03 neri - ResearchGate

G Ital Med Lav Erg 2005; 27:1, Suppl, 15-21
www.gimle.fsm.it
© PI-ME, Pavia 2005
G. Neri, P. Apostoli, S. Catalani, P. Carta1, C. Flore1, A. Mutti2, N. Murgia3, G. Muzi3, L. Soleo4
Piombo: indicatori di dose e di effetto sull’eme
Dipartimento di Medicina Sperimentale ed Applicata - Sezione di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale, Università degli Studi di Brescia
1 Dipartimento di Sanità Pubblica - Sezione di Medicina del Lavoro Università degli Studi di Cagliari
2 Dipartimento di Clinica Medica, Nefrologia e Scienze della Prevenzione, Università degli Studi di Parma
3 Sezione di Medicina del Lavoro e Tossicologia Professionale e Ambientale - Università di Perugia
4 Dipartimento di Medicina Interna e Medicina Pubblica - Sezione di Medicina del Lavoro - Università degli Studi di Bari
RIASSUNTO. Nel presente studio è stato analizzato il ruolo
dei tradizionali indicatori di dose ed effetto sull’eme in corso di
esposizione lavorativa a piombo, ed è stata valutata
l’opportunità introdurne di nuovi, quali piombo plasmatico ed
acido delta aminolevulinico plasmatico, tenendo in particolare
considerazione i correnti livelli di esposizione.
La popolazione in esame era costituita da 371 soggetti di sesso
maschile, reclutati da differenti realtà lavorative da cinque
Unità nazionali.
I risultati hanno evidenziato la necessità di cautela
nell’applicazione del dosaggio del piombo plasmatico nella
pratica del monitoraggio biologico, in ragione dell’elevata
variabilità intrinseca dell’indicatore e di quella legata a
campionamento e trattamento pre-analitico del campione. Gli
altri indicatori sono risultati correlati tra loro e con gli
indicatori di dose per concentrazioni di piombemia>300 µg/L,
indicando la necessità di porre a questo livello il valore limite
biologico, attualmente fissato a 600 µg/L, per garantire
adeguata protezione dei lavoratori esposti a piombo.
Parole chiave: piombo, indicatori, monitoraggio biologico.
ABSTRACT. www.gimle.fsm.it
In the present study the role of the traditional biomarkers of
exposure and effect on haeme system during lead exposure was
analysed: the opportunity of intrducing new biomarkers such as
lead and delta-aminolevulinic acid in plasma was also evaluated,
especially by considering the current levels of exposure.
The population in study was constituted by 371 males owning to
different production fields and selected by five national units.
The results suggest caution in the use of lead in plasma as a
biomarker of lead exposure in the biological monitoring
procedures, mainly in reason of its great variability affecting in
particular the sampling time and the pre-analytical treatment of
the sample. The other biomarkers were well correlated between
them and with the exposure biomarkers for lead in blood
>300µg/L, suggesting the BEI to which the protection of
workers exposed to lead would be guarantied (instead the
actual of 600 µg/L).
Key words: lead, biomarkers, biological monitoring.
Introduzione
Il piombo (PB) è considerato, a ragione, l’elemento paradigma nella tossicologia occupazionale.
Negli anni ‘60-‘80 si rendeva necessaria l’individuazione di adeguati strumenti per il monitoraggio biologico;
numerosi studi sono stati condotti sugli indicatori di esposizione, dose ed effetto (1, 2).
Il passaggio ai correnti livelli di esposizione ha comportato una rivalutazione delle relazioni tra i diversi indicatori di effetto e di dose, alla luce anche dell’individuazione di tecniche analitiche caratterizzate da maggior sensibilità e specificità, più idonee pertanto allo studio delle
attuali dosi. Inoltre da tempo è largamente discussa la possibilità/opportunità di sostituire o di integrare la determinazione del piombo nel sangue (PbB), attuale principale
indicatore di dose corrente, con il dosaggio di piombo nel
plasma (PbP).
Infatti la PbB non appare in grado di riflettere adeguatamente la biodisponibilità del metallo, al contrario del
piombo presente a livello del comparto plasmatico corrispondente alla quota diffusibile e pertanto biologicamente
attiva a livello degli organi bersaglio.
A sostegno di tale opportunità è il fatto che, sebbene
l’uso della PbB come indicatore standard di esposizione
sia stato ampiamente accettato (3, 4), sono stati documentati esempi di soggetti con livelli di PbB “bassi”, cui corrispondono marcate alterazioni della sintesi dell’eme e in alcuni casi anche manifestazioni cliniche (5).
Tuttavia, sebbene l’opportunità di introdurre il PbP sia
oggetto di pubblicazioni da oltre un ventennio (6, 7), le
difficoltà sulla sua determinazione hanno fatto sì che sino
ad oggi non sia stato possibile introdurlo come dosaggio di
routine; studi precisi sull’argomento sono stati possibili
solo successivamente all’introduzione dell’ICP-MS, strumento di analisi dotato di elevata sensibilità e specificità.
L’applicabilità dell’indicatore non può prescindere dallo studio della relazione con PbB, ritenuta a tutt’oggi il miglior indicatore di esposizione, e con gli altri indicatori di
effetto studiati sinora.
Si è inoltre riaffrontata l’annosa questione circa la possibilità di utilizzare il piombo urinario (PbU) come indicatore
di esposizione al metallo in sostituzione della PbB; la propo-
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sta è nata in passato in considerazione della più semplice/meno invasiva possibilità di ottenere il campione urinario rispetto all’ematico nelle campagne di monitoraggio biologico. In letteratura la relazione tra PbB e PbU risulta variare
con l’intensità dell’esposizione, e secondo alcuni autori risulta significativa per valori di PbB maggiori di 50-100 µg/l,
configurando così la PbU come un indicatore di esposizione
idoneo per il monitoraggio delle basse esposizioni (8, 9).
Sempre in tema di nuovi livelli di esposizione,“vecchi
indicatori” di effetto, necessità di metodi di analisi maggiormente sensibili, ma soprattutto specifici, un tema di
approfondimento è stato, nel corso del progetto, la messa a
punto di una metodica di analisi in liquidocromatografia
(in sostituzione del metodo colorimetrico) dell’acido delta-aminolevulinico urinario che potesse ridurre l’effetto interferente ormai noto di composti denominati ALA-like, ritenuto particolarmente ingente in corso di esposizione a
basse dosi del metallo (10).
Uno degli obiettivi del progetto di ricerca cofinanziato
è stato pertanto una rivalutazione delle relazioni esistenti
tra i diversi indicatori, rivolgendo un’attenzione particolare alla messa a punto di metodiche dotate di maggior sensibilità e specificità. I risultati sono stati inoltre valutati tenendo in considerazione il ruolo del polimorfismo genetico dell’ALA-deidratasi; le conclusioni di quest’ultimo
aspetto sono presentati in questo volume nel lavoro di De
Palma e collaboratori.
sciana, lavoratori in un’azienda di servizi, reclutati nell’ambito dello studio multicentrico nazionale condotto dalla Società Italiana Valori di Riferimento per la definizione
dei valori di riferimento della PbB.
In fase preliminare è stato fatto un controllo di qualità
esterno-interlaboratoriale sulla determinazione della PbB
che ha evidenziato performance soddisfacenti per tutte le
Unità. Inoltre, sui campioni urinari della casistica iniziale
è stata effettuata un’analisi multielementale per escludere
eventuali co-esposizioni ad altri elementi dotati di tossicità, in grado di interferire con la tossicodinamica del Pb.
Per la determinazione degli indicatori biologici sono
stati raccolti campioni ematici in provette di litio-eparina
(ad eccezione di una provetta in EDTA per la determinazione dell’esame emocromocitometrico) e campioni urinari in raccoglitori monouso in polipropilene. La separazione del plasma è stata effettuata immediatamente dopo la
raccolta del sangue, centrifugando le provette per 10’ a
3000 giri. È stata quindi effettuata la separazione in aliquote per il dosaggio dei diversi indicatori, quindi trattate
e stoccate secondo un protocollo stabilito a priori.
A ciascun lavoratore è stato somministrato un questionario standardizzato per la raccolta di anamnesi fisiologica, patologica prossima e remota con particolare riferimento a quelle condizioni in grado di alterare i risultati dei
dosaggi biologici o di agire su sistema cardiovascolare,
nervoso e neurovegetativo.
Materiali e metodi
Metodi di analisi
L’indagine è stata condotta dall’Unità di Brescia mediante il dosaggio degli indicatori di dose ed effetto sull’eme tradizionalmente utilizzati nel monitoraggio biologico
su campioni raccolti dalle varie unità, ad eccezione dell’Unità di Parma.
Sono stati dosati piombemia (PbB), piombo urinario
(PbU), zincoprotoporfirina eritrocitario (ZPP), ALA deidratasi (ALAD), ALA urinario (ALAU). Si è inoltre proceduto alla messa a punto e validazione di nuove tecniche
analitiche per il dosaggio di ALA plasmatico e piombo plasmatico (PbP). L’ALAU è stato dosato con due differenti
metodiche di analisi.
Determinazione PbB
L’analisi è effettuata in spettrofotometria in assorbimento atomico con correzione Zeeman, diluendo il campione ematico in una soluzione acquosa di Triton-X100.
Le concentrazioni vengono calcolate con curva di taratura.
Il limite di quantizzazione è risultato di 15 µg/l, con coefficiente di variabilità intraserie di 6,4% per PbB di 200
µg/l e di 3,5% per concentrazioni di 600 µg/l.
Popolazione in studio
I soggetti ammessi all’analisi finale sono stati 371.
Sono stati selezionati per la raccolta della casistica i
settori della produzione di accumulatori (133 soggetti reclutati dall’Unità di Brescia e di Perugia), della produzione delle ceramiche (91 soggetti reclutati dall’Unità di Brescia con la collaborazione dell’ASL di Reggio Emilia),
della lavorazione delle ceramiche (14 soggetti reclutati
dall’Unità di Bari), nonché una fonderia di Pb e Zn (146
soggetti reclutati dall’Unità di Cagliari) e una fonderia di
accumulatori (44 lavoratori dell’Unità di Bari).
Sono stati inoltre selezionati due gruppi di controllo,
uno costituito da 56 lavoratori del comparto alimentare selezionati dall’Unità di Bari e 167 soggetti dell’area Bre-
Determinazione PbU
L’analisi è effettuata in spettrofotometria in assorbimento atomico con correzione Zeeman, diluendo il campione di urina in soluzione acquosa. Le concentrazioni
vengono calcolate con curva di taratura. Il limite di quantizzazione è risultato di 5 µg/l, con coefficiente di variabilità intraserie di 8,2% per PbB di 50 µg/l e di 3,4% per
concentrazioni di 100 µg/l.
Determinazione ALAU (HPLC)
Diluire il campione di urina in una soluzione acquosa
di NaCL, acetil-acetone, etanolo e formaldeide. L’analisi
in HPLC è effettuata con i seguenti parametri: fase mobile: metanolo - acqua - acido acetico. Flusso: 0.8 ml/minuto. Lunghezze d’onda: 363 nm eccitazione; 473 nm emissione. L’analisi utilizza controllo interno per la determinazione della concentrazione di ALAU. Il limite di quantizzazione è risultato di 0,05 mg/l, con coefficiente di variabilità intraserie del 4,5% ed interserie del 6%; il recupero
è risultato del 93%.
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Determinazione ALAP
L’analisi è effettuata con metodo liquidocromatografico, mediante derivatizzazione pre-colonna, diluendo il
campione di plasma in una soluzione acquosa di acetilacetone, etanolo e formaldeide; dopo bollitura e raffreddamento, separare il derivato (acido 2-metilideneamino-3,5diacetil-4,6-dimetilfenilpropionico) in colonna C18. L’analisi in HPLC è effettuata con i seguenti parametri: fase
mobile: metanolo - acqua - acido acetico. Flusso: 0.7
ml/minuto. Lunghezze d’onda: 363 nm eccitazione; 473
nm emissione. L’analisi utilizza curva di taratura per la determinazione della concentrazione di ALAP. Il limite di
quantizzazione è risultato di 1 ng/ml, con coefficiente di
variabilità intraserie del 6,5% ed interserie del 8,3%; il recupero è risultato del 95%.
Determinazione PbP
L’analisi è effettuata mediante ICP-MS. Il campione
viene diluito in una soluzione acquosa contenente HNO3 e
Bi, previa centrifugazione del plasma. L’analisi utilizza
curva di taratura per la determinazione della concentrazione di PbP. Il limite di quantizzazione è risultato di 0,05
µg/L, con coefficiente di variabilità intraserie del 3,5% ed
interserie del 4,5%; il recupero è risultato del 97%.
Analisi statistica
Per l’analisi dei dati è stato utilizzato il pacchetto statistico SPSS 12.0. È stata valutata la distribuzione delle singole variabili mediante test di Kolmogorov-Smirnov L’analisi di distribuzione ha evidenziato una distribuzione non
normale per tutte le variabili, ad eccezione di PbB ed
ALAD. Si è pertanto proceduto ad una trasformazione logaritmica che ha fornito distribuzioni simmetriche accettabili.
Dopo verifica dell’omogeneità delle sottopopolazioni mediante il Wilcoxon rank sum test, si è proceduto quindi ad
analisi univariate e regressioni lineari semplici e multiple.
Risultati
Su tutti i soggetti esposti è stato condotto il dosaggio di
PbB, ZPP, e PbP. Il dosaggio delle altre variabili non è risultato completo per tutti i soggetti in studio, in particolare per quanto riguarda il PbU (320 soggetti), ALAU HPLC
(322 soggetti), ALAU colorimetrico (146 soggetti), ALAP
(275 soggetti) ed ALAD (146 soggetti). La riduzione dei
risultati della determinazione dell’ALAD sono da ascriversi a problemi legati al KIT in possesso dell’Unità di
Brescia che ha fornito risultati non accettabili, ed alla impossibilità di ottenere per tempo Kit sostitutivi. Le riduzioni della casistica per singoli analiti invece sono da imputare alla insufficiente quantità di matrice biologica ottenuta per l’esecuzione del complesso delle analisi o a cause
tecniche. In merito al dosaggio dell’ALAU, nella analisi
statistica sono stati considerati 131 soggetti, ossia coloro
per i quali sono stati effettuati i dosaggi con entrambe le
metodiche di analisi.
La distribuzione della PbB nella popolazione in esame
si approssima ad una distribuzione di tipo normale (figura
1). In tabella I sono riportati i risultati della statistica de-
17
scrittiva sulla PbB nelle diverse casistiche; in tabella II sono descritte le variabili analizzate, sulla casistica totale.
La popolazione è stata quindi stratificata sulla base della distribuzione percentile, individuando quattro gruppi di
esposizione (PbB<212 µg/l; 213<PbB<281 µg/l;
282<PbB<403 µg/l; PbB>403 µg/l). La relazione tra le diverse variabili è stata analizzata sulla casistica generale e
sulla base della stratificazione evidenziando relazioni di tipo lineare tra PbB e tutte le variabili, ad eccezione del PbP
che si relaziona alla PbB con una funzione di tipo esponenziale. Le relazioni lineari sono caratterizzate da coefficienti di determinazione ridotti (dell’ordine di 0,2) ad eccezione delle curve PbB-PbU e PbB-ALAU HPLC rispettivamente con R2 pari a 0,56 e 0,434. L’analisi di regressione evidenzia incremento dei coefficienti di determinazione e significatività statistica a partire dal III, soprattutto
nel IV quartile, sia per PbB che per PbU (Tabelle III e IV).
In merito all’analisi concernente il PbP, è stato studiato il rapporto con la PbB nei singoli gruppi di lavoratori,
evidenziando relazioni di tipo logaritmico per le popolazioni di ciascuna unità ad eccezione delle popolazioni
campionate dall’Unità di Brescia, dove la curva di best-fit
risulta di tipo lineare. I coefficienti di determinazione delle singole casistiche risultano superiori a 0,5 (figura 2),
mentre nella casistica generale, in cui peraltro la curva di
best fit risulta di tipo esponenziale, l’R2 è pari a 0,37 (figura 3). Inoltre il PbP è risultato solo debolmente correlato con gli altri indicatori di effetto, anche per gli strati a
maggior PbB (Tabella V).
L’ALAU dosato con tecnica liquidocromatografica si è
dimostrato un indicatore più specifico rispetto all’ALAU
dosato con tecnica colorimetrica. La relazione tra i risultati ottenuti con i due metodi di analisi è una funzione di tipo lineare che evidenzia concentrazioni di ALAU dosato
con metodo liquidocromatografico mediamente pari al
60% della concentrazione determinata con metodo colorimetrico (figure 4 e 5) per i medesimi valori di PbB.
Il dosaggio dell’ALAP, conferma quanto indicato in
letteratura (16, 17), incrementando rapidamente per concentrazioni di PbB>400 µg/L, e configurandosi pertanto
un valido indicatore di effetto del Pb sui sistemi eme.
Figura 1. Distribuzione della PbB nella casistica in esame
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Tabella I. PbB, statistica descrittiva nei diversi sottogruppi
Settore lavorativo
GM (µg/l)
GSD
Mediana
Minimo
Massimo
Asimmetria
CA
Fonderia
292,2
1,55
300,5
100
800
0,6
BS 1
Ceramiche
296,0
1,07
291,0
155
661
0,9
BS2 -RE
Accumulatori
278,6
1,44
290,0
100
720
0,7
PG
Accumulatori
256,0
1,02
260,0
115
550
0,6
282,0
1,55
281,0
100
800
0,8
198,8
0,86
206,0
102
460
0,8
TOT
BA
Fonderia
Note: GM = media geometrica; GSD: deviazione standard geometrica.
Tabella II. Statistica descrittiva delle variabili in esame
num
mediana
range
SK
post log
SK
PbB (µg/l)
371
281
100-800
0,9
PbU (µg/l)
320
10,9
1,3-158,6
3,7
0,2
PbP (µg/l)
366
0,95
0,01-8,9
2,4
0,6
ALAD (U/ml)
146
29
14-79
0,9
ZPP (µg/g Hb)
371
2,1
0,3-16,8
2,1
0,3
ALAU COL (mg/g creat)
131
3,2
0,7-11,7
3,1
1,0
ALAU HPLC (mg/g creat)
131
1,5
0,2-13,4
5,7
1,1
ALAP (ng/ml)
275
5,7
1,5-40
4,1
0,9
Tabella III. Indici di regressione (R2, p) tra indicatori di effetto sull’eme e PbB,
nell’intera casistica e nei diversi percentili di stratificazione
ZPP
R2
I quart
0,022
II quart
ALAD
P
R2
0,158
0,109
0,001
0,760
III quart
0,112
IV quart
totale
ALAU col
p
R2
0,040
0,008
0,044
0,250
0,001
0,068
0,301
<,000
0,209
<,000
ALAU HPLC
p
R2
0,603
0,003
0,021
0,432
0,210
0,110
0,101
0,0244
0,290
<,000
ALAP
p
R2
p
0,616
0,046
0,092
0,012
0,330
0,010
0,427
0,113
0,110
0,003
0,027
0,189
0,285
0,0002
0,414
<,000
0,394
<,000
0,242
<,000
0,434
<,000
0,219
<,000
Tabella IV. Indici di regressione (R2, p) tra indicatori di effetto sull’eme e PbU,
nell’intera casistica e nei diversi percentili di stratificazione
ZPP
I quart
R2
0,042
ALAD
P
R2
0,070
0,160
ALAU col
p
R2
0,015
0,104
ALAU HPLC
p
R2
0,055
ALAP
p
R2
p
0,073
0,015
0,001
0,813
II quart
0,016
0,254
0,047
0,258
0,018
0,483
0,122
0,0013
0,050
0,099
III quart
0,131
0,001
0,051
0,312
0,288
0,010
0,064
0,026
0,132
0,01
IV quart
0,184
0,0001
0,043
0,1851
0,357
<,000
0,337
0,0001
0,330
<,000
totale
0,191
<,000
0,273
<,000
0,151
<,000
0,285
<,000
0,169
<,000
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Tabella V. Indici di regressione (R2, p) tra indicatori di effetto sull’eme e PbP,
nell’intera casistica e nei diversi percentili di stratificazione
ZPP
ALAD
ALAU col
ALAU HPLC
ALAP
R2
P
R2
p
R2
p
R2
p
R2
p
I quart
0,190
0,200
0,077
0,101
0,027
0,351
0,082
0,011
0,047
0,095
II quart
0,000
0,837
0,045
0,241
0,000
0,938
0,021
0,194
0,016
0,310
III quart
0,057
0,023
0,085
0,158
0,001
0,880
0,021
0,212
0,000
0,887
IV quart
0,109
0,001
0,061
0,0864
0,245
0,0008
0,270
<,000
0,178
<,000
totale
0,116
<,000
0,236
<,000
0,151
<,000
0,181
<,000
0,051
<,000
Figura 3. Relazione PbB - PbP nell’intera casistica
Log ALAU color (mg/g creat) = 0,13+0,001*PbB (µg/L).
R2=0,242
Log ALAU HPLC (mg/g creat) = –0,366+0,001*PbB (µg/L).
R2=0,434
Figura 2. Relazione PbB - PbP nelle diverse casistiche
Figura 4. Relazione PbB - log ALAU (HPLC - colorimetrico)
nell’intera casistica
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ALAU
col
ALAU HPLC
Figura 5. Relazione ALAU colorimetrico - ALAU HPLC
Conclusioni
I risultati dello studio presentati consentono di trarre
alcune conclusioni.
Innanzitutto la distribuzione della PbB nella casistica
in esame, prossima ad una distribuzione pressoché normale, conferma il mutamento dei livelli di esposizione delle
popolazioni lavorative già segnalato negli ultimi decenni
(11); a differenza del passato, infatti, risultano rappresentati anche i valori più bassi di esposizione.
Le relazioni trovate tra le diverse variabili sostanzialmente confermano quanto già noto in letteratura. Infatti le
relazioni tra i diversi indicatori di effetto e la PbB, come
anche la PbU, appaiono deboli o talora assolutamente inconsistenti se si tengono in considerazione le concentrazioni inferiori della distribuzione (PbB<300 µg/L), mentre
assumono significatività statistica all’aumentare della dose, massima per PbB>400 µg/L.
I risultati forniti dal dosaggio del PbP escludono la
possibilità di una sua applicazione nelle correnti procedure di monitoraggio biologico, per due ordini di ragioni. Innanzitutto per la impossibilità tutt’oggi esistente di dosare la sola frazione metabolicamente attiva, ossia quella libera diffusibile (le tecniche attuali consentono il dosaggio
dell’intero pool plasmatico, ovvero la quota libera e quella legata alle proteine). Secondariamente per la elevata
variabilità intrinseca all’indicatore e per quella legata al
campionamento ed al trattamento pre-analitico del campione in grado di condizionare pesantemente i risultati.
Tale variabilità, già segnalata in numerosi studi (12), si
evidenzia soprattutto nel confronto dei risultati ottenuti
dalle diverse Unità, assolutamente disomogenei e discordanti testimoniati anche dalla diminuzione del coefficiente di determinazione che si ottiene con la riunione delle
casistiche, visto che le diverse casistiche sono risultate
non differire significativamente tra loro per tutte le altre
variabili prese in esame.
Per quanto riguarda l’ALAU, lo studio si è soffermato in particolare sulla differenza dei risultati ottenuti con
il dosaggio dell’indicatore con metodica liquidocromatografica e colorimetrica. Da tempo in letteratura (13, 14) è
segnalata una curva dose-effetto tra PbB ed ALAU con
un andamento peculiare (U-shaped), ossia con un incremento delle concentrazioni di ALAU per valori di
PbB<200 µg/L e PbB>450 µg/L. La ragione di tale comportamento dell’indicatore è ascrivibile alla presenza,
particolarmente significativa ai bassi livelli di PbB, di interferenti (ALA-like compounds) (15). Nel nostro studio
è chiaramente dimostrato come per le concentrazioni inferiori di PbB, il metodo colorimetrico può fornire “falsi
positivi”, ossia concentrazioni aumentate di ALAU, che
poi non vengono confermate dall’analisi liquidocromatografica per definizione maggiormente specifica, in quanto si avvale della separazione in colonna, in grado di eliminare gli interferenti.
I risultati dello studio multicentrico sembrerebbero
pertanto fornire una chiara indicazione su quale debba
essere il valore protettivo che garantisce il livello di non
effetto.
Silbergeld (18, 19) afferma che ad un deficit di eme
conseguono alterazioni delle reazioni ossidative a livello
dei citocromi, con conseguenti alterazioni a carico di un
ampio numero di sistemi enzimatici implicati nell’omeostasi del sistema nervoso. Ne deriverebbero perciò danni
strutturali a carico della glia o effetti sui meccanismi di
modulazione neurotrasmettitoriale, coinvolti pertanto nell’etiopatogenesi della neurotossicità da piombo. Pertanto,
l’incremento degli indicatori di effetto analizzati che si verificano per PbB mediamente superiori a 300 µg/l impongono di fissare a questo livello il valore limite di PbB nelle popolazioni esposte, onde evitare l’innesco di meccanismi responsabili di alterazioni dello stato di salute.
Bibliografia
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