23 01 15 FG Scacco alla mafia, 26 arresti

IV I FOGGIA CITTÀ
Venerdì 23 gennaio 2015
BLITZ BABELE DEI CC
OLTRE 200 CAPI D’IMPUTAZIONE
LE MICROSPIE
Piazzate dai carabinieri del reparto
operativo nelle sale colloqui delle carceri:
il ruolo di Pasquale e Concetta Moretti
Scacco alla mafia, 26 arresti
per droga, racket e agguati
Il clan Gallone era in affari con il gruppo Moretti della «Società foggiana»
Cessioni di droga sarebbero
avvenute anche all’interno
della casa circondariale di
Foggia. I numeri dell’inchiesta
l «Quello dobbiamo fare, “quedda”,
quella cosa. Cerignola la prendiamo tutta
in mano. Foggia la prendiamo in mano.
Andria. E teniamo tutto il potere sotto controllo. Quella cosa porta la potenza, il rispetto». I sogni di gloria e di leadership in
Capitanata del trinitapolese Giuseppe
Gallone - alleato con il clan Moretti su
Foggia grazie ai rapporti con Pasquale
Moretti, e in contatto con calabresi per gli
approvvigionamenti - passavano per
«quedda», la droga, ipotizzando anche un
rapimento per reinvestire i soldi del riscatto nell’acquisto di stupefacenti. Le microspie piazzate dai carabinieri del reparto
operativo di Foggia nelle sale colloqui delle
carceri di Taranto e Lecce hanno catturato
decine e decine di colloqui di Gallone con i
familiari; e rappresentano la base su cui
poggia l’inchiesta «Babele» coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari
e sfociata nel blitz di ieri.
BEN 32 ORDINANZE - I numeri dell’inchiesta parlano di 32 ordinanze del gip (21
in carcere, 5 ai domiciliari, 6 obblighi di
dimora); 46 indagati complessivi tra trinitapolesi, foggiani, cerignolani, margheritani, calabresi, baresi, tarantini; oltre 200
capi d’imputazione per traffico di droga;
130 episodi di spaccio, anche all’interno del
carcere dauno; 3 tentativi d’omicidio avvenuti nel basso Tavoliere; 5 estorsioni aggravate dalla mafiosità per i metodi usati;
55 episodi di detenzione e porto illegale di
kalashnikov, fucili e pistole; spendita di
bandonote false; rapina, evasione e favoreggiamento. I fatti contestati vanno dal
2011 ad oggi, il tutto è raccontato nelle 1344
pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Bari Alessandra
Piliego che ha accolto in gran parte le
richieste avanzate dalla Dda, rigettando la
richiesta d’arresto per una dozzina di indagati. Nel corso delle indagini eseguiti 15
arresti in flagranza, sequestrati 200 grammi di hashish, 100 di cocaina, 75 chili di
marijuana, 1320 piante di canapa (dalle
foglie essiccate si ricava la marjuana), e 2
pistole con la matricola limata
I FRATELLI MORETTI - Tra i destinatari
dei provvedimenti restrittivi ci sono Pasquale Moretti, 37 anni, alias il «porchetto», figlio del boss Rocco, erede designato
dal padre a gestire il clan Moretti/Pellegrino (una delle tre «batterie» al vertice
della «Società foggiana», la mafia di Foggia); e la sorella Concetta Moretti, 38 anni,
foggiana residente a Orta Nova. A Pasquale Moretti - già detenuto dal 18 novembre
quando fu catturato sul Gargano dopo cinque mesi di latitanza e che attualmente
sconta 4 anni e 8 mesi per vecchie pendenze
con la Giustizia e 5 per mafia - l’ordinanza
di custodia cautelare in carcere è stata
notificata nel penitenziario di Tolmezzo
vicino Udine: è accusato di due episodi di
spaccio di droga, violazione della sorveglianza speciale, armi e spendita di monete
false. Alla sorella Concetta il gip di Bari ha
imposto l’obbligo di dimora a Orta Nova:
ha una posizione marginale ed è accusata
di un episodio di spaccio di droga in concorso col fratello.
I CLAN DI TRINITAPOLI - «L’operazione
“Babele”» si legge nella nota diffusa dalla
Dda di Bari «ha svelato i nuovi assetti
criminali a Trinitapoli in un contesto di
contrapposizione tra i gruppi Gallone-Carbone e Miccoli-De Rosa. L’indagine ha svelato come Giuseppe Gallone, capo
dell’omonimo gruppo e seppur detenuto in
carcere perchè ritenuto responsabile di
omicidio» (quello della foggiana Marisa
Scopece ammazzata a Barletta, è stato poi
assolto) «grazie ai costanti contatti con la
madre Marta Carbone, la sorella Giovanna, il marito di quest’ultima Vittorio
Cicinato, con il cugino Francesco Gallone, con Domenico Caprioli ed altri soggetti di minor spessore criminale tutti a lui
fedeli, sia riuscito a garantire l’operatività
della propria compagine delinquenziale,
grazie anche alle alleanze intessute con
organizzazioni criminali della provincia
di Lecce (attraverso i contatti con Emiliano Vergine); e della provincia di Reggio
Calabria, tramite Rocco DePaola di Rosarno e Francesco Rullo di Rizziconi.
I RAPPORTI CON LA «SOCIETÀ» - Gallone ed il suo gruppo avevano anche «cointeressenze con elementi di spicco della “Società foggiana”; in particolare è emerso»
l’atto di accusa della Dda «il coinvolgimento di Pasquale Moretti, elemento di vertice
della batteria Moretti/Pellegrino; e della
sorella Concetta negli affari criminali dei
Gallone, soprattutto nel traffico illecito di
droga e di banconote false, tale da delineare
l’esistenza di una consolidata alleanza da
contrapporre ai gruppi criminali rivali».
FILMATI Non solo intercettazioni, ma anche riprese video dei
carabinieri nel corso delle indagini
Tutti gli indagati
carcere per 21
in 5 ai domiciliari
l Sono 32 le ordinanze firmate dal gip di Bari
Alessandra Piliego, 31 quelle al momento
eseguite dai carabinieri. Carcere per 21 indagati:
Domenico Caprioli, 27 anni, foggiano residente
a Trinitapoli; Marta Carbone, 62 anni di Trinitapoli; Raimondo Carbone, 35 anni, Trinitapoli; Vito Carbone, 37 anni, Trinitapoli;
Giovanna Gallone, 29 anni, Trinitapoli; il marito Vittorio Cicinato, 24 anni, Trinitapoli;
Pietro De Rosa, 36 anni, Trinitapoli; Francesco
Gallone, 31 anni, Trinitapoli; Giuseppe Gallone, 38 anni di Trinitapoli (figlio di Marta
Carbone, fratello di Giovanna, cognato di Cicinato, cugino di Francesco Gallone); Felice
Iodice , 43 anni, Trinitapoli; Tommaso Lacalamita, 34 anni, Trinitapoli; Giuseppe Lafranceschina, 37 anni, Trinitapoli; Raffaele
Miccoli, 45 anni, Trinitapoli; Michelangelo
Dassisti, 34 anni, Margherita di Savoia; Francesco Valentino , 44 anni, Margherita di Savoia;
Paolo Losurdo, 34 anni, Cerignola; Francesco
Russo, 39 anni, Cerignola; Pasquale Moretti, 37
anni, Foggia; Emiliano Vergine, 38 anni, di
Campi Salentina e residente a Squinzano (Lecce); Rocco DePaola, 55 anni di Rosano (Reggio
Calabria); e Francesco Rullo , 37 anni, di
Rizziconi (Reggio Calabria).
Arresti domiciliari per 5 indagati: Teresa
Benedetti , 64 anni, Trinitapoli; Francesco
D’Aprile, 69 anni, nato a Manfredonia e residente a Trinitapoli; Vittorio Seccia, 53 anni,
Cerignola; Filippo Griner, 32 anni, Andria; e
Luigi Cicinato, 53 anni di Trinitapoli. Obbligo
di dimora per 6 indagati: Concetta Moretti, 38
anni, di Foggia residente a Orta Nova; Gerardo
Abatino, 41 anni, Cerignola; Giovanni Cavaliere, 39 anni, Trinitapoli; e Ruggiero Del
Neg ro, 39 anni di Trinitapoli; Piero D’Amore,
27 anni, Manduria (Taranto). Il sesto destinatario dell’obbligo di dimora non è stato ancora
rintracciato.
FOGGIA CITTÀ I V
Venerdì 23 gennaio 2015
L’INTERCETTAZIONE
Così Giuseppe Gallone si rivolgeva alla
mamma durante un colloquio in carcere
nell’estate 2011 riferendosi a Moretti
I TIMORI
Il trinitapolese in cella aveva paura che il
foggiano potesse essere ammazzato dai
rivali: «Pasquale sa tutto di questi fatti»
«A Pasqualino trattalo
come se fosse tuo figlio»
Il detenuto raccomandò alla madre massima attenzione per boss foggiano
l Ci teneva Giuseppe Gallone il trinitapolese al vertice dell’omonimo clan che anche dal carcere
avrebbe continuato a reggere le fila
del gruppo - al foggiano Pasquale
Moretti,
figura
di
vertice
dell’omonimo clan ai vertici della
«Società foggiana», la mafia dauna.
E ci teneva tanto da raccomandare
alla madre di trattare il foggiano come se fosse un figlio, ospitandolo a
casa. I rapporti
stretti tra i due malavitosi (entrambi
destinatari di ordinanze di custodia
cautelare in carcere nel blitz «Babele» dei carabinieri e della Dda) rappresentano
uno dei «capitoli» principali
dell’inchiesta, ed emergono da intercettazioni ambientali come
quella eseguita nel carcere di Lecce nell’agosto del 2011 dai carabinieri del reparto operativo di
Foggia. All’epoca di quel colloquio
sia Giuseppe Gallone sia Pasquale
Moretti erano detenuti: quest’ultimo era in cella perchè accusato di
mafia nel processo «Cronos» relativo ad una guerra di mala esplosa a Foggia (condannato in appello
a 9 anni, si attende la decisione
della Cassazione). Pasquale Moretti fu scarcerato il 19 settembre
2011, ma la sua libertà durò poco:
fu infatti riarrestato in flagranza
due mesi dopo, la mattina del 22
novembre, davanti al carcere di
Taranto per violazione della sorveglianza speciale: aveva accompagnato in carcere una parente di
Giuseppe Gallone
per un colloquio
con il detenuto
Il 17 agosto 2011
i carabinieri intercettano questo
colloquio tra Gallone e la madre
Marta Carbone che si era recata a
visitarlo.
Gallone: «Oh, vieni qui, vieni
qui» (invita la madre ad avvicinarsi per parlarle all’orecchio, annotano i carabinieri ndr) «Se esce
Pasqualino» (Moretti, ndr) «me lo
devi fare stare a casa, tre o quattro
gior ni?»
Madre: Chi è Pasquale.
Gallone: Il foggiano, Pasquale.
Madre: Sì, com’è non lo posso
fare stare!
Gallone: Eh, hai capito? A dormire con te e cose, che quello è
L’AMICIZIA
«Lo sai che io gli voglio
bene assai a quello,
mettilo nella stanza mia»
Pasquale Moretti
Giuseppe Gallone
come un figlio per te; a Pasquale
nella stanza mia, è come se fossi io
a quello, che lo sai che io gli voglio
bene assai a quello».
Il colloquio prosegue, Gallone
invita di nuovo la madre ad avvicinarsi per parlare all’orecchio.
Gallone: «Che lui lo sa» (Moretti,
a dire dei carabinieri), «che quello
Milù» (per i carabinieri il riferimento è al trinitapolese Michele
Miccoli detto «Milù», ndr) «quando
usciva» (ossia Moretti, ndr) «lui
doveva uccidere a Pasquale. E
quelli di fuori mi dovevano uc-
cidere a me» (poi figlio e madre
riprendono a parlare in tono normale, ndr) «Pasquale sa tutto di
questi fatti, fallo acchiappare subito a quello» (Michele Miccoli,
secondo i carabinieri). Hai capito? E
diglielo. Diglielo a Pasquale che se
è qualche cosa che poi se ne devono
scappare, che poi gli sbirri arrivano da Foggia, diglielo che poi
lui non sa tutti i fatti. Diglielo,
dalla strada di... arrivano sempre,
dalla strada interna di Cerignola
arrivano, arrivao da tutte le parti».
IL PRINCIPALE ERA LO SPACCIO DI COCAINA, HASHISH E MARIJUANA; C’ERANO POI I SOLDI DEL PIZZO
DROGA
Il clan
spacciava
hashish,
cocaina e
marijuana
.
Ecco tutti gli affari del gruppo
Ci fu anche un agguato fallito per contrasti legati alla gestione dei parcheggi
l Era la droga il cuore degli affari del clan
Gallone. «L’indagine Babele» dice la Dda «ha
fatto emergere il traffico di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, marijuana ed
hashish quale principale attività illecita, posta in essere attraverso una struttura associativa gerarchicamente organizzata ed armata che aveva il suo vertice, nonostante il
suo stato di detenzione, in Giuseppe Gallone che dal carcere impartiva direttive alla
madre Marta Carbone, alla sorella Giovanna ed al marito di lei Vittorio Cicinato sulle
forniture e la successiva attività di spaccio
che avveniva soprattutto nei pressi delle loro
abitazioni». Il clan aveva anche la «possibilità
di auto approvvigionarsi coltivando marijuana, come dimostra il sequestro di 70 chili e
un’intera piantagione con 1320 eseguito dai
carabinieri lo scorso 17 settembre con l'arresto di Luigi Cicinato, padre di Vittorio».
Il clan si sarebbe occupato anche di estorsioni, 5 quelle contestate dalla Dda con l’aggravante dai metodi mafiosi ai danni di commercianti e imprenditori «vittime di Vito
Carbone, Lafraceschina, Francesco Gallone e
Vittorio Cicinati, tutti della "famiglia Gallone”. Un imprenditore, che subì l’incendio di
un capannone, era vittima anche di Pietro De
Rosa elemento apicale della compagine criminale rivale dei Gallone», a dire della Dda.
Nell’inchiesta «Babele» si parla anche di
tre agguati falliti, tra cui quello ai danni di
Michele Caputo avvenuto il 9 luglio 2011 in un
parcheggio di un lido di Margherita di cui
sono accusati Francesco Valentino e Michelangelo Dassisti, entrambi del centro
salinare. Dalle indagini è emersa «la gestione
abusiva di varie aree di parcheggio, tra cui
anche l'area adiacente al lido dove avvenne
l’agguato, da parte della coppia Cicinato-Gallone in collaborazione con Caputo, referente
di zona; movente dell’agguato le tensioni tra
la vittima designata e Valentino «per questioni economiche legate alla gestione dei
parcheggi».
GLI INVESTIGATORI IL COLONNELLO BASILICATA: «DIMOSTRATI I COLLEGAMENTI CON I CLAN FOGGIANI»
CARABINIERI
La
conferenza
stampa al
comando
provinciale di
Foggia
L’imprenditore vittima... due volte
Taglieggiato e costretto a pagare un pizzo mensile alle due «batterie» rivali
.
l «C’è la mafia foggiana, quella garganica, cerignolana ed anche trinitapolese che sono in costante collegamento tra
loro. Abbiamo dimostrato un collegamento tra il clan Gallone-Carbone e i foggiani
del gruppo Moretti-Pellegrino: i gruppi
operanti a Trinitapoli avevano bisogno
dell’appoggio dei foggiani per esercitare
maggiormente il proprio potere criminale, infatti non escludiamo che il gruppo
Miccoli-De Rosa, rivale del clan Gallone, a
sua volta possa aver avuto contatti con
altri gruppi di malavitosi foggiani». E’
l’analisi del blitz «Babele» del comandan-
te provinciale, il colonnello Antonio Basilicata nella conferenza stampa cui era
idealmente presente anche il capitano
Cleto Bucci che per 7 anni, sino a settembre, ha diretto il nucleo investigativo
del reparto operativo (ora dirige una compagnia nelle Marche) occupandosi in prima persona dell’inchiesta. Il col. Basilicata ha aggiunto che le indagini proseguono per verificare «possibile connessione tra gli odierni indagati e l'omicidio
dello scorso 12 gennaio dii Severino Benedetti vicino anche per legami di parentela al clan Gallone-Carbone».
Il ten. col. Pasquale Del Gaudio, che
dirige il reparto operativo, ha posto l’accento sul fatto che «l'obiettivo fondamentale del gruppo Gallone-Carbone era
espandere la propria attività delinquenziale sul territorio di Trinitapoli e spostarsi oltre confine. Le file erano mantenute dal carcere da Giuseppe Gallone
tramite contatti con il clan tramite familiari: con i calabresi c’erano rapporti
per acquistare grossi quantitativi di cocaina e offrire in cambio eroina».
Il neo comandante del nucleo investigativo del reparto operativo, il capitano
Favio Rufino. ha ricordato il caso di «un
imprenditore al quale fu incendiato il capannone procurando 300mila euro di danni per convincerlo della forza criminale
della famiglia Gallone. La vittima si vide
costretta a pagare 500 euro al mese: peraltro non solo era sotto estorsione del
gruppo Gallone-Carbone ma versava una
quota di circa 300 euro anche alla famiglia
rivale Miccoli-De Rosa». Quanto a Giuseppe Gallone «dal carcere impartiva ordini alla madre ed alla sorella, dicendo
loro a chi rivolgersi per acquistare droga,
a chi rivenderla ed a quali prezzi: talvolta
passava alle familiari anche pizzini durante i colloqui in carcere».