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Osservatorio Fillea Grandi Imprese e Lavoro
Newsletter Costruzioni e Grandi Imprese
Note di approfondimento ed informazione sull’industria delle costruzioni
26 settembre – 3 ottobre 2014
a cura di Alessandra Graziani1 e Giuliana Giovannelli2, Centro Studi Fillea Cgil
I commenti della settimana
Economia
Continua a calare l‟indice di fiducia delle imprese. Le esportazioni nei settori di punta del “made in
Italy” restano l‟ancora di salvezza del nostro sistema industriale.
Legislazione
Sblocca Italia. Ancora difficoltà per passare dai decreti ai cantieri e sbloccare le opere. Legge di
Stabilità. I tentativi di alimentare i consumi delle famiglie possono avere ricadute negative sul sistema imprenditoriale
il caso dell‟anticipo del Tfr.
Grandi imprese Tutte all‟estero le grandi commesse per le grandi imprese nazionali (Ghella, Astaldi, Trevi); continua
la crisi per i gruppi del cemento (Sacci).
Le notizie della settimana
Congiuntura:
infrastrutture:
infrastrutture:
grandi opere:
legislazione:
Ance:
Distr. Murgia:
Legno filiera:
cemento:
aeroporti, lavori per 3,9 miliardi ((Edilizia e Territorio, 29.09.14)
proroga concessioni, lavori per 3,9 miliardi ((Affari&Finanza, 29.09.14)
primo test per il performance bond (Edilizia e Territorio, 29.09.14)
Stabilità, 2 miliardi per le imprese (Avvenire, 30.09.14)
con il Tfr in busta paga aziende edili a rischio default (Il Gazzettino, 01.10.14)
riconversione distretto, il secondo avviso ha fatto flop (Gazzetta del Mezzogiorno, 01.10.14)
allarme ecoincentivi (Il Sole 24 Ore, 02.10.14)
torna agli anni „60 (Il Sole 24 Ore, 02.10.14)
Grandi imprese delle costruzioni:
Sacci:
Ghella:
Berloni:
Astaldi:
Trevi:
Italfer:
P. Frau:
Ikea:
Astaldi:
continua la crisi, dubbi sulla continuità (Milano Finanza, 26.09.14)
vince gara metrò da 620 milioni (Edilizia e Territorio, 29.09.14)
Hcg salva 100 addetti (Il Sole 24 Ore, 30.09.14)
in arrivo 500 milioni (Il Messaggero, 30.09.14)
acquisisce commesse rilevanti (Milano Finanza, 30.09.14)
accordo con Mermec (Italia Oggi, 30.09.14)
svolta sostenibile per Cassina (Italia Oggi, 01.10.14)
investe 2 miliardi in Russia (Milano Finanza, 01.10.14)
commesse da 100 milioni (Giorno, 01.10.14)
Rapporti e studi:
Istat:
Fond. Edison:
clima di fiducia delle imprese settembre 2014 (Comunicato Istat, 26.09.14)
l‟export aggrappato alle “4A” (Il Sole 24 Ore, 01.10.14)
Eventi:
Formedil, Giornate nazionali 2014, Roma, 30 settembre – 1 ottobre 2014
Congiuntura
infrastrutture (29.09.14): L‟obiettivo del Governo, annunciato dal premier Renzi e dal ministro Lupi a inizio
agosto, di sbloccare e accelerare i progetti di potenziamento degli aeroporti italiani si è per ora impantanato in una
norma, l'articolo I comma I del decreto legge 133 Sblocca Italia. pasticciata e sostanzialmente inutile. I 30 giorni
tassativi dati al ministero dell'Economia per approvare i contratti di programma (CdP) affrontano un problema
sostanzialmente superato – ha spiegato giovedì scorso in audizione alla Camera il presidente dell'Enac (l'ente statale di
regolazione) Vito Riggio - perché i CdP con gli sviluppi futuri sono tutti approvati. «e gli aggiornamenti dei "periodi
regolatori- si possono fare con accordo diretto Enac-società di gestione. Senza ripassare per il decreto ministeriale».
L'altra norma dello Sblocca Italia prevede che una volta approvati i piani regolatori aeroportuali (in gergo masterplan)
con i pareri favorevoli di Comuni e Regioni. non serve ripassare dagli enti locali per la compatibilità urbanistica delle
singole opere. Questo. spiegano Enac e ministero delle Infrastrutture (Mit), avviene già oggi in base all'articolo 1
comma 6 del DI 251/1995. e la nuova norma è tutt'al più un chiarimento della prassi già esistente. Il vero nodo.
secondo Enac e Mit, sono í tempi lunghi della commissione Via nella valutazione ambientale dei nuovi masterplan
(avrebbe per legge cinque mesi di tempo, e invece ci mettono un anno, un anno e mezzo»). e una procedura che
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darebbe un sostanziale potere di veto agli enti locali e al ministero dell'Ambiente , senza un organo statale "superioreche alla fine decida, anche scavalcando o modificando veti o prescrizioni. Sugli aeroporti sono in corso (tutti da
completare entro il 2015-2016) investimenti per 2.3 miliardi di euro (tra i principali Roma Fiumicino per 900 milioni.
Venezia 328. Malpensa 600. Palermo 162) e altri 1.7 miliardi sono previsti e approvati nei due scali strategici nazionali
di Fiumicino (1.250 milioni) e Venezia (410), da realizzare entro il 2021. Ma la vera sfida, secondo Enac e Mit, è
approvare velocemente i masterplan di sviluppo futuro, 10 miliardi di euro previsti sui tre scali di Fiumicino, Malpensa
e Venezia (7,3 solo a Roma), più 250 milioni a Firenze, per partire con i lavori già tra uno-due anni. Cosa che con le
attuali procedure - dicono – sarebbe impossibile. (…) (ALESSANDRO ARONA)
infrastrutture (29.09.14): In palio di sono 11 miliardi di lavori pubblici, che di questi tempi possono far gioco al
premier Matteo Renzi. Lavori pubblici, ma con capitali tutti privati dato che le casse dello Stato son ricche di ragnatele.
E non sorprende in questo senso che il governo abbia inoltrato tre distinte "notifiche" alla Commissione europea per
prolungare le concessioni autostradali in capo a gruppo Gavio (e specificamente alla quotata Sias), AutoBrennero e
Autovie Venete. Il placet da Bruxelles non è affatto scontato, ma Renzi ingaggia richiamando e replicando nelle tre
"notifiche" un concetto semplice: "l'adozione della misura in questione – ossia l'allungamento del contratto, ndr- si
rende necessaria per consentire al concessionario di far fronte agli investimenti che le autorità italiane richiedono e
viene concessa dietro l'assunzione di specifici obblighi di servizio pubblico da parte del beneficiano". (…) (Paolo
Possamai)
grandi opere (29.09.14): Un solo appalto integrato superiore ai 75 milioni negli ultimi tre mesi. Colpa della crisi,
certo, ma forse anche di una nuova zeppa normativa che preoccupa non poco stazioni appaltanti e imprese. E che in
qualche modo potrebbe aver finito per congelare anche qualche maxicantiere in rampa di lancio. Stiamo parlando del
performance bond. l'obbligo di "assicurare" la completa esecuzione delle grandi opere pubbliche. applicando ai cantieri
la strategia calcistica della panchina lunga. La garanzia globale di esecuzione, entrata in vigore un po' in sordina il
primo luglio dopo tre slittamenti consecutivi. prevede che in caso di fallimento o inadempimento del titolare
dell'appalto ci siano almeno due sostituti in possesso dei requisiti previsti dal bando, pronti a scendere in campo e
terminare i lavori. La garanzia è obbligatoria per gli appalti integrati oltre i 75 milioni e per le opere (ormai una rarità)
affidate a generai contractor. Mentre è facoltativa per i lavori di sola esecuzione oltre 100 milioni. Banche e
assicurazioni non hanno mai fatto mistero di considerare molto complicata la possibilità di rilasciare questo tipo di
garanzie. Motivo per il quale l'entrata in vigore dell'obbligo previsto dal codice appalti (articolo 129, comma 3) e dal
suo regolamento attuativo (articoli 129-136) è stata congelata fino al 30 giugno 2014. Ora bisognerà aspettare poco
per spazzare via i dubbi sulla possibilità che questa garanzia mutuata dal mondo anglosassone possa funzionare anche
in Italia. La cartina di tornasole potrebbe arrivare dalla gara bandita lo scorso luglio dall'Anas per un cantiere stradale
da 10I milioni a Casalecchio di Reno (Bologna, statale 64 «Porrettana»). Trattandosi dí un appalto integrato superiore
alla soglia da 75 milioni, l'ex ente strade ha segnalato nel bando la necessità per l'impresa vincitrice di presentare il
performance bond entro 30 giorni dall'aggiudicazione provvisoria, pena la perdita dell'appalto e della cauzione. Per
capire come andrà a finire bisognerà aspettare qualche settimana. Il termine per la scadenza delle offerte è scaduto
giovedì 25 settembre. Impossibile dunque sapere ora se c'è già qualche impresa in grado di esibire un performance
bond una volta stabilita la graduatoria. «Quello che emerge – fanno giustamente notare dall'Anas - è che la gara non è
andata deserta: sono infatti pervenute diverse domande di partecipazione, ovviamente ancora non esaminate». Da
parte loro le compagnie di assicurazione rimangono scettiche sulla possibilità che lo strumento decolli davvero. «Finora
- dicono all'Anta, l'associazione - non ci risultano richieste di rilascio di performance bond da parte delle imprese di
costruzione». L'ostacolo è che il garante non può liberarsi dall'obbligo di far realizzare e completare l'opera garantita.
«Proprio l'impossibilità per il garante di liberarsi dal vincolo mediante il pagamento di una somma che consenta di
risarcire adeguatamente la stazione appaltante - spiegano all'Ania – rappresenta un ostacolo alla possibilità per gli
operatori assicurativi e bancari di sviluppare la propria operatività in tale mercato». Insomma, giusta «la finalità della
norma. volta ad assicurare la realizzazione delle opere nei modi e nei tempi programmati». Tortuosa la via scelta per
la sua applicazione. «Le imprese di assicurazione e le banche - spiegano all'Ania - si assumerebbero un impegno di
garanzia nei confronti della Pa per il 100% del valore dell'opera da realizzare. Ne consegue che per lo stesso
ammontare l'impresa di assicurazione dovrà ridurre la possibilità di concedere nuove fideiussioni e, oltre a ciò, la banca
dovrà ridurre anche la possibilità dì erogare nuovi finanziamenti». Un "cui de sac" da cui gli assicuratori propongono di
uscire imboccando una via intermedia tra la declinazione italiana «della pura garanzia per equivalente» (cioè l'obbligo
di trovare qualcuno in grado di portare a termine l'opera) e «l'adempimento sostitutivo in forma specifica. sul modello
del performance bond americano». Cioè la possibilità di liberarsi dal vincolo di portare a termine l'opera pagando una
cifra pari al 40% dei lavori non eseguiti. con un tetto minimo che non può mai scendere al di sotto del 10 per cento.
Una soluzione che dovrebbe evitare che i garanti possano ricorrere troppo facilmente alla rinuncia all'esecuzione
dell'opera. permettendo allo stesso tempo agli assicuratori «di stimare un eventuale onere massimo della garanzia,
agevolando anche l'approccio al mercato riassicurativo». (MAURO SALERNO)
legislazione (30.09.14): Cadono i primi veli sulla Legge di stabilità: il bonus da 80 euro resta così com'è, senza
ampliamenti né per le famiglie né perle altre categorie, e comincia a prender forma l'ulteriore riduzione delle tasse sul
lavoro preannunciata dal ministro dell'Economia, Padoan: sarà di «almeno 2 miliardi di euro», ha detto ieri Matteo
Renzi anticipando alcune mosse alla direzione del Pd. Mentre a beneficio dei lavoratori il premier pensa di giocare la
carta del Tfr, inserito già «dal 1° gennaio 2015 nelle buste-paga» degli italiani. Nella prossima manovra da 20-22
miliardi entrano anche un miliardo e mezzo per i "nuovi" ammortizzatori sociali (tema peraltro al centro della forte
polemica sulla riforma del lavoro), un miliardo per la scuola e un altro miliardo per i Comuni, «per fare finalmente
opere pubbliche», ha spiegato il capo del governo. Ma al centro della marcia di avvicinamento che porterà entro il 15
ottobre al varo della legge chiamata a regolare i conti 2015 c'è anche la "manovra contabile" che prenderà forma oggi
nel Consiglio dei ministri. Con un'accelerazione di 24 ore voluta proprio da Renzi, Palazzo Chigi darà via infatti
all'attesa Nota di aggiornamento del Def (Documento di economia e finanza), con un nuovo quadro macroeconomico
che segnala un deciso peggioramento delle stime: la caduta del Prodotto interno lordo sarà indicata quest'anno fra lo
0,2 e lo 0,4%, per poi tornare a risalire l'anno prossimo di uno 0,5%. Ma, soprattutto, a colpire è il deficit in rapporto
al Pil: dovrebbe attestarsi attorno al 2,8-2,9% sia quest'anno, sia nel 2015. Renzi ha argomentato che sarà rispettato
il limite del 3%, pur «costandoci», perché «il danno di reputazione prodotto dal non rispettarlo sarebbe più grave dei
vantaggi che avremmo nel superarlo». La novità però c'è, e anche sostanziale: il nuovo obiettivo di deficit per il 2015
si discosta di un punto esatto da quello precedente, che era dell'1,8%. Sono 16 miliardi che si "liberano" e che rendono
meno assillante anche l'ottenimento dei risultati della spending review, i risparmi prodotti dalla revisione della spesa
pubblica che il premier a suo tempo aveva quantificato in 20 miliardi. Non solo: sulla scia di questo quadro, il governo
invierà subito dopo a Bruxelles la richiesta di scostamento momentaneo dal percorso di rientro del deficit strutturale,
pur restando il deficit nominale appunto sotto il 3%. In pratica, dovrebbe slittare di un ulteriore anno (dal 2016 al
2017) il pareggio di bilancio, con il cosiddetto "dose to balance" (l'avvicinamento, fissato allo 0,5%) posticipato a sua
volta dal 2015 al 2016. Il nuovo quadro ha già incassato ieri il disco verde dell'Ufficio parlamentare di bilancio, il nuovo
organismo (guidato da Giuseppe Pisauro) creato con la legge sul pareggio di bilancio. Se la "cornice" è pronta, restano
da definire i contenuti. Ieri Renzi ha detto qualcosa di più solo sull'operazione Tfr, nella sua mente un "secondo passo"
- dopo gli 80 euro - per ridare liquidità agli italiani (ma condizionata a «un protocollo tra Abi, Confindustria e
governo», ha detto) e sul nuovo gradino sulla via della riduzione del cuneo fiscale. Le ipotesi al momento in corso di
valutazione nei ministeri coinvolti restano due: deducibilità dall'Irap del costo del lavoro o un nuovo calo del 10%, se
non qualcosa di più, con un altro taglio netto all'Irap. (EUGENIO FATIGANTE)
Ance (01.10.14): Se il Governo metterà il Tfr in busta paga, per l'edilizia sarà forse il colpo di grazia. Le imprese
del mattone, già stremate da sette anni di crisi, si troverebbero di punto in bianco a corto di liquidità, con molte di loro
a rischio chiusura. Ne è convinto Ugo Cavallin, presidente di Ance Venezia, l'associazione di categoria degli edili. Per
Cavallin, «inserire in busta paga il 50% del Tfr sarebbe una misura impropria e autolesionista. È noto a tutti - continua
il presidente di Ance Venezia - che il Tfr costituisce per le imprese una fonte importantissima di finanziamento e di
liquidità. In un periodo come l'attuale dove, a causa dell'atteggiamento di totale chiusura delle banche, l'accesso al
credito continua a rimanere proibitivo se non addirittura precluso, sottrarre queste risorse alle imprese, soprattutto
medie piccole, significa metterle deliberatamente a fortissimo rischio di default». È un dato ormai assodato che le
aziende, grandi e piccole, sì servano delle risorse destinate al Tfr come liquidità con la quale far fronte alle urgenze e
alle spese correnti. L'ipotesi del Governo per rilanciare i consumi, potrebbe avere effetti indesiderati. Perché se è vero
che questa misura, aggiunta al bonus fiscale di 80 euro, porterebbe qualche euro in più ai lavoratori e alle loro
famiglie, lo è altrettanto il fatto che tante aziende si troverebbero a dover anticipare somme altrimenti previste alla
fine del rapporto di lavoro. In alcuni casi, si tratta di cifre importanti, in grado di mettere in difficoltà realtà
economiche oggi in equilibrio, anche se precario. «Nel settore dell'edilizia – precisa Cavallin - gli effetti sarebbe
oltretutto più negativi. Gli oneri sociali a carico delle imprese sono più alti di 10 punti percentuali rispetto agli altri
settori industriali: uno stipendio di circa 1500 euro al mese ne costa all'impresa oltre 4500! Se l'obiettivo è quello di
aumentare il reddito delle famiglie e di far ripartire i consumi la soluzione esiste e da tempo lo andiamo sostenendo:
bisogna ridurre il costo del lavoro, liberandolo da quegli oneri impropri che gravano su di esso in misura esorbitante».
(Marco Dorì)
distretto Murgia (01.10.14): "ALTAMURA. Potenziamento della filiera del mobile imbottito e riconversione in
nuovi processi produttivi. Crisi permettendo, inizia a delinearsi lo scenario del tanto auspicato rilancio dell'area
murgiana che scaturisce dall'accordo di programma sottoscritto tra il Governo (Ministero dello sviluppo economico ed
Invitalia, Agenzia nazionale per gli investimenti) e le Regioni Puglia e Basilicata. Non tutti i bandi, però, hanno avuto
successo. Altamura, Santeramo e Matera trainano le graduatorie per ottenere gli incentivi. E' sulle agevolazioni che
hanno puntato le imprese (piccole e medie) e le industrie, anche in collaborazione con enti pubblici come il Politecnico
di Bari. Viceversa, l'altro avviso non ha avuto lo stesso esito. Riguardava i contratti di sviluppo e metteva a
disposizione 30 milioni di euro per maxi investimenti nei settori della logistica e della filiera alimentare. Invitalia ha
reso noto sul proprio sito istituzionale che è pervenuta una sola domanda di agevolazioni ma è risultata «non
ammissibile per carenza di requisiti». Viene meno, così, una bella fetta dei 101 milioni di euro complessivi di cui
l'accordo di programma «Murgia» era inizialmente dotato tra fondi nuovi e risorse già previste in programmi delle due
Regioni. Tornando alle richieste, buona partecipazione ha avuto l'avviso da 20 milioni di euro a favore di imprese che
già hanno adottato innovazioni di processo odi prodotto oppure che vogliono attuare programmi di sviluppo
sperimentale nel territorio murgiano. Sono previsti incentivi per programmi compresi tra 600mila euro e cinque milioni
di euro presentati da imprese, consorzi e centri di ricerca. Gli incentivi prevedono un contributo alla spesa variabile dal
20 al 40% deì costi ammissibili, in base alla dimensione d'impresa ed un mutuo agevolato fino ad un massimo del
50%. Il Ministero ha approvato due graduatorie di merito, ammettendo ad istruttoria le singole proposte. I filoni sono
due, appunto. Otto richieste di agevolazioni riguardano il consolidamento del distretto del salotto, con nuove processi
di sviluppo per prototipi, per la lavorazione del poliuretano espanso o per la realizzazione di piattaforme di lavoro
senza cuciture o giunzioni («seamless»). Due istanze sono state presentate dall'azienda leader, Natuzzi, mentre le
altre da piccole imprese e da un Consorzio. Cinque, invece, sono le istanze presentate per la seconda graduatoria di
merito, relativa ad altri settori. In tre casi su cinque si tratta di associazioni di imprese. Le proposte riguardano:
produzione di nuovi imballaggi ecosostenibili per alimenti o per fini igienici e sanitari; studio di sistemi tecnologici per
la gestione di impianti ad energia solare; sistemi di efficienza «green», sistemi innovativi per la produzione di olio
extra-vergine di oliva di elevato valore nutrizionale ed a ridotto impatto ambientale; infine, lo sviluppo di
un'architettura flessibile per realizzare accessori in lega di alluminio per veicoli industriali. Sono enormi le aspettative.
E si spera che vengano ripagate. (ONOFRIO BRUNO)
legno filiera (02.10.14): Rivedere gli incentivi per gli impianti di produzione di energia da biomasse. Escludendo
o limitando il consumo di legno riciclato, per favorirne il riutilizzo. L'industria del mobile italiano prova a difendersi dalle
conseguenze prodotte dal sistema attualmente in vigore: il suo effetto paradossale è che ogni anno siamo costretti a
importare 600mila tonnellate di una risorsa della quale pure disponiamo in abbondanza, i rifiuti legnosi. Proprio per
sensibilizzare l'opinione pubblica sull'uso responsabile del legno, domani le aziende produttrici di pannelli in tutta
Europa si mobilitano con un «Action day» e, per due ore, fermano gli impianti. «Le centrali a biomasse ricevono
incentivi per bruciare una materia prima che per noi è vitale». Il senso del problema è tutto in questa affermazione di
Alessandro Saviola, presidente del Gruppo Saviola, tra i maggiori produttori italiani di pannelli truciolari. I pannelli in
questione, largamente impiegati dall'industria del mobile, sono ricavati da legno riciclato che proviene dal circuito della
raccolta differenziata. Una parte di questa materia prima, però, viene sottratta alla filiera del legno e impiegata per
produrre energia. Con una distorsione notevole: «La combustione – prosegue Saviola - comporta un costo per la
collettività che nel 2012 ha pesato per 390 milioni». E provoca un paradosso: ogni anno facciamo arrivare da Francia e
Svizzera circa 600mila tonnellate di rifiuti legnosi. Ma non è solo un problema dei produttori. «La nostra è un'azienda
assemblatrice – racconta Fabiana Scavolini, vicepresidente del Gruppo Scavoli Sul tema degli incentivi alle centrali a
biomasse, Asso-Rinnovabili ricorda, in una lettera indirizzata al Sole 24 Ore, che «l'incentivazione alla produzione di
energia da fonti rinnovabili è frutto di decisioni comunitarie» e che la «produzione di energia da biomasse sfrutta una
grande varietà di materiali di natura eterogenea e che provengono da attività agricole, agroindustriali, agroforestale
spesso sotto forma di sottoprodotti o scarti». Dal punto di vista socio-economico, la filiera ha creato posti di lavoro
(circa 10.600 nel 2011) e ha un giro di affari superiore al miliardo di euro l'anno. ni per questo siamo molto attenti ai
fornitori. Non vorremmo mai essere costretti a rivolgerci all'estero». Per risolvere il problema, la richiesta del settore è
di rivedere gli incentivi per le biomasse: «Andrebbero cancellati per tutto il legno – dice Paolo Fantoni, presidente di
Assopannelli, associazione di FederlegnoArredo -, solo in questo modo potremmo indurre l'utilizzo di rifiuti come gli
scarti alimentari, che oggi finiscono in discarica». L'appello, lanciato in un incontro organizzato ieri, oltre che dal
Gruppo Saviola, anche dal Gruppo Frati e da Saib, non è caduto nel vuoto. Il collegato Ambiente, in discussione alla
Camera, contiene un emendamento che sana la situazione, presentato dal presidente dell'ottava commissione di
Montecitorio, Ermete Realacci. «Quella modifica prevede che alcune tipologie di scarti del legno non possano più essere
considerate biomassa. Saranno usate per i pannelli», spiega Gabriella Chiellino, presidente di eAmbiente. Resta
l'incognita dei tempi: «Sono convinto – dice Realacci - dell'importanza di quel Ddl. Stiamo aspettando un parere della
commissione Bilancio. Poi saremo pronti a mandarlo in Aula prima della legge di stabilità». Quindi, entro fine anno.
Anche perché il governo appoggia la novità. «L'attuale organizzazione del sistema non è corretta: sono favorevole al
rimedio del collegato», conclude il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti. (Giuseppe Latour)
cemento (02.10.14): (Negli anni ‟60 la produzione di) cemento avvicinava e sfondava quota 20 milioni di
tonnellate, livello mai raggiunto in passato, mai più riavvicinato al ribasso da allora. Fino ad oggi però. Perché ora
l'Italia del cemento torna ad essere in bianco e nero, ritrovando numeri che non vedeva più da 54 anni. Difficile, pur
tra decine di indicatori tutti orientati al ribasso, trovare in Italia un settore più martoriato, afflitto ormai da sette anni
consecutivi di calo dei volumi. Dopo un crollo a doppia cifra nel biennio precedente, il 2014 è per la verità un periodo
di relativa stabilizzazione, ma il calo previsto del 4% si aggiunge ad una situazione già gravemente compromessa. «Ci
sono pochi investimenti pubblici e poche nuove costruzioni- spiega sconsolato il presidente dell'associazione di
categoria Aitec Giacomo Marazzi - e le nostre stime vedono un magro incremento di un paio di punti percentuali nei
prossimi cinque anni». Briciole. Perché il crollo dei volumi consumati si è ovviamente tradotto in uno shock lungo
l'intero apparato produttivo. Per le aziende quotate del settore, Italcementi, Buzzi Unicem e Cementir, tra 2008 e 2013
la crisi ha determinato un dimezzamento secco dei ricavi realizzati in Italia, un colpo dai,' miliardi di euro che
raddoppia allargando lo sguardo all'intero settore. Chi resiste lo fa soprattutto grazie alla proiezione internazionale,
mentre in Italia il ridimensionamento produttivo è stato evidente, con la chiusura di 21 dei 60 impianti a ciclo completo
esistenti nel 2008. «E purtroppo immagino che questo trend continui – aggiunge Marazzi -, insieme al processo di
concentrazione, perché in alcune aree del paese vi è ancora sovracapacità produttiva e al momento non è prevedibile
un'inversione netta del mercato. Lo Sblocca Italia? Va nella direzione giusta, ma le risorse sono troppo dilazionate nel
tempo». Alla caduta degli investimenti pubblici, circa il 40% del mercato per i produttori di cemento, si aggiunge in
Italia il tracollo delle nuove costruzioni, con numeri che vanno letti almeno un paio di volte nei fogli statistici per essere
certi di non cadere in errore: 250mila le nuove abitazioni registrate dall'Istat nel 2007, solo 53mila lo scorso anno.
«Eppure - spiega Marazzi – le aziende non sono rimaste ferme, hanno fatto efficienza e investito150 milioni soprattutto
in sostenibilità, con azioni che proseguono anche ora». Altri paesi in Europa hanno sperimentato un rallentamento
nell'edilizia ma l'Italia da questo punto di vista è certamente in coda alla classifica. Posta pari a 100 la produzione di
cemento 2010, per noi il calo è del 38%, per la Francia solo di dodici punti, la Germania è invece già al di sopra di quel
livello. «Le possibilità di invertire la rotta ci sono - spiega Marazzi - anzitutto lanciando finalmente un piano di
riqualificazione urbana che ammoderni e metta in sicurezza il patrimonio esistente, milioni di abitazioni costruite prima
di ogni normativa antisismica o energetica. Un grande aiuto sarebbe anche la possibilità per le aziende di risparmiare
sui costi utilizzando combustibili alternativi: da noi valgono il 10% dei consumi, in Germania cinque volte tanto». (Luca
Orlando)
Grandi imprese delle costruzioni
Sacci (26.09.14): Difficoltà per Sacci, gruppo cementiero romano guidato da Augusto Federici. Le banche hanno
steso un cordone di sicurezza intorno alla società, ma esigono che gli azionisti facciano la loro parte anche mettendo
mano a un drastico piano di riorganizzazione e di cessioni. Il bilancio consolidato 2013 si è chiuso in perdita per 33,5
milioni dopo il passivo di 63,3 milioni del 2012, a fronte di un fatturato in calo da 133,1 a 105,2 milioni. Già a fine
2012 1a capogruppo Sacci spa e la controllata Sicabeton avevano fatto ricorso al concordato in bianco e a maggio dello
scorso anno è stato varato un accordo di ristrutturazione del debìto. A settembre scorso attingendo alle riserve,
riducendo il capitale e annullando le azioni proprie, l'assembleadi Sacci ha ripianato le perdite complessive di 73 milioni
accumulate fra il rosso civilistico a giugno 2013 (16,4 milioni) e i 56,4 milioni di passivo del 2012. Al tempo stesso è
stato varato un primo aumento di circa 12 milioni mediante conferimenti e un'ulteriore ricapitalizzazione di 11,5 milioni
sottoscritto dalla Alias di Federici sia in contanti sia con rinuncia a crediti. Infine è prevista entro quest'anno la vendita
a Lafarge del centro di macinazione a Livorno per 10 milioni. Ciò detto le banche, esposte verso Sacci per 334 milioni a
fine 2013, hanno erogato nuova finanza per 13,7 milioni e riattivato linee di anticipo commerciale per 62 milioni. Il
piano industriale 2013-2018, alla base dell'accordo di ristrutturazione del debito, è stato rivisto al ribasso e la relazione
sulla gestione del bilancio evidenzia «rilevanti incertezze che possono determinare dubbi significativi sulla continuità
aziendale». (Andrea Giacobino)
Ghella (29.09.14): L‟impresa Ghella sí è aggiudicata in Brasile in joint venture con imprese brasiliane la
progettazione e costruzione dell'estensione della Linea 2 della metropolitana di San Paolo. Il progetto prevede la
costruzione di circa 6,5 km di tunnel (di cui 5,8 km scavati con TBM 1 del diametro di 10.4 mt. 2 stazioni e 7 pozzi.
Valore totale del contratto circa 620 milioni di euro, di cui 216 milioni in quota Ghella (35%).
Berloni (30.09.14): Per cento dipendenti di BerIoni Spa, storico marchio del distretto del mobile di Pesaro, si
profila la riassunzione, entro la fine di ottobre, da parte della newco Berloni Group, partecipata dai cinesi di Hcg. Per i
rimanenti 140 al termine della cigs in vigore fino al 30 novembre l'orizzonte è invece quello della mobilità. Lo prevede
l'accordo sottoscritto in questi giorni con l'azienda in liquidazione da Fillea e Filca, le due sigle di settore con
rappresentanze all'interno dello stabilimento marchigiano. Un'intesa che di fatto è l'ultimo atto del cammino partito nel
2012, quando la spa, nota per la produzione di cucine di alta gamma che erano un vero e proprio status symbol per le
famiglie italiane degli anni Ottanta, entra in crisi a causa di crollo della domanda e forte indebitamento. Si decide di
intraprendere la strada del concordato in continuità e per i dipendenti - allora circa 300 - parte un percorso di
ammortizzatori sociali: prima un anno di cigs per procedura concorsuale, poi uno di cigo, infine un'altra tranche di cigs
che scadrà a fine novembre 2014. Parallelamente ci si mette alla caccia di gruppi imprenditoriali interessati a investire
sul rilancio del marchio. L'anno scorso è spuntata Hcg, società di Taiwan pronta a investire 10 milioni a Pesaro, con
l'obiettivo di aggredire con ancora maggiore decisione il mercato asiatico. Il progetto passa per la costituzione di una
newco, Berloni Group, partecipata al 51% da Hcg e al 49% dalla famiglia Merloni. E – particolare non di poco conto anche attraverso una sostanziosa ricapitalizzazione. Tocca però rivedere l'organico che, in questo momento, annovera
240 dipendenti tra i 30 e i 53 anni: per cento di questi è sicuro il futuro nella newco. In questi mesi, a cigs sospesa,
hanno lavorato con contratti a termine per Berloni Group ma entro fine ottobre passeranno a tutti gli effetti alla corte
della newco. «Gli altri 140 - spiega Paolo Ferri di Filca - andranno in mobilità ma per due anni conserveranno il diritto
di precedenza» in caso di nuove assunzioni. «Non è in assoluto il migliore degli accordi - secondo Fausto Vertenzi di
Fillea - ma è l'unico possibile in questo momento storico. Un atto di realismo». (Francesco Prisco)
Astaldi (30.09.14): Astaldi conclude la riorganizzazione del debito e, con l'occasione, mette fieno in cascina per
future operazioni. Dopo l'emissione di un bond da 500 milioni alla fine dello scorso anno, alzato a 650 per il successo
ricevuto, oggi il gruppo di costruzioni romano presieduto da Paolo Astaldi, dovrebbe siglare un contratto di
finanziamento sindacato con un pool di banche, su un'operazione da 500 milioni. Domani è in calendario il consiglio del
gruppo quotato in Borsa, specializzato nelle grandi opere infrastrutturali e nelle concessioni autostradali che, oltre a
prendere atto del prestito, procederà alla sostituzione del consigliere indipendente Guido Guzzetti, dimessosi in quanto
nominato nel cda di Saipem: al suo posto verrebbe indicato Piero Gnudi, commissario Ilva, già ministro e
professionista dí standing. (…) Astaldi è in pieno sviluppo, soprattutto sui mercati internazionali. L'obiettivo evidenziato
nella semestrale chiusa con 1,2 miliardi di ricavi e utili a 34 milioni punta a privilegiare paesi Investment Brade, cioè
con una soglia di sicurezza.
Trevi (30.09.14): Titolo Trevi in ascesa del 4,4% sullo slancio dei nuovi contratti annunciati ieri. Il gruppo
d'ingegneria specializzata nei sistemi di trivellazione si è aggiudicato nuove commesse in diversi Paesi, per un valore di
circa 135 milioni dí dollari, oltre a un accordo quadro con un partner internazionale privato delle infrastrutture
marittime per realizzare un complesso portuale in Africa del valore di circa 380 milioni di dollari. Equita (tp di 5,5 curo)
sottolinea che l'accordo ha un impatto molto diluito nel tempo (otto anni). Banca Imi (tp di 6,89 euro) stima che
l'ebitda margin degli ordini dovrebbe essere nell'ordine del 16-18%, in linea con la divisione di Trevi, e indica come
importante obiettivo da raggiungere la riduzione del capitale circolante netto. Banca Akros (tp di 7 euro) nota che
questi contratti permetteranno all'azienda di migliorare la visibilità sui dati 2014 e che in particolare l'intesa raggiunta
in Africa occidentale è di rilievo visto che fornisce una buona redditività e una lunga visibilità sui prossimi anni. (Valerio
Testi)
Italfer (30.09.14): Italferr (gruppo Fs) e Mermec (tecnologie per la sicurezza ferroviaria) hanno siglato un accordo
per promuovere in sinergia, a livello internazionale, le competenze tecnico-specialistiche delle due aziende italiane.
L'accordo, siglato a Berlino, da Matteo Maria Triglia, a.d. di Italferr, e da Andrea Certo, a.d. di Mermec, nella giornata
di apertura di Innotrans, «intende mettere in comune le competenze per aumentare la rispettiva presenza nell'ambito
del mercato internazionale». «Con questa intesa», ha detto Triglia, «vogliamo avviare una collaborazione, attraverso la
condivisione di informazioni relative a campi d'azione comuni. Italferr vanta già una leadership all'estero con
commesse attive in Arabia Saudita, Oman, Africa, Turchia e Svizzera e questa collaborazione è importante per la
nostra internazionalizzazione». «L'accordo con Italferr arricchisce il nostro portafoglio di servizi ad alto valore
aggiunto», ha sottolineato Certo. «La nostra presenza in 52 paesi e la leadership tecnologica riconosciutaci dal
mercato sono il complemento alla offerta di Italferr».
Poltrona Frau - Cassina (01.10.14): Design d'autore e sostenibilità. Cassina, il marchio di arredamento del
Gruppo Poltrona Frau (Haworth) identifica due nuovi fondamentali nella sua strategia commerciale e di comunicazione.
Così un anniversario come i 50 anni della collezione di mobili firmati dall'architetto svizzero Le Corbusier (assieme a
Pierre Jeanneret e Charlotte Perriand), diventa occasione per lanciare una nuova etichetta e un packaging sostenibile,
che accompagnerà d'ora in poi la linea LC. E da gennaio comparirà anche nella campagna del marchio studiata da
Havas Milano. Le novità, annunciate ieri a Milano nell'evento LC50 dovrebbero contagiare a poco a poco tutta la
produzione di Cassina. «La nostra vuole essere una leadership sociale e una provocazione per tutto il settore», spiega
Gianluca Armento, brand director di Cassína. «Iniziamo a dire che il design deve essere come tutti gli altri comparti: se
si mette un marchio bisogna anche saper innovare e noi abbiamo deciso di metterci in discussione a partire dai
materiali e dai pellami. Ma si tratta solo di un primo passo». Così le cromature «una finitura magniloquente», del
primo dopoguerra, molto usata proprio per le collezioni LC sotto esame da Cassina «non sarà più esavalente ma
Cromo 3», sottolinea Armento, «questo non vuol dire che sia pericoloso averlo in casa ma dannoso produrlo ed è
bandito in molti mercati. È un cambiamento oneroso, soprattutto per i nostri fornitori, e allo stesso tempo è un
messaggio forte al mercato». Ugualmente e sempre in un'ottica sostenibile, «per la colorazione dei pellami non ci sarà
più una concia chimica con solventi, ma organica, vegetale». Infine il packagíng, che evoca un po' le scatole pop art e
studiato per tutta la collezione LC50 sarà totalmente riciclabile. «Cassina è l'azienda in Brianza con più certificati,
siamo già socialmente responsabili ma fa parte del nostro brand chiedersi a ogni livello dove stiamo andando, anche in
maniera ironica», sottolinea il direttore marketing. Da oggi ogni mobile della collezione LC sarà recapitato a casa nel
nuovo imballaggio eco-friendly insieme a un libretto per spiegare le fasi di lavorazione e i materiali. E per i 50 anni
della collaborazione con La Fondation Le Corbusier sono stati presentati ieri a Milano le nuove tonalità di cromature,
oltre a una riedizione dello sgabello LC9, disegnato da Charlotte Perriand nel 1927 ed entrato a fare parte della
Collezione LC nel 1973. La cura riservata alle icone delle collezioni I Maestri «che rappresentano il 40% del fatturato di
Cassina», riflette la mission aziendale di «imporsi soprattutto nel settore residenziale», sottolinea Armento. (…) La
prossima tappa per la collezione eco friendly LC50 sarà in occasione di Maison&Objet a Parigi a gennaio 2015. Mentre
La Fondation Le Corbusier in particolare dedicherà, anche in occasione dei 50 anni dalla morte del progettista svizzero,
un'ampia retrospettiva coinvolgendo Cassina. (FRANCESCA SOTTILARO)
Ikea (01.10.14): Ikeashopping centres Russia investe 260 milioni di euro per realizzare a Mosca uno dei più grandi
centri commerciali d'Europa ad esplicita vocazione fashion: 215 mila metri quadrati a Mytischi, a nordest cella capitale.
Il nuovo Mega Mytischi si rivolge ai brand internazionali che intendono espandersi nel Paese. «Abbiamo stanziato 2
miliardi di euro entro il 2020», ha spiegato Armin Michaely, direttore generale di Ikea shopping centres Russia, «non
solo per nuovi progetti come il Mega Mytischi, ma anche per effettuare un upgrading dei centri esistenti, ampliandoli e
introducendo inedite food court». Mega Mytischi, che è previsto debutti nei primi mesi del 2018;accoglierà tra i 25 mila
e i 30 mila visitatori all'anno.
Astaldi (01.10.14): Astaldi si è aggiudicata due nuovi contratti, uno in Polonia e uno in Romania, del valore
complessivo di 100 milioni di curo. Le opere si riferiscono alla realizzazione di collegamenti stradali.
Rapporti e studi
Istat (26.09.14): A settembre 2014 l‟indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane (Iesi, Istat
economic sentiment indicator), espresso in base 2005=100, scende a 86,6 da 88,1 di agosto. Il clima di fiducia delle
imprese peggiora in tutti i settori: manifatturiero, dei servizi di mercato, delle costruzioni e del commercio al dettaglio.
L‟indice del clima di fiducia delle imprese manifatturiere scende a 95,1 da 95,4 di agosto. Migliorano le attese di
produzione (da 1 a 2 il saldo) ma peggiorano i giudizi sugli ordini (da -25 a -27); il saldo relativo ai giudizi sulle scorte
di magazzino rimane stabile a 3. L‟indice del clima di fiducia delle imprese di costruzione scende a 75,4 da 76,7 di
agosto. Rimangono stabili (a -48) i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione ma peggiorano lievemente le attese
sull‟occupazione (da -22 a -23).
Fondazione Edison (01.10.14): Nel primo trimestre del 2014 l'Italia si è posizionata al quarto posto al mondo
per surplus nella bilancia commerciale (al netto del comparto energia), dietro a Germania, Cina e Corea del Sud. Il
risultato - un record nella storia recente - è stato fotografato dall'Osservatorio Gea -Fondazione Edison e presentato
ieri a Milano. In un quadro complessivo di consumi fermi, Pil trimestrale al ribasso e disoccupazione giovanile ancora in
crescita, il surplus della bilancia commerciale non è però l'unico dato incoraggiante. Nel primo semestre la crescita del
surplus con l'estero (+5,5 miliardi sul 2013, il doppio della Germania) è stata la più consistente nella Ue. Mentre nei 12
mesi terminati a marzo 2014, l'avanzo italiano con l'estero resta quinto al mondo (con n4 miliardi di dollari) preceduto
ancora di poco da quello giapponese, mentre l'exploit del primo trimestre 2014 - quando il surplus è stato paria 25
miliardi di dollari-viene definito «storico». «I dati della edizione 2014 dell'Osservatorio - ha spiegato Marco Fortis,
vicepresidente della Fondazione Edison- evidenziano come, diversamente da quanto rilevato dalla Commissione
europea, l'Italia si trovi non solo in posizioni di leadership in diverse classifiche riguardanti la competitività delle
imprese, ma anche in una posizione di forte solidità nel contesto di mercato globale che si è creato dalla nascita
dell'euro. Nell'ambito del G-7, ad esempio, l'Italia è il Paese che, insieme alla Germania, è riuscito a mantenere più
saldamente la propria quota sul mercato mondiale di manufatti dalla nascita dell'euro». D'altra parte, secondo i dati
del Wto, la quota di mercato dell'Italia nell'export mondiale di manufatti, è quella che ha tenuto di più trai Paesi del G7 dopo quella tedesca, dalla nascita dell'euro. Inoltre tra 2010 e il 2013 l'Italia ha fatto registrare il più alto
miglioramento della bilancia commerciale tra i Paesi della Ue, con il passaggio da un passivo di 30 miliardi nel 2010 ad
un attivo di 30 miliardi nel 2013. Il miglioramento della bilancia commerciale, rileva l'Osservatorio, «è una chiara
evidenza del crescente successo sui mercati internazionali dei prodotti di eccellenza del "made in Italy", rappresentati
dai settori manifatturieri delle 4A: automazione, abbigliamento, arredo casa, alimentari». In pratica, sui 5.117 prodotti
in cui è suddiviso il commercio internazionale ce ne sono 932 (spesso di nicchia) in cui siamo tra i primi 3 produttori al
mondo, per un valore complessivo del saldo commerciale italiano di 177 miliardi di dollari. Insomma, sappiamo
esportare e in molti settori siamo leader. «Ma non dimentichiamo- ha concluso Fortis - che per attrarre investimenti
esteri, oltre a creare un contesto favorevole alle imprese in termini di riforme, fisco, giustizia e incentivi di varia
natura, dobbiamo recuperare la domanda interna. Le multinazionali non investono in Asia o in America latina solo per
risparmiare sui costi, ma anche per posizionarsi su quei mercati interni che cominciano a svilupparsi. Anche l'Italia
deve concentrarsi su come recuperare una crescita dei consumi interni. (…) (Laura Cavestri)