Vol.13 – N.1 - HS+E Magazine

THE
OCCUPATIONAL
HEALTH & SAFETY +
ENVIRONMENTAL
QUARTERLY
MAGAZINE
Jan-Mar 2015
VOL.13 - N.1
ANALISI DI RISCHIO
sanitario-ambientale per suoli agricoli
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HS+E MAGAZINE
Jan-Mar 2015 / VOL. XIII - N. 1
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INTHISISSUE
04
ANALISI DI RISCHIO
sanitario-ambientale per suoli agricoli
12
MODELLI SEMPLIFICATI PER I CANTIERI
CSEPlanner
17
TOP GEAR
I-Socks
19
BOOKSHOP
To Forgive Design: Understanding Failure
21
SITEMAP
Health and Safety Autority
23
24
PRESS REVIEW
Just one more thing...
32
TECHNO NEWS
Le ultime notizie del mondo HSE
37
EVENTS CALENDAR
I prossimi eventi del settore
SALDATURA E RADIOPROTEZIONE
Non solo NDT - Parte 1
ANALISI DI RISCHIO
sanitario-ambientale per suoli agricoli
 Claudio Mattalia*
L’art. 241 del D.Lgs 152/2006 prevede un regolamento
per le aree agricole relativo agli interventi di bonifica,
ripristino ambientale e di messa in sicurezza, d’emergenza,
operativa e permanente, delle aree destinate alla
produzione agricola e all’allevamento, che dovrà essere
adottato con decreto del Ministro dell’Ambiente e
della Tutela del Territorio di concerto con i Ministri
delle Attività Produttive, della Salute e delle Politiche
Agricole e Forestali. Tuttavia, ad oggi tale decreto non
è ancora stato emesso e, peraltro, tale articolo è stato
dichiarato parzialmente incostituzionale nella parte in
cui non prevede sia sentita la Conferenza Unificata, Corte
Costituzionale n. 247 del 2009.
Nelle more della normativa specifica prevista ed in
presenza di significativi inquinamenti di suoli agricoli
compresi nei Siti di Interesse Nazionale (SIN), nella
cosiddetta Terra dei Fuochi e purtroppo anche in altre
realtà minori, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) sta
mettendo a punto una proposta per la valutazione del
rischio sanitario specifica per i suoli con destinazione d’uso
agricola. Il presente articolo riprende e vuole diffondere il
documento intitolato “Criteri per la valutazione del rischio
sanitario connesso alla presenza di aree agricole all’interno
di siti contaminati”, pubblicato dalle dott.sse E. Beccaloni
e F. Vanni dell’ISS, Dipartimento Ambiente e Connessa
Prevenzione Primaria, Reparto Suolo e Rifiuti.
Attualmente, infatti, l’analisi di rischio viene effettuata
per i siti con destinazione d’uso residenziale, verde,
commerciale ed industriale mediante procedure
standardizzate di tipo matematico/probabilistico. Tali
procedure consentono di calcolare le Concentrazioni
Soglia di Rischio (CSR) ovvero le Concentrazioni Obiettivo
di Bonifica (COB), e di stimare quantitativamente il rischio
sanitario per la popolazione.
Tuttavia, per i suoli con destinazione d’uso agricolo,
risulta necessario utilizzare criteri e modalità diversi, basati
sull’esposizione della popolazione a causa del consumo di
alimenti, prioritariamente di origine vegetale e, in secondo
luogo, di origine animale, provenienti dall’area inquinata.

jan-mar 2015 HS+E Magazine 5
Analisi di rischio sanitaria-ambientale per soli agricoli
MODELLO CONCETTUALE AMBIENTALE
E SANITARIO
Il primo passo per l’applicazione dell’analisi di rischio consiste
nella ricostruzione del modello concettuale, cioè nella
rappresentazione del processo di inquinamento (sorgente,
trasporto-vie di esposizione e recettori-bersaglio) sulla base
di un’accurata caratterizzazione del sito. Ad esempio, è
importante valutare la presenza di impianti industriali con
potenziali emissioni e ricadute sui suoli adiacenti.
Il modello concettuale di un sito agricolo deve essere
duplice: modello concettuale ambientale, dove il recettore
è una matrice ambientale (ad esempio il suolo) e modello
concettuale sanitario, dove il recettore è l’uomo. Il modello
concettuale ambientale prende in esame le sorgenti di
contaminazione di origine antropica (ad es. emissioni
industriali, uso di prodotti fitosanitari, ecc.), il trasporto
può avvenire in molti modi (ad es. ricaduta di polveri) ed il
recettore è ambientale: l’area agricola o a pascolo. Il modello
concettuale sanitario deriva da quello ambientale: la sorgente
diventa l’area agricola ed il recettore è rappresentato dalla
popolazione; il trasporto consiste nell’esposizione indiretta
per assunzione alimentare. Si ricorda, infine, che il modello
concettuale ambientale individua anche gli “inquinanti indice”
con le loro caratteristiche chimico-fisiche e tossicologiche.
ASPETTI TOSSICOLOGICI
La tossicologia è lo studio delle sostanze aventi la capacità di
generare danni di diversa entità, anche letali, agli esseri viventi
e, in particolare, della possibilità di individuare il potenziale
rischio associabile ad una molecola.
Gli studi di tossicità sono volti a definire gli effetti acuti, cronici
o sub cronici, sui principali organi o funzioni bersaglio e a
conoscere il meccanismo d’azione della sostanza stessa,
testando varie vie e periodi di esposizione. Tali studi, inoltre,
valutano il possibile incremento di suscettibilità all’esposizione
in presenza di più sostanze chimiche, cioè con interazioni di
tipo sinergico che comportano il potenziamento di effetti
tossici.
6 HS+E Magazine jan-mar 2015
Per le sostanze caratterizzate da effetti tossici viene definita
una “soglia”, cioè la dose al di sopra della quale la capacità
di difesa e/o di recupero dell’organismo viene superata ed
insorge il danno. I livelli di sicurezza per l’uomo sono definiti
dividendo la soglia (NOEL No Observed Effect Level oppure
LOEL Lowest Observed Effect Level) per opportuni fattori di
sicurezza.
Le sostanze cancerogene con meccanismo genotossico
non sono caratterizzate da una soglia perché manifestano
l’insorgenza del danno teoricamente anche nel caso una
singola molecola arrivi a contatto con una singola cellula
sensibile. Per le sostanze cancerogene viene definito il
potenziale cancerogeno (Slope Factor) e tali sostanze sono
state classificate secondo diversi sistemi: Regolamento
Europeo 1272/2008 detto CLP, valutazioni IARC (grado di
evidenza e valutazione globale), classificazione U.S. EPA (grado
di evidenza, analisi studi mutagenesi e relazioni strutturaattività e valutazione dati combinati).
L’integrazione degli opportuni parametri tossicologici con
la valutazione dell’esposizione umana permette di stimare
quantitativamente il rischio, confrontando i valori ottenuti
con i criteri di accettabilità del rischio stesso. Per le sostanze
caratterizzate da effetti tossici con soglia, l’accettabilità
del rischio prevede il non superamento di un livello di
riferimento; per le sostanze cancerogene con meccanismo
genotossico, l’accettabilità del rischio è espressa come
probabilità incrementale dell’insorgenza di casi di tumore in
una popolazione esposta rispetto ad una popolazione non
esposta.
CONSIDERAZIONI SUI DATI DI INDAGINE
Completata la caratterizzazione del sito, si procede al
confronto dei risultati analitici relativi al suolo con le
concentrazione soglia di contaminazione (CSC) previste dalla
Colonna A della Tabella 1, Allegato 5, Titolo V, Parte IV, D.Lgs
152/2006. In caso di superamento di tali CSC, si procede
ad ulteriore confronto con i valori di fondo naturalmente
antropizzato, rilevati nelle aree presunte come “bianco”,
limitrofe al sito, per verificare se la presenza di concentrazioni
superiori alle CSC sia attribuibile alla costituzione naturale del
suolo o ad una contaminazione antropica.
Tuttavia, occorre ricordare che nelle aree agricole la matrice
d’elezione, da campionare e sulla quale effettuare indagini
analitiche, sia rappresentata dai prodotti di origine vegetale ivi
coltivati, in quanto il potenziale passaggio dei contaminanti
dal suolo alla pianta può favorire l’ingresso dei contaminanti
stessi nella catena alimentare ed indurre un potenziale rischio
sanitario per la popolazione mediante la dieta. Inoltre, non
bisogna dimenticare il consumo dei prodotti vegetali da parte
di animali che producano alimenti (ad es. latte, uova) per
l’uomo. Pertanto, è necessario pianificare anche monitoraggi
dei prodotti alimentari coltivati nell’area per poter valutare il
possibile intake derivante da tutti gli alimenti e, se possibile, la
variabilità stagionale.
Nel caso l’area non sia coltivata (ad es. per avvenuta
interdizione) si può procedere al calcolo della concentrazione
presunta nei vegetali coltivabili nell’area, mediante il fattore
di trasferimento (FT) suolo-pianta, fermo restando che il
primo metodo è ovviamente preferibile perché è più diretto,
contempla la varietà dei prodotti vegetali realmente coltivati,
può considerare (se i prodotti non sono lavati) i fenomeni di
ricaduta atmosferica di contaminanti e di risollevamento di
suolo contaminato.
Risulta chiaro che la disponibilità di dati analitici affidabili,
in numero statisticamente sufficiente, relativi a più prodotti
vegetali, e la procedura di valutazione (armonizzazione
ed eventuale esclusione) degli stessi sono di prioritaria
importanza. Soltanto nell’impossibilità di ottenerli, si può
ricorrere al calcolo della concentrazione presunta nei vegetali
a partire dalle concentrazioni rilevate al suolo.
VALUTAZIONE DEL RISCHIO IN AREE AGRICOLE
La valutazione del rischio sanitario, che deriva dalla
caratterizzazione alimentare, prevede un approccio
diversificato a tre fasi da eseguire, in via alternativa benché
sequenziale, in funzione dei parametri tossicologici disponibili.
Fase 1: Valutazione del rischio secondo le normative vigenti
Nei casi in cui sono previsti valori limite normativi per i
contaminanti nei prodotti vegetali, si procede al confronto tra
i risultati ottenuti dalle analisi sui prodotti vegetali e tali limiti
normativi.
Nel caso non siano previsti valori limite normativi si procede
con la valutazione del rischio secondo le Fasi 2 e 3 seguenti.
Fase 2: Valutazione del rischio mediante ADI, TDI, TWI ecc.
– Approccio EU
L’applicazione della Fase 2 (nonché della Fase 3) della
valutazione del rischio sanitario prevede la stima
dell’esposizione della popolazione mediante il consumo di
prodotti alimentari provenienti dall’area oggetto di studio.
I dati relativi al consumo alimentare si possono recuperare
dagli studi periodici effettuati dall’Istituto Nazionale di Ricerca
per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), il quale è collegato
con il database europeo dei consumi alimentari della
European Food Safety Authority (EFSA). Tali studi forniscono
dati suddivisi per sesso, provenienza geografica o fasce d’età,
sia in forma aggregata sia disaggregata. L’uso dei dati deve
essere valutato in funzione delle caratteristiche del sito e dei
contaminanti.
In alternativa, i dati di consumo possono essere definiti, in
maniera sito-specifica, mediante l’uso di appositi questionari
che ricostruiscano le abitudini alimentari della popolazione
residente nel sito.
Dal punto di vista tossicologico, le informazioni e gli studi
esistenti a livello internazionale hanno condotto, per
diversi contaminanti, alla definizione, da parte di organismi
internazionali (es. OMS, EFSA, SCF ecc.) di parametri di
riferimento tossicologici, espressi come dosi tollerabili su
base giornaliera o settimanale (es. Acceptable Daily Intake
ADI, Tolerable Daily Intake TDI, Tolerable Weekly Intake TWI),
in alcuni casi considerati provvisori (es. Provisional Tolerable
Weekly Intake PTWI).

jan-mar 2015 HS+E Magazine 7
Analisi di rischio sanitaria-ambientale per soli agricoli
La Fase 2 di valutazione del rischio prevede il confronto
dell’intake di contaminante previsto, mediante il consumo
alimentare, con il pertinente parametro tossicologico, secondo
le seguenti formule di calcolo relative, rispettivamente, ad
una dose tollerabile definita su base giornaliera e ad una dose
definita su base settimanale:
con effetti tossici con soglia e lo Slope Factor (SF) per
la valutazione degli effetti cancerogeni in presenza di
contaminanti cancerogeni con meccanismo genotossico. La
RfD cronica indica la dose di sostanza alla quale si considera
possa essere esposta la popolazione, per via orale, senza rischi
apprezzabili, lungo l’arco dell’intera vita; lo SF rappresenta il
potenziale cancerogeno di una sostanza.
base giornaliera [∑i(C x IR)i x 100]/(TDI x BW) = %A
L’esposizione viene stimata mediante il calcolo delle dosi
medie giornaliere assunte, rappresentate dalla Average Daily
Dose (ADD) per sostanze caratterizzate da effetti tossici con
soglia e dalla Lifetime Average Daily Dose (LADD) per sostanze
cancerogene con meccanismo genotossico.
base settimanale [∑i(C x IR)i x 7 x 100]/(TWI x BW) = %A
C [µg/g] valore rappresentativo concentrazione
contaminante in ciascuna “voce alimentare”
IR [g/giorno] Intake Rate (tasso di consumo alimentare
pro capite) di ciascuna “voce alimentare”
ADD = [∑i(C x IR)i x EF x ED]/(BW x ATADD)
LADD = [∑i(C x IR)i x EF x ED]/(BW x ATLADD)
TDI [µg/kg peso corporeo] Tolerable Daily Intake
TWI [µg/kg peso corporeo] Tolerable Weekly Intake
BW [kg] Body Weight (peso corporeo); a livello
internazionale si usa un valore pari a 60
%A percentuale intake contaminante considerata
Accettabile rispetto al TDI (o al TWI).
Fase 3: Valutazione del rischio mediante Reference Dose e
Slope Factor – approccio USEPA
La valutazione del rischio sanitario mediante l’applicazione
della Fase 3 si rende necessaria in assenza di limiti normativi
per i contaminanti nelle matrici campionate (Fase 1) ed in
assenza di parametri di riferimento tossicologici quali ADI, TDI,
TWI ecc. (Fase 2).
In analogia alla procedura standardizzata di analisi di rischio
prevista dalla normativa vigente, la Fase 3 fa riferimento
all’approccio dell’U.S.E.P.A. ed utilizza, come parametri
tossicologici di confronto, la Reference Dose (RfD) per la
valutazione degli effetti tossici in presenza di contaminanti
8 HS+E Magazine jan-mar 2015
ADD [mg/kg giorno] Average Daily Dose
LADD [mg/kg giorno] Lifetime Average Daily Dose
C [mg/g] valore rappresentativo concentrazione
contaminante in ciascuna “voce alimentare”
IR [g/giorno] Intake Rate (tasso di consumo
alimentare pro capite) di ciascuna “voce
alimentare”
EF [giorni/anno] Exposure Frequency (frequenza
d’esposizione); indica il numero di giorni in un
anno in cui una persona viene a contatto con il
contaminante
ED [anni] Exposure Duration (durata d’esposizione);
indica il numero effettivo di anni in cui la
popolazione è esposta all’ingestione di alimenti
contaminati; cautelativamente, si usa 70 anni;
per i bambini si usa 3 anni;
BW [kg] Body Weight (peso corporeo); negli USA si
usa 70 kg
AT [giorni] Averaging Time (tempo sul quale
l’esposizione viene mediata):
• ATADD è pari alla durata effettiva
dell’esposizione; ATADD = ED x 365 giorni
• ATLADD è pari all’arco dell’intera vita
(AT = 70 x 365)
Successivamente si esegue la stima quantitativa del
rischio. Per le sostanze caratterizzate da effetti tossici con
soglia, la stima quantitativa viene effettuata mediante
calcolo dell’Hazard Index (HI), che costituisce il confronto
tra la dose media giornaliera assunta e la RfD, secondo la
seguente formula di calcolo:
HI = ADD/RfD = A
HI [adimensionale] Hazard Index
ADD [mg/kg giorno] Average Daily Dose
RfD [mg/kg giorno] Reference Dose, specifica per via di
esposizione orale
A Accettabilità del rischio; massimo pari a 1
Per le sostanze caratterizzate da effetti cancerogeni con
meccanismo genotossico, la stima quantitativa viene
effettuata integrando il valore stimato per la dose media
giornaliera assunta con lo SF, secondo la seguente formula di
calcolo:
R = LADD x SF = A
R [adimensionale] Rischio cancerogeno, definito
come la probabilità incrementale dell’insorgenza di
casi di tumore in una popolazione esposta rispetto
ad una popolazione non esposta
LADD [mg/kg giorno] Lifetime Average Daily Dose
SF [(mg/kg giorno)-1] Slope Factor
A Accettabilità del rischio. La normativa vigente,
per i suoli residenziale/verde pubblico e privato
e industriale/commerciale, prevede un valore di
rischio incrementale accettabile pari ad un caso
su un milione di individui esposti (1x10-6). L’OMS,
talvolta, ha considerato accettabile un rischio
incrementale pari ad un caso su centomila esposti
(1x10-5) e, in via del tutto eccezionale, un rischio
incrementale pari ad un caso su diecimila esposti
(1x10-4).
VALUTAZIONE, GESTIONE E COMUNICAZIONE
DEL RISCHIO

La procedura messa a punto dall’ISS per la valutazione
del rischio in aree agricole considera prioritaria la via
di esposizione derivante dall’ingestione di alimenti
potenzialmente contaminati di origine vegetale. Tuttavia,
occorre ricordare anche la via di esposizione derivante
dall’ingestione di alimenti di origine animale. La procedura
esposta può essere applicata, con gli opportuni valori ed
in accordo agli approcci UE oppure USEPA (in assenza
di parametri tossicologici), anche ai recettori animali in
presenza della via di esposizione ingestione di alimenti
vegetali potenzialmente contaminati.
Nell’applicazione dell’analisi di rischio, in tutte le tre fasi
descritte, ai diversi parametri possono essere attribuiti
valori più o meno conservativi e soprattutto sito specifici,
in funzione della qualità e quantità delle indagini e dei
monitoraggi eseguiti nell’area di studio. Ad esempio, il
parametro IR, Intake Rate (tasso di consumo alimentare
pro capite) considera una provenienza esclusivamente
locale del prodotto alimentare, cosa che oggi difficilmente
avviene.
Gli eventuali superamenti dei valori di riferimento,
soprattutto la valutazione dell’incremento di rischio
accettabile per le sostanze con effetto cancerogeno,

jan-mar 2015 HS+E Magazine 9
Analisi di rischio sanitaria-ambientale per soli agricoli
devono essere attentamente
considerati alla luce della realtà locale
per gli effetti sociali che potrebbero
avere. Quindi, considerando anche che
non è possibile perseguire la politica
del “rischio zero”, ovvero la completa
eliminazione del potenziale fattore di
rischio, i risultati dell’analisi di rischio
devono essere portati a tavoli di
discussione superiori al livello tecnico,
dove si valutino i rapporti rischiobenefici nell’ambito della tutela della
salute umana complessiva.
Occorre anche ricordare che
l’applicazione dell’analisi di rischio
deve assolutamente contribuire
all’attivazione di interventi, procedure
e monitoraggi volti alla riduzione e
al controllo del rischio stesso e non
solo di tipo interdittivo o limitativo,
ma, ragionando sui diversi parametri,
sulla ricerca di soluzioni sostenibili che
contemporaneamente garantiscano la
salute umana e l’implementazione di
alternative produttive nell’area.
Ciò è possibile anche grazie ad una
corretta e chiara comunicazione con
gli enti competenti e la popolazione
che persegua gli obiettivi di
sensibilizzare sui rischi e di collaborare
per lo sviluppo di soluzioni volte al
raggiungimento degli obiettivi comuni
di bonifica e di sviluppo.
* CLAUDIO MATTALIA, ingegnere, si
occupa da oltre 25 anni di sicurezza
ambientale e del territorio; fondatore
della società ENVIARS srl di Torino
è responsabile di tutte le attività di
ingegneria ambientale di Techno srl.
[email protected]
10 HS+E Magazine jan-mar 2015
FONTE DI CONTAMINAZIONE
DI SUOLI AGRICOLI
PRATICHE
AGRONOMICHE
ALTRE FONTI ESTERNE
NORMATIVA SUI
PRODOTTI AGRICOLI
CONFRONTO
RISULTATI CARATTERIZZAZIONE CON
VALORI TAB.1, COL. A O DI FONDO
IN CASO DI SUPERAMENTO:
APPLICAZIONE
ANALISI DI RISCHIO
MODELLO CONCETTUALE
AMBIENTALE
MODELLO CONCETTUALE
SANITARIO
SCELTA DEI VALORI DEI
PARAMETRI FISICI, CHIMICI E
TOSSICOLOGICI
DATI PRODOTTI VEGETALI
DISPONIBILI
SI!
VALUTAZIONE RISCHIO
INGESTIONE ALIMENTI
NO!
CALCOLO CONCENTRAZIONE PRESUNTA
MEDIANTE FATTORE DI TRASFERIMENTO
SUOLO-PIANTA: Cν=CSOIL*Bν
FASE 1
CONFRONTO CON
NORMATIVE VIGENTI
FASE 2
APPROCCIO EU
DATI TOSSICOLOGICI
FASE 3
APPROCCIO USEPA
REFERENCE DOSE E SLOPE FACTOR
VALUTAZIONE, GESTIONE E
COMUNICAZIONE DEL RISCHIO

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MODELLI SEMPLIFICATI PER I CANTIERI
un’opportunità per migliorare la qualità dei piani di sicurezza
 Giuseppe Semeraro
INTRODUZIONE
L’idea di semplificare alcuni
adempimenti in materia
prevenzionistica ritenuti di natura
burocratica, tra cui (erroneamente)
i piani di sicurezza, non è nuova in
assoluto. Già il “Governo Monti” aveva
previsto l’emanazione di modelli di
semplificazione dei piani di sicurezza
per i cantieri; ma l’emanazione del
cosiddetto “decreto semplificazioni
bis”, che avrebbe dovuto contenerli,
fu bloccata a causa della caduta di
quel governo. L’obiettivo allora atteso
e dichiarato era risparmiare risorse
economiche per l’adempimento di
obblighi prevenzionistici puramente
burocratici che non incidessero sul
livello di salute e sicurezza nei luoghi
di lavoro, nello specifico nei cantieri
temporanei o mobili.
Il “decreto del fare”1 , sul solco di
quanto tracciato in precedenza, ha
poi disposto all’art. 32 l’emanazione
di un decreto per l’adozione di
modelli semplificati per la redazione
del piano operativo di sicurezza di cui
all’articolo 89, comma 1, lettera h) del
D.Lgs. 81/2008, del piano di sicurezza
e di coordinamento di cui all’articolo
100, comma 1 del D.Lgs. 81/2008, e del
fascicolo dell’opera di cui all’articolo 91,
comma 1, lettera b) del D.Lgs. 81/2008,
fermi restando i relativi obblighi, e di
un altro decreto per la redazione del
piano di sicurezza sostitutivo del piano
di sicurezza e coordinamento, di cui al
comma 2, lettera b) del D.Lgs. 163/2006,
fermi restando i relativi obblighi.
OBIETTIVO
L’obbiettivo atteso dall’utilizzo
dei modelli semplificati dei
piani di sicurezza e del fascicolo
dell’opera, dichiarato nella Guida alle
semplificazione del «decreto del fare»,
predisposta a cura della Presidenza del
Consiglio dei Ministri, è la «riduzione
degli oneri amministrativi connessi agli
adempimenti formali [che] consentirà
di liberare risorse per assicurare il bene
supremo costituito dalla tutela della
salute e della sicurezza dei lavoratori».
In teoria, ci si aspetta risparmi nella
predisposizione dei piani di sicurezza
mediante l’utilizzo dei modelli
semplificati, con l’auspicio che tali
risparmi siano riversati nella «sicurezza
reale». In sintesi il motto coniato è:
«meno carta e più sicurezza».
Il gruppo di lavoro che ha predisposto
i modelli semplificati, poi recepiti
con il decreto 9 settembre 2014, si è
posto l’obiettivo di rendere quanto più
semplice ed immediata la redazione
e la lettura delle informazioni in essi
contenuti e, quindi, di aumentare
la capacità di comunicazione
prevenzionale delle misure di salute
e sicurezza nei cantieri edili o di
ingegneria civile, senza incidere
minimamente sui contenuti minimi
fissati dagli allegati XV e XVI del D.Lgs.
81/2008.
Quindi, la portata prevenzionistica del
decreto non è nei contenuti dei piani
di sicurezza, ma nel miglioramento
dell’efficacia della trasmissione
delle informazioni, prescrizioni e
disposizioni prevenzionistiche, tenuto
conto che la platea di operatori
del cantiere a cui ci si riferisce non
è costituita solo da specialisti del
settore, ma anche da capi cantiere e
capi squadra, sino agli stessi lavoratori,
1. D.L. n. 69/2013 - Disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia, convertito con la L. n. 98/2013.
12 HS+E Magazine jan-mar 2015
con un basso grado di scolarizzazione atteso. Come die,
se l’informazione prevenzionistica è più chiara, sarà più
semplice applicarla; se non lo è, è già di per se motivo o
costituisce alibi per non applicarla.
OPPORTUNITÀ E NON OBBLIGO
L’uso dei modelli semplificati non è obbligatorio per legge.
Al tempo stesso, però, i modelli semplificati costituiscono
sicuramente un punto di riferimento molto importante per
stabilire la conformità dei piani di sicurezza e del fascicolo
dell’opera alla legge di riferimento, nello specifico ai
contenuti stabiliti dagli allegati XV e XVI del D.Lgs. 81/2008.
VERIFICA SUL CAMPO
Un’interessate iniziativa legislativa questa, che ricorda il
percorso di approvazione delle norme tecniche (l’inchiesta
pubblica), è la verifica sul campo dell’efficacia dei modelli.
L’art. 5, c. 1 del D.I. 9 settembre 2014 dispone, infatti,
il monitoraggio a cura del Ministero del lavoro e delle
politiche sociali, d’intesa con il Ministero della salute,
dell’applicazione di quanto previsto dal medesimo decreto,
al fine della rielaborandone eventualmente dei suoi
contenuti.
Il monitoraggio offrirà la possibilità di rendere i modelli
in questione sempre adatti agli scopi per cui sono
predisposti (i modelli sono sicuramente perfettibili), allo
scopo di migliorare la loro efficacia prevenzionistica e
di conseguenza le condizioni di salute e di sicurezza nei
cantieri temporanei o mobili.
MODELLI SEMPLIFICATI DI PIANI E NON PIANI DI
SICUREZZA SEMPLIFICATI
È il caso di rimarcare che il D.I. 9 settembre 2014 non
dispone norme per la redazione di “piani di sicurezza
semplificati”, ma, ed è cosa ben diversa, promuove
l’adozione di “modelli semplificati dei piani di sicurezza”.
D’altronde non poteva essere diversamente. Infatti, il
mandato ricevuta dal legislatore del “decreto del fare” era
chiaro a riguardo, cioè adozione di modelli semplificati
dei piani, fermi restando gli obblighi del D.Lgs. 81/2008, in
particolare di quanto disposto dagli allegati XV e XVI in
riferimento, rispettivamente, ai contenuti minimi dei piani
di sicurezza e del fascicolo dell’opera.


Esempio di cronoprogramma di un piano di sicurezza e coordinamento
jan-mar 2015 HS+E Magazine 13
CSE Planner
UN’OCCASIONE PER MIGLIORARE LA QUALITÀ DEI
PIANI DI SICUREZZA
Le tabelle compilazione vincolata dei modelli semplificati,
cioè costituite da campi preimpostati a compilazione
obbligatoria, costringono il redattore a dare risposte
concrete in maniera sistematica ad ogni aspetto che di
volta in volta il modello propone, in quanto applicabile al
cantiere in esame.
Questa operazione, effettuata in maniera sistematica,
consente di avere maggiore conformità con i contenuti
dell’allegato XV e, in linea teorica, maggiore efficacia
prevenzionistica dei piani di sicurezza.
Un altro aspetto positivo che possiamo intravedere nei
modelli semplificati è connesso alla possibilità che questi
offrono di confrontare i piani tra di loro, condizione
preclusa in passato a causa della grande arbitrarietà
redazionale dei piani. In tal senso, sarà possibile nel tempo
ricavare dal confronto di piani di sicurezza di interventi
simili le migliori soluzioni per risolvere le situazioni di
rischio e contribuire all’innalzamento progressivo dei
contenuti prevenzionistici dei piani di sicurezza e quindi
della loro qualità prevenzionistica. Cioè, sarà più semplice
promuovere le buone prassi.
CONCLUSIONI
In conclusione, non va dimenticato che l’utilizzo di format, quale uno dei modelli semplificati dei piani di sicurezza
previsti dal decreto interministeriale 9 settembre 2014, non può costituire un alibi per l’eventuale scarsa qualità del
documento, poiché questa dipende soltanto da quello che si inserisce nei modelli.

In ultima analisi, dipende soltanto da noi addetti ai lavori.
PROGETTO
SICUREZZA
CANTIERI
I
I MODELL
e ai NUOV (D.I. 9/9/14)
rm
fo
n
o
c
Oggi
UREZZA
ATI DI SIC
SEMPLIFIC
Con l’emanazione del D.I. 9 /09/2014 sono stati individuati i modelli semplificati
per la redazione del piano operativo di sicurezza (POS), del piano di sicurezza e di
coordinamento (PSC) e del fascicolo dell’opera (FO) nonché del piano di sicurezza
sostitutivo (PSS).
La suite Progetto Sicurezza Cantieri nasce per implementare i modelli semplificati
nella maniera più fedele possibile, senza sottovalutare l’obiettivo di qualità dei piani.
Suddivisa in moduli consente rispettivamente la redazione del PSC e del FO (modulo
PSC) e del POS e del PSS (modulo POS). Per la redazione dei vari documenti l’utente
è coadiuvato da ricchissimi archivi (banca dati fattori di rischio per fase lavorativa,
banca dati di “blocchi CAD”, prezzari) frutto dell’autorevole esperienza
dell’Ing. Giuseppe Semeraro.
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jan-mar 2015 HS+E Magazine 17
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Pur non trattandosi, in senso stretto, di un testo che tratta la sicurezza occupazionale, questo
libro è presto divenuto uno standard sia a livello universitario che tra i tecnici HSE. La teoria
esposta da Henry Petroski, professore alla Duke University e autore di altri famosi libri sulla
storia dei grandi successi e disastri dell’ingegneria, parte dalla considerazione che quando
crolla un ponte, esplode un serbatoio o precipita un aeroplano molto spesso si tende
a ricercare una causa tecnica (progettuale o costruttiva) dell’accaduto ignorando quasi
totalmente i “parametri al contorno”. Partendo dall’analisi di alcuni dei più famosi disastri
industriali e infrastrutturali (dal crollo del Tacoma Narrows Bridge nello stato del Washington
del 1940 al blow-out nel giacimento petrolifero di Macondo nel Golfo del Messico del 2010),
Petroski analizza l’interdipendenza del fattore umano con quello tecnologico giungendo
ad interessantissime considerazioni correlate ai livelli di sicurezza realmente raggiungibili in
qualsiasi opera civile e industriale.
Le note teorie di Petroski, qui riproposte e ulteriormente discusse, si fondano da sempre sul
principio che replicare una tecnologia consolidata, se da un lato risulta cautelativo, dall’altro
lato non lo è affatto poiché un eccesso di confidenza nelle soluzioni supercollaudate
porterebbe comunque prima o poi ad un nuovo fallimento; ciò senza considerare che nel
tempo, se non avvengono mai incidenti, si tende a perdere la memoria storica degli errori
commessi nel passato e che la ripetitività delle tecnologie consolidate porterebbe ad una
rinuncia alla sperimentazione continua ed in ultima analisi al progresso e ad una maggiore
sicurezza in prospettiva futura.
TO FORGIVE DESIGN:
UNDERSTANDING FAILURE
di Henry Petroski
Ed. Harvard University Press
ISBN: 978-18140141054
©2012 – pp. 432 - $ 21.99
jan-mar 2015 HS+E Magazine 19
I CODICI DI CALCOLO MIKEbyDHI
Frutto di una continua attività di ricerca e sviluppo da più di 40 anni, i codici di simulazione della famiglia
“MIKE by DHI” costituiscono oggi lo stato dell’arte tra i modelli numerici nel campo delle risorse idriche,
coniugando le più avanzate conoscenze scientifiche con le più recenti tecnologie di calcolo e simulazione.
Dai bacini montani all’ambiente marino, dalle reti di distribuzione agli impianti di trattamento, i modelli
numerici costituiscono un supporto affidabile ed efficace in tutte le fasi di studio, garantendo robustezza nel
calcolo, semplicità di utilizzo ed il massimo livello di integrazione tra le diverse discipline e fenomenologie
fisiche.
Anche per questo, i codici MIKEbyDHI sono divenuti strumenti di abituale utilizzo da parte di numerose
Amministrazioni Regionali, Provinciali e Comunali, ARPA, Autorità Portuali e vari Enti di governo del territorio, i
cui tecnici, al pari delle più qualificate società di consulenza e ingegneria operanti in Italia, si avvalgono
quotidianamente dei modelli MIKEbyDHI così come del supporto del team DHI Italia.
www.dhigroup.com
© DHI
AMBIENTE URBANO
MIKE URBAN - Simulazione & GIS per reti urbane
WEST - Simulazione di impianti di depurazione e trattamento
AMBIENTE MARINO
MIKE 21 - Simulazione 2D per fiumi, laghi, costa ed offshore
MIKE 3 - Simulazione 3D per fiumi, laghi, costa ed offshore
LITPACK - Simulazione 1D dei processi costieri
ABM Lab - Simulazione ad Agenti
ECO Lab - Idro ecologia e qualità delle acque
ACQUE SUPERFICIALI
MIKE 11 - Simulazione 1D per fiumi e canali
MIKE FLOOD - Simulazione integrata 1D e 2D
MIKE SHE - Simulazione integrata del ciclo idrologico
MIKE HYDRO Basin - Gestione delle risorse idriche
MIKE 21C - Simulazione della morfologia fluviale in 2D
ACQUE SOTTERRANEE E MEZZI POROSI
FEFLOW - Simulazione avanzata per le acque sotterranee
La Health and Safety Authority è l’agenzia governativa
irlandese preposta al monitoraggio e al miglioramento degli
standard di sicurezza e salute sul lavoro; meno conosciuta
rispetto alla omologa (e quasi omonima) agenzia britannica
non è però meno attiva di quest’ultima.
SITEMAP
Di non minore interesse è anche il sito web istituzionale; se da
un punto di vista grafico risulta poco accattivante e addirittura
talmente sotto tono da non dare minimamente l’idea di ciò
che vi si può trovare al suo interno, esso è in realtà una miniera
di informazioni utili per chi si occupa di HSE.
Dal banner della homepage è possibile accedere
direttamente, tra le tante, alle pagine “Topics”, “Your
Industry”, “Education” e “Publication” che, raggruppando la
documentazione per disciplina HSE, per settore produttivo o
per tipologia di pubblicazione facilita enormemente la ricerca
tra centinaia di Code of Practice (COP), Fact Sheet e Safety
Alert disponibili e scaricabili in formato .pdf.
Per chi fosse interessato, il sito è anche disponibile nella
versione in lingua gaelica.
 www.hsa.ie
SICUREZZA in EDILIZIA
Ambienti Confinati
Pianificazione e gestione del lavoro
in ambito civile ed industriale
di Nicolucci Roberto
pagg. 400,  50,00 - Codice: 00141429
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fornendo una serie di informazioni al tecnico per avvicinarsi alla materia per affrontare
con maggiore consapevolezza una delle problematiche riconosciute per essere tra le
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iuscire ad influenzare il
comportamento dei lavoratori è
probabilmente il maggiore impegno
cui sono chiamati a rispondere oggi
gli esperti di sicurezza e igiene del
lavoro. Sebbene le teorie sulla BBS oggi
abbondino, la teoria proposta da Michie e
altri ricercatori si rivela straordinariamente
semplice e accattivante; in sostanza la
possibilità di mutare il comportamento
dei lavoratori si basa su tre driver:
motivazione, opportunità e capacità.
L’incapacità di trasmettere il vero motivo
per cui una azione deve essere o non
essere fatta costituisce spesso il primo
insuperabile limite peraltro non sempre
imputabile a consulenti, responsabili
aziendali e trainer. Ad esempio a tutti è
noto che la elevata velocità in auto sia
pericolosa, ma una reale diminuzione
degli incidenti si è avuta a livello
mondiale non grazie alle campagne di
sensibilizzazione quanto al notevole
incremento del prezzo dei carburanti che
ha fatto sì che le persone andassero più
piano. Peraltro è noto che anche mettere
a disposizione dei lavoratori idonee
attrezzature di lavoro spesso non porta ad
alcun miglioramento.
Articolo di Claire Williams e Margaret Hanson
pubblicato per
È in particolare il caso delle posture
lavorative scorrette dovute ad abitudini
consolidate e che non assecondano le
potenzialità delle attrezzature di lavoro
messe a disposizione.
Un classico reminder relativo alle
“opportunità” riguarda ad esempio il
fatto che molte azioni che possono
incrementare la sicurezza del lavoratore
costituiscano una opportunità per
salvaguardare l’ambiente: è il caso
delle disenergizzazioni che pur
comportando certamente
un dispendio di
tempo oltreché
garantire sicurezza
garantiscono
spesso un
temporaneo
risparmio di
energia, una
diminuzione
delle emissioni
di CO2 e quindi
un miglioramento
complessivo
dell’ambiente in
cui viviamo.

Roberto Nicolucci e Francesco Pastremoli
Parte 1
SALDATURA E
RADIOPROTEZIONE:
NON SOLO NDT
Le radiazioni ionizzanti, in tema di sicurezza sul
lavoro, vengono normalmente associate alle attività
di controllo non distruttivo o NDT (radiografie e
gammagrafie) effettuate sui giunti saldati; in modo
forse meno noto questa problematica è però anche
riassociabile ad alcuni particolari processi di saldatura
tipici della cantieristica industriale e del settore
manifatturiero.
Ma vediamo innanzitutto di inquadrare
la problematica fornendo alcuni semplici
elementi relativi a queste particolari
onde elettromagnetiche caratterizzate
da lunghezze d’onda immediatamente
inferiori a quella degli UV.
Come noto, l’atomo della materia è
costituito da un nucleo centrale nel
quale è praticamente concentrata
tutta la massa - a sua volta costituita
da neutroni (elettricamente neutri) e
protoni (elettricamente positivi) - e da
elettroni (elettricamente negativi) che
circondano il nucleo; un atomo allo
stato fondamentale è elettricamente
neutro: il numero di elettroni è uguale
al numero di protoni; per ionizzazione
si intende il processo attraverso il quale
un atomo può perdere o acquistare
elettroni, dando luogo a particelle
note come “ioni” (la cui carica elettrica
è determinata dal numero di elettroni
perduti o acquistati nel processo di
ionizzazione) aventi la caratteristica
di mettersi in movimento quando
sottoposti all’azione di un campo elettrico.
La struttura dell’atomo

jan-mar 2015 HS+E Magazine 25
Saldatura e radiorpotezione: non solo NDT
Ogni atomo è caratterizzato da un
numero atomico (corrispondente
al numero dei suoi protoni) e da un
numero di massa (corrispondente al
numero totale di neutroni e protoni);
esistono elementi che hanno il
medesimo numero atomico, ma un
diverso numero di massa: questi sono
detti isotopi.
sin dai primi esperimenti, schermature
in piombo per difendersi dai possibili
(ma al tempo non ancora noti) effetti
nocivi delle radiazioni diventando
così, di fatto, anche un pioniere del
radioprotezionismo.
Alcuni di questi isotopi sono instabili,
ovvero possiedono un eccesso di
energia che viene liberata sotto
forma di particelle e/o di radiazioni
elettromagnetiche attraverso un
processo di decadimento o di
disintegrazione detto radioattività.
Nel 1899 Ernest Rutherford scoprì
che esistono tre tipi di prodotti
di decadimento radioattivo dalle
caratteristiche differenti: sono
denominati alfa, beta e gamma a
seconda della tipologia di decadimento
nucleare; a differenza delle radiazioni alfa
e beta, le gamma sono molto penetranti
e per bloccarle occorrono schermature
realizzate con materiali ad alta densità
o di grande spessore. L’unità di misura
della attività di una sorgente radioattiva
è il becquerel (Bq), che corrisponde ad
un decadimento al secondo.
La radiazione X è simile a quella gamma,
ma non è ottenuta per decadimento di
un isotopo, bensì per emissione di fotoni
ad alta energia prodotti dal frenamento
(bremsstrahlung) di elettroni o dalla
diseccitazione elettronica, mediante
macchine radiogene quali l’acceleratore
lineare o il tubo a raggi X; questa
modalità di emissione fu scoperta e
messa a punto da Wilhelm Röntgen e
da Nikola Tesla verso la fine del 1800; si
tratta, in questo caso, di una radiazione
atomica e non nucleare. Gli storici della
scienza sottolineano come Röntgen sia
stato uno dei rari pionieri che adottò,
26 HS+E Magazine jan-mar 2015
La prima immagine radiografica ottenuta
da Röntgen nel 1895 mostra la struttura
ossea della mano sinistra della moglie
Anna Berthe; oggi la diagnostica
radiografica è diffusamente utilizzata non
solo in campo sanitario, ma anche nel
campo della saldatura.
Come per altri tipi di radiazione
elettromagnetica, anche nel caso
delle radiazioni ionizzanti, ai fini della
determinazione dei livelli massimi
di esposizione per l’uomo vale il
concetto di dose assorbita, alla quale
viene fatto corrispondere un certo
danno biologico di tipo deterministico
- cioè la cui frequenza e gravità sono
correlate ad una dose e in relazione al
quale è individuabile un valore limite
di esposizione (dose soglia) - e/o
stocastico, cioè la cui sola probabilità
di accadimento (non la gravità del
danno) è correlabile ad una precisa
dose, ma in relazione al quale non può
essere definito alcun valore limite. La
dose assorbita si misura in gray (Gy), che
corrisponde ad una quantità di energia
pari a 1 J assorbita da 1 kg di materia. In
generale, il danno (come anche per altri
tipi di radiazione) non è esclusivamente
legato alla dose assorbita, ma è anche
strettamente legato al tipo di radiazione
e alla (radio)sensibilità dell’organo
colpito: a questo proposito gonadi
e midollo osseo sembrano essere gli
organi più sensibili.
Il prodotto che si ottiene moltiplicando
la dose assorbita per il cosiddetto
“fattore di qualità” (Q) - che tiene
conto della pericolosità della specifica
radiazione rispetto ad una radiazione di
riferimento (costituita da fotoni) - viene
detta “dose equivalente” e viene misurata
in sievert (Sv). Ovviamente, nel caso
dei fotoni e degli elettroni, dove Q=1,
la dose assorbita di 1 Gy equivale per
definizione alla dose equivalente di 1 Sv
- pari a 100 rem nel vecchio, ma ancora
utilizzato, sistema di misura - mentre alle
particelle alfa - che a parità di dose si è
scoperto produrre un danno biologico
20 volte superiore - è stato assegnato
un valore Q = 20; tutti i valori del fattore
Q sono stati determinati sulla base di
lunghi studi epidemiologici.
Come nel caso di altri tipi di radiazioni,
anche in questo esiste un valore
espositivo di riferimento, che è
rappresentato dal fondo di radiazione
naturale, variabile tra 2 e 4 mSv/anno
al livello del suolo - caratterizzato da
una componente terrestre e da una
extraterrestre - fondo al quale l’intera
umanità si trova perennemente esposta.
Nel caso delle esposizioni di tipo
occupazionale può presentarsi il caso sia
di una irradiazione di tipo esterno che
di una irradiazione interna conseguente
all’ingestione o inalazione di particelle
radioattive.


Sistemi di Gestione secondo le norme :
UNI EN ISO 9001:2008
UNI EN ISO 14001:2004
OHSAS 18001:2007
UNI EN ISO 3834 (Settore Costruzioni Saldate)

Sistemi di Gestione della Responsabilità sociale secondo
SA 8000 Corporate Social Responsibility.

Certificazione di Personale e Processi di Saldatura
Certificazione di Saldatori ed Operatori di saldatura industriale
(Norme EN-ASME-AWS-API ecc.)
Certificazione processi speciali di saldatura
(Norme EN-ASME-AWS-API ecc.)

Certificazione di Saldatori Polietilene (Norme UNI 9737)
Elaborazione
documentazione
relativa
all'implementazione
della
certificazione secondo Reg. CE 761/2001-EMAS
Elaborazione del fascicolo tecnico secondo direttiva 97/23/CE “PED”
Elaborazione documentazione per certificazione di prodotto in regime
cogente e volontario
Elaborazione documentazione per certificazione degli aggreganti direttiva
89/106
Progettazione e realizzazione di corsi di formazione per:





Qualità, Ambiente, Etica, Security, Sicurezza, Agroalimentare;
Controlli non distruttivi (RINA ASTN ed UNI EN) tramite centri d’esame partner
Saldatori ed operatori di saldatura metallici e polietilene
 Servizio di expediting, ispezioni, collaudi e qualifica fornitori per
conto terzi
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E.QU.A. S.r.l. Via Pirano, 5 – 48122 Ravenna
Azienda con sistema qualità certificato CSQ N°9175
Tel. 0544 591981 Fax 0544 591374
E-Mail [email protected] - Web: www.equasrlra.it
Saldatura e radiorpotezione: non solo NDT
Da un punto di vista sanitario, le possibili conseguenze
di tipo deterministico derivanti da una irradiazione acuta
(cioè ad alta dose) comprendono sterilità temporanea o
permanente, opacizzazione del cristallino ed altre patologie
oculari, sindromi gastrointestinali (vomito, diarrea, emorragie,
squilibrio elettrolitico), sindromi neurologiche (offuscamento
della mente, disorientamento, convulsioni), danni al sistema
ematico (diminuzione delle cellule linfocitarie, ecc.); in casi
particolarmente acuti si può arrivare al decesso entro breve
tempo.
Possibili conseguenze di tipo stocastico includono leucemie
e tumori solidi: l’insorgenza di queste patologie non è
correlata al superamento di un valore di soglia, ma è di tipo
probabilistico, con una diffusione casuale nella popolazione
esposta; spesso questi danni si manifestano dopo anni (a
volte anche parecchi decenni dall’irradiazione) e risultano
sostanzialmente indistinguibili da tumori indotti da altre
cause.
In questi casi, le deduzioni relative agli effetti derivanti da
una esposizione ad alte dosi sono relative ad osservazioni
effettuate sul lunghissimo periodo (anche parecchi decenni) di
soggetti fortemente irradiati (nello specifico, i sopravvissuti del
bombardamento di Hiroshima e Nagasaki del 1945), mentre
per le basse dosi le incertezze degli studi epidemiologici
dipendono in parte dalla esistenza di fattori confondenti e in
parte dalla naturale fluttuazione statistica tipica di questi rilievi.
Da un punto di vista sanitario, inoltre, si usa distinguere i danni
sulla salute di tipo somatico da quelli di tipo genetico, cioè
manifestabili sulla progenie dell’individuo precedentemente
irradiato.
Tutti i tipi di radiazioni ionizzanti sono state classificate nel
gruppo “1” (“cancerogeno certo”) dall’IARC.
Come già accennato, il più comune rischio di esposizione
in campo industriale è correlato alle attività di diagnostica
non distruttiva (NDT), con particolare riguardo alla ricerca
mediante tecnica radio/gammagrafica, della difettosità dei
materiali e in particolare delle fusioni e dei cordoni di saldatura
(cricche, inclusioni, soffiature, porosità, ecc.); si tratta quindi
in questo caso di una attività solo indirettamente correlata a
quella di saldatura.
28 HS+E Magazine jan-mar 2015
Immagini di difetti rilevati su giunti
saldati, tramite tecnica radiografica
Fonte: Wabeko
Queste indagini vengono generalmente eseguite in
bunker dotati di pareti adeguatamente schermate,
facendo uso di opportuni spessori di piombo, di cemento
armato o di altri materiali idonei (con le massime garanzie
di sicurezza per gli operatori e per la popolazione non
esposta professionalmente), ma inevitabilmente nel caso di
diagnostica su manufatti in opera o di grandi dimensioni le
indagini vengono svolte anche in campo aperto.
I controlli non distruttivi con tecnica radiografica in campo
aperto possono essere effettuati, a seconda dei casi, con
sorgenti sigillate (radioisotopi) o con apparecchiatura
con tubo radiogeno (dove sussista la disponibilità di una
alimentazione elettrica).
Non vi è comunque nessun caso in cui l’effettuazione di
tali controlli debba avvenire in presenza di personale non
professionalmente esposto (siano essi saldatori o altre
categorie di lavoratori); di conseguenza, il rischio espositivo
per la categoria è solo teorico e non vi è dunque alcuna
necessità che, in relazione a questa attività, vengano attivate
nei confronti di queste categorie di lavoratori particolari
misure di prevenzione e protezione o di sorveglianza sanitaria.
Esistono però alcune occasioni nelle
quali anche la categoria dei saldatori
potrebbe (almeno teoricamente)
essere interessata “professionalmente”
da questo tipo di esposizione: è il caso
dei procedimenti di saldatura TIG e
al plasma, limitatamente ai casi in cui
vengano utilizzati gli elettrodi infusibili
cosiddetti “toriati”, e nel procedimento
di saldatura a fascio elettronico (electron
beam).
Per quanto concerne il primo caso,
l’irradiazione potrebbe venire generata
da quella piccola quantità (a seconda
del tipo di elettrodo, variabile tra l’1
ed il 4% circa in peso) di torio (Th) - un
elemento debolmente radioattivo che viene inglobata in una matrice
di tungsteno sinterizzato al fine di
aumentare sensibilmente la durata
dell’elettrodo, di consentire l’impiego
di correnti di intensità più elevata, di
facilitare l’accensione dell’arco e di
stabilizzarlo durante il funzionamento; si
tratterebbe, in ogni caso, di debolissime
emissioni di energia sotto forma di
particelle alfa e di radiazioni gamma.
Nel caso più frequente, la lega di
tungsteno contiene all’incirca il 2%
dell’isotopo Th-232, la cui attività
specifica è pari a 4,07 kBq/grammo.
La dispersione (in ogni caso
debolissima) è di fatto limitata ai casi
in cui si effettuano saldature in cui
l’elettrodo è attraversato da elevate
intensità di corrente (in particolare nei
casi della saldatura dell’alluminio e del
magnesio); normalmente, il fatto che
l’elettrodo al tungsteno toriato lavori
ad una temperatura molto al di sotto
del suo punto di fusione (al contrario
dei semplici elettrodi al tungsteno)
evita infatti qualsiasi vaporizzazione e
dispersione in ambiente.
La manipolazione degli elettrodi
di tungsteno toriato così come lo
stoccaggio anche di grandi quantità
non comporta alcuna problematica in
termini radioprotezionistici, in quanto la
matrice di tungsteno limita l’emissione
radioattiva a livelli impercettibili.
L’unico potenziale rischio è
rappresentato dall’ingestione o
dall’inalazione delle polveri che si
originano durante le periodiche
operazioni di affilatura dell’elettrodo,
unico caso in cui, in pratica, potrebbe
verificarsi una dispersione interna.
Istruzioni per l’affilatura di un elettrodo al
tungsteno
Fonte: Miller
Alcune ricerche hanno dimostrato che
anche nel caso in cui un operatore
inalasse l’equivalente in polvere di un
intero elettrodo l’irraggiamento sarebbe
pari a circa 2 o 3 volte quello rilasciato
dal fondo di radiazione naturale; si
tratta, evidentemente, di una pura e
semplice ipotesi di studio in quanto
risulta praticamente impossibile che
un operatore, per quanto sprovveduto,
possa inalare una tale quantità di
polvere.
Rilievi dosimetrici effettuati a scopo
sperimentale in ambienti in cui si
effettua la affilatura di elettrodi toriati
hanno mostrato valori inferiori ai valori
di riferimento per i quali la normativa
vigente prevede l’adozione di misure
radioprotezionistiche.
Uno studio condotto in Danimarca su
un gruppo di 1.200 saldatori addetti
esclusivamente a procedimenti TIG ha
mostrato una incidenza irrilevante di
tumori nell’arco di 30 anni rispetto ad un
campione non soggetto a esposizione
da torio.
Secondo quanto pubblicato dall’Office
of Health Safety and Security (HSS)
statunitense, ricerche condotte su
operatori TIG hanno stabilito essere
compresa tra 1.000 e 2.000 ore
all’anno l’esposizione non protetta e
in assenza di ventilazione d’ambiente
a fumi di saldatura (esclusa la attività
di affilatura degli elettrodi) necessaria
al raggiungimento dei livelli di soglia
stabiliti (1 mSv/anno); le medesima
informativa evidenzia che i processi
che utilizzano una corrente alternata
comportano livelli di emissione più
elevati rispetto a quelli che utilizzano
corrente continua.
Per altro occorre segnalare che in
alcuni Paesi l’impiego degli elettrodi
toriati è a tutti gli effetti assoggettato
all’applicazione delle norme di
radioprotezione sia fisica che sanitaria,
una garanzia aggiuntiva per tutti gli
operatori.
Anche ai fini della sicurezza degli
operatori, i produttori di elettrodi al
tungsteno sono soliti contrassegnare
con una fascia colorata una estremità
dell’elettrodo in relazione al contenuto
di torio: indicativamente (ma non in
modo univoco), verde (tungsteno
puro), gialla (1% di torio), rosso (2% di
torio).

jan-mar 2015 HS+E Magazine 29
Saldatura e radiorpotezione: non solo NDT
Diverse colorazioni distintive all’estremità
di elettrodi infusibili al tungsteno utilizzati
nei procedimenti TIG
L’altra possibilità per un saldatore di risultare esposto a
radiazioni ionizzanti deriva dall’utilizzo di apparecchiature
per la saldatura a fascio elettronico; questo procedimento
utilizza un fascio collimato per generare l’energia termica
(tra le 100 e le 1.000 volte superiore a quella che si genera
in un normale procedimento all’arco elettrico) necessaria ad
ottenere saldature di alta precisione su spessori elevati. Poiché
nel processo si generano raggi X, tutto deve avvenire in un
ambiente dedicato (bunker); nel caso siano presenti vetrate
o finestre di ispezione, queste devono essere realizzate con
appositi vetri al piombo.
ambiente remoto, mentre nel secondo caso vi è la possibilità
che gli operatori addetti alle apparecchiature siano esposti
alle radiazioni ionizzanti generate dal processo; l’ambiente
di lavoro deve risultare ovviamente accessibile al solo
personale professionalmente esposto; anche nel secondo
caso, comunque, è preferibile che il procedimento si svolga
in ambiente confinato, garantendo la sorveglianza della
macchina e del pezzo in lavorazione attraverso telecamere e
monitor a circuito chiuso convenientemente posizionati in
un’area protetta; in alcuni ambienti per saldatura sotto vuoto,
la schermatura viene realizzata con lastre in acciaio dello
spessore di 20 mm.
I procedimenti di saldatura a fascio elettronico possono
avvenire sia sottovuoto che in normale atmosfera; nel primo
caso si tratta evidentemente di un processo condotto in
ROBERTO NICOLUCCI, ingegnere meccanico,
si occupa da oltre 25 anni di igiene e sicurezza
industriale principalmente nei settori della
cantieristica civile, industriale e navale e
dell’oil&gas. È presidente di Techno srl.
FRANCESCO PASTREMOLI, ingegnere meccanico,
Esperto Qualificato di III grado, si occupa di
sicurezza industriale e radioprotezione in ambito
industriale e sanitario. È amministratore e direttore
tecnico di Techno srl.
Camere schermate e consolle di controllo
di apparecchiature per saldatura a fascio
elettronico; si notino, in entrambi i casi, gli
oblò di ispezione
Fonte: Kokosy
Continua nel prossimo numero.
30 HS+E Magazine jan-mar 2015
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LEGGE 161/2014 NUOVA MODIFICA AL
D. LGS. 81/08
Nella Gazzetta Ufficiale n. 261 del 10 novembre
2014 è stata pubblicata la Legge n. 161 del
30 ottobre 2014 recante “Disposizioni per
l’adempimento degli obblighi derivanti
dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea
- Legge europea 2013-bis” che contiene anche
alcune modifiche al D. Lgs. 81/08.
Al D. Lgs. 81/08 sono apportate le seguenti
modificazioni:
a) all’articolo 28, comma 3-bis, sono aggiunti,
in fine, i seguenti periodi: «Anche in caso
di costituzione di nuova impresa, il datore
di lavoro deve comunque dare immediata
evidenza, attraverso idonea documentazione,
dell’adempimento degli obblighi di cui
al comma 2, lettere b), c), d), e) e f ), e al
comma 3, e immediata comunicazione al
rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.
A tale documentazione accede, su richiesta, il
rappresentante dei lavoratori per la sicurezza»;
b) all’articolo 29, comma 3, sono aggiunti,
in fine, i seguenti periodi: «Anche in caso di
32 HS+E Magazine jan-mar 2015
rielaborazione della valutazione dei rischi,
il datore di lavoro deve comunque dare
immediata evidenza, attraverso idonea
documentazione, dell’aggiornamento
delle misure di prevenzione e immediata
comunicazione al rappresentante dei lavoratori
per la sicurezza. A tale documentazione accede,
su richiesta, il rappresentante dei lavoratori per
la sicurezza».
REQUISITI DELLE FIGURE
PROFESSIONALI CHE OPERANO SUGLI
IMPIANTI A GAS: PUBBLICATA LA UNI/
PDR 11:2014
Il 17 ottobre è stata pubblicata la prassi
di riferimento “Raccomandazioni per la
valutazione di conformità di parte terza ai
requisiti definiti dalla UNI 11554 - Attività
professionali non regolamentate - Figure
professionali operanti sugli impianti a gas di
tipo civile alimentati da reti di distribuzione Requisiti di conoscenza, abilità e competenza”.
Il documento, frutto della collaborazione tra
UNI, CIG - Comitato Italiano Gas e ACCREDIA,
fornisce raccomandazioni per la valutazione di
conformità di parte terza (certificazione) ai requisiti
delle figure professionali che operano sugli impianti
a gas di tipo civile alimentati da reti di distribuzione,
ossia che:
``
``
``
``
``
progettano, installano, rimuovono, ispezionano,
sottopongono a collaudo, prova o verifica,
mettono in servizio, mantengono in stato di sicuro
funzionamento gli impianti alimentati a gas;
•scelgono, installano, rimuovono, sottopongono
a prova o verifica, mettono in servizio,
manutengono gli apparecchi a gas e loro
componenti, secondo quanto definito nella UNI
11554.
La prassi di riferimento è stata elaborata per
fornire una serie di indicazioni di carattere
applicativo in relazione alla norma UNI
11554:2014, elaborata nel quadro della Legge
n.4/2013, e in considerazione della necessità di
garantire delle pratiche di certificazione che diano
assicurazione della validità degli interventi sul
mercato a tutela del sistema della distribuzione
del gas e dell’utenza.
La UNI/PdR 11:2014 è disponibile e liberamente
scaricabile dal sito UNI.
Si ricorda che le prassi di riferimento non
sono norme ma documenti, al servizio
della normazione stessa e del mercato, che
introducono prescrizioni tecniche o modelli
applicativi settoriali di norme tecniche, elaborati
sulla base di un rapido processo di elaborazione
ristretta ai soli autori, sotto la conduzione
operativa di UNI.
PUBBLICATO IL NONO ELENCO DEI
SOGGETTI ABILITATI PER L’EFFETTUAZIONE
DELLE VERIFICHE PERIODICHE
Con il Decreto Dirigenziale del 29 settembre 2014
è stato pubblicato il nono elenco, di cui al punto
3.7 dell’Allegato III del Decreto 11 aprile 2011, dei
soggetti abilitati per l’effettuazione delle verifiche
periodiche di cui all’articolo 71, comma 11, del
D.Lgs. 81/08 e s.m.i.. Il suddetto elenco sostituisce
integralmente il precedente elenco allegato al
Decreto Dirigenziale del 27 maggio 2014.
LA NUOVA DIRETTIVA PED 2014/68/EU
Pubblicata in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea
la Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio,
del 15 maggio 2014, concernente l’armonizzazione
delle legislazioni degli Stati membri relative alla
messa a disposizione sul mercato di attrezzature a
pressione.
La nuova direttiva PED 2014/68/UE sostituisce la
direttiva 97/23/CE e dovrà essere recepita entro il
28 febbraio 2015, almeno per quanto riguarda la
nuova classificazione delle attrezzature a pressione,
che tiene conto del Regolamento (CE) n.1272/2008
(CLP). La direttiva 97/23/CE è abrogata a partire dal
19 luglio 2016.

jan-mar 2015 HS+E Magazine 33
Techno News
REQUISITI PERSONALE SICUREZZA IMPIANTI
FUNE, DECRETO MINISTERO TRASPORTI
Pubblicato dal Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti ed entrato in vigore a metà ottobre, il
decreto dirigenziale 17 settembre 2014 n.228 Requisiti
e modalità di abilitazione del personale destinato a
svolgere funzioni di sicurezza sugli impianti a fune in
servizio pubblico.
Il decreto fissa requisiti e modalità di abilitazione del
personale di impianti funicolari aerei o terrestri delle
seguenti categorie:
“a) funicolari terrestri, funivie bifune ed impianti
assimilabili;
b1) funivie monofune con veicoli a collegamento
temporaneo ed impianti assimilabili;
b2) funivie monofune con veicoli a collegamento
permanente ed impianti assimilabili;
c) sciovie, slittinovie, ed impianti assimilabili;
d) ascensori verticali ed inclinati, marciapiedi mobili,
scale mobili, montascale, piattaforme elevatrici ed
impianti assimilabili”.
REGOLAMENTO (UE) N. 1297/2014 DELLA
COMMISSIONE DEL 5 DICEMBRE 2014
LE’ stato pubblicato in Gazzetta ufficiale UE, del 6
dicembre 2014, il Regolamento (UE) n. 1297/2014
della Commissione, del 5 dicembre 2014, recante
modifica al regolamento (CE) n. 1272/2008 del
Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla
classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle
sostanze e delle miscele.
34 HS+E Magazine jan-mar 2015
MONTAGGIO DEI PALCHI: PUBBLICATO IL
DECRETO CHE TUTELA LA SICUREZZA DEGLI
OPERATORI
Lo scorso 8 agosto, sulla Gazzetta Ufficiale n. 183, è
stato pubblicato il decreto ministeriale 22 luglio 2014
che estende le disposizioni in materia di prevenzione
previste dal titolo IV del “Testo unico per la sicurezza”
per i cantieri temporanei e mobili al comparto degli
operatori impegnati nelle attività di montaggio e
smontaggio dei grandi palchi in occasione di eventi
musicali e di spettacolo.
Nel documento sono indicate le corrette modalità
operative per operare in sicurezza durante il
montaggio e smontaggio dei grandi palchi.
La responsabilità dell’opera e della sicurezza degli
operatori che la devono realizzare è assegnata alla
figura del committente.
ACCORDO STATO-REGIONI 22/02/2012
- FORMAZIONE UTILIZZO ATTREZZATURE
CHE RICHIEDONO CONOSCENZE E
RESPONSABILITA’ PARTICOLARI
Si ricorda che i lavoratori incaricati all’utilizzo delle
attrezzature, attualmente abilitati con formazione
precedente al 12 marzo 2013, non conforme
all’Accordo Stato-Regioni, dovranno effettuare entro
il 12 marzo 2015 un corso di aggiornamento della
durata di 4 ore.
Se il lavoratore non parteciperà al corso di
aggiornamento entro il 12 marzo 2015 verrà
INVALIDATA LA FORMAZIONE PREGRESSA e dovrà
quindi essere ripetuta con durata e contenuti previsti
dall’Accordo Stato-Regioni.
INDICAZIONI TECNICHE DI PREVENZIONE
INCENDI PER L’INSTALLAZIONE E LA
GESTIONE DI MERCATI SU AREE PUBBLICHE
CON PRESENZA DI STRUTTURE FISSE,
RIMOVIBILI E AUTO NEGOZI
Il gruppo di lavoro costituito da rappresentanti
del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco (V.V.F.), del
Comitato Italiano Gas (C.I.G) e di FederchimicaAssogasliquidi (A.N.V.A) ha redatto con l’uscita
della Nota Min. Int. prot. 0003794 del 12/03/2014,
un documento con raccomandazioni tecniche
di prevenzioni incendi per la installazione e
la gestione di mercati su aree pubbliche, con
presenza di strutture fisse, rimovibili e autonegozi,
utilizzanti gas GPL o altre fonti energetiche per
alimentare apparecchi di cottura, di preparazione
culinaria e di riscaldamento cibi.
Tale documento si è reso necessario per
definire meglio le raccomandazioni tecniche di
prevenzioni incendi di queste particolari attività,
che se pur già in presenza di normative tecniche
diffuse, non sempre risultano riconducibili con
immediatezza a questo specifico ambito di
attività.
Questa nota, oltre alle disposizioni comuni da
assolvere, fa distinzione su applicazioni a bordo
di autonegozi come per esempio fornelli a GPL
su autoveicoli ambulanti o in postazioni fisse
occasionali, tipo cucine in stand di sagre e/o fiere
all’aperto.
DIRETTIVA SEVESO, IN GU UE DUE
DECISIONI SU INFORMAZIONI TRASMESSE
DA STATI MEMBRI
Pubblicate sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione
europea due Decisioni di esecuzione della
Commissione riguardanti la Direttiva Seveso
2012/18/Ue e il rischio incidenti rilevanti con
sostanze pericolose.
La prima Decisione, è la 2014/895/UE, del 10
dicembre 2014, che definisce il formato per la
trasmissione delle informazioni di cui all’articolo
21, paragrafo 3, della direttiva 2012/18/UE del
Parlamento europeo e del Consiglio sul controllo
del pericolo di incidenti rilevanti connessi con
sostanze pericolose.
La seconda Decisione è la 2014/896/UE che
definisce il formato per la trasmissione delle
informazioni da parte degli Stati membri in merito
all’attuazione della direttiva 2012/18/UE del
Parlamento europeo e del Consiglio sul controllo
del pericolo di incidenti rilevanti connessi con
sostanze pericolose.
AGGIORNATO IL TESTO UNICO SULLA
SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO
81/2008
Nel sito del Ministero del Lavoro e delle
Politiche sociali è disponibile il testo coordinato,
nell’edizione dicembre 2014, del Decreto

jan-mar 2015 HS+E Magazine 35
Techno News
semplificati per la redazione del piano
operativo di sicurezza, del piano di sicurezza
e di coordinamento e del fascicolo dell’opera
nonché del piano di sicurezza sostitutivo.
L’avviso è stato pubblicato nella G.U. n. 212 del
12 settembre 2014
Legislativo 9 aprile 2008 n.81 in materia di tutela
della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro
con tutte le disposizioni integrative e correttive.
Le novità in questa versione:
``
``
``
Modificati gli art. 28 comma 3-bis e 29 comma
3 come previsto dall’art. 13 della Legge
30/10/2014, n. 161, recante “Disposizioni
per l’adempimento degli obblighi derivanti
dall’appartenenza dell’Italia all’Unione
europea - Legge europea 2013-bis”,
pubblicata sulla GU n. 261 del 10/11/2014,
entrata in vigore il 25/11/2014
Sostituito il decreto dirigenziale del 22
gennaio 2014 con il decreto dirigenziale del
29 settembre 2014 riguardante il nono elenco
dei soggetti abilitati per l’effettuazione delle
verifiche periodiche di cui all’art. 71 comma
11. pubblicato nella G.U. n.230 del 3 ottobre
2014
Inserito il Decreto interministeriale 9
settembre 2014 riguardante i modelli
``
``
``
Inserito il decreto interministeriale 22 luglio
2014 “Disposizioni che si applicano agli
spettacoli musicali, cinematografici e teatrali
e alle manifestazioni fieristiche tenendo
conto delle particolari esigenze connesse allo
svolgimento delle relative attività”
Sostituito il decreto dirigenziale del 31 marzo
2014 con il decreto dirigenziale del 21 luglio
2014 riguardante il quarto elenco dei soggetti
abilitati ad effettuare i lavori sotto tensione in
sistemi di II e III categoria
Inseriti gli interpelli dal n. 10 al n. 15 del
11/07/2014, dal n. 16 al n. 23 del 06/10/2014 e
dal n. 24 al n. 25 del 04/11/2014.
AMBIENTE
EMISSIONI IN ATMOSFERA – VALIDITÀ
E RINNOVO
Il Le autorizzazioni per le emissioni in
atmosfera hanno validità di quindici anni.
La domanda di rinnovo deve essere presentata
almeno un anno prima della scadenza.
Si ricordano le seguenti scadenze per il
rinnovo delle autorizzazioni:
Caso A: Stabilimenti costruiti precedentemente
al 1988
Data di rinnovo autorizzazione: Tra la data di
entrata in vigore della parte quinta del D. Lgs
152/06 ed il 31 dicembre 2011 (già scaduto)
Caso B: Stabilimenti costruiti precedentemente
al 2006 che siano stati autorizzati prima del 1°
gennaio 2000
36 HS+E Magazine jan-mar 2015
Data di rinnovo autorizzazione: Tra il 1° gennaio
2012 ed il 31 dicembre 2013 (già scaduto)
Caso C: Stabilimenti costruiti precedentemente
al 2006 che siano stati autorizzati in data
successiva al 31 dicembre 1999
Data di rinnovo autorizzazione: Tra il 1° gennaio
2014 ed il 31 dicembre 2015
(la pratica andava presentata entro il 31
dicembre 2014)
Caso D: Tutti gli altri casi non contemplati nei
punti precedenti
Data di rinnovo autorizzazione: Scadenza con
periodicità di 15 anni dalla data di prima
autorizzazione.
PREVENZIONE INCENDI
NUOVA REGOLA TECNICA PER LE
MACCHINE ELETTRICHE FISSE CON
PRESENZA DI LIQUIDI ISOLANTI
COMBUSTIBILI IN QUANTITÀ
SUPERIORE AD 1 MC
Il 5 Agosto 2014 è stato pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale il D.M. 15 Luglio 2014
riguardante l’Approvazione della regola
tecnica di prevenzione incendi per la
progettazione, l’installazione e l’esercizio
delle macchine elettriche fisse con presenza
di liquidi isolanti combustibili in quantità
superiore ad 1 mc. Il provvedimento è
entrato in vigore dal 04/09/2014.
L’allegato tecnico fissa i livelli di sicurezza
antincendio e le prestazioni delle misure di
sicurezza sia per le nuove installazioni che
per le installazioni esistenti, consentendo
a quest’ultime di essere adeguate a step
incrementali successivi.
Il progetto da allegare all’istanza preliminare
di cui all’art. 3 del medesimo D.P.R.
151/2011 dovrà indicare tutte le opere
di adeguamento ai requisiti di sicurezza
riportati nel decreto. Inoltre, entro la data
di scadenza di ciascuno step, dovrà essere
presentata la SCIA ai sensi dell’art. 4 del D.P.R.
11/2011.
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Le date indicate potrebbero subire variazioni o alcune manifestazioni potrebbero venire annullate.
Prima di recarsi alle manifestazioni si consiglia di verificare con gli organizzatori dei singoli eventi la correttezza delle date indicate.
38 HS+E Magazine jan-mar 2015
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