò fede Io
infratto Notaro, come tra l'altro contenuto nell'Istrumento di transazione per mano mia, rogato il dì
nove Gennaro Milleottocento in Napoli, trà l'Eccellentissimo Signor D.Gio:Andrea Caracciolo
Cicinelli Principe di Cursi, e Duca delle Grottaglie, ed il Barone Signor D. Gioacchino Maglietta quondam Paolino della Terra di Marittima, vi è la dichiarazione fatta dal detto Eccellentissimo Signor
Principe, mediante la quale ha dichiarato, e confessato di aver ricevuto, ed avuto dal detto Signor
Barone D. Gioacchino Maglietta la somma di ducati ottomila per mezzo del Banco de' Poveri, con fede
de' quattro Gennaro detto anno Mille ottocento a complimento di ducati quindicimila, e quaranta, e
per l'ultima tanna, che rimaneva a soddisfarsi per lo prezzo del Feudo di Giuliano in Provincia di
Lecce venduto al sudetto Signor Barone Maglietta, in forza d'Istrumento rogato il dì due Giugno
Millesettecento novanta per gli atti di Notar Pasquale Pedone di Pato. E stante il sudetto pagamento, il detto Eccellentissimo Signor Principe ha quietato, liberato, ed assolto il cennato Signor Barone
D. Gioacchino, avendo fatto à beneficio del medesimo ampla finale, e generale quietanza etiam per
Aguilionam Stipulam, e così per l'intieri sudetti ducati quindicimila, e quaranta intieri prezzo del
Feudo sudetto di Giuliano, come per tutti gl'interessi decorsi dalla sudetta ultima tanna di ducati
ottomila, che rimaneva a soddisfarsi per l'enunciata causa per tutto il tempo passato. Siccome tutto
ciò, ed altro più diffusamente appare dal citato Istrumento di transazione come sopra per mano mia
rogato, al quale in tutto mi rimetto. Ed in fede Io Notaro Donantaantonio Pagnani di Napoli richiesto ho segnato".
Il 5 settembre 1790 a Giuliano per conto del nuovo Barone Maglietta il
Dottor Alessandro Romano di Patù celebra solennemente il rito della Presa di
Possesso del Feudo enunciato questi termini:
"Actus Possessioni Terrae Juliani
prò
Illustrissimo Domino Don Joachino Maglietta Barone eiusdem terrae
Juliani.
In Dei Nomine Amen. Die quinto mensis Septembris, Nonae Inditionis, Anno Domini, millesimo
Septingentesimo Nonagesimo. In Terra Juliani, et in Baronali Palatio dictae Terrae, mediante licentia Superioris Ecclesiastici, ob diem Festum Dominicae. Nos Reggius ad Contractus Judex Felix de
Salvo Terrae Pati, Notarius Paschalis Pedone eiusdem Terrae Pati, et Testes videlicet : Antonius
Petruzzi Terrae Barbarani, Joseph Trane, et Januarius de Angelo Cassiano eiusdem Terrae Pati.
Ad istanza, e specialissima richiesta fatta à Noi Regio Judice à Contratti Felice de Salvo della Terra
di Pato, Notaro Pascale Pedone di detta Terra di Pato, e Magnifici Antonio Petruzzo della Terra di
Barbarano, Giuseppe Trane, e Gennaro d'Angelo Cassiano di detta Terra di Pato Testimonij per jntervenire al presente atto publico, dal Dottor Illustrissimo Signor Don Alessandro Romano dell'anzidetta Terra di Pato Procuratore, Specialmente Costituito dall'Illustrissimo Signor Don Gioacchino
182
Maglietta della Terra di Marittima, e Barone della Terra di Giuliano, in virtù di semplice mandato di
Procura, in data de' due del stante mese di Settembre di questo sudetto corrente Anno, Legalizzato per
mano mia; ci siamo personalmente portati in detta Terra di Giuliano, e propriamente nel Sedile publico, esistente nella Publica Piazza di detta Terra, Luogo Solito, in cui si congrecano l'affari Publici
dell'Università di detta Terra, dove siamo stati portati da detto Signor Don Alessandro Romano
Procuratore, ut supra, in virtù di detta Procura à Noi esibita, e che per me si conserva nel presente
atto publico, originalmente, il Tenore della quale è (segue il testo della procura inserita nel rogito):………...
E standono in detto Publico Sedile, dove, come di Sopra si uniscono j sudetti Magnifici del Governo,
per l'affarj universali, fece detto Signor Don Alessandro Romano Procuratore, ut supra colà chiamare li Magnifici attuali del Governo, Filippo Carluccio Sindico, Giovanni di Domenico Ferrarese primo
eletto, e Saverio Zingarello Secondo Eletto, quali gionti ordinarono, che dovessero venire molti
Cittadini, come già vennero, e si congrecorono in detto Publico Luogo, che furono gli Magnifici
Ludovico Giordano, Lorenzo Prontera, mastro Felice Stefanelli, Salvatore Zocco, mastro Gaetano
Colella, Cosimo Ferrarese, e molti altri Cittadini, e con l'intervento ancora del Magnifico Governatore
Don Angelo Serafini, ed indi il detto dottor Signor Don Alessandro Romano Procuratore ut supra
asserì, come detto Signor Don Gioacchino Maglietta hà comprato dall'Eccellentissimo Signor Principe
di Cursi Don Giovanne Andrea Caracciolo Cicinelli, questa cennata Terra di Giuliano, e Suo Feudo, e
Pesi tutti Feudali, e Burgensatici, Palazzo, seù Castello, seù Fortellizio, Vassalli angari, e perangari, giussi, rendite, ed emolumenti, Giurisdizione delle prime, e Seconde Cause, Civili, Criminali, e Miste,
colla Mastrod'attia, e quattro Lettere arbitrarie, e potestà del Gladio, ed altro tutto, come
dall'Istrumento di Compra, e Vendita, rogato gli mesi passati, per mano mia, al quale in tutto si abbi
relazione, in virtù di qual Compra detto Signor Procuratore espose, e fece jstanza in nome, e parte di
detto Signor Barone Don Gioacchino Maglietta, che intendeva prendere il Vero, Reale, Leggitimo, e
Corporale Possesso di questa Sudetta Terra di Giuliano, Feudalità, beni burgensatici, ed ogn'altro
aspettante à questa sudetta Terra di Giuliano; ed offertisi prontissimi detti Magnifici del Governo,
Cittadini sudetti e Uomini tutti, si portò detto Signor Procuratore, e ci portassimo tutti nel detto
Castello, ò sia Palazzo Baronale di questa cennata Terra di Giuliano, e sagliti, ed entrati in quello,
sedendo, aprendo, e serrando le porte, e finestre, ne' prese il Vero, Reale, e Corporeo Possesso.
E continuando detto atto di possesso, con la detta assistenza, e Corpo di Sinodo, ci portassimo nelle
Carceri Criminali, e miste, che stanno sotto altre Case di detto Feudo, comprese in detta Compra dirimpetto à detto Castello, ne' prese il possesso di dette Carceri, con esserli stata consegnata la Chiave delle
medesime, in segno di detto Reale, Corporale, e leggitimo Possesso.
E continuando detto atto di possesso, con la detta assistenza, e Corpo di Sinodo, ci portassimo nella
Casa ove si regge la giustizia, ò sia il banco di essa, e dal Magnifico Lorenzo Prontera Mastrodatti
esibiti j protesti, quali aprendo, e Legendo, ed esercitando alcuni atti Giurisdizionali, stando con il
bastone della giustizia nelle manj, ne' prese il detto Signor Procuratore il Vero, Reale, e Corporale possesso.
E continuando detto atto di possesso, con la detta assistenza e Corpo di Sinodo ci portassimo dentro
la Chiesa Parocchiale di questa cennata Terra, in dove dalli Reverendi Arciprete, Sacerdoti, e Clero si
cantò il Tedeum, in segno di gradimento di detto Leggitimo possesso.
E continuando detto atto di possesso, con la detta assistenza e Corpo di Sinodo ci portassimo nelli
Trappeti, che sono al numero di Trè sistenti nell'abitato di questa Terra, uno detto avanti à S.
Giuliano, l'altro dell'Arco, e l'altro avanti della Chiesa, ne' prese detto Signor Procuratore il Vero,
Reale, Legitimo, e Corporale possesso.
E continuando l'atto sudetto colla detta assistenza, e Corpo di Sinodo, si portò detto Signor
183
Procuratore, e ci portassimo nella possessione detta la Campana Feudale, vicino all'abitato di questa
Terra sita, ed entrati in questa detto Signor Procuratore esercitando atti possessivi, ne' prese il Vero,
Reale, Corporale, e Leggitimo Possesso pacificamente, e quietamente sempre.
E continuando l'atto sudetto sempre colla detta assistenza, e Corpo di Sinodo, detto Signor
Procuratore saglito con detto seguito sopra detto Palazzo Baronale, dove riguardava per tutto il
Feudo di questa Terra, ed a' quelli Circonvicini di Barbarano, Pato, Salignano, Castrignano, ed
Arigliano, S. Dana, ed altri feudi, riguardando tutti, e quattro j Venti, e parti, di borea, oriente,
Sirocco, ed occidente, per aspectum, et oculari ispectione, vidde tutti j territori, ed altri Corpi Stabili,
tanto Feudali, che burgensatici, ed altro tutto, che à detto Signor Barone Don Gioacchino è stato
Venduto, ut supra e rispettivamente hà comprato, come dal detto istrumento di Compra, e Vendita
sudetta rogato, ut supra, per mano mia, al quale, e tanto di quelli, che di tutt'altro detto Signor
Procuratore ne' prese il Vero, Reale, leggitimo, e Corporale possesso, sempre quietamente, e pacificamente.
E continuando detto atto di possesso, essendono calati da detto Palazzo, e caminando per detta Terra,
ci portassimo in mezzo la piazza di questa Terra di Giuliano, con detto Seguito, e Corpo di Sinodo,
dove tanto gli sudetti Magnifici del Governo, quanto gl'uomini tutti dimostrorono il loro gradimento,
per detto Vero, Reale, e Corporale possesso, cosi pacificamente, e quietamente preso, et nemine contradicente, essendono entrati in questa sudetta Terra prender detto possesso, come di sopra di già preso
dalla porta di questa medesima Terra detta di S. Giuliano, con detto Signor Procuratore, il quale espose aver preso detto possesso per parte, di detto Signor Barone Don Gioacchino Maglietta, e non solo
col corpo, mà anco con l'animo.
De quibus omnibus sic peractis praefatus Doctor Dominus Don Alexander Romano Procurator,ut
supra, statim requisivit nos, ut de praedictis omnibus publicum conficere deberemus Actum. Nos
autem ecc. Unde ecc.".
1790: Con altri atti notarili del'11 e 18 novembre il barone Maglietta regola
le restanti pendenze col Cicinelli circa vari censi dovuti ed ora affrancati
definitivamente.
1791: Il 9 gennaio muore a 79 anni il Magnifico Michele Pico di Antonio e di
Petronilla Valentini. Era nato l'11 ottobre 1712. Il 10 febbraio 1791 muore la
sorella Teresa Pico di 84 anni "innupta", cioè nubile. Il 3 luglio a Giuliano nelle
case di Donna Francesca Pico i Signori D.Giuseppe e D.Francesco Maria
Foschi, padre e figlio minore, della terra di Specchia de' Preti, nec non Donna
Francesca Pico di Giuliano zia e prozia di detti Signori Foschi danno in affitto a D. Trifone Lecci Sacerdote a determinate condizioni alcuni stabili denominati rispettivamente Ortolie grandi e piccole, Cupasciule, Vignicella,
Montonica, Boschi, le Vigne di Montesardo e alcuni alberi di ulivo dentro la
possessione di Don felice Cagnazzo di S.Dana. Al 17 di agosto a 73 anni si
spegne Donna Rosa Perez moglie del defunto medico dottor Giovanni Coletta,
morto il 30 agosto 1766. Era nata a Gallipoli circa il 1717 dal Capitano D.
Giovanni Didaco Perez e da Donna Isabella de Magistris. Il 15 marzo i coniugi mastro Carlo Panzera e Giovanna Greco vengono a composizione di uno
scambio di case effettuato tramite istrumento del 28 febbraio 1777 del
184
notaio Francesco Trazza di Castrignano del Capo con i coniugi mastro
Giuseppe Siciliano di Alessano e Domenica Margarito di Giuliano residenti da
tempo a Giuliano. Con l'atto del 1777 il Panzera aveva dato al Siciliano " una
Casa soprana coverta à Tetto, con Scala di pietra per entrare, e salire in
detta casa, e con pignano, con porzione di cortile, e di cisterna sita con detti
membri nella strada dicesi avanti il Castello "in cambio di una Casa Lamiata,
nella strada detta avanti il Sedile publico, con cortile, e porzione di cisterna, con docati otto di rifusum per l'uguaglianza di detta permuta" di proprietà del Siciliano. Dichiarazione del 3 aprile del Sindaco di Giuliano il Magnifico
Filippo Carluccio rilasciata dinanzi al notaio Michele Donnicola di Castrignano
del Capo. (1791 - 23/ ). Il 20 dicembre dinanzi al notaio Pasquale Pedone i
fratelli Prontera sacerdote D. Gennaro, Magnifico Lorenzo, mastro Felice,
Raffaele, e mastro Vitomaria e le loro sorelle Rosa Maria e Concetta Maria.
( v. genealogia Prontera ramo "muzzu") si dividono l'eredità dei loro comuni
genitori mastro Domenico Prontera e Lucia Borgia e del loro comune zio fu
Reverendo D. Vito Prontera. In paricolare vi intervengono Don Gennaro "qual
Fratello maggiore" e mastro Vitomaria "qual Fratello minore" e Rosa Maria in
nome della sorella Concetta Maria. La divisione viene stabilita nelle seguenti 5 porzioni (i destinatari dei beni sono qualificati nell'atto "colonne"):
1) A Mastro Vitomaria ( terza colonna): una possessione olivata detta li
Monaci confinante con i beni dell'Abbazia di S. Antonio Abate da ponente a
borea, una possessione olivata detta "le Vigne di S.'Antonio", "una Casa con
forno di cuocer pane dentro, ed altra casa scoperta attaccata all'istessa
nella strada dicesi l'Arco, coll'obligo di serrarsi la porta che corrisponde alla
bottega, e prendersi la medesima porta di Legno, attaccata a ditte Case da
ponente colli beni delli Signori Pico, e da borea colli beni di Vincenzo e Vito
Maria Picci, e via publica da Levante", "un comprensorio di Case consistente
in due Camere a teto, con piccola Vardina, con stalla, pagliarulo, pozzo,
cisterna, e cortile, ed anche la cantina attaccata a detto comprensorio di
Case sito e posto dentro l'abitato e proprio avanti il Largo dicesi della
Chiesa, attaccato con detto Comprensorio da borea colli beni di Leonardo
Prontera, e via publica da Scirocco, e Levante franco", e la quinta parte di
un giardino denominato il giardino del Lacco, sito fuori l'abitato di Giuliano.
2) A D. Raffaele (prima colonna): metà della possessione olivata detta "Vigna
la Lama", una possessione olivata detta "li Capitali", una possessione in parte
vineata a Barbarano detta "La Chisurella di Barbarano", "due Case a Tetto
del comprensorio delle Case di ditti lor Genitori, e zio, propriamente quella
della Cucina, e la Camera di mezzo, con porzione di Cortile, e delle due
Cisterne, e jusso al Magazzino dell'olio di tener la postura, e porzione alla
pila di lavar panni, e Luoghi comuni, ed entrata al comune portone, sito detto
Comprensorio nella strada detta dell'Arco, attaccata di Scirocco, e Levante
con le Case e giardino di mastro Carlo Panzera e via publica da ponente", la
185
seconda parte di detto giardino detto del Lacco …, altra possessione vineata
detta la Verricella …, "una Casa à tetto del detto Comprensorio di Case e proprio la più grande, dopo la Cucina da Levante con porzione di Cortile delle due
Cisterne, di pila di lavar panni, e del Luogo comuni, e col Magazeno di riporre
ogli, e coll'entrata dal Portone, con peso del giusto di tener oglio nelle rispettive pile che aspetteranno all'altri Fratelli, che abitano in detto
Comprensorio di Case, e un terzo del giardino del Lacco".
3) Al Magnifico Lorenzo (seconda colonna): altra metà di possessione detta
La Leccia, altra possessione vineata detta la Verricella, "una Casa à tetto del
detto Comprensorio di Case e proprio la più grande, dopo la Cucina da Levante
con porzione di Cortile delle due Cisterne, di pila di lavar panni, e del Luogo
Communi, e col Magazeno di riporre ogli, e coll'entrata dal Portone, compreso il giusto di tener oglio nelle rispettive pile che aspetteranno all'altri
Fratelli che abitano in detto Comprenzorio di Case, e un terzo del giardino
del Lacco".
4) A Felice (quarta colonna): una possessione seminatoria detta "La
Lamicella", una possessione olivata detta "la Serricella", una possessione
vineata detta "il Vesco", e "la Camarella di sotto detto Comprenzorio di Case,
coverta à canniccio con porzione di Cortile, di dette due Cisterne, Luogo communi, e di pila di lavar panni, ed entrata comune al detto Portone", ecc.
5) A D.Gennaro (quinta colonna): "una possessione in più fondi olivati e con
pezzo di Vigna ed albori communi (già assegnata per Patrimonio Sacro) detti
li Capitali", "una Curte con Capanna e la quinta parte di giardino dentro del
Lacco che attacca a detti Curti con la metà di Cisterna piccola in detto giardino", "una Casa grande del detto Comprenzorio di Case, anche à tetto, col
Camerino attaccato, all'istessa, e proprio la prima che sta a man sinistra,
quando si entra dal Portone, con porzione del detto Cortile di detto
Comprenzorio di case, di dette due Cisterne, colla pila di lavar panni, e Luoghi
communi col giusto in detto Macazeno di riporre ogli nella postura, come
sopra, nonche tutti gli mobbili, ed addobbi che si ritrovano in detta Casa, e
Camerino, Libri, argentarie, e mobili di servizio, di Tavola, tanto di biancarie,
che di far cure".
Seguono le cosiddette "Doti di Paraggio" spettanti a Rosamaria e Concetta
Prontera, comprendenti anche " una possessione seminatoria detta Le Vigne
Vecchie, una possessione detta Giardinello, una possessione olivata detta li
ponticelli, e infine "ducati 60 lasciati dal fù Domenico Vito di loro zio".
1792: I prezzi correnti al 15 gennaio 1792 a Giuliano di diversi prodotti agricoli, secondo quanto dichiarato dal sindaco Notaio Biagio Lecci, dal cancelliere Luigi Palma e dagli eletti Salvatore Maria Zocchi (1.o eletto, che si firma)
e Gaetano Maruccia (2o eletto scribere nesciens) sono i seguenti:
Grano: carlini 24 al tomolo; Orzo: c. 14 al tomolo; Fave: c. 14 al tomolo; Avena:
186
non riportata.
Il 23 agosto 1792 il Barone D. Gioacchino Maglietta tramite il suo Erario
Giovanni Carluccio "prende possesso del benedicio di Sant'Antonio di Padova
e beni di esso nella Terra di Giuliano".
UN OMICIDIO ECCELLENTE
Il 29 novembre 1792 nella campagna giulianese fu consumato, come si dice
oggi, un omicidio eccellente, così narrato dall'arciprete nell'atto di morte a
carico del magnifico Don Giuseppe Foschi di Specchia:
"All'alba del giorno 29 del mese di novembre dell'anno 1792 in questo feudo,
e proprio sulla strada che conduce a Morciano, verso Giuliano, sul pendio di
un colle volgarmente detto Mucrone, fu trovato morto dal frate mendicate
alcantarino fra' Donato de Puritate il Magnifico e Illustre Don Giuseppe
Foschi di Specchia figlio di Don Francesco Foschi e di Donna Rosa Stefanizzi,
ucciso, come si dice, dalle pallottole di un fucile, all'età di quasi 50 anni .
Vedovo della prima moglie Donna Isabella Pico, ha lasciato un figlio unico di
nome Don Francesco Foschi di anni 18 che vive attualmente a Specchia . Il
suo cadavere, per ordine del giudice, fu trasportato con una specie di bara
nella cappella di S. Vito, vicina alla Chiesa Madre di Giuliano .
Successivamente, accordatici con l'Illustrissimo e Reverendisimo Mons.
Gaetano Miceli, nostro degnissimo Vescovo, già avvertito dell'incredibile
uccisione, poiché il Magnifico D. Giuseppe aveva in vita adempiuto nella sua
Parrocchia al precetto annuale della comunione, il primo dicembre nella
Matrice di S. Giovanni Crisostomo si tennero solenni funerali religiosi per la
salvezza della sua anima . Il suo corpo quindi, portato nel pubblico Sedile e
sventrato ed esaminato da due medici che poi deposero presso la curia baronale sulle qualità e sulle circostanze dell'incredibile omicidio, lo stesso giorno prima Dicembre venne seppellito nella medesima Parrocchiale di S.
Giovanni Crisostomo.
Arciprete D:Domenico Maria Coletta " .
"Die Vigesima nona mensis Novembris anno Millesimo septemcentesimo nonagesimo secundo
circa solis ortum, in hoc feudo, et proprie in via, quae Morciano ducit, Julianum versus, in
collis declivitate, vulgo Mucrone, mortuus est a mendicante Alcantarino fratre Donato de
Puritate repertus est Magnificus Vir D. Josephus Foschi Terrae Speclae filius Domini
Francisci Foschi et Dominae Rosae Stefanizi, ictu, uti ferunt, globulorum ob ignea ballista
explosorum occisus, anno aetatis suae praeter propter quinquagesimo qui erat viduatus
morte uxoris suae Domina Hysabella Pico anno primo sui matrimonii, unico relicto filio, qui
nunc in Terra Speclae degit aetatem circa annorum decimum octavum, et cui nomen est
Dominus Franciscus Foschi . Cadaver eiusdem viri Josephi, magistratus jussu, quodam loculo trajectum, in sacello vulgo Divi Viti, prope majus Templum hujus Terrae Juliani est concreditum . Deinde, quia annuae communionis praeceptum ipse Magnificus Vir D. Josephus in
sua Paroecia adimpleverat, et quia Christiane viverat, monito prius, uti consonum erat,
Illustrissimus et Reverendissimus Domino D. Cajetano Miceli nostro dignissimo Episcopo de
187
ipsius Magnifici viri inopinata caede, hac in Ecclesia parochiali Sancti Joannis Chrysostomi
pro eius anima salva ecclesiasticus sollemniter factus est die prima mensis Decembris funebris ritus . Postea idem corpus in publico Sedili a duobus medicis exenteratum, et inspectum, qui deposuerunt apud curiam baronalem super qualitatibus et circumstantiis caedis ejusdem, eodem die prima Decembris, eodem in paroeciali Ecclesia Sancti Joannis Chrysostomi
Terrae Juliani est sepultus .
D. Dominicus Maria Coletta Archipresbiter" .
1793: abitanti --- Il 3 luglio 1793 muore a 62 anni il Notaio Biagio Lecci di
Giuliano, figlio del muratore Onofrio Lecci e di Antonia Orlando, ch'era nato
a Giuliano il 4 maggio 1731 .
1794: abitanti 394 . Una breve descrizione di Giuliano si trona nell'opera di
Capobianco - "Descrizione di tutti i luoghi che compongono le dodici provincie del Regno di Napoli" - stampata a Napoli nel 1794 .
1795: Un altro pezzo dell'antico e nobile casato giulianese dei Pico che va
pian piano ad estinguersi: alle ore 11 di sabato 24 gennaio 1795 si spegne
definitivamente Donna Francesca Pico "innupta", ossia nubile, alla veneranda
età di 85 anni. Era figlia di Antonio Pico e di Petronilla Valentini. Quattro
giorni dopo il 29 gennaio fa' testamento Mastro Giuseppe Siciliano, oriundo
di Alessano, ma capostipite di questa famiglia a Giuliano, dove si era sposato e accasato, lasciando l'intera eredità alla moglie e dopo la morte di lei ai
figli .
Il 7 settembre 1795 nella fede delle voci di vettovaglie formata dal sindaco
Tommaso Ciullo (S.N.) e dal cancelliere Lorenzo Prontera si leggono i seguenti prezzi rapportati ad un tomolo :
Grano: carlini 25; Orzo: carlini 14; Fave: carlini 9; Avena: carlini 14.
Il 14 settembre 1795 alle ore 2 della notte a 70 anni muore Donna Giuseppa
Rianà figlia di Don Carlo Rianà e di Donna Teresa Tanzi, già vedova del defunto don Giuseppe Panzera. Era nata a Galatina circa l'anno 1725.
Come spesso si usava in tutti i paesi del Capo anche a Giuliano ai funerali dei
nobili partecipava anche il clero dei paesi limitrofi. Per quelli di Donna
Giuseppa intervennero i preti del Capitolo di Castrignano. (A Castrignano alla
morte di diversi Fersini, spesso qualificati "Patritii", il clero usava fare trasportare il cadavere due o tre volte in giro per il paese prima di seppellirlo).
1795 - 1796: In questi due anni viene impressa a Napoli in 4 volumi l'opera
corografica di Francesco Sacco intitolata "Dizionario geografico - istorico fisico del Regno di Napoli" - Vi si descrive anche Giuliano.
1797: L'anno si apre con una tragedia alla Torre dell' Uomo Morto: il 15 gennaio 1797 vi muore una figlia di Vito D'Amico di Giuliano "excubitor", cioè
"guardiano, sentinella" della Torre.
188
1797 - 1805: Lorenzo Giustiniani stampa a Napoli in 10 volumi il " Dizionario
Geografico Ragionato del Regno di Napoli" . Ecco cosa scrive di Giuliano a pag.
97 del Tomo V:
" GIUGLIANO, Giuliano, o Guliano, siccome è detta nelle situazioni del Regno,
terra in Otranto, compresa nella diocesi di Alessano, distante da Lecce miglia
33 incirca. E' situata in pianura, e il territorio è atto alla semina, ed alla
piantagione degli olivi. I suoi abitanti ascendono a 400 addetti all'agricoltura, e fanno industria di tabacchi.
Nel 1532 fu tassata la popolazione per fuochi 94, nel 1545 per 106, nel 1561
per 130, nel 1595 per 142, nel 1618 per 90, (però leggi: 1648 ), e nel 1669 per
78. Si possiede dalla famiglia Maglietta".
UN MONTE DELLE ORFANE E UNA CORONA DI STELLE D'ARGENTO PER
L'IMMACOLATA
1798 : Alla morte del sacerdote D. Trifone Lecci deceduto il 3 gennaio 1798
a soli 49 anni nei registri parrocchiali si legge questa
"Memoria Testamentaria":
"Dal testamento olografo del Sacerdote D. Trifone Lecci rimesso il 29
dicembre 1797 al notaio Giuseppe Giovanni Rosafio di Patù dinanzi a testimoni idonei, e aperto il 4 gennaio 1798, si ricava che il nipote Vito Maria Lecci,
figlio del muratore Simeone Lecci e di Anna Maria Farati coniugi, come erede
in terzo grado ed esecutore testamentario di fiducia, è tenuto a versare ogni
anno nel giorno dell'Immacolata Concezione della Beata Maria Vergine, in
occasione del matrimonio di un'orfana indigente di questa Terra, e a suo
sostentamento e in grazia di Dio, la somma di dodici denari d'oro. Inoltre
che: il medesimo Sacerdote a sue spese fece fare a Napoli una corona stellata d' argento per la statua dell'Immacolata Concezione del valore totale di
21 denari . E così sia in pace".
"Ex testamento ipsius Sacerdotis Domini Tryfonis Lecci in scriptis tradito sub die 29
Decembris 1797 notario Josepho Joannis Rosafio Terrae Pati coram testibus idoneis et
aperto die 4 mensis Januarii 1798 Nepos Vitus Maria Lecci filius conjugum fabri murarii
Simeonis Lecci, et Annae Mariae Farati, haeres et triante (?), et ut fidei commissarius adita
haereditate, tenetur praestare quotanni in die Immaculatae Conceptionis Beatae Mariae
Sanctae Virginis in subsidium dotis in matrimonio uni egenae orphanae hujus Terrae pro Deo
summam nummorum aureorum duodecim. Item: isipse Sacerdos Lecci in civitate Neapolis
aere suo fecit construere in simulachro Immaculatae Conceptionis B.M.V. coronam argenteam stellatam, quae constat penitus aureorum pretio nummorum undeviginti. Sit in pace locus
est".
1799: "Die Kalendarum prima", cioè il primo marzo 1799, alle tre di notte
189
muore a 54 anni l' Arciprete D. Domenico Coletta figlio del medico Giovanni
Coletta e di donna Rosa Perez, fratello dell'altro medico Giuseppe Maria
Coletta morto in giovanissima età a soli 31 anni il 4/11/1781. L'Arciprete
Petese di Castrignano (ex Lector cioè ex Docente) stende in latino questo
necrologio così di seguito tradotto:
"Oh! Ascoltate Mortali!: il giorno di ieri che era il primo Venerdì del mese,
dopo avere con devozione confessato i soliti fedeli, com'è sacro costume,
ritornando a casa dopo recitato l'ufficio notturno, alla dodicesima ora durante la catechesi dei Fanciulli, all'atto della preghiera con l'esposizione del
Santissimo per la Chiesa cattolica militante, fu assalito da dolori lancinanti
per una colica intestinale, ma a nulla poterono i medici chiamati in soccorso
dal popolo: d'altronde un solo farmaco gli stava a cuore: conseguire l'eterna
salvezza. Assistito da D. Domenico De Micheli suo ordinario confessore e da
D. Benedetto Cipriano che gli impartì l'estrema unzione, si ricongiunse a
Cristo alle tre di notte recitando fra le lacrime il Salmo CXVIII. Il giorno 3,
dopo essere stato rivestito dei paramenti sacri dai Confratelli, gli si fecero
i funerali fra il generale compianto del popolo e dei tre Collegi di Preti di
Giuliano, di Castrignano, e di Patù qui intervenuti …In gioventù studiò con profitto al servizio di un Maestro molto esperto per cui per le sue ammirevoli
doti fu scelto come Pedagogo e Maestro dal Marchese di Botrugno Don Carlo
Castriota Scanderberg Per tre anni diede l'esempio a tutti e dei paesi vicini con opere e parole. Infatti, assunto tramite concorso il primo Febbraio
1775 all'Arcipretura e al Rettorato della sua Chiesa intitolata al santo patrono S. Giovanni Crisostomo subito si adoperò a sovvenire i poveri ed i miserabili con denaro tutto suo … Resse l'Arcipretura 24 anni e 35 giorni. Morì
lasciando inconsolabile il fratello D. Vincenzo Coletta, ora economo della parrocchia, che mi ha pregato di scrivere poche cose brevemente, ed io così ho
fatto " .
"O! Mortales intendant: hesterniana dies, quae erat Kalendarum prima, Feria VI.a, devote,
ut de more sacro peracto, adsuetis in confessionibus auditis, domum rediens, post nocturnum sequentis officium expletum, circa xxii horam Ecclesiam iturus ad parvulorum katekesin, ad orationem cum Sanctissimi expositione pro catholicitate militantis Ecclesiae, colicis
intestitimis correptus doloribus acerbissimis, undique jatrophysicus per populum adcessitis,
unice enim amabatur pharmacum ipse solummodo salvare pro aeterna avebat salute; Dii D.
Dominico de Micheli, qui suis erat in audis noevibus ordinarius lacruman et flens Psalmum
CXVIII, anxater … (D. Benedetto Cipriano gli somministrò l'estrema unzione … e alle tre di
notte ) Christo se adiunxit. Die tertia retre dicto quadragesimo tribus Collegis
Presbyterorum Juliani, Pati et Castriniani, inter universorum planctus per oppidum undequa…
a Confratribus devehecta solemnibus vesta est funeratus … Quid mortuo nostro defecit
thumulis paiens, juvenis Servo expertus est condiscipulatus experti Magistri, unde rarae
indolis admirabundus Marchio Butruni D. Carolus Castriotto de Scandarebergk suis gratis
pro Pedagoggo et Magistro obtinere debitiore et Lecit exaudurat est meritus : dicant hyaliginem contermini, dicant …finitimi quia per triennium opere, sermone, et exemplo docuit.
190
Anno dehin MDCCLXXV mensi Februarii Calendis d.. Archipresbiterum et Rectorem
Ecclesiae suae Patroni sub Sancti Joannis titulo mediante examine electus … in miseris et
miserabiles subveniendum propria moneta Largitas expetes morum philosophiam
Thomasianam .. resse l'Arcipretura 24 anni e gg. 35, inconsolabilis permanens frater D.
Vincentius de Coletta (in casa del quale il 24.2.1801 morirà Giusta Antonaci di Lecce tenuta
ad abitare gratis) nunc oeconomum minimo mihi mandavat ut haec apponam et minima opponui".
MANIFESTAZIONI ED EFFERVESCENZE LIBERTARIE A GIULIANO
1799: In materia di polizia due fratelli giulianesi vengono denunziati come
"rei di Stato" per manifestazioni liberali e chiamati a giustificarsi ad
Alessano dinanzi ad un aiutante del "primo Visitatore" inviato da Napoli nella
Terra d' Otranto ad indagare sulla condotta politica dei suoi abitanti durante il periodo della Repubblica. Questo documento fu pubblicato da Nicola
Vacca nel 1944 e nell'introduzione dello studio intitolato "I rei di stato
salentini nel 1799" scrive : "Con la caduta della Repubblica Napoletana e col
ritorno di Ferdinando IV sul trono, nella Capitale fu istituita la Suprema
Giunta di Stato e nelle provincie furono mandati dei Visitatori per punire i
Rei di lesa Maestà e per purgare il Regno dei nemici del Trono e dell'Altare
. Nella provincia di Lecce fu mandato il Marchese di Valva che nominò suo
coadiutore il cognato don Diego D'Ayala. Costoro, nel Preside Tommaso
Luperto e nel Parroco Nicola Tursani trovarono dei collaboratori zelanti che
tanto strascico di odi dovevano lasciare nelle popolazioni salentine; il primo
col suo già preparato mastodontico processo (distrutto il 30.7.1800 per ordine dello stesso Re), il secondo con la conservazione delle lettere che aveva
fatto ripetutamente sequestrare all'arrivo della posta (anch'esse distrutte
perché allegate agli atti del processo). Il 23 febbario 1801 venne l'ordine di
redigere un Notamento generale di tutti i rubricati in materia di Stato con i
relativi "carichi" repubblicani con la distinzione se indultati o condannati". E'
difficile stabilire sulla scorta di un semplice "notamento" se i due giulianesi
(come anche un altro di Castrignano, o i due di Gagliano, uno di Salve, e altri
due di Montesardo, per restare nell'estremo Capo di Leuca) sia stati motivati ad accettare la Repubblica Partenopea solo formalmente o per opportunità o anche per paura . Certamente è noto che alcuni salentini non si tirarono
indietro e un po' dappertutto in provincia ci si affannò a piantare nei luoghi
pubblici l'albero della libertà inneggiando alla caduta del governo borbonico.
E di eterna memoria restano i nomi dei martiri salentini,Oronzo Massa e
Ignazio Falconieri su tutti, che a Napoli furono mandati al patibolo e giustiziati in piazza al ritorno del borbone tutti. Il triste epilogo della Rivoluzione
si ebbe a Lecce col suicidio del Preside Marulli che aveva aderito al nuovo
ordine di cose insieme a tutta la Regia Udienza. Ad ogni modo qualcosa accadde anche nel Capo di Leuca dove era ancor più difficile manifestare idee progressiste per la tradizionale mentalità conservatrice dei suoi abitanti e del
191
suo clero che tanto influsso ebbe sul loro operato. Ed è perciò ancor più motivo di orgoglio sapere che anche a Giuliano, a Castrignano o a Gagliano vi era
chi silenziosamente operavava quasi in sordina per preparare al riscatto
sociale le proprie genti dai soprusi della classe nobile e feudale: preludio alla
futura affiliazione alla carboneria o ad altre sette liberali.
Dal: "NOTAMENTO DE' RUBRICATI IN MATERIA DI STATO DELLA ORIVINCIA DI LECCE":
1) "VITO M. PRONTERA, soldato volontario, cacciatore della terra di
Giuliano. Viene rubricato in diligenza per avere piantato un ramo di alloro in
segno dell'albero di libertà. Fu chiamato dal coadiutore del primo Visitatore
marchese della Valva, nella città di Alessano, ove risiedeva per mortificarsi
con mandato, e vi esiste in dette diligenze l'ordine per la chiamata". (f. 172t.)
n.b. Del ramo dei Prontera soprannominato "muzzu", nacque il 24 settembre 1764 dal calzolaio Dpmenico e
da Lucia Borgia. Vedovo di Francesca Scarascia morta il 15 maggio 1807, si rispsò subito dopo a Supersano l'8
settembre 1807 con Giovanna Bruno di Supersano dalla quale ebbe almeno 9 figlie femmine ed un solo
maschio Giuseppe Maria nato il 3 luglio 181. Il proprietario Vitomaria Prontera il 23 dicembre 1816 abitava in
Strada Chiesa quando gli morì in tenera età la figlia Marianna. In diversi atti comunali è qualificato Brigadiere
Marittimo, quello che oggi diremmo Brigadiere Finanziere di Mare preposto prevalentemente al controllo del
contrabbando costiero.
2) "Sacerdote D. GENNARO PRONTERA della terra di Giuliano. Viene rubricato in diligenza per essersi dal fratello Vito piantato un ramo di alloro in
segno dell'albero di libertà, avanti la di loro casa. Fu chiamato dal coadiutore del primo visitatore marchese della Valva nella città di Alessano ove risiedeva per mortificarsi col mandato, e vi esiste in dette diligenze l'ordine per
la chiamata". ( f .65 t.)
n.b. Morì a 53 anni nella sua casa posta nella Strada di Mezzo, oggi via Regina Elena, ed esattamente alle ore
8 del 3 ottobre 1815. Fratello di D.Lorenzo, nato nel 1761, e del proprietario Vitomaria, era nato intorno al
1762 dal calzolaio mastro Domenico Prontera sposato con Lucia Borgia di Casarano, discendente del calzolaio Lazzaro capostipite del ramo giulianese soprannominato dei "muzzu", cioè del ramo più ricco di questa
famiglia costituita assiduamente da più "proprietari" e da diversi ecclesiastici,ora del tutto estinta per il trasferimento degli ultimi esponenti in altri paesi.
Manifestazioni nella provincia di Lecce si leggono dettagliatamente raccontate dal cronista leccese Emanuele Buccarelli in cui si ricorda l'uso di piantare l'albero della libertà, mentre a Giuliano Vito Prontera si contentò più
modestamente di esporre un semplice ramo di alloro! In quel trambusto,
come racconta il Buccarelli, si sparse la voce che una nave di francesi e di
Giacobini fosse approdata a Leuca .
Esame dei Conti Comunali di Giuliano del 1800-1802 e del 1806-1806
1800 - 02: pag. 1: "Si certifica per me qui sotto attual Cancelliere della
192
Magnifica Università della Terra di Giuliano come sotto il dì 9 del corrente
mese di Gennaro di questo novello Anno 1803 in Publico Parlamento dall'attual Sindaco di detta Terra Tommaso Ciullo si elesse la Persona del Magnifico
Lorenzo Prontera di detta Terra per Razionale della Visura de' Conti
dell'Amministrazione del passato Sindaco Giovanni Scherinzi di anni due
principiati dal dì primo settembre 1800 e terminati a tutto Agosto 1802,
Onde in fede . Giuliano il dì 14 del 1803. Io Salvatore Zocchi attual
Cancelliere della Magnifica Università di Giuliano certifico come sopra".
pag. 2: "Dichiarazione sui conti dei controllori al sindaco
Magnifico Giovanni Scherinzi interino Carlo Panzera e Gaetano Coltella Eletti
per il 1.° settembre 1800 a tutto agosto 1801,… alli M.ci Auditori ed Esattori
Mastro Vito Stefanelli, Mastro Vito Scherinzi e Giuseppe Zocco aciò fra il
termine di giorni due per esibir dovessero presso di noi tutte le Scritture,
polize, mandati, Libri di Regia Cassa, Decima, Sale e Bonatenenza, ed ogn'altro attinente a conti di loro Amministrazione in detti due anni . Giuliano
28.2.1803. Lorenzo Prontera Razionale". (dietro vi è la notifica fatta dal
Servente Nicola Maggiore). Segue: L' Intimazione del 5.3.1803 di Lorenzo
Prontera ai Serventi di questa Baronal Corte di Giuliano: "col quale vi dicemo
e commettemo di publicare banni nella Piazza e lunghi soli di essa, acciò se
qualche Cittadino si sente gravato in minima cosa, o altra da farci parte qualche agravi fattoli, comparir debba avanti di noi, cioè nella casa di nostra abitazione per la giornata di domani". Il 5 marzo 1803 il Serviente Nicola
Maggiore dichiarad' "averlo publigato con alta voce per le strade e piazze
della Terra sudetta con alta ed intelligibile Voce, ed indi averlo fissato nel
Sedile publico di detta Terra". Di seguito da pag. 5 a pag. 16 si legge la:
Relazione col resoconto dell'Introito ed Esito di cui sopra fatto alla presenza del Governatore, Luogotenente e Corte in solidum della Terra di Giuliano
del quale si segnalano qui le voci più particolari ed interessanti, e cioè:
Conto degli anni 1800-1801: Introito (a pag. 5v. con sole 4 voci relative a):
1) Libro di Cassa; 2) Libro del Regio Sale; 3) Libro di Bonatenenza; 4) "e finalmente Ducati 15:50 in conto delle spese erogate per li Francesi"
Esito (da pag. 15 v. e segg. con 56 voci fra le quali):
oltre a "Spese giornali minute"; le voci dal n.10 al n. 14 comprendono: "Spese Estraordinarie"
e cioè: "Spese de' Francesi occorse nella Venuta e dimora de medesimi sul Promontorio di
Leuca ". E inoltre: (voce n. 15): "Per Letti e viveri Ducati 60 e grane 64 su cui la Regia
Percettoria alborò ducati 15 e grane 50,= totale Ducati 51:64 "; (voce n. 16): " Al Barone
Maglietta Ducati 30"; (voce n.20): "Per la Festa del nostro Santo Protettore Ducati 19:27";
(voce n. 25): "Ducati 5:50 a Mastro Arcangelo Scarascia per fare due Cicogne alle Campane
della Madrice Chiesa"; (voce n. 27): "Ducati 36 allo Scortaro Vito d'Amico della Torre di
carico di questa Magnifica Università"; (voce n. 29): "Ducati 1:20 al sopradetto Vito d'Amico
per fumate fatte alla Torre"; (voce n. 30): "Ducati 2:554 al Procaccialo di Morciano per compenso che paga quest'Università all'Ufficio"; (voce n. 33): "Ducati 06 per trasporto di Sale
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da Gallipoli, Viaggi sotto la Marina, ed in Gagliano per affari de' Francesi, e per portar la
polvere da detto Gallipoli "; (voce n. 36): "Ducati 7: 74 per tanti pagati a Mastro Giovanni
Lecci, a Mastro Vito Stefanelli, Manipoli, e trasporto di calce per riattamenti fatti alla
Torre di carigo"; (voce n. 38): "Ducati 4:28 per tumula 48 di Calce, servita per riattare detta
Torre di carico, per carta ai Cannoni, pietre focaje, giornate vacate dal Sindaco, ed altro";
(voce n. 40): "Ducati 1:70, cioè carlini 17, à Mastro Francesco Tamburino di Pato per aver
fatti i due pierni delle Campane della Madrice Chiesa"; (voce n. 42): "Grane 80 à Mastro Vito
Maria Prontera per aver posti i Vetri al finestrone"; (voce n. 43): "Ducati 1: 63 ½ à diverse
persone per aver date le Legne a Francesi"; (voce n. 44): "Ducati 3:33 a D.Tarquinio Panzera
per una mina d'oglio per la novena di Natale; e libbre 4 di cera per detta Novena"; (voce n.
46): "Ducati 1, cioè 10 carlini, à Vit'Antonio De Blasi per portar la polvere da Gallipoli, ed a
Mastro Felice Stefanelli per aver portato un Officiale Francese in Presicce"; (voce n. 47):
"Ducati 2 a D.Tarquinio Panzera e Mastro Felice Stefanelli per aver date le loro Cavalcature,
servite paglia all'istesso, per portar i Francesi in Uggento"; (voce n. 51): "Al Beccamorti Vito
Zenzeri di Pato grane 90".
Totale Esito (di tutte le 56 voci) : Ducati 1186:21 5/6.
Dal Conto dal 1 settembre 1801 a tutto agosto 1802, oltre le solite 4 voci di
Introito, si segnalano in Esito:
(voce n. 28): "Ducati 36 a Vito d'Amico Scortaro della Torre dell'Uomo Morto di carico a
questa Università";
(voce n. 32): "Ducati 10 a Casimiro Bennardi di Alessano per rotola diece di polvere servita
per la Festa del nostro Santo Protettore"; (voce n. 33): "Ducati 6:68 alli Fratelli Mastro
Francesco, e Salvadore, mastro Lazar'Antonio, e suo figlio Siciliano per lo sparo di detta
polvere, suono di Tamburi, ed a Giuseppe Urso di Alessano Mercante per Cera consumata in
detta Festa"; (voce n. 34): "Ducati 6:20 a D.Tarquinio Panzera, Tomaso Ciullo, Giuseppe
Tomaso Ciullo, Ippazio de' Blasi, Virginia Chiffi, ed altri per legne portate a Francesi sopra
Leuca, non che vino, formaggio, due galline, ed altro"; (voce n. 37): "Ducati 1:72 ½ a Mastro
Giovanni Lecci, Giovanni Cucinelli, e Mastro Carlo Panzera manipoli per aver accomodata la
Madrice Chiesa, e Casa Universale"; (voce n. 47): "Ducati 00:90, cioè grane 90, ad Andrea
Atanasio Caporale della Torre dell'Uomo Morto di carigo di questa Università per fumate
fatte di notte a detta Torre".
Il Conto si chiuse in data 22 marzo 1803 controfirmato da Lorenzo Prontera
Razionale, seguito dall'annotazione finale: "Le presenti Lettere
Significatorie sono state da me sottoscritte e pubblicate nella Piazza di questa Università e nel luogo solito, con l'assistenza e personal intervento del
Magnifico Luogotenente. Presenti Giovanne Scherinzi Sindico".
(Firmato in calce da Salvatore Zocchi Luogotenente).
n.b. Il Conto è molto interessante perché in alcune voci richiama il periodo tumultuoso che contraddistinse il
biennio cruciale nella storia del regno di Napoli che va' dal 1799 epoca di rivoluzioni e della effimera
Repubblica Partenopea, al 1800 quando, riconquistato dal Borbone il Trono di Napoli con l'appoggio delle
orde sanfediste del cardinal Ruffo, scesero in campo i soldati Francesi di Napoleone che cinsero d'assedio le
coste meridionali presidiate nel Salento dal generale de Saint-Cyr attuando il cosiddetto Blocco continentale
contro gli Inglesi favorevoli al ritorno del Borbone. Del clima piuttosto schizofrenico e confuso di questi anni
fanno fede le Cronache del di arista leccese Emanuele Buccarelli con il riferimento ad uno sbarco di stranieri
nel porto di Leuca.
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ATROCE MORTE DI UN GIOVANE GIULIANESE A GAGLIANO
1802:(si legge nei registri di morte della parrocchia di Gagliano qui tradotto
dal latino in italiano testualmente):
"Nell'anno del Signore 1802 il giorno 23 agosto Salvatore di Giuseppe
Siciliano di Giuliano di anni 23, rese l'anima a Dio in comunione della S.Madre
Chiesa, confessato da me il giorno 21, confortato nel S.Viatico e dell'Olio
degli Infermi nella piazza di questa terra perché mortalmente colpito su una
sedia presso una porta del paese: ho detto mortalmente colpito anzi straziato da molti mortaretti, che erano sparsi nella piazza in mezzo alla polvere,
parata a festa in onore di S.Rocco, festa anticipata il giorno 22. Infatti uscì
fuggendo via urlando con le vesti in fiamme, fatto qualche passo, in piazza,
grondando sangue da ogni parte e fiaccato cadde per terra privo di sensi, ove
ricevuti i sacramenti, fu poi trasportato nella casa comunale, ove rassegnato
e pazientemente invocando il nome di Gesù e Maria serenamente spirò dopo
40 ore. Non solamente a Salvatore capitò questo accidente, ma pure il suo
fratello Lazzaro Antonio in Alessano morì il 4 di questo mese".
1805: Il 22 luglio 1805 il sindaco di Giuliano Giuseppe Tommaso Ciullo (S.N.)
fa' compilare dal cancelliere comunale Lazzaro Prontera lo stato delle Voci
di Vettovaglie che nel suo territorio si vendono rispettivamente:
il grano a circa 22 carlini al tomolo; l'orzo a circa carlini 11 e ½ al tomolo; le
fave a carlini 17 circa al tomolo; e l'avena a circa 75 grana al tomolo.
(A.S.N. - Voci di Vettovaglie - vol. 148, fasc. 7)
Tabella di confronto del prezzo approssimativo con Castrignano riferito ad
un tomolo ( c. = carlini ; gr. = grane)
Giuliano
Castrignano
Patù
Grano
Orzo
Fave
Avena
c. 22
c. 36
c. 32
c. 11 ½
c. 20 - 21
c. 18
c. 17
c. 18
c. 21
gr. 75
c. 19
c. 9
1805-1806: Risale al 26 settembre 1808 un documento di verifica dei Conti
comunali relativi al sindacato di Giuseppe Prontera che amministrò il Comune
di Giuliano dal settembre 1805 a tutto agosto 1806. La Verifica di questi
Conti fu affidata a due notai di Corsano, D.Vito Comi e D. Vitantonio Biasco
"Razionali Eletti", dove l'atto fu chiuso e controfirmato dagli stessi in data
5 ottobre 1808. Dopo l'intestazione "Gioacchino Napoleone Rè di Napoli" il
Conto prosegue per 12 pagine ad enumerare le varie voci in entra ed in usci195
ta secondo quanto di seguito viene qui sintetizzato trascrivendo le voci più
interessanti:
"Oggi li 26 settembre 1808 . Essendo stati noi Eletti a vedere e bilanciare li
Conti dell'Olim Sindico Giuseppe Prontera per l'Amministrazione dallo istesso tenuta del Comune di Giuliano in uno da 7.bre 1805 in Agosto 1806
…ecc….ecc. (e dopo il preambolo si segnano e si discutono le voci in bilancio
fra le quali si trascrivono):
(Spese e provvedimenti vari)
All'Abazia di S. Antonio Abbate carlini 13 grane ¾ = Ducati: 1 : 33 ¾
A Vito d'Amico s'abbona l'intiera partita di Testatico e Industria perché
Scortaro Maritimo. = 3 = 63.
A Francesco Prontera quali Scortaro.
A Vito M.a Picci carlini 5 sull'industria, perché cieco, e vive di elemosina. - 0
- 50.
A Vita M.a Conte grana 90 per l'Industria di suo marito, cieco, e viveva,
coll'Elemosina. 0 - 50.
Esito
32. Al Padre Lettore Ciullo per il quaresimale docati cinque grana ottanta =
0 - 5 - 80.
34. Per compra di rotola diece di polvere per monizione della Torre, come da
mandato e ricivo del Caporale. D.ti 18- 0 35. Per la Festività del Nostro Sovrano Napoleone . carlini 29 grane 5 = D.ti
2 = 95.
38. Per la Festa del Protettore. Docati 22 = 25.
(in conclusione):
Collettiva : Introito 1273 = 51 ¾
Esito 1273 = 20 ¾
(ultima pagina, cioè pag. 12v., in calce:) Giuliano 5.19.1808
Dato in Corsano in Casa di nostra residenza li 5 8.bre 1808 = Vito Comi R.le Eletto / Vito
Antonio Biasco R.le Eletto".
IL COMUNE DI GIULIANO GIURA FEDELTA' AL NUOVO RE DI NAPOLI
GIUSEPPE BONAPARTE
1806: Il 22 giugno 1806 il sindaco di Giuliano Giuseppe Prontera e i due Eletti
comunali Mastro Vito Schirinzi e Vincenzo Cucinelli rilasciano una procura a
Lorenzo Prontera incaricato in rappresentanza del popolo giulianese "di conferirsi a Lecce e prestare giuramento di fedeltà ed ubbidienza a Sua Reale
196
Maestà il Re Giuseppe Napoleone" (Notaio Pasquale Pedone, protocollo dell'anno 1806
atto n. 5504).
n.b. Luigi Blanch (1784-+1872) in suo scritto storico ben descrive la realtà di quegli anni nello studio in titolato "Il Regno di Napoli dal 1801 al 1806"stampato nel 1848: "Nel 1801 : Pace di Firenze ! Il Clero della città di
Napoli non era né doto come il clero alto, né corrotto come quello delle provincie, dove, non preparato alla
sua missione, conservava il gusto delle armi, la vivacità de' risentimenti locali e dava esempi indecenti e non
validi nei suoi privati costumi. Il piccolo commercio prese poca parte agli avvenimenti del '99; i proprietari in
provincia furon determinati nelle lotte locali a parteggiare per o contro il nuovo ordine di cose, a seconda
ch'erano amici o nemici del barone che possedeva terra. Sovente questi era repubblicano in Napoli, e i suoi
amici sostenevano il governo reale nel suo feudo. Certo, la più gran parte dei proprietari provinciali erano per
liti comunali e per altre cause i nemici del barone; ma vi erano i suoi amministratori e le loro famiglie, ch'esercitavano di fatto il potere, ed aumentavano la propria fortuna, attaccati all'ordine, che lor conservava tutti questi vantaggi, e avversi a tutto ciò che ne annunziava la prossima distruzione. Gli odi tra le famiglie nei comuni,
che sorgevano dalle varie passioni inerenti alla natura dei popoli meridionali, e la monotona esistenza, che è in
quelle circoscritte riunioni, ricevettero una più energica impulsione dai politici avvenimenti, che ne ingrandirono le proporzioni, e produssero effetti terribili, che ricordano le descrizioni di Tucidide, nelle civili discordie
della guerra del Peloponneso, come le fazioni delle città italiane al medioevo . Per questa causa, più che per opinioni positive, molti furono implicati in provincia nelle inquisizioni del 99, e al contrario in picciol numero in
quelle che precedettero quest'epoca; ciò che compruova il nostro asserto". Circa il comportamento delle diverse classi sociali ecco cosa il Blanch osserva in merito alla quarta classe, comprendente le "Classi inferiori. In
generale tutte queste classi erano avverse al nuovo ordine: il popolo era costituito dalle classi inferiori comprendenti la piccola industria di baratto, fittaioli e i coltivatori a giornata, domestici e operai. Conosciuta la rivoluzione il popolo acquistò una profonda antipatia, anzi odio, per le nuove massime e i suoi paragoni. Nei moti
di Calabria con l'arrivo del Ruffo le classi inferiori sfogarono il loro odio e soddisfecero la loro rapacità a spese
delle classi medie, che esse accusarono di simpatia per le nuove idee. Il terrore dominava in ogni comune, presso a poco come in Francia al 93, con gl'istessi elementi, ma per la causa opposta. La Pace di Firenze del 28
marzo 1801, che seguiva l'armistizio di Foligno del 18 febbraio, fra l'altro stabilì la chiusura dei porti e scali del
regno ai bastimenti inglesi, il ritorno degli esiliati, la cessazione delle persecuzioni e delle confische, e, in ultimo, un corpo francese occupava la penisola d'Otranto. Nel corso del mese di aprile il generale Soult occupò la
penisola d'Otranto; i confini di questa linea furono segnati dal corso dell'Ofanto e del Bradano, che si imboccano l'uno nell'Adriatico e l'altro nel Jonio. (…) L'esercito francese erano a Napoli già il 14 febbraio e poi
Giuseppe e Massena vi entrarono il 15 febbraio 1805".
IL DECENNIO FRANCESE
Legge del 2 agosto 1806: abolizione del feudalesimo.
Legge dell'8 novembre 1806 n.230: istituzione della contribuzione fondiaria
al posto delle antiche contribuzioni dirette soppresse con Legge dell'8 agosto 1806 n. 134.
Decreto del 4 aprile 1809 n. 335: commissione per la formazione del Catasto
Provvisorio del Regno. (Con successivi decreti del 12 agosto e 9 ottobre 1809
nn. 441 e 477 si specifica l'esatta annotazione della estensione delle matrici di ruolo Il Catasto restò in uso fino al 1930). Al 1807 risalgono i cosiddetti Stati di Sezione di tutte le località che confluiranno nella formazione (di
solito intorno al 1816) del cosiddetto Catasto Riunito o Murattiano.
1807 circa: nei suoi Atlanti corografici il Pacelli riporta per Giuliano una
popolazione di 363 abitanti. Il primo aprile entrò a lecce il Re Giuseppe
197
Bonaparte e dopo i festeggiamenti nella città volle visitare nei giorni successivi Otranto, Gallipoli e nel corso del viaggio si fermò anche a leuca a vistare l'estrema punta della provincia e il suo celebre santuario. Il giorno 4 rientrò a Lecce.
1807 COMPILAZIONE DELLO STATO DI SEZIONE DA SERVIRE PER LA
FORMAZIONE DEL CATASTO PROVVISORIO DETTO POI MURATTIANO
Il territorio di Giuliano viene suddiviso in 9 sezioni denominate rispettivamente :
Sezioni e loro denominazione
Sezione
Sezione
Sezione
Sezione
Sezione
Sezione
Sezione
Sezione
Sezione
numero degli articoli
Prima lettera A detta Laicole
Seconda lettera B detta dell'Arco
Terza lettera C detta Vignavecchia
Quarta lettera D detta Strada di Mezzo
Quinta lettera E detta Campolitalli
Sesta lettera F detta S. Giuliano
Settima lettera G detta Gnuni, e Serre
Ottava lettera H detta Strada del Sedile
Nona lettera I detta Verne
n. 1 al n.132
n. 1 al n. 89
n. 1 al n. 123
n. 1 al n. 42
n. 1 al n. 83
n. 1 al n. 55
n. 1 al n. 92
n. 1 al n. 30
n. 1 al n. 74
caratteristiche
campagna
abitato (1)
campagna
abitato (2)
campagna
abitato (3)
campagna
abitato (4)
campagna
n.b. Questa alternanza di campagna ed abitato seguiva l'andamento delle operazioni di individuazione e descrizione degli immobili (case, forni, mulini, trappeti, ecc. e terreni) di solito partendo dal centro del paese e dirigendosi verso la campagna.
(1)
Abitato compreso nelle Strade denominate: dell'Arco, la Chiesa, e della Rolla.
(Sez.II detta dell'Arco).
(2)
Abitato compreso nelle Strade denominate: di Mezzo .
(Sez. IV detta Strada di Mezzo)
(3)
Abitato compreso nelle Strade denominate: del Castello, e li Curti .
(Sez. VI detta S. Giuliano).
(4)
Abitato compreso nella Strada denominata: di Mezzo.
(Sez. VIII detta Strada del Sedile).
In quest'ultima strada l'ex barone Maglietta possedeva un "Palazzo con tre
piani in Camere 30, Cadenti" e un "Suolo di Cappella di venti passi".
1808: Il 24 settembre 1808 si presentano dinanzi al notaio Michele Donnicola
di Castrignano i giulianesi Vito Maria Prontera e Vito Maria Lecci di Giuliano
"per cautelare le Reali Finanze e la Direzione delle Contribuzioni dirette in
Lecce". Qualche giorno dopo (26 settembre 1808) si dà ragione dell'amministrazione "dell'olim Sindico Giuseppe Prontera" che resse il Comune di
Giuliano dal settembre 1805 a tutto agosto 1806. (vedi sotto l'anno 1806).
198
ABOLIZIONE DEL FEUDALESIMO A GIULIANO
1808: A Napoli il 9 marzo 1808 la Commissione Feudale decreta a favore di
Giuliano contro il suo ex barone:
A dì 9 Marzo 1808
"Il Sig. Winspeare ha riferito nella Commissione la causa tra 'l Comune di
Giuliano in Provincia di Lecce e 'l Sig. Gioacchino ex-barone Maglietta possessore di quella Terra . Veduti gli atti in due volumi, frai quali quelli ad istanza del Principe di Cursi contro l'Università di Giuliano, il termine compilato,
lo strumento di vendita de' 2 Giugno 1790, fol. 118, le istanze di lodazione in
autore, f. 28 e 33, lo strumento de' 9 Gennajo 1800 per la indennità degli
annui ducati quindici di strenna, e per la promessa evizione del rimanente, fol.
172, le relazioni de' tre razionali dell' abolita Regia Camera, fol. 116 a 146,
le relate e l' appuntamento della Commissione, fol. 186,
Inteso il Signor Avvocato fiscale e chiamate le parti
La Commissione dichiara che non competa alcun diritto all'ex-barone
Maglietta di esigere né gli annui ducati quindici per strenna, né gli annui ducati venti per diritto proibitivo della bottega. Assolve perciò la suddetta
Università di Giuliano dal pagamento di entrambe le suddette prestazioni, e
condanna il Principe di Cursi a rifare all'ex-barone Maglietta tutto l'interesse per la sofferta evizione de' suddetti ducati venti. Ed in quanto all'altra
prestazione di ducati dieci venduti per diritto di piazza, le parti fra 'l termine prescritto nel Regio decreto, adiscano la Commissione eretta per la
liquidazione de' Titoli, la cui dichiarazione veduta, si daranno le provvidenze.
Niente per le spese.
Attuario Saverio Pagano".
(Bullettino della Commissione Feudale - Anno 1808 - Sentenza N. 3 - pagg. 16-17)
1810 : Altra Sentenza :
A dì 10 Marzo 1810
"Tra l'ex barone Signor Gioacchino Maglietta, patrocinato dal sig. Attanasio
Lombardi;
E 'l Principe di Cursi, patrocinato dal Sig. Gaetano Fucci;
Sul rapporto del Cancelliere .
Veduta la relazione del tavolario Raffaele Minervino, il quale incaricato con
199
appuntamento della Commissione feudale del dì 17 Giugno dello scorso anno
1809 di liquidare la quota del prezzo corrispondente alla perdita fatta dall'ex-barone Gioacchino Maglietta di annui duc. 30 per diritti di bottega e di
piazza da lui comprati sub verbo signanter dall'ex-feudatario Principe di
Cursi, ed ora aboliti dalla legge, stima che l'enunciata rendita di ann. Duc. 30
debba ragguagliarsi alla ragione non minore del 5 per 100, donde si ha il capital prezzo di duc. 600. La Commissione feudale, il R. Procuratore General
inteso, ordina che si esegua la revisione e'l parere del menzionato tavolario
Raffaele Minervino, a qual effetto l'ex-feudatario Sig. Principe di Cursi
paghi al Sig. Gioacchino Maglietta l'indicata somma di duc. Seicento".
(Bullettino della Commissione Feudale N.3 - Anno 1810 - Sentenza N. 35 - pag. 334)
Gli ultimi retaggi di feudalesimo a Giuliano vengono eliminati con quest'ultima sentenza che coinvolge direttamente tutti gli altri paesi del Capo di Leuca
(Castrignano, Salignano e Patù inclusi) che costituivano da secoli la ex Contea
di Alessano divenuta nel sec. XVII Ducato con Laura Guarini e passata per
matrimonio della stessa agli Ayerbo d'Aragona nel 1644 che specificatamente a Giuliano esercitavano il dominio su alcuni fuochi o famiglie, mentre la
maggior parte del paese rimaneva soggetta alle intemperanze e ai soprusi
prima dei Cicinelli e da appena 16 anni, cioè dal 1790, del nuovo signore
Maglietta, che … in realtà fu sotto certi aspetti buggerato dai Cicinelli avendogli rifilato dei diritti illegali come quelli della piazza e della bottega detenuti da secoli senza alcun titolo e che la Commisione Feudale aveva provveduto sollecitamente a smascherare e ad abolire senza alcuna esitazione.
Neanche però la Mensa di Alessano restò indenne dai rigori dei nuovi
Legislatori e quindi, ma ciò vale per Castrignano, Patò e Gagliano, tolse alla
stessa ogni diritto proibitivo sulle cosiddette "pescare" della marina di Leuca
sulle quali per secoli litigavano per il loro predominio il Vescovo di Alessano e
il Sindaco di Gagliano che pretendeva proibirne l'uso ai pescatori di
Castrignano e di Patù ritenendole facenti parte del territorio di Gagliano. E
sin dal 1494 le "università" di Patù e di Castrignano avevano prodotto una loro
vibrente protesta a Napoli presso il Sacro Real Consiglio. Ed in fondo si trattava … di poggioli prospicienti il mare dove potevano pescarsi favorevolmente … le sarde ! E c'è poco da ridere pensando a questo pescato da serie C se
si pensa che nel 1580 e dintorni il vescovo di Alessano Mons. Ercole Lamia,
grande giurista romagnolo, minacciò di scomunica il barone di Tricase che
aveva sequestrato delle sarde ad alcuni pescatori del luogo per farne dono al
suocero il duca di Nardò in procinto di fargli visita a casa. Ma anche nei conti
del Vescovo di Alessano Giangiacomo Galletti non poche spese riguardano
acquisti di sarde operati dal suo procuratore Sergi di Gagliano. Sempre relativamente alla Mensa di Alessano vari atti notarili del Settecento redatti
dalle Università di Castrignano e di Gagliano attestano le pretese della
200
Mensa di una specie di tangente prelevata sulle somme sborsate nei contratti di affitto di alcune case di proprietà ecclesiastica.
1810: La Commissione Feudale da Napoli emana il 27 agosto 1810 una sentenza con la quale:
" Nella causa tra i comuni di Alessano, Patù, Castrignano, Giuliano, Salignano,
Arigliano e Giuseppe Maria d'Aragona, principe di Cassano, dichiara aboliti
sul territorio libero dei predetti comuni i diritti di erbatica, carnatica, munta
di latte, censi sulle case, ragioni ed estagli. Per quanto riguarda i censi sulle
terre, dichiara legittimi solamente i canoni convenuti con pubblici istrumenti di "primitiva" e non "ricognitiva" concessione.
SENTENZA
Gioacchino Napoleone Rè di Napoli, e di Sicilia, Principe, e Grande Ammiraglio
dell'Impero Francese.
Nella causa
Trà Comuni di Alessano, Pato, Castrignano, Iuliano, Salignano, ed Arigliano in
Provincia di Lecce.
Patrocinati dal Sig.r Giulio Imbimbo
E il suo dianzi Feudatario Principe di Cassano d' Aragona
Patrocinato dal Sig.r Filippo Festa
Sul rapporto del Sig.r Giudice Martucci.
Si quistiona trà le Parti la legittimità della erbatica, carnatica, munta di
latte, censi, ragioni, ed estagli, essendo il territorio esente da qualunque prestazione personale.
La Commissione, le Parti, ed il Procuratore Generale intesi.
Considerando, che questi dritti, compresi i Censi sulle case sono stati dichiarati estinti col Real Decreto del 16 Ottobre 1809.
Che per i Censi imposti sulle terre quando l'esazione è generale non ponno
ammettersi se non quelli convenuti con pubblici Istromenti .
In esecuzione del Real decreto del 16 8.bre 1809
Dichiara
Sul territorio libero dei Comuni contendenti sono aboliti per la legge tutt'i
dritti di cui è quistione nella presente causa compresi i censi imposti sulle
case.
Per quelli dei Censi costituiti sulle terre, siano legittimi solamente i Canoni
convenuti con publici Istrumenti di primitiva, e non ricognitiva concessione .
Niente per le spese. Fatto in Napoli il dì ventisette Agosto 1810. Da Sig.ri
Dragonetti Presidente, Giudici: Martucci, Pedicini.
Presente il R.o Proc.re Gen.le Sig.r Winspeare
Comandiamo, ed ordiniamo a tutti gli Uscieri, che ne saranno richiesti di
201
porre in esecuzione la detta Sentenza. A nostri Proc.ri gen.li . A nostri
Comandanti, ed Uffiziali della forza pubblica di prestarvi mano armata, allorche ne saranno legalm.te richiesti . In fede di che ne abbiamo sottoscritta la
presente. (firmato). Dragonetti Presidente = G. Martucci = Giuseppe de
Marinis Cancelliere = A dì 19 Dicembre 1810 = Si registri a Credito =
Winspeare =
Registrato il di diecinnove X.bre 1810 Per ispedizione Giuseppe De Marinis.
n.b. Anche il Vescovo di Alessano nel 1628 riscuoteva censi su case e terreni. Infatti il Perbenedetti annotò:
"Censi in denari: Li censi che si devono alla Mensa sudetta per diverse possessioni, et case tanto nella diocese quanto fuori importano l' anno trenta ducati incirca".
1811: Il 16 febbraio 1811 Vitomaria Prontera figlio del fu Domenico sborsa 20
ducati a testa ai suoi fratelli Lorenzo e Raffaele Prontera in cambio delle
loro "pretenzioni e diritti sul beneficio dell'Annunziata" di cui ne è Rettore
D. Gennaro Prontera del fù Domenico "altro loro fratello".
(Notaio Pedone Pasquale di Patù - Repertori aa. 1810 -1816/1816-1817).
Il 1.agosto 1811 Vito Stefanelli fu Felice fa' testamento in favore della
moglie Angela Cassiano e del Figlio.
Un decreto di Gioacchino Napoleone Re delle Due Sicilie firmato a Parigi il 4
maggio 1811 fissa la "nuova circoscrizione delle quattordici provincie del
regno di Napoli". Nella Provincia di Terra d'Otranto il Distretto di Lecce
include anche il Circondario di Gagliano comprendente i comuni di Gagliano (e
comune aggregata Arigliano), Castrignano del Capo (e comuni aggregate
Giuliano e Salignano), Patù (e comune aggregata Morciano) che poi a partire
dal 1 gennaio 1814 faranno parte del nuovo Distretto di Gallipoli costituito nel
dicembre 1813 .
1812: Con atto Pedone Pasquale di Patù il 16 febbraio 1812 Giuseppe Bramato,
Vito e Bartolo Schirinzi e il loro padre Giovanni di GiovanniAntonio Schirinzi
vendono per ducati 120 pari a lire 508 ad Angelo Cassiano fu Pietro di Patù
"un Comprenzorio di case con suoi membri, sito dentro l'abitato di Giuliano
nella strada detta de Curti". Il 6 marzo muore Lucia Panzera fu Giovanni e
lascia tutta la sua roba in eredità al Signor Paolino Panzera del fu Francesco
suo parente". Il 20 marzo Lazzaro Ruberti di Saverio compra dal Signor
Giuseppe Panzera del fu Tommaso per 28 ducati pari a lire 123 "due case,
metà cisterna ed altri membri site nella strada di mezzo". Il 5 aprile
Vitomaria Prontera del fu Domenico compra da Vitomaria Lecci fu Simone
per 140 ducati pari a lire 616 un fondo olivato con Vigna vecchia. Il 12 aprile fa' testamento Ippazio Ruberti del fu Giovanni lasciando erede sua moglie
Donata Manta del fu Giuseppe in usufrutto vita natural durante, quindi dopo
la sua morte una quota al figlio Giovanni e l'altra ai restanti 4 figli. Un mese
202
dopo, all'una di notte del 12 maggio 1812 nasce a Giuliano dal campagnolo
Arcangelo De Paola di Castrignano del Capo di anni 28 e dalla moglie Barbara
Pirelli di anni 39, domiciliati a Castrignano in strada S. Michele N. 19, un bambino cui vengono imposti i nomi di Francesco Maria Ippazio. Altro testamento fa' il 14 luglio Pasquale Panico fu Carlo di Giuliano lasciando tutto alla
moglie . E soprattutto ! Il 28 luglio 1812 D. VINCENZO DE' GIORGIO DEL
FU D. PASQUALE DI TAURISANO VENDE PER DUCATI 60 PARI A LIRE
264 AL SIGNOR D. TARQUINIO PANZERA "UNA CAPPELLA LAMIATA
CON GIARDINETTO, E CISTERNA, DENTRO L'ABITATO DI GIULIANO".
n.b. Dovrebbe trattarsi della Cappella di S. Domenico di recente acquistata dai Panzera dalla signora Donata
Ferrari … o dell'Annunziata? Vedi in catasto e specifica catastale nel rogito.
1813: Il 17 febbraio 1813 fa' testamento GiovanniAntonio Schirinzi fu
Domenicantonio lasciando tutta la sua roba in eredità ai figli Giovanni,
Benedetto, Vitomaria e Teresa Schirinzi. Il 16 dicembre Prontera Vitomaria
cede una sua "Lamia e giardino siti in strada di mezzo" a Picci Vitomaria fu
Lazzaro ricevendone in cambio "una Casa a' volta, con metà di Cortili, e di
Cisterna, in detto abitato di Giuliano, strada Arco innumerata", ma per il
maggior valore di questi immobili il Prontera sborsò al Picci la differenza di
lire 57 e 20 centesimi.
1814: abitanti di Giuliano 410 . Il 17 settembre 1814 Arcangelo Scarascia fu
Agostino di Giuliano nomina ufficialmente suo Patrocinatore D. Ferrante
Pasquale di Lecce "per difendere le sue raggioni nella Causa mossagli da
Vitomaria Prontera del fu Domenico come Tutore di Consiglio del pupillo
Gaetano Prontera di Lui figlio nel tribunale di prima istanza di Lecce e dove
bisognasse".
1815: A soli 9 anni muore nella casa del padre Antonio Ciullo e della madre
Domenica Maria Ventruto, vulgo Pipino, sita in strada la chiesa, il piccolo
"Pastore di Pecore" Domenico Ciullo. L'11 aprile 1815 Giovanni Prontera di
Giuseppe compra per 15 ducati da Lorenzo Prontera fu Domenico "una Casa
terragna in abitato di Giuliano sita in strada Arco".
1816: abitanti 427. Il 27 marzo 1816 Donna Concetta Damiani fu Lorenzo di
Giuliano e D. Giusto Damiani figlio di D. Giovanni Damiani di Barbarano,
rispettivamente zia e nipote, vendono per 340 ducati a D. Tarquinio Panzera
fu Giuseppe "un fondo a Barbarano detto il Monte Grande de' Damiani". Il 17
agosto fa' testamento Giovanni Cucinelli del fu Donato lasciando tutta quanta la sua roba ai suoi tre figli: Vito Maria, Leonardo e Luigi Cucinelli.
FORMAZIONE DEL NUOVO CATASTO DETTO PROVVISORIO O MURATTIANO
203
Stando ai dati finali rilevati dal Catasto del comune di Castrignano del 1816
sotto la data del 16 novembre 1816 vengono ascritti al territorio di Giuliano
n. 716 articoli distribuiti fra 209 proprietari. Circa la loro natura le proprietà giulianesi sono classificate in Seminativi ordinari, Seminativi infimi,
Vigneti, Oliveti, Erbosi e Macchie compresi anche 2 Cave di Pietra e 14 giardini. I fabbricati sono distinti in 164 case di abitazione, 8 mulini e 2 trappeti. In totale la rendita imponibile ascende a ducati 4205, 97, ½ risultando
inferiore agli altri due centri del comune (Castrignano rendita D. 7.709, 40
e Salignano rendita D. 4849, 85). In tutto il comune la misura agraria adottata è il tomolo corrispondente a”palmi quadrati 71112". Le differenze nel
calcolo degli edifici privati ed industriali si evidenziano maggiormente nella
seguente tabella:
Giuliano
Case di Abitazione
Molini
Trappeti
Forni
Cave di Pietra
164
8
2
0
2
Rendita imponibile in Ducati : 4205. 97. ½
Salignano
167
3
4
4
0
4849. 85
Castrignano
416
13
8
12
0
7.709.40
In un testo del 1861 (“Della ricchezza pubblica e privata della Terra
d'Otranto - cenni statistici - di Francesco Casotti - in Napoli - 1861”) sotto
la voce CATASTI COMUNALI si legge testualmente: ”L'estensione delle
diverse colture dei terreni si veggono nel quadro seguente distinto per
Distretti e per Comuni, come sono state riportate negli ultimi Catasti comunali compilati dal 1810 al 1817. Ma, perché il lavoro fosse condotto con uniformità di misura, sono state ridotte tutte le diverse misure agrarie in uso
presso i varii comuni, cioè l' Orto e il Tomolo, e di questo ancora le varietà,
secondo il diverso numero dei passi, e la varia lunghezza di ciascun passo
adottata, al moggio napoletano, quale è determinata dalla Legge del 21to
1826, vale a dire di 900 passi quadrati di palmi 7, 1/3 ciascuno (art.33). E nel
totale delle moggia per ciascun distretto si è fatto anche ragguaglio del moggio napoletano al moggio legale, quale è determinato dalla Legge del 6 Aprile
1860, cioè di 1000 palmi quadrati". Ciò premesso l'autore, utilizzando le
nuove misure, offre il seguente prospetto dal quale si prendono qui in conto
soltato le località limitrofe a Giuliano e quelle più vicine del Capo di Leuca:
Riguardo al reddito delle varie famiglie i maggiori contribuenti di tutto il
comune al 1816 risultarono :
(vedi per Giuliano i nn. 7, 12, 27 e 29 qui segnati con l'asterisco *).
204
Nel Catasto Provvisorio o Murattiano di Castrignano del Capo approntato il
12 agosto 1816 si riportano i seguenti 9 beni dell'ex Comune di Giuliano elenN.O
Comuni
Seminale Erboso Macchioso
Boscoso Paludi Oliveto Vigneto
Giardini e Case Totale delle mogFicheti rustiche gia napoletane
72 Gagliano
1254
83
6
486
78
18
73 Arigliano
74 Castrignano
75 Giuliano
251
751
444
3
101
37
3
154
658
358
20
49
26
4
22
22
76 Salignano
786
139
350
27
4
1
1307
77 Patù
845
534
98
1
3
1756
81 Barbarano
398
374
49
10
69 San Dana
205
266
52
78 Morciano
580
120
936
86
2035
78
80 Salve
6
273
2
78
19
2992
23
69 1613 308
4
1929
432
1584
893
909
542
24
1
2492
17
6
7141
cati sotto l'articolo 200:
Art. 200 COMUNE DI GIULIANO
1
2
3
4
5
6
7*
8
9
10
11
12 *
13
14
15
16
27 *
29 *
Eredi di Pizzolante Vito Maria
Medico Fersini Nicola
Notaio Donnicola Michele
Ex feudatario Romasi Gerardo
Notaio Maruccia Salvatore
Medico Trani Carlo
Panzera Tarquinio
Daniele Domenico
De Salvo Liborio
Colabello Michelangelo
D'Alessandris Quintino
Ciullo Tommaso
Ex barone Maglietta Gioacchino
Ex Duca di Alessano D'Aragona
Calzolaro Policarpo
Mensa Vescovile
Panzera Paolino
Pipino Francesco
di
di
di
di
di
di
di
di
di
di
di
di
di
di
di
di
di
di
Salignano
Castrignano
Castrignano
Montesardo
Castrignano
Castrignano
Giuliano
Gagliano
Patù
Castrignano
Castrignano
Giuliano
Marittima
Alessano
Castrignano
Alessano
Giuliano
Lecce
ducati
ducati
ducati
ducati
ducati
ducati
ducati
ducati
ducati
ducati
ducati
ducati
ducati
ducati
ducati
ducati
ducati
ducati
878.40
613.98
604.07
423.58
409.57
362.88
339.00
248.71
204.58
183.24
181.77
181.15
176.20
176.00
143.40
135.03
98.46
98.40
205
1
Classificazione e
Natura della
denominazione dello
proprietà
Stato di Sezione
C 42
Torre
Denominazione
del toponimo
Terra di greci
2
N 48
Cappella
Strada la Chiesa
3
N 62
Casa
ivi
4
O 24
Oliveto
Terra Piro
1) Torre: si tratta
della
Torre
5
Q 30
Cava di pietre
Tagliate
dell'Uomo
Morto
6
Z 31
Erboso
id.
che nel 1566 risul7
S5
Erboso
Serra
ta ancora gestita
8
P 56
Erboso
Marchielli
dal solo comune di
9
I1
Case
Strada di mezzo
Castrignano
del
Capo che insieme al caporale spagnolo paga un compagno torriero concittadino. Nel 1576 è
però un procuratore di Giuliano che si reca a Lecce a ritirare l'armamento destinato alla
torre: segno evidente che in quegli anni era da poco passata in consegna all'Università di
Giuliano alleggerendo le spese di Castrignano già onerose per l'altra del Marchiello. Quasi
rinsaldare il legame ultracentenario fra Giuliano e la Torre filo nel 1911 i Fuortes l'acquistarono dagli eredi del Marchese Imperiali trasferitisi da tempo a Firenze e ad essi alienata
nel 1879 dal comune di Castrignano (comprenedente dal 1808 anche Giuliano) per 400 lire:
affare quest'ultimo concluso per il tramite dell'ingegner Giuseppe Ruggeri.
2) Cappella in Strada la Chiesa: Così è detta l'antica Matrice del paese di proprietà comunale, da non confondere con l'effettiva vicina cappella di S. Vito esistente senz'altro nel
1879 quando il vescovo in visita alla parrocchia di Giuliano la dichiara "dismessa e decadente" e la dice "vicina alla chiesa madre". Il comune di Castrignano poi nel 1883 decise di
abbatterla ed erigervi al suo posto una colonna.
3) Casa in Strada la Chiesa: dovrebbe trattarsi del vecchio Sedile, il luogo di riunione dell'ex Università giulianese. E' certo però che nel 1846 il "diruto Sedile" passò in potere di
Giuseppe Monsellato che procedette a demolirlo totalmente. In realtà la particella N 62,
cioè la Casa del comune di Giuliano sita in strada la Chiesa, nello stesso catasto risulta "scaricata" in favore della partita n: 595 corrispondente a Tarquinio Panzera. In effetti l'acquisto si verificò per 50 ducati con atto Pedone del 26 marzo 1841 dove oltre a rilevare la suddetta posizione catastale ("art.200 - sezione N.62 - Casa - Strada la Chiesa") se ne precisano i confini: "da Scirocco e Ponente con la strada publica, da Borea col porticato comune
tra esso Acquirente e Vito Scherinzi di Giuliano, e da Levante confina il Largjhetto, ossia
locale scoperto di detta Casa con la casa lamiata di detto Schirinzi".
n.b. Colaci Violante sacerdote! E' errato. Si tratta di una donna nubile di Arigliano trasferitasi a Giuliano nel
1785. Così nello Stato delle Anime del 1836: "In Via vulgo dicta Chiesa. In propriis aedibus (cioè nelle proprie
case): Violante Colaci innupta filia Viti, et Vitae Pizzolante annorum 58 nata Ariliani hic morans ab anno
206
Proprietario
Sezione II Sezione IV Sezione VI Sezione VIIITotale
Brigante Lazzaro
1
1
Brigante Pietro
2
2
Brigante Rosa
3
3
Camisa Antonia
1
1
Camisa Rosa
2
2
Carluccio Filippo
3
1
1
2
7
Carluccio Giovanni
1
1
2
Cassiano eredi di Angelo in Patù
1
1
Cassiano Giuseppe
1
1
Chiesa di Giuliano
1
1
Chiffi eredi di Francesco
1
1
Cipriano Benedetto
4
4
Cipriano Donato
1
1
Cipriano Ippazio
2
2
Cipriano Maria
1
1
Ciullo Antonio
5
5
Ciullo Giuseppe Tommaso
7
1
8
Ciullo Tommaso
5
5
Ciullo Trifone
4
4
Colaci Violante sacerdote
2
2
Coletta D. Vincenzo sacerdote
1
1
Colosso Massimo in Arigliano
1
2
3
Comune di Giuliano
2
1
3
Cucinelli Giovanni
2
2
Cucinelli Irene
1
1
Cucinelli Leonardo
1
1
Cucinelli Vincenzo
1
1
Cucinelli Vitomaria
1
1
D’Amico Cosimo
2
2
D’Amico Crisostomo
1
1
Damiani Concetta
3
3
D’Aversa Antonio
1
1
De Blasi Ippazio
1
1
2
De Blasi Nicola
1
1
De Blasi Vitantonio
2
2
Diez Luigi in Casarano
1
1
Ferrarese Giovanni di Domenico
1
1
3
5
Giordano Ludovico
2
2
Greco Giacomo
1
1
2
Greco Giovanni
1
1
Greco Maddalena
1
1
Greco Salvatore
1
1
Grecuccio Domenica
1
1
Grecuccio Donato
1
1
Lecci Angelo
1
1
Lecci Giovanni
1
1
Lecci Giuseppe agrimensore
2
2
Lecci Michele in Galatone
1
1
Lecci Vitomaria
6
6
Macrì Teresa
2
2
Macrì Vito Maria
1
1
Magazeno Gaetano
1
1
Magazeno Perna
1
1
Maglietta D. Gioacchino barone di Giuliano
1
5
6
Manta Donata vedova
2
2
Maruccia Gaetano
2
2
Negro Domenico
1
1
207
Panico Pasquale
Panzera eredi di Cristoforo
Panzera Giovanni e propr. comun. Paolino
Panzera Paolino
Panzera dott. Tarquinio
Panzera Vita
Picci eredi di Giovanni
Picci Quintino
Pizzillo Domenico
Prontera Andrea
Prontera Antonio
Prontera Domenico
Prontera Felice
Prontera Francesco
Prontera Giovanni
Prontera Girolamo
Prontera eredi Giuseppe
Prontera D. Lorenzo sacerdote
Prontera Raffaele
Prontera Rosa Maria
Prontera Salvatore
Prontera Vito Maria
Romano Alessandro in Patù
Rosafio Giosué
Rosafio Lorenzo
Rosafio Vito Maria
Ruberti Cristoforo
Ruberti Domenico
Ruberti Lazzaro
Ruberti Marino
Ruberti Saverio
Scarascia Arcangelo
Schirinzi Vito
Siciliano Francesco
Stefanelli Felice
Stefanelli Francesco
Stefanelli Vito
Tasco eredi di Gaetano
Tasco Salvatore
Venuti Angelantonio
Venuti Vitantonio
Zocco Gaetano
Zocco Giuseppe
Zocco Ippazio
Zocco Salvatore
1
2
1
2
6
15
1
2
1
2
1
1
1
1
2
1
1
1
3
1
1
2
3
2
2
1
4
1
1
1
1
1
1
2
1
1
1
1
1
1
2
4
2
2
3
2
2
1
1
1
1
1
1
1
6
18
1
2
1
1
1
1
2
3
1
1
3
5
1
1
2
1
5
1
1
1
1
1
1
1
1
1
3
2
1
6
2
3
2
2
1
1
2
1
1
1
1785".
Donna Concetta Damiani: donna nubile di Barbarano figlia del Magnifico Lorenzo e di Donna Civilia Villani
residente a Giuliano sin dal 1772.
L'ABITATO DI GIULIANO SECONDO LO STATO DI SEZIONE DEL 1807
Sezione II.a Lettera B detta dell'Arco
208
Prontera Vito Maria
Idem
Prontera Felice
Prontera Eredi di Giuseppe
Idem
Idem
Prontera Francesco
Coletta Vincenzo Sacerdote Er:
Colaci Violante Sacerdote
Panzera D. Tarquinio
Idem
Idem
Ciullo Antonio
Carluccio Filippo
Idem
Siciliano Francesco
Carluccio Giovanni
Ciullo Giuseppe Tommaso
Ferrarese Giovanni di Domenico
Panzera D. Tarquinio
Idem
Idem
Idem
Ciullo Gius.e Tom.° e Trifone
Idem
Stefanelli Vito
Idem
Idem
Ciullo Tommaso
Ciullo Trifone
Idem
Ciullo Giuseppe Tommaso
Ciullo Trifone
Ciullo Antonio
Idem
Ciullo Tommaso
Idem
Ciullo Antonio
Idem
Ciullo Giuseppe Tommaso
Idem
Ciullo Tommaso
Idem
Ciullo Giuseppe Tommaso
Panzera D. Tarquinio
Idem
Idem
Comune di Giuliano
Panzera D. Tarquinio
Idem
Casa con cortile
Strada dell'Arco
Casa con orto
Camere 2 con orto
Casa con orto
Camere due
Casa
Camere 2 Soprane con cortile
Camere 3 Soprane una Sottana e Cortile
Camera una
Stalla e due Pagliari
Sottani quattro
Soprani tre
Camere 2, Arcovo e Cantina
Strada la Chiesa
Giardino (rendita netta 8,96)
Casa
Camere 2 Soprane
Casa
Casa
Casa con Cantina
Casa con forno
Camere tre
Giardino
Camere 3 Soprane Cadenti ed un Sottano
Camere 2
Molino (rendita netta 2,50)
Camere Sette (rendita netta 9)
Giardino (rendita netta 3,36)
Casa
Casa con orto e Capanne
Capanna con Curti
Sottano e Soprano
Sottano, con Arcovo e due Soprani
Giardino
Camera Sottana
Casa
Casa
Giardino
Casa
Giardino
Camere due
Giardino
Camere 5 con due Capanne e Curti (9)
Giardino
Casa Soprana e Sottana
Casa con Molino
Casa con Molino e Stalla
Camere 6 con orto (rendita netta 7)
Cappella
Palazzo con Soprani 15, Sottani 12, Cantina,
e Magazzini quattro
Giardino
Idem
Idem
Carluccio Filippo
Zocco Salvadore
Damiani Concetta
Maruccia Gaetano
Rosafio Lorenzo
Rosafio Vito Maria
Tasco Er: di Gaetano
Idem
Tasco Salvadore
Comune di Giuliano
Schirinzi Vito
Idem
Colaci Violante Sacerdote
Panzera D. Tarquinio
Damiani Concetta
Idem
Cucinelli Vincenzo
Cipriani Donato
Lecci Angelo
Brigante Rosa
Cipriano Ippazio
Prontera Salvadore
Prontera Andrea
Prontera Antonio
Magazeno Gaetano
Brigante Rosa
Tasco Salvadore
De Blasi Vitantonio
Brigante Rosa
De Blasi Vitantonio
De Blasi Ippazio
Cipriano Ippazio
Prontera Vito Maria
Idem
Prontera Giovanni
Prontera Raffaele
Prontera Lorenzo Sacerdote
Casa lamiata
Soprano e Sottano
Giardino
Strada delle Rolle
Camere tre a tetto con orto
Casa
Casa
Casa
Camerelle due
Camere 4 con catinella
Giardino
Camere Soprane e Sottane
Casa
Strada la Chiesa
Camere 4 Stalla, Cantina e cortile (7)
Giardino
Giardino
Casa con Molino
Camere 3 Soprane 5 Sottane con orto (9)
Giardino
Casa
Camera e Camerella
Casa
Camera con Arcovo (4)
Giardino
Camerelle due
Casa con orto
Casa con orto
Casa con orto
Casa
Casa
Camera Soprana
Casa
Camere 3 Cantina ed orto
Camere 6, con orto
Camere cinque
Strada Arco
Capanne due
Giardino
Camere due con orto
Camere due
Camere due con orto e camerella
Sezione IV Lettera D detta Strada di Mezzo
210
Prontera Vito Maria
Zocco Giuseppe
Roberti Lazaro
Grecuccio Domenica
Prontera Giuseppe Eredi
Scarascia Arcangelo
Picci Er: di Giovanni
Prontera Domenico
Picci Er: di Giovanni
Cipriano Benedetto
Idem
Idem
Lecci Giovanni
Magazzino Perna
Brigante Pietro
Idem
Lecci Vito Maria
Idem
Idem
Panzera D. Tarquinio
Lecci Vito Maria
Idem
Idem
Prontera Girolamo
Idem
Idem
Roberti Cristofaro
Roberti Marino
Roberti Domenico
Brigante Lazaro
Manta Donata vedova
Idem
De Blasi Ippazio
De Blasi Nicola
Prontera Giuseppe Er:
Prontera Domenico
Picci Quintino
Maruccia Gaetano
Roberti Saverio
Cipriano Benedetto
Carluccio Giovanni
Carluccio Filippo
Camere 4, Camerini 2 ed orto
Strada di mezzo
Camere 2 ed una diruta
Camere 2 con orto
Camerelle due cadenti
Casa con orto
Casa
Casa con orto
Giardino
Casa con orto
Giardino
Molino
Camere 4 Soprane, 6 Sottane cadenti (2)
Camere 2 e giardinetto
Casa con orto
Casa
Giardino
Camere 13, e Cantina (rendita netta 9)
Molino
Giardino
Trappeto (rendita netta 4)
Casa con Stalla
Trappeto (rendita netta 4)
Casa con curti
Camere Sottane 5 ed una Soprana (rendita
netta 9)
Giardino
Camera 1 ed una diruta
Casa
Camere due con Cantina
Camera 1 ed una diruta
Casa diruta 20 passi
Camere tre
Giardino
Giardino
Camere tre con orto (rendita netta 4)
Un Soprano ed un Sottano, Stalla, Cantina
ed orto
Camera una
Casa con orto
Casa con arcovo
Camere 3 Stalla e Cantina (rendita netta 7)
Giardino
Camere 2 con orto
Camere 7 con Arcovo, cantina ed orto (9)
Sezione VI Lettera F detta S. Giuliano
Sezione VIII Lettera H detta Strada del Sedile
211
Ferrarese Giovanni di Domenico
Chiesa di Giuliano
Scarascia Arcangelo
Panzera Er: di Cristofaro
Cucinelli Leonardo
Panzera eredi di Cristofaro
Scarascia Arcangelo
Zocco Gaetano
Ferrarese Giovanni di Domenico
Cassiano Giuseppe
Panico Pasquale
Grecuccio Donato
D'Aversa Antonio
Greco Giacomo
Greco Salvatore
Greco Giovanni
Cucinelli Vito Maria
Maglietti Gioacchino in Marittima
Stefanelli Felice
Idem
Idem
Idem
Panzera Paolino e Giovanni
Idem
Idem
Prontera Felice
Idem
Greco Maddalena
Panzera Vita
D'Amico Cosimo
Idem
D'Amico Crisostomo
Cucinelli Giovanni
Idem
Camisa Rosa
Idem
Macrì Teresa
Idem
Camisa Antonia
Rosafio Giosuè
Chiffi Eredi di Francesco
Stefanelli Francesco
Idem
Diez Luigi in Casarano
Lecci Michele in Galatone
Panzera Paolino e Giovanni
Prontera Rosa Maria
Idem
Ciullo Giuseppe Tommaso
Colosso Massimo in Arigliano
Panzera Paolino e Giovanni
Idem
Negro Domenico
Venuto Angel'Antonio
Carluccio Filippo
Cipriano Maria
Casa con Curti
Strada del Castello
Case due con Orticello
Casa con Arcovo, Cantina, Stalla, orto (4)
Casa
Casa
Camera 1 Soprana, con Sottano
Camere Soprane 3, Sottama una e cortile
Camere 1 Soprana, 1 Sottana e cantinetta
Casa 2 con orto
Casa
Camere tre con orto
Camere 1 Soprana
Camere 3 con orto
Camera 1 Sottana
Camera 1 Sottana
Camerini due
Camera 1 Sottana
Casa
Camera 1 Soprana
Camere 11 e Cortile (rendita netta 9)
Molino
Giardino (rendita netta 6,72)
Camere 7 e Cortile (rendita netta 7)
Giardino (rendita netta 6,72)
Casa con curti
Camere 3, con Arcovo (rendita netta 4)
Giardino
Casa, Cantina ed orto
Casa
Camere 2 con orto
Giardino
Camere 2, con orto
Giardino
Camere 2 con orto
Giardino
Camere due
Giardino
Camere due
Camera 1 ed altra diruta
Camerelle due
Camera con orto
Camere tre
Strada li Curti
Giardino
Metà di Casa
Metà di Casa
Casa
Camera 1 Soprana ed una Sottana
Giardino
Camere due Cadenti
Camerelle due
Molino
Forno
Casa
Casa
Camerelle due
Camere 2 con orto
Situazione edilizia al 12 agosto 1816
Comune di Giuliano
Maglietta Gioacchino in Marittima
Idem
Lecci Giuseppe Agrimensore
Giordano Ludovico
Idem
Colosso Massimo in Arigliano
Idem
Panzera D. Tarquinio
Idem
Ferrarese Giovanni di Domenico
Idem
Greco Giacomo
Ferrarese Giovanni di Domenico
Zocco Gaetano
Zocco Ippazio
Macrì Vito Maria
Pizzillo Domenico
Lecci Giuseppe
Romano Alessandro in Patu
Carluccio Filippo
Idem
Maglietta Gioacchino in Marittima
Idem
Venuti Vitantonio
Cucinelli Irene
Cassiano Er. di Angelo in Patu
Maglietta Gioacchino in Marittima
Stefanelli Felice
Idem
Casa e due Sottani
Strada di mezzo
Bottegola
Casa
Camere 4 altra diruta con orto (4)
Camere 7 Sottane, un Soprano e cantina
Giardino
Camere 4 Sottane, una Soprana con arcovo
Giardino (4:48)
Casa
Giardino
Camere 2 Soprane
Giardino
Casa
Camere 4 con orto (4)
Camere 5 con arcovo ed orto (4)
Camere 2 Soprane
Camere 2 e Stalla
Camerini tre
Casa
Camerelle due
Casa con forno
Casa e Cantina
Palazzo con tre piani in Camere 30 cadenti
Palazzo con tre piani in Camere 30 cadenti
Camere due con Arcovo
Piazza
Casa
Casa
Suolo di Cappella venti passi
Casa
Giardino
Le 164 case di abitazione censite nel 1816, valutate in media un ducato ciascuna, erano elencate sotto diversi nomi di Case propriamente dette e probabilmente ad un solo vano al piano
terra (in tutto n.67 cioè 12 in strada castello, 4 in strada li curti, 17 in strada di mezzo, 3
in piazza, 6 in strada dell'arco, 22 in strada la chiesa, 3 in strada delle rolle), 2 Palazzi, e il
resto Camere comprendenti più vani, a volte sovrapposti, e indicate perciò con le voci specifiche di soprane e sottane, e se più piccole registrate come Camerini o Camerelle: erano i
cosiddetti "palazzotti" a due piani assai diffusi un tempo nei nostri paesi e detti dall'Arditi
nell'Ottocento "case palazziate", costituenti in tutto n.
unità immobiliari distribuite n.
21 in strada castello + 1 di 2 camerini; e altra di 2 camerelle ; 4 in strada li curti + 2 di 2
camerelle ciascuna; 14 in strada di mezzo + 1 di 3 camerini, e 2 di 2 camerelle; 1 in piazza;
12 in strada dell'arco; 12 in strada la chiesa + 1 camerino e 1 di 2 camerelle; 6 in strada
delle rolle + 1 di 2 camerelle; dal che la situazione finale era più o meno questa:
213
Case di abitazione nel 1807
Piazza
Strada
Castello
Case
3
12
17
22
3
Camere
1
21
14
12
6
Camerelle
1
2
1
2
Camerini
1
1
1
3
1
1
2
35
37
Palazzi
TOTALE
4
35
Strada di Strada la Strada delle Strada
Mezzo
Chiesa
dell’Arco
Rolle
11
Strada li
Curti
TOTALE
6
4
67
12
4
70
6
18
8
148
n.b. Non è nominata l'antica via Montoni che nello Stato di Sezione del 1807 e nel catasto del 1816 trovasi
inclusa in Strada la Chiesa. Le strade più densamente popolate erano la strada di mezzo dove allora affacciava
il Palazzo del Barone o Castello, e la strada castello che dalla piazza antistante al maniero portava alla chiesa.
Un'altra strada antica non nominata era strada della giudecca o via allori, oggi via Mazzini , evidentemente
assorbita nel conteggio da via la chiesa, mentre è menzionata dallo stato delle anime del 1838 . Fra le abitazioni più grandi, dopo ovviamente il palazzo dei Panzera vicino la chiesa ("Palazzo con 15 stanze superiori e 12
al piano terra comprendente anche 4 magazzini, una cantina, e un giardino") e il Castello del Barone Maglietta
(con 30 stanze …cadenti !), spiccavano quella di Felice Stefanelli in strada castello con 11 camere col cortile,
valutata ben 9 ducati, e con attaccati un molino ed un giardino; e lì vicino quella di Paolino Panzera costituita
da 7 camere, cortile e giardino. Altre abitazioni considerevoli erano quelle del pittore Ludovico Giordano con
7 camere e cantina in basso ed una camera sopra del valore di 7 ducati; dell'agrimensore Giuseppe Lecci con
4 camere attaccate ad altra diruta con un orto in strada di mezzo; quelle del barone Colosso Massimo di
Arigliano formata da 4 camere e supportico sotto una camera superiore, e di Zocco Gaetano comprendente 5
camere con supportico ed orto tutte costruite in strada di mezzo e del vaore di 4 ducati. In strada la Chiesa
significative erano la casa di Ciullo Giuseppe Tommaso comprendente 5 camere, due capanne e curti con attaccato un giardino valute ben 9 ducati; quella di donna Concetta Damiani dello stesso valore costituita da 3 camere al primo piano, 5 al piano terra , con orto ed un giardino; e in ultimo quella di Schirinzi Vito valutata 7 ducati e comprendente 4 camere, una stalla, una cantina, il cortile ed un giardino. Segno palese e conclamato di un
certo benessere raggiunto da vari esponenti della famiglia Panzera erano le case tutte in strada di mezzo appartenenti rispettivamente a Vitomaria Prontera (4 camere, 2 camerini ed orto), Girolamo Prontera (5 camere in
basso ed una sopra del valore di 9 ducati), e quella degli eredi del definto Giuseppe Prontera costituita da una
camera su un'altra in basso con stalla, cantina ed orto). E per concludere di gran valore era la casa di Lecci
Vitomaria di ben 13 camere e cantina, quella di Filippo Carluccio comprendente 7 camere sul supportico, una
cantina ed orto, entrambe del valore di 9 ducati, e infine, valutata per 7 ducati, la casa di Saverio Ruberti formata da 3 camere, una stalla e una cantina.
214
Graduatoria degli edifici di maggior valore a Giuliano nel 1807
D. r.Tarquinio Panzera
Strada la Chiesa
Palazzo con soprani 15, sottani 12, cantina e magazzini 4
Barone Maglietta
Strada di mezzo
Palazzo con tre piani in camere 30 cadenti
Felice Stefanelli
Strada del Castello Camere 11 e cortile
9 ducati
Vito Stefanelli
Strada la Chiesa
Camere 7
9 ducati
Ciullo Tommaso
Strada la Chiesa
Camere 5 con due capanne e curti
9 ducati
Damiani Concetta
Strada la Chiesa
Camere 3 soprane 5 sottane con orto
9 ducati
Lecci Vito Maria
Strada di mezzo
Camere 13 e cantina
9 ducati
Prontera Girolamo
Strada di mezzo
Camere sottane 5 ed una soprana
9 ducati
Filippo Carluccio
Strada di mezzo
Camere 7, arcovo, cantina ed orto
9 ducati
Castello Camere soprane 3, sottana una e cortile
9 ducati
Scarascia Arcangelo
Strada del
Panzera Paolino
Strada del Castello Camere 7 e cortile
7 ducati
7 ducati
Giordano Ludovico
Strada di mezzo
Camere 7 sottane, un soprano e cantina
7 ducati
Colosso Massimo
Strada di mezzo
Camere 4 sottane, una soprana con arcovo
7 ducati
Panzera D. Tarquinio
Strada la Chiesa
Camere 6 con orto
7 ducati
Vito Schirinzi
Strada la Chiesa
Camere 4, stalla, cantina e cortile
7 ducati
Saverio Ruberti
Strada di mezzo
Camere 3, stalla e cantina
7 ducati
n.b. Colosso Massimo in Arigliano.
Edifici Industriali nel 1807
Strada
Castello
Trappeti
Molini
Forni
Strada di Strada la Strada li
Mezzo
Chiesa
Curti
2
1
2
1
4
1
1
Cioè:
Trappeti: n. 2 siti nella Via di Mezzo (via Regina Elena): di D.Tarquinio Fuortes e di Vito
Maria Lecci.
Molini: n. 8, e cioè 2 in Via di Mezzo, 1 in Via li Curti, 1 in Via Castello, 4 in Strada la Chiesa.
Forni: n. 0, ( però nel 1807 vi erano una casa con forno in Strada di Mezzo e un forno in
Strada li Curti di proprietà di Paolino Panzera unito ad un mulino).
215
Altri Edifici : (il numero è segnato per difetto)
Case con orto
Case con "Arcòvo"
38
9
Case con cortile
Botteghe
Stalle
Cantine
Capanne
Curti
Pagliai
Magazzini
6
1
8
14
4
5
2
4
Cioè almeno il 50% delle case erano provviste di giardino o di orto
L'Arcovo, detto in dialetto "sippòrtu",cioè suppòrtico,serviva per riparvisi sotto in caso di
pioggia
L'unica menzionata è in effetti la "Bottègola" del barone Maglietta in Strada di Mezzo
entrambi in strada dell'Arco
tutti e 4 inclusi nel Palazzo dei Panzera
Giardini ed orti ed altro :
Giardini : almeno N. 32 Orti : almeno 38 (v. sopra)
Un " suolo di cappella "(evidentemente già trasformata o distrutta e destinato ad altro uso).
216
NOME DEI TERRENI NELLO STATO DI SEZIONE DEL 1807
(Toponomastica rurale giulianese )
Acquarelle
Cornolo di sotto
Pedetangoli
Vascelle
Aja
Federico
Pellegrino
Verne
Aja e Saboto
Fei
Perrello
Vescovo
Aja del Vaso
Fei di Villani
Petracca
Vigna
Aja di moro
Fellitte
Petrusa
Vigna cerase
Amendole
Ferrarello
Petruselle
Vigna de’ chiosi
Archia
Ferraro
Pigna
Vigna del cinque
Archicella
Fica
Pira fontana
Vigna de Lecce
Bellevedute
Foggie
Pollascione
Vigna delli Marcelli
Beneficio
Foresta
Profico
Vigna del Scorpione
Beneficio di S. Biasi
Giardinello
Prudenza
Vigna del Signore
Bofano
Giardino
Quadrara
Vigna di Farina
Bombere
Giordano
Ringate
Vigna di S. Antonio
Bosco
Gnuni
Sabellese, Sabellotte
Vigna di sotto
Calcara
Grutti
S. Antonio
Vigna piccola di S. Antonio
Cacarelle
Impeschiaturo
S. Giuliano
Vigna vecchia
Campana
Inferno
S. Mascaro
Vignicella
Campicello
Inghiante
S. Pietro
Vaccole
Campine
Insite
S. Pino
Zoccoli grandi
Campanelle
Laigola
S. Maria
Zoccoli piccoli
Campo di dentro
Lama
S. Zagara
Campo di fuori
Lamicelle
Scafazza
Campo di Lecce
Larghimazzi
Scafazzella
Campolitalli
Lia
Scannapezzente
Campolongo
Macchia Ferrara
Scarda
Canali
Maranciano
Schiavello
Canniti
Marattola
Sciannarré
Canniti grandi
Marchielli
Serra
Canniti piccoli
Mazziotti
Serregrandi
Capitali
Miccaruni
Serricella
Cappelluzza
Mio
Sipati
Cavalca
Moliani
Spano
Cavalli
Monaci
Spissa
Celse
Ponticelli
Spissa grande
Cerase
Morciato
Spissa piccola
Chiusa
Morello
Spito
Chiusura Mascio
Mozzafiato
Stoppelli
Chiusure ( o Chiusune ?)
Nunziata
Strette
Ciardelle
Nunzio
Tagliate
Cipiglio
Orto di Mezzo
Tenelle
Cocesa
Orto lia
Terra Matteo
Columbi
Orto lia grande
Terra piro
Contrite
Orto lia piccola
Tofario
Copasciulia o Cupasciula
Orto S. Maria
Trappeto vecchio
Coppola
Ospedale
Vaccole
Coralli
Pagliata di dentro
Valiano
Cornola grande
Pagliata di fuori
Vasce
217
RINOMATE INDUSTRIE DELLA SETA E DEL TABACCO A GIULIANO
1818: Il 18 settembre 1818 il notaio Maruccia Salvatore di Castrignano
(Scheda notarile dell'A.S.L. 23/11) sottoscrive i capitoli matrimoniali fra
Giovanni Panzera fu Francesco "proprietario" di Giuliano residente in Strada
del Sedile, in casa del quale viene redatto l'istrumento dotale, e Donata De
Nuccio di Castrignano. In quest'anno il clero di Giuliano è formato da 4 preti,
1 diacono, 2 chierici e 1 novizio. Fra i preti tre sono anche confessori e in
totale per l'età 2 hanno fra i 40 e i 55 anni e 2 fra i 55 e i 75 anni .
Da Napoli il 18 novembre 1818 un Decreto "permette al comune di Gagliano la
celebrazione di una fiera annuale nell'ottava di Pasqua". Nel corso dell'anno
il visitatore Giuseppe Ceva Grimaldi nel suo viaggio che da Napoli lo porta a
visitare tutta la provincia di Lecce spingendosi fino al Santuario di Santa
Maria di Leuca raccoglie una mole straordinaria di notizie e impressioni su
ogni aspetto della vita civile ed economica di Terra d' Otranto. Al suo occhio
indagatore non sfugge neanche la piccola borgata di Giuliano rinomata sin
d'allora per la sue produzioni di tabacco (già nota un decennio prima al
Giustiniani: "I suoi abitanti … fanno industria di tabacchi" e di seta che tinta
in nero era molto richiesta per la confezione di abiti per i preti.
Scrive testualmente il Ceva:
" Le piante del tabacco sono di due specie: una detto Cutaro, l'altra … : si coltivano ad innaffiamento, ed a secco: il primo metodo è più profittevole, dà un genere di miglior qualità, e si
vende una metà di più di quello prodotto a secco. Prima di stabilirsi una fabbrica di tabacchi
in Lecce questa manifattura era esercitata dai soli frati mendicanti: la loro pazienza dava
maravigliosi risultamenti: i tabacchi de' contorni di Lecce, di Francavilla, di GIULIANO DEL
CAPO imitavano perfettamente quelli di Spagna".
"Riguardo alla seta (abbenchè in molti paesi se ne faccia commercio) nondimeno un piccolo
villaggio verso il Capo, chiamato Giuliano, di 400 anime è il solo luogo ove si lavora; le donne
vi fanno dei nastri durevoli assai, ma non lucidi, ed una stoffa mista di lana e seta, che tinta
in nero serve agli ecclesiastici".
Già in un atto notarile del 1738 (v. nella cronologia) si fa chiaramente riferimento alla lavorazione della seta a Giuliano per la quale si afferma nulla è
tenuto all'erario dal comune di Giuliano ma soltanto sono tenute al pagamento della tassa le persone che la praticano. Il Ceva poi dopo il brano summenzionato aggiunge una nota di rimpianto per la decadenza in cui trovavasi questa coltura ai suoi tempi (1818):
" E che cosa si e' fatto dei gelsi? Si sono in gran parte brugiati nei cammini
e nelle cucine" . E circa le manifatture di cotone " esse decadono sempre dippiù, atteso il vile prezo d'ogni maniera di lavori di cotone stranieri" osserva
che "manca il soccorso delle macchine, in fuori di poche per filare, recentemente introdotte in Galatone con l'uso della "navetta volante": Ma al rima218
nente della provincia "la navetta" è vibrata dalla mano della tessitrice, cosa
che porta ingratissima fatica". Quante donne giulianesi compaiono nei registri anagrafici dei primi dell'Ottocento qualificate per la professione "filatrici"? Moltissime, quasi tutte quelle che erano in età lavorativa.
E'significativo il riferimento a Galatone cui Giuliano è legato dalle comuni origini genealogiche delle famiglie Schirinzi e Filoni. Agli inizi del Novecento la
lavorazione del tabacco, o meglio i suoi proficui guadagni, stimolò Tommaso
Fuortes a costruirvi un Magazzino Tabacchi, come d'altronde fecero le altre
famiglie più agiate della zona e, specificatamente a Castrignano, i Trazza e i
Cantoro. Interessante quanto osserva infine il Ceva sull'origine dei paesi del
Capo e su qualche usanza che necessariamente non dovette essere estranea
a Giuliano: "Sotto il nome di Capo di Lecce è compresa l'estrema parte della
Terra d'Otranto bagnata da' due mari; e questa è la parte forse più popolata del regno. Non appena si lasciano le ultime case d'un villaggio, che veggonsi i campanili del villaggio che siegue; e tal volta non si fa che uscire da un
paese ed entrare in un altro. La natura ne è stata prodiga di tutt'i doni suoi:
boschetti continui di ulivi, vigneti deliziosi, ne rendono l'angolo il più beato
della terra: i bovi, i muli, gli asini partecipano di questo favore anche essi
nella grandezza e vaghezza delle loro forme. Un cappuccino, che ha pubblicato alcune memorie sull''ntichità di Leuca (si tratta di padre Luigi Tasselli da
Casarano), generosamente concede a quasi tutti i paesi del Capo una origine
greca. Sono curiose le sue etimologie, per esempio: Alessano dall'erba melissa che vi è in gran copia; Martano perché vi era un tempio di Marte; Casarano
perché Cesare vi si accampò nella guerra contro Pompeo; Scorrano edificata
da Marco Emilio Scauro; Sternazia dal costume che hanno le donne di percuotersi pel dolore il petto. Egli è certo però che molti de' paesi del Capo
sono moderne colonie greche: i canti funebri vi sono tuttavia nel pieno vigore e le cantatrici de' lamenti esercitano nelle esequie un ministero essenziale. Esse sedono intorno al feretro avendo in secondo circolo i congiunti:
cominciano con l'intuonare una cantilena, ch'è diversa secondo la condizione
dell'estinto, ed invitano gli astanti a piangere con loro: scarmigliansi i capelli, ed alcune ne strappano una parte, per ispanderla sul cadavere che accompagnano al tempio e non lasciano se pria non è chiuso nella fossa".
1819: muore alle ore 11 del 2 gennaio 1819 a 73 anni nella sua casa sita a
Giuliano in strada di mezzo il pittore di origine napoletana LUDOVICO GIORDANO. Negli atti comunali lo si qualifica anche "ornamentista", in quelli parrocchiali invece lo si dice "pictore" oriundo di Casoria "ex monte Casorio" e
sposato a Giuliano con tale Giuseppa Maria Venuti da cui ebbe vari figli. Era
nato quindi intorno al 1746 e nel 1782 a Castrignano decorò bellamente la
volta della Cappella di Santa Maria della Misericordia per incarico ricevuto
dalla Confraternita omonima. In un cartiglio affrescato all'interno dell'edi219
ficio in questione lasciò il ricordo della sua opera firmandosi in latino:
"LUDOVICUS IORDANUS NAPOLITANUS PICTOR . 1782"
(riprodurre l'iscrizione con la firma in evidenza ) .
n.b. Altri due pittori sono ricordati nel comune di Castrignano nel 1852: Casimiro Cucinelli e Giovanni Maggio.
1820: Serviente Comunale di Castrignano del Capo risulta essere il giulianese DE TOMASI IPPAZIO che svolge anche funzioni di "becchino". Tale incarico verrà tenuto fino al 1867. Suo figlio DONATO DE TOMASI in seguito
oltre a "becchino" assumerà il 29 febbraio 1888, ma per breve tempo, l'incarico di Spazzino (il primo spazzino comunale). In un registro della parrocchia il Capitolo della Chiesa di Giuliano si legge composto nel modo seguente:
Comune
Giuliano
N° d’ordine
Popolazione della Parrocchia
Anime 450
Nomi e Cognomi
Qualità della Chiesa:
Recettizia Civica Numerata in nove
Partecipanze, comprese le due del Paroco.
Grado
Qualità della Nomina
Epoca della Nomina
1
D. Giuseppe Carluccio Arciprete
2
D. Benedetto Cipiano Sacerdote Confessore Partecipante
Al 1788
3
D. Lorenzo Prontera
Sacerdote Confessore Partecipante
Al 1816
4
D. Ippazio Zocchi
Sacerdote
Partecipante
Al 1809
5
Francesco Ciullo
Acolito
Partecipante
Al 1806
6
Gaetano Prontera
Acolito
Partecipante
Al 1816
7
Domenico Prontera
Novizio
Partecipante
Al 1817
Partecipante
A 21 Aprile 1799
Osservazioni: Il Dritto della Nomina è Civico. Appartiene a Cittadini Sacerdoti Partecipanti
il Nominare il Sogetto, come per la decisione della Delegazione della Real Giurisdizione e per
uso inveterato ad ammettere anche i Chierici.
LA CARBONERIA A GIULIANO
(Principali protagonisti, riunioni al castello, precedenti del 1799, avvenimenti seccessivi)
A Castrignano si tramanda che per accedere alle riunioni segrete l'adepto,
camuffato da "carnevale", doveva rivelarsi recitando questa misteriosa cantilena: "Bonasera a lor signori, / bonasera a sti caruse, / quantità de furticiddi / ma su poche moi le fuse; / Ieu ne tegnu na sacchetta, / e li cuntentu
a una a una / ma muièrama me spetta / ca me pare fore ura. / Eccola ca sta
220
ci vene / sta mme face la cilusa / cu nnu pozza dire bene / putìa stare a casa
chiusa". Nel linguaggio in codice la "quantità de furticiddi" significava la polvere pirica; "le fuse" indicavano i fucili. A Giuliano i Carbonari presero a riunirsi nel castello del barone Maglietta. Nelle carte della polizia il primo giulianese che si trova affiliato a questa setta fu Marco Stefanelli sul quale si
chiedono informazioni (vedi A.S.L. Intendenza, Cat. III - Vigilanza sugli
attendibili - busta 53, fasc. 1385, anno: 1828: "Giuliano: Informi su Marco
Stefanelli settario prima e durante il nonimestre"; idem, busta 66, fasc.
1711, anno: 1836: "Giuliano - Proposizioni indiscrete di Carlo Panzera di
Giuliano".
1820 : Nell'archivio diocesano di Ugento si trova la notizia che: "A 28 detto
(d'Aprile1820) si visitò la Chiesa di Giuliano". Nessuna descrizione però delle
parrocchie di C.d.C., Giuliano, Salignano e Patù, nel volume per gli anni: 18191821. E neanche negli "Inventari degli arredi sacri delle Parrocchie" fatti a
seguito delle Visite suddette ad eccezione di Patù e di Castrignano del Capo,
inventario ques'ultimo datato 21/2/1821 e fatto dall'arciprete D. Arcangelo
Chiffi.
(Dal Diario della Prima Santa Visita di Mons. Camillo Alleva - incompleto - Verbali e decreti).
LE PROPRIETA' DELL'EX BARONE DI GIULIANO MAGLIETTA VENDUTE
AI PANZERA
1821: Il 27 marzo 1821 con atto del notaio Giovanni Pedone di Patù stipulato
nel palazzo Panzera e propriamente "nella Camera dello Studio" Don Paolino
Maglietta di Marittima figlio del defunto ex barone di Giuliano Gioacchino
Maglietta vende a Don Tarquinio Panzera del fu Giuseppe di Giuliano "tutti
gl'immobili territoriali siti in questo territorio di Giuliano a lui appartenenti
in piena proprietà qual Erede Testamentario del detto di lui Padre Don
Gioacchino, non che gli altri immobili siti nel Territorio medesimo, de' quali
Egli nella sudetta qualità, conserva il solo diretto dominio, trovandosi concessi ad enfiteusi; e finalmente più Capitali Censi a lui pure appartenenti, come
sopra: colla Legge espresso che detta convenzione privata si debba ridurre
a sollenne istrumento à richiesta di una delle Parti" . Ecco in sintesi l'elenco
delle proprietà vendute:
1o "Un fondo sativo sito in questo Territorio di Giuliano detto CAMPANA, con Lama, ed
Aja dentro, una coll'altro adjacente a solco della stessa natura detto Campanella, sito anco
nel Territorio medesimo, e confinanti l'uno, e l'altro per ponente col Giardino di esso
Compratore, e colla strada pubblica...";
2o - "Altro podere anco sativo con alberi d' olivi, … detto VIGNA DI SOTTO, confinan-
221
te per ponente colla sudetta Campana … ";
3o - "Altro fondo sativo … detto LAMA, … ";
4o - "Altro fondo sativo con albori dispersi di olivi, e di fico, detto LAMICELLA, confinante per ponente colla detta Lama … ";
5o - "Altro fondo in parte murato macchioso, ed in parte sativo con alberi dispersi d'
olivi, nominato BOSCO … ";
6o - "Un Giardino con Cisterne attaccato all'abitato di Giuliano detto ORTOGRANDE,
confinante per scirocco colla via vicinale, per levante col fondo Palmantello, …";
7o - "Altro Giardino murato a fabrico con Casa lamiata, e Cisterne, attaccato al detto
abitato, detto ORTO DEL SIGNORE, confinante per Levante col Fossato del Palazzo d'esso Venditore, e per ponente, e per Scirocco colla strada publica … ";
8o - "Altro Giardino murato con Curti diruti sito fuori l'abitato di detto Giuliano, detto
TAGLIATE, …";
9o - "Le Grotte parietate a fabrico site anco fuori l'abitato di Giuliano, e confinanti da
Scirocco colla strada publica … ";
10o - "Le due Botteghe tra loro attaccate coll'aria superiore, poste entro l' abitato di
Giuliano nello Largo del Castello, confinanti per Levante colle case di Giuseppe Lecci, e per
borea colla via publica …";
Più il detto Signor Maglietta dichiara di aver venduto al detto Signor Panzera presente ed
accettante i Seguenti Stabili de' quali conserva il diretto dominio, soltanto perché concessi ad enfiteusi, e sono :
1o "Un fondo olivato con alberi comuni detto MAZZIOTTE … confinante per ponente
colli beni del Compratore, e per Scirocco colla Strada publica per franco, e libero del peso
del tomolo di grano, e del tomolo di orzo, che si soleva pagare annualmente per estagli alla
Mensa Vescovile di Alessano; qual fondo trovasi concesso a varj naturali di Giuliano, coll'istrumento de' ventisei Gennaro Milleseicento ottant'otto rogato per Notar Lorenzo Cesi
di Pato, al quale si abbia relazione";
2o - "Altro fondo olivato … detto FEO DI VILLANI, confinante per borea colli beni de'
Fratelli Cipriano, per Scirocco con quelli dell'Abazia di Sant'Antonio, e per ponente colla via
publica, che dicesi soggetto al peso della decima a pro degli Eredi dell' Ex barone di
Barbarano, quale il Principe di Cursi, di cui l'attuale Venditore acquistò coll'istrumento rogato dal sudetto Notar Cesi a di tredici Settembre Milleseicentonovantanove dal fu
Francesco Villani di Montesardo … ";
ed inoltre :
3o - una quota parte del fondo sativo con alberi comuni detto PROFICO o CALCARA;
4o 5o 6o 7o 8o -
quota parte del fondo olivato a Barbarano detto AJA;
fondo sativo detto PALMANTELLO;
fondo vineato detto ORTO TRAPPETO;
fondo olivato a Barbarano detto CASARELLA;
un Giardino fuori l'abitato di Giuliano detto CIRIGLIO;
o
9 - "una Casa Lamiata detta FERRARIA nell'abitato di Giuliano, strada del Castello,
attaccata alle Case di Gaetano Zocchi per Levante, e colla via publica da Scirocco e ponente … ";
10o - "Altra Casa Lamiata detta SAN NICOLA, attaccata da tre lati col detto Orto del
Signore";
222
11o - "Altra Casa scoverta in detto abitato nella strada detta Rolla, concessa a Giovanni
Tasco .. ".
1.
Annui canoni sulle seguenti Case
2. Più l'annuo canone della Casa di Provenza in carlini 5, che oggi corrisponde l'attual possessore Giovanni Panzera .
3. Altro annuo canone della Casa di Provenza in carlini 5 (corrisposti da Vito Maria Prontera);
3.
"
"
della Torre della Dorona in grane 90 (corrisposte da Liborio Ferrarese);
4.
"
"
" per la Casa attaccata all'Orto del Signore in grane 90 (corrisposte da
Vito Stefanelli);
5.
"
"
" per la Casa del Mimmi in grane 20 (corrisposte da Filippo Carluccio);
6:
"
"
" per la Casa di S. Giuliano in grane 20 (corrisposte da Pasquale Panico);
7.
"
"
" per la Casa del Carbone in grane 90 (corrisposte da Tommaso Ciullo);
8.
"
"
" per la Casa del Carbone in grane 90 (corrisposte da Trifone Ciullo);
Capitali Censi
Finalmente dichiara il detto Signor Maglietta di aver venduto al detto Signor
Panzera presente ed accettante li seguenti Capitali cioè:
1. Capitale Censo di Ducati 14 alla ragione del 7% dovuto da Giovanni Motole;
2. Capitale Censo di Ducati 10 alla ragione del 9% dovuto da Lazaro Picci;
3. Capitale Censo di Ducati 10 alla ragione del 6% dovuto dagli Eredi di Francesco Gregorio;
4. Capitale Censo di Ducati 10 alla ragione del 6 % dovuto dagli Eredi di Giovanni Tasco;
5. Capitale Censo di Ducati 11 alla ragione dell'8% dovuto dal fu Carlo Panzera;
6. Capitale Censo di Ducati 22 alla ragione del 5% dovuto dagli Eredi di Alessandro Manco
di Giuliano;
7. Capitale Censo di Ducati 22 alla ragione del ----- dovuto dagli Eredi di Oronzo Greco;
8. Capitale Censo di Ducati 94 alla ragione del 6% dovuto da Domenico Schina di Salignano;
9. Capitale Censo di Ducati 32 alla ragione del 6% dovuto da Alessio Branca di Gagliano .
In conseguenza di ciò l'acquirente Signor Panzera è nel dritto di godere, e
disporre delli sudetti immobili venduti trovasi affittati a Pasquale Cosi di
Arigliano, andando anche compreso nell'affitto il fondo VACCOLE, che esso
Signor Maglietta ha venduto con altra Carta a Bartolo Rosafio di
Castrignano, dovranno i compratori contentarsi del prezo del fitto di detti
immobili, durante la locazione, quale prezo sarà distribuito tra essi in ragione dell'estenzione territoriale respettivamente acquistato. E riguardo
all'affitto corrente incominciato dal primo Agosto Anno in corso, e che dovrà
terminare a tutto Luglio venturo mille ottocento vent'uno, il primo terzo del
sudetto affitto apparterrà al Venditore, e gli altri due terzi ai Compratori
da distribuirsi, come sopra, in questo modo verrà anco dipartito in detto
Anno, computando, come sopra, la rendita di Canoni, e de' Capitali, acquistati dal Signor Panzera col presente istrumento, tra lui, ed il Venditore.
223
La sudetta Vendita è stata effettuata per la somma totale di docati Sette
mila, e tre, e grana settanta cinque, e propriamente:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
la detta Campana e Campanella
la Vigna di sotto
la Lama
la Lamicella
il Bosco
l ' Orto grande
l ' Orto del Signore
il Giardino detto Tagliate colle Grotte
quota fondo Aja
Totale
per
per
per
per
per
per
per
per
per
Ducati
Ducati
Ducati
Ducati
Ducati
Ducati
ducati
Ducati
Ducati
3421 e gr. 25;
855;
712 e gr. 50;
60;
300;
300;
400;
150;
25;
Ducati 7003 grane 75 .
Tutto il rimanente in collettiva per Ducati 780, con che si ha il totale di docati Settemila, e tre, e grana Settanta cinque. In conto di detti docati 7003 e
grana 75 ne furono sborzati dal Signor Panzera al Venditore docati due mila
all'epoca della detta privata scrittura, e se ne fece quietanza. Altri docati
due mila seicento settanta cinque (2675) se li ritenne l ' Acquirente medesimo, col consenso, e volere di esso Venditore, in estinzione, e sodisfazione
del mutuo da quest'ultimo dovuto solidalmente col fu di lui Padre Don
Gioacchino nella somma principale di docati due mila e trecento, ed in altri
docati trecento d' interesse, e settantacinque dico docati trecento settanta cinque di interesse, in virtù dell'istrumento stipulato per Notaro Pasquale
Pedone di Pato il di primo Settembre mille ottocento dodici, e registrato il
dì sedici del detto Mese, ed Anno in Uggento, al folio, settantasei, volume
retro, Casella quarta, numero primo, volume … pagato all'uno per cento Lire
Centouna, e centesimi venti, decimo Lire dieci, e centesimi dodici, in tutto
Lire Centododici, e centesimi trenta due. = Cingaro. ( N.B. Istrumento contenente l'ipoteca sul fondo Campana e fondo Vaccole a Castrignano del Capo).
Infine i restanti docati 2328 e grana 75 a saldo " sono stati sborzati in questo momento da esso Acquirente al Venditore in tanta moneta d' argento
effettiva a vista di noi notaro, e testimonj, presi, e verificati dal Venditore,
il quale rilascia ampia e general quietanza … ecc…".
(A conclusione dell'atto e a garanzia della vendita il Maglietta ipotecò certe sue proprietà
site a Marittima e cioè: i fondi denominati Ruggiano; il fondo Vigna li Curti; il fondo agreste
Pastorizza; il fondo sativo detto Chisura Messere; il fondo detto Sciurta; e il vigneto detto
Vigna di Casa).
224
IL PAPA CONCEDE L'INDULGENZA PLENARIA A CHI VISITA LA MATRICE DI GIULIANO
1823: In un registro contenente gli atti dei battesimi, matrimoni e morti dal
1737 al 1776 si legge questa supplica del Clero di Giuliano indirizzata al
Pontefice per ottenere l' Indulgenza Plenaria per la Matrice di S.Giovanni
Crisostomo: "Beatissimo Padre. I Sacerdoti del Comune di Giuliano Diocesi di
Ugento Oratori Umilissimi della Santità Vostra chiedono lìIndulgenza plenaria per la Chiesa Madre ecc. Die 20 Decembris 1823." - Segue il Breve in
latino: "Datum Romae ex Sacra Congregatione Indulgentiarum" con cui si
concede quanto richiesto.
1824: A Giuliano il 7 gennaio nasce Ensiddio Gaetano Carofalo figlio di "Don
Giuseppe Carofalo Brigadiere della Forza Ducanale" di anni 35 domiciliato a
Giuliano in Strada di Mezzo e qui sposatao con Giovanna Maria Marasco di
anni 25.
n.b. Alla nascita di Vitantonio Salvadore il 20 dicembre 1828 il cognome è stato registrato già in Garofano! e
quindi si legge "figlio del Brigadiere della Forza Ducanale Giuseppe Garofano ora domiciliato a Taranto pel
suo impegno"! Stesso cognome alla nascita di Gaetano Giovanni Michele Eugenio nato il 16 gennaio 1835 e
di Vincenzo Filippo Raffaele il 26 febbraio 1841 figlio di Giuseppe Garofano" Brigadiere de Dazi Indiretti.
1826: Si effettuano lavori di riparazione all'organo della chiesa di Giuliano.
(vedi:Intendenza - affari particolari dei comuni - comune di Castrignano del Capo - fasc.467
bis.)
1827: Il 28 gennaio 1827 si celebra a Giuliano il matrimonio fra il muratore
Tommaso Monsellato di anni 31 di Alessano, nato ad Alessano il 29.12.1795
da Giuseppe morto ad Ugento l'11.2.1811 e da Lucia Nicolardi domiciliata ad
Alessano in strada Giudecca, con la ventitreenne giulianese Salvadora
Siciliano, nata a Giuliano il 15.3.1803 da Francesco Siciliano poi morto a
Taranto il 9 giugno 1814 e da Raffaela Pinto, domiciliata a Giuliano in strada
Chiesa. Con questo matrimonio si stabilisce a Giuliano la nuova casata dei
Monsellato celebri e ricchi muratori.
1828: abitanti --- (sotto Castrignano con Salignano e Giuliano: abitanti
2190).
1829: Il 18 febbraio 1829 si presenta dinanzi al sindaco di Castrignano il contadino Ignazio Donnicola di anni 25, domiciliato in territorio di Giuliano e proprio nella Masseria del Sig. Don Liborio De Salvo detta La Verna e dichiara
la nascitadi un bambino trovato alle due di notte abbandonato davanti alla
porta della Masseria "ove la partoriente trovavasi di passaggio" al quale vien
dato ironicamente il nome di Fortunato!.
225
1830: "Nella Masseria del Signor De Salvo di Pato detta Averna in territorio
di Giuliano muore alle ore 15 del 20 agosto 1830 il contadino 35.enne
Giuseppe Donnicola, domiciliato in detta Masseria, e figlio del fu Alfonzo
Donnicola, e di Vittoria Papa lasciando vedova la moglie Lucia Cassiano". Due
mesi prima a 72 anni era morto ( + 25.6.1830 ) anche a Giuliano dove domiciliava il padre Alfonso Donnicola contadino del fu Ippazio oriundo di
Castrignano.
1831: A soli 21 anni alle ore 16 del 5 ottobre 1831 muore il giovane "pittore"
Carlo Lecci, figlio dell'"agrimensore "Giuseppe e della fu Maria Donata
Giordano figlia del defunto "pittore" Ludovico Giordano morto a Giuliano nel
1819.
1832: Nella stessa Masseria detta l'Averna di proprietà del Signor D. Liborio
De Salvo di Patù morì alle ore 10 del 18 gennaio 1832, celibe, il contadino
castrignanese Salvatore Rizzello domiciliato "vagando" (cioè senza fissa
dimora) figlio di Gaetano e della fu Apollonia Papa.
1834: L'11 maggio 1834 il contadino Domenico MILO di Patù, nato a Patù il
12.9.1807 da Giuseppe ivi morto il 3 dicembre 1815 e da Concetta Renna,
sposa a Giuliano Concetta Prontera stabilendosi definitivamente a Giuliano e
dando origine al ramo giulianese di questo casato soprannominato genericamente "fraggioli". Al 28 aprile 1836 risulta domiciliato a Castrignano il giulianese Ippazio De Tomasi che vi svolge l'incarico di "Becchino". Un matrimonio importante viene celebrato a Giuliano il 20 luglio 1834 fra il proprietario
ventinovenne Don Carlo Grezio di Acquarica del Capo nato il 24 marzo 1805
dal proprietario Don Luca Grezio morto ad Acquarica il 28 ottobre 1814 e da
Donna Giuseppa Pagliata, e la giulianese Signora Camilla Ciullo di anni 32 nata
a Giuliano il 18 aprile 1802 dal proprietario Giuseppe Ciullo e da
Domenicantonia Ciullo.
1836: D. Domenico Maria Ciullo, dal primo gennaio 1836 economo curato, compila in latino lo Stato delle Anime della parrocchia di Giuliano. In esso elenca 61 famiglie descritte sotto la rispettiva strada e cioè: In Vico, vulgo
Giudecca, In Via vulgo dicta Rolla e In Via vulgo dicta Chiesa, trascurando di
segnarvene altre che abitavano in Via di Mezzo e/o in Via Castello per cui lo
Stato alla fine risulta senz'altro incompleto.L'anno 1836 si chiude con un
matrimonio interessante. Il 28 dicembre 1836 il contadino castrignanese
Isidoro Manco sposa a Giuliano Saveria Stefanelli di Giuliano stabilendosi per
un certo tempo in casa della sposa dove gli nascerà il figlio Cataldo antenato
diretto del vivente dott. Cataldo Manco. Isidoro Manco era nato a
Castrignano il 5 giugno 1808 da Cataldo morto a Castrignano l'11 settembre
226
1812 e da Domenica Maruccia morta giusto un anno prima il 4 aprile 1835.
1838: Il primo giugno 1838 visita la parrocchia di Giuliano il nuovo vescovo
Mons. Francesco Bruni che nella breve relazione contenuta in una sola pagina
annota semplicemente: "Tutto era regolare in questa Parrocchia".
(N.B. Nella successiva Visita del 1840 non si riporta osservazione alcuna riguardante
Giuliano)
1840: La mattina 21 marzo 1840 viene rinvenuto un trovatello esposto davanti alla Cappella della Madonna del Canneto dalla sessantenne filatrice giulianese Quintina Vitali che vi domicilia in qualità di "oblata". La donna rende la
seguente dichiarazione: "questa mane verso le ore otto ho trovato esposto
un bambino avanti la porta di detta Cappella delle Lame dentro una sportellina vecchia appesa alla cataniglia di detta porta involto in pochi cenci senza
segno veruno sul corpo, o cifra veruna, di età apparente di giorni due". Al
bambino viene imposto il nome di Giovanni e il cognome Crisostomo.
(N.B. - Vedi qui sotto l'anno 1846 la morte di Quintina Vitali).
"Un Decreto di re Ferdinando II datato Napoli 1.o luglio 1840 autorizza il
comune di Giuliano aggregato all'altro di Castrignano del Capo a "vendere a
D. Giuseppe Panzera per la somma di ducati cinquanta (50) una casa comunale posta in contrada la Chiesa".
(A.S.L. Intendenza, s. II, B.25, fasc.467- Alienazione di una casa nel Comune di Giuliano).
Lo stesso anno 1840 il comune di Castrignano incarica l'ingegnere Benedetto
Torsello di Alessano di approntare un progetto per la realizzazione di un
cimitero promiscuo per Castrignano e Salignano e di un altro per Giuliano …
di fatto mai realizzati!
n.b. Sarà l'insorgenza del terribile colera del 1867 a smuovere le acque … fino al progetto del 1872 dell'agrimensore di Lecce Luigi Vigneri che verrà approvato e reso esecutivo.
1843: (abitanti in tutto il comune di Castrignano del Capo n. 2300). Il 14 gennaio 1843 il cocchiere Gennaro Fusaro di anni 41, nato a Scorrano il 24 ottobre 1802 ma domiciliato a Montesardo, figlio del fu Vito morto a Specchia
Preti il 5 gennaio 1829 e della fu Concetta Palma morta anch'essa a Specchia
Preti il 21 novembre 1827, sposa a Giuliano Maria Concetta Pantaleone Rizzo
di anni 26 nata a Giuliano il 7 agosto 1815 da mastro Vito Rizzo calzolaio e
da Giuseppa Villani. Il Fusaro da lì a poco acristerà una brutta fama per una
sciagurata lettera anonima spedita da Scorrano per la quale e il sindaco di
Castrignano notaio Vitomaria Maruccia e il suo segretario Francesco Zocchi
di Giuliano saranno condotti in carcere per gravi imputazioni politiche! In
occasione della Santa Visita alla parrocchia di Giuliano il vescovo mons. Bruni
osserva soltanto che "non si è segnato nel Libro delle Messe la messa cantata pro remissione peccatorum di Donna Caterina De Salvo" ! Il 17 luglio 1843
227
alle ore 9 d'Italia muore a 80 anni a Giuliano Donna Concetta Damiani nativa
di Barbarano figlia del fu Lorenzo Damiani e della fu Cecilia Villani.
1844: A mezzanotte del 15 agosto 1844 "muore nella Casa della Cappella della
Madonna delle Lame" Quintina Vitali di anni 65 nata a Salignano e domiciliata a Giuliano già vedova di Vito Panzera, figlia del fu Domenico e della fu
Santa Zaccaria.
1844 circa: A pag. 128 verso di un registro conservato a Napoli nel fondo del
borbonico Ministero di Polizia, (fondo: Sette, fasc. 4622 I - di pagg. 183
complessive di cui risultano scritte le prime 157), intitolato:
"Elenco dei Settarj più marcati della Provincia di Terra d' Otranto"
si leggono i nomi dei 7 giulianesi rubricati, come si diceva, in materia di polizia, ossia schedati perché implicati in associazioni segrete vietate dal governo e quindi sottoposti a costante sorveglianza, così come si riportano di
seguito conformi all'originale:
DISTRETTO DI GALLIPOLI
Comune di Giuliano
Cognome e Nome
CIRCONDARIO DI GAGLIANO
Patria
Condizione
Cenno biografico
N.O.
1 CIULLO Francesco di Antonio
Giuliano
Dott. Fisico
Filadelfo, Carbonaro.Tenente della
Legione.
2 CARLUCCIO Francesco
3 LECCI Vito Maria
4 LECCI Giuseppe
Giuliano
Giuliano
Giuliano
Contadino
Proprietario
Agrimensore
Filadelfo e Carbonaro riscaldato. (*)
5 PANZERA Giuseppe
Giuliano
Galantuomo
6 PRONTERA Vito Maria
7 STEFANELLI Vito
Giuliano
Giuliano
Proprietario
Fabricatore
Carbonaro graduato da Copritore.
Patriota e Filadelfo alquanto riscaldato.
Filadelfo e Carbonaro alquanto
riscaldato.
Antico Patriotta e Filadelfo. (**)
Idem
(*) In un altro registro della Polizia (fascio 4634 III) Carluccio Francesco fu Michele di
anni 28, contadino, si trova segnalato come: "inclinato al furto". Il Registro in questione
riporta lo "Stato indicativo de' sospetti ladri, vagabondi, e dediti a misfare distinti in tre
classi per ciascun Comune a seconda delle individuali di loro attendibilità". Il Carluccio è
annotato nella Seconda Classe insieme ad altri 3 di Castrignano del Capo, mentre sotto
Giuliano non ne compare neppure uno annotandosi a lato: "Non vi sono individui da meritare
far parte del presente Stato". E' un omonimo o lo stesso che nel frattempo si era stabilito
a Castrignano?
(**) E' il Vito Maria Prontera che nel 1799 aveva piantato un ramo di alloro in segno di libertà dinanzi alla sua casa: per questo lo si definisce "antico" patriota.
228
1845: Alcune notiziole su Giuliano si possono leggere nel grosso tomo di 573
pagine di Zuccagni Orlandini A. edito a Firenze col titolo di "Corografia fisica, storica e statistica del Regno delle Due Sicilie".
1846: L'antico Sedile (in pratica l'antico municipio) di Giuliano viene acquistato da Giuseppe Monsellato.
IL 1848 A GIULIANO IN UN PROCESSO POLITICO
Gran parte riveste Giuliano in un celebre processo politico che portò all'arresto del Sindaco di Castrignano del Capo (Notaio Vitomaria Maruccia) e del
Segretario Comunale (Francesco Zocchi di Giuliano). In realtà altri giulianesi vi furono coinvolti a vario titolo e fra questi alcuni componenti della
Guardia Nazionale e cioè:
Eletto Comunale, ed Alfiere della Guardia Nazionale;
Francesco Zocchi Liborio Stefanelli Sottotenente della stessa;
D. Francesco Ciullo Parroco di Giuliano;
Ippazio Vito Ciullo di Giuliano.
L'accusa per tutti gravissima fu di "Cospirazione avente per oggetto di cambiare la Forma dell'attuale Governo avvenuta in Castrignano del Capo nell'estate dell'anno 1848". Tutto aveva preso l'origine da due lettere di denuncia firmate da tali Pietro Martina e Gennaro Fusaro. Del primo, nel settembre 1849, in sede di accertamenti, l'ufficiale dell'anagrafe Michele Petese
non trovò traccia alcuna nei registri comunali ("dietro le più accurate indaggini non è stato possibile avere tradizione alcuna della persona di Pietro
Martina e come tale non esiste, né mai ha esistito"); del secondo il Petese in
pari data trovò che " Gennaro Fusaro era già morto a Giuliano alle ore 16 del
14 novembre 1848 a 45 anni lasciando vedova la moglie Concetta Rizzo ". A
carico di quest'ultimo individuo possiamo aggiungere che la lettera - denuncia fu spedita non casualmente da Scorrano. Infatti qui era nato il 21 ottobre 1802 da Vito Fusaro, e da Concetta Palma poi entrambi morti a Specchia
rispettivamente il 5.1.1829 e il 21.11.1827. A 41 anni il "cocchiere" Gennaro
Fusaro, domiciliato da tempo a Montesardo, decise di sposarsi con la giulianese Maria Concetta Pantaleone Rizzo di anni 26 nata a Giuliano il 7.8.1815
dal calzolaio Vito Rizzo e da Giuseppa Villani. Il matrimonio avvenne a Giuliano
l'11 gennaio 1843 e qui il Fusaro prese a dimorare fino alla morte nel 1848.
Molti furono i giulianesi chiamati in istruttoria a deporre presso il giudice di
Gagliano sul conto del concittadino Zocchi fortemente implicato. Il 25 settembre 1849 toccò ai primi cinque che furono i seguenti:
1) Domenico Ferrarese fu Giovanni di anni 39, sarto di Giuliano, che rivelò
229
le affermazioni antimonarchiche pronunciate da Stefanelli e da Zocchi
("Abbasso il Re, e Viva la Costituzione") nella bottega di questi che lo invitò
ad "arruolarsi con loro" ; e intanto dicevano: "là chiaveremo un cazzo in culo
al Re".
2) Giuseppe Prontera di Vito Maria di anni 35, proprietario, che rivelò "le
mire sediziose dell'arciprete Ciullo e di altri e che erano surriscaldati e fautori del liberalismo".
3) Andrea Carluccio fu Giovanni di anni 56 contadino che non disse nulla "perché essendo contadino non ha badato altro che a guadagnarsi il pane".
4) Alessandro Lecci di Giuseppe di anni 42, proprietario, che riferì di "riunioni e commenti in casa dell'arc. Ciullo", di carte a stampa, e che questi
"avea fatto costruire una pariglia di pistole da Mastro Pietro Iacobelli di
Salignano come appreso da confidenze di Antonio Zingarello e di Salvatore
Panzera".
E aggiunse inoltre che "Stefanelli e Zocchi Ufficiali della Guardia Nazionale
avevano assoldato due individui cioè Gennaro Fusaro oggi morto e Domenico
Ferrarese come soldati per 3 carlini al giorno. Dippiù anche nell'està dello
scorso anno stando in mezzo Patù vide passare una Carroza con due individui
che andava verso Castrignano, e dalle persone che gli stavano a torno, e che
non ricorda adesso chi fossero state, seppe che uno di quei due individui in
Carroza era D. Epaminonda Valentini di Gallipoli rinomato fazioso di quei
tempi che andava fomentando sedizione, ed andava arrollando persone per
adoperarle contro il Governo, e le Truppe Reali. Quindi si recò ad alloggiare
in casa di D.Vito Maruccia. Anche il Maruccia fece la sua parte arruolando
vari individui di Castrignano, di Gagliano e di diversi paesi".
5) D. Giuseppe Panzera del fu D. Tommaso di anni 61, gentiluomo e proprietario, che rispose di non sapere "nulla" sulla cospirazione; definì "regolare"
la condotta dell'arc. Ciullo e di suo fratello; e sul conto di Maruccia, Zocchi
e Stefanelli che "gli ha intesi sempre zelanti della Costituzione e nient'altro".
Il 3 ottobre successivo (1849) deposero ancora:
1) Ferdinando Ferrarese fu Giovanni di anni 49, sarto,: "Dopo pubblicata la
Costituzione l'arciprete Ciullo rivedendolo col sottabito della Antica Guardia
Urbana mi si accostò e disse che questo potea levarmelo".
2) Carmelo Lecci di Giuseppe di anni 35, proprietario: "Appena pubblicata la
Costituzione tutte le sere verso le 2 o tre ore di notte lo Stefanelli e lo
Zocchi si riunivano in casa dell'arciprete dove pure andavano Andrea
Carluccio, Trifone Lecci, e Domenic'Antonio Lecci tutti di Giuliano. E nella
bottega dello Zocchi un giorno dello scorso anno Francesco Zocchi vi lesse
una protesta contro il Governo e il Sovrano detta de quarantotto articoli
inviata da Lecce dal Presidente del Circolo D.Bonaventura Mazarella a Liborio
Stefanelli".
230
3) Antonio Zingarello fu Vito di anni 36, salassatore: "Lo scorso anno i sopradetti si occupavano spesso alla lettura di Fogli e altre carte e Liborio
Stefanelli mi invitò ad arruolarmi per soldato colla promessa di stipendio di
grana trenta il giorno al che io finsi di accettare ma poi pensai a farmi i fatti
miei".
4) Salvatore Panzera di Paolino di anni 33 dichiarò le stesse cose dello
Zingarello aggiungendo che rifiutò la proposta di arruolamento.
5) Lo stesso 3 ottobre 1849 anche il contadino Andrea Prontera fu Girolamo
di anni 56 si presentò a deporre sulla condotta dell'arciprete Ciullo e "sul
mustacchio di Francesco Zocchi Ufficiale della Guardia Nazionale".
L'istruttoria del processo intanto continuò con altre numerose deposizioni
fino al 13 ottobre 1849 che formarono un fascicolo cui vennero allegate le
fedi di nascita degli imputati così di seguito riassunte:
1) Francesco Zocco, pizzicarolo, figlio di Gaetano e di Domenica Greco, ab.in
strada Sedili, n. 20/3/1812.
2) Liborio Stefanelli, fabbro muratore, di Vito e Arcangela Cassiano, n.
29/2/1804.
A prove raccolte e documentate il notaio Maruccia e il giulianese Zocco, considerata la gravità delle imputazioni, furono subito tradotti in carcere a
Lecce dove languirono quasi due anni finchè il 13 marzo 1851 venne la sentenza di assoluzione con la formula del non consta e quindi liberati. Con tutto ciò
la loro vita fu particolarmente faticosa anche negli anni successivi perché
comunque restarono sempre sotto stretta sorveglianza della polizia che ne
spiava continuamente le mosse e la condotta anche privata. A tal punto che il
notaio Maruccia chiese il permesso di allontanarsi dal proprio paese e stabilirsi altrove. Di questo clima fanno fede i seguenti documenti.
(A.S.L. - Intendenza - Vigilanza sugli attendibili - Busta 70, fasc. 1902, anno 1850):
"Castrignano del Capo e Giuliano: Vigilanza sugli attendibili Francesco Zocchi
e Liborio Stefanelli di Giuliano, frazione di Castrignano, e Vito Maruccia e
Francesco e Ippazio Vito Ciullo di Castrignano. Riunioni nella bottega dello
Zocchi. Processura in linea di Polizia contro lo Stefanelli per parole sediziose in occasione della petizione per l'abolizione dello Statuto e sue riunioni in
Castrignano presso l'attendibile Saverio Staiano e in Patù con Gaetano
Romano, Domenico e Pasquale Cagnazzo, lo Zocchi, Francesco Giannelli e altri
settari. Contatti in Taviano con l'attendibile Dimitri".
Anno 1850: dopo la sentenza del 13 marzo con cui fu dichiarato il "non consta" a favore degli imputati Francesco Zocchi di Giuliano e il notaio Vitomaria
231
Maruccia di Castrignano, già rispettivamente segretario comunale e sindaco
nel 1848 del comune di Castrignano del Capo.
(Il Sottintendente di Gallipoli così scrive all'Intendente di Lecce): "Gallipoli, 30 marzo 1850:
Signore, Ricevo ufficiale notizia che in Giuliano aggregata in Castrignano del Capo, nella
Bettola di Francesco Zocchi quasi ogni sera , si riuniscono allo stesso, Liborio Stefanelli, ed
Ippazio-Vito Ciullo di colà , soggetti sottoposti a sorveglianza come attendibili in politica,
per far de' discorsi con sommessa voce: che nel 21 andante fu avvertito come i due primi
borbottavano contro coloro che firmavano la supplica da umiliarsi a S.(ua) M.(aestà) il Re
N.(ostro) S.(ignore) per l'abrogazione dello Statuto Costituzionale dicendo fra le altre "ci
vogliono sfottere con questi raggiri? quando ci faranno una nota specifica, allora firmeremo".
Il Sottintendente propone per questo il "loro trasferimento forzoso" in altro paese.
Lo stesso all'Intendente: "A memoria del Sig. Intendente. Gallipoli, 4 aprile 1850. D. Vito
Maruccia, detto il Re di Castrignano, Francesco Zocchi e Liborio Stefanelli, sotto sorveglianza di polizia con altri individui per ordine dell'Eccellentissimo Ministro dell'Interno , per
imputazioni politiche, col loro andare e venire da Costà , e da Lecce si sono fatti lecito dare
riservatamente delle notizie scoraggianti l'attuale spirito pubblico", (continuando il suo rapporto il sottintendente ricorda che) "sulla emergenza il Giudice li aveva sottoposti ad obbligo di non uscire dal proprio Circondario , senza un permesso della Polizia". Quindi furono
richiamati, ammoniti, e impegnati a presentarsi da lui ogni sabato della settimana.
(idem c.s.): Gallipoli, 5 maggio 1850 . Rapporto sul conto di 5 sorvegliati del comune di
Castrignano del Capo, fra cui Liborio Stefanelli e Francesco Zocchi di Giuliano: " a quest'ora
si saran presentati a Lei ciocchè fra non guari eseguirà pure il tale Vito Maruccia. Gli altri
due poi D. Francesco, ed Ippazio Vito Ciullo non hanno offerto per tale periodo alcuna contraria osservazione, essendosi ben comportati".
(idem c.s.): " Gallipoli, 6 giugno 1850 . Rassicura l' Intendente della buona condotta dei quattro sorvegliati: Liborio Stefanelli, Francesco Zocchi, Parroco Francesco Ciullo e Ippazio Vito
Ciullo".
1848: Nel "Dizionario statistico de' paesi del Regno delle Due Sicilie al di qua
del Faro" pubblicato a Napoli nel 1848 da F. D. si rileva fra l'altro:
Comune
Circondario
Distretto
Provincia
Popolazione
Diocesi
Castrignano del Capo
Gagliano
Gallipoli
Terra d'Otranto 1191
Ugento
Giuliano
Gagliano
Gallipoli
Terra d'Otranto 427
Ugento
Salignano
Gagliano
Gallipoli
Terra d'Otranto 346
Ugento
Concessa la Costituzione nel Regno furono bandite le Elezioni Politiche. In
queste si presentò anche Liborio Romano di Patù il quale però non venne eletto per uno scarto di soli 4 voti. Ma da un documento inedito che si conserva
nell'archivio del Parlamento a Roma risultano fra i numerosi candidati per la
232
Terra d'Otranto anche i Panzera di Giuliano ! che evidentemente neppure
vennero eletti.
1849: Alle ore 5 della notte del 6 febbraio 1849 "nella casa detta il
Quartiere di questo comune, largo la Chiesa, ove essi coniugi propriamente
abitano" nasce a Giuliano Luigi Salvatore de Canale del fu Francesco di anni
32 "Pittore domiciliato in Ruffano ed ora di passaggio in questo comune di
Giuliano" e di Celidia Mallia di anni 30. Pel mantenimento della Chiesa di
Giuliano: il 1849 il Comune di Castrignano spese Ducati 4, ma intascò ben 24
ducati dagli "Agresti di Giuliano" contro i soli 7 ducati di Salignano e i 6 di
Castrignano.
1852: Qualche cenno su Giuliano si puo' leggere a pag. 450 del "Dizionario
corografico del Reame di Napoli" stampato a Napoli nel 1852 da De Luca Mastriani. Più preciso e dettagliato è però il quadro politico e sociale del
Comune di Castrignano del Capo e delle sue due frazioni Giuliano e Salignano
comparso nell' "Almanacco Generale della Provincia di Terra d'Otranto per
l'anno 1852 compilato (a Lecce) da Paolo De Angelis - Segretario della Regia
Procura di detta Provincia". Il Comune di C.d.C. è elencato sotto quelli che
compogono il Circondario di Gagliano (di 3.a Classe) dove funziona ancora il
Giudicato di Pace del Circondario (poi Pretura) così composto: Giudice:
Giovanni Vasquez Acugna; Supplente Vitomaria de Franchis; Cancelliere:
Francesco de Maria; Sostituto: Giovanni Cosi; Uscieri: Gaetano Spoti e
Bartolomeo Corsi. A Gagliano vi risiede il Notaio castrignanese Vitomaria
Maruccia, da poco prosciolto e liberato dal carcere dove era stato rinchiuso
insieme al giulianese Francesco Zocchi per gravissimi motivi politici.
ALMANACCO GENERALE DI TERRA D'OTRANTO (1852)
CASTRIGNANO DEL CAPO - Supplente giudiziario: Liborio Cosi,
Conciliatore: Sacerdote Vito Marzo; Cancelliere Comunale: Vito Ceciro; Capo
Urbano: Michele Fuortes; Sindaco:……………………………;
1.o Eletto: Domenico Cordella; Cassiere: Pasquale Trazza; Notaio: Pasquale
Cartenì; Esperti di campagna: Giovanni Chiffi e Michele Chiffi. Pittori:
Giovanni Maggio e Casimiro Cucinelli; Muratore: Vincenzo Stasi.
Popolazione: num. 1457.
GIULIANO AGGREGATO. Conciliatore: Trifone Lecci; Eletto: Alessandro
Lecci; Agrimensori: Alessandro e Giuseppe Lecci.
Popolazione: num. 500.
SALIGNANO AGGREGATO. Conciliatore: Francesco Pizolante; Eletto…………;
233
Popolazione: num. 433.
n.b. Nonostante l'aggregazione del 25 novembre 1808 al Comune centrale di Castrignano agli aggregati
Giuliano e Salignano veniva accordato un eletto per la sola tenuta dei registri anagrafici del proprio paese. Per
questa ragione nell'archivio comunale fino al 1865 (cioè fino all'introduzione della nuova legge comunale e provinciale del 20 marzo 1865) esistono registri anagrafici distintamente separati e intitolati per ogni frazione.
Inoltre ogni frazione aveva un suo proprio Conciliatore che era scelto ”tra' proprietarii più distinti per probità, e sono nominati da S.M. sulla proposta de' decurionati. Le loro funzioni sono puramente onorifiche, e consistono: 1. - nel conciliare a richiesta delle parti qualunque controversia; ed in tal caso le conciliaziooni tengono luogo di arbitramenti. - 2. - nel decidere inappellabilmente senza forme giudiziarie, fino alla somma di sei
ducati, tutte le quistioni che dipendono da azioni personali relative a mobili, e che non sono garentite da titoli autentici ed esecutivi“. Capo Urbano era nel 1852 Michele Fuortes sulla cui funzione si legge:
"Attribuzioni delle Guardie Urbane:- Le Guardie Urbane, sono destinate a vegliar continuamente di giorno e
di notte e per ogni dove in modo speciale al mantenimento della pubblica tranquillità sia coadiuvando le operazioni della guardia di pubblica sicureza (come fanno oggi i vigili con i carabinieri e con i poliziotti), sia operando isolatamente a tutela dell'ordine. Questa instituzione fu ordinata col Decreto de' 24 Novembre 1827. Per
lo dettaglio di servizio le guardie urbane sono sottoposte ai giudici regi ne' capoluoghi de' circondari (come
cioè a Gagliano), ed ai sindaci ne' comuni non capoluogi. Dipendono dall'Intendente, e per tal ramo corrispondono col Direttore del Ministero dell'Interno Ramo di polizia. A Giuliano il 30 settembre 1852 alle ore 23
muore l' esposito Ippazio Giuliano di anni 51, già vedovo, lasciando in vita 7 figli: 3 maschi e 4 femmine”.
1852: Nello ”Stato riguardante i Luoghi Pii Laicali di Castrignano del Capo e
sue aggregate” controfirmato in data 24 dicembre 1852 dal sig. Vitantonio
Pizzolante sindaco del comune di Castrignano del Capo si legge:
"Provincia di Terra d'Otranto - Distretto di Gallipoli"
N. O.
Quali siano i luoghi Pii
9 SS.mo Sacramento e Rosario di Giuliano
10 Vergine delle Lame di detto
Esercizi di pietà che si praticano
Fondatore
N.° 20 Messe piane annue
8 Messe piane annue, e due Anniversari
IL CAPITOLO DELLA CHIESA DI GIULIANO VIENE RIDOTTO DA 8 A 5
PARTECIPANTI
1853: Il 28 agosto 1853 un decreto vescovile ingiunge che nella parrocchia
di Giuliano ”La Massa Capitolare sia divisa in cinque porzioni invece delle tradizionali nove porzioni, delle quali due si goderanno dal Parroco, e trè dall'altri Partecipanti”. Muore alle ore 10 del 13 dicembre 1853 il Medico dottor D.
Francesco Ciullo di anni 57, celibe, figlio del fu Antonio Ciullo e della fu
Domenicantonia Ventruto.
1854: Nell'Esito del Conto Comunale del 1854 si leggono erogati ducati 44.61
”Al Signor D. Michele Fuortes pel Ventesimo comunale giusta la rendita”.
1856: Fra le cosiddette” Spese Imprevedute” del Comune di Castrignano nel
1856 al n. 9 trovasi annotato:
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"All'Avvocato per la Causa fra l'aggregato Giuliano e il Demanio Reale ducati 6”. Il 14 dicembre 1856 si sposano a Giuliano il falegname ventinovenne
Giacomo Frassanito di Supersano figlio di Vincenzo Frassanito e di Celimanna
Montanari e Camilla Maria Giuseppa Prontera di anni 28 figlia del fu
Vitomaria Prontera ”proprietario” e di Giovanna Trunco.
1859: Di quest'anno è un Verbale di perizia dei fondi per il sacro patrimonio
per i quali si trova in causa l'Accolito Francesco Stefanelli di Giuliano
(A.S.L. - Tribunale di Lecce - Perizie Giudiziarie - Busta 79 - fasc. 15, anno 1859).
IL PLEBISCITO DEL 21 OTTOBRE 1860
1860: Mentre Garibaldi si avvicina alle porte di Napoli il nostro Don Liborio
Romano di Patù in qualità di Ministro degli Interni il 23 luglio 1860 emana un
decreto col quale si stabilisce il ”rinnovo” di tutti i Sindaci e di metà dei
Decurioni dei comuni del regno affidandone l'incarico all'Intendente. A
Castrignano però non accadde nulla. Il sindaco Giuseppe Fersini era infatti il
cognato di don Liborio avendone sposato la sorella. E poiché quattro giorni
dopo con altro decreto il Romano specificò che si potevano conservare al
decurionato ”persone probe, intelligenti ed animate da sentito affetto pei
vigenti ordini rappresentativi” la situazione restò immutata. In occasione del
solenne Plebiscito del 21 ottobre: ”a Castrignano del Capo si votò, anche dai
cittadini delle borgate aggregate (Giuliano e Salignano), nella Casa Comunale,
dalle ore 14 italiane a un'ora di notte, sotto la presidenza del Sindaco
Giuseppe Fersini, accompagnato dal Capitano della G.(uardia) N.(azionale)
Francesco Fersini, dai Decurioni Vito Maruccia, Carlo Marzo, Bartolo
d'Alessandris, Donato Chiffi, P. Pirelli, Carlo Marzo di Pasquale, Trifone
Lecci, Salvatore Panzera, e dal segretario Francesco Zocchi (questi ultimi
tre di Giuliano). I votanti furono 322”. Non si conosce a tuttora l'esito della
votazione … ma, si ricordi, che facendo parte della diocesi di Ugento anche a
Giuliano è probabile che la vittoria degli Unitari non fosse del tutto scontata, e se ci fu dovette essere piuttosto sofferta e fortemente contrastata
dal clero locale. Infatti l'allora Vescovo di Ugento Mons. Francesco Bruni
figurava come uno dei più reazionari vescovi del Meridione e proprio in quell'occasione, come si legge nei rapporti governatoriali, dispiego' ogni sorta di
mezzi, fino a ricorrere alla minaccia della scomunica, per indurre il clero e i
parrocchiani a votare contro l'annessione. Il 21 novembre il Decurionato del
comune di Castrignano rifiuta l'offerta di Michele Fuortes di Giuliano per
ottenere al canone annuale di un ducato la censuazione del ”vecchio Sedile di
Giuliano” avendo in pensiero di restaurarlo con una spesa preventivata di 60
ducati ”per adibirlo a sede del Corpo di Guardia di Giuliano … attesochè è in
corso la Casa Comunale, e Corpo di Guardia di questa Centrale”.
235
Il 17 dicembre 1860 viene promulgata la nuova Legge elettorale che stabilisce i requisiti degli elettori per recarsi alle urne nell'imminente prima votazione nazionale per eleggere i Deputati del Parlamento Italiano. Si richiede:
25 anni di età; saper leggere e scrivere; pagare un annuo censo non minore a
Lire italiane 40. Inoltre si allarga il numero dei Collegi elettorali per effetto dell'annessione delle Province Meridionali al Piemonte: il collegio di
Tricase è il n. 410. In Terra d'Otranto possono essere eletti non più di 9
deputati. Lo stesso anno viene chiesta la censuazione del Vecchio Sedile di
Giuliano mentre si propone di destinarlo a Corpo di Guardia.
ISTITUZIONE DELLE SCUOLE PRIMARIE NEL COMUNE.
NOMINA DEL PRIMO MAESTRO PUBBLICO A GIULIANO.
1861: Per il 1861 gli abitanti di Giuliano sono registrati complessivamente
sotto il Comune di Castrignano e frazioni: in tutto abitanti 2768. Il 29 gennaio 1861 nella seduta comunale per il "rinnovo" del Decurionato, fra i componenti dello stesso, risultano i giulianesi: Trifone Lecci, Salvatore Panzera
(S.N.: Scribere Nesciens: cioè analfabeta) e Francesco Zocchi fu Gaetano
con la qualifica di Decurione Segretario. Con delibera del 25 agosto 1861 il
Decurionato eroga ducati 23.30 per l'"acconcio" dell'Organo di Giuliano
richiesti dal Parroco di questa parrocchia. Il 3 novembre 1861 il Consiglio
comunale di Castrignano del Capo nomina il primo Maestro Pubblico di
Giuliano, ossia il proprietario D. FRANCESCO CARLUCCIO. Con la stessa
delibera per Castrignano venne nominato il sacerdote D. Luigi Margarito,
mentre per Salignano l'eletto risultò il sacerdote D: Francesco Pirelli. Nelle
prime elezioni politiche d'Italia gli elettori politici del comune di Castrignano
del Capo si presentarono così distribuiti: GIULIANO: elettori n. 13;
Salignano n. 9; Castrignano n. 49; per un totale di 71 Elettori. Distintamente
gli elettori di Giuliano risultarono:
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
9)
10)
11)
12)
13)
Carluccio Camillo fu Giovanni
Ciullo D. Francesco fu Giuseppe Tommaso
Ciullo Ippazio Vito fu Giuseppe Tommaso
Ciullo Ercole fu Trifone
Lecci Alessandro fu Giuseppe
Lecci Carmelo fu Giuseppe
Lecci Domenicantonio di Vito Maria
Panzera D. Liborio fu Paolino
Panzera Francesco fu Paolino
Fuortes D. Michele fu Gioacchino
Stefanelli Liborio fu Vito
Stefanelli Pasquale fu Giovanni
Stefanelli Giuseppe fu Giovanni
-
di
di
di
di
di
di
di
di
di
di
di
di
di
Giuliano
Giuliano
Giuliano
Giuliano
Giuliano
Giuliano
Giuliano
Giuliano
Giuliano
Napoli
Giuliano
Giuliano
Giuliano
-
proprietario;
Arciprete;
proprietario;
proprietario;
proprietario;
propietario;
proprietario;
Sacerdote;
proprietario;
proprietario;
proprietario;
proprietario;
proprietario.
Il requisito essenziale per essere incluso nella lista era quello del censo.
236
Dove questo era insufficiente contribuiva quello della moglie. E così accanto
al nome di Panzera Salvatore di Paolino e di Stefanelli Liborio si legge di
seguito annotato: "(censo) della moglie".
Su direttiva dell' Intendente di Lecce (poi Prefetto), ai sensi dell'art. 25
della Legge 8 settembre 1861, il C.C. il 7 dicembre 1861 rimette nelle sue
mani le terne sulle quali potrà scegliere la Commissione di Censimento
Generale (della popolazione) per il 1862. Per Giuliano vengono segnalati i nomi
di due sole persone: STEFANELLI LIBORIO e TRIFONE LECCI.
Nel Conto Comunale di Castrignano del Capo dell'anno 1861 compilato dal
Cassiere Michelangelo Renzo le seguenti voci riguardano espressamente
Giuliano:
Titolo 1.o - Introito - : Dagli affitti esatto, cioè:
3.o - Da Domenic'Antonio Lecci per la quota Terrapiro in Territorio di Giuliano per l'annata
maturata a tutto Agosto 1861 secondo lo Stato di variazione Lire 5.10
4.o - Da Giuseppe Monsellato per l 'annata maturata a Dicembre 1861 per l'affitto della Cava
di pietre in Giuliano Lire 65.02
13.o - Da Giuseppe Prontera per le spazzature di Giuliano per l'annata maturata a Dicembre
1861 Lire 11.47.
Titolo 2.o - Esito -
: Spese ordinarie
52. - Al Segretario Francesco Zocchi Consigliere F.F. (Facente Funzione) da Segretario per
lo stipendio da Gennajo a Dicembre 1861 Lire 216.30.
56. - Al Serviente Ipazio Detomasi Lire 102.00
Spese Imprevedute
1.o - Al Sig.r Francesco Zocchi per l'acquisto di due ritratti di Vittorio Emanuele e Garibaldi
Lire 3.40.
2.o - Allo stesso per l'incisione del Sugello Comunale Lire 10.20.
1862: Al Censimento della popolazione del 1 gennaio 1862 Giuliano conta 550
abitanti (Castrignano 1600 e Salignano 540). Sul versante delle Opere
Pubbliche il Comune di C.d.C. in data 28 marzo 1862 delibera fra l'altro nei
riguardi di Giuliano di "ricostruire, al posto del già diroccato Sedile, (cioè
l'antica sede del Municipio di Giuliano), una Casa ad uso di Corpo di Guardia
Nazionale, essendone stata spogliata nel 1839 dai Signori Panzera, che
attualmente la posseggono".; ed inoltre di effettuare dei "restauri alla
Strada di comunicazione tra Giuliano, ed il vicino Comune di Patu'". A tal fine
si redige apposito Elenco "giusta l'informazione reclamata d'urgenza dal
Sottoprefetto di Gallipoli con nota del 10 marzo 1862 e giusta la Circolare
del Prefetto a stampa del 31 dicembre 1861 con cui invita il Comune a deliberare su quali opere pubbliche in corso di esercizio, od in progetto, dovrà
impiegare la somma chiesta al Governo".
237
n.b. In questa sollecitudine si avvertono i provvedimenti di Don Liborio Romano allora Consigliere di
Luogotenenza a Napoli, oriundo di Patù e cognato del sindaco di Castrignano del Capo avv. Giuseppe Fersini
che ne aveva sposato la sorella Rosa Romano ! Il Romano come si sa fu l'ultimo ministro degli Interni di re
Francesco e poi subito dopo di Garibaldi al quale il 7 settembre 1860 aprì le porte della Capitale.
L'8 aprile 1862 su richiesta del Consiglio comunale il "perito" Carlo Marzo di
Castrignano presentò una relazione con allegato il seguente:
STATO DEI DEMANI COMUNALI DI CASTRIGNANO DEL CAPO E SUE
FRAZIONI
Provincia di Terra d' Otranto - Comune di Castrignano del Capo - Mandamento di Gagliano
GIULIANO
N. O. Denominazione
Coltura
Inclinazione
Estenzione Uso cui ora trovasi addetto Reddito che se
Qualità de'
ne ricava
Terreni circostanti
1
Tagliate
Agresto
A Cava di Tufi
T. 11
Pascolo e taglio di Tufi
D.ti 15.30
Tufacei
2
Marchielle
idem
A Vigneto
T. 13
Per Pascolo
idem
idem
3
Serra
idem
Incapace a coltura T. 6
idem
idem
idem
Osservazioni: Il reddito annuale de' controscritti Agresti è di ducati 10. (n.b. T. =
Tomolate).
Il 15 agosto 1862 la Giunta Municipale da' infomazioni sulla condotta morale
di CIPRIANO SALVATORE di Giuliano sostenendo che "non la trova molto
regolare" ; ed aggiunge "che la voce pubblica sulle percosse di Assunta
Stajani di Giuliano è che lo autore di esse nel 25 giugno sia stato Salvatore
Cipriano". A MARTINO PRONTERA di Giuliano il 5 ottobre si concede in
affitto dal 1 settembre 1862 a tutto agosto 1870 il suolo denominato
Terrapiro; mentre a TOMMASO MONSELLATO si affitta la Cava di Pietre
a partire dal 1 gennaio 1863 fino a tutto dicembre 1867.
1863: Il Consiglio comunale il 22 febbraio nega l'iscrizione alla lista della
Guardia Nazionale a PASQUALE STEFANELLI di Giuliano "a motivo che il su
citato Stefanelli non nutrisce sentimenti a seconda dell'attual Governo; quindi ha creduto sempre, e lo crede immeritevole d'appartenervi".
n.b. La Guardia Nazionale era stata a fine Settecento l'attuazione, su istituzione più antica, d'un grande principio liberale, consacrato dalla Dichiarazione del 1791 come il diritto naturale "di resistenza all'oppressione" ; ma
già la sua coesistenza con un esercito a reclutamento nazionale (borbonico) e con la gendarmeria, rileva bene
la frattura istituzionale che si celava dietro il velo della Costituzione. Era di più: era strumento di controllo locale e, al tempo stesso, in provincia ambitissimo ruolo di emersione al potere. La legge istitutiva, dopo il precedente del 1848, fu promulgata il 5 luglio 1859 a iniziativa di Francesco Del Re. Il nostro don Liborio Romano
di Patù prima la criticò, poi ne usò la forza strutturale riservando al Ministero degli Interni la nomina dei
comandanti, e quella degli ufficiali maggiori agli Intendenti su proposta del sindaco e dei decurioni. Il suo compito principale era di "mantenere l'obbedienza alle leggi e tutelare l'ordine e la pace pubblica". Nel comune di
238
Castrignano nel 1860 era caduta nelle mani dei due massimi esponenti della famiglia Fersini, cioè di don
Francesco Fersini, Capitano della Guardia, e fratello del sindaco don Giuseppe Fersini. Nel 1862 dovendone
riformare i quadri fu spedito da Gallipoli il Capitano Falbo che sin dal suo arrivo a Castrignano si trovò al centro di una contestazione aperta e ostile al suo operato. Gli aderenti dei Fersini presero a rumoreggiare accusando il Falbo di varie illegalità e facendo circolare la voce che nella sua permanenza in paese avesse scroccato
denaro un po' dappertutto. Ad un certo punto si arrivò alla ribellione aperta in piazza. Un gruppo di persone
capeggiate ed aizzate dal sacerdote D. Fedele De Paola (il celebre Papa Fedele della paiara omonima a Patù) si
mise ad inveire contro urlando minacce sotto il portone del vecchio Municipio, costruito proprio quell'anno ed
ora sostituito da un bar in piazza S.Michele. Il capitano intervenne operando un arresto fra la folla dei manifestanti che intanto si erano dati a precipitosa fuga. Ne fece le spese momentaneamente il nonno di mia madre
Oronzo Cordella accanito sostenitore dei Fersini. Fu portato a Gagliano e consegnato alla locale Guardia
Nazionale, ma furbo più di una volpe, vedendo accorrere il sindaco di Gagliano per sincerarsi della novità, chiese permesso alle guardie di andargli incontro per schiarire i fatti. Tornato indietro spiegò alle guardie che aveva
avuto il permesso dal sindaco in persona di tornarsene a casa. Le guardie avendolo visto da breve distanza parlottare col sindaco gli credettero sulla parola e lo lasciarono andare. Ovviamente subito dopo fu accertato che
non era vero, ma ormai Oronzo Cordella, detto "il furioso", si era dato alla macchia. Dopo il processo fu prosciolto e rientrò sano e salvo in seno alla sua famiglia.
29 luglio 1862: Elenco della Manomorta del Comune di Castrignano del Capo:
1
Sativo Leuca
16
Simile dagli eredi di Vito Schirinzi di Giuliano
2
Idem Felloniche
17
Simile da D.Pietro Trazza di Castrignano
3
Idem Terrapiro
18
Idem da Francesco Vitali di detto
4
Cava di pietra di Giuliano
19
Idem da D. Vito Marzo di detto
5
Sativo Monte li murgi
20 Idem da D. Giuseppe Fersini di detto
6
Agresti di pascolo di Castrignano
21
7
Idem di Giuliano
22 Idem dai fratelli De Salvo di Patu
8
Idem di Salignano
23 Idem dai medesimi
9
Torre di Salignano
24 Idem da D. Giuseppe Fersini
Idem da D. Giacomo Arditi di Presicce
10 Torre Uomo morto di Giuliano
25 Idem da Giuseppe Damiani
11
26 Idem dai fratelli Prontera fu Andrea di Giuliano
Cappella scoperta S. Nicola
12 Fosse e aje di Castrignano
27 Idem da D.Cesare Sciaraffia
13 Idem di Giuliano
28 Idem dal Signor Romasi di Montesardo
14 Idem di Salignano
29 Idem da Ippazio Mancarella fu Giuseppe di Salignano
15 Canone avuto da D. Francesco Mezio
n.b. I numeri da 15 a 29 si riferiscono a concessioni enfiteutiche di terreni nella marina di Leuca.
1863: Viene processato LECCI LAZZARO di Giuliano per "Voci tendenti a
spargere malcontento contro il Governo e le Istituzioni costituzionali, in
Giuliano, ( diffuse ) il 30 maggio 1863".
(A.S.L.: Tribunale di Lecce - Giudicato d' Istruzione - processo n. 363).
1863: Processo per oltraggio a carico di SCHIRINZI GIOVANNI di Giuliano.
(A.S.L.: Processi penali del Giudice Istruttore - B.741, fasc. 10303).
1863: Processo per oltraggio a carico di FERRARO QUINTINO a Giuliano.
(A.S.L.: Processi penali del Giudice Istruttore - B. 678, fasc. 9190).
239
1864: Il consiglio comunale nella revisione della lista amministrativa effettuata il 9 luglio, dopo averne esclusi alcuni per mancanza di censo, vi aggiunge 3 nuovi nomi: i fratelli Giuseppe e Vitantonio Pizzolante fu Luigi di
Salignano, e ANTONIO PANZERA fu Giuseppe di Giuliano. (n.b. Gli ultimi due diventeranno gli unici Parlamentari del comune di Castrignano del Capo in tutta la sua storia). Quell'anno fra
i Consiglieri figura anche FUORTES MICHELE di Giuliano (detto famigliarmente "Michelino"), capostipite della nuova Casata giulianese proveniente da
Napoli. Già Capo Urbano (come dire oggi Comandante dei Vigili Urbani) il
1852, il 15 novembre del 1864 viene chiamato a far parte della Commissione
insieme al concittadino Alessandro Lecci, famoso perito e mastro fabbricatore e al castrignanese perito Carlo Marzo "per misurare il Fabrico del Faro
onde stabilire la quantità di palmi di pietra consumati per lo stesso e quindi
fissare la decima dovuta dall'appaltatore in beneficio del comune". Due giorni prima, 13 novembre, MICHELE FUORTES viene incaricato di "sorvegliare" l'andamento dei lavori di sistemazione delle strade interne di Giuliano. Si
svolgono le Elezioni Provinciali alle quali concorrono alcuni candidati del comune di Castrignano. Al primo appello tenuto il 6 novembre 1864 si presentano
in tutto 43 elettori su 79 iscritti. Scrutatori sono nominati: Domenico
Ferrari, Francesco Fersini e Giuseppe Fersini di Castrignano e Alessandro
Lecci di Giuliano. Funge da segretario Michele Petese. Gli elettori vengono
chiamati a scegliere un solo consigliere provinciale fra i seguenti quattro candidati: Antonio Panzera di Giuliano, residente a Lecce, Giovanni Romano di
Patù residente a Lecce, Giuseppe Pizzolante di Ruffano, e … Vittorio
Emanuele II.
COMUNE DI CASTRIGNANO DEL CAPO
Verbale per la nomina dei Consiglieri Provinciali in data 6 novembre 1864 Elettori iscritti 79 Candidato
Antonio Panzera
Giovanni Romano
Giuseppe Pizzolante
Vittorio Emanuele II
Qualità
Domicilio
Età N. Voti
Proprietario
Lecce
39
29
Avvocato
Lecce
61
12
42
1
Proprietario Ruffano
1
Osservazioni.
fuori lista
fuori lista
Ovviamente fu eletto Antonio Panzera che battè anche re Vittorio Emanuele!
Donato Serracca impianta sulla sua casa, oggi del sig. Angelo Vitali, sita di
fronte al menhir, una piccola targhetta in lecciso incidendovi la seguente
iscrizione contenente le parole del verso 207 del I Libro dell'Eneide di
Virgilio:
240
DURATE ET
VOSMET REBUS
SERVATE SE
CUNDIS
DONATO SERRACCA
A (NNO) D (OMINI) 1864
Traduzione: "Resistete e conservatevi per tempi favorevoli. Donato Serracca. Nell'anno del
Signore 1864".
1864: Processo a carico di CAGNAZZO SALVATORA di Giuliano per soppressione di titoli di stato.
(A.S.L.: Processi del Giudice Istruttore - B. 756, fac. 10571).
1865: Si ha notizia che il 24 giugno 1865 il maestro di Giuliano, il sacerdote
D. FRANCESCO STEFANELLI, percepisce Lire 85 annue per l'insegnamento,
come anche quello di Salignano il sac. D. Francesco Pirelli. Entrambi svolgono
il loro esercizio sotto la diretta sorveglianza del sac. D. Luigi Margarito di
Castrignano che perciò percepisce uno stipendio maggiore pari a Lire 170
annue. Il 13 maggio 1865 il comune di C.d.C. emana dei Provvedimenti per i
possessori di capre che fra l'altro devastano il territorio (soprattutto oliveti) sprovvisto di arbusteto e di "maccheto" e perciò stabilisce: 1) chi possiede almeno 20 tomolate di terreno non può tenere più di due capre; 2) che non
sia permesso ad alcuno cacciar le capre in qualunque punto del territorio,
eccettochè nei Giardini adiacenti all'abitato designati qui appresso, cioè:
per
GIULIANO:
Strada
Strada
Strada
Strada
Congregazione
S. Antonio
Cava
Allori
:
:
:
:
Corti ivi;
Corti Arciprete Ciullo;
Masseria Chiffi, e Romano;
Corti Ciullo Ercole, e Trappeto Arciprete Ciullo.
Le pene stabilite furono severe (fino a Lire 25,50 di multa) precisando inoltre che "entro agosto chi non possiede il terreno prescritto dovrà disfarsi
assolutamente delle capre, ed anche delle pecore".
Il 2 luglio 1865 il giulianese FERRARESE LORENZO di Ferdinando viene incaricato di effettuare dietro il compenso di Lire 31,88 "la numerazione delle
abitazioni con quadretti bianchi a latte di calce e numeri dipinti ad olio e la
leggenda delle singole strade". L'8 settembre, verificatane la veridicità dopo
un sopralluogo, la G.M. propone di "denunziare" i cavamonti fratelli SALVATORE e ALESSIO GIULIANO di Giuliano per aver aperto abusivamente una
241
cava di pietre in località Uomo Morto a Leuca da cui estrassero ben 20.000
pezzi che con contratto cedettero all'appaltatore del Faro di Leuca sig.
Perrone Vincenzo. Un altro cavamonti giulianese, SALVATORE SCHIRINZI,
era già stato inquisito il 9 agosto per aver aperto abusivamente una cava di
pietre in località la Pezza a Leuca cavandone ben 5782 tufi e "già altri ne
aveva cavati da quella comunale di Terragreci" vendendone 76 tufi ad
Eugenio Russi di Marittima ed altri al Perrone suddetto. Fissato il rimborso
"del decimo" per la citata malversazione, lo stesso il 5 ottobre 1865, dietro
regolare domanda, viene autorizzato ad allestire la detta Cava a Terragreci
e precisamente "sulla falda del Canale Santo Vincenti, rimpetto al Pozzo di
detto Canale".
n.b. Si tratta del celebre Pozzo del Canale di S. Vincenzo dove esisteva un'antica Chiesa dedicata a S. Vincenzo
ampiamente ricordata dal Tasselli nel 1693 nella sua nota opera sulle Antichità di Leuca, detta dal popolo
"Santo La Pezza", sulla cui etimologia si avventurò nell'Ottocento il leccese Cepolla che in un suo manoscritto la fece derivare dal greco làpaton associando la località al nome della pianta denominata lapazio (nel nostro
dialetto" rumice" ) senza mimimamente sospettare che con "la pezza" i nostri contadini designano una parte
del territorio di una certa dimensione. Il Pozzo del Canale, più volte citato dallo stesso Tasselli, si trova in una
zona cosparsa di numerose grotte artificiali ("cripte") scavate dai tanti monaci basiliani che dal IV al X secolo
dimorarono nelle nostre contrade conducendo vita eremitica e laboriosa a contatto con la natura. Venuti
dall'Oriente, prima al seguito dei funzionari bizantini poi per le lotte iconoclaste dell'VIII secolo, lasciarono il
nome alla contrada da loro più fittamente e stabilmente abitata, che si disse perciò di Terragreci ( in latino Terra
Graecorum, e in dialetto Terradeci per contrazione dell'originario Terra - de - reci). Qui per il loro sostentamento scavarono il Pozzo di acqua sorgiva ch'era probabilmente una delle due Polle notate a Leuca dal geografo arabo Edrisi nel suo Kitàb o Libro di Re Ruggero composto intorno al 1154 dove testualmente scrive:
"Leuca è un dolce promontorio che si protende dolcemente sul mare. Ha due polle d'acqua". Da questa contrada non è improbabile che i Basiliani si siano successivamente trasferiti e riparati, (all'infuriare della persecuzione iconoclasta degli imperatori di Costantinopoli, e in particolare di Leone Isaurico e di Michele Cerulario
nel 720 d.C.), più dentro terra nella vicina Patù (cripta di S.Elia), e quindi a Giuliano (cripte dell'Annunziata e
del Cristo Pantacratore) dove poterono dar sfogo al loro estro pittorico riproducendo senza affanni la lunga
teoria di Santi orientali sulle pareti di queste cripte come invano può notarsi invece in quelle di Leuca troppo
esposte alle incursioni saracene e alle rappresaglie degli iconoclasti che vietavano ogni raffigurazione sacra. E
non è un caso se a Giuliano permangono vistose tracce della loro attività che in un certo tempo dovette coagularsi intorno ad un vero e proprio organismo cenobitico dove, tralasciata la vita solitaria dell'eremita, attesero con un certo successo agli studi e all'istruzione della popolazione locale. Fiore all'occhiello della loro profonda e sperimentata cultura fu a Giuliano l'erezione dell'Abbazia di Sant'Antonio a cui devono riferirsi probabilmente i numerosi professionisti che nei secoli successivi elevarono ad alto grado culturale la comunità giulianese rispetto ad alcuni paesi limitrofi, compreso l'attuale capoluogo del comune omonimo di Castrignano del
Capo, che per secoli sembrò, a dire dell'Arditi, una miserabile" bicocca".
ISTALLAZIONE DELLE SCUOLE SERALI A GIULIANO E NOMINA DEL
PRIMO MAESTRO SERALE
1866: In quest'anno il Comune dopo aver realizzato la nuova sede municipale
in piazza S. Michele (il vecchio Municipio abbattuto intono al 1960 ed oggi
sostituito da un casamento adibito a bar), decide anche di costruirvi a puntello del già pericolante edificio, il Magazzino per il Monte Frumentario
ch'era stato fondato nel 1853 da Giacomo Arditi, il "Cantore di Leuca".
242
Quindi con delibera del 12 marzo 1866 la G.M. fissa il contratto per la sua
costruzione col quale a FRASSANITO GIACOMO di GIULIANO viene dato
l'incarico di trasportare 2000 tufi da prelevarsi dalla Cava di Giuliano alla
ragione di Lire 7,65 per ogni 100 tufi, pari a Lire 180 compreso il trasporto.
Con delibera del 15 dicembre 1866 la G.M. di Castrignano del Capo decide di
istallare le Scuole Serali anche nelle due "borgate" di Salignano e di GIULIANO affidandone l'insegnamento al sacerdote D. Ippazio Maria Pirelli fu
Ippazio a Salignano e a GIULIANO al signor DOMENICANTONIO LECCI fu
Vitomaria, e propriamente a partire dal primo gennaio prossimo venturo (cioè
dal 1.1.1867), svolgendo tale funzione "nella sua propria casa". Il 15 novembre il C.C. aveva intanto deliberato per la "pulitura" di sei cisterne pubbliche
situate 5 a Salignano ed una a Giuliano. Per quest'ultima si stanziò una somma
di Lire 5,81, ricavandola dalla vendita del "letame" (ch'era come si sa un ottimo fertilizzante e perciò spesso appaltato a privati ).
n.b. Le Scuole erano state istituite nel 1861 dall'allora sindaco Giuseppe Fersini nella sola Castrignano dove
aveva messo a disposizione del primo maestro castrignanese, il sacerdote D. Luigi Margarito - poi Parroco del
paese - "due casette" di sua proprietà, situate e attaccate nelle muraglie della Porta Terra, che aveva acquistato nel 1845 dal Comune stesso.
1866: Processo per ferite a carico di FRASSANITO GIACOMO di Giuliano.
(A.S.L.: Processi penali del Giudice Istruttore - B. 560, fasc. 7628. A carico dello stesso
vedi anche B. 796, fasc. 11184: processo per" diffamazione").
1866: Processo per diffamazione a carico di STEFANELLI FRANCESCO di
Giuliano.
(A.S.L.: Processi penali del Giudice Istruttore - B. 694, fasc. 9470. Lo stesso nel 1863 aveva
subito un processo per omicidio commesso a Patù - vedi B. 741, fasc. 10317).
N.B. In questo periodo contrassegnato dalle leggi speciali sul brigantaggio (si segnala in proposito il Processo
a carico del brigante Quintino Venneri - per violenze - B. 634, fasc. 8570 ) finirono in giudizio RUBERTI SALVATORE per "contrabbando", PRONTERA LUIGI per "oziosità", MONSELLATO VINCENZO per
"ingiurie", MONSELLATO GIUSEPPE per "ferite". Lo stesso anno il Comune in data 9 novembre delibera
"un giusto compenso al Tesoriere Comunale MONSELLATO GIUSEPPE, muratore, per il triennio da compiersi a tutto il 1867, avendo lo stesso rinunziato alla carica il 6 ottobre 1866, che aveva assunto gratuitamente
alla fine del 1864". Allo stesso il comune concede in fitto il Sedile di Giuliano.
L'ANNO DEL TERRIBILE COLERA
1867: Il 17 marzo 1867 si svolgono le Elezioni Provinciali alle quali concorre
nel collegio di Tricase il giulianese Antonio Panzera che deve vedersela contro Giovanni Romano di Patù. Il risultato fu favorevole al Romano come può
dedursi dai seguenti dati pubblicati sul giornale salentino "Il Cittadino
Leccese":
243
Collegio di Tricase:
Località
Tricase
Alessano
Casarano
Gagliano
Poggiardo
Presicce
Ruffano
Taurisano
Votanti Panzera Antonio
74
37
57
40
46
18
81
44
94
29
100
36
70
6
39
5
Romano Giovanni
35
17
28
37
64
64
63
Il 31 marzo 1867 il maestro serale di Giuliano Domenicantonio Lecci ("istruttore elementare") consegna all'amministrazione comunale l'elenco con gli
alunni di Giuliano. A Castrignano intanto interpretando male o sarcasticamente il significato di scuola pubblica succede questo spassoso episodio che vede
protagonisti il maestro e futuro arciprete di Castrignano D. Luigi Margarito
e il muratore Michele Stasi. Ecco come lo racconta lo stesso maestro scrivendone al sindaco in data 25 gennaio 1867: " Al Sig.r Sindaco:
Sul momento si è regato in questa Scuola Michele Stasi, e senza dir nulla se n' entrato con pipa in
bocca, e con Coppola in testa gli ho imposto che uscisse fuori, quegli imprudentemente ha risposto che
essendo una Scuola pubblica può entrare chi vuole aggiungendo tante parole frizzanti. Se fosse un
altro che capisse le farei sentire qual è la Scuola pubblica, ma con questo era lo stesso che sprecar parole all'invano perciò non l' ho curato. Ma però se lo chiami V.a S.a e lo richiami al dovere. - Il Maestro
Elementare - Luigi Margarito".
IL COLERA RISPARMIA GIULIANO
In tutto il Meridione sin dall'anno precedente (1866) imperversa ovunque la
più grande epidemia che si ricordi nella storia dell'ex Regno di Napoli. Nel
comune di Castrignano del Capo il colera si manifesta in tutta la sua virulenza nell'estate del 1867, ed in particolar modo nel periodo compreso fra il 15
giugno e il 15 agosto 1867 mietendo 55 vittime a Castrignano, 14 a Salignano
e …. soltando due a Giuliano giusto all'inizio del suo propagarsi. Anzi se effetivamente può addebitarsi al colera la seconda vittima del comune si ebbe
proprio a Giuliano il 4 giugno 1867 e colpì un neonato di appena 11 mesi: tale
Vito Cucinelli di Oronzo morto nella casa posta in strada Corti. Propagandosi
con una cadenza di un morto al giorno il 15 giugno il colera fu accertato con
tre morti in un solo giorno di cui due a Castrignano e l'altro a Giuliano, sempre in strada Corti, dove morì Donato Siciliano fu Giuseppe di anni 70. Quindi
continuò ad infuriare soltanto a Castrignano e a Salignano senza più colpire
la distante borgata di Giuliano o perché di aria salubre stante la sua altitu244
dine che la esponeva ad una maggiore ventilazione o anche più probabilmente
per una maggiore igiene nel suo abitato. Sta di fatto che al 15 agosto si contarono in tutto il comune ben 71 morti e se si eccettua la morte di Cucinelli
Giovanna di appena 20 ore di vita avvenuta il 28 luglio in strada Montone, si
può ben dire che Giuliano fu risparmiata miracolosamente dal memorabile
contagio.
Dopo lo smacco nelle elezioni politiche Antonio Panzera si rifà in quelle provinciali risultando eletto nei due mandamenti di Gagliano e di Presicce. Il 20
settembre la Deputazione Provinciale proclama a Consiglieri Provinciali 38
"Signori" fra i quali figurano: Mandamento di Poggiardo: Ruggieri Pasquale
(voti 177); Mandamento di Tricase: Caputo Tommaso (voti 93); Mandamento
di Alessano: Sciaraffa Cesare (voti 60); Mandamento di Gagliano: Antonio
Panzera (voti 47); Mandamento di Presicce: Antonio Panzera (voti 40).
Il 14 novembre 1867 il consiglio comunale propone di conservare nelle frazioni soltanto scuole serali già affidata quella di Giuliano a DOMENICANTONIO LECCI fu Vitomaria, che intanto il 15 ottobre u.s. è stato gratificato di
70 Lire accordategli dal Regio Ispettorato il quale in pari data sollecita il sindaco a fornire le scuole serali "di lumi a petrolio". Fa' parte di un'autentica
epopea i primi passi dell'istruzione elementare in Italia al costituirsi
dell'Unità. Maestri poveri in canna, spesso sforniti di titolo, malmenati e maltrattati dalle amministrazioni comunali da cui dipendevano soventi disagi per
la retribuzione quasi mai regolare, i condizionamenti politici inevitabili nelle
consorterie locali, e gli alloggi fortuiti in cui abitavano e insegnavano insieme.
Diverso spirito a Castrignano dimostrò la maestra leccese Carmela Poso che
subito s'impose con la disinvoltura delle donne cittadine. Per niente timorosa e battagliera trovò anche il modo di dimostrare sfacciatamente tutta la
sua femminilità mettendosi ad amoreggiare con un giovanissimo falegname
del luogo. Per tale comportamento pervennero una serie di rimostranze e su
tutte quelle di Carlo Chiffi che gli aveva affittato per 26 lire mensili una sua
casa, o meglio due canere soprane in strada Santa Caterina (oggi via Martiri
di Belfiore) e che in maggio tamburellò il sindaco per riottenerle. Conosciuti
i motivi il consiglio comunale espose al Prefetto quanto segue chiedendo il
licenziamento della maestra Poso perché "essendo notorio al pubblico che
l'istitutrice di questo Comune signorina Poso Carmela da ben lungo tempo
anziché attendere allo adempimento dell'impegno assunto siasi occupata solo
ad amoreggiare col suo fidanzato Picci Salvatore, il quale avendolo senza
ritegno ammesso in casa, ha prodotti tali scandali che i padri di famiglia col
ritiro delle proprie fanciulle han manifestato il di loro rincrescimento.
Inoltre per non rinunciare all'appuntamento col fidanzato, all'arrivo delle
ragazze, lo chiudeva in altra stanza, da cui sortiva poi verso le ore due della
245
notte, previo invito de' patroni di casa, che sentivan la premura di serrare il
di loro Portone". Le cose vennero in qualche modo a pacificarsi col matrimonio della maestra Poso col Picci di parecchi anni più giovane di lei.
1868: Il 24 gennaio SCHIRINZI SALVATORE di Vito di Giuliano viene nominato titolare della Rivendita di Privative (oggi diremmo di Sale e Tabacchi) a
Giuliano al posto del rinunziatario CONTALDI LORENZO (primo Tabaccaio
di Giuliano). In un verbale del 18 aprile il C.C. approva l'elenco della G. M.
relativo alla "classifica delle strade comunali". Fra le undici strade in elenco
al n. 10 figura: "Strada Grotti - che dalla frazione Giuliano mena sulla
Provinciale". In altre due delibere della G.M. del 27 marzo, e del C.C. del 19
aprile 1870, sulle cosiddette "strade obbligatorie" quella dei Grotti si trova
fra le tre preferite per essere sistemate, osservando che: "quella della frazione Giuliano - da dove partendo, congiungesi alla Provinciale Presicce Gagliano: però questa corre fino al punto Stompelli ove incontra il territorio
del Comune di Patu, che necessariamente devesi chiamare in concorso corrispondente al suo territorio e disporsi l'analogo progetto d'arte".
1870: Giuliano nel 1870 fa' 561 abitanti. L'11 agosto 1870 procedendo alla
nomina dei nuovi insegnanti elementari il C.C. per Giuliano delibera che "continui ad esercitare LECCI DOMENICANTONIO di Vitomaria" il quale poi, in
data 9 novembre 1870 viene confermato con voti 6 contro 3 nell'esercizio
della scuola serale di Giuliano per un compenso di Lire 100 annue. La Cappella
di S.Pietro viene dichiarata Monumento Nazionale.
1871: Il 23 maggio 1871 STEFANELLI SALVADORE fu Liborio con voti 8
contro 2 viene nominato Titolare della Rivendita di Privative di Giuliano al
posto del dimissionario (fin dal 1869) SCHIRINZI SALVATORE (come già
affermato nella nota sottoprefettizia del 29 marzo 1869). Il 15 novembre
viene confermato nell'insegnamento della Scuola Serale di Giuliano con lo stipendio di Lire 100 annue DOMENICANTONIO LECCI. Al principio dell'anno
a Castrignano la maestra Poso dichiara per iscritto di aver ricevuto dall'amministrazione comunale i sottoelencati "oggetti scolastici":
1. Un tavolino di abete, con relativo fodero ; una sedia, 6 banchi di abete a modello.
2. Un crocefisso, ed il quadro di Vittorio Emanuele con lastra.
3. Una serie di cartelloni debitamente situati sui quadretti di abete.
4. Una tavola di ragguaglio dei pesi, e misure, situata sulla tela, con bastoncini di abete, e
laccio di cotone.
5. Una lavagna grande ancora situata nella cassa d'imballaggio.
6. Un candeliere a petrolio con riverbero tutto completo sospeso in mezzo alla stanza per la
Scuola Serale.
7. Sillabari 3. Vocabolario di Bazarini. Manuale di Registro; ed un pallottoliere a pietistallo
di legno a pulitura. Ai sopradescritti oggetti scolastici si aggiunge ancora il registro del
246
Maestro Serale Sig.r D'Alessandris, all'ajo del quale, e per l'esercizio della Scuola Serale,
restano comuni gli arredi descritti dal N. 1 al N. 6, al quale oggetto anche quest'ultimo ne
sottoscrive il presente.
Il Maestro della Scuola Serale
Quintino D' Alessandris
Castrignano del Capo li 17 Gennaio 1871
La Maestra della Scuola Mista
Carmela Poso
1871: Processo a carico di BRIGANTE LAZZARO per furto commesso a
Giuliano.
(A.S.L.: Processi penali del Giudice Istruttore - B. 461, fasc. 6221).
IL PRETORE DI GAGLIANO E I CARABINIERI IN CASA DEL NOTAIO ED
EX PRIORE PASQUALE STEFANELLI DI GIULIANO SEQUESTRANO LE
REGOLE DELLA CONFRATERNITA DI GIULIANO CHE LO STESSO SI
RIFIUTAVA DI CONSEGNARE AL PREFETTO SECONDO QUANTO
DISPOSTO DALL'ART. 234 LEGGE 20 MARZO 1865.
1871: Verbale di sequestro delle regole e conti amministrativi del Pio Istituto
sotto il titolo della Santissima Immacolata di Giuliano.
" L' anno mille ottocento Settantuno, il giorno Nove Agosto in Giuliano, nella casa del Notajo
Pasquale Stefanelli, Strada Curti, alle ore 10 antimeridiane.
Noi Dottore Alfonso Maria Lotta Pretore del Mandamento di Gagliano del Capo, assistito dal
Cancelliere Reggente Francesco Pinto.
E' pure presente l'arma dei R.Carabinieri comandata dal Brigadiere Bettini Pasquale.
Visto l'articolo 234 Legge Comunale e Provinciale, e la richiesta del Pubblico Ministero con
nota 7 corrente N. 7710, ci siamo recati nella sudetta località, ove ottenuta la presenza del
padrone Stefanelli Pasquale, gli si è reso noto lo scopo del nostro accesso, e lo stesso al
primo invito esibisce alla giustizia le regole della sudetta Congregazione contenute in un
fascicolo a covertura di carta color cenere, alquanto sdruscita, alto centimetri 29 e largo
21, composto di sei pagini in pergamena manoscritti, la cui dicitura comincia "Ferdinandus
Quartus" e termina "In ….. 126 fol. 51. S. Radente". Più un libretto dei conti amministrativi
del detto Pio Istituto. ligato a cartone color cenere logoro, alto centimetri 31, e largo 21,
composto di quarantacinque pagine manoscritte, in carta ordinaria di peza, e che comincia
con le parole "In dei nomine amen" e termina "1.o per avanzo di cassa dell'anno 18 sessantasei __ D. 102. 58. _ 2.o"
Appresso alle pagine monoscritte ne seguono altre cento circa, perfettamente in bianco,
tranne l'ultima di esse pagine che figura rigata, e con queste parole solamente "Avventario
di tutti gli oggetti che possiede la Congregazione di Giuliano".
Per le quali cose, condizionati ben bene i detti due oggetti, ligati con spago a croce, con
fascia di carta contenente le rispettive firme, il tutto munito dal timbro di ufficio impresso su cera lacca rossa. Ordiniamo che tali oggetti suddescritti son dichiarati sotto sequestro, ed asportandosi dall' ufficio, essi rimangano in Cancelleria di nostra Pretura, affidati
al Cancelliere, a disposizione della Regia Procura richiedente pel dippiù a praticarsi. Copia del
presente verbale sia spedita al sudetto ufficio richiedente. Del che se n'è formato il presente Verbale, che dopo lettura e conferma, è stato firmato dal detto Stefanelli, dal
Brigadiere dei R. Carabinieri, da Noi e Cancelliere Reggente. Firmati = Pasquale Stefanelli
247
= Bettini 1.o Pasquale = Il Pretore Lotta = Il Cancelliere Reggente Francesco Pinto.
Per copia conforme - Gagliano 9 Agosto 1871 - A richiesta del Pretore - Il Cancelliere
Reggente Francesco Pinto. / Visto / - Dal Pretore Lotta".
Tutta la questione si originò da una protesta del nuovo priore Michele
Fuortes indirizzata al Prefetto:
"Al Signor Prefetto di Terra d' Otranto in Lecce. Il sottoscritto nella qualità di Priore della
Congrega dell'Immacolata Concezione di Giuliano prega la S.V. Ill.ma, perché si benigni di
disporre l' occorrente, onde il suo antecessore N.r Pasquale Stefanelli depositi in Congrega,
tanto le Regole fondamentali della Congregazione scritte in pergamena, quanto il libro delle
significhe, ove son segnati i conti e le condanne degli Amministratori usciti d' ufficio. Tanto
spera e l'avrà a singolar favore.
Giuliano 8 Giugno 1871.
Michele Fuortes".
Da qui tutta una serie di provvedimenti che per brevità qui si espongono in
ordine cronologico:
9 giugno 1871: Il Prefetto di Lecce scrive al Sindaco di Castrignano pregandolo di intervenire.
13 giugno 1871: Il Sindaco di Castrignano chiede con una nota scritta consegnata dal messo comunale al Notaio Stefanelli Pasquale le Regole e i Conti
della Confraternita dell'Immacolata.
15 giugno 1871: Con lettera da Giuliano e indirizzata al sindaco di Castrignano
lo Stefanelli giustifica il suo diniego a consegnare quanto richiesto adducendo le seguenti ragioni:
1)"Colui che attualmente vuolsi per Priore non l'è né potrà esserlo giusto le
Regole della Congrega per non essersi fatto a seconda delle stesse. Vi mancano l'altri Uffiziali, e quel ch'è più il Segretario, il quale è l' Uffiziale ad
hoc per la Custodia di dette Regole, Significhe ed altro, Articoli 5.o, e 3.o
Regole della Congregazione".
2)"Giusto le citate Regole e gli Artt. 5.o e 1.o, il sottoscritto nella qualità di
Priore passava alla nomina degli Uffiziali per l'anno corrente 1871. Ed in
primo luogo nominava il Padre Spirituale, che a maggioranza dei voti segreti
fù accettato. L'ora tardi sospese la proposta degli altri Uffiziali per la prossima Domenica. Lo stesso sottoscritto gravemente ammalossi, / e siccome è
dritto esclusivo del Priore la nomina del Uffiziali /; cossì a Marzo ultimo portossi in Congrega per mandare a fine la nomina dei restanti Uffiziali. Ed in
2.o luogo propose il Priore, il quale dopo la segreta votazione, non veniva
approvato, e cossì il 2.o e 3.o. Dopo, quei pochi fratelli che vi erano, insorsero / forse prevaricati pel reddimento dei conti del 1867 e 68 / e gridarono:
"Lo facciamo soli, avete perduto il dritto, ne avete nominati tre e non l'abbiamo acettati, vogliamo Michele Fuortes". Il sottoscritto rispose loro: "La
248
proposta degli Uffiziali spetta sempre al Priore che deve cessare, e poi
Michele Fuortes viene escluso dalle nostre Regole Artt. 5.o e 5.o, perché
come sapete, è debitore della Congrega in Ducati 27,51, come dalla Significa
1865 e 66 pari a Lire 146, 92, come pure va' debitore del reddimento dei
conti del suo Priorato 1867 e1868, che non ostante le richieste dell'ex Priore
Alessandro Lecci, e di me, è stato sempre negativo". Ma più veemente gridarono: "Noi lo vogliamo e questo sarà", violando così il titolo Artt. 5.o e 5.o
infine, cioè non ammettendo neppure la segreta votazione. A ciò turbossi il
tutto e non si fecero l'altri Uffiziali. Nella susseguente Domenica Michele
Fuortes, accompagnato e difeso dagli stessi facinorosi, portossi in Congrega
dove fece cantare il Te Deum: Te Deum che devesi cantare da tutta
l'Uffizialità e con il Padre Spirituale, e Lui. Ciò fatto non pensossi più alla
nomina degli altri Uffiziali". Allora lo Stefanelli "si silenziò" tirandosi dietro
le carte in casa in attesa di qualche intervento delle autorità superiori. Ciò
accaduto, ora si dichiara disponibile a presentare le carte richieste al
Prefetto e non all'archivio della congrega (dove oltretutto avevano "sfasciato delle casse") in modo che l'autorità accertasse le pendenze del Fuortes.
E aggiunge altra missiva scritta di suo pugno: "Giuliano. 18 giugno 1871. Chi
scrive non è, né vuol essere riluttante agli ordini Superiori. Dice semplicemente che in giornata non gli può adempiere avendo spedito il tutto, per ora,
in Lecce, unitamente ad altra simile narrativa dei fatti, come ad Ella diresse
a 15 giugno. In settimana sarà, spera, la definitiva, ed allora, a calcolare i
crediti della Congregazione, consegnerà il tutto alla Cancelleria Pretoriale
con farne formare legale Sentenza contro tutti i debitori della
Congregazione. L'ex Priore Pasquale Stefanelli".
21 giugno 1871: Il sindaco Domenico Ferrari spedisce quanto sopra al
Prefetto.
1 luglio 1871: Il Prefetto osserva che l'ex Priore non può per Legge trattenere presso di sè le Regole e i Conti "essendo uscito di carica". Perciò, in
virtù di quanto gli ha sollecitato la Deputazione Provinciale, deputata in queste materie.
19 luglio 1871: Il sindaco gli spedisce le lettere del 4 e del 18 giugno dello
Stefanelli.
24 luglio 1871: Il Prefetto lo incarica di riferire allo Stefanelli che è suo
interesse riporre al più presto le Regole e i Conti presso la Deputazione stessa tramite il Sindaco Ferrari.
29 luglio 1871: Lettera da Giuliano dello Stefanelli al Prefetto in cui ricorda
quanto espresso nelle altre del 4 e 15 giugno e intanto osserva che: "le summenzionate Regole e Significatorie non si possono consegnare a chi non può
riceverle … e intanto ordinerà al sottoscritto la nomina del nuovo Priore ed
Uffiziali, ed in pari tempo che Michele Fuortes dasse i conti del suo Priorato
1867 e 68 per quindi poi passare a quelli del 69 e 70".
249
28 luglio 1871: Il Sindaco di C.d.C risponde al Prefetto informandolo che l'ex
Priore Stefanelli ha risposto al Serviente Comunale che: "lui non deve fare il
Servo a chicchesia" giustificando il suo rifiuto col fatto che secondo lui l'elezione del nuovo Priore non era stata legale, tantoppiù che il Fuortes si era
indebitato con la Confraternita per Lire 116,92 nelle precedenti gestioni
1867 e 1868.
4 agosto 1871: Il Prefetto di Lecce espone il caso al Procuratore del Re presso il Tribunale Civile e Correzionale di Lecce e lo invita ad adottare le opportune disposizioni di Legge.
7 agosto 1871: Informa il Prefetto di aver dato ordine al Pretore di Gagliano
di procedere al sequestro delle Regole e dei Conti posseduti dall'ex Priore
dell'Immacolata di Giuliano.
9 agosto 1871: Si procede a Giuliano al sequestro suddetto in casa del Notaio
Pasquale Stefanelli già Priore nel 1870 della Confraternita di Giuliano, e che
abitava in via Corti, alla presenza del Pretore stesso, del cancelliere di
Pretura Francesco Pinto e del Brigadiere dei Carabinieri Bettini.
12 agosto 1871: Il Proc. Del Re F. D'Agostino rimette al Prefetto il Verbale
di sequestro.
14 agosto 1871: Il Prefetto chiede al Procuratore del Re di avere presso di
sé le carte sequestrate.
7 settembre 1871: Il Procuratore del Re comunica al Prefetto che le regole
e i Conti sono stati consegnati al "novello Priore Pasquale Stefanelli" (errore
per cui subito dopo con altra del 7 settembre si affretta a precisare indicando il nome di Michele Fuortes).
7 ottobre 1871: Il Priore Michele Fuortes chiede chiarimenti al Presidente
della Deputazione di Lecce circa l'inclusione o meno della Confraternita fra
le Opere Pie ritenendola da escludersi o da non considerarsi fra queste perché non si prefigge scopi di beneficienza o di carità, bensì di solo conforto
spirituale.
9 ottobre 1871: Risposta negativa della Deputazione supportata da varie
motivazioni giuridiche. (da copiare o fotocopiare )
(Fonte: A.S.L. - Prefettura - Oper Pie - fasc. 942 intitolato:" Castrignano del Capo. Per
astringere l'ex Priore della Congregazione dell'Immacolata Signor Stefanelli alla consegna
delle Regole nonché del Libro delle Significhe").
In un Elenco degli edifici di culto per riscontrare quali fussero sfuggiti applicazione della Legge sull'asse Ecclesiastico così come richiesto il 6 ottobre
1871 da Alessano si legge:
1. Chiesa Parrocchiale recettizia - Castrignano - Assegno governativo - Titolo: S. Michele
2. Chiesa Parrocchiale recettizia - Giuliano - Assegno governativo - Titolo: S.Giovanni Crisostomo
3. Chiesa Parrocchiale recettizia - Salignano - Assegno governativo - Titolo: S. Andrea
4. Cappella dell'Immacolata
Castrignano
Appartenenti alla
Lire 20,oo
5.idem rurale Morelle
idem
Lire 7,oo
250
6.
idem Lame
Giuliano
congregazione
7.
idem S. Giuseppe
Salignano
8.
idem della Natività
idem
di Carità
9.
idem S. Donato
Castrignano
senza rendita
10.
idem S.Francesco
idem
idem
11.
idem S. Vito
Giuliano
idem
12.
idem
della Purificazione
Salignano
idem
13.
idem dell'Immacolata
idem
idem
Eredi Monteduro
14
idem S. Domenico
idem
idem
Eredi Rausa
15.
idem
del Santuario di Leuca idem
idem
Economato
16.
idem
del Signor Pizzolante
idem del Signor Villani
idem del signor Romasi
idem del Signor Arditi
idem del Signor Trazza
(queste ultime private e tutte nella marina di Leuca)
Lire 16,oo
\
/Lire 60,oo
del Comune
idem
appartenente agli
appartenente agli
dipende dal Regio
COSTRUZIONE DELLA STRADA GROTTI PER COLLEGARE GIULIANO
ALLA PROVINCIALE
1872: Il 16 gennaio 1872 viene approvato il progetto d'arte redatto per Lire
4000 dall' ingegnere civile Francesco Melica per la costruzione della strada
obbligatoria denominata GROTTI che congiunge Giuliano alla Provinciale
Presicce-Gagliano. A tal fine si chiedono sussidi alla Provincia. Con delibera
del 20 novembre 1872 si aliena l'ex SEDILE del "Comune" di Giuliano a
MONSELLATO GIUSEPPE già aggiudicatogli nel 1860 per il canone annuo di
Lire 5,61, e che poi il Comune non rinnovò pensando di costruirvi il locale per
il Corpo di Guardia Nazionale, poi abbandonato, ed oggi stimato di capitale
per Lire 110,50".
1872: Don FRANCESCO STEFANELLI, sacerdote di Giuliano, viene processato con l' accusa di "Oltraggi con parole, gesti e minacce nelle persone legittimamente incaricate di un pubblico servizio nell'esercizio delle loro funzioni (Giunta Municipale di Castrignano del Capo) commessi in Castrignano del
Capo il 13 luglio 1872".
(A.S.L.: Pretura di Gagliano, processo - fascicolo n. 4).
1872: Processo a carico di …………… PIETRO di Giuliano per detenzione di arma
insidiosa.
251
(A.S.L.: Processi penali del Giudice Istruttore - B. 482, fasc. 6524).
1873: Fino al 1877 Esattore del Comune di Castrignano del Capo fu TOMMASO FUORTES di Giuliano.
1873: Il C.C. di Castrignano il 26 maggio da' facoltà alla G.M. di chiedere un
sussidio governativo ai sensi della Legge 30 agosto 1868 per la sistemazione
della strada che da Giuliano mette sulla Provinciale Presicce - Gagliano, sul
Ponte di Patù, "appellata GRUTTI". Il 19 settembre recita una delibera del
C.C.: "Viste le minacce fulminanti del Prefetto che, per ottenere il sussidio
governativo, ha ordinato la compilazione dell'elenco delle strade obbligatorie, ossia della strada già costruita S. Donato - Provinciale Presicce-Gagliano
(a Castrignano), e di quella da Giuliano alla Provinciale Presicce - Gagliano,
viene incaricato il Segretario per la suddetta compilazione compensandolo
con due rate di Lire 100, la seconda per le due strade e per un viaggio che
deve fare a Lecce in Prefettura a ritirare la pratica e il progetto d' arte".
Al 26 giugno la distanza calcolata dalla Casa Comunale di Castrignano, in piazza S.Michele, alla frazione di GIULIANO risulta essere esattamente di Km.
2 e metri 31.
Il 13 ottobre 1873 BISANTI DOMENICO fu Biagio viene nominato Titolare
della Rivendita di Privative al posto di STEFANELLI SALVATORE che in
data 2 ottobre ha spedito le sue dimissioni all'Ispettore delle Gabelle del
Circondario. Il 14 settembre 1873 il Consiglio Scolastico Provinciale, tramite il Sottoprefetto di Gallipoli, dal quale era stato informato "sulla mancanza di insegnanti nelle borgate di Giuliano e Salignano", propone al comune di
Castrignano i seguenti Maestri per le scuole delle borgate in oggetto:
" 1.o - Per la scuola Mista di Giuliano l'attuale Direttrice dell'Asilo Infantile
di Nardò Signora Pianari Imelda da Faenza. Il marito di costei Signor
Vincenzo De Monte di Domenico di Nardò potrebbe reggere la scuola serale,
che dee essere tolta all'attuale maestro Signor Lecci Domenicantonio, uomo
dabbene, ma ignorante ed incapace di insegnare.
2.o - Per la scuola mista di Salignano sarebbe indicata la Signora Parisi
Concetta da Lecce, e per la serale l'attuale maestro Signor Rausa
Francesco". Il comune risponde il 21 settembre domandando altri soggetti
in luogo della Sig.ra Pianari, e facendo sapere che intende conservare il maestro Lecci "che ha servito con pubblica sodisfazione". Al nuovo invito del
Sottoprefetto in data 19 ottobre, il comune risponde il 23 informando l'autorità superiore che il 22 ottobre 1873, già proposta dal C.C il 15 settembre, la signora PARISI CONCETTA di Lecce (ancorchè sfornita di patente)
è stata nominata Maestra della Scuola Mista di Giuliano la quale il 25 novembre a Giuliano firma il verbale di consegna degli arredi scolastici consegnatigli dal Consigliere Delegato alla presenza del segretario comunale Salvatore
De Filippo e che trasferisce nella casa dove dovrà abitare ed insegnare, e
cioè in casa di Germano Colella in strada Castello. Al proposito si rileva l'as252
senza ed inutilità della Scuola Mista a Salignano giustificata oltretutto dall'articolo 5, comma 2.o, della Legge Luogotenenziale del 7 gennaio 1871 che
per le Scuole Miste richiede un numero di oltre 50 fanciulli e una "distanza
della frazione dalla Centrale tale che i predetti fanciulli non possano frequentare le Scuole esistenti nel Capoluogo". Salignano infatti, al contrario di
Giuliano, distava appena 400 metri da Castrignano. Il primo dicembre 1873 il
C.C. da' facoltà al Sindaco di richiedere al Sovrano il Decreto per l'acquisto
dei terreni destinati ai Cimiteri di Castrignano del Capo e di Giuliano, stante
quanto segue:
1) i proprietari del terreno destinato al Cimitero di Castrignano hanno accettato le cifre loro assegnate;
2) la Congregazione di Carità ha già fatto richiesta di deposito, autorizzata
dalla Deputaziobe Provinciale il 12.11.1873 essendo la Congregazione proprietaria del suolo destinato al Cimitero di Giuliano;
3) fra pochi giorni saranno depositate dal Fuortes nell'Ufficio della
Deputazione Provinciale le piante e correlativi progetti d'arte che il prof.
Tarquinio Fuortes ha cortesemente fatto compilare dall' Agrimensore Sig.
Vigneri Luigi di Lecce.
Il 31.12.1873 la Gazzetta di Terra d' Otranto pubblica un Elenco dei sussidii
concessi dal Governo pel 1872-73 ai Maestri serali del Circondario di Lecce
e di Gallipoli fra i quali compaiono:
20. Castrignano del Capo. D. Alessandris Quintino.
21. Giuliano.
Lecci Domenicantonio.
22. Salignano.
Rausa Francesco.
35. Gagliano del Capo.
Santo Nicolò.
Lire
Lire
Lire
Lire
50
50
36.
110.
(anni dopo insegnerà a Castrignano)
62. Morciano di Leuca.
67. Patù.
Costantini Giuseppe.
Cassiano Giovanni.
Lire 82.
Lire 60.
1874: Al 30 giugno 1874 vengono fissati gli esami finali che dovranno sostenere gli alunni della scuola elementare di Giuliano, mentre a Castrignano si
terranno il 26 dello stesso mese, e ancor prima a Salignano il 24 giugno.
Subito dopo il consiglio comunale informa che gli stessi esami sono stati prorogati rispettivamente per Salignano al 14 luglio, per Castrignano al 16 luglio,
e per Giuliano al 18 luglio. L'8 agosto il C.C. concede l' autorizzazione dei progetti, e proposta di fondi occorrenti alla costruzione dei due cimiteri di
Castrignano del Capo e di GIULIANO: a tal fine per quello di Giuliano rettifica la precedente delibera del 1.12.1873 e dichiara "che il fondo SANTA
MARIA una volta di proprietà di questa Congregazione di Carità sia passato
poscia all'Amministrazione dell'Asse Ecclesiastico". Si delega intanto il sin253
daco a procedere all'acquisto del suolo. In pari data si conferma a Maestra
della Scuola Mista di Giuliano la signora PARISI Concetta con voti 9 contro
nessuno. Con una lettera datata Giuliano 23 agosto 1874 Lecci
Domenicantonio rassegna le sue dimisioni da maestro serale "per le spiacevoli sventure domestiche toccategli". Il 26 ottobre 1874 si accordano Lire
54.25 come rimunerazione una tantum del servizio prestato dal serviente
comunale IPPAZIO DE TOMASI di Giuliano che sostiene aver servito il
Comune per 54 anni, mentre risulta che fu nominato il 5 ottobre 1834, iniziò
il servizio al principio del 1835 e cioè quindi servi' per 39 anni. Ritenuto che
ha versato l' aggio del 2 % sullo stipendio di Lire 85 dal 1835 al 1850, e quindi anche sullo stipendio di Lire 102 dal 1850 al 1859, mentre in seguito non
ha rilasciato nessuna ritenuta negli anni successivi; il compenso risulta di Lire
54,25." Avuto riguardo alla sua insufficienza fisico - morale "gli accorda
quanto stabilito".
(n.b. Il De Tomasi ricoprì anche la carica di becchino).
1874: In febbraio giunge di passaggio a Giuliano il prof. Cosimo De Giorgi,
illustre studioso, storico, geologo, medico, ecc. di Lizzanello, inviato ad ispezionare i monumenti del Capo di Leuca per conto della Commissione
Conservatrice dei Monumenti di Terra d'Otranto. Dopo le osservazioni su
Patù annota:
" Più in qua vedremo Giuliano,dove c'è da osservare il castello del 1500 e la vecchia cappella di S. Pietro, fuori del paese, costruzione megalitica dei bassi tempi, sul tipo della chiesa
di Crepacore presso Torre Santa Susanna. Indi Castrignano …".
(n.b. E' curioso che al De Giorgi sia sfuggito di osservare a Giuliano il menhir che poi invece descriverà compiutamente in una seconda visita compiuta nel 1916).
In una seduta del 6 settembre il Comune di Castrignano del Capo sottolinea
la miseria del tempo e della sua popolazione letteralmente "straziata dalla
fame". Il 28 ottobre 1874 la G.M. nomina il nuovo SERVIENTE COMUNALE
nella persona di CARLUCCIO FILIPPO fu Camillo di Giuliano al posto del concittadino dimissionario De Tomasi Ippazio, a partire dal primo novembre
1874, e preferendolo a Stifani Giuseppe di Gagliano, con l'obbligo di: 1)
"spazzare la Casa comunale per tenerla sempre pulita" ; 2) "eseguire atti di
avvisi, manifesti, ecc.". Il Carluccio però due anni dopo risulta averla combinata davvero grossa come si leggerà qui di seguito sotto l'anno 1876.
1874: Processo per furto a carico di RUBERTI SILVESTRO di Giuliano.
(A.S.L.: Processi penali del Giudice Istruttore - B. 387, fasc. 5301).
1875: Il 2 luglio si svolge l' asta pubblica per l'assegnazione dei lavori al cimitero di Castrignano col sistema dell' "accensione della candela". Se li aggiudica Mastro Eliseo Stasi in concorso col Muratore Monsellato Giuseppe di
254
Giuliano che intanto aveva vinto l'appalto per la costruzione del cimitero di
Giuliano. Partendo da una base di Lire 755 alla prima accensione non si ha
alcuna offerta al ribasso; alla seconda accensione il Monsellato offre il 2 %
di diminuzione; alla terza lo Stasi offre oltre il 2 % di diminuzione. Non avendosi altra offerta alla quarta accensione l' Asta resta aggiudicata allo Stasi.
1876: Al 15 dicembre 1876 la G.M. procede alla nomina del nuovo Messo
Comunale nella persona del castrignanese Michele Petese fu Luca, coadiuvato da Guida Natale, "in luogo del dimissionario CARLUCCIO FILIPPO di
Giuliano s c o m p a r s o dal paese da alcuni giorni con qualche somma riscossa in qualità di Messo Esattore" "per la qual cosa se ne sono interessati i
Superiori". Il 3 ottobre intanto nel rinnovo della Commissione Scolastica
Fuortes Gioacchino di Michele aveva preso il posto di Fuortes Michele, mentre contemporaneamente nelle Scuole di Giuliano venivano insediati nuovi
Maestri: COLIZZI GIUSEPPA di Gaetano di Patù veniva nominata per tre
mesi e ad unanimità nella Scuola Femminile; mentre a Maestro Serale, ma in
maniera contrastata, veniva eletto SALERNO LUIGI di Giovambattista di
Barbarano, al posto di CIPRIANO IPPAZIO VITO di Giuliano. Quest'ultima
nomina vide l'astensione di sei consiglieri non ritenendo valida la votazione
perché il Cipriano ricopriva la carica di Consigliere comunale.
n.b. Scuole: Il 15 luglio 1876 viene approvata la Legge Coppino che rende obbligatoria l'Istruzione elementare.
VIENE COSTRUITO IL CIMITERO DI SANTA MARIA
1876: Il progetto del cimitero messo a punto già nel 1873 dall'agrimensore
Luigi Vigneri di Lecce viene realizzato dal maestro muratore Giuseppe
Monsellato di Giuliano su un fondo detto "Santa Maria", adiacente all'omonima cappella offerto dalla locale Congregazione di Carità. Nello stesso periodo, e cioè dalla seconda settimana di gennaio s'incomincia a seppellire "in
Aedem Beatae Mariae Virginis extra moenia" (letteralmente: "nel Tempio
della Beata Maria Vergine fuori le mura") interrompendo definitivamente la
secolare ed universale usanza di seppellire i propri defunti nella Chiesa
Madre o nelle sue adiacenze: primo ad essere inumato nella Cappella di Santa
Maria fu la neonata Salvatora di appena un mese figlia di Liborio Serracca
e di Vita Cipriano morta il 29 gennaio 1876. In questa cappella si continuerà
a seppellire per molti anni: fino cioè al 1890 quando vi verrà tumulato il 20
agosto 1890 Liborio Venuti di anni 78 figlio di Vitantonio e di Domenica
Brigante. L'atto di morte successivo del 27 agosto 1890 riguarda Felicia, una
bambina di soli 9 mesi figlia di Michele Zinzeri e di Lucia Brigante, primo
defunto ad essere seppellito "in Coemeterio". Sembrerebbe da queste note
che benché il progetto del cimitero fosse stato appaltato al Monsellato la sua
255
definitiva messa in funzione sia avvenuta più tardi del previsto giacchè dal
1876 al 1890 i defunti giulianesi furono seppelliti in Aede, cioè nella Cappella
di S. Maria del Canneto e solo nel 1890 viene specificato che furono seppelli "in Coemeterio", e ossia nel Cimitero. Non è improbabile che il cimitero,
considerato il diretto interessamento alla sua realizzazione da parte della
famiglia Fuortes, tant'è che il progetto fu caldeggiato e ordinato al Vigneri
da Tarquinio Fuortes in persona, sia stato approntato ad uso esclusivo di questa famiglia: d'altronde nella tradizione locale è stato sempre indicato come
il "cimitero dei Fuortes": i quali infine vi eressero una piramide e probabilmente, come se ne deduce dallo stile tipicamente ottocentesco, l'artistico
calvario unico sopravvissuto alla demolizione del vecchio camposanto negli
anni Settanta del secolo scorso.
n.b. I cimiteri furono istituiti da Napoleone con l'Editto di Saint Cloud del 12 gennaio 1804,con cui si impose
l'"obbligo della sepoltura fuori dai centri abitati". Introdotto nel Regno di Napoli nel 1806 con l'avvento dei
regnanti francesi Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, e di Gioacchino Murat dal 1808 al 1815 (il cosiddetto Decennio Francese). Altre leggi vennero dopo la Restaurazione borbonica. In particolare il Regio
Decreto n.653 dell'11 marzo 1817 di re Ferdinando I con l' "obbligo di seppellire fuori l'abitato ed a chiudere
le tombe scate nelle chiese" ; e l'altro del 12 dicxembre 1828 (N.2159) di re Francesco I che ritornò ad imporlo" fuori l'abitato, o anche in quei terreni uniti o attaccati a chiese rurali". Provvedimenti rimasti a lungo inevasi perché comunque era il popolo stesso che si opponeva per una radicata ed esagerata forma di superstizione religiosa che rifiutava di far seppellire i propri estinti in terreni sconsacrati quando per secoli era invalso l'uso
di inumarli nin chiesa o nel recinto adiacente alla stessa. Si ebbero in alcuni casi tentaivi di aperta rivolta popolare contro le autorità municipali che osarono sfidare i loro preconcetti. Per questa ragione, ma anche per le
eterne difficoltà finanziare delle casse comunali, non vennero mai realizzati i progetti del 1840 per tre cimiteri
comunali a Castrignano: quello promiscuo con Malignano, e l'altro per la borgata Giuliano. Con l'Unità le leggi
piemontesi diedero un decisivo impulso alla loro realizzazione con la Legge comunale e provinciale del 20
marzo 1865 che all'art. 70 del cap.IV impose "la costruzione dei camposanti da compiersi il primo gennaio
1867". In effetti la legge si rese esecutiva perche' proprio l'anno fissato come termine ultimo della loro attuazione coincise con la grande emergenza del colera.
1877: Il 15 luglio 1877 la cosiddetta Legge Coppino istituisce l'istruzione elementare gratuita.
Il Comune di Castrignano del Capo nella seduta del 20 settembre 1877 nomina LUIGIA ELIA di Angelo, nuova Maestra Elementare Femminile di Giuliano
con voti 12 su nessuno contrario, quindi all'unanimità. Con voti 11 contro 1
invece viene nominato Maestro Serale di Giuliano nientemeno che il Notaio
PASQUALE STEFANELLI di Giuliano.
1878: Il Comune di C.d.C. chiede un sussidio governativo per la sistemazione
della "strada consortile Giuliano - Barbarano" per allacciarsi alla Provinciale
Lecce - Leuca da una parte e a quella Salve-Barbarano-Montesardo dall'altra
(già ultimata). GIOACCHINO FUORTES il 4 ottobre, con voti 8 contro 2,
viene nominato uno dei tre componenti la Commissione Scolastica, insieme a
Domenico Ferrari di Castrignano e a Pirelli Ippazio Maria di Salignano. Il 18
256
ottobre 1878 CIPRIANO IPPAZIO VITO di Giuliano, con voti 10 contro 2,
viene nominato Maestro Serale di Giuliano. La settimana successiva, il 18
ottobre 1878, "in surroga della signora ELIA Luigia che ha accettato di insegnare a Salignano", COLIZZI MARIA GIUSEPPA di Gaetano di Patù viene
nominata Maestra della Scuola Femminile di Giuliano.
1879: Il 14 maggio 1879 il Vescovo di Ugento Mons. Fra' Gennaro Maria
Maselli compie la sua visita alla parrocchia di Giuliano dove riguardo alle chiese annota le seguenti osservazioni e decisioni:
1) Cappella della Congrega sotto il titolo dell' Immacolata: Interdetto il S. Ciborio, finchè
non si veste di seta internamente, e facciasi d' argento la chiavetta ; ordinare la pianeta che
manca.
2) Cappellucia antica, detta di S. Vito, vicino alla Chiesa: interdetta perché decadente. (*)
3)Oratorio privato dei Sigg. Panzera: in tutta decenza, vi manca la pianeta rossa.
Nota (*): S. Vito: in questa cappella, vicina alla Matrice, il 29 novembre 1792 fu portato il cadavere di D.
Giuseppe Foschi morto assassinato. In una delibera comunale del 1883 la si dice "dietro la Chiesa" e si dispone la costruzione di una colonna al suo posto essendo stata demolita. Questa colonna venne abbattuta accidentalmente dal carretto ("traìno") guidato da Francesco Ferrari negli anni Sessanta del secolo scorso durante
i lavori di pavimentazione della strada. Un'altra colonna dello stesso tipo si trovava all'imbocco dell'abitato di
Giuliano venendo da Patù ed esattamente all'inizio di via Peschiera di fianco all' abitazione del sig. Giovanni
Prontera (detto "mesciu Giovanninu lampa"). Data la sua forma cilindrica non si trattava affatto di un altro
antico menhir come qualcuno crede: venne abbattuta circa trent'anni fa ed oggi a mala pena ci resta la base
quadrangolare del piedistallo con ripiano cilindrico in sul quale evidentemente poggiavano i due rocchi della
colonna, alta dal suolo circa m. 2,50, che furono asportati e impiegati come sostegni di base a due aste in ferro
impiegate comunemente per sostenere i tralci del pergolato nel vialetto del casino di campagna del sig. Rocco
Ferrari. La base si vede ancora collocata sul ciglio destro della strada dì entrata al paese, qualche metro dopo
la croce dei passionisti, e precisamente addossato al principio della prima abitazione di sinistra. Non è possibile conoscere l'epoca della costruzione della cappella di S. Vito perché le carte dell'antico archivio della Diocesi
di Alessano sono andate del tutto disperse. Un'ottimo indizio però circa l'epoca della sua edificazione può cercarsi nell'onomastica locale particolarmente ligia ai santi protettori. Questo "éscamotage" ha dato ottimi risultati in altri casi similari. A Salignano soltanto dal 1630 in poi, dopo cioè che venne completata la chiesetta di S.
Giuseppe, s'incominciò a imporre questo nome ai battezzati: lo stesso fenomeno si verificò a Castrignano col
nome Oronzo adottato dopo la famigerata peste del 1656 in concomitanza con la costruzione di una cappella
rurale dedicata al Santo e leggendario Vescovo di Lecce che fu scelto proprio allora come Patrono principale
della città, in sostituzione di Sant' Irene, perché si ritenne che proprio per sua intercessione fosse stata risparmiata miracolosamente dalla infausta epidemia. In proposito vale rilevare che recenti studi hanno dimostrato
che la Padronanza di Sant'Oronzo fu in effetti una vera e propria operazione politica del vescovo di Lecce
Mons. Pappacoda che si poggiò sulle farneticanti rivelazioni del veggente calabrese Aschinia impiegato ad hoc
e al quale in sogno era apparsa la scena della decapitazione di Oronzo sulla strada per S. Cataldo. Di questo
vescovo ci resta il ricordo felice per aver smisuratamente abbellito la città capoluogo a tal punto da essere
richiamato dai posteri nell'espressione comune ma col nome suo corrotto, "a mmanu a pappacola", per indicare un tempo remoto e di grande benessere. Qualche riferimento alla cappella di S. Vito potrebbe trovarsi
anche in atti notarili del Sei e del Settecento.
In luglio maestra a Giuliano trovasi segnata la sig.na Colizzi Giuseppa ("senza
patente") nata il 3.8.1859, e ancora oggi ricordata da alcuni anziani come
"mescia culizzi". Per il suo servizio il comune pagava Lire 20 a Michele
Fuortes "per pigione della Scuola Femminile". Nello stesso periodo Antonio
257
Zingarello riceveva uno stipendio di Lire 21,25 come "salassatore". Il comune inoltre provvede a costruire a Giuliano le navette delle strade. Nello stesso anno 1879 esce il primo volume della "Corografia storica e descrittiva di
Terra d'Otranto" di Giacomo Arditi di Presicce in cui alle pagg. 231 - 234
compare il primo vero articolo storico su Giuliano assai più completo dei pochi
cenni sparsi del Tasselli nelle sue Antichità di Leuca stampate nel 1693.
L'Arditi in realtà aggiorna i dati del Tasselli procacciandosi nuove notizie sul
paese attraverso la lettura di diverse altre opere a stampa di argomento
araldico e geografico, secondo questo schema fisso valido anche per le altre
località salentine da lui trattate: per la popolazione si affida ai Dizionari
corografici settecenteschi del Giustiniani e del Sacco; per i feudatari alle
opere di scrittori di araldica dei secc. XVI e XVII (Scipione Ammirato,
"Della famiglia degli Antoglietta" - Firenze,1593; Filiberto Campanile
"Dell'Armi ecc." - 1618 ; e Ferrante Della Marra sec.XVII ecc.) mentre e per
lo stesso oggetto, o per il nome, e per i personaggi illustri del paese attinge
direttamente alle "Antichità di Leuca" del padre Luigi Tasselli da Casarano,
Lecce,1693) aggiungendovene alcuni vissuti al suo tempo.
ARTICOLO STORICO SU GIULIANO DI GIACOMO ARDITI (1879)
pagg. 231 - 234:
GIULIANO
Giuliano, a sud-sud-est di Lecce, Frazione di Castrignano del Capo, nel
Mandamento di Gagliano, Collegio politico elettorale di Tricase, Circondario
di Gallipoli, Diocesi di Ugento, lungi da Lecce chilom. 61 e metri 111, dal comune centrale 1,852, e da Gagliano 2, da Tricase 11,111, da Gallipoli 42, da
Ugento 23, dall'Ionio 7,407, dall'Adriatico 5, 556.
Sta sopra base tufacea, in piano dolcemente inclinato dall'oriente all'occaso,
dove sorge una porta per cui si accede nell'interno, il quale con le sue tre
strade principali, nord, sud, ovest, sterrate e scabre, figura quasi una trinacria, od una T ad aste serpeggianti. Si leva 120 metri sul mare, in posizione
geografica di 4, 5, 0 long. ovest. 39, 50, 55 lat. bor., e, dominata sopra tutti
dai venti australi e boreali, respira aure temperate ed igieniche, né manca di
acque sorgive e piovane per gli usi ordinari della vita. Hassi da vantaggio, una
piccola chiesa parrocchiale; una congrega suburbana con calvario pitturato a
fresco; un piccolo Castello a tipi del secolo XVI, ben architettato, quadrangolare, con profondo fossato in giro, quattro bastioni, il ponte levatoio, e
l'atrio addentro ora proprietà particolare; qualche palazzo, il resto di case
terragne fabbricate a tufi; ed inoltre il blasone civico che rappresenta S.
Giuliano in assise militare; ed una traversa a sud che scappa sulla provinciale
Presicce - Gagliano, dalla quale poi il viatore ripiegandosi in diversi sensi può
accedere comodamente a qualunque altro punto della Provincia. Il numero
258
degli abitanti sale a circa 570, buona gente, accorta, operosa, capace; vi sono
uomini e famiglie ragguardevoli, artigiani e taglia pietre, ma da più è la classe degli agricoltori; dotati in generale di un tipico fisico svelto e forte. Le
donne comunalmente sono brunotte, affezionate, dalle chiome e dagli occhi
corvini, qualcuna bella, tutte simpatiche. Aiutano gli uomini ai lavori campestri, e prima la facevano anche da brave fettucciaje, ma ora par che abbiano smesso o disimparato il gentile e lucroso mestiere. I giulianesi in generale amano la poesia e la musica, due alme sorelle scese dal cielo! Per darne un
saggio, eccovi qua una delle loro canzoni popolari.
Malinconia stai, ieu sempre chiangu
Quantu cchiù mara stai, cchiù pena sentu.
Tu la pena la spochi cu lu chiantu,
E ieu cu sta citarra me lamentu,
Taci, ninella, no chiancire tantu,
De core t' aggiu amata e no me pentu.
Da "Saggio di Canti popolari di Giuliano" (Terra d'Otranto) scelti da Gioacchino e Tarquinio Fuortes - Napoli
Tipogr. Dell'Unione. 1871
Nel territorio vi affiora principalmente il calcare duro e l'ippuritico, non che
il tufo in vaste cave che servono per i fabbricati di questo e di altri paesi circostanti. Nel suo tutto l'agro è ristretto ed arido, ma fertile e ben coltivato in olio, cereali, civaie, fichi, ed altro. Una volta vi si piantava tabacco rimasto in predicato di ottimo, ora non più. A nord - ovest dell'abitato, circa un
chilometro discosto, sorge la cappella di S. Pietro, che dicesi coetanea della
venuta dell'apostolo in questi luoghi, e per ciò dichiarata monumento nazionale di 3.a categoria sin dal 1871, ma di presente non mostra nulla di antico.
Cenno Storico
Il nome (Giuliano) nella sua desinenza lo rivela originato dai Romani, come lo
afferma anche il Ferrari dicendolo così appellato da un Giuliano Centurione
Romano, il quale, stando nella propinqua Vereto, vi aveva qui una Villa ed altri
predii. (1) Il Tasselli ratificando il detto del Ferrari, aggiunse da vantaggio
che quel Centurione vi teneva di forza rinchiusa la propria figlia. (2).
Quest'ultima sarà una ciancia, come tante altre di quel buon Frate, ma non ci
serve, mettiamola adunque da banda.
Note: (1) Ferrari. Apolog. Paradossica. (2) Tasselli. Antich. Di Leuca. Lib. 2 Cap. 13 e Lib. 3 Cap. ultimo.
L'occupazione Romana, e l'usanza che avevano quei fortunati conquistatori di
assegnare ai soldati le terre conquistate, son fatti storici che danno alla congettura del Ferrari una tinta di probabilità, e perciò, nel difetto di altra, la
ritengo anch'io nell'anno 266 av. Cristo. Nel 211 i vinti insorsero con
Annibale; nell'anno 206 soggiacquero sotto le armi del Console C. Libone; ed
259
il di loro imperio stette tra noi fino all'anno 476 dell'Era Volgare.
Probabilmente incominciò ad essere prima della venuta di Cristo, sotto la
Repubblica ; perché già esisteva quando S. Pietro, approdato in Leuca, passò
in Giuliano dove rivisse un morto, bevve nel pozzo che gli sta verso il tramonto, predicò, si ebbe una cappella, ed era l'anno 42 o 43 di nostra redenzione.
(1) S'ingrandì poi nel secolo XI, e poco più di lì, con qualche avanzo delle circonvicine città di Leuca e di Vereto allora distrutte. (2 ).
Note: (1) Cataldi, Prospetto della Penis. Salent. Part. 2, Cap. 1. Tasselli cit. opera Lib. 2, cap. 3, e 4. (2) Tasselli,
cit. opera Lib. 2 Cap. 13. Arditi, Leuca Salent. Lib. 1 Cap. 17.
Carlo 2.o d'Angiò lo diede in feudo ad Enrico Antoglietta nel 1297, dal quale
passò successivamente ai Signori Falcone e Cicinello. (1); altri vi segna anche
i Frisi (2), e da ultimo i Maglietta (3). Nei registri delle situazioni del già
Regno di Napoli segnato col nome variante di Giugliano, Gugliano e Giuliano: è
di popolazione tassato nel 1532 per fuochi 94, nel 1545 per 106, nel 1561 per
130, nel 1595 per 142, nel 1618 per 90, e nel 1669 per 78. (4)
Note: (1) Scipione Ammirato. Famiglia Antoglietta e Cicinello ; (2) Ferrari. cit. opera. (3) Giustin. Diz. Geogr.;
(4) Giustin. Cit. opera.
Vi ebbero culla e nome prezzato:
Orazio Caputo, uomo d'arme che si battè coi Turchi invadenti Leuca, lei
respinse e discacciò per tre volte. (5).
Ercole Caputo, prode militare distintosi nell'assedio di Nizza. (6).
Organtino Caputo, Arcidiacono in Brindisi nel secolo XVIII. (7).
Giovanni Palumbo, maestro di belle lettere in Otranto. Vivente nei primordi
del secolo XVII. (8).
Donato Antonio Borello e Angelo Papa, Scienziati. (9).
Domenico Ciullo, monaco Paolotto, lettore fondato in Filosofia e Belle lettere. Morto in Castrignano nel giorno 5 gennaio 1839.
Gaetano Prontera, Canonico Teologo nella Cattedrale di Ugento, e maestro di
Filosofia in quel Seminario. Trapassato nel 22 maggio 1850.
Giuseppe Panzera, gentiluomo debitamente reputato, per probità, per pratica di affari, e per cognizione di legge; morto verso il 1851. Fu padre dei miei
gentilissimi amici Onorevole Antonio, ora Deputato al Parlamento Italiano, e
Giovanni, Conte di Bitetto, distinto e colto poeta, oggidì dimorante in Napoli.
Note: (5)(6)(7)(8)(9) Tasselli. Antich. Di Leuca. pg. 502 e 511.
n.b. 1) Il censimento del 1618 in realtà si svolse nel 1648. L'errore si riscontra già nel Giustiniani da cui l'Arditi
ha tratto la notizia. Sotto quell'anno infatti il Giustiniani censisce tutti gli altri centri della Terra d'Otranto, né
mai ci fu un censimento sotto quell'anno. 2) Gaetano Prontera morì a Giuliano e non a Castrignano. 3)
Giuseppe Panzera morì a Giuliano a 66 anni l'11 marzo 1855. 4) Nella stessa opera l'Arditi parlando di
Grottaglie scrive testualmente: "Grottaglie fu signoreggiata dai Ciciniello, e per gran tempo patì l'incubo e il
danno di molte e gravi liti feudali". Nessun riferimento ai Cicinelli invece nell'articolo storico su Cursi di cui
pure furono Principi ).
1880: Su richiesta del Prefetto di Lecce, Presidente del Consiglio Scolastico
260
Provinciale comunicata da Lecce il 20 febbraio 1880 il comune di Castrignano
del Capo fornisce la biografia di tutti i suoi mestri elementari:
Santi Nicola fu Domenico
Stasi Pasqualina di Vito
Villani Angelica di Domenico
Colizzi M. Giuseppa di Gaetano
Elia Luigia di Angelo
N.
N.
N.
N.
N.
23.1.1842
16.5.1853
19.5.1839
3.8.1859
17.12.1858
Patente
Patente
Patente
Patente
Patente
del
del
del
del
del
25.07.1874
20.10.1879
12.11.1879
22.09.1880
25.08.1875
1881: Il Comune concede il 20 maggio a Pirelli Oronzo un tratto di suolo a
Giuliano denominato "San Giovanni o Riula". Nella Commissione Edilizia costituita il 15 maggio 1881 entra a far parte il giulianese FUORTES GIOACCHINO con 7 voti contro uno, insieme a Ferrari Domenico e Stasi Eliseo di
Castrignano e Petracca Francesco di Salignano. La quale Commissione, si precisa nella delibera, "per disposizioni superiori dev'essere formata da un
Ingegnere o quanto meno da un Perito per un totale di 4 persone". Fra questi Perito era senz'altro Mastro Eliseo Stasi (1845 - 1916) la cui effigie si
può ancora osservare sulla lapide della tomba di famiglia nel cimitero di
Castrignano. Il primo ottobre inoltre, insieme a Margarito Luigi e Pirelli
Liborio, FUORTES GIOACCHINO fu chiamato a costituire la Commissione
Scolastica del 1881, poi confermato nel 1882. Quest'anno il Censimento
generale della popolazione assegna a Giuliano 576 abitanti.
1881 - 1888 Numerosi articoli apparsi sul giornale salentino L'ORDINE inneggiano alla figura del giulianese ANTONIO PANZERA. In particolare si segnalano i seguenti sotto questa data:
27/10/1881: "A Presicce nella votazione pel consigliere provinciale l'on. Panzera ebbe 110
voti sopra 135 votanti. Sicchè la sua elezione è stata fatta alla quasi unanimità".
20/10/1882: "Nel 1860 fu sotto il Governo Provvisorio nominato, insieme col Libertini e col
Pontari, capitano della Guardia Nazionale. Nel 1865 fu eletto consigliere provinciale in tre
mandamenti" (nella lunga biografia a firma di Francesco Lo Re in occasione delle elezioni politiche del 29 ottobre 1882 in cui il giornale appoggiava apertamente i suoi Candidati di Lecce
e ossia: Antonio Panzera e Dott. Francesco Lo Re).
31/12/1882: (art. su A. Panzera "nostro antico e simpatico candidato del partito moderato").
2/1/1883: (articolo su tre colonne su Antonio Panzera).
5/1/1883: (lettera dell'ex deputato Antonio Panzera)
3/9/1884: (lettera lunghissima dell'onorevole Panzera)
3/11/1884: (lettera di Panzera che propone le sue dimissioni da Consigliere Provinciale a
Componente Anziano della Giunta).
9/10/1888: (numero speciale dedicato alla morte dell'on. Panzera con ritratto del suo volto).
1882: Istituita la figura professionale dello SPAZZINO COMUNALE, il 29
febbraio ne viene investito il giulianese DE TOMASI DONATO che però vi
rinunciò poco tempo dopo. Fino ad allora la pulizia delle strade era curata dall'appaltatore delle tasse della spazzatura che alla bisogna incaricava una per261
sona di sua fiducia. Il 10 ottobre 1882 il giulianese FRASSANITO GIACOMO (nella delibera si legge: FRASSANITI GIACOMO fu Vincenzo di
Giuliano) e Quaranta Luigi di Barbarano vengono nominati Guardie Municipali
del comune di Castrignano del Capo, col salario di Lire 1 al giorno a partire
dal primo novembre 1882 con lo scopo di "evitare danni e ruberie al prossimo ricolto del frutto oleario come successo per gli altri anni ! La Giunta provveda di dotarli delle armi, berretto e divisa dovuta!".
n.b. Giacomo Frassanito in realtà era un falegname originario di Supersano dov'era nato da Vincenzo
Frassanito e da Celimanna Montanari. Stabilitosi a Giuliano aveva qui sposato a 29 anni e cioè il 14 dicembre
1856 Camilla Maria Giuseppa Prontera di 28 anni figlia del fu Vitomaria Prontera "proprietario" e di Giovanna
Trunco. Dovette trattarsi di un incarico provvisorio e finalizzato ai furti di olio particolarmente accentuati nella
stagione della raccolta delle olive e loro spremitura, che di solito andava dall'autunno alla primavera dell'anno
seguente. In effetti il Frassanito venne nominato a tale carica nel 1886 essendo allora il comune, come osservò la G.M., "sprovvisto" di Guardia Municipale. Meglio sarebbe considerare l'incarico alla stregua di una guardia campestre. Precedentemente, il 7 ottobre 1878, si era proceduto all'Approvazione del Regolamento delle
Guardie Municipali o di Polizia Urbana in 27 articoli. Fino al 1882 l'ordine pubblico era stato curato dal
Secondo Eletto del Municipio che a ciò spesso si serviva del Serviente comunale. Nel 1827 tale ruolo fu ricoperto dalla cosiddetta Guardia Urbana che duro' fino al 1860. Capo di questa nel 1852 figura un altro giulianese: Michele Fuortes. Con l'istituzione nel 1860 della Guardia Nazionale in ogni comune del Regno cessarono
le funzioni della vecchia Guardia Urbana. Qundo poi la Guardia Nazionale fu sciolta nel 1882 e si procede' alla
consegna dei 79 fucili rimasti in dotazione al corpo di guardia, provvisoriaramente l'incarico di "Polizia
Urbana" fu assunto nientemeno che dal maestro Nicola Santi. All'inizio il Frassanito divise la carica con
Quaranta Luigi di Barbarano. Il 17 agosto 1886 fu dotato di un "berretto" per il quale il comune segno' la relativa spesa nei conti comunali di quell'anno. In data 26 settembre 1887 poi si provvide ad un'ulteriore spesa per
"corredo e casermaggio". Va da sé che il 21 novembre del 1882 erano state istituite anche le Guardie Campestri
per le quali il Regolamento di Polizia Rurale fu approntato il 18 luglio 1896, con un articolo aggiuntivo approvato il 4 agosto 1896.
L' 11 agosto 1882 la G.M. circa la "Spazzatura delle strade interne e di quelle poste nel recinto dell'abitato" fissa i limiti territoriali dove deve essere
effettuata. Per GIULIANO nell'apposito elenco li riporta come segue:
Strada Castello: fino al portone; Strada di Mezzo: fino al largo che conduce a Santa Maria;
Strada Montone: fino al largo S. Antonio; Strada Giudecca: fino al Palazzo del sig.r
Arciprete Ciullo;
Strada Curti: fino al giardino di Giuseppe Prontera.
Anno scolastico 1881 - 1882.
Risultati degli esami finali presso le diverse scuole del comune di Castrignano
negli anni 1881-1882:
Località
Castrignano
Giuliano
Castrignano
Salignano
Insegnante
Stasi
Colizzi
Santi
Elia
Numero 1a classe 1a sezione
iscritti a fine anno approvati
10
17
5
8
9
10
5
8
9
7
5
8
Scuola
Scuola
Scuola
Scuola
Maschile
Mista
Femminile
Mista
262
Località
Castrignano
Giuliano
Castrignano
Salignano
Località
Castrignano
Giuliano
Castrignano
Salignano
Insegnante
Stasi
Colizzi
Santi
Elia
Insegnante
Stasi
Colizzi
Santi
Elia
Numero 1a classe 2a sezione
iscritti a fine anno approvati
15
6
6
7
12
5
4
4
10
5
4
4
Scuola
Scuola
Scuola
Scuola
Maschile
Mista
Femminile
Mista
Scuola
Scuola
Scuola
Scuola
Maschile
Mista
Femminile
Mista
Numero 2a classe approvati
iscritti a fine anno
5
2
13
6
4
2
13
6
4
2
9
6
Castrignano del Capo 14 dicembre 1882
Il Sindaco Liborio Fersini
n.b. Notevole è il dato relativo alla 1.a sezione della 1.a classe elementare: si vede con quale passione le famiglie giulianesi iscrissero i propri figli al primo anno … il più alto numero di tutto il comune! Però soltanto 10
sui 17 iscritti terminarono l'anno che superarono … con la percentuale più bassa del comune stesso; problemi
sociali o severità dell'insegnante di Giuliano Peppina Colizzi (così si firma)?
1883: Il Municipio di C.d.C. il 14 marzo delibera la "sistemazione" della strada denominata FEI che da Giuliano conduce a Barbarano. Il 5 maggio 1883
viene licenziata, per scadenza dei termini, l'insegnante elementare di
Giuliano COLIZZI GIUSEPPA (a questa Maestra il comune il 6 febbraio 1891
conferirà un attestato di lodevole servizio, per poi gratificarla il 26 aprile
1893 con la nomina a vita!). Quest'anno la Lista Amministrativa riporta per
GIULIANO 34 Elettori, mentre Castrignano ne ha 61 e Salignano 33. In
totale: 128 elettori per tutto il Comune. Si vede bene come Giuliano in questa particolare classifica quest'anno ha sorpassato per la prima volta l'altra
frazione del comune Salignano. Il 5 maggio 1883 si nomina una Commissione
composta da 4 membri incaricati di "esaminare tutti i tratti di suolo comunale concessi a canone". Dei cinque nomi messi a scrutinio ottengono 9 voti
FUORTES TOMMASO di Giuliano e De Paola Fedele, Petracca Francesco e
Ciullo Domenico di Castrignano; ne viene escluso Donnicola Liborio che ottiene un solo voto. In una delibera del 1883 si accenna a provvedimenti da adottare su una "chiesa di S. Vito da diroccare per erigervi una colonna". Che la
chiesa fosse a Giuliano ce lo dice una relazione del 1879 del Vescovo in visita al paese che la dice "dismessa e decadente". Inoltre nei Conti comunali di
quell'anno si legge una spesa di Lire 15 date al "zoccatore per 7 giornate
occorsegli per diroccare la cappella di S.Vito e tagliare il monte ed erigere
una colonna" per un totale di Lire 28. La colonna fu poi abbattuta dal carretto ("traìno") di Ferrari Francesco in occasione dei lavori di rimozione della
fontanina dell'acquedotto pugliese, situata vicino a palazzo Panzera all'ango263
lo di via Rolla, per collocarla al posto della colonna addossata all'asilo dei fratelli Fuortes.
1884: Nella Lista Amministrativa di quest'anno si ha un sensibile aumento di
Elettori, e cioè: Castrignano n.70, Salignano n. 34, e Giuliano n. 32. Si ha notizia che Marino e Michelangelo Cucinelli esercitavano quest'anno l'attività di
"vinivendoli".
1885: A Leuca il 22 maggio 1885 al posto di Margarito Leonarda fu Pietro,
moglie di Calzolaro Francesco di Castrignano, nell'esercizio della locale
Rivendita di Privative, istallata nel 1877 e da "essa abbandonata", viene
immesso il giulianese SCHIRINZI GAETANO fu Salvatore "che vi ha stabile dimora tutto l'anno in detta marina". Il quale inoltre nella stessa località
balneare dall'8 luglio all'8 ottobre di quell'anno affittò due stanze "ad uso
di Caserma dei RR. CC. (Regi Carabinieri)" come si apprende da una delibera
della G.M. dell'8 luglio 1885. Venti giorni dopo la G.M. (Del. del 28 luglio 1885)
concede l'autorizzazione al pirotecnico Tinella Giuseppe di genitori ignoti, ma
domiciliato a Giuliano, ad "ottenere licenza per la costruzione di fuochi artificiali a Giuliano, e precisamente, come richiede, a 600 metri dall'abitato nel
fondo Serra di proprietà di Tommaso Fuortes". Gli verrà accordata dopo
l'asta tenuta il 3 marzo 1886 "però nel fondo Cirillo dei signori Fuortes
distante 300 metri dall'abitato".
1885: Processo per ferite a carico di CIULLO PASQUALE di Giuliano.
(A.S.L.: Processi penali del Giudice Istruttore - B. 860, fasc. 12123).
ISTITUZIONE E NOMINA DELLA PRIMA GUARDIA MUNICIPALE
FRASSANITO GIACOMO DI GIULIANO
1886: Il 6 gennaio il Comune approva una spesa complessiva di Lire 13,65 per
"funi alle campane" e specificatamente così distribuita: Lire 4,15 per
Castrignano, Lire 5,70 per Salignano e Lire 3,80 per GIULIANO.
In occasione dell'epidemia colerica che quell'anno investì il Comune e particolarmente Salignano dove si ebbero tre morti la G.M. con delibera del 19
aprile 1886 dispone innanzitutto di adibire a lazzaretto la casina del signor
Pizzolante Luigi nelle vicinanze di Leuca, quindi "intanto si nomina, essendo
sfornito il comune di una Guardia Municipale, il signor FRASSANITO GIACOMO di Vincenzo di GIULIANO a GUARDIA MUNICIPALE per Lire 1 (una)
al giorno, e che sia fornito di un berretto come distintivo". La G.M. il 28 aprile conferma la nomina stabilendo un compenso di Lire una al giorno. Il
Frassanito ebbe quindi fra le prime incombenze, insieme a Branca Vito di
Pasquale di Castrignano, quella di "inserviente" adibito a fornire il necessa264
rio occcorrente al lazzaretto. Il 6 agosto si erogò in suo favore uno stipendio di Lire 60 per il periodo da giugno fino al 18 settembre "sia per la pubblica salute, e sia per la pulizia del paese". Il 18 agosto la G.M. eroga Lire
5,50 per l'acquisto di "un berretto alla Guardia Municipale Frassanito" la cui
opera risultò alla fine così apprezzata da meritarsi la segnalazione del suo
nome al Prefetto che aveva disposto un elenco delle persone degne di un pubblico e speciale riconoscimento ufficiale. In effetti questo avvenne l'anno
successivo come si può apprendere dalla nota seguente elencata sotto l' anno
1887. Alle ore 12.20 di giovedì 9 ottobre 1886 si spegne a Lecce l'onorevole
Antonio Panzera.
foto del casino Pizzolante o Casina rossa !!!!
1887: Al termine della surriferita epidemia la G.M. con delibera del 13 gennaio 1887 procedè a "Ricompensi con Medaglie di Oro, Argento e Bronzo ai
Benemeriti per la invasione colerica del 1886 a Salignano" per effetto dei RR.
Decreti 25.2.1886 e 28.8.1886. Due furono i "decorati" che distinguendosi
particolarmente in questa triste evenienza ottennero i seguenti riconoscimenti:
1) Medaglia di argento all'Economo Curato di Salignano D. Leonardo Licchelli fu Costantino,
di a. 40, per aver offerto ai colerosi sia aiuti religiosi, come anche alimenti, e medicinali.
2) Medaglia di bronzo a Frassanito Giacomo fu Vincenzo di anni 45, povero falegname di
Giuliano, per aver somministrato ai colerosi i medicinali e i disinfettanti, nonché per aver
prestato l'opera sua al seppellimento dei cadaveri per il quale, se il Prefetto l' autorizza, in
una seduta straordinaria, s'intende accordargli una ricompensa pecuniaria.
Il 26 agosto 1887 da Barbarano Maria Colizzi invia al sindaco di Castrignano
un lettera per informarlo che sua sorella, la maestra di Giuliano Peppina
Colizzi "è partita per la Marina di Morciano per cui è impedita a fare la relazione richiesta sull'andamento dell'anno scolastico". In data 27 ottobre
1887 si delibera "l'affissione di due Lapidi sulle case di Panzera a Giuliano e
di Pizzolante a Salignano", ma nel Bilancio dello stesso anno alla voce "Spese"
al n. 8 si legge testualmente: "per due lapidi commemorative a Panzera e
Pizzolante: s o p p r i m e r s i ".. Nella Lista Amministrativa del 1887 si trovano inclusi 98 elettori di Castrignano, 44 di Salignano e 33 di Giuliano.
1887: Processo per ferite cagionate da COLACI NICOLA a Giuliano.
(A.S.L.: Processi penali del Giudice Istruttore - B. 954, fasc. 13260).
1887: Con delibera del primo ottobre il Comune di C.d. C. stabilisce di istallare dappertutto le NAVETTTE Stradali. L'attenzione sulla rete viaria del
comune riguardo' anche l'illuminazione delle strade deliberata il 26 settembre. Nelle sedute del 29 settembre e del 27 ottobre 1887 il Comune di
265
Castrignano del Capo delibera l'istallazione di due Lapidi Commemorative in
onore dei defunti Parlamentari Vitantonio Pizzolante di Salignano e ANTONIO PANZERA di Giuliano. In quest'anno un elenco ci fornisce l'esatta ubicazione dei locali adibiti all'insegnamento elementare:
Castrignano
Via S. Donato
sezioni; 2.a cl. = 1 sez.
Castrignano
Piazza
Salignano
Via Torre
sezione corso inferiore.
Giuliano
Via Corte
sezione corso inferiore.
Maschile, unica rurale, regolare
3 classi = 1.a cl.in 2
Femminile, unica rurale, regolare
Mista, unica rurale, regolare
3 classi = i d e m
3 classi = 1.a 2.a 3.a
Mista, unica rurale, regolare
3 classi = 1.a 2.a 3.a
1888: Con voti 3 a favore la G.M. in data 29 febbraio 1888 nomina DE TOMASI DONATO di Giuliano "Becchino per Castrignano e frazioni con l'obbligo
anche di curare la Spazzatura delle vie interne di Castrignano e Salignano nel
1889". Il De Tomasi però il 18 marzo 1889 si dimise dall'incarico. Il 26
dicembre 1888 il Comune di Castrignano nomina il titolare della Rivendita di
Privativa (Sali e Tabacchi) di Giuliano: PANZERA PASQUALE al posto di
BISANTI DOMENICO. La Lista Amministrativa del 1888 riporta i nomi di
207 Elettori del Comune di Castrignano del Capo che avevano diritto a esprimere il loro voto nell'elezione del sindaco e dei suoi collaboratori (consiglieri ed assessori) così distribuiti per località: Castrignano n. 121; Salignano n.
48; GIULIANO n. 38. Il 9 ottobre 1888 muore l'onorevole Antonio Panzera.
1889: Nella Lista Amministrativa del 1889 figurano per tutto il Comune 242
Elettori e cioè 148 di Castrignano, 61 di Salignano e 33 di GIULIANO (tre
in meno rispetto all'anno precedente). Però nelle Elezioni Amministrative
dello stesso anno gli elettori di Giuliano che si recarono a votare furono in
tutto 17 contro i 34 di Salignano e gli 84 di Castrignano per un totale di 135
elettori in tutto il comune. Fra i 15 consiglieri comunali vincitori soltanto due
risultarono eletti nel seggio di Giuliano, e cioè:
1) Prontera Antonio n. 25/9/1855,eletto il 3/11/1889con voti 11 su 17, poi sostituito il
31/8/1892.
2) Ruberti Adamo n. 21/1/1853, eletto il 3/11/1889 con voti 11 su 17, poi sotituito il
31/8/1890.
Negli anni 1890 / 1892 nel corso del rinnovo di un quinto dei consiglieri (elezioni parziali) fu eletto anche l'anziano Lecci Carmelo n. 9/6/1812 con voti 8
su 16. Inoltre il 10 luglio 1892 in surroga di altro consigliere, con voti 8 su 8
e con scadenza al 1897, entrò in carica Marrocco Raffaele, nato a Galatina il
25 ottobre 1840 ma da tempo residente e accasato a Giuliano. (vedi anche
Seracca Nicola n. a Salve il 26/2/1858 eletto il 10 luglio 1892 con scadenza
266
al 1897 con voti 8 su 8 come il Marrocco).
Tre giulianesi figurano fra "i primi 15 contribuenti del Comune di Castrignano
all'imposta fondiaria" come si evince dalla seguente Lista approntata dalla
G.M. in data primo giugno 1889: in particolare fra i giulianesi si segnala il proprietario CIULLO FRANCESCO al 2.o posto della lista, insieme ai concittadini PANZERA TOMMASO e PANZERA BASILIO rispettivamente elencati
di seguito all'11.o e 12.o posto.
1
Chiffi Vito fu Salvatore
9
Marzo Lazzaro fu Carlo di Pasquale
2
Ciullo Francesco fu Tommaso
10 Maruccia Francesca fu Vitomaria
3
Daniele Giuseppe fu Domenico
11 Panzera Tommaso fu Antonio
4
Donnicola Liborio fu Nicola
12 Panzera Basilio di Francesco
5
Donnicola Liborio fu Pietro
13 Pizzolante Luigi fu Giuseppe
6
Maglie-Trani Domenica
14 Protopapa Angela fu Vito
7
Manco Isidoro fu Cataldo
15
8
Marzo Lazzaro fu Carlo di Quintino
Romasi Pietro fu Giovanni
1889: Processo per ferite a carico di SCHIRINZI LORENZO di Giuliano.
(A.S.L.: Processi penali del Giudice Istruttore - B. 1061, fasc. 14870).
1891: Nella Lista Amministrativa del 1891 su un totale di 232 Elettori per
tutto il comune, GIULIANO vede cresciuto il suo numero fino a 39 Elettori,
contro i 130 di Castrignano e i 63 di Salignano. Il 6 febbraio viene accordato un attestato di lodevole servizio alla maestra Colizzi Giuseppa (detta
famigliarmente "Mesciaculizzi"). In data 17 Ottobre si dichiarano completati i lavori della strada Giuliano - Barbarano.
A Lecce alle ore 9 del 9 ottobre 1891 (venerdì) viene commemorata dinanzi
alla sua tomba la figura dell'onorevole Antonio Panzera.
1892: Gli Elettori Amministrativi di Giuliano sommano quest'anno a 38 (uno in
meno rispetto all'anno precedente). Contemporaneamente si contano per
tutto il comune n. 234 Elettori di cui 133 a Castrignano e 63 a Salignano.
1892: Processo per lesioni cagionate da NUNNARI Giuseppe a Giuliano.
(A.S.L.: Processi penali del Giudice Istruttore - B. 1217, fasc. 18137).
SI ISTALLA A GIULIANO UNA CONCERIA DI PELLI
1892 - 1896: In questo periodo Marrocco Raffaele di Galatone impianta una
267
Conceria di pelli a Giuliano. Difatti confrontando alcuni dati riportati nella
tabella relativa al comune di Castrignano del Capo pubblicata nel Calendario
del Regno d'Italia, a cura del segretario comunale Ercole Cannazza, si legge
sotto l'anno 1892 alla voce Pellami (negozianti) il solo nome di Pirelli Ignazio
(quindi a Salignano), mentre sotto l'anno 1896 a questi viene aggiunto il nome
di Marrocco Raffaele (e perciò a Giuliano). La Conceria trovavasi su un'antica abitazione in fondo a via Mazzini (già Allori o Giudecca in dialetto ròvuli),
di fronte al giardino dei conti Panzera e all'incontro della vicinale via campana, nel cui cortile desta qualche curiosità una misteriosa colonna - menhir.
LAVORI AL CIMITERO DI GIULIANO
1893: Varie spese sostiene il Comune quest'anno per i lavori effettuati al
CIMITERO di GIULIANO. Si può senz'altro concludere che poiché dal 1877
al 1890 i defunti di Giuliano vennero seppelliti "in Aede Beatae Mariae
Virginis" (mentre prima del 1877 si seppelliva nella Matrice) il Cimitero di
Giuliano venne probabilmente approntato alla fine del 1890 anno in cui nei
registri parrocchiali per la prima volta si ricorda una tumulazione "in
Coemiterio", cioè nel vecchio cimitero costruito accanto alla Cappella della
Madonna del Canneto. A quell'epoca forse risale il Calvario notato nel 1879
dall'Arditi nell'articolo storico su Giuliano.
Sul n. 25 del 22 giugno 1893 del Corriere Meridionale si dà notizia della
morte di Giovanni Panzera conte di Bitetto morto a 63 anni a Monteroni già
sposato due volte con una Tomacelli e poi con una Satriano. Il lutto coinvolge le famiglie Fuortes, Tomacelli e Lopes. Venne seppellito nella Cappella gentilizia della Masseria dei Lopes a Monteroni. Di lui nel necrologio si dice che
fu: "Commendatore dell'ordine di S. Gregorio Magno, scrittore arcadico forbitissimo, poeta classico, e latinista di gran valore". Un'altra notizia del 21
dicembre 1893 provenienente da Giuliano informa che: "Il prof. Tarquinio
Fuortes è stato confermato nell'ufficio di incaricato per l'insegnamento
della geometria descrittiva, teoria delle ombre e stereotomia nel Regio
Istituto di Belle Arti di Napoli, con lo stipendio annuo di lire 2000, oltre a
lire 400 per aumenti sessennali già conseguiti, in tutto lire 2400 ridotte a
lire 2266,67 per il cumulo con l'altro stipendio di lire 3500, ridotto a lire
3333,33 di cui il Fuortes trovasi provvisto come prefetto del collegio militare di Napoli". Il 26 aprile 1893 il comune nomina a vita la maestra Colizzi
Giuseppa.
1894: Nella Lista Amministrativa del 1894 si riportano i seguenti dati:
Elettori del Comune N. 260 e cioè: 147 a Castrignano, 76 a Salignano, e 37 a
GIULIANO.
268
1895: Nel Corriere Meridionale del 24 gennaio 1895 si riporta la seguente
notizia pervenuta da Giuliano: "Un bambino in un pozzo. Il bambino di anni
quattro, Roberti Donato, mentre in aperta campagna trastullavasi, cadde in
una cisterna, rimanendo vittima". Si svolgono le elezioni amministrative:
iscritti a votare sono in tutto il comune: i 7 elettori di GIULIANO, i 33 di
Salignano e i 98 del capoluogo Castrignano. (Leuca non è ancora censita).
1895: Processo per contrabbando di tabacco a carico di STENDARDO CONCETTA di Giuliano.
(A.S.L.: Processi penali del Giudice Istruttore - B. 1280, fasc. ------- ).
1895: Il 9 giugno 1895 si tengono le "elezioni generali amministrative". Vince
la lista di D. Liborio Fersini di Castrignano del Capo. Fra i consiglieri eletti
non compare nessun giulianese.
Processo per lesioni cagionate da SCHIRINZI LORENZO di Giuliano.
(A.S.L.: Processi penali del Giudice Istruttore - B. 1339, fasc. ---/ v. lo stesso sotto l'anno
1889)
1896: Una Legge dello Stato (L. 29 luglio 1896) sancisce "l'elettività del
Sindaco" in tutti i comuni del Regno. (Verrà ulteriormente perfezionata con
La Legge comunale e provinciale approvata con R.D. del 4 maggio 1898).
1897: Il C.C. di Castrignano il 16 febbraio 1897 delibera di assegnare "gratuitamente" agli alunni poveri di Giuliano i libri per la scuola. Una corrispondenza da Castrignano del 7 marzo 1897 informa che: "In pubblica via certo
Panzera Paolino, venuto a diverbio con certi suoi compagni, esplodeva contro
di essi tre colpi di rivoltella, ferendo certo Nuccio Michele alla regione lombare". La Matrice di Giuliano viene dotata di una nuova facciata e di un nuovo
campanile progettato dall'architetto Neubourg per incarico dei fratelli
Fuortes sul quale alla fine dei lavori venne collocata una lapide con la seguente iscrizione:
"FACCIATA E CAMPANILE / NEL 1897 - 98 / I FRATELLI FUORTES DI /
MICHELE / EDIFICAVANO / Arch. C. NEUBOURG". Nello stesso anno il
campanile viene dotato di una piccola campana sulla quale si legge l'iscrizione: "PATRONUS VIGILANTISSIMUS / ZULIANI IAPIGIAE 1897" (traduzione: Protettore vigilantissimo di Giuliano della Iapigia. 1897".
n.b. Zuliani sta per Iuliani, ed ovviamente il Protettore è S.Giovanni Crisostomo.
Processo a carico di BISANTI GIOVANNI per furto commesso a Giuliano.
(A.S. L.: Processi penali del Giudice Istruttore - B. 1529, fasc. ------- ).
n.b. Nel biennio 1889 - 1890 altri due processi furono celebrati a carico dei cittadini giulianesi MONSELLATO VITO e PANZERA GIUSEPPE, l'uno per "contravvenzione" e l'altro per "furto"; e di STEFANELLI
LORENZO "per contrabbando". (Vedi rispettivamente B. 1036, fasc. 14489 ; B. 1045, fasc. 14638 ; e B. 807,
269
fasc. 11352 ).
Anni tristissimi per la miseria generale per cui nei numerosissimi reati consumati nel Capo di Leuca, soprattutto per contrabbando di sale a Leuca e di
tabacco in vari luoghi limitrofi, anche nomi insospettabili si leggono nelle cronache giudiziarie del tempo. Né le cose andavano meglio alla fine del secolo.
Una riprova si ha leggendo quanto recita una delibera della G.M. nella primavera del 1898: "Nella ricorrente carestia si manda al Sindaco di trattare con
persone idonee a fornire la popolazione del pane: e cioè vendendo il pane di
grano, togliendo la sola crusca, a centesimi 32 al Kg. E quello d'orzo a centesimi 20 al Kg. Il Comune corrisponderà ai venditori Lire 8 a quintale per il
grano e Lire 4 per l'orzo. I venditori, in assenza di pane, saranno multati la
prima volta per Lire 10 e la seconda per Lire 20". Il 20 luglio 1898, alle ore
7 antimeridiane, nel locale della scuola femminile di Castrignano in piazza S.
Angelo si tengono gli esami finali "di proscioglimento prescritti dal
Regolamento del 9 ottobre 1895". Su 6 fanciulle iscritte arrivano alla prova
finale in 5 e ne vengono promosse soltanto 3. L'esame consistette in:
1.o = un dettato; 2.o = un tema d'italiano intitolato: "Consigliate un compagno negligente a
lasciare la scuola per darsi ad un mestiere …"; 3.o = il Problema: "La mamma lavora in tutto
l'anno 85 paia di calze a Lire 0,38 (cioè 38 centesimi) il paio. La spesa pel cotone è di Lire
14,16. Quanto ricava la mamma dalla vendita delle calzette? Quale guadagno fa'?".
La Commissione chiamata a vagliare i risultati era formata dal Presidente
Annunziato Ratiglia. Esaminatore scelto: il maestro Francesco Catucci.
Maestra della classe: Colizzi Giuseppa.
( Verbale fatto a Giuliano il 24 luglio 1898 ).
SCUOLA DI AGRARIA A GIULIANO
1899: Il 28 febbraio il Consiglio Comunale autorizza l'insegnamento agrario
nella scuola di Giuliano.
270
N O V E C E N T O.
FAMIGLIE E COGNOMI DI GIULIANO AI PRIMI DEL NOVECENTO
Famiglie di Giuliano attestate agli inizi del Novecento e loro consistenza
numerica per cognome: 194 famiglie per un totale di 52 cognomi con accanto i loro tradizionali soprannomi.
BELLINI
BELLO
BISANTI
CAGNAZZO
CASSIANO
CHIFFI
CIPRIANO
CIULLO
CONTALDI
CORCHIA
CUCINELLI
D'AMICO
DE BLASI
DE MARCO
DE PAOLA
DE SALVO
DONNICOLA
FERILLI
FERRARESE
FERRARI
FERRARO
FILONI
FIORE
FRASSANITO
FUORTES
GELSOMINO
1
2
2
1
1
1
3
2
2
2
9
7
7
1
4
1
3
4
1
1
3
1
2
2
1
2
GRECO
LECCI
MAGGIORE
barbieri
MARROCCO
(*)
MARTELLA
(*)
MARZO
trinchieli,benedittu MILO
li ciulli
MONSELLATO
furnaru
PANZERA
corchi
PIGNATARO
scirdi, cilèa, ciapili PIRELLI
cucuzza, serane
PIZZOLANTE
ùrsulu (v.sotto) PRONTERA
pazzilli
ROSAFIO
fumatu, rizzu
RUBERTI
capirossi
SARINELLI
sannicola, gnazzi
SCHIRINZI
pira
SERRACCA
SICILIANO
ricchilongu
SPERTI
calinèa
STEFANELLI
SUSANNA
feca
TAURINO
(*)
VENUTI
'ncartalibbri
VITALI
caddinu - i
ZINZERI
(*)
(*) caiànu
3
1
1
2
2
1
6
6
11
1
2
3
30
2
14
2
6
2
3
4
5
2
1
15
2
1
campasirri, cacaroni
scacca (dalla madre)
papàveri
fraggioli
tatapòvuli, vasili
santamaria
zziccapisci
bazzì, samàfru, barsiièri
prèviti resti, minicone
seranelli
Nicola di casteddu
(*) trecòcole
capezza
coli
cumpogni, cellino, malizia, cistareddi
(*)
(*) = famiglia estinta nella linea maschile.
Elenco alfabetico dei soprannomi:
271
Barbieri
Cagnazzo
Li mònici
Prontera
Barsiièri
Prontera
Malizzia
Venuti
Bazzì
Prontera
Menzanotte
De Blasi
Beneditti
Cipriano
Mammone
Prontera
Cacaroni
Greco
Minicòni
Ruberti
Caddini
Gelsomino
Muzzu
Prontera
Calinèa
Ferraro
Nardiceddi
Cucinelli
Campasirri
Greco
Ncartalibbri
Fuortes
Capezza
Prontera
Papaveri
Maggiore
Capirossi
De Salvo
Pazzilli
De Marco
Cellini
Venuti
Pinni
Prontera
Ciapili
Cucinelli
Pira
Ferilli
Chicchisanti
Prontera
Prèviti resti
Ruberti
Chiccu cirolì
Francesco De Blasi
Ricchilonghi
Ferrari
Cilèa
Cucinelli
Rizzi
De Paola
Cisteraddu
Venuti
Samafuru
Prontera
Li corchi
Corchia
Sannicola
Donnicola
Cosimeddi
Prontera
Santamaria
Pirelli e Prontera
Cucuzza
D'Amico
Scacca
Lecci
Coli
Stefanelli
Scasciapignate
Panzera
Cricori
Cucinelli
Scirdi
Cucinelli
Cuccuasci
Panzera
Seranelli
Sarnelli e Sarinelli
Cumpogni
Venuti
Serani
D'Amico
Li ciulli
Ciullo
Tatapòvuli
Panzera
Falippu
Prontera
Trecòcole
Siciliano
Feca
Fiore
Trinchieli
Cipriano
Fraggiòli
Milo
Ursulu
De Blasi
Fumati
De Paola
Vasili
Panzera
Furnaru
Contaldi
Vitantoni
De Blasi
Gheghè
Giovanni Cucinelli
Zziccapisci
Pizzolante
Gnazzi
Donnicola
Lampa
*
Prontera
Antiche case e soprannomi delle famiglie giulianesi: notizie storiche:
Cagnazzo: il soprannome "barbieri" deriva dalla professione esercitata sia
dal capostipite Michele Cagnazzo, nato a Patù nel 1847 e sposato nel 1907
con Mancarella Concetta di Salignano, sia da suo figlio Giovanni. Fissò la sua
residenza a Giuliano abitando in piazza Castello.
Cucinelli: Le 9 famiglie Cucinelli registrate agli inizi del Novecento erano già
salite a 17 famiglie prima del 1930. Soprannomi: Scirdi, cilèa, ciapili, nardiceddi, cricori. Un recente soprannome personale è "pirata" appioppato in gioventù dagli amici al sig. Giovanni Cucinelli, operaio della Fiat a Brindisi e …
chitarrista a tempo perso.
Cipriano: Dal nome dello stipite comune Benedetto Cipriano nato nel 1846 e
sposato nel 1872 con Ferrarese Consiglia deriva il soprannome originario di
"beneditti". Dalla moglie di uno dei figli, cioè di Donato Cipriano nato nel 1876
272
e sposato nel 1904 con Addolorata Maggio di Castrignano (ramo "trinchieli"
di Castrignano) deriva l'altro soprannome di "trinchieli", mentre i discendenti degli altri due figli Lorenzo nato nel 1881 e sposato con Parente Santa di
Alessano e Salvatore nato nel 1879 e sposato con Renna Addolorata di Patù,
continuano a portare il cognome originario della famiglia (cioè"Benedittu").
Contaldi: Giovanni Contaldi nato nel 1909 e sposato con Venuti Consiglia era
noto come "lu furnàru" per via della sua professione. Questa famiglia fu portata a Giuliano nella prima metà dell'Ottocento da Francesco Contaldi di
Montesardo dov'era nato nel 1824 e che aveva sposato nel 1851 a Giuliano
Schirinzi Damiana. Un ramo della stessa famiglia a Patù era conosciuto col
soprannome di "sciannilonghi".
Corchia: certi soprannomi, mi dice l'informatore giulianese, usando una simpatica espressione dialettale ora piuttosto disusata, "camìnene cullu cognome". E' questo il caso della famiglia Corchia portata da Presicce a Giuliano da
Orazio Corchia nato nel 1857 che sposò qui il 4 febbraio 1893 Prontera
Giovanna fissando la sua residenza in Via Castello n. 8. Tenne un Magazzino
Tabacchi nelle stanze superiori di Palazzo Panzera. Ebbe dei figli naturali
detti tutti "corchi" ed emigrati altrove.
D'Amico: soprannomi: cucuzza (e cucuzzi al plurale), serane (e serani al plurale) e masciuli (con pronuncia dolce di sc+iu, come in masciu = maggio).
Quest'ultimo soprannome deriva dal cognome della moglie di Giovanni
D'Amico (n.1867 + 1933) sposato nel 1896 con Masciullo Donata di Galatina
ed è portato dal maggior numero delle famiglie D'Amico di Giuliano. Il
soprannome "cucuzza" rimanda a Domenicantonio D'Amico nato nel 1860 e
sposato nel 1881 con Brigante Addolorata da cui provengono i discendenti di
Giovanni (n. 1883) sposato nel 1911 con Cucinelli Giovanna e di Pasquale (n.
1890) sposato nel 1920 con Schirinzi Virginia. Ad un ramo diverso, oriundo di
Castrignano, si collega il soprannome "surane" proprio di Vito D'Amico fu
Gregorio e Milo Addolorata dai quali nacque la buonanima di Remo (n.1932)
spazzino comunale di spirito allegro e socievole e stralunato.
De Blasi: soprannomi: "vitantoni" dal nome di Vitantonio De Blasi nato nel
1866 e sposato prima con Prontera Filomena (+1894) e poi con Addolorata
Sergi di Alessano da cui nacque nel 1900 Francesco di professione "vetturale" detto "chiccu cirolì" sposato con Carolina Siciliano e nel 1903 Giovanni
sposato nel 1930 con Marina Cucinelli. Il soprannome "ùrsulu" viene dal nome
della moglie di Francesco De Blasi sposato con Orsola Filippo da cui nacque
Giovanni nato nel 1887 che tornò dal fronte con un vistoso buco in fronte e
che ad ogni sosrso di vino incominciava volentieri a parlare e.. sparlare e fu
padre di Giuseppe nato nel 1919 detto "pippi de l'ùrsulu" e nonno del vivente
Francesco poliziotto. "Menzanotte" è soprannome portato dai discendenti di
Ippazio De Blasi padre di Giovanni (1881-+1920) sposato a Morciano nel 1912
con Giuseppa Borrello di Salve; di Giuseppe (n.1890 ) sposato nel 1915 a Patù
273
con Rosafio Arcangela genitori fra l'altro di Maddalena(n.1926 "la matalèna);
e di Cesario (n.1874) sposato nel 1903 con Saranelli Rosa e poi nel 1910 con
Livia Monsellato, divenuta poi cieca, per cui i suoi figli sono noti anche col
matronimico "de la livia" fra i quali ad esempio Ippazio (n.1916) detto "pati
de la livia" e Giovanni (n.1914) morto nella seconda guerra mondiale ricordato per il timbro femminile della voce e perché tenne un tabacchino vicino al
Calvario.
De Marco: detti "pazzilli" ed oggi emigrati altrove e prima di tutti a
Morciano dove il fu Vito De Marco (n.1920) svolse la professione di bidello
come continua a fare suo figlio Franco, mentre sempre lontano da Giuliano
vivono gli altri figli professor Pietro e Luigi. Il soprannome fu di Pietro
D'Amico (n.1889 - +1922) sposato con Prontera Giovanna, che morì per postumi di una malattia contratta in guerra per cui fu congedato dal servizio militare il 2.8.1919 appartenendo al 63.° Rgt. Fanteria Matricola N. 26793. Padre
di Vito, abitava in via Pietro Verri 20, ed era figlio di Agostino oriundo di
Patù che nel 1888 aveva sposato a Giuliano la vedova Cucinelli Maria.
De Paola: il soprannome tipico è "rizzu" portato da Giovanni (n.1873), Cosimo
(n.1870) e Salvatore (n.1885) tutti e tre figli del capostipite Arcangelo De
Paola oriundo di Castrignano sposato con Schirinzi Consiglia. Di conseguenza
anche Arcangelo De Paola era soprannominato "rizzu". Il soprannome "fumatu" fu proprio di Gioacchino De Paola (lu giuacchinu) nato nel 1888 da Giovanni
e da Teresa D'Aversa e sposatosi nel 1900 a Patù con Buccarello Domenica
(+1917) e poi con Liboria Venuti.
De Salvo: Il soprannome "capirossu" fu portato da De Salvo Michele oriundo di Patù dove era nato nel 1865 e sposato con Prontera Giovanna di Giuliano
dove morì in un incidente nel 1936 in via Peschiera ricordato da una lapide.
Uno dei suoi figli Teodoro nato nel 1906 fu tra i primi assunti nel 1938 presso l'Acquedotto Pugliese dove molto influente risultava allora il concittadino
Oscar Fuortes ragioniere capo dell'Ente.
Donnicola: il soprannome "gnazzi" deriva dal nome personale del capostipite
castrignanese Ignazio Donnicola che ai primi dell'Ottocento domiciliava a
Giuliano e lavorava nella Masseria La Verna dei De Salvo di Patù. L'altro
soprannome "sannicola" nient'altro è che la deformazione dialettale del
cognome Donnicola col quale si indicava nella prima metà dell'Ottocento
Arcangelo Donnicola sposato con Consiglia Cucinelli (ramo "scirdi") da cui l'altro soprannome con cui sono indicati impropriamente i viventi Donnicola.
Ferilli: soprannominati "pira" i due rami attuali discendono da Francesco di
Gaetano Ferilli nato nel 1854 e sposato nel 1892 con Marta Prontera - da cui
Cosimo (n.1904) sp. con Giovanna; e da Vitomaria Ferilli di Leonardo nato nel
1864 e sposato nel 1912 con De Blasi Maria - da cui Francesco detto 'ncicchi
lu pira, padre di Leonardo psicologo. I due rami con lo stesso soprannome
rimandano ad un origine più antica dello stesso.
274
Ferrari: il capostipite Ernesto, nato a Barbarano e morto a Brindisi a 79 anni
nel 1926, faceva il cocchiere dei conti Panzera e perciò abitò in una "dependance" del loro palazzo corrispondente alle stalle del palazzo. Sembra che la
"'nciùrita" fosse propria di tale Addoloratata Prontera, nonna del vivente
Giuseppe Prontera sposato con Antonietta Ferrari, soprannominata
"'Ddulurata la ricchilonga" e che poi da essa passò, non si sa come, ai Ferrari.
Ferraro: il soprannome di calinèa sarebbe venuto fuori dalla mania del capostipite castrignanese Michele Ferraro nato nel 1856 e sposato il 1887 con
Maruccia Pasqualina di intonare alla moglie una canzoncina dialettale appositamente creata per lei e alla quale si rivolgeva chiamandola cantando con questo nome.
Fiore: il capostipite Michele era probabilmente nato a Castrignano e poi
"esposto" a Giuliano. Fece il fattore della ricca famiglia castrignanese De
Notaris del quale curava una masseria, ora distrutta, nel feudo nobile detto
"stuppeddi" (nei repertori feudali Stompelli) a qualche centinaio di metri a
sinistra della strada che da Giuliano conduce a Patù, giusto all'incontro della
prima traversa di sinistra dirigendosi verso l'incrocio con la provinciale, dove
lavorava ogni prodotto caseario (ricotta e formaggi ). Come colono però si era
specializzato particolarmente nella coltura dei ficheti ed era un suo vanto
esibire ogni varietà di questo frutto detto "fico" in italiano, e "fica" … in dialetto da cui probabilmente il soprannome di "feca" parola forse da lui usata
scimmiottando l'italiano per evitare il significato equivoco che ha la stessa
nella parlata popolare. Attualmente a Giuliano un'altra famiglia porta il
cognome Fiore ma è oriunda di Alessano soprannominata "maranaru".
Fuortes: il capostipite Michele oriundo napoletano si prese il soprannome di
"ncartalibbri" perché, si dice, un Panzera se lo portò da Napoli a Giuliano per
fargli restaurare i libri della sua biblioteca.
Greco: il soprannome "campasirru" fu proprio di Francesco Greco sposato con
Cucinelli Giuseppe genitori di Oronzo morto nella prima guerra mondiale.
L'altro di "cacaroni" spetta ai discendenti di Giovanni Greco (n.1863) sposato nel 1898 con Vitali Marianna.
Lecci: La potente e ricca famiglia dei Lecci, innalzata economicamente da
diversi esponenti che oltre ad essere abili muratori si distinsero e furono
richiesti anche nei paesi limitrofi come esperti agrimensori, nella prima metà
dell'Ottocento raggiunse l'apice della fortuna con l'acquisto del Castello
baronale di Giuliano. Da un fratello dell' agrimensore Giuseppe, è discesa
l'unica famiglia Lecci presente ancora a Giuliano nella prima metà del
Novecento facente capo al muratore Salvatore Lecci (mesciu Tore) figlio di
Ippazio (mesciu Pati fratello dell'agrimensore Giuseppe) che costruì la colonna di S. Giovanni. Padre di mesciu Mariu e nonno di Salvatore, oggi meccanico a Salignano, e di Marcello, fu detto "scacca" dal soprannome della moglie
Elisabetta Giacquinto oriunda di Gagliano. Ancora oggi un ramo del casato
275
Giacquinto fiorente a Salignano porta usualmente questo soprannome.
Maggiore: detti "papaveri" dal soprannome dato al castrignanese Michele
Maggiore nato il 1885 e sposato a Giuliano con Lucia Prontera (ramo "bazzì").
Milo: soprannome acquisito dalla moglie e derivato dai Brigante di Patù dove
tuttora alcuni esponenti di questo casato vengono denominati "fraggiòli". In
effetti Giuseppe Milo figlio del capostipite Domenico di Patù e di Giovanna
Prontera il 12 maggio 1856 aveva sposato a Patù Lucia Brigante figlia di
Giovanni Brigante e di Domenica Brigante.
Panzera: soprannomi: "Tatapòvuli " interpretato da qualcuno come Padre
Paolo, fu di Giovanni Panzera (n.1880) sposato a Patù con Zinzeri Filomena
genitori del fu Ergilio padre dell'avv. Savino Panzera. Sembra però che
all'origine il soprannome fosse quello di "cuccuasciu". Ad un ramo diverso
appartenne quello dei discendenti del ricco cittadino giulianese Basilio
Panzera da cui deriva il soprannome "Vasili": bisnonno dell'attuale vigile urbano Antonio. Il soprannome "scasciapignate" invece fu proprio di Rocco
Panzera nato nel 1900 e sposato il 1926 con Lecci Marina, i cui discendenti si
sono trasferiti altrove. Nessun soprannome hanno mai avuto gli esponenti
della famiglia dei Conti Panzera per una inveterata forma di riguardo e di
timore che il popolo serbava verso le famiglie più ragguardevoli del paese. Né
ve ne hanno mai avuto a Gagliano la famiglia Daniele o a Castrignano la famiglia Fersini o a Patù la famiglia Romano. Per lo stesso motivo a Giuliano sono
stati risparmiati dal simpatico dileggio le famiglie Monsellato, Corchia,
Marrocco, Ciullo e Serracca.
Pirelli: Erano detti "santamaria" alcuni esponenti di una famiglia di origini
salignanesi trapiantata a Giuliano con Giovanni Pirelli sposato con Vitali
Addolorata genitori di Andrea nato nel 1867 e sposato nel 1891 a Giuliano con
Contaldi Palma, nonchè di Cosimo (n.1883), Marino (n.1875) e Donato (n. 1878
e morto scapolo a Giuliano intorno al 1945), tutti nativi di Giuliano. E' chiaro
il riferimento a certi antenati che servirono in qualità di oblati la cappella di
Santa Maria del Canneto e probabilmente vi abitarono nell'alloggio annesso.
Prontera: soprannomi: bazzì, pinni, chicchisanti, mimmone, bersaièri, capezza, lampa, li mònici, muzzu, santamaria (vedi anche i Pirelli), samàfuru, falippu, cosimeddu. Di questi soprannomi sono da considerare senz'altro più
recenti e strettamente personali falippu, cosimeddu, e mimmone collegati e
derivati dagli altri. Il soprannome "mimmone" fu di Domenico Prontera
(1875-+1943) figlio di Martire e di Cagnazzo Angela.
Ruberti: soprannomi: prèviti resti, lu damu, minicone, chiccotti - u,
Siciliano: oggi rappresentata da un solo esponente femminile: Marina
Siciliano vedova Arigliano. La casa antica dei Siciliano si trova a destra di via
Massimo D'Azeglio, già via Montoni, subito dopo quella del preside Siciliano.
Soprannome: tre còcole. (pronunciato treccòcole). Ci si chiede: è un caso che
l'attuale Sindaco prof. Francesco Siciliano sia un provetto e incallito gioca276
tore di bocce ?
TOMMASO FUORTES DI GIULIANO SINDACO DEL COMUNE DI
CASTRIGNANODAL 1901 AL 1914
Il 22 dicembre 1901 il C.C. nomina Sindaco del Comune di Castrignano FUORTES TOMMASO di Giuliano. Il 21 ottobre con Regio Decreto era stato sciolto il comune di Castrignano del Capo per molteplici irregolarità amministrative. Il 15 dicembre si svolgono le elezioni comunali che furono "un vero plebiscito per i nuovi amministratori; gli avversari non poterono raggiungere
neppure la minoranza. Il numero schiacciante dei voti, le grida schiette e
festose all'annunzio della vittoria, la grande dimostrazione di gioia non erano
che la dimostrazione dell'intero paese, che da lungo tempo aspirava ad
un'amministrazione corretta e senza sospetti. …Non meno entusiastica ovazione ebbe il cons. Tommaso Fuortes eletto sindaco all'unanimità che, dopo
aver ringraziato i consiglieri, comunicò i telegrammi da inviare a Sua Maestà
il Re, a Sua Eccellenza il Ministro degli Interni ed all'onorevole Codacci Pisanelli deputato del Collegio.
Ecco la risposta ai telegrammi:
Sindaco di Castrignano del Capo
" L'omaggio di cotesto Consiglio Comunale nell'inizio dei suoi lavori giunge gradito a S.M. il
Re, che mi ha incaricato ringraziare della spontanea conferma di devozione. Il Ministro
Ponzio-Voglia"
Sindaco di Castrignano del Capo
" Ringrazio lei e ricostituito Consiglio Comunale del gradito saluto bene augurando prosperità cotesto Comune. Il Ministro Giolitti".
Sindaco di Castrignano del Capo
" Ringrazio voi e la nuova degna rappresentanza di cotesto Comune del cordiale saluto inviatomi. Lo ricambio augurandovi di poter fare tutto il bene di cui siete desiderosi e capaci.
Codacci - Pisanelli".
L'attività del sindaco Fuortes secondo la prof. Maria Margarito di
Castrignano nella tesi di laurea presentata e discussa presso l' Università di
Lecce nell'anno accademico 1971-72 (pagg. 35 - 44):
IL SINDACO TOMMASO FUORTES
"Le amministrazioni comunali - dice il delegato Presutti nell'inchiesta parlamentare - sono quasi sempre nelle mani dei proprietari. I contadini quasi tutti
analfabeti, non sono per la maggior parte elettori, e perciò non riescono a
mandare "amici" loro nelle amministrazioni civiche (1). In questo periodo,
infatti, avevano diritto al voto i soli uomini godenti dei diritti civili e politici,
277
che avevano compiuto il ventunesimo anno di età e che avevano conseguito il
diploma di proscioglimento dall'obbligo scolastico (la terza elementare).
Naturalmente a causa di questo sistema il numero dei votanti era abbastanza ristretto. Nel 1905 l'autorità comunale di Castrignano del Capo era
Tommaso Fuortes coadiuvato dagli assessori nelle persone dei Signori
Ferrari Domenico, Donnicola Liborio, Rosafio Luigi, Stefanachi Raffaele. In
effetti la Giunta municipale era costituita da grossi proprietari terrieri.
Nato a Napoli nel 1845 dal cavalier Michele Fuortes, Tommaso Fuortes era
venuto in giovane età in Giuliano, frazione di Castrignano del Capo. Dallo zio
materno ereditò la direzione di una vasta azienda e, onesto fino allo scrupolo, mai approfittò della mercede dei lavoratori ai quali pagò una equa giornata e mentre faceva gli interessi dello zio non menomava quelli degli altri (2).
D'altro canto anche i consiglieri appartenevano a famiglie agiate economivamente e accadeva il più delle volte che la maggior parte dei nostri contadini
si trovava alle dirette dipendenze dei suddetti signori. E' ovvio a questo
punto che i contadini, e per paura di rimanere disoccupati, e per miseria
accettavano tutto passivamente, disinteressandosi così di come in effetti
procedeva la amministrazione comunale. Pare che almeno da quanto risulta
dalla testimonianza di alcuni cittadini di Castrignano del Capo il Fuortes
costituisca una eccezione alla regola, nel senso che mai e in nessun modo profittò della cosa pubblica per interessi tutti propri. Nella persona di Tommaso
Fuortes tutti confidavano con grande fiducia e a lui sempre tributarono
meriti che possiamo evincere da tutti gli elogi tributati alla sua morte. La sua
generosità e onestà può essere dimostrata e documentata tra l'altro da una
lettera indirizata al fratello nella quale il Fuortes raccomandava vivamente
di consegnare molti denari ai più bisognosi di Giuliano. Della sua amministrazione abbiamo molti documenti e deliberazioni tutte sancite per il benessere della povera gente: Anno 1905: Disoccupazione e Lavoro. "Convocata la
G.M. si è la medesima riunita sotto la Presidenza del Sindaco Cavaliere
Tommaso Fuortes e nelle persone dei signori Ferrari Domenico, Donnicola
Liborio, Rosafio Luigi, Stefanachi Raffaele, assessori, con l'assistenza del
segretario comunale Cannazza Ercole. - Ritenuto che la disoccupazione della
povera gente preoccupa seriamente per l'ordine pubblico, e che potrebbe
darsi lavoro iniziando la linea ferroviaria Ruggiano - Tricase - Spongano. Delibera: di fare come fa voti, per sollecitare l'inizio di lavori accennati e
trasmettere i seguenti telegrammi (3): -" Ministro dei Lavori Pubblici - Roma.
Gravissima disoccupazione aumento abituale miseria. Aggiugesi grave preoccupazione possibile soppressione varianti tronco ferroviario Ruggiano Tricase - Spongano. Deliberato consiglio superiore. Invochiamo Eccellenza
Vostra mantenimento varianti inizio lavoro tutela interessi generali. Ordine
pubblico. Sindaco Tommaso Fuortes". - (4) "Onorevole Prefetto - Lecce.
Atteso crescente disordine e disoccupazione, allarga ordinaria miseria, urge
278
provvedere perché sia dato lavoro iniziando quelle lineee ferroviarie
Ruggiano - Tricase - Spongano. Desta grave allarme notizia che deliberate
varianti non saranno eseguite. Mio dovere imponermi telegrafarle evitare
agitazioni mancanza lavori interessi lesi. Contemporaneamente di Giunta
interesse Ministroi Lavori Pubblici". Circa orientazioni della stazione presso
Barbarano. - "La Giunta Municipale come sipra legalmente costituita, tenuta
presente l'agitazione per l'orientamento della stazione presso Barbarano e
le pubblicazioni fatte al riguardo. Considerato che nell'interesse di questo
comune occorre conoscere i progetti, i documenti e le deliberazioni del
Ministero e degli Enti interessati e perciò ritiene opportuno affidare a persona tecnica l'incarico di riferire a questa amministrazione la vera condizione dei fatti, perché gli interessi di questo comune possano essere legalmente e luminosamente dimostrati e tutelati - Il Presidente Tommaso Fuortes".
Questi provvedimenti venivano presi perché in effetti la situazione economica era precaria e destava preoccupazioni all'autorità municipale in quanto i
più bisognosi dovevano essere sorretti ed aiutati dal fondo comunitario dell'amministrazione. Il sindaco mirava ad eliminare quanto più possibile questa
situazione e Tommaso Fuortes si sforzava di stabilire una certa sicureza
economica impiegando un certo numero di persone e assicurando per quanto
possibile un principio di impiego anche nel campo provinciale. Le su citate
documentazioni, documentano il grande interesse che il Fuortes ebbe nella
sua missione amministrativa. Le persone che potevano essere impiegate
erano poche, ma in un certo senso potevano essere sufficienti per sanare la
miseria di alcune famiglie veramente bisognose. Per interessamento del sindaco e della Giunta furono occupati cinquanta uomini e sessantatre ragazi
(compresi tra i tredici e i quattordici anni) e donne giovani e anziane. La
somma pagata per un lavoro che andava dal sorgere del sole al tramonto era
di sei soldi per le donne e i ragazi e di nove o dieci soldi per gli uomini a seconda della stagione. Tale salario (oggi) può sembrare ridicolo, ma in quel tempo
rappresentava una somma consistente in quanto era sufficiente per acquistare il pane per l' intera famiglia. L'impegno del sindaco fu provvidenziale in
quanto il contingente dei disoccupati fu sistemato temporaneamente.
Intanto il 13 Agosto 1914 il sindaco Tommaso Fuortes si dimetteva a causa
della sua salute abbastanza precaria."
Note: (1) Presutti - Inchiesta parlamentare sulla condizione dei contadini nelle Province
Meridionali. 1902 . (2) Testimonianza di F. De Filippo. (3)(4) Delibere della Giunta Municipale.
ISTITUZIONE DELLA FIERA DI S. MARIA O MADONNA DEL CANNETO
1902: Il 4 aprile 1902 il comune di Castrignano del Capo, sindaco Tommaso
Fuortes istituisce a Giuliano la Fiera di S. Maria presso l'antica chiesa della
Madonna del Canneto da tenersi il il 2 luglio d'ogni anno.
279
Fu uno dei primi provvedimenti del sindaco Fuortes in favore della disastrata situazione economica del suo paesello natale. Già il 25 febbraio si era chiesto al Prefetto il decreto di approvazione, ma nella delibera non si era specificato in quale luogo doveva svolgersi la fiera. Corretto l'errore si procedè
a redigere quest'altra definitiva deliberazione:
Comune di Castrignano del Capo
Verbale dell' Adunanza tenuta dal Consiglio Comunale di Castrignano del Capo
Oggetto: Provvedimenti circa istituzione di fiere nel Comune.
L'anno mille novecento due il giorno 4 del mese di Aprile ed alle ore 8.30 meridiane nella solita sala comunale in seduta pubblica ed in prima convocazione. Previo esaurimento delle formalità prescritte dalla Legge Comunale e Provinciale si è oggi riunito il Consiglio comunale in
sessione straordinaria, e sono intervenuti i signori Consiglieri: 1. Fuortes Tommaso Sindaco
Presidente; 2. Pirelli Liborio; 3. Fersurella Francesco Saverio; 4. Fersini Liborio; 5. Cantoro
Francesco; 6. Rosafio Luigi; 7. Stefanachi Raffaele; 8. Cavalera Giuseppe; 9. Vallo Ippazio;
10. Cordella Cosimo; 11. Donnicola Liborio; 12. Ferrari Domenico; 13. Fuortes Gioacchino; 14.
Marzo Francesco; 15. Ciullo Tommaso; 16. Maggio Francesco; 17. Lionetto Nicola; e furono
assenti: 18. Cantoro Donato; 19. Mancarella Giuseppe; 20. De Filippo Francesco.
Risultando legale il numero degli intervenuti, il sig. Presidente dichiara aperta la seduta coll'assistenza del Segretario comunale sig. Cannazza Ercole.
Il Presidente propone
provvedimenti circa istituzione di fiere nel Comune
Il Consiglio
udita la proposta fatta dal Presidente. Vista la precedente deliberazione 25 Febbraio u.s.
relativa alle fiere S. Maria, S. Giuseppe e S. Giacomo, nella quale non si specificò la località
in cui dovevano tenersi ; e quindi è il caso di revocarla per sostituirvene un'altra completata con la specificazione delle cennate località;
Votando ai sensi di leggi, ad unanimità
Delibera
I.° - La fiera S. Giacomo invece che alla penultima domenica di luglio, avrà luogo per l'avvenire, nell'ultima domenica dello stesso mese a Castrignano, e proprio nel Largo Trivio e via
e largo di S. Giacomo.
II.° - E' istituita la nuova fiera di S. Maria che avrà luogo il giorno due luglio di ogni anno
nella frazione Giuliano, e proprio nel Largo S. Maria adiacente di detta frazione.
III.° - E' istituita l'altra nuova fiera che avrà luogo nel territorio della frazione Malignano
nel giorno 19 Marzo di ogni anno e proprio nel Largo S. Giuseppe, distante dall'abitato circa
1700 metri, sotto il titolo di S- Giuseppe.
n.b. Si noti che la delibera parla dell'istitutzione di una nuova fiera a Giuliano, mentre un'altra fiera più antica
detta di S. Antonio si svolse fino a 50 anni fa' sullo strada che costeggia l'antica Abbazia di S. Antonio, strada
perciò detta anticamente di Santantonio, con grande concorso di bestiame anche dei paesi vicini. Giusto all'incrocio di questa strada, oggi via Pietro Verri, con quella campestre per S. Dana, ossia a sinistra dell'inizio di
questa strada, esisteva un'antica edicola ad arco, simile all'attuale detta dello Spirito Santo ad Arigliano, con
un'immagine ormai consunta ed illeggibile di Sant'Antonio che con l'apertura a ponente dell'incrocio della
nuova strada denominata via Frosinone, che conduce al largo della cappella della Madonna del Canneto, ha
cambiato posizione, o meglio è stata ricostruita all'angolo opposto sul muro di cinta della casa di Donato Sperti
per un voto espresso da suo padre Giuseppe durante la guerra civile di Spagna cui partecipo'. Ritornato in
paese sano e salvo nel 1938 edificò questa edicola sul cui fondo circa venti anni fa' di recente una sua nipote
280
di Salve, l'insegnante di pittura Ornella Raone, ha eseguito a colori l' immagine del Santo di Padova con in mano
un giglio e il Bambin Gesù seduto sull'altro braccio.
1903: Il 26 agosto il comune progetta la sistemazione della strada che da
Giuliano conduce a S.Dana.
1904: Su progetto del geometra Giovanni Piccini si procede alla sistemazione
della cosiddetta strada Pedatangoli. Il 7 giugno si delibera sull'impianto del
Telefono a Giuliano.
1905: Nelle ore pomeridiane del 17 giugno 1905 arriva a Giuliano il vescovo
di Ugento Mons. Luigi Pugliese per compiervi la Santa Visita. Nella relazione
finale riporta brevi osservazioni sull'altare dei Santi Medici appartenente
alla famiglia Panzera ed esorta il Parroco a procacciarsi una reliquia di S.
Giovanni Crisostomo.
Richiama infine la Confraternita a mettersi in regola con i registri di amministrazione, e ordina che si pianti la Croce in mezzo al Cimitero secondo il
Rituale Romano. Il comune in data 25 ottobre emana altri provvedimenti relati all'impianto del Telefono a Giuliano.
1906: A Giuliano il 29 luglio 1906 nelle ore pomeridiane si consuma uno strano omicidio. "Milo Michele di anni 32 di Giuseppe e Prontera Michele, contadini di quella frazione, giuocavano a melloni lanciandoli in aria e vincitore
sarebbe stato colui che lo avesse lanciato più in alto. Surse quistione fra i
due e prese le parti del Prontera tal Schirinzi Francesco. Il Milo mal vide tale
perorazione, onde dette un pugno allo Schirinzi e, venuti alle mani, vi fu tra
essi scambio di percosse. Testimone il fratello del Milo, nonché il futuro
cognato dei germani Milo, Vallo Nicola, con l'intenzione forse, almeno da
parte di quest'ultimo, di metter la pace, ma d'un tratto sopraggiunse il fratello dello Schirinzi, Lorenzo, che appena giunto senza neppure prendersi la
briga di domandare agli astanti come si fossero svolte le quistioni, vibrò un
tremendo colpo di coltello che aveva in pugno al Vallo che gli si parò davanti,
colpendolo al ventre, dandosi poscia alla fuga". Così nel dispositivo della sentenza. La tragedia poi ebbe un epilogo fatale: il Vallo morì per complicazioni
il 6 ottobre 1906, quindi due giorni dopo spontaneamente lo Schirinzi si
costituì in carcere. La sentenza lo condannò a 4 anni e due mesi di reclusione e a due anni di vigilanza dopo la liberazione.
Alla fine dell'anno e precisamente il 21 dicembre il comune delibera nuovamente intorno all'impianto di un telefono a Giuliano.
1906: A Lecce Pietro Palumbo pubblica l'opera "Castelli in Terra d' Otranto".
Vi compare una fotografia dei Fuortes del Castello di Giuliano descritto con
queste parole:……………………………………………………
281
L ' UFFICIO POSTALE E IL TELEFONO GOVERNATIVO
1907: Il 21 luglio 1907 il C.C. esprime un voto di urgenza per il miglioramento dell' Ufficio Postale di Giuliano. Nello stesso anno gestiva la Rivendita di
Tabacchi il sig. Ruberti Giuseppe di Giuliano.
Già dal 1896 a Castrignano prese a funzionare un Ufficio Postale, eliminando
l'inconveniente di recarsi in quello di Gagliano a ritirare la Posta. Nel 1907
viene attivato anche il servizio telegrafico, dopodichè, fra il 1907 e il 1910,
Castrignano viene allacciata col telefono governativo alla Marina di Leuca, a
Patù, e alla frazione di Giuliano.
1908: Nelle elezioni amministrative, più volte differite dal 19 luglio al 26 e
poi al 2 agosto vince nuovamente la lista dell'ex sindaco Tommaso Fuortes
con lo scarto … di un solo voto. La lista del Fuortes era appoggiata da
Cantoro, Ferrari e Stefanachi. La lista di opposizione capeggiata dal giovane
Dott. Francesco Ciullo "alle prime armi" contava sul sostegno di Pirelli,
Fersini e Marzo. Risale a questo … risicato voto l'aneddoto addebitato all'ex
sindaco Liborio Fersini che, certo della vittoria, si attardò in casa a omaggiare i suoi parenti Russi di Marittima venuti a trovarlo abbandonando così l'aula dove si votava. Affaticato dai soliti convenevoli il Fersini nel pomeriggio si
concesse anche la classica pennichella. I suoi elettori, disorientati dalla sua
assenza, vennero accolti con cordialità dagli avversari spiegando loro che
l'assenza del Fersini era stata giustificata dalla certezza della sua sconfitta. Pregati perciò a sostenere il Fuortes si lasciarono convincere "perso per
perso" ad accordargli la loro preferenza. Nel tardo pomeriggio venuto a
conoscenza della insperata sconfitta il Fersini si presentò trafelato al seggio e qui il buon Tommasino lo redarguì ironicamente dicendogli: "Ah Liborio
Liborio … chi dorme non piglia pesci".
1909: Fra i produttori di oliva del comune compare lo stesso sindaco
Tommaso Fuortes di Giuliano, insieme a Cantoro Carlo a Castrignano e Pirelli
Liborio a Salignano, questi ultimi già attivi nel 1892. A pag. 72 dell'opera - La
Provincia di Lecce -, stampata nel 1909, Cosimo De Giorgi annota brevemente: "In Giuliano vi è il Castello del XVI secolo e fuori dell'abitato vi è la chiesa di S. Pietro che risale probabilmente al X secolo dell'era volgare; la sua
costruzione ha molta somiglianza architettonica con la Centopietre di Patu".
1911: Il 30 ottobre 1911 viene inaugurata la stazione di Barbarano sorta in
territorio antico di Giuliano. Nell'occasione sul giornale salentino "Il Corriere
Meridionale" questa data viene riferita in un articolo del 12 ottobre. Nel
medesimo giornale interessantissimo è l'articolo ampio e dettagliato del282
l'inaugurazione della stazione di Gagliano avvenuta precedentemente il
Lunedì del 16 ottobre 1911. In questa grande opera molta parte ebbe il sindaco di Castrignano del Capo, il giulianese Don Tommasino Fuortes, cognato
dell'on. Alfredo Codacci Pisanelli, vero artefice di molte iniziative imprenditoriali nel Capo di Leuca. La sua preoccupazione era riposta principalmente
nel fornire possibilità di lavoro ai propri concittadini "straziati dalla fame".
Determinante fu anche il suggerimento senz'altro suo di apporre le denominazioni di Giuliano e di Leuca alle stazioni di Barbarano e di Gagliano. Nello
stesso periodo non mancò chi cercò di far approvare una variante al divisato
progetto iniziale includendo delle stazioni nelle vicinanze di Patù, nel fondo
"Vaccole" e persino in prossimità di Salignano dal quale la linea sarebbe proseguita per Arigliano. Tale proposta, non accolta, fu opera dell'ing. Pasquale
Ruggieri figlio dell'ing. Giuseppe Ruggieri, l'ideatore del piano urbanistico di
Leuca. Negli anni successivi ci si ricordò di un vecchio progetto della Marina
Militare che in occasione del primo conflitto mondiale aveva accolto il prolungamento della linea ferroviaria da Gagliano a Leuca: ma, come si legge in una
corrispondenza allegata in occasione di uno sciopero per i lavori al porto di
Leuca nel 1920, è chiaramente riportato il parere negativo alla sua realizzazione da parte della Società delle Ferrovie Meridionali che non ritenne conveniente sobbarcarsi tali ulteriori spese.
ARRIVA IL TRENO E VIENE INTITOLATA ALLA STAZIONE A GIULIANO
1911: L'Ufficio postale e fonotelegrafico di Giuliano viene elevato alla seconda classe. In ottobre vengono inaugurati i due tronchi ferroviari Maglie Gagliano e Casarano - Nardò. Di questo avvenimento il giornale salentino il
Corriere Meridionale riferì in vari articoli. Il primo comparve nel n. 27 del 20
luglio 1911 nel quale vengono pubblicati i seguenti prospetti delle linee ferroviarie che giungono da un versante alle stazioni di San Dana - Giuliano Barbarano e dall'altro alle stazioni della tratta Nardò - Tricase - Maglie.
Stazione di
Stazione di
Gagliano
km.
Arigliano
Castrignano del Capo
Leuca
Salignano
Montesardo
1,000
0,400
3,200
6,500
2,100
3,600
Barbarano
0,700
km.
283
Morciano
Giuliano
Patù
2,800
0,800
1,500
Nel n. 37 del 12 ottobre 1991 si comunica la prossima "Inaugurazione delle
Ferrovie Salentine" in cui si legge testualmente:
"Martedì scorso (cioè il 10 ottobre), l'Ispettore Superiore delle Ferrovie di
Stato, comm. Quaglia, accompagnato dall'Ispettore capo del Circolo di Bari,
cav. De Santis, procedette alla visita di ricognizione per la linea Nardò Tricase - Maglie. Gli Ispettori furono accompagnati dal cav. Nuccio Direttore
Generale delle Ferrovie Salentine. L'apertura della linea è definitivamente
stabilita per Lunedì 16 corrente, per i tratti Maglie - Gagliano e Casarano Nardò e per il 30 ottobre per il restante tratto Casarano - Gagliano. A
Gagliano tutti gli intervenuti furono ospiti del comm. Daniele, Presidente
della deputazione provinciale che offrì una lauta e sontuosa colazione."
"Il primo treno dal Capo di Leuca - sul piazzale della Stazione - Gagliano del
Capo 16 ottobre 1911.
(B.) Pareva un sogno e sarà una realtà tra breve, fra pochi minuti! La frizzante brezza dell'alba è stata coraggiosamente affrontata da non pochi curiosi, che non sedusse il soave calduccio mattutino pur di provare l'emoziuone di vedere e il compiacimento di poter dire di
aver assistito alla partenza del primo treno dal Capo di Leuca. Cedo anch'io allo stesso desiderio, ed eccomi qui, sul piazzale della stazione, mentre una gialla e limpida aurora ravviva
l'orizzonte, delineande soavemente la cerula cresta delle nubi lontane. E, nell'attesa, cammino su e giù con passo affrettato distratto dalla ressa di mille pensieri, di visioni lontane;
confusamente lontane nel passato, indecise e confuse nell'avvenire… E ricordo… Quanti anni
sono passati dal giorno in cui se ne parlò la prima volta? Saranno 10, 20… Forse 30.
Trent'anni! Un'eternità e un attimo! Eternità nell'ansia delusa dell'attesa fuggente, un attimo ora che la tensione dell'attendere finalmente vanisce nella realizzazione del sogno tanto
sospirato! Ma quanto lavoro di preparazione, quante disillusioni, quanti sforzi, e - soprattutto - quanto inchiostro e quante parole in quest'attimo di trent'anni! Dalle primissime aspirazioni di questo estremo e dimenticato lembo d'Italia - il cui nome, al di là di Maglie, suonava come quello di una colonia sperduta, lontana, lontana, che forse molti mai conobbero,
per le difficoltà di potervi approdare - attraverso la nobile, generosa, per quanto sfortunata iniziativa del memorando barone Bacile, cui almeno, gli occhi smorti gonfi di lagrime, arrise la gioia di udire il fischio della Vaporiera; e la ripresa del pari sfortunata, del progetto,
sott'altra forma, dell'onorevole Ruggieri, e man mano fino a Caputo, a Pisanelli, e Daniele, a
quanti per vie diverse lavorarono pel trionfo del caro sogno dorato, quanti progetti, quanti
studi, quante soste, quante modifiche, quante ratifiche, quante difficoltà, quanti andirivieni di ingegneri, di ispettori, di commissioni, e soprattutto, quanta… burocrazia! Cosa addirittura inconcepibile da far rizzare i capelli! Se non fosse stata la mai fiaccata tenacia dell'On.
Pisanelli, e la oculata energica e fecondamene attiva presidenza del Comm. Daniele, l'opera
dei quali s'è integratala a vicenda in tutto organico, …oh certo, questa mane, non staremmo
qui tutti a prendere il fresco! Ma noi siamo facili a dimenticare, e dimenticheremo ben presto anche questo. Ma che dico, dimenticare! Per dimenticare bisognerebbe aver saputo, e i
più ignorano. Quel che sapiamo si è che a momenti partirà, da questo estremo e ridente Capo
284
di Leuca, questo primo trano, che ogni giorno ne arriveranno e ne partiranno parecchi, che
in poche ore si potrà andare e tornare da Lecce, da Brindisi, o da Taranto: e a tutto questo
penseremo, forse, come alla cosa più naturale di questo mondo, alla quale avevamo diritto che
non porta con se alcun dovere, e che, si è fatta tanto a lungo desiderare. E sarà così: ma a
me, proprio a cose fatte, in questo momento, pare che potrebbe essere invece giunta troppo presto, se non sapremo beneficiare di tutto il bene che essa può darci. Perché la ferrovia, che ci abbrevia le distanze e c'importa, potrebbe portarci fino a casa tante cose non
gradite. La famosa vita patriarcale dei paesi del Capo è, o dovrebbe, essere finita! Curiosa
questa nostra decantata vita patriarcale: se ne sentiva a parlare un po' dovunque come di
una invidiata specialità nostra, ed era il quietismo stagnante della forzata segregazione per
mancanza di contatti… Ma ora il circuito è chiuso, la corrente passa, la vita pulsa, e addio
per sempre al patriarcato! La Vaporiera ci porta, sì, tutto il bene, ma anche ttuto il peso,
tutte le difficoltà e tutte le responsabilità di una vita maggiormente operosa e produttiva,
perché possa essere maggiormente fattrice di benessere e di progresso. Ci siamo abbastanza preparati? Forse non troppo! Oh, se per questo appunto aumentano le nostre responsabilità, non per questo dovranno fallire le nostre speranze. E' tempo di fare, di vivere! La vita
è essenzialmente funzione dinamica e la Vaporiera che è forza, vita e dinamica per eccellenza, ne è il simbolo ed anche lo strumento. Guai a noi se, pel nostro quietismo, dovessimo
diventare l'aspirazione, la metà, la Tripolitania… di gente più accorta che, per suo mezzo,
tentasse d'invaderci. Ma eccola che già piano piano si avanza, fischiando gioiosa in questa
limpida e calma mattinata bene augurante! Si ferma dolcemente innanzi alla stazione, respirando rumorosamente a larghi intervalli. Un vocio confuso, un farsi innanzi per meglio vedere, per ammirare, per toccare; uno scambio di saluti augurali fra chi parte e chi resta. Sono
5, 10, i primissimi che oggi partono. Un fischio potente, lungamente ondulato: di muove di
nuovo dapprima pian piano, sbuffando impaziente, e poi maestosa accelerando, mentre una
nuvola di denso fumo azzurrognolo s'innalza a pennacchio ondeggiante nel cielo limpido e
sereno! Dagli sportelli e dal piazzale sventolano i fazzoletti, mentre ad una vecchietta a me
daccanto gli occhi si gonfiano di lagrime! Sono le 5,7 precise".
Dal Corriere Meridionale - si pubblica il giovedì - n. 38 anno XXII, articolo del 19 ottobre 1911: nella stessa
prima pagina, nell'ultima colonna a destra, si legge l'articolo di fondo seguente sullo stesso tema.
L'INAUGURAZIONE DELLE FERROVIE SALENTINE
Tacitamente, senza le solite vane pomposità di feste ufficiali, La Società
Anonima Delle Ferrovie Salentine ha iniziato l'esercizio sui due tronchi
Maglie-Gagliano e Casarano-Nardò. Il primo fischio della Vaporiera, nelle primissime ore del mattino, ha trovato svegli i cittadini dei varii Comuni attraversati dalla linea, i quali già accalcati nelle stazioni pronti ad assaltare le
belle ed eleganti vetture, increduli, anche innanzi alla realtà, che il sogno cullato per tanti anni, grazie alla tenacia di un uomo, che ha fortemente voluto,
all'Avv. Nuccio, si fosse d'un tratto attuato. Il Cav. Andriani, che è sulla
linea, impartisce ordini, si moltiplica, perché nessun viaggiatore rimanga a
terra e le vetture si aggiungono alle vetture fra gli applausi scroscianti della
folla. Il materiale mobile di cui può disporre la Società è tutto sulla linea,
gremito di un popolo festante, che esterna, ad ogni tratto, l'intima gioia con
applausi, con gridi che si ripercuotono nell'aria, piena di sole, nella campagna
ricca di verde, come se questi due elementi partecipassero anche essi a que285
sta festa del lavoro. E le belle locomotive, che la Casa Borsig di Berlino ha
espressamente costruite, trainano svelte e leggere quell'enorme peso. Il
Treno inaugurale, per modo di dire, è quello che parte da Nardò alle ore 8,40.
Noi lo raggiungiamo col treno che muove da Lecce alle ore 6,45. A Zollino il
solito lungo intervallo sembra interminabile. (…) Giunge in seguito il treno di
Maglie (…) Prendiamo posto nella vettura che ci deve portare a Nardò. (…)
Finalmente eccoci giunti. Troviamo sulla stazione l'on. Guerci, il direttore
generale avv. Nuccio, il Dir. dell'Esercizio, cav. Andriani, il magazziniere capo
sig. Palmentola, l'avv. Valente. Prendiamo posto in una vettura di prima classe. (Si elencano i presenti: cav. De Santi, cav. Neri, i direttori della costruzione ing. Tafani, ing. Bernardini, ing. Tanzarella, l'ing. Capo dell'uff. espropri cav. Bernacchi). A Galatone … Seclì… Tuglie… Parabità… Matino…
Attraversiamo la linea, o meglio quel tratto di linea che ancora aspetta il battesimo e che comprende le stazioni di Ugento, Taurisano, Presicce,
Acquarioca, Salve, Ruggiano, Morciano, Barbarano, Giuliano. I lavori sono già
inoltrati, Persiste ancora un certo malcontento in parte giustificato, circa
la denominazione delle stazioni, tanto che molte di esse non hanno ancora
alcuna iscrizione. A Gagliano infatti è in parte cancellata la denominazione,
perché di due nomi proposti di Gagliano-Leuca se ne vorrebbe aggiunto un
terzo; pochi facinorosi di notte hanno iniziato l'offesa vandalica".
Note:
1) Comm. Avv. Domenico Daniele (Scorrano 30/05/1856 - Gagliano 24/12/1933). Figlio di
Francesco Daniele (Gagliano 23/11/1829 - Marina di Leuca 03/06/1901) e di Mariani Frisari
dei duchi di Scorrano e principi di Tarsia, sposati nel 1852. Portava il nome del nonnno
Domenico sposato con Francesca Pizzolante. Avvocato, si dedicò ala vita politica e nel 1884
ottenne la carica di sindaco di Gagliano da cui si dimise 3 anni dopo perché eletto nella
Deputazione Porvincile della quale dal maggio 1909 divenne Presidente. Si adoperò alacremente affinché la ferrovia salentina da Maglie proseguisse fino a Gagliano: scopo poi raggiunto nell'ottobre del 1911, quando venne finalmente finalmente inaugurata. Di carattere
alquanto risoluto e per certi versi dispotico in proposito si tramanda che mentre i geometri
preoposti a determinare il sito dell'erigenda stazione intervenne stabilendo ed ordinando
perentoriamente l'esatto punto dove voleva che fosse elevata. Seduta stante senza opporre il ben minimo reclamo la stazione fu segnata dove adesso attualmente è colocata nel territorio di Arigliano. Della sua autorevolezza e intrattabilità fa fede il Memoriale di Pietro
Refolo, in occasione dei disordini del 1902 fomentati dai contadini gaglianesi associati in cooperativa per ottenere un minimo aumento alla paga che ottennero non senza il ricorso a
bombe. Resta memorabile l'immagine in quell'occasione del Commendatore Daniele che parlamentò all'interno del suo palazzo con accanto il maresciallo dei carabinieri accogliendo il
Refolo scortato da due enormi mastini. Nel 1895 sposò la leccese Elisa Zaccaria dalla quale
nacquero sei figli. Ebbe il titolo di grande Ufficiale della Corona d'Italia e di Commendatore
dei SS. Maurizio e Lazzaro. Morì a Gagliano nella vigilia di Natale 1933. Nel 1924 suo figlio
Cav. Luigi Daniele venne eletto sindaco di Gagliano.
2) Dallo stesso giornale apprendiamo di disordini avvenuti subito prima l'inaugurazione da
parte di alcuni facinorosi contrari alla intitolazione stabilita della stazione di Gagliano: di
fatti richiedevano tumultuosamente che di seguito alla denominazione Gagliano-Leuca fosse
apposto il nome Arigliano.
286
1912: La scuola elementare di Giuliano, trovasi istallata quest'anno in Piazza
S. Giovanni al N. 12.
Della maestra Colizzi Giuseppina si hanno i seguenti dati:
Colizzi Giuseppina fu Gaetano nata a Ruffano il 3 agosto 1859.
Data dell'ultima nomina: 1879. Anzianità di servizio: 25 anni.
Patente avuta a Lecce nel 1879.
PRIMI COMIZI ELETTORALI IN PIAZZA
1912: La Legge elettorale del 30 giugno 1912 concede il suffragio elettorale
a tutti i cittadini anche analfabeti purchè di età superiore ai 30 anni. Per la
prima volta elezioni comunali, che già dal 1898 includevano l'elettività diretta del sindaco, coinvolgono nel loro svolgimento tutta la popolazione. E' a
datare dunque da quest'anno che probabilmente incomincia la stagione dei
comizi all'aperto su un palco o dal balcone municipale o dalla veranda di una
casa centrale. Prima, essendo le elezioni ristrette a pochi iscritti per censo,
i comizi erano più che altro il discorsetto tenuto dentro qualche casa signorile diretto ai propri sostenitori dai candidati che capeggiavano la lista.
1914. Si svolgono le elezioni comunali. Viene confermato sindaco Tommaso
Fuortes fu Michele nato a Napoli l'8 marzo 1845. Fra i 20 consiglieri eletti
compare anche Fuortes Gioacchino fu Michele nato a Giuliano il 21 febbraio
1846. Gli elettori del comune che risultarono iscritti furono in tutto 719 dei
quali 131 di Giuliano, 157 di Salignano e 431 di Castrignano. A Napoli, in
novembre, in occasione del suo 40.o anno di insegnamento nel Collegio
Militare di Napoli, il prof. Cav. Tarquinio Fuortes di Giuliano riceve solenni
onoranze dagli ufficiali, dagli insegnanti e dagli allievi dell'istituto. Inoltre il
Comandante colonnello Arrighi gli consegna una medaglia d'oro lavorata con
squisita eleganza dall'orafo Vincenzo Miranda. Il 20 novembre 1914 presso
la Sottoprefettura di Gallipoli Sperti Francesco per lire 699 annui si aggiudica "l'accolto dei trasporti postali tra Castrignano del Capo, stazione di
Barbarano e viceversa, in transito per Patù, Giuliano e ufficio di Barbarano
per il periodo dal primo gennaio 1915 al 31 dicembre 1917".
1915: Il primo febbraio 1915 muore a Giuliano il sindaco Tommaso Fuortes.
Sul giornale salentino La Provincia di Lecce nel n. 5 del 7 febbraio 1915 in
terza pagina si legge la cronaca dei suoi funerali:
Nota Triste
Lunedì 1.o corrente, a soli 69 anni e dopo brevissima malattia, cessava di vivere a Giuliano il
Cav. Uff. Tommaso Fuortes
287
Sindaco di Castrignano del Capo
L'annunzio della improvvisa scomparsa di questo gentiluomo che tutta la provincia conosceva e apprezzava per la bontà dell'animo, per la correttezza dei modi, per l'onestà illibata,
ha prodotto profonda impressione e dolore veramente sentito. Da lunghissimi anni era sindaco di Castrignano, ma più che sindaco, padre amorevole, amico, consigliere dei suoi amministratori, affiattatissimo con tutti, specialmente verso gli umili, di fede più che salda nelle
amicizie, aveva perpetuato una specie di governo patriarcale nel suo paesello, al quale dedicava ogni cura ed ogni affetto. Era stato eletto moltissimi anni fa anche consigliere provinciale, ma egli non potette tenere la carica, perché era fideiussore all'esattore fondiario. E
se nelle manifestazioni pubbliche aveva servata ognora la maggiore dignità e la più specchiata rettitudine, figurarsi nelle amicizie e nella famiglia quale uomo esemplare egli era.
Simpaticissimo anche nella figura di vero signore, era nello stesso tempo dotato di una infinita modestia e di una rara bontà. E una prova della sua modestia e della sua bontà, Tommaso
Fuortes ha voluto darla disponendo di sopprimere ogni pompa nei suoi funerali e legando una
cospicua somma a beneficio di tutte le famiglie povere di Giuliano. Il giorno successivo al
decesso da tutti i Comuni dell'estremo Capo di Leuca, convennero masse di ogni ceto di cittadini per rendere un ultimo tributo d'affetto al caro Estinto. Aprivano il corteo le Scuole
elementari del Comune, seguivano numerose corone e bandiere di associazioni; i cordoni del
feretro erano tenuti dal comm. Domenico Daniele, presidente del Consiglio Provinciale, dal
cons. prov. barone Bartolo Sauli, dai sindaci di Morciano e Patù, sig. G. Valentini e G. Romano;
dietro il feretro una folla immensa mai vista nella borgata. Il largo e sincero tributo d'affetto e di stima reso all'Estinto, valga a lenire l'acerbo dolore dell'inconsolabile consorte
signora Maria Panzera, dei fratelli Gioacchino, cav. Prof. Tarquinio, cav. Uff. Mauro, presidente di Sezione della Corte d'Appello di Firenze, del prof. Ing. Giuseppe; delle sorelle
Giuseppina ved. Aymone, Angiolina, Annina Longo; della zia signora Anna Panzera che ebbe
per l' Estinto amore di madre e come tale veniva ricambiata; dei cognati comm. Giuseppe,
avvocato Carlo e Tommaso Panzera, Alceste Longo; delle cognate Chiarina Panzera ved.
Coppola, Giulia Panzera ved. Muzy, Caterina Panzera - Muzy e di tutti gli altri congiunti".
LA GUERRA EUROPEA (poi detta PRIMA GUERRA MONDIALE)
CADUTI IN GUERRA DI GIULIANO ( 1915 - 1918 )
CUCINELLI GIOVANNI - Fante - 226.° Rgt. Fanteria - morto il 17 novembre 1918 in prigionia per malattia. "Nacque a Giuliano alle ore 4 dell' 8 settembre 1883 nella casa posta in via Castello N. 18 dal contadino Cucinelli
Gabriele di anni 27 e dalla contadina Stella De Blasi. Il 12 gennaio 1911 sposò
Prontera Angela. Non risulta la sua morte negli atti dell'anagrafe comunale,
bensì nel Registro Ufficiale dei Caduti di Terra dì Otranto nella Prima
Guerra Mondiale ".
n.b. Con sentenza del Tribunale di Lecce al nome del padre si aggiunse quello di Maria Giovanni e quello della
madre fu cambiato in Santa Maria Giovanna De Blasi.
CUCINELLI GIUSEPPE - Fante - 47° Rgt. Fanteria - 5.a Compagnia - Matr.
N. 19686. ( 1883 - 1916). "Ammogliato dal 10 dicembre 1908 con Colaci
Consiglia, era nato a Giuliano al N. 18 di via Montone alle ore 21,15 del 15
marzo 1883 dal contadino Salvatore Cucinelli di anni 48 e da Lazzara Ciullo
288
fu Leonardo. La sua morte avvenne alle ore 22,15 del 28 giugno 1916 colpito
da un proiettile di fucile nemico durante un combattimento sul Monte San
Martino sul Carso. Fu sepolto nel cimitero di Serampina. Aveva 33 anni.
E qui … chi non ricorda la celebre poesia del grande poeta italiano Giuseppe
Ungaretti intitolata appunto "San Martino sul Carso" e che recita: "Di queste case non è rimasto più nulla". Commovente è una sua lettera dal fronte
scritta 8 mesi prima della sua morte, dove si qualifica Soldato del 47.°
Reggimento Fanteria, ma appartenente all' 11.a compagnia - 22.a Divisione,
che testualmente dice:" Zona di guerra - 4 Ottobre 1915 / Cara Moglie / Ho
ricevuto la tua cara lettera, nella / quale ho rilevato che godete tutti di famiglia / buona salute, come pure così ti posso / assicurare di me grazia Dio. Per
ora / cara moglie stiamo ancora in riposo / come ti dissi: speriamo per l' avvenire / che sarà sempre meglio, e per cui ci voglio- / no le preghiere continue
così il Signore / potrà concedere la pace a tutte le / Nazioni che si fermasse quello flagello / immane che ha sconvolto l' Europa. / Voglio sapere poi se
avete ricevuta nes- / suna cartolina tassata, cioè se hai dovuto pagare niente di tassa al postiere, se / mi fai sapere qualche cosa di Giuliano / e i ragazzi di assisterli come se ci fosse // il padre vicino. Non altro date i saluti / a
compare Tommaso, a Peppa / Rizza, mi salutate fortemente Don Federico
Fortis. (e) famiglia, mi / saluti Peppino Monsellato, tua madre / mia madre, e
da parte mio zio Michele, / e poi date un bacio ai miei ragazzi e / a te abbracciandoti e baciandoti di / cuore sono il / Tuo aff. Marito / Cucinelli Giuseppe
/ L'indirizzo mio e questo / Soldato Cucinelli Giuseppe / 47 Reggim.to
Fanteria / 11.a Compagnia / 22.a Divisione / Zona di Guerra ".
DE BLASI GIOVANNI - Fante - 95.° Rgt. Fanteria - morto il 22 settembre
1920 per malattia. "Era nato a Giuliano alle ore 7.15 del 23 settembre 1881
in via Montone 7 da Ippazio De Blasi e da Celeste Cagnazzo. Il 7 novembre
1912 aveva sposato a Morciano Borrello Carmina Maria Giuseppa."
DE BLASI VINCENZO - Bersagliere - 15.° Rgt. Bers. - 50.° Battaglione - 8.a
Comp. ( 1895 - + 9.8.1916 ). "Figlio di Ippazio De Blasi e di Cagnazzo Celeste
nacque l'8 aprile 1895. Aveva il numero di matricola 1806 quando alle ore
18.30 del 9 agosto 1915 morì nella Trincea di Ponticelli Rossi in seguito a ferita da pallottola di mitragliatrice, quindi fu sepolto alla Dolina di Ponticelli
Bianchi". Negli atti anagrafici del comune di Castrignano la sua nascita non
risulta, ma si evince dall'Elenco Ufficiale dei Caduti della Prima Guerra
Mondiale di Terra d'Otranto. Il padre Ippazio, figlio di Giuseppe e di Spano
Cesaria, domiciliato a Giuliano in via Montone n. 7, aveva sposato in prime
nozze Prontera Maria di Luigi e di Cesaria Prontera che morì a 25 anni il
27.10.1879. Ippazio De Blasi il 13.5.1880 si risposò a Patù con Cagnazzo
Celeste di a. 22 figlia di Vincenzo e di Cagnazzo Vita. Neanche a Patù però
289
risulta nato il nostro caduto in guerra che portava il nome del nonno materno. Un suo fratello De Blasi Giovanni morì qualche anno dopo per malattia, e
si trova elencato nel suddetto Registro Ufficiale dei Caduti di Terra d'
Otranto in questi termini generici: "morto il 22 settembre 1920 per malattia".
GRECO ORONZO - Fante - 64.° Rgt. Fanteria - (1895 - scomparso in prigionia). "Nacque alle ore 13,09 del 6 febbraio 1895 a Giuliano in via Curti dal
contadino Francesco Greco di anni 30 e da Cucinelli Giuseppa di Vito. La data
della sua morte è ancora avvolta nel mistero non risultando nell'anagrafe
comunale. Né risulta precisata nell'elenco ufficiale dove semplicemente
accanto al suo nome si legge:" Soldato 64.° Rgt. Fanteria, n. il 6.2.1895 a
Castrignano del Capo, Distretto Militare di Lecce, scomparso in prigionia".
Nei ricordi dei suoi famigliari si ritiene che fosse scomparso alla fine della
guerra durante il periodo della smobilitazione vanificando il desiderio della
madre che lo aspettava trepidante in casa da un momento all'altro. Ed anzi
immaginandolo già arrivato in paese amava ripetere sconsolata ai propri famigliari: "E 'rrivato alla porta de la casa e nù ll'aggiu pututu vadire". Meglio
andò al fratello Vitantonio del qualche ancora al collo la figlia porta una collanina con la medaglietta ricordo data qualche decennio fa' dallo Stato ai
reduci della prima guerra mondiale insieme al titolo onorifico di Cavaliere
d'Italia.
MONSELLATO CARMELO - Fante - 242.° Rgt. Fanteria - (1895 - +
19.5.1917). Nell'elenco ufficiale dei caduti si legge: "Soldato 242.° Rgt.
Fanteria, nato il 13. 8. 1895, Distretto Militare di Lecce, morto il 19 maggio
1917 sul medio Isonzo per ferite riportate in combattimento". Era nato alle
ore 5,15 del 13 agosto 1895 in Via Rolla N. 8 da Mangia Concetta moglie di
Monsellato Tommaso di Giuseppe.
MONSELLATO ODOARDO - Fante - 218.° Rgt. Fanteria - (1883 - dato per
disperso il 2 luglio 1916). Nacque a Giuliano in via Curti alle ore 20,15 del 23
gennaio 1883 dal muratore Tommaso Monsellato di anni 27 e da Mangia
Concetta. Dopo la guerra, su richiesta della moglie Vergari Michelina fu
Giovanni da Patù inoltrata alle autorità militari nel 1926, fu rilasciata una
dichiarazione di irreperibilità così motivata: "il soldato Monsellato del 218.°
Rgt. Fanteria prese parte al combattimento del giorno 2 luglio 1916 avvenuto sul monte Pasubio dopo del qual giorno scomparve e non venne riconosciuto tra i militari dei quali venne legalmente accertata la morte o che risultarono essere prigionieri = attesochè è trascorso un anno … si dichiara la presunta morte sin dalla mezzanotte del 2 luglio 1916 per fatto di guerra".
Quindi nell'elenco ufficiale fu segnato semplicemente come "disperso il 2
290
luglio 1916 sul monte Pasubio in combattimento".
PRONTERA FRANCESCO - Bersagliere - 6.° Rgt. Bers. - 1.a Comp. Matr.
43571. (1894 - + 11. 10. 1916). "Nacque a Giuliano alle ore 11.02 del 3 dicembre 1894 in via Montone n. 13 dal contadino Antonio Prontera e da Grecuccio
Addolorata fu Vitomaria. Celibe di anni 21 morì alle ore 18 dell'11 ottobre
1916 in seguito a ferita riportata alla fronte da pallottola nemica durante un
combattimento."
RUBERTI GIOVANNI - Mitragliere - 9.a Compagnia - morto ad Este il 7
novembre 1918 per malattia. "Era nato alle ore 10,15 del 26 marzo 1900 in
Via di Mezzo a Giuliano dal contadino Ruberti Adamo di anni 47 e da Vincenza
Ferilli di Pantaleo. La sua morte è registrata soltanto nell'elenco ufficiale dei
caduti di Terra d'Otranto con la motivazione su riferita". Morì dunque a soli
18 anni di età.
SERACCA GIOVANNI - Fante - 31.° Fanteria - Matricola N. 17359. (1881 + 15. 2. 1916). "Nacque a Giuliano in Via di Mezzo alle ore 10,15 del pomeriggio del 13 dicembre 1881 da Liborio Seracca contadino di anni 53 e da Vita
Cipriano fu Donato. Coniugato con Ferilli Addolorata, la sua morte avvenne
alle ore 5,15 del 15 febbraio 1916 nell'ospedale di guerra N. 35 in seguito a
polmonite destra. Fu sepolto a Visco". Il cognome riportato nell'elenco ufficiale è Serracca e non Seracca come nei registri comunali dove fra l'altro lo
si dice appartenente al 31.° e non al 131.° Reggimento Fanteria come nel riferito elenco ufficiale.
STEFANELLI ANGELO - Fante - 50.° Rgt. Fanteria - 1O.a Comp. (1895 - +
17. 8. 1915 ). "Nacque a Giuliano alle ore 12.15 del 24.5.1895 nella casa posta
in via Montone n. 19 da Stefanelli Felice, proprietario di a. 53 e da Ponzetta
Giovanna di Luigi. Morì a 21 anni nell'Ospedaletto da Campo N. 48 in seguito
a ferita da scheggia di granata alla radice della coscia sinistra con penetrazione all'addome per fatto di guerra. Venne seppellito nel Cimitero di
Fiumicello". Nel Registro Ufficiale dei Caduti di Terra d'Otranto risulta
erroneamente segnato come figlio di Carlo.
STEFANELLI GIOVANNI, "Vicebrigadiere Legione EE. RR. Di Bari - 158.°
sezione RR.CC. -", nato a Castrignano (cioè a Giuliano) in data 20 ottobre
1884 e morto l' 8 novembre 1918 nell'ospedale da campo N.04 per malattia".
Nei registri del comune di Castrignano si precisa che era nato alle ore 8,35
del pomeriggio del 20.10.1884 in via Montoni N. 19 da Felice Stefanelli contadino di anni 41 e da Giovanna Ponzetta. L'8 maggio 1911 aveva sposato
Maria Ferrarese. Morì a 36 anni alle ore 3 della suddetta data in seguito a
291
broncopolmonite influenzale e fu sepolto a Corfù nella Villa Fels.
VENUTI SALVATORE - Fante - 48.° Rgt. Fanteria - 12.a Compagnia - Matr.n.
31255. (1890 - 1916). "Nato a Giuliano la mattina del Santo Natale del 1890,
cioè alle ore 7,20 del 25.12.1890 nella casa del padre Ippazio Venuti contadino di anni 32 coniugato con Chiffi Lazzara fu Francesco in via Castello N.
6. Celibe di 26 anni, morì l'8 agosto 1916 in combattimento colpito da una pallottola nemica a San Michele sul Carso dove poi fu sepolto.
n.b. Nel Registro Ufficiale lo si fa' appartenere al 47.° Reggimento Fanteria, e non al 48°.
VENUTI VITO ANTONIO - Genio Pioniere - 8.° Rgt. Genio - 3.a Compagnia.
(1891 - + 19.6.1918). "Nacque alle ore 5,07 del 14 febbraio 1891 a Giuliano in
via Castello N. 29 da Venuti Giovanni, contadino di anni 33 e da Prontera Rosa
d' Ippazio. Il suo nome non compare sulla lapide dei caduti giulianesi collocata nel 1921 su una faccia del campanile della Parrocchiale di Giuliano semplicemente perché al comune di Castrignano la sua morte fu comunicata nel
1925 dicendola avvenuta il 19 giugno 1918 per tubercolosi polmonare a
Brandenberg ( Havel ) dopodichè fu sepolto nel cimitero dei Prigionieri ad Am
Quenzsec. Nel Registro Ufficiale dei Caduti del Salento lo si dice laconicamente "morto in prigionia per malattia".
Cronologia dei Caduti giulianesi e loro età al momento della morte:
Greco Oronzo
Stefanelli Angelo
Seracca Giovanni
Cucinelli Giuseppe
Monsellato Odoardo
Venuti Salvatore
De Blasi Vincenzo
Prontera Francesco
Monsellato Carmelo
Venuti Vito Antonio
Ruberti Giovanni
Cucinelli Giovanni
Stefanelli Giovanni
De Blasi Giovanni
(1895 - scomparso )
(1895 - + 17.08.1915) anni 20 in ospedale per ferite riportate in
combattimento
(1881 - + 15.02.1916) anni 35 in ospedale per malattia.
(1883 - + 28.06.1916) anni 33 in combattimento.
(1883 - + 02.07.1916) anni 33 disperso in combattimento.
(1890 - + 08.08.1916) anni 26 morto in combattimento.
(1895 - + 09.08.1916) anni 21 morto in combattimento.
(1894 - + 11.10.1916) anni 22 morto in combattimento.
(1895 - + 19.05.1917) anni 22 morto in combattimento.
(1891 - + 19.06.1918) anni 27 morto in prigionia per malattia.
(1900 - + 07.11.1918) anni 18 morto per malattia.
(1883 - + 17.11.1918) anni 35 in prigionia per malattia.
(1884 - + 08.11.1918) anni 34 morto per malattia.
(1881 - + 22.09.1920) anni 39 morto per malattia.
1915: Dalla zona di guerra il 27 settembre, tramite il giornale La Provincia di
Lecce, si spediscono saluti di un militare giulianese e di altri salentini: "Si
compiaccia, sig. Direttore, di porgere i nostri più affettuosi saluti alle famiglie, parenti e amici tutti, dei militari sottoscritti: Sottotenente Franz
Fuortes, serg.mag. Carrozzo, soldati Carlucci, Frisunni, De Donno, Schito".
La mattina di quel giorno, circa alle ore 8, saltò in aria per un atto di sabo292
taggio nel porto di Brindisi, la corazzata italiana Benedetto Brin, a bordo
della quale perse la vita il castrignanese marò Giovanni Marzo.
PRIMA DESCRIZIONE DEL MEHIR MENSI DI GIULIANO E CONFERIMENTO DELLA MEDAGLIA D'ARGENTO IN TRINCEA AL GIULIANESE
TENENTE FRANCO FUORTES
1916: Il 4 settembre 1916 si ferma a Giuliano il grande geologo e storico di
Terra d'Otranto prof. Cosimo De Giorgi per visitare e descrivere il menhir
Mensi trascurato nella precedente visita di oltre quarant'anni prima (1874)
nella sua prima escursione nel Capo di Leuca, ed in un'altra del 1882 in cui si
fermò a descrivere il menhir di S. Maria a Patu' (6 settembre 1882) e di
S.Giovanni a Salignano (il 7 settembre), successivamente distrutti e scomparsi.
GIULIANO (Frazione di Castrignano del Capo)
Menhir Mensi (4 settembre 1916)
Trovasi nell'interno dell'abitato nel largo Mensi. E'di carparo giallastro locale delle cave S. Pietro.
Dimensioni: Altezza m. 1,85 - Facce adiacenti: 0,52 per 0,26.
Orientazione: N 10 gradi W. Sul lato volto a levante vi è graffita una croce.
N.B. E' la prima descrizione in assoluto di questo menhir che nel 1951 fu
fotografato dal Palumbo. Ma senz'altro dovrebbe essere stato fotografato
prima di questi, e probabilmente già alla fine dell'Ottocento dai Fuortes di
Giuliano oltretutto fra i più famosi pionieri dell'arte fotografica della provincia la cui produzione iconografica risulta essere davvero abbondante. Il
De Rossi nel 1972 riprendendo le osservazioni del De Giorgi e del Palumbo e,
inserendolo fra quelli ancora esistenti, lo descrive così sottolineando la presenza del "cappello" che lo rende senz'altro "unico" dei 47 menhir ancora esistenti al suo tempo, mentre vicino a Giuliano erano da tempo scomparsi quelli di Salignano (menhir S.Giovanni) e di Patù (menhir S. Maria) insieme ad
altre 45 pietrefitte della provincia comprese le due di Gagliano (menhir
Trisciole e menhir Curisce) visitati dal De Giorgi il 2 agosto 1884. In un
recente rilevamento le dimensioni del menhir risultano mutate probabilmente in seguito al reimpianto dovuto ad un incidente di qualche decennio fa' che
l'aveva frantumato.
Attualmente misura: altezza mt.
Coordinate geografiche rilevate con GPS dal fotografo sig. Giuseppe Negro
in data 25.10.2004: Altezza s.m.: metri 129. Orientazione: Nord 3 9 ° 5 0 ' ,
932; Est: 18.° 20', 245.
293
MEDAGLIA AL VALOR MILITARE CONFERITA AL TEN. FUORTES FRANCESCO
A Vehki Kribak, il primo novembre 1916, con una eroica operazione militare in
zona di guerra il giovane giulianese Tenente Franz Fuortes di Gioacchino
viene decorato con medaglia d'argento al V.M.: "Fuortes Francesco, da
Castrignano del Capo (frazione di Giuliano), tenente complemento fanteria.
Dando bell'esempio di valore personale, si metteva alla testa della prima
ondata della propria compagnia e, con ardita e fulminea mossa, raggiungeva
coll'intero reparto l' obbiettivo assegnatogli, subito rafforzandovisi ed
impedendo qualunque tentativo avversario". In altro articolo del 9 dicembre
La Provincia di Lecce lo definisce "IL PIU' GIOVANE CAPITANO DELL'ESERCITO" nato a Giuliano del Capo il 25 dicembre 1896. (Il giornale però
erroneamente lo dice nato a Gagliano del Capo).
1918: RUBERTI FRANCESCA di Giuliano ottiene dal Comune una vecchia casa
abbandonata.
1918: SCOPPIA LA GRANDE EPIDEMIA DELLA COSIDETTA SPAGNOLA
Benché l'epidemia della Spagnola fece sentire i suoi terribili effetti in tutta
l'Europa anche l'anno successivo, fu però proprio nel 1918 che produsse innumerevoli lutti nel comune di Castrignano del Capo. La seguente tabella ci
offre la misura e degli effetti e del periodo dell'anno in cui colpì maggiormente la popolazione.
Morti nell'anno 1918 Castrignano
Mese gennaio
8
febbraio
9
marzo
2
aprile
3
maggio
3
giugno
3
luglio
2
agosto
4
settembre
4
ottobre
45
novembre
7
dicembre
2
Giuliano
1
2
8
2
2
1
1
3
-14
2
2
Salignano
1
1
1
1
1
-3
3
5
5
---
Leuca
--1
1
---1
1
1
1
1
Totale
10
12
12
7
6
4
6
11
10
65
10
5
E' evidente da questo prospetto che la Spagnola fece strage della popolazione in tutti i centri del comune specialmente nel mese di ottobre che a
Giuliano sembra si fosse arrestata dopo l'8 novembre dopo aver mietuto la
vita di ben 16 cittadini deceduti secondo questo ordine cronologico:
294
1)
+ 7 ottobre Bellini Giovanni Antonio di Roberto morto in via di mezzo a 39 anni;
2)
+ 10 ottobre Stefanelli Giuseppe di Andrea morto ad appena 7 mesi di vita;
3)
+ 13 ottobre Panzera Giovanna di anni 54;
4)
+ 14 ottobre Altavilla Alfredo di soli 11 mesi morto in via Rolla;
5)
+ 14 ottobre Giudice Domenica morta a 72 anni in via Rolla;
6)
+ 18 ottobre maggiore Rocco di appena 10 mesi;
7)
+ 18 ottobre Sperti Annunziata di anni 30 ;
8)
+ 19 ottobre Ciullo Giuseppa di anni 72;
9)
+ 19 ottobre Prontera Laura di anni 2;
10)
+ 23 ottobre Colabello Giuseppe di mesi 8 morto in via S.Giuliano.
11)
+ 24 ottobre Panzera Rosa di 1 anno;
12)
+ 26 ottobre De Paola Giuseppa di anni 50;
13)
+ 28 ottobre Prontera Giovanni fu Andrea di anni 65:
14)
+ 31 ottobre D'Amico Giuseppe fu Luigi di 84 anni morto in Via Corti;
15)
+ 1 novembre Federico Fuortes di anni 39 nato a Lecce dal fu Tommaso e dalla signora Panzera Maria, e morto a Giuliano nel suo palazzo di Piazza San Giovanni.
16)
+ 8 novembre Panzera Maria Teresa di anni 5 figlia di Giovanni.
n.b. Il morto successivo si ebbe quasi un mese dopo, segno che nel frattempo l'epidemia si era fermata.
L'epidemia fu detta spagnola non perché si manifestò in Spagna o perché da questa nazione si propagò all'estero, ma perché furono i giornali spagnoli a parlarne apertamente vigendo negli altri paesi una stretta censura
militare in tempo di guerra. E' ormai risaputo che fece più vittime di tutta la guerra europea: si parla di circa
20 milioni di vittime. In pratica nessun paese ne restò immune. Il primo caso interessò alcuni passeggeri che
sbarcati da una nave mercantile nei fiordi scandinavi furono colti da febbre persistente, tremori, e da una sensazione di freddo lancinante. Alla loro morte furono seppelliti nel ghiaccio. Pochi anni addietro, conosciuto
l'avvenimento, alcuni biologi specialisti in epidemiologia ne hanno fatto sotterrare i cadaveri conservati intatti
dal freddo polare ed analizzati i tessuti hanno determinato l'origine asiatica del morbo.
1920: Nelle elezioni comunali sono chiamati a votare 153 elettori di Giuliano,
79 di Salignano e ben 494 di Castrignano. PANZERA ANTONIO di Giuliano
ed altri vengono processati per "Istigazione di numerosi cittadini a non obbedire all'ordine dell'autorità di ritirare il grano nella misura dalla stessa stabilito - avvenuta in Giuliano nella notte dal 4 al 5 luglio 1920 (nel corso di uno
sciopero di protesta contro il sistema di distribuzione di pane e pasta).
(A.S.L.: Pretura di Alessano, processo n. 38; vedi anche A.S.L. - Prefettura - B. 274, fasc.
3081 - Giuliano - anno 1920 - Ordine Pubblico). Così in Salvatore Coppola - Conflitti di lavoro e lotta politica nel Salento nel primo dopoguerra (1919-1925) a pag. 40: "Nel Salento,
come in altre parti del Meridione, l'estate coincideva con i lavori della mietitura e, in quel
periodo, moltissimi lavoratori emigravano in Basilicata ed in Capitanata; per questo, nell'estate del 1920 non si ebbero azioni di lotta e scioperi, se si escludono alcune manifestazioni di protesta contro l' insufficiente distribuzione delle razioni alimentari che si ebbero,
nel mese di luglio, a Barbarano e Giuliano del Capo, a Racale, a S. Pietro in Lama, a Trepuzzi".
(A.S.L. Prefettura, cit., fascic. 3072 e 3081).
1921: Al gennaio 1921 risale la lapide marmorea con i nomi dei caduti in guerra di Giuliano collocata dal comune di Castrignano sul fianco del campanile
della Matrice così concepita:
295
I nomi gloriosi
degli oscuri eroi nati in Giuliano
e morti per la Patria
nella grande vittoriosa guerra
del quarto lustro del ventesimo secolo
i conterranei riconoscenti
hanno consacrato in questo marmo
Gennaio MCMXXI
Monsellato Edoardo
Serracca Giovanni
Cucinelli Giuseppe
Stefanelli Angelo
Monsellato Carmelo
De Blasi Celestino
Salvatore Venuti
Prontera Francesco
Venuti Vitantonio
Greco Oronzo
Cucinelli Giovanni
Ruberti Giovanni
In seguito è stata aggiunta sotto un'altra lapide con i nomi dei caduti e morti per la Patria
nellaseconda guerra mondiale:
GUERRA 1940 - 1945
De Blasi Giovanni
D' Amico Francesco
De Paola Giovanni
Cipriano Vittorio
Ferilli Antonio
Prontera Vito
Stefanelli Salvatore
Ai primi di luglio muore a 94 anni, nelle ore pomeridiane, donna Anna Panzera
sorella dell'onorevole Antonio Panzera lasciando suo erede il pronipote
Antonio Panzera, figliastro di Carlo.
1924: Il 2 novembre 1924 muore a Giuliano la nobile Maria Panzera vedova
del cav. Tommaso Fuortes. "Partecipano la irreparabile perdita, affranti dal
dolore, la nuora signora Mercedes Fuortes, vedova Fritz, coi figlioletti Tom
e Gim, i fratelli avv. Carlo e Tommaso Panzera, la sorella Giulia vedova Muzy,
i cognati, i cugini, i nipoti Fuortes, Panzera, Muzy, Longo, De Nitto, Giannelli,
Baroni d'Abenante e congiunti tutti, che chiedono una prece per l'anima
296
benedetta della loro carissima. La famiglia non invia partecipazioni personali".(Così nel giornale La Provincia di Lecce, a.XXX, num. 45 del 16 novembre - sotto il titolo:
Necrologio).
1924: MONSELLATO TOMMASO di Giuliano ottiene un tratto di suolo in via
Giudecca a Giuliano per costruirvi una scala.
(Archivio Comunale di C.d.C. - Concessioni e Affrancazioni)
ANNI TRENTA: lo scultore Pippi Ferraro di Castrignano prepara il progetto
con la colonna e la statua del protettore S. Giovanni Crisostomo da collocare
in piazza castello. (v. disegno) Sua è l'esecuzione della statua del Protettore,
mentre fu "mesciu" Mario Lecci a costruire la colonna.
1930: (?) Viene realizzata la statua del Protettore S. Giovanni e collocata su
una colonna in Piazza Castello su disegno dello scultore e pittore castrignanese prof. Giuseppe Ferraro. Il maestro muratore di Giuliano salvatore Lecci
viene incaricato di costruire la Colonna, in seguito portata in piazza col suo
"traìno" da Francesco Ferrari, secondo quanto da lui stesso sottoscritto in
data 1 novembre 1930 nel seguente contratto:
"Con la presente scritta da valere quale atto publico a tutti gli effetti di Legge, e da registrarsi, a tutte dell'indempiente in caso di bisogno; si è stabilito quanto seque tra il sig.
Lecci Salvatore di Ippazio di Giuliano, oggi residente in Gagliano del Capo Leuca, e la commissione per la costruzione della colonna di S. Giovanni Cristomo in Giuliano di Lecce: (1.) Il
sg. Lecci Salvatore s'impegna a costruire la colonna di S. Giovanni Cirisostomo secondo il
disegno approvato della commissione dell'altezza di metri sei partendo dal piano roccia, o
piano livello. Il prezzo stabilito dalle parti è di Lire settecentocinquanta (750). (2.) Il sig.
Lecci Salvatore si oblica ancora per la detta costruzione della colonna di costruirla tutto in
pietra doppia osia pezzetto, da primo gradino sino al piano cornice. La pietra che fusse forte,
o sia pietra fina; come il riempimento fatto a tufi con calcina, gli ornati o cornici come lo di
mostra lo schizzo fatto dall'artife Signor Ferraro: In ultimo il sig. Lecci Salvatore si obliga
a mettere i materiali e quanto occorre per detta colonna. La consegna della colonna sarà per
tutto il mese di novembre 1930. Letto e accettato dalle parti".
n.b. publico per pubblico; indempiente per inadempiente; seque per segue; Ciristomo per Crisostomo; ecc.
Il 9 luglio 1930 con delibera podestarile si accetta il capitolato della Società
Elettrica della Puglia Meridionale come da nota allegata dalla stessa rimessa
il 7 giugno 1930 alle seguenti condizioni:
1.° - l'impianto dovrà essere costruito con le migliori norme tecniche entro il 28 ottobre
1932.
2.° - la rete di distribuzione pubblica dovrà alimentare il seguente numero di lampade ubicate d'accordo col Comune secondo questo prospetto:
Castrignano del Capo: N. 73 lampade da 16 candele.
N. 8 lampade da 100 candele.
Giuliano:
N. 27 lampade da 16 candele.
Salignano:
N. 18 lampade da 16 candele.
297
Marina di Leuca:
N. 31 lampade da 16 candele,
N. 28 lampade da 25 candele,
N. 14 lampade da 100 candele.
Il comune corrisponderà Lire o.30 per ogni Kw di energia elettrica, e così il consumo annuo
previsto di Kw 12.842, la somma da versare sarà di Lire 3892,60 annue solo per i primi dieci
anni.
A pag. 63 dell'opera dello studioso salentino Frate Primaldo Coco stampata a
Roma nel 1930 ed intitolata: "Porti Castelli e Torri salentine" così l'autore
descrive il Castello di Giuliano corredandone la descrizione con un suo schizzo a penna:
"Imponente è anche il Castello della piccola borgata di Giuliano, per la sua architettura
esterna semplice e corretta e per l'interno sobrio e comodo che serba tutte le impronte del
secolo XVI. L'edificio di forma quadrata è cinto da profondo fossato, ha sugli angoli frontali due grandi bastioni che si ripetono anche ai lati, e, in mezzo, una porta larga e bassa con
avanti un ponte levatoio armato di saracinesche. Fra un baluardo e l 'altro le cortine sono
ornate in modo che accrescono la severità e la vetustà dell'edificio grave ed austero che
nell'atrio conserva l'eleganza dello stile dei fortilizi del tempo. Di simili resti di castelli sono
in quasi tutti i paesi e città del Salento e specialmente in quelle marittime e nelle località
poco discoste dal mare nelle quali gli approdi e i saccheggi dei barbareschi erano più frequenti".
SI INAUGURA A GIULIANO L'ASILO INFANTILE - ("lu Cumentu") 1931: Il 15 novembre 1931 giungono a Giuliano Suor Rosa Zazza, Suor Maria
Della Civita e Suor Antonia Anzivino delle Suore del Preziosissimo Sangue
chiamate a dirigere l'Asilo Infantile fondato da Tarquinio Fuortes e a lui
intitolato. Avvenimento eccezionale perché fu la prima fondazione nel
Salento (e la 15.a di tutta la Puglia) di una comunità religiosa femminile di
queste Suore (vi resteranno fino al 26 agosto 1977 data di cessazione della
loro attività a Giuliano). Per capire l'importanza di questo avvenimento bisogna pensare che la seconda fondazione nel Salento si ebbe nel 1935 a Salve
e soltanto nel 1953 queste Suore si istallarono a Castrignano del Capo. ( Vedi
di Suor Spezzati Nicla e Suor Amelia Taranto - "Memoria come speranza - Le Adoratrici del
Sangue di Cristo nel Meridione d'Italia 1872 - 1987", Bari, 1987: per Giuliano: pagg. 82, 98,
109, 222, 279, 280, 400. Fonti archivistiche in Archivio Provinciale delle Adoratrici - Bari sezione storica - Archivio Provinciale delle Adoratrici Bari - Sezione Deposito - serie:
Cartelle nominative delle comunità ASC soppresse dal 1937 al 1986 - Giuliano del Capo (LE)
- Asilo "Tarquinio Fuortes" aa. 1937 - 1977 ; Archivi Locali: Giuliano del Capo. 1931 e ss.). Per
l'Asilo Infantile vedi inoltre in: (A.S.L.- Prefettura - Gabinetto - Cat. 21.a - Beneficenza:
Istituzioni di beneficenza -: Busta 125, fasc. 1427. GIULIANO - "Nido d'infanzia - anno
1931").
Ecco la cronaca dell'avvenimento:
" Corrispondenze. Da Giuliano del Capo. Domenica 15 novembre (1931).
298
Giuliano di Lecce segnò tale data tra quelle ricordevoli per il paese. Provenienti dalla Casa Provinciale
del Preziosissimo Sangue, per aprire una nuova Casa, la prima della nostra Provincia, che la munificenza del compianto comm. Prof. Tarquinio Fuortes ha annessa ad un " Nido d'Infanzia", dallo stesso voluto a scopo benefico per i bimbi del suo paese. Le suore, accompagnate dalla Rev.da Madre
Provinciale Suor Pia De Rossi, furono ricevute all'ingresso del paese da tutta la popolazione festante
ed in nome dei bimbi diede con bella disinvoltura il primo saluto il bambino Giò Fuortes, cui rispose
commossa la Rev.da Madre Provinciale. Formatosi il corteo col concerto musicale di Salve, le scuole
elementari colle insegnanti, l'associazione del Sacro Cuore col Rev.do Economo spirituale, le Rev.de
Figlie della Carità di Gagliano e le Suore salesiane del Preventorio di Leuca, Podestà il cav. Ciullo col
segretario Cannazza; le signore Fuortes, Longo, de Salvo, Alberti, Romano, Cacciatore, Perrone ed
altre gentilmente e spontaneamente intervenute; i signori Conte Alberti, De Salvo, Fuortes, il popolo,
accompagnò le suore in Chiesa dove il Rev.do P. Guardiano dei cappuccini di Alessano celebrò la
Messa e dette il benvenuto. Ricompostosi il corteo, attraversò le vie del paese, ornato con archi floreali, le suore fecero ingresso nella nuova Casa preparata dal Comitato direttivo della fondazione
Tarquinio Fuortes e ricca di tutto. S. E. Mons. Francesco De Filippis, Vescovo di Veroli, in rappresentanza di S. E. Mons. Lippolis Vescovo di Ugento, indisposto che già aveva inviato il saluto e la
benedizione alle suore ed all'opera, benedè l'alloggio delle suore, l'annessa devota cappella dedicata alla
Vergine di Pompei, i nitidi locali del "Nido d'Infanzia" fornito di tutto l'occorrente e la bandiera alla
quale il bambino Giò Fuortes cantò un "saluto" con bella voce e con bella grazia. S. E. De Filippis parlò
alle suore e magistralmente tracciò la figura del Fondatore. Il rag. Oscar Fuortes porse a tutti il ringraziamento del Comitato direttivo della Fondazione e spiegò al popolo gli scopi che questo si prefigge. Seguì il rituale vermouth offerto dalla Fondazione, mentre il concerto musicale rallegrava il paese.
Il successivo giorno 16 il "Nido d'Infanzia", intitolato per volere del Fondatore, alla memoria dei due
suoi fratelli Tommaso e Marianna, ha cominciato a funzionare. Esso, attrezzato secondo i moderni
criteri igienici e didattici può accogliere tutti i bimbi, da tre a sei anni, nati in Giuliano di Lecce, sotto
la sapiente guida delle Suore Adoratrici del Preziosissimo Sangue che presto apriranno anche una scuola di lavoro per giovanette nate in Giuliano e paesi limitrofi".
( vedi foto presso mesciu Nino Ferrari ! )
1932: In "Ruderi e Monumenti della Penisola Salentina" l'autore Pietro Marti
riporta nel 1932 queste brevi annotazioni su Giuliano: "Giuliano. alt. M. 120,
Long. Or. Da Roma 5 gradi 53' 16" ; Lat. 39 gr. 50' 55".
Vi si ammira il piccolo castello del secolo XVI, con bastioni angolari e fossato. Nei pressi di questo paesetto trovasi la Cappella di S. Pietro del X sec.
dell' E. V. dichiarata monumento nazionale. Fra i casati illustri del luogo va
notata la famiglia gentilizia dei signori Fuortes.".
ARRIVA LA LUCE !
1932: dietro il contratto d’appalto sottoscritto dal comune con la Società
Elettrica della Puglia Meridionale si dà l'addio definitivo ai vecchi lumi a
petrolio o ad acetilene acceso ogni sera da un incaricato comunale, solitamente il cantoniere, ed anche Giuliano … s'illumina a giorno! L'avvenimento ebbe
larga fama sulla stampa ed a Patù ne fu riportata la cronaca della cerimonia
299
dell'inaugurazione della cabina elettrica scegliendo per madrina al taglio del
nastro la figlia di un caduto in guerra, tale Isabella Vitali. Lo stesso avvenne
a Gagliano. A Giuliano, senza troppo clamori, furono assegnate e istallate 27
lampadine. Ovviamente per l'illuminazione, come dappertutto, furono privilegiati i punti più vicini all'abitazione dei Signori locali a discapito a volte della
maggioranza del popolo. Questo sistema generò qualche protesta … ed a Patù,
per una lampadina istallata vicino alla Masseria Cantoro, a causa di una lettera se pur sgrammaticata di tale Addolorata Prontera diretta al Prefetto,
produsse un'inchiesta da parte delle autorità superiori che si placò subito …
essendo noto il carattere lamentoso e intrigante dell'esponente di cui si mettevano in dubbio anche le facoltà mentali! Tutto ciò perché la Prontera aveva
accusato le autorità comunali di aver privilegiato i soliti potenti del luogo.
1934: "Il 27 giugno, dopo tre anni circa che aveva gestito questa cura di
anime come Economo Spirituale il novello Parroco D. Casimiro Filoni ne prendeva il possesso Canonico. Giuliano era pavesata a festa e infiorata … ecc.".
(Dal settimanale cattolico salentino -" L' Ordine" - anno XXIX n.25).
Dovette essere merito di D.Casimiro se nell'effettuare dei lavori di restauro alla Matrice vennero alla luce affreschi antichi e sorprendenti che attirarono l'interesse delle autorità competenti. Infatti in luglio giunge a Giuliano
la sig.na Maria Luceri Ispettrice della Regia Sovrintendenza delle opere di
antichità e d'arte della Puglia. La sua venuta è così commentata sul giornale
salentino L'Ordine, di cui i Fuortes erano sostenitori e corrispondenti assidui.
(N.30 del 27 luglio 1934): - Corrispondenze. Da Giuliano di Lecce. Visita gradita. "E' stata
nostra gradita ospite l' Ispettrice della R. Sopraintendenza alle opere di antichità e d' arte
della Puglia sig.na Maria Luceri, venuta da Bari per esaminare gli affreschi secenteschi
recentemente scoperti nella Chiesa Madre. L'ispettrice ha trovato assai interessante nella
stessa Chiesa un altorilievo raffigurante la Deposizione, pregevole opera d'arte locale, che
rimonta al 1612 nonché una bella tela della Natività e nella Cappella di Santa Maria la statua
della Immacolata, lavoro della Scuola veneziana del Settecento. La sig.na Luceri ha visitato
inoltre la Cappella di San Pietro, tipica costruzione ciclopica già dichiarata monumento nazionale e nella sua fugace sosta ha avuto inoltre agio di osservare un bel balcone con caratteristici mascheroni del 1690 (1) e l'antica sede dell' Università Magnifica della Terra di
Giuliano ed altre vestigia di arte e di antichità. L'Ispettrice ha promesso di ritornare a
Giuliano e noi, lusingati dal suo interessamento, saremo ben lieti di ospitarla ancora".
1935: Ospite in casa di Jim Fuortes, ispettore onorario alle antichità, in giugno arriva a Giuliano il R. Sovrintendente alle Opere di Antichità e d'Arte
per la Puglia prof. Renato Bartoncini, "per un giro ispettivo e di ricognizione
ai Monumenti della circoscrizione Estremo Salento". Una corrispondenza da
Giuliano di Lecce del 14 giugno 1935 informa che: "Egli si è qui trattenuto per
qualche giorno ed, accompagnato dal R.Ispettore onorario sig. Jim Fuortes,
ha visitato la Ciclopica S. Pietro in Giuliano di Lecce, soffermandosi ad osser300
vare l'affresco secentesco messo in luce nella Chiesa Matrice. A Patù con la
guida del Podestà cav. Avv. Romano, è stata visitata la singolare "Cappella di
S. Giovanni, tipica costruzione bizantina e la Centopietre". Il giro di ispezione si è chiuso con la visita alle grotte "Del Diavolo e Porcinara" in Marina di
Leuca. Il Prof. Bartoncini, animato dal grande zelo che tanto lo distingue,
lascerà anche in questa zona la sua impronta personale, giacchè ha deciso di
iniziare subito lavori di restauro e di valorizazione di questi insigni
Monumenti. Il lavoro più importante riguarderà la "Centopietre" e sarà diretto ad accertare la vera natura di questa singolare costruzione.
Prossimamente, oltre ai restauri alla Ciclopica S. Pietro di Giuliano, saranno
anche iniziate delle ricerche nella zona di Veretum e rifatti i calchi delle
vetuste iscrizioni della grotta Porcinara di Leuca".
1936: Il 15 febbraio 1936 cade accidentalmente e muore in un pozzo di sua
proprietà in via Peschiera, all'altezza del casino Fuortes, De Salvo Michele
di anni 71 figlio del fu Pasquale e di Olimpio Marianna, coniugato a Giuliano
con Prontera Mariantonia. Era nato a Patù il 12 marzo 1865, secondo l'anagrafe comunale di Castrignano, mentre sulla sgrammaticata lapide in lecciso
apposta sul luogo della disgrazia a ridosso del muro di cinta di un giardino che
nasconde il pozzo oggi occluso dagli eredi si legge curiosamente sopra un'edicola: DE SALVO MICHELE / NAQUE IL 12 DEL 3 / 1865 / IN QUESTO /
LUOQO FU IL / SUO DESTINO / IL 15 DEL 2 / 1936 / PER MEMO = / RIA.
1937: A ricordo della nascita del prof. Tarquinio Fuortes i suoi discendenti
appongono sul battistero della Matrice di Giuliano questa iscrizione:
VMILE FONTE
NEL 1848
DIE QUI L'ACQUA LVSTRALE
AL COMM. PROF.
TARQVINIO FVORTES
DI MICHELE
GRANDE BENEFATTORE DEL POPOLO
LA FONDAZIONE T.F.
NEL X ANNIVERSARIO
PER ESALTARE LE OPERE DI BENE
GIULIANO DI LECCE 23 IV 1937
1938: Da Ugento Cattolica (Bollettino Ufficiale della Diocesi A.I n.6 ottobre
1938): A Giuliano: Associazione Don Bosco Santo e Suore Adoratrici.
301
ARRIVA L'ACQUA
1939: Il più grande acquedotto d'Europa vede concludersi i lavori per la sua
costruzione con la realizzazione delle Opere Terminali dell'Acquedotto
Pugliese a Leuca. Secondo il programma prestabilito dall'Ente la cerimonia
dell'inaugurazione si sarebbe dovuta svolgere in data 7 settembre 1939 a
Leuca alla presenza del Duce, Benito Mussolini, in persona. I timori e le preoccupazioni dell'imminente scoppio della seconda guerra mondiale, di fatti
scatenata dalla Germania, alleata dell'Italia, con l'aggressione alla Polonia
appena un mese dopo, indusse il Duce a rinunciare alla cerimonia d'apertura
della Cascata dell'Acquedotto. Intanto il comune di Castrignano del Capo si
affrettò a concludere il contratto per l'istallazione delle fontanine. A
Giuliano ne furono piantate due e, come in ogni paese del circondario, furono
collocate dinanzi o nei presi delle dimore delle famiglie più ricche o rappresentative del paese. Spesso queste fontanine in ferro, provviste del simbolo
del fascio, presero il nome del proprietario di questi palazzi, e così la fontanina, ora rimossa, addossata in via Venezia contro casa Cantoro, venne per
sempre denominata dal popolo " la fontanina de lu cavalieri Cantoro", riferita al Cavalier Antonio Cantoro già sindaco negli anni '20 del secolo scorso.
Giuliano sembra che ne fosse stata beneficiata particolarmente grazie all'interessamento speciale dell'emerito concittadino Oscar Fuortes che ricopriva allora la carica di ragioniere capo dell'Ente. La fontanina collocata vicino
a Palazzo Panzera all'angolo di via Rolla (oggi Ippolito Nievo) fu in seguito
spostata e addossata al muro dell'Asilo intitolato ai fratelli Fuortes (detto
lu cumentu nella parlata popolare) al posto della demolita colonna di S. Vito
agli inizi degli anni Sessanta. Attraverso un cunicolo ad essa adiacente i
Fuortes uscivano per accostarvi e lavare comodomante le botti conservate in
una cantina sottostante! L'altra fu sistemata in piazza S. Giuliano sul ciglio
destro della strada che da quel punto porta a Patù. In seguito anche questa
fontanina venne spostata ed addossata contro gli edifici dell'attuale bar negozio alimentari funzionanti nella stessa piazza. L'intervento diretto dei
Fuortes viene ancora lodato perché si dice che il ragionier Fuortes ottenne
che proprio a Giuliano fossero canalizzate tutte le strade contrariamente a
quanto accaduto negli altri paesi.
1939: Viene eretta attaccata al fianco destro della Matrice rivolta a ponente della stessa una monumentale ed artistica fontana sormontata dallo stemma di famiglia (una colonna spezzata fra le zampe di un leone rampante) tutta
di marmo recante in basso su una finta pergamena di marmo l'iscrizione:
"A GIULIANO DI LECCE / I FRATELLI FUORTES DI GIOACCHINO /
ANTONIO MERCEDES OSCAR FRANCESCO / E / I FRATELLI FUORTES
302
DI FEDERICO / TOMMASO E GIOACCHINO / SETTEMBRE 1939 - XVII".
CADUTI IN GUERRA GIULIANESI NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE (1940 - 1945)
MEDAGLIA DI BRONZO AL VALOR MILITARE AL MARINAIO CUCINELLI GIOVANNI
DE BLASI GIOVANNI - Fante - 47.° Rgt. Fanteria - 4.a Compagnia - ( 1914
- + 15.01.1945 ). Nacque a Giuliano alle ore 15,30 dell'8 novembre 1914 in Via
Giudecca N.19 dal contadino De Blasi Cesario di anni 40 e da Monsellato Livia
di Tommaso. Sposò l'11 gennaio 1942 Cagnazzo Maria Rosaria di Michele.
Negli atti della sua morte lo si dice residente a Giuliano in via Corsica N. 66.
Non avendosi dopo la fine della guerra più notizie la Commissione
Interministeriale per la formazione e la ricostituzione degli atti di morte
distrutti per motivi bellici in base al R.D.Legge del 18.10.1942 N.1520 e
Decreto Legislativo Luogotenenziale del 5.4.1946 N. 216 trasmise al comune
di Castrignano del Capo la seguente comunicazione data Roma 26.11.1951: "Il
15 gennaio 1945 è deceduto in Vienna (Austria) alle ore non accertate all'età
di anni 30 il soldato De Blasi Giovanni del 47.° Rgt. Fanteria - 4.a compagnia
- nato il 8.11.1914 a Castrignano del Capo in via Corsica n.66 figlio di Cesario
e di Monsellato Livia coniugato con Cagnazzo Maria Rosaria - morto in seguito a bombardamento Aereo (in prigionia) ed è stato sepolto nel Cimitero di
Vienna". Di lui si ricorda simpaticamente la voce dal timbro femminile e l'attività precedente che era quella di "prapòstu" (cioè di finanziere) che però
non sapeva scrivere per cui le multe se li faceva scrivere dalla stessa persona … multata!
CIPRIANO VITTORIO: celibe - nato a Giuliano il 2.2.1916 da Lorenzo e da
Parente Santa, eliminato nei registri anagrafici in data 13 giugno 1947 "perché morto in guerra".
DE PAOLA GIOVANNI - Fante - 140.° Rgt. Fanteria - (1913 - + 21.12.1940).
Nato alle ore 10,10 del 16.12.1913 in via Castello N. 24 dal contadino Cosimo
De Paola e da Martella Cosima fu Salvatore, morì a 27 anni alle ore 14 del 21
dicembre 1940 nella località di Klisura in seguito a ferite riportate in combattimento. Venne sepolto a Klisura.
Non si hanno notizie particolari sugli altri tre caduti giulianesi Cipriano
Vittorio, Prontera Vito e Stefanelli Salvatore. Nell'anagrafe comunale le uni303
che annotazioni accanto alla rispettiva scheda anagrafica segnano:
FERILLI ANTONIO - Marinaio - Comp.to Marittimo di Brindisi - Matr.n.
95298 - (1919 - + scomparso). Nacque alle ore 1,05 del 9 dicembre 1919 in
una casa posta in Via Tagliate non numerata dal contadino Vitomaria Ferilli di
anni 35 e da De Blasi Marta fu Francesco. Da Roma il 9 maggio 1959 comunicò al comune di Castrignano che: 1) "il militare in argomento il 25 febbraio
1941 era imbarcato sull'incrociatore Diaz facendo parte dell'equipaggio di
bordo" ; 2) che "l'incrociatore Diaz il 25 febbraio 1941 in navigazione nel
Canale di Sicilia, urtava contro una mina, affondando rapidamente in prossimità di Kerkerrah". 3) Non figurando fra i 156 superstiti e che di lui dalla
data del sinistro, non si sono avute più notizie da oltre due anni, visto l'art.
2 del Decreto Legislativo Luogotenenziale del 5 aprile 1946 N. 216 lo dichiara morto nella data suddetta 25 febbraio 1941.
PRONTERA VITO: celibe - nato a Gagliano il 22.dicembre 1922 da Domenico
Prontera e da Cippa Maria Lucia: presunta morte: "il 20 dicembre 1942 in
Russia".
STEFANELLI SALVATORE: nell'anagrafe comunale nulla risulta a carico
della sua morte . Era nato alle ore 8.05 del 25 dicembre 1913 in via Corti N.
3 a Giuliano dal contadino Lorenzo Stefanelli di 46 anni e da Panzera
Addolorata di Basilio. Nient'altro !
1940: In un elenco dell'aprile 1940 Parroco di Giuliano risulta D. Casimiro
Filoni fu Giuseppe nato a Galatone il 18 ottobre 1879. Nel mese di maggio
un'orribile delitto si consuma a Giuliano del Capo da dove l'ultimo giorno del
mese così viene commentato da un anonimo corrispondente locale: "I fratelli D. e G. P. fu Salvatore tornavano da campagna con un traino carico di fieno,
che dovevano dividere in parti uguali. Essendo disparo il numero delle balle in
cui questo era stato diviso e non essendo d'accordo per le parti formate, i
fratelli venivano a lite, che ben presto, degenerava in vie di fatto. D., al colmo
dell'esasperazione, presa una barra di legno ne vibrò un tremendo colpo in
testa a G. fratturandogli il cranio. La mattina seguente il disperato cessava
di vivere. Il fratricida è stato fermato da certo Ergilio Panzera e consegnato ai carabinieri".
Da Giuliano il 5 del mese successivo (giugno 1940) giunge alla Gazzetta del
Mezzogiorno una simpatica e curiosa notizia :
" Da Giuliano del Capo. Tale Raul De Nuccio, dopo aver abbondantemente bevuto, di notte,
asportava un auto, di proprietà del noleggiatore Cosimo Pizzolante e divisando di fare una
gita romantica con la sua fidanzata non sapendo guidare l'auto rubata andò a finire contro
un muro !".
Intanto il 18 giugno si comunica che nel Fascio di Castrignano del Capo sono
304
stati nominati capi-settore i fascisti Serra Espedito e Cosi Vito ; e capinucleo i fascisti Ergilio Panzera di Giuliano, Chiffi Giuseppe, Galati Cosimo,
Buccarello Tommaso, De Giorgi Nicola e Cosimo Campanile di Castrignano del
Capo."
1943: Il 28 febbraio 1943 il Vescovo si reca a Giuliano dove celebra una
messa pontificale e un discorso in onore di S. Giovanni Crisostomo nella chiesa "restaurata" del luogo. Ritorna il 2 luglio per un'altra messa pontificale e
discorso in occasione della festa del Sacro Cuore e della Visitazione. Dall'1
al 18 aprile 1943 i Padri Passionisti svolgono una Missione in paese ricordata
oggi da un'iscrizione apposta sulla base di una Croce in pietra eretta all'entrata del paese che dice:" IXP / RICORDO / DELLA SANTA MISSIONE /
DEI PADRI PASSIONISTI / GIULIANO 1 - 18 AP. 1943". Un'altra iscrizione più recente collocata in prossimità della precedente ricorda altre missioni:" TI SALUTO / O CROCE SANTA / A RICORDO DELLE / MISSIONI
DEI PADRI PASS.TI / I - DATA 943 - II - DATA 948 / III - DATA 28.11
- AL 8.12. 954 / CHIUSURA ANNO / MARIANO".
RECLAMO SUL CIMITERO INAGIBILE E ABBANDONATO
1944: In data 5 maggio 1944 il Prefetto rimette al Sindaco di Castrignano il
seguente esposto dattiloscritto speditogli da Giuliano pregandolo di "voler
fornire cortesi notizie al riguardo":
" PARTITO DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA SEZIONE (GIULIANO) - A
S.E. - il Prefetto - Lecce. Questo Comitato Democristiano, venendo in conoscenza che alcuni
cittadini giulianesi proseliti di questo Partito, inviarono a codesto medico provinciale, in data 11 settembre 1944, la seguente instanta: AL MEDICO PROV.LE R. PREFETTURA / LECCE. I sottoscritti fanno noto a codesto spettabile medico provinciale che, avendo le loro abitazioni situate nei dintorni del Cimitero esistenti in Giuliano, di cui la più vicina a circa 25 m. e la più lontana a circa 100
metri non possono assolutamente continuare a vivere per le continue cattive esalazioni che vengono su
spece in periodo estivo. Sapendo come il Governo ci tieni per la sanità pubblica, ci permettiamo fare
osservare ancora che in Giuliano, proprio per questo motivo, è stato costruito un nuovo cimitero che,
da qualche anno, è ultimato ; però, a causa della strada inpraticabile che mena a detto cimitero, non
si è potuto avere l'autorizzazione per iniziare il seppellimento dei cadaveri poichè si è ormai costruito
il cimitero, solo per la minima spesa che occorrerebbe per la sistemazione della strada non si può godere di questo beneficio di cui tanto se ne avvantaggerebbe la popolazione? Edotta codesta Prefettura
che, oltre a quanto reclama la su trascritta instanza, il nuovo cimitero, ha causa dell'incuria Comunale,
ha completamente perduto il prestigio di un cimitero riducendosi il terreno pari ad un bosco, porte,
finestre per terra con i vetri frantumati ; serrature rubbate e gabinetto rotto. Perché dunque si preservi il pubblico dal contagio che sicuramente si verificherà, come al solito, durante l'imminente stagione
estiva, a causa dei miasmi che esalano i cimiteri ; perché il nuovo cimitero venga custodito, ordinato
ed acquisti il suo stato genuino ; e perché, in fine, si venga in contro alle giornaliere querele di molti
operai disoccupati di questo Comune ; il quale, dietro vostro ordine, dovrà informare tempestivamen305
te questo comitato. Con Osservanza, IL PRESIDENTE DEL PARTITO DEMOCRATICO (
Panzera Ergilio " ( firmato ). Il Sindaco di Castrignano del Capo, in realtà commissario prefettizio dottor Giuseppe Stefanachi, gli risponde il 28 giugno
1944 con queste parole: "Quanto lamentato dai cittadini della frazione di
Giuliano risponde a verità. L'inconveniente lamentato non presenta tale gravità da determinare un immediato intervento comunque allo stesso sarà quanto prima ovviato con la inaugurazione del nuovo cimitero, che avverrà appena
sistemata la via d'ingresso, attualmente impraticabile, e la cui sistemazione
fa parte del progetto in allestimento per il risanamento stradale nel
Comune.". Da Lecce il 3 luglio 1948 il Prefetto esorta il sindaco di Castrignano
ad "una sollecita sistemazione del nuovo cimitero della frazione Giuliano in
quanto occorre".
Il 19 novembre 1944 santa visita del vescovo Ruotolo a Giuliano dove da il
possesso della parrocchia al nuovo Parroco D. Vittorio Codardo.
1945 - 1946: Viene aperta una Sede dell'Azione Cattolica, nei pressi della
Matrice, a ridosso di palazzo Panzera dove alcuni giovani prendono a riunirsi
allestendo recite e organizzando diverse serate musicali cui conviene da
Alessano il prof. Vasquez. Presidente dell'Associazione viene nominato il
prof. Carmelo Monsellato, figlio del "maestro muratore" Giovanni. Per la fattiva collaborazione si segnala anche Ninuzzo Panzera dei Conti Panzera proprietari del caseggiato.
1945: Disgrazia mortale ! La mattina del 24 luglio 1945, sulla vecchia strada
campestre della Serra poco discosta dal Cimitero (la cosiddetta via de lu
voscu) un carretto (traìno) ricolmo di fascine si capovolge ("se 'mmèrtaca")
ferendo mortalmente il cinquantaduenne contadino Donnicola Vito di Giuliano.
Sposato con Cucinelli Consiglia era nato il 10 gennaio 1893 da Salvatore e da
Filomena Ferrarese. Un'edicola con lapide ricorda ancora l'incidente con queste semplici parole:" DONNICOLA / VITO / NATO IL 10 - 1 -93 / MORTO
IL 24 - 7 - 45". (curiose le consonanti nasali scritte invertite!).
PRIME ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL DOPOGUERRA
Il 9 novembre 1947 si svolgono nel comune le elezioni amministrative a seguito delle quali viene eletto Sindaco Don Vincenzo Cantoro che terrà la carica
ininterrottamente fino al 1960. I risultati ufficiali risultanti dallo spoglio
delle schede elettorali dei votanti sono i seguenti:
306
Elezioni del 9 novembre 1947
1. Fersurella Francesco voti
2. Cantoro Vincenzo
voti
3. De Notaris Marcello voti
4. Maruccia Vitomaria voti
5. Fersino Vincenzo
voti
6. Maruccia Damiano voti
7. Stasi Pietro
voti
8. Schirinzi Ippazio
voti
9. Vallo Francesco
voti
10.Donnicola Santo
voti
882
879
875
873
866
865
864
864
860
686
11. De Giorgi Nicola
12. Mancarella Alessandro
13. Pirelli Andrea
14. Pizzolante Pasquale
15. Panzera Giovanni
16. Pirelli Michele
17. Serracca Nicola
18. Donnicola Giovanni
19. Cassiano Francesco
20. Galati Domenico
voti
voti
voti
voti
voti
voti
voti
voti
voti
voti
683
213
212
212
330
330
330
330
197
196
n.b. I numeri 12,13,14 = frazione di Salignano; i nn. 15,16,17 e 18 = frazione di Giuliano; nn.
19 e 20 = frazione di Leuca. In queste elezioni si applicò la nuova Legge elettorale, e cioè il
D.L. del 7 gennaio 1946. Particolare importantissimo fu quello dell'estensione del diritto di
voto anche alle donne.
Il 16 novembre i 20 consiglieri comunali si riuniscono in seduta aperta sotto
la presidenza del consigliere anziano Francesco Fersurella e dalle ore 10 alle
11.30 procedono prima alla votazione per la scelta del nuovo sindaco con questi risultati: Cantoro Vincenzo voti 12; De Notaris Marcello voti 6; Schede
bianche n. 2; quindi all'elezione degli Assessori che risultano così votati: De
Notaris voti 19; Maruccia 16; Fersurella e Stasi 14; Pirelli 5; Panzera 3; De
Giorgi e Serracca voti2. Risultano perciò eletti Assessori: De Notaris,
Maruccia, Fersurella e Stasi. Assessori supplenti: Donnicola e Pizzolante.
In definitiva Giuliano votò compattamente per i suoi candidati ch'ebbero
tutti lo stesso numero di voti (330) e quindi fu rappresentata dai consiglieri
Panzera Giovanni, Pirelli Francesco, Serracca Nicola e Donnicola Giovanni , il
quale ultimo funzionò anche da Assessore supplente.
1948: Sciagurata giornata di forte vento a Giuliano a causa del quale il 2 febbraio, sul fianco destro della strada vecchia per Morciano che conduce al
cimitero, cede un muro e crolla letteralmente addosso ad una donna di Salve
imparentata a Giuliano uccidendola sotto le macerie. Il ricordo del triste
evento si legge ancora oggi su una piccola lapide rettangolare in lecciso collocata sotto una nicchietta devozionale vuota approntata dal sig. Giovanni
Cagnazzo di Giuliano:
MANCO ADDOLORATA
NELL'INTEMPERIA GIORNATA
2 FEBBRAIO 1948 COME MARTIRE
SI SPENZE DAI SUOI 76 ANNI
PER SALIRSENE IN CIELO
n.b. n di Manco invertita e spenze per spense.
307
1948: Il 31 marzo arrivano a Giuliano i Missionari Passionisti della Casa di
Manduria che si fermano a predicare in paese fino al 12 aprile generando
effetti disastrosi anche in campo politico. La loro predicazione infatti s'insinuò così prepotentemente nella fede ideologica dei comunisti giulianesi da
convincerli a chiudere la locale sezione politica. Al termine della missione fu
anche piantata la Croce in carparo che tuttora si vede. A pag. 233 del reg. 2
si legge la relazione scritta dai missionari in questi termini:
" GIULIANO. 1948. 31 marzo - 12 aprile. Missionari PP. Carlo dell'Addolorata e Silvio di San
Paolo della Croce. In pieno fervore di lotta elettorale il popolo ha preferito raccogliersi
attorno alla parola di Dio. La partecipazione fu totale e imponente. In 13 giorni di missione
il paese fu conquistato totalmente. I comunisti decisero di chiudere la loro sezione e il PP.
Carlo pregato dal segretario della disciolta sezione ne diede l'annuncio al popolo che appaludì concordemente. Fu benedetta la Croce ricordo. La missione fu offerta dal signor
Giovanni Roberti".
n.b. Giovanni Ruberti, imbianchino, sposato con Caroppo Carmela, detto "prèvete restu", era il padre di Marta
e Cesarina Ruberti sposate con Cagnazzo Giovanni. Promotore principale della piccola sezione comunista era
stato il sig. Sperti Luigi, "mesciu de manna" e fabbricatore, e fu aperta al 2. piano della sua abitazione in via
Regina Elena ereditata poi dal nipote Mario Sperti, poliziotto recentemente scomparso a Roma, figlio del fratello Donato ach'egli di fede comunista.
1950 Il comune di Castrignano del Capo, visto che con la formazione del
nuovo Catasto alcuni fittuari di fondi rustici comunali si dichiarano proprietari da epoca immemorabile e tra questi il sig. Prontera Damiano per il fondo
Terrapiro (particella 114 fogli 17, 183 e foglio 21 ecc.) nomina l'avv. Domenico
Coppola per la "rivendicazione delle proprietà usurpate". (In una nota al Prefetto
dell'11 gennaio 1951 si fa sapere che il Prontera non paga il fitto dal 1921).
PREGO SIGNORI IL NUOVO CIMITERO E' APERTO AL PUBBLICO !
1950: Entra in funzione il moderno cimitero realizzato in località bombere
"vammìre" ed esattamente nei fondi Valiane di proprietà Fuortes per la cui
consessione si sono riservati un appezzamento di terreno ad uso esclusivo
per tombe familiari sito a sinistra subito dopo l'entrata del cimitero. Qui per
terra ancora giacciono i resti sormontati da una semplice e nuda lapide senza
foto di Vita Pisanelli e di due altri Fuortes. Ai lavori parteciparono il muratore Michele Monsellato (zio del prof. Carmelo) e "mesciu paca-paca cazzafattaru". Il primo giulianese ad essere seppellito "nel nuovo cimitero" fu una
giovanissima donna: Maria Nunziata Monsellato, detta Leuchetta, sorella del
prof. Carmelo, di anni 20, figlia di Giovanni Monsellato morta quasi alla vigilia di Natale (+ 22 dicembre 1950) e qui tumulata il giorno dopo 26 dicembre
1950. E' curioso notare che l'ultimo seppellimento "nel vecchio cimitero"
riguardò il cadavere di un'altra Monsellato e cioè di Giovanna Monsellato
morta a 67 anni il 9 ottobre 1950 figlia del fu Donato e della fu Filomena
Ferrarese.
308
1952: Il Comune di Castrignano del Capo delibera in seduta pubblica straordinaria tenuta il 19 giugno 1952 di approvare l'"alienazione area sepolcreti
cimitero Giuliano" secondo il progetto del geom. Giovanni Monsellato redatto
il 23 giugno 1952 e allegato alla delibera che recita: "Vista la planimetria del
Cimitero della frazione Giuliano redatta dal geom. Monsellato Giovanni allo
scopo di determinare le aree disponibili da alienarsi per loculi o cappelle private all'unanimità delibera: 1) approvare la planimetria (allegata); 2) fissare
fin d'ora il prezzo dell'alienazione che non sarà mai inferiore a Lire 1000 e
verrà determinato di volta in volta nel consiglio comunale sull'esame della
domanda del privato cittadino".
n.b. In realtà il cimitero era già stato costruito ma non ancora in funzione - vedi reclamo anno 1946 - Qui si
decide soltanto la sistemazione delle aree cimiteriali.
inserire progetto fotocopiato.
1952: Mons. Giuseppe Ruotolo, vescovo di Ugento, pubblica presso l'editore
Cantagalli di Siena la prima edizione di "Ugento - Leuca - Alessano" riportando una sintesi storica di tutte le parrocchie della sua Diocesi e lo stato
attuale dei rispettivi edifici sacri, associazioni religiose e consistenza archivistica. Il quadro della Parrocchia di S. Giovanni Crisostomo di Giuliano ai suoi
tempi è così descritto:
PARROCCHIA DI S. GIOVANNI CRISOSTOMO
ORIGINE - Il nome è gentilizio romano e deriva da Julius. Il casale dovette sorgere nell'alto Medio Evo dopo la distruzione di Vereto. La chiesetta di
S. Pietro, che è monumento nazionale, perché formata di massi isodomi, risale al X secolo. Purtroppo il tempietto è in rovina. Il 1820 contava 456 anime;
il 1856, 489.
CHIESE - La chiesa parrocchiale fu costruita su di un'antica chiesa, appartenente alla Confraternita del Corpus Domini, come si rileva da una iscrizione. Ha affreschi del '500.: Madonna col Bambino e Resurrezione di Gesù.
Oltre l'altare maggiore ha quattro altari laterali dedicati a S, Giovanni
Crisostomo Protettore, Madonna del B. Consiglio, Rosario e Santi Medici.
CHIESA DELL'IMMACOLATA DEL '600 - Officiata dalla Confraternita e
recentemente restaurata. Ha un solo altare.
S. DOMENICO - E' una cappella con un solo altare.
CHIESETTA ANTICA DI S. PIETRO - Quasi diroccata. (1).
ARCHIVIO - I libri dei battezzati sono 16 dal 1577 in poi; i libri dei cresi309
mati sono 3 iniziando dal 1592; i libri dei matrimoni 8, dal 1579; i libri dei
morti 12 dal 1606 in poi; i libri dello Stato d'anime sono rispettivamente del
1800 e del 1940.
(1): Questa chiesetta era di rito greco, costruita ed officiata dai Basiliani.
Note: Il Ruotolo attesta l'antichità di una chiesa precedente all'attuale Parrocchiale in base ad un'iscrizione di
cui non riporta il contenuto. Come per quanto accadde a Patù dovette dedurne l'origine dalle risposte del
Parroco ad un questionario che nel 1939 fece circolare in tutte le parrocchie della sua diocesi. Anche a Patù il
novello Parroco effettuò radicali restauri alla Matrice durante i quali sotto una passata di calce scorse e copiò
un'iscrizione che interpretò purtroppo malamente perché non nel 1565 ma nel 1765 il priore della confraternita del Rosario, il notaio Pedone, aveva restaurato la cappella. Il fatto poi che sull'altare della Madonna del
Rosario vi leggesse il nome del "Magistro" Francesco Centolanze di Nardò lo portò a concludere che la Matrice
di Patù fosse stata costruita nel 1565 da questo scalpellino scambiato per un architetto come ancora oggi erroneamente si crede. L'iscrizione latina incominciava con le cifre I7 che il parroco lesse per D interpretandole
(Anno) D65, cioè 1565. Ma il fatto che il notaio Giovanni Pedone sia vissuto effettivamente nella seconda metà
del Settecento, del quale a Lecce ancora si conservano numerosi suoi Protocolli notarili nell'archivio di stato di
Lecce, ed accertato inoltre che nel XVI secolo questa famiglia non dimorava ancora a Patù basta sufficientemente a rigettare compiutamente l'anno ipotizzato. E' certo che anche D. Casimiro Filoni, novello parroco di
Giuliano dal 1934, ma già funzionante da economo da tre anni, avesse dato mano ai restauri della Matrice di
Giuliano facendo inconsapevolmente emergere nascosti dietro il vecchio intonaco preziosi ed antichi affreschi
che segnalati alle autorità competenti richiamarono l'interesse del Sovrintendente delle Antichità e Belle Arti di
Puglia, prof. Bertoncini, che si precipitò a Giuliano per prenderne diretta visione.
Riguardo alla cappella di S. Domenico, che è del 1651 come si legge sul cornicione della facciata, le cifre dell'anno della sua edificazione si notano equamente ripartite a destra e a manca di uno stemma che si trova al
centro delle stesse e che è proprio dell' ordine dei Domenicani che nel Capo di Leuca ebbero un'antico convento a Tricase fino alla loro soppressione in virtù delle leggi napoleoniche dei primi dell' Ottocento. Questo
stemma a Giuliano raffigurante un sole con sedici raggi lo si riscontra in due altri antichi fabbricati: uno del
1609 in via Mantoni conosciuto oggi come la loggia degli sberleffi con le cifre del millesimo disposte alla
maniera della cappella di S. Domenico, e sul controsoffitto dell'atrio, subito dopo l'arco d'entrta, del supposto
antico Sedile di fronte a palazzo Fuortes. E' forse da addebitare questi edifici ad una presenza in paese di quest'ordine collegandolo agli interessi dei Domenicani di Tricase che avevano beni anche in altri luoghi?
L'onomastica locale del Seicento rifornisce qualche indizio interessante, ma più ancora ci sarebbero tornati
comodi i rogiti stesi intorno all'anno 1651 dai notai del luogo che purtroppo non esistono più perché andati
smarriti, come quelli di Francesco d'Isolda morto nel 1663 e di Angelo Coletta morto nel 1676. Infine un
aggiornamento delle carte dell'archivio parrocchiale ci induce a qualche correzione relativamente al primo libro
dei battezzati che inizia dal 1578, e non dal 1577 come scrive il Ruotolo, mentre lo stato d'anime ottocentesco
risale esattamente all'anno 1836 e fu redatto e lasciato incompleto dall'allora arciprete D. Francesco Ciullo.
Mancano infine i libri dei matrimoni degli inizi del Settecento per i quali nella presente ricerca si è cercato di
supplire attraverso i capitoli matrimoniali compilati da diversi notai contemporanei di paesi vicini come il notaio Domenico Donnicola di Castrignano morto nel 1712, il notaio Coluccia rogante a Gagliano, e il notaio giulianese Giorgio Villani.
1954. A dicembre si svolge a Giuliano un'altra missione dei Padri Passionisti
così annotata laconicamente dagli stessi missionari a pag. 78 del reg. 3 intitolato "dei ministeri minori":
"GIULIANO. 1954. Dicembre. Missionari PP. Candido di San Michele Arcangelo e Stanislao
dell'Assunta. Si dovette lavorare molto per la pacificazione del parroco con le Suore del
Preziosissimo Sangue. Il parroco non incontrava la fiducia del popolo e non voleva la missione".
n.b. Il parroco in questione D. Vittorio Cotardo secondo una voce popolare si sarebbe esposto poco religiosamente con una giovane suora.
1955: l'8 luglio 1955 avviene un gravissimo incidente mortale alle Cave di
310
Campolitalli. Muoiono sul colpo travolti dal macchinario adibito al sollevamento dei tufi cascato accidentalmente dall'alto due operai: il trentanovenne
bracciante Cucinelli Gabriele di Giuliano e il cavamonti castrignanese Picci
Antonio di 52 anni, entrambi coniugati. (Michele PIRELLI altro episodiocaduta con gru sposato con Donna Marianna Cosi)
SI AVVIANO LE PRATICHE PER LA SOPPRESSIONE
CIMITERO
DEL VECCHIO
1956: In seguito ad un ricorso dell'11.11.1956 dei giulianesi Ergilio Panzera e
Cagnazzo Mario il Prefetto sollecita il sindaco di Castrignano Vincenzo
Cantoro a prendere provvedimenti sul vecchio cimitero di Giuliano in base
all'art. 75 del Regolamento di Polizia Urbana (articolo per il quale, trascorsi
15 anni dalla soppressione di un cimitero il suolo occupato dallo stesso può
essere destinato ad altro uso). Il sindaco gli risponde allegando la delibera
consigliare del 9 aprile 1957 con cui fu decisa "la soppressione del vecchio
cimitero per destinarlo ad altri usi" in base all'art. 74 del Regolamento di
Polizia Mortuaria approvato con R.D. del 21.12.1942 N. 1880, aggiungendo che
"da vario tempo è stato aperto all'uso il nuovo cimitero della frazione di
Giuliano del Capo perché da tempo è venuta a mancare la possibilità di seppellimento in esso di cadaveri per insufficienza di spazio".
n.b. il primo ad esservi tumulato sarebbe stato un Monsellato: probabilmente Leochetta Monsellato sorella del
prof. Carmelo. La prima tomba - cappella sarebbe stata quella della fam. Filoni.
1955-56: Si provvede all'alberatura delle strade di Giuliano ed alla loro
sistemazione.
1966: Si provvede ad accomodare via Verna a Giuliano. Probabilmente in quest'occasione venne abbattuta una colonna votiva che si trovava accanto
all'attuale abitazione del sig. Giovanni Prontera ("mesciu Giovanninu lampa")
alta circa m.2,50 della quale si vede tuttora la base collocata lì vicino sul lato
destro della strada che conduce da Patù a Giuliano subito dopo la croce dei
passionisti, mentre i due rocchi restanti della colonna furono impiegati come
sostegni di un pergolato all'imbocco di un vialetto di una casa di campagna di
proprietà del sig. Ferrari sulla strada per il cimitero.
1967: la sera del 10 aprile 1967 un camion abbatte accidentalmente il Menhir
"Mensi" mandandolo in frantumi. Il 15 aprile il prof. Cosi Giovanni di Arigliano
allerta con una sua lettera scritta di suo pugno il Sovrintendente alle
Antichità di Taranto prof. Attilio Stazio, inoltre si reca di persona nella
redazione della Gazzetta del Mezzogiorno per pubblicizzare più vistosamente l'accaduto. Ne scaturisce un articolo a firma (v.b.) inviato da Lecce il 21
aprile e così proposto e pubblicato il giorno dopo nella rubrica Cronache dal
311
Salento:" E CON TUTTA PROBABILITA' NON SARA' L'ULTIMO - Un altro menhir è
andato in pezzi - Si tratta di quello esistente nella frazione Giuliano di Castrignano del Capo,
che è stato abbattuto da un camion - Lecce, 21 aprile - (v.b.) - Un camion adibito al trasporto di bombole di gas ha abbattuto il menhir "Mensi", situato nella frazione Giuliano di
Castrignano del Capo. La notizia ci è stata comunicata dal prof. Giovanni Cosi, noto studioso
di storia locale, venuto a trovarci in redazione per chiedere, in merito, anche il nostro interessamento. "Da quando, nel 1955 - ci ha detto il prof. Cosi -, il Palumbo pubblicò il suo noto
"Inventario", nel quale erano annotate 49 pietrefitte esistenti e 47 scomparse, questa è la
quinta che viene abbattuta. Infatti, la pietrafitta" Podere 30 dell'Ente Riforma" - a circa
400 metri da Frigole, sul lato sinistro della strada che porta alla masseria "Lamia" - è scomparsa senza che di essa sia rimasta traccia, e ben poco siamo riusciti a sapere sulla scomparsa delle due pietrefitte; una denominata "Crocicchie", sul lato sinistro della strada che
da Acaia conduce a Vanze, e l'altra denominata "Aia di Pietro", che si trovava sulla strada
vicinale Vanze-Acquarica di Lecce. La pietrafitta "della Croce", infine, fu abbattuta accidentalmente nel settembre del 1958, e si trova tuttora ridotta in tre pezzi, poco distante dal
punto in cui prima si innalzava. Ora è toccato alla pietrafitta "Mensi", e temiamo che, purtroppo, essa non sarà l'ultima. E l'abbattimento di questo menhir ci rammarica in maniera
particolare - ha aggiunto il prof. Cosi -, perché esso era l'unico superstite che conservasse,
in cima, la lastra che servì da base alla Croce issatavi quando queste misteriose colonne furono devolute al culto cristiano". Il Palumbo a proposito di questa sfortunata stele: "E' una tra
le più tipiche e pittoresche, per quella sua lastra orizzontale, piuttosto ampia, che fa da cappello, rendendola simile ad un grosso fungo dal gambo allungato. Quell'accessorio litico
costituisce - sarebbe inutile aggiungerlo - la base della Croce che fu issata sul monolito
allorché, come tutti gli altri, fu cristianizzato". E in altra parte del suo "inventario" il
Palumbo afferma che la lastra posta sulla parte terminale del menhir "non è rara a vedersi".
In effetti però. ha affiunto il prof. Cosi - "erano solo due le pietrefitte che, a quel tempo,
conservassero la citata sovrapposizione ; il "Mensi" e quello delle "Lete", in Galugnano. E poiché quest'ultimo, da alcuni anni, ha perso la lastra - evidentemente divelta e mandata in
frantumi da ragazzacci - la pietrafitta "Mensi" era rimasta l'unica che si facesse ammirare
con quell'appendice posticcia". Il prof. Cosi, comunque, appena a conoscenza del fatto, ha
avvertito il sindaco, ins. Giuseppe Calabrese, che, sensibile alla sorte del protostorico monumento, ha disposto per la conservazione dei frantumi, affidandone l'incarico al sig. Giovanni
Prontera, che li ha trasportati nella propria abitazione. Lo stesso prof. Cosi ha poi dato notizia dell'episodio al sovrintendente alle Antichità di Taranto, prof. Attilio Stazio, chiedendo,
prima che sia troppo tardi, il suo tempestivo intervento per ricomporre quei frantumi, al fine
di poter rivedere il protostorico monumento ergersi là dove, migliaia di anni fa, fu issato dai
nostri lontani progenitori".
1962 - 1968: Su progetto dell'ingegnere Marcello De Notaris del 15 febbraio 1968 si realizza l'Edificio Scolastico delle Elementari di Giuliano, approvato con delibera del 16 marzo 1968 al tempo del sindaco prof. Giuseppe
Calabrese, su un fondo di mq. 900 denominato schiavedde di proprietà del
sig. Vito Ciullo fu Domenico. Con una accorata protesta indirizzata il 1 dicembre 1967 al Prefetto di Lecce un centinaio di cittadini giulianesi oltre a sollecitare la costruzione dell'edificio scolastico "essendo i loro ragazzi
costretti a trascorrere le dovute ore di scuola in locali umidi, gelidi e privi di
ogni conforto e servizio igienico", contestano la scelta della località perché
ritenuta disagevole trovandosi "alla periferia del paese, isolata, priva di fab312
bricati, e nella parte peggiore del paese perché in zona bassa e sempre allagata". Intanto si rende noto la frequenza scolastica degli alunni giulianesi nei
seguenti anni: 1962-3: 94 in 5 classi ; 1963-4: 90 ; 1964-5: 87 ; 1965-6: 91 ;
1966-7: 85.
1968: Esce a Lecce l'interessante pubblicazione di don Vincenzo Rosafio,
allora parroco di Patù poi per molti anni del Santuario di Leuca, intitolata
"Vereto, città messapica nel basso Salento" . In pratica si tratta della prima
vera monografia storica sull'antica città messapica di Vereto. Volendo dimostrare la "dipendenza" dell'origine di varie località circostanti ne descrive
anche i monumenti più notevoli. A pag. 117 scrive testualmente di Giuliano:
"Giuliano. L'attuale territorio di Giuliano, per il passato, fu agro vegetino. Si vuole che in
questa località i veretini si portavano per feste e giuochi. Il menhir e i grossi massi monolitici, usati nella chiesa di S. Pietro, d' epoca certamente messapica, testimonierebbero la
presenza dei veretini e darebbero credito all'opinione del Tasselli, secondo la quale il paese
sarebbe stato fondato da un Signore vegetino. Dai più si ritiene Giuliano di origine romana.
Ha resti di un'antica cripta brasiliana in Via Regina Elena, 9. Una scritta la riporta al secolo XII, Auxilium meum a Domino (il mio aiuto dal Signore) DGRE A.D. 1117".
1970: Nelle elezioni amministrative del 1970 i giulianesi si schierarono in
massa dalla parte del candidato socialista dott. Elio Ivagnes dando compattamente la loro preferenza ai loro due candidati concittadini che per numero di voti risultarono i più votati dopo Ivagnes e Calabrese fra tutti i candidati di entrambe le due fazioni politiche. In effetti i giulianesi Ergilio
Panzera e Venuti Nicola occuparono al termine dello scrutinio le piazze n. 4
con voti 1877 e la piazza n. 6 con voti 1728 sui 20 consiglieri eletti.
Elezioni amministrative secondo i dati comunicati dall'Ufficio Centale
Elettorale: Risultati definitivi.
Lista n. 1 - contrassegno P.S.I.
Lista n. 2 - contrassegno D.C.
Ivagnes Elio
2668
Calabrese Giuseppe
2530
Pirelli S.Vincenzo
2006
Manco Cataldo
1845
Panzera Ergilio
1877
Botrugno Francesco
1739
Venuti Nicola
1728
Marzo Vito
1681
Storella Arcangelo
1722
Maruccia Michele
1649
Cordella Giuseppe
1719
Petracca Antonio
1644
Galati Ugo
1713
Calabrese Francesco
1643
Pizzolante Andrea
1709
Ferraro Bruno
1630
Trane Cesario
1701
Mazzone Giovanni
1626
Cordella Damiano
1690
De Nuccio Francesco
1626
313
SI PROVVEDE ALLA DEMOLIZIONE DEL VECCHIO CIMITERO
1975 - 1977: Il 20 novembre 1975 l'Ufficiale Sanitario del comune di
Castrignano del Capo dott. Nicola Mariano informa il comune che "essendo
trascorsi oltre 15 anni dalla soppressione del cimitero di Giuliano di Lecce, il
suolo può essere utilizzato per altri scopi previa esumazione ed estumulazione dei resti mortali da trasferire al nuovo cimitero". Con lettera del 25
marzo 1977 il sindaco dott. Elio Ivagnes invita le famiglie Fuortes nella persona della vedova De Nitto e Stefanelli rappresentata dai fratelli Francesco
e Rocco a rimuovere le rispettive tombe di famiglia del vecchio cimitero e
trasferire i propri defunti al nuovo cimitero. In proposito la signora Alda de
Nitto vedova Fuortes rassicura il sindaco che alle ore 7 del 16 aprile 1977
procederà all'esumazione dei resti mortali dei defunti seguenti: Tommaso
Fuortes, Maria Panzera in Fuortes, Gioacchino Fuortes, Teresa Pizzolante,
Ugo Ferrari, Tommaso Fuortes junior, Giuseppe Fuortes e Federico Fuortes
per trasferirli al nuovo cimitero.
VIENE ISTITUITA ED AVVIATA UNA NUOVA SCUOLA MATERNA
1977 - 1978: Considerando che dall'anno scolastico 1977-78 di imminente
apertura le Suore dell'Ordine "Adoratrici del Sangue di Cristo", che gestiscono la Fondazione Tarquinio Fuortes non intendono effettuare più il servizio di scuola materna privata a favore degli alunni di età prescolare residenti a Giuliano, con delibera del 7 settembre 1977 il comune di Castrignano, sindaco il dottor Cataldo Manco, istituisce la Scuola Materna che viene avviata
dopo l'approvazione della Sezione Provinciale Decentrata di Controllo di
Lecce ottenuta in data 26 settembre 1977. L'insegnamento viene affidato
alla signora Antonia Monsellato con lo stipendio di Lire 100.000 mensili. Al 1
settembre 1978 la Scuola, già iniziata e munita di refezione, è frequentata da 28 iscritti tutti ammessi alla refezione.
1984 circa: viene demolito il vecchio cimitero e la piramide dei Fuortes.
1992: 8 dicembre, Il Vescovo Ruotolo viene a Giuliano per il cambio di sacerdoti, "Don Giovanni Ciardo viene sostituito dal giovane parroco D: Rocco
Zocco" ed inaugura la statua della Madonnina collocata dove un tempo c'era
il vecchio cimitero.
1995: L'8 giugno 1995 il generale Giovanni Marrocco di Giuliano viene nominato vice Comandante dell'Arma dei Carabinieri. L'11 ottobre 1995 viene fondata la Protezione Civile denominata "Giuliano" con sede in Giuliano di Lecce
alla via Corsica composta inizialmente da 36 soci operativi. Vengono eletti
314
Presidente Antonio Panzera, Vice Presidenti Dolores Ruberti e Giovanni
Ciullo, riconosciuta dal Comune di Castrignano del Capo con deliberazione del
Consiglio Comunale n. 29, dalla Regione Puglia con decreto n. 23 e dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri con decreto n° DPC VRE 0015910.
Il primo novembre viene istallato nella Matrice un nuovo e artistico coro in
legno offerto dal popolo giulianese.
1997: Cent'anni dopo la sua costruzione il campanile viene arricchito di una
nuova campana, più grande dell'altra, donata dai cittadini giulianesi Carmelo
Serracca e Giovanni Stefanelli, e recante la dedica in latino:
"DIVO JOHANNI CHRYSOSTOMO / C.(ARMELUS) SERRACCA J.(OHANNES) STEFANELLI / 1997"
(Traduzione: A San Giovanni Crisostomo. Carmelo Serracca - Giovanni Stefanelli. 1997).
LA CASERMA DEI CARABINIERI A GIULIANO
1999: Il 1.o giugno 1999 è aperta ed entra in funzione la Caserma dei
Carabinieri di Castrignano del Capo con sede provvisoria a Giuliano in attesa
che venga realizzato il progetto definitivo dell'apposito edificio previsto nel
capoluogo del comune, … di fatto rimasto inevaso. I carabinieri si istallano
intanto nell'abitazione di …….. costruita in un fondo denominato "la lama",
un tempo rigoglioso di un notevole numero di canne, attraverso le quali,
secondo la tradizione, ai primi del Seicento sarebbe apparsa la Madonna ad
alcuni contadini che vi lavoravano nei dintorni. Dopo l'avvenimento poi il
sacerdote D. Gaspare Damiani di Giuliano promosse la costruzione di una
chiesetta in onore della Madonna sotto il titolo delle Lame, poi detta del
Canneto, che da un'iscrizione in latino apposta sul frontone sembra rimontare all'anno 1610. La caserma venne inaugurata il 20 luglio 2001 con l'intervento di alte personalità dello Stato.
2001: Il 20 luglio 2001 viene ufficialmente inaugurata la Caserma dei
Carabinieri istallata a Giuliano due anni prima. L'eco dell'avvenimento eccezionale per un piccolo centro come Giuliano si legge riassunta il giorno dopo
in questi termini:
"(Gazzetta del Mezzogiorno del 21/7/2001): Castrignano del Capo: Nuova
caserma a Giuliano - L'Arma tra la gente - l'impegno si rinnova - e presto sarà
realizzata la sede definitiva - (articolo a firma c.s.):
"Un tassello nel mosaico dei 5000 presidi distribuiti su tutto il territorio per garantire
un'adeguata sicurezza civile". Così il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri Guido
Bellini ha definito la stazione provvisoria, inaugurata ieri, che ha competenza sui comuni di
Castrignano e Patù. Lo ha detto in una cerimonia austera; erano presenti il comandante provinciale, colonnello Giuseppe Zanzarella, e quello regionale Michele Franzè; il colonnello della
315
Guardia di Finanza Marino Bartoletti e poi le autorità civili con il sottosegretario Alfredo
Mantovano, il prefetto Giovanni D'Onofrio, il Procuratore Generale Alessandro Stasi, il
magistrato Cataldo Motta, il Presidente della Regione Raffaele Fitto, quello della provincia
Lorenzo Ria oltre ai parlamentari del collegio, consiglieri provinciali e regionali, i sindaci di
Castrignano, Lecce, Patù, Gagliano e Tricase e il vescovo della diocesi di Ugento Vito De
Grisantis. Nel piazzale antistante la caserma, il plotone d'onore è stato passato in rassegna
dal rappresentante del governo Mantovano e dal generale Bellini. Subito dopo lo schieramento dei carabinieri in congedo, il colonnello Zanzarella ha salutato i presenti, così come ha
fatto il generale Giovanni Marrocco e poi il sindaco Francesco Siciliano, che ha annunciato la
prossima realizzazione della nuova caserma, nei pressi del municipio. Il sindaco, ha poi conferito la cittadinanza onoraria al generale Bellini, il quale ha ricordato come "l'Arma stia
facendo i primi passi nel terzo millennio all'insegna della modernità, ma sempre vicino alla
gente, come a Giuliano", la cui caserma "ha tre caratteristiche - ha detto Mantovano - di
essere in un piccolo centro, su un territorio con un basso tasso di criminalità e ai confini
dell'Europa con i problemi dell'immigrazione clandestina che va contrastata e soccorsa".
Infine la madrina Lidia Nuzzo Marrocco ha consegnato la bandiera al maresciallo Scabotti,
comandante della caserma". Il programma della cerimonia concordato dal comandante provinciale dei Carabinieri Col. Giuseppe Zanzarella e dal sindaco del comune di Castrignano del
Capo Prof. Francesco Siciliano, secondo la locandina appositamente distribuita a stampa, si
svolse secondo questi tempi: "ore 17,45 arrivo Autorità ed invitati; ore 18,00 onori alla massima Autorità; ore 18,05 saluto del Comandante Provinciale Col.Giuseppe Zanzarella; ore
18,10 allocuzione del Sindaco di Castrignano del Capo, Prof. Francesco Siciliano; ore 18,20
intervento della massima Autorità; ore 18,30 Consegna della Bandiera da parte della madrina, Sig.ra Lidia Nuzzo in Marrocco; Alza Bandiera; ore 18,40 Benedizione della Caserma; ore
18,45 taglio del nastro - Visita all'infrastruttura". Al termine della cerimonia nella vicina
località balneare di Santa Maria di Leuca alle ore 20,30 presso la Cascata Monumentale, si
ebbe il Concerto della Fanfara del 10.o Battaglione Carabinieri "Campania".
ricorda: chiusura delle scuola elementari ; fondazione della Protezione Civile,
1.a sagra dei Sapori antichi ;
apertura campo di bocce ; apertura della farmacia ; arrivo della luce, arrivo
dell'acqua ( fontanine ! ) ; le campane ; l' oratorio ; il fascismo (v. foto fuortes ) ; D. C. e P.S.I., cunedde e iscrizioni;
316
PERSONAGGI ILLUSTRI DI GIULIANO NELLE FONTI LETTERARIE
Tasselli 1693
Ercole Caputo
Maggiulli
Castromediano
Ercole Caputo
Arditi 1879
Ercole Caputo
Orazio Caputo
Orazio Caputo
Orazio Caputo
Organtino Caputo
Organtino Caputo
Giovanni Palumbo
Giovanni Palumbo
Donato Ant. Borrello
Donato Ant. Borrello
Angelo Papa
Angelo Papa
Domenico Damiano
Domenico Damiano
Villani 1904
Domenico Damiano
Clemente da Giuliano
Cicinelli Giovanni
Cherubino Panzera
Ragusa Giuseppe
Margarita Gio:Antonio
Domenico Ciullo
Domenico Ciullo
Gaetano Prontera
Giuseppe Panzera
Antonio Panzera (on.)
Giovanni Panzera
Giovanni Panzera
Tarquinio Fuortes
n.b. Questi personaggi si riducono a 16 dovendo eliminare Cherubino Panzera e Giuseppe
Ragusa che non erano affatto di Giuliano. Sono come al solito erroneamente e con superficialità accreditati a Giuliano dal solo Maggiulli, mentre in realtà il primo era marchigiano e
visse nel XVIII secolo,ed il secondo siciliano di Giuliana ( Messina ), così come può verificarsi in vari repertori biografici dei loro rispettivi ordini religiosi.
Pittori: Ludovico Giordano, Casimiro Cucinelli, Carlo Lecci, Francesco de
Canale e Girolamo da Giuliano.
Cherubino Panzera: Nella ristampa del Dizionario a pag. 412: "Panzera
Cherubino (sec. XVI). Oratore. Nacque a Giuliano (LE), ma visse gran parte
della sua vita nell'Italia Settentrionale. Scritti: Lasciò un Quaresimale". E'
strano che né il Tasselli, né l'Arditi o il Villani lo ricordano nelle loro opere.
E soprattutto viene ignorato dagli storici del Seicento che trattarono degli
scrittori sacri appartenuti all'ordine dei Domenicani che in Napoli coltivarono particolarmente l'arte oratoria e pubblicarono le loro prediche recitate
con successo. Secondo qualche autore i Quaresimali del Panzera furono letti
dal letterato Basilio Puoti che li considerò come un testo esemplare della lingua italiano. E' difficile stabilire se questo predicatore fosse realmente di
Giuliano, mentre è senz'altro da escludere che fosse vissuto nel sec. XVI
317
perché nell'unica sua opera che si è riusciti a rintracciare lo stesso autore
sottoscrive la dedica in data 13 giugno 1712 e dunque è scrittore del sec.
XVIII. Inoltre dalla stessa fonte si apprende che la richiesta partì dal
Convento di Giesù e Maria di Napoli, e nella risposta affermativa del suo
superiore lo dice della "Provincia Aprutina". L'opera in questione si compone
di 2 volumi che contengono i seguenti dati significati:
1.° Vol. di pp. 395. Titolo: "DELLE PREDICHE QUARESIMALI DEL PADRE F. CHERUBINO
PANZERA Maestro della Sacra Teologia, dell'Ordine de' Predicatori, del Convento di Giesù,
e Maria di Napoli. TOMO PRIMO. Dedicato al Reverendiss.(imo) Padre F. ANTONINO CLOCHE Maestro Generale dell'Ordine de' Predicatori. Dalla Feria quarta delle Ceneri sino alla
Feria quarta della Domenica terza inclusive: duplicandosi in ogni giorno le Prediche. In
Napoli, nella Stamperia di Bernardo-Michele Raillard 1712. Con licenza de' Superiori".
N.B.: Nella prima pagina si legge la dedica dell'autore così sinteticamente espressa:
"Reverendissimo Padre. Dedico a V.P. Reverendissima le moe Prediche Quaresimali, … (e continuando rivela:) … Nell'Opera, …, penso avere in qualche parte adempito ciò, che per sua lettera si degnò significarmi,...(concludendo aggiunge ): "Si degni V.P. Reverendiss.(imo) darmi
la sua paterna benedizione, di cui la prego. Dal Convento di Giesù, e Maria di Napoli 13 Giugno
1712. Di V.P. Reverendiss.(ima) Umilissimo Servo, e Figlio F. Cherubino Panzera". Nella seconda pagina si chiede la licenza ai Superiori per dare alle stampe l'opera con queste parole:
"EMINENTISSIMO SIGNORE. Il P.M.Cherubino Panzera Domenicano umilmente gli espone,
come desidera dare alle stampe le Prediche Quaresimali, Per tanto supplica Vostra Em.(inenza) di commetterne la revisione a chi meglio gli farà in piacere, e lo riceverà a grazia, ut
Deus. R.D.Andreas Mastellone revideat, et referat. Neap. 10 Maii 1711. Septinius Palutius
Vic.(arius) Gen.(eralis) D. Petrus Marcus Giptius Can. Dep.". Altre suppliche sono datate:
"Pridie Kal. Augusti 1711"; seguite dagli Imprimatur rilasciati a Napoli in data 8 agosto 1711;
e 14.7.1711; e conclusi dalla "Relazione di D.Matteo Nozzi il quale afferma" e poiché in esse
non hò cosa alcuna, che alla eal Giurisdizione si opponga, trovato". segue infine il "Provisum"
datato "nespoli 11.8.1711" e la dichiarazione del Magister Ordinis, Fr. Antonius Cloche in cui
chiama il nostro: "Reverendus Admodum P. M. Fr. Cherubinus Panzera Provinciae nostrae
Aprutinae". Stando a questa dichiarazione sembrerebbe che lo scrittore appartenesse alla
Provincia d'Abruzzo, il che non esclude del tutto che il Panzera fosse stato aggregato a qualche convento di questa regione pur essendo nativo di altro luogo. Ma ciò non significa necessariamente che fosse di Giuliano poiché questo cognome era diffuso in varie parti del meridione ed anche del settentrione nella forma Panzeri. Un necrologio di quei concenti, cioè
degli Abruzzi e della Campania, potrebbe sciogliere definitivamente il dubbio, fermo restando che un autore così famoso non sarebbe stato taciuto dal Tasselli suo contemporaneo.
Angelo Damiano: (v.Tasselli, Diego da Lequile e Bonaventura da Lama)
Angelo Villani ingegnere: (v. Cosi )
Cicinelli Giovanni: Nella ristampa del Dizionario a pag. 105: "Cicinelli Giovanni
(? - 1724) critico e poeta. Nato a Cursi (LE). Criticò gli scapigliati e lo stile
ampolloso ed in particolare Giuseppe Battista Grottagliese. Fu socio
dell'Accademia degli Spioni di Lecce. Serafino delle Grottaglie gli dedicò il
suo libro: L'idea della vera e buona politica togata e militare. Lecce. 1687.
Scritti: Censura del poetar moderno, Napoli. 1622 - Bibliografia: Giuseppe
d'Alessandro, Pietra di paragone di Cavalieri, Napoli, 1711". Vistosa impreci318
sione nella datazione della sua morte e del suo scritto pubblicato nel 1622.
In questo caso, anche a volerlo far nascere lo stesso anno della sua composizione letteraria nel 1724, anno della sua morte, avrebbe già compiuto 102
anni! In realtà l'errore è dovuto al Toppi che lo disse stampato nel 1622. Il
primo invece ad attribuire quest'opera a Giamabattista Cicinelli e non al
figlio Giovanni è stato nel 1886 il Teologo Carmelo Pignatelli nel libro su
Grottaglie in cui brevemente parlando dell'avvento della famiglia Cicinelli
nella signoria di questo feudo scrive: "Nel 1646 Vincenzo Velluti Nobile
Fiorentino dona e reputa la terra di Grottaglie a Francesco Velluti suo figlio
primogenito. Nel 1659 Francesco Velluti vende a Giovanni Battista Cicinello,
Principe di Cursi, la terra di Grottaglie, con istrumento 18 dicembre per
Notar Francesco Amenta di Napoli per lo prezzo di ducati 30000. In seguito di che a 22 marzo 1660 ne prese possesso per atto di Notar Marcantonio
Renzo di Lecce, ed istrumento di ligio omaggio per Notar Mario Cataldo
dell'Amendolea di Taranto. Ai ducati 30000 altri ducati 15000 ne aggiunse
per migliorie del palazzo; più per spese altre e ricompra di Fiscale ducati
54372,69; oltre ai censi per ducati 646. In tutto ducati 100018,69. Il
Cicinelli dunque, il solo quasi che tra i feudatari fossesi venuto qui abitualmente a stanziare, non prese possesso del feudo che al marzo del 1660. Prima
di chiudere questo capitolo, la seguente altra riflessione non è fuori di luogo.
Perché a quella via che prima si chiamava Caracò non si è voluto dare il nome
di Cicinelli? Chiamandola Cicinelli, oltre che rammentare un periodo storico
(bello o brutto poco importa) si onorerebbe un letterato, quale fu appunto
Giovan Battista Cicinelli. Il quale appunto nell'epoca di sua stanza in
Grottaglie pubblicava per Giacinto Passero 1672 un libro intitolato: Censura
del Poetar Moderno, libro che allora venne non poco lodato. E' vero che il
Cicinelli questo libro, secondo afferma il Crescimbeni, scrissero contro il
modo di poetare del nostro Battista, il quale alla sua volta rispondeva coll'opera: Affetti Caritativi di N.N., stampata in Padova in 12.° ; ma che monta?
Santa è la critica quando è fatta bene, e a fine di bene". Cenni sul poeta si
lessero sulla rivista tarantina Taras del 1931 (articolo di G. Grassi, La sollevazione di Grottaglie nel 1734) e del 1932 (art. di P.Coco, Di alcuni voluti feudatari e delle cause di sollevazione popolare un Grottaglie nei secoli scorsi)
ma sempre identificandolo in Giambattista Cicinelli. Qualcosa di più si legge
in Giuseppe Vozza in una monografia sul Feudo e sui Feudatari di Grottaglie
pubblicata nel 1965 nell'Archivio Storico Pugliese. In particolare, approfondendo quanto già detto dai precedenti, scrive: "La nobile ed illustre famiglia
dei Cicinelli - patrizi napoletani del Sedile di Montagna - ancor prima di possedere il feudo di Grottaglie, godeva già di vari privilegi della Corte di Napoli.
Infatti Fabio Cicinelli, capostipite del ramo che interessa il nostro studio, fu
anche feudatario di Giuliano in provincia di Terra d'Otranto. Suo figlio
Giovan Battista, nato il 9 luglio 1609, acquistò il feudo di Cursi nel 1641. Dopo
319
dieci anni, e cioè il primo dicembre 1651, venne insignito del titolo di principe di Cursi, trasmissibile ai suoi legittimi discendenti. Nel 1659, acquistò
quello di Grottaglie. Egli fu il primo feudatario che iniziò a risiedere in
Grottaglie, dopo aver apportato alcune migliorie al palazzo baronale, per
l'ammontare di quindicimila ducati. Il Cicinelli dunque - scriverà poi il
Pignatelli- il solo quasi che tra i feudatari fossesi venuto qui abitualmente a
stanziare. Fu appunto in seguito all'effettiva sua residenza che lo teneva a
continuo contatto con l'amministrazione dei suoi possedimenti e del suo
popolo vassallo, che ebbero inizio i primi fomentati malumori. Questo primo
feudatario - continua a dire il Pignatelli - nell'epoca di sua stanza in
Grottaglie pubblicava (per Giacinto Passero, 1672) un libro intitolato:
Censura del poetar moderno, libro che allora venne non poco lodato;… Giovan
battista inoltre era un valentissimo cavaliere, ed un fedele suddito di S.M.
Cattolica, per i quali meriti, il re Filippo IV, con suo privilegio "spedito in
forma regiae Cancellariae esecutoriato in Regno per lo Cardinal de Aragona
a 27 luglio 1665", gli concesse il titolo di duca di Grottaglie per sé, suoi eredi
e legittimi discendenti (A.S.N., Cedolario di Terra d'Otranto, vol. 27, c.93).
"Uomo di vasta cultura, era dotato di una memoria così prodigiosa che a otto
amanuensi dettava contemporaneamente materie diverse senza tralasciare
nemmeno i punti e le virgole; così per G.C., iperbolicamente si esprime il
Grassi il quale, poi, oltre a volere che il titolo di duca sia stato concesso al
figlio Giovanin e non al padre, vuole anche che Gio.Battista, primo feudatario
venuto a dimorare in Grottaglie, più dei suoi predecessori travagliò il feudo
con ogni maniera di soprusi, qualificandolo "pessimo feudatario". Anche il
Coco, con la disinvoltura che lo distingue, si esprime dicendo che il Cicinelli,
erettasi l'abitazione ducale in Grottaglie, mal tollerava la devozione e la sottomissione del popolo ai legittimi feudatari: i prelati tarantini, per cui si permise maltrattamenti e prepotenze indegne, che i vassalli sopportarono finchè potettero. … A Giovan Battista Cicinelli, morto il 19 maggio 1679, successe il figlio Giovanni il quale, dopo breve tempo, cedè il feudo e gli altri suoi
beni al proprio figlio Antonio".
n.b. Nel profilo biografico dedicato a Serafino di Grottaglie, al secolo Antonio d'Alessandro (Grottaglie 1624
- Lecce 28.8.1711) gli autori della ristampa del Dizionario di Maggiulli-Casotti-Castromediano fra gli altri suoi
scritti ricordano la sua opera intitolata: L'idea della vera e buona politica togata e militare, Lecce, (ma) 1675!
Clemente da Giuliano: su di esso il Maggiulli ha scritto: "Originario di Napoli
dalla famiglia Simonelli, ma nato a Giuliano, piccolo paesello sul Promontorio
di Leuca. Fù Cappuccino molto dotto nelle scienze filosofiche e teologiche.
Religioso perfetto e perciò venne stimato da tutta la Provincia e dai suoi
Confratelli. Pubblicò: Guida de' Moribondi divisa in tre parti, cioè in soggetti predicabili, in soliloqui et avvertimenti morali secondo il bisogno di ciascuno infermo nella malattia sino allo spirare dell'anima. Napoli per gli eredi di
Francesco Tomasi 1662, in 8". Nella ristampa recente del Dizionario cambia
320
l'anno di edizione dell'opera di questo religioso; infatti la sua biografia viene
riassunta in questi termini:
"Clemente da Giuliano (sec. XVII). Asceta. Nato a Giuliano (LE). Frate cappuccino. Scritti: Guida de' moribondi. Napoli. 1622."
Domenico Damiano: Era di Giuliano benché il Tasselli lo elenca per primo fra
i personaggi "preclari per virtù e sapere" di Patù scrivendo testualmente: "In
Pato dicono di D. Domenico Damiano, arciprete di quella terra, mastro di
humanità non ordinario, esaminatore sinodale, e di molto versato nei casi di
teologia morale". Il Maggiulli con la solita mania di condire il tutto con qualche aggiunta dedotta a posteriori dalle sue conoscenze storiche, ma senza il
conforto dei documenti ci ricama su rifacendosi al Tasselli: "Arciprete di
Patu sua patria. maestro di letteratura, esaminatore sinodale e maestro versato in Teologia morale. Tenne cattedra di scienze e lettere nel Seminario di
Uggento, ed in tarda età essendo stato nominato Arciprete in sua patria, ivi
morì sul finire sel secolo XVII. / Tasselli Leuca Sacra p.501". ( Maggiulli nel
Dizionario Biografico degli Uomini Illustri di Terra d' Otranto). A parte che
il Seminario di Ugento fu realizzato nel sec. XVIII quando ormai l'arciprete
era bello e defunto da più di un secolo, tutt'al più avrebbe potuto insegnare
in quello della diocesi di Alessano, mai esistito, diocesi che comprese fino al
1818 la parrocchia di Patù. Come se ciò non bastasse il Maggiulli continua con
un altro sproposito a far riferimenti sbagliati al Nostro nella biografia del
medico gaglianese Lucio Bleve figlio di Marco Aurelio e di Nicolina Damiano
sorella di D.Domenico arciprete di Patù. Come poteva Lucio Bleve, nato ai
primi del sec. XVI, essere nipote di D. Damiano, nato quasi alla fine di quel
secolo (1587), presso il quale si recò a studiare nei suoi primi anni giovanili ?
Molto più interessante è invece quanto il Maggiulli riferisce concludendo la
biografia del Bleve: "In un'antico manoscritto da noi posseduto (cioè anche
dal Castromediano), ove son registrate varie notizie, così alla rinfusa, sui villaggi del Capo di Leuca, parlando del Bleve, son riportate le prime parole di
detto breve Pontificio … Passò a nozze con Minerva Mazzapinta di
Montesardo sorella del dotto letterato Tarquinio Mazzapinta (pubblicò nel
1615 a Venezia l'opera Il Sileno), dalla quale ebbe i due figli Marco Aurelio e
Raguccio (che visse e morì a Tricase nel 1627) - Opera: De Febre sanguina
questio. Patavii apud Lauren. Pasquatum. 1568, in 8". E' chiaro che il Maggiulli
l'ha confuso con l'omonimo nipote e fratello del dottor Raguccio Bleve che
morì a Tricase nel 1617. Nei Fasti della Scuola Medica Patavina vari Bleve vi
risultano laureati a cominciare da Policleto Bleve di Montesardo vissuto alla
fine dell XV secolo, il cui figlio Lucio seguì le orme del padre e dopo aver sposato a Montesardo Minerva Mazzapinta, a causa della sua professione, si trasferì a Gagliano. Qui nacquero i figli, anch'essi medici laureati a Padova,
Marco Aurelio e Raguccio. Dal primo discese il Lucio confuso dal Maggiulli col
321
nonno. Correggendo quanto sopra esposto ecco com'è registrata la nascita
del dotto ecclesiastico giulianese, con doppio nome, nel primo registro dei
battesimi di Giuliano: " A 23 di Agosto 1587 Io Donn'Angelo Papa hò batteggiato in casa, perché mostrava di morire, Alessandro Domenico Damiano,
figlio di Vito Antonio Damiano, e di Camilla Caputa e vi sono stati presenti per
padrini tenendolo Dominico Panzera e Giustina Margarita". Ma il neonato si
riprese e perciò l'arciprete Papa aggiunse subito dopo: "Oggi che son le 26
di Agosto hò fatte le restanti Cerimonie in chiesa al sovra detto Alessandro
iisdem patrinis presentibus". Trovandosi Arciprete di Patù nel 1628 anch'egli
fu esaminato dal visitatore apostolico Mons. Andrea Perbenedetti inviato dal
papa ad ispezionare la diocesi di Alessano. In questo interrogatorio riguardo
la sua persona dichiarò soltanto ch'era stato ordinato sacerdote dal suo
vescovo nel 1611 ("Io me ritrovo sacerdote dall'anno 1611 ordinato da
Monsignor Mancini, mio Ordinario"), mentre era stato promosso all'arcipretura di Patù con bolla papale nel 1618, anno d'inizio dei registri parrocchiali
patuesi ("Sono dieci anni che sono rettore di questo loco, ottenuto dal Papa")
che evidentemente si devono alla sua iniziativa. Di fatto negli atti di battesimo della parrocchia di Giuliano lo troviamo già diacono nello stesso anno
della sua ordinazione sacerdotale, cioè a 24 anni nel pieno rispetto del classico curriculum canonico degli studi seguiti da ogni ecclesiastico avviato al
sacerdozio e, come officiante di qualche battesimo, il suo nome compare dal
1612 in poi. La fama di insegnante riferita dal Tasselli trova infine una conferma in un altro interrogatorio del Perbenedetti condotto nel 1629 a carico del chierico quindicenne Francesc'Antonio De Solda di Patù che alla
domanda "an litterarum studiis incumbat et in quo gymnasio" (cioè "a quali
studi letterari attendesse e in quale scuola") rispose sicuro: "Io vado alla
scola di D. Domenico Damiano, et fò latini per li participi".
Orazio Caputo: Nella ristampa del Dizionario a pag. 75: "Caputo Orazio (sec.
XIV). Militare. Nato a Giuliano. Bibliografia: Tasselli, Lecce Sacra". Era figlio
del notaio Ercole Caputo di Giuliano, la cui professione risulta palese in un
atto notarile del 17.9.1577 del notaio Cesare Pandolfi di Lecce. Sposò Porzia
Serafini figlia del celebre medico Ercole Serafini di Barbarano residente a
Giuliano dove prestava la sua opera per conto dell'Università giulianese.
S'imparentò con le famiglie più cospicue della zona tramite il matrimonio dei
suoi figli. E così troviamo che sua figlia Lucrezia il 16 ottobre 1611 sposò il
medico di famiglia nobile castrignanese, ma da tempo residente a Salignano,
dottor Francesco Fersini. E' certo che nel 1579 un Lupo Caputo viveva a
Giuliano e come padrino intervenne ad un natrimonio del 1579. Un Mastro
Orazio Caputo di Lucugnano si trova nel 1603 fra i padrini in un battesimo
celebrato quell'anno a Castrignano. Date queste premesse si può arguire che
la famiglia Caputo fosse stata portata a Giuliano da Lucugnano nella seconda
322
metà del 500 forse per motivi militari dovendo presidiare la vicina marina di
Leuca dai frequenti attacchi pirateschi. Da Orazio Caputo "alias de lu moru"
(il riferimento del soprannome è esplicito) nacque l'altro celebre militare
Ercole Caputo. (v.Tasselli, Maggiulli e Arditi).
Ercole Caputo: Nella ristampa del Dizionario a pag. 75: "Caputo Ercole (sec.
XVII). Militare. Nato a Giuliano (LE). Combattè negli eserciti cristiani contro i turchi. Bibliografia: Tasselli, Leuca Sacra". Apprese l'arte militare dal
padre Orazio detto "de lu moru" con chiaro riferimento alla sua attività militare contro il pericolo piratesco rappresentato allora dai corsari barbareschi
che la gente comunemente designava, dopo l'indimenticabile e terribile eccidio di Otranto perpetrato nel 1480 dai Turchi, col nomignolo di "Mori". Le
uniche notizie pervenuteci sulla sua vita si devono alla penna del Tasselli che
scrisse nello stesso secolo in cui visse Ercole Caputo famoso per l'impegno
profuso contro i turchi nell'assedio di Nizza del 1647. Nato a Giuliano nel
1596 si trasferì successivamente a Patù dove morì in età avanzatissima forse
attratto dal dotto parroco di questa parrocchia ma oriundo di Giuliano il celebre D. Domenico Damiano del quale aveva sposato la sorella Antonia sua prima
moglie essendosi poi risposato con Caterina Sergna di Poggiardo. D'altronde
al parroco lo legava un' antica parentela poiché Vitantonio Damiano padre di
D.Domenico aveva sposato Camilla Caputi probabilmente zia del militare
morta a 80 anni a Giuliano il 31 luglio 1641. (v. Tasselli, Maggiulli, e Arditi).
n.b. Il 21 maggio 1589 fu cresimato dal vescovo di Alessano Mons. Ercole Lamia "Ercole figlio di Aniballe
Caputo, e di Rosa Simignana tenuto in cresma da Giordano Anchora di Corigliano".
Organtino Caputo: Arcidiacono in Brindisi, lo dice così il Tasselli nel 1693 e
lo ripete con le stesse parole l'Arditi rifacendosi chiaramente in nota al precedente ma attribuendolo erratamente al sec. XVIII, per il qual fatto era
impossibile al Tasselli ricordarlo essendo vissuto in epoca anteriore (sec.
XVII). La sua presenza a Giuliano non è assolutamente provata negli atti di
battesimo relativi ad esponenti della famiglia Caputo il cui ultimo nato fu
Giacinto Giacomo Orazio figlio di Ercole Caputo e di Antonia Damiano battezzato il 31.4.1633. D'altra parte prima di questi un altro nato con questo nome
si trova nell'anno 1627 e, supposta qualche lacuna non improbabile nei vecchi
libri parrocchiali, non ci resta che dar credito al Tasselli accontentandoci di
ricordarlo con le sue striminzite parole.
n.b. Data la singolarità del nome avendo esaminato dettagliatamente uno per uno i nati a Giuliano dal 1579 a
tutto il Seicento un solo Organtino risulta negli atti e cioè Organtino Damiano sposato con Donata Carbone
che battezzarono il primo figlio in data 22.3.1601. Ma è fin troppo evidente che non si trattava di un ecclesiastico! E' curioso il fatto poi che il Maggiulli lo ignora nel suo Dizionario, mentre l'Arditi come al solito si affida al Tasselli senza aggiungere verbo alcuno. (v. Tasselli e Arditi )
Giovanni Palumbo: (v. Tasselli e Arditi ) Il clerico Giampaolo Palumbo è presente ad un matrimonio del 24 giugno 1584. Un clerico omonimo si legge
323
morto a Giuliano a ben 97 anni l'8 febbraio 1650, e quindi nato circa l'anno
1553. Ma fra i padrini intervenuti alla cresima del 1603 figura ben due volte
un "Donno Giampaolo Palumbo" evidentemente diverso dal clerico sopra ricordato, ed è questo senza dubbio il Dotto ecclesiastico giulianese ricordato dal
Tasselli che in effetti visse ai primi del Seicento. Ed è l'unico di questo nome
appartenuto alle due sole famiglie Palumbo che all'inizio del Seicento abitavano a Giuliano, e cioè di Cola Palumbo sposato con Porzia Pezzuto, e di
Coriolano sposato con la "nobile" Antonia Fersini, e che considerata la natura dei matrimoni dovettero godere di un certo agio. Di questa famiglia si
trova anche già operante nel 1594 un sacerdote, D.Orfeo Palumbo che al battesimo del 24.11.1600 si qualifica "Vice Arciprete di Giuliano" e che morì il
25 aprile 1608 "e lasciò carlinj diece alla Madonna Santissima dell'Leuche,
diece al Rosario, e diece all'Altare magiore". Forse era originaria di Parabita
stante che un Mastro Baldassarre Palumbo di Parabita intervenne come
padrino ad un battesimo del 12 settembre 1600. La famiglia Palumbo dopo il
battesimo del 1596 scompare dai registri dei battesimi. Di lui ci resta soltanto quanto ne scrisse il Tasselli nel 1693: "In Giuliano fioriva nei primi anni
di questo secolo D. Gio: Paolo Palombo, molto eminente nel sapere, e nella
bontà de' costumi, che fù in Otranto Maestro di Humanità con istupore di
tutti" (v: Tasselli e Arditi e Maggiulli).
Donato Antonio Borrello: (v. Tasselli e Arditi)
Angelo Papa: (v. Tasselli e Arditi )
Clemente da Giuliano: (v. Maggiulli )
Nella ristampa del Dizionario a pag. 108: "Clemente da Giuliano. (sec. XVII).
Asceta. Nato a Giuliano (LE). Frate cappuccino". Scritti: Guida di moribondi,
Napoli, 1622. ( o 1662 ? ).
Girolamo da Giuliano: Scrisse di lui nel 1723 il padre Bonaventura da Lama
alle pagg.160-161 della sua Cronica de' Minori Osservanti della Provincia di S.
Nicolò: "Del divoto, e caritativo religioso F. Girolamo da Giuliano laico. Cap.
XXIII. Fu d'ogni parte commendabile la Vita di questo Frate per la gran Carità, che usava
non solo verso de' vivi, ma anco de' morti. Assegnato doppo la Professione nell'ufficio della
Cucina, non passarono molti anni, che non fosse destinato Infermiere; ed era tanto sollecito, che poco, e niente dormiva. Talmente ardeva il suo cuore di Carità, che in Provincia, non
v'era simile. Se vedeva cose in Cucina per i sani, subito domandava la parte per l'Infermi, né
mai partiva, se non restava soddisfatto dalla domanda. Quando usciva fuor di Casa anteponeva a' Divoti il bisogno degl'Infermi, e portava sempre piene le bisaccie, concorrendo Iddio
alle vere necessità de' bisognosi. Non fu mai tanto piena l'Infermaria di tutto il bisognevole in qualsisia Convento della Provincia, se non quando era fr. Girolamo Infermiere, consolando gl'Infermi non solo colle parole, ma con cibi abbondanti proporzionati alla Povertà.
Questa Carità, che mostrava verso de' Vivi, l'ebbe ancora verso i frati defonti, essendo suo
324
solito in Lecce, ove fu molto tempo Infermiere, aprire la sepoltura de' Frati, e tolti tutti i
Teschi li metteva un doppo l'altro, ed inginocchiatosi avanti, li recitava il Miserere col De
profundis, quali finiti, prendeva quel Teschio, lo metteva in disparte, e cominciava per l'altro appresso la predetta orazione. Appena aveva dato principio, che quel Teschio, per la di
cui anima s'aveva applicato il soffraggio, si partiva da quel cantone, ov'era stato riposto, e
correva ad occupare il luogo di prima, quasi, che teneva più bisogno d'essere suffragato. Ciò
vedendo fr. Girolamo senza atterrirsi, con una santa confidenza, sì li diceva: Fratello, abbiate pazienza per carità; avete ricevuta la vostra parte, lasciate, che ajuti questi altri, e prendendolo dolcemente, lo riponeva nel suo luogo di prima. Terminata l'orazione per tutti,
cominciava di nuovo, e per lo spazio di trè hore continoe, non faceva altro, che recitar Salmi,
osservato da' Frati, quanto faceva co i morti con gran divozione, e pietà. Essendo in Lecce
Infermiere, non fu presente, quando fu riposto nella Tomba comune de' Frati quel gran
Teologo P.Gregorio Scherio da Lecce, ed avendo inteso essere stato sepolto con un capuccio nuovo, aprì la sepoltura, li tolse il nuovo, mettendogli un capuccio vecchio, e recitando il
Miserere col De profundis, il morto piegò il capo, quasi ringraziandolo del soffraggio.
Collocato di stanza in Gravina, cadde infermo nel mese di Luglio, e la febre ardente, che non
mai cessava, era presaggio della morte vicina. Tormentato più giorni dalla gran sete, non
parve bene al Medico rinfrescarlo con acque annevate, temendo non accelerarli la morte. Una
sera all'hore 4 della notte, osservatosi il polso, che la febre declinava, ora, disse, ho bisogno d'un poco d'acqua assai fredda, ed un poco di neve; risposero i Frati essere impossibile
per quell'hora, chiusa la porta della Città, ed anco del Nevajolo, ma dove manca l'Uomo,
rispose l'Infermo, forse non provede Iddio? Aprite la finestra della Cella, e pigliate quello
vistà. Aperta subito, trovarono su'l limitare un pezzo di neve, di trè libre di peso. Stupirono
i Frati al gran miracolo della Providenza Divina, permettendo quella carità fece agli altri,
provarla in se stesso: Niente fece mancare agl'Infermi, e quello bramava l'Infermo, l'ottenne. Preparata dunque l'acqua, questa è l'ultima, disse; qual bevuta con molti ringraziamenti
al Signore, il giorno appresso, ricevuti li Sacramenti con molte lagrime, e gran divozione, col
De profundis in bocca per l'Anime sue dilette, che così le chiamava, mandò la sua al Creatore,
l'anno 1619 nel mese di Luglio."
Giuseppe Ragusa: Nella ristampa del Dizionario: "Ragusa Giuseppe (15751624). Letterato. Nato a Giuliano (Le). Entrò nell'Ordine dei PP. Gesuiti nel
1591 e per Lettore di filosofia a Parigi, Padova, Messina e Palermo. Scritti:
Commentaria ac disquisitiones in tertiam partem Divi Thomae Aquinatis ; De
Baptismo Eucharistia, commentarium; De Natura et Gratia; De Sacramento".
E' una clamorosa cantonata del Maggiulli (o del Castromediano?): A parte che il cognome è
del tutto sconosciuto a Giuliano sin dal sec. XVI, in alcune opere sugli scrittori gesuiti emerge chiaramente che si tratta in realtà del gesuita siciliano Giuseppe Ragusa nato a Giuliana
in provincia di Messina, e non già a Giuliano in Terra d'Otranto come male interpretato è
stato dal buon Maggiulli il suo luogo di nascita.
Ludovico Giordano: Ludovico Giordano, pittore. Nacque a Casoria (negli atti
"de Monte Casorio" - Napoli) intorno al 1746 da Ignazio Giordano e da Anna
Spinetti. Si trasferì a Giuliano dove sposò Giuseppa Maria Venuti figlia di
Giuseppe e di Angela della Cioppa, dalla quale ebbe una decina di figli fra i
quali il solo maschio che ne continuò la discendenza fu Luigi Maria Ignazio
nato il 24.11.1777 e che nel 1820 risulta Brigadiere (di Finanza) alla nascita
di una figlia avuta dalla moglie Anna Marzo di Presicce. Il pittore Ludovico
325
Giordano morì a Giuliano alle 11 di mattina del 2 gennaio 1819 a 73 anni nella
sua casa posta in Strada di Mezzo, lasciando vedova Giuseppa Venuti.
(Nell'atto di morte del comune viene qualificato "ornamentista"). Non è da escludere
che a Giuliano qualche opera pittorica o qualche affresco murale rimasti anonimi siano frutto della sua mano. La sua attività è sicuramente documentata
a Castrignano del Capo dove nel 1782 portò a termine l'affresco a colori della
volta della locale Cappella della Misericordia lasciandovi il suo nome in un
iscrizione dipinta sull'archivolto di mezzo dove si firma come "Ludovicus
Jordanus Neapolitanus Pictor". Visse in una certa agiatezza e il battesimo di
quasi tutti i suoi figli fu confortato da varie personalità di nobile lignaggio
che fecero da padrini e fra i tanti "gli Eccellentissimi Principe d'Amore di
Ruffano, Donna Elisabetta Ferrari dei Baroni di Barbarano, Don Pasquale
Castromediano dei baroni di Morciano e anche il celebre letterato e parroco
di Ruggiano Don Luigi Garzia di Gallipoli". Con atto Pedone Pasquale di Patù il
13 giugno 1812 Ludovico Giordano fu Ignazio vendette a Filippo Carluccio fu
Andrea per 60 ducati pari a lire 264 "una Curte con Capanne, pagliara, e
cisterna fuori l'abitato di Giuliano e 2 case per uso di pagliame e l'altra per
stalla dentro Giuliano". Nel catasto murattiano del 1816 (ditta n. 386) a suo
carico sono addebitate le seguenti proprietà:
Q 20 Giardino (Via) S. Giuliano (discaricato poi alla ditta n. 734 vedi domanda nel 1854)
Q 21 Curti (Via) S. Giuliano (discaricate poi alla ditta n. 935 vedi domanda nel 1855)
I 5 Camere sottane 7. Soprane 1. Cantina Strada di Mezzo (discaricate poi nel luglio
1880 alle ditte n. 1561 e 2080
I 6 Giardino Strada di Mezzo vedi domande n. 452 e 465 del 24/6/1880)
Giovanni Antonio Margarito: "Frate Cappuccino nativo di Giuliano fù ottimo
filosofo e teologo e lasciò per le stampe:1. Opusculum …2. Le Pistole Sacre …
Qui giova avvertire che il Margarita resosi sacerdote, fu pria della
Congregazione di Santa Maria della Purità della quale divenne Prefetto, e
poscia vestì l'abito dei Cappuccini. Fiorì nel secolo XVIII". ( Maggiulli, e
Castromediano - vol. lettere M-N-O, pag. 99 biografia N. 441). (Dizionario
Biografico degli Uomini Chiari di Terra d'Otranto - manoscritto in 4 volumi
compilato da Francesco Casetti, Luigi De Simone, Sigismondo Castromediano
e Luigi Maggiulli - fine '800).
Nella recente ristampa a cura di Gianni De Donno, Alessandra Antonucci e
Loredana Pelle' alle pagg. 309-310 si legge: "Margarita Giovanni Antonio
(sec.XVIII). Filosofo e teologo. Nato a Giuliano (LE). Frate della
Congregazione di S. Maria delle purità, della quale divenne Prefetto, e poi
vestì l'abito dei Cappuccini.
Scritti: Opusculum cui titulus De Zelo, in tres partesa divisum. In prima agiter de vero Zelo et apparenti; in secunda enucleantur quaedam dubiam circa
zelum ; in tertia reperit de quibusdam Zeli defectibus in particulari. Authore
Io. Ant. Margarita, Iulianensi, Alexanensis Diocesis, Sacerd. saeculari; cong.
326
S. Mariae Puritatis Presbyterorum Missionar semel Praefecto, semper indigniss. filio. Dicatum Sanctissimo Domino Nostro Benedicto XIV. Lecce, 1727;
Le Pistole sacre, dedicata al Padre Fra Vincenzo Maria d' Aragona,
Arcivescovo di Cosenza, Lecce, 1727)".
Nacque a Giuliano il 12 novembre 1672 dal notaio Francesco Margarito e da
donna Caterina Panzera. Al suo battesimo intervenne come padrino il feudatario di Giuliano e principe di Cursi Don Andrea Cicinelli e la nobile Genova
Fersini.
n.b. Il 25 agosto 1685 al clerico Gio.Antonio Margariti di Giuliano le vedove Francesca Marzo, Caterina
Brigante e Domenica Marzo con atto del notaio Cesi di Patù gli vendono per 8 ducati e mezzo tre pezzi di terra
seminativa a Patu denominati lo Sabbolo e le Brancoselle.
Non risulta la sua morte a Giuliano perché visse fuori e quindi deve cercarsi
nei necrologi dell'ordine cui appartenne. L'esatto titolo delle due opere che
possono consultarsi presso la biblioteca provinciale è il seguente:
1) "Opusculum cui titulus De Zelo in tres partes divisum. In prima agitur de
vero Zelo, et apparenti. In secunda enucleantur quaedam dubia circa Zelum.
In tertia res erit de quibusdam Zeli defectibus in particolari Authore Jo:
Antonio Margarita Julianensi Alexanensis Diecesis, Sacerdote Seculari,
Congregationis Sanctae Mariae Puritatis Praesbyterorum Missionariorum
semel Praefecto, sempre indignissimo Filio: dicatum Sanctissimo Domino
Nostro Benedicto XIII. Lycii, MDCCXXVII. Apud Orontium Chiriatti.
Superiorum permissu". Di complessive 221 pagine numerate seguite
dall'Indice, si aprono con una dedica un latino indirizzata al Papa Benedetto
XIV e che recita testualmente: "Santissime Pater, Anctitais Vestrae ardentissimus Zelus ab ineunte aetate, ita in Virtutum exercitione crescere caepit, ut tandem ad lumen totius Orbis, in ipsa, super omnes, Petri Sede fulgeret. Ibi apparet, haud nego, tot Principibus, Purpuris, Summis Pontificibus,
totque Viris Sanctorum albo adscriptis de Ursina Famiglia vallatus. Ego
autem hos omnes veneror, Sanctos maxime colo. Et hoc meum Opusculum illi
Zelo offero, quo Sanctitas Vestra magis inflammatur ad quae sunt Summi
Sacerdotis, quam Principis. Sed tanto ardore, ut Beneventana Civitas tot per
annos summo Zelo Vestro ardenter exculta, adhuc videret Benedictum XIII
senili aetate proprio ore pueros in Christiana Doctrina docentem, omnibus
Verbum Dei praedicantem, hospitantem Peregrinos, consolantem infirmos,
Viduas, ac pauperes omnes subvenientem. Et tandem omnia charitatis opera
ad miraculum exercentem. Hoc igitur parvum Opus Tantum Christi Vicarium
suscepturum libenti animo spero. Petractat enim de Zelo, sine quo bona opera
exerceri non possunt. Et utique sub umbra tantae lucis, falsorum Zelantium
habitus, contra quos declamando ardenter inculcat, timere non poterit: Nam
omnes laso Zelo muniti, ad fulgorem videntur Sanctitatis Vestrae frementes;
ad cujus pedes provolutus, corde, et ore eorum Vestigia deosculor:
Sanctitatis Vestrae.
Obsequentissimus filius, et Subditus Joannes Antonio Margarita.".
327
n.b. L'autorizzazione alla stampa, chiesta dall'autore al controllore Rev.Abb.D.Andrea Sirsi il 2 giugno 1727,
porta la data del 24 giugno (cioè l'Imprimatur) e da Lecce il 27 giugno ed il 5 luglio 1727.
2) "Le Pistole Sacre del Margarita dedicate all'Illustriss.(imo) e
Revrendiss.(imo) Signore Il Padre Fr. Vincenzo Di Aragona Arcivescovo di
Cusenza. - Lecce, M.DCC.XXVII. - Presso Oronzio Chiriatti. Con lic.(cenza)
de' Super.(riori)". L'opera contiene la spiegazione di 21 argomenti trattati in
altrettante Epistole per un totale di 75 pagine secondo il seguente schema:
1) "Argomento della Pistola ; 2) sottotitolo: "Riassunto dell'argomento"; 3)
"esposizione in versi"; 4) "Moralità", cioè chiusura moralistica dell'argomento. Dietro il frontespizio si legge la seguente dedica in cui non dovette essere estraneo il fatto che giusto cinque anni prima (1722) proprio per interessamento di questo prelato presso la Curia di Roma si era ottenuto il privilegio di "incoronare" d'argento l'artistica effigie della Madonna del Santuario
di Leuca opera del pittore veneziano Palma il Giovane andata quasi totalmente distrutta nell'incendio piratesco del 19 giugno 1624 e la cui parte centrale con i volti della Madonna e di Gesù bambino erano stati chiusi in un quadro
collocato ed ancora oggi conservato sull'altare maggiore della basilica:
"Illustriss.(imo) e Reverendiss.(imo) Signore, Queste Pistole, in cui o lo Zelo,
o i veri Zelatori, per corregere i delinquenti favellano, van cercando il ricovero forte, e 'l patrocinio di vaglia: e per ciò sen corrono all'ardentissimo
Zelo di V.S. Illustriss.(ima), la quale sincome dimostrò la generosità in non
far conto della sua Prosapia Reale con adossarsi a carni ignude le Sacre lane
del Patriarca Domenico; così generoso con suoi ardentissimi raggi ponerà in
fuga quei pipistrelli ombregiati in tanti, contro de' quali per l'emenda si
parla: e nel mentre la mia antica servitù vive sicura, sarà per accoglierle con
affetto: resto per sempre Di V.(ostra) S.(ignoria) Illustriss.(ima)
Umiliss.(imo) e Divotiss.(imo) Serv.(itore) Giovanni Margarita".
L'indice di quest'opera, a stampatello, elenca i seguenti argomenti preceduti ciascuno dalla stessa espressione ("Argomento della Pistola",… cioè
"dell'Epistola") e seguiti dal soggetto dell'argomento proposto in esame:
I.
Il Vero Zelo alla moglie di Putifare.
XII.
Moisè a Faraone.
II.
Il Vero Zelo a Moisè.
XIII.
Finees a Zambri.
III
Il Vero Zelo ad Assaline.
XIV.
Giosuè ad Achan.
IV.
Il Vero Zelo a Gezabele.
XV.
Elia ad Achan.
V.
Il Vero Zelo a Nabucco.
XVI.
Il re Ezzechia a Sennecherib.
VI.
Il Vero Zelo a Baltassarre.
XVII.
Natan a Davide.
VII.
Il Vero Zelo al popolo ebreo.
XVIII. S.Stefano Protomartire a Gesù.
VIII
Il Vero Zelo a Pilato.
XIX.
Abramo all'Epulone.
IX
Il Vero Zelo ad Ercole, ed Erodiade.
XX.
Il Battista incarcerato ad Erode.
X.
Il Vero Zelo al conciliabolo.
XXI.
XI.
Giuseppe Giusto a Putifarre.
Argomento della Pistola: Certo Secolare avea
pensiero di farsi Ecclesiastico a fine di far acquisto di ricchezze, né vuole dauomo di provetta età la consulta, che da vero
Zelatore di Dio, così li risponde. (seguono i versi e poi la parola
FINE )
328
Gennaro Prontera, sacerdote, morì a 53 anni in Strada di Mezzo alle ore 8
del 3 ottobre 1815.
Vitomaria Prontera proprietario. (ricorda che alle ore 16 del 23 dicembre
1816 nella casa posta in strada Chiesa gli morì la figlia di un anno Marianna
avuta dalla moglie Giovanna Franco).
D.Domenico Ciullo: Il Villani ripetendo quanto di lui dice l'Arditi scrive:
"Paolotto, nacque a Giuliano e fiorì nella prima metà del XIX secolo. Fu lettore di filosofia e di belle lettere. Non so veramente dir verbo di alcuno dei
suoi Scritti, editi o inediti. Morì a Castrignano del Capo il 5 gennaio 1839".
Nel manoscritto n. 55 dell'archivio del convento dei Minimi di Gagliano contenente lo "Stato nominativo dei religiosi del soppresso convento dei minimi
di Gagliano" il suo nome non figura fra i Paolotti presenti nel 1809 nel convento di Gagliano al momento della sua soppressione, segno evidente che o
trovavasi in altro convento o che aveva lasciato da tempo l'abito dell'ordine.
Da documentazione sparsa raccolta dal padre Leonio già parroco di Gagliano
e funzionante nel convento dei Minimi passato nel 1941 ai Trinitari a carico
dell'attività del Nostro risultano questi documenti: 1) Lettera spedita da
Gallipoli il 16 settembre 1819 da D. Giuseppe Guarna inerente la restituzione
di una polizza. 2) Lettera datata senza specifica del mese "Le 16 del 22.
Domenico Maria Ciullo scrive a don Tarquinio Panzera per segnalare che don
Ignazio De Donatis proprietario e galantuomo di questa città ha bisogno di
un prestito o a cambiale o a mutuo per un anno". Il De Donatis si è rivolto al
Ciullo "data l'antica servitù di questi con la casata dei Panzera di Giuliano".
3) Lettera da Salignano del 25 novembre 1823 di don Vito de Blasi a Don
Domenico Ciullo per un affare col Signor Comi. 4) Da Salignano: lettera dell'8
dicembre 1826 di Ippaziandrea Pirelli al Lettore Domenico Ciullo di Giuliano
per informarlo che don Giovanni Fersini ha concluso il contratto della biblioteca paterna per il prezzo di 9 ducati. Il Pirelli sottolinea che con quei soldi
è meglio comprare fichi e invita il Ciullo a consegnare al porgitore. 5) Lettera
inviata il 21.12.1832 da Salignano da Ippaziandrea Pirelli a don Domenico
Maria Lettore Ciullo con cui lo ringrazia per un prestito di 30 ducati che
restituirà al più presto. (n.b. Fra i pochi nominativi segnati nello Stato nominativo dei Minimi di
gagliano nel 1809 compare un giulianese e cioè: "Fra Liborio Prontera - al secolo Vito Prontera", il quale, negli
atti di morte del comune è detto Liborio Prontera "Laico ex Paolotto", morto alle ore 8 del 21 ottobre 1817 a
78 anni nella sua casa posta in strada Sedile. Gli era parente Felice Prontera calzolaio domiciliato nella stessa
strada. L'atto comunale di morte di D.Domenico Ciullo lo dice "Sacerdote ex Paolotto" defunto alle ore 19 del
5 gennaro 1939 a 82 anni nella sua casa di Giuliano, figlio dei fu Francesco Ciullo e di Camilla Pirelli. E' ricordato in un atto notarile del 26 giugno 1791 per una Procura fra "il Padre Correttore Frà Domenico Ciullo e i
Padri Locali del Convento de' Paolotti di Gagliano - e - in Persona di D. Francesco d'Acugna degente a Napoli
- per esiggere et quietare". Nel 1836, in qualità di economo curato, compilò uno Stato delle Anime della parrocchia rimasto incompleto). Riguardo alla soppressione dei Conventi nel decennio
francese in un'opera specifica di Oronzo Mazzotta si legge testualmente:
329
"Gagliano. Paolotti. Il 21 dicembre 1809 i commissari Domenico Trani, Angelo Romano,
Eugenio Daniele e il sindaco Vito Maria Pasca procedettero alla compilazione degli inventari
del convento di S. Elia e S.Francesco di Paola. Tra le scritture contabili e altre carte, di interessante vi erano la platea del convento, redatta dal p. Antonio Gargasole nel 1684, e un
alberano a pro del monastero fatta da Andrea Vitali per la tenuta dei bestiami a lucro della
masseria Cavalcatore nel feudo disabitato di Casala. Nell'aprile del 1615, presso la chiesa di
S.Elia, il barone Giovanni Castrista fece costruire il convento. Aveva sei camere a piano terra
e 21 al piano superiore. I locali, occupati dal Giudice di pace, nel 1813 passarono al demanio.
(per altre notizie si rimanda alla sua biografia nell'elenco dei parroci di Giuliano). Beni
Conventuali: Masseria Cavalcatore con 33 capi di bestiame, 19 tomoli di terre seminatorie,
22 di terre agresti e 624 alberi di olivo. Nei feudi di Spisciano, Giuliano, Arigliano,
Castrignano, Valiano e Malignano possedeva 81 tomoli di terre seminatorie, 5 di vigneto, 10
di giardino e 1095 alberi di olivo. In una platea non datata, la rendita netta era di once 907,
di cui 894 dai beni e 13 da censi enfiteutici. Nel 1852 il sindaco e il decurionato chiesero
l'approvazione della commissione incaricata di raccogliere le offerte dei fedeli, dato il ripristino del convento. L'iniziale dotazione economica fu costituita dalla chiesa e dal convento
con due giardini annessi ceduti gratuitamente dal vescovo di Ugento". (O.Mazzotta, I
conventi soppressi nel decennio francese (1806-1815), Bari,1966,pp. 56-57.
L'autore in nota cita le fonti seguenti: 1) Palese, Alessano e la sua chiesa
maggiore; 2) A. Galuzzi, I minimi nella Puglia come entità territoriale e come
provincia monastica; 3) Archivio Diocesi di Ugento: Repertorio degli stabili
dei Minimi di Gagliano 1790; 4) Ivi, Venerabile monastero di S.Elia de Paolini
di Gagliano; ed ovviamente di G.M.Roberti il suo Disegno storico dell'Ordine
dei Minimi dalla morte del santo istitutore fino ai nostri tempi (1507-1902),
vol. II sulla Puglia, pp. 106,138, Roma,1902). La soppressione fu attuata in
virtù dei decreti emanati il 14 agosto 1806 (dei conventi con un minimo di
dodici religiosi professi), il 13 febbriao 1807 (chiusura dei conventi di
S.Benedetto e S.Bernardo), 14 agosto 1809 (di tutti i conventi maschili degli
Ordini possidenti e mendicanti) e infine 25 maggio 1811 (dei conventi nullatenenti). Noi aggiungiamo che il Domenico Trani Commissario altri non era
che l'Avvocato Domenico Trani di Castrignano del Capo di tristissima memoria. Fu nominato primo giudice di pace del circondario di Gagliano appena istituito. Era il caposetta della carboneria di Castrignano ma di carattere intrigante diede a spacciare l'esistenza della famigerata setta degli otto colori o
degli Edennisti per la quale Don Liborio Romano fu sbattuto in carcere in
S.Maria Apparente a Napoli, senza processo, e per ben due anni! Era in
perenne dissidio col fratello per questioni ereditarie. E non essendo sposato
venne nella risoluzione di adottare due bambine d'incerta paternità, per la
qual cosa il fratello Alessandro andò su tutte le furie e lo minacciò non condividendo questa sua decisione. D.Domenico ne ebbe paura e di ciò è specchio
un suo testamento olografo in cui confermando l'adozione e palesando i suoi
timori ("pria che la morte mi prevenga") affida le sue sostanze alle bambine
Francesca e Domenica Maglie avendo già loro concesso di adottare il assumere il cognome Trani. Fu in effetti ammazzato due mesi dopo in un agguato
tesogli nel maggio 1824 mentre di sera rientrava a casa. Per fondati sospet330
ti venne arrestato il fratello e i sicari Chiffi e Biasco con l'accusa di essere
il mandante dell'omicidio e scontò alcuni anni in carcere, ma dietro un'ingente somma dopo poco tempo ottenne la libertà. Ma essendo di animo perverso
e di indole delinquenziale fece camorilla con una banda di noti malfattori e si
diede a coltivare all'ingrosso un giardino pieno di tabacco dalle parti di
Arigliano. Scoperto venne di nuovo arrestato per contrabbando e condotto
definitivamente in carcere dove morì nel 1842. Così si estinse in linea maschile la ricca ed importante famiglia Trani di Castrignano! I vari beneficiati
della soppressione dei conventi nel decennio francese furono i pochi galantuomini che a prezzo di liquidazione comprarono beni monastici. Nel Capo di
Leuca Domenico Risolo di Specchia Preti e Alessandro Romano di Patù, padre
del celebre don Liborio, ministro di re Francesco e poi di Garibaldi, comprarono in blocco tutti i beni dei conventuali di Specchia, dei paolotti di
Gagliano, dei carmelitani di Morciano, e quelli che i domenicani avevano a
Tricase e nei territori di Alessano, Torrepaduli, Specchia, Tutino, Depressa,
Arigliano, Castrignano del Capo e Montesardo per 42019 ducati neppure in
contanti ma in cedole. In un recente articolo storico sull'argomento il prof.
Francesco Fersini di Gagliano, esaminato il Repertorio dei beni dei Minimi di
Gagliano del 1790, produce una Tabella riassuntiva di questi paese per paese
dove per Castrignano, Salignano e Giuliano la proprietà dei Paolotti si limitava a semplici beni terrieri e alberi di olivo calcolati rispettivamente in 8 ettari di terra con 85 alberi di ulivo a Salignano, un solo ettaro a Castrignano con
32 ulivi, mentre a Giuliano vari alberi non esattamente accertati erano distribuiti in complessive 3 stoppellate di terra; soprattutto non vi tenevano beni
immobiliari, cioè edifici o case. Il Repertorio di 65 pagine rappresenta l'aggiornamento dell'antica Platea compilata nel 1684 e per ogni bene si riportano la descrizione e l'atto notarile della donazione e della compra. In base ai
dati cronoligici degli atti redatti anche da vari notai castrignanesi, di Patù e
di Gagliano, l'arco di tempo delle nuove proprietà è compreso fra il 1690 e il
1798 con prevalenza dell'attività notarile nella prima metà del sec. XVIII.
Gaetano Prontera: Teologo e professore di Filosofia. L'Arditi è il solo che lo
ricorda con queste brevi parole: "Canonico Teologo nella Cattedrale di
Ugento, e maestro di Filosofia in quel Seminario. Trapassato nel 22 maggio
1850". In un registro della parrocchia lo troviamo nel 1820 ancora col grado
di "Accolito" nell'elenco dei partecipanti ammessi al godimento della massa
capitolare iscrittovi nel 1816. Celebra battesimi dal 1829 in poi mentre prima
compare da Acolitus di tanti in tanto fra i padrini insieme alla sorella Maria
Clementina. Nello Stato d'Anime del 1836, in cui D.Gaetano non compare,
unica Maria Clementina è la figlia nata nel 1811 dal Brigadiere Marittimo
Vitomaria Prontera sposato con Giovanna Trunco di Supersano ed apparte331
nente alla famiglia più ricca di questo casato. La conferma comunque ci viene
dallo stesso atto di morte dove lo si dice figlio dei proprietari Vitomaria
Prontera e Francesca Scarascia, morto a 45 anni alle "ore 5 della notte" del
22 maggio 1850.
Michele Fuortes capostipite e Capo Urbano
Gioacchino Fuortes: Dopo Tommaso nato nel 1845 a Napoli, Gioacchino
Fuortes è stato il primo della famiglia ad aprire gli occhi a Giuliano alle 10 e
mezza del 21 febbraio 1846. Nel comunicare la sua nascita il padre risulta
ancora domiciliato a Napoli. Sposò a Ruffano il 22 maggio 1883 Donna Teresa
Pizzolante di Giuseppe e di Antonia Lezzi. La sua fama è legata alla pubblicazione dei 76 Canti Popolari di Giuliano stampati nel 1871 insieme al fratello
Tarquinio. L'importanza di questa raccolta è enorme poiché in termini cronologici venne fuori quasi contemporaneamente alla prima grande opera del
genere pubblicata nel meridione da Casetti -Imbriani e intitolata Canti delle
Provincie Meridionali. Coltivò svariati interessi artistici sempre con un fiuto
ed un piglio d'avanguardia che lo portò a sperimentare per primo nel campo
della fotografia l'edizione pionieristica delle cosiddette mignonettes: piccole fotografie o fotografie di formato ridotto che trasformate in cartoline
inviava ai suoi amici. Anzi ad un certo punto della sua vita quella fotografica
divenne la sua attività principale unita a quella tipografica da indurlo a chiedere ufficialmente al Sindaco di Castrignano il permesso ad esercitarla professionalmente. Le sue foto, ormai rare, potrebbero costituire un importante archivio per il Capo di Leuca di cui riprese ogni angolo e, supponiamo, molto
abbondante dovette essere l'impegno profuso a ritrarre ogni cosa del paesello natale: monumenti e persone. Sarebbe meritevole di encomio chi riuscisse a raccogliere almeno le importanti testimonianze e immagini del passato remoto di Giuliano. Non gli difettò la vena poetica arguta se un opuscoletto siglato G.T. composto nel 1915 circolò per Leuca fra la bella borghesia
villeggiante dei cui esponenti più in vista tratteggiò anonimamente i pregi ed
i difetti in brevi ritratti in versi.
Lo studioso Aduino Sabato, l'unico finora a occuparsi della produzione artistica del nostro e del fratello Tarquinio, in un articolo pubblicato qualche
anno fa' sulla rivista semestrale Lu Lampione precisa meglio scrivendo "La
qualifica professionale, agli atti dell'anagrafe, è quella di "possidente", in
realtà, dalla documentazione in nostro possesso, risulta avere svolto una molteplice attività: fotografo, tipografo, editore, compositore di versi, abile
disegnatore e raccoglitore di canti popolari, insieme al fratello Tarquinio
(1848-1927). Gioacchino può essere considerato il più moderno dei protagonisti salentini soprattutto se consideriamo che la fotografia era nata pochi
anni prima che egli venisse alla luce e propriamente "negli anni dal 1833 al
332
1839 con riproduzioni su carta, ad opera di W.H.Talbot e su lastra metallica., ad opera di J.H. Daguerre, sviluppatasi poi attraverso le lastre fotografiche di Ch. Bennet, fino alla invenzione della prima Kodak portatile di G.
Eastmen nel 1887. Con la macchina fotografica ritrae, oltre le Ville di famiglia a Leuca, anche i costumi della sua terra: il pescivendolo, la riparatrice di
reti da pesca, la cardatrice, il contadino che, con il suo asinello carico di
fieno, torna dalla campagna, i venditori di terraglie, i muratori di Giuliano
intenti al trasporto di conci di tufo, la casa tipica di campagna e l'"accattone" del Capo di Leuca. Del paesaggio predilige riprendere i monumenti della
sua terra: i castelli di Giuliano, Lucugnano, Montesardo, la Torre di Malignano
e quella dell'Omomorto, la Torre del Sarchiello, oggi ridotta ad un rudere, le
barche a remi che solcano, come egli stesso ama definirlo, il "nostro mare"
sia che si tratti di pescatori, sia in occasione della festa di metà agosto, in
onore della Madonna de Finibus Terrae. (…) Le mini-cartoline, quelle conosciute con il nome di "Mignonettes", apparvero già dai primi anni del nostro
secolo ed ebbero, come sostiene Federico Carlino, inizialmente un formato
più piccolo (cm. 4,5X14) a partire dagli anni Venti. Se così stanno le cose dobbiamo convenire che Gioacchino Fuortes fu un antesignano nel fotografare e
stampare già nel 1903 una mignonette, riproducente una barca a vela, avente il formato 4,5 X 14.: cartolina spedita da Castrignano del Capo il 10 giugno
1903 e giunta a Ruffano il giorno successivo, destinatario la "signorina Maria
Fuortes delle figlie della Carità" (…)". Il Sabato considerando la sua produzione da disegnatore rileva in tre disegni esaminati che "risulta evidente la
mano felice dell'autore in quanto gli stessi esprimono sicurezza per l'assenza di qualsiasi sbavatura ed errore.(…). L'altra attività indicata, fra le tante,
è stata quella di editore: ad appena un anno dell'Unità d'Italia, pochi giorni
prima del Natale del 1871, presso lo Stabilimento Tipografico dell'Unione in
Napoli, veniva dato alle stampe, per conto dei fratelli Gioacchino e Tarquinio
Fuortes, un "Saggio di Canti Popolari di Giuliano (Terra d'Otranto)" dedicato alla nonna, la signora Anna Maria de Pace Panzera. E' interessante riportare per intero quanto a proposito era scritto perché ogni altro commento in
merito sembrerebbe arbitrario e non renderebbe a sufficienza l'idea di questa affettuosa e delicata dedica, quasi a voler rappresentare un quadretto
romantico di fine Ottocento. Essa evoca vecchi ricordi della fanciullezza dei
nostri protagonisti, seduti accanto alla nonna, intorno al focolare domestico.
"Carissima nonna, Vi ricordate, quando ancora fanciulli, nelle sere d'inverno, vi sedevamo
daccanto, scaldandoci ad un bel fuoco? E voi, per tenerci allegri, ci facevate cantare le canzoni del nostro paese? Noi quei giorni non li dimentichiamo; e la lettura di parecchie di quelle canzoni, nella pregevole raccolta di Canti delle provincie meridionali de' Professori A.
Casetti e V.Imbriani, ci à fatto venire il pensiero di pubblicare anche le nostre, e di presentarle a voi, come ricordo dell'affetto che vi portavamo fanciulli, e che vi portiamo tuttora.
Napoli 15 dicembre 1871". Il Saggio raccoglie settantasei strambotti il cui leit-
motiv dominante è l'ispirazione amorosa. Essi testimoniano le nostre stesse
333
tradizioni popolari perdute e confuse nel tempo che affiorano nei canti anonimi della campagna, della gente del villaggio. Nelle deboli voci di vecchi contadini, custodi di memorie. Ho scelto due canti a mò d'esempio, per dare
l'idea di come essi siano stati fonte d'ispirazione per i posteri, o costituivano motivo comune dell'anima popolare. Il n. 5 così recita:
Sinti cchiù vianca tie de ranurisu,
cchiù russa sinti tie de nna cirasa;
Quannu te ffruntu me vene lu risu,
La gente me trattene cu no te vasu,
Ca quanti santi nc'è allu paradisu,
Tante notti me sonnu ca te vasu;
Ca ci murissi e scissi a mparadisu,
Ca ci no bisciu tie mancu nci trasu.
Il canto richiama subito alla mente il personaggio di Turiddu, protagonista
dell'opera lirica Cavalleria Rusticana (1890), nelle parole del libretto di
Giovanni Targioni Tozzetti e Guido Menasci, magistralmente musicate da
Pietro Ma scagni (1853-1945) e che di seguito riporto per un raffronto;
O Lola ch'ai di latti la cammisa,
sì bianca e russa comu la cirasa,
quannu t'affacci fai la vucca a risu,
biata cui ti dà lu primu vasu !
Ntra la porta tua lu sangu è sparsu,
e nun me mporta si ce muoru accisu…
e s' iddu muoru e vaju mparadisu
si nun ce truovu a ttia, mancu ce trasu.
Il canto n. 15 è molto caro a noi tutti salentini perché ad esso si è ispirato il
tenore leccese Tito Schipa (1889-1965), grande interprete della musica lirica e leggera, quando nel 1963 adattò ed incise" Quannu te llai la facce la
matina".
Quiddh'acqua ci te llavi la matina,
Te preu, ninnella mia, no la menare;
Ca ddu la mini tie nasce nna spina,
E poi nasce nna rosa pe 'ndurare.
Mo passa lu speziale e ne la tira,
Pe fare medecine pe sanare.
La canzone:
Quannu te llai la facce la matina,
l'acqua ninnella mia nu la menare;
nu la menare e te preu ninnella mia nu la menare.
334
A ddhu la mini tie nasce nna spina,
nna rosa e nnu rusieddhu pe 'ndurare,
ma pe 'ndurare e nna rosa e nnu risieddhu pe 'ndurare
E mo passa lu speziale e se la pigghia,
nde face medecine pe sanare, mo pe sanare
…………. e nde face medecine pe sanare.
Nel 1877 scopriamo un Gioacchino Fuortes (1846.1930) compositore di versi
e tipografo al contempo, in quanto, nella "Tipografia dell'Autore", egli stampa un libro di poesie che dedica al padre Michele, dal titolo "Ombre e Raggi".
Il Nostro si cimenta nella composizione poetica solo nella prima parte del
libro, ossia nelle "Ombre" mentre nella seconda parte "Raggi" sono raccolte
13 poesie tratte da A. De Musset e da V. Hugo. Le poesie ascrivibili a
Gioacchino sono nove (Ricordo di Venezia; In riva al mare; Contemplazione; Il
giorno del suo nome; Per via; Rimembranze; Scherzo; Leuca e in Campagna).
L'autore dopo aver pubblicato le poesie "Il giorno del suo nome" e "Per via",
conclude ricordando la dedica di mano di Gioacchino della copia esaminata
("Al Nobil Uomo Il Duca Sigismondo Castromediano in segno di stima
G.Fuortes"),che rivela l'ambiente culturale e sociale elevato in cui si muoveva Gioacchino Fuortes. Visse per molti anni a Ruffano dove nacquero i figli
Antonio (1884), Maria (1885), Mercedes (1887) che il 1900 sposò il cugino
fraterno Federico, e Oscar (1889). Gli altri figli invece nacquero a Leuca
(Iran nel 1894) e a Giuliano (Francesco nel 1896), suo paesello natale, dove in
un palazzo di recente fabbricato accanto a quello del fratello Tommaso, chiuse gli occhi per sempre il 4 giugno 1930.
Tarquinio
Fuortes matematico: Carlo Villani nella sua opera intitolata
"Scrittori ed Artisti Pugliesi" stampata a Napoli nel 1904 a pag. 383 lo ricorda con queste parole: "Fuortes Tarquinio nacque in Terra d'Otranto nel XIX
secolo. E' professore nel Collegio militare di Napoli. Dei suoi scritti ricordiamo Saggi di canti popolari di Giuliano, scelti in collaborazione di Gioacchino
Fuortes; Elementi di prospettiva lineare per gli artisti, libro premiato
dall'Accademia Pontaniana; Aritmetica per i fanciulli, che ha avute due edizioni; Elementi di geometria descrittiva". Nacque a Giuliano nel 1848 da
Michele Fuortes e da Anna Panzera e secondo una certa consuetudine la
famiglia spedì il proprio cocchiere Donato Allagrande per comunicare la sua
nascita alle ore 18 del 29 luglio. Al suo nome a Giuliano è stata intitolata la
strada principale del paese che dall'entrata conduce direttamente alla
Matrice dopo aver superato l'Arco, e perciò detta anticamente Via o Strada
dell'Arco. Gli Elementi di prospettiva lineare per gli artisti furono pubblicati nel 1880 presso la Libreria Scientifica e Industriale di B.Pellerano di
Napoli. Secondo lo stesso autore, il libro nacque dall'esigenza di "dare agli
335
Artisti un esatto ammaestramento della parte teorica della Prospettiva e
poche scelte applicazioni, le quali, ervano loro di modello alle molte che si
preesentarannone' loro bisogni e che sarebbe impossibile raccogliere tutte
in un libro". In un breve commento nell'articolo sopracitato sui fratelli
Fuortes ("Gioacchino e Tarquinio Fuortes: due personalità poliedriche")
Aduino Sabato su quest'opera aggiunge che: "L'originalità e la novità dell'opera consiste nell'aver ribaltato il concetto tradizionale che aveva privilegiato, in tutti i libri sino ad allora pubblicati, la parte pratica sulla teorica,
dando luogo,così facendo, ad una" semplice raccolta di regole pratiche di
disegno" e riducendo "l'Arte ad un meccanismo". Morì nel 1927.
Giuseppe Fuortes ingegnere.
Tommaso Fuortes sindaco di Castrignano.
Giuseppe Panzera, padre dell'on. Antonio e del poeta-conte Giovanni, nacque il 17 novembre 1787 e fu l'unico figlio dell'avvocato dottor Tommaso
Panzera e di donna Marianna Pizzolante morta pochi giorni dopo il parto il 3
dicembre 1787 a soli 27 anni. Al battesimo celebrato il giorno dopo nella
Matrice di Giuliano gli furono padrinoi i baroni di Barbarano Don Gaetano e
Donna Giovanna Capace. I suoi genitori si erano sposati l'11 febbraio 1787.
Suo padre, cioè il Dottor Tommaso, era nato il 17 giugno 1752 dall'avvocato
Giuseppe e da donna Giuseppe Rianà di Galatina e morì anch'egli giovane a 47
anni a mezzogiorno del 26 dicembre 1798. Cosicché il nostro restò orfano di
entrambi i genitori ad appena 12 anni. Si spense a 66 anni alle ore 12 dell' 11
marzo 1855. Nell'atto di morte comunale si legge: "Galantuomo figlio del fu
Don Tommaso Panzera - Galantuomo - e della fu Donna Marianna Pizzolante lasciando vedova Donna Anna De' Pace". L'Arditi nel 1879 lo disse: "gentiluomo debitamente reputato, per probità, per pratica di affari, e per cognizione di legge".
Giovanni Panzera, fratello dell'on. Antonio, conte di Bitetto, poeta. Nacque
a Giuliano alle ore 6 di mattina del 21 agosto 1829 e fu battezzato il 27 agosto dal parroco D. Giuseppe Carluccio con i nomi di Giovanni Gregorio
Francesco. Ebbe due mogli appartenenti alle nobili casate dei Tomacelli (la
prima) e dei Satriano (la seconda). Morì nel 1893 a Monteroni. Nel necrologio apparso il 22 giugno 1893 su un giornale salentino viene qualificato come
Commendatore dell'Ordine di S.Gregorio Magno, scrittore arcadico forbitissimo, poeta classico e latinista di gran valore. Nello stesso articolo si riferisce che fu seppellito nella Cappella gentilizia della Masseria Lopes di
Monteroni. Il Villani nella nota opera del 1904 ampliando quanto l'Arditi nel
1879 disse del suo contemporaneo ("poeta colto oggidì dimorante a Napoli")
336
si limita a riferire che: "nacque a Giuliano (Lecce) nel secolo testè caduto.
Abbiamo di lui: L'Ascensione, inno; Pel compimento del 25.° anno del
Pontificato di Pio IX, visione; Rime a Laura ; Il buon Pastore ; Inni sacri, letti
nell'Accademia napoletana di Archeologia sacra e Storia ecclesiastica ;
Difesa delle deliberazioni del Consiglio provinciale in risposta a un articolo
del Cittadino Leccese del 10 maggio 1863". (N.B.: L'articolo cui si riferisce la Difesa trovasi
pubblicato nel numero 11 del 8 maggio 1863 dal titolo Delle Deliberazioni del Consiglio Provinciale, dove di
legge sarcasticamente:" Promettendo nell'ultimo numero del nostro giornale un analisi delle deliberazioni del
Consiglio Provinciale … pel liberarci prestamente da questo incubo che ci gravita sul cuore, diremo spiattellamene sin dal principio, che la maggioranza del Consiglio ha solennemente demeritato della provincia" (Si parla
del progetto deliberato il 27 giugno per" costruirsi una strada rettilinea da Lecce a Martano per la quale i cittadini di Martano, fatto il progetto d'arte dall'ing. Civile D'Ambrosio per un compenso di Lire 600 e appaltato a
Pantaleo Greco di Martano col 15% di ribasso offrirono spontaneamente ben 16.000 ducati). …Tutto presagiva bene per un opera di tanta utilità ! Senonchè nei giorni che procederono la pubblica discussione, si vide
un insolito affaccendarsi del Consigliere Giovanni Panzera per dissuasere i Colleghi dal divisato progetto, con
delle speciose dimostrazioni geografiche, ed il probo Consigliere De Castris. Sarà stato tratto venti volte alla
carta geografica, ed arringato dal Panzera. Il Barone di Vernole non sappiamo se coadiutore, o Capitano agevolare magnificamente l'opera di demolizione… ecc.)
(Vedi: Difesa delle deliberazioni del consiglio provinciale in risposta ad un articolo del
Cittadino Leccese del 9 maggio 1863 - Lecce, Tip. Eredi Del Vecchio, s.d., in 8.o, pp. 26 ) ;
ed anche:.- Sul prestito d'un milione di lire. replica al signor presidente del Consiglio provinciale - Lecce, Tip. Eredi Del Vecchio, s.d., in 8.o, pp. 23).
Antonio Panzera (1825 - 1886): Avvocato, Consigliere e Presidente della
Provincia, Sindaco di Lecce, e Parlamentare.
Secondo una tradizione di famiglia i Panzera vennero a Giuliano intorno al
1451 e presto si distensero rispetto alle altre per un livello economico e culturale che la fecero emergere su tutte le altre fino a poter vivere "more
nobilium" già nel corso del sec. XVI dando al paese ogni genere di professionisti. In effetti scorrendo i registri parrocchiali dal 1576 alla fine di quel
secolo s'incontrano i nomi segnalati di Notai Medici e soprattutto o Laureati
in Giurisprudenza (cioè Avvocati, o Dottori in Utroque Jure come si diceva),
professione quest'ultima che come nella migliore tradizione delle famiglie più
notevoli del Salento, rappresentò anche nel casato dei Panzera la specializzazione prevalente seguita da più componenti nel corso dei secoli. Tra i diritti acquisiti nel Seicento ebbe quello (riservato soltanto al Barone di Giuliano)
di "frangere e molire" nei propri frantoi. E, come ci informa una discendente, la signora Anna Panzera alla quale abbiamo attinto abbondantemente per
questa biografia, i trappeti e i mulini dei Panzera in Giuliano hanno conservato sino al 1915 lo stemma di famiglia ( d'azzzurro a tre leoni coronati
d'oro, sormontati nel capo da una stella di sei raggi d'argento), su cui era
impresso il millesimo "1635". La condizione di nobiltà portò i Panzera ad
imparentarsi con l'altre simili di Terra d' Otranto quali furono i Rienà, i
Caputo, i Pizzolante, i Lopez y Royo, o importate da fuori (i Fuortes di Napoli)
ecc. fino anche con i De Pace di Gallipoli per via del matrimonio contratto dal337
l'avvocato D. Giuseppe Panzera con Donna Anna Maria De Pace, sorella della
celebre patriota salentina del Risorgimento Antonietta De Pace, famosa fra
l'altro per aver accompagnato Garibaldi da Vietri a Napoli nel suo viaggio ed
entrata trionfale nella Capitale il 7 settembre 1860. A riguardo della patriota gallipolina val la pena aggiungere che prima della spedizione dei Mille si
trovava da tempo a Napoli impegnata a fondo in quei circoli patriottici che
facevano propaganda in favore della venuta di Garibaldi e dove fra tanti nomi
di illustri patrioti figurava anche un certo Ermanno Fuortes sul quale bisognerebbe indagare per accertarne una più che probabile parentela con Don
Michelino Fuortes che poco dopo il 1845 si portò a Giuliano per stabilirvi
definitiva dimora in casa di D. Giuseppe Panzera avendone sposato una figlia,
per cui Donna Annamaria De Pace fu in effetti la loro carissima e amatissima nonna materna dei suoi figli Gioacchino e Tommaso Fuortes alla quale nel
1871 dedicarono i loro "Canti popolari di Giuliano" con una bella e romantica
dedica immaginandola anziana, seduta dinanzi al caminetto acceso durante le
lunghe fredde serate invernali, intenta a sfogliare e leggere il loro opuscoletto. In questo diffuso clima culturale in famiglia aperto a nuovi orizzonti
politici, il 25 febbraio 1825, da Don Giuseppe Panzera e da Donna Anna Maria
De Pace, nacque ANTONIO PANZERA. Nella parrocchia il suo atto di nascita è così registrato: "Anno Domini Millesimo Octingentesimo Vigesimo
Quinto. 1825. Die quarta 4 Mensis Martii, in Feria V. Ego Joseph Carluccio
Archipresbiter Curatus hujus Parochialis Ecclesiae Julianj sub titulo
S.(ancti) Joannis Chrysostomi, Baptizavi infantem natum die vigesima quinta
25. Mensis Februarii hora quinta noctis sequentis, ex D.(omin)o Josepho
Panzera, Filio D.(octor)is D.(omin)i Thomae, et D.(omin)ae Mariannae
Pizzolante, et D.(omin)a Anna M.(ari)a de Pace, Filia D.(omin)i Joannis, et
D.(omin)ae Clarae Rossi, Conjugibus hujus Paroeciae, Cui impositum est
nomen D.(ominus) Antonius M.(ari)a Joannes. Patrini fuerunt D.(omin)a
Fortunata de Pace, et D.(omin)a Maria Rossi de Pace residentibus Neapoli
prout per mandatum procurae mihi exibito ad istas litteras suscipiens nomen
ejusmodi D.(ominus) Thomasinus, et D.(omin)a Clara Panzera ejusdem
Paroeciae". Qualcosa in più si apprende da un documento del 1836 che riporta il nostro già studente a Lecce all'età di soli 10 anni. In esso si ha ancora
l'idea della sua larga famiglia raccolta in più nuclei famigliari nello stesso
avito Palazzo. Si tratta in definitiva dello Stato delle Anime della parrocchia
di Giuliano nel quale l'Economo Curato D.Domenico Ciullo, seppure in maniera
incompleta, pensò di enumerare le famiglie giulianesi incominciando proprio
dalla famiglia Panzera descritta nel modo seguente:
J.M.J. (= Jesus Maria Joseph)
In Vico, vulgo Giudeca, in propriis aedibus habitant
Donnus Tarquinius Panzera coelibs filius D.ris D. Josephi et D.ae Josephae Rienà, an.72
338
incepti, Cr.C. natus 10 Jan. 1763.
D.a Scolastica Panzera Soror innupta an: 80 Cr: Conf. nata 10 Febr: 1751.
n.b. morì nubile a ben 105 anni nel 1856.
D.a Clara Panzera Soror innupta an: 76 Cr:C. n: 30 jun: 1760
n.b. morì anch'essa nubile a 92 anni nel 1852.
D.a Celestina Panzera Soror innupta an: 68 Cr:C. n. 28 Jun: 1766
___ Item ____
Donnus Josephus Panzera filius D:Thomae, et D.ae Mariannae Pizzolante, ac Nepos
D.Tarquinii, an: 47 Cr:C. n. 17 Novembr. 1787 Matrim: junctus Gallipoli die 31 Jan: 1813.
D.a Anna Maria De Pace ejus Uxor, filia D. Johannis et D.ae Clarae Rossi, an: 40 Cr:C. n.
Gallipoli.
Acolitus D.us Thomas Panzera filius an: 21 Cr:C. n: 10 X.bris 1813.
D.a Marianna Panzera filia an: 18 Cr:C. n: 2 Maii 1817 (nei registri parrocchiali risulta però
nata il giorno prima !).
D.us Carolus M.a Panzera filius an: 14 Cr:C. n: 31 Jan: 1822.
D.us Antonius M.a Panzera qui morans est in Licio causa Studi filius an: 10 Cr:Co: n: 25 feb:
1825 (1).
D.a Anna M.a Panzera filia an: 8 Cr:C. n: 8 Aug.sti 1827.
D.us Johannes Gregorius Panzera filius an. 6 n. 21 Aug.i 1829 (2).
D.us Julius Cesar Panzera filius an: 4 n: 28 Novem: 1831.
n.b. D.ris = Doctoris; Incepti = Incominciati; Cr: = Cresimatus; C. = Confirmatus. An: = annorum = di anni.
Innupta = non sposata = nubile. D.us e D.a = Dominus e Domina = Don e Donna. (*): Qui morans est in
Licio causa Studi = che al presente risiede a Lecce per studio. (*) Nato alle 5 di notte del 25 febbraio 1825 fu
battezzato il 4 marzo dall'arciprete D.Goiseppe Carluccio coi nomi di Antonio Maria Giovanni. Padrini gli
furono per procura D.Fortunato e Donna Maria De Pace residenti a Napoli. E in loro nome D. Tommasino e
Donna Chiara Panzera. (1) Nato alle ore 6 del 21 agosto 1829 fu battezzato il 27 agosto dall'arciprte
D.Giuseppe Carluccio avendo per padrini il Novizio D. Tomasino Panzera e la nonna Donna Scolastica "eius
Avuncula".
Secondo una prassi consolidata nelle famiglie benestanti del tempo presto il
padre lo avviò agli studi e per una migliore formazione culturale lo mandò a
studiare a Lecce presso i Gesuiti, celebri da sempre per la loro rigorosa e
severa didattica. Quindi, terminati gli studi superiori, si recò a Napoli presso la cui Università a 21 anni conseguì, come nella tradizione di famiglia e di
suo padre, la laurea in giurisprudenza. Subito dopo contrasse matrimonio con
Donna Giuseppa Cosma de' Conti Zurlo e fissò definitivamente il suo domicilio a Lecce in via Palmieri inserendosi prepotentemente nella vita culturale e
sociale della città. Nel 1860, in piena spedizione dei Mille, si trovava a Napoli
e qui rivelò ancor più apertamente la sua fede liberale partecipando attivamente al movimento risorgimentale. In un suo articolo nel giornale salentino
L'Ordine del 1882 Francesco Lo Re lo ricorda in tale frangente "Capitano
delle Guardie Nazionali della Capitale". Un altro giornale chiaramente partigiano di Garibaldi, e perciò intitolato Il Dittatore, rileva che "fu ammirevole
la solerzia degli Uffiziali, tra i quali si distinse il sig. Panzera, che come
Capitano volle partecipare ai sudori del soldato. Egli premurato dai commili339
toni a montare in carrozza si ricusò dicendo che era codardia non marciare
alla loro testa". La sua modestia e semplicità emerse allora in maniera così
predominante da rappresentare poi per sempre il tratto caratteristico del
suo carattere destando l'ammirazione e simpatia universale nel corso della
sua futura carriera politica. Infatti, conseguita l'Unità, Antonio Panzera nel
1864 fu nominato Tesoriere dell'Associazione Unitaria Costituzionale
Italiana di Lecce, voluta e sostenuta dal Duca Sigismondo Castromediano.
Subito dopo fu eletto due volte Consigliere Comunale e quindi Presidente
della Provincia di Terra d'Otranto. Il 1870 fu l'anno della sua consacrazione
politica che lo portò a diventare il primo dei due Deputati che in tutta la sua
storia il Comune di Castrignano riuscì a mandare al Parlamento Nazionale.
Militando nella cosiddetta Destra Storica nelle elezioni politiche di quell'anno ottenne una schiacciante vittoria in un documento autografo la discendente signora Anna Panzera ha trovato che nel 1873 Antonio Panzera chiese ai
suoi amici" piena e illimitata fiducia pel corso di un anno, per regolare… il
Partito Liberale Moderato" ottenendo con successo l'appoggio degli uomini
più illustri del Salento, e cioè di S.Castromediano, S. Grande, E. Lupinacci, A.
Paladini ecc., certi della sua onestà e rettitudine morale più volte dimostrata. Dopo quello di Lecce, nel 1880 optò per il Collegio politico di Tricase ricoprendo la carica di seguito fino al 1886, e ossia per quattro Legislature continue: dall'undicesima alla quattordicesima. Negli anni 1874 - 1876 quindi il
Comune di Castrignano del Capo ebbe la ventura di avere due Parlamentari
contemporaneamente: l'altro purtroppo (Vitantonio Pizzolante di Salignano)
morì prematuramente nel 1876 a soli 53 anni. La sua attività politica si può
evincere dagli Atti Parlamentari messi a stampa dalla Camera dei Deputati.
In definitiva così la riussume la più volte ricordata sua discendente:" Fu uomo
della Destra Liberale, ma, moralmente integro, votò con la Sinistra leggi progressiste, come quella sulla riforma della legge elettorale e quella per l'abolizione dell'odiosa tassa sul macinato. Dopo la caduta del suo Partito, seguì B.
Cairoli nelle file dell'opposizione alla politica trasformista di A. De Pretis. Fu
quindi, avversario politico del deputato leccese Gaetano Brunetti, ma lo
appoggiò "con premura nel progetto di prosciugamento e ricostruzione del
Porto Adriano di S. Cataldo, dando prova di un bello esempio nel sentimento
di fare il bene della patria comune" (cioè di Lecce !). In seguito alle dimissioni dell' ing. Antonio Guariglia, e in qualità di consigliere anziano, assunse le
funzioni di Sindaco di Lecce dal 7 agosto al settembre del 1885. Fu quello
l'anno della terribile epidemia di colera che mietè vittime in tutto il Regno e
a Salignano colpì mortalmente tre componenti di una stessa famiglia per cui
il comune di Castrignano adibì a lazzaretto il casino dei Pizzolante in prossimità di Leuca nominando a sorvegliante il giulianese Giacomo Frassanito che
si meritò una medaglia d'argento per l'opera prestata ai colerosi. A Lecce il
Sindaco Panzera ricorse a metodi più drastici ordinando la chiusura delle
340
porte della città per attenuare il pericolo di contagio e addirittura proibendo i solenni festeggiamenti patronali a S. Oronzo non senza malumori e contrarietà. Il popolo però capì la gravità del momento e se ne ricordò negli anni
avvenire con un detto popolare: "Durante lu colera / lu sindacu Panzera / ha
chiusu la città / ricciu ricciu e lari rulì". Alla sua morte avvenuta a Lecce il
9 ottobre 1886, Antonio Panzera ebbe (come riportano i giornali dell'epoca
ed una pergamena redatta intorno al 1915 da D. Carlo, figlio del Cav.
Antonio)"… onoranza da Re, e fu lutto per tutta la Provincia … Alla
Commemorazione che di lui si fece nella tornata del 23 novembre 1886 in
Parlamento, il Presidente della Camera dei Deputati, S.E. Biancheri, tra l'altro disse: "Di modi gentili, squisitamente distinti, A. Panzera associava
all'eloquenza della mente una rara bontà d' animo, … Dal cuore, che in lui primeggiava, traeva i più nobili sentimenti ed ogni virtù di abnegazione e di
sacrifizio … Affabile con tutti e sommamente benevolo, egli non ebbe un pensiero che non fosse indirizzato al bene altrui e al bene pubblico …". Fu anche
commemorato largamente in Consiglio Provinciale, che deliberò l'abbrunamento per un mese del banco della Presidenza e la posa nell'Aula Consiliare
di un suo ritratto ad olio, commissionato all'artista leccese Eugenio
Maccagnani. Il Municipio di Lecce commemorò il Sindaco Panzera il 13 ottobre 1886, deliberando "ricordi marmorei" ed imponendo il nome di lui alla
piazzetta antistante il suo palazzo. La città, infine, lo ricordò solennemente
il 7 novembre 1886 nel Politeama, dove parlò l'on. Nicotera e l'illustre
Francesco Rubichi. Fu in quell'occasione che sul prospetto del Palazzo
Panzera di via Palmieri fu scoperta la lapide in cui tra l'altro si legge:
"Antonio Panzera … la vita dei tempi nuovi / seguì animoso / Al comune bene
prodigandosi / Per civile e cavalleresche virtù / Trionfando delle gare di
parte / Gli stessi avversari / converse in amici / …". Nelle sue biografie dei
Deputati al Parlamento Italiani T. Sarti lo definì: "integerrimo sotto ogni
aspetto". La sua generosità ampiamente riconosciuta verso i meno fortunati
cui elargì a piene mani i suoi beni si tradusse nell'immaginario collettivo con
i versi del poeta contemporaneo F. Marangi (Gamiran) che lo chiamò: "Tata
de li 'nfelici e prutettore. / De li 'ppressi, puereddi e spenturati, / Iddhu
riccu e putente, iddhu signore, / Tutti trattò alla paru e comu frati …". Il
comune castrignanese pensò di affiggere una lapide commemorativa sulla sua
casa natale a Giuliano ma poi non se ne fece nulla. Abbondanti spunti per una
biografia pìu approfondita il lettore potrà averli intanto dalla stampa salentina del suo tempo e in particolare dal giornale L'Ordine (una"sua creatura"),
dagli Atti della Provincia e da svariati articoli e lettere dallo stesso pubblicati.A Lecce resta il Palazzo di via Palmieri prospiciente una piazzetta a lui
intitolata e nella Villa Comunale un busto in marmo dello stesso opera del noto
scultore Bortone di Ruffano: opere tutte queste recentissimamente tirate a
lucido e restaurate ripulendole anche di numerose e sconce scritte lasciate
341
da una gioventù poco rispettosa dei monumenti e delle memorie dei nostri
antenati.
Giovanni Prontera: professore e preside a Casarano: reputato latinista ha
pubblicato uno studio molto apprezzato sul significato delle antiche
Iscrizioni che si leggono su vari edifici della sua Giuliano.
Angelo Prontera detto Franco: docente universitario. Scomparso recentemente, ha tenuto a lungo la cattedra di filosofia presso l'Università di
Lecce, segnalandosi con vari studi su diversi filosofi contemporanei ed in particolare sul francese Maritain.
Venuti Quintino: vivente: Generale del'Esercito. Nato nel 1932 dopo aver
conseguito la licenza liceale intraprese giovanissimo i severi studi militari
presso l'Accademia Militare di Modena, dopo di che ha progressivamente
percorso con successo tutte le tappe di una lunga carriera militare fino alla
nomina al massimo grado di Generale una quindicina di anni fa'. Al presente
trovasi in pensione e vive ad Albizzate (Varese). E' fratello del prof.
Pasqualino Venuti, dottore in pedagogia e del comandante dei vigili urbani del
Comune di Castrignano del Capo sig. Franco Venuti.
Giovanni Marrocco: Generale di Divisione e Vice Comandante Generale
dell'Arma dei Carabinieri. Vanto e gloria vivente della piccola frazione di
Giuliano dove è nato il 5 gennaio 1932. Dopo aver compiuto gli studi nella provincia di Lecce conseguendo la maturità classica, nel 1951 si arruolò come
Allievo carabiniere presso la Legione Allievi Carabinieri di Roma, quindi frequentò il 10.o corso Allievi Ufficiali conseguendo il grado di Sottotenente nel
1953. Ha in seguito frequentato: - Corso Applicativo alla Scuola Ufficiali
Carabinieri di Roma; - Corso per comandanti compagnia fucilieri meccanizata, alla Scuola Truppe Corazzate di Caserta; - 12.o Corso Superiore d'
Istituto alla Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma. - Nei gradi fino a Tenente
Colonnello ha retto diversi comandi territoriali e speciali, fra i quali: plotone
fucilieri del 13.o Battaglione CC. di Gorizia; - Tenenze CC. di Cagliari,
Bonorvo, Olbia (in Sardegna); e di Monopoli (Bari); - Compagnia CC. Aeroporto
di Gioia del Colle (Bari) e Compagnia di Brindisi; - Gruppo CC. di Forlì
(Comando Provinciale).
Ha inoltre prestato servizio presso Reparti Speciali, anche quale primo collaboratore del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa nella lotta contro il terrorismo. Promosso Colonnello nel 1981, ha svolto gli incarichi di: Comandante
Carabinieri Antidroga; - Comandante Legione CC. di Ancona; - Capo
dell'Ufficio del Vice Comandante generale dell' Arma in Roma ; - Comandante
del Reparto Autonomo del Comando Generale dell'Arma in Roma. Nel grado
342
di Generale di Brigata è stato: Comandante della 11.a Brigata CC. in Roma dal
1986 al 1989; - Comandante della VI.a Brigata CC. di Roma dal 1989 al 1991.
Promosso Generale di Divisione nel 1991 ha retto: l' Ispettorato Scuole
Carabinieri in Roma; e il Comando della 2.a Divisione CC. "Podgora" di Roma.
Il 9 giugno 1994 è nominato Vice Comandante Generale dell'Arma dei
Carabinieri. E' insignito di alcune fra le più elevate onorificenze nazionali
militari e civili, fra cui quella di Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della
Repubblica Italiana, la Medaglia Mauriziana, la Medaglia d' Oro al Merito
della Sanità Pubblica, la Croce di Commendatore del Sovrano Militare Ordine
di Malta, e quella di Commendatore dell'ordine Equestre di S. Agata della
Serenissima Repubblica di S. Marino. Per distinzioni in servizio ha ottenuto
11 Encomi solenni.
Walfrido Ferrari: dopo aver compiuti gli studi pianistici ottenendo il massimo dei voti e la lode è stato chiamato a ricoprire la cattedra di pianoforte
principale presso il conservatorio di musica "Nicolò Piccinni"di Bari.
343
SINDACI DI GIULIANO
1556 - 1557
1582 - 1583
1585
1586 - 1587
1670 - 1671
1676 - 1677
1678 - 1679
1709 - 1710
1711 - 1712
1713 - 1714
1714 - 1715
1715 - 1716
1716 - 1717
1719 - 1720
1721
1731 - 1732
1732 - 1733
1733 - 1734
1734 - 1735
1735 - 1736
1736 - 1737
1738 - 1739
1748 - 1749
1762
1774 - 1775
1775 - 1776
1777 - 1778
1781 - 1782
1790 - 1791
1800 - 1801
1801 - 1802
1802 - 1803
1803 - 1804
1804 - 1805
1805 - 1806
Nicola Maria Palumbo (mastro)
Angelo Damiano
Francesco Maria Margarito
Nicola Margarito di Sanzonetto
Francesco Margarito (Notaio)
Antonio Pico
Francesco Villani
Tommaso Ciullo
Donato Pizzolante.
Francesco Giannelli.
Donato De Capo (medico).
Lazzaro Prontera.
Francesco Antonio De Blasi
Oronzo Cosi
Domenico Antonio Parisi
Onofrio Lecci
Domenico De Solda ("precedessore di Tommaso Panzera")
Tommaso Panzera (dottore)
Francesco Ciullo
Liborio Villani (medico)
Bartolomeo Diaz del Gado
Domenico Antonio Parisi
Ippazio Vitali
Vito Ciullo
Francesco Tasco
Giuseppe Prontera di Vito
Giuseppe Maria Coletta (medico)
Giovanni Coletta
Filippo Carluccio
Giovanni Schirinzi.
Giovanni Schirinzi.
Lorenzo Ciullo.
Vitantonio De Blasi.
Giuseppe Tommaso Ciullo.
Giuseppe Prontera.
N.B. Un Giuseppe Prontera "contadino" fu Vito morì a Giuliano a 77 anni alle ore 9 del 21
gennaio 1819 in strada del Pozzo lasciando vedova Elisabetta Picci. Morte dichiarata dai figli
Domenico di a. 37 campagnolo e Antonio di a. 43 contadino.
344
ARCIPRETI E PARROCI DI GIULIANO
1) 1578 - 1607
D. Angelo Papa
2) 1607 - 1630
D. Donato Borrelli
assassinato in duello
3) 1631 - 1640
D. Andrea Pipino
+ prima del luglio 1640
4) 1640 - 1654
D. Giacinto Damiani
+ 4.3.1655 a 50 anni
5) 1655 - 1714
D. Antonio Panzera
+ 17.8.1719 a 92 anni
6) 1715 - 1737
D. Fabio Oronzo Panzera
+ 5.9.1737 a 76 anni
7) 1738 - 1771
D. Nicola Pico
+ 9.5.1771 a 75 anni
8) 1771 - 1774
D. Salvatore Cipriano
Economo
9) 1775 - 1799
D. Domenico Maria Coletta
+ 9.3.1799 a 54 anni
10) 1799 - 1835
D. Giuseppe Carluccio
+ 8.2.1835 a 88 anni
11) 1835 - 1839
D. Domenico Ciullo
Economo + 5.1.1839 a 82 anni
12) 1840 - 1890
D. Francesco Ciullo
+ 9.1.1890 a 80 anni
13) 1890 - 1931
D. Cosimo Ponzetta
+ 24.5.1931 a 76 anni
14) 1931 - 1944
D. Casimiro Filoni
Galatone+26.12.1968 a 89 anni
15) 1944 - 1970
D. Vittorio Codardo
16) 1970 - 1992
D. Giovanni Ciardo
Morciano
17) 1993 - 2002
D. Rocco Zocco
Tricase
18) 2002 - …….
D. Quintino Pecoraro
Taurisano
NOTIZIE BIOGRAFICHE SUI PARROCI DI GIULIANO
1) Arc. D. Angelo Papa: Con lui iniziano i registri parrocchiali dal 1578 (e non
dal 1576 come scrive il Ruotolo). La sua morte non risulta registrata. Gli atti
del 1606 e 1607 sono firmati dal viceparroco D. Orfeo Palumbo morto il 25
aprile 1608. Quindi prende a registrare il nuovo arciprete D. Donato Borrelli
il quale però dovette essere nominato nel 1607 avendo testualmente dichiarato nel febbraio 1628 a proposito del conferimento dell' arcipretura: "sono
vint'uno anni ch'io l'hebbi da Roma". Fu personalità di grande cultura giacchè
il Tasselli nel 1693 al pari dell'arciprete Borrelli lo definì "scienziato", termine che al suo tempo si usava per qualificare uno studioso di cultura enciclopedica e dedito alla speculazione intellettuale.
2) Arc. D. Donato Borrelli: Dall'interrogatorio sostenuto nel 1628 dinanzi al
visitatore apostolico Mons. Andrea Perbenedetti vescovo di Venosa risulta
essere stato nominato nel 1607 con bolla papale. Era nato quindi circa l'anno
345
1577 avendo dichiarato nel 1628 l'età di 51 anni. Da un atto di battesimo del
10 marzo 1625 si apprende che suo padre era Mastro Mario Borrello, di fatti
D.Donato stesso scrive che i padrini furono: "Alessandro e Antonia Borrella
frater et soror mei predicti Archipresbiteri". Mastro Mario Borrello ebbe
una decina di figli da Marzia Giuranno di Presicce e fra questi l'arciprete che
non figura nel primo registro dei battesimi perché nato anteriormente alla
loro prima redazione per mano di D.Angelo Papa (1578). Nel 1587 lo troviamo
ancora clerico. Tenuto conto del curriculum canonico di ogni sacerdote che di
solito veniva ad essere ordinato tale a 24 anni è molto probabile che
D.Donato lo fosse divenuto nel 1601. dovettero essere ordinato Morì assassinato in duello per mano di Andrea Cicinelli figlio del Barone di Giuliano D.
Fabio Cicinelli juniore nel 1630 o ai primi del 1631. Il battesimo del 7 aprile
1631 fu celebrato dal nuovo parroco D. Antonio Pipino.
3) Arc. D. Andrea Pipino: o Pipini, come si firma nell'interrogatorio sostenuto nel 1628 dinanzi al visitatore apostolico Perbenedetti, nel quale dichiarò
sommariamente di avere 34 anni, di essere oriundo di Poggiardo della diocesi di Castro e che viveva a Giuliano, dove teneva un beneficio di 40 ducati per
messe da cebrarsi nella cappella di S. Nicola dentro la Matrice, perché ve lo
aveva condotto suo padre. In passato aveva anche subito un processo per
rissa dal quale però ne era uscito assolto. Da tali ammissioni si deduce che
fosse nayo a Poggiardo intorno al 1594. Il padre era il "Dottor" Giacomo
Antonio Pipino di Poggiardo che aveva sposato Donna Beatrice Borrello di
Giuliano dove si era stabilito agli inizi del '600. Dopo l'assassinio dell'arciprete D.Donato Borrello la parrocchia fu tenuta prevalentemente dal "sostituto" D. Marcello De Isolda e tutti gli altri sacerdoti officianti celebrarano
"con ligenza di D.Marcello Sostituto". Ciò sta a significare che ancora non era
stato nominato il nuovo arciprete. La sua attività arcipreturale a Giuliano è
documentata a partire dall'aprile 1631 quando in data del 7 aprile celebra di
persona un battesimo. Da un annotazione sappiamo che negli anni 1632 e 1633
si recò spesso a Roma (forse per segrete informazioni al Papa relative al caso
Borrello) ed intanto la tenuta degli atti parrocchiali fu curata come al solito
da D. Marcello De Isolda ("Li battezzati anco dell'anni 1632 et 1633 sono
notati nel Manuale fatto da D.Marcello de Isolda nel tempo che Donno
Andrea Pipino Arciprete fù in Roma cità et scripto in dorso di questo libro").
Non risulta risulta registrata la sua morte che comunque dovette avvenire
prima del mese di luglio 1640 poiché dopo il battesimo del 9 luglio da lui stesso celebrato da quel punto in poi si trova officiante il Sostituto D. Marcello
d'Isolda. Ci ha lasciato fra le pieghe di uno dei registri parrocchiali la bozza
di una predica da recitarsi in occasione della festività delle Sacre Ceneri e
che si riporta qui di seguito quanto più aderente alla punteggiatura originale
e risolta per esteso in qualche abbreviazione tipica del Seicento, secolo emi346
nentemente barocco nell'arte scultorea e nella letteratura dominata dalle
iperbole del marinismo tutto intriso di figure retoriche ampollose e di ardite espressioni:
"Predica nel giorno della Cenera fatta per mè D. Andrea Pipino Arciprete in
Giuliano.
Memento homo et Convert
Di queste due cose sara il nostro ragionamento. Chiesa santa in questo Teatro del Mondo, al
girar degli anni in ogni principio di quadragesima nella quale si dà la scena (1) a Dio ci mette
sopra le nostre teste le beneditti Ceneri con parole che ci riducono a memoria la nostra vita
mortale. Memento. In questo mistero delle Ceneri non vi hà parte altro che Noi, è festa
nostra, et documento nostro, et è tanta humile come vedete che nell'humilta sua avansa
tutte l'altezze della mondana sapienza. La filosofia de Gentili mandò ben fuori, a' tempi antichi quella preclara sentenza Cognosce te ipsum che in tutti li secoli fù celebrata e scritta in
lettere d'oro, ma come parola vaga à monir l'homo solo che si conoscesse, mà non li disse
però chi egli fusse, propose il dubio ma non lo resolse. I profeti nell'antica lege vennero in
poco più inanzi, sciant gentes dice Davit, quondam homini sunt, sappiano le cieche, e stolide
genti che sono homini, ma nondimeno non scopre se non forse dalla lunga l'origine della
nostra natura. Ma queste parole potenti, che si usan oggi con l'aspersione di Ceneri, in sù la
Testa Memento ci apre da capo a piedi e ci insegna distintamente tutta la qualita della
nostra vita. E' dottrina salutifera, o' fruttuoso racordo, non di filosofi, non di profeti ma di
Christo autor di ogni filosofia, e termine di tutti Profeti, che altra dottrina poteva mai dare
il Signor più utile, e più necesaria a tutto l'humano genere di questa, per la quale sapendo
onde veniamo et ove habiamo a ritornare possiamo risolverci ove dobiamo collocare le nostre
speranze e'l nostro core ; e chi non si ricorda che è cenere, et in cenere hà da ritornare sia
certo che hà perso la Carta del navigare, et ha smarrita la stella e'l polo e forza è che perisca, et non può guidare questa fragil nave di vetro di sua vita nel posto felice di questo Egeo
del mondo se non si converte et hec dicit Dominus. Covertimini. Vedite di gratia che gran
favore che Idio fà all'homini Noi doveremo pregar la maestà sua che convertondoci allui (2)
si degnasse riceverci, et egli si abassa tanto che come se havesse bisogno di noi ci prega che
vogliamo convertirci, ò che bontà infinita ben degna di Dio, egli l'offeso e pur siccome prima
a trattar di riconciliarci con Noi. Convertimini. Dimmi G. in tutto il progresso del tuo essere
ti hai ricordato che sei cenere, ti sei convertito ? Mi par di nò che se questo n'havesse
seguito t'havresti ricordato della Morte, e non cosi a lenta breglia havresti peccato,
Memorare novissima tua, et in eternum non peccabis. Queste sono le 3 cose novissime et
estreme la morte il giudizio orrendo, et le pene dell'inferno in intollerabili, se pensarai a
queste 3 cose, ò non peccarai, ò se pur peccarai non peccarai in eterno, habi Memoria della
Morte, e convertiti che sei Cenere. Si Si ti sei convertita Donna superba e vanagloriosa e ti
sei molto ben racordato che sei cenere nel metterti a frontespizio d'un fragile vetro che
voi chiamate specchio nella rimenda dell'errori del biondo Crine con l'entreccio o minutissime anelle, e con bianco e rosso Colore pennellando il volto per allettare chi che sia alla
Vanita, e con seriche vesti adornata hai fatto pompa di tè stessa sù le strade per ridur a
dissonesti voleri i giovani dissoluti, e questa è la Cenere, et la Memoria della Morte, convertiti che il Signore questa mane ti chiama Convertimini ad me in toto corde vestro, lascia
tante vanità, et pompe e tante Carnalita che sei Cenere. Memento Memento quia Cines es.
Homini Superbi, Voi avari, Voi Carnali, Giocatori e biestemmatori, e giovani lascivi vi sete
Convertiti in questi vostri anni in tante Ceneri che vi son state poste in sù la testa ? ben convertiti nelle superbie dell'accarizzie lussurie Carnalità giochi biasteme e latrocini che (non)
avete fatto Catasta a guisa di specchi, che rilucono i vostri fatti al mondo per più secoli et
in questo vi sete spechiati che quasi novo Pavone, vaghegiato le sue bellezze di sé stesso
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invaghito ne farà ruota e' pompa superba al mondo e per la lor bruttezza in un tratto avilito e vergognato in sé medesimo, bassa le piume, e manda fuori stridolose Voci piene di gran
ramarico, Così Crestiano o Crestiana gonfi di tante Vanità guarda tè stesso et fatti, et
ammira i tuoi piedi Sordes eius in pedibus eius, nec recordata est finis sui dice il Profeta, al
fine, alfine, alla Morte, alla Morte habi l'occhio ò homo fragile che così mandarai voci esorbitanti con dire Vedde quid fuisti, quid es, et quid eris che con ragione seguirai fuisti sperna feditum es domus stercorum, et eris esca vermium e lasciarai di vagheggiarti ne' i specchi di tanti misfatti che in questa guisa rilucono al mondo iattantie eì vanaglorie del mal
fare. Ditemi di gratia e state meco, la compostura del vetro in che vi mirate per acomodar
le vostre bellezze ogni matino prima.
Note: (1) Scena: nella scrittura originale non si capisce se l'inizio della parola è "sc" o "X.": in questìultimo caso,
come di frequente si trova scritto il altri documenti coevi, "X.ma" stà per "decima", e quindi l'espressione "si
dà la decima a Dio" potrebbe significare "si rende conto a Dio" (del proprio operato nell'anno ). (2) " llui",
leggi: "a Lui". Convertimini = Convertiamoci.
4) D. Giacinto Damiani: In base all'età e all'anno di morte si deduce che nacque intorno al 1605 ma il suo nome, particolarmente diffuso in quegli anni, non
compare fra i battezzati di Giuliano. La sua attività sacerdotale traspare la
prima volta nell'atto di battesimo da lui celebrato il 13 luglio 1631. Circa la
sua identità i registri parrocchiali però non ci sono di molto aiuto perché il
suo nome non compare neanche fra i padrini ai battesimi e se compare, come
nella cresima del 1639, nulla aggiungono sulla sua paternità. Morì il 4 marzo
1655 a 50 anni dopo aver governato la parrocchia per 15 anni.
5) D. Antonio Panzera: Resse la parrocchia per ben 59 anni (primato mai fino
ad ora superato da tutti gli altri parroci di Giuliano) che dovette cedere per
la grand'età raggiunta cinque anni prima della sua morte. Figlio del dottor di
leggi Fabio Panzera e di donna Isabella Pellegrino, nacque il 3 marzo 1628. Gli
furono padrini al battesimo i baroni Don Giambattista Cicinelli e Donna
Francesca Maramonte. Morì quasi centenario il 17 agosto 1719 alla veneranda età di 92 anni.
6) D. Fabio Oronzo Panzera: apparteneva ad un ramo della nobile famiglia
Panzera, essendo nato il 15 maggio 1661 da Giuseppe Panzera e da Camilla
Sandalo di Patù. Al suo battesimo celebrasto il giorno dopo 15 maggio gli
fecero da padrini i Baroni di Giuliano e Principi di Cursi l'Illustrissimo Don
Andrea Cicinelli e l'Illustrissima Donna Anna Acquaviva. Morì a 73 anni il 5
settembre 1737.
7) Arc. D. Nicola Pico: Nacque il 20 giugno 1695 da Petronilla Valentini e da
Antonio Pico ultimo esponente prolifico della ricca e titolata famiglia che
annoverò a Giuliano di generazione in generazione il notaio Fabio Pico vissuto
nel sec. XVI, probabilmente congiunto dell'omonimo medico Fabio Pico
(n.circa il 1574 -+ 1651), padre del medico Nicola Pico (n. circa il 1607 -+
1650), nonno dell'arciprete, nonché padre a sua volta del medico Giuseppe
348
(n.1638-+1688), del sacerdote D.Pietro Pico (n.1646-+1717, zio quindi dell'arciprete) e di suo padre Antonio (n.1650 -+ 1731). Con l'Arciprete D.Nicola e
soprattutto con suo fratello il Magnifico Don Michelangelo (n.1712+1791)
morto celibe a 79 anni, la gloriosa famiglia di ricchi professionisti si avviò
inesorabilmente verso l'estinzione completa: di fatti non restarono che le
sorelle Francesca (n.1710-+1795) e Teresa (n.1707-+1791) che morirono
oltretutto innuptae, cioè nubili. Battezzato il 21 giugno 1695 ebbe per padrini Don Michele e Annuccia Diaz del Gado. Dopo la morte del suo predecessore avvenuta il 5 settembre 1737 tenne provvisoriamente la carica di Economo
della parrocchia fino a luglio del 1738; dopodichè fu nominato Arciprete. I
missionari vincenziani che lo conobbero nel 1758 lo dissero" esemplare e studioso". La morte lo colse il 9 maggio 1771 all'età di 75 anni e fu seppellito" in
sepulcro sacerdotuum".
10) D. Domenico Coletta: Figlio del medico Giovanni Coletta e di Donna Rosa
Perez di Gallipoli, nacque intorno all'anno 1745 e fu nominato Arciprete il
primo febbraio 1775. Il suo magistero fu subito irto di ostacoli per una falsa
accusa che lo diceva essersi inoppurtanamente immischiato in faccende secolari poiché sarebbe stato visto inculcare nei suoi parrocchiani un'energica
disapprovazione girando casa per casa contro l'elezione del notaio Biagio
Lecci a Razionale dei Conti comunali del passato sindaco Don Michelangelo
Pico. Per sua fortuna intervenne il sindaco di quell'anno Giuseppe Prontera a
dmentire pubblicamente questa voce malevole discolpandololo pienamente
con atto pubblico dinanzi ad un notaio ed anzi esprimendogli grande stima
dichiarandolo" persona esemplare che dà edificazione al popolo". In gioventù
avendo conseguito risultati brillanti nello studio fu scelto come Pedagogo dal
marchese di Botrugno Don Carlo Castriota Scanderbeg. Gli furono fratelli il
sacerdote D.Vincenzo e il medico Giuseppe Maria morto a soli 31 anni nel
1781, sicchè con la morte di quest'ultimo la famiglia si estinse in linea
maschile. Come presso i Pico ed i Villani anche nella famiglia dell'arciprete
Coletta sin dal sec. XVI fu particolarmente privilegiata l'arte medica. Come
il fratello però anche l'arciprete Colletta morì giovane ed in una maniera che
fu narrata dettagliatamente in latino dall'arciprete castrignanese D.Michele
Petese, già professore di storia sacra e profana nel liceo di Matera, chiamato a stenderne il necrologio. E fu una morte atroce dovuta ad un terribile
attacco di colite che lo colse in chiesa mentre recitava l'ufficio notturno.
Trasportato a casa si spense in poche ore munito dei conforti religiosi. Ai
suoi funerali partecipò una gran folla di popolo e i preti di ben tre Capitoli al
completo delle parrocchie di Giuliano, Castrignano e Patù: segno inequivocabile del grande rimpianto generale. La sua attività fu veramente lodevole e
per la profonda comprensione verso i più bisognosi che aiutava elargendo
denaro con generosità e per lo scrupolo con cui disbrigò le più piccole prati349
che burocratiche del suo ufficio. Di questo tratto del suo carattere ci restano gli atti dei registri parrocchiali compilati con chiarezza e abbondanza di
informazioni anagrafiche: infatti non mancò mai di specificare a carico di
ogni assistito la professione e l'esatta determinazione dei suoi antenati e
persino l'ora della nascita e il nome del giorno della settimana.
11) D. Giuseppe Carluccio: Prese a registrare i battezzati così come lasciò
scritto "postridie Kalendas Martias anni 1799 defuncto Archipresbitero D.
Dominico Maria Coletta". Nacque il 17 gennaio del 1747 a Giuliano e morì a 88
anni alle ore 8 di mattina dell'8 febbraio 1835 nella sua casa posta in Via di
Mezzo, quindi fu seppellito "in Aede Beatae Mariae Virginis extra moenia", e
cioè nella Cappella della Madonna del Canneto allora fuori le mura (extra
moenia) del paese. In un registro che riporta la nomina di tutti i partecipanti al capitolo di Giuliano col rispettivo grado la sua nomina all' Arcipretura
viene segnata sotto la data del 21 aprile 1799.
12) D. Domenico Ciullo: Ex Paolotto, sostenne l'ufficio di Economo della parrocchia di Giuliano da febbraio 1835 a tutto dicembre 1838. Nacque il 17 giugno 1757 dai proprietari Francesco Ciullo e Carmela Pirelli. Morì a Giuliano
(e non a Castrignano come scrisse l'Arditi) alle 7 di sera del 5 gennaio 1839
a 82 anni. Venne ricordato dall'Arditi fra gli uomini illustri del paese che lo
disse "Lettore fondato in Filosofia e Belle Lettere". In un rogito del 1791
risulta "Padre Correttore del convento dei Paolotti di Gagliano". Abitava nel
1836 in Via Giudecca (oggi via Mazzini) insieme al nipote D.Francesco: così la
sua famiglia è stata da lui stesso descritta nello Stato d'Anime composto
mentre governava la parrocchia di Giuliano in qualità di Economo Curato:
(famiglia n. 3 abitante in Via Giudecca "in propriis aedibus":
"Domnus Dominicus Maria Ciullo Oeconomus et Lector jubilatus ex cenobio Sancti Francisci
de Paula filius Aratoris Francisci, et Camillae Pirelli annorum 78 natus 17 junii 1757.
Josephus Thomas Ciullo Agricola filius Francisci annorum 70 Cresimatus Confirmatus natus
die 19 7.bris 1764 matrimonio conjunctus die 30 Maii 1801.
Dominica Antonia Ciullo ejus Uxor annorum 65 Cresimata Confirmata nata 4 8.bris 1770
Sacerdos Franciscus Ciullo filius annorum 27 Cresimatus Confirmatus natus 22 Januarii
1809.
Hyppatius Vitus Ciullo filius annorum 22 Cresimatus Confirmatus natus 1 januarii 1814".
13) D. Francesco Ciullo: Nacque il 22 gennaio 1809 da Giuseppe e da Domenica
Antonia Ciullo e abitò al N. 8 di via Giudecca dove la morte lo colse a 80 anni
alle ore 9 di notte del 9 gennaio 1890. La sua morte fu comunicata il giorno
dopo al Sindaco di Castrignano che erroneamente la fece registrare avvenuta alle ore 3, 07 del 10 gennaio 1890. Nelle memorie famigliari si tramanda
la sua particolare "disponibilità di denaro" o come popolarmente si dice "tuzzava a sordi" tant'è che in un lavoro difficile nello scavo della roccia per ricavarne un trappeto a chi scoraggiato dava di piccone su quella roccia partico350
larmente dura lo esortava dicendo: "non ci pensate che i soldi ci sono".
Sarebbe stato il costruttore del Palazzo in via Mazzini ( in dialetto "sutta li
ròvili" e nell'Ottocento perciò detta anche via Allori o anche via Giudecca),
e dove tuttora abita il discendente Luigi, nato nel 1926, e sposato con la
signora De Giovanni Antonia. Nell'archivio diocesano d'Ugento nel fondo
ordinazioni sacre (1649-1914) si conserva l'incartamento relativo al suo curriculum ecclesiastico sotto l'anno 1833, insieme a quello di D. Tommaso
Panzera ( aa.1832-1833 ).
14) D. Cosimo Ponzetta: Figlio di Giuseppe e di Clementina Ponzetta morì a 76
anni il 24 maggio 1931. Due giorni dopo ( il 26/5) fu seppellito nel cimitero di
Salve. Momentaneamente dopo la sua morte svolse la carica di Delegato D.
Andrea Pirelli di Salignano, e ciò fino a tutto dicembre 1931.
15) D. Casimiro Filoni: Nacque il 18 ottobre 1879 a Galatone da Giuseppe e da
Mico Marina. Morì a Giuliano in P.zza Castello il 26 dicembre 1968 alle ore
23: è seppellito nel cimitero di Giuliano. A lui si devono degli importanti lavori di restauro della Chiesa Madre nel corso dei quali emersero nuovi affreschi di epoca antica che attirarono l'interesse della Sovrintendenza di Belle
Arti della Puglia.
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