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Tratto da SaluteInternazionale.info
La salute al centro dell’agenda post 2015
2014- 09- 08 10:09:40 Redaz ione SI
Osservat orio It aliano sulla Salut e Globale
La comunit à int ernazionale è chiamat a a def inire l’impost azione dei nuovi
Obiet t ivi di Sviluppo Sost enibile (Sust ainable Development Goals, SDGs).
Cosa f are, perché quest o decisivo passaggio possa evit are gli errori
commessi in passat o? La def inizione dell’agenda post 2015 è senza dubbio
una sf ida esigent e. Ma è anche un’occasione irripet ibile per un salt o
concet t uale e operat ivo, nel segno di polit iche capaci di af f ront are la realt à,
nel sud e nel nord del pianet a.
Quando nel 2000, 189 paesi adottarono la Dichiarazione del Millennio
che poneva le basi e l’impegno verso la realizzazione dei Millennium
Development Goals, l’idea di concentrare gli interventi su un numero
limitato di condizioni e di malattie fu considerata la giusta strategia per
migliorare lo stato di salute della popolazione mondiale, in primis quella
delle aree più povere del pianeta. Tale strategia corrispondeva alla
modalità tipica della stagione della globalizzazione, fin dall’inizio, quella
dei “programmi verticali”. Qualche risultato è stato ottenuto, ma siamo
ancora lontani dagli obiettivi posti nel 2000, in particolare nell’Africa subSahariana che, a differenze delle altre aree del mondo, rimane indietro
anche nel primo obiettivo, quella della riduzione della percentuale di
popolazione che vive in condizione di estrema povertà (56% nel 1990,
48% nel 2010). Questa attenzione selettiva ad alcune categorie di
interventi ha esacerbato la frammentazione dei sistemi sanitari, già in
condizione di dissesto a causa della povertà di risorse, delle
privatizzazioni, e della fuga del personale più qualificato.
Quando nel 2015 le Nazioni Unite saranno chiamate a fissare gli
obiettivi di sviluppo per gli anni a venire dovranno tenere conto di tutto
ciò e anche dell’emergere di nuovi problemi globali di salute, come
l’epidemia delle malattie croniche e i cambiamenti climatici.
In realtà gruppi di esperti e rappresentanti della società civile[a,b] su
mandato delle Nazioni Unite stanno già lavorando a un’agenda che
avrà come principio fondamentale lo sviluppo sostenibile, secondo le
conclusioni della conferenza di Rio+20[c]svoltasi in Brasile nel giugno
del 2012, con le sue sette priorità: creazione di posti di lavoro,
sicurezza alimentare, acqua, energia, città sostenibili, oceani e
prevenzione dei disastri[d]. I Millennium Development Goals (MDGs) si
trasformeranno in Sustainable Development Goals(SDGs).
a cura di Gavino Maciocco
Rif erimenti
a. T he Report of t he High-Level Panel of Eminent Persons on
t he Post -2015 Development Agenda. A new global
part nership: eradicat e povert y and t ransf orm economies
t hrough sust ainable development , Unit ed Nat ions, 2013.
b. Sust ainabledevelopment .un.org
c. Unit ed Nat ions Conf erence on Sust ainable Development
2012/
d. Global healt h in 2012: development t o sust ainabilit y.
Lancet 2012; 379. doi:10.1016/S0140-6736(12)60081-6
Di seguito riportiamo sul tema il contributo dell’Osservatorio Italiano
sulla Salute Globale.
Il semest re it aliano di presidenza dell’Unione Europea (UE) si colloca in un
moment o st rat egico del negoziat o che det erminerà l’agenda globale per lo
sviluppo dopo il 2015. A chiusura del ciclo t eso al raggiungiment o degli
Obiet t ivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals, MDGs), la
comunit à int ernazionale è chiamat a a def inire a set t embre, a New York,
l’impost azione dei nuovi Obiet t ivi di Sviluppo Sost enibile (Sust ainable
Development Goals, SDGs). Cosa f are, perché quest o decisivo passaggio
della comunit à int ernazionale possa evit are gli errori commessi in passat o? E
come impedire che gli SDGs f iniscano per divent are solo la reit erazione di un
percorso int ergovernat ivo ammaccat o dalle dif f icolt à del mult ilat eralismo?
Gli MDGs, che pure hanno inaugurat o un’ondat a di impegno senza precedent i
da part e della comunit à int ernazionale, hanno avut o non pochi limit i. T ra quelli
riconosciut i, la st rut t urale set t orialit à impost a dai rigidi crit eri di misura (senza
peralt ro la possibilit à di misurare l’at t endibilit à dei dat i nei singoli paesi), lo
st at ut o normat ivo uguale per t ut t i i paesi ma non vincolant e (soft norm), e
l’ist it uzionalizzazione del ruolo delle part nership t ra set t ore pubblico e privat o
nell’agenda per lo sviluppo. Oggi, la mobilit azione che gli MDGs hanno
prodot t o necessit a di una prof onda rivisit azione, se si vogliono af f ront are
adeguat ament e le sf ide di un pianet a appesant it o da set t e anni di
cont razione f inanziaria ed economica globali, dalla crisi del clima e
dell’ambient e, dall’aument o delle disuguaglianze t ra Paesi e all’int erno degli
st essi Paesi e dall’acuirsi di guerre e conf lit t i. Scenari che hanno t ra l’alt ro
alt erat o in misura signif icat iva le regole della democrazia e della governance
globale.
L’UE, per la capacit à dimost rat a in passat o di saper t radurre i dirit t i universali
in un originale pat t o sociale t ra cit t adine e cit t adini all’int erno dei suoi st at i
membri, ha le cart e in regola per esercit are un ruolo di leadership nella
def inizione delle dimensioni di un f ut uro sost enibile. Ha il bagaglio di
conoscenza e la t radizione di esperienze che servono per imprimere la giust a
direzione polit ica agli orizzont i f ut uri dello sviluppo umano, in un’ot t ica di
equit à int ergenerazionale.
La salute, prima di tutto
L’Osservat orio It aliano sulla Salut e Globale (OISG)[1] rit iene che per avviare un
percorso di vero sviluppo umano si debba part ire dalla salut e. La salut e
incrocia f at t ori diversi e decisivi in t ut t e le f asi dell’esist enza di una persona:
educazione, lavoro, equilibrio di genere, dist ribuzione delle ricchezze e
accesso alle risorse, prot ezione sociale, capacit à di aut odet erminazione e
qualit à di una democrazia. La salut e richiede di met t ere in at t o polit iche
int erset t oriali e di verif icare il grado di int egrazione t ra set t ori. La salut e è un
rilevat ore drammat ico e precoce dell’andament o di alt ri indicat ori, e l’equit à in
salut e misura la qualit à e l’est ensione della t it olarit à di cit t adinanza at t ribuit a
agli individui in una societ à.
La disuguaglianza in salut e, per cont ro, raccont a di t ut t e le alt re
disuguaglianze. I dat i epidemiologici ormai acquisit i sulla Grecia[2,3] rimandano
alla necessit à di valut are con est rema at t enzione l’impat t o e la sost enibilit à
delle polit iche di cont rollo della spesa[4]. In part icolare, met t ono in guardia i
decisori polit ici dalla t ent azione di misurare la perf ormance degli st at i sulla
base di meri crit eri f inanziari, int ervenendo con gravi sanzioni cont ro i Paesi
che violano gli indicat ori di st abilit à economica assunt i a rif eriment o.
Per l’agenda post 2015, OISG propone t re pilast ri su cui cost ruire l’impiant o
degli SDGs.
1. Più anni di vita sana per tutte e tutti
La buona salut e di un individuo e di una popolazione è il risult at o di una vit a in
cui t ut t i i det erminant i di salut e (biologici, sanit ari, ambient ali, economici e
sociali) cont ribuiscono in maniera posit iva a prevenire e a cont rollare disagio,
malessere e malat t ia. L’indicat ore che meglio rileva il perseguiment o di una
vit a sana è l’aspet t at iva di vit a in buona salut e (Healt hy Lif e Expect ancy,
HLE),[5] una misura indiret t a di t ut t e le alt re dimensioni dello sviluppo che
inf luenzano la salut e e le opport unit à reali per le persone: educazione, lavoro,
salario, abit azione, clima, nonché il rispet t o dei dirit t i umani.
OISG raccomanda l’uso dell’HLE dalla nascita come indicatore centrale
per la determinaz ione del raggiungimento degli SDGs. L’obiet t ivo “più anni
di vit a sana per t ut t e e t ut t i” comprende una component e di migliorament o
della salut e (più anni di vit a sana) e una di riduzione delle iniquit à (per t ut t e e
t ut t i, int eso come diminuzione del divario t ra poveri e ricchi e t ra maschi e
f emmine).
L’HLE, come qualsiasi alt ro indicat ore di salut e, varia da Paese a Paese e
all’int erno dei Paesi, per area geograf ica, per dist ribuzione dif f erenziale delle
risorse, ma soprat t ut t o per classe sociale. Perché possa servire a diminuire il
gradient e di disuguaglianza, l’HLE deve essere sempre misurat o, e
present at o, in base a uno st rat if icat ore di equit à: a una variabile, cioè, che
misuri le dif f erenze sociali, come per esempio la dist ribuzione per livello di
ist ruzione o per quint ile di reddit o. Il livello di reddit o è lo st rat if icat ore di equit à
più usat o a livello globale, perché più f at t ibile. Si può comparare, per esempio,
l’HLE del 20% più povero rispet t o al 20% più ricco in una popolazione.
A quest o obiet t ivo cent rale, se ne possono aggiungere alt ri su aspet t i
specif ici di salut e che cont ribuiscono a migliorare l’HLE per t ut t e e t ut t i. Quest i
alt ri obiet t ivi possono essere diversi da Paese a Paese e si incrociano in
maniera diversa all’int erno dei Paesi, ove vi siano aree geograf iche
disomogenee in t ermini di sviluppo umano. Per esempio, nelle popolazioni a
reddit o basso o molt o basso, il maggiore cont ribut o al migliorament o dell’HLE
è dat o dalla riduzione della mort alit à mat erna, neonat ale, inf ant ile e sot t o i
cinque anni. Nelle popolazioni ad alt o reddit o può essere più import ant e
concent rarsi sulle cause di disabilit à negli ult ra cinquant enni. In t ut t i i Paesi,
indipendent ement e dal loro grado di sviluppo, ci dovranno essere obiet t ivi
specif ici riguardant i la prevenzione e il cont rollo delle malat t ie non t rasmissibili
e il raf f orzament o dei sist emi sanit ari. Sono t ut t e scelt e che devono essere
f ormulat e t enendo cont o dei diversi cont est i, in un’ot t ica di grande
concret ezza, misurabilit à e adat t abilit à, senza occult are i f at t ori che pesano
in una dat a societ à.
Porsi come obiet t ivo primario, con adeguat i obiet t ivi secondari, più anni di vit a
sana per t ut t e e t ut t i non esime i singoli governi e la comunit à int ernazionale
t ut t a dalla responsabilit à e dall’impegno a garant ire una vit a degna alle
persone che hanno una vit a sana più breve o che t rascorrono periodi della loro
pur lunga vit a con disagio, malessere e malat t ia.
2. I primi anni durano tutta la vita
La st rat egia migliore per assicurare più anni di vit a sana sulla base dell’equit à,
anche int ergenerazionale, consist e nell’occuparsi delle primissime f asi della
vit a, dal concepiment o ai primi t re anni. Quest o è il periodo f ondament ale per
la salut e, la nut rizione e lo sviluppo cognit ivo, emot ivo e sociale di una
persona, con ef f et t i prolungat i per t ut t o il corso dell’esist enza. Povert à,
mancanza di accesso a cure adeguat e a part ire da gravidanza e nascit a, e
carenze di opport unit à di crescit a e sviluppo, da quelle di una nut rizione
adeguat a a quelle educat ive e socio-relazionali, cont ribuiscono a det erminare,
durant e quest o periodo f ondament ale, il circolo vizioso t ra povert à e malat t ia.
I primi anni cost it uiscono quindi una f inest ra senza eguali di opport unit à di
int ervent o per la prevenzione dei rischi e la promozione della salut e e dello
sviluppo[6].
L’invest iment o dei genit ori sui f igli dipende dalla loro sit uazione occupazionale
e pat rimoniale, dallo st at o di salut e, dal grado di ist ruzione e, in buona
sost anza, dalla capacit à di aut odet erminazione. Dipende anche dal t ipo di
solidariet à che una comunit à nazionale riesce a met t ere in campo. Polit iche di
prot ezione sociale, di piena occupazione e di sost egno al reddit o[7], polit iche
universalist iche che riguardano la salut e e l’educazione dei f igli, t ramit e servizi
che raggiungano i singoli e le f amiglie a part ire dal periodo pre-concezionale,
con part icolare riguardo per nuclei in sit uazioni dif f icili e bambini con bisogni
speciali, sono riconosciut e ormai come la st rada maest ra per garant ire
sviluppo umano.
OISG raccomanda di assicurare a ogni bambino il miglior iniz io possibile
alla vita, in quanto ciò rappresenta una delle più lungimiranti ed ef f icaci
politiche che i governi possano adottare per costruire scenari di equità
e sostenibilità. “Invest ire nei bambini: rompere il circolo vizioso dello
svant aggio socio-cult urale” è una raccomandazione della Commissione
Europea del f ebbraio 2013[8]. Gli invest iment i nella salut e, nella nut rizione e
nello sviluppo cognit ivo, emot ivo e sociale nei primissimi anni di vit a, sono
quelli che garant iscono inf at t i il più alt o rit orno economico per gli individui e per
la societ à. In ult ima analisi è un imperat ivo et ico, olt re che un dirit t o
riconosciut o sul piano int ernazioanle, cui corrisponde un dovere vincolant e per
gli st at i[9].
3. L’indispensabile condiz ione della responsabilità
La sf ida f orse più diriment e per gli obiet t ivi post -2015 è quella di non riprodurre
la dissociazione t ra la suggest ione delle propost e globali (i risult at i promessi e
i t ermini per raggiungerli) e l’incert ezza e limit at ezza, quando non addirit t ura
assenza, di obiet t ivi raggiunt i quant it at ivament e e misurabili in modo
at t endibile.
A quest a not a e prof onda dissociazione, si aggiunge oggi, nel negoziat o post 2015, un dat o ancor più preoccupant e perché assai poco discusso in ambit o
int ergovernat ivo: non è previst o, né in f ase di programmazione né, ancor
meno, di valut azione di risult at i, alcun regime di responsabilit à e di obbligo
vincolant e per gli st at i e la comunit à int ernazionale. Ancora una volt a, rischia di
prevalere la logica che concepisce gli SDGs come ogget t o di
raccomandazioni non cogent i. Una logica erroneament e dat a per acquisit a da
una comunit à globale nella quale si int recciano, con modalit à assai poco
rigorose, at t ori pubblici e int eressi privat i. La sanit à e la salut e coincidono
st ret t ament e con la dif esa, la garanzia e la promozione dei dirit t i umani e
delle popolazioni; appart engono perciò all’area dell’obbligat oriet à[10,11].La
loro violazione, per commissione o per omissione, coincide in quest o senso
con una responsabilit à rispet t o al dirit t o inviolabile a una vit a degna.
OISG raccomanda una f ormulaz ione di obbligatorietà degli SDGs, a
partire dagli obiettivi relativi alla salute, a livello individuale e collet t ivo, con
un rendicont o che sia specif ico e non generico. In quest a f ormulazione è
imprescindibile nominare in modo chiaro:
a chi f anno capo le responsabilit à di prevedere, programmare e rendere
at t uabile una normat iva sanit aria che sia garant e di copert ura universale
concret a;
dove e in che misura si decidono quest e responsabilit à, a livello di Paesi,
Regioni e Agenzie Int ernazionali;
le rigide regole economiche e commerciali, che devono essere
int erpret at e ed at t uat e secondo paramet ri f lessibili laddove siano in
cont rast o con la f ruibilit à dei dirit t i umani universali (per esempio, il dirit t o
di propriet à int ellet t uale rispet t o all’accessibilit à a f armaci salvavit a e
vaccini);
le clausole di salvaguardia che devono orient are i comport ament i e le
scelt e dei governi, specialment e in relazione ai t rat t at i commerciali
bilat erali e mult ilat erali, il cui pot enziale impat t o sullo sviluppo sost enibile
post -2015 deve essere ogget t o di seria analisi;
le aree da monit orare f ormalment e per ridurre il rischio concret o di
dipendenza del pubblico da int eressi e invest iment i (molt o spesso
illegit t imi olt re che illecit i) di at t ori privat i, incluse agenzie f inanziarie
regionali e globali e gruppi at t ivi nei servizi sociali e sanit ari a livello
t ransnazionale.
La def inizione dell’agenda post 2015 è senza dubbio una sf ida esigent e. Ma è
anche un’occasione irripet ibile per un salt o concet t uale e operat ivo, nel segno
di polit iche capaci di af f ront are la realt à, nel sud e nel nord del pianet a.
In una societ à globale immersa in un senso di precariet à dif f usa, la nozione di
sviluppo sost enibile richiede coraggio e lungimiranza. La comunit à
int ernazionale deve saper met t ere in campo il cambiament o crit ico che serve
a superare gli acut i cont rast i del t empo present e e a rest it uire priorit à di
at t uazione alle polit iche universalist iche e agli spazi di democrazia,
f ondament ali ent rambi a garant ire una vit a degna di essere vissut a.
Mettere la salute al centro del percorso è il primo passo. Perché
nessuno rimanga indietro.
Bibliograf ia
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2. Kondilis E et al. Economic crisis, rest rict ive policies and t he populat ion’s
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5. La HLE è t ipicament e inf eriore di circa 10-20 anni rispet t o all’aspet t at iva
di vit a (Lif e Expect ancy, LE). Ent rambe si possono st imare dalla nascit a
oppure dopo aver raggiunt o una cert a et à.
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