Paesaggi agricoli della transizione energetica in Europa: politiche

Progetto_Paesaggio
Energia_Paesaggio. Fonti rinnovabili, risparmio energetico e paesaggio
Paesaggi agricoli della transizione energetica in Europa:
politiche, strategie, progetti
Daniela Perrotti
Architetto, Ricercatore presso l’Institut National de la Recherche Agronomique,
UMR SAD-APT INRA/AgroParisTech
La comunicazione propone una riflessione sul concetto di "transizione energetica" attraverso
la presentazione dell'evoluzione del dibattito politico in materia di energia nell'ambito di
tre paesi europei (Olanda, Germania e Francia) e delle sue ricadute in tre contesti rurali
contemporanei (Limburgo Sud, Lusazia, Mené).
La prima parte della comunicazione presenta un inquadramento epistemologico del
concetto di "transizione energetica", a partire dalla sua formulazione nel libro bianco
Energiewende: Wachstum und Wohlstand ohne Erdol und Uran [Transizione energetica:
crescita e prosperità senza petrolio e uranio], pubblicato dall'Oko-Institut (Institut für
angewandte Okologie) di Friburgo nel 1980 (Krause, Bossel, Mùller- Reissmann, 1980).
Tale studio preconizza un cambiamento radicale della politica energetica tedesca, da
politica centrata sulla domanda a politica basata sull'offerta, ed il passaggio da una
produzione centralizzata ad una produzione decentralizzata dell'energia nell'ambito
nazionale. Oltre al graduale abbandono dell'energia fossile e nucleare (a vantaggio di quella
da fonte solare), i principali obiettivi di tale approccio coincidono con economia ed efficienza
energetica, intese in questo contesto come le due principali vie verso l'autonomia energetica
del paese.
La comunicazione presenta in seguito un'altra tappa fondamentale nella storia recente
dell'evoluzione del concetto di "transizione energetica", tappa coincidente con la
pubblicazione del documento La Transition énergétique dans la région de la C.E.E della
Commissione Economica per l'Europa delle Nazioni Unite nel 1984. Tale documento
propone un'analisi del processo di adattamento alla crisi petrolifera del 1973 della politica
energetica dei paesi della CEE, in parallelo ad una riflessione prospettica sugli obiettivi da
perseguire in tale ambito geo-politico negli anni successivi alla pubblicazione del
documento. La transizione è qui presentata come un processo di revisione delle politiche
energetiche dei paesi della CEE, processo concepito nei termini di un adattamento
all'incremento del costo del petrolio verificatosi nel decennio 1973-1982. Gli obiettivi specifici individuati sono i
seguenti: incremento di risparmio ed efficienza energetica, progressiva sostituzione di uranio, petrolio e carbone con
fonti alternative (anche rinnovabili), incremento della produzione energetica interna per una maggiore copertura
della domanda in ogni paese CEE (e conseguente diminuzione della dipendenza di ogni stato dalle importazioni
esterne), diversificazione degli scambi commerciali (soprattutto in direzione dei paesi dell'Europa centro-orientale) e
della cooperazione industriale per il miglioramento di performance e redditività delle tecnologie di produzione
energetica da fonte rinnovabile.
La parte centrale della comunicazione si concentra sul dibattito politico cristallizzato attorno alla nozione di "transizione
energetica" nei tre contesti europei sopra citati. In primo luogo, si propone una riflessione sull'evoluzione di tale
dibattito nell'ambito delle politiche ambientali ed energetiche dei Paesi Bassi. In questo contesto, il documento di
riferimento è il Fourth Dutch National Environmental Policy Plan pubblicato dal Ministero dell'Ambiente Olandese nel
2001, nell'ambito del quale è presentato lo scenario "Long Term Vision of the Energy Supply" a cura del Ministero
dell'Economia (2001).
A tale documento fa eco la pubblicazione nel 2006 del National Transition Action Plan a cura della Taskforce Energy
Transition (TFE), formata da attori istituzionali e dei settori dell'industria e della ricerca, organo specificatamente
creato dal Governo olandese per l'elaborazione di una strategia di transizione energetica a livello nazionale.
L'interesse di tale documento risiede nella formulazione del concetto di "Transition Management" approccio della
gestione della transizione fondato su un'innovazione globale del sistema energetico nazionale ed inteso come
processo di trasformazione sul lungo periodo, inglobante non soltanto evoluzioni di carattere tecnologico, ma
soprattutto cambiamenti interni alle strutture istituzionali e al tessuto economico e socio-culturale del paese. In tale
ambito, sei "percorsi di transizione" ("transition paths") sono individuati: modernizzazione ed efficienza delle reti,
uso moderato ed efficace delle risorse naturali (non solo ricorso a fonti energetiche rinnovabili ma anche impiego
di materie prime di origine naturali e biomateriali), produzione di elettricità da fonte rinnovabile, mobilità sostenibile,
efficienza del settore immobiliare (con un focus specifico sullo sviluppo urbano della regione metropolitana di
Rotterdam), nuovi gas "verdi" (biogas, ma anche cattura e stoccaggio di carbonio). Questi sei "percorsi di transizione"
sono le vie individuate dal governo olandese per il raggiungimento dei due principali obiettivi nazionali all'orizzonte
2050: riduzione delle emissioni di CO2 (-50%, rispetto ai dati relativi al 2009) e incremento progressivo della quota di
rinnovabili nel mix energetico nazionale (con l'obiettivo del raggiungimento del 100% nel 2050, come successivamente
stabilito dall'accordo di coalizione fra il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia VVD ed il partito laburista
PVdA).
La riflessione sull'evoluzione del concetto di "transizione energetica" nei Paesi Bassi è accompagnata dall'illustrazione
di un caso studio nell'ambito dell'area rurale di Heuvelland, nella zona sud della provincia del Limburgo, territorio
alla frontiera fra Paesi Bassi, Belgio e Germania. Dal 2006, il Limburgo-Sud è stato infatti uno dei terreni di
sperimentazione del progetto SREX - Synergies between Regional Planning and Exergy (Van Etteger, Stremke, 2007;
Stremke, 2012) sviluppato da un gruppo interdisciplinare di ricercatori delle Università di Wageningen e Groningen e
della Technische Universiteit di Delft e finanziato dalla divisione Agency NL del Ministero dell'Economia olandese.
L'obiettivo del progetto è la formulazione di scenari progettuali di breve e lungo periodo e l'identificazione di logiche
d'intervento per la trasformazione di questo territorio in un "sustainable energy landscape" (Stremke, 2010; Stremke
e van den Dobbelsteen, 2013; in contrapposizione a "renewable energy landscape"). Nella definizione degli stessi
autori del progetto, tali paesaggi sono il risultato di un modello di sfruttamento equilibrato (più prossimo dunque alla
logica della valorizzazione che a quella dello sfruttamento) delle fonti energetiche rinnovabili, modelli che dunque non
compromettono le logiche economiche e le qualità estetiche ed ecologiche dei luoghi. La metodologia adottata si
sviluppa in cinque fasi consecutive ("five-step approach", Stremke, 2010) volte ad integrare visioni di medio e lungo
termine alla scala regionale. La prima fase verte sull'analisi e la restituzione diagrammatica e cartografica (e.g.
cartografia dei potenziali energetici territoriali per fonte rinnovabile) delle condizioni e dei processi evolutivi esistenti
nell'ambito del territorio di studio. La seconda e terza tappa del processo progettuale sono volte alla valutazione degli
sviluppi territoriali nel futuro immediato e delle evoluzioni possibili nei futuri lontani, tendendo principalmente conto
delle trasformazioni risultanti dall'evoluzione degli scenari tendenziali. La quarta tappa è fondata sull'elaborazione di
visioni integrate di medio e lungo termine, visioni "realistiche ma creative", indotte dagli eventuali interventi progettuali
proposti nell'ambito del progetto SREX; essa serve da base all'ultima tappa in cui gli interventi progettuali sono
precisati in funzione dei lori impatti nel futuro immediato e lontano. Le visioni integrate per il territorio del comune di
Margraten sono elaborate in funzione di una matrice composta da quattro scenari alternativi: Global Market, Global
Solidarity, Secure Region e Caring Region. I quattro scenari si delineano in funzione della loro maggiore o minore
aderenza a quattro fattori - mercato aperto o protezionismo, da un lato, efficienza economica o solidarietà, dall'altro
- e delle loro possibili combinazioni. In conclusione, l'elaborazione di visioni integrate per l'evoluzione
dell'infrastruttura energetica del territorio rurale di Heuvelland coincide con la ricerca di risposte pertinenti e valide
localmente al seguente quesito: come trasformare uno scenario possibile in un futuro desiderabile?
Il secondo caso studio presentato nella comunicazione si situa nell'ambito della regione geografica della Lusazia in
Germania (a cavallo tra le regioni Brandeburgo e Sassonia, e al confine con Polonia e Repubblica Ceca). Le riflessioni
sui processi di transizione energetica in atto in questo territorio sono introdotti da una presentazione degli strumenti
legislativi e normativi che hanno contribuito a costruire nel tempo l'attuale politica energetica dello stato tedesco.
Il primo documento volto a stabilire gli indirizzi strategici del paese in materia di rinnovabili è il Feed-in Act varato nel
1991 dal Ministero dell'Ambiente. E' il documento fondatore dell'ampia politica d'incentivo realizzata dallo stato tedesco
in direzione degli impianti di produzione di elettricità da fonte eolica, solare e idroelettrica, incentivi responsabili del
notevole sviluppo dei sistemi di valorizzazione energetica da fonte rinnovabile nel paese (fotovoltaico in particolare).
Gli orientamenti di tale politica d'incentivi sono stati successivamente rafforzati in seguito all'approvazione nel 2001
del fondamentale Renewable Energy Act (EEG) da parte dei Ministeri dell'Economia e dell'Ambiente. Si
segnalano in particolare l'attuazione del programma "Tetti fotovoltaici" con 100.000 installazioni nel quinquennio
2004-2009 (con garanzia d'incentivi per 20 anni).
I nuovi indirizzi della politica energetica del paese degli ultimi anni si ritrovano nel documento del 2010 Energy
Concept Ior an Environmentally-Friendly, Reliable, and AIIordable Energy Supply (Ministeri dell'Economia e
dell'Ambiente), cui sono state riportate alcune rilevanti modifiche nel giugno 2011 in seguito all'incidente della centrale
nucleare giapponese di Fukushima. Come per gli altri Stati Membri dell'Unione Europea, i due principali obiettivi
fissati dal governo tedesco all'orizzonte 2050 concernono la riduzione di emissioni inquinanti, in particolare C02, di
una percentuale pari all'80-95% (rispetto ai livelli segnalati nel 1990), ed il progressivo incremento della quota di
rinnovabili nel mix energetico nazionale, fino al raggiungimento della soglia del 60% al 2050 (a partire dal 23% già
raggiunto nel 2012). Nove strategie d'azione ("fields of action") sono già individuate nel documento di lavoro del
2010 e rafforzate con le revisioni del "dopo Fukushima" del giugno 2011. Il ben noto orientamento del Bundestag della
Cancelliera Merkel verso il drastico abbandono del nucleare all'orizzonte 2022 (con la chiusura immediata di sette
centrali già nel 2011 e l'arresto delle restanti nove per il 2022) è affiancato dalla riduzione dell'impiego di sistemi
alimentati da fonti fossili (petrolio, carbone e gas naturale). Tale doppia sfida implica un chiaro impegno del governo
non solo sul fronte della produzione da fonte rinnovabile e su quello dell'implementazione di programmi di ricerca e
sviluppo tecnologico (R&D), ma soprattutto sul piano dell'incremento dell'efficienza energetica, specie nel settore
immobiliare, del miglioramento delle strategie di mobilità e dell'efficienza delle reti di distribuzione dell'elettricità (con
un incremento del 50% di quest'ultimo parametro all'orizzonte 2050). Gli obiettivi d'integrazione della politica
energetica tedesca nel più vasto spettro della politica europea (griglia elettrica, liberalizzazione del mercato interno,
Emission Trading, nuovi certificati verdi, ecc...) e di accrescimento della trasparenza e dell'accettabilità sociale delle
nuove strategie nazionali di gestione integrata dell'offerta e della domanda figurano come elementi altrettanto importanti
nell'attuale orientamento politico "post-Fukushima".
Il progetto scelto per illustrare uno dei possibili percorsi verso la transizione energetica nel territorio nazionale tedesco
si colloca nell'ambito dell'esposizione internazionale (Internationale Bauausstellung) IBA SEE, svoltasi nel decennio
2000-2010 nel territorio del Furst-Puckler-Land in Lusazia. Quest'esposizione internazionale è stata dedicata al
processo di riqualificazione dei paesaggi dell'era post-carbone, siti nell'antico cuore energetico del paese: 17 miniere
di carbone e lignite a cielo aperto circondate da 30 laghi anch'essi frutto di un processo di riconversione delle ex cave
esauste. Intesa come laboratorio di nuovi paesaggi ("workshop for new landscapes"; IBA SEE, 2012), l'esposizione
si articola intorno a sette tematiche principali, percorsi tematici che si dipanano attraverso nove isole di paesaggio
("landscape islands"). Uno di questi percorsi tematici è interamente dedicato ai paesaggi dell'energia ("energy
landscapes"), e si sviluppa in particolare nell'isola di paesaggio attorno al centro rurale di Welzow (Welzow: A
Landscape in TransIormation), territorio in cui attività estrattive (carbone e lignite) e agricole si sono a lungo
affiancate nel corso della storia. Il progetto illustrato concerne il processo di riqualificazione di un'ex cava di lignite
in questo territorio. Uno dei paesaggi postindustriali e post-carbone dell'IBA SEE diviene dunque laboratorio di
sperimentazione di nuovi approcci al governo dei paesaggi in transizione. Tali paesaggi divengono un'occasione
preziosa in cui competenze nei settori dell'agronomia, agro-foresteria e scienze naturali in generale, da un lato, e
ingegneria ed architettura del paesaggio, dall'altro, collaborano alla ricerca di soluzioni e nuove metodologie di
progetto non solo interessanti dal punto di vista economico e ambientale ma anche strategiche rispetto alla
valorizzazione delle qualità estetiche di questi paesaggi. L'ex cava di lignite di Welzow-Sud è inoltre il terreno di
sperimentazione di un progetto, sviluppato nel 2007 da un'equipe di ricercatori della Brandenburgische Technische
Universitàt di Cottbus, in collaborazione con lo studio di paesaggisti Lohrberg Stadtlandschaftsarchitektur di Stoccarda,
nell'ambito del progetto europeo "Re-SOURCE" (CENTRAL EUROPE Project; IBA SEE, 2010). Tale progetto è
sviluppato sulla base dei risultati ottenuti dall'Università di Cottbuss, in collaborazione con il gruppo svedese Vattenfall
e l'azienda locale Terpe-Proschim, nell'ambito di un precedente progetto nell'ambito dell'IBA SEE, anch'esso
finanziato dall'EU (REKULA, 2003). Il progetto di riconversione prevede la creazione di un percorso paesaggistico
ad anello (new landscape trail) costruito intorno all'ex cava di lignite, progetto di paesaggio inteso dai ricercatori e
progettisti come un concept design integrato e strutturato secondo un duplice approccio: agronomico e paesaggistico
(lohrberg Stadtlandschaftsarchitektur, 2010). L'approccio agronomico è applicato ad un'area pilota sperimentale nella
parte nord-overst dell'anello (masterplan): una parcella di 170 ettari, destinata alla sperimentazione di sistemi colturali
in avvicendamento destinati alla valorizzazione energetica. A un sistema agroforestale a rotazione breve (associazione
di essenze in filari e vegetazione minore in siepi) è associato un sistema forestale con specie legnose a rapido
accrescimento (pioppo, robinia). L'approccio paesaggistico del concept design verte invece sulla creazione di una
trama di percorsi e belvedere all'interno dell'anello, trama puntellata da mini-infrastrutture ricettive volte a fornire
un'offerta informativa, ma anche didattico-formativa all'interno di questo percorso. In una di queste strutture l'IBA ha
inaugurato nel 2007 un centro visite aperto al pubblico con attività di comunicazione dei risultati del progetto di ricerca
"Re-SOURCE". Il processo di riqualificazione di un'ex cava di lignite in un giardino dell'energia (Energiegarten©), volto
alla produzione di biomassa dedicata alla valorizzazione energetica, diviene anche l'occasione per la creazione
un'esperienza estetica di questo paesaggio dell'energia, al contempo ancorato nella storia (cave di lignite e carbone)
ed in transizione (coltivazione di biomassa). L'approccio estetico è inoltre concepito alla scala della percorrenza
stradale dei luoghi, nell'ambito del percorso più esterno dell'anello, e dell'esperienza visiva del nuovo paesaggio della
biomassa anche da un punto di vista in movimento. L'ultima fase del progetto prevede la produzione di un "kit" per
la costruzione dei paesaggi della biomassa (biomass-landscape-kit,), ad uso dei differenti attori politici ed economici
locali attivi nel processo di transizione dei paesaggi post-carbone (istituzioni, pianificatori, agricoltori, ecc…). Il kit
propone un abaco di soluzioni integrate per la progettazione di filari e siepi ai margini esterni delle parcelle destinate
alla produzione agro-energetica, pensate in funzione delle relazioni di continuità fisica e visiva fra la parcella e gli assi
di percorrenza stradale.
La comunicazione si chiude con un breve excursus sulla recente evoluzione delle politiche francesi in materia di energia
e ambiente. La necessità di orientare tali politiche nella direzione di un processo di transizione energetica alla scala
dell'intero territorio nazionale è illustrata in un rapporto pubblicato nel 2006 dall'DIIice parlementaire d'évaluation des
choix scientiIiques et technologiques a cura dei senatori Laffitte e Saunier, "Cambiamento climatico e transizione
energetica: superare la crisi" (Changement climatique et transition énergétique: dépasser la crise). Si tratta del primo
volume di uno studio più globale dedicato ai contributi della scienza e della tecnologia allo sviluppo sostenibile (Les
apports de la science et de la technologie au développement durable, 2006). Nel rapporto, la transizione energetica
è presentata nei termini di una transizione fra due modelli economici e forme d'organizzazione della società: una
corrispondente al modello contemporaneo, fondato sull'utilizzazione senza freni di risorse energetiche abbondanti e a
costi contenuti, l'altra basata sulla necessità di una migliore gestione di tali risorse. Pubblicato qualche anno dopo il noto
terzo rapporto del Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico (IPCC, 2001), lo studio dell'Ufficio
Parlamentare francese evidenzia la presa di coscienza da parte delle popolazioni e dei governi a livello mondiale
delle conseguenze del modello attuale di sviluppo, produzione e consumo di risorse energetiche (e naturali in
generale) sulle alterazioni climatiche e le problematiche ecologiche a livello planetario. Questo notevole incremento
della sensibilità delle società globalizzate all'argomento diviene terreno fertile per l'elaborazione di scenari di riduzione
dei consumi e di razionalizzazione delle risorse a livello nazionale, scenari fondati sull'elaborazione di un modello
energetico mondiale e sulle sue possibili evoluzioni. Nella prospettiva della costruzione di questo nuovo modello, il
rapporto dell'Ufficio Parlamentare francese evidenza in modo chiaro il ruolo delle politiche ambientali ed energetiche del
governo francese nella formulazione di proposte concrete ed attuabili alla scala nazionale e territoriale e, più
specificamente, nella costruzione di uno scenario di transizione per la Francia all'orizzonte 2030. L'urgenza di tale
approccio integrato della transizione energetica è una delle principali tematiche al centro della Conferenza ambientale
per la transizione ecologica organizzata dal Presidente della Repubblica nel settembre 2012 e volta alla redazione di
un documento-guida per la transizione ecologica del paese (Feuille de route pour la transition écologique, settembre
2012). Nella redazione della Feuille de route sono poste le basi per il lancio del Dibattito nazionale sulla transizione
energetica da parte del Ministero dell'Ambiente (novembre 2012), con l'obiettivo della creazione di un progetto di
legge di programmazione sulla transizione energetica (atteso per il primo semestre 2014). Svoltosi da gennaio a
giugno 2013, a diversi livelli istituzionali (nazionale, regionale ed infra-regionale), e ideato come «aperto, cittadino e
senza tabù», tale dibattito si è articolato attorno a una serie di questioni fondamentali alla comprensione delle diverse
vie possibili verso la transizione energetica del paese. Come orientarsi verso l'efficienza energetica e la sobrietà? Quali
traiettorie intraprendere per realizzare il mix energetico nel 2025 (con la riduzione a -50% della quota del nucleare
nella produzione nazionale dell'elettricità) e scenari realistici di decarbonazione all'orizzonte 2030 e 2050? Che
scelte operare in materia di energie rinnovabili e nuove tecnologie? Quali sono i costi effettivi ed i finanziamenti
possibili per attuare la transizione energetica? Come organizzare una governance della transizione, e che ruolo può
essere giocato dallo stato centrale e dai diversi livelli dell'amministrazione pubblica (région, departement, commune)?
Quali sarebbero le figure professionali e le nuove competenze da formare? Come innovare sistemi e reti di
distribuzione? Qual è l'attuale livello di competitività delle aziende francesi nel settore? Come investire e produrre
per incentivare la transizione in Francia?
Questo excursus nel recente dibattito politico francese si conclude con la presentazione di un caso studio nella
regione Bretagna, il territorio della Communauté des Communes del Mené, uno dei primi territori francesi ad aver
aderito alla Rete nazionale dei Territori a energia positiva (TEPOS - France). L'avvio del processo di transizione in
questa communauté formata da sette comuni (6500 abitanti su 163 kmq di superficie) ha origine nella realizzazione di
uno studio (Creazione di un polo nazionale di competenze in materia di energie rinnovabili, basato sul modello
dell'economia rurale) realizzato nel 2004-2005 dall'associazione SOLAGRO (2005) per conto del gruppo di lavoro
«Energia» del Mené che riunisce istituzioni, imprenditori ed associazioni locali (MIR - Mené Initiatives Rurales). A tale
studio fa seguito la redazione di un Plan d'action territoriale per il periodo 2006 - 2011 in cui è chiaramente fissato
l'obiettivo di autonomia energetica del territorio (il 75% di energia consumata sarà prodotta localmente al 2020, fino
al raggiungimento del 100% nel 2030, CLER, 2011). Gli obiettivi di tale azione politica territoriale vertono non
soltanto sul soddisfacimento dei bisogni energetici della popolazione grazie alle risorse locali ma anche sul rilancio
dell'economia locale, attraverso una politica d'incentivi per l'installazione nel territorio d'imprese innovanti nel settore
delle rinnovabili. Il Mené si propone tra l'altro di divenire un modello di sviluppo esemplare per altri territori rurali
orientati verso simili scelte ambientali ed energetiche. Gli attori territoriali si dimostrano da subito molto attivi anche sui
fronti dell'orientamento e dell'assistenza a progetti energetici decentralizzati in altri contesti, e nella gestione di progetti
a valenza didattica e formativa (si veda il percorso di scoperta e valorizzazione delle nuove infrastrutture locali di
produzione d'energia da fonte rinnovabile La Route des energie). Sei progetti costruiscono l'infrastruttura territoriale
che serve da supporto al processo di transizione energetica del Mené: la costruzione di una centrale di valorizzazione
per metanizzazione dei reflui zootecnici degli allevamenti porcini locali e dei rifiuti organici dell'industria
agroalimentare (Géotexia); la creazione di una filiera locale del legno-energia che, grazie allo sfruttamento di 2000
ettari del patrimonio forestale locale, alimenterà sei impianti di teleriscaldamento comunali (edifici pubblici, terziario
e caldaie domestiche); la realizzazione del progetto Maisons solaires destinato alla realizzazione di tetti fotovoltaici nel
tessuto residenziale diffuso della communauté, assieme alla riqualificazione energetica di 100 unità residenziali
all'anno ed a una campagna volta alla sensibilizzazione degli abitati per la riduzione dei consumi energetici; l'apertura
di una centrale di produzione di bio-carburante da olio di colza (Ménergol) destinata al soddisfacimento dei consumi
dei macchinari agricoli della comunità ma anche all'esportazione; l'istituzione di un incubatore di imprese locali del
settore energetico (Ménerpòle); la creazione di un parco eolico a seguito di un processo di progettazione partecipata,
inaugurato nel luglio 2013 (Parc éolien des Landes du Mené) e destinato ad alimentare in elettricità 6000 alloggi della
communauté, con un capitale sociale detenuto per il 30% da 140 nuclei familiari riuniti in otto CIGALES (Club
d'Investisseurs pour une Gestion Alternative et Locale de l'Epargne Solidaire).
Come evidenziato dai sindaci di due dei sette comuni del Mené, Jean Pascal Guillouét e Jacky Aignel (2012), in una
recente comunicazione sul processo di transizione in atto nel loro territorio, la promozione delle fonti rinnovabili locali
è stata fin da subito intesa dall'insieme degli attori locali come un'opportunità congiunta di tutela del patrimonio forestale
e paesaggistico e di rigenerazione socio-economica delle attività di quest'area rurale. Il raggiungimento in un intervallo
di tempo piuttosto ristretto (circa un decennio) di obiettivi come la diversificazione ed il rafforzamento del tessuto
economico e del mix sociale, o la salvaguardia del paesaggio e dell'ambiente locale è stato possibile grazie alla
combinazione di tre fattori principali: un forte investimento in questo processo delle "intelligenze locali" (grazie anche
alla sperimentazione di nuovi modelli di governance territoriale), la trasversalità e diversità degli approcci della
transizione adottati, la notevole semplificazione delle procedure burocratiche, resa possibile grazie all'impegno in prima
linea delle amministrazioni locali nella concretizzazione di efficaci misure di decentralizzazione. L'effetto congiunto di
questi fattori rende il Mené un modello esemplare in termini di prefigurazione di un avvenire possibile per i territori
rurali francesi, dove la transizione energetica può divenire la base di un processo di ri-dinamizzazione più globale dei
tessuti socio-economici in mutazione.
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