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– ANNO XXIII n° 4 28 febbrAIO 2014 –
AUT.Dr/CbPA/CeNTrO1 – VALIDA DAL 27/04/07
Perugia torna sede cardinalizia. Lavoro e giovani, ecco le priorità del neoporporato
un cardinale dopo 160 anni
Nominato nel concistoro del 22 febbraio, Bassetti racconta il primo incontro con il Papa
BullisMO
di lOreNZO grighi e Michele raViarT
L
Di giuliO, grOssi, Villa
a pagg.
a
passeggiO luNgO cOrsO
4-5
TaciTO
il giOrNO Del
paTrONO
Orfei, Mechelli
S
Storie di chi combatte
lo spreco alimentare
dentro supermercati
e mense
«N
ricOrreNZe
L’identità industriale di Terni in crisi. San Valentino momento di bilanci
eNergie pOsiTiVe
il tablet
della discordia
la città festeggia san Valentino ma deve fare i conti con la crisi. Viaggio tra i
sogni e le preoccupazioni dei ternani
la polvere sull’acciaio
(segue a pag.3)
scuOla
on sempre ciò che vien dopo è progresso». A scrivelo è stato Alessandro Manzoni e così la devono pensare anche i genitori degli alunni di una scuola elementare di Roma che hanno bocciato il progetto
“Cl@sse 2.0”. L’iniziativa, promossa dal Miur,
mira a portare dentro le aule tablet, computer, ebook e tutte le moderne tecnologie, per metterle a disposizione degli alunni. L’obiezione dei genitori è
semplice: non solo non sono chiari gli effetti della didattica digitale, ma ci sono anche degli studiosi che
mettono in guardia da eventuali rischi. Secondo il
ricercatore Roberto Casati l’utilizzo massiccio di
nuove tecnologie potrebbe distrarre i ragazzi, abbassando la soglia di attenzione.
Eppure sono passati meno di due anni da quando
l’allora ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo annunciò la fine dell’era della carta, affermando che la digitalizzazione avrebbe
portato ad un risparmio complessivo di 30 milioni
di euro.
Mentre continua il
braccio di ferro tra
coloro che vorrebbero una scuola sempre più informatizzata e quelli che chiedono cautela, le nostre
scuole cadono a pezzi. Secondo un rapporto presentato nel 2013 da CittadinanzAttiva, solo un istituto su quattro è in regola con le certificazioni. Il
44% delle aule non ha banchi adatti per studenti in
carrozzina, mentre il 24% delle scuole non è in grado di fornire percorsi sicuri in caso di emergenza. Di
fronte allo stato di degrado in cui si trova la scuola pubblica, il problema dei tablet passa in secondo piano. Questo non significa che dovremmo voltare le spalle al digitale, ma considerare il problema da un altro punto di vista: cosa possiamo insegnare a dei bambini che con la tecnologia ci sono
nati e cresciuti, tanto da essere ribattezzati “nativi digitali”? Un’idea potrebbe essere quella di educare i giovani ad utilizzare il web in maniera consapevole, per prevenire fenomeni come l’adescamento online e il cyberbullismo.
il repOrTage
a voce incerta, quasi tremante, lo sguardo lucido. Sarà stato anche per la febbre e il mal di gola che lo avevano costretto a saltare alcuni impegni ufficiali, ma è
difficile non pensare che l’emozione fosse dovuta, almeno in parte, all’attesa per una delle
giornate più importanti della sua vita.
Gualtiero Bassetti, vescovo dell’arcidiocesi di
Perugia-Città della Pieve dal 2009, è uno dei
19 cardinali nominati da Papa Francesco nel
Concistoro dello scorso 22 febbraio, l’unico
tra gli italiani a non avere un incarico in curia. Lo abbiamo incontrato pochi giorni prima della consegna della berretta cardinalizia,
al termine di un incontro con le cooperative
umbre. Uno dei tanti momenti di discussione nei quali il vescovo affronta alcuni dei temi a lui più cari: il lavoro e la formazione dei
giovani nel territorio della sua diocesi.
Una nomina imprevista quella di Gualtiero
Bassetti, toscano atipico, nato nel 1942 a Popolano di Marradi, sul lato dell’Appennino
che dà sulla pianura padana, e quindi mezzo
romagnolo. Imprevista perché Perugia non è
tradizionalmente una sede cardinalizia, come
ad esempio lo sono quelle delle grandi città
italiane, Milano, Napoli o Firenze.
piaNeTa
an Valentino, il momento in cui il grande
amore si deve dare una
mossa e trovarti. O sorprenderti se già l’hai trovato. Preferibilmente con una settimana di anticipo. Si ama tutto l’anno (più o meno), e ufficialmente il giorno degli innamorati è
una formalità per tutti. Ma alla fine spuntano sempre vagonate di “regali” a forma di cuore, preconfezionati e disponibili presso casse dei supermercati e nei pop-up sul vostro sito di fiducia. E se in guerra e in amore non esistono regole,
mai dimenticare la legge fondamentale del 14 febbraio: la cena al lume di candela. Nei ristoranti, fiumi di coppie vanno alla ricerca dell’atmosfera giusta, meglio se accompagnata da una bottiglia di vino. Che poi a queste cene si appoggi lo smartphone tra il bicchiere e il tovagliolo, è un’altra storia. Pochi ma essenziali gli accorgimenti per evitare la tragedia. Lui deve tapparsi gli occhi quando passano le cameriere, lei non deve cercare brillanti scuse per litigare davanti
a tutti.
La liturgia del sentimento nel giorno dell’amore prevede,
qualora lo consenta il portafoglio, anche una fuitina romantica. Un tour operator inglese ha addirittura proposto una
vacanza a bordo del sottomarino The Lovers Deep, 200 metri sotto la superficie del mare. Penelope ha aspettato che
Ulisse tornasse a casa per vent’anni, Tristano si è lasciato
morire d’amore per Isotta, Paolo e Francesca si sono ricon-
a pag.
8
giunti nell’Inferno della Divina
Commedia. Anche oggi esistono
le grandi storie d’amore, ma le
tragedie sono di altra natura. Costruire un futuro insieme diventa complicato se lei vive nell’ossessione delle partite di calcetto o passa il sabato sera al telefono con amiche disperate
che hanno deciso di passare la notte a interrogarsi sui massimi sistemi. Sembra un’impresa impossibile se lui, in stagione di saldi, aspetta fuori dai negozi sbuffando. Peggio ancora, se ancora non si decide a lasciare casa di mamma e
papà. Chissà se Giulietta avrebbe mai accettato di dividere
il suo Romeo con la signora Montecchi tutte le domeniche,
che “come fa le lasagne mammà, nessuno mai”. Forse in fondo l’essenza dell’amore non è mai cambiata, ha solo vestiti
i panni dei nostri tempi. Anche Papa Francesco, che il 14
febbraio ha accolto oltre 15mila coppie in Piazza San Pietro, si è chiesto cosa si intenda per amore, e la sua riposta è
stata semplice. «L’amore, se ha basi solide, cresce come una
casa, che si costruisce assieme, non da soli».
Questione di chimica, tenerezza, empatia tra cervelli.
L’amore è un fatto inspiegabile, non si capisce quando inizia né quando finisce. Spesso e volentieri non vogliamo nemmeno accorgercene. Detto ciò, tu, persona single, potresti anche uscire con quell’amico con cui hai conversazioni brillanti. Tutti dicono da anni che è completamente e follemente innamorato di te. Ma non lo farai mai.
giulia saBella
Ora e per sempre
Intimidazioni, botte,
spinte e sputi.
Il trattamento riservato
a chi è più debole
aguZZi, Di MaTTeO, paTerNesi
a pag.
2
2
CRONACA
28 FEBBrAIO 2014
L’Umbria è tra le regioni meno colpite dal fenomeno anche se dal 2008 al 2012 sono aumentate le segnalazioni al Telefono Azzurro
Bullismo, il vero problema è il web
V
Secondo la psicologa Ada Fonzi dell’Università di Firenze tutto parte dalla scuola: «Chi non capisce questo è fuori strada»
i è mai capitato di essere presi in giro a
scuola quando eravate piccoli? Se la cosa è finita lì, nulla di grave. Ma se le offese erano particolarmente pesanti e insistenti,
la faccenda diventa più seria. Già, perché in alcuni casi si rischia di essere vittime di episodi di
bullismo. Vittime e carnefici sono sempre gli stessi: bambini e adolescenti privi di punti di riferimento in un società sempre più “liquida” e sull’orlo di una preoccupante isteria collettiva. Nella quale si comunica tutto il giorno ma si rimane
sempre più soli.
La parola bullismo deriva dall’inglese “bullying”, e si manifesta come «un’oppressione psicologica o fisica, ripetuta e continuata nel tempo,
perpetuata da una persona più potente nei confronti di un’altra percepita come più debole».
(Farrington, 1993). Ma nella vita di tutti i giorni
si va ben al di là delle semplici definizioni. In Italia circa un adolescente su 5 è preda dei bulli. Ma
la novità inquietante è un’altra. Perché al mondo
reale si è aggiunto quello virtuale. E la rete spesso è una giungla nella quale il motto hobbesiano
dell’ homo homini lupus si materializza più brutalmente che altrove. E se non si è abbastanza forti si rischia di soccombere. Il bullismo non ha
la
barriere. Non è un fenomeno caratteristico di un
territorio in particolare. Per questo è difficilmente decifrabile. Secondo gli ultimi dati Eurispes Telefono Azzurro del 2012, il 23,6% dei ragazzi
tra i 12 e i 18 anni è stato preso di mira dai cyber-bulli: in aumento anche i casi di “sexting”: un
adolescente su 4 (25,9%) ha ricevuto un sms, un
mms o un video a sfondo sessuale, (10,2% nel
2011). Al 20,5% dei ragazzi è capitato di trovare
online proprie foto imbarazzanti (uno su 10 nel
il codice penale prevede una serie di
reati così disciplinati:
– percosse (art. 581)
– lesione personale (art. 582)
– ingiuria (art. 594)
– Diffamazione (art. 595)
– Violenza privata (art. 60)
– Minaccia (art. 612)
– Danneggiamento (art.635)
se l’ipotetico “bullo” è un minore sono previste le norme del processo penale minorile, come stabilito dal Dpr
n.448 del 1988.
per i minori di 14 anni, che per l’ordinamento giuridico italiano non sono
imputabili (art. 97 del codice penale),
sono invece previste norme di tipo
rieducativo.
fonte:
Osservatorio per il contrasto della pedofilia e pornografia minorile (presidenza del consiglio dei Ministri, Dipartimento per le pari Opportunità)
giuseppe Di MaTTeO
pugni e calci per qualche moneta e un cellulare
legislaZiONe
su bullismo e cyberbullismo la legislazione italiana è ancora molto lacunosa. anzi, sarebbe meglio parlare di
vero e proprio vuoto normativo, che
spesso viene riempito con soluzioni
tampone. e la questione si complica
anche a causa della rete, non ancora
sottoposta a processi di regolamentazione e sulla quale c’è divisione in merito alle norme da adottare.
caso dei bambini tra i 7 e gli 11 anni) e all’11,1%
video spiacevoli in cui era presente (6,7%).
E in Umbria? Qui la situazione appare meno
drammatica. Infatti fra il 2008 e il 2012, su 13.143
segnalazioni 111 sono giunte dall’Umbria, che si
colloca al 17esimo posto fra le regioni. Ma ciò
non autorizza ad abbassare la guardia, perché anche da noi il bullismo è in aumento. Nel 2013, oltre trenta città umbre hanno deciso di aderire alla campagna di Telefono Azzurro durante la qua-
le sono state distribuite guide contro il bullismo
dedicate a genitori e ragazzi. Uno degli ultimi episodi si è registrato a Città di Castello, dove la polizia sta indagando per cercare di scoprire i responsabili di un’aggressione che sarebbe avvenuta nei pressi della stazione.
Ma, come sempre, il problema è a monte. E
parte da lontano. Il degrado di alcune istituzioni
alle quali era affidato il compito di educare l’individuo, la scuola in primis, spiegano molto dell’attuale deriva che sembra pervadere la società.
E fenomeni come il bullismo ci sguazzano allegramente. «Tutto parte dalla scuola. Chi non capisce questo è fuori strada». Ada Fonzi, professore emerito di psicologia all’Università di Firenze, ha dedicato a questo molti anni di studio oltre che varie pubblicazioni. «Il bullismo rappresenta il crescente disagio di parte della società,
quella più vulnerabile, perché vittima del degrado culturale e dell’emarginazione. Proprio per
questo mi piace pensare a quello che diceva Bobbio, quando sosteneva che nulla educa alla democrazia quanto l’esercizio alla stessa. Il bullismo si
combatte con politiche culturali precise e con la
prevenzione a partire dalle scuole».
La storia di Michele, finito all’ospedale dopo essere stato picchiato da un ragazzo più piccolo
ualche insulto, uno spintone, fino ad ar- noscono, tutti gli vogliono bene e lo invitano ad
rivare alle minacce. «Dammi il tuo cel- uscire. Durante una di queste uscite conosce il
lulare o ti picchio». Comincia così, tra nuovo arrivato nel gruppo, che a poco a poco diamici, l’ennesimo episodio di quel fenomeno che venta il suo incubo. Martin, altro nome di fantasia, ha 17 anni e va ancora a scuola. Originatra i giovanissimi non conosce più limiti.
Michele, nome di fantasia, è la vittima di tur- rio di un paese dell’est Europa, oggi vive a Peruno. Ha poco più di 20 anni ed è affetto da un leg- gia e non ha mai creato problemi. Da qualche
mese ha iniziato a frequentare gli
gero ritardo cognitivo. È sestessi
amici di Michele. Ed è proguito da un’assistente sociale e
Dammi
prio
al
parco, dove si trovano tutti
vive all’interno di una comututti
i
soldi
quanti
il
pomeriggio, che iniziano le
nità che realizza progetti di vivessazioni, gli insulti, le minacce.
ta integrata per persone in sie il telefono,
Michele all’inizio non dà troppo
tuazioni di disagio, inserendoo ti picchio
peso alla presenza di Martin fino a
li in contesti di vita quotidiana
quando, qualche settimana fa, deci“normali”.
E Michele, infatti, è ben inserito nella realtà as- dono di incontrarsi di sera dietro la stazione.
sociativa del suo quartiere, in parrocchia. Su Fa- Un’occasione per provare a recuperare un rapcebook ha più di seicento contatti, tutti lo co- porto, per chiarirsi una volta per tutte, pensa Mi-
Q
“
”
chele. Ma all’appuntamento Martin si avvicina
con aria di sfida, gli chiede dei soldi, insiste, non
ne vuole sapere di lasciarlo in pace. All’ennesimo rifiuto parte il primo pugno, poi dei calci, Michele finisce a terra e Martin gli strappa dalla tasca qualche moneta, pochi euro. Non soddisfatto gli apre il marsupio, gli ruba il cellulare. Scappa, ma prima di far perdere le tracce lo ammonisce: «Guai a te se parli, se mi denunci».
Nonostante le minacce e la paura di incontrarlo di nuovo, con il sostegno della rete assistenziale che ha intorno, Michele decide di raccontare tutto ai carabinieri, poi si fa portare all’ospedale perché il suo gomito è gonfio dopo la caduta a terra. Denunciare un’aggressione, denunciare un amico provoca disagio e imbarazzo. Ma
oggi Michele sa che la debolezza è stata la sua
unica forza.
luciNa paTerNesi MelONi
«aiutiamo i ragazzi a sentirsi sicuri anche in rete»
La dirigente del compartimento della Polizia postale in Umbria ci racconta l’impegno per proteggere i minori
C
omputer, smartphone e tablet: nell’era della
comunicazione digitale la tecnologia ci segue
ovunque. Una realtà pervasiva che si sovrappone
a ogni ambito, anche quello familiare o scolastico.
Una rete che, oltre a fornire informazioni, rischia
a volte di avviluppare i soggetti più fragili in nodi
sempre più stretti, fino quasi a togliergli il respiro.
“Una vita da social” è l’ultima di una serie di attività condotte a livello nazionale dalla Polizia postale e delle comunicazioni, per sensibilizzare
gli utenti web, e soprattutto i minori, a una
navigazione sicura e alla condivisione consapevole dei dati personali. In Umbria dall’inizio dell’anno scolastico sono dieci gli
incontri tenutisi nelle scuole: duemila gli
studenti raggiunti. Ne abbiamo parlato con
il Vice Questore aggiunto Anna Lisa Lillini, dirigente del compartimento regionale della Polizia postale.
Dottoressa Lillini, quali sono i rischi maggiori oggi per gli utenti del web e, in particolare,
per i minori?
«Il web è cambiato molto negli ultimi anni: si pensi alla nascita dei social network o alla diffusione
degli smartphone. Oggi i problemi maggiori sono
legati all’adescamento online, il cosiddetto grooming. Sono tanti i minori contattati da malintenzionati tramite social network: basta trovare un finto interesse comune o sfruttare l’insicurezza tipica dell’adolescenza. Un classico “sei bellissima, ti
ho visto fuori dalla scuola” può dare avvio a conversazioni con degli sconosciuti. A volte si arriva
alla condivisione da parte del minore di materiale
personale, video o fotografico, spesso di tipo sessuale o all’incontro con l’adescatore. Poi ci sono i
rischi del cyber bullismo, della violazione della privacy o del copyright».
Questi ultimi casi sembrano qualificare i protagonisti più come responsabili che come vittime. È così?
«Certo. Guardi il punto chiave che ci sforziamo di
far capire ai ragazzi è che non c’è differenza tra realtà virtuale e realtà “vera”. Le norme di buon
comportamento della quotidianità devono valere
anche sul web. Chi aggredisce o perseguita qualcuno sulla rete, magari dietro un nome finto, pensa
di poterlo fare impunemente. Ma non esiste l’anonimato in rete, la navigazione lascia molte tracce.
Si rischia di incorrere in una denuncia per stalking
o nel reato di sostituzione di persona per chi si ap-
propria dell’identità di qualcuno. O ancora chi gioca a fare l’hacker senza averne le competenze rischia di dover pagare danni molto alti».
Come cercate di far capire questi concetti ai
ragazzi e qual è la loro reazione?
«Facciamo molti esempi concreti, facendo ragionare gli studenti sul peso delle loro azioni e sul reale funzionamento dei social network. Sul web i minori sono iper-responsabilizzati: i genitori tendono a disinteressarsi dell’argomento, perché pensano che i propri figli siano capaci di cavarsela da soli. Questo non è sempre il caso: i ragazzi anche lì
hanno bisogno di regole e di aiuto. Di solito la reazione agli incontri è di sollievo: gli studenti capiscono che il web non è una sorta di terra di nessuno e che c’è chi può aiutarli in caso di necessità.
Una realtà, quella degli abusi sui minori, da non
sottovalutare neanche in Umbria: nel 2013 la Polizia postale regionale ha arrestato quattro persone
e ne ha denunciate dieci per pedofilia online; sono oltre 300 inoltre i siti pedopornografici monitorati. Un impegno ribadito anche quest’anno nella giornata mondiale per la sicurezza web, il Safer Internet Day, celebrato in tutto il mondo l’11
laura aguZZi
febbraio».
PRIMO PIANO
28 FEBBRAIO 2014
3
Parla monsignor Bassetti, nominato cardinale dal Papa: «Una grande responsabilità nei confronti della Chiesa»
(segue dalla prima)
I
l capoluogo umbro non è abituato a questi
onori, anche se l’ultimo precedente è di
quelli eccellenti. Si tratta di Gioacchino Pecci, arcivescovo di Perugia nominato cardinale nel
1853, che sarebbe stato eletto pontefice nel 1878
con il nome di Leone XIII, il Papa della Rerum
novarum e della “dottrina sociale della Chiesa”.
Bassetti ha accolto con stupore la nomina da
parte di Papa Francesco. Si è definito un “due
di briscola” che riceve la berretta e che vede la
sua nomina «non come un regalo, ma come una
responsabilità ancora maggiore verso la Chiesa».
Del suo nuovo ruolo ammette di essere preoccupato soprattutto per la burocrazia destinata ad
aumentare, come ha raccontato all’Ansa: «Sono
un leprotto di campagna abituato a correre, nato sull’Appennino tosco-emiliano dove, come
diceva mia mamma, anche le galline hanno bisogno dei freni per stare ferme». Ma ha promesso
che il nuovo
Ha raccomandato ruolo non
cambierà il
a noi vescovi di
suo modo di
‘puzzare di pecora’, essere: «Intendo contisignifica che
nuare a essestiamo in mezzo
re quello che
alla gente
sono sempre
stato. Fedele
al mio stile di vescovo. Continuare a operare per
la comunione nella Chiesa».
Il primo incontro tra i due è avvenuto poche
settimane dopo la fumata bianca che ha annunciato al mondo la scelta del nuovo pontefice: «Io
non conoscevo Bergoglio quando era cardinale
a Buenos Aires, anche perché ho girato quasi tutta l’America Latina ma non sono mai stato in Argentina. Però ho avuto la fortuna, insieme ai vescovi dell’Umbria, di conoscerlo appena eletto
Papa, perché siamo andati da lui in visita ad limina». Sono gli incontri che ogni vescovo
del mondo deve
compiere dal Papa
in Vaticano almeno
una volta ogni cinque anni, per aggiornarlo sui problemi delle loro
diocesi. Per il 2013 erano state calendarizzate da
Benedetto XVI le visite con i vescovi italiani, ricevuti regione per regione. I presuli umbri sono
stati gli ultimi ad essere ricevuti, il 22 aprile,
quando sul soglio di Pietro era nel frattempo arrivato il primo Papa a chiamarsi Francesco.
«Ci siamo avvicinati a lui parlando della nostra
regione, presentando una sorta di ‘millantato
credito’. L’Umbria è una delle regioni più piccole e gli abbiamo ricordato
Insieme agli altri
che ha dato il
nome a due
vescovi umbri
abbiamo ricordato Papi in dieci
anni: Beneal Santo Padre che detto e Franla nostra regione cesco. E poi
abbiamo il laha dato i nomi
go Trasimeagli ultimi
no, che è fordue pontefici
midabile, come quello di
Tiberiade… anzi ancora più bello!». Momento
importante dell’incontro, la lettera d’invito a venire ad Assisi il 4 ottobre seguente, per fare accendere personalmente dal Papa la lampada votiva nel giorno dedicato al “suo” santo, Francesco. «E lui ha detto di sì. C’è stato subito un dialogo spontaneo, immediato» racconta il neo-porporato con un filo di emozione. «Lei è il nuovo
Papa e noi veniamo qui per la prima volta. Vorremo sapere come vede il nostro lavoro di vesco-
così a casa 110 dipendenti. Il cardinale non nasconde la gravità della situazione: «Tutto questo
è molto preoccupante. La regione è piccola,
principalmente basata sul terziario, settore che
adesso sta soffrendo in maniera particolare. Le
poche imprese che già prima della crisi faticavano a dare lavoro a tutti sono in una situazione sempre peggiore
La Chiesa
per la congiuntura
generale». L’impedeve aiutare
rativo per Regione,
Provincia, Comune chi è in difficoltà,
e la pubblica ammi- specie in questo
nistrazione a tutti i
periodo di crisi,
livelli è uno soltanin cui tante
to: «Bisogna in tutti i modi favorire le aziende stanno
imprese, dobbiamo
chiudendo
fare qualcosa per risollevare l’economia della regione». Un ruolo importante in tutto questo lo può, anzi lo deve svolgere la Chiesa: «Non abbiamo oro né argento, non possiamo
aiutare sul piano strettamente economico. Però
non ci dobbiamo tirare indietro, il nostro ruolo
è quello di stare in mezzo alla gente. Si può fare
coscienza evangelica e coscienza critica nel sollevare i problemi che ci sono. Ecco questo lo
può fare, la Chiesa. E secondo me lo deve fare».
Altro appello del cardinale a favore delle persone meno fortunate della regione era arrivato
durante la celebrazione del Te Deum nella cattedrale di San Lorenzo, lo scorso 31 dicembre.
Un invito ad aiutare chi si ritrova senza una casa dove vivere: «Sono vicino con l’affetto di Pastore a tutte le famiglie in difficoltà economica
e morale e non mi stancherò di sollecitare chiunque abbia la possibilità di dare ad affitti sostenibili le case che sono sfitte. E Dio voglia che a
nessuno passi mai per la mente di speculare sulla pelle dei poveri».
Poveri, ma non solo. Nella pastorale di Bassetti meritano un’attenzione particolare
anche gli immigrati
di seconda generazione, ragazzi nati
in Italia che però
non vengono considerati cittadini italiani: «È chiaro che
è una palese ingiustizia, perché chi è nato in Italia è in regola! È veramente un fatto di ingiustizia che non sia considerato a tutti gli effetti cittadino italiano».
Che Gualtiero Bassetti fosse entrato in sintonia con Papa Francesco era apparso chiaro a tutti già a metà dello scorso dicembre, quando Bergoglio aveva annunciato i nuovi membri della
congregazione per i vescovi, la struttura della
Santa Sede che fornisce i tre nomi dai quali in
genere il Papa sceglie quando deve nominare un
nuovo vescovo. Bassetti era stato uno dei pochi
prelati non cardinali ad essere assegnato alla
congregazione, insieme a monsignor Pietro Parolin, il nuovo Segretario di Stato e ovvio candidato alla porpora. A colpire gli osservatori di
“cose vaticane” fu il fatto che Bassetti aveva di
fatto sostituito nella congregazione Angelo Bagnasco, l’attuale presidente della CEI. L’arcivescovo di Perugia è attualmente uno dei tre vicepresidenti dei vescovi italiani, eletto a larga
maggioranza e senza bisogno di un ballottaggio,
a dimostrazione della considerazione in cui è tenuto dai suoi “colleghi”. E ora che per la prima
volta nella sua storia la nomina del presidente
della CEI non sarà imposta direttamente dal Papa, ma scelta dagli altri vescovi, non è difficile
pensare a Bassetti come al prossimo “capo” dei
presuli italiani. Per diffondere l’odore di pecora da Perugia a tutta l’Italia.
“
”
“
”
«Con Francesco un dialogo
spontaneo e sincero da subito»
“
”
vi, quali cose ha da dirci. Lui ce lo ha spiegato
con una metafora meravigliosa, che ha usato più
volte: “Dovete profumare di pecora. Ogni vescovo deve odorare del suo gregge, vuol dire che
sta in mezzo alla gente!”».
E Bassetti in mezzo alla gente c’è sempre stato, occupandosi soprattutto del mondo del lavoro. Ha avuto modo di incontrare in varie occasioni disoccupati e cassintegrati, dimostrando
di avere molto a cuore la sorte di chi si è im-
provvisamente ritrovato senza soldi per mantenere la propria famiglia. La mancanza di lavoro
non riguarda ovviamente solo la sua diocesi ma
l’intera regione che, ha detto durante un incontro in favore delle famiglie in difficoltà, rischia
di passare «dalla povertà alla miseria» (Bassetti è
anche presidente della conferenza episcopale
umbra). Ultimo esempio in ordine di tempo è
quello dello stabilimento della Sgl Carbon di
Narni che ha annunciato la chiusura, lasciando
Chi è il nuovo cardinale
I precedenti
Nato a Popolano di Marradi (FI), diocesi
di Faenza-Modigliana, il 7 aprile 1942
Gioacchino Pecci (1810-1903). Fu nominato vescovo di Perugia nel 1846 e creato cardinale nel 1853 da Papa Pio IX. Fu eletto
Papa nel 1878 con il nome di Leone XIII. Fu
il Papa dell’enciclica Rerum Novarum, che
introdusse la dottrina sociale della Chiesa
Ordinato sacerdote il 29 giugno 1966 dal
cardinale Ermenegildo Florit, arcivescovo
di Firenze
Nel 1994 è nominato vescovo della diocesi Massa Marittima – Piombino
Nel 1998 viene trasferito nella diocesi di
Arezzo-Cortona-Sansepolcro
Dal 2009 è arcivescovo di Perugia-Città
della Pieve e vicepresidente della Cei
Il 22 febbraio 2014 è creato cardinale da
Papa Francesco
Fulvio Giulio della Corgna (1517-1583), perugino e nipote da parte di madre di Papa
Giulio III, fu nominato vescovo di Perugia dal
1550 al 1553 e dal 1564 al 1574. Nel 1551
fu creato cardinale dallo zio pontefice
Da quando Perugia è un’arcidiocesi (1882),
due arcivescovi furono creati cardinali dopo
aver lasciato Perugia: Pietro Parente ed Ennio Antonelli. L’attuale cardinale Giovanni Betori, arcivescovo di Firenze, è nato a Foligno
Lorenzo GrIGhI
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re sette di sera, policlinico Sant’Orso- di prenotazione dei pasti per le degenze e dalla-Malpighi, Bologna. I pazienti rico- l’altro abbiamo aderito a questa iniziativa di reverati hanno appena finito di cenare, cupero dei pasti caldi».
i vassoi con gli eventuali avanzi sono stati ritiLa qualità dei prodotti poi è certificata da Last
rati dal personale e portati in cucina. Qui, pe- Minute Market, spin-off dell’Università di Borò, non fanno la fine che ci si aspetterebbe, quel- logna che si occupa proprio di raccogliere beni
la che farebbero in tanti altri ospedali italiani.
Questo cibo non finisce nella pattumiera, viene invece riscaldato a bagnomaria in attesa che arrivino i volontari della cooperativa sociale “La
Rupe”. La destinazione finale è la tavola del centro di accoglienza della
cooperativa che dà un aiuto concreto
alle persone che per un motivo o per
l’altro non hanno abbastanza soldi per
comprarsi da mangiare.
Ogni giorno una trentina di coperti vengono caricati in contenitori termici per arrivare ancora caldi a chi ne
ha bisogno. In questo modo ogni anno vengono “salvati” dalla pattumiela Consegna dei Pasti Caldi all’osPedale sant’orsola di Bologna
ra circa seicento pasti
Al policlinico Sant’Orsola di Bologna l’idea di invenduti e avanzi della ristorazione organizzarecuperare gli avanzi era nata già qualche anno ta per poi distribuirli a enti caritativi ed è attiva
fa, ma poi con i lavori per realizzare la nuova cu- con progetti di recupero alimentare su tutto il
cina centralizzata nel 2010 l’attività era stata so- territorio nazionale.
spesa. Il meccanismo si è rimesso in moto la pri«Mettere su un meccanismo ben oliato è stamavera dell’anno scorso, come racconta Miche- to piuttosto semplice – spiega il dottor Palma
le Palma, responsabile del settore servizi di ri- – Non ci sono complicazioni e all’azienda non
storazione dell’ospedale bolognese.
è costato nulla».
«Parliamo di tremila pasti al giorno per le deIl Sant’Orsola è preso come esempio da molgenze e circa duemila per le mense. È importan- te strutture sanitarie italiane, che chiedono conte fare attenzione e limitare gli sprechi quando sigli per implementare iniziative simili. Tra i prosi ha a che fare con simili quantità. Per questo getti di cui parla il dottor Palma c’è proprio quelmotivo da un lato abbiamo istituito un sistema lo di promuovere un’azione coordinata con al-
tri istituti ospedalieri con lo scopo di incentivare pratiche di recupero virtuoso degli avanzi.
L’ospedale Santa Maria della misericordia di
Perugia conta 800 posti letto e ogni giorno vengono preparati due pasti a paziente. Se i numeri non ingannano, la quantità di cibo cucinata
ogni giorno è enorme. Che fine fa quello che i ricoverati lasciano sul vassoio?
Fino a qualche anno fa gli avanzi venivano gettati, eccezion fatta per alcuni generi alimentari recuperabili come pane e
frutta, che venivano dati a enti di beneficenza.
Mario Amico, responsabile per l’accoglienza, spiega che da un paio di anni
l’ospedale ha optato per una soluzione alternativa, che si prefigge di risolvere il
problema a monte. «Abbiamo deciso di
ricorrere a un sistema di prenotazione dei
pasti: dal letto del paziente ci si collega
direttamente alla cucina per la richiesta
del vitto. Se il paziente viene dimesso, il
suo nome viene automaticamente cancellato dalla lista delle degenze».
Gran parte degli sprechi avveniva proprio perché alla cucina non veniva data comunicazione
della dimissione dei pazienti. Al momento comunque non è contemplata la possibilità di mettere in piedi un sistema di ridistribuzione dei pasti caldi, da affiancare alla prenotazione informatizzata dei pasti, che viene ritenuta sufficiente.
Iniziative di questo tipo non costano nulla alle strutture che aderiscono, ma ancora non sono molto diffuse. Eppure, per dirla con le parole del dottor Palma, «non sarebbe male se tutti gli ospedali lo facessero».
Caterina Villa
usare le eccedenze per aiutare
Consumare entro
Latte
Yogurt
Uova
C
«P
non oltre la scademza
Pasta
1-2 mesi dopo
3-4 giorni dopo
2-3 giorni dopo
ontrollare la data di scadenza: è la regola d’oro che tutti noi cerchiamo di tenere
a mente quando facciamo la spesa.
In realtà per ogni alimento ci sono due date da
prendere in considerazione, spiega il professor
Naceur Haouet, dell’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Umbria e delle Marche.
«La data di scadenza per gli alimenti degradabili è fissata per legge e deve assolutamente essere rispettata. Una volta superata il prodotto
rischia infatti di diventare nocivo per la salute.
È quello che succede con il latte», spiega Haouet.
Poi c’è il termine minimo di conservazione, quello che noi conosciamo come il “consumarsi preferibilmente entro”. Oltre questa data alcune
caratteristiche dell’alimento possono cambiare,
ma non c’è nessun rischio per la salute. È il caso della pasta, della farina e dei cibi in scatola.
Tutte cose che è bene ricordare non solo al supermercato, ma anche a casa propria.
Secondo Haouet, i consumatori non sono consapevoli di cosa c’è dietro quel numero stampato sulle confezioni che finiscono nel loro carrello e poi nelle loro dispense.
«Molto spesso si scelgono gli alimenti con la data di scadenza più lunga e si finisce con il lasciare sugli scaffali quelli con scadenza a uno o due
giorni». Ovvero proprio quelli che andrebbero
acquistati prima per evitare che vengano poi
gettati via e sprecati.
C.V.
due donne, una vita contro lo spreco Zero Waste, più solidarietà
S
iamo a Corciano, comune di Perugia. In un ne senza casa, agli emarginati, agli immigrati. Og- sconosciuto: il frigo vuoto. Le domande di alipiccolo ufficio nello stabile del centro gi lavora per la cooperativa grazie ad una borsa menti sono in crescita e purtroppo non potremmo comunque soddisfarle tutte».
commerciale “La Galleria” incontriamo del comune di Corciano.
Azzerare lo spreco di organico, creare posti di
«Dopo il corso – spiega – ho fatto uno stage
Chiara e Marcella. Sono due esperte nella selea Brescia presso la cooperativa Cauto che da lavoro e dare una mano a chi da solo non ce la fa
zione e distribuzione di “scarti” alimentari.
Carne, frutta, verdura che, dagli scaffali dei su- vent’anni opera nel settore del riciclo e della di- ad andare avanti. Sono obiettivi ambiziosi, ma
l’importante “è iniziare”, pastribuzione di propermercati, finiscono direttarola di Chiara. «Prima di fadotti alimentari ora
mente nella spazzatura. Pasti
re questo corso ero addetta
sto coordinando il
caldi delle mense scolastiche
inventario dell’azienda Cuciprogetto di Babele
che non vengono neanche tocnelli. Un contratto stagionache ha come parcati dai bambini e dai fornelli
le, tanto stress e basta. Il latners le scuole di
passano direttamente in pattuvoro qui è diverso, sono a
Corciano.
miera. Questi sono solo alcuni
contatto con i veri problemi
Dalla prossima
esempi di “scarti” alimentari.
della gente». Un impegno
settimana, ogni giorChiara e Marcella sono ragazstimolante, ma anche difficino, partiremo con il
ze di Corciano. Due storie dile. «Se da una parte abbiamo
nostro pulmino per
verse accomunate da un sogno:
il sostegno di tante persone
ritirare i pasti caldi
spezzare questo ciclo perverso
come le cuoche delle mense
che non vengono
fatto di produzione fuori conscolastiche, che non ce la
consumati
dai
bamtrollo, inquinamento, povertà.
marCella PomPili
Chiara masetti
fanno più a buttare chili di
bini. Poi li ridistriPer realizzare i loro progetti
hanno seguito un corso di sei mesi finanziato buiremo a 50 famiglie che ci sono state segnala- cibo, dall’altra ci confrontiamo con la diffidendalla Regione grazie ai fondi sociali europei. Le- te dal Comune. Sono famiglie italiane e stranie- za da parte degli esercenti. I supermercati più
piccoli non sono abituati a lavorare con le coozioni frontali e un periodo di tirocinio per acqui- re».
La crisi ha trasformato il tessuto sociale di perative e sono restii a cooperare. Ma non ci
sire competenze. Ora sono due esperte e lavoraCorciano e dell’intera Umbria. Molte industrie scoraggiamo, anzi. Credo che aver intrapreso
no a Corciano con la cooperativa Babele.
Marcella, una laurea in biologia e un dottora- hanno chiuso i battenti. Tante persone che vi- questo cammino nell’anno dello spreco alimento di ricerca, sa bene cosa vuol dire lavorare in vevano in modo agiato oggi non hanno i soldi tare non possa che essere un buon punto di partenza». Per i ragazzi e le ragazze della cooperaquesto settore. Alta, occhi verdi, capelli lunghi. per fare la spesa. È la nuova povertà.
«La richiesta di cibo è generalizzata. Alle por- tiva Babele questo è solo l’inizio. «In futuro voParla ostentando una certa sicurezza. È arrivata
alla cooperativa Babele dopo un percorso dura- te dei servizi sociali bussano anziani e padri di gliamo lavorare anche con panifici e ospedali
to anni. Prima, come volontaria, si occupava del- famiglia separati. Persone che da un momento perché lo spreco si combatte così».
la distribuzione di pacchi di alimenti alle perso- all’altro si sono trovate di fronte ad un problema
niCole di giulio
D
E E
IE T
R IS
O V
Quei pasti “salvati” in corsia
ST TER
noi il cibo non lo gettiamo, lo recuperiamo
IN
In Umbria aumentano le iniziative per evitare che gli alimenti finiscano nella pattumiera. Dalle cucine degli ospedali ai ristoranti, riutilizzare gli avanzi significa anche aiutare le persone in difficoltà
«Perché sollecitazioni a svolgere questo tipo di atiffondere una cultura del consumo consapevole attraverso un servizio basato sul re- tività sono arrivate da questi territori. C’è però da
cupero di eccedenze alimentari a favore parte nostra la volontà di estendere il progetto “Zedelle categorie sociali bisognose. È quanto viene ro Waste” anche in altre zone».
La realizzazione del progetto ha incontrato
svolto da “Zero Waste”, progetto promosso dalla
Cesvol Perugia, in collaborazione con la Regione, il difficoltà fino ad ora?
«Sì. La difficoltà maggiore è raggiungere le azienComune di Perugia e quello di Città di Castello (zona sociale 1). Tra i partner coinvolti il Banco alimen- de, perché ciò richiede un lavoro capillare. Ogni
azienda va contattata singolarmente
tare dell’Umbria, l’associazione “Il saper spiegarle il progetto».
maritano” e la Caritas diocesana di
Come hanno reagito i partner
Citta di Castello. A coordinare il procoinvolti e l’opinione pubblica?
getto è Alessandra Stocchi.
«L’interesse è stato molto e devo
Come nasce “Zero Waste”?
ammettere che ci ha stupiti. Abbiamo
«Nasce da una serie di attività che il
incontrato solo un po’ di diffidenza sul
Cesvol attua con la collaborazione di
tema del non rispettare in modo rigialtre associazioni. Proprio da loro è ardo la scadenza indicata sugli alimentii».
rivata una sollecitazione ad affrontare
Obiettivi per il futuro?
il tema della povertà invisibile. Il mo«Vorremmo coinvolgere nella nostra
do migliore per cercare di arginare tale fenomeno era incrementare le do- il logo del Progetto Zero Waste attività di recupero alimentare anche i
prodotti che provengono direttamennazioni alimentari. ‘Zero Waste vuole
te dai campi (agricoli) e quelli che non vengono conessere un modello per questo tipo di attività».
Oltre al valore socio-assistenziale, che ricadu- sumati nelle mense (scolastiche, ospedaliere). Inoltre
abbiamo in programma una campagna di sensibilizte positive ha sull’economia e sull’ambiente?
«Sicuramente sul piano ambientale il progetto evi- zazione sul recupero alimentare rivolta alle aziende e
ta che il cibo si trasformi in rifiuti. Le aziende sono alla diffidenza che spesso dimostrano nei confronti
stimolate a produrne di meno e a riorganizzarsi. C’è, di questo tema. È stato poi creato un marchio che asinfatti, sempre una parte di merce che può essere re- segneremo alle imprese che partecipano a “Zero Waste”. Abbiamo in programma anche degli incontri
cuperata dopo il ritiro dagli scaffali».
Perché sono solo due, Perugia e la Zona socia- nei quali cercheremo di educare al tema del consule 1 di Città di Castello, i territori coinvolti? È mo, in particolare ci focalizzeremo su come rapporprevisto in futuro un allargamento del bacino di tarsi nei confronti delle scadenze indicate sui singoli prodotti».
intervento?
manlio grossi
er loro c’è il pacco che ho preparato lì sul tavolo, aggiungi le mele che
ci hanno mandato questa mattina».
«Oltre al cibo, ci sono anche i pannolini, non dimenticarti».
Il sabato mattina parlare il
con il signor Roberto Mirri,
direttore dell’Associazione
Banco Alimentare dell’Umbria Onlus, non è semplice.
Tante le persone che bussano alla porta del suo ufficio
nella sede del Banco, in zona
Sant’Egidio. Si tratta dei volontari dell’Associazione che
nei magazzini
accanto all’ufficio del signor
Mirri distribuiscono ai vari
enti grandi scatoloni pieni di
prodotti.
La mission
che il banco
porta avanti è
raccogliere le
eccedenze sul mercato alimentare e distribuirle
a quegli enti, più di 300 in tutta l’Umbria, che
si occupano di assistenza alle persone bisognose. A tener in moto questa grossa macchina organizzativa, circa 80 persone, di cui 60 volontari, che si impegnano per il recupero e la successiva donazione e distribuzione dei generi alimentari. L’anno scorso sono state raccolte 1200
tonnellate di prodotti che hanno contribuito ad
aiutare più di 33mila persone sparse in tutta la
regione.
Dall’olio alla pasta, dai biscotti alla frutta, ma
anche farina e panettoni. Tra le alte ‘torri’ di pac-
sono scarseggiare. A riempire i magazzini del
Banco, prodotti provenienti dai punti vendita
della grande distribuzione, attraverso il progetto ‘Siticibo’ attivo da due anni, dalle aziende
agroalimentari e anche dall’Unione Europea (è stato istituito un piano di aiuti
che però è terminato
dicembre).
A breve il Banco
Alimentare avvierà
una collaborazione
per il recupero di eccedenze anche con le
mense e con i ristoranti. «Abbiamo già
steso un elenco di
quelli da poter conalCuni Volontari
tattare e presto ci atdurante la distriBuZione di Prodotti alimentari
tiveremo per farlo»,
chi che si tro- conferma il signor Mirri.
vano nei maL’attività portata avanti dal Banco Alimentagazzini
del re rappresenta non solo un grosso aiuto a tutte
Banco Alimen- quelle associazioni che quotidianamente si imtari è possibile pegnano per dare una mano a chi ne ha bisogno.
trovare davveRecuperare le eccedenze incide positivamenro di tutto, co- te anche sull’ambiente: gli alimenti ancora comprendo così il ventaglio alimentare. «L’unico ali- mestibili non vengono trasformati, prematuramento che non troverete girando nei nostri ma- mente, in rifiuti. Inoltre anche le aziende donagazzini – afferma il signor Mirri – è la carne, ma trici hanno un risvolto positivo: possono detrarsolo quella fresca perché di carne in scatola ce re l’IVA sui prodotti che decidono di donare al
n’è davvero tanta».
Banco Alimentare.
Proprio per sopperire a qualche mancanza,
Un’attività quella del banco che ha quindi un
ogni anno viene organizzata la ‘Giornata Nazio- triplice risvolto: sociale, economico e anche amnale della colletta alimentare’ che ha come sco- bientale.
manlio grossi
po quello di raccogliere alimenti che a volte pos-
a Perugia arriva la “repeat box”
U
na nuova ricetta per limitare lo spreco
alimentare arriva da oltre oceano. Si chiama Repeat Box e l’hanno inventata gli
studenti dell’Umbra Institute.
Un nome esotico per un concetto molto semplice: un contenitore biodegradabile per portare
a casa gli avanzi di un pasto al ristorante. È la doggy bag americana, che negli Stati Uniti
puoi trovare dal fast food al ristorante.
Un’abitudine però ancora estranea alla cultura italiana, come ci spiegano i ragazzi del
corso “Sustainability and food production”, che affronta i temi della sostenibilità ambientale e dello spreco alimentare.
Questa iniziativa è partita solo due settimane fa e già sembra riscuotere un certo
successo. Tre ristoranti del centro storico
hanno aderito e dopo una prima incertezza iniziale i clienti hanno iniziato a chiedere la loro Repeat Box.
Elisa Ascione, antropologa e coordinatrice del corso, spiega che l’obiettivo è
quello di instaurare uno scambio tra gli studenti
in visita a Perugia e la comunità locale tramite attività concrete. «Il cibo ha una dimensione sia
pubblica che privata. In questo corso esaminiamo
le caratteristiche delle diverse culture alimentari
e facciamo dei paragoni tra Stati Uniti e Italia».
«Sia negli Usa sia nel nostro Paese si consuma
e si spreca molto – dice Ashley – noi abbiamo voluto combinare la nostra doggy bag con la vostra
cultura del cibo. La speranza è quella di stimolare una maggiore consapevolezza del fenomeno
dello spreco alimentare».
Per i perugini è un vero e proprio cambio di
mentalità e come tale necessita di tempo.
«I clienti italiani all’inizio si sentono a disagio a
chiedere di portare via gli avanzi – dice Elisabeth
–, per vincere questa resistenza dovrebbero essere i camerieri a far presente questa possibilità».
le
studentesse del Corso Con la
rePeat Box
Uno dei ristoranti che ha aderito ha già adottato questa strategia. Insieme al menu viene consegnato anche un volantino in cui si presenta il
progetto e non solo. Ci sono tutte le indicazioni
per utilizzare al meglio il contenitore e si parla dei
numeri dello spreco.
Al momento sono state già prodotte 250 scatole e gli studenti stanno lavorando sulla promozione del progetto. La loro idea ha ottenuto il sostegno del comune di Perugia e della Regione, ma
per questi ragazzi è solo il primo passo.
Come dice Annie, «stiamo realizzando un sito
internet in cui spieghiamo l’iniziativa e cerchiamo
di coinvolgere più cittadini possibile. Questo sito deve essere lo strumento per diffondere una
maggiore sensibilità di fronte ad un problema che
tocca tutti noi».
Un buon inizio, ma ancora si può fare molto
di più. Ashley parla a nome di tutti quando
si augura che altri ristoranti aderiscano presto all’iniziativa. Il modello a cui guardano
si chiama “Il buono che avanza”: a Milano
e provincia sono più di cento i ristoranti ad
“avanzi zero”.
Ma non è solo al ristorante che si combatte lo spreco. Tonnellate di cibo finiscono ogni giorno nella pattumiera. Dai campi, al trasporto, fino alle nostre case
Come sottolinea la professoressa Ascione, «diventa sempre più importante approfondire questo tema per poter elaborare
delle strategie efficaci, negli Stati Uniti esistono lauree in food studies (studi alimentari) che qui in Italia mancano. Io, per esempio,
sono laureata in antropolgia dell’alimentazione,
ma non è la stessa cosa».
Lo slogan ideato per Repeat Box recita: “La sostenibilità non è mai stata così buona”. I perugini piano piano sembrano crederci. Sarà per una
maggiore consapevolezza o perché la crisi svuota le tasche. Quello che conta è che l’idea di questi ragazzi funziona.
niCole di giulio
Caterina Villa
6
CULTURA
Un sogno “colorato” inseguito da molti giovani talenti. Un settore che continua a premiare la meritocrazia
professione fumettista
A
In Umbria una grande tradizione di disegnatori. Tanti i festival che ogni anno danno spazio ai creativi di domani
quanti ragazzi sarà capitato sognare –
“divorando” Spiderman, Dylan Dog o
Batman – di diventare, da grande, fumettista? Sicuramente a molti. E molti si perdono poi per strada, tante volte perché i genitori
sognano sempre il figlio dottore.
Ma diventare fumettisti si può, anche in questo periodo, anche in Italia. Non c’è bisogno di
andare lontano per imparare a disegnare manga
o volti espressivi.
Al Nid (Nuovo Istituto di Design) di Perugia,
si tiene un corso di illustrazione e fumetto della
durata di tre anni. In questo istituto all’avanguardia – dove si insegnano, tra l’altro, fotografia, moda e grafica – l’arte del fumetto tradizionale, quella fatta con matita e colori, si coniuga con le tecniche più innovative della computer grafica.
Anche all’Accademia di belle arti di Perugia
esistono diversi corsi dedicati al fumetto, a dimostrazione del fatto che sempre più giovani mostrano interesse nei confronti di questa arte che,
nell’era del digitale, apre nuove frontiere che
sembravano fantascienza fino a pochi anni fa.
Stefano, 26 anni, segue il corso al Nid, dove ha
investito tutte le sue ambizioni: «Questa scuola
mi sta formando per entrare nel mercato del lavoro attuale, perché lavoriamo molto su programmi digitali, primo
fra tutti Photoshop. Il
mio sogno è quello di
fare
l’illustratore».
Stessa età e stesso sogno per Eugenia: «È
molto difficile, in questo campo, trovare un
committente, c’è tanta
concorrenza. Io sto
cercando di farmi conoscere il più possibiuN’MMagiNe realiZZaTa
le tramite concorsi e
Dagli allieVi Del NiD
pubblicazioni».
ispiraTa aD eDgar allaN pOe
Arturo Lozzi, affermato disegnatore di Umbertide, è la dimostrazione che, se si hanno le qualità e la voglia di riuscire, i sogni si possono realizzare. «Quando sei giovane e hai la passione del disegno che ti scorre nel
sangue, vorresti che diventasse il tuo lavoro, ma
hai paura. Non è facile sfondare in questo mondo, vivere solo di questo. Io sono stato fortunato. Durante una mostra mercato a Milano ho fat-
zione di Frigidaire, una
rivista satirica fondata nel 1980
Perugia
grazie alla colComics
laborazione di
diversi fumet17-18 maggio
tisti, fra i quali
2014
“Paz”. Dopo alterne vicende, la redazione ha lasciato roma, il suo luogo di
nascita, per stabilirsi nel piccolo comune umbro. Qui, nel
Museo dell’arte mai vista (dal
nome che gli diede lo stesso
Pazienza) sono conservati testi, ritratti e vignette che l’artista disegnò per la rivista. Vere e proprie opere d’arte che
trasmettono emozione a chi
le osserva e sono fonte d’ispirazione per i nuovi aspiranti
fumettisti.
L’Umbria, nel campo dei
fumetti, ha una grande tradizione che viene rinnovata
ogni anno con diversi festival.
In primis, il “Tiferno Coal cOrsO Di fuMeTTi Dell’accaDeMia Di Belle arTi Di perugia
mics”, che si tiene a Città di
ci si alleNa Nel DisegNO Di riTraTTi
Castello e che, solo nell’ultima edizione, ha fatto registrare più di diecimila
presenze.
Stesso successo dall’altra parte della regione, a
Narni, dove si tiene il “Narnia Fumetto”. NelTiferno
l’edizione del 2013, le presenze sono aumentate
del 20% rispetto all’anno precedente.
Comics
Manifestazioni che attirano appassionati da
(Città di Castello)
tutta Italia e rappresentano un’occasione unica
per i giovani aspiranti fumettisti che possono far
conoscere i loro lavori.
Ma per chi non ha voglia di aspettare il prossimo autunno, periodo in
che un legame
cui sono previsti encon uno dei più
Narnia
trambi i festival, c’è
grandi disegnatori itaun
appuntamento
liani del ‘900, Andrea
Fumetto
più vicino. Dal 17 al
Pazienza. L’artista, morto giovanissimo nel
(Narni)
18 maggio, nel ca1988 per overdose, non ha lavorato in Umpoluogo umbro, si
bria. Eppure, la regione custodisce diverse sue
terrà la mostra mercato di
opere.
fumetti “Perugia Comics”.
Si trovano a Giano dell’Umbria nella reda-
to vedere alcune mie tavole a Sergio Bonelli (uno
dei più noti fumettisti italiani, creatore di Tex,
scomparso nel 2011, ndr). E gli sono piaciute».
Dopo una prima esperienza con la casa editrice
umbra Star Comics, arriva quindi la collaborazione con la Bonelli, fino a raggiungere il sogno
americano. A contattarlo è la Marvel Comics, una
delle più importanti case editrici mondiali nel
campo dei fumetti, quella dell’Uomo ragno, di
Hulk e Iron Man per intenderci.
Forse non tutti sanno che in Umbria esiste an-
28 FEBBrAIO 2014
la
sTOria iN uN fuMeTTO
B
raccio da Montone e Giovanni da Pian
del Carpine. Nomi che ai più giovani,
prbabilmente, diranno poco o niente ma
che hanno contribuito a fare la storia di
Perugia e dell’Umbria.
Proprio per questo, tempo fa, è nata l’idea
di creare una collana di libri che raccontasse la storia locale in modo scorrevole e
accattivante, senza risultare pesante.
E i fumetti, in questo senso, sono sicuramente il mezzo più adatto.
L’idea era venuta a Marco Vergoni, disegnatore e caricaturista scomparso lo scorso febbraio.
Dai suoi disegni sono nate le storie, un po’
romanzate, vissute in luoghi significativi di
Perugia come la Rocca Paolina e Borgo XX
giugno. Di artisti come il Perugino e il
Pinturicchio. Ma anche di personaggi mai
esistiti e che, nonostante ciò, rappresentano l’anima di un popolo. A lui si deve,
infatti, la rappresentazione del Bartoccio,
la maschera perugina nata nel ‘600 alla
quale chiunque poteva affidare le proprie
critiche nei confronti dei potenti.
Da TerNi
a
“NarNia”
U
na quantità di fumetti “non quantificabile”. Così Francesco Settembre, ternano di 37 anni, definisce quella che, fino a
qualche anno fa, era la propria collezione.
Un numero diventato difficilmente gestibile
e la voglia di guadagnare un po’ di soldi, è
il mix che ha spinto l’allora studente di giurisprudenza a cercare un modo per vendere i suoi fumetti su internet. Ma all’epoca,
all’inizio degli anni 2000, i siti di vendita online non erano usati come oggi e i risultati
non soddisfacevano Francesco. Da qui l’idea
di fare un passo molto più grande e coraggioso: aprire un negozio di fumetti.
Una scommessa che sembra aver funzionato. “Antani comics, la libreria del fumetto” è aperta a Terni dal 2003 e dà lavoro a
Francesco, le cui ambizioni si ampliano
sempre di più.
Le sue collezioni girano le mostre mercato
del settore in tutta Italia, da Arezzo a Roma, da Napoli a Perugia.
E poi c’è il Narnia Fumetto, il festival che
si tiene a Narni dal 2006, ideato e sostenuto proprio dalla Antani Comics.
A Città di Castello, culla del Tiferno Comics, è cresciuto un giovane promettente che scrive storie con l’ausilio del disegno. Il tutto rifuggendo il digitale
Quando la letteratura incontra colori e matite
«D
a piccolo non mi piaceva tanto leggere i fumetti. Mi piaceva disegnarli». Così inizia il racconto di
Alessandro Bacchetta, 27 anni di Città di Castello, fumettista di professione. I fumetti li leggeva,
certo. Ma alla lettura di un testo “incatenato” in
piccoli spazi a forma di nuvoletta preferiva una
prosa più articolata, più lunga. In una parola: più
“classica”.
Il piccolo Alessandro leggeva molti romanzi
e disegnava manga. Due attitudini apparentemente distanti che invece Alessandro, nel tempo, ha saputo unire fino a farne una forma narrativa unica, quella della graphic novel, letteralmente un romanzo illustrato. Nel corso del tempo i
manga sono stati “ripudiati” dal disegnatore tifernate, che oggi ha adottato uno stile più realista e raffinato.
Così, nell’epoca della computer grafica, un ragazzo non usa il mouse per lavorare ma la matita.
Ha studiato a Firenze, alla Scuola internazionale di comics, dove una passione nata per gio-
co si è piano piano trasformata in un lavoro vero e proprio.
Non in una grande città, non all’estero. Ales-
sandro lavora in Umbria, nella sua città natale.
Nel suo studio a Città di Castello sono nati i suoi
primi lavori che lo hanno portato a vincere diversi premi in giro
per l’Italia. Non fa
serie a puntate ma
opere singole, perché
«in Italia – nonostante sia uno dei mercati di fumetti più grandi – è impossibile disegnare e, al contempo, scrivere i testi per
un fumetto».
Lo scorso ottobre,
durante il Tiferno
Comics, gli è stata
dedicata una mostra
personale. Negli stessi giorni ha presentato una graphic novel
ispirata a Virginia
uNa sTriscia Di “uNa sTaNZa TuTTa per Tre”, la graphic NOVel ispiraTa a VirgiNia WOOlf
Woolf, più precisa-
alessaNDrO BaccheTTa
al laVOrO
mente all’ultimo periodo della scrittrice inglese,
quello in cui la depressione si impadronì di lei fino a spingerla al suicidio.
Adesso in cantiere c’è un altro lavoro, questa
volta ispirato alla vita di raffaello Sanzio. «L’idea
ce l’avevo da molto tempo. Mi è venuta quando
ho “scoperto” che raffaello aveva lavorato a Città di Castello e, adesso, si sta finalmente concretizzando».
pagiNa a cura Di
aNTONella spiNelli
28 FEBBrAIO 2014
7
SPETTACOLO
città di castello, un paese in musica
Michele Bravi non ha fretta:
«Non sono pronto per sanremo»
H
a vinto l’ultima ediNon da attore, ma da interzione di X Factor, è
prete del brano portante delstato scelto per inla colonna sonora di “Sotto
terpretare la colonna sonora
una buona stella”, ultima fadi “Sotto una buona stella”
tica cinematografica di Carlo
(ultimo film di Carlo VerdoVerdone.
ne, nella sale da pochi giorÈ stato proprio l’attore e reni), ma Michele Bravi, 19engista romano a scegliere il gione di Città di Castello ormai
vane cantante per interpretalanciatissimo sulla scena mure la canzone, scritta da Fedesicale italiana, non si è monrico Zampaglione dei Tirotato la testa.
mancino. Una notizia inaspetIl successo è arrivato protata, che Michele ha commenprio grazie al trionfo nel tatato così: «È stato un bel regalent show di Sky, dove il giolo che mi hanno fatto. La scelMichele BraVi, 19 aNNi
vane cantante umbro ha sbata di Carlo mi darà la possibiragliato la concorrenza, affermandosi sin dalle lità di farmi conoscere ad un pubblico ancora più
prime battute come uno dei favoriti del pubbli- ampio».
co. Ma il giovane tifernate sa che bisogna giocarNel corso di un’intervista a radio Deejay,
si bene le proprie carte e non partire in quarta. l’astro nascente della musica italiana ha racconPer questo ha scelto, nonostante le tante richie- tato di come tutto sia arrivato all’improvviso:
ste, di non partecipare al Festival di Sanremo: «Non conoscevo Zampaglione, ma quando ho
«Ho ricevuto la proposta da Fabio Fazio, che vo- ricevuto la proposta non ci ho pensato su. E poi
leva fortemente che fossi sul palco dell’Ariston la canzone è bellissima».
ma io non me la sono sentita. rispetto troppo
Un ragazzo dal talento straordinario, ma con
il Festival e non ho ancora l’esperienza giusta». i piedi per terra. Ora lo aspetta il tour nei palazLe porte di Sanremo, però, non resteranno zetti e nelle piazze di tutta Italia. Nuove tappe
chiuse per sempre: «In futuro mi piacerebbe par- di un percorso ancora lungo, ma Michele Bravi
tecipare, magari quando avrò un progetto mu- ha già macinato qualche chilometro. E chissà se
sicale valido».
quel palco dell’Ariston per cui non si sente anPer ora Michele si gode il frutto del suo lavo- cora all’altezza, non possa essere calcato a brero: dopo il successo del singolo “La vita e la fel- ve anche da questo 19enne con la musica nel
cità”, con cui ha già guadagnato il Disco d’oro, sangue.
eDOarDO cOZZa
adesso arriva il momento di esordire al cinema.
un rapper all’ariston: l’energia
di frankie, umbro d’adozione
O
rigini siciliane, nato
di Jovanotti. Il paragone è
a Torino, residente
gradito a Frankie Hi Nrg: «Lo
tra Caserta e Città
prendo come un grande comdi Castello. Frankie Hi Nrg,
plimento. Fa piacere essermi
all’anagrafe Francesco Di
avvicinato alla magia ed alla
Gesù, non ha radici ben
semplicità di un grandissimo
piantate in nessuna zona precome Lorenzo».
cisa d’Italia. La sua musica
Il festival di Sanremo raprap è trasversale ed è apprezpresenta, già di per sè, una
zata un po’ dovunque: sarà
sfida importante. Per lui, peper le tematiche sociali e delrò, c’è una difficoltà in più:
le sue canzoni, sarà anche
niente case discografiche alle
perché lui è uno dei primi inspalle, ma una produzione diterpreti rap ad essersi proposcografica interamente da insto al grande pubblico con i
dipendente: «Arrivo all’ArifraNkie hi Nrg, 44 aNNi
suoi successi.
ston da produttore discograAdesso arriva l’opportunità di presentarsi a fico di me stesso, ma sono anche autore di tutSanremo: la seconda per Frankie, che bissa la te le canzoni del mio ultimo album: insomma ho
partecipazione del 2008, quando arrivò 14° con fatto tutto da solo e questo mi rende davvero
il brano “rivoluzione”. Da allora il rap ha fatto molto orgoglioso».
tanta strada e, ormai, è uno dei generi musicali
Ormai cantante affermato, Frankie Hi Nrg ha
più apprezzati e noti nel panorama italiano: «Ed deciso di ripartire da Sanremo per presentare
era ora – ha sottolineato il cantante – che dopo questa sua nuova veste. Una scelta coraggiosa,
35 anni dalla sua nascita, il rap prendesse piede come è nella sua indole, sin da quando affrone diventasse una realtà forte anche in Italia».
tava temi impegnati nelle sue canzoni e lottava
Quest’anno il 44enne si è presentato sul pal- contro chi gli dava del “venduto” per aver proco dell’Ariston con due canzoni che si distacca- vato a lanciarsi sulla scena nazionale senza rimano un po’ dal suo impegno politico e sociale: nere un cantante di nicchia.
«Ho deciso di tralasciare quello che accade fuoUna delle sue sfide è stata vinta: è anche grari – ha spiegato – per dedicarmi un po’ più al- zie a lui se oggi c’è tanta gente che ascolta il rap.
l’aspetto umano delle persone».
Ed è anche grazie a lui se quell’angolo di Umbria
Le canzoni con cui ha partecipato a Sanremo noto come Città di Castello trova spazio nelle
sono “Pedala” e “Un uomo è vivo”: musiche cronache musicali con sempre più frequenza.
e. c.
che, a dire degli esperti, ricordano le atmosfere
Non solo canzoni: ecco l’umbria delle star
Dalla Bellucci a Timi, da Goffredo Fofi a Laura Chiatti: figure di punta nel panorama cinematografico nazionale. Tutte nate in Umbria
È
una toponomastica cinematografica,
quella che si traccia dalla breve ricognizione su attori e attrici, registi e critici,
nati in Umbria. Ne vien fuori una vera carta
geografica della regione. Da Castiglione del Lago, dove Laura Chiatti è nata trentadue anni fa,
alla Gubbio di Goffredo Fofi, passando per
Ponte San Giovanni, che ha visto Filippo Timi
muovere i primi passi sul
palcoscenico:
si riesce a coprire l’intero
territorio regionale.
Il viaggio
parte proprio
dai dintorni di
Perugia: periferia sud-est
del capoluogo, Ponte San
Giovanni. Tra
sOpra, l’aTTOre filippO TiMi
palazzoni e
a DesTra, laura chiaTTi
piccole case,
in una piana solcata da due fiumi (il Tevere e la
superstrada E45) si è consumata la dura infanzia di Filippo Timi, attore di cinema e teatro. Ma
anche scrittore, regista, doppiatore. Non si è fatto mancare nulla, Timi, fino a pochi anni fa considerato giovane promessa delle scene, divenuto in pochi anni un affermato professionista della recitazione. Ormai quarantenne (è nato nel
febbraio 1974), artista a tutto tondo, è ancora in
tournée nei teatri italiani con il suo personalissimo e innovativo “Don Giovanni” (dal 25 al
Teatro Parenti di Milano), mentre attestazioni di
merito e premi continuano a piovergli addosso.
La sua città lo ha iscritto all’Albo d’Oro già da
quattro anni, la prestigiosa Accademia del Donca gli ha conferito un Premio alla cultura; la rivista Lo straniero ne parla come «nome di punta
del sistema culturale e spettacolare italiano». Un
divo, insomma.
A fargli compagnia, in questa “regionalissima”
rassegna di star locali, c’è Laura Chiatti. Venti
film all’attivo, tra cui «L’amico di famiglia» di
Paolo Sorrentino e «Manuale d’amore 3» di Giovanni Veronesi, l’attrice trentaduenne è nata sulle rive del lago Trasimeno, a Castiglione. E da
qui ha avuto inizio una carriera
che, spaziando
dal doppiaggio
alle serie televisive (ha debuttato in «Un posto
al sole»), è arrivata a superare i
confini nazionali: Sofia Coppola l’ha scelta per
una parte nel
suo «Somewhere» del 2010. Lo
scorso 14 febbraio, giorno di
San Valentino, è
circolata un’indiscrezione sul probabile matrimonio – che si dovrebbe celebrare in estate nella chiesa di San Pietro a Perugia – fra la Chiatti
e Marco Bocci, anche lui attore e, soprattutto, di
umbri natali: il protagonista di fiction televisive
come «Incantesimo» e «Il bello delle donne» è di
Marsciano, comune della valle del Tevere a pochi chilometri da Todi.
Ma, parlando di attrici umbre, non si può prescindere dalla numero uno, la più conosciuta e
ammirata, la cui carriera internazionale ha esaltato il fascino e la sensualità della bellezza mediterranea: Monica Bellucci. Da ricordare uno
dei suoi primi film, «I mitici – Colpo gobbo a
Milano», quando, nella scena dell’arrivo alla stazione Centrale, esclamando per la sorpresa un
molto umbro «Fischio!», sembrava impersonare se stessa: procace paesanotta dai modi spicci
e dalla parlata spuria, colma di stupore all’impatto con la metropoli del Nord,
capitale della
moda e del design. E fu proprio a Milano
che la Bellucci
cominciò la sua
carriera di modella, deviata subito dopo verso
il cinema. Le
cronache sono
tornate a interessarsi di lei
l’estate scorsa,
quando ha annunciato la fine
del matrimonio con l’attore francese Vincent
Cassel, dopo 14 anni di vita coniugale: è risaputo, il mondo del cinema si nutre per la metà di
notizie di gossip.
Più sopra si nominava Lo straniero, la rivista
che ha tributato elogi entusiasti a Filippo Timi.
È stata fondata e diretta da Goffredo Fofi, altro nome di punta di questa toponomastica regionale, conosciuto a livello nazionale come uno
dei maggiori critici cinematografici. Ma ridurre
la sua figura all’ambito della critica sarebbe ingeneroso e obbiettivamente riduttivo: Fofi è stato anche questo, ma non solo. Saggista e intellettuale a tutto tondo, nato a Gubbio nel 1937,
ha contribuito
alla realizzazione de I Quaderni piacentini ed
è stato autore di
opere d’analisi
del linguaggio
cinematografico
che hanno lasciato il segno:
da «L’avventurosa storia del
cinema italiano
raccontata dai
suoi protagonia siNisTra, MONica Bellucci
sti» (1979) a
iN alTO, il criTicO gOffreDO fOfi
«Più stelle che
in cielo. Il libro degli attori e delle attrici» (1995),
fino a «Come in uno specchio. I grandi registi
della storia del cinema» (1997).
Parlando di nomi e luoghi, un accenno finale
merita Papigno, località alle porte di Terni scelta da roberto Benigni per girare alcune scene
dei suoi «La vita è bella» e «Pinocchio». Tutta
Italia conosce Benigni come Il toscanaccio, essendo egli nato a Castiglion fiorentino, in provincia
di Arezzo. Ma pur sempre a due passi dal confine con l’Umbria.
aNTONiO BONaNaTa
Storie dall’Umbria
8
28 FEBBrAIO 2014
Nel giorno del Patrono, la città riscopre se stessa. Bilancio della Terni che fu con un occhio alle grandi sfide del futuro
Terni e il miracolo di san Valentino
«P
La crisi economica offusca una realtà fondata sull’industria dell’acciaio. Ma le innovazioni e le “start up” sono gli ingredienti per il rilancio
iù che San Valentino servirebbe “San
Precario”». Una battuta ironica, pronunciata proprio nel giorno del patrono di Terni da un sindacalista della Cisl, ma che
la dice lunga sulla situazione in cui versa la città.Il
giorno di San Valentino sui quotidiani il titolo
principale era quello dell’annunciata chiusura della Sgl Carbon di Narni, azienda tra le più importanti del territorio e che manderà a casa più di
cento operai.
Oggi Terni è anil vescovo
che questo. Il
suo cuore d’acha chiesto
ciaio si è arrugginito per colpa udienza al papa
della crisi econoper discutere
mica e la sua
gente, schietta e
di lavoro
verace, spera che
la città riesca a scrollarsi di dosso la polvere grigia di questo brutto momento.
Acciaierie, chimica, vertenza San Gemini. Le problematiche aperte sono tante e davanti alla basilica del patrono si ritrovano anche gli operai della San Gemini Fruit. Vogliono protestare e ricordare all’opinione pubblica che ci sono anche loro. Loro come tanti. Il lavoro che c’era, che oggi
non c’è più e che va ricostruito è una delle grandi sfide della città. Sfide da vincere senza se e senza ma, e che fanno scendere in campo anche la
Chiesa. Il vescovo Ernesto Vecchi ha infatti chiesto un’udienza a Papa Francesco per mettere sul
tavolo la questione ternana. Però c’è chi inizia
uno sciopero della fame ad oltranza. Gino Venturi, segretario di zona della Uil, lo annuncia mentre Terni festeggia la festa degli innamorati: «Gli
operatori di una cooperativa sociale del settore
dell’assistenza agli anziani da oltre un anno non
percepiscono lo stipendio pur andando a lavorare tutti i giorni. Iniziare lo sciopero oggi per noi
ha un significato maggiore. A noi si uniranno anche altre persone con scioperi della fame consecutivi. Un vero gesto di solidarietà». Oltre 32mila persone sono passate per gli uffici per l’impiego, in cerca di un’occupazione, dall’inizio della
crisi secondo Attilio romanelli, segretario Cgil di
Terni.
Vari
il carDiNale carlO caffarra, arciVescOVO Di BOlOgNa, OspiTe Della ciTTà, iN uN MOMeNTO
Del paTrONO, ha iNcONTraTO le faMiglie TerNaNe fuOri Dalla Basilica Di saN ValeNTiNO
spiega renato
Numeri da far
Covino, docente
tremare i polsi, a
di Storia contemcui Terni giunge
poranea all’Unidopo essere stata
versità di Perugia
scelta, all’indo– si è creduto di
mani dell’Unità
poter fare a meno
d’Italia, per la sedell’industria e
de delle acciaierie
ora questa, che è
grazie alla sua
ancora la fonte
particolare posiprincipale di redzione strategica,
dito dei ternani,
che però si è risi vendica metvelata fatale nella
tendo il “sistema
Seconda guerra
Terni” in ginocmondiale, quanchio».
do le Acciaierie
Ma Terni è una
furono bombarcittà sui generis
date, come tutta
rispetto al resto
la città. La deter- i laVOraTOri Della saN geMiNi fruiT prOTesTaNO
dell’Umbria.
minazione dei
ternani l’ha ricostruita, la mano dello Stato ha fat- Non un borgo, non un colle dal quale domina la
to il resto. Il problema degli ultimi anni però è sta- valle come Gubbio, Nocera Umbra, Todi e Spelta la mancanza di politiche in grado di diversifi- lo. Il centro storico è un castro romano, con stracare lo sviluppo. «Ogni tentativo è finito male – de che si intersecano seguendo il cardo e il de-
MOMeNTi Delle celeBraZiONi religiOse Di
saN ValeNTiNO
cON le DaMe e i caValieri Dell’OrDiNe
Quattro Colonne
Anno XXIII
numero 4 – 28 febbraio 2014
Periodico del Centro Italiano di Studi Superiori
per la Formazione e l’Agg.to di Giornalismo Radiotelevisivo
Direttore responsabile:
Antonio Socci
SGRT Notizie
Presidente: Nino rizzo Nervo
Direttore: Antonio Bagnardi
Coordinatori didattici:
Luca Garosi – Dario Biocca
Della sOleNNe celeBraZiONe
redazione degli allievi della Scuola
a cura di Sandro Petrollini
registrazione al Tribunale di Perugia
N. 7/93 del marzo 1993
eQuesTre
Del
saNTO sepOlcrO
Di
gerusaleMMe
che eNTraNO Nella
cumano. Ci sono i pendolari, molti lavorano a
roma, a Perugia invece i pendolari entrano lungo il budello dell’E45 fin nel cuore del capoluogo. Pochi gli studenti a Terni, lo stretto necessario per mantenere le facoltà di medicina, scienze
politiche e ingegneria. Il tasso di criminalità rispetto a Perugia è infinitamente più basso, migliore anche l’integrazione con gli stranieri. Qui
non si sparano lungo corso Tacito. Motivi sufficienti per il “sorpasso”. La seconda città dell’Umbria ha superato
Perugia
nella staDi girolamo:
tistica de “Il Sole
«la città è in 24Ore” che mila qualità
crisi profonda sura
della vita. «L’exploit di Terni –
ma è
spiega Claudio
ancora sana» Carnieri, ternano, ex presidente
della regione e attuale numero uno dell’Aur (Associazione Umbria ricerche) – deriva dalla crisi
di Perugia e dalla profonda radice di socialità che
caratterizza la città, dovuta a come si è formata.
A Terni venivano a lavorare migliaia di lavoratori da tutta Italia, è sempre stato un incrocio di dialetti. C’è un “genius loci” dove l’elemento di cordialità verso chi viene da fuori è forte».
Terni è quindi pronta a ripartire. «La città è in crisi profonda – ha detto il sindaco Leopoldo Di
Girolamo durante il pontificale di San Valentino
– ma non si è rotta». Ed è pronta a rilanciare. «Tra
le dieci start up innovative censite dal ministero,
otto sono a Terni. L’azienda dei servizi – prosegue Di Girolamo – potrebbe essere quotata in
borsa. Sul territorio siamo poi tornati ad avere 22
multinazionali attive». Degna di nota anche la rete di associazionismo, che permette per il momento la tenuta sociale. «La città non è malandata come viene dipinta – sottolinea Sergio Sacchi, docente all’Università di Perugia – per troppo tempo si sono sommati errori dal punto di vista della programmazione dello sviluppo. La città aspetta, oggi più che mai, dei miracoli da San
Valentino».
Basilica
In redazione
Laura Aguzzi – Cecilia Andrea Bacci – Carlotta Balena –
Antonio Maria Bonanata – Alessandra Borella – Edoardo
Cozza – Nicole Di Giulio – Giuseppe Di Matteo –
Federico Frigeri – Lorenzo Maria Grighi – Manlio
Grossi – Michela Mancini – Alessia Marzi – Nicola
Mechelli – Alessandro Orfei – Antonello Paciolla – Meloni
Lucina Paternesi – Michele raviart – Valentina rossini –
Giulia Sabella – Luca Serafini – Antonella Spinelli –
Sophie Tavernese – Caterina Villa
alessaNDrO Orfei
NicOla Mechelli
e uNa cOppia Di iNNaMOraTi filippiNi
Segreteria: Villa Bonucci
06077 Ponte Felcino (PG)
Tel. 075/5911211
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Spedizione in a.p. art.2 comma 20/c
legge 662/96 Filiale di Perugia
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