Dal 2 all’8 agosto 2014 • • • • • da BRESCIA OGGI da L’ARENA da L’ADIGE dal TRENTINO dal CORRIERE DELLA SERA da BRESCIA OGGI venerdì 08 agosto 2014 – CRONACA – Pagina 7 LA NOVITÀ. All´Areu precisano che la digitazione in sostituzione di 118, 115 e 113 entrerà in funzione dopo l´estate Rivoluzione «112»: in arrivo il numero unico d´emergenza Lisa Cesco Al call center bresciano faranno riferimento anche Pavia, Lodi, Cremona, Mantova e Sondrio In tutto tre milioni di abitanti Non più tanti numeri dell´emergenza – 118, 115, 113 – ma un solo contatto, il 112, che diventa la porta di accesso per ogni necessità di aiuto. La rivoluzione del numero unico europeo d´emergenza 112 arriverà presto anche a Brescia. È iniziato il conto alla rovescia per il call center dedicato, in corso di allestimento alla caserma San Gaetano di via Spalto San Marco: sarà operativo dopo l´estate, «per settembre-ottobre», precisano dall´Areu, l´Agenzia regionale emergenza urgenza che coordina il progetto del 112 in Lombardia. Intanto la settimana scorsa i locali della caserma San Gaetano sono stati consegnati al Servizio Logistico della Polizia di Stato per le opportune risistemazioni e per predisporre tutte le attrezzature necessarie all´avvio del call center. È in corso anche la selezione dei 12 nuovi operatori – scelti fra cassintegrati, lavoratori in mobilità o socialmente utili – che affiancheranno gli altri dipendenti già strutturati, per un totale complessivo di 46 operatori e un responsabile di struttura, individuato nel dottor Claudio Mare, attuale coordinatore della centrale 118 di Brescia. Tutto è - quasi – pronto per la partenza anche a Brescia del numero unico 112, già operativo nei territori di Varese, Monza e Brianza, Lecco, Como, Bergamo e Milano. Dall´autunno, quindi, non bisognerà più comporre il 112 e 113 per Carabinieri e Polizia, il 115 per i vigili del fuoco e il 118 per il soccorso sanitario, ma basterà chiamare il numero unico 112, cui risponderà il call center laico di primo livello, che identificherà e localizzerà il chiamante, vaglierà le chiamate e le smisterà alla centrale operativa competente (soccorso sanitario, pubblica sicurezza, vigili del fuoco). AL CALL CENTER bresciano farà riferimento un territorio di quasi tre milioni di abitanti, che comprende oltre alla nostra provincia anche quelle di Pavia, Cremona, Mantova, Sondrio e Lodi. Gli altri due call center lombardi sono quelli di Varese e di Milano, che si suddividono le restanti porzioni del territorio regionale. I vantaggi del numero unico sono rappresentati dai tempi rapidi di risposta, dalla possibilità di localizzare le chiamate grazie al collegamento con le piattaforme del Viminale, e soprattutto dalla funzione di «filtro» che verrà svolta dal call center di primo livello, che identificherà le chiamate improprie o effettuate per errore, allertando le centrali competenti solo per reali necessità di intervento. L´esperienza del call center Nue 112 di Varese – il primo a partire in Lombardia già nel 2010 - dimostra i benefici del numero unico in termini di rapidità e appropriatezza: il tempo di risposta medio per ogni chiamata è di 6.6 secondi, mentre le chiamate che ricevono risposta entro 10 secondi sono l´83,54 per cento del totale (dati riferiti al periodo luglio 2012 - luglio 2013). Si è inoltre ridotto significativamente l´inoltro di telefonate riconducibili a scherzi telefonici, chiamate multiple o errori: oggi solo il 40 per cento viene inoltrato al nucleo competente per intervento, perché il 60 per cento delle chiamate di emergenza risultano «false chiamate», che come tali vengono filtrate a monte dal call center laico. IL SISTEMA DEL NUMERO unico, che ripropone quello già adottato in diversi Paesi europei, assicura inoltre un servizio multilingue, l´accesso ai diversamente abili, la centralizzazione della raccolta di tutte le chiamate di soccorso e la sicurezza e tracciabilità di ogni chiamata. Insomma, una vera e propria rivoluzione che dovrà migliorare anche l´assistenza a ogni singola chiamata di emergenza e urgenza, in pieno spirito europeo. venerdì 08 agosto 2014 – CRONACA – Pagina 7 La centrale del 118 appesa ancora a un filo e senza data di chiusura Doveva chiudere dopo l´estate 2013, la data si era poi spostata alla primavera del 2014, e ora non c´è più un termine certo per la cessazione delle attività della centrale 118 di Brescia. Il disegno del nuovo sistema di emergenza-urgenza in Lombardia prevede infatti, a regime, quattro sale operative regionali «118» con sede a Milano, Como, Bergamo e Pavia. La provincia di Brescia, insieme a quella di Sondrio, è destinata a far parte dell´area Alpina servita dalla centrale operativa di Bergamo. I TEMPI, PERÒ, si stanno inaspettatamente dilatando: se fino alla scorsa estate veniva assicurato che a Brescia la chiusura della centrale «118» doveva necessariamente andare «in tandem» con l´attivazione della centrale del numero unico «112», ora le due tempistiche sembrano scollarsi. Dopo l´estate aprirà il call center del NUE 112 alla caserma San Gaetano, mentre non c´è un termine per la chiusura della centrale 118, che ha sede all´ospedale Civile. «Non c´è fretta di chiudere la centrale 118 di Brescia», fanno sapere all´Areu, l´azienda regionale preposta alla riorganizzazione della rete di emergenza urgenza. Si prende tempo e questo, secondo il comitato «Salviamo il 118 di Brescia», che in questi anni ha animato il fronte contrario alla riorganizzazione del sistema «118» e alla chiusura della centrale operativa cittadina, può essere letto come un dato positivo. «Questa attesa potrebbe preludere a una rivalutazione della riforma dell´emergenza urgenza regionale, visto che nelle nuove centrali attivate a Como e Milano è emersa la difficoltà di accorpare più territori molto diversi fra loro, con problemi nella localizzazione e nel coordinamento dei soccorsi», analizza Monia Bergamaschi, attivista del Comitato «Salviamo il 118 di Brescia». Un´altra opzione che secondo il Comitato potrebbe essere in corso di valutazione è quella dello spostamento della centrale operativa 118 all´interno del call center 112 nella caserma San Gaetano, «scelta che consentirebbe di contenere i costi, mantenendo operativa la centrale cittadina», dice Bergamaschi. L´Areu, invece, ha sempre ribadito che il dilazionamento dei tempi è necessario per rodare al meglio la macchina organizzativa delle future 4 centrali operative lombarde. In attesa dei prossimi sviluppi, il Comitato bresciano si dice pronto, per settembre, «a rimettersi in moto per far fronte comune contro la chiusura della centrale». LI.CE. giovedì 07 agosto 2014 – CRONACA – Pagina 15 IL VIAGGIO. L´aeroporto meneghino grazie alla nuova autostrada A35 dista solo 40 minuti dalla nostra tangenziale, ottantaquattro chilometri senza traffico e code Brebemi avvicina Linate al cuore di Brescia Orologio alla mano, la nuova infrastruttura ha abbattuto i tempi di percorrenza tra la città e le piste dello scalo milanese Quaranta minuti, sette Tir e ventidue automobili. L´aeroporto di Linate non è mai stato così vicino a Brescia. Merito di Brebemi e delle sue sei corsie di marcia che, facendosi largo tra le campagne della Bassa, hanno avvicinato gli estremi che prima distavano centodieci chilometri. Dal 23 luglio, però, le piste dell´aeroporto meneghino, da cui ancora oggi partono numerosi voli low cost e la direttissima aerea da e per la Capitale, sono decisamente a portata di automobile. Mai più code in barriera sulla Tangenziale Est nè il patema di perdere il volo per il traffico: in questo caso la A35 si è rivelata utilissima, malgrado l´imbuto che ancora oggi frena il traffico all´imbocco di Liscate, poco prima di impattare visivamente con la maestosa sede della Mondadori. TUTTO CONFERMATO dall´orologio. Partiti alle 14 e 37 di un lunedì pomeriggio qualsiasi, il traffico della Tangenziale sud di Brescia si dirada fino a scomparire sull´asfalto ancora nero e poco consumato del raccordo con Chiari. Velocità fissa sul limite consentito, fino a Caravaggio i compagni di strada sono diradati all´eccesso: sette Tir e ventidue automobili. Il deserto che accompagna il viaggio è dentro e a lato dell´autostrada, orfana di stazioni di servizio e dei Tutor, posizionati al loro posto ma ancora spenti senza avere la possibilità di vigilare sul traffico come avviene invece sulla vecchia A4. Ventitre minuti di asfalto alle spalle e davanti c´è Treviglio con la sua uscita tra le campagne. Dietro Brescia è a 60 chilometri, mentre per Linate ne mancano almeno altri 25. L´uscita di Liscate oggi è la dead line di Brebemi. Passate le sbarre del Telepass le sontuose tre corsie si dipanano ancora tra i cantieri e il raccordo della Tem (Tangenziale esterna di Milano) è tutto in divenire. Malgrado questo basta aggiungere dieci minuti di cronografo per incocciare il primo parking dell´aeroporto. Due semafori prima di viale Forlanini, girando a sinistra, Linate si apre con le sue piste e l´area arrivi. Quaranta minuti tondi, il tempo attraversare la bassa per prendere il volo. Linate con Brebemi è più vicino, da casello a casello, senza code ataviche di traffico. E Brescia ringrazia, assieme ai paesi della sua piatta. domenica 03 agosto 2014 – PROVINCIA – Pagina 27 AMBIENTE E TERRITORIO. Iniziative istituzionali e non, dopo lo stanziamento dei fondi statali per la Brescia-Padova La Tav spaventa il Garda Si mobilita il fronte del «no» Alessandro Gatta Dai Comuni una richiesta a Roma: «Rifare la Valutazione d´impatto e spostare il tracciato dalle colline» I movimenti: «Governo arrogante» Il decreto «Sblocca Italia» che libera i fondi per la Tav Brescia-Padova riaccende su più fronti, dalle istituzioni ai movimenti, l´opposizione del Basso Garda all´infrastruttura da 2,4 miliardi, che attraverserà i colli morenici tra Calcinato, Lonato, Desenzano, Pozzolengo e Peschiera. ALL´INDOMANI dell´annuncio del decreto, che assegna 1.3 miliardi all´esecuzione del progetto, il sindaco di Desenzano, Rosa Leso, insieme ad altri 14 sindaci dei Comuni coinvolti, e ad associazioni come il Comitato colline moreniche e Legambiente, sta preparando una lettera da inviare direttamente a Ferrovie e Ministero. Si chiede («a gran voce», ci tiene a specificare Rosa Leso) di rivedere daccapo la Valutazione d´impatto ambientale, e si propone («perché la speranza è l´ultima a morire») di riprendere in considerazione di spostare la nuova ferrovia a sud delle colline moreniche. UNA PROPOSTA sul tavolo da anni: già nel 2010 la Commissione trasporti della Camera aveva approvato una risoluzione per spostare la Tav dal Garda. Poi si erano mossi i Comuni, la Provincia, la Regione. Ma ora che l´opera comincia ad essere finanziata, l´unico progetto sul tavolo è ancora quello che prevede il passaggio, oggettivamente devastante, sui colli morenici. Il 31 luglio scorso l´ultimo incontro, tra sindaci e associazioni ambientaliste del basso Garda, per riprendere l´iniziativa. «Il tempo stringe - conclude Leso -: la Tav è già arrivata a Brescia. Se non sarà possibile spostare il tracciato, allora dovremmo cambiare strategia anche noi. E cercare di limitare i danni». Si mobilita intanto anche il coordinamento dei comitati No Tav, assolutamente contrario all´opera ma anche allo spostamento, che secondo il movimento servirebbe solo a «spostare altrove gli stessi problemi e lo stesso spreco di soldi». Il portavoce Danilo Zeni definisce «arrogante» la decisione del Governo di stanziare i fondi per la Tav Brescia-Padova, e sottolinea il paradosso: nelle stesse ore di questo annuncio, le Ferrovie sospendono 12 treni regionali proprio tra Desenzano e Peschiera, in piena stagione turistica. Domani alle 21 una prima risposta dal movimento giungerà dall´assemblea intercomunale che si svolgerà alla biblioteca di via Zambelli a Lonato. Seguiranno volantinaggi No Tav alla imminente Festa del vino di San Martino e alla Festa dell´uva di Colombare. sabato 02 agosto 2014 – PROVINCIA – Pagina 19 IL CASO. L´improvviso annuncio di Trenitalia getta nello sconforto amministratori e realtà economiche del basso lago. Ma è l´ennesimo episodio di scarsa attenzione Ultimo schiaffo al Garda: meno treni in agosto Alessandro Gatta Lavori sulla ferrovia tra Desenzano e Peschiera dal 4 al 28 del mese. La rabbia degli enti locali e degli operatori turistici È stato calcolato che il turismo sul lago di Garda valga, indotto compreso, lo 0,2% del prodotto interno lordo italiano. Mica poco: un quinto di punto di Pil nazionale. Eppure sembra che alle varie autorità centrali e agenzie nazionali, del Garda e del suo turismo non importi un fico secco. Il governo non mette una lira per rifare il depuratore vecchio di 40 anni; l´Anas manda ad asfaltare la Gardesana in pieno giorno di luglio, causando code chilometriche; il ministero dell´Interno toglie motovedette e natanti di soccorso, per destinarli ad altri lidi sicuramente più importanti del più grande bacino d´Italia. MA POTEVA BASTARE tutto questo? Certo che no. E infatti ecco che le Ferrovie dello Stato scelgono agosto (agosto) per i lavori di manutenzione straordinaria della linea tra Desenzano e Peschiera, sopprimendo una caterva di treni da sostituire con le corriere. Dal 4 al 28 di agosto. Lavori che devono ancora cominciare, ma che già fanno rumore, nel momento di massima concentrazione turistica. E un coro di voci contrarie si è levato per chiedere di rinviare i lavori a un periodo diverso. Per il Comune di Desenzano, l´assessore al turismo Valentino Righetti esprime «disagio e incredulità. Assurdo che i lavori si facciano a Ferragosto - spiega -. Mi chiedo come possano non aver abbiano pensato di programmarli nella stagione morta. E avrebbero potuto anche avvisarci. Questo è un disservizio che colpisce tutte le località turistiche: non solo Desenzano, anche Sirmione e Peschiera». Il sindaco di Desenzano, Rosa Leso, ha inviato alle Ferrovie richiesta scritta di posticipare i cantieri. Ma intanto le Fs annunciano l´avvio dei «lavori programmati di manutenzione tra le stazioni di Desenzano e Peschiera». IN ALLEGATO, l´elenco dei treni regionali cancellati e sostituiti da autobus: sei corse tra Verona e Milano, con autobus sostitutivi da Brescia e da Verona Porta Nuova. Altre tre corse tra Brescia e Verona, e ancora tre tra Brescia e Venezia. I punti di fermata dei bus sostitutivi, fanno sapere ancora da Trenitalia, «sono riportati nei quadri murali di stazione e nell´orario ufficiale». Ma con un´altra nota dolente: «L´orario di partenza e arrivo dei bus potrà variare in funzione delle condizioni del traffico». A raccogliere le lamentele di pendolari e turisti è anche il Consorzio Albergatori di Desenzano. Dati alla mano, spiega il presidente Vittorio Cerini, ci sono parcchie centinaia persone al giorno, in questo periodo, che salgono sui treni diretti verso Est, verso Verona e Venezia. «Siamo amareggiati, perché si potevano concordare date diverse - commenta - Mi sembra l´ennesima dimostrazione che in Italia il turismo non conta niente». Torna all’elenco dei quotidiani da L’ARENA mercoledì 06 agosto 2014 – PROVINCIA – Pagina 32 RIVOLI-BRENTINO BELLUNO. L'opera, costata 3milioni e 600mila euro, sarà inaugurata il 30 agosto. In Italia i cicloamatori sono 2 milioni La ciclabile del Sole adesso è realtà Emanuele Zanini Terminato il terzo lotto lungo 18 chilometri da Canale a Borghetto L'assessore De Beni: «Verona così è collegata al Trentino via bici» Mancano gli ultimi ritocchi ma l'ultimo tratto della ciclopista del Sole che collega la provincia veronese con quella trentina è pronto. L'inaugurazione avverrà con ogni probabilità il 30 agosto. Ad annunciarlo è Carla De Beni, assessore provinciale alla progettazione viabilistica. Si tratta del terzo e ultimo lotto della pista ciclabile – i primi due sono iniziati rispettivamente nel 2006 e nel 2010 - che unirà, via bicicletta, il Trentino Alto Adige con il Garda e, nel progetto più ampio, il nord Europa con la Sicilia. L'ultimo tratto in questione della ciclopista è lungo 18 chilometri: parte dalla località Canale a Rivoli, prosegue nel territorio di Brentino Belluno e termina, senza soluzione di continuità, in coincidenza con la ciclabile trentina, sulla sponda destra dell'Adige, davanti a Borghetto di Avio. Lungo il tragitto, tre interruzioni: le prime due necessarie per attraversare l'abitato di Preabocco e di Brentino Belluno, l'ultima invece è in località Mama d'Avio sud, in attesa che l'Autostrada A22 completi l'allargamento del sovrappasso e le relative rampe d'accesso (lavori ancora per un anno). Lungo il percorso sono state recuperate e migliorate due aree di sosta per pic nic: una situata vicino all'Adige in località Turan e una a piedi del monte Baldo, in località Preabocco. Lungo la ciclabile sono state inserite numerose aree munite di panchine per la sosta. Il tragitto è completamente asfaltato ed è percorribile da tutti, famiglie comprese, visto che non ci sono punti particolarmente impegnativi con solo quattro brevi salite di circa 200 metri ciascuna. Il terzo lotto della ciclopista è costato tre milioni e 600mila euro, coperto al 40 per cento da fondi comunitari stanziati; si collegherà in parte con altre ciclabili, da quelle comunali a quella dell'anello del Garda. «Grazie alla conclusione dell'ultimo lotto», spiega De Beni, «riusciremo a connettere Verona con Trento, aprendo definitivamente il nostro territorio al cicloturismo proveniente da nord. La Provincia ha da sempre posto tra i principali obiettivi la realizzazione di una rete per la mobilità "slow" finalizzata all'attività ludico-ricreativa e alla diversificazione dell'offerta turistica, ma anche alla mobilità sostenibile», aggiunge l'assessore provinciale, «il cicloturismo rappresenta una grande opportunità per tutto il territorio». Per De Beni le statistiche parlano chiaro. «Tra i turisti ci sono oltre sei milioni di cicloamatori in Europa e due milioni in Italia: indubbiamente siamo di fronte ad un vero e proprio fenomeno in espansione che rappresenta una reale opportunità per il nostro territorio». mercoledì 06 agosto 2014 – PROVINCIA – Pagina 32 «Sbagliato criticare l'anello del Garda» Dopo le critiche mosse durante l'assemblea pubblica di presentazione e il successivo pieno appoggio di Ama, l'associazione albergatori di Malcesine, che attraverso il presidente Marco Treccani aveva definito il progetto della pista ciclopedonale «opera necessaria per non dire obbligatoria per la riqualificazione turistica del territorio», arriva il sostegno anche del gruppo Nuova Malcesine, rappresentato in Consiglio comunale dal consigliere di minoranza Nicola Marchesini. Per l'esponente di Nuova Malcesine «la stragrande maggioranza della popolazione vuole e attende la ciclo-pedonale del Garda. Così come albergatori, commercianti, ristoranti e pizzerie». In merito al percorso della ciclabile il consigliere di minoranza precisa che «concentrarsi oggi su questo o quel tratto e finire col mettere in discussione tutto, ci sembra un atteggiamento quantomeno scellerato. Abbiamo ricevuto un finanziamento non per rifare i lungolaghi o un viale, ma per fare un lungo tracciato. Perdere di vista l'opera nel suo insieme è un errore». La ciclopedonale, sottolinea Marchesini «è un'occasione da non perdere. Un richiamo per i turisti e vanto in tutti i depliant dei tour operators e delle nostre attività commerciali e ricettive». Per il consigliere la vera sfida della ciclopedonale è la realizzazione del tratto nord, da Navene al confine con Trento: «Quella è la vera rivoluzione. Il fiore all'occhiello che dobbiamo assolutamente metterci al più presto», afferma Marchesini spronando il primo cittadino di Malcesine Michele Benamati a fare sinergia con le altre istituzioni. «Si attivi il sindaco a ricreare subito quel tavolo comune con la Provincia di Trento e con i sindaci dei Comuni coinvolti, da Limone a Brenzone, e portarlo avanti». Benamati ribadisce la ferma volontà dell'amministrazione di portare avanti il progetto della ciclopedonale. «Malcesine di treni ne ha persi anche troppi. Ritenere il ciclista un ospite non adeguato al nostro paese, come ahimé qualcuno pensa, è una sciocchezza, come lo è stato quando si respingevano i surfisti», afferma il sindaco, che replica anche al circolo di Malcesine di Legambiente, contrario al progetto. «Io non me la sento proprio di dare un calcio ad una cifra astronomica del genere (in totale 17 milioni di euro, ndr) che consente di realizzare parte di un ambizioso progetto che collegherà Brenzone a Limone attraverso Torbole e Riva. Vogliamo che Malcesine si isoli da tutto il contesto del Garda?».EM.ZAN. martedì 05 agosto 2014 – PROVINCIA – Pagina 31 MONTE BALDO. In maggio un fulmine colpì il rifugio Fiori del Baldo dove è collocata la stazione Primi aiuti dai privati per la centralina meteo Emanuele Zanini Hanno subito risposto all'appello di Lazzarini: «Le temperature sono in aumento ed è pericoloso non poter fare previsioni» Sta ottenendo i primi effetti l'appello lanciato da Gabriele Lazzarini, fondatore di MeteoMonteBaldo, per l'acquisto di una nuova centralina della stazione meteo situata al rifugio Fiori del Baldo a quota 1.850 metri dopo il fulmine che a maggio ha messo ko quella già esistente. «Sia privati che enti pubblici ci hanno contattato», spiega il promotore dell'associazione gestita con Moreno Oliboni e Luca Panziera, «siamo fiduciosi di ottenere presto la nuova stazione. Per il Baldo è indispensabile». Con la nuova strumentazione infatti il gruppo di volontari potrebbe tornare ad effettuare tutte le rilevazioni meteorologiche interrotte da mesi. «In questo momento infatti sul Baldo non c'è modo di fornire dati meteo in tempo reale. Ci si può solo collegare al nostro sito (www.meteomontebaldo.it)», aggiunge Lazzarini, «e vedere direttamente dalla nostra webcam ai Fiori del Baldo che cosa succede». Secondo l'esperto di meteorologia e fondatore del Soccorso alpino, anche in seguito ai cambiamenti climatici degli ultimi anni e agli ultimi preoccupanti fenomeni atmosferici che hanno portato bombe d'acqua su molte zone della provincia, compresa l'area baldense, tornare ad avere delle misurazione e previsioni del tempo attendibili è quanto mai fondamentale. «Dai dati finora in nostro possesso», continua Lazzarini, «abbiamo notato sul Baldo un innalzamento delle temperature invernali, da dicembre a febbraio, nell'ultimo decennio di circa 1,5 gradi con un picco nell'ultimo anno». Dati alla mano, il volontario di MeteoMonteBaldo afferma che all'osservatorio meteorologico, situato in una posizione ideale per le rilevazioni di tutti i dati relativi all'evoluzione del tempo continuamente, le temperature medie dall'inverno 2004 a quello del 2013 sono state di -2,2 gradi mentre quelle della stagione invernale scorsa si sono fermate a -0,5 gradi. La differenza si accentua prendendo in considerazione la media delle minime: -4,5 gradi nel 20042013 e -2,4 gradi lo scorso inverno. Le medie sulle temperature massime sono state rispettivamente di 0,2 e 1,3 gradi. Lazzarini riferisce inoltre che dai dati Arpav si deduce che sui monti veronesi nell'inverno scorso è piovuto da tre a quattro volte di più della media stagionale. L'abbondanza di precipitazioni e la presenza di anomalie termiche sono state causate dal passaggio di molte perturbazioni atlantiche, iniziato poco prima di Natale e proseguito ininterrottamente per tutto l'inverno. Tali perturbazioni hanno scaricato sui monti quantità di neve confrontabili solo con l'inverno 1950-1951. «Queste temperature in rialzo sono un segnale preoccupante, che va monitorato costantemente», sottolinea Lazzarini, «la stazione meteo è quanto mai urgente. Finora ci siamo sobbarcati tutti i costi gestionali della centralina andata fuori uso, non abbiamo mai chiesto nulla a nessuno», afferma. «Ora però non possiamo più permettercelo», dichiara il creatore del primo gruppo di soccorso in montagna nel Veronese, «attendiamo con fiducia che altre realtà si facciano vive e collaborino al finanziamento per l'acquisto della stazione meteo». sabato 02 agosto 2014 – PROVINCIA – Pagina 35 LESSINIA e BALDO. Gestiti da privati, associazioni e sezioni del Cai, sono punti di riferimento Una rete di piccoli rifugi vere sentinelle dei monti Bartolo Fracaroli Alcuni sono edifici storici come Bocca Navene, Primaneve, Fittanze molti altri sono nati di recente e garantiscono apertura e soccorso Capita che in montagna, durante un'escursione, si parta con tempo buono e ci si ritrovi, come in questa umida estate, dentro un temporale con tuoni, fulmini, grandine e scrosci amazzonici. C'è di che disperare e, talvolta, perdere l'orientamento, troppo distanti da un vero rifugio alpino munito di ogni comfort (vitto, alloggio e soprattutto ricovero), quando si è in zone impervie - ed il camminare ancora a lungo sul suolo fradicio, tutti bagnati e con compagni in difficoltà - diventa problematico. Elenchiamo allora per il massiccio del Baldo, l'altipiano della Lessinia e il gruppo del Carega, i luoghi dove funzionano, almeno nei fine settimana, strutture ricettive private - di associazioni ambientaliste e delle sezioni provinciali del Cai dove, in omaggio alla solidarietà alpina, l'ospitalità non si nega mai. E, talvolta, la si dovrebbe chiamare soccorso. Si tratta di preziose «sentinelle del territorio», punti di riferimento che offrono sicurezza maggiore agli escursionisti che sulle nostre montagne si avventurano. Fatalmente ne ometteremo qualcuna, specie le malghe aperte durante la monticazione (30 giugno - 29 settembre), ma carta alla mano, se le trovate aperte, si verrà sempre accolti. Sul Baldo gardesano è esemplare malga Brione (942 metri), ex malga di cavalli, alla fine del breve, facile e bel sentiero n° 32 da malga Zovello (1083 m) in uso dal Comune di Brenzone (proprietario) a una associazione di speleologi. E' l'unica con la porta sempre aperta, con provviste disponibile e legna vicino al camino. Un tempo era così ovunque, poi vennero i vandali. Un consiglio: non fate il sentiero 30 per scendere a Sommavilla e Assenza, sul lago, è un ripidissimo spaccagambe, meglio tornare a Zovello e prendere sotto la malga, al grande ciliegio storico, la mulattiera del 654; cautela se è bagnata: un lichene sulle molìne di sasso le rende saponose. All'eremo dei santi Benigno e Caro da Cassone di Malcesine (830 m) una stanza è sempre aperta; come tutti i romitori il pellegrino è sacro, ma c'è solo legna e acqua di cisterna. Per chi fa la traversata delle creste del Baldo fino al rifugio Chiesa dell'Altissimo (2050 m) è obbligatorio passare dal rifugio Bocca di Navene (1424 m) nella più profonda insellatura della catena baldense, proprio sulla strada Graziani. Ma se siete bloccati dal maltempo o avete perso l'ultima funivia per Malcesine non vi manderanno certo via i soci del Gam dell'ex caserma della Guardia di finanza sotto Tratto Spino, diretto dal professor Giacomo Bertuzzi. Sul versante atesino, a 20 minuti da malga Valfredda Crocetta, troviamo aperta e ospitale ai viandanti in difficoltà la Malga Natura (1317 m, Valfredda di Dentro) del Comune di Caprino, gestita a fini naturalistici da Paolo Cugildi, esperto di funghi, rettili e serpenti. In Lessinia, oltre alla malga omonima (1617 m) ecco di strada il rifugio Castelberto (1762 m), sul ciglione stupendo della Val dei Ronchi: trattamento, cibi e pernottamento da quattro stelle, da soggiornarci anche dopo il fortunale. Lo stesso alla fine del Baldo per il rifugio Malga Campèi di Sopra (1469 m), a nord dell'Altissimo, gestito da Consuelo Miori e Loris Boninsegna, dove si può arrivare a giro dall'albergo Graziani alla Bocca del Creer (1617 m) per malga Campo (1635 m), anche passando da Bocca Paltrane (1831) per godere della bellissima val del Paròl, sempre in fiore. Sul Carega troviamo riparo, nell'emergenza, in vari bàiti gestiti nei fine settimana da alcune sezioni del Cai. «A metà estate scorsa ci è capitato, durante un furioso temporale, di vederci arrivare una coppia con un bimbo di otto mesi», dice il presidente della sezione di Tregnago, Roberto Piccoli, su a malga Fraselle di Sotto (1475 m) di Veneto Agricoltura, una stanza con soppalco e quattro posti letto, aperta fino al 20 ottobre negli week end, dove arrivano da Giazza i sentieri 280 e 281. A 155 metri erti di dislivello c'è malga Fraselle di Sopra, stesso proprietario, in uso al Cai di Arzignano, sotto il passo Ristele (1641 m) e, ad un'ora a sud-ovest, malga Terrazzo (1499 m), concessa al Cai di San Bonifacio dallo stesso ente di dove, in almeno due ore, si può scendere a Giazza per i sentieri 279, 282, 277 e 283 per la valle di Revolto. Chiuso e murato invece il bellissimo bàito Mandrièlo (1260 m), sulla destra orografica, lungo il sentiero 288 del passo Malèra (1722 m) e la discesa nella conca di San Giorgio. Anche su all'Alpe di Campobrun (1710 m) i fratelli Peloso di Selva di Progno, tra una mungitura e un far formàio con due grandi caldere, hanno spesso dovuto soccorrere escursionisti improvvisati in arrivo dalla strada militare per il rifugio Scalorbi (1776 m) o dal sentiero 285. Che poi, riavutisi dallo stress, a temporale passato, quasi asciutti, hanno raggiunto il rifugio di Mirella e Silvia Marcolin trovandone la consueta cortese ricettività. Altri punti di appoggio sull'altopiano lessinico sono il rifugio privato San Giorgio (1792 m) su a Castel Gaibana (1806 m), Malga Parparo Vecchio (1400 m) a Roverè, il rifugio Primaneve a 1766 metri sull'altopiano di Podestaria, la locanda Podestaria (1655 m) sulla strada dei Cordoni, tra San Giorgio e passo Fittanze, il rifugio Bocca di Selva (1550 m), sempre nell'area di Podestaria. E poi malga Lessinia (1625 m), sotto cima Castelberto, il rifugio Passo Fittanze (1393 m) sopra la Sega di Ala. sabato 02 agosto 2014 – PROVINCIA – Pagina 38 GLI EFFETTI DEL MALTEMPO. L'Azienda gardesana servizi e i sindaci chiedono la convocazione del Tavolo tecnico Il Garda finisce «sott'acqua» Ags: «Vanno rivisti i livelli» Katia Ferraro Ardieli: «Il rischio è che l'attuale situazione possa comportare difficoltà nel prossimo autunno per lo smaltimento delle piene» Non ci sono più stagioni, nemmeno per parlare dei livelli del Garda. E così, dopo l'interrogazione al ministro Lupi avanzata nei giorni scorsi dai deputati veronesi del Pd D'Arienzo, Dal Moro, Rotta e Zardini, ora si fanno avanti anche Azienda gardesana servizi (Ags, che gestisce la rete idrica dei Comuni del Garda) e gli stessi sindaci rivieraschi. Insieme chiedono che sia convocato al più presto il Tavolo tecnico sui livelli del Garda, l'organismo operativo a cui si era pensato già dallo scorso settembre, quando è stato raggiunto l'accordo sulla riduzione sperimentale del livello massimo del lago nel periodo febbraio-maggio, portandolo da 140 centimetri sopra lo zero idrometrico di Peschiera – il valore stabilito nel 1965 dal ministero dei Lavori pubblici – a 135 centimetri, o 125 in caso di abbondante carico nevoso sul bacino del Garda. Istituito ufficialmente a dicembre dall'Autorità di bacino del fiume Po, a cui spetta il coordinamento, il Tavolo tecnico dovrebbe rendere operativi tali livelli idrometrici, discuterne la validità e le eventuali modifiche da apportare. «Di fatto però», sottolinea il presidente di Ags Alberto Tomei, «non si è mai riunito, né è mai stato convocato. I suoi lavori, così come eventuali cambiamenti delle impostazioni previste, dovranno essere completati entro il 26 aprile dell'anno prossimo come stabilito nell'accordo». Torna quindi in primo piano il problema dei livelli del Garda, storicamente più sentito nel periodo primaverile quando è facile che allo scioglimento delle nevi sui monti si accompagnino abbondanti piogge. Ma un'estate così bizzarra dal punto di vista climatico e meteorologico non si vedeva da tempo, «Almeno da undici anni», azzarda l'ingegner Luigi Mille, dirigente dell'Autorità interregionale per il fiume Po (Aipo), l'ente deputato alla gestione dei livelli del Garda e di tutto il sistema idrico collegato al fiume più lungo d'Italia. Sono molti gli amministratori che in questo periodo si rivolgono a lui per chiedere un maggior scarico dalla diga di Salionze, in modo da abbassare il livello del lago. «Hanno ragione», afferma, «ma a luglio non è stato possibile andare oltre una certa portata, perché bisogna tener conto dell'intero sistema idrico, che comprende, oltre al Garda, anche il Mincio con suoi affluenti e i laghi mantovani». Pur non essendo il Garda responsabile dei disagi provati dai Comuni rivieraschi in queste settimane – non ci sono state esondazioni e non si è mai superato il limite massimo stagionale di 135 centimetri sopra lo zero idrometrico – ci si chiede infatti se non sia opportuno agire d'anticipo prevenendo danni maggiori. Lo fa Ags, auspicando una revisione complessiva dei livelli. «È necessario un confronto per verificare le portate dei bacini in funzione dei differenti periodi, tenendo conto dei mutamenti climatici che hanno cambiato la frequenza e l'intensità delle piogge, tanto che i modelli utilizzati fino ad ora sono solo parzialmente validi», spiega il direttore Alberto Ardieli. Il rischio, a suo parere, è che gli attuali livelli possano comportare dal prossimo autunno difficoltà per lo smaltimento delle portate di piena. Ardieli lancia poi un appello ai primi cittadini veronesi e bresciani: «Tutti dovrebbero sostenere questa richiesta di convocazione. Mandare lettere all'Aipo non serve a nulla». Nel frattempo è lo stesso ingegner Mille ad avanzare ipotesi sulle tempistiche: «L'Autorità di bacino per il fiume Po ha predisposto gli atti necessari per istituire il Tavolo tecnico. La convocazione tanto attesa potrebbe arrivare dopo l'estate, quando l'Autorità riprenderà i lavori». Torna all’elenco dei quotidiani da L’ADIGE La Camera di commercio va a Bort Sorride, ma non troppo Gianni Bort. Ieri pomeriggio il leader dell'Unione commercio è stato eletto al primo scrutinio e con una buona maggioranza nuovo presidente della Camera di commercio di Trento. Candidato unico, non ha dovuto patire particolari pene (se non qualche minuto di agitazione per il ritardo con cui si è presentato in assemblea uno dei suoi grandi elettori, Danilo Moresco) per raggranellare i 25 voti (minimi) necessari a succedere ad Adriano Dalpez. Anzi, grazie a una tela tessuta silenziosamente nelle ultime ore, è riuscito a portare a casa un bottino di 32 voti su 43 conquistando, pare, anche i favori dei rappresentanti della Cooperazione. Resterà in carica fino al 2019. Ma se dal punto di vista dei numeri la fortuna è stata dalla sua, non così dal punto di vista dei rapporti. La «santa alleanza» stretta con un altro dei papabili alla poltrona di via Calepina, il presidente degli artigiani Roberto De Laurentis, ha finito per spaccare il consiglio camerale. Confindustria, pur non avendo presentato un proprio candidato (dopo la rinuncia di Marcello Lunelli) ha votato scheda bianca sull'elezione del presidente, ma soprattutto ha puntato i piedi sulla composizione della giunta. Risultato: trattativa sull'esecutivo naufragata praticamente ancora prima di cominciare e tutti a casa. Se ne riparlerà da settembre. Per Gianni Bort, 64 anni, gestore dell'hotel Capitol di Gardolo, leader dell'Unione e vicepresidente nazionale di Confcommercio, un successo a metà, dunque. Colpa, forse, della frase finale con cui ha chiuso il suo intervento: «Mi auguro che questa nuova incipiente stagione della Camera di commercio possa accogliere in pieno i venti salutari di cambiamento e, soprattutto, di concretezza, che guardano con maggiore interesse ai fatti piuttosto che alle belle parole». Sui due sostantivi - cambiamento e concretezza - si è infatti soffermato il leader degli industriali Paolo Mazzalai: «Benissimo - ha chiesto rivolto a Bort - ma oltre alle parole voglio esempi concreti (appunto, ndr) di questa nuova stagione. Che si pensa di fare di fronte ai tagli? Come si vuole gestire la struttura?». Provocazione o no che fosse, l'intervento degli industriali ha scatenato la reazione di Roberto De Laurentis: «A Mazzalai rispondo io» ha tuonato. E giù spiegando che il progetto Rete Imprese Italia (Unione, Artigiani, Confesercenti) di cui è figlia la candidatura Bort è nata per mettere insieme «tutte le imprese piccole che sono il nerbo dell'economia, che non pretendono di avere tutta l'attenzione per sé, che resistono sul territorio mentre altri (sottinteso le grandi imprese di Confindustria, ndr) prendono e vanno all'estero». Già che c'era il leader artigiano è pure andato all'attacco dell'ormai ex presidente della Camera Adriano Dalpez (pur non nominandolo mai) e del suo (presunto) immobilismo: «C'è qualcuno che ha lungamente usato l'ente come una piscina, come trampolino non nel mare dell'indegnità ma nel mare dell'indennità. Andavano mosse di più le chiappe e noi l'abbiamo detto più volte». A quel punto nuova replica di Mazzalai: «Se risponde De Laurentis anziché il presidente devo prendere atto che siamo di fronte ad un triumvirato. Ne prendo atto». Sottinteso: ne vedremo delle belle. Bort, appena eletto, ha cercato di stemperare i toni pure con qualche battuta, ma la frittata ormai era fatta. Confindustria non l'ha presa bene e ha fatto saltare la giunta. Per le prossime puntate ci si rivede a settembre. 08/08/14 Il Senato clinda l’autonomia trentina Ieri il Senato ha approvato alcuni articoli, all'interno della riforma del titolo V della Costituzione, destinati a incidere fortemente anche sulla politica del Trentino Alto Adige. L'articolo 34, passato con 180 sì, 24 no, 15 astenuti, prevede la modifica dell'articolo 122 della Costituzione, ed è stato redatto al fine di porre un limite agli emolumenti che spettano ai componenti degli organi regionali - compreso il presidente - di modo che questi non possano superare l'importo di quelli spettanti ai sindaci dei comuni capoluogo di regione. Per quanto riguarda il Trentino, oggi i consiglieri regionali percepiscono un compenso mensile lordo di 9.800 euro, mentre per il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, l'indennità è invece di 8.770 euro, quindi il costo sulle casse pubbliche di un consigliere regionale è di oltre 1.000 euro al mese in più del sindaco del capoluogo. Il risparmio per le casse pubbliche sarebbe evidente e decisamente corposo: si tratta di 12 mila euro l'anno per ogni consigliere. Per il solo consiglio provinciale sarebbero 420 mila euro l'anno: dunque 2 milioni per ogni legislatura. Il Senato ha poi approvato anche l'abolizione dei rimborsi ai gruppi consiliari regionali: è una norma di rango costituzionale e, in quanto tale, non aggirabile con leggi delle singole Regioni. I finanziamenti ai gruppi regionali sono stati al centro di alcuni scandali anche recenti, come quello del consigliere laziale Franco «Batman» Fiorito. Con la norma inserita nel ddl costituzionale, il Governo decide di abolirli. «Non possono essere corrisposti - dispone infatti la norma - rimborsi o analoghi trasferimenti monetari recanti oneri a carico della finanza pubblica in favore dei gruppi politici presenti nei consigli regionali». 08/08/14 Penner: Al lago di Ledro i migliori servizi per i cani «È incredibile che l'associazione animalista Oipa (organizzazione internazionale protezione animali) scelga come nemico uno dei pochi Comuni che hanno dimostrato attenzione, tenacia e determinazione nell'introdurre le iniziative a favore dei cani. È vero esattamente il contrario: sul lago di Ledro, di fatto, i cani possono transitare sulla passeggiata e accedere all'acqua da numerose spiaggette». La replica dell'assessore alle attività produttive del comune di Ledro non si è fatta attender. Bernardo Penner taccia di disinformazione l'associazione animalista che il 5 agosto ha accusato l'amministrazione di non essere sensibile al mondo animale e alle persone che li vogliono portare sulle spiagge pubbliche. «In merito alla situazione cani e divieti sul Lago di Ledro, ricordo che Ledro ha dimostrato un'attenzione tale nei confronti dei diritti degli animali, da ottenere il riconoscimento di Comune «Animal friendly» da parte dell'allora ministro del Turismo, Brambilla, durante la Borsa internazionale del turismo a inizio 2011, insieme a solo altri 19 Comuni nell'intero territorio nazionale. L'associazione ignora probabilmente anche le recenti sentenze del Tar a proposito della spiaggia di Pur, dove una parte è frequentabile dalle famiglie che hanno un amico a quattro zampe che desidera accedere al lago, con la legittimazione dell'iniziativa da parte del giudice che ha respinto in modo inequivocabile la richiesta di chiusura della stessa, nonostante fosse sostenuta da centinaia di firme raccolte, ben prima della sentenza del Tar di Reggio Calabria, che comunque ben conosciamo». Penner spiega che «in Valle di Ledro, da tempo numerosi operatori turistici, senza bisogno di sollecitazioni da parte di qualche appassionato o da associazioni specifiche, avevano aperto le loro strutture alle persone accompagnate da cani, e sono molti i turisti sia italiani che stranieri che manifestano e testimoniano la loro soddisfazione per le varie iniziative, quali quella della presenza dei distributori di sacchetti per la raccolta delle deiezioni oltre a quella di permettere la balneazione. Esattamente il contrario di quanto esposto nell'articolo e nella segnalazione. Sul lago di Ledro, di fatto, i cani possono transitare sulla passeggiata e accedere all'acqua da numerose parti. Resta attivo il divieto solo in alcune delle spiagge più frequentate, diciamo quelle pubbliche, che rappresentano comunque un piccolo spazio rispetto all'intera superficie delle aree circostanti il lago. Se in una di queste poche zone vietate, un bagnino ha fatto presente alla signora in questione il divieto stesso, non ha certo commesso alcuna azione discriminante. Non mi posso pronunciare sulla modalità ed i toni della discussione sorta presso la spiaggia in questione, logicamente non sarebbe auspicabile l'uso di frasi offensive o qualsiasi forma di maleducazione. L'assessore Alessandro de Guelmi, responsabile della Comunità per il Servizio spiagge sicure mi ha rassicurato in merito alla serietà del personale coinvolto, fornendomi una versione totalmente diversa da quella riportata dall'Oipa, e non ho motivo alcuno per dubitare delle sue parole. Non può comunque bastare una discussione tra due persone per mettere sulla graticola un Comune che è preso invece ad esempio in numerosi Comuni del Trentino da amministratori e cittadini». 07/08/14 Torna all’elenco dei quotidiani dal TRENTINO Il presidente cita il Consiglio di Stato e lancia un appello: «Sui contributi pubblici bisogna essere più prudenti» Comunità di valle, Valandro chiude i cordoni della borsa ALTO GARDA «Il pronunciamento del Consiglio di Stato, seppur non abbia effetti immediati, rimanda agli organi della Comunità un'aumentata prudenza nella valutazione delle competenze da esercitarsi. Tante, troppe, volte ci siamo mossi sul filo della competenze a noi affidate, supportati sempre da pareri giuridici forti, ma che ora rischiano di non bastare più». Dosa attentamente le parole, il presidente della Comunità Salvador Valandro, nella comunicazione che ha voluto inviare, in questi giorni, ai colleghi consiglieri dell'assemblea. Un messaggio dal duplice intento: augurare a tutti buona estate, invitando ogni consigliere all'incontro che si terrà il 13 agosto al rifugio Pernici, e fare il punto alla luce del recente pronunciamento del Consiglio di Stato. Valandro non nasconde la sua preoccupazione per quanto concerne il mantenimento del sostegno a progetti, eventi ed iniziative promosse sul territorio. Il presidente richiama tutti (consiglieri, uffici, assessori e ovviamente sé stesso) ad una maggiore prudenza e non solo: «Se necessario anche a interrompere o negare supporti a progetti che non siano pienamente all'interno delle competenze definite. Per definire meglio gli ambiti nei quali muoverci prenderei a riferimento quelle competenze che abbiano almeno un riferimento normativo provinciale a sostegno. Su tutto il resto (concessione contributi, partecipazione ad eventi e manifestazioni, definizione di percorsi innovativi, ecc) raccomando la massima prudenza». Nella missiva non manca anche l'amarezza nei confronti di una situazione che rende particolarmente gravoso e difficile lo svolgimento del lavoro: «Vi è in atto il ridimensionamento dell'ente in termini di possibilità di incidere nelle scelte politiche del territorio mentre non sono ancora chiari la composizione, la nomina e il ruolo dei diversi organi delle future Comunità». Ma Valandro pone anche gli obiettivi futuri: «Deve emergere da parte nostra la consapevolezza di aver esercitato un ruolo al meglio delle possibilità date, in un contesto politico-amministrativo sicuramente non favorevole, senza il benché minimo supporto politico provinciale. E credo sia importante sottolineare la voglia e la passione che ci porteranno a concludere in maniera attiva il nostro mandato, nonostante tutto». All'orizzonte vi è una sfida nuova: «Non ci può essere alternativa ad una gestione associata dei maggiori servizi e addirittura non ci può essere alternativa alla fusione degli apparati amministrativi dei diversi Comuni. Occorre, dunque, prevedere un percorso e dei momenti di ulteriore ragionamento, favorendo la nascita di un gruppo di lavoro o un’associazione o un comitato di cittadini che abbia la voglia di spendersi su questo tema, al fine di stimolare il territorio e i suoi amministratori. Un cammino che dovrà arrivare a sostenere dei referendum consultivi. Il compito, a costo zero, della Comunità deve essere quello di favorire e di incentivare tale percorso, mettendo a disposizione l'esperienza maturata nei processi di pianificazione (territoriale e sociale), dove sui diversi tavoli si è già affrontato il tema della razionalizzazione delle esperienze amministrative. Alla Comunità va riconosciuto (almeno) il ruolo di ente che più di tutti si è prodigato a considerare il territorio in un'ottica di prospettiva unitaria e di sintesi». 07/08/14 La progettazione della nuova tratta (1,1 chilometri) affidata all’architetto Marino In futuro il tracciato arriverà fino a Ceole. Per l’opera a bilancio 343mila euro Da S.Tomaso alla Pasina: ecco la nuova ciclabile Quello tra S.Tomaso e la Pasina sarà solo l’ultimo tratto di ciclabile che verrà realizzato. Poco tempo fa, infatti, è stato inaugurato il nuovo tratto di pista ciclopedonale (quello che sovrasta con il nuovo ponte viale Trento) che completando il collegamento lungo l'argine del torrente Varone, dal lago fino all'abitato di Varone - si raccorda poco a nord di viale Trento (a monte) e all'intersezione della ciclabile con via Modl (a valle), con una lunghezza di 620 metri per tre di larghezza e una pendenza media del tre per cento. Di fatto questo tratto permette di percorrere sempre in bicicletta il tratto tra Varone e il lago.RIVA E' ufficialmente partito, con l'affidamento all'architetto Luigi Marino dell'incarico della progettazione definitiva, l'iter per la realizzazione del tratto di pista ciclabile che andrà da San Nazzaro alla frazione arcense di Ceole, attraversando il Fangolino. Il tracciato individuato dal Piano regolatore generale parte da San Nazzaro imboccando la stradetta interpoderale che si distacca dalla statale Riva-Arco appena prima dell'hotel Rudy: il primo tratto, fino all'incrocio con la strada che collega San Tomaso con la provinciale della Pasina, per ora resta congelato, in attesa che vengano risolti alcuni problemi connessi all'urbanizzazione dell'area. L'incarico affidato a Marino riguarda quindi il tratto a nord del collegamento che, a cominciare dall'incrocio con la San Tomaso-Pasina, arriva al civico numero 2 della via in località Fangolino con un primo tratto su cui è giocoforza - data la presenza d'una decina di edifici residenziali- prevedere un flusso promiscuo di mezzi a motore (sia le auto dei residenti che i trattori), ed una seconda parte, decisamente più lunga, che inoltrandosi in mezzo alle campagne arriva a congiungersi con la circonvallazione Ovest qualche decina di metri prima della rotonda delle Grazie (che raggiungerà in un secondo tempo, grazie alla cessione d'una striscia di terreno a fianco strada del compendio Steldo) lo snodo della rotonda per proseguire, dopo un attraversamento protetto, sul lato ovest della carreggiata fino al santuario delle Grazie e quindi verso Ceole). Dall'inizio a San Nazzaro fino alla rotatoria la ciclabile si sviluppa per 1600 metri mentre il tratto oggetto di progettazione è lungo 1100 metri in tutto. Il costo dell'intervento, valutato in circa 250 euro a metro, ammonta a 250 mila euro di lavori a base d'asta cui ne vanno aggiunti altri 93,200 per somme a disposizione, che portano il preventivo a 343.200. L'intervento, compreso nel piano delle opere pubbliche presentato dall'assessore comunale Alessio Zanoni ai colleghi consiglieri in occasione dell'approvazione del bilancio, è a totale carico dell'amministrazione rivana. Siccome il relativo finanziamento è assicurato, la tempistica prevede che entro la fine dell'anno sia approvato il progetto esecutivo, in maniera da passare, subito dopo all'appalto per i lavori. Con questo nuovo tratto si arricchirà quindi ancora di più la proposta della rete ciclabile dell’Alto Garda, a favore dei residenti ma anche dei numerosi turisti che ormai scelgono la Busa anche (o soprattutto) per la possibilità di muoversi a pedali. 02/08/14 Il presidente del Circolo arcense punzecchia i colleghi di Torbole e Riva: «Non è vero che non abbiamo aiuti pubblici. Serve unità, non campanilismo» Pompili: «Consorzio vela, qualcuno rema contro» «Il ritorno economico della vela, sul Garda Trentino, supera i 13 milioni di euro, indotto che è frutto di oltre 120 mila presenze a stagione e di una spesa media giornaliera di circa 110 euro. E' un tesoro che dobbiamo preservare ed arricchire e per farlo c'è bisogno soprattutto di unità di intenti: il Consorzio è nato con questi presupposti». Carlo Pompili, presidente del Circolo Vela Arco (291 tesserati e 29 atleti), è tra i più convinti sostenitori del progetto che punta a creare una sinergia fra i vari circoli velici. I numeri gli danno ragione: 60 regate (per più di 250 giorni di gara) portano in zona 17 mila equipaggi, 8700 imbarcazioni, 7200 accompagnatori. Numeri impressionanti che la dicono lunga sull'importanza del movimento. Pompili interviene nel dibattito che è scoppiato, in queste settimane, sul ruolo del Consorzio, sul progetto della marina al Linfano e sul futuro della vela. «Posso essere d’accordo con chi sostiene che la vela produca molta più economia e promozione rispetto a quanto riceva in termini di supporto e risorse – commenta – e se preso unitariamente, il nostro movimento vale più di tanti celebrati eventi, tipo i ritiri calcistici. Ma non corrisponde al vero che la vela, in Trentino, non riceva alcun aiuto, dal pubblico o dal privato. Anzi, qui va molto meglio che altrove». Pompili si toglie qualche sassolino replicando al presidente della Fraglia Vela Riva che ha speso parole, di recente anche sul Trentino, soffermandosi soltanto sui due circoli più blasonati della zona: «Trascurando o ignorando altre grosse manifestazioni che si svolgono in zona, come i campionati europei o italiani che vengono organizzati da altre realtà, compresa la Val di Ledro, che per vicinanza e capacità è in grado di completare la nostra offerta. Se vogliamo vincere tutti siamo necessari ma nessuno è indispensabile. Proprio con questo spirito è nata l'idea di un consorzio fra tutti i circoli velici per ottimizzare le risorse, avere maggiore peso nei confronti delle istituzioni politiche e verso le autorità sportive e beneficiare di un coordinamento più efficace». Al momento, però, il cammino del Consorzio si è arrestato. «Colpa di un acritico ostracismo da parte di qualcuno e di una scarsa comprensione del progetto da parte di qualcun altro – commenta Pompili – e c'è sicuramente anche il tentativo di difendere piccoli o grandi interessi di bottega. E poi fa specie che ora diventi uno spauracchio la concorrenza dei circoli vicini, vedi Malcesine e Campione, dopo che ci si è fatti forti dell'aiuto di un rappresentante di questi circoli extra-trentini per dare addosso al Consorzio. E fa specie che, ora, il presidente del Circolo Vela Torbole, che ha tuonato contro il progetto del Linfano, abbia messo in previsione la costruzione di opere, ad esempio dei nuovi pontili, finanziati dalla Provincia. In questo caso non si sottraggono soldi pubblici ad ospedali e case popolari?». 02/08/14 Torna all’elenco dei quotidiani dal CORRIERE DELLA SERA venerdì 8 Agosto, 2014 - CORRIERE DEL VENETO - VERONA Nasce l’agenzia del Turismo per il territorio veronese «Ora aumentiamo le presenze» Sarà la vera cabina di regia. Corsi: passo importante VERONA - Via libera alla nascita della Dmo di Verona, il nuovo organismo, voluto dalla legge regionale, che dovrebbe diventare la vera «cabina di regia» del turismo locale. Il nome è burocraticamente criptico, ma come ha spiegato l’assessore comunale al Turismo, Enrico Corsi, si tratta, in pratica, della nuova Agenzia per il Turismo. A dire ufficialmente sì alla sua nascita è stato un vertice che si è svolto ieri a Palazzo Barbieri, presenti, Enrico Corsi in rappresentanza del Comune capoluogo, Paolo Arena, presidente dell’Aeroporto Catullo, Mimmo Colombo per VeronaFiere e Silvia Nicolis, affiancata dal dirigente Riccardo Borghero, per la Camera di Commercio. Assente giustificato il sovrintendente della Fondazione Arena di Verona, Francesco Girondini, per il grave lutto familiare che lo ha colpito (è morta la madre). Per quanto riguarda la Provincia, si attende probabilmente di capire che ne sarà dell’ente, che si avvia tra l’altro alle elezioni del 12 ottobre. Accordo pieno dei presenti sulla necessità e l’urgenza di dar vita alla nuova struttura. La bozza d’intesa preparata ieri, sarà sottoposta in settembre all’approvazione di tutti i consigli d’amministrazione interessati, dopo di che, tutto dovrà essere spedito a Venezia, per ottenere l’accreditamento da parte della Regione Veneto. «Un passo avanti importante – ha commentato l’assessore Corsi, al termine dell’incontro – che spero possa portare nel volgere di poco tempo ad un aumento numerico, ed anche qualitativo, del turismo veronese, settore decisamente essenziale per lo sviluppo economico della nostra città». Ma che cos’è la Dmo? Le hanno dato (e nessuno sa spiegare il perché) un nome inglese: Destination Management Organisation. Lo scopo è ambizioso: diventare la cabina di regia in grado di unificare l’azione di tutti i soggetti e i settori, pubblici e privati, che si occupano di turismo. Proprio sulla mancanza di una «regia» nel settore si era incentrata, qualche settimana fa, una durissima critica contenuta nel documento redatto per l’Unesco (su iniziativa proprio di Palazzo Barbieri) redatto dall’Università di Verona. «Mancano iniziative di coordinamento, di promozione, di collaborazione tra i diversi attori istituzionali e non, - scriveva il professor Silvino Salgaro – e la sinergia vive su iniziative più o meno sporadiche». Corsi aveva risposto preannunciando appunto la creazione di «un nuovo organismo operativo, assieme alla Camera di Commercio e ad altri enti, che io chiamo Agenzia per il Turismo«. E il presidente degli albergatori aderenti a Confindustria, Gianni Zenatello, aveva sottolineato che «va benissimo che si faccia l’Agenzia, perché c sono stati diversi problemi in passato, visto che non si sapeva bene chi doveva fare cosa: ma ora – aveva aggiunto - mi pare che da Comune e Camera di Commercio ci sia la volontà giusta». Volontà che ieri sembra essersi concretizzata. Lillo Aldegheri Venerdì 8 Agosto, 2014 - CORRIERE DEL TRENTINO - TRENTO «Bici sui sentieri: più civiltà e tolleranza» Gli albergatori chiedono buonsenso. Le Apt: trovare una soluzione condivisa TRENTO — La parola d'ordine è «buonsenso». Di fronte alle posizioni emerse in questi giorni sulla tutela dei sentieri di montagna e sulla «convivenza» tra escursionisti e bikers in quota, gli operatori che in Trentino si occupano di turismo invocano una soluzione «in grado di rispondere alle esigenze di tutti». E guardano con attenzione ai prossimi passaggi (a breve l'argomento sarà affrontata in un incontro tra l'assessore provinciale Michele Dallapiccola e i vertici della Sat). «A chi dovrà confrontarsi sulla questione — conferma Luca Libardi, presidente dall'associazione albergatori — chiedo di affrontare l'argomento con buonsenso, cercando di coniugare le esigenze di chi vive la montagna a passo lento con quelle del popolo, in crescita, degli appassionati di mountain bike». Libardi ammette di considerare «difficile» una regolamentazione («Non so come si potrebbe intervenire: se anche si dividessero i sentieri tra tracciati percorribili solo a piedi e itinerari misti, chi si occuperebbe dei controlli?») Ma, per trovare una soluzione, l'albergatore invoca una presa di responsabilità da parte dei soggetti coinvolti. «Non è possibile — osserva il presidente — dire di sì a tutti o, allo stesso modo, di no a tutti. Ci vorrebbe, invece, un po' più di civiltà e di tolleranza da parte di ognuno». Parole non scelte a caso. «Da parte dei ciclisti — chiarisce Libardi — servirebbe maggior buonsenso nell'utilizzo dei sentieri in modo soft, evitando ad esempio discese a rotta di collo. In questo senso, si potrebbe pensare all'attivazione di una sorta di educazione ambientale per i bikers. Da parte degli escursionisti a piedi, invece, servirebbe tolleranza di fronte a chi sale in montagna in bicicletta». Un invito, quello del presidente, che in realtà non vale solo per la «convivenza» in quota: «Anche sulle ciclabili di fondovalle la frequentazione mista crea problemi. La presenza contemporanea di persone in bicicletta, con i roller, di mamme con le carrozzine e di podisti può dar vita a incomprensioni». Libardi si rivolge quindi a chi dovrà gestire le prossime partite: «Mi auguro che non ci siano scontri. Con gli amici della Sat, si tratterà di capire come far convivere chi frequenta la montagna con il mezzo più adeguato, ossia a piedi, e i bikers, che vedono nella montagna un luogo ideale dove praticare il loro sport». Invita a soluzioni condivise da tutti anche Enzo Iori, presidente dell'Apt della val di Fassa e coordinatore dei presidenti delle Apt trentine. «Il mercato degli appassionati di mountain bike — dice Iori — è in continua crescita. Ed è un mercato giovane: che si parli di downhill o di mountain bike, questo movimento è fondamentale per il turismo estivo di tutto il Trentino». Ma le difficoltà, in effetti, ci sono: «In alcune zone si registrano problemi di convivenza tra escursionisti a piedi e ciclisti». Situazioni che diventano più critiche in estate, quando in quota salgono centinaia di turisti. «Da noi — conferma Iori — si registrano problemi ad esempio sul Viel del Pan o sul Sassopiatto: in alcuni periodi è impossibile pensare di far passare sullo stesso sentiero biciclette ed escursionisti. C'è troppa gente». Giusto, quindi, cercare delle soluzioni: «È positivo che si lavori con propositività per trovare dei percorsi alternativi per le bici. In questo modo si viene incontro a un mercato nuovo e fondamentale per il turismo. Speriamo che questo dialogo dia buoni frutti». Netto invece il presidente dell'Apt fassana sul traffico motorizzato in montagna: «Da noi il problema non esiste: ci sono i divieti a limitare gli accessi. E credo che la situazione debba rimanere così, per evitare mezzi rumorosi e impattanti». Marika Giovannini Sabato 2 Agosto, 2014 - BRESCIA Brescia, il colpo d’ala del turismo Richieste di informazioni su del 63% Forte crescita degli accessi degli stranieri agli Infopoint di Bresciatourism Il 70% dei turisti che scelgono la nostra provincia hanno come meta il lago di Garda. E la sfida di Bresciatourism è stata proprio quella di intercettare almeno una parte di queste centinaia di migliaia di persone, incentivandole a scoprire il capoluogo e i suoi tesori d’arte. Un lavoro che sembra aver già prodotto i primi risultati, se è vero, come dimostrano i dati dell’Infopoint cittadino, che i turisti in città sono aumentati in un anno del 63%. I numeri, presentati da Bresciatourism con il vicesindaco Laura Castelletti, certificano gli accessi ai due sportelli dedicati alle informazioni turistiche (uno in stazione, l’altro in via Trieste). «Il loro utilizzo — spiega Carlo Massoletti, amministratore delegato di Bresciatourism — è segno che la città è diventata attrattiva di per sé». Quello che colpisce è che l’incremento turistico non riguarda soltanto il mese di maggio, per via della Mille Miglia, ma tutto l’anno. «La crescita più significativa è tra marzo e aprile». I dati, infatti, mettono a confronto i primi sei mesi del 2014 con quelli dell’anno precedente: gli accessi degli stranieri all’Infopoint sono aumentati del 50% e quelli degli italiani sono quasi raddoppiati. Ad attrarre i turisti sono i resti archeologici dell’epoca romana, i siti Unesco come Santa Giulia, ma anche le tante chiese disseminate per la città. «Insieme al Comune — rileva Massoletti — abbiamo lavorato per accreditare l’immagine di Brescia come città d’arte, ma c’è ancora molto da fare per recuperare terreno rispetto ai competitor». Il primo nella lista è Verona, che in estate diventa una delle mete preferite degli stranieri che soggiornano sul Garda. La sfida, per il presidente di Bresciaturism Alessio Merigo, è «portare quei turisti in città, facendo loro conoscere i nostri ristoranti, i musei e i tanti negozi della città». Per raggiungere questo obiettivo «è fondamentale un lavoro di co-marketing, investendo anche nella ristampa di materiale promozionale da distribuire negli alberghi e nelle altre strutture ricettive della provincia», sottolinea anche Laura Castelletti. Insomma, far conoscere i tesori di Brescia è il primo passo per attrarre turisti. «Se escludiamo Venezia — sostiene Merigo — credo che la nostra città, nel nord Italia, non sia seconda a nessuna sotto il profilo culturale». Dalla Mille Miglia all’area archeologica romana più grande dell’Italia settentrionale, il presidente di Bresciatourism è convinto che la Leonessa possa trasformarsi in una città della cultura. «Se puntiamo sulle nostre eccellenze — sottolinea Merigo — possiamo farcela, ma è necessario che tutti ci credano». Quello che i dati dell’Infopoint certificano è che l’interesse per Brescia sta crescendo: nello stesso mese di luglio è stato registrato un incremento del 17%. Ma se l’Expo rappresenta davvero una sfida (anche turistica), è pur vero che la città ha ancora alcuni gap da colmare. In diversi bar e ristoranti del centro (per esempio in via Cavour), non solo tanti gestori non parlano inglese, ma gli unici menù disponibili sono in italiano. E infatti tanti stranieri, spesso, non capiscono cosa stanno ordinando. Un problema che Massoletti conosce bene, tanto che ha già deciso di mettere a disposizione personale laureato che nei prossimi mesi si occuperà delle traduzioni. «Il tutto — conferma — a livello gratuito». La strada da percorrere, quindi, è ancora tanta. Matteo Trebeschi Torna all’elenco dei quotidiani
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