Parrocchia Santa Maria Assunta

Qualitàdellavita
GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014
RAPPORTO BRESCIA 2014 8
suppl. al num. 327 - dir. resp. Giacomo Scanzi
INNOVAZIONE E COMUNITÀ
SERVE IL CORAGGIO
DI CAMBIARE
STANDO INSIEME
di Enrico Mirani
n organismo acciaccato, messo a dura prova, ma sostanzialmente sano, in grado di reagire. È questa l’immagine della
comunità bresciana come esce dalla nostra seconda indagine sulla Qualità della
vita nei trentatré Comuni sopra i diecimila abitanti. Un quadro non dissimile da
quello dell’anno scorso. Non per propagandare una fiducia di circostanza, ma
davvero bisogna guardare il bicchiere
mezzo pieno. La crisi economica è diventata sociale. Tutti i giorni la cronaca (più
che i freddi dati statistici) testimonia le
difficoltà del vivere quotidiano: il lavoro
che manca, la casa diventata per troppi
un bene insostenibile, la violenza minorile, l’intolleranza per il diverso, il disagio
sociale. Tutti fenomeni che - presi singolarmente - possono essere tenuti sotto
controllo, ma che insieme costituiscono
una miscela esplosiva. Eppure i Bresciani hanno le carte in regola per farcela.
Non abbiamo ricette, ovviamente. Ci limitiamo a suggerire tre parole d’ordine
su cui puntare: innovazione, solidarietà,
comunità.
Innovazione. Vale a dire voglia e capacità di imboccare con coraggio strade diverse da quelle percorse finora. In economia, in campo sociale, nella cultura. Laddove serve. Brescia sembra sospesa fra
un grande passato che non c’è più ed un
futuro incerto che fa paura. Siamo stati
una potenza industriale, lo siamo ancora, ma la crisi e la globalizzazione ci costringono a cambiare: a puntare sulla ricerca, sulla tecnologia, sui mercati esteri. Ci spinge ad innovare, appunto. A rivolgere la nostra attenzione su formidabili asset non ancora valorizzati appieno: il turismo, la cultura, per fare degli
esempi. Abbiamo potenzialità quasi o
del tutto inesplorate. Certo, bisogna affrontare le criticità del nostro territorio,
a cominciare dall’ambiente. Troppo cemento, troppi veleni. Il risanamento è
doveroso per la nostra salute, ma anche
opportuno per stimolare l’economia. A
proposito di innovazione: l’edilizia - la
cui crisi ha messo in ginocchio intere zone della nostra provincia (Ovest in testa)
- può trovare qui il suo rilancio. Nel mattone di qualità, nel risparmio energetico, nella rigenerazione urbana.
Ma, prima di tutto, è necessario confermare il patto civico che unisce i bresciani, che fa di loro una comunità fondata
su valori, tradizioni, sentimenti riconosciuti: è ciò che si chiama identità, un
processo che però dev’essere inclusivo e
non esclusivo. Inoltre il senso di comunità, che significa di partecipazione alle
sorti della propria piccola patria, non
può separarsi dall’altra parola fondamentale, la terza: solidarietà. Possiamo
farcela soltanto stando insieme, consapevoli di condividere un destino comune. Diversamente dalla crisi usciremo
(se usciremo...) frastagliati, divisi, incattiviti, senza punti di riferimento valoriali.
Senza più identità. Soli.
U
Manerbio, Orzinuovi e Nave
Ma sul podio salgono in dieci
In meno di cinquanta punti (su base 1.000) ci sono le posizioni di vertice
Balzo del capoluogo che arriva al quinto posto. A livello nazionale Brescia tiene
1 MANERBIO
2 ORZINUOVI
3 NAVE
POPOLAZIONE
1 ROVATO
2 MONTICHIARI
3 GHEDI
AMBIENTE
1 NAVE
2 DESENZANO
3 DARFO B.T.
ECONOMIA E LAVORO
1 BRESCIA
2 CASTENEDOLO
3 MANERBIO
TENORE DI VITA
1 BRESCIA
2 SAREZZO
3 DARFO B.T.
SERVIZI
1 MANERBIO
2 BRESCIA
3 ORZINUOVI
grafica: Massimiliano “Map” Passanisi
La ricerca di Elio Montanari
Controcopertina di Tonino Zana
Presente
e futuro
di una terra
Bresciani
popolo
di federati
■ Una ricerca che
si è sviluppata in 7
aree, analizzate
attraverso sei
indicatori: questo è
il lavoro che Elio
Montanari ha
portato a termine.
■ Un patrimonio
straordinario,
capace di pesare
sul futuro di un
territorio che deve
imparare a
rappresentarsi al
meglio. a pagina 9
TEMPO LIBERO E SOCIALITÀ
1 DARFO B.T.
2 BRESCIA
3 LONATO d.G.
SICUREZZA
1 NAVE
2 BOTTICINO
3 VILLA CARCINA
2
Q
GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014 GIORNALE DI BRESCIA
Il viaggio
CLASSIFICA
pos.
(2014)
Manerbio supera Orzinuovi e Nave
I 33 comuni sono tutti in 120 punti
La città della Bassa (quarta nel 2013) scavalca Nave, prima nel 2013
Bene Brescia che recupera 4 posizioni e si porta a ridosso del podio
opo 42 classifiche, una per ogni
la demografia. Al 5° posto si colloca Brescia,
indicatore, con punteggi da
in recupero dopo il 9° posto del 2013, con il
1.000 a scendere in proporziocomune capoluogo che alterna quattro rine, dopo 7 graduatorie, con la
sultati di vertice (1° posto per tenore di vita
mediadeipunteggiperogniambitotematied economia e lavoro, e 2° per servizi e temco,ilcomputofinalesichiudecontrecomupolibero)condueultimiposti,assaipenalizni racchiusi in 13 punti. Sono, nell’ordine:
zanti nel punteggio, nella considerazione
Manerbio,OrzinuovieNave.Treconferme,
dell’ambientee della sicurezza.Nelleprime
seconsideriamoche Naveha prevalsonella
posizioni,con punteggipressochéanaloghi
primaindiginesullaqualitàdellavitaneicoe poco distanti dal vertice, si collocano Lemuni bresciani mentre Manerbio e Orzino, che sale al 6° posto dal 13° della precenuovi occupavano, rispettivamente il 4° e il
dente edizione e tre comuni che conferma6°posto,inunagraduatoriache
no i loro buoni risultati: Gavarèassaicorta,conloscartodipodo, Gardone Val Trompia e Sachi punti a definire le posizioni.
rezzo.
LA CODA
I tre comuni di testa ottengono
CompletalatoptenMontichiaBotticino, Bagnolo ri, la seconda new entry, che riquestorisultatograzieapunteggimedi,intuttigliambititemati- e Cazzago: solo cento sale dal 19° posto della prima
ci, sempre nella prima metà o,
edizione al 10° posto del 2014,
punti li separano
al più, al centro della classifica.
grazie ai risultati di vertice per
dal vertice
Manerbio si colloca al 1° posto
gli aspetti demografici e per
della classifica
nella considerazione dei servizi
l’economiaeillavoro.Nelgrupallepersoneal3° nell’economia Segno che la qualità ponedeicomuni dicentroclaselavoroesolonelcasodellagrasifica,spessoseparatidaun’ineabita anche qui
duatoria del tempo libero scenzia, si collocano, la gran parte
de al 18° posto che è il peggior
deicomunimaggiori,quellicon
risultatonellesettegraduatorie.
oltre 15.000 abitanti: Gussago
Orzinuovi, raggiunge il 3° posto nei servizi,
all’11° posto in recupero dal 21°, Palazzolo
nelle altre sei graduatorie non scende mai
sull’Oglioal13° posto, Ghedi al 14°,Chiari al
sotto la 17esima posizione (tenore di vita e
17°,Desenzanoal19°,inrecuperodal27°posicurezza).Nave,cheprevaleinbenduegrasto del 2013, Rovato al 20°, in discesa dal 7°
duatorie, quella relativa ai dati ambientali e
posto della precedente edizione e Concequella della sicurezza, paga solo il 30° posto
sio, che sale di una posizione al 22° posto.
nella considerazione delle caratteristiche
Rovato pur confermando il primato rispetdella popolazione. Posizioni di vertice che
to agli aspetti demografici, lascia la top ten,
sonofruttodiunequilibriotraidiversifattopoiché, rispetto all’edizione precedente,
ri che determinano la qualità della vita.
perde posizioni in alcune graduatorie e ocAnaloga anche la condizione di Darfo Boacupaposizionidifondoclassificaperiltemrio Terme, che si colloca al 4° posto, migliopolibero(25°)eperlasicurezza(28°).Inrealrando di una posizione il risultato della prità il comune che, nel confronto tra le due rima edizione, con il primato nel tempo libelevazioni,perdepiùsmaltoèSalò,chelascia
roesocialità,posizionidapodioperambienil2°postoescendefinoal21°,ancheinragiote e tenore di vita, ma due scivoloni, al 26°
nedeinuoviindicatoriadottatichesembrapostonellegraduatoriedellasicurezzaedelno penalizzare il comune gardesano che
D
perde posizioni in tuttele graduatorie ed, in
particolare,scendedal1°al7°postoneltempolibero,dal2°all’8°neiserviziedal7°al22°
posto per l’ambiente.
Nelle ultime dieci posizioni si confermano,
anche se recuperano qualche posizione,
Mazzano, Ospitaletto, Carpendolo, Castel
Mella e Bagnolo Mella, come pure Lonato
del Garda che, invece ne perde una. Nel
gruppodicodaentrano,daposizionedimediaclassifica,BotticinoeCazzagoSanMartino che occupa l’ultimo posto della graduatoria e, a sorpresa, Lumezzane, che dal 12°
posto del 2013 scende fino al 27° posto. Anche in questo caso la discesa di Lumezzane
si deve a risultati relativamente peggiori in
seigraduatoriesusette,siainquelledoveoccupava posizioni di testa (tenore di vita e sicurezza) che in quelle in cui segnava valori
di media e bassa classifica, con un solo miglioramento nella considerazione dei fattori dell’economia e del lavoro che non basta
a confermare il risultato 2013.
Lo sguardo alla geografia non offre spunti
particolari poiché tra i primi 10 classificati
nelleposizionirelativamentemigliorisicollocanoquattrocomunidella«pianura»(Manerbio,Orzinuovi,LenoeMontichiari),ambito territoriale che, rispetto alla prima rilevazione,guadagnaunaunità,mentrerestano saldi i quattro comuni collocati nella
«montagna» (Nave, Darfo Boario Terme,
Gardone Val Trompia, e Sarezzo) e perde
una unità la «collina» (Brescia e Gavardo).
Va osservato che i primi tre classificati sono
tutti comuni relativamente piccoli, tra i 10 e
13mila abitanti, mentre considerando i comuni maggiori, ossia quelli con più di
15.000 abitanti, solo Darfo Boario Terme,
Brescia e Montichiari rientrano nelle prime
10 posizioni mentre, come osservato, molti
si collocano a metà classifica, e nelle ultime
posizioni, si trovano Lumezzane e Lonato
Elio Montanari
del Garda.
Sedici anni scanditi da classifiche
Brescia in altalena, ma protagonista
■ Sedici anni di classifiche sulla qualità della
vita realizzate dal «Sole 24Ore». E per Brescia
una vera e propria altalena. Si passa dalla 79ª
posizione del 1998 (anno del debutto), per
arrivare alla 20ª del 2005 (la migliore in
assoluto), per chiudere con la 26ª del 2012, il
terzo piazzamento di sempre. Una altalena,
spiegano al Sole24Ore (che ha realizzato per il
GdB l’estrapolazione del vertice, della coda e
della posizione della Leonessa) dovuta anche al
mutare di alcuni indicatori (o perché non
aggiornati, o perché ritenuti più significativi di
altri). Un andamento, quello della nostra
provincia, che dà conto della ricchezza di
servizi, strutture, economia, ma che sconta
ritardi in tema ambientale e alcuni elementi
problematici sul versante della sicurezza.
Ma in ogni caso, e senza voler mettere le mani
avanti, misurare la qualità della vita su basi
omogenee e statistiche ha il senso di tener
monitorato un territorio. È negli Stati Uniti che,
negli anni ’70, si afferma la consapevolezza che
il benessere e lo sviluppo sociale non potevano
essere il risultato tout court della crescita
economica. È allora che viene introdotto il
termine «Qualità della vita» per indicare un
filone di studi che guardava all’insieme degli
aspetti della vita, assumendo l’idea che il livello
di qualità dipendesse dal grado di soddisfazione
di specifici bisogni individuali o collettivi.
posizione
(2013)
Comune
1
2
Manerbio
Orzinuovi
(4)4
(6)4
3
Nave
(1)5
4
Darfo Boario Terme
(5)4
5
Brescia
(9)4
6
Leno
(13)4
7
Gavardo
(10)4
8
Gardone Val Trompia
(3)5
9
Sarezzo
(8)5
10
Montichiari
(19)4
11
Gussago
(21)4
12
Rezzato
(15)4
13
Palazzolo sull'Oglio
(14)4
14
Ghedi
(11)5
15
Travagliato
(20)4
16
Castenedolo
(24)4
17
Chiari
(18)4
18
Bedizzole
(26)4
19
Desenzano del Garda
(27)4
20
Rovato
(7)5
21
Salò
(2)5
22
Villa Carcina
(25)4
23
Concesio
(22)5
24
Mazzano
(29)4
25
Ospitaletto
(32)4
26
Carpenedolo
(31)4
27
Lumezzane
(12)5
28
Castel Mella
(30)4
29
Lonato del Garda
(28)5
30
Calcinato
(23)5
31
Botticino
(16)5
32
Bagnolo Mella
(33)4
33
Cazzago San Martino
(17)5
info gdb
QUINDICI ANNI DI CLASSIFICHE NAZIONALI
Anno
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Prima
Piacenza
Parma
Bologna
Bolzano
Sondrio
Firenze
Bologna
Trieste
Siena
Trento
Aosta
Trieste
Bolzano
Bologna
Bolzano
Trento
Ultima
Palermo
Reggio Calabria
Caltanissetta
Palermo
Foggia
Messina
Messina
Vibo Valentia
Catania
Agrigento
Caltanissetta
Agrigento
Napoli
Foggia
Taranto
Napoli
Posto Brescia
79
63
52
69
50
23
44
20
31
21
53
54
44
32
26
53
3
GIORNALE DI BRESCIA GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014
LE AREE TEMATICHE
ambiente
economia e
lavoro
tenore di vita
550,8
617,0
656,4
665,5
777,1
691,8
630,6
597,2
597,2
460,6
691,6
587,6
495,5
582,5
punteggio
medio totale
popolazione
610,0
603,6
AMBIENTE
servizi
tempo libero
e socialità
sicurezza
657,3
612,1
449,8
533,7
548,4
508,4
673,5
610,2 402,0
475,0
867,7
688,9
746,0
641,8
505,5
611,1
424,6
567,1
365,9
837,4
883,7
613,7
588,5
221,3
581,0
628,4
685,0
629,8
573,2
315,0
543,2
692,5
580,8
550,7
642,5
605,1
584,5
557,1
558,9
566,9
579,7
476,2
655,1
628,5
612,1
463,9
531,5
690,4
576,3
430,9
678,4
716,9
680,6
363,7
514,9
648,3
564,5
676,2
634,0
725,3
612,1
452,4
448,4
402,9
562,7
567,9
643,2
683,2
562,5
438,9
477,3
565,6
555,7
589,7
634,7
688,5
608,6
523,9
507,0
337,6
549,1
544,5
567,3
626,9
637,4
450,7
456,5
560,6
548,3
651,1
652,8
763,7
534,5
358,3
435,2
442,7
547,9
518,5
626,4
776,3
536,3
384,6
408,4
584,9
544,9
526,6
612,7
823,1
599,2
438,7
346,6
467,5
543,6
532,0
563,5
567,2
624,2
524,6
562,5
431,2
542,8
584,1
594,6
692,5
535,9
310,8
441,0
640,8
541,1
639,2
689,3
635,2
639,7 540,0
389,0
255,3
540,2
692,0
616,0
673,7
616,1 406,0
406,6
371,0
538,2
489,9
605,3
593,1
610,4
513,1
523,2
432,3
537,8
465,7
536,1
632,7
575,4
376,2
462,0
716,8
530,9
538,4
619,2
634,2
613,9
368,3
480,3
462,2
526,9
624,7
631,0
621,5
573,7
427,8
473,5
336,3
521,2
594,4
540,4
648,7
570,6
375,6
421,5
497,5
517,3
598,9
656,5
650,3
554,7
285,9
330,3
544,5
514,7
426,6
542,1
668,8
621,2
392,2
363,8
588,5
514,3
516,6
678,5
655,0
559,7
293,1
326,0
571,1
513,1
640,2
553,9
531,0
549,6
449,5
567,9
299,8
508,5
532,4
579,1
655,5
582,6
396,8
358,2
454,7
503,5
448,4
578,1
595,2
543,1
268,1
368,5
723,0
498,9
497,6
598,9
641,3
547,3 406,6
350,7
449,9
490,3
534,1
636,3
539,0
517,5
424,5
537,9
243,2
POPOLAZIONE
3
5
7
2
ECONOMIA E LAVORO
TENORE DI VITA
4
TEMPO LIBERO
6
GRADUATORIA GENERALE
8
SERVIZI
SICUREZZA
info gdb
1
A livello nazionale
alcune ombre
e tante eccellenze
Per Il Sole 24 Ore Brescia si colloca al 53esimo posto
Per Italia Oggi risale fino ad un lusinghiero 21esimo
È
tutto sommato buona la posizione di
Brescia nelle due indagini che mettono
a confronto la qualità della vita nelle
province italiane nel 2013, condotte da
Il Sole 24 Ore e da Italia Oggi. La provincia di
Brescia occupa una posizione di metà classifica, il 53° posto, nella graduatoria del Sole 24
Ore, ma scala la graduatoria, fino al 21° posto,
nell’indagine, più complessa e articolata, prodotta da Italia Oggi, con il supporto della Università «La Sapienza» di Roma. Risultati non
omogenei, certamente, frutto di una diversa selezione degli indicatori, che tuttavia tengono
Brescia nella prima metà.
L’indagine stilata dal Sole 24 Ore, che mette a
confronto le 107 province italiane, vede ai primi posti Trento, Bolzano e Bologna e agli ultimi
Reggio Calabria, Palermo e Napoli e, come osservato,piazza Bresciaal 53° posto. Questaposizione, che è la risultante delle sei classifiche per
area tematica, esprime un valore mediano tra
prestazioni eccellenti, in un caso, performance
buone e altre decisamente meno confortanti. È
sicuramenteda annoverare tra gli ottimi risultati il 12° posto di Brescia nella considerazione degli indicatori degli «affari e lavoro». Ma, a parte
questopicco, gli altri risultati sonodi buona mediaclassifica: 35° postoper «servizi ambientesalute», 39° per «tenore di vita», 40° nella considerazione della «popolazione». Pesano negativamente sul bilancio complessivo della qualità
della vita il 60° posto per il «tempo libero» e il
101° per l’«ordine pubblico». La risultante di
questi diversi posizionamenti è quel 53° posto
che è 27 posizioni sotto il dato del 2012. A determinare questo arretramento, cui concorre il
cambio di molti indicatori, è uno scivolamento
in quasi tutte le graduatorie. Brescia arretra, dal
5° al 12°posto, nella considerazione degli «affari
e lavoro», dal 12° al 40° per la «popolazione», dal
35° al 60° per il «tempo libero». Tiene il «tenore
di vita», che comunque scende dal 36° al 39° posto, mentre peggiora ancora la posizione per
l’«ordine pubblico», dal 96° al 101° posto. Unica
eccezionein questo quadro il miglioramentoregistrato nell’insieme «servizi, ambiente e salute», dove Brescia migliora salendo dal 54° posto
al 35° posto.
Nell’indagine di Italia Oggi, che vede in testa
Trento, Bolzano e Aosta e in coda Vibo Valentia,
Enna e Crotone, Brescia si colloca in una posizione decisamente migliore, occupando la
21esimaposizione, in leggero miglioramentorispetto al 23° posto del 2012. Anche in questo caso il 21° posto nella classica finale esprime la risultante di diversi comportamenti in nove aree
tematiche. Brescia ottiene le migliori performance nella considerazione dei «servizi finanziarie scolastici» all’11° posto, della «popolazione» al 12°, del «disagio sociale» al 28°, del «tenore di vita» (30°) e degli «affari e lavoro» (37°). La
nostra provincia ottiene valori di media classifica rispetto al «sistema salute», collocandosi al
55° posto, e per il «tempo libero» (66°) mentre
«criminalità» e «ambiente» sono le note dolenti
con valori, anche in questa indagine, di fondo
classifica, rispettivamente al 94° e 96° posto.
Elio Montanari
4
Q
GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014 GIORNALE DI BRESCIA
La testa
Una comunità in equilibrio
porta in vetta Manerbio
La cittadina della Bassa può vantare alcune eccellenze
ma soprattutto buoni risultati in tutte le aree tematiche
anno scorso era rimasto fuori dal podio per un soffio, stavolta si colloca addirittura al
primo posto. Dalla quarta posizione alla prima. Un bel salto per Manerbio. Ricordiamo che non si tratta ovviamente di una gara. L’abbiamo detto e
lo ripetiamo: la nostra classifica è stilata
secondo parametri misurabili, dunque
oggettivi, non tiene conto di mille altri
aspetti altrettanto concreti o soggettivi.
Va presa per quel che è: uno spunto per
riflettere sulla condizione, i mutamenti,
le dinamiche in atto nei centri principali.
Manerbio, dunque, non è il paese bresciano più bello oppure il migliore dove
vivere. Ad ognuno il suo, naturalmente.
È la cittadina dove gli indicatori che abbiamo individuato - popolazione, ambiente, economia e lavoro, tenore di vita,
servizi, tempo libero e sicurezza - risultano maggiormente in equilibrio. Non contano tanto le eccellenze, quanto una buona condizione nei vari campi. Attenzione: non significa che Manerbio non abbia problemi. Tutt’altro. Basti pensare alle casse comunali in sofferenza (con le
negative ricadute sull’attività amministrativa) e al recupero dell’ex Marzotto.
Questioni che, però, non possono oscurare quanto c’è di positivo nella comunità.
Ad esempio la forza del volontariato,
L’
una realtà vivace, che integra e talvolta
sostituisce la mano pubblica. Oppure
l’impegno per la cultura: Manerbio è al
sesto posto in questo settore per spesa
pro capite del Comune (31 euro ogni cittadino) e al nono per numero di spettacoli (676). Buono il tenore di vita, che tiene
conto - fra le altre voci - di reddito (settimo posto), depositi bancari (dodicesimo), basso costo della casa (secondo),
auto acquistate (quarto). Allo stesso modo, giusto rimarcare il terzo posto per la
qualità dell’aria e il sesto per la bontà
dell’acqua; il terzo posto nell’area tematica dedicata all’economia e al lavoro. Fra
i punti di forza anche il grado di istruzione: Manerbio occupa la decima posizione con 955 laureati, il 7,82% della popolazione residente. Ma è soprattutto nei servizi che la cittadina raggiunge i risultati
migliori. La classifica generale di
quest’area tematica la vede al primo posto grazie all’alto numero delle agenzie
bancarie, alla presenza del pronto soccorso ospedaliero e di valide strutture socio-sanitarie, alla densità commerciale,
alle infrastrutture della mobilità, alle
classi della scuola d’infanzia. Infine la sicurezza: quattordicesimo posto nella
graduatoria specifica, con un calo dei delitti totali registrari, in particolare dei furti nelle case.
La nostra indagine ha rilevato anche del-
Q
Qui sopra, piazza don Bianchi. In alto, il
Piccolo teatro comunale, uno dei luoghi
della cultura manerbiese. A destra, una
panoramica dell’area ex Marzotto in
attesa di destinazione
le criticità. Come l’alto tasso di vecchiaia
della popolazione corredato da una bassa natalità, la grande quantità di suolo
consumata da cemento ed asfalto, lo
scarso dinamismo del sistema delle imprese, una spesa sociale in sofferenza
(tanto più di fronte ai bisogni in crescita). In generale, dunque, Manerbio appare come una comunità vivace, ricca di
espressioni culturali e sociali, con un
buon tenore di vita, un ambiente accettabile, un livello discreto di sicurezza.
Enrico Mirani
La coda
Cazzago San Martino ultimo,
ma non è certo «maglia nera»
La classifica penalizza il Comune franciacortino che ha patito,
più di altri, le conseguenze della crisi economica e occupazionale
n ultimo posto, ma che può essere un’occasione per affrontare e, se possibile, risolvere le
criticità emerse.
È Cazzago San Martino ad avere il poco
ambito primato di maglia nera per quel
che riguarda la qualità della vita tra i Comuni bresciani con una popolazione superiore ai 10 mila abitanti, ma il 33esimo
posto nella classifica non porta però, per
dirla in gergo calcistico, alla retrocessione, ma può essere davvero occasione
U
La crisi economica ha colpito
pesantemente Cazzago San Martino e la
sola produzione vitivinicola non basta a
sopperire alle tante attività chiuse
per fissare un punto di partenza per avviare un’analisi più attenta e specifica,
magari calando i numeri sul territorio.
Va subito detto che la graduatoria ha un
rating davvero ristretto, nel senso che la
graduatoria non contempla distacchi
abissali. In linea generale si può tranquillamente affermare che la qualità della vita nel bresciano mantiene livelli d’eccellenza, anche se Cazzago sembra stia soffrendo più di altri paesi una crisi che sta
continuando a mordere.
Niente di irrisolvibile, ma sarebbe lecito
aspettarsi di più da uno dei Comuni centrali della bella e tanto ambita Franciacorta.
Sembra che il territorio viva della luce riflessa di un settore, quello vitivinicolo,
che si difende sempre benissimo, ma
che non può risolvere da solo delle problematiche che coinvolgono un sistema,
quello economico, che ha nella mancanza di vitalità la maggiore criticità, con la
crisi che ha coinvolto e portato alla chiusura diverse aziende e ha palesato poi
un’incapacità di produrre nuove attività; proprio in questo senso va sottolineato il penultimo posto dell’indicatore sulla densità degli esercizi commerciali inserito nella macroarea dei servizi. Altri indicatori (come il basso tasso di disoccupazione, attestabile al 4,4%) fanno invece sorridere, portandoci a pensare che la
virtuosa popolazione cazzaghese (al primo posto per quel che riguarda la raccolta differenziata) possa scalare ben presto posizioni in classifica.
Il primo posto nella raccolta differenziata dei rifiuti (Cazzago è in cima alla classifica dell'intero territorio bresciano da
due anni con una percentuale che sfiora
l'80%) è purtroppo però l’unica vetta
d’eccellenza, con il poco invidiabile picco in bassa classifica sul versante del tenore di vita.
Proprio il tenore di vita risulta essere la
condizione primaria per definire la qualità della vita, perché rappresenta tutti gli
aspetti fondamentali della condizione
economia dei cittadini.
Va detto anche in questo caso che c’è
una piccola distorsione dovuta all'ovvia
necessità di fare delle medie sui valori,
ma è innegabile che indicatori come
quello relativo ai depositi bancari (Cazzago è fanalino di coda con 6.491 euro
pro-capite, dato fornito dalla Banca
d'Italia) sottolineano in modo incontrovertibile la ricchezza (o la mancanza di
essa) dei cittadini, un dato questo che
davvero fa riflettere e non può dare spazio a diverse letture. Quindi i valori numerici possono davvero diventare elemento qualificante per aprire un dibattito costruttivo.
Gabriele Minelli
5
GIORNALE DI BRESCIA GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014
Q
Gli enti locali
Il nostro futuro (non solo
economico) dipende ormai,
e dipenderà sempre più,
dal mondo globale sul quale
una singola provincia può
influire ben poco. Ma tutto ciò
non diminuisce, piuttosto
accresce la nostra
responsabilità. Tocca sempre a
noi decidere se vogliamo
trasformare la sfida presente
in un’opportunità oppure
in una condanna al declino
Una municipalità policentrica
per vincere la sfida globale
Tra capoluogo e territorio della provincia la rete delle Amministrazioni locali
è chiamata a dar vita ad un progetto integrato di infrastrutture e servizi
i questi tempi è facile esser
presi dallo sconforto. È tutta una sequela di cattive notizie o, quanto meno, di timori di cattive notizie. Quando l’orizzonte si colora di nero è difficile disporsi all’ottimismo. Aspettative negative e dati allarmanti stanno innestando una spirale che si autoalimenta contribuendo ad amplificare la crisi. Se poi ci si mette di mezzo, come
sta avvenendo, una certa dose di vittimismo, per cui si fa a gara a sparare
un po’ nel mucchio (Europa dei burocrati o dei banchieri, Casta politica nostrana, genericamente poteri forti) allora il cerchio davvero si chiude. Ecco
perché un sano bagno nella realtà
può risultare quanto mai benefico.
Certo, il nostro futuro (non solo economico) dipende ormai, e dipenderà
sempre più, dal mondo globale sul
quale una singola provincia può influire ben poco. Ma tutto ciò non diminuisce, piuttosto accresce la nostra responsabilità. Tocca sempre a noi decidere se vogliamo trasformare la sfida
presente in un’opportunità oppure in
una condanna al declino.
Il report sulla qualità della vita che anche quest’anno il Giornale di Brescia
offre ai suoi lettori risponde proprio
ad un bisogno di verità che metta tutti
noi nelle condizioni di conoscere il patrimonio di risorse, le potenzialità latenti o inespresse - e in parallelo i ritardi, le manchevolezze e gli arretramenti accusati in questi anni - da cui ripartire per continuare il cammino di progresso intrapreso, e mai abbandonato, dal nostro territorio da due secoli a
questa parte.
D
ROBERTO CHIARINI
Roberto Chiarini è professore ordinario di Storia contemporanea e titolare di Storia dei partiti all’Università di Milano, facoltà di Scienze Politiche. Editorialista del
nostro e di altri giornali,
fa parte del Comitato
scientifico della Fondazione Turati di Firenze e
della Fondazione Lucchini di Brescia. È presidente del Centro studi di
Salò per la storia della
Rsi. I suoi studi si sono
concentrati su liberalismo, socialismo, fascismo, neofascismo e destra italiana. La sua ultima pubblicazione è «Alle origini di una strana
Repubblica» (Marsilio
editore).
Il quadro che ci viene offerto a distanza di un anno dal precedente non presenta - né potrebbe, dato il lasso di
tempo molto breve intercorso - novità dirompenti. Conferma piuttosto
punti di forza e fattori di fiducia, accanto ad elementi di debolezza e a lentezze da superare. Il dato di fondo resta, comunque, in linea con le caratteristiche strutturali del nostro sistema
produttivo: policentrico (con molti
poli attrattivi), multisettoriale (con attività diversificate tra industria, commercio e agricoltura), nell’insieme
conformato ai valori della laboriosità,
della concretezza e dell’intraprendenza. Il passaggio nel tunnel della crisi
ha messo certamente a dura prova
ma non ha intaccato nel profondo i caratteri originari della società locale.
La crisi ha inferto profonde ferite
all’apparato produttivo, gli ha fatto
perdere competenze e professionalità, ha però fortunatamente fatto anche da leva per molte aziende che han-
no saputo collocarsi con successo nella competizione mondiale. Al contempo ha fatto emergere il carattere di novità che presenta la sfida della globalizzazione, ossia che non è più possibile affidarsi alle sole energie individuali, aziendali o settoriali, ma che si deve
reagire come sistema. Ad esser chiamata in causa è la rete delle amministrazioni locali. Tocca loro attuare un
progetto integrato e coordinato di infrastrutture e di servizi, decisivi per assicurare un progresso economico della provincia e un miglioramento della
qualità della vita ai suoi abitanti.
Il lavoro non parte da zero. Il sistema
ospedaliero è ai primi posti nella classifica nazionale. Il capoluogo sì è appena dotato di una metropolitana
d’avanguardia. È di poche settimane
fa l’inaugurazione della Brebemi. In
compenso, non è mai davvero decollato l’aeroporto di Montichiari. È tutta
da costruire la banda larga. Un ricco
patrimonio di tesori archeologici, arti-
stici e architettonici in città e in provincia aspetta di essere adeguatamente valorizzato, per diventare (oltre che
un sostegno alla qualità della vita per i
suoi cittadini) una risorsa economica
di prima grandezza in un territorio peraltro ricco, come pochi, di attrattive
turistiche e paesaggistiche.
Inutile dire che il peso maggiore
dell’ammodernamento della dote di
infrastrutture e di servizi grava sulle
spalle degli amministratori locali. Brescia ha una lunga tradizione di buona
amministrazione. Ha una ricca articolazione di presenze anche fuori dal capoluogo che già si segnalano per le loro eccellenze in vari campi (da quello
sanitario a quello culturale, artistico,
turistico, del tempo libero). Città e
provincia sono chiamati perciò a compiere un salto di qualità nell’azione di
governo sulla base di una visione prospettica e integrata della sfida che il
nostro territorio deve affrontare.
Roberto Chiarini
La «qualità della democrazia» scommette sui quartieri
In una stagione di disaffezione al voto, urne aperte il 14 dicembre per il dopo-Circoscrizioni
Al voto per i Consigli di quartiere
■ La scommessa non è di quelle
semplici. Ma forse è nella natura intima della democrazia il fatto di essere
almeno un po’ complicata, tanto che
una sua eccessiva «semplificazione» vista da vicino - rischia di tradursi concretamente in una sua mancanza.
La scommessa non semplice di cui
stiamo parlando - in ogni caso - è di
quelle che investono non certo la sopravvivenza stessa della democrazia,
quanto piuttosto il nodo di una sua
«qualità». Nodo di assoluto rilievo in
una stagione che - a Brescia come in
Italia - fa i conti con fenomeni di affati-
camento democratico, dal calo dell’affluenza al voto fino alla caduta della
fiducia nella classe dirigente politica
da parte dei cittadini.
Vittime di questo affaticamento sono
state ad esempio le Circoscrizioni.
Che sono state abolite un po’ per demeriti propri (negli anni hanno finito
per essere sempre meno in grado di
favorire la partecipzione decentrata e
per assomigliare sempre più a rigidi
parlamentini in miniatura) e un po’
(come accaduto almeno formalmente per le Province) per la necessità di
offrire una visibile vittima sacrificale
alla divinità della semplificazione.
Scomparse le Circoscrizioni, restava
quindi senza risposta l’esigenza di un
luogo dove far incontrare amministrazione locale e territorio cittadino. Il
Comune di Brescia ha quindi scommesso su nuovi Consigli di quartiere:
33 organismi consultivi disegnati sulla città per i quali i bresciani che lo vorranno potranno votare il 14 dicembre. Il meccanismo prevede che i partiti organizzati non siano presenti, i
cittadini disponibili si sono candidati
in liste uniche. L’elettorato è aperto
anche a immigrati (purché residenti
da almeno cinque anni) e sedicenni.
Un regolamento che ha già messo in
evidenza qualche lacuna ma che è
espressamente sperimentale.
Regolamento a parte, la vera scommessa consisterà non nell’eleggerli
ma nel farli vivere. I Consigli di quartiere avranno vinto se davvero riusciranno a diventare luogo di ascolto, di
critica e di proposta. Se diventereranno per i cittadini un luogo di incontro,
di discussione, di qualità democratica. Una scommessa non semplice, come non semplice è la democrazia.
Massimo Lanzini
6
Q
GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014 GIORNALE DI BRESCIA
L’economia
L’azienda Brescia ha tenuto
grazie a export e innovazione
La provincia meglio di altre aree del Paese. Il capoluogo conferma
la sua forza propulsiva e attrattiva. La sfida è tornare a investire
A
bresciani, la classifica relativa a «Economia e lavoro» confermala città capoluogo al primo posto. La solidità del suo
sistema economico-sociale
ed anche la diversificazione
produttiva si riverberano positivamente sul mercato del
lavoro (elevata occupabilità e
bassa disoccupazione). Brescia è ben messa anche riguardo alla numerosità relativa
delle imprese ed alla loro dinamica (nuove imprese registrate). Il capoluogo si avvantaggia per il fatto che, oltre a
continuaread essere tra le prime città manifatturiere d’Italia, vede rafforzarsi le attività
terziarie, anche qualificate, e
sta ora scoprendo l’importanza del turismo e dei beni culturali.
Gli effetti di agglomerazione
spaziale paiono essere rilevanti, poiché i Comuni nelle
parti alte delle specifiche classifiche sono quelli in una fascia di 20 km dal polo economico ed amministrativo. I migliori collegamenti con Brescia (trasporti e comunicazioni), ma anche la facilità dei
contatti «face-to-face», giocano un ruolo rilevante. Perconverso, i comuni nelle posizioni inferiori delle graduatorie
sono prevalentemente localizzati nelle zone più periferiche.
In altre aree, soprattutto dove la diversificazione produttiva è contenuta, i contraccolpi della crisi sono più evidenti, come a Chiari, colpita dalla
crisi industriale e più ancora
da quella delle costruzioni. In
certi comuni, pur in presenza
di indicatori medi non elevati, si trovano nicchie d’eccellenza; ad esempio Castenedoloè al primo posto per la «qualità» delle imprese (incidenza
delle imprese accreditate al sistema Accredia).
Si può osservare che, paradossalmente, è proprio la crisi
che può far scoprire all’economia bresciana nuovi paradigmi produttivi, sia all’interno dell’industria sia nel terziario, come già rilevato riguardo al capoluogo. Nell’industria le nicchie d’avanguardia
si trovano dove ci sono molti
innovatori. Secondo il recente «Regional Innovation Scoreboard» dell’Ue, la Lombardia è classificata come «innovation follower», dietro i «leader» localizzati in Germania e
nei Paesi nordici, ma comunque nella parte alta della classifica. Questo risultato, conseguito nonostante i noti limiti
quali il relativamente basso
capitale umano (incidenza
dell’istruzione terziaria) e le
contenute spese per R&S, è attribuibile proprio alla diffusione di imprese high-tech e
dinumerosi innovatori tecnologici.
Enrico Marelli
ENRICO MARELLI
d un anno di distanza dal Primo Rapporto sulla Qualità
della vita, il quadro
di riferimento nazionale non
è, purtroppo, sostanzialmente mutato. Infatti un anno fa
si pensava che la recessione
stesse finendo. Invece siamo
praticamente al suo terzo anno consecutivo. Dal 2007 il
prodotto nazionale si è contratto di un decimo e la produzione industriale di oltre un
quarto.
È evidente che l’economia
bresciana non poteva non risentire di una crisi così lunga
e profonda. Va però subito
detto che il tipo di attività economiche svolte e la capacità e
tenacia degli attori economici locali hanno consentito
una performance meno negativa che altrove; con risultati
a volte più che ragguardevoli.
Basti citare l’andamento
dell’export, il cui valore è tornato quasi ai livelli pre-crisi.
Infatti le imprese che hanno
retto meglio l’urto della crisi
sono quelle che esportano e
la provincia di Brescia ha consolidato la sua già notevole
presenza su questo fronte.
Siricorda qui (come specificato in un precedente inserto)
che nella classifica de Il Sole
24 Ore - 2013) la provincia di
Brescia si collocava al 12° posto in Italia, grazie non solo alla quota di esportazioni sul
Pil, ma anche alla propensione ad investire ed ai bassi fallimenti. Nell’analoga classifica
di Italia Oggi, maggior punto
di forza era la contenuta disoccupazione. Se consideriamo ora i dati ufficiali
dell’Istat sul tasso di disoccupazione 2013, Brescia risulta
in una posizione mediana in
Lombardia: con l’8,4% è lievemente indietro rispetto al dato regionale (8,1% che si contrappone al 12,2% nazionale); ma sono solo Bergamo
(7,4%), Milano (7,7%), Sondrio (8%) e Monza-Brianza
(8,3%) le province che riescono a far meglio.
Tornando al Rapporto 2014
sulla qualità della vita ed alla
posizione dei vari Comuni
Si può osservare
che,
paradossalmente,
è proprio la crisi
che può far
scoprire
all’economia
bresciana nuovi
paradigmi
produttivi, sia
all’interno
dell’industria sia
nel terziario, come
già rilevato
riguardo al ruolo
trainante del
capoluogo
Enrico Marelli è professore ordinario di Politica economica presso il Dipartimento di
Economia e Management dell’Università
di Brescia.
Laureato all’Università Bocconi di Milano,
ha poi conseguito titoli di studio post-universitari alla London School of Economics
e alla University of Pennsylvania, Philadelphia.
Ha insegnato e svolto attività di ricerca
presso le Università Bocconi, di Cagliari, di
Trieste ed infine di Brescia (dal 1997). Ha
svolto ricerche e attività di consulenza per
diversi enti e associazioni, anche locali (Comune di Brescia, Provincia di Brescia, Associazione Industriale Bresciana, IReR - Isti-
tuto Regionale di Ricerca della Lombardia). Ha pubblicato libri e articoli scientifici, su riviste nazionali ed internazionali, in
diverse aree scientifico-disciplinari: macroeconomia e politica economica, economia comparata, economia e politica del lavoro, economia regionale.
Tra le ricerche svolte sull’economia locale,
si citano: Economia e Mercato: Brescia alla
prova del terzo millennio (con R. Barucco), Comedit Group, per conto della Provincia di Brescia, 2009; «L’impatto della crisi sull’economia bresciana: un’analisi comparata» in A. Porteri (a cura di), Le imprese
bresciane e la crisi globale, Ubi-Banco di
Brescia, 2012.
C’è un rischio: che «sparisca» la classe media delle imprese
Chi va bene andrà benissimo, rischia chi sta così-così. Nelle aziende come nel sociale
■ Fra qualche giorno il nostro
giornaleporterà in edicolail consueto inserto bilanci di fine anno relativo ai conti del 2013. Esamineremo dati e andamenti delle prime 750 aziende bresciane
ordinate in base al fatturato.
Una valutazione che trova conferma (nel senso che già si era osservata l’anno scorso) è questa: i
gruppimaggiori chestoricamentevanno bene continuanoad andar meglio (mediamente, beninteso), mentre sono in affanno (o
più in affanno) le aziende me-
die, quelle che stanno fra la fascia dei 20-40 milioni di fatturato.
E’ un fenomeno in atto dall’inizio della crisi: chi era strutturato
ha saputo evidentemente rispondere meglio al mercato e al
nuovo panorama (spingendo
sull’export dove già era minimamente perlomeno strutturato,
ad esempio); chi soffre, come accennato, è la middle class delle
imprese. Sta accadendo quel
che i sociologi stanno registrando nel più vasto corpo sociale:
sta sparendo la classe media.
C’è un dato a sostegno di quanto appena accennato e che meriterà approfondimenti: nella fascia 20-40 milioni di fatturato
noi registriamo il maggior turn
over, ma con relativamente poche aziende che salgono e molte
che scivolano giù.
Per alcuni aspetti qualcuno potrebbe dire che non è poi del tutto negativa una simile situazione. In fondo, si dice, abbiamo
sempre detto che la nostra struttura industriale ha relativamen-
te pochi "campionissimi", ovvero gruppi di peso almeno nazionale. E quindi - questo è il ragionamento - se alcuni scivolano
giù, ma alcuni altri salgono rafforzandosi questo sta nelle cose
delle vita. Bisognerà ragionarci
su questo secondo aspetto: di
certo abbiamo un trenta-quaranta gruppi che in questi anni
si sono rafforzati, c’è chi dal
2008 è raddoppiato.
E però una riflessione su chi non
ce la occorre farla. E non per pietismo economico, ma per la te-
nuta complessiva del nostro apparato industriale. E sono gli
stessi grandi gruppi a preoccuparsi: se non hai i piccoli attorno, anche i grandi faticano. Le
portaerei sole in mezzo all’oceano sono preda facilissima se
tutt’attorno non hanno la flotta
di servizio, di segnalazione, di
pronto intervento.
E i gruppi più grandi si stanno
accorgendo dell’importanza dei
piccoli al punto che sono loro a
volerli tenere insieme in quello
che si chiama contratto di filiera
riuscendoa trasferire sui più piccoli le condizioni che le banche,
ad esempio, praticano al capo-filiera. Il che è - per restare alla sociologia - una sorta di contratto
gi. bo.
di solidarietà.
7
GIORNALE DI BRESCIA GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014
Q
Le infrastrutture
Brebemi c’è, ora completare
il sistema e pensare all’aeroporto
La direttissima decollerà rapidamente se sarà al centro di una rete
L’altra criticità è legata a Montichiari: servono visione e strategia
e infrastrutture non fanno la
felicità, questo è evidente.
Ma sicuramente negli ultimi
mesi il nostro territorio ha fatto un passo in avanti con la chiusura
dei cantieri della Brebemi. Nonostante l’inizio difficilissimo, credo che alla
lunga sarà una infrastruttura che al
territorio servirà davvero, e sicuramente anche ora serve più dei cantieri che per diversi anni hanno semplicemente deturpato le campagne. Ma,
per renderla veramente utile, la si dovrà immergere in un sistema di collegamenti che ancora attende il suo
completamento. Anzi, per essere più
precisi, ancora attende di essere definito per non dire progettato.
Questo è il problema. A livello regionale, pedemontana e tangenziale
esterna milanese sono ancora in massima parte sulla carta: ma almeno la
carta c’è, mentre a Brescia siamo anche più indietro. Da parecchi anni accanto alla Brebemi che annaspava,
ma almeno stava avanzando, si è parlato di molte altre cose, dall’Alta velocità al rilancio dell’aeroporto, dalla
corda molle a sud della città all’asse
di penetrazione in Val Camonica. Almeno la Brebemi ora esiste, ma un
singolo asse viario senza il resto del
sistema di trasporti non serve a gran
che.
È curioso pensare come un territorio
fatto di grande, storica concretezza industriale sia governato con tale vaghezza istituzionale. Se un imprenditore individua un problema, lo affronta, cerca le risorse, e costruisce la soluzione. I problemi infrastrutturali del
territorio sono noti e non da oggi, le
risorse sono oggi un problema ma
per tanti anni non lo sono state; e in
verità anche oggi i progetti seri riescono a incontrare chi li finanzia. Eppure
si fatica anche solo a trovare l’accordo su cosa fare, prima ancora che su
come realizzarlo.
Quando la risposta a problemi veri è
l’immobilismo, si resta sempre sconcertati, e altri sapranno trovare risposte, forse nei meccanismi politici, forse nella qualità della nostra classe dirigente o altro. Ma il beneficio che potrebbe derivare dal completamento
del sistema di infrastrutture di trasporti rispetto a quanto abbiamo ora
è simile alla differenza tra avere un
mosaico e disporre solo di qualche
tessera.
Certo, occorre avere il coraggio di sognare un’economia che torni ai livelli
produttivi di qualche tempo fa e pre-
L
CARLO SCARPA
Carlo Scarpa è professore ordinario presso l’Università di
Brescia, titolare dei corsi di
Economia politica e di Economia e politica industriale. I
suoi interessi di ricerca riguardano l’economia dei mercati,
e in particolare privatizzazione e liberalizzazione, nonché
la regolazione e lo sviluppo di
settori a rete, quali energia e
trasporti. Ha ottenuto il DPhil
al Nuffield College, Oxford
University.
Ha insegnato o passato periodi di ricerca presso le università di Oxford, Cambridge,
York, Evry (Parigi), Macquarie (Sydney) il Boston College
e la London Business School.
Ha svolto attività di consulenza per la World Bank, la Consob, la Banca d’Italia, l’Autorità per l’energia elettrica e il
gas, e varie imprese private su
temi di regolazione nel settore dell’energia e in casi antitrust. Oggi collabora con l’ufficio italiano di NERA Economic consulting.
parare le condizioni perché quell’Italia riesca a decollare.
Quale potrebbe essere il prossimo
passo in questa lunga marcia? Da un
lato, è piuttosto ovvio che il sistema
stradale attorno a Milano deve proseguire fino al completamento dei progetti in essere. Anche se ben poche di
queste opere, che per un certo periodo erano state contrabbandate come
parte dei lavori per l’Expo, saranno
pronte per l’evento, questo non cambia le cose: occorre completare la Brebemi e il sistema viario Milano-Brescia.
Difficile dare priorità dopo questa, anche se probabilmente un analogo
completamento verso il Veneto sarebbe la prima cosa, non solo per aiutare
la Brebemi, ciò che in sé potrebbe
non essere tanto rilevante, quanto
per far sì che la nuova autostrada abbia veramente il ruolo per il quale era
stata progettata.
Ma, al di là delle ovvietà, credo che
per il nostro territorio sia ora di rimettere in agenda il destino dell’aeroporto. In questo settore c’è molto movimento nel nostro Paese, con il nuovo
regolatore che sta mettendo ordine,
gli aeroporti che investono per migliorare e ampliare le strutture, nuovi
azionisti dall’estero che ormai controllano Firenze e stanno per entrare
in modo rilevante in tante società di
gestione da Roma a Milano, etc.
L’arrivo di nuove risorse significa professionalità, significa avere maggiore
respiro finanziario, significa che c’è fiducia dall’estero rispetto al nostro sistema in generale.
Questa ristrutturazione riguarda anche Brescia, il cui azionista di riferimento non è più solo la cordata locale dei veronesi - che poteva in qualche modo essere vista come poco favorevole allo sviluppo di Brescia - ma
comprendeanche un grande operatore quale Save, che già gestisce Venezia e che dubito sia interessato a tenere un asset come Montichiari sottoutilizzato.
Brescia entra quindi in un vero sistema aeroportuale e dovremo chiarire
quale sarà il suo ruolo. Starà forse alle
forze produttive locali di cercare di
far capire alla nuova compagine azionaria quale possa essere il modo migliore di gestire questa infrastruttura,
che potrà essere redditizia per chi la
gestisce se è utile per il territorio (e
quindi è utilizzata). Le infrastrutture
deserte non servono a nessuno.
Carlo Scarpa
Da parecchi anni
accanto alla
Brebemi che stava
avanzando, si è
parlato di molte
altre cose, dall’Alta
velocità al rilancio
dell’aeroporto,
dalla corda molle a
sud della città
all’asse di
penetrazione in
Val Camonica.
Almeno la Brebemi
ora esiste, ma un
singolo asse viario
senza il resto del
sistema di trasporti
non serve a molto
Mancata programmazione e costi alle stelle
La pianificazione delle infrastrutture deve essere una scienza, non un’ipotesi
Un treno Tav
■ Tre volte tanto la media mondiale.
La linea Tav Torino-Milano ha raggiunto un costo chilometrico di 60 milioni di euro. Un’enormità che non
trova giustificazione neppur con la
complessa orografia del territorio.
L’esplosione dei costi, rispetto alle
previsioni originarie, la dicono lunga
su quanto la pianificazione a «spanne» pesi sul presente e sul futuro del
nostro Paese.
La pianificazione delle infrastrutture,
infatti, è una scienza, non un’insieme
di ipotesi alle quale dare ordine man
mano che si procede. È una lezione
che non abbiamo mai imparato. È il
capitolo saltato, sperando (scioccamente) che non arrivi una domanda
proprio sui fondamentali.
Se si vuole un’ulteriore conferma del
teorema esaminiamo la storia recente di un tratto Tav che ci coinvolge, la
Brescia-Verona. Che i treni veloci sarebbero passati nella zona dei verdi vigneti del Basso Garda lo si sapeva da
vent’anni, eppure solo ora arriviamo
a scoprire che si tratta di un’area delicata, da salvaguardare. Ci si poteva arrivare ben prima, sapendo che, nel caso di una tratta ferroviaria, una linea
rossa tracciata su di una mappa è già
un buon indicatore delle eventuali
problematicità che hanno diritto di
trovare ascolto e, nel limite delle possibilità, anche risposte.
Ora, e tardivamente, si affronta la questione col fiato sul collo, sapendo che
questi 80 chilometri sono fondamentali. Certo, i detrattori hanno un argomento importante al loro arco, poiché il sistema Tav sta fallendo un
obiettivo mal programmato (appunto), ovvero il trasporto merci. Siamo a
quota zero.
Un altro tema, sempre legato ai difetti
di visione, riguarda lo sviluppo della
rete aeroportuale, soprattutto nel
Nord Italia. Abbiamo uno scalo di fianco all’altro, con l’aggiunta di un hub
posto, di fatto, al confine con la Svizzera. Il problema oggi sarebbe quello di
riuscire a dare un ordine al tutto, in
un quadro dove il valore aggiunto è il
guadagno per l’operatore e l’indotto
per l’area che ospita la struttura.
È troppo sperare che si cambi registro, che l’interesse comune prevalga
nella programmazione delle infrastutture e nella certezza dei costi?
Claudio Venturelli
8
Q
GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014 GIORNALE DI BRESCIA
La società
Le radici nel «locale» alimentano
la capacità di stare dentro il mondo
Il bicchiere è «più che mezzo pieno», ma servono azioni tese a consolidare la coesione
Il Bresciano è area vasta e policentrica dentro la quale il capoluogo ha ruolo di traino
l «glocale» non è solo un’etichetta sociologica, ma una realtà a tutti gli effetti. Come avviene nel Bresciano, dove tiene insieme un tessuto locale ricco
(sebbene meno che in passato) sotto molti profili materiali e immateriali e una vocazione all’internazionalizzazione (innanzitutto economica).
E la dimensione glocal prevede anche - a differenza del carattere egemonico delle metropoli «gatekeeper» della globalizzazione - una
propensione al policentrismo, che
questa provincia possiede e rilancia, come mostrano svariati indicatori delle classifiche del Rapporto
Qualità della vita 2014. La crisi sociale nella quale ci dibattiamo è un
combinato disposto di questioni
drammaticamente reali - e i dati illustrano i contorni del disagio - e
di sensazioni, impressioni, proiezioni e sentiment (nel cui novero
le frustrazioni sono crescenti). Vale a dire, quella dimensione di speranza, e perfino di «sogno», dalla
quale, come ben sappiamo ma
troppo spesso dimentichiamo (e a
farlo, in primis, sono malauguratamente élites e classi dirigenti), dipendono proprio una porzione significativa e aspetti rilevanti della
qualità della vita.
Guardando al Bresciano, si può dire che, dal punto di vista dell’insieme di parametri riconducibili alla
sfera della «sociabilità» (tenore di
vita secondo il Bil - l’indice del benessere - tempo libero, cultura, socialità, partecipazione associati-
I
va) il bicchiere va valutato, con orgoglio, come (più che) mezzo pieno. E ciò nonostante si aggravi e
ispessisca il problema della sicurezza - in particolare lungo l’asse
che dalla città va a Desenzano - e,
al netto del «disagio percepito», la
popolazione avverta troppa sottovalutazione del fenomeno da parte di chi deve porvi rimedio. E, come tanti esempi storici ci hanno
sbattuto in faccia in maniera incontrovertibile, lasciare che nei cittadini si sedimenti la paura rappresenta il viatico più veloce per la disgregazione di una comunità (tema che rimane una delle componenti fondamentali della tuttora
esistente, e anzi aggravata dall’impoverimento, «questione settentrionale»).
La fotografia al 2014 riconferma il
Bresciano come un’area vasta, e
come un territorio policentrico,
dove a capeggiare la classifica, insieme al capoluogo, sono i centri
di Manerbio, Orzinuovi, Nave (posto più sicuro di molti altri, appunto) e Darfo, con alcune riconferme
rispetto all’anno trascorso ma anche qualche novità, evidenziando
così una situazione «in movimento» e il fatto che il tempo, come ha
scritto Giacomo Scanzi, «sembra
scorrere a una velocità elevatissima». Tra le novità va segnalato come la Leonessa, la città capoluogo,
torni a essere centrale e ribadisca
una sua preminenza, innanzitutto
per l’ampiezza dell’offerta culturale e per quella dei servizi (anche se
non bisogna mai, lo devono tene-
M. PANARARI
Massimiliano Panarari insegna
Comunicazione politica all’Università di Modena e Reggio Emilia e Marketing politico presso la
School of Government dell’Università Luiss «Guido Carli» di Roma.È commentatore del GiornalediBresciaedellaStampa,collaboratore della rivista Il Mulino.
Si occupa di fenomeni sociologici,mass mediaecultura pop,edè
consulente di comunicazione
pubblica e politica. È autore del
libro «L’egemonia sottoculturale» (Einaudi, 2010), coautore
(con F. Motta) del libro «Elogio
delle minoranze» (Marsilio,
2012). Tra le sue altre pubblicazioni «La divo-tv» in «Storie e
culture della televisione italiana» (Oscar Mondadori, 2013; a
cura di Aldo Grasso) e «Il giornalismo degli anni Duemila» (appendice della quarta edizione
del libro di Paolo Murialdi, «Storia del giornalismo italiano» il
Mulino, 2014).
re a mente gli amministratori,
«dormire sugli allori»...). Policentrismo, dunque, con Brescia protagonista in recupero sull’appannamento del 2013, e dinamismo, fattore ancor più indispensabile in
un contesto di crisi, specie della fiscalità pubblica. Di qui l’urgenza
di assumere delle decisioni rispetto a un modello di protezione sociale fortemente sotto stress, anche nella sua versione (benemerita) di welfare mix. Scelte che necessariamente andranno nella direzione ulteriore della razionalizzazione, ma che proprio per il loro
(ennesimo) carattere restrittivo
dovranno venire ben ponderate,
tagliando soprattutto quelle sacche di spreco che ancora permangono per non penalizzare ulteriormente le esigenze dei cittadini resi
più fragili dal vento freddissimo
della recessione.
E, al medesimo tempo, scelte che
possono anche ridare un senso
all’oggi assai contestata figura
dell’uomo politico, che ha il dovere civico di mappare i bisogni nuovi e di elaborare risposte creative. I
«poveri» Comuni sono la trincea: è
un lavoro ingrato il loro, ma essi
rappresentano anche il laboratorio che può iniettare anticorpi di
socialità nel tessuto spossato delle
comunità, dove i singoli fanno (ancorché legittimamente) un affidamento eccessivo sui risparmi delle
famiglie, i quali non sono eterni soprattutto se non vengono rimpinguati.
Massimiliano Panarari
Guardando al
Bresciano, si può dire
che, dal punto di vista
dell’insieme di
parametri riconducibili
alla sfera della
«sociabilità» (tenore di
vita secondo il Bil l’indice del benessere tempo libero, cultura,
socialità,
partecipazione
associativa) il bicchiere
va valutato, con
orgoglio, come mezzo
pieno
Mettersi insieme, tra spinte e resistenze
Dai Comuni alle Parrocchie fino ai No tav: restano i molti freni a «fare rete»
Una stretta di mano, simbolo di accordo
■ La necessità di mettersi insieme è ricordata da tutti, l’utilità di fare rete viene indicata in
ogni occasione come condizione ineludibile, le opportunità
che possono nascere dal dialogo fra realtà territoriali sono sottolineate in ogni convegno. Ma
mettersi insieme non è ancora
cosa semplice. E spesso la spinte a conservare ognuno il proprio «splendido isolamento» si
fa sentire - anche nel Bresciano sui fronti più diversi.
È il caso - ad esempio - degli enti
locali, con i piccoli Comuni che
vivono sulla propria pelle tanto
le difficoltà legate alle loro limitate dimensioni quanto le resistenze ad incontrarsi con i vicini
di territorio. In Valcamonica, ad
esempio, non si è ancora spenta
l’eco del referendum che ha bocciato il progetto di unione fra
Pontedilegno e Temù che altri
due Comuni si stanno muovendo - non senza dar vita ad un vivace dibattito fra i propri abitanti - verso una fusione: Bienno e
Prestine daranno vita ad una
consultazione referendaria, vedremo se può essere la volta buona.
La stessa, storica struttura territoriale delle parrocchie sta lavorando per tradursi in più ampie
unità pastorali. Ma anche qui
l’inerzia delle abitudini, se non
addirittura la rivendicazione di
irrinunciabili identità, rischia
talvolta di pesare sullo slancio
all’incontro. Perfino il movimento di protesta che si registra nel
Bresciano nei confronti del Treno ad alta velocità nutre al pro-
prio interno filoni diversi: se in
città le critiche sono rivolte anzitutto allo «shunt» che passa da
Montichiari, sul Garda le contestazioni si concentrano sul tracciato nell’area del Lugana.
Eppure spesso le ragioni del
«mettersi in rete» sono oggettive. Tocca allora alle classi dirigenti del nostro territorio difenderle fino in fondo. E dimostrare - risultati alla mano - che si
tratta di una scelta non solo «giusta» ma anche «conveniente».
m.l.
9
GIORNALE DI BRESCIA GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014
Q
Controcopertina
Il centro-sud
baricentro
verso Brescia
Il patrimonio della terra agricola tra i più
grandi della Lombardia. Bresciani federati
n questo gran finale di analisi sulla
ricerca della Qualità della vita si potrebbe ipotizzare l’idea di un centro-sud bresciano che si alimenta
dentro di sè e tra sè, nei singoli paesi e tra
i paesi, cioè di una pianura veloce e capace di perdere e di rifarsi e di riperdere e di
rifarsi lungo la Lenese, la 19, la 235, l’aeroporto che non c’è e che verrà, prima o dopo verrà, basti pensare al patrimonio di
piste militari e civili nella pianura più
aperta della Lombardia. E ancora lungo
le bretelle verso Brebemi e A4, poichè se
cresceranno e si modificheranno in meglio le bretelle verso la Brebemi, in mancanza di un accordo tra i grandi trust autostradali, si dovrà pensare a una competizione che gioca sulle grandi aree della
pianura per persuadere alla connessione
e alla costruzione di una progettualità industrial-artigianale-logistica, dai bresciani verso i milanesi e viceversa, sapendo
di dover procedere ancora più a nord, di
guardare oltre Milano, nella spinadi innesto tra Austria, Francia e Svizzera. Da
ovest a est ci penserebbe la Tav.
Altrimenti,cosa vorrebbe significare questa perdurante e rinfrancata e rinforzata
classifica del sud di Brescia sia sul piano
economico che demografico pur nella
durezza della crisi?
Pare che un gruppo di cento persone, le
più attente, la cosiddetta leadership che
c’è sempre, ovunque, abbia fiutato di appartenere a una grande terra di passaggio che va rallentata affinchè si possa saltar sopra e si accetti una sua parziale cessione in cambio di una partecipazione
storicamente apprezzabile per mestiere
e risparmi.
In più, questa terra florida del sud del centro della città è la sola ad avere a disposizione migliaia di ettari, nonostante tutto,
che possono essere barattati, trattati per
un immenso progetto di riqualificazione
lombarda.
In questa di nuovo pensata e vissuta ricerca del prof. Montanari si sente che il patri-
I
monio maggiore rimane la terra, la terra
fisica, quella che è ancora agricola senza
vita agricola e quella che inutilmente ha
occupato l’agricoltura e potrebbe essere
abbattuta per un concetto rovesciatamente e in parte autenticamente keinesiano: costruire e abbattere è sempre lavorare, è sempre economia, è sempre distribuzione di un reddito che attende al
basso di essere alimentato. E demolire e
bonificare diventano la ricostruzione in
quanto tale.
Brescia rimane il centro, sispende dinuovo la possibilità di capitalizzare una centralità su cui non ha più neppure senso
discutere se meriti o non meriti. Ora è
tempo di unificare la terra della città e di
cinquanta paesi intorno che sono già di
fatto unificati.
Ora, al di là delle fermate e dei caselli, non
penseremo che una terra di quasi 100 chilometri tra Sirmione e Soncino fino a Palazzolo nel cuore dell’occidente non starà a guardare con il naso in su mentre viene trafitta da treni a 300 all’ora, autostrade di mezz’ora in 60 chilometri mentre
gigioneggia angosciosamente, come una
lumaca, nel prendere Brescia dopo 500
rotonde e 20 labirintiti?
No, questa provincia del sud, si fa per dire, e rappresenta un terzo-quarto della
provincia che ha rispetto per il suo centro
e haeroso la vecchia conflittualità tra provincia e centro, adesso cerca concretezza, passaggi reali, abbassa le bandiere della politica e intende piantare pietre, sistemare campagne,valorizzare terracon posti di lavoro e unire per ferrovia - tram,
metrò - quella roba lì vecchia e nuova di
un secolo e un pezzo - mantenendo una
propriavicenda di lingua e abitudini, contenta di ingrandirsi nella sfida-vocazione
a una grande terra, tutti insieme senza
perdere la personalità d’origine.
I laghi, soprattutto il Garda, mantengono
un’autonomia, una logica di stati federati nel Bresciano-Veronese-Bergamasco,
a seconda del Garda e dell’Iseo e le valli,
Una terra di quasi 100 chilometri
tra Sirmione e Soncino fino a Palazzolo
non starà a guardare compiersi
il proprio futuro
secondo una lettura azzardata e non azzardata si muoverebbero in questo modo: la Valtrompia scende su Brescia mentre Brescia vi risale, l’alta valle rimane
con le generazioni alte e scende con quelle giovani; la Valsabbia patisce, pur libera
dalla strada delle gallerie e potrebbe assumere la responsabilità faticosa di un andare e venire maggiore, con tentazioni di
stringersi alla città libera di tante case e
pronta a scambiare pezzi di villaggi.
La Valcamonica bassa e media rilancia
una rinfrancata autonomia e si sgancia
su Bergamo, Brescia e Milano, opera in
aziende locali produttività aggiunta.
La valle alta sta decidendo, a parte il comparto invernale, per quello che dura nella
stagione e la nuova generazione dai 30 ai
40 anni osserva l’hinterland, la Franciacorta e stima che l’amore per la montagnanon sia più l’amoredei padri. In generale, Brescia e la provincia disegnano,
quasi istintivamente, una terra di federazione avanzata, alleggerendo differenze
identitarie.
Tonino Zana
NOTA METODOLOGICA
I COMUNI BRESCIANI CON OLTRE 10.000 RESIDENTI (01/2013)
La metodologia di calcolo dei punteggi, elemento necessario per definire una graduatoria, è assai
semplice e si rifà a modelli collaudati e consolidati, come quello adottato da “Il Sole 24 Ore”, che, fin dalla
metà degli anni ‘80, diffonde ogni anno una classifica sulla Qualità della vita nelle province italiane
I COMUNI
E GLI ABITANTI
GLI INDICATORI
ESEMPIO
MEDIA
I dati relativi ai 33 comuni bresciani con più di 10.000 abitanti al 1°gennaio
2013, che rappresentano l’orizzonte di riferimento di questa prima
indagine sulla qualità della vita a livello comunale, vengono analizzati
sulla base di 42 indicatori, sei per ognuna delle sette macro-aree
tematiche
Per ogni indicatore vengono attribuiti mille punti al primo comune
classificato, quello che presenta il miglior valore, e viene definito un
punteggio proporzionale per tutti gli altri in funzione della distanza del
valore di riferimento rispetto a quello del migliore della classe (fatta salva
la necessità di attribuire punteggi d’ufficio nei rari casi in cui il dato
disponibile è riferito ad un ambito territoriale)
Se, ad esempio, il miglior valore registrato per il comune A è uguale a 60,
quello del secondo comune classificato (B) è 45 e quello del terzo (C) è pari
a 30 e quello del quarto (D) uguale a 15 i punteggi relativi saranno A =1000,
B = 750 (1000x45/60), C = 500 ( 1000X30/60), D = 250 (1000X20/60)
La media dei punteggi conseguiti nella graduatoria, definita per ciascuna
area tematica, permette di giungere alla definizione di sette classifiche di
categoria.
Infine, attraverso la media aritmetica semplice dei punteggi parziali
definiti da ciascun comune nelle sette graduatorie tematiche, si giunge
alla classica finale che determina il miglior comune per qualità della vita
Brescia
188520
Carpenedolo
12855
Desenzano del Garda
27050
Calcinato
12846
Montichiari
24287
Bagnolo Mella
12819
Lumezzane
23320
Manerbio
12808
Palazzolo sull'Oglio
19770
Orzinuovi
12638
Chiari
18696
Bedizzole
11942
Ghedi
18611
Gavardo
11894
Rovato
18442
Gardone Val Trompia
11743
Gussago
16490
Mazzano
11654
Lonato del Garda
15784
Castenedolo
11376
Darfo Boario Terme
15603
Cazzago San Martino
11034
Concesio
15076
Nave
11009
Leno
14462
Castel Mella
10987
Ospitaletto
13945
Villa Carcina
10934
Travagliato
13622
Botticino
10856
Sarezzo
13607
Salò
10567
Rezzato
13032
10
GIOVEDÌ 27 NOVEMBRE 2014 GIORNALE DI BRESCIA