rivista_maggio 5,75 MB - Federazione Trentina della

POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L.
353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1
COMMA 1, DCB TRENTO RIVISTA PER AMMINISTRATORI
E DIPENDENTI DELLA COOPERAZIONE TRENTINA www.cooperazionetrentina.it
carta ecologica
n °
8
30
MAURO GILMOZZI
FLAVIO CHIZZOLA
Appalti a invito
fino a 2 milioni
di euro
Si vive di
umanità, non
solo di bilanci
Nella giungla
degli appalti
dei servizi
5
-
ma g g io
2 0 1 4
VINITALY
Tutto il meglio dalle
cantine sociali > 24
ENERGIA
Con la Federazione
sconti del 20-23% > 10
ITAS
entra in una nuova dimensione
Piazza delle Donne Lavoratrici, 2
Trento - Quartiere Le Albere
gruppoitas.it
n °
5
- maggio
2 0 1 4
EDITORIALE
03 Ai bordi della strada
CULTURA COOPERATIVA
Racconti
IN PRIMO PIANO
4-9 Nella giungla degli appalti. Alla
fine ciò che conta è il prezzo che, se è
eccessivamente basso, sacrifica il buon
lavoro. Serve maggiore responsabilità
diffusa e regole uguali per tutti. Le buone
notizie dall’Europa (aumenta la soglia e
sì all’appalto ‘spezzatino’) e l’intervista
all’assessore Gilmozzi che dice: “Appalti a
invito fino a 2 milioni di euro”.
10-11 Sconti per le cooperative.
La Federazione ha rinnovato l’accordo
con Trenta per la fornitura di energia alle
cooperative del sistema trentino: pattuiti
sconti dal 20 al 23%, per un totale di oltre 1,5
milioni di euro di risparmi in bolletta.
­­­­Periodico della Federazione
Trentina della Cooperazione
NEWSCOOP
13 Ecco come cambia lo statuto della Trento, Via Segantini, 10 - Tel. 0461.898111
www.cooperazionetrentina.it
[email protected]
14 Direttore responsabile
Walter Liber
Coordinatrice
Dirce Pradella
Foto copertina
Archivio Apt Val di Non
Comitato di Redazione
Corrado Corradini, Franco de Battaglia, Carlo
Dellasega, Silvia De Vogli, Michele Dorigatti, Cesare
Dossi, Egidio Formilan, Cristina Galassi, Walter
Liber, Diego Nart, Sara Perugini, Dirce Pradella,
Bernardino Santoni, Paolo Tonelli, Vincenzo Visetti.
Hanno collaborato
Carlo Borzaga, Elisa Dossi, Umberto Folena,
Paolo Tonelli.
Progettazione grafica
Cooperativa ARCHIMEDE - www.archimede.nu
Stampa tipografica
Cooperativa Nuove Arti Grafiche
Federazione
Cooperazione, modello per l'innovazione sociale
15 Borse di studio a Trento, Rabbi e Val di Fassa
16 La coop Gardascuola porta gli studenti
in Sudafrica
17 Africa, esperienza straordinaria
18 A Tuenno la tecnologia è di casa
19 Clm Bell, c’è anche la Spagna
20 Mille nuovi posti di lavoro con Itas
21 Cambia l’immagine delle Casse Rurali
23 In Val di Fassa il bilancio sorride
24 Il Trentino brinda al Vinitaly
26 Sant'Orsola, c'è la ripresa
27 Lavoro in Primiero: serve un'alleanza comunitaria
29 Verso un disegno comunitario
sulla salute
13
24
30
Chizzola: “Si vive di umanità,
non solo di bilanci”
La ricerca
32
Ecco perché l’Europa dovrebbe favorire
le (vere) cooperative
La finestra sul mondo
34 Piccole cooperative crescono sulle Ande
Scuola
37
Impariamo a lavorare
Immigrazione
38 Famiglia, snodo per l’integrazione
C’è del nuovo
40 Mediocredito, nuovo ossigeno
per le piccole imprese
41 A Sporminore la Sala della
Cooperazione Val di Non
Buone prassi
42 Giovani Cooperatori per la Legalità
43 Da Pergine porto il sorriso in Sudamerica
Libri
44 La vita di Adriano Olivetti
OPINIONI
Lettere
45
Aspettando il Festival dell'economia
Economia
46
Come creare occupazione riducendo
il cuneo fiscale
Orizzonti
47
Vittoria e Concordia, assieme
Opinioni
48
“Fare sistema”, per aprirsi
32
34
Abbonamenti
Costo singola copia: € 3
Abbonamento annuale (11 numeri): € 30
Abbonamento semestrale (5 numeri): € 15
Promozione 2014
Paga i primi 10 abbonamenti a prezzo pieno
(30 euro, fermo da molti anni) e i restanti solo
la metà.
Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Trento
n. 26 Registro stampa di data 09.10.1950
Ecco come
cambia lo
statuto
Il Trentino
brinda al
Vinitaly
Che l'Europa
favorisca
le coop
Reportage
dal Perù
cooperativo
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-
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EDITORIALE
Ai bordi
della strada
Nei nostri editoriali non è infrequente l’uso della
parola curiosità. Nella sua accezione trentina, è stata
a lungo usata come negativa. Essere curiosi era visto
come andare a mettere il naso nei fatti degli altri. Nella
cultura delle nostre vallate ciò era tabù. Per la verità
era pura finzione perché tutti sapevano tutto di tutti
e spesso molto di più e deformato, di quello che c’era
effettivamente. La parola curiosità, al contrario ha un
significato importante e ha a che fare con il futuro.
Prima di tutto deriva dal latino “cura” che significa
premura, custodia, inquietudine, studio, ricerca. Sono
tutti termini “in avanti” tutti protesi. Nonostante alla
curiosità si accompagni sempre l’angoscia. Il punto
che vorremmo sottolineare è proprio questo: relativo
all’angoscia. E lo facciamo perché alcune settimane fa,
il giorno di Pasqua, è uscita sul giornale Repubblica
una bellissima intervista di mons. Gianfranco Ravasi
che definisce se stesso curioso e inquieto e associa
a questi concetti l’angoscia. Aggiunge subito:
“l’angoscia, come diceva Kierkegaard, non ha niente
a che vedere con il pessimismo disperato e molto
con l’autentica pienezza che cerchiamo”. Insomma
l’impegno nei nostri progetti, la cura nei confronti
delle cose che facciamo e delle persone che accudiamo,
lo studio continuo teso alla attenzione verso le nostre
intraprese non derivano da superficiale spensieratezza
ma esattamente dal contrario. Quindi l’analisi spietata
che fa dire al Cardinale che il funerale delle ideologie
ha prodotto un cumulo di banalità, non diventa
una gabbia che rende impotenti ma uno sprone a
continuare ricerca e progetto.
Dalla intervista citata emerge un altro concetto che
vorremmo fosse colto da tutti i cooperatori. Dove
orientare la curiosità, in che direzione ricercare. Ravasi
dice: “ricerco ai bordi della strada più che al centro”.
Ci torna alla mente la franca e profonda discussione
che facemmo in occasione del varo del documento
della Cooperazione Trentina intorno alle elezioni
provinciali. Il tema era relativo a quali occhi dobbiamo
usare per guardare la realtà. Decidemmo che sono
gli occhi di chi fa più fatica a segnare l’orientamento
delle nostre scelte. Di tutte le nostre scelte. Vale qui
lo stesso ragionamento fatto per l’angoscia. Guardare
con gli occhi dei poveri è l’unico modo per cercare di
includere tutti. Non è pauperismo inconcludente, è
consapevolezza di futuro. “In ogni gesto che facciamo c’è
un’anticipazione del nostro futuro” e il futuro esclude la
smemoratezza. Senza memoria non c’è futuro e non
c’è pensiero. Rimane solo il presente che scambiamo
con l’eterno.
Gli orologi moderni, senza il quadrante con le lancette,
segnano solo l’istante presente. Non c’è passato e non
c’è futuro. Preferiamo i cipolloni di una volta. Sul
passato studiamo e cerchiamo di capire, sul futuro
lavoriamo “angosciati”.
2’25’’
[email protected]
3
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IN PRIMO PIANO
Il ‘Far West’ degli a
Marina Castaldo: "Alla fine ciò che conta è il prezzo che, se è eccessivamente basso, sacrifica il
buon lavoro. Serve maggiore responsabilità diffusa e regole uguali per tutti: un committente che
opera in modo miope guardando solo al risparmio non agisce per il bene del suo territorio".
di Dirce Pradella
Marina Castaldo
è vicepresidente
della Federazione
per il settore delle
cooperative di lavoro,
sociali, servizio e
abitazione.
Spiegare ad un cittadino la procedura applicata in
Trentino per assegnare gli appalti dei servizi pubblici
è una missione da 007: (quasi) impossibile. Capire, in
buona sostanza, in base a quali criteri viene individuata
quell’impresa destinata a svolgere i servizi di pulizie,
reception, custodia, verde, traslochi, ristorazione,
consegna pasti, sgombero neve, smaltimento rifiuti
o manutenzione negli enti pubblici trentini implica
l’approfondimento di tutta una serie di leggi e
interpretazioni non sempre chiare. Eppure si tratta
di un comparto che rappresenta 120 milioni di euro
all’anno di investimenti pubblici nella sola nostra
provincia.
A parte la premessa cinematografica, la posta in gioco
in questo campo è davvero elevata. Presto detto il
perché: nel settore dei servizi la voce di costo relativa
al personale rappresenta una fetta che va dal 50 al 95%
della torta complessiva dei costi. Per esempio: una
impresa di pulizie spende mediamente il 95% del suo
budget per pagare le risorse umane, e il restante 5%
va in detersivi e attrezzatura. Applicare la spending
review in questo campo, dunque, è molto rischioso,
perché può scaricare il risparmio dell’ente pubblico
direttamente sulle tasche dei lavoratori. Come? Non
garantendo nella stesura della gara d’appalto le stesse
condizioni economiche e lavorative ai dipendenti
della impresa che ‘esce’ da un appalto ai dipendenti
della nuova impresa che ‘entra’. Le modalità e i criteri
con cui vengono emessi gli appalti diventano quindi
dimensioni strategiche per assicurare la tutela del
lavoro oltre che dell’ambiente e del territorio. Serve
insomma che vengano garantite regole chiare e
trasparenti, uguali per tutti.
discrezionalità, affidando direttamente l’appalto,
senza che sia necessario confrontare 3 preventivi.
Gli appalti tra 40 mila e 207 mila euro, prima della
legge di stabilità, potevano essere assegnati attraverso
un confronto concorrenziale tra proposte, lasciando
all’amministrazione pubblica la scelta, di volta in volta,
tra il criterio del massimo ribasso e quello dell’offerta
economicamente più vantaggiosa. Il primo criterio
pone un confronto basato unicamente sul prezzo,
mentre il secondo inserisce nella gara anche dei profili
qualitativi. Con la spending review la procedura è
cambiata. Avendo come faro dell’agire il risparmio, le
pubbliche amministrazioni non devono bandire gare,
ma hanno di fronte 3 strade alternative. La prima è
Gli APPALTI DEI SERVIZI
in Trentino negli ultimi 4 anni
Il mercato degli appalti
N° appalti
312
471
458
2010
2011
141
205,6
4
5
5
5
2013
217,7
799,1
234,8
6
6
7
8
9
8
9
11
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
*milioni di euro
4
n °
2012
Tipologie di procedure disponibili per affidare appalto
Per lavori sotto ai 40 mila euro di valore
l’amministrazione appaltante può usare piena
T R E N T I N A
1.673
396
Importo aggiudicazione totale*
Sotto la soglia c’è l’affido diretto
C O O P E R A Z I O N E
Totale
5
-
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IN PRIMO PIANO | nella giungla degli appalti
appalti dei servizi
quella di agganciarsi a convenzioni già stilate da enti
pubblici affini: per esempio la gara per le pulizie di
tutti gli enti provinciali può valere anche per gli enti
funzionali della Provincia, se nel bando viene inserito
un richiamo a questa possibilità. La seconda prevede
l’accesso al mercato elettronico gestito da Consip, al
quale partecipano imprese da tutta Italia, con una forte
concorrenza sul prezzo e dove spesso la lontananza
del committente costituisce un problema, poiché la
dimensione del lavoro è predominante. Per questo in
Provincia di Trento si è cercata una strada alternativa,
istituendo un mercato elettronico provinciale che
è punto di incontro in rete fra le amministrazioni
pubbliche trentine (PAT, Comuni, Comunità di Valle,
enti appartenenti al "Sistema pubblico" provinciale...)
e le imprese fornitrici abilitate a proporre i propri
articoli nella "vetrina virtuale".
La stazione appaltante, dunque, può scegliere
liberamente quale procedura attivare delle tre citate,
stabilendo anche quali aziende invitare alla gara, senza
alcun vincolo o indicazione, per esempio territoriale.
Appalti per fascia
Se il lettore rammenta che il costo di questo tipo di
appalti è per la (grande) maggioranza destinato ai
lavoratori, può subito comprendere la ricaduta che
avrebbe una indicazione sul fatto di invitare alla
gara imprese del territorio, che garantirebbero posti
di lavoro locali. Il famoso ‘buon lavoro’, tutelato da
regole precise.
“Non chiediamo privilegi – spiega subito Stefano
Raffaelli, direttore della cooperativa Risto3 –.
Chiediamo solo che ci siano regole chiare, valide
per tutti, il cui rispetto venga verificato passo passo
dall’ente pubblico. Soprattutto in materia di lavoro.
Per questo servirebbe potenziare meglio la vigilanza
pubblica sugli appalti dei servizi, sia nella fase di
stesura dei bandi sia in quella successiva di verifica
dei criteri perché a fronte della sicurezza del controllo
tutti sarebbero costretti a comportarsi correttamente.
E questo creerebbe anche una reputazione del
Trentino di trasparenza e buon governo che già da sola
costituirebbe una barriera all’entrata per chi non si
comporta bene”.
da 40.000
a 150.000 euro
da 150.000
a 500.000
da 500.000
a 1 milione
da 1
a 5 milioni
oltre
5 milioni
212
17,3
56
13,7
16
11,4
24
50,4
4
48,2
335
26,1
69
17,7
28
22
30
61,7
9
78,1
311
24,9
83
21,4
30
22,9
31
61,7
3
86,8
239
20,1
87
22,1
27
19,7
33
66,3
10
106,6
1/1/2010 - 31/12/2010
N° appalti
Importo aggiudicazione
compresa sicurezza*
1/1/2011 - 31/12/2011
N° appalti
Importo aggiudicazione
compresa sicurezza*
1/1/2012 - 31/12/2012
N° appalti
Importo aggiudicazione
compresa sicurezza*
1/1/2013 - 31/12/2013
N° appalti
Importo aggiudicazione
compresa sicurezza*
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IN PRIMO PIANO
Con l’aumento della soglia, previsto dall’Europa
a 715 mila euro (vedi articolo a pagina 7), questa
tipologia di gara diventerà la più frequente
nell’ambito dell’assegnazione dei servizi e quindi sarà
auspicabile una maggiore chiarezza sulle procedure e
l’organizzazione di più controlli.
Sopra la soglia i rischi crescono
Quando l’appalto supera la soglia, attualmente pari a
207 mila euro (ma, come detto, destinata ad arrivare a
715 mila), le stazioni appaltanti possono scegliere tra
varie procedure definite a livello europeo, nazionale e
provinciale, che prevedono la stipulazione di ‘appalti
tipo’ con il criterio dell’offerta economicamente più
vantaggiosa. “Da pochissimo è uscito il bando tipo
per le pulizie redatto dalla AVCP che contiene criteri
congrui e oggettivi per poter aggiudicare appalti nello
specifico settore – aggiunge Stefano Gius, Responsabile
Area Servizi di Consorzio Lavoro Ambiente – ma le
stazioni appaltanti hanno solo la facoltà di usarlo,
senza vincoli. Speriamo lo facciano, ma restiamo nel
campo della buona volontà singola e non delle regole
uguali per tutti”.
L’introduzione dell’offerta economicamente più
vantaggiosa ha senz’altro portato a miglioramenti
rispetto al criterio del massimo ribasso, aprendo la
porta a una valutazione degli aspetti qualitativi dei
progetti. Ma anche in questo caso, senza controlli
stringenti e parametri chiari, può succedere che
l’offerta economicamente più vantaggiosa si trasformi
semplicemente in un massimo ribasso. Come?
Un esempio semplificato per far comprendere il
meccanismo: se agli aspetti qualitativi vengono
riservati a parametri facilmente reperibili e
raggiungibili da tutte le imprese (per esempio, per
restare nell’ambito delle pulizie, l’utilizzo di detersivi
biologici), la gara sarà ancora una volta tutta spostata
sulle questioni economiche. E quindi sul lavoro.
Anche quando l’offerta ricevuta viene giudicata
‘anomala’ secondo quando previsto dalla normativa
vigenti in materia di appalti (DLGS 163/06), per
esempio perché troppo bassa per rispettare anche
solo i minimi salariali definiti dalla contrattazione
collettiva, la stazione appaltante ha solo il compito
di farsi spiegare perché, essendo poi completamente
libera di farsi bastare motivazioni che chiamano in
campo un minore livello di assenteismo o di malattia
tale da rendere più efficiente il lavoro (e quindi meno
costoso) in una tal impresa piuttosto che in un’altra.
Possibile crederci?
"Se la qualità non ha un peso effettivo e concreto - dice
Marina Castaldo, vicepresidente della Federazione per
il settore delle cooperative di lavoro, sociali, servizio
e abitazione - tutti gli appalti diventano al massimo
ribasso. E, come già detto, in questo settore massimo
ribasso significa sacrificare il buon lavoro. Risparmiare
sul lavoro è un falso risparmio perché provoca un
impoverimento dell’economia in generale".
L’innovazione: il project financing
dei servizi
Nato, conosciuto ed apprezzato nel settore delle
costruzioni di grandi opere edili, lo strumento del
project financing è ancora nuovo nel campo dei servizi,
dove le esperienze a livello nazionale si possono contare
sulle dita delle mani. Eppure ha grandi opportunità
di sviluppo, perché coniuga l’esigenza dell’ente
pubblico di non assumersi rischi e di evitare grandi
investimenti e quella dell’impresa di fare programmi
a lungo termine, stimolando al massimo l’efficienza.
Come tutte le innovazioni spaventa un po’, perché
impone uno stravolgimento delle condizioni abituali.
Proviamo con un esempio: invece di fare le gare di
durata quinquennale per la gestione delle mense
scolastiche, si potrebbe fare un project financing dove
si propone di gestirle per 10/15 anni, a patto di rifare
tutte le cucine al ritmo di 2 all’anno. L’ente pubblico
azzera i costi di manutenzione ordinaria e straordinaria
e rivaluta il suo patrimonio e l’impresa sa di poter
contare su un contratto di lunga durata. Consorzio
Lavoro Ambiente, in quest’ambito, sta investendo
molto, dando supporto a tutte le cooperative del
sistema trentino in termini tecnici e prospettici.
Lo strumento del project financing può essere bandito
dall’ente appaltante oppure può essere iniziativa
dell’impresa, che propone un progetto appunto
chiedendo se l’ente pubblico è interessato.
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IN PRIMO PIANO | nella giungla degli appalti
Buone notizie dall’Europa
Bruxelles aumenta la soglia del valore degli appalti ad affido diretto, suddivide i contratti in lotti,
con un più facile accesso delle piccole e medie imprese. Velocizzazione e semplificazione delle
procedure e preferenza per l’offerta economicamente più vantaggiosa.
riduzione di oltre l'80% dell'onere amministrativo
per le imprese (stime della Commissione Europea).
La nuova normativa prevede anche l'istituzione
di meccanismi per meglio bilanciare le richieste
di controllo pubblico con quelle di politiche
orizzontali, come la tutela ambientale, l'innovazione e
l'integrazione delle persone in difficoltà.
Arriva la Meat
Grazie al nuovo criterio di "offerta economicamente
più vantaggiosa" (MEAT) nella procedura di
aggiudicazione, le autorità pubbliche saranno in
grado di mettere più enfasi su qualità, considerazioni
ambientali, aspetti sociali o innovazione, pur tenendo
conto del prezzo e dei costi del ciclo di vita dei
prodotti o dei servizi. Inoltre, nelle forniture di beni o
servizi e nei contratti di concessione, gli Enti pubblici
potranno scegliere l’offerta che ritengono più adatta,
invece di accettare quella più bassa.
Favorire l’accesso delle piccole e medie imprese alle
gare e potenziare l’uso “strategico” degli appalti
pubblici, attraverso regole e criteri di aggiudicazione
capaci di contrastare le diverse forme di dumping
sociale e di premiare prodotti e processi produttivi
innovativi e rispettosi dell’ambiente. Sono questi
gli obiettivi principali delle nuove direttive del
Parlamento europeo e del Consiglio Ue in materia di
contratti di concessione, appalti pubblici e procedure
d'appalto nei settori dell'acqua, dell'energia, dei
trasporti e dei servizi postali, che lo stato italiano avrà
tempo fino al 18 aprile 2016 per recepire.
“Le nuove norme si pongono tre obiettivi principali:
semplificazione, flessibilità e certezza giuridica.
Attraverso questa riforma, le autorità pubbliche
potranno ottimizzare il loro impiego degli appalti
pubblici che, con quasi il 19% del PIL europeo,
rappresentano un fattore chiave della nostra
economia”, ha spiegato Michel Barnier, commissario
europeo per il Mercato interno.
Innovazione
Viene introdotta inoltre una procedura che punta a
rafforzare soluzioni innovative negli appalti pubblici.
Si tratta dei nuovi “partenariati per l’innovazione”,
che intendono consentire alle autorità pubbliche
di indire bandi di gara per risolvere un problema
specifico, senza pregiudicarne la soluzione, lasciando
quindi spazio alle autorità pubbliche e all’offerente
per trovare insieme soluzioni innovative. Le nuove
norme, inoltre, promuovono gli appalti elettronici,
per generare risparmi e migliorare i risultati delle
procedure, riducendo sprechi ed errori.
Subappalto
Per combattere il dumping sociale e garantire che
i diritti dei lavoratori siano rispettati, le nuove
leggi comprenderanno norme per il subappalto e
disposizioni più severe sulle "offerte anormalmente
basse". I contraenti che non rispettano la normativa UE
sul lavoro possono essere esclusi dalla presentazione di
offerte.
Semplificazione
Tra le novità del nuovo pacchetto di norme, un forte
accento è posto sulla semplificazione: grazie a un
“documento unico europeo di gara” standard, basato
sull’autocertificazione, la procedura è destinata a
diventare più semplice per le imprese. Solo il vincitore
sarà tenuto a fornire la documentazione originale
(certificati e attestati). Inoltre i termini minimi per
presentare le offerte sono accorciati. Il tutto con una
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IN PRIMO PIANO
Appalti a invito fino a
Intervista all’assessore Gilmozzi. La “Procedura negoziata” consentirà più spazio alle imprese
locali. Da “Lavori pubblici “ a “Infrastrutture e ambiente”. Essenziale, anche per le cooperative,
maggior collaborazione con i Comuni. Meno risorse, ma una visione più positiva e realistica.
di Franco de Battaglia
Mauro Gilmozzi sorride nell’incontro di prima
mattina per parlare di lavori (pubblici) e di lavoro
(imprese, famiglie) che è la preoccupazione maggiore
anche del Trentino. è appena arrivato da Cavalese,
perché ogni sera risale in Fiemme, per non perdere i
contatti anche fisici con la sua valle, ma alle 8.30 è di
nuovo in piazza Dante, in Provincia o in Consiglio.
“Lo so, mi chiamano assessore agli appalti, un po’ con
ironia un po’ con la speranza di averne di più: perché
gli appalti sono diventati difficili oggi, e le risorse sono
diminuite. Ma nonostante tutto il Trentino mantiene
finanziamenti alti rispetto al resto del Paese. Bisogna
però cambiare visione e prospettiva. Occorre un
profondo rinnovamento nel modo di concepire, ed
anche di affrontare le “opere pubbliche”. Un modo
più vicino agli interessi delle imprese, ma anche del
territorio”.
gli ospedali, la riqualificazione di edifici e di paesaggi.
Alcune fasi produttive si sono ridimensionate, altre
hanno nuove esigenze. Occorre recuperare elasticità
e multifunzionalità paesistica. Non basta solo parlare
di soldi e bilanci. Ho fatto inserire un “Allegato 5”
nelle opere pubbliche perché venga studiato “prima”
il loro inserimento paesaggistico. Non è un limite, è
una potenzialità. Non è solo l’agricoltura che deve
fare sinergia con il turismo. Le imprese, dal canto loro,
devono poter intervenire su scenari più articolati e
vasti.
E gli appalti?
Sul bilancio delle opere pubbliche siamo stati costretti
ad una revisione che è anche una riflessione per un
riposizionamento. Abbiamo distinto le opere in tre
settori, tratteggiandole con tre colori diversi, quasi
come un semaforo. Le opere “rosse” sono quelle già
appaltate che faranno il loro corso, le opere “gialle”
sono quelle progettate non ancora appaltate, su cui
si giudicherà caso per caso, in base alle risorse (o alle
“mazzate” di bilancio da Roma). Le opere “verdi” sono
quelle solo programmate. Verranno un po’ riviste. C’è
poi da dire che occorre fare i conti con risorse decurtate,
ma il Trentino, quanto a strutture pubbliche, è una
terra che in questi anni si è fortemente capitalizzata.
Ciò significa che la priorità è mantenere il capitale, vale
a dire puntare sulla manutenzione, sull’adeguamento,
sul ripristino. Prima di pensare a nuove grandi opere,
va conservato e valorizzato l’esistente. Non possiamo
rottamarlo, sarebbe un delitto. Abbiamo fatto la
scelta di sospendere alcune opere, ce lo impone il
patto di stabilità, ma anche la necessità politica di
capire i tempi che ci aspettano, le esigenze di una
situazione sociale in rapido mutamento. Dobbiamo
dare un nuovo senso alle opere pubbliche: più strade,
ad esempio, o più acquedotti? Più impianti sportivi
o interventi migliorativi per la sanità, l’assistenza?
Occorre accompagnare le opere anche con una azione
culturale.
Quali sono i cambiamenti?
Il nome dell’assessorato provinciale, innanzitutto,
Non è più “Assessorato ai Lavori Pubblici”, ora si
chiama “Infrastrutture e Ambiente”. Non è solo un
cambio di etichetta, ma di visione. Vuole comunicare
alle comunità e alle imprese che il capitale, la risorsa
del Trentino è il territorio “con” le sue opere e “con” il
suo paesaggio. Insieme. L’ambiente appunto.
Vuol dire che i lavori pubblici non sono solo “strade
e mestieri”, con quel che si intende?
Significa che rischiamo di avere infrastrutture e non
usarle, e ciò ha fatto e fa danni al Trentino. Non ci
sono solo le strade. Infrastrutture sono i treni, la linea
europea Monaco Verona cui dobbiamo assolutamente
agganciarci senza attardarci in by-pass miopi come la
Valdastico, che fra 15 anni arriverà a Besenello quando
gli snodi saranno a Verona. E per le imprese, se l’edilizia
è in crisi e deve riconvertirsi, sono infrastrutture
anche gli acquedotti, che occorre riprendere in mano
con grande sforzo, perché l’acqua è la nuova risorsa
strategica, e la depurazione, e la raccolta dei rifiuti e
l’energia. E le reti cablate. Ci sono le case di riposo,
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m a g g io
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IN PRIMO PIANO | nella giungla degli appalti
a 2 milioni di euro
E le risorse?
Sono diminuite, ma restano cospicue. E occorre
tener conto – questo è il passaggio cruciale e vincente
– che nel settore non agisce direttamente solo la
Provincia, ma ci sono anche i Comuni. Questi, spesso,
in passato, son andati ciascuno per proprio conto. E
invece bisogna lavorare insieme. è la sfida di questa
legislatura. La Provincia ha a disposizione circa 1200
milioni, i Comuni ne hanno 884. Non è una cifra
indifferente. Se si agisce insieme, su opere mediopiccole per portare quanti più lavori possibili vicino a
casa si può fare molto.
Vi sono norme rigide nelle assegnazioni dei lavori,
imposte da Roma e Bruxelles.
C’è invece spazio per operare. è in vigore quella
che viene chiamata la “Procedura Negoziata” che
abbiamo portato fino a 2 milioni di euro. è una
norma provinciale, lo Stato non l’ha impugnata,
ed è operativa. La procedura prevede che per lavori
fino a 500 mila euro vengano invitate 7 ditte, fino
a un milione di euro 12 ditte e fino a 2 milioni 20
ditte. Con questo sistema, si consente un confronto
autentico, ma, se c’è una collaborazione con i Comuni,
è possibile dare spazio alle imprese locali. La norma,
naturalmente, è coerente con Bruxelles, ma occorre
stare attenti a nuove leggi, perché lo Stato sta avocando
a sé anche competenze che erano già primarie, come
nell’urbanistica, o nella concorrenza. è meglio partire
subito ed operare bene.
Mauro Gilmozzi è assessore provinciale alle infrastrutture e all'ambiente
(foto Magrone Archivio Pat).
emergono nuove povertà, ma si affacciano anche
nuove possibilità e iniziative di lavoro. “Infrastrutture
e ambiente”, è un panorama molto più vasto e
complesso che “lavori pubblici”. Ma è uno scenario che
va esplorato, nuovi settori che vanno definiti, capiti.
Anche “fatti capire” e comunicati. La stessa Provincia
ha bisogno di approfondire questa dimensione. S’è
visto che la collaborazione con i Comuni diventa
decisiva per creare nuove occasioni di lavoro. Ma è
una collaborazione che va tutta costruita. Non potrà
nascere automaticamente. Ma diventa necessaria se
non si vogliono sprecare risorse e si vogliono creare
occasioni di lavoro per chi nei Comuni vive. Occorrerà
energia, anche fantasia, capacità di condivisione. La
Cooperazione avrà un ruolo attivo da giocare. Dovrà
e potrà presentare il valore aggiunto che le viene dalla
sua specificità.
In sostanza è questa la filosofia dei prossimi anni.
Sì: “meno” soldi, quindi “più” selezione di opere,
“meno” grandi opere che finiscono fuori, “più” opere
necessarie in grado di sostenere comparti di ricaduta
come l’artigianato.
E le cooperative?
In questo contesto la cooperativa, quando c’è un
appalto, partecipa come tutti gli altri soggetti. Non
è che nel settore dei lavori pubblici abbia particolari
agevolazioni. Per quanto riguarda l’esistente è chiaro
che le cooperative hanno il filtro della manutenzione
ordinaria del territorio, strade, bacini montani,
rifiuti… Ci facciamo anche conto. Ma siamo di fronte
a scenari in rapido mutamento. Si chiudono settori
consolidati, si aprono invece esigenze diversificate,
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IN PRIMO PIANO
ENERGIA: ALLE COOPERATIVE
1,5 MILIONI DI RISPARMIO
La Federazione ha rinnovato l’accordo con Trenta per la fornitura di energia alle cooperative
del sistema trentino. L’acquisto di energia passa sa 40 a 120 milioni di kwh annui.
Il 100% da fonte rinnovabile.
Vincenzo Visetti,
responsabile del
Servizio Risorse
umane e Organizzazione della
Federazione.
Consente un risparmio tra il 20 e il 23% sul costo della
fornitura di energia elettrica la nuova convenzione
firmata dalla Federazione trentina della Cooperazione
e da Trenta spa a beneficio di tutte le cooperative
aderenti all’accordo-quadro. La percentuale così
elevata di sconto si deve anche al significativo
aumento dimensionale del gruppo di acquisto. Per la
prima volta, infatti, hanno aderito al progetto della
Federazione – dando anche un significativo apporto
di competenza – anche alcune importanti società e
consorzi del movimento, citiamo ad esempio Melinda,
che, in ragione delle grandi dimensioni e dell’abitudine
a confrontarsi direttamente con il mercato elettrico,
hanno consentito di ottenere condizioni economiche
estremamente vantaggiose anche per le cooperative di
medie e piccole dimensioni, concorrendo a formare un
gruppo di acquisto di dimensioni complessive quasi
triplicate rispetto ai volumi precedenti. “L’acquisto
di energia regolato dal nuovo accordo – spiega
Vincenzo Visetti, responsabile del Servizio Risorse
umane e Organizzazione della Federazione, che ha
seguito tutte le fasi della contrattazione e della stipula
del contratto nei dettagli – passa infatti dai circa 40
milioni di KWh all’anno attuali ad oltre 120 milioni”.
Il valore economico complessivo della fornitura di
avvicina ai 25 milioni di euro, di cui 6,1 per il costo
dell’energia, 13,6 per gli oneri, 1,5 per accise ed 3,7
per IVA. A beneficiare di questo accordo, dunque,
non saranno solo le cooperative ma anche la Provincia
autonomia, che avrà un gettito tributario decisamente
più elevato. Grazie alla negoziazione congiunta
di un’elevata quantità di energia, e alla favorevole
situazione del mercato, è stato possibile conseguire
un vantaggio economico complessivo che, per l’intero
gruppo di acquisto, si stima senz’altro superiore a 1,5
milioni di euro rispetto alle tariffe attuali.
La soglia dei 2 milioni di KWh
Le società interessate sono state divise in due gruppi,
individuando quale criterio di assegnazione un
volume di consumo annuo pari o superiore a 2 milioni
di KWh. Del primo gruppo fanno parte circa 200
società, con un consumo annuo complessivo di 37,5
GWh all’anno. Il secondo gruppo comprende 9
società, che in totale assorbono 85,8 GWh all’anno.
Per le imprese appartenenti al primo gruppo è stato
concordato un prezzo medio ponderato dell’energia
pari a 57,9 euro al MWh (rispetto agli attuali 74,43),
con un risparmio medio superiore al 23%. Per loro
è anche previsto un bonus retroattivo di 1 euro al
MWh, che sarà applicato ai consumi dall’1 gennaio al
30 giugno 2014.
Per le società del secondo gruppo (consumi superiori
a 2 milioni di KWh), il prezzo medio ponderato
scende a 50,99 euro al MWh. Trattandosi di imprese
che in precedenza erano legate ai rispettivi fornitori
da contratti negoziati separatamente, non è agevole
calcolare con precisione il risparmio complessivo
rispetto alla situazione precedente, ma si può stimare
ragionevolmente che la riduzione del costo energetico
sia mediamente attorno al 15-20%.
Si parte con il primo luglio
Per le società già aderenti alla precedente convenzione,
i prezzi saranno applicati automaticamente a decorrere
dal 1° luglio 2014.
Per le nuove adesioni successive al 1° luglio, il prezzo
sarà quotato sulla base di listini mensili proposti da
Trenta, calcolati in base all’andamento dello scenario
energetico registrato fino a quel momento.
Trenta garantisce, senza costi aggiuntivi, la provenienza
del 100% dell’energia da fonti rinnovabili. A
pagamento, viene offerto il servizio opzionale
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IN PRIMO PIANO | sconti per le cooperative
“100% Energia Pulita Trenta”, che prevede l’acquisizione di un certificato di garanzia emesso da organismi
internazionali che attesta l’uso di energia pulita e nel contempo attribuisce al cliente il diritto di utilizzare il
marchio “100% Energia Pulita Trenta” per le proprie iniziative commerciali e di comunicazione per tutta la
durata del contratto.
Cala il prezzo? Revisione possibile
Indipendentemente dalla data di adesione alla convenzione, le condizioni applicate avranno scadenza il
30 giugno 2015, con prezzi fissi per tutto il periodo. Tuttavia, qualora entro la data del 30 giugno 2015 si
verificasse una diminuzione del prezzo medio all’ingrosso di riferimento in misura pari o superiore al 10%
rispetto all’attuale, Trenta si impegna in buona fede a concordare una revisione delle condizioni contrattuali
per tenere conto del nuovo scenario. Tale clausola di rinegoziazione consente di evitare che i prezzi della
Convenzione, attualmente assai competitivi rispetto allo scenario di mercato, divengano penalizzanti in caso
di ulteriore, significativa contrazione del mercato.
Per informazioni: Ufficio Acquisti, Claudio Poli: tel. 0461.898702 – 335.1003922
4’15’’
Un polo acquisti per tutto il movimento
Il rinnovo della convenzione per l’energia elettrica fa parte di un progetto strategico della Federazione di più ampia portata,
attraverso il quale si vuole proporre alle associate un servizio strutturato e qualificato di cost management nel campo degli
acquisti, che sarà prossimamente esteso anche ad altri ambiti, quali – in via esemplificativa – l’acquisto di gas naturale, di
servizi di telecomunicazione, e l’analisi dei costi INAIL del personale.
Il servizio sarà caratterizzato non solo dall’attività di aggregazione della domanda e di negoziazione congiunta dei volumi,
ma da un’assistenza qualificata alla gestione dell’intero ciclo di vita del contratto, dalla verifica della corretta fatturazione da
parte del fornitore, al rispetto di tutte le condizioni economiche e normative del contratto stesso, all’ottimizzazione dei profili
di consumo, etc.
In questo modo la Federazione risponde in modo adeguato e innovativo all’evoluzione dei bisogni di tutte le associate,
dando un contributo concreto all’evoluzione del suo ruolo nel promuovere la cooperazione trentina come sistema integrato
di imprese, comunque sempre rispettoso dell’autonomia di ciascuna cooperativa.
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Ecco come cambia lo statuto della Federazione
La Federazione - rappresentata dal presidente Diego
Schelfi e dal direttore Carlo Dellasega - ha incontrato di
recente i soci in una serie di undici incontri sul territorio.
Colloqui molto utili per conoscere i principali temi di attualità
cooperativa e anche occasione di scambio di informazioni
e di proposte sugli argomenti che riguardano la vita di ogni
giorno delle cooperative ed i loro rapporti con la Federazione,
anche in vista dell’assemblea generale il 13 giugno.
Tema di apertura di ogni incontro, le modifiche allo Statuto
che i soci saranno chiamati a discutere in una apposita
assemblea straordinaria, convocata lo stesso giorno della
ordinaria. “Modifiche che riguardano le modalità di votazione
del presidente – ha affermato il presidente Schelfi – posto
che alla precedente assemblea elettiva l’attuale statuto
aveva mostrato qualche criticità”. Come promesso dallo
stesso Schelfi all’indomani della sua elezione nel 2012, lo
staff della Federazione coordinato da Francesco Odorizzi,
responsabile del Servizio fiscale e legale, ha messo a punto
una nuova impostazione degli articoli interessati, che è
stata poi discussa e approvata dal Consiglio. Le modifiche
sostanziali riguardano innanzitutto il “conteggio” dei voti
spettanti ai soci in assemblea. Come noto, in base alla
dimensione, le cooperative possono sottoscrivere ulteriori
quote di capitale sociale della Federazione che danno diritto
ad esprimere più di un voto in assemblea (fino a cinque).
Da questa facoltà in futuro saranno escluse le cosiddette
società funzionali, che fanno capo generalmente a consorzi,
e che consentivano di accumulare un numero consistente
di voti in capo ad una unica persona di riferimento. Ad
esempio, le società di scopo costituite da Cassa Centrale
Banca. Le modifiche proposte pongono dei limiti che di fatto
ridimensionano di molto il fenomeno di “moltiplicazione” dei
voti in assemblea.
Il “grosso” delle modifiche riguarda l’articolo 29 (Consiglio
di amministrazione) e 29 bis (candidatura ed elezione del
Presidente). Il primo stabilisce che il presidente rimane in
carica di norma fino a tre mandati consecutivi, a meno che il Consiglio proponga
la ricandidatura per mandati successivi “ad una Assemblea appositamente
convocata” entro il 31 gennaio dell’anno di scadenza del mandato. Tale Assemblea
dovrà deliberare con le maggioranze previste per l’Assemblea straordinaria
in prima convocazione. Se approva, allora il presidente potrà essere eletto
regolarmente alla successiva assise di giugno. Egli si presenterà a quel punto
come un qualsiasi candidato ordinario.
L’articolo 29 bis si occupa ampiamente delle modalità di elezione del presidente.
Normalmente, il Consiglio può proporre all’Assemblea un candidato presidente
entro il 31 marzo precedente l’assise elettorale. Accanto alla proposta del Consiglio,
potranno essere presentate altre candidature. Il soggetto interessato dovrà però
ricercare il sostegno di “almeno quindici soci cooperatori che rappresentino i
quattro settori e abbiano diritto complessivamente ad almeno quaranta voti”.
Egli (o ella) deve presentare la propria candidatura dieci giorni prima
dell’Assemblea. La procedura sembra molto complessa, ma mira ad evitare
possibili equivoci o difficoltà di interpretazione alle varie situazioni che si possono
presentare. Le modifiche riguardano anche l’impossibilità in futuro di aderire a
più di una associazione di rappresentanza, qualora essa “sia ritenuta in contrasto
con gli indirizzi e le logiche di sistema”. Il caso era nato, come si ricorderà, dopo la
costituzione della nuova associazione di rappresentanza nazionale Ue-Coop.
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0,6% delle imprese italiane sono cooperative
2% delle imprese giovanili italiane sono cooperative
Cooperazione, modello
per l'innovazione sociale
Flaviano Zandonai è uno
dei tre autori del capitolo
del rapporto Euricse
sull’innovazione sociale.
può aiutare a superare alcune difficoltà del fare impresa,
grazie soprattutto alle sue caratteristiche intrinseche, alla
sua capacità di attivare forme di collaborazione interne ed
esterne, offrendo beni e servizi di interesse generale ad
alto valore aggiunto. Ciò nonostante il modello cooperativo
rimanga ancora poco diffuso rispetto ad altre tipologie
d'impresa, rappresentando solo lo 0.6% delle imprese italiane
e il 2% di quelle giovanili.
Ancora meno diffusa risulta essere la presenza di modelli
cooperativi all'interno di forme emergenti di economia,
"social" in senso lato (per esempio la sharing economy), per
la gestione di processi e imprese che invece individuano
nella cooperazione il loro principio di regolazione.
In controtendenza a questo fenomeno, si stanno diffondendo
incubatori d'impresa e spazi di co-working, promossi anche
dalla cooperazione, al fine di generare importanti "esternalità
positive" legate non solo ai tipici benefici della creazione
d'impresa, ma anche alla rigenerazione dello stesso settore
cooperativo.
Un capitolo del rapporto recentemente pubblicato da Euricse
'La cooperazione italiana negli anni della crisi' è dedicato
alle nuove cooperative come modello di innovazione
sociale. Nel contributo, firmato da Jacopo Sforzi, Flaviano
Zandonai e Chiara Carini, si cerca non solo di ricostruire
le principali caratteristiche delle cooperative costituite negli
ultimi anni (16.164 tra il 2005 e il 2011, con 389.092 posti
di lavoro creati nel 2011, per un valore complessivo della
produzione pari a 10.6 miliardi di euro nello stesso anno),
ma anche di approfondire il rapporto tra le cooperative e
alcuni settori specifici quali l'istruzione, il welfare, il turismo
e la cultura, che possono offrire interessanti opportunità
per questo tipo di imprese. Dai dati presentati, il modello
di impresa cooperativa mostra alcuni punti di forza, come
la capacità di aggregare l'offerta di lavoro, che in molti
settori è caratterizzata da una forte presenza di singoli
imprenditori e micro imprese che da sole hanno minori
possibilità di aumentare la propria competitività e contribuire
a promuovere lo sviluppo. Inoltre, il modello cooperativo
Fotocoop a San Michele
Cin cin con la Rurale di Levico
Dopo San Bernardo di Rabbi, Romeno
e Cles, la mostra “Fotocoop: la
cooperazione in uno scatto” ha raggiunto
la Rotaliana, e ha trovato spazio di
valorizzazione presso la Fondazione
Mach di San Michele all’Adige. Visitabile
fino al 9 maggio, raccoglie 60 immagini
di altrettanti momenti di vita cooperativa
e non solo, ritratti da sei fotografi “in fieri”: Livia Fantelli,
Maria Grazia Fedel, Silvano Pedergnana, Norma
Valentinelli, Pierluigi Mochen e Sandro Stanchina. La
mostra è il frutto di un percorso formativo volto alla ricerca
delle modalità per esprimere la cooperazione attraverso la
fotografica, seguito da due professionisti: Adriano Frisanco
e Pierluigi Cattani Faggion. L’iniziativa è stata promossa
dalla Famiglia Cooperativa Valli di Rabbi e Sole con il
sostegno della Provincia autonoma e della Cooperazione
Trentina.
Si è conclusa la seconda edizione del “Percorso di
Avvicinamento al Vino” che la Cassa Rurale di Levico
Terme ha organizzato per i propri soci e i loro famigliari:
quattro serate con degustazione di vini regionali italiani e
esteri, dedicate a coloro che hanno voluto approfondire le
caratteristiche di una delle bevande più antiche del mondo,
con l’accompagnamento del sommelier Luca Maurina.
Un'utile occasione per mettere alla prova non solo le capacità
di analisi gusto-olfattive dei partecipanti, ma anche la
curiosità nell'esplorazione dell'universo enologico.
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Le Casse Rurali nel 2013
2.805 studenti premiati
1 milione di euro assegnato
B O R S E DI S T U DIO
Trento
Colpo d’occhio delle grandi occasioni quello offerto all’Hotel
Trento per uno degli appuntamenti di maggior tradizione della
Cassa Rurale di Trento. Sono stati premiati i giovani (diplomati
e laureati, socio o figli di socio) che hanno ottenuto risultati di
eccellenza nel proprio percorso scolastico. Hanno ricevuto il
riconoscimento (meritato) dal presidente Giorgio Fracalossi
e dal direttore Sergio Pontalti. Tra i premiati: 108 laureati (46
di questi con 110 e lode) e 40 diplomati (tra maturità e istituto
professionale). Due i tipi di premio assegnato: un viaggio di
quattro giorni a Lisbona (nel mese di aprile) oppure un buono
da utilizzare alla scuola di lingue straniere Clm Bell.
Val di Fassa
e Agordino
Bastano due numeri per comprendere cosa ha significato e significa l’attenzione della
Cassa Rurale Val di Fassa e Agordino nei confronti dei giovani impegnati nel percorso
formativo: 780 ragazzi premiati per un investimento in sapere e in cultura di poco
inferiore ai 400 mila euro.
Da una decina d’anni l’appuntamento rappresenta una tradizione che ha scritto una
nuova pagina all’aula magna del Polo Scolastico di Moena. Qui hanno ricevuto il meritato
riconoscimento 55 giovani, dalla qualifica professionale (1) alla laurea specialistica (23 di
cui 13 con lode) passando da diploma di maturità (13) a lauree triennali (18). Il presidente
Carlo Vadagnini ha esortato gli studenti a proseguire nella formazione.
Rabbi e Caldes
A Terzolas il primo giorno di primavera è trascorso all’insegna dei premi
allo studio della Cassa Rurale di Rabbi e Caldes. Cinquantotto i premiati
che rappresentano il volto giovane e ad alto potenziale delle comunità
servite dall’istituto di credito cooperativo presieduto da Claudio Valorz.
Nello specifico: quattro diplomati delle scuole professionali, 15 delle scuole
superiori, 22 laureati (di cui 5 con lode), 1 dottorato, 11 viaggi studio all’estero.
A contorno dell’evento di premiazione, sono stati invitati a salire sul palco
anche i “The Bastard Sons of Dioniso”, il gruppo che si è fatto conoscere dal
grande pubblico grazie al talent show “X Factor” dove ha ottenuto il secondo
posto assoluto e il premio della critica.
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Gardascuola
371 soci
64 collaboratori
430 mila euro patrimonio
La coop Gardascuola porta
gli studenti in Sudafrica
Per l'ottavo anno consecutivo, gli alunni delle classi quarte
dell’Istituto Tecnico Turistico Gardascuola hanno compiuto
una esperienza di scambio interculturale. Ventiquattro
studenti di diciassette anni di età, sono dunque partiti alla
volta di Johannesburg (Sudafrica) per fare esperienza di
quello che stanno studiando. Dopo aver soggiornato in luoghi
immersi nella natura e camminato tra giraffe, elefanti e
pinguini, i ragazzi hanno compiuto un’esperienza di scuola
e di vita nel mondo africano. Il gruppo è stato accolto da
Padre Giuseppe Sandri, Vescovo trentino della Diocesi di
Generazioni
che cambiano
il mondo
Witbank, che l’ha introdotto a visitare la St. Paul's High School, una scuola in area
disagiata, frequentata da soli sudafricani neri, nella quale l'accoglienza calorosa
è stata vissuta da tutti con grande emozione. Durante la visita, i ragazzi hanno
potuto confrontarsi con i loro coetanei sudafricani sui diversi modelli di scuola, di
organizzazione della società e convivenza anche nella situazione post-Mandela.
Gli studenti sono stati poi accolti dalla Scuola di Turismo TTBISA, dove hanno
potuto confrontarsi con un altro gruppo di alunni, questa volta bianchi, neri e di
estrazione socio-economica ben diversa dai primi. A loro hanno fatto interviste più
approfondite sulla società e la convivenza di razze, etnie e culture differenti.
Durante la visita nelle due scuole il preside dell’Istituto Gardascuola, Lorenzo
Carmagnani, ha sottolineato l'impegno della cooperativa nel progetto che vede
gli studenti coinvolti in un gemellaggio di stampo linguistico-culturale con loro
coetanei di paesi extra-europei.
Dalle township ai grattacieli di Cape Town, dalla povertà assoluta sbirciata tra
i vicoli delle città, alle casette vittoriane recintate con fili spinati, dalle antilopi
agli spazi sconfinati, i ragazzi hanno potuto respirare la sottile linea di confine
che separa il popolo sudafricano in due nazioni, con due anime divise. Hanno
avuto modo di vedere tristi testimonianze di come la follia dell’apartheid strappò
le persone alle loro case, per trasformare interi quartieri in zone residenziali
esclusive per bianchi e stroncare ogni forma di aggregazione tra le popolazioni
di colore, che vennero deportate nelle township, tragici ghetti a ridosso delle
principali città, costruiti appositamente per loro, dove ancora oggi vive nella miseria
e nella disperazione più dell'80% della popolazione nera, in fatiscenti baracche in
lamiera, tra liquami nauseabondi. Ma hanno anche fatto esperienza di un paese
arcobaleno, in cui tante culture convivono e crescono insieme, con un’ospitalità e
un calore contagiosi.
Un rappresentante dell’Associazione Giovani Cooperatori ha partecipato alla prima assemblea
dei Giovani cooperatori di Legacoop, a Ferrara, dal titolo “Woodcoop: generazioni che cambiano il
mondo”. Enrico Turra, 23 enne componente cda della Famiglia Cooperativa di Primiero e del direttivo
dell'Associazione, è intervenuto portando l'auspicio che anche a livello nazionale si arrivi alla creazione
di un'unica centrale cooperativa, come in Trentino, risolvendo le separazioni di sensibilità che ancora
permangono a livello nazionale. Due le proposte del giovane amministratore trentino: autonomia
politica e contaminazione. Le organizzazioni cooperative devono ritrovare maggiore responsabilità e
decisionismo, soprattutto se motivate e mosse da un ricambio generazionale, e dall'altra parte da una
contaminazione in entrata e in uscita da parte delle buone pratiche che fanno progredire il sistema.
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Cassa Rurale d’Anaunia
4.000 soci
51 dipendenti
12 sportelli
Africa, esperienza straordinaria
Due settimane in Kenya per vivere
“un’esperienza davvero intensa e
incredibile. Le due settimane trascorse
nel distretto kenyota del Meru ci hanno
fatto aprire gli occhi e vedere situazioni
inaccettabili, troppo per poter essere
archiviate nel cassetto della memoria”.
L’esperienza è stata vissuta da alcuni
componenti del Gruppo Giovani della
Cassa Rurale d’Anaunia. A favorire
questo viaggio padre Francis e la onlus
Melamango impegnate nelle adozioni a
distanza.
L’occasione si è rivelata utilissima
per osservare con i propri occhi cosa
significa vivere la quotidianità in queste
zone. “Padre Francis – spiegano i
giovani – ci ha portato a conoscere una
famiglia. Siamo arrivati in una radura
vicino a un bananeto con tre capanne
fatte di fango e rami. La famiglia, cinque
generazioni, vive della produzione del
beverone, il risultato dell’unione di
acqua, farina, bucce di patata e fermenti
chimici. Molti ragazzi e uomini delle
comunità vicine passano le giornate
bevendolo: così il cervello si brucia”.
Ma l’Africa non è soltanto questo. “è anche gente che vuole
vivere e non vegetare – aggiungono. Bambini che vogliono
imparare e che, ancora piccoli, hanno già capito gli errori
di molti adulti. Vediamo scuole ovunque, governative e
private. Le condizioni sono piuttosto precarie: manca acqua,
elettricità, il pavimento delle aule è la nuda terra, non ci sono
né porte né finestre, spesso è necessaria una retta anche
nelle scuole dell’obbligo pubbliche per riuscire a pagare gli
insegnanti (la corruzione è dilagante). Tuttavia i bambini sono
volenterosi di studiare. Per costruirsi un futuro. è in loro che
dobbiamo riporre le nostre speranze di cambiamento”.
I componenti del Gruppo
Giovani Soci della Cassa
Rurale d’Anaunia che
sono andati due settimane in Kenya e alcune foto
da loro scattate.
Giudicarie: porte aperte
Amministratori, Gol (Gruppi Operativi Locali) e collaboratori della Cassa Rurale Giudicarie-Valsabbia-Paganella hanno
incontrato i soci per far conoscere e promuovere le iniziative sociali e di mutualità innovativa programmate nel 2014 ma anche
per spiegare gli aspetti relativi al rapporto sociale che lega la banca di credito cooperativo ai propri soci. In particolare per
il cosiddetto “requisito partecipativo e bancario”. L’iniziativa è stata occasione utile anche per le numerose associazioni per
conoscere le diverse azioni di supporto che la Rurale ha messo in campo a sostegno del territorio.
A Fiemme: open your mind
Titolo della giornata dedicata ai giovani interessati a esperienze scolastiche o lavorative all’estero. La Cassa Rurale di Fiemme,
in collaborazione con Eurocultura di Vicenza, ha organizzato un doppio appuntamento rivolto a chi è interessato a fare
esperienze scolastiche o lavorative oltreconfine. Obiettivo: renderli consapevoli delle molteplici opportunità di formazione e di
lavoro offerte dal mercato europeo.
A Mezzocorona incontro con le associazioni
La Cassa Rurale di Mezzocorona ha incontrato le realtà associative del territorio, per uno scambio di vedute e sensazioni.
“Siete il cuore pulsante della comunità – hanno spiegato i vertici –. Per questo noi continueremo a garantire sostegno al
sistema delle associazioni e del volontariato locale per aumentare, soprattutto in tempo di crisi, il legame con il territorio”.
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Cassa Rurale Tuenno Val di Non
4.038 soci
73 dipendenti
13 sportelli
A Tuenno
la tecnologia è di casa
Prima edizione dell’Innovation Technology Day. Una serata organizzata dalla Cassa Rurale TuennoVal di Non e aperta al pubblico per approfondire i nuovi servizi e gli strumenti di ultima generazione
offerti ad aziende e famiglie. Presentate le novità dello strumento di Virtual Banking “Inbank”,
utilizzato da quasi il 40% della clientela. Svelate le caratteristiche della nuova App di Inbank:
consente di utilizzare questo strumento sugli Smartphone, potendo tenere sempre sotto controllo il
proprio conto corrente e le proprie carte di pagamento. Si è parlato anche di Pos. L’ultimo nato è lo
SmartPos: di piccole dimensioni e leggero, senza fili. Comunicando con lo Smartphone del titolare e
la carta di pagamento del cliente, consente in pochi istanti la conclusione sicura della transazione.
Infine due interessanti novità. La prima: la nuova carta di pagamento “ContactLess”. Permette negli
esercizi commerciali abilitati, di effettuare un pagamento, fino a 25 euro, senza dover digitare il
codice Pin. La seconda. il servizio MyBank per pagamenti sicuri in internet.
La Cassa Rurale va in fiera
I due giorni di Expo Lavis e della Fiera della Lazzera hanno contato una presenza in più. Non si è
trattato di una novità perché, la Cassa Rurale Lavis-Valle di Cembra, è da sempre una presenza
importante a sostegno di entrambi gli appuntamenti. Quest’anno l’istituto di credito cooperativo ha
voluto irrobustire la sua presenza con uno stand. Qui alcune collaboratrici e collaboratori dell’istituto
però sono stati riferimenti preziosi per i tanti visitatori che volevano saperne un po’ di più sui
prodotti proposti. Ma soprattutto per scambiare qualche parola in un luogo diverso e informale
rispetto alla filiale.
NO M IN E
Maino
Chiara Maino è la nuova presidente
della Cooperativa Consumatori Alto
Garda. L’elezione è avvenuta a seguito
delle dimissioni di Michela Calzà.
La nuova presidente, nata nel 1977,
laureata in sociologia, è di professione
responsabile della qualità della cooperativa Arcobaleno di Riva del Garda. In
ambito cooperativo è anche amministratrice della Rurale Alto Garda e della
Federazione.
Facchinelli
Coller
Walter Facchinelli è il nuovo presidente della Famiglia Cooperativa di
Vigo Rendena. Succede ad Alfonso
Loranzi che ha affidato nelle mani
di altri il testimone della cooperativa
di consumo dopo ventiquattro anni
trascorsi al vertice e quarantadue
nel cda. Un lungo periodo di tempo
caratterizzato da impegno e tante
soddisfazioni.
I soci della Famiglia Cooperativa di Roverè della Luna hanno eletto il loro nuovo presidente: è
Matteo Coller. Ha raccolto il testimone di Ezio
Ferrari, presidente da 25 anni e consigliere da oltre
50. Nel suo breve saluto, Ferrari, ha ringraziato tutti
per la fiducia e per il sostegno: “Continuerò a essere
vicino a questa istituzione che amo".
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Clm Bell nel 2013
270 iscritti ai soggiorni in Trentino
110 iscritti ai soggiorni all’estero
Clm Bell, c’è anche la Spagna
Inquadrando questo codice con il cellulare o lo smart
phone potrai ‘vedere’ come si svolge il soggiorno di
studio in inglese a Candriai o di tedesco a Montagne.
Con Sintini,
formazione
vincente
Si arricchisce di nuove opportunità il programma
per l’estate 2014 proposto dal Clm Bell, la
scuola per l’insegnamento delle lingue della
Fondazione Cassa Rurale di Trento. Oltre a
Dublino (per l’inglese) e Bad Schussenried (per
il tedesco), infatti, i ragazzi dai 13 ai 19 anni
potranno scegliere di trascorrere due settimane
in Spagna, a Salamanca, per perfezionare lo
spagnolo. Prima della partenza sono previste
lezioni ‘lingua&cultura’ e poi per tutta la durata
del soggiorno è assicurata la presenza di
accompagnatori qualificati. Oltre alle lezioni,
come sempre, saranno organizzate escursioni,
gite, programmi socio-culturali, attività sportive
e molto altro ancora. Per chi sceglie Dublino, da
quest’anno sarà disponibile la formula ‘Young
adults’, che consente di soggiornare presso
famiglie anziché nel college, per avere maggiori
occasioni di libertà.
Per chi vuole restare in Trentino e allo
stesso tempo fare un esperienza analoga di
approfondimento di una lingua straniera, Clm Bell
propone due programmi a contatto con la natura:
English Summer Camp, a Candriai, sul Monte
Bondone, per ragazzi dai 9 ai 15 anni, e Deutches
Sommer Camp, a Montagne nel Parco Adamello
Brenta, per giovani da 9 a 13 anni.
Ma quest’anno c’è un’altra novità nell’offerta estiva
del Clm Bell: Happy Summer Days, rivolta ai
bambini da 6 a 8 anni, che si svolgerà a Trento dal
30 giugno all’8 agosto. Al mattino è prevista attività
in lingua inglese alla sede del Clm Bell, piacevole
e utile per imparare la lingua, e al pomeriggio
tanto gioco e divertimento in collaborazione
con l’Arcobaleno Basket. Oltre al contributo che
la Fondazione riserva ad ogni partecipante, va
detto che numerose Casse Rurali mettono a
disposizione sconti significativi (fino a 900 euro)
per i figli dei soci che si iscrivono al servizio, che
comunque è accreditato anche per i buoni servizio.
Per info: 0461/981733 [email protected] e
www.clm-bell.com.
Nello sport ha vinto molto. Nella vita si è aggiudicato la partita più importante: la salute. Lui è Giacomo
“Jack” Sintini, uno dei giocatori simbolo della Trentino Volley.
Per un pomeriggio ha indossato i panni di formatore. Si è trovato di fronte una squadra motivata formata
da dirigenti e collaboratori della Cassa Rurale di Mezzolombardo e San Michele all’Adige.
“è stato semplicemente fantastico – spiega il direttore Paolo Segnana – Non si è trattato della lezione
caratterizzata dal cliché tradizionale. Abbiamo passato due ore di un'intensità unica”.
Jack, uomo di squadra, abituato a vincere e a perdere, ma sempre all'interno di un team, ha raccontato
“ciò che la vita gli ha insegnato, riassunto in tre concetti, frutto della sua esperienza di confronto con la
malattia – aggiunge Segnana –. Il primo: abbiamo dentro di noi le energie per superare anche le più
grandi difficoltà. Il secondo: ogni esperienza negativa ha in sé dei risvolti positivi. Il terzo: quando lotti per
qualcuno che ami hai sempre più energie di quando lotti per te stesso”.
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ITAS
Mutua: 7,7 milioni di gestione ordinaria
Vita: 5 milioni di utile netto
Assicurazioni: 5 milioni di premi raccolti
Mille nuovi posti di lavoro con Itas
La nuova sede di Itas nel quertiere ‘Le Albere’ è disegnata da Renzo Piano.
Continua a creare nuove occasioni di lavoro il Gruppo Itas Assicurazioni, che ha
da poco approvato un lusinghiero bilancio di fine anno della capogruppo Mutua
nella nuova sede al quartiere delle Albere a Trento. In piena crisi economica
generale, dal 2009 ha aperto oltre 110 nuovi uffici agenziali, dando opportunità
occupazionali a circa mille persone. La rete degli agenti e collaboratori supera
ora i 2.100 professionisti a cui si aggiungono i 427 dipendenti che lavorano per il
Gruppo. Una forza professionale per la quale Itas ha investito, nel corso del 2013, in
oltre 26.180 ore di formazione per la rete intermediari e 12.100 ore per i dipendenti
(28 ore a persona). Nel presentare il bilancio 2013 sono emersi soddisfazione e
ottimismo per i risultati positivi raggiunti da tutte le compagnie del Gruppo. “Si è
chiuso un anno positivo sotto molti punti di vista – spiega il presidente Giovanni
Di Benedetto –. Itas dimostra di saper esprimere valore anche in un momento
delicato del contesto socio-politico, raggiungendo risultati d’eccellenza”.
E a beneficiarne sono anche le casse pubbliche trentine, considerando che è
aumentata la pressione fiscale nei confronti delle compagnie assicuratrici in Italia.
Ciò ha significato, in termini percentuali, un aggravio del 70% sull’utile (lo scorso
anno ammontava a circa il 50%). Una bella cifra se si considera che la Mutua
capogruppo registra un utile di quasi 8 milioni di euro.
Internet a Tione
Economia civile a Borgo
In molti hanno partecipato alla serata dedicata a “Internet. I dati che formano
l’identità digitale per i migranti e i nativi digitali”. Relatore: Mauro Berti,
responsabile dell’Ufficio Indagini Pedofilia del Dipartimento della Polizia delle
Comunicazioni di Trento.
Primo di quattro incontri proposti dalla Cassa Rurale Adamello-Brenta.
Con linguaggio chiaro, affidandosi anche a brevi filmati che hanno reso
semplici concetti non proprio facilissimi, Berti, ha polarizzato l’attenzione del
pubblico. La rete delle reti sta caratterizzando sempre di più la quotidianità:
dei giovanissimi e degli adulti, del mondo della scuola e del lavoro fino
ai rapporti sociali. Basti pensare che, più di un terzo della popolazione
mondiale, è connesso a Internet. In Italia il dato è ancora maggiore e arriva a
sfiorare il 60%.
“La sfida dell’Economia Civile. Per un cambio di paradigma
nel pensiero economico”. Titolo e argomento di una delle tre
serate di di “Pensiero in evoluzione - tra scienza e filosofia”
organizzate da Cassa Rurale Olle-Samone-Scurelle, Istituto
di Istruzione Alcide Degasperi, Biblioteca Comunale di
Borgo Valsugana. Occasioni per riflettere insieme a studiosi
qualificati su temi della contemporaneità, a partire da diversi
e stimolanti punti di vista.
A parlare di economia civile è stata la professoressa Vera
Negri Zamagni. “è affrontato il tema della crisi economica che
stiamo vivendo negli ultimi anni – spiegano gli organizzatori –
con uno sguardo al passato ma soprattutto al futuro, cercando
di cogliere le prospettive di domani”.
IN
Addio a Brentari
Il Trofeo Melinda piange il suo papà. Dopo una lunga malattia, a 68 anni di età,
Marco Brentari ha raggiunto il traguardo finale della sua vita terrena lasciando un vuoto
nel mondo del ciclismo.
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M
EM
OR
IA
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120 ragazzi hanno partecipato al concorso
"Cambia il tuo mondo ora o mai più"
Cambia l’immagine
delle Casse Rurali
Mette la relazione di fiducia al centro dell’attenzione la nuova campagna istituzionale delle Casse Rurali Trentine,
valorizzando il claim ‘Ti seguiamo e al tempo stesso ti facciamo strada”. “Il nostro obiettivo – spiega Giuseppe Armani,
responsabile dell’Ufficio marketing di Cassa Centrale Banca – è comunicare con ancora più forza il senso di appartenenza
e vicinanza delle Casse alla loro comunità. è qui che la comunicazione può giocare un ruolo importante nel ricordare, con
discrezione ma anche determinazione, che il significato, ma anche il risultato, di un rapporto con una banca è caratterizzato
da aspetti economici, certo, ma è soprattutto fondato sulla reciproca fiducia e sull’impegno di operare per mantenere il
benessere nel territorio di riferimento”. La campagna è partita a metà aprile con i soci, anche in considerazione della
vicinanza con il periodo assembleare nelle Rurali. Seguiranno soggetti dedicati alla presenza delle Casse al fianco di
imprese, famiglie, sport e cultura, con una creatività semplice ma allo stesso tempo reale e curata nei dettagli fotografici
per un risultato di qualità.
Al tema della ‘persona’ sarà dedicato anche un nuovo minisito, realizzato con tecniche innovative e finalizzato alla continua
diversificazione dei linguaggi, complementare a www.crescereilfuturo.it, premiato da Aifin proprio per la capacità di
attualizzare la comunicazione. Con questo ulteriore progetto si intende raffigurare in modo nuovo la centralità del valore
della relazione con le persone, raccontando il significato della comunità: quel sistema di rapporti in cui le Casse Rurali
hanno il ruolo di facilitare gli scambi (reciprocità), creando un legame ’affettivo’ ed incentivando la partecipazione.
Telepass: canone gratuito per 6 mesi
Si consolida la partnership tra le Casse Rurali e Autostrade per l'Italia, titolare delle iniziative Telepass: i nuovi
clienti che attiveranno Telepass entro il 31 agosto avranno canone gratis per 6 mesi. Inoltre, abbinando la tessera
Premium, potranno godere di agevolazioni esclusive per il tempo libero, lo shopping, la telefonia e il soccorso
meccanico gratuito in autostrada.
Vivi la Coppa del Mondo FIFA 2014 con VISA
Le Casse Rurali sono state partner della Promozione FIFA 2014 che Visa ha dedicato a tutti i titolari
di carte di credito. Per partecipare al concorso era sufficiente registrarsi sul sito www.visaitalia.
com e inserire i dati delle ricevute di pagamento effettuate con le carte di credito durante la
promozione per vincere viaggi in Brasile (per la Coppa del Mondo) e 20 tv.
Video contest oom+: grande partecipazione
Più di 120 ragazzi hanno partecipato al concorso “Cambia il TUO mondo ora o mai più” promosso dalle Casse Rurali per
stimolare i giovani da 11 a 20 anni a presentare video in cui raccontano come si immaginano tra vent’anni. Ora la giuria sta
lavorando per decretare le 4 opere vincitrici (premi da 250 a 1.000 euro in coupon) per due categorie: individuale e classe. I
video in concorso sono pubblicati sul sito www.oraomaipiu.it, dove gli internauti possono anche votare l’opera preferita (500
euro di premio al più cliccato). Premiazione a fine maggio.
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Famiglia Cooperativa Val di Fassa
1.973 soci
24,2 milioni di fatturato
263 mila euro di sconti ai soci
In Val di Fassa il bilancio sorride
Spirito di famiglia e senso di
appartenenza caratterizzano la
quotidianità della Famiglia Cooperativa
Val di Fassa. Emerge dal bilancio
presentato ai soci e approvato
dall’assemblea. In tempi non facili,
contraddistinti da una contrazione dei
consumi, le vendite della cooperativa
hanno segnato negli ultimi cinque anni
un aumento del 2,6%: da 21,8 milioni
sono passate a 24,2 dell’esercizio
consegnato agli archivi. Segno che la
cooperativa ha lavorato bene in quel
rapporto continuo e costante con le
comunità servite. Con i soci e clienti
consapevoli che, acquistare in Famiglia,
conviene perché “è un bene di tutti”.
La struttura di vendita della Famiglia
Cooperativa (presidente: Emilio
Gross) è articolata: negozio di vicinato,
supermercato, Discount, Ingrosso ed
extralimentare. Un altro dato meritevole
di considerazione: il costo del personale
si è mantenuto su livelli quasi invariati.
Anzi, nel confronto con le ultime
due annate, si è assistito a un calo,
contenuto ma significativo: dal 15,5% al
15,3%. L’utile ha superato i 375 mila euro
ed ha irrobustito lo stato patrimoniale
della cooperativa, superiore ai 9 milioni
di euro. Una “Famiglia” attenta anche
a modernizzare e manutenere le
strutture: l’investimento è stato di poco
La forza
degli anni
inferiore al mezzo milione di euro.
I soci sono 1973. Hanno beneficiato di
iniziative promozionali per un valore
di 263 mila euro. “La nostra azienda
ha realizzato un importante risultato
che dimostra con chiarezza una
buona concertazione e una proficua
collaborazione tra le parti – ha spiegato
il direttore Luca Giongo –. Sento il
dovere di ringraziare i tanti che, ogni
giorno, concorrono all’ottenimento di
questo risultato”.
Non solo numeri. L’assemblea ha
consegnato il “Premio Fassa 2013”.
è stato assegnato al Coro Val Fassa
“mirabile esempio di cooperazione
perché tante voci si uniscono dando vita
a un’armonia unica. Proprio come la
cooperazione”.
Soddisfazione dei risultati è stata
espressa anche da Giuseppe
Fedrizzi, responsabile del settore
consumo della Federazione. Numeri
che confermano il trend di crescita
di questi anni e l’attenzione sempre
riservata al consumatore.
Il punto vendita della Famiglia Cooperativa Val di
Fassa e un’immagine dell’interno dell’Ingrosso.
La Comunità di Sant’Egidio e la Federazione organizzano per venerdì 30 maggio
la presentazione del libro ‘La forza degli anni. Lezioni di vecchiaia per giovani
e famiglie’. Curato da Gino Battaglia, raccoglie contributi su aspetti diversi
della condizione degli anziani oggi e dell'attività di Sant'Egidio a loro sostegno.
Ne scaturisce una profonda riflessione che esprime una sapienza maturata in
tanti anni di amicizia, di accoglienza, di condivisione, di accompagnamento nella
malattia e nel momento della morte. Interverranno Diego Schelfi (Cooperazione
Trentina), Lorenzo Dellai (deputato), Silvia Marangoni (Comunità Sant’Egidio)
e Massimo Giordani (Upipa). Appuntamento alle 17 presso la sala della
Cooperazione in via Segantini a Trento.
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Il Trentino brinda
(unito) al Vinitaly
di Diego Nart
Grandi novità dal mondo delle cantine sociali al Vinitaly: Cavit vince 13 premi di altissimo valore,
tra cui il ‘Gran Vinitaly’, assegnato al produttore che ottiene il miglior risultato nei vini con medaglie.
Dalle altre cantine nuove pregiate etichette (anche biologiche e vegane).
Cavit
Cavit ha ottenuto il massimo riconoscimento del concorso
enologico internazionale. Un bottino ricco per il consorzio
di Ravina: tredici allori tra medaglie d’oro, d’argento, gran
menzioni e molto altro. Un premio da condividere assieme
ai 4500 viticoltori soci impegnati nella quotidianità a coltivare
ettari di vigneto destinati a produrre uve di qualità poi
trasformate in vino pregiato. Il “Gran Vinitaly”, ricordiamo,
viene assegnato al produttore che ottiene il risultato migliore
con un paio di vini che hanno conquistato una medaglia in
categorie differenti. è stato così per l’oro al “Gewurztraminer
Terrazze della Luna 2013” e l’argento per “Arele Trento Doc
Vino Santo 2000”. Il concorso ha assegnato 73 medaglie. Poco
meno di tremila i vini in competizione.
Mezzacorona
Era presente in forze e con molte novità. In primis il lancio
del gemello Rosè dell’Alpe Regis Trentodoc classico
di Chardonnay. Come annata in etichetta ha il 2010 e
rappresenta il suggello della gamma Rotari AlpeRegis che,
invece, è un 2008. Dalla Sicilia, invece, il fiore all’occhiello: il
nuovo vino siciliano Feudo Arancio Tinchitè, a base di Grillo,
che significa abbondanza, ricchezza, per completare la già
ricca collezione delle linee siciliane.
Ovviamente in degustazione tutti gli altri “pilastri enologici”
della qualità e dell’eccellenza della produzione del Gruppo,
il Teroldego Rotaliano Nos 2007, la linea completa di varietà
per la ristorazione “Castel Firmian” con le due Riserve
Classiche di Teroldego Rotaliano e di Pinot Grigio (Trentino
Doc), la gamma completa degli spumanti Rotari Trentodoc
(e in particolare il Rotari Flavio 2006), il ricco ventaglio delle
varietà siciliane del Feudo Arancio e i vini a marchio Tolloy
(Alto Adige Doc).
La Vis
Anteprima per tre nuove referenze di vino biologico: “Nosiola
Sette Fontane”, “Manzoni Bianco Pian di Castello”, “Teroldego
Pergole Alte”.
Inoltre linee di grappe. La prima: marchio ‘Cembra cantina di
montagna’ affidata al distillatore Martino Paolazzi. A lui sono
state consegnate le vinacce de Vigna delle Forche (Müller
Thurgau, Tre Bicchieri 2014) e Valvalè (Schiava, selezione La
Vigne) raccolte nella linea “Notte Brasca”.
La seconda: marchio La Vis con “Sotto Banco” (con le vinacce
dei principali vitigni autoctoni trentini) e “Bootleg” (dei vitigni
internazionali di maggiore storia in Trentino).
Aldeno
Tre le novità per la Cantina di Aldeno. La prima:
presentazione della linea “Bio vegan”. Quattro vini biologici
(tutti Trentino Doc) con certificazione vegana: Chardonnay,
Gewurztraminer, Pinot Nero e Cabernet. La seconda:
l’esportazione nella zona di Sochi (nota per aver ospitato
le recenti Olimpiadi invernali) di cinque tipi di vino:
Altinum Trento Doc, Merlot, Muller Thurgau, Pinot Nero e
Gewurztraminer. La terza: l’anteprima di “Altinum Trento
Doc”, prodotto in circa duemila bottiglie. Affinamento
quarantotto mesi.
Isera
Centinaia di volte, è stata ascoltata la frase di Mozartiana
memoria: “versate il vino, l’eccellente Marzemino”. Presenza
in fiera (anche) per lo spumante Trento Doc brut, extrabrut e
Riserva. Novità: il Sauvignon Blanc.
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Mori Colli Zugna
Ha proposto il “Morus Trento Doc” e le note
nuove (annata 2013) delle etichette dei vini
fermi in particolare con la linea “Pendici del
Baldo”.
Rotaliana
Ha presentato il suo Re: il Teroldego
Rotaliano Clesuræ 2010. Insignito per tre
volte consecutive dei 5 Grappoli Bibenda, è
stato giudicato dalla guida dell’Associazione
Sommelier, uno dei migliori dieci vini italiani
tra gli oltre ventimila assaggiati di 1700
aziende vinicole del nostro Paese. Il Teroldego
Rotaliano Clesuræ 2010 “è vino dell’anima,
della mente e del cuore”. A Verona, Cantina
Rotaliana, ha presentato la linea Redor: un
brut fresco e vivace e “Redor Riserva 2007”.
Quest’ultimo, ottenuto da uve Pinot nero e
Chardonnay, si distingue per grande equilibrio
e complessità.
Roverè della Luna
Si è arricchita con il vino “Lagrein Vigna Rigli”
la collezione 40 Yugheri. Gran Menzione per
“Gewurztraminer Vigna Winchel” e “Pinot
Grigio L’Omeri”.
Toblino
Ha fatto il suo debutto a Vinitaly e sul mercato
il “Moscato Bio”, primo nato della “Linea bio”
coltivata su quaranta ettari di vigneto in totale
conversione bio certificati dal 2015. Inoltre sono
state stappate le prime bottiglie del “Trento Doc
Antares Rosè”.
Vivallis
Ha raccolto ottimi segnali, tanta curiosità
e attenzione dai visitatori. Viticoltori in
Vallagarina si è presentata con lo spumante
“Valentini di Vainfeld” (oro a Mundus Vini);
l’argento con “Suseya”, bland di Marzemino
e Lagrein. Inoltre: Gran Menzione con il
“Lagrein Vigna Costa”. Sono stati le etichette
più gettonate (e assaggiate) assieme al
“Marzemino dei Ziresi”, corona ai Vini Buoni
d’Italia, massimo riconoscimento per i vini
autoctoni.
Non solo vino
Il Cangrande a Fronza
C’era anche l’olio extravergine
dell’Agraria di Riva del Garda
a Verona. A “Sol” ha proposto
e raccolto riconoscimenti: le
tre foglie del Gambero Rosso
(Uliva e con 46esimo parallelo
monovarietale casaliva e
biologico), il premio speciale
(dieci in palio) per la migliore
performance territoriale. Inoltre
Sol d’argento per il biologico
e per Uliva (fruttato medio).
Ha brindato al premio “Cangrande”,
Elvio Fronza. Un vero e proprio
albo d’oro dei “Benemeriti della
vitivinicoltura”. Riconoscimento
destinato a valorizzare il merito dei
grandi interpreti del mondo del vino
italiano. Dei veri e propri “capitani”.
Fronza, di professione avvocato, è
presidente del Consorzio Vini del
Trentino e delle Cantina Sociale di
Trento le Meridiane.
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Sant’Orsola
5 mila tonnellate di frutta
48 milioni di fatturato
130 mila euro di utile
Sant'Orsola, c'è la ripresa
La cooperativa Sant’Orsola si ristruttura e chiude
in attivo il bilancio 2013, con un utile superiore
a 130 mila euro. Il fatturato è pari a 48,1 milioni
di euro, in leggero calo rispetto al 2012; i costi
della produzione sono diminuiti, con risparmi
superiori ai 5 milioni di euro. “Questa riduzione
così importante – spiega il presidente, Silvio
Bertoldi – è frutto di una attenta ed oculata
politica di gestione dei costi, della rinegoziazione di
contratti e servizi, di una riorganizzazione efficace
dell’azienda. Il tutto senza gravare sui bilanci delle
aziende socie”. Dal punto di vista patrimoniale la
cooperativa è sana: i debiti totali sono calati di oltre
6 milioni. Migliorati anche i tempi medi di incasso
(da 61 a 41 giorni).
“I risultati trovano riscontro nei numeri – conferma
il direttore Matteo Bortolini –. La produzione
totale conferita dai soci ha superato le 5 mila
tonnellate, tra fragole, piccoli frutti e ciliegie, per
un valore liquidato di 19,3 milioni. Puntiamo a
conquistare nuovi traguardi e stiamo svolgendo
ricerche di mercato ed analisi sulla gestione
interna, con l’obiettivo di riorganizzare i diversi
reparti della cooperativa e trasformarla così in una
realtà moderna.”
A differenza di altri settori, i piccoli frutti risentono
meno della crisi grazie alle ben note virtù
salutistiche e alla praticità del consumo. Difficoltà
si riscontrano però per le fragole, un prodotto
facilmente reperibile sul mercato per l’intero
anno, i cui player sono aumentati in maniera
considerevole: alle produzioni estere si sommano
nuove aree di coltivazione sparse lungo tutta
Italia. La filiera della fragola si trova dunque in
una situazione di reale sofferenza, in cui i prezzi
liquidati ai produttori non sono sufficientemente
remunerativi per stimolarli a migliorare la qualità.
In 5 mila alla festa degli allevatori
Complice la splendida giornata di sole, più di 5 mila persone hanno accettato l’invito della
Federazione Allevatori per festeggiare l’arrivo della primavera. Con la sede di via delle Bettine
trasformata per un fine settimana in una grande fattoria degli animali, con le razze di bovini
allevati in Trentino e i cavalli Haflinger, ma anche gli asini e gli animali da cortile, caprette,
pecore, conigli e galline.
Per molti, occasione rara di vedere "dal vivo" gli animali. Per chi li alleva, anche la
soddisfazione di portare in mostra i propri capi di eccellenza, con tanto di "concorso di
bellezza" che ha premiato i migliori. Per la gara delle pecore Tingole (30 capi in concorso) ha
vinto Marina Bonelli di Cavalese. 85 cavalli hanno partecipato ai concorsi per Haflinger (50
capi), vinto da Bruno Donati di Vigo Lomaso, e Norici (35) vinto da Fabio Dellagiacoma del
Maso Lena di Predazzo. 80 anche le bovine in gara. Delle 50 vacche Pezzate Rosse la migliore
è risultata quella dell'allevatore Franco Morandini di Predazzo, delle 30 vacche Rendena il
vincitore è Fabio Maffei di Pinzolo.
Il direttore degli Allevatori, Claudio Valorz, ha diffuso alcuni dati di partecipazione: 1800 pasti
consumati sotto il tendone, a base di polenta e carne alla griglia, rigorosamente certificata e
proveniente dagli allevamenti locali. Il negozio adiacente alla sede ha staccato 1300 scontrini, a
dimostrare l'interesse dei consumatori trentini ai prodotti di qualità certificata e tracciata, come
è il caso delle Carni del Trentino.
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"Anche oggi le cooperative sociali
rendono il lavoro accessibile e diffuso".
Flaviano Zandonai, ricercatore Euricse
Lavoro in Primiero: serve un'alleanza comunitaria
Anche in Primiero aumentano disoccupazione e casi di
fragilità sociale. Le cooperative sociali possono essere una
risposta perché creano lavoro accessibile e diffuso, anche per
i più deboli e svantaggiati. Per far funzionare queste imprese
sociali, però, serve che a crederci sia l'intera comunità: dalle
pubbliche amministrazioni alle imprese, dai singoli cittadini
alle associazioni. È questo il dato emerso a Tonadico nel
dibattito sul tema del lavoro in tempo di crisi organizzato
dalla cooperativa sociale Promoproject Vanoi, Primiero Mis
in collaborazione con il consorzio Consolida e la Comunità di
Valle di Primiero.
Oltre ad Agenzia del lavoro, le cooperative di inserimento
lavorativo hanno al loro fianco Consolida: "In questi anni - ha
spiegato il presidente Mariano Failoni - il consorzio si è
impegnato a promuoverne lo sviluppo sia della dimensione
di impresa sia di quella sociale, in particolare sostenendo
la formazione specialistica degli operatori. Oggi una delle
Da sinistra Flaviano Zandonai; Luciano Galetti, Silvia De Vogli; Andreina Stefani, Mariano Failoni, Michela Tomas.
sfide è quella di creare intorno al tema del lavoro e del benessere delle persone
più fragili, filiere di servizi che mettano insieme non solo le cooperative sociali, ma
anche altre tipologie di imprese come le cooperative di produzione lavoro".
La bolletta dal cuore eco-solidale
La cooperativa sociale La Rete ha stipulato un accordo con Trenta spa per fornire
energia proveniente da fonti rinnovabili certificata con uno sconto che va dal 9%
al 12% (con bolletta via internet). Una parte di questo sconto sarà riservata al
cliente (6% o 9%), e una parte più piccola ma importantissima viene destinata alla
cooperativa per supportare importanti progettualità sociali (3%).
Un corso per fare la tata (app)
è arrivato alla seconda edizione il corso organizzato dalla coop sociale Progetto 92 con l'Agenzia per il lavoro
Cooperjob per formare le aspiranti ‘tata app’, babysitter a domicilio. Al corso si sono iscritte 20 ragazze che hanno
approfondito i diversi aspetti legati al babysitting: dalla sicurezza al pronto soccorso, dalle linee educative alle norme
alimentari, fino ai laboratori per attività creativo-manuali, musica, lettura e giochi in casa e all’aperto.
Rilancio case sfitte
Da circa due anni l’Azienda per il Turismo Val di Non ha
intrapreso un percorso di formazione rivolto ai propri soci
proprietari di appartamenti affittati a scopo turistico, con
l’obiettivo di rafforzare la consapevolezza del proprio ruolo
all’interno dell’offerta turistica. Dal corso è partito un gruppo
di 8 appartamentisti soci per commercializzare e testare
nuovi portali internet disponibili sul mercato.
Comunicare in modo autentico
La cooperativa sociale Gsh ha organizzato il corso ‘Comunicazione autentica e
gestione dello stress da lavoro’ rivolto a chi opera nelle relazioni educative, di aiuto
e nell’ambito socio sanitario. Il corso permette di acquisire metodi ed esperienze
di crescita nell’ambito dell’ascolto, della gestione di problemi e conflitti, e nella
consapevolezza di sé. Al termine i partecipanti saranno in grado di attivare le
risorse in un gruppo, gestire le situazioni conflittuali, prevenire e affrontare lo
stress da lavoro.
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Da qui al 2020 sono a disposizione oltre 100 miliardi di Fondi europei,
per attività come l’assistenza sanitaria on line, la promozione della
salute, i servizi all’infanzia, per gli anziani e i disabili.
Luigi Fiorentino, capo gabinetto del Ministro degli Affari regionali
Verso un disegno
comunitario sulla salute
In un momento politico e sociale così critico, è
necessario riflettere sull’idea di salute, intesa
come benessere globale del singolo e della
comunità, partendo non tanto dalle risorse e dai
servizi, quanto dalla ricchezza delle relazioni
sociali, della vita collettiva e delle potenzialità che
la comunità ha al suo interno.
Per affrontare questo tema le cooperative sociali
Sad, Antropos, Arcobaleno, Assistenza, Fai e
il Sole hanno organizzato il convegno dal titolo
‘Investire nella comunità’. “Il settore pubblico – ha
detto il capo gabinetto del Ministro degli Affari
regionali Luigi Fiorentino, intervenuto al posto
dell’annunciato sottosegretario alla Presidenza
Graziano Delrio – non dispone più di tutte le
risorse economiche necessarie a rispondere alla
domanda di protezione sociale. Serve maggiore
sinergia tra pubblico e privato, che garantisca
equità ed efficienza”. Su questo non si parte da
zero, e l’esperienza delle cooperative sociali lo
sta a dimostrare. Ma il welfare non si può ridurre
ad un elenco di servizi. “Oggi servono meno
protocolli e linee guida e più valori e relazioni
– ha affermato il sociologo Sergio Manghi – e
la politica dovrebbe rispondere valorizzando
un patrimonio di competenze e di esperienze
del nostro welfare che è una sorta di miracolo
vivente”. “Le istituzioni pubbliche e private – ha
detto il direttore della Sad Diego Agostini –
devono diventare promotrici di un progetto di
salute in cui il proprio sapere diventa una risorsa
messa a disposizione della comunità”.
I tagli non risparmiano alcun settore, ma per i
servizi sociali e per la salute saranno contenuti
contenuta all’1%. Lo ha detto il presidente
della Provincia di Trento Ugo Rossi: "Serve
sicuramente chi pensa a tutti ma anche a chi
pensa a ciascuno". E la cooperazione, secondo
Rossi, assicura risposte personalizzate ai bisogni.
Erio Ziglio, dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità, ha spiegato come negli ultimi decenni la
salute della popolazione sia migliorata, ma sono
aumentate anche le diseguaglianze. In Trentino
tanti microprogetti costruiscono una solida
protezione sociale.
Per Giorgio Casagranda, presidente del
Centro servizi volontariato, è necessario evitare
la tendenza ad isolarsi e ad agire con spirito
competitivo e bisogna superare la logica
dell’assistenzialismo. “La cooperazione – ha
detto Paolo Tonelli della Federazione Trentina
della Cooperazione – è pronta a ragionare
con tutti gli attori sociali e politici sul futuro
del sistema del welfare”. Anche le istituzioni
ecclesiali – ha detto don Lauro Tisi, vicario
del vescovo di Trento – intendono dare il loro
contributo per il nuovo welfare”.
Da sinistra don Lauro Tisi (Curia), Giorgio Casagranda
(Volontariato) e Paolo Tonelli (Cooperazione).
Da sinistra Diego Agostini (Sad) e Luigi Fiorentino
(Ministero Affari regionali)
Una casa, 5 anziane e una badante
Grande emozione per l’inaugurazione della casa anziani della Vela gestita dalla cooperativa sociale Sad. Si tratta del frutto di un progetto
innovativo unico in Italia, che riunisce sotto lo stesso tetto (in una casa singola composta da 3 appartamenti, una grande terrazza e un giardino),
5 signore anziane, 4 studenti universitari e una badante (che si alterna con una seconda durante il riposo della prima).
Obiettivo: fornire una soluzione di socialità e convivenza agli anziani che allunghi il tempo di indipendenza, allontanando la prospettiva della
casa di riposo. Il tutto con costi accessibili (affitto, vitto, bollette e spese del servizio di assistenza vengono divise per 5) e con l’aiuto degli studenti
universitari che abitano all’ultimo piano, che fanno compagnia, organizzano le feste di compleanno e aiutano nella cura dell’orto a titolo di
volontariato. “Abbiamo cercato di riscostruire qui una piccola comunità che si aiuta – ha spiegato la presidente della Sad Daniela Bottura – e
che non vuole stare sola. La solitudine degli anziani anticipa il loro invecchiamento e per questo la coabitazione offre opportunità di salute oltre
che di cura”.
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CULTURA COOPERATIVA
Si vive di umanità,
non solo di bilanci
Il mio impegno a Mori, tra Cassa rurale, cantina e volontariato.
di Flavio Chizzola
La vita di Flavio Chizzola, che a 65 anni è andato in
pensione da direttore della Cassa Rurale di Mori, ha
fascino, quando la racconta, perché è tutta dentro una
visione coerente e semplice, dentro un progetto fatto
di impegno personale, relazioni familiari e comunità.
Tutto si tiene, tutto si completa. Flavio Chizzola ha
concentrato il suo lavoro e la sua vita a Mori, perché
ama il suo paese, perché ritiene che “comunità” non sia
un concetto astratto, sociologico, ma un organismo vivo,
che cresce se crescono, uno per uno, gli uomini, le donne,
i bambini che lo compongono. Ha avuto importanti
incarichi a livello provinciale, nel consiglio della
Federazione dei Consorzi Cooperativi, nel Consorzio
vitivinicolo trentino, alla Cavit… dove ha portato la
sua esperienza di territorio, ma ha poi rifiutato altre
offerte di lavoro (alla Cassa di Risparmio, ad esempio)
perché l’avrebbero allontanato da Mori. Il suo non è
campanilismo nostalgico, è consapevolezza che Mori è un
microcosmo, un laboratorio che può insegnare a vivere
ben oltre i suoi confini e che la scommessa di un paese
vivo e vivibile, val la pena giocarla per sé, ma anche per
gli altri.
Oggi, la grande circonvallazione in galleria che convoglia
come un imbuto i turisti verso il Garda ha certo liberato
il paese dal traffico, ma l’ha anche impoverito. Tutti bypassano e corrono via, chi si ferma più alla cooperativa?
A un bar della piazza? Ma Mori resta ben più di
un’appendice di Rovereto. è la porta verso il Garda, è
l’ancoraggio della valle dell’Adige verso gli altipiani
di Brentonico e il Baldo, è l’appoggio di quella valle
“matrice” di colture e culture integre che è Gresta, è al
centro di una zona viticola particolarmente vocata.
è una borgata attiva con una popolazione che sa “fare
da sé”, come confermano le sue strutture di assistenza,
convenzionate, ma private di Villa Argìa, promossa con
don Francesco Malacarne e Villa Mecca per i problemi
psichici, luoghi protetti, di accoglienza e lavoro prima
di un reinserimento sociale. A queste strutture Chizzola
è sempre stato vicino, aiutando, amministrando,
collaborando. A Mori sono poi numerose le iniziative
sportive per i giovani. Cassa Rurale e Cantina sociale
restano punti di riferimento.
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CULTURA COOPERATIVA | racconti
Se devo estrarre dalla mia vita un filo che ne lega i
passaggi, è la consapevolezza che tutto ruota attorno al
lavoro. Il lavoro aiuta a realizzarsi, serve alla comunità,
ma è anche la medicina più efficace per le ansie e le
insicurezze, per le depressioni di anziani e giovani. Lo
vediamo a Villa Argìa, dove la vera terapia è il lavoro,
ed oggi siamo un po’ in difficoltà, perché mancano le
commesse, ma a soffrirne sono soprattutto gli ospiti.
Per dare lavoro abbiamo comperato un ettaro di
campagna, mettendo insieme la Cassa Rurale di Mori
e quella della Vallagarina, più un altro ettaro che ci ha
dato la parrocchia di Mori e abbiamo fatto un’azienda
agricola. E abbiamo anche un laboratorio per il ferro.
A 14 anni io lavoravo già, a venti sono diventato
dirigente-allenatore della società sportiva “Santo
Stefano”. Oggi l’idea che il 40% dei giovani sia senza
lavoro mi sconvolge. Perché il lavoro dà dignità prima
ancora che remunerazione.
Non solo il lavoro, certo. L’altro cardine della mia vita
è stata la famiglia. Il sabato pomeriggio ho sempre
cercato di tenerlo libero, di passarlo a casa. Il mio
hobby è il giardinaggio. Mi sono sposato nel 1976 con
Giuseppina, ho due figli, Stefano e Francesca, che ha
lasciato Mori e lavora a Venezia, alla Biennale. Hanno
lavori interessanti, creativi, sono stato fortunato.
Per parte mia nel 1972, dopo un’esperienza alla Bini
e alle funivie della Polsa, sono stato assunto come
impiegato alla Rurale e di lì, partendo dalla gavetta,
per promozioni e concorsi interni, ho salito tutti
i gradi fino alla nomina di direttore generale nel
1986. Non l’ho sentita come una “carriera”, ma come
una grande occasione. La Cassa Rurale, infatti, mi
ha consentito non solo di promuovere lo sviluppo
economico e sociale del territorio e della comunità, ma
anche di intensificare i rapporti umani, e di sostenere
l’associazionismo. Rispetto alle altre banche è questo
il valore “aggiunto” che ha una Cassa Rurale. E fra
le attività economiche ho potuto seguire da vicino
anche l’evoluzione del settore del vino, che è non
solo economia, ma cultura del territorio. Nel 1990
ho incominciato a fare il caposindaco della cantina
sociale, nel 2005 sono stato eletto presidente. Abbiamo
fatto la fusione con Serravalle e Cogni Zugna, ma
soprattutto abbiamo varato un progetto di cantina
del tutto innovativo, una cantina ipogea, sotterranea,
su due ettari e mezzo che consente a Mori di esser
all’avanguardia nella produzione, nella qualità, ed
anche come “vetrina” di richiamo. Sono stati sei mesi
di scavo e venti mesi di costruzioni con un impegno di
26 milioni di euro. Abbiamo venduto la vecchia sede
per 6 milioni e siamo patrimonializzati per 8 milioni
con 3 milioni di autofinanziamento a tasso zero. A
novembre scade il mio terzo mandato di presidente,
ma la cantina può considerarsi un gioiello: vi sono
12 pompe geotermiche, l’impianto fotovoltaico, il
depuratore sotterrano, le linee automatizzate… Ho
sempre trovato sostengo a questi progetti in Provincia
e alla Cooperazione.
Ho fatto molto volontariato, e dal volontariato ho
imparato. Mori è un grande laboratorio sociale con 10
mila abitanti, è il sesto Comune del Trentino, a volte
lo si dimentica.
Oggi in Vallagarina i tempi sono duri, il settore
manifatturiero, che è trainante, gira a metà, l’edilizia
è ferma, l’artigianato, di conseguenza, si trova
senza lavoro, il commercio ha l’acqua alla gola.
L’unico settore che “tira” è l’agricoltura, ma ha
un’incidenza ridotta. Il turismo è poco, manca il
reddito alle famiglie. Ma proprio per questo occorre
mantenere forte la Cooperazione, non aver paura,
supplire al mercato con la solidarietà. Non è il libro
dei sogni. Con la cantina abbiamo dimostrato
coraggio e lungimiranza imprenditoriale, la Cassa
Rurale si irrobustirà unendosi probabilmente con
Brentonico, diventando protagonista della ripresa,
nella riqualificazione del manifatturiero, rilanciando
l’artigianato nelle ristrutturazioni. Non si può
assistere impunemente al fallimento di certe imprese,
sane, rigorose, condotte da imprenditori che per anni
hanno faticato. Sono colpi che feriscono non solo
l’economia, ma demotivano, danno tristezza. Si vive
di umanità non solo di strutture e bilanci. Ci sono
situazioni umane che non possono essere lasciate a se
stesse. La crisi della famiglia, ad esempio… quando una
famiglia si rompe se ne sentono subito i contraccolpi
anche in banca, è un impoverimento generale. La
Cooperazione si fa carico di tutto questo, ma ha
molti fronti aperti. Uno alla volta vanno chiusi. Con
pazienza e fiducia nel futuro.
6’10’’
Scritto da Franco de Battaglia
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CULTURA COOPERATIVA
Ecco perché l’Europa dovrebbe
favorire le (vere) cooperative
La persona al centro di queste imprese, per far crescere lavoro,
democrazia e bene comune
di Emanuele Cusa
Emanuele Cusa è
professore di diritto
commerciale presso
l’Università di MilanoBicocca. Per leggere o
scaricare i suoi testi in
materia di cooperazione cerca sulla sua
pagina personale
sul sito internet della
Bicocca all’indirizzo
www.diseade.unimib.
it, oppure fotografa con
il telefono cellulare in
qr-code qui sopra.
Le forme giuridiche di esercizio dell’impresa
sono tutte eguali nel realizzare i principi
delle Costituzioni economiche dell’Unione
europea e dei suoi Stati membri? È giusto che
l’Unione europea tenga conto dell’esistente
pluralità di modelli imprenditoriali nel
regolare e promuovere l’economia europea?
Quale libertà godono gli Stati membri,
se vogliono favorire determinate forme
imprenditoriali senza violare la disciplina
comunitaria sugli aiuti di Stato? A queste tre
domande cerco ora di rispondere.
Più precisamente, essendo preminenti nel mercato
intracomunitario gli imprenditori entificati (cioè esistenti
in quanto giuridicamente creati), l’economia dell’Unione
europea è influenzata dal loro regime organizzativo;
quest’ultimo, infatti, incide sui rapporti interni ed esterni
all’impresa. Dunque, una migliore regolamentazione dei
diversi modelli organizzativi delle imprese può contribuire
a rendere l’economia europea più a misura delle persone. Se
vi fossero forme imprenditoriali maggiormente conformi
con le Costituzioni economiche europee, l’Unione e i suoi
Stati dovrebbero tutelare e promuovere la concorrenza
intracomunitaria, favorendo la capacità competitiva delle
predette forme. La concorrenza tra imprese, infatti, è un
bene non assoluto, ma strumentale a che il maggior numero
L’economia per le persone
Gli Stati sono sollecitati ad intervenire in possibile di cittadini stia meglio.
campo economico, concependo soluzioni
giuridiche capaci di far tornare l’economia Non solo il lucro
al servizio delle persone. Ciò significa che il A mio parere, meritano una specifica promozione pubblica
diritto dovrebbe contribuire a organizzare i modelli imprenditoriali non esclusivamente lucrativi, tra
«un’economia sociale di mercato fortemente cui spicca quello cooperativo, per cinque ragioni. Primo: se
competitiva, che mira alla piena occupazione le economie comunitaria e italiana devono tendere alla piena
e al progresso sociale» (Art.3 Trattato occupazione, è necessario preferire modelli d’impresa a più
sull’Unione europea), ovvero un’economia alta intensità di lavoro; secondo: se la democrazia economica
funzionale al «pieno sviluppo della persona rafforza e rende più stabile la democrazia politica, le forme
umana» (Art.3 Costituzione Italiana). democratiche d’impresa devono essere favorite; terzo: se si
Alcune di queste soluzioni giuridiche possono danneggia l’impresa adottando perlopiù scelte gestorie di
essere trovate riflettendo sui diversi modelli breve periodo, occorre agevolare le imprese la cui struttura
imprenditoriali, poiché le caratteristiche di proprietaria premi (o comunque non disincentivi) le scelte
una data economia di mercato dipendono di lungo periodo; quarto: se cresce la diseguaglianza tra ricchi
anche dagli operatori che in esso concorrono. e poveri, occorre premiare i modelli imprenditoriali capaci
PER SAPERNE DI PIù
Per una più stringente argomentazione giuridica si può leggere: Emanuele Cusa,
Le forme di impresa privata diverse dalle società lucrative tra aiuti di Stato e Costituzioni
economiche europee, Torino, Giappichelli, 2013.
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CULTURA COOPERATIVA | la ricerca
di migliorare la distribuzione della ricchezza nel momento
in cui viene prodotta; quinto: se la cooperativa trasforma
il consumatore in produttore, questo modello consente al
consumatore di tutelare meglio (senza intermediari) i suoi
interessi economici.
Stato sociale, favorendo l’ingresso delle imprese private
nel mercato dei servizi sociali. Non solo. Significa anche
riconoscere l’esistenza di modelli imprenditoriali che, se
utilizzati autenticamente, agevolano le persone a collaborare
tra loro in modo più efficace.
La vera cooperativa
Imprese per realizzare fraternità
La promozione pubblica dei modelli imprenditoriali non
esclusivamente lucrativi va però condotta nel rispetto del
diritto comunitario, poiché, altrimenti, le relative misure
nazionali costituiscono illegittimi aiuti di Stato. La Corte
di giustizia dell’Unione europea, definendo i confini della
nozione comunitaria di aiuti di Stato, determina gli spazi di
intervento degli Stati nelle loro economie. Nella giurisprudenza
della Corte solo in un caso non è stata qualificata come aiuto
di Stato una misura nazionale che favoriva determinate imprese
unicamente sulla base della loro specifica forma giuridica; mi
riferisco alla sentenza Paint Graphos del 2011, nella quale è stato
statuito che le agevolazioni fiscali riconosciute alle cooperative
italiane non costituiscono aiuto di Stato, qualora le beneficiarie
di tale promozione siano vere cooperative; il che significa, per i
giudici europei, che le cooperative siano governate dal principio
della preminenza della persona.
Dunque, la presenza di forme imprenditoriali private ben
congegnate non solo ci facilita l’adempimento del dovere di
solidarietà (Cost.) e del dovere di svolgere «un’attività o una
funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della
società» (Cost.), ma contribuisce anche alla realizzazione del
bene comune, il quale non è costruibile se il relativo compito è
delegato eccessivamente allo Stato-istituzione.
In conclusione, le cooperative, se vere, meritano di essere
favorite nell’Unione europea in ragione del fatto che questa
forma giuridica d’impresa è governata dal principio della
preminenza della persona. Questo principio, infatti, si declina
nelle seguenti quattro caratteristiche della vera cooperativa:
(i) democratica, poiché nell’organizzazione della cooperativa
si conta non per quello che si ha ma per quello che si è; (ii)
mutualistica, poiché l’impresa della cooperativa si giustifica
nella misura in cui essa risponda direttamente ai bisogni dei
soci; (iii) non speculativa, poiché nella cooperativa il capitale
è servente all’impresa e i suoi soci soddisfano i propri interessi
necessariamente non speculativi; (iv) solidaristica,
poiché la parte indisponibile del patrimonio
della cooperativa deve essere destinata
a finalità altruistiche, poiché la
cooperativa deve essere aperta
all’ingresso di nuovi soci e poiché
il successo della cooperativa non
può essere slegato dallo sviluppo
sostenibile della comunità
ove essa opera (atteso che uno
stesso territorio accomuna chi è
proprietario della cooperativa e
chi è portatore del bisogno da
soddisfare mediante l’impresa
mutualistica).
La centralità della persona
Preminenza (non dell’individuo, ma) della persona, intesa
nella sua connaturata dimensione relazionale-sociale, da cui
discendono armoniosamente non solo diritti inviolabili ma
anche doveri di solidarietà: così ci insegna da più di sessant’anni
la nostra Costituzione.
La centralità della persona diventa allora la colonna portante
nel costruire sia il nostro Stato (nel senso che questo esiste
in funzione della persona), sia le vere cooperative (nel senso
che queste si giustificano in funzione della loro capacità di
rispondere direttamente ai bisogni dei cooperatori mediante
l’impresa mutualistica organizzata in modo democratico).
Partendo dalla centralità della persona si può individuare anche
il giusto rapporto tra lo Stato e le formazioni sociali (di cui
le vere cooperative sono un’esemplificazione): il primo deve
riconoscere e sostenere le seconde (se queste consentono lo
svolgimento della persona nella sua intrinseca relazionalità),
concorrendo così entrambi alla costruzione del bene comune.
Ma, allora, il principio di sussidiarietà orizzontale non attiene
unicamente al rapporto tra pubblica amministrazione e
cittadini, ma innerva il rapporto tra Stato-istituzione e Statocomunità, ogniqualvolta bisogni organizzare le attività (anche
quelle imprenditoriali) d’interesse per la Repubblica. Pertanto,
implementare la sussidiarietà orizzontale, disciplinando come
le diverse forme d’impresa possano contribuire all’economia
nazionale significa porre mano alla necessaria riforma dello
6’40’’
[email protected]
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CULTURA COOPERATIVA
Piccole cooperative crescono sulle
Con le risorse messe a disposizione dal Trentino dell’associazione Redes, è stata
costituita a Huancayo la Banca cooperativa Etica, che conta più di 600 soci e ha 5
sportelli, ed è stato avviato con l’aiuto di Risto3 il ristorante self service Andes Alpes,
che propone una cucina salutare valorizzando le produzioni dei piccoli agricoltori e
allevatori di montagna.
di Corrado Corradini
Dal deserto di Lima, capitale immensa ed inquinata
dove non piove mai, si arriva in 50 minuti di volo a
Huancayo, capoluogo della regione di Junin, nelle
Ande centrali. La vegetazione è qui rigogliosa e la
vita più ordinata. Siamo a 3200 metri di quota, ma il
clima è gradevole tutto l’anno, merito della vicinanza
all’Equatore.
A Huancayo, nel 1990, per iniziativa di un gruppo di
giovani, spinti da un forte idealismo e da un profondo
spirito religioso, è nata l’associazione Redes. Laicos
unidos contra la pobreza (Laici uniti contro la povertà)
si sono definiti nello statuto dell’associazione, dove
è precisata quella che è la loro missione: “Vogliamo
contribuire alla costruzione di una società giusta,
democratica e fraterna”. Non c’è dubbio, osservando
sul campo la realtà della zona, che il lavoro di Redes
ha prodotto risultati positivi e permanenti. Per
tantissime persone, che hanno migliorato la loro
condizione di vita, l’incontro con l’associazione ha
fatto la differenza. Il cambiamento non si misura solo
in termini economici. Gli operatori di Redes aiutano
la gente a crescere nella coscienza dei propri diritti
e della propria importanza, comunicano speranza.
Gli adulti, ma anche i bambini, a cui è rivolta
un’area specifica dell’attività dell’associazione, sono
incoraggiati a costruire in prima persona il proprio
futuro e una vita dignitosa. Il progetto di Redes vuole
testimoniare che un nuovo modello di economia
fondato sulla solidarietà e la cooperazione è possibile.
il Pil del Perù è aumentato del 5%. Le cooperative
di risparmio e credito, cresciute come numero e
base sociale, sono 166, sono presenti in 24 regioni e
contano 1 milione 200 mila soci. La crescita del Pil
non può però oscurare il fatto che le disuguaglianze
sociali rimangono marcate: una fetta importante di
popolazione, soprattutto bambini e donne delle zone
rurali, è colpita dalla povertà e dall’esclusione sociale.
è principalmente a sostegno di queste persone e
delle loro modeste economie familiari che opera la
cooperativa di risparmio e credito Etica avviata da
Redes. La Banca cooperativa conta più di 600 soci
ed ha 5 sportelli. Il capitale iniziale è stato messo a
disposizione nel 2002 da Il Canale, che ha concesso
un prestito. Il personale è formato esclusivamente
da donne. La directora è Iris Vilchez Paucar, che ha
rinunciato ad una promettente carriera di avvocata
per abbracciare la causa dei più deboli. La banca
cooperativa concede prestiti a tassi molto vantaggiosi
ai soci, che possono avviare piccole attività di impresa
o soddisfare i propri bisogni. La raccolta del risparmio
permette al momento di far fronte solo alla metà
della domanda di prestiti. Le sofferenze sono a livello
zero: tutti rimborsano fino all’ultimo sol (la moneta
del Perù) il credito ricevuto. Ai depositi concorrono,
oltre ai soci, i bancos cooperativos solidarios (bcs), che
nascono nei quartieri con lo scopo di promuovere il
risparmio tra la gente. Affiliati ad Etica ci sono 128
bancos che associano 2.300 adulti e 106 bancos di
bambini e adolescenti, con più di 1.000 iscritti.
È sorprendente vedere l’entusiasmo e la serietà con
cui i ragazzi gestiscono i loro banquitos. Eleggono le
cariche, votano il bilancio, registrano i versamenti
degli associati, preparano il giornalino da esporre in
bacheca. I risparmi sono depositati a Banca Etica e
fruttano un interesse. Nelle assemblee periodiche dei
bancos, tanto dei grandi come dei bambini, si insiste
sull’importanza del risparmio, che cambia la vita, ma
i discorsi spaziano su altri argomenti: i diritti delle
La Banca cooperativa
sul modello trentino
L’associazione può contare sull’appoggio della
Cooperazione Trentina, in particolare della
cooperativa di aiuto allo sviluppo Il Canale di Trento,
e della Provincia Autonoma. Una delegazione della
Cooperazione Trentina ha visitato a fine marzo
Huancayo. Anche sulle Ande si avvertono i segni della
crescita economica che interessa il Paese. Nel 2013
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CULTURA COOPERATIVA | finestra sul mondo
e Ande con l’aiuto del Trentino
per cento dei prodotti - riferisce la directora Elizabeth Barreto
Poma - proviene dai piccoli agricoltori e allevatori di montagna
della regione di Junin. Il ristorante, che apre al momento solo
per il pranzo, occupa 5 persone e somministra una media di
60 pasti al giorno. Il fatturato è integrato dai servizi di catering
forniti alle associazioni che affittano per le loro assemblee,
per feste, per corsi l’auditorium costruito sopra il ristorante.
Da marzo 2014 è partito un progetto pilota per la gestione di
mense scolastiche. Il servizio è stato attivato nella scuola “Cristo
Salvador” di Huancayo. In un’ottica di educazione alimentare
dei ragazzi e delle loro famiglie, il cibo è sano e non mancano
mai verdura e frutta, mentre la chatarra è bandita. Il piano
strategico 2014-2017 di Andes Alpes prevede lo sviluppo della
fornitura di pasti alle aziende.
“Redes è diventata per la regione di Junin una realtà
importantissima e rappresenta un modello di riferimento
che viene copiato in tutto il Perù”, dice Giovanni Peterlongo
presidente della cooperativa Il Canale, che ha guidato la
delegazione trentina nella recente visita a Huancayo.
donne e dei minori, l’alcolismo e la droga, l’alimentazione,
gli abusi sessuali, le gravidanze delle adolescenti,… Il banco
cooperativo, la Banca Etica diventano luoghi di formazione alla
responsabilità e alla cittadinanza attiva.
Gli utili prodotti da Banca Etica sono girati a Redes, che li usa
per la propria attività di aiuto allo sviluppo nelle zone rurali e
di assistenza ai bambini abusati o a rischio. Si chiama Manitas
Unidas il programma studiato da Redes per offrire supporto
psicologico, sanitario e legale ai minori vittime di abusi. Anche
le famiglie ricevono sostegno.
Andes Alpes, il ristorante self a km zero
Un'altra fonte di entrate per il bilancio di Redes è rappresentata
dal ristorante Andes Alpes, situato vicino alla cattedrale di
Huancayo, avviato poco più di un anno fa con il contributo
determinante della cooperativa Risto3 di Trento. Andes Alpes
propone una cucina salutare e a chilometro zero, contrastando
la moda della chatarra, il cibo “spazzatura” che si è affermato
anche in Perù nei gusti dei giovani. Dal menù del ristorante
sono esclusi anche gli alcolici, a cui sono preferite le bevande
di chicha morada (si ricava dal mais negro) e di maracuja. L’80
5’50’’
Un concerto per raccogliere fondi
Il 18 maggio, alle 20.30, il Coro Vox Cordis di Fornace si esibirà in un concerto dedicato a Verdi, dal titolo ‘Viva Verdi’.
Un’occasione preziosa per sentire i pezzi forti del più celebre compositore italiano di tutti i tempi, dall’”Ouverture dal Nabucco"
nella versione per pianoforte a 4 mani, a pezzi corali come "Va pensiero", "O Signore dal tetto natio", "La vergine degli Angeli".
Fino alle esibizioni solistiche del baritono Walter Franceschini, del soprano Silvia Pavan e del mezzosoprano Grabiella Allegrini.
Al pianoforte si alterneranno Roberto Corradi, per la parte solistica, e Dante Fedele per i brani corali. Il concerto sarà ad offerta
libera e il ricavato sarà devoluto in beneficienza per le attività di Redes in Perù (leggi articolo in queste pagine).
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1. L’incontro della delegazione
trentina con i volontari di Redes.
2. L’esperienza delle banquitos.
3. L’interno del ristorante Andes
Alpes. 4. L’entrata della Banca
cooperativa Etica.
LA FEDERAZIONE TRENTINA DELLA COOPERAZIONE
in collaborazione
con il CORO”VOX CORDIS” DI FORNACE
organizza
Il concerto
“RassegnaWdi braniVerdi
”
corali e arie d’opera Verdiane
A FAVORE DEI BAMBINI DEL PERÙ
Domenica 18 MAGGIO 2014
ad ore 21.00
presso la Sala della Cooperazione
in Via Segantini, n. °10 - Trento
Presenta la serata pro.ssa CHIARA TURRINI
Con la partecipazione dei cantanti lirici
Walter Franceschini
Silvia Pavan
Paola Fumana
Francesca Martinelli
Al pianoforte Dante Fedele
e Roberto Corradi
Direttore M° MAURO CRISTELLI
Ad ore 20.00 Esposizione di alcuni preziosi
costumi d’opera verdiana appartenenti
alla collezione privata di Amedeo Fumana.
PRENOTAZIONE POSTI ENTRO
VENERDÌ 16 MAGGIO 2014
AL NUMERO 0461 898111.
CULTURA COOPERATIVA | scuola
Impariamo a lavorare
11 studenti del liceo Filzi di Rovereto hanno fatto il loro tirocinio alla cooperativa
sociale Villa Maria, che si occupa di disabili. “Un’esperienza molto coinvolgente”.
“Ho cambiato il mio modo
di vedere i disabili, ho dovuto
ricredermi su luoghi comuni
e pregiudizi che ci portiamo
dietro quando non li conosciamo
bene. Sono persone davvero
attive, rispondono a ciò che si
propone loro, si mettono in
gioco al 100%. E in futuro non
escludo che desidererò lavorare
qui: mi sono trovata bene, è stata
un’esperienza che mi ha arricchita
molto!”. Rokaia En Naimi è una
dei circa quindici studenti del
liceo economico-sociale “Filzi” di
Rovereto, che hanno partecipato
al tirocinio alla cooperativa Villa
Maria. Una settimana e mezzo in
una realtà che si occupa di persone
con disabilità psicofisiche, in una
struttura che conta circa 135 utenti
divisi tra i due centri residenziali di
Calliano e Lenzima, le 9 comunità
alloggio sparse sul territorio e i tre
centri diurni. Una vera e propria
esperienza di alternanza scuolalavoro: “Gli studenti mettono a
fuoco con concretezza quanto
hanno studiato in classe – spiega il
docente di scienze umane Michele
Tosin, tutor dell’esperienza al
Filzi – con dei diari di bordo
verificano e rapportano teoria e
pratica. Una vera e propria prova
di competenza, che fa sintesi
tra i contenuti appresi e la loro
applicazione sul lavoro”. Anche
dal punto di vista della cooperativa
l'arrivo dei ragazzi in visita è
decisamente utile: “Accogliere dei
giovani ci costringe a guardarci
«da fuori», a riflettere sul nostro
Il professor Michele Tosin con alcuni degli studenti coinvolti nel tirocinio presso la cooperativa sociale Villa Maria.
lavoro – racconta il direttore di Villa Maria, Luca De Gasperi –. Crediamo nel valore
della struttura aperta, siamo disponibili a ospitare sia classi di bambini per spiegare di che
cosa ci occupiamo, sia studenti delle superiori e dell’università per tirocini come questo”.
Questa classe, la quarta del liceo Filzi, ha alle spalle anche altre esperienze legate al mondo
cooperativo: dallo stage in Cassa Rurale di Rovereto alla costituzione di una cooperativa
scolastica. Tutte attività che hanno aiutato i ragazzi a chiarirsi le idee sul loro futuro.
“Non so se farò l’operatore, ma so che il tirocinio a Villa Maria è stato molto educativo
per me. Naturalmente, mi sono sentita più coinvolta emotivamente rispetto al lavoro
in banca” racconta Eni Ereqi. “Invece per come sono io, i due tirocini sono stati utili per
capire che lavorare in Cassa Rurale mi è molto più confacente. Ne terrò conto nella scelta
dell’università” spiega Federica Denaro. “Non escludo che, quando cercherò un lavoro,
busserò alla porta di questa cooperativa” rivela Alessandro Grossa.
Il liceo Filzi traccia un bilancio del percorso innovativo di formazione cooperativa avviato da
4 anni per il liceo economico-sociale: “Le iscrizioni sono aumentate. I ragazzi che faranno la
maturità il prossimo anno – dice con orgoglio il prof Tosin – saranno i primi a diplomarsi
attestando anche le loro competenze cooperative. Non li aiutiamo solo a orientarsi, con
benefici per la scelta del lavoro e dell’università, ma diamo anche loro una mano a prendere
contatto con le realtà del territorio”.
E dopo tutte queste attività, seguite da Marina Pancheri dell’Ufficio educazione cooperativa
della Federazione, gli studenti confessano il loro sogno: “Magari potremmo fondare
una cooperativa. Ci faremo venire qualche bella idea, faremo un progetto insieme e poi,
democraticamente, prenderemo in squadra le nostre decisioni” (e.d.).
2’58’’
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CULTURA COOPERATIVA
Famiglia, snodo
per l’integrazione
Il Centro internazionale studi famiglia ha esaminato la percezione dell’immigrazione
in Italia e ha ragionato su come migliorare l’accoglienza: “Serve progettare un futuro
con loro, non solo per loro”.
di Umberto Folena
Si potrebbe cominciare con una proposta, una delle
tante, e come le altre semplice e difficile allo stesso
tempo. Quando nel paese o nel quartiere arriva una
famiglia nuova, straniera, si potrebbe individuare
una famiglia tutor, volontaria, che si proponga come
punto di riferimento per aiutare i nuovi arrivati
a inserirsi, ad accedere ai servizi e a fare le prime
conoscenze sul luogo. Semplice: non occorrono
risorse particolari, non serve reperire denaro, basta
una famiglia disponibile; alcune esperienze di questo
genere sono già state avviate. Difficile: magari non
è complicato trovare la famiglia tutor, ma meno
semplice sarà per lei azzeccare le mosse giuste, il
giusto approccio, senza essere scostante ed elusiva, né
invadente.
Si tratta di due mondi che entrano in contatto e a
quel punto possono scontrarsi o ignorarsi. Oppure
incontrarsi, collaborare, crescere insieme. Il rapporto
del Cisf di quest’anno propende, ovviamente, per
l’ultima ipotesi. Ma poiché i suoi ricercatori non sono
né sognatori né ingenui, partono dalla fotografia
della realtà, che non è incoraggiante. Basta leggere le
tabelle. Oppure la risposta data a questa domanda:
«Nel censimento del 2011 l’Istat ha detto che in
Italia siamo 60 milioni di abitanti. Secondo lei, tra
questi, quanti milioni di stranieri ci sono?». La
domanda è cruciale perché fotografa la percezione
che noi italiani abbiamo dell’immigrazione. Voi che
leggete queste righe, quale risposta dareste?
Il numero medio indicato dagli intervistati è di oltre
9 milioni di immigrati (9.310.000). Ebbene, sono
il doppio della presenza reale, anche tenendo conto
degli immigrati irregolari. Secondo il rapporto 2013
dell’Ismu (l’Istituto per lo studio della multietnicità,
nato nel 1991 per iniziativa della Fondazione opere
sociali della Cariplo) la popolazione straniera in Italia
è infatti di poco meno di 5 milioni di individui, cifra
che si ottiene assommando ai 4,4 milioni di residenti
un ulteriore mezzo milione di regolari non iscritti (o
non ancora iscritti) e di irregolari.
La percezione è errata, e molto, per eccesso. Sembrano
di più; sembrano più minacciosi di quanto non siano,
e quindi tendiamo a diffidare di loro assai più di
quanto sarebbe lecito.
Ecco perché ci vorrebbe (ma è solo una delle tante idee)
una famiglia tutor. Qualcuno dovrebbe raccogliere le
disponibilità: il Comune, la parrocchia, la cooperativa
con più soci; tutti costoro insieme. Non singoli
individui tutor, ma una famiglia. Perché?
Il Cisf è convinto che quella tra integrazione o
emarginazione, tra coesione sociale o disgregazione,
sia una sfida che passa attraverso le famiglie. Nella
famiglia si allacciano le prime relazioni e le alleanze
fondamentali; ed è la famiglia a generare valori.
«Nella società contemporanea – si legge del rapporto
-non basta evitare i conflitti, ma occorre generare
relazioni di riconoscimento reciproco. La costruzione
di una società capace di pluralismo chiama in causa in
primo luogo le famiglie, proprio perché la relazione
è costitutiva dell’esperienza familiare, proprio il loro
essere luogo di riorganizzazione simbolica, culturale e
operativa delle scelte individuali e delle scelte sociali».
Ma c’è di più. Scrive Donati: «Potrebbe venire il giorno
in cui le identità familiari (a partire da quelle di padre,
madre, figlio) potrebbero divenire più importanti
delle identità nazionali, di appartenenza a uno Statonazione, e quindi potrebbero attraversare i confini
della cittadinanze statuale. Quel giorno, forse, una
nuova alleanza fra le famiglie, attraverso “generazioni
cosmopolitiche”, potrebbe dare ai cittadini di tutto il
mondo le capacità e la forza di creare azioni collettive
in cui la famiglia, lungi dall’essere considerata un
residuo culturale del passato, diventa il motivo e
l’emblema di una società mondiale più solidaristica».
Una visione, certo. Ma anche realismo. Occorre un
accesso meno tortuoso alla cittadinanza. Non lo
ius sanguinis né lo ius soli. Il Cisf propone uno ius
culturae, «capace di tenere insieme questi modelli
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CULTURA COOPERATIVA | immigrazione
ideali». Nessuno poi finge di non accorgersi di qualche ipocrisia
di troppo, perfino nella comunità ecclesiale. Il rapporto parla
in modo esplicito di «famiglie italiane cattoliche praticanti
che sfruttano gli immigrati e le immigrate: nelle loro case,
nei campi, nel lavoro». E, per non tacere nulla, c’è il mercato
del sesso: «tra i clienti, quanti saranno i cattolici praticanti,
mariti e padri di famiglia?». Le stesse diocesi e parrocchie
potrebbero fare di più. Gli immigrati cattolici non sono pochi.
Tendono a ritrovarsi tra fedeli della stessa nazionalità, e non
c’è niente di sbagliato; però occorre non limitarsi a vivere a
fianco a fianco, ignorandosi. Occorre comunicare di più. Gli
immigrati poi vanno spesso a messa con gli italiani, mandano
i figli a catechismo in parrocchia, partecipano quindi alla vita
1,2
non saprei
pochi
mai
Quanto spesso ha
provato insofferenza o fastidio per gli
immigrati che vivono
in Italia?
molto
raramente
ogni
tanto
36,3
57,2
né troppi, né pochi
troppi
spesso
molto
spesso
39,9 9,7
2,2
0,8
Quanto spesso ha
provato ammirazione
per gli immigrati che
vivono in Italia?
13,1 30,8
43,6 9,7
1,6
1,2
Quanto spesso si è
sentito solidale con gli
immigrati che vivono
in Italia?
5,2
50,1 15,5 3,4
Il recente rapporto del Cisf (Centro
internazionale studi famiglia) è stato
pubblicato da Erikson (Le famiglie di
fronte alle sfide dell’immigrazione, 294
pagine, 29 euro) e progettato e realizzato
con la collaborazione della Caritas italiana.
L’indagine è stata realizzata intervistando un
campione di 4.000 famiglie italiane.
non
risponde
17,9 29,6
24,6
4’50’’
Il rapporto Cisf
Gli immigrati
che vivono
in Italia sono:
4,7
della comunità. Eppure non sembra che siano adeguatamente
presenti, ad esempio, nei consigli pastorali. Anche nelle
grandi diocesi con una forte presenza di fedeli immigrati, la
loro presenza dei consigli pastorali parrocchiali e diocesani è
rarissima.
Il rapporto non ha dubbi. Le famiglie svolgono un ruolo centrale
per l’integrazione, per fare del nostro Paese un corpo coeso e
non una somma disorganica di comunità che si ignorano. Ma
nel pensare l’accoglienza e l’integrazione occorre un cambio di
mentalità, che il Cisf riassume così: «Progettare un futuro con
loro, non solo per loro».
Quante differenze ritiene vi
siano tra italiani
e immigrati che
vivono in Italia
rispetto ai valori
che trasmettono
ai figli?
Quante differenze ritiene vi
siano tra italiani
e immigrati che
vivono in Italia
rispetto al loro
attaccamento
alla famiglia?
1,2
molto
poche
poche
abbastanza
6,9
20,3
49,1 15,9 3,3
4,6
7,3
23,7
45,7 16,1 2,6
4,6
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molte
moltissime
non
risponde
CULTURA COOPERATIVA | c’è del nuovo
Mediocredito, nuovo ossigeno
per le piccole imprese
Grazie ad una convenzione con Cassa Depositi e Prestiti, Abi e Ministero
per lo Sviluppo economico, valida per prestiti da 20 mila euro e 2 milioni.
Le piccole e medie imprese rappresentano la spina dorsale
dell’Italia che produce. Anche nel nostro territorio.
Consapevole di questo, Mediocredito Trentino Alto Adige
(la banca regionale per l’impresa) ha siglato una importante
convenzione con Cassa depositi e prestiti, il Ministero per lo
Sviluppo economico e l’Abi (Associazione Bancaria Italiana)
per l’accesso al nuovo strumento agevolativo “Beni strumentali
– Nuova Sabatini”. Lo strumento è rivolto alle piccole e medie
imprese, operanti in tutti i settori produttivi che realizzano
investimenti in macchinari, impianti, beni strumentali di
impresa e attrezzature nuove di fabbrica ad uso produttivo e
investimenti in hardware, software e tecnologie digitali.
Mediocredito vanta un know how consolidato nel sostenere in
termine finanziari questa tipologia di investimenti. “Bagaglio di
esperienza – viene spiegato – maturato in Veneto nella gestione
della Legge Sabatini, dove la banca è stata leader di mercato
negli anni in cui le imprese facevano uso ricorrente a questa
forma di sconto cambiario agevolato”.
Sono tre gli aspetti di questa misura agevolativa. Il primo: Cassa
Depositi e Prestiti mette a disposizione un plafond di risorse di
2 miliardi e mezzo di euro (eventualmente incrementabili fino
a 5 miliardi) utilizzabili da Mediocredito e dalle altre banche
aderenti alla convenzione per concedere alle piccole e medie
imprese i finanziamenti di importo compreso tra ventimila e
due milioni di euro. Il secondo: il Ministero per lo sviluppo
economico concede un contributo alle piccole medie imprese
destinato a coprire parte degli interessi a carico delle imprese sui
finanziamenti bancari, in relazione agli investimenti realizzati.
Il contributo è pari all’ammontare degli interessi, calcolati su un
piano di ammortamento convenzionale con rate semestrali, al
tasso del 2,75% annuo per 5 anni. Il terzo: le imprese potranno
beneficiare della garanzia del Fondo di garanzia a loro riservato,
fino alla misura massima prevista (80%) del finanziamento
bancario. Naturalmente con priorità di accesso.
2’
La sede di Mediocredito
Trentino Alto Adige, il presidente Franco Senesi e il
direttore Leopoldo Scarpa.
Bene il bilancio
è positivo il bilancio 2013 di Mediocredito. Il margine di intermediazione è cresciuto, sfiorando i 31 milioni di euro (+7,6%
rispetto al 2012) e i costi sono ancora diminuiti (quelli operativi di 742 mila euro), segnale inequivocabile del miglioramento in
termini di efficienza. Quanto alla rischiosità degli impieghi, la dinamica complessiva dei crediti deteriorati lordi ha manifestato
una crescita contenuta (+5,3% rispetto al 2012) con un’incidenza sul totale dei crediti attestatasi al 15,1% (dal 14,2% del
2012). L’utile netto è stato di 1 milione 300 mila euro. Prosegue il rapporto con il sistema del credito cooperativo. Meritevole
di essere evidenziato il crescente contributo nelle cosiddette attività di provvista. Sempre sostenuto il livello dell’operatività
sussidiaria al credito cooperativo a livello regionale, dove meglio si esprime il ruolo di Mediocredito, con le due Casse Centrali,
a interpretazione delle esigenze delle rispettive associate su aree specialistiche.
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CULTURA COOPERATIVA | c’è del nuovo
A Sporminore la Sala
della Cooperazione Val di Non
Un luogo a disposizione della comunità per incontri e iniziative,
in ricordo di Nello Franzoi.
All’inizio di aprile è stata inaugurata la Sala della Cooperazione – Val
di Non, un luogo a disposizione della comunità per iniziative e incontri
dedicati in particolare ai giovani. è la seconda, dopo quella inaugurata
nell’ottobre dello scorso anno a Piazzola dalla Famiglia Cooperativa Valli
di Rabbi e Sole.
Il progetto parte da lontano. Per ricordare il 2012, proclamato dalle
Nazioni Unite “Anno Internazionale delle Cooperative”, era stata pensata
e avviata questa iniziativa volta alla diffusione capillare sul territorio
trentino di luoghi di ritrovo per la comunità con una chiara connotazione
cooperativa. Una sorta di punto di riferimento per ogni valle.
Collocata al terzo piano della struttura che ospita il punto vendita
dalla Famiglia Cooperativa Primanaunia, la “Sala della Cooperazione”
di Sporminore è stata arredata coniugando tradizione e innovazione.
La tradizione della Cooperazione Trentina che ha piantato radici forti
anche in questo paese. L’innovazione espressa nell’inventiva di chi ha
curato il design della sala.
La Sala della Cooperazione – Val di Non è stata dedicata a Nello Franzoi,
già presidente della Famiglia Cooperativa di Sporminore. “Nello era
per tutti uno di Famiglia – ha ricordato Ottorino Angeli, presidente
della Primanaunia. Era persona di cuore. Una parola buona, un gesto di
attenzione concreta non mancavano mai. Era persona genuina, insomma.
Caratteristica che emergeva con immediatezza quando si aveva la fortuna
di conoscerlo”.
Soddisfatti per questa dimostrazione di attenzione e di sensibilità i
familiari di Nello Franzoi. “Ricordo il tanto tempo dedicato da mio
padre alla cooperativa di consumo – ha osservato il figlio Enzo – sia
per l’attività ordinaria ma, soprattutto, quando erano in programma
interventi e iniziative straordinarie come l’ampliamento della sede o il
centenario di fondazione”.
Gli edifici scelti per le Sale della Cooperazione sono parti di immobili
di proprietà delle Famiglie Cooperative. Le altre sedi individuate sono
a Marter in Valsugana, a Lizzana in Vallagarina, a Strembo per le valli
Giudicarie e Rendena, a Varena per le valli di Fiemme e Fassa. L’iniziativa
è realizzata in partnership con Acli Casa che ha curato i progetti di
riqualificazione immobiliare.
All’inaugurazione ha partecipato Diego Schelfi, presidente della
Cooperazione Trentina. “Queste iniziative – ha detto – sono delle
peculiarità a cui teniamo in modo particolare. La Cooperazione è un
supporto forte per rimanere ancorati nella comunità. Il progetto Sale
della Cooperazione non è stata una decisione calata
dall’alto ma si è sviluppato attraverso l’impegno di
tante persone per dare un’idea di cooperazione. Bene
avete fatto a dedicarla a Nello Franzoi, un cooperatore
che ha lasciato un segno importante del suo operato”.
La benedizione della Sala della Cooperazione è stata
affidata a monsignor Marie Fabien Raharilamboniaina,
vescovo di Morondava. “Nelle genti del Madagascar
– ha detto - è presente lo spirito di aiutarsi
vicendevolmente. Ci sarebbe utile il contributo della
vostra esperienza perché, dove c’è cooperazione, c’è
giustizia, pace sociale e benessere”(d.n.).
2’50’’
L'intervento di Enzo Franzoi, figlio di Nello Franzoi, durante la cerimonia
di inaugurazione della Sala della Cooperazione. Al centro monsignor Marie
Fabien Raharilamboniaina, vescovo di Morondava (Madagascar).
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CULTURA COOPERATIVA | buone prassi
Giovani Cooperatori per la Legalità
L’Associazione Giovani Cooperatori Trentini, in collaborazione con Libera e la
cooperativa sociale calabrese Valle del Marro, per quest’estate offre ai giovani dai
18 ai 35 anni l'opportunità di partecipare ad un'esperienza formativa volta a
comprendere e promuovere i principi della Cooperazione all’insegna della legalità.
Una full-immersion in uno dei luoghi più
contraddittori e problematici del Meridione italiano
per individuare elementi, strumenti e spunti di
riflessione utili ad approfondire il tema della legalità. È
la proposta per l’estate 2014 dei Giovani cooperatori,
interessati a capire meglio le tante sfaccettature di
un valore, quello della legalità appunto, che spesso
acquisisce sfumature diverse, in base alla storia, alla
cultura e al contesto di chi ne parla.
Dopo l’intensa e positiva esperienza maturata nel
2013, l’associazione dei Giovani Cooperatori Trentini
ha scelto di continuare a sostenere il progetto “E!state
Liberi”, realizzato in collaborazione con LiberaAssociazioni, nomi e numeri contro le mafie. E così
anche quest’anno un gruppo di giovani, dai 18 ai 35
anni, potrà partecipare al campo di lavoro organizzato
presso al cooperativa sociale Valle del Marro – Libera
Terra di Polistena, una realtà complessa, inserita nella
tristemente nota Piana di Gioia Tauro (RC), dove
abbandono, omertà e collusione con le 'ndrine locali
si scontrano con il coraggio, la volontà di ribellione
e il desiderio di libertà di parte della cittadinanza. In
particolare, la cooperativa calabrese si occupa della
gestione e del riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati
alle mafie, impiegando oltre trenta persone nei 140
ettari di campi coltivati.
I volontari che parteciperanno al campo saranno
alloggiati per una settimana in una struttura
scolastica, sperimentando così anche le regole di
una serena convivenza. L'esperienza si articola in
tre attività principali: il lavoro agricolo e l’attività
di risistemazione del bene al mattino, la formazione
sui temi dello sviluppo della legalità e dell’azione
collettiva nella lotta alle mafie nel pomeriggio,
e l'incontro con il territorio per uno scambio
interculturale alla sera. “I partecipanti – spiega la
coordinatrice del progetto Nadia Pedot, componente
del direttivo dei Giovani Cooperatori – avranno
l’opportunità di svolgere un’appassionante e
stimolante esperienza di volontariato e di formazione,
in un percorso di stretta convivenza dove potranno
conoscersi e cogliere insieme un'occasione di crescita
personale, confrontandosi sui valori di una cultura
spesso differente da quella trentina”.
In programma anche diversi momenti di svago e di
divertimento, con passeggiate e visite alle bellezze
del posto, oltre alla consueta gita domenicale per
concludere la settimana godendo della bellezza del
trasparente mare di Calabria.
Per maggiori informazioni e iscrizioni scrivere a
[email protected] oppure telefonare allo
0461/898672 in orario di ufficio (s.p.).
2’30’’
Una foto di gruppo dei giovani cooperatori che hanno aderito al progetto
nell’estate 2013.
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CULTURA COOPERATIVA | buone prassi
Da Pergine
porto il sorriso
in Sudamerica
L’esperienza di Mauro Lunelli, collaboratore della
Cassa Rurale di Pergine che ha preso aspettativa per
fare clownterapia ai bambini più sfortunati.
“Sì, mi fa molto piacere!!! Ora però sono a Iquitos,
nella foresta amazzonica. Non riesco a comunicare.
Ci sentiamo tra qualche giorno?”. Fin dai primi istanti
la storia di Mauro Lunelli ha un che di avventuroso.
Archivista alla Cassa Rurale di Pergine, si è preso
10 mesi di aspettativa per girare il Sudamerica, da
Ushuaya in Argentina verso gli Stati Uniti. Ma non
si tratta di un viaggio turistico: in quei luoghi sta
portando il sorriso. Con un’importante parrucca e un
naso rosso, e insieme a un pupazzo, il maialino Trudi,
Mauro incontra le persone per la clownterapia, una
cura fatta di ascolto e abbracci. Lo ha fatto per anni
alla casa di riposo di Pergine, ora, fino ad agosto, lo
farà in America. Nel suo viaggio fino all’ospedale
del medico che ha inventato la clownterapia, Patch
Adams, Mauro ha già percorso 30mila chilometri.
Insieme a lui c’è Santiago, un altro clown argentino.
“Abbiamo visitato 100 ospedali e altri 50 luoghi, tra
favelas e centri speciali – racconta Mauro - siamo stati
in Argentina, Chile, Paraguay, Brasile, Bolivia e Perù”.
Si spostano quasi sempre con i mezzi pubblici, hanno
dovuto prendere l’aereo solo due volte, per raggiungere
il Brasile dalla Bolivia, e in Perù, per arrivare nella
foresta amazzonica. Un viaggio che supera le
aspettative: “Mi ha colpito l’esperienza di Santa Cruz,
in Bolivia – spiega – c’è un centro d’accoglienza per
25 persone con varie forme di disabilità, che vengono
abbandonate dalle proprie famiglie. Abbiamo
‘clownato’ un giorno lì, abbiamo deciso di restare una
settimana, aiutandoli a preparare il cibo e a mangiare,
medicandoli, abbracciandoli e scherzando con loro.
Un’esperienza forte che ci ha permesso di crescere.
I due volontari del centro, un dottore rumeno e una
ragazza colombiana, molte volte non toccano cibo per
poter nutrire i pazienti. Per questo abbiamo scelto di
aiutarli anche economicamente”. Il loro è un percorso
a zig-zag, con numerosi stop fuori programma, che si
può seguire da casa sul suo blog, www.hagamosmile.
com. Unica tappa obbligata, Iquitos: “Qui veniamo
tutti gli anni, in agosto, con Patch Adams e altri
100 clown da tutto il mondo. Ma così non l’avevo
mai vista: con le piogge, tutto è coperto dall’acqua.
La gente vive in palafitte. Abbiamo ‘clownato’ sopra
delle passerelle e noleggiato una barca per arrivare
dove era necessario. Dove le passerelle non arrivano,
è emozione: i bambini giocano nell’acqua, abituati
a vivere 6 mesi all’anno nella città inondata”. E alla
Cassa Rurale come l’hanno presa, quando hai detto
che saresti partito? “Credo che il mio sia stato uno
dei primi casi di aspettativa per volontariato, ma non
posso che ringraziarli: direttore e presidente, anche
se non è stata una decisione facile, si sono mostrati
davvero interessati, e il cda ha scelto di sostenere
economicamente la nostra attività”. Un’ultima
domanda: come si diventa clown? “Non serve molto.
Volontà, empatia, entusiasmo. Patch Adams dice che
in ognuno di noi c’è un clown. Possiamo scegliere se
esserlo una volta soltanto o per tutta la vita” (e.d.).
2’30’’
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CULTURA COOPERATIVA | libri
La vita di Adriano Olivetti
di Michele Dorigatti *
Adriano Olivetti (1901-1960)
ritorna in vita. Non è solo merito
di un’economia nazionale che ha
smarrito la sua anima. O di una
business community domestica a
corto di innovativi e competitivi
capitani d’impresa. E con le
principali famiglie del capitalismo
dinastico in crisi d’identità, d’idee,
di risultati e di…futuro.
A riproporre al pubblico la
parabola umana e imprenditoriale
di Adriano è Valerio Ochetto, lo
“storico” biografo dell’ingegnere
e Beniamino de’ Liguori
Carino, coraggioso nipote
dell’imprenditore canavese. Il
testo, gustato questo mese, ha
per titolo “Adriano Olivetti.
La biografia”. Aggiornato e
dato alle stampe da Edizioni di
Comunità, la casa editrice sognata
ideata e condotta dallo stesso
Adriano fino all’appuntamento,
sfortunatamente anticipato, con la
morte.
L’erede della famiglia Olivetti ha,
con coraggio dati i tempi, ripreso
le pubblicazioni, (giustamente)
partendo dagli scritti di colui che
ha saputo trasformare, con le sue
visioni e le sue decisioni, senza un
soldo dallo Stato, una manifattura
artigianale del Canavese nella prima
multinazionale capace di uscire dai
ristretti confini dell’Italietta degli
anni 50 e 60 e imporre in ogni
angolo del pianeta i suoi prodotti.
Macchine da scrivere e da
calcolo, funzionali, solidissime,
esteticamente perfette, uscite da
fabbriche a dimensione d’uomo,
disegnate dai migliori architetti,
lontane mille miglia dagli orribili
capannoni e dai vari siderurgici
& petrolchimici che hanno
irrimediabilmente sfregiato, da nord a sud, il paesaggio della Bell’Italia.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, negli anni del “miracolo
economico”, la periferia del Paese è stata in grado di scrivere, sarebbe
meglio dire “produrre” una delle migliori pagine del capitalismo
italiano. A pochi chilometri dalla disordinata company town di Torino,
condizionata dall’influenza della famiglia Agnelli, il genius loci della
comunità del Canavese ha dato i natali a tre generazioni di ingegneri che
hanno cambiato per sempre la vita di persone, famiglie ed aziende e dato
identità e benessere a quella manciata di comuni, estranei all’industria,
che ruotano attorno ad Ivrea.
Il patriarca fu Camillo Olivetti, un geniale inventore, con una sola e
imperdonabile colpa, per la borghesia piemontese di inizio 900, di essere
un militante socialista; a lui dobbiamo la prima macchina per scrivere di
produzione italiana. Correva l’anno 1911.
Venne poi il tempo di Adriano, che a soli 30 anni prende le redini
dell’azienda paterna e introduce, per primo in Italia, cum grano salis
i sistemi di produzione e di organizzazione tayloristici in uso nelle
grandiose fabbriche americane. Adriano trascorrerà 36 anni in azienda,
anzi in fabbrica, e dall’interno dei cancelli avvierà, non sempre compreso
e appoggiato dai suoi familiari, una via comunitaria al capitalismo.
La Olivetti macinò utili (e non pochi…), esaltò i talenti delle persone,
edificò ambienti di lavoro che oggi interessano all’UNESCO, favorì uno
sviluppo integrale delle comunità locali.
L’ultimo dei tre ingegneri fu Roberto, che, a capo della Divisione
Elettronica, mise al mondo il primo
computer, vincendo la concorrenza della
potentissima e finanziatissima IBM…
prima che una cordata di “avveduti salvatori”
decidesse nel 1964 di vendere il gioiello
di famiglia agli americani della General
Eletric. Con l’olivetticidio si consumò uno
dei più autolesionisti capitoli di quella
che Luciano Gallino, autorevole olivettiano,
ha definito e raccontato in “La scomparsa
dell’Italia industriale”.
La Olivetti non c’è più (o quasi); ma lo
spirito dell’ing. Adriano è più vivo che
mai. Attende solo nuovi interpreti, nuovi
imprenditori, nuove imprese, all’altezza
delle sfide dell’oggi.
3’10’’
* Ufficio studi e intercooperazione Federazione
Trentina della Cooperazione
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OPINIONI
Aspettando il Festival
dell’Economia
lettere
di Valentino Zambotti
"Classi dirigenti, crescita e bene
comune" è il tema del Festival
dell'Economia 2014. "La crescita
del bene comune e le classi
dirigenti": ricombinando le stesse
parole, ecco il tema che don
Lorenzo Guetti avrebbe scelto per
il festival dell'economia di Trento.
Don Lorenzo Guetti, il prete che
io amo ricordare come colui che
pretendeva che nelle classi dirigenti
ci fossero solo dei galantuomini.
Galantuomo, questa "antiquata"
parola ormai caduta in disuso,
abbandonata con rassegnazione,
come se, nella sua semplicità
disarmante,
rappresentasse,
solo e semplicemente un sogno
irraggiungibile e non un sacrosanto
diritto di chi si reca alle urne.
"Galantuomini" ecco una prima
risposta per Tito Boeri che nel
giorno della presentazione del
festival a Milano parlava di "criteri
di selezione di chi va ad occupare
le posizioni di potere" e di come
"garantire che le classi dirigenti...
rimangano attente all'interesse
pubblico". Quando a Trento
i vari Renzi, Padoan, Delrio,
Saccomanni... intervistati da Tito
Boeri o da altri eminenti giornalisti
parleranno di classi dirigenti, spero
che qualcuno ricordi loro questa
parola antica. Anch'io lo farò se ne
avrò l'occasione e il coraggio.
Io, che sono uno qualunque, avevo
scoperto il festival dell'economia di Trento qualche anno fa, quasi per
caso. Una scoperta affascinante e coinvolgente, un fiore all'occhiello,
direi, del nostro amato Trentino.
E in questi giorni, come ogni anno, il festival dell'economia di Trento
conquista le testate internazionali e si aprono i dibattiti... E le nostre
testate? lo ignorano? Speriamo di no: non possiamo far finta che a
Trento non succeda niente tra poche settimane: premi nobel, esperti
di economia e finanza, ricercatori, ma anche storici, filosofi e pensatori,
si danno appuntamento a Trento. Arrivano da tutto il mondo ed
incontrano anche le "classi dirigenti" del nostro paese. Ma non saranno
soli negli incontri: il cosiddetto "popolo dello scoiattolo" invaderà
pacificamente e gioiosamente Trento per quattro giorni a partire dal
30 Maggio. Il popolo dello scoiattolo deve partire anche dalle nostre
Giudicarie. Don Lorenzo Guetti parteciperebbe sicuramente! Ognuno,
io penso, può andare al festival, anche se non sa nulla di economia;
ciascuno, nel suo piccolo, può capire di più e giocare un ruolo nel
rinnovamento culturale. Non è mai troppo tardi per cercare di capire
quello che succede attorno a noi. Ho visto con piacere che il tema
dell'economia ha fatto il suo ingresso anche nelle nostre università
della terza età, suscitando un inaspettato successo. L'economia: un
argomento che a torto viene immaginato solo per "addetti ai lavori",
una materia inspiegabilmente trascurata in ambito educativo. Ma
tutto ha a che fare, direttamente o indirettamente con l'economia. La
cultura stessa non può prescindere dall'economia.Speriamo che il "bene
comune" quest'anno a Trento si conquisti il primo posto nella scala dei
valori in questa nona edizione del Festival dell'economia di Trento in
calendario dal 30 maggio al 2 giugno.
Bello l'auspicio di Innocenzo Cipolletta: "Questo non sarà un Festival
accademico, ma un festival della gente, che esprimerà quel senso di
apertura e confronto con il territorio che è nella missione stessa del
nostro Ateneo".
E vorrei concludere con le parole di Abbado: "La cultura è un bene
comune e primario. La cultura è come la vita, e la vita è bella!".
2’55’’
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OPINIONI
ECONOMIA
Come creare occupazione
riducendo il cuneo fiscale
Qualche mese fa il governo Letta
annunciava la fine della recessione
sulla base dell’inversione di segno
della variazione del Pil (+1 nel 2014
e +1,7 nel 2015), mentre la Banca
d’Italia non solo ridimensionava le
stime del governo (+0,7 nel 2014
e +1% nel 2015) ma segnalava
che la disoccupazione era arrivata
al 12,8%, e sarebbe salita nel
2015 al 12,9%. Quest’ultima
previsione si è purtroppo avverata
in anticipo: già oggi siamo al
13%. Se poi alla disoccupazione
esplicita di aggiungono oltre
500.000 cassaintegrati e una cifra
difficilmente quantificabile, ma
elevata, di persone che non cercano
più lavoro perché scoraggiate (oggi
degli italiani in età lavorativa lavora
solo poco più di uno su due), c’è
poco da essere ottimisti. è chiaro
che continuando con le politiche
fin qui adottate ci vorranno ancora
anni perché la ripresa da sola (anche
se si consoliderà) porti benefici
in termini occupazionali. Infatti
anche le imprese che operano nei
settori in cui la domanda tornerà
a crescere, prima riassorbiranno i
lavoratori in cassa integrazione (o
comunque sottoutilizzati) e solo
dopo riprenderanno ad assumere
e non necessariamente agli stessi
ritmi di prima della crisi visto che
molte di esse hanno in questi anni
razionalizzato i processi produttivi
e aumentato la produttività.
Il nuovo governo sembra scommettere più che sulla ripresa su misure che
rendano più flessibile il mercato del lavoro, in particolare semplificando
da subito il ricorso al contratto a termine e all’apprendistato e prevedendo
in futuro (ma senza ancora indicare quando) una riduzione del costo del
lavoro agendo sul cuneo fiscale. Sulle prime misure il dibattito è in corso,
ma comunque vada a finire le modifiche introdotte non avranno grande
impatto sui numeri complessivi della disoccupazione.
La misura più rilevante resta quella della riduzione del cuneo fiscale, ma
essa va definita con molta attenzione. è infatti poco probabile che basti
una riduzione generalizzata del cuneo fiscale perché non solo si rischia
che lo sconto per lavoratore sia irrisorio (come è successo con l’ultima
legge di stabilità), ma soprattutto perché non per tutte le imprese, e
soprattutto per quelle più dinamiche, il costo del lavoro assume una
importanza così rilevante come a volte si crede e si vuole far credere.
Quella che serve e occorre avere il coraggio di fare è piuttosto una
riduzione selettiva del costo del lavoro, che vada a beneficio solo di
alcuni settori e in particolare di quelli in cui ci sono bisogni insoddisfatti
a domanda totalmente interna e dove non sono possibili aumenti
significativi di produttività. E dove quindi una diminuzione del costo
del lavoro si può immediatamente trasferire sui prezzi, stimolando nuova
domanda e quindi creando nuova occupazione, trasformando in lavori
stabili e regolari tutta una serie di posizioni lavorative oggi in nero e, nel
contempo, aumentando l’offerta di servizi di qualità e a costo contenuto
per famiglie e pubbliche amministrazioni Una simile operazione può
essere fatta in due modi: o riducendo il cuneo fiscale solo per gli occupati
(vecchi e nuovi o solo nuovi) in settori quali quelli dell’assistenza e dei
servizi alla persona, oppure abbassando il costo degli oneri sociali sui
redditi da lavoro più bassi. Prevedendo al contempo una copertura della
riduzione del montante pensionistico attraverso risorse derivate o dalla
tassazione, o da un contributo di solidarietà da parte dei lavoratori dei
settori ad alta produttività. L’alternativa, non auspicabile, è quella seguita
già in diversi paesi europei di inventare nuove forme di lavoro sottoremunerate e senza copertura alcuna, come i mini jobs che in Germania
già oggi interessano oltre sette milioni (sì proprio 7, non è un errore di
battitura!) di persone.
3’13’’
* Docente dell’Università di Trento e presidente di Euricse.
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di Carlo Borzaga *
OPINIONI
Vittoria
e Concordia, assieme
ORIZZONTI
di Umberto Folena
«Da europeista convinto,
mi ritrovo nello spirito della
proposta di Cardini. La storia
però fa parte della tradizione
di un popolo e va rispettata.
Il rischio di simili iniziative è
di ottenere l’effetto contrario
e rinfocolare contrapposizioni
ideologiche».
Paolo Biasioli, vicesindaco e
assessore alla toponomastica del
Comune di Trento.
«Rispetto a dieci anni fa la
situazione è migliorata in Alto
Adige e l’ipotesi di Cardini può
essere utile sul piano culturale».
Luigi Salghetti Drioli, sindaco
di Bolzano nel 202, ai tempi del
referendum sul ripristino del
nome “Piazza della Vittoria” al
posto di “Piazza della pace”.
«Siamo tutti per la concordia,
ma queste proposte finiscono
per alimentare lo scontro etnico,
com’è già successo».
Ferdinando Scafariello,
presidente Alpini di Bolzano.
«La proposta di Cardini, pur
condivisibile simbolicamente,
entra nella toponomastica, che
suscita sempre reazioni a catena.
Possiamo trovare strumenti più
adatti alla lodevole finalità».
Giuseppe Ferrandi, direttore del
Museo storico di Trento.
La provocazione di Franco Cardini ha ottenuto
il risultato auspicato, probabilmente, dallo storico
fiorentino. Reazioni perlopiù negative, ma dibattito
aperto. (Ne abbiamo parlato qui il mese scorso:
per evitare vani esercizio retorici, e in un’epoca di
pericolosi rigurgiti nazionalistici, sostituire “della
Vittoria” con “della Concordia” i nomi di vie, piazza,
palazzi…).
I critici, moderati e stroncatori, sono la quasi totalità.
A Trento e Bolzano come nel resto d’Italia. Qui di
fianco ci sono quattro voci locali. Analoghe a quelle
nazionali. I sindaci, ad esempio. Quello di Torino,
Piero Fassino, è anche presidente dell’Associazione dei
comuni italiani (Anci): «Cambiare la toponomastica
sarebbe un errore, perché piegherebbe la storia alle
contingenze del momento. Un atto che invochi la
concordia non può partire da un gesto che potrebbe
provocare discordia, scontrandosi con sensibilità
legittime». Quello di Fassino non è però un giudizio
senza appello: «Penso tuttavia che intitolare alla
Concordia una nuova piazza, una nuova strada o
un parco sia un’idea molto buona». Curioso che
in questo caso, con la “concordia” di mezzo, un
sindaco di destra sia concorde con uno di sinistra:
«Io piazza della Vittoria – dichiara Alessandro
Cattaneo, sindaco di Pavia – me la tengo. Si può
invece pensare di dedicare alla concordia un altro
spazio». È quanto ha già fatto in passato Salerno,
che per pochi mesi, nel 1944, fu capitale d’Italia.
«In quei giorni – ricorda il sindaco Vincenzo De
Luca – le forze politiche italiane maturarono quella
che viene definita la “svolta di Salerno”. Misero da
parte conflitti e discordie non solo in funzione della
patria da liberare, ma gettando le basi per la nuova
Costituzione. Una lezione preziosa che le istituzioni
e i cittadini di Salerno hanno voluto ricordare
dedicando alla Concordia una delle piazze più
belle». Analoghe sono le considerazioni dei colleghi
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di Cardini. Netto il giudizio di
Francesco Perfetti, docente alla
Luiss e direttore della rivista
“Nuova storia contemporanea”:
«La proposta non mi convince
affatto». E se possibilista appare
Agostino Giovagnoli, docente
alla Cattolica («il concetto stesso
di “celebrazione della vittoria”
è vecchiotto, e il centenario
può essere l’occasione per
ricomprendere una tappa dolorosa
ma significativa verso la pace»),
Gianpaolo Romanato, docente a
Padova, scuote il capo: «Lasciamo
la
toponomastica
com’è.
Piuttosto, vorrei che l’alluvione
di celebrazioni in arrivo servisse a
ricordare che la grande guerra fu
la grande tragedia dell’Europa».
No, meglio non toccare la
toponomastica. Però, conclude
Alberto Monticone, autore del
libro “Plotone d’esecuzione.
I processi della Prima guerra
mondiale”, sarebbe importante
«orientare le celebrazioni verso il
senso di appartenenza dei popoli
d’Europa a un destino comune».
Su questo tutti (o quasi) possono
essere concordi.
E quindi mettersi al lavoro, con
concordia appunto.
3’20’’
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OPINIONI
LA PORTA APERTA
“Fare sistema”,
per aprirsi
è ancor più necessario oggi, dopo la crisi, perché forze sempre
più agguerrite si stanno coalizzando “contro” la Cooperazione,
dopo averne misurato la crescita e la capacità alternativa.
di Franco de Battaglia
“Fare sistema” sta alla base della Cooperazione fin sanare le sue posizioni più esposte (molte) mettere
dalla sua nascita. Lo intuì per primo lo stesso don ordine in casa, ritessere nuove alleanze, aprirsi su
Guetti: una Cassa Rurale non può resistere se non ha uno scenario che, dopo la crisi, non sarà più quello di
alle spalle un riferimento più solido come una Cassa prima... dal credito ai piccoli frutti…
Centrale, così per le Famiglie Cooperative e il Sait.
Ma “fare sistema” (come spesso ripete, non certo per Un esempio molto interessante viene dal
retorica, il presidente Schelfi) resta ancor oggi la sfida Mediocredito. La realtà bancaria e finanziaria
più difficile nelle cooperative. Ogni cooperativa, nei presieduta da Franco Senesi che vede, accanto agli enti
vari settori, tende a sentirsi autonoma, a fare da sé, a territoriali, la partecipazione delle “casse centrali”
volte a rifiutare appoggi e aiuti. Certo, può apparire trentine e altoatesine, ha avviato una ricognizione
anche ingiusto svenarsi per
economica
partendo
dall’Alto Adige. Non è solo
“salvare” realtà cooperative
“Fare sistema”
un’operazione promozionale
che hanno avuto ambizioni
deve servire
per sostenere le attività delle
eccessive, che troppo alla
a tessere nuove
imprese. è appunto, un aprirsi
leggera si sono prestate a
alleanze,
costruire
e “fare sistema”, perché tocca
sostenere poteri “forti”. Ma
alla Cooperazione supplire,
se non ci fosse una visione
relazioni sui mercati.
verso Bolzano, ai vuoti –
“di sistema” tutto, di fronte
Occorre esserne
dannosissimi – che la politica
alle
bufere,
crollerebbe.
tutti consapevoli.
ha aperto. Il primo incontro è
Cadrebbero anche i più integri
stato con la Leitner di Michel
e prudenti.
Oggi poi, dopo la crisi, mentre forze sempre Seeber, a Brunico, 717 milioni di fatturato annuo,
più agguerrite si stanno coalizzando “contro” la azienda leader mondiale (dopo essere stata nel 1990
Cooperazione, perché ne hanno misurato la crescita sull’orlo del fallimento), negli impianti di risalita e
e la capacità alternativa, “fare sistema” diventa non nella mobilità urbana alternativa. Un’azienda da cui
solo necessario, ma indispensabile. Mai come oggi imparare. Interessante è risultata una dichiarazione di
il futuro è nelle mani dei soci cooperatori e delle Seeber: “Ho scritto a Matteo Renzi che la giustizia
relazione fra cooperative e consorzi. Se i soci si amministrativa in Italia è troppo lenta. Ho vinto
allontanano una cooperativa muore. Se il Sait viene una gara d’appalto a Pisa tre anni fa, ho speso soldi
lasciato a se stesso Despar (poniamo), con la sua per i progetti, ci sono stati dei ricorsi, e i lavori non
strategia geo-politica prima ancora che commerciale, sono ancora partiti. A gennaio ne ho vinta una
è pronto a occupare il territorio, nel capoluogo e simile a Miami: anche lì abbiamo avuto ricorsi, ma le
nelle valli. E però “fare sistema” per chiudersi in difesa decisioni sono state rapide e stiamo già costruendo.
è perdente. “Fare sistema” deve invece servire ad Se non cambiamo la situazione mandiamo il Paese in
aprirsi, tessere nuove alleanze, costruire relazioni sui rovina”. Anche a salvare il Paese serve “fare sistema”
mercati. Ma occorre esserne tutti consapevoli. Oggi la nella Cooperazione.
Cooperazione deve assolutamente “fare sistema” per
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MARKETING SAIT
la Cooperazione
dà buoni frutti
L’agricoltura familiare è un sistema di produzione agricolo fondato sulla possibilità e sulla capacità
dei nuclei familiari di lavorare la terra in cui vivono. Questo modello può assicurare un uso sostenibile
delle risorse e favorire un’agricoltura legata alle specificità dei diversi territori. L’agricoltura familiare è
il presupposto per un’alimentazione sana ed etica, in perfetta unione d’intenti con i principi sostenuti
e praticati dalla Cooperazione.
Orto, balcone
e fantasia
Anno internazionale
dell’agricoltura familiare
Foto Tonina
Creare un orto in balcone non è
solo una pratica di agricoltura,
che consente di coltivare aromi
e ortaggi dentro lo spazio
domestico, ma è anche un
esercizio di fantasia. Bisogna
allenare l’ingegno per escogitare
soluzioni adatte a piccoli spazi:
ecco allora che prendono vita
l’orto in bottiglia e l’orto capovolto,
con le piante che spuntano dal
fondo di vasi appesi.
Anche la Cooperazione di
Consumo è attenta a questa
nuova abitudine, ogni primavera
propone nei propri negozi un
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