Studi di terminologia cinese

A
Lu Huizhong
Studi di terminologia cinese
Approcci diacronici e sviluppi
applicativi contemporanei
Copyright © MMXIV
ARACNE editrice S.r.l.
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via Raffaele Garofalo, /A–B
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() 
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I edizione: giugno 
Indice
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Premessa
13
Introduzione
19
Capitolo I
Una premessa necessaria: per una storia della terminologia in
Cina
1.1. Per un inquadramento degli studi di terminologia: un’introduzione, 19
1.2. Problemi antichi, soluzioni moderne, 28 – 1.3. La traduzione dei testi
del Buddismo: un’impresa ciclopica, 32 – 1.4. La matematica e gli esami
imperiali, 37
43
Capitolo II
Le fondazioni del lessico scientifico cinese
2.1. Un testo fondamentale per la scienza e la terminologia cinese: il Bencao Gangmu, 43 – 2.2. L’incontro con l’occidente nel XVI e XVII secolo,
44 – 2.3. Il Xixue Fan di Giulio Aleni, 56 – 2.4. Dall’Alchimia alla Chimica - L’integrazione con le scienze moderne occidentali, 65
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Capitolo III
I moderni studi cinesi sulla terminologia
3.1. Il XX secolo, la validazione dei termini, 73 – 3.2. Il processo di standardizzazione dei termini, 79 – 3.2.1. Infoterm in Cina, 81 – 3.2.2. Il CNCTST China National Committee for Terms in Science and Technology, 82 – 3.2.3. La rete China
TermNet, 89 – 3.3. Le regole per la creazione dei neologismi, 91 – 3.3.1. Principi
essenziali della creazione della terminologia in lingua cinese, 92 – 3.3.2. La traduzione dei termini di origine straniera, 103 – 3.4. La legge del 2001 sulla lingua e la
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6
Indice
scrittura comune nazionale, 107 – 3.5. La terminologia in Cina nel XXI secolo, 108
– 3.6. La lingua cinese nell’era informatica, 110 – 3.6.1. Risorse in lingua cinese
nel mondo di internet, 117 – 3.6.2. Terminologia per il personal computer, 120
123
Capitolo IV
La figura e l’opera di Feng Zhiwei
4.1. Il modello MMT, 124 – 4.2. La formula F.E.L. Una legge economica
della formazione dei termini, 126 – 4.3. Ambiguità potenziale dei termini
cinesi, 137 – 4.3.1. Termini con corrispondenza uno-a-uno tra struttura PT
e SF, 139 – 4.3.2. Termini con corrispondenza uno-a-molti tra struttura PT
e SF, 141 – 4.3.3. Strutture potenzialmente ambigue, 141– 4.4. Caratteristiche complesse nella descrizione della lingua cinese, 148 – 4.5. Introduzione alla Terminologia Moderna, la prima monografia sulla terminologia
in Cina, 152 – 4.6. L’uso del pinyin nell’era informatica, 160 – 4.7. La
segmentazione automatica di un corpus di testi cinesi, 163 – 4.7.1. Metodi
ibridi di segmentazione automatica di un corpus cinese, 165
175
Capitolo V
Analisi del glossario dei termini finanziari in Cina
5.1. Lo sviluppo della struttura finanziari in Cina, 175 - 5.2. Le fonti di
studio, 176 - 5.3. Analisi di alcuni termini, 178 - 5.4. Conclusione, 182 5.5. Glossario dei principali termini finanziari, 184
191
Capitolo VI
La terminologia neologica del fotovoltaico in lingua cinese
6.1. Lo sviluppo del fotovoltaico in Cina, 191 - 6.2. Le fonti di studio, 194
6.3. La terminologia del fotovoltaico in cinese, 196 - 6.4. Conclusione, 203
6.5. Glossario dei principali termini del fotovoltaico, 204
213
Conclusione
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Bibliografia
Premessa
Parole e termini dei discorsi e dei testi specialistici costituiscono
l’ingresso al mondo delle conoscenze tecniche e scientifiche. La terminologia è stata motivo di ampie riflessioni intorno al rapporto fra
oggetti della scienza, sistema linguistico e termine, e ha a lungo designato anche la nomenclatura propria di un settore - Duhamel du Monceau nel 1758 definiva la nomenclatura l’«arte di identificare gli oggetti di una scienza e di attribuire loro dei nomi». La formazione dei
concetti e il linguaggio nel suo ruolo denominativo si compenetrano
nella prospettiva evolutiva di ogni lingua. Con l’intenzione di ripercorrerne le fasi, le modalità e le ragioni nella lingua cinese, Huizhong
Lu si avventura in una ricerca nuova e inedita, nel corso della quale ricostruisce i percorsi di costruzione dei linguaggi specialistici cinesi.
L’approfondito radicamento negli studi terminologici europei consente all’A. di illustrare le vie intraprese nel corso dei secoli per esprimere in lingua cinese oggetti, concetti e processi della conoscenza dei
campi tecnici e scientifici, fino al XXI secolo.
Il volume affronta in una prima fase la dimensione diacronica. L’A.
attraversa la storia delle scienze in Cina a partire dal III secolo a.C., e
ricostruisce le regole che gli studiosi cinesi hanno via via stabilito per
creare e gestire le parole composte con innumerevoli caratteri, gli hanzi, simbolo della cultura e della civiltà cinese, icone che ancora oggi
parlano ai lettori attraverso espressioni grafiche di oggetti e di concetti. Se già nel III secolo a.C., all’epoca delle Cento scuole di pensiero,
si poneva il problema del Corretto uso dei nomi, a quell’epoca risalgono due delle principali regole per la formazione dei nomi:
l’univocità e la concisione. Tra il III e il X secolo d.C. la traduzione
dei testi buddisti, provenienti dall’India e dal Tibet, pone problemi
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8
Premessa
considerevoli all’uso dei caratteri cinesi, efficacemente risolti da
Xuanzang, che crea e coordina i numerosi centri di traduzione, dimostrando che i caratteri hanzi sono abbastanza flessibili da rappresentare qualsiasi concetto. Vengono definite le discriminanti fondamentali
per la traduzione letterale e la traduzione semantica. Il vocabolario cinese si arricchisce di migliaia di termini provenienti dal sanscrito,
dall’arabo; si sviluppa la matematica, la scienza medica. Si pone il
problema dell’ordinamento dei caratteri ed è definito il criterio dei
componenti comuni, i radicali. Si formano così attraverso i secoli le
regole sulla formazione dei neologismi, codificate in era moderna e
applicate attraverso gli organismi appositamente creati dal governo cinese.
L’incontro tra civiltà cinese e Occidente ad opera dei missionari
gesuiti nei secoli XVI e XVII fa giungere in Cina migliaia di volumi
di filosofia e religione, di scienza e tecnologia. Giulio Aleni nel suo
libro Xixue fan, Generalità sulle scienze occidentali, annuncia un
grande programma di traduzioni di testi occidentali di carattere matematico, tecnico e scientifico, che importano migliaia di termini relativi
a tutta la nuova concettualità. Al tempo stesso, un fecondo periodo di
scambi culturali porta il mondo europeo alla conoscenza della lingua e
della cultura cinese. Risale a questo periodo il primo importante tentativo di “romanizzazione” della lingua cinese, sottolinea l’A., con la
trascrizione fonetica in caratteri occidentali. L’antico pensiero cinese
sullo studio dei nomi aveva già espresso più volte le proprie regole in
campo terminologico, soprattutto in risposta ai momenti più significativi nell’incontro con altre culture.
Nel XX secolo, dopo la riapertura delle frontiere cinesi imposta a
conclusione delle Guerre dell’Oppio, prende avvio lo sviluppo della
linguistica e iniziano gli studi terminologici in Cina, indispensabili per
recuperare il terreno perduto nei confronti della tecnologia e della
scienza occidentale. Huizhong Lu indaga con precisione di dettagli
questo periodo, in cui si devono tradurre i termini relativi alle nuove
scoperte e alle loro applicazioni nel campo della fisica, della chimica,
della biologia, e per rendere efficiente e inequivoca la comunicazione
tra gli scienziati si impone la standardizzazione della relativa terminologia. Per codificare in modo sintetico i nuovi termini si rende necessaria la creazione di nuovi caratteri e alcuni studiosi cominciano a
avanzare l’ipotesi che il metodo di scrittura cinese vada sostituito con
un sistema di tipo alfabetico. L’A. consente di avere accesso a dibattiti
Premessa
9
finora non noti negli studi occidentali di terminologia e ricostruisce
con cura le questioni relative alla semplificazione dei caratteri cinesi,
alle regole fissate per la romanizzazione della lingua creando il sistema di pronuncia pinyin, alle regole per la creazione dei neologismi, illustrando le pubblicazioni di terminologie specialistiche ufficiali di
molte discipline scientifiche.
La seconda parte del volume prende in considerazione lo sviluppo
degli studi teorici nell’ambito, avviatosi in Cina a partire dagli anni 80
del secolo scorso. Tutti gli studi precedenti in questo secolo erano stati
dedicati al lessico, alle problematiche del trasferimento nella “lingua
degli Han” delle conoscenze acquisite in Occidente o altrove, alla
creazione dei nuovi termini scientifici usando combinazioni di hanzi
già esistenti oppure coniandone di nuovi.
In ragione della continua evoluzione della scienza e della tecnologia, la lingua cinese si è trovata nell’impossibilità di attribuire un nuovo nome ad ogni nuovo concetto scientifico: l’A. ripercorre le soluzioni che gli studi di terminologia sviluppati in Cina in questo secolo
hanno individuato, con particolare riferimento all’importante apporto
di Feng Zhiwei. Tra il 1985 e il 1990 erano disponibili solo pochi testi
in lingua cinese: due importanti traduzioni di testi della scuola francofona quebecchese, (Introduction à la terminologie di Guy Rondeau e
il Manuel pratique de terminologie di Robert Dubuc) e alcuni articoli
di studiosi europei, tradotti da Zhou e Wu nel 1988. Saranno in particolar modo i lavori di Feng Zhiwei, Pan Shuxiang, Li Yuming a dare
nuovo impulso agli studi cinesi, spingendo il governo a sostenere
all’interno delle università l’apertura a studi in questo ambito. Si creano i collegamenti con gli organismi internazionali operanti nel settore,
mentre studiosi cinesi in patria e all’estero pongono le basi per lo studio scientifico delle caratteristiche peculiari della lingua e dei termini
cinesi, cercando consonanze e differenze tra gli studi fatti nelle scuole
terminologiche occidentali. Legami di collaborazione nascono in particolare con la scuola viennese, ma anche con quella russa e canadese.
Nel 2003 Zheng Shupu pubblica La terminologia è una disciplina
completa e indipendente, seguito nello stesso anno da Terminologia
contemporanea in Russia. Gli studiosi di terminologia possono dare
corso a ricerche basate sull’immenso patrimonio di opere cinesi digitalizzate antiche e moderne.
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Premessa
Le regole per la formazione dei neologismi e la normalizzazione
dei termini della tecnologia e della scienza, codificati nei database del
CNCTST (China National Committee for Terms in Science and Technology), permettono alla Cina di entrare a pieno titolo nella comunicazione terminologica della scienza e dell’industria internazionale. Se
all’inizio dell’era dell’informatica e delle telecomunicazioni i caratteri
cinesi sembrano esclusi da possibilità di utilizzo, questo ostacolo viene superato. La nascita del consorzio Unicode nel 1991 e nell’anno
successivo la definizione dell’Unihan apre un periodo d’oro per lo sviluppo dell’informatica e della scienza cinesi. L’A. esamina con finezza le conseguenze dell’uso del personal computer e di Internet sulla
lingua e sulla terminologia cinese, mostrando come svaniscano le difficoltà nella gestione della scrittura che apparivano insormontabili: la
lingua cinese si scopre vicina, consultabile e accessibile. Università ed
enti pubblici e privati danno inizio alla pubblicazione su Internet di
dizionari, testi digitalizzati antichi e moderni, per poter studiare scientificamente le parole e i caratteri cinesi.
La terminologia, a pieno titolo materia di studi universitari, giunge
ad esprimere studi autonomi, che sviluppano una propria teoria, fondata sulle peculiarità dei caratteri e della lingua cinesi. Nascono gli
studi cinesi in campo terminologico. Giungiamo alla parte più innovativa dello studio di Huizhong Lu, grazie alla quale per la prima volta
in Italia possiamo conoscere l’opera di Feng Zhiwei, riferimento fra
gli studiosi di terminologia in lingua cinese, animatore delle principali
problematiche affrontate in questi ultimi anni e ideatore delle soluzioni adottate. Sono temi in continua evoluzione: dall’informatica si attendono ancora importanti aiuti per i caratteri e i termini cinesi.
L’analisi statistica e diacronica dei testi digitali potrà fornire utili indicazioni per la segmentazione automatica delle frasi, per risolvere i
problemi del riconoscimento automatico dei caratteri, per la selezione
dei più appropriati per formare neologismi.
La dimensione teorica è attualizzata nell’opera di Lu dall’analisi di
due casi applicativi, quello della terminologia finanziaria e di quella
del fotovoltaico. La terminologia economico-finanziaria è relativamente stabile e rileva grande necessità neologica: ricca di termini metaforici, di frasi gergali, cerca in lingua cinese una resa che sia più
semplice, comprensibile anche ai non addetti ai lavori, combattuti tra
la volontà di non aderire alle usanze di Hong Kong e Taiwan, e la ne-
Premessa
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cessità di creare termini comuni. Lo stesso problema si presenta per
tutte le scienze sociali, per l’area giuridica soprattutto, dove le sempre
più frequenti controversie internazionali, sia in campo industriale sia
in tema di diritti umani, rendono indispensabile una terminologia condivisa, fondamentale per la certezza del diritto.
La terminologia del fotovoltaico presenta invece un fenomeno fisico, con costruzioni e meccanismi tecnologici, con prodotti inerenti e
derivati, che al tempo stesso descrive un sapere codificato diversamente in funzione del suo sviluppo, della produzione, della incentivazione, della vendita, della distribuzione di questa energia alternativa. Il
confronto metodologico costante in prospettiva comparativa, sviluppato all’interno dell’Osservatorio di Terminologie e Politiche Linguistiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore ha consentito all’A. di
presentare un’analisi matura e molto avanzata della situazione in Cina,
in settori di avanguardia tecnologica e rilevante diffusione.
Il quadro di ricerca composta da quest’opera offre un panorama
storico e teorico degli studi di terminologia in Cina, nonché degli esiti
più avanzati emersi nei secoli XX e XXI, finora scarsamente conosciuti in Occidente. Significative le conseguenze di queste riflessioni
sullo sviluppo dei lessici specialistici in lingua cinese, così come rilevanti le applicazioni che da qui hanno coinvolto lo sviluppo delle tecnologie informatiche per la lingua stessa.
Grazie al reperimento delle fonti di esclusiva consultazione cinese,
finora mai rese accessibili in lingue europee, Huizhong Lu consente di
fornire il primo panorama sugli studi di terminologia in lingua cinese.
Si tratta di un’opera di particolare originalità, di approfondita cura e di
preziosa documentazione che viene resa disponibile alla comunità
scientifica. L’ambito degli studi in terminologia diacronica, teorica e
applicata si arricchisce così di una nuova frontiera linguistica e culturale.
Maria Teresa Zanola
Introduzione
Un percorso che attraversa la storia delle scienze in Cina, dal terzo
secolo a.C. fino ai nostri giorni, ricostruisce le regole che passo dopo
passo, non senza deviazioni e ripensamenti, gli studiosi cinesi hanno
stabilito per creare e gestire le loro “parole” composte con gli innumerevoli caratteri, gli hanzi, simbolo della cultura e della civiltà cinese, icone che ancora oggi “parlano” ai lettori, espressioni grafiche di
oggetti e di concetti.
Alcune delle regole entrate a far parte integrante della teoria terminologica cinese, affondano le loro radici nei testi più antichi, e già nel
terzo secolo a.C., all’epoca delle Cento scuole di pensiero, si poneva il
problema del Corretto uso dei nomi. Risalgono a quell’epoca due delle principali regole per la formazione dei nomi: l’univocità e la concisione. Un míng 名 nome deve definire in modo univoco un oggetto o
un concetto, usando il minimo numero di caratteri.
Conclusa l’epoca dei Regni Combattenti (453-221 a.C.), inizia il
fiorente periodo della civiltà cinese, che si apre al mondo esterno grazie agli scambi economici e culturali lungo la Via della Seta.
La traduzione dei testi buddisti, provenienti dall’India e dal Tibet,
pone enormi problemi all’uso dei caratteri cinesi, ma vengono efficacemente risolti da Xuanzang, che crea e coordina i numerosi centri di
traduzione, al fine di «rendere la lingua di Brahma nella lingua della
terra degli Han», così dimostrando che i caratteri hanzi sono abbastanza flessibili da rappresentare qualsiasi concetto.
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Introduzione
Il vocabolario cinese si arricchisce di migliaia di termini provenienti dal sanscrito, dall’arabo; si sviluppa la matematica, la scienza medica. Nel 1011 il vocabolario cinese conta più di 26.000 caratteri.
Un secondo incontro tra civiltà cinese e Occidente avviene nel
XVI-XVII secolo ad opera dei missionari gesuiti. I missionari europei
portano in Cina circa 7.000 volumi di filosofia e religione, di scienza e
tecnologia, con un grandioso programma di traduzioni, enunciato da
Giulio Aleni nel suo libro Xīxué fán Generalità sulle scienze occidentali: «Così a poco a poco si farà in sorte che la scienza dei savi
dell’oriente e dell’occidente si fonda in una. »
E’ un fecondo periodo di scambi culturali. La traduzione dei testi
occidentali arricchisce il pensiero, la scienza e la tecnologia cinesi:
Matteo Ricci e Xu Guangqi traducono gli Elementi di Geometria di
Euclide, Xu Guangqi e Wang Zheng costruiscono “favolose macchine”
agricole su modelli europei, Giulio Aleni presenta la prima geografia
completa di tutto il mondo conosciuto, Ferdinand Verbiest costruisce
l’osservatorio astronomico di Pechino.
Gli europei prendono conoscenza della lingua e della cultura cinese:
non più il favoloso Cataio di Marco Polo, ma un paese reale, ricco e
popoloso, con un artigianato e una agricoltura fiorente; Zhōngguó 中
国 il Paese di mezzo, chiuso tra due fiumi come l’antica Mesopotamia,
il Fiume Giallo a nord, il Fiume Azzurro a sud.
I missionari tentano una difficile mediazione tra il cristianesimo e
l’antica tradizione confuciana, si scontrano apertamente con la dottrina
buddista, ma per questo loro lavoro devono studiare e tradurre gli antichi testi cinesi.
Se oggi noi possediamo conoscenze ricche e fondate sulla lingua,
sulla storia e sulla cultura cinese, lo dobbiamo più al “pregiudizio cristiano” dei padri gesuiti, che ben prima e ben più della scienza, ci ha
resa accessibile la Cina. Dobbiamo a Matteo Ricci, a Giulio Aleni e ai
rappresentanti della cultura cinese che con loro lavorarono in sinergia,
se il grande filosofo e matematico Gottfried Wilhelm Leibniz, appassionato studioso delle cose cinesi dopo l’incontro con il matematico
gesuita padre Grimaldi, poteva affermare:
Introduzione
15
[…] ben presto noi saremo inferiori ai cinesi in ogni campo: certo non dico ciò perché io invidi loro questa nuova luce, anzi piuttosto me ne rallegro, ma perché bisogna che noi a nostra volta desideriamo apprendere da
essi quelle cose che finora potrebbero risultare più vantaggiose per noi, in
particolare l’uso della filosofia pratica ed un genere di vita più onesto, per
non dire ora di altre loro arti. Certamente mi sembra che la nostra condizione, dato che le corruzioni si stanno diffondendo smisuratamente, è tale
da apparire quasi necessario l’invio di missionari cinesi presso di noi, affinché ci insegnino l’uso e la prassi della Teologia Naturale, come noi inviamo loro i nostri Missionari a insegnare la Teologia della Rivelazione.
Pertanto io credo che, se fosse stato scelto qualche sapiente capace di giudicare non la bellezza delle Dee, ma l’eccellenza dei popoli, darebbe
l’aureo pomo ai cinesi (…Itaque credo, si quis sapiens, non formæ
Dearum, sed excellentiæ populorum judex lectus esset, pomum aureum
Sinensibus daturum esse… ).1
Al chiudersi di questa epoca il vocabolario cinese si è arricchito di
migliaia di nuovi termini, per la maggior parte nel campo tecnicoscientifico, geografico, astronomico. Il dizionario Kāngxī Zìdiǎn fotografa la situazione con il totale di più di 47.000 caratteri: si tratta in
gran parte traslitterazioni fonetiche dei termini europei, ma anche traduzioni semantiche ben riuscite, come Florida tradotta come Huādì 花
地 (fiori + terra ), o Labrador tradotto come Nóngdì 农地 (agricoltori
+ terra).
Nel terzo capitolo viene descritto lo sviluppo della linguistica e della terminologia in Cina dagli inizi del XX secolo fino ad oggi. Con la
riapertura delle frontiere imposta dopo la Guerra dell’Oppio, la Cina
deve faticosamente recuperare il terreno perduto nei confronti della
tecnologia e della scienza occidentale. Si devono tradurre i termini relativi alle nuove scoperte e alle loro applicazioni nel campo della fisica, della chimica, della biologia; per rendere efficiente e inequivoca la
comunicazione tra gli scienziati si impone la standardizzazione della
1
G.W.Leibniz - V.de La Borde, Novissima sinica historiam nostri temporis illustratura … , Förster, Hannover, 1699. Introduzione. Edizione digitale del testo latino in “Bayerische StaatsBibliothek digital”, http://reader.digitale-sammlungen.de/resolve/display/bsb105
68851.html.
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Introduzione
relativa terminologia. Per codificare in modo sintetico i nuovi termini
si rende necessaria la creazione di nuovi caratteri e alcuni studiosi
cominciano a avanzare l’ipotesi che il metodo di scrittura cinese vada
sostituito con un sistema di tipo alfabetico. Il filosofo Lu Xun si spinge oltre, fino ad affermare che se non si distruggono i sinogrammi, la
Cina è destinata a perire.
E’ un periodo molto intenso, di grandi cambiamenti e di rivoluzione; i caratteri cinesi vengono semplificati, si fissano le regole per la
romanizzazione della lingua creando il sistema di pronuncia pinyin,
vengono fissate le regole per la creazione dei neologismi e si pubblicano le terminologie specialistiche ufficiali di molte discipline scientifiche.
Con l’inizio dell’era dell’informatica e delle telecomunicazioni i
caratteri cinesi sembrano decisamente esclusi da ogni possibilità di
utilizzo, ma con soluzioni di tipo hardware prima, e con implementazioni di software in un secondo tempo, anche questo ostacolo viene
superato.
La nascita del consorzio Unicode nel 1991 e nell’anno successivo
la definizione dell’Unihan - il set di caratteri chiamato CJK, che comprende i caratteri cinesi (hanzi), giapponesi (kanji) e coreani (hanja),
da parte di un gruppo di studio composto da esperti cinesi, giapponesi
e coreani - apre un periodo d’oro per lo sviluppo dell’informatica e
della scienza cinesi. Le conseguenze dell’uso del personal computer e
della venuta di Internet sulla lingua e sulla terminologia cinese sono
impressionanti: difficoltà nella gestione della scrittura che apparivano
insormontabili improvvisamente svaniscono, una lingua che pareva irraggiungibile si scopre vicina e consultabile, la lingua cinese viene
subito così percepita come affascinante e accessibile.
Università ed enti pubblici e privati danno inizio alla pubblicazione
su Internet di dizionari, testi digitalizzati antichi e moderni. Una miniera di informazioni, un mare di nozioni e di termini a cui attingere
per poter studiare scientificamente le parole e i caratteri cinesi.