14-15 Ozonoterapia nel trattamento delle osteonecrosi mascellari

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14 Teknoscienza
Dental Tribune Italian Edition - Ottobre 2014
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Ozonoterapia nel trattamento delle osteonecrosi
mascellari
L. Vannucci*, G. Oldoini**, C. Lorenzi**, A.M. Genovesi***
*Odontoiatria, IST
**Igienista Dentale, IST
***Professore a contratto Università di Genova, Corso di Laurea in Igiene dentale - Responsabile reparto di Igiene Orale IST
Collaboratori presso la Fondazione Istituto Stomatologico Toscano, Diretto Prof. Ugo Covani
I bifosfonati sono un’importante
classe di farmaci che agiscono inibendo l’attività osteoclastica e modulando quindi il riassorbimento
osseo. Tali farmaci trovano pertanto utilizzo nel trattamento di
patologie ossee di tipo metabolico,
oppure oncologiche, nel controllo
di metastasi a carico dell’apparato scheletrico. I bifosfonati sono
solitamente ben tollerati, tuttavia
presentano talora come effetto
collaterale più frequente fenomeni di necrosi ossea dei mascellari.
L’ozonoterapia si fonda sul principio della liberazione di O 3 attraverso la formazione di un campo
elettromagnetico, similmente a
quanto accade durante la scarica
di un fulmine in natura. Tale gas
è tuttavia instabile e una volta
creatosi tende a scomporsi immediatamente determinando la liberazione di un atomo di O detto “ossigeno singoletto”. In altre parole
si libera una grande quantità di ossigeno nascente, cioè non legato in
una molecola. Gli effetti biologici
benefici dati dalla liberazione di
questa alta concentrazione di ossigeno sono molteplici e in particolare agirebbero sulle proprietà di
rigenerazione tissutale, sull’attivazione del circolo oltre a un’attività antimicrobica e di ossidazione
di bio-molecole.
La capacità di rigenerazione tissutale avviene poiché l’ossigeno liberato attiva i meccanismi di sintesi
proteica, aumenta la quantità di
ribosomi e mitocondri nelle cellule. Questi cambiamenti a livello
cellulare spiegano l’aumento di
attività funzionale, quindi di rigenerazione tissutale.
La funzione, invece, di attivatore
circolatorio è data da un miglioramento del metabolismo dei tessuti
provocato dal gas, che aumenta la
loro ossigenazione e riduce a livello locale i processi infiammatori
modificando la struttura della
membrana cellulare degli eritrociti: questo fa sì che aumenti la loro
carica negativa influente sull’elasticità delle cellule del sangue.
Specificatamente per le due proprietà pocanzi descritte, si è deciso di utilizzare in via sperimentale tale terapia nel trattamento di
un’osteonecrosi da bifosfonati.
Materiali e metodi
Il paziente P.F. di anni 74 si presenta all’attenzione della Fondazione
Istituto Stomatologico Toscano
con osteonecrosi della porzione
distale dell’emimandibola di sinistra (Fig. 1). Il quadro clinico del
paziente, dal punto di vista anam-
Fig. 1
Fig. 2
Fig. 3
Fig. 4
Fig. 5
Fig. 6
nestico, appare da subito piuttosto
complesso. Il paziente, infatti, è affetto da diverse patologie: insufficienza renale cronica; idronefrosi
dilaterali; pregressa emicolectomia destra per etp; diverticolosi
del colon residuo; enfisema polmonare; portatore di CVC tipo
port.
Come evidenziato nella documentazione fotografica iniziale, la
quantità di tessuto necrotico esposto risultava essere molto estesa.
Inoltre, il paziente presentava in
prima visita suppurazione dei tessuti interessati dalla necrosi, con
edema accentuato dell’emivolto
di sinistra. Si è deciso di procedere con intervento chirurgico nel
marzo 2014 (Fig. 2) con l’obbiettivo
di asportare il tessuto osseo necrotico e promuovere in un secondo
momento, con l’ausilio del PRF
(Fig. 3), la guarigione dei tessuti
circostanti. A 7 giorni venivano rimossi i punti di sutura (Fig. 4) e a
14 giorni il paziente veniva richiamato per una visita di controllo: in
tale occasione era stata osservata
esposizione di una porzione tissutale ossea, complicanza per altro
attendibile nei trattamenti con
bifosfonati (Fig. 5). È stato deciso
pertanto di inserire il paziente nel
protocollo di ozonoterapia per favorire e promuovere guarigione
secondaria. Si osservavano, fin
dalle prime sedute di applicazione del protocollo di ozonoterapia,
dei significativi miglioramenti, in
particolare del versante vestibolare della lesione.
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Teknoscienza 15
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che si è ottenuto è stata la formazione di mucosa alveolare stabile
e funzionale (Fig. 7), e pertanto
capace di rispondere ai normali
insulti batterici della cavità orale.
Questo ha fatto sì che si ricreasse
un ecosistema favorevole alle stato di salute orale del paziente.
Discussione e conclusioni
Quel che è si è notato nelle osservazioni cliniche è che il primum
movens a determinare esposizioni ossee nei distretti mascellari il
più delle volte è dato da decubiti
di protesi removibili, magari trascurati o sottostimati. In effetti,
il paziente riferiva di essere stato
per molti anni portatore di protesi mobile mai riadattata o ribasata dall’odontoiatra curante.
Pertanto, se pur come supposizione, si può riferire l’origine di tale
lesione anche alla presenza di un
focolaio infettivo.
L’azione coadiuvante dell’ozono
nel trattamento delle complicanze nei processi di guarigione ossea
e dei tessuti molli è testimoniata
dal progressivo miglioramento
del quadro clinico fino ad arrivare in ultima analisi a un grado di
integrità dei tessuti superficiali
e profondi con stabilità del risultato. Il paziente è attualmente
inserito in frequenti follow-up
per monitorare il quadro clinico
stomatologico e anamnestico generale.
Fig. 7
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Veniva inoltre provocato al termine di ogni seduta, e con l’ausilio
di una sonda parodontale, il sanguinamento del sito allo scopo di
creare frequentemente un nuovo
coagulo che potesse favorire la
vascolarizzazione del tessuto osseo. Al paziente venivano fornite
istruzioni post-operatorie riguardo alla condotta del mantenimento domiciliare, non indicando
– come di consueto – l’utilizzo di
clorexidina e suggerendo la sola
applicazione del gel ozonizzato al
15%.
Il dispositivo utilizzato è il generatore di ozono OZONE DTA (distribuito da Sweden & Martina
S.p.A., Due Carrare - PD, Italy), in
grado di produrre ozono tramite
la formazione di un campo elettromagnetico e, pertanto, senza
necessitare di un serbatoio di ozono puro. L’apparecchiatura ha in
dotazione diverse sonde in vetro
per la trattazione di differenti stati patologici. In tal caso è stata utilizzata la sonda #3, con un timing,
una potenza e una frequenza di
applicazione variabili a seconda
delle differenti fasi del protocollo (Fig. 6). L’applicazione è stata
svolta da un operatore qualificato
effettuando un movimento lineare sulla lesione, con l’accortezza
di mantenere il campo di applicazione ben asciutto.
T0: inizio protocollo di mantenimento con programmazione di
sedute a 3 gg, a una potenza di 6
per un timing di 15-20 minuti.
T1: a 30 gg, valutato il tissutal mismatch degree, si è deciso di diradare la frequenza delle seduta,
portandola a frequenza di 1 per
settimana. Inoltre, si è valutata
la risposta immediata antalgica
del paziente e pertanto l’aumento
della potenza del macchinario a 9
per un timing di 10-15 minuti.
T2: a 60 gg integrazione tissutale ottenuta, negativa esposizione
dell’osso e stato di salute del parodonto ottenuto.
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Risultati attesi e ottenuti
L’attuazione del protocollo si proponeva come obbiettivo il raggiungimento della totale integrazione tissutale, tramite l’apporto
di ossigeno reso biodisponibile
grazie all’applicazione dell’ozonoterapia e permettendo così un
trofismo tissutale, altresì difficilmente ottenibile. In effetti quel
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