Progetto_Paesaggio Energia_Paesaggio. Fonti rinnovabili, risparmio energetico e paesaggio Paesaggi agricoli della transizione energetica in Europa: politiche, strategie, progetti Daniela Perrotti Architetto, Ricercatore presso l’Institut National de la Recherche Agronomique, UMR SAD-APT INRA/AgroParisTech La comunicazione propone una riflessione sul concetto di "transizione energetica" attraverso la presentazione dell'evoluzione del dibattito politico in materia di energia nell'ambito di tre paesi europei (Olanda, Germania e Francia) e delle sue ricadute in tre contesti rurali contemporanei (Limburgo Sud, Lusazia, Mené). La prima parte della comunicazione presenta un inquadramento epistemologico del concetto di "transizione energetica", a partire dalla sua formulazione nel libro bianco Energiewende: Wachstum und Wohlstand ohne Erdol und Uran [Transizione energetica: crescita e prosperità senza petrolio e uranio], pubblicato dall'Oko-Institut (Institut für angewandte Okologie) di Friburgo nel 1980 (Krause, Bossel, Mùller- Reissmann, 1980). Tale studio preconizza un cambiamento radicale della politica energetica tedesca, da politica centrata sulla domanda a politica basata sull'offerta, ed il passaggio da una produzione centralizzata ad una produzione decentralizzata dell'energia nell'ambito nazionale. Oltre al graduale abbandono dell'energia fossile e nucleare (a vantaggio di quella da fonte solare), i principali obiettivi di tale approccio coincidono con economia ed efficienza energetica, intese in questo contesto come le due principali vie verso l'autonomia energetica del paese. La comunicazione presenta in seguito un'altra tappa fondamentale nella storia recente dell'evoluzione del concetto di "transizione energetica", tappa coincidente con la pubblicazione del documento La Transition énergétique dans la région de la C.E.E della Commissione Economica per l'Europa delle Nazioni Unite nel 1984. Tale documento propone un'analisi del processo di adattamento alla crisi petrolifera del 1973 della politica energetica dei paesi della CEE, in parallelo ad una riflessione prospettica sugli obiettivi da perseguire in tale ambito geo-politico negli anni successivi alla pubblicazione del documento. La transizione è qui presentata come un processo di revisione delle politiche energetiche dei paesi della CEE, processo concepito nei termini di un adattamento all'incremento del costo del petrolio verificatosi nel decennio 1973-1982. Gli obiettivi specifici individuati sono i seguenti: incremento di risparmio ed efficienza energetica, progressiva sostituzione di uranio, petrolio e carbone con fonti alternative (anche rinnovabili), incremento della produzione energetica interna per una maggiore copertura della domanda in ogni paese CEE (e conseguente diminuzione della dipendenza di ogni stato dalle importazioni esterne), diversificazione degli scambi commerciali (soprattutto in direzione dei paesi dell'Europa centro-orientale) e della cooperazione industriale per il miglioramento di performance e redditività delle tecnologie di produzione energetica da fonte rinnovabile. La parte centrale della comunicazione si concentra sul dibattito politico cristallizzato attorno alla nozione di "transizione energetica" nei tre contesti europei sopra citati. In primo luogo, si propone una riflessione sull'evoluzione di tale dibattito nell'ambito delle politiche ambientali ed energetiche dei Paesi Bassi. In questo contesto, il documento di riferimento è il Fourth Dutch National Environmental Policy Plan pubblicato dal Ministero dell'Ambiente Olandese nel 2001, nell'ambito del quale è presentato lo scenario "Long Term Vision of the Energy Supply" a cura del Ministero dell'Economia (2001). A tale documento fa eco la pubblicazione nel 2006 del National Transition Action Plan a cura della Taskforce Energy Transition (TFE), formata da attori istituzionali e dei settori dell'industria e della ricerca, organo specificatamente creato dal Governo olandese per l'elaborazione di una strategia di transizione energetica a livello nazionale. L'interesse di tale documento risiede nella formulazione del concetto di "Transition Management" approccio della gestione della transizione fondato su un'innovazione globale del sistema energetico nazionale ed inteso come processo di trasformazione sul lungo periodo, inglobante non soltanto evoluzioni di carattere tecnologico, ma soprattutto cambiamenti interni alle strutture istituzionali e al tessuto economico e socio-culturale del paese. In tale ambito, sei "percorsi di transizione" ("transition paths") sono individuati: modernizzazione ed efficienza delle reti, uso moderato ed efficace delle risorse naturali (non solo ricorso a fonti energetiche rinnovabili ma anche impiego di materie prime di origine naturali e biomateriali), produzione di elettricità da fonte rinnovabile, mobilità sostenibile, efficienza del settore immobiliare (con un focus specifico sullo sviluppo urbano della regione metropolitana di Rotterdam), nuovi gas "verdi" (biogas, ma anche cattura e stoccaggio di carbonio). Questi sei "percorsi di transizione" sono le vie individuate dal governo olandese per il raggiungimento dei due principali obiettivi nazionali all'orizzonte 2050: riduzione delle emissioni di CO2 (-50%, rispetto ai dati relativi al 2009) e incremento progressivo della quota di rinnovabili nel mix energetico nazionale (con l'obiettivo del raggiungimento del 100% nel 2050, come successivamente stabilito dall'accordo di coalizione fra il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia VVD ed il partito laburista PVdA). La riflessione sull'evoluzione del concetto di "transizione energetica" nei Paesi Bassi è accompagnata dall'illustrazione di un caso studio nell'ambito dell'area rurale di Heuvelland, nella zona sud della provincia del Limburgo, territorio alla frontiera fra Paesi Bassi, Belgio e Germania. Dal 2006, il Limburgo-Sud è stato infatti uno dei terreni di sperimentazione del progetto SREX - Synergies between Regional Planning and Exergy (Van Etteger, Stremke, 2007; Stremke, 2012) sviluppato da un gruppo interdisciplinare di ricercatori delle Università di Wageningen e Groningen e della Technische Universiteit di Delft e finanziato dalla divisione Agency NL del Ministero dell'Economia olandese. L'obiettivo del progetto è la formulazione di scenari progettuali di breve e lungo periodo e l'identificazione di logiche d'intervento per la trasformazione di questo territorio in un "sustainable energy landscape" (Stremke, 2010; Stremke e van den Dobbelsteen, 2013; in contrapposizione a "renewable energy landscape"). Nella definizione degli stessi autori del progetto, tali paesaggi sono il risultato di un modello di sfruttamento equilibrato (più prossimo dunque alla logica della valorizzazione che a quella dello sfruttamento) delle fonti energetiche rinnovabili, modelli che dunque non compromettono le logiche economiche e le qualità estetiche ed ecologiche dei luoghi. La metodologia adottata si sviluppa in cinque fasi consecutive ("five-step approach", Stremke, 2010) volte ad integrare visioni di medio e lungo termine alla scala regionale. La prima fase verte sull'analisi e la restituzione diagrammatica e cartografica (e.g. cartografia dei potenziali energetici territoriali per fonte rinnovabile) delle condizioni e dei processi evolutivi esistenti nell'ambito del territorio di studio. La seconda e terza tappa del processo progettuale sono volte alla valutazione degli sviluppi territoriali nel futuro immediato e delle evoluzioni possibili nei futuri lontani, tendendo principalmente conto delle trasformazioni risultanti dall'evoluzione degli scenari tendenziali. La quarta tappa è fondata sull'elaborazione di visioni integrate di medio e lungo termine, visioni "realistiche ma creative", indotte dagli eventuali interventi progettuali proposti nell'ambito del progetto SREX; essa serve da base all'ultima tappa in cui gli interventi progettuali sono precisati in funzione dei lori impatti nel futuro immediato e lontano. Le visioni integrate per il territorio del comune di Margraten sono elaborate in funzione di una matrice composta da quattro scenari alternativi: Global Market, Global Solidarity, Secure Region e Caring Region. I quattro scenari si delineano in funzione della loro maggiore o minore aderenza a quattro fattori - mercato aperto o protezionismo, da un lato, efficienza economica o solidarietà, dall'altro - e delle loro possibili combinazioni. In conclusione, l'elaborazione di visioni integrate per l'evoluzione dell'infrastruttura energetica del territorio rurale di Heuvelland coincide con la ricerca di risposte pertinenti e valide localmente al seguente quesito: come trasformare uno scenario possibile in un futuro desiderabile? Il secondo caso studio presentato nella comunicazione si situa nell'ambito della regione geografica della Lusazia in Germania (a cavallo tra le regioni Brandeburgo e Sassonia, e al confine con Polonia e Repubblica Ceca). Le riflessioni sui processi di transizione energetica in atto in questo territorio sono introdotti da una presentazione degli strumenti legislativi e normativi che hanno contribuito a costruire nel tempo l'attuale politica energetica dello stato tedesco. Il primo documento volto a stabilire gli indirizzi strategici del paese in materia di rinnovabili è il Feed-in Act varato nel 1991 dal Ministero dell'Ambiente. E' il documento fondatore dell'ampia politica d'incentivo realizzata dallo stato tedesco in direzione degli impianti di produzione di elettricità da fonte eolica, solare e idroelettrica, incentivi responsabili del notevole sviluppo dei sistemi di valorizzazione energetica da fonte rinnovabile nel paese (fotovoltaico in particolare). Gli orientamenti di tale politica d'incentivi sono stati successivamente rafforzati in seguito all'approvazione nel 2001 del fondamentale Renewable Energy Act (EEG) da parte dei Ministeri dell'Economia e dell'Ambiente. Si segnalano in particolare l'attuazione del programma "Tetti fotovoltaici" con 100.000 installazioni nel quinquennio 2004-2009 (con garanzia d'incentivi per 20 anni). I nuovi indirizzi della politica energetica del paese degli ultimi anni si ritrovano nel documento del 2010 Energy Concept Ior an Environmentally-Friendly, Reliable, and AIIordable Energy Supply (Ministeri dell'Economia e dell'Ambiente), cui sono state riportate alcune rilevanti modifiche nel giugno 2011 in seguito all'incidente della centrale nucleare giapponese di Fukushima. Come per gli altri Stati Membri dell'Unione Europea, i due principali obiettivi fissati dal governo tedesco all'orizzonte 2050 concernono la riduzione di emissioni inquinanti, in particolare C02, di una percentuale pari all'80-95% (rispetto ai livelli segnalati nel 1990), ed il progressivo incremento della quota di rinnovabili nel mix energetico nazionale, fino al raggiungimento della soglia del 60% al 2050 (a partire dal 23% già raggiunto nel 2012). Nove strategie d'azione ("fields of action") sono già individuate nel documento di lavoro del 2010 e rafforzate con le revisioni del "dopo Fukushima" del giugno 2011. Il ben noto orientamento del Bundestag della Cancelliera Merkel verso il drastico abbandono del nucleare all'orizzonte 2022 (con la chiusura immediata di sette centrali già nel 2011 e l'arresto delle restanti nove per il 2022) è affiancato dalla riduzione dell'impiego di sistemi alimentati da fonti fossili (petrolio, carbone e gas naturale). Tale doppia sfida implica un chiaro impegno del governo non solo sul fronte della produzione da fonte rinnovabile e su quello dell'implementazione di programmi di ricerca e sviluppo tecnologico (R&D), ma soprattutto sul piano dell'incremento dell'efficienza energetica, specie nel settore immobiliare, del miglioramento delle strategie di mobilità e dell'efficienza delle reti di distribuzione dell'elettricità (con un incremento del 50% di quest'ultimo parametro all'orizzonte 2050). Gli obiettivi d'integrazione della politica energetica tedesca nel più vasto spettro della politica europea (griglia elettrica, liberalizzazione del mercato interno, Emission Trading, nuovi certificati verdi, ecc...) e di accrescimento della trasparenza e dell'accettabilità sociale delle nuove strategie nazionali di gestione integrata dell'offerta e della domanda figurano come elementi altrettanto importanti nell'attuale orientamento politico "post-Fukushima". Il progetto scelto per illustrare uno dei possibili percorsi verso la transizione energetica nel territorio nazionale tedesco si colloca nell'ambito dell'esposizione internazionale (Internationale Bauausstellung) IBA SEE, svoltasi nel decennio 2000-2010 nel territorio del Furst-Puckler-Land in Lusazia. Quest'esposizione internazionale è stata dedicata al processo di riqualificazione dei paesaggi dell'era post-carbone, siti nell'antico cuore energetico del paese: 17 miniere di carbone e lignite a cielo aperto circondate da 30 laghi anch'essi frutto di un processo di riconversione delle ex cave esauste. Intesa come laboratorio di nuovi paesaggi ("workshop for new landscapes"; IBA SEE, 2012), l'esposizione si articola intorno a sette tematiche principali, percorsi tematici che si dipanano attraverso nove isole di paesaggio ("landscape islands"). Uno di questi percorsi tematici è interamente dedicato ai paesaggi dell'energia ("energy landscapes"), e si sviluppa in particolare nell'isola di paesaggio attorno al centro rurale di Welzow (Welzow: A Landscape in TransIormation), territorio in cui attività estrattive (carbone e lignite) e agricole si sono a lungo affiancate nel corso della storia. Il progetto illustrato concerne il processo di riqualificazione di un'ex cava di lignite in questo territorio. Uno dei paesaggi postindustriali e post-carbone dell'IBA SEE diviene dunque laboratorio di sperimentazione di nuovi approcci al governo dei paesaggi in transizione. Tali paesaggi divengono un'occasione preziosa in cui competenze nei settori dell'agronomia, agro-foresteria e scienze naturali in generale, da un lato, e ingegneria ed architettura del paesaggio, dall'altro, collaborano alla ricerca di soluzioni e nuove metodologie di progetto non solo interessanti dal punto di vista economico e ambientale ma anche strategiche rispetto alla valorizzazione delle qualità estetiche di questi paesaggi. L'ex cava di lignite di Welzow-Sud è inoltre il terreno di sperimentazione di un progetto, sviluppato nel 2007 da un'equipe di ricercatori della Brandenburgische Technische Universitàt di Cottbus, in collaborazione con lo studio di paesaggisti Lohrberg Stadtlandschaftsarchitektur di Stoccarda, nell'ambito del progetto europeo "Re-SOURCE" (CENTRAL EUROPE Project; IBA SEE, 2010). Tale progetto è sviluppato sulla base dei risultati ottenuti dall'Università di Cottbuss, in collaborazione con il gruppo svedese Vattenfall e l'azienda locale Terpe-Proschim, nell'ambito di un precedente progetto nell'ambito dell'IBA SEE, anch'esso finanziato dall'EU (REKULA, 2003). Il progetto di riconversione prevede la creazione di un percorso paesaggistico ad anello (new landscape trail) costruito intorno all'ex cava di lignite, progetto di paesaggio inteso dai ricercatori e progettisti come un concept design integrato e strutturato secondo un duplice approccio: agronomico e paesaggistico (lohrberg Stadtlandschaftsarchitektur, 2010). L'approccio agronomico è applicato ad un'area pilota sperimentale nella parte nord-overst dell'anello (masterplan): una parcella di 170 ettari, destinata alla sperimentazione di sistemi colturali in avvicendamento destinati alla valorizzazione energetica. A un sistema agroforestale a rotazione breve (associazione di essenze in filari e vegetazione minore in siepi) è associato un sistema forestale con specie legnose a rapido accrescimento (pioppo, robinia). L'approccio paesaggistico del concept design verte invece sulla creazione di una trama di percorsi e belvedere all'interno dell'anello, trama puntellata da mini-infrastrutture ricettive volte a fornire un'offerta informativa, ma anche didattico-formativa all'interno di questo percorso. In una di queste strutture l'IBA ha inaugurato nel 2007 un centro visite aperto al pubblico con attività di comunicazione dei risultati del progetto di ricerca "Re-SOURCE". Il processo di riqualificazione di un'ex cava di lignite in un giardino dell'energia (Energiegarten©), volto alla produzione di biomassa dedicata alla valorizzazione energetica, diviene anche l'occasione per la creazione un'esperienza estetica di questo paesaggio dell'energia, al contempo ancorato nella storia (cave di lignite e carbone) ed in transizione (coltivazione di biomassa). L'approccio estetico è inoltre concepito alla scala della percorrenza stradale dei luoghi, nell'ambito del percorso più esterno dell'anello, e dell'esperienza visiva del nuovo paesaggio della biomassa anche da un punto di vista in movimento. L'ultima fase del progetto prevede la produzione di un "kit" per la costruzione dei paesaggi della biomassa (biomass-landscape-kit,), ad uso dei differenti attori politici ed economici locali attivi nel processo di transizione dei paesaggi post-carbone (istituzioni, pianificatori, agricoltori, ecc…). Il kit propone un abaco di soluzioni integrate per la progettazione di filari e siepi ai margini esterni delle parcelle destinate alla produzione agro-energetica, pensate in funzione delle relazioni di continuità fisica e visiva fra la parcella e gli assi di percorrenza stradale. La comunicazione si chiude con un breve excursus sulla recente evoluzione delle politiche francesi in materia di energia e ambiente. La necessità di orientare tali politiche nella direzione di un processo di transizione energetica alla scala dell'intero territorio nazionale è illustrata in un rapporto pubblicato nel 2006 dall'DIIice parlementaire d'évaluation des choix scientiIiques et technologiques a cura dei senatori Laffitte e Saunier, "Cambiamento climatico e transizione energetica: superare la crisi" (Changement climatique et transition énergétique: dépasser la crise). Si tratta del primo volume di uno studio più globale dedicato ai contributi della scienza e della tecnologia allo sviluppo sostenibile (Les apports de la science et de la technologie au développement durable, 2006). Nel rapporto, la transizione energetica è presentata nei termini di una transizione fra due modelli economici e forme d'organizzazione della società: una corrispondente al modello contemporaneo, fondato sull'utilizzazione senza freni di risorse energetiche abbondanti e a costi contenuti, l'altra basata sulla necessità di una migliore gestione di tali risorse. Pubblicato qualche anno dopo il noto terzo rapporto del Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico (IPCC, 2001), lo studio dell'Ufficio Parlamentare francese evidenzia la presa di coscienza da parte delle popolazioni e dei governi a livello mondiale delle conseguenze del modello attuale di sviluppo, produzione e consumo di risorse energetiche (e naturali in generale) sulle alterazioni climatiche e le problematiche ecologiche a livello planetario. Questo notevole incremento della sensibilità delle società globalizzate all'argomento diviene terreno fertile per l'elaborazione di scenari di riduzione dei consumi e di razionalizzazione delle risorse a livello nazionale, scenari fondati sull'elaborazione di un modello energetico mondiale e sulle sue possibili evoluzioni. Nella prospettiva della costruzione di questo nuovo modello, il rapporto dell'Ufficio Parlamentare francese evidenza in modo chiaro il ruolo delle politiche ambientali ed energetiche del governo francese nella formulazione di proposte concrete ed attuabili alla scala nazionale e territoriale e, più specificamente, nella costruzione di uno scenario di transizione per la Francia all'orizzonte 2030. L'urgenza di tale approccio integrato della transizione energetica è una delle principali tematiche al centro della Conferenza ambientale per la transizione ecologica organizzata dal Presidente della Repubblica nel settembre 2012 e volta alla redazione di un documento-guida per la transizione ecologica del paese (Feuille de route pour la transition écologique, settembre 2012). Nella redazione della Feuille de route sono poste le basi per il lancio del Dibattito nazionale sulla transizione energetica da parte del Ministero dell'Ambiente (novembre 2012), con l'obiettivo della creazione di un progetto di legge di programmazione sulla transizione energetica (atteso per il primo semestre 2014). Svoltosi da gennaio a giugno 2013, a diversi livelli istituzionali (nazionale, regionale ed infra-regionale), e ideato come «aperto, cittadino e senza tabù», tale dibattito si è articolato attorno a una serie di questioni fondamentali alla comprensione delle diverse vie possibili verso la transizione energetica del paese. Come orientarsi verso l'efficienza energetica e la sobrietà? Quali traiettorie intraprendere per realizzare il mix energetico nel 2025 (con la riduzione a -50% della quota del nucleare nella produzione nazionale dell'elettricità) e scenari realistici di decarbonazione all'orizzonte 2030 e 2050? Che scelte operare in materia di energie rinnovabili e nuove tecnologie? Quali sono i costi effettivi ed i finanziamenti possibili per attuare la transizione energetica? Come organizzare una governance della transizione, e che ruolo può essere giocato dallo stato centrale e dai diversi livelli dell'amministrazione pubblica (région, departement, commune)? Quali sarebbero le figure professionali e le nuove competenze da formare? Come innovare sistemi e reti di distribuzione? Qual è l'attuale livello di competitività delle aziende francesi nel settore? Come investire e produrre per incentivare la transizione in Francia? Questo excursus nel recente dibattito politico francese si conclude con la presentazione di un caso studio nella regione Bretagna, il territorio della Communauté des Communes del Mené, uno dei primi territori francesi ad aver aderito alla Rete nazionale dei Territori a energia positiva (TEPOS - France). L'avvio del processo di transizione in questa communauté formata da sette comuni (6500 abitanti su 163 kmq di superficie) ha origine nella realizzazione di uno studio (Creazione di un polo nazionale di competenze in materia di energie rinnovabili, basato sul modello dell'economia rurale) realizzato nel 2004-2005 dall'associazione SOLAGRO (2005) per conto del gruppo di lavoro «Energia» del Mené che riunisce istituzioni, imprenditori ed associazioni locali (MIR - Mené Initiatives Rurales). A tale studio fa seguito la redazione di un Plan d'action territoriale per il periodo 2006 - 2011 in cui è chiaramente fissato l'obiettivo di autonomia energetica del territorio (il 75% di energia consumata sarà prodotta localmente al 2020, fino al raggiungimento del 100% nel 2030, CLER, 2011). Gli obiettivi di tale azione politica territoriale vertono non soltanto sul soddisfacimento dei bisogni energetici della popolazione grazie alle risorse locali ma anche sul rilancio dell'economia locale, attraverso una politica d'incentivi per l'installazione nel territorio d'imprese innovanti nel settore delle rinnovabili. Il Mené si propone tra l'altro di divenire un modello di sviluppo esemplare per altri territori rurali orientati verso simili scelte ambientali ed energetiche. Gli attori territoriali si dimostrano da subito molto attivi anche sui fronti dell'orientamento e dell'assistenza a progetti energetici decentralizzati in altri contesti, e nella gestione di progetti a valenza didattica e formativa (si veda il percorso di scoperta e valorizzazione delle nuove infrastrutture locali di produzione d'energia da fonte rinnovabile La Route des energie). Sei progetti costruiscono l'infrastruttura territoriale che serve da supporto al processo di transizione energetica del Mené: la costruzione di una centrale di valorizzazione per metanizzazione dei reflui zootecnici degli allevamenti porcini locali e dei rifiuti organici dell'industria agroalimentare (Géotexia); la creazione di una filiera locale del legno-energia che, grazie allo sfruttamento di 2000 ettari del patrimonio forestale locale, alimenterà sei impianti di teleriscaldamento comunali (edifici pubblici, terziario e caldaie domestiche); la realizzazione del progetto Maisons solaires destinato alla realizzazione di tetti fotovoltaici nel tessuto residenziale diffuso della communauté, assieme alla riqualificazione energetica di 100 unità residenziali all'anno ed a una campagna volta alla sensibilizzazione degli abitati per la riduzione dei consumi energetici; l'apertura di una centrale di produzione di bio-carburante da olio di colza (Ménergol) destinata al soddisfacimento dei consumi dei macchinari agricoli della comunità ma anche all'esportazione; l'istituzione di un incubatore di imprese locali del settore energetico (Ménerpòle); la creazione di un parco eolico a seguito di un processo di progettazione partecipata, inaugurato nel luglio 2013 (Parc éolien des Landes du Mené) e destinato ad alimentare in elettricità 6000 alloggi della communauté, con un capitale sociale detenuto per il 30% da 140 nuclei familiari riuniti in otto CIGALES (Club d'Investisseurs pour une Gestion Alternative et Locale de l'Epargne Solidaire). Come evidenziato dai sindaci di due dei sette comuni del Mené, Jean Pascal Guillouét e Jacky Aignel (2012), in una recente comunicazione sul processo di transizione in atto nel loro territorio, la promozione delle fonti rinnovabili locali è stata fin da subito intesa dall'insieme degli attori locali come un'opportunità congiunta di tutela del patrimonio forestale e paesaggistico e di rigenerazione socio-economica delle attività di quest'area rurale. Il raggiungimento in un intervallo di tempo piuttosto ristretto (circa un decennio) di obiettivi come la diversificazione ed il rafforzamento del tessuto economico e del mix sociale, o la salvaguardia del paesaggio e dell'ambiente locale è stato possibile grazie alla combinazione di tre fattori principali: un forte investimento in questo processo delle "intelligenze locali" (grazie anche alla sperimentazione di nuovi modelli di governance territoriale), la trasversalità e diversità degli approcci della transizione adottati, la notevole semplificazione delle procedure burocratiche, resa possibile grazie all'impegno in prima linea delle amministrazioni locali nella concretizzazione di efficaci misure di decentralizzazione. L'effetto congiunto di questi fattori rende il Mené un modello esemplare in termini di prefigurazione di un avvenire possibile per i territori rurali francesi, dove la transizione energetica può divenire la base di un processo di ri-dinamizzazione più globale dei tessuti socio-economici in mutazione. Riferimenti bibliografici Transizione energetica - - - Commissione Economica per l'Europa, Nazioni Unite, La Transition énergétique dans la région de la C.E.E/ONU, New York, Nazioni Unite, 1984 Conseil national du débat national sur la transition énergétique de la France, Synthèses des travaux, Paris, Juillet, 2013 Davidson B., "Local Futures, Resilient Cities. Planning for Peak Dil and Climate Change", comunicazione a Local Futures Conierence, Thompsonville, Mich. 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