Ottobre 2014 - Diocesi - Manfredonia - Vieste

Anno V - n. 2
Q
17 ottobre · 2014
Consegna delle linee pastorali
2014/2015
4
Michele Castoro*
ueste Linee pastorali vogliono
concludere il percorso iniziato quattro anni fa, nel 2010,
con la mia Lettera pastorale
“Andate anche voi a lavorare nella mia
vigna (Mt 20, 7)”, dove presentavo una
Chiesa-comunità caratterizzata dalla
ministerialità e dalla corresponsabilità. Abbiamo poi riflettuto sulla comunione e sulla missione per una nuova
stagione di evangelizzazione all’altezza delle sfide del nostro tempo.
Nel Convegno di maggio Mons. Superbo ci ha ricordato che non ci può essere
evangelizzazione senza una vera passione.
E non una passione qualsiasi, ma la passione per il Vangelo.
Questa passione può essere accesa e sostenuta nel tempo solo da un incontro
costante e sincero con Cristo risorto.
Ecco perché ho scelto come icona biblica di queste Linee pastorali il racconto
dei discepoli di Emmaus da cui ha preso spunto il titolo “Non ci ardeva forse il cuore?”
Senza trascurare altri aspetti, le Linee
pastorali indicano quattro ambiti preferenziali dove siamo chiamati a vivere questa passione evangelica con
spirito missionario.
(Mt 20, 7)
Novembre 2010.
 “sACERDOTI DELL’uOMO,
sACERDOTI DELLA sTRADA”
Linee Pastorali per l’anno 2011/2012
sul ruolo dei laici
nella Chiesa e nel mondo.
Settembre 2011.
PER LA COsTRuZIONE
DEL TEMPIO”
Linee Pastorali per l’anno 2012/2013
sul ruolo dei laici
nella Chiesa e nel mondo.
Settembre 2012.
 “PRENDETE IL LARGO
E GETTATE LE RETI”
Linee Pastorali per l’anno 2013/2014
sul ruolo dei laici
nella Chiesa e nel mondo.
Settembre 2013.
 “NON CI ARDEVA
fORsE IL CuORE?”
Passione per il Vangelo
tra corresponsabilità e misterialità
Linee Pastorali per l’anno 2014/2015
sul ruolo dei laici
nella Chiesa e nel mondo.
Settembre 2014.
In copertina:
Cena in Emmaus, 1601
Caravaggio
National Gallery, Londra
(particolare)
duoMo di Monreale,
capitello del chiostro
(particolare)
1
1. Passione in famiglia e
passione per la famiglia
Dove nascono le passioni
se non in famiglia? Ecco
perché la nostra missione e la nostra evangelizzazione non possono non
cominciare che
OMMARIO
4. Passione per gli ultimi
L’attuale crisi economica e sociale ci
chiede un supplemento di carità e di attenzione verso tutti coloro che sono rimasti indietro.
La missione e la nuova evangelizzazione non possono prescindere dalla scelta
preferenziale dei poveri che ogni comunità parrocchiale è chiamata a fare a livello pastorale. I poveri, quindi, vanno
Linee Pastorali per l’anno 2014/2015
cercati e non aspettati.
sul ruolo dei laici nella Chiesa e nel mondo
Vanno amati e non sopportati con fastidio.
Vanno curati e non giudicati o valutati
per vedere se sono degni del nostro aiuto. Essi per noi sono un vero e proprio sacramento, perché Cristo stesso è presen“Andate anche voi a lavorare nella mia vigna”
te in loro (Mt 25, 31-46).
In conclusione le Linee pastorali di
tere al centro la questione educativa, per quest’anno propongono 5 itinerari di
unire in stretta sinergia famiglia, par- cambiamento:
rocchia, scuola, associazioni e istituzio- -- Per un maggior coinvolgimento dei laini, allo scopo di realizzare quell’idea di
ci: passare da una Chiesa intesa come
“alleanza educativa” che ormai ci accomstruttura giuridica, dove il rapporpagna da diversi anni. Ma non vi è auto è tra gestori e utenti, ad una Chietentica educazione umana senza edusa intesa come popolo dove tutti, ciacazione cristiana. Da qui la necessità
scuno secondo il proprio carisma, sodella formazione spirituale, teologica
no responsabili di tutti, perché il rape pastorale di tutti i battezzati, specie
porto è regolato non da un prestaziodegli operatori pastorali. È necessario
ne, ma dall’amore e dalla passione acquindi rendere le nostre catechesi mecesa dal vangelo.
no noiose e più attente alle domande e -- Per vincere il consumismo religioso:
ai bisogni di chi chiede che il pane della
passare dalla logica della frequenParola venga spezzato in percorsi di fetazione alla logica della partecipade significativi e incisivi.
zione.
-- Per essere più incisivi: passare dalla
3. Passione per il sociale
preoccupazione di creare servizi alNon possiamo dimenticare come ci rila costruzione di comunità capaci di
corda Papa Francesco che vi è una propraticare un accompagnamento affonda ed “intima connessione tra evan2. Passione educativa e formativa
fidabile.
La passione per il vangelo genera anche gelizzazione e promozione umana” (EG -- Per essere credibili: diventare “Chiela passione per l’educazione e per la 178). È necessario che tutta la pastorasa del grembiule”, come diceva don Toformazione. La rinuncia a educare o la le – dalla liturgia alla catechesi, dalla
nino Bello, per essere una chiesa che
delega nell’educare rappresentano due preparazione ai sacramenti ai ritiri spiaccoglie e condivide le fragilità della
grandi tentazioni che spesso toccano ge- rituali, dalle omelie alle opere di carità
gente in mezzo alla quale siamo chianitori stanchi, scoraggiati o impotenti, – deve rispettare una tale dimensione,
mati a piantare la nostra tenda di dima anche le altre agenzie educative, co- perché come sostiene il pontefice la rescepoli posti sulla strada dell’uomo.
me ad es. la scuola, spesso lasciata sola ligione non può essere relegata «alla se- -- Per essere più vicini alla gente: passaad operare. Lo scorso anno la nostra Dio- greta intimità delle persone, senza alcure da un coinvolgimento parziale ad
cesi in preparazione dell’incontro di tut- na influenza nella vita sociale e nazionaun coinvolgimento totale.
te le scuole italiane con il Papa a Roma le […] Una fede autentica – che non è mai Allora cosa ci attende in questo nuovo
ha organizzato una “Settimana dell’edu- comoda e individualista – implica sem- anno?
cazione” che ha coinvolto dirigenti, do- pre un profondo desiderio di cambiare il -- maggiore coinvolgimento dei laici
centi, alunni, genitori, ma anche istitu- mondo, di trasmettere valori, di lasciare -- vincere le abitudini religiose
zioni. Posso testimoniare personalmen- qualcosa di migliore dopo il nostro pas- -- essere più incisivi
te che è stata un’iniziativa di grande suc- saggio sulla terra… la Chiesa non può né -- essere credibili
cesso. Desidero che tale iniziativa conti- deve rimanere al margine della lotta per -- essere più vicini alla gente
nui ogni anno quale occasione per rimet- la giustizia» (EG 183).
Che il Signore sia al nostro fianco in questo nuovo anno, perché l’azione pastora10
pagg. 1-3 Libripag.
le della nostra Chiesa porti semi di speranza nel cuore della gente.
Cultura
e
società
pag.
11
pagg. 4-5
Grazie e buon anno a tutti. 
dalla famiglia considerata come il cardine di tutta la vita sociale, il luogo dove
si formano le coscienze delle future generazioni, il primo ambiente dove la fede viene custodita, trasmessa, testimoniata. Papa Francesco ci invita a mettere in evidenza “il contributo indispensabile del matrimonio alla società” (EG
66), sottolineando che “l’individualismo
… e snatura i vincoli familiari” (EG 67).
La pastorale familiare usando la metodologia dell’accompagnamento deve prestare attenzione alla famiglia in
tutti i suoi momenti: da quando si forma la coppia fino a quando i figli, crescendo, si preparano a mettere su nuove famiglie.
Tutta la famiglia – ma in particolare la
coppia – deve trovare nella propria parrocchia di appartenenza il pane adeguato per poter alimentare quelle relazioni che nella Familiaris consortio Giovanni Paolo II ha individuato come costitutive di ogni autentica comunità familiare, e cioè:
·· la sponsalità
·· la genitorialità: paternità-maternità
·· la figliolanza
·· la fraternità ad intra e ad extra (socialità)
·· la parentela
·· l’inter-generazionalità (figli, nonni, nipoti…)
Solo se affiancheremo le famiglie nel tessere tutte queste relazioni in modo graduale e armonico esse potranno davvero
costituirsi come una “comunità di persone fondata sull’amore”.
Lettera pastorale
alla Chiesa di
Manfredonia - Vieste - San Giovanni Rotondo
sul ruolo dei laici nella Chiesa e nel mondo.
 “PIETRE VIVE
2
(Madeleine Delbrel, Indivisibile amore)
(Mt 20, 7)
3
Linee Pastorali Ottobre Missionario
Famiglia e società
pag. 6 Attualità territoriali
Caritaspag.
7 Comunicazioni Sociali
Liturgia, fons et culmen, AMCI
pag.
8 Ecclesia in Gargano
SOMM A R IO
l cristiano davanti a Dio non
è un “privilegiato”, un capitalista di
Dio: è lui, anzi, che appartiene a Dio
come a tutti gli uomini.
Non è neppure un capitalista di
virtù umane: molti uomini possono
essere umanamente più virtuosi di lui.
Un cristiano è “caricato” - nel senso
in cui lo si dice di una pila elettrica - di
una vita.
Questa vita gli è donata da Dio per
il mondo, è un dono fatto da Dio al
mondo attraverso di lui.
La redenzione di Cristo non è stata
affidata ai cristiani come a persone
perfette, ma come a uomini che si sanno peccatori, chiamano il peccato con
il suo nome, cercano di evitarlo, ma
riconoscono il male che commettono.
Sono uomini che, sapendosi contagiati dal male come tutti e come
tutti chiamati a guarirne, hanno la
consapevolezza che le loro sofferenze
portano a compimento nel mondo la
redenzione di Cristo e immettono nel
mondo la guarigione da lui portata.
I cristiani nel mondo sono “conduttori” - nel senso di un filo elettrico - di
ciò che il mondo non può cavar fuori
da sé. E quanto più i cristiani hanno
una forte “carica” per il mondo, tanto
più sono predestinati al mondo.
La loro croce normale è una tensione spinta al massimo tra la loro
intima appartenenza al mondo e la
loro funzione, che li situa nel cuore del
mondo, ma da “stranieri” nel mondo”.
arcivescovo di
Manfredonia-vieste-san Giovanni rotondo
 “ANDATE ANCHE VOI
A LAVORARE
NELLA MIA VIGNA”
“I
✠ Michele castoro
Nella stessa collana:
pag. 12
pag. 13
pagg.14-20
*arcivescovo
17 OTTOBRE 2014
[Linee Pastorali]
Assemblea diocesana
Testimoni di una solidarietà a tutto campo
Giuseppe Barracane*
A
ll’ultima Assemblea diocesana e prima della consegna delle Linee pastorali del nostro Arcivescovo
per il 2014/2015, sono state presentate tre testimonianze su esperienze
di solidarietà incarnate nella vita di
tutti i giorni, lì proprio dove c’è sofferenza e/o emarginazione. Ma che
cos’è la solidarietà? Ci facciamo illuminare dal vocabolario: “La solidarietà è un sentimento di fraternità che nasce dalla consapevolezza di
un’appartenenza comune e dalla condivisione di interessi e di fini, e trova
espressione in comportamenti di reciproco aiuto e di altruismo. La solidarietà può instaurarsi tra i membri
di un particolare gruppo sociale – ne
è un esempio la solidarietà operaia –
ma può essere anche un sentimento
di fratellanza universale”.
Senza andare troppo lontano, è Gesù Cristo che mette in moto, per così dire, una prassi di solidarietà nella sua vita, così come appare da alcuni gesti rivelatori: il discorso a Nazareth (cf Lc 4,14 ss), l’affermazione
di Mc 10,45, il gesto eucaristico, la
Croce. La solidarietà di Gesù è quella di “farsi uno” (cf Gv 17, 11) e trova in Dio Padre (nel suo amore verso
l’uomo) la sua radice, la sua misura
e il suo metodo. La solidarietà di Cristo, inoltre, non è un valore da vivere semplicemente in situazioni o in
ambiti particolari, ma è un modo di
concepire e gestire l’intera esistenza.
I contributi e le riflessioni a pubblicarsi nel prossimo numero di VOCI e
VOLTI che uscirà venerdì 21 novembre, devono, per motivi tecnici, pervenire in redazione per e-mail , entro e non oltre lunedì 10 novembre.
VOCI
E
Periodico dell’Arcidiocesi di Manfredonia-ViesteSan Giovanni Rotondo
Anno V - n. 2 del 17 ottobre 2014
Iscritto presso il Tribunale di Foggia al n. 13/2010
del Registro Periodici - Cronologico 1868/10
del Registro Pubblico della Stampa
Direttore responsabile
Alberto C avallini
Redazione
Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi
Via s. Giovanni Bosco n. 41/b - Tel 0884.581899
71043 Manfredonia
e-mail: [email protected]
[email protected]
Le foto pubblicate sono di Michele Martino e di Alberto Cavallini
ed appartengono all’archivio fotografico dell’Ucs dell’Arcidiocesi
Hanno collaborato a questo numero:
don Leo Abbascià, don Luigi Carbone, don Domenico Facciorusso,
don Michele Pio Cardone, Massimo Milone, Pasquale Troìa,
VOLT I
Lorenzo Pellegrino, Daniele Nardi, Raffaele De Feudis, Antonio
Stuppiello, Giuseppe Barracane, Tiziano Samele, Michele Marino,
Mimmo Delle Fave, Marco Lauriola, Giuseppe Grasso, Giuseppe
Laganella, Matteo Piemontese, Lorenzo Accarrino, Leonardo
Ciuffreda, Antonio Latino, Francesco Panella, gli Insegnanti
dell’Istituto S. Cuore, Elisabetta Schiavi, Antonia Palumbo,
Lina Piemontese, Anna Spagnuolo, Bruna Visentin.
Il periodico VOCI e VOLTI è iscritto alla
Stampa:
Grafiche Grilli - Via Manfredonia Km 2,200 - 71121 Foggia
Il giornale diocesano VOCI e VOLTI può essere letto in formato
elettronico o scaricato dall’home page del sito della nostra Arcidiocesi: www.diocesimanfredoniaviestesangiovannirotondo.it
Questo numero è stato chiuso in redazione il 13 ottobre 2014
Possiamo dire che la sua vita è pregna di solidarietà.
La solidarietà, però, è possibile soltanto all’interno di una concezione
rinnovata della vita. Essa condensa
«non un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, ma la
determinazione ferma e perseverante d’impegnarsi per il bene comune:
ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti» (Giovanni Paolo
II, Enciclica Sollicitudo rei socialis, n. 38).
Per Gesù, che si è fatto “vicino” (cf
Ef 2, 13), la solidarietà è la via, l’unica via, capace di superare la barriera della morte: attraverso la croce, che è la via della solidarietà radicale, si giunge alla risurrezione. La
solidarietà è la forza vittoriosa della storia. Ecco perché non possiamo
più esimerci affermando che tocca
ad altri, che non ci spetta. Dobbiamo
svegliarci dal nostro quietismo, dal
nostro perbenismo; scuoterci dalle nostre false sicurezze. La nostra
vita è molto più intrecciata a quella degli altri più di quanto potremmo pensare.
Per questo nell’Assemblea diocesana, in un breve intervento, accennavo ad una solidarietà a trecentosessanta gradi e non solo riservata ai
poveri di beni materiali. Ecco perché «Il nostro impegno non consiste
esclusivamente in azioni o programmi di promozione e assistenza; quello
che lo Spirito mette in moto non è un
eccesso di attivismo, ma prima di tutto un’attenzione rivolta all’altro “considerandolo come un’unica cosa con
se se stesso”. Quest’attenzione d’amore è l’inizio di una vera preoccupazione per la sua persona e a partire da
essa desidero cercare effettivamente
il suo bene» (Papa Francesco, Evangelii gaudium, n. 199).
E, rimarcando, il Papa afferma ancora: «È indispensabile prestare attenzione per esser vicini a nuove forme di
povertà e di fragilità in cui siamo chiamati a riconoscere Cristo sofferente,
anche se questo apparentemente non
ci porta vantaggi tangibili e immediati: i senza tetto, i tossicodipendenti, i
rifugiati, i popoli indigeni, gli anziani
sempre più soli e abbandonati, ecc.»
(Ib., n.210). Ma, diciamolo, chi non è
“povero” davanti a Dio? Chi si sente
a posto davanti a Lui? Per questo, «Vivere la povertà è innanzitutto un atto
di onestà radicale nei confronti della
propria verità di uomini, il riconoscimento di una condizione esistenziale
propria della creatura, a cui, solo a
costo di una più grave povertà – quella dell’illusione e del torpore che accecano l’anima – si può sfuggire» (G. Savagnone, «Il punto di vista filosofico»,
in Vita morale e beatitudini). Bisogna
rendersi conto che non possiamo più
far finta di niente perché «Gesù vuole
che tocchiamo la miseria umana, che
tocchiamo la carne sofferente degli altri. Aspetta che rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari
che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano,
affinché accettiamo veramente di entrare in contatto con l’esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza» (Papa Francesco,
Enc. cit., n. 270).
A noi dunque il compito di essere testimoni di questa solidarietà a tutto campo perché «Io sono una missione su questa terra, e per questo mi
trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere se stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire,
liberare» (Ib., n. 273).
Che programma di vita! Il Signore risorto e vivo ci aiuti ad essere così. 
*dottore in sacra teologia
3
a partire dalle linee pastorali per l’anno 2014/2015
Passione per il Vangelo
tra corresponsabilità e ministerialità
Antonio Stuppiello*
L
e linee pastorali proposte
quest’anno dal nostro Arcivescovo alla riflessione dei
fedeli sono molto stimolanti per una eventuale maggiore comprensione del messaggio evangelico.
In verità l’approfondimento di quanto i Vangeli dicono è senza un termine preciso: più si legge, più si medita, più ci si compenetra con quanto
Gesù Cristo ha detto e fatto e più s’assapora l’amore ineffabile che Egli ha
per gli uomini. Il servire (ministerialità) e la corresponsabilità, in quanto
membri di un popolo ecclesiale, sono i fondamenti della buona notizia
di Gesù. Con Lui molti luoghi comuni della religiosità e della prassi giudaica vengono interpretati diversamente, e diversamente praticati alla
luce della grazia, del dono, del servizio che Dio è per l’uomo. Ormai si è
capito che non si può essere “battezzati sociologici”, cioè cristiani per
nascita. Il senso di responsabilità, la
consapevolezza, la coscienza di quello che si dice e si fa deve caratterizzare il fedele, il battezzato: si deve
essere cristiani per scelta personale, solo così potrà nascere l’interesse per il Vangelo, il desiderio di sapere come ha operato e parlato Gesù
Cristo. Ma diciamo pure che occorre
conoscere ciò che il Vangelo annuncia, e con il Vangelo gli altri scritti
neo e vetero testamentari. Anche se
l’interpretazione della Bibbia compete al Magistero, non possiamo sin-
golarmente disinteressarci e non conoscere le Scritture. Non è una conoscenza meramente intellettualistica,
ma di vita; è una relazione amorosa
con la Parola, è un andare verso il
Mistero di Dio, del Dio uni-trino che,
con lo Spirito Santo, nel Figlio s’è fatto Figlio dell’uomo per fare dell’uomo il Figlio di Dio. Un abbassamento, uno svuotarsi: “Abbiate in voi gli
stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli,
pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo la condizione di servo, diventando
simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.”(Fil 2, 5-8).
Essere cristiani significa andare dietro a Gesù Cristo, il servizio è quello
che Lui ci ha mostrato concretamente, anche la preghiera viene portata
ad una relazione filiale, ma responsabile con Dio, il Padre nostro. “Fuori” è la dimensione vissuta da Gesù.
Egli nacque fuori Betlemme, in una
grotta stalla, tra i pastori, gente ritenuta religiosamente impura per le
tante infrazioni alle norme di purità
che la legge prescriveva. Fuori, per la
strada Gesù ha proclamato la Buona
notizia del Regno di Dio. Per la strada, nelle piazze dei villaggi ha guarito uomini e donne bisognose di essere reintegrate nel consesso degli
uomini e della comunità: lebbrosi,
storpi, meretrici, esattori delle tas-
se (pubblicani), ciechi. Per la strada ha ridato la vita ai morti. Un uomo che passava facendo il bene, un
uomo che non escludeva, ma includeva, reintegrava. Lasciava il resto
del gregge per andare a soccorrere
la pecora che s’era persa nel cammino. È questa la gioia del Vangelo di
cui parla Papa Francesco nell’Evangeli Gaudium. Solo guardando a Gesù Cristo può nascere il senso di responsabilità e di corresponsabilità.
Ma qui necessita un maggiore coinvolgimento del fedele, non è assolutamente sufficiente la semplice frequenza, bisogna vivere la partecipazione. Come battezzati si ha il diritto-dovere, di sapere che cosa il battesimo comporta: non siamo spettatori, ma attori della vita secondo il
Vangelo. Essere attori significa coinvolgersi nell’azione personalmente e
con gli altri.
Il popolo di Dio cammina insieme
e va profeticamente secondo l’amore del Dio che per amore ha creato
il mondo e l’uomo. Siamo tutti crea-
ture, uno solo è il Creatore. In questa nostra creaturalità siamo tenuti a non ritenerci superiori agli altri uomini, a non schiacciarli. Uno
solo è il Signore. Non possiamo servire Dio e Mammona altrimenti diventiamo idolatri. Nella nostra creaturalità siamo responsabili degli altri, non possiamo tenerli in servitù
o nell’ignoranza della Parola, abbiamo la responsabilità di testimoniare
il Vangelo di Gesù, che è Gesù.
La piccolezza del seme piccolissimo
che diventa albero alto ci ispiri sentimenti di minorità, Gesù, il Figlio
incarnato ci ispiri l’umiltà di Dio, la
sua piccolezza e ci sorprenda sempre, quando pensiamo di possederlo, ci inquieti, quando siamo intorpiditi dalla nostra tranquillità indifferente di potenti e/o bigotti che non
aspettano più nessuno e si servono
della Chiesa per promuovere se stessi. La profezia di Papa Francesco ci
sia di esempio. 
*collaboratore parrocchia
s. Maria del Carmine – Monte S. Angelo
17 OTTOBRE 2014
Riflessioni
Riflessioni
[Linee Pastorali]
17 OTTOBRE 2014
[Ottobre Missionario]
88ª Giornata
Arcidiocesi di Manfredonia - Vieste - San Giovanni Rotondo
PROSPETTO GENERALE DELLE OFFERTE MISSIONARIE 2013
GIORNATA
MISSIONARIA
MONDIALE
VICARIA - MANFREDONIA
S. Camillo de Lellis
S. Carlo Borromeo
S. Giuseppe
S. Lorenzo Maiorano - Cattedrale
S. Maria Regina in Siponto
S. Michele Arcangelo
S. Maria del Carmine
Sacra Famiglia
Spirito Santo
SS. Redentore
SS. Trinità
Stella Maris
S.Pio da Pietrelcina
S. Maria del Grano (Borgo Mezzanone)
SS.mo Salvatore (Fraz. Montagna)
Rettoria di
S. Domenico
Rettoria di
S.Francesco d’Assisi
Rettoria di S. Leonardo in Lama Volara
Rettoria di
S. Andrea
Rettoria di
S. Matteo
Chiesa
S. Maria delle Grazie
S Francesco da Paola
Suore della Carità S. Giov. Antida
Ferrara Angela
Offerta Libera N.N.
ISOLE TREMITI
S. Maria a mare
MATTINATA
S. Maria della Luce
Cappella succursale
Suore Discepole di Gesù
ZAPPONETA
S. Michele Arcangelo
ADOZIONI
INFANZIA
E 1.600,00
E 100,00 E
E
E
E 250,00 E
E
E
E 200,00 E
E
E
E 150,00 E
E 200,00 E
E
E
E
E
E
E
E
2.800,00
300,00
850,00
2.475,00
700,00
1.300,00
1.200,00
1.050,00
700,00
1.000,00
500,00
1.050,00
300,00
170,00
107,00
300,00
450,00
210,00
E
E
E
E
100,00
100,00
450,00
50,00
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
1.100,00
300,00
850,00
2.200,00
700,00
1.300,00
1.000,00
1.050,00
700,00
850,00
300,00
500,00
300,00
170,00
82,00
300,00
200,00
210,00
E
E
100,00
100,00
E
50,00
E
300,00
E
300,00
E
E
645,00
70,00
E
E
645,00
70,00
E
220,00 E
E
25,00
E
550,00
E
25,00
E
250,00
E
VICARIA - VIESTE
Gesù Buon Pastore
S. Croce
S. Giuseppe Operaio
S. Maria Assunta in Concattedrale
S. Maria delle Grazie
S. Maria di Merino
SS. Sacramento
Rettoria S.Francesco e S.Pietro d’Alcantara
Suore Ripatrici “S. Cuore”- Scuola”Fazzini”
Chiesa “Gesù e Maria” -Suore Discepole
PESCHICI
S. Antonio da Padova
S. Elia
450,00
520,00
E 2.080,00
E
E 200,00 E
E
E 100,00 E
E
E
E
E
E
E
E 300,00
E 1.000,00
E 300,00
E 300,00 E 1.300,00
VICARIA - MONTE SANT’ANGELO
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
3.600,00
1.872,00
3.900,00
2.400,00
8.000,00
400,00
1.955,00
100,00
500,00
260,06
E 1.600,00
S. Francesco d’Assisi
S. Giuseppe Artigiano
S. Leonardo Abate
S. Onofrio
Trasfigurazione del Signore
Santuario - S. Maria delle Grazie
Reparto Ostetricia-Ginecologia
Suore,malati,offerenti della Casa Sollievo S.
E 890,00
E 1.200,00 E
E 820,00
E 1.180,00
E 450,00
E 2.600,00
E 300,00
E 5.200,00
E 7.550,00
VICARIA - SAN GIOVANNI ROTONDO
TOTALE
TOTALE per le PP. OO. MM.
Quota Diocesana spese del 7%
Quota Ufficio Nazionale Chiese 1%
SOMMA INVIATA a PP. OO. MM.
E 1.340,00
E 1.200,00 E 435,00
E 930,00
E 770,00 E 230,00
E 1.000,00 E 1.600,00
E 500,00 E 3.430,00
E 150,00
E 400,00 E 525,00
E 400,00
E 180,00
E 100,00
Maria Immacolata
S. Francesco d’Assisi
S. Maria del Carmine
S. Maria Maggiore
Sacro Cuore
S. Maria della Libera (Macchia)
Basilica Santuario S.Michele Arcangelo
Santuario-Abbazia S. Maria di Pulsano
Rettoria di
Confraternita S. Giuseppe
Legato San Michele (2 sem2012+1sem2013)
Don Faffaele Rinaldi
CAGNANO VARANO
S. Francesco d’Assisi
S. Maria della Pietà
Confraternita S. Cataldo
CARPINO
S. Cirillo d’Alessandria - S. Nicola di Mira
ISCHITELLA
S. Francesco d’Assisi
S. Maria Maggiore
SS. Annunziata di Varano
Pia Unione SS. Crocifisso
RODI GARGANICO
S. Maria della Libera
S. Nicola di Mira
Rettoria di
S. Pietro e Paolo
VICO DEL GARGANO
SS. Apostoli Pietro e Paolo
S. Marco evangelista - S. Maria Assunta
S. Antonio da Padova (S. Menaio)
Confraternita dei Carmelitani Scalzi
TOTALE
650,00
E 200,00 E 5.400,00
E 1.872,00
E 6.500,00
E 300,00 E 3.000,00
E 2.500,00 E 15.700,00
E 400,00
E 380,00 E 2.335,00
E 100,00
E 500,00
E 260,06
E 7.550,00
E 250,00 E 1.140,00
E 1.850,00
E 820,00
E 200,00 E 1.380,00
E 450,00
E 100,00 E 100,00
E 2.330,00
E 2.330,00
VICARIA - GARGANO NORD
E
E
E
375,00
400,00
50,00
E
400,00 E 2.675,00
E
E
700,00
350,00
E
55,00
E
E
E
450,00
80,00
150,00
E
E
500,00 E
450,00 E
RACCOLTO IN DIOCESI
1.635,00
1.130,00
1.000,00
2.700,00
3.930,00
150,00
925,00
400,00
180,00
100,00
E
E
E
E
481,00
E 3.075,00
E 100,00 E
E
E
E
800,00
350,00
481,00
55,00
E
70,00 E
E
450,00
150,00
150,00
E
E
775,00
610,00
E
275,00
160,00
E 54.344,06 E 31.131,00
E 54.344,06 E 31.131,00
E 3.779,58
E 539,94
E 49.674,54 E 31.131,00
375,00
400,00
50,00
E 6.940,00
E 6.870,00
E 493,99
E 66,20
E 6.059,81
E 92.415,06
E 92.345,06
E 4.273,57
E 606,14
E 86.785,35
«Il mese di ottobre deve essere considerato, in tutti i paesi, come il mese
della Missione Universale. La penultima domenica è chiamata Giornata Missionaria Mondiale e costituisce l’apice della festa della cattolicità e della solidarietà universale».
s. Giovanni Paolo II
Missionaria Mondiale
don Leo Abbascià*
“P
eriferie, cuore della missione” è lo slogan per la
prossima Ottantesima Giornata Missionaria Mondiale (Gmm) 2014, scelto da Missio, Organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana.
Prendendo lo spunto dal magistero di Papa Francesco, l’obiettivo della giornata missionaria è quello di richiamare l’attenzione dei fedeli e delle comunità sulla centralità dell’impegno ad gentes, per raggiungere le periferie, le frontiere, tutto ciò che
è distante da noi, non solo geograficamente, ma anche a livello esistenziale. Essere
credenti, infatti, significa assumerci le nostre responsabilità di battezzati, l’impegno
alla conversione del cuore, al bene condiviso, alla pace, alla giustizia, alla riconciliazione, al rispetto del creato. Ecco che allora la periferia si qualifica come il locus
per eccellenza della missione, traguardo
da raggiungere e dunque “dove andare” e
“da cui ripartire”.
Papa Francesco, che si è presentato come ”venuto dalla fine del mondo”, ci spinge continuamente a “uscire”, a creare nelle comunità le condizioni per favorire
l’“inclusione”. Lui stesso non poteva che richiamare tutta la Chiesa a raggiungere le
“periferie esistenziali”: dimenticati, esclusi, stranieri, umanità insomma ai “margini” della nostra vita (ma possiamo considerarci “noi” centro?).
Nel tema della prossima giornata missionaria mondiale è contenuta una duplice “provocazione” per le nostre Chiese locali:
·· accogliere l’invito a uscire dal nostro
modo di pensare e vivere, per essere
Chiesa attratta dai “lontani della terra”,
per riscoprire il “cuore” della missionarietà, sapendo che annunciando Gesù,
tutti sono arricchiti e resi testimoni della gioia del Vangelo (= lieta notizia). Soffermiamoci sul termine “periferia” per
assimilare quale stile viene richiamato con questo tema: la periferia è il cuore della missione della Chiesa, è il cuore
di ciò che vibra, ciò che raccoglie i desideri e le scelte dell’uomo, infatti chi pone il suo cuore nelle periferie è uno che
esce continuamente dalle sue sicurezze
e s’incammina verso l’altro che vive lontano da sé … Dio ci spinge a uscire da noi
stessi per incontrare, nel volto dei fratelli, il suo stesso volto: “Ciò che avete fatto
a uno di questi piccoli, l’avete fatto a me”
(Mt 25,40). Dio s’identifica coi miei fratelli … il cuore paterno di Dio vuole abitare tra gli ultimi…
·· Andare/Uscire verso gli ultimi (poveri e peccatori) per i cristiani non vuol dire solo andare verso i fratelli e le sorelle, ma scoprire che Dio è già qui, è accanto all’umanità. Se le “periferie” sono
il “luogo” dove si converte la Chiesa, andare verso le periferie (e abitarvi da poveri in mezzo ai poveri) significa far risuonare l’annuncio del Regno che libera
dall’attaccamento disordinato nei confronti delle ricchezze… Mi auguro che anche noi sapremo accogliere questa provocazione per essere autentici
missionari della Buona Notizia. 
*direttore dell’Ufficio Missionario diocesano
OTTOBRE MISSIONARIO
don Leo Abbascià
D
al Concilio Vaticano II
(1962-1965) in poi si è venuta formando nella Chiesa una nuova e più forte
coscienza missionaria. Essa ha generato un vero e proprio bisogno di
conoscere, studiare, meditare e vivere la vocazione battesimale-missionaria, non più in modo episodico,
ma secondo criteri validi e universalmente condivisi. Si è fatta strada l’esigenza di un “tempo forte” dedicato
alla missione universale della Chiesa per tutto il popolo di Dio. Ecco che
– dalla fine degli anni ’60 – un’intuizione dell’Opera della Propagazione
della fede italiana fece sì che il mese
di Ottobre fosse dedicato interamente alla missione universale. Un mese
scandito da un itinerario di cinque
settimane di cui la Giornata Missionaria Mondiale, fissata per la penultima domenica di Ottobre, costituisce il punto culminante del “Mese
Missionario”. Questo “tempo forte”
è promosso oggi, in tutto il mondo,
dalle PP.OO.MM.
La celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale è un’importante
occasione per riportare l’attenzione ai numerosi bisogni materiali
delle cosiddette Chiese di missione, mediante una particolare raccolta di fondi. Il Papa stesso, ogni anno,
invia un Messaggio per la celebrazione di questo importante appuntamento.
Le offerte pervenute vengono poi
adeguatamente ripartite tra le giovani Chiese di missione, secondo i
bisogni di ciascuna. Il Fondo Universale di Solidarietà delle Pontificie Opere Missionarie è la somma
totale di tutte le offerte ricevute durante l’anno dai fedeli dei vari Paesi del mondo, destinate alle Chiese.
Le nostre comunità parrocchiali,
da anni, rispondono con generosità
all’appello di sovvenire le chiese giovani e missionarie. Dal grafico pubblicato a lato potete leggere e capire
gli sforzi di carità espressi verso le
Missioni. 
Posta la Via, azienda dell’Opera di s. Pio,
da più anni in Congo
L’esperienza missionaria di un laico
Raffaele Antonio De Feudis*
E
ntrando nella camera che i
Padri Saveriani mi avevano
messo a disposizione, stanco e ricoperto di una polvere rossa sottilissima che con il sudore si era impastata ed attaccata come
argilla, senza ottenere alcun effetto, ho schiacciato l’interruttore per
accendere la lampadina. Quando da
queste parti la lampadina si accende, il raro evento mi mette sempre
di buon umore anche se la cosa avviene in piena notte. Devo confessare che le agiatezze alle quali sono
abituato, entrano spesso in conflitto con l’essenzialità di quei luoghi
e gravato di questi pesanti macigni,
a volte mi ritrovo in difficoltà a collocarmi in una realtà che sistematicamente assume un aspetto troppo duro e troppo crudo per le mie risorse di adattamento. Dalla finestra
entrava una leggera brezza che trasportava il profumo del lago rischiarato dalla luna e da miriadi di stelle
giganti. I riflessi della luna sulla increspatura del lago, di rimbalzo entravano nella camera e come in un
film ne proiettavano il movimento
contro il soffitto. Dopo qualche minuto con l’adattamento delle pupille
mi sono accorto che vedevo benissimo, anche se la lampadina rimaneva
ancora spenta. Quella che volgeva al
termine, era stata una giornata edificante e memorabile, e nonostante la
stanchezza, la grande impolverata,
la lampadina spenta e l’acqua fredda dalla doccia, mi sentivo contento.
Con il carissimo don Andrea tornavamo da Mugogo, una località distante circa trenta chilometri da
Bukawu che è la capitale della regione del Kiwu e dove attualmente
è in corso la costruzione della chiesa parrocchiale finanziata dalla COMIS. Dall’incontro con padre Gerard
“Parroco di Mugogo” e con la comunità parrocchiale in pieno fermento, erano finalmente venute fuori le
condizioni migliori
per l’ampliamento
e il definitivo completamento delle
opere murarie della erigenda chiesa
parrocchiale. Erano tutti al settimo cielo e sprizzavano gioia da ogni poro. Don Andrea
era felicissimo, sul viso e nel sorriso
si leggeva tutta la gioia di quel momento speciale; mentre continuava
a stringere ad uno ad uno le mani di
tutti i rappresentanti delle comunità che avevano partecipato all’incontro. Anch’io di riflesso mi ero lasciato condizionare emotivamente da
quella gioia diffusa e coinvolgente.
Erano tutti poveri quelli che avevamo incontrato e molti di loro vivevano in capanne costruite con il fango
e con la paglia. Quello che attraverso gli occhi vedevo compiersi intorno a me, evidenziava il contrasto con
i pregiudizi culturali dell’individualismo della mia forma di pensiero.
Per il bene comune che in quel momento si polarizzava nella costruzio-
ne della chiesa di tutti, quegli uomini se pur poverissimi erano disposti
a contribuire con tutto ciò che avevano. Erano felici e motivati, volevano
ad ogni costo costruire la loro chiesa, la casa nella quale incontrarsi e
ritrovarsi e implorare lo Spirito. Dal
mio canto mi sentivo piacevolmente
coinvolto da quel colorato frastuono
emotivo fino a voler diventare parte attiva di quella solidale comunità.
Forse è vero che promuovere il Regno di Dio significa anche gettare le
fondamenta sulle quali costruire la
Pace, la Gioia e la Fraternità. Don Andrea sa guardare molto lontano; però la sua profonda fede e il suo stesso abito, procurano anche un’anima
alle sue mille iniziative che non sono mai prive di difficoltà. 
*dipendente di Posta la Via
Ottobre missionario
al Sacro Cuore di Gesù
Matteo e Lina Piemontese
Monte Sant’Angelo
I
In ottobre la nostra comunità è
in pieno fermento:le prime settimane sono dedicate alla preghiera, l’ultima al ringraziamento. Molto bene è stata espressa
l’idea da una neo-parrocchiana che
ci ha detto:”Si ha la netta sensazione di trovarsi di fronte ad un febbricitante formicaio nel periodo della mietitura. Dico mietitura perché il raccolto è frutto di un lavoro paziente e capillare che dura l’intero anno: a sentire qualche veterano, che spesso torna agli albori della vita nascente della parrocchia, lo spirito missionario
è stato sempre una sua prerogativa;
quindi ha una lunga storia che ancora si tesse giorno dopo giorno con la
preghiera e il sacrificio nella prospettiva della condivisione.”
La terza settimana invece è vissuta
in prospettiva della Giornata Missionaria Mondiale e quindi della “Festa
del dolce”: una geniale trovata che
coinvolge l’intera parrocchia, per cui
ogni famiglia si impegna nel preparare dolciumi di tutte le forme e misure, da offrire ad un prezzo “molto
salato” così da stravolgere le più sofisticate leggi economiche. Quintali di
pasta di pane per le fragranti “pettole” che ‘fuori tempo’ sono ancora più
buone e quintali di patate per le morbide e squisite ciambelle.
La giornata missionaria coinvol-
ge tutti come in una vera e propria
azienda di famiglia: nonni e genitori
alla produzione, bambini, ragazzi e
giovani alla piccola e grande distribuzione porta a porta, per cui ogni
occasione è buona per avvicinare e
coinvolgere i più lontani e invitarli a partecipare alle iniziative parrocchiali che si svolgono durante
l’anno:la missione parte da qui.
Proficua anche la “Lotteria Missionaria”. I fortunati che possiedono i biglietti vincenti, estratti la sera della festa della Sacra Famiglia, hanno
il grande privilegio di ospitare nella
loro casa un quadro ricamato a mano con grande maestria, ormai noto
come “Madonna Missionaria”.
Quando il nostro primo parroco, don
Francesco Ciuffreda, a fine giornata gioiva con noi per la grande somma raccolta, con l’indice puntato in alto e la sua voce dolce e pa-
cata diceva: “Attenzione! Siete stati bravi, ma non è merito nostro.”
Poi, incrociando le mani sul petto continuava:”Dobbiamo sempre
ringraziare la Provvidenza!”. È vero che per don Ciccio la Provvidenza era ormai di casa, ma noi, quando non ancora era chiaro il concetto,
sinceramente pensavamo che “questa signora”ci sottraeva un bel po’ di
meriti!
Fiducia nell’intervento divino e fede
incrollabile sono alla base dello spirito missionario che i nostri sacerdoti e le nostre suore hanno saputo infonderci e testimoniare. Tutto questo perché la fede chiede di diventare testimonianza nell’orizzonte della
missione. Non è casuale che alla ripresa di un anno pastorale, proprio
la missione ci accolga sull’uscio del
tempo che sta per iniziare. Si perché
la missione non e’ un “affare” da sa-
crestia, ma trova il suo habitat nella quotidiana storia dell’uomo intercettando bisogni, attese, speranze,
mettendo a disposizione di tutto questo l’annuncio del Vangelo che trova
modo di esprimersi in ogni cultura
e tradizione.
Un mese, quello di ottobre, che ci ricorda come la vita di fede non è riconducibile a banalità di alcuni riti e gesti, ma che riti e gesti assumono tutta la loro rilevanza perché
capaci di prendersi cura della vita.
L’impegno dei missionari nel mondo
raggiunge spesso contesti e persone
che altri rifiutano, si spende per situazioni che sembrano senza ritorno, raggiunge limiti di sopportazione e di accettazione.
Non è eroismo ma testimonianza di
fede. 
17 OTTOBRE 2014
[Ottobre Missionario]
17 OTTOBRE 2014
[Famiglia e Società]
6
La famiglia è l’unico possibile faro per il futuro della nostra società:
I cristiani, laici e pastori, lo sanno bene e lo testimoniano
e vogliono, da Roma, far brillare insieme questa luce
Preghiera per il sinodo e luci accese in famiglia
I
n vista della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi “Le
sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, in svolgimento dal 5 al 19 ottobre, anche nel nostro territorio, in forma domestica e
comunitaria è stato invocato lo Spirito Santo e sono stati posti sulle finestre di
tante abitazioni lumi accesi. Il Santo Padre, nella recente Lettera alle famiglie, ha espresso tutta la portata della
sfida che attende la Chiesa nei prossimi anni di cammino sinodale. La questione in
gioco è non solo il futuro della famiglia, ma dell’intera società umana, di cui la famiglia è la cellula vivificante. Egli ha così sottolineato: “… il sostegno della preghiera è quanto mai necessario e significativo, specialmente da parte vostra, care famiglie. Infatti, questa Assemblea sinodale è dedicata in modo speciale a voi, alla vostra vocazione e missione nella Chiesa e
nella società, ai problemi del matrimonio, della vita familiare, dell’educazione
dei figli, e al ruolo delle famiglie nella missione della Chiesa. Pertanto vi chiedo di pregare intensamente lo Spirito Santo, affinché illumini i Padri sinodali e
li guidi nel loro impegnativo compito. Preghiamo dunque tutti insieme perché,
attraverso questi eventi, la Chiesa compia un vero cammino di discernimento
e adotti i mezzi pastorali adeguati per aiutare le famiglie ad affrontare le sfide
attuali con la luce e la forza che vengono dal Vangelo”.
La coppia della nostra arcidiocesi
presente al sinodo
Alberto Cavallini
A
proposito della famiglia, agli
oltre 700 operatori pastorali,
sacerdoti e religiosi, partecipanti alla recente assemblea
diocesana, l’arcivescovo mons. Michele Castoro ha
detto tra l’altro:
“…Visto che parliamo di famiglia, ho una bella notizia che voglio partecipare a tutti. Sapete che dal 5 al 19
ottobre a Roma
il Papa ha convocato il Sinodo straordinario sulla famiglia. Per preparare questa importante assemblea sinodale, Papa Francesco ha voluto consultare tutte
le parrocchie, le associazioni, le diocesi… insomma si è messo in ascolto della
base. Anche noi abbiamo inviato il nostro contributo.
Al Sinodo, il Papa ha invitato i rappresentanti dei Vescovi di tutto il mondo, nazione per nazione, ed ha invitato anche
alcuni laici, come singoli e come coppie.
I nomi di queste persone invitate al Sinodo sono stati pubblicati ieri su L’Osservatore Romano.
Potete immaginare quale sia stata la nostra sorpresa nel leggere che il Papa ha
scelto a partecipare
al Sinodo una coppia
della nostra diocesi. È
l’unica coppia italiana. Si tratta di Peppino Petracca e Lucia Miglionico, che
tutti conosciamo.
Lucia e Peppino, per
quindici giorni, alla
presenza del Papa,
parteciperanno ai lavori del Sinodo. È la prima volta nella storia della
nostra diocesi che questo avviene. È
una scelta che ci onora grandemente,
che dice la benevolenza del Papa verso questa nostra Chiesa, ma è anche
un evento che ci riempie di grande responsabilità. A Lucia e Peppino, le nostre felicitazioni e i nostri auguri, avvalorati dalla preghiera. 
Centro per la famiglia NAZARETH
L’allatto alla luce del sole
C
L
ucia Miglionico e Giuseppe Petracca Ciavarella, entrambi medici dell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, sono una delle due
coppie italiane presenti al Sinodo sulla famiglia. Sposati da 32 anni, sono genitori di quattro figli di età compresa tra i 30 e i 24 anni.
Fanno parte della parrocchia s. Giuseppe artigiano di S. Giovanni Rotondo
ove curano da anni il cammino di preparazione dei fidanzati al matrimonio. Lucia e Peppino hanno individuato una strategia per aiutare le coppie
a restare a galla in una società che, invece, è diretta vertiginosamente in
tutt’altra direzione con semplici ma efficaci meccanismi di reciprocità e sinergia che prevedono “la presenza di coppie e famiglie nei seminari e allo
stesso tempo di sacerdoti giovani accanto alle famiglie”.
Raccontano Lucia e Peppino che “sin da fidanzati, abbiamo capito l’importanza di accompagnare i giovani a scoprire l’amore di Dio per la coppia attraverso la testimonianza di altre famiglie. Ai Vescovi del Sinodo
vorremmo trasmettere questo amore per la famiglia, ma anche rappresentare le difficoltà di vivere, ogni giorno, il progetto di Dio. Per questo
è necessario il connubio sacerdoti-coppie. Per crescere insieme nell’amore alla famiglia”. 
Anna Spagnuolo*
on il patrocinio del Comune di Manfredonia, il
Centro Nazareth ha organizzato lo scorso 4 ottobre in piazza del Popolo un momento di sensibilizzazione e promozione dell’allattamento al seno, aderendo all’iniziativa di un flash mob nazionale, fatto da Ministero della Salute, comunità scientifiche ed associazioni, che sostiene l’allattamento
al seno ritenendolo un obiettivo nei
confronti dei figli, vincente per tutta la vita. Scopo, quindi, dell’evento
è stato quello di ricreare la cultura
dell’allattamento al seno libera dai
falsi miti esistenti e dai condizionamenti esterni.
Tante mamme incontrate, hanno
raccontato la bellezza dell’esperienza di allattare al seno i propri figli.
Mi ha colpito una madre che dopo un
parto pre-termine, non solo ha allattato comunque il figlio ma ha anche
orgogliosamente donato il suo latte
ad altri neonati grazie all’esistenza
della “banca del latte”.
Questa stessa sensibilità e ricchezza è alla base del gruppo di AutoMutuo-Aiuto che si incontra regolarmente da qualche anno al Centro
Nazareth. A tutti sono state spiegate
le ragioni dell’iniziativa ed illustrati
i vantaggi dell’allattamento al seno
sia per il neonato che per la madre,
vantaggio in termini di salute, ma
anche affettivo-relazionali e sociali.
In un clima di festa della famiglia,
mentre le mamme raccontavano le
proprie esperienze, i papà giocavano con i figli attratti dai palloncini
bianchi che qui e là volavano vicino
al gazebo con la scritta “Io sostengo
l’allattamento al seno”.
È stato un piccolissimo gesto, ma chi
vi ha partecipato ha sperimentato la
bellezza della famiglia per la quale nello stesso giorno Papa Francesco ha pregato con tanti fedeli in una
ben più importante piazza. 
*medico del Centro per la famiglia Nazareth
Bagnasco. La famiglia è la risposta alla crisi che stritola società e cuori
«S
ono molti i passaggi della prolusione del card. Bagnasco che ci scaldano il
cuore» afferma Francesco
Belletti, presidente del Forum. «Ci piace la
mappa delle priorità con lo sguardo aperto a tutto l’umano, all’intimo della persona, ma al tempo stesso a tutto il mondo.
«Ovviamente non poteva mancare l’attenzione al Sinodo, all’educazione, al lavoro e
alla crisi, Ci piace la centralità della famiglia, soprattutto per la chiarezza: ci piace
la definizione della famiglia come “grembo naturale della vita dove i figli non si
producono ma si generano”.
«Perché generare vuol dire non possede-
re ciò che si crea, anzi, procrea. E questo
diventa subito, da orizzonte antropologico,
responsabilità sociale.
«Questo è esattamente quello che le nostre
associazioni, da sole e nella rete del Forum, cercano di testimoniare e di realizzare quotidianamente, con tutte le fatiche
e le difficoltà di questi anni, ma anche con
Daniele Nardi*
la serena consapevolezza che la famiglia
naturale è davvero una buona notizia, per
la felicità di ogni persona e per la costruzione di una società più umana». 
*Capo ufficio stampa del
Forum delle associazioni familiari
LungoTevere dei Vallati 10, 00186 Roma –
tel. 06.6830.9445 – fax 06.8778.1510
caritas
7
Dalla mensa alla strada per una
dal volto missionario
don Domenico Facciorusso*
L
a costruzione di una società
più giusta e accogliente – secondo l’auspicio di papa Francesco – si realizza attraverso
gesti concreti di solidarietà. È il volto reale di quella “fantasia della carità” che,
nel nome di Cristo, desidera accostare,
con passione e competenza crescente, le
vecchie e nuove “periferie esistenziali”.
L’urgenza della crisi odierna, poi, chiede profetiche alleanze contro la povertà,
l’attivazione di reti e sinergie tra diversi
attori sociali, pur nella diversità di ruoli
e ispirazioni. Già nelle precedenti linee
pastorali il vescovo Michele suggeriva
di prendere il largo e gettare le reti anche con una pastorale integrata e missionaria, dato che “è finito il tempo della
parrocchia autosufficiente”: “È necessario
introdurre una logica integrativa, cioè un
modo di pensare e di procedere capace di
accogliere la diversità”. Come a dire che,
pur nel rispetto dell’identità missionaria di ogni comunità, i luoghi della sofferenza possono essere abitati anche attraverso una pastorale capace di progettare a livello interparrocchiale e cittadino, in modo da “affrontare insieme situazioni del territorio che sono comuni”. Un
“welfare di comunità”: pubblico e privato insieme, pur nel rispetto delle rispettive identità. “Sebbene il giusto ordine sociale sia compito principale della politica -ricordava Benedetto XVI- la chiesa
non può e né deve rimanere ai margini
della lotta per la giustizia”.
In quest’ottica la società giusta e accogliente si edifica con un operato solidale
sostenuto da una solida spiritualità cristiana e da una carità appassionata ed
intelligente. Il bene va fatto bene ed insieme. D’altra parte, però, oggi si è invitati a conoscere le “periferie esistenziali” e a servirle con nuovi stili di prossimità sociale. La “conversione pastorale” in chiave missionaria non può non
percorrere anche il “farsi prossimo”. Nel
racconto evangelico della parabola del
Buon Samaritano, infatti, Gesù pone
agli uditori proprio la domanda: “Chi si
è fatto prossimo?” (Lc 10, 39). In un certo senso capovolge l’iniziale interrogativo del dottore della legge: “Chi è il mio
prossimo?” (Lc 10, 29). In altre parole,
oltre a censire e conoscere le vulnerabilità territoriali occorre anche imparare
ad accoglierle per indirizzarle nella speranza. La “necessità” è quella del “far-
si” prossimo, del rendersi prossimo a
chiunque s’incontri. “Non ci si deve avvicinare all’altro perché è nel bisogno -sosteneva Enzo Bianchi nel recente convegno nazionale delle Caritas diocesane- ma l’altro deve essere reso prossimo
in quanto uomo o donna, fratello o sorella in umanità”. Pertanto si abita il territorio nel momento in cui si conoscono
le miserie materiali, morali e spirituali,
che graffiano la dignità umana. Ma per
avviare il riscatto sociale della persona in fragilità occorre investire in sane
relazioni. Si tratta del saper essere per
saper fare. Non solo imparare ad “integrarsi” con gli altri attori sociali per la
promozione condivisa del bene comune,
ma anche apprendere i modi più efficaci
e rispettosi per accostare ed lenire con
delicatezza i diversi dolori dell’umanità.
In definitiva, essere “chiesa sulla soglia”
significa vigilare sulle diverse “soglie”
dei vissuti umani. “La nostra pastorale -ricorda il nostro vescovo Michele - deve prestare maggiore attenzione a quanto accade sulla strada, a quanto accade
per strada. La strada è il luogo dove Gesù si fa Samaritano”. 
*direttore Caritas diocesana
Si è svolto a Vieste l’annuale Convegno di Caritas diocesana
UNA SOLIDARIETà PROFUMATA DI VANGELO
Lorenzo Accarrino*
“C
on il Vangelo nella Periferie
esistenziali”. Questo è stato
il titolo del Convegno delle
Caritas parrocchiali della
nostra Diocesi, svoltosi a Vieste e illuminato dal sole dell’ultima domenica di settembre.
La bella chiesa “Gesù Buon Pastore” ha accolto i convenuti provenienti da tutte le Vicarie della Diocesi.
L’accogliente salone parrocchiale ha fatto
risuonare la esplicativa relazione del Direttore della Caritas diocesana, don Domenico
Facciorusso, gli accorati interventi dei vari
rappresentanti delle Caritas parrocchiali,
le considerazioni conclusive del nostro arcivescovo Michele.
Tanti umili “lavoratori della vigna” hanno portato la loro silenziosa testimonianza.
Tante belle realtà, inapparenti ai più, decisive e vitali per quelli che ne usufruiscono,
sono emerse dagli interventi: le due mense
di Manfredonia, una delle quali aperta 365
giorni all’anno, accolgono tanti ospiti, cui è
offerto non solo un pasto caldo, ma anche
familiare attenzione; l’esperienza non meno impegnata della mensa di San Giovanni Rotondo; il conforto dei giovani volontari agli ospiti della Residenza Sanitaria per
Anziani a Monte Sant’Angelo o quello analogo per “i giovani di ieri”, come gli operatori amano definirli, a San Giovanni Rotondo; l’aiuto precoce e generoso alle popolazioni garganiche colpite dalle recenti alluvioni che hanno inginocchiato l’economia
di interi paesi; il doposcuola di sostegno
ai bambini meno fortunati; l’accoglienza
dei migranti, ormai ultradecennale e sempre piena di nuove sfide e problematiche ,
a Borgo Mezzanone.
Bella e acuta la definizione, in antitesi a
quella di operatori di Caritas “attivi”, quella di operatori “di supporto” data a coloro
che non possono offrire altro che la loro
preghiera o la loro malattia a sostegno della carità.
Una delle ultime e sempre efficaci immagini, proposte da Papa Bergoglio, ci mostra Gesù che cammina, vede e si avvicina… che ha compassione… che tocca e guarisce, è il paradigma esemplare dell’andare col Vangelo e che con massima efficacia
sintetizza il significato dell’essere uomini
di annuncio e di carità. Sono l’avvicinarsi,
cioè il farsi prossimo, ed il compatire, cioè
il provare la stessa sofferenza con l’altro,
condividendola, le due azioni fondamentali
che fanno sì che quando tocchiamo e teniamo per mano la persona bisognosa, possiamo trasmettere carità e speranza.
L’andare col Vangelo fa sì che le periferie
esistenziali si trasformano in centri esistenziali, che da dimore di sofferenza di-
ventano luoghi di persone abitati dall’amore di Dio, come ha sottolineato l’ Arcivescovo nella parte finale del suo intervento:.
Il Direttore della Caritas diocesana ci ha
lanciato un messaggio: col cuore, con la
mente , con la rete sono le tre modalità chiave che permettono l’esercizio di una moderna carità: senza il cuore non si cammina,
ma senza la sana e indispensabile scaltrezza evangelica, il cammino della sollecitudine verso i bisognosi si interrompe. è decisivo il lavoro generoso di laici preparati
perché non è più possibile, oggi, accontentarsi di un operare isolato e al bisogno, nè
è più eludibile la necessità di mettere insieme le esperienze e le competenze dei vari
Centri Caritas per un’azione più globale e
coordinata.
In definitiva, il Convegno della Caritas diocesana, “giornata profumata di Vangelo”,
ha fatto emergere realtà “vere” e persone
“autentiche” che nel silenzio e nel nascondimento si avvicinano, si fanno prossimo,
toccano la sofferenza, danno speranza. 
*parrocchia s. Maria del Carmine
Monte Sant’Angelo.
IL SERVIZIO
ALLA PERSONA
NEL CENTRO DI
ASCOLTO CARITAS
Bruna Visentin*
I
referenti delle Caritas parrocchiali e dell’arcipelago del volontariato cattolico hanno vissuto a Vieste
l’annuale convegno diocesano alla
presenza del vescovo Michele Castoro. In
questo modo si è avuta la possibilità di
riflettere sul rapporto Vangelo e luoghi
della sofferenza, accostati da quella “fantasia della carità” già auspicata da s. Giovanni Paolo II.Il tema “Con il Vangelo nelle periferie esistenziali” ha permesso di
analizzare le difficoltà dei tempi odierni, insieme al desiderio di continuare a
fare il “bene, bene”. Il riferimento è alla
fase formativa degli operatori impegnati in opere-segno, quali: mense, dispensari, immigrati, centri d’ascolto e sportelli della speranza diocesana (“prestito della speranza” e “usura”). Dal confronto è emerso il bisogno di fare rete
di fronte all’aumento delle persone che
bussano alle comunità, soprattutto, per
la mancanza di lavoro. Venendo meno,
infatti, la risorsa economica, la famiglia
non riesce ad adempiere alle normali
spese di gestione: fitto arretrato, bollette non pagate, spese scolastiche e le necessità primarie. L’osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse, strumento di monitoraggio e studio delle richieste d’aiuto pervenute in Caritas diocesana, ha registrato nel periodo da settembre 2013 a settembre 2014, i seguenti dati: gli utenti sono stati 97; di questi
l’ 80% donne e il 20% uomini; l’età media 42 anni. Di rilevante importanza è il
fatto che a rivolgersi al Centro di Ascolto della Caritas diocesana, sono soprattutto Italiani (92%) e sporadici stranieri
(8%). Per quanto concerne invece al tipologia delle richieste emerge che: il 70%
cerca lavoro, il 20% chiede un sostegno
economico ed il 10% esprime la richiesta
di alimenti. Lo sportello con più accessi (40%) è stato quello del “prestito della speranza”, che ha erogato 168.000,00
euro a famiglie provenienti da molte città della diocesi.
Il monitoraggio dell’osservatorio della
Caritas rivela anche che la maggiore ed
indiretta richiesta dell’utenza è relativa al sostegno psicologico. L’attuale situazione economica, infatti, chiude sempre più nella solitudine, portando ansia
e disperazione a causa dell’impossibilità di adempiere al pagamento di bollette
e mutui. Una sofferenza nascosta per la
vergogna nel trovarsi in condizioni di disagio. Tutto ciò richiede operatori formati che sappiano leggere i bisogni nascosti
delle persone. Spesso, infatti, dietro la richiesta di beni materiali si celano altre
fragilità familiari. Gli operatori devono
essere “cuori che pulsano” e mani che si
protendono verso l’altro, per trasmettere un messaggio di speranza evangelica. Una chiesa operante, capace di farsi
“acqua e pane” per quanti bussano alla
solidarietà comunitaria. 
*centro di ascolto Caritas diocesana
17 OTTOBRE 2014
[Caritas diocesana]
17 OTTOBRE 2014
8
I luoghi della celebrazione:
L’altare a dossale nel basso Medioevo
erso la fine del primo Millennio il cambiamento
diventa evidente: l’altare maggiore, posto idealmente al centro dell’assemblea, comincia ad allontanarsi da essa e viene chiuso nel presbiterio, dove il sacerdote celebra normalmente rivolto verso oriente, o
verso l’abside considerato alla stessa maniera un “oriente liturgico” (non tutte le
chiese per vari motivi
erano orientate). Se il
presbiterio era elevato, poiché cominciavano a costruirsi le cripte, nella chiesa vi era
una frattura netta tra
il clero e l’assemblea.
La liturgia ormai è del
tutto clericalizzata e distante. L’altare perde anche il ciborio e si sviluppa nella parte terminale dell’abside
un nuovo spazio: il coro. Già dal IX
V
secolo il culto dei santi ricevette un
nuovo incremento e sull’altare comincerà ad essere collocato un nuovo elemento: il reliquiario… tra il XII
e il XIV secolo, l’altare comincerà ad
avere un nuovo elemento sul quale
poggiare i vari reliquiari: il dossale;
un prolungamento verticale dell’altare. Man mano l’altare si riempie
di nuove strutture architettoniche
ed elevandosi sempre più in alto con
diversi piani e scomparti, spesso ornato di statue e pitture, perderà col
tempo la sua funzione simbolica di
mensa del convito.
Tra Rinascimento e Baracco: l’altare come monumento trionfalistico dell’Eucarestia
In questo periodo l’altare maggiore
diventa ancora più fastoso e spettacolare: assume le caratteristiche di
un monumento che deve manifestare la gloria dell’Eucarestia, in forte
polemica con la riforma protestante,
che negava la dottrina della presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche del pane e del vino. La pala
d’altare ora è a scena unica e senza
l’altare (2)
scomparti e offre agli artisti il motivo per sviluppargli attorno una vasta inquadratura a architettonica
tra stucchi, marmi cornicioni e timpani. L’altra trasformazione è la seguente: l’altare da “mensa” per l’Eucarestia si trasforma in “mensola”
per sostenere il tabernacolo. L’interesse nella Controriforma del Concilio di Trento si sposta infatti dalla celebrazione dell’Eucarestia all’adorazione dell’Eucarestia, ormai centro della vita spirituale e devozionale dei fedeli. Se il tabernacolo sopra
l’altare assume proporzioni grandiose e visibilità, ormai il centro dell’attenzione è esso, non più l’altare e la
celebrazione che su esso si compie.
Tutto è un convergere verso il tabernacolo: luogo misterioso che contiene Gesù Eucaristico da adorare. L’altare è ormai una mensola allungata
per esporre il Santissimo Sacramento. L’uso delle balaustre ormai è d’obbligo: sono quasi un prolungamento dell’altare: inginocchiati davanti
ad essa, i fedeli si comunicano devotamente al passaggio del sacerdote,
pensando che è l’unico luogo verso
[Caritas]
don Luigi Carbone*
il quale possono avvicinarsi rispetto
all’altare: così vicino (qualche metro
più in là), ma allo stesso tempo così
“lontano dal loro mondo”. 
*direttore dell’Ufficio Liturgico diocesano
MANFREDONIA
AMCI
D
opo la gita-pellegrinaggio
a Gravina sulle orme di
Orsini e nel comune culto
micaelico e il ritiro fatto
a Pulsano domenica 5 ottobre con
la partecipazione dell’arcivescovo
mons. Michele Castoro, dal 17 al 19
ottobre si terrà il ritiro Amci nazionale ad Ascoli Piceno con mons D’Ercole e padre Raniero Cantalamessa.
Il 9 novembre si terrà l’incontro
mensile con l’assistente ecclesiasti-
Ritiro dell’AMCI di Manfredonia e San Giobvanni Rotondo all’Abazia di Pulsano
co sulle linee pastorali dell’Arcivescovo Castoro. Il 14 e 15 novembre a
Roma si terrà il Convegno celebrativo per i 70 anni dell’Amci e l’udienza
col santo Padre. Il 19 novembre, alle
19, nella sala Vailati, il convegno presieduto dall’Arcivescovo su “la famiglia nella realtà della malattia”- relatrice dott. Lucia Miglionico. 
Dr. Giuseppe Grasso, presidente
AMCI - Manfredonia
17 OTTOBRE 2014
[Libri]
10
Vieste e s. Maria di Merino Un libro dettato dal cuore
Pasquale Troìa
C
i sono delle passioni che non
si stemperano negli anni, né
si consumano tra le quotidianità. Sono le passioni del cuore. E per gente come l’Autore le passioni
del cuore si sposano con quelle della mente e dell’intelligenza. Sono decenni che il
prof. Innangi si appassiona a quello che
può sembrare un argomento per pochi,
ma che per lui – come dovrebbe essere
per tutti i ‘veri’ viestani – è un intreccio
di ricordi, di storie familiari, di infanzia
e di contemporaneità vissuta tra la considerazione della realtà presente e la storia
che le ha determinate.
La pubblicazione è modesta nel numero
di pagine, nella sua confezione redazionale, nella sua stessa scrittura. Come modesta e inadeguata ne è stata la presentazione a Vieste.
Ma. La potente novità del contenuto di
queste pagine, oltre alla passione nella
loro gestazione, è nell’impensabilità della
sua ipotesi. Un’ipotesi coraggiosa, meditata e proposta con una pluralità e varietà di argomenti ed anche di metodologie.
Brevemente: Vieste gode da secoli di una
statua lignea di Maria: la santa Maria di
Merino. Maria è un personaggio biblico
che non è mai rappresentata da sola: sempre con il suo Figlio Gesù Cristo o negli
eventi della sua vita (dall’annunciazione
alla pentecoste). Questa statua è senza altre presenze. Ma la sua postura sembra
richiamare una relazione, una prossemicità: molo probabilmente quella con l’arcangelo Gabriele che Le annuncia la pienezza di grazia per divenire Madre del
Figlio di Dio. Manca l’arcangelo. Manca
il contesto dell’evento. E poi tutti i pittori
e gli scultori si sono chiesti: cosa faceva
Maria in quel ‘mentre’ dell’annunciazione? I vangeli canonici non ritagliano questo particolare e i vangeli apocrifi non ne
fanno cronaca.
Ecco allora l’ipotesi dell’Autore: Maria filava e lo faceva con il fuso che usavano
le nostre nonne, cioè «filava la matassa».
E non è un’ipotesi bizzarra perché altre
opere (come l’Annunziata di Pisa) ipotizzano questo atteggiamento. Ma per l’Autore questa intuizione lo porta a riconsiderare la dualità di statue, perché esiste un’altra statua di santa Maria che è di
eredità della famiglia Innangi già dal bisnonno Michele. Una piccola statua di 35
cm. «Pensai allora – scrive l’Autore - e se
questa di Vieste stesse facendo lo stesso
gesto dell’Annunziata [di Nicola Pisano,
nel pulpito del Battistero di Pisa]? Stesse cioè tenendo fra le dita della mano sinistra un fuso? Se fosse così, vuol vedere
che la statua originaria di Vieste è questa
[cioè quella della famiglia Innangi] e non
quella venerata ora in chiesa, che tra le
mani non può tenere assolutamente niente?» (p. 12). Una scena simile di annunciazione, «di Maria che ha nella mano sinistra la conocchia piena di lana grezza e
con la destra tira la lana» la si può ricercare al Museo Nazionale di Manfredonia,
Ante 1223» (pp. 34-35).
«Da quel momento – confida l’Autore –
ho affrontato la questione con impegno,
caparbietà e sempre più profondi chiarimenti» E lo fa “inquadrando questo tema
(cioè che la statua più antica fosse la piccola e non la grande)» in un contesto di altre sue ricerche che vanno dalla fondazione ‘mitica’ della città di Vieste alla costruzione della cattedrale e a tutti quegli
autori locali o meno, ecclesiastici o civili, che parlano della statua grande (quella attualmente venerata e festeggiata il 9
maggio di ogni anno).
Uno studio al carbonio 14, richiesto a spese dell’Autore all’Università del Salento,
conferma che la statua di proprietà della
famiglia Innangi ha un «range temporale
al 95,4% tra il 1470 e il 1650» (p. 15). Confermato e confortato anche da questo da-
to ‘scientifico’ nonché da docenti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, l’Autore si avventura in un’analisi comparativa tra questa piccola statua di santa Maria ed altri capolavori figurativi e scultorei simili. Per dimostrare tanti particolari a soprattutto che questa piccola statua
è quella originale, è il ‘prototipo’ di quella grande ed è quella che era originariamente venerata.
E un altro titolo di credito – che spinge
l’Autore in un’altra affascinante ipotesi
– è che «la statua piccola di Santa Maria
di Merino è stata scolpita da Nicola Pisano [1215/1220 – 1278/1284]» (pp. 73-98).
Al quale Nicola Pisano l’Autore attribuisce «l’opera di ristrutturazione della Cattedrale di Vieste all’epoca di Federico II»
(pp. 43-72).
La pubblicazione merita di essere letta.
Anche per apprezzare e valutare la criticità e la validità di alcuni «paragoni e confronti», come anche di alcune metodologie
dimostrative che l’Autore utilizza o personalmente configura. E va letta con gratitudine verso il prof Innangi che non scrive soltanto per «seguire una sua antica
passione e propensione», ma anche con il
nobile intento di chi – avendo insegnato
per tanti anni – sa benissimo che repetita
iuvant: «siccome credo che non tutti a Vieste abbiano letto [i miei scritti pubblicati
sulla rivista Garaganostudi di Montesantangelo] e soprattutto perché molte cose
sono state da me approfondite e riviste, ritengo che sia cosa utilissima presentare a un pubblico più vasto queste mie
scoperte e intuizioni» (p.
13). Come si fa a non farsi
compagno di un così caro e vecchio Amico, guardando l’ignoranza e l’accidia di chi non si giova e
non merita questo patrimonio di fede e di cultura, nonostante alcuni, come il prof. Innangi, ancora si affaticano a voler testimoniare e far conoscere le tradizioni
storiche e religiose di Vieste? 
A proposito delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia
Lorenzo Pellegrino*
L
a Società di Storia Patria per la Puglia ha degnamente onorato l’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia, avviando all’interno delle sue sezioni più attive un vivace dibattito storico che ha coinvolto la società civile ed il mondo della
scuola. Conferenze, convegni, mostre hanno scandito la vita dell’Istituto per l’intero 2011.
Tra le importanti iniziative in provincia di Foggia vi è il convegno fortemente voluto ed organizzato dal compianto Cristanziano Serricchio Presidente della Sezione Garganica. Si è svolto, tra il 18 febbraio ed il 3 dicembre 2011, in sedi diverse:
Manfredonia, Cagnano Varano, Rodi Garganico, Vico del Gargano, Monte Sant’Angelo, Vieste.
Di queste manifestazioni in Puglia diverse Sezioni più attive hanno editato i testi: Barletta, Lecce, Brindisi, Taranto e dal 2014,
ovviando ad una evidente carenza, anche Manfredonia.
L’interesse suscitato dal convegno garganico è stato notevole. Ho accolto, pertanto, con grande piacere l’invito rivoltomi dal Presidente della Società di Storia Patria per la Puglia prof. Cosimo D’Angela, di curare la pubblicazione degli Atti al fine di lasciarne traccia duratura. Costituiscono il volume XXIV della prestigiosa “Collana” pugliese “Convegni” del 2014.
Le relazioni coprono un arco temporale diverso: alcune gli anni immediatamente prima e dopo l’Unità d’Italia, altre si estendono a periodi molto più ampi. Tutte, comunque, con contenuti diversi, frutto di ricerche di archivio e bibliografiche, raggiungono
l’obiettivo di ricordare le reazioni agli avvenimenti, l’impegno profuso ed il contributo dato dai cittadini del territorio garganico
a questo importante processo storico. Costituiscono, inoltre, non solo un punto di arrivo per le aumentate conoscenze, ma anche
un punto di partenza per ulteriori ricerche che possano inquadrare gli avvenimenti in un ambito più vasto, anche nazionale. 
*presidente della Sezione di Manfredonia
Francesco INNANGI, Santa Maria di Marino.
Storia di un’immagine nei secoli,
presentazione di Giuseppe Disanti,
Grafiche Iaconeta, Vieste 2013 (s.i.p.).
Acquistabile presso Libreria Disanti o Edico-
la in piazza a Vieste, al prezzo di 12 euro.
L’Italia
da salvare
U
n viaggio in tutte le regioni
d’Italia attraverso le comunità che si prendono cura e danno valore spirituale allo straordinario e spesso sconosciuto patrimonio d’arte del paese.Da Milano
a Roma, da Matera a Cesena,
da Torino a Pisa, sono decine
le comunità e le libere aggregazioni di persone che si prendono cura del patrimonio storicoartistico dei loro luoghi. Questo viaggio dalla Val di Susa alla Lunigiana, dall’altipiani di
Cassino alle gravine di Taranto, dall’Appennino toscoemiliano alle colline marchigiane,
è un lungo viaggio e una riflessione attraverso le sfide educative, spirituali e valoriali più importanti che Nannipieri ha conosciuto attorno
all’arte e alle bellezze del paese.
Come in ogni terra di questo mondo, ciò
che c’è da salvare è soltanto il fatto che
una persona possa unirsi a un’altra persona, e poi ancora a un’altra, e nell’insieme possano dire: noi ci prendiamo cura
di questo, noi lo amiamo, noi gli daremo
significato, noi gli daremo futuro. La comunità nasce in quel momento: dal mettere in comunione una cosa che sembra
di nessuno mentre invece il suo senso, la
sua memoria, la sua consistenza sopravvivono nelle mani, nelle premure, nelle
attenzioni, nelle vite di molti che noi neanche conosciamo.
Un libro, che è anche un viaggio, attraverso alcune delle esperienze di fraternità e
di comunione più fervide che si possano
conoscere nelle regioni d’Italia. 
“L’ITALIA DA SALVARE.
(ed. San Paolo euro 10) del saggista e firma di
Panorama e Il Giornale Luca Nannipieri.
Elisabetta Schiavi
Centro studi umanistici dell’abbazia di San Savino
11
Collezione Rizzon, uno scrigno di antichi reperti della nostra terra
considerano solo altri territori ricchi
di storia e di oggetti dell’antichità e
non si comprende che “l’erba verde è
anche quella del proprio orto”.
Un’altra collezione è stata presentata il 26 settembre all’interno del Castello Svevo-Angioino-Aragonese. Si
tratta del “tesoretto di Arpi”, composto da 418 monete antiche finora
custodite nel Museo Nazionale Criminologico di Roma. Le monete, 414
delle quali in argento, risalgono al V
e al III sec. a.C.. Nel 1952 i Carabinieri sequestrarono un chilo e mezzo
circa di monete, rinvenuto nel corso
di lavori agricoli nelle campagne di
Arpi. Su continue richieste del Sindaco, che ne apprese la loro esistenza tramite internet, il “tesoretto”, appartenente al territorio di Manfredonia, è finalmente ritornato.
Prossima anche l’apertura del Museo
del Mare nato dopo dieci anni di gestazione. L’atto costitutivo è stato sottoscr it to i l
7 settembre
scorso a Palazzo Dogana
a Foggia da
pa r te del la
provincia, del Comune di Manfredonia e dell’Autorità Portuale. Un luogo
Ricerche e studi
molto caro che lega la Capitanata al
mare. Ciò che si auspica è che il Museo non rimanga solo un luogo di ricordi, di cultura e di arti marinaresche, ma possa diventare uno scrigno di idee, vivo e dinamico. Di collezioni ed esposizioni si parla, altresì,
anche in ambiente ecclesiastico con
l’apertura del Museo Diocesano. Impresa che non ancora riesce a vedere la “luce”, ma che ci si auspica possa al più presto decollare. Certo negli ambienti curiali si sta lavorando
a riguardo, ma eventuali attese e ritardi dipendono da fattori più grandi dei semplici e propositivi pensieri personali. Tra il Museo Archeologico del Castello, la Collezione Rizzon, il Museo del Mare e il Museo
Diocesano non si rischia forse di far
diventare Manfredonia una città eccessivamente dedita alla
cultura? Certo che no. La
cultura non
è mai troppa, soprattutto quando un pae se offre tante ricchezze
diverse tra
loro. La gente , non solo
quella del posto, non potrà fare altro che apprezzare la città tanto cara a Manfredi. 
Manfredonia
sellame e da un acquerello di fine ‘700
realizzato dall’artista francese Claude
Louis Chatelet – “Vista di Manfredonia”
– mandato dall’Abate di Saint Non, insieme ad altri, nel
sud Italia per documentare il territorio.
La collezione è adesso visibile in modo
permanente nella
Cappella della Maddalena, sita all’interno del Comune sipontino. “Sono davvero lieto che finalmente questo pezzo di storia del nostro territorio, diventato proprietà della nostra Città,
possa essere restituito ad essa. Non
mi dispiace – ha commentato il Sindaco Angelo Riccardi – aver deciso,
insieme con la Giunta, di acquistarli,
così come di aver acquistato il meraviglioso acquerello dello Chatelet, nonostante le difficoltà finanziarie del
momento. Spendere per riappropriarsi della propria storia e di ciò che ci
appartiene è meritorio. Bisogna preoccuparsi, infatti, di allontanarsi,
nelle scelte, dall’opinione comune e
soprattutto dagli interessi personali
e premurarsi, piuttosto, di quelli che
verranno dopo di noi”. È ovvio che
un patrimonio storico, di si fatta importanza, debba essere restituito alla sua terra. Spesso, molto spesso, si
Ischitella
È
stata presentata
alla città
d i Ma n fredonia il 10 settembre scorso, nel
chiostro del Palazzo comunale,
la “collezione Rizzon”. Alla presenza
del Sindaco Angelo
Riccardi, dell’Arcivescovo Michele
Castoro, della Presidente di Promodaunia Billa Consiglio e del Soprintendente per i Beni Archeologici della Puglia Luigi La
Rocca, si è aperto lo scrigno dei 77
reperti antichi appartenuti all’area
dell’antica Siponto e custoditi fino al
1990 nella collezione privata di Mario Rizzon, appunto, acquistata poi
dallo Stato e infine, nel 2008, dalla
Provincia di Vicenza.
Il comune di Manfredonia dal canto suo, una volta individuati i reperti, ha inoltrato dovuta richiesta di
acquisto alla provincia veneta. Fatto curioso è la simultaneità della richiesta avanzata sia da parte del Comune che della Provincia di Foggia
la quale, una volta accertata la provenienza dei beni, sapientemente
e secondo un logico accordo decise
di fare un passo indietro a favore di
Manfredonia. Uno scrigno di antichi
reperti, dicevamo, composto da va-
Tiziano Samele
Rinvenuta la tomba dei Turbolo, baroni d’Ischitella e marchesi di Peschici
Giuseppe Laganella
C
he la chiesa s. Francesco
d’Assisi in Ischitella fosse un autentico scrigno di
storia ischitellana lo si sapeva da tempo,ma che ci dovesse riservare ancora gradite sorprese, non
lo si poteva proprio immaginare.
Dopo le scoperte dello stemma dei
Dentice,di un affresco commissionato dai Di Sangro, delle sepolture dei
Pinto, mancava qualcosa dei feudatari Turbolo, e manco a farlo a posta,
siamo stati accontentati.
Una botola di chiusura di una tomba presente all’interno della chiesa
che aveva tutto l’aspetto di una tomba nobiliare aveva suscitato la mia
curiosità,ma non ero mai riuscito a
capire a quale famiglia essa potesse
appartenere.
Grazie alla recente disponibilità d’accesso agli archivi parrocchiali da parte del parroco don Dino Iacovone sono venuto a sapere, dopo attenta lettura, della morte in Ischitella di don Giovanni Battista Turbolo,barone d’Ischitella e
marchese di Peschici, sepolto dal
1634 unitamente a Ignazio Turbolo, suo consanguineo, nella chiesa
di s.Francesco d’Assisi.
La tomba su citata mi ha suggerito
ipotesi e indizi. Che non sia proprio
la tomba dei Turbolo?
Per saperne di più sull’araldica dei
Turbolo ho preso contatti con Stefano
Ruocco dell’archeoclub di Massalubrense, cittadina del Napoletano che
ha avuto come feudatari i Turbolo,
sul cui stemma sono incise delle on-
17 OTTOBRE 2014
[Cultura e società]
de e un delfino. Dopo aver fotografato la tomba con la collaborazione
di don Francesco Agricola e ingrandita la foto al computer ho scoperto
che al centro dello stemma c’è proprio un delfino, l’altro elemento dello
stemma indicatomi dal Ruocco. Dunque, non ci sono dubbi: sotto la botola della chiesa s. Francesco in Ischitella sono sepolti i baroni d’Ischitella e marchesi di Peschici.
Affascinante è la ricerca storica; a
volte essa ti dona tante belle soddisfazioni. 
La parola
dell’Arcivescovo
“…Consentitemi una menzione particolare per i sacerdoti e i collaboratori
pastorali dei paesi del nostro Gargano, che nei giorni scorsi si sono prodigati per alleviare le sofferenze di quanti sono stati colpiti dall’alluvione. Ieri
sono stato a Peschici e a Vico del Gargano, a visitare le famiglie di Vincenzo e del giovane Antonio, le due vittime dell’uragano. In casa di quelle famiglie ho ascoltato solo parole di gratitudine e di apprezzamento per i nostri sacerdoti e le nostre parrocchie,
che hanno assicurato vicinanza, solidarietà e preghiere.
Il nostro pensiero, in questo momento, va ai proprio nostri fratelli di quelle zone, implorando dal Signore la forza di ricominciare…” 
(mons. Michele Castoro ai 700 partecipanti all’Assemblea diocesana)
Rodi Garganico
dalla lettera del
parroco di s. Nicola
Don Michele Pio Cardone
C
arissimi fratelli , la Parrocchia
è la tenda che il Signore ha
piantato in mezzo al suo popolo per starci assieme e condividerne il cammino dell’esistenza.… abbiamo vissuto nei giorni scorsi momenti di
grande paura. Nonostante la crisi abbia
già violentemente colpito tutte le nostre
attività economiche e produttive pensavamo almeno di poter tirare un sospiro. ...Le violente piogge abbattutesi nelle ultime ore e le valanghe di fango hanno messo in ginocchio anche il nostro
Comune. Ma oggi, dobbiamo stringerci
nel dolore di chi ha visto travolti e spazzati via i propri cari, distrutte le proprie
case e infrante le speranze e per questo
personalmente e con l’Arcivescovo ringrazio tutti coloro che si sono adoperati,
per contenere le conseguenze devastanti della calamità. Per l’occasione il nostro
Arcivescovo Michele Castoro scrivendo
ai sacerdoti del Gargano Nord, e quindi
anche a me, ha manifestato la sua vicinanza e ha promesso preghiera, impegno e sostegno per le famiglie più colpite. Concludendo il messaggio ha detto.”Il
Signore dia a tutti la forza di ricominciare”. Proprio per quanto accaduto ho pensato di iniziare il Nuovo Anno pastorale visitando tutti quelli che nella nostra
città hanno avuto forti disagi a causa del
maltempo... 
Il Presidente del Consiglio Renzi a Peschici
PESCHICI
FLAGELLATA
Michele Marino
Q
ueste foto mostrano Peschici
del Gargano, uno dei promontori più belli del mondo, ‘stravolto’ dopo l’alluvione. Queste immagini descrivono il disastro della nostra
bellissima cittadina. Due vite spezzate,
il giovane Antonio Facenna, di Vico del
Gargano e Vincenzo Blenx – peschiciano. Quindi ci risiamo. Dopo sette anni
dall’incendio che ha colpito vari centri turistici provocando la morte di tre
persone, a Peschici l’acqua ha spazzato via campeggi, villaggi e lidi cancellando le spiagge più rinomate della zona, alcune case private e appezzamenti
di ulivo e di ortaggi. E ancora una volta la popolazione peschiciana si è rimboccata le maniche in silenzio dandosi una mano gli uni con glia altri. Nella
speranza che domani non sia un altro
giorno … rimosso il fango … 
«Il Gargano non è chiuso per lutto. È in grado di accogliere, è nelle condizioni di continuare a essere quel capolavoro di bellezza che ho potuto ammirare giungendo qui.
Noi come Governo faremo la nostra parte, ma questo non potrà bastare. Per rialzarsi e ripartire la popolazione deve dire va bene, ci siamo. E qui c’e’ la forza e la fierezza necessaria per farlo». Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi nella sala consiliare del Comune di Peschici affollata di sindaci, cittadini, autorità e operatori economici ha sottolineato che da
Roma governo e ministri «non saranno latitanti».
«In questo momento - ha detto Renzi - il dissesto
idrogeologico è la priorità dell’Italia che affronteremo insieme alle Regioni snellendo al massimo
la burocrazia». 
Ricordo di un figlio speciale
travolto dall’alluvione
Chi suona e canta
non muore mai
A
d un mese dalla morte di
Antonio Facenna, i sentimenti più limpidi obbligano mente e cuore ad esprimerne un ricordo. Certo, la vita di
un giovane non può essere racchiusa in uno scritto, né tantomeno l’affetto per un amico si può tradurre in
una commemorazione perchè AntoMimmo Delle Fave
nio è vivo più che mai.
Nel ringraziare quanti hanno presa prima settimana di settembre so parte alle sue esequie, sul manifeè stata caratterizzata sul Garga- sto, la mamma esprimeva la sorpreno da eccezionali fenomeni atmo- sa: “Sapevo di avere un figlio spesferici, già annunciati, col nome di ciale, ma non sapevo che lo fosse
“Electra. Dei 16 paesi garganici almeno 10 per tutti”. Si, speciale per tutti è Ansono stati interessati dai terribili fenomeni tonio, ma senza le caratteristiche di
atmosferici e tra questi i più colpiti sono S. un eroe per un giorno o la vanagloMarco in L., S.Giovanni R., Carpino, Rodi ria di chi si introduce nel cammino
G.co e Peschici. Quando tali tragici eventi della vita con superbia. Semplicità e
accadono e vengono subìti e vissuti diretta- genuinità: ecco le specialità di Anmente si riesce a comprendere cosa signi- tonio.
fica quando la natura si muove e si ribella Antonio avrebbe compiuto 24 anni a
alle malefatte dell’uomo! In questi giorni novembre, ma la sua freschezza gioal capezzale del Gargano sono giunti im- vanile corrispondeva alla limpidezportanti personaggi ed autorità per porta- za e alla sicurezza che trasmetteva
re non solo, si spera, il loro contributo di nel parlare dei suoi progetti con rasolidarietà alle popolazioni ed agli ammi- dici profonde. Tutto ciò che uno denistratori locali, ma anche quanto occor- sidera con amore è poesia.
ra ovviamente per risollevare le sorti di E tu, Antonio, ne scrivevi tante di poquella che rappresenta una delle perle d’I- esie. Ti sei diplomato e hai salutato
talia per il turismo e per la produzione di tutti cosi, come fa un gran signore:
prodotti agricoli con l’olio extra vergine di alzando il cappello e facendo l’inchiolive in testa. Alcuni di loro, con gli elicot- no. Con gioia poi hai riabbracciato la
teri, hanno sorvolato i territori più colpiti tua terra, i tuoi animali. Continuanper la verifica e la quantificazione dei dan- do a lavorare con la tua famiglia, per
ni e quasi tutti hanno visitato direttamen- la tua famiglia.
te, insieme ai Sindaci dei paesi interessa- Sant’Agostino dice: “le parole inseti, i luoghi dove i disastri sono stati ancora gnano, gli esempi trascinano”. E tu
più eccezionali ed evidenti.
parlavi poco, insegnando molto. Così
Le popolazioni garganiche che sono sta- hai realizzato il tuo sogno silenzioso
te interessate dagli eventi alluvionali ol- di attirare tutti davanti alla verità;
tre che attendere dalle Autorità preposte per donarci l’occasione di toccare e
gli urgenti e dovuti interventi, auspicano vedere i valori della nostra terra conche cessi l’abusivismo edilizio e la cemen- servati nei tempi e nei gesti antichi.
tificazione selvaggia dei territori, la defo- Valori di amore, pace e fratellanza.
restazione incontrollata ed una maggiore E ci ha trascinati in tanti anche diee più precisa difesa dagli incendi boschi- tro al tuo corteo funebre, ma come
vi, e che canali (o valloni) e torrenti di sca- si segue un vivente. I ragazzi hanno
rico delle acque meteoriche che portano al danzato come a te piaceva, non per
Lago di Varano e nel Mare Adriatico non nascondere il dolore, ma per ricordavengano più ostruiti da rifiuti di ogni ge- re più forte che “chi suona e canta
nere, attivando una maggiore vigilanza.  non muore mai”.
L’alluvione che ha colpito
“la montagna del sole”
L
Carpino
17 OTTOBRE 2014
[Attualità territoriali]
In occasione della festa della transumanza, la tua presenza ha fatto da
padrona, e anche il tuo modo di pensare, quell’“essere podolico è uno
stile di vita”. Essere in cerca di uno
stile di vita, trovarlo e perseguirlo,
è il desiderio inespresso di ogni giovane. Tu non lo nascondevi, non te
ne vergognavi, sei stato capace di
spenderti per questo ideale. Niente
si perderà di questo stile di vita: l’Istituto professionale per l’agricoltura e l’ambiente di Fabro, in Umbria,
ha dedicato il primo giorno di scuola a te che hai creduto e lavorato per
il futuro. Avevi fede, Antonio, quella
fede che parte dai santi e dagli inviti
alla preghiera conservati nel portafoglio; ma anche quella fede che sa di
rispetto e di condivisione, di disponibilità al confronto e alla crescita,
capace anche di incassare un no e
continuare ad avere fiducia. Hai frequentato per un certo periodo la parrocchia ed è li che abbiamo conosciuto anche il lato interiore che combaciava perfettamente con quello che
traspariva dalla tua semplicità.
Dice uno scrittore: “ il lavoro è amore reso visibile; e che grande è solo
colui che trasforma la voce del vento in una canzone resa più dolce
dal proprio sentimento”. E noi tutti ti abbiamo sentito cantare e ballare; abbiamo sentito quel vento che ti
entrava dentro e cantava le melodie
della tua terra.
Il 28 settembre scorso, presso il Teatro del Fuoco di Foggia, si è tenuto un evento musicale in tua memoria; grazie alla sinergia delle associazioni musicali folk, è iniziata anche
una raccolta fondi perché la masseria Facenna, in tuo ricordo, diventi
una fattoria didattica. E in occasione della Festa della beata Vergine del
Rosario, a Carpino si è svolto l’evento “Note per un Amico”, sempre con
la stessa finalità e in collaborazione
con la tua famiglia.
Grazie per averci insegnato l’arte
dell’ Amore. L’incanto del tuo sorriso rimarrà sempre con noi. 
Verso Firenze 2015
Un logo per Firenze
2015: parte il concorso
U
n logo per Firenze 2015…
il tuo! Con questo slogan
il Comitato preparatorio
del 5° Convegno Ecclesiale Nazionale ha lanciato un concorso per la realizzazione del logo che
identificherà il Convegno e verrà utilizzato su tutti i canali di comunicazione dell’evento.
Il concorso è aperto a tutti senza limitazioni: giovani (anche minorenni) e adulti, religiosi e laici, individui o gruppi (per esempio classi scolastiche o famiglie) potranno inviare una proposta seguendo il regolamento pubblicato sul sito del convegno www.firenze2015.it.
Per partecipare dunque non occorre essere professionisti della grafica,
dell’illustrazione o del design. Basta
un pizzico di gusto estetico e la capacità di esprimere visivamente lo spirito e il tema del Convegno: “In Gesù
Cristo il nuovo umanesimo”. Per faci-
litare l’arduo compito dei concorrenti, il Comitato organizzatore ha scelto alcune parole chiave a cui ispirarsi e fare riferimento: Umano, Chiesa,
Gesù, Firenze, Partecipazione. Non a caso anche i social media
avranno un ruolo centrale nel processo di selezione del logo.
Dopo il 21 novembre 2014, data di
chiusura del concorso, sulla pagina Facebook ufficiale del Convegno
(www.facebook.com/firenze2015)
verranno pubblicate tutte le proposte pervenute. Fra queste, le migliori 10, selezionate dalla Giuria tecnica, saranno sottoposte al voto social:
durante la settimana dal 24 al 30 novembre 2014 chiunque potrà esprimere la propria preferenza dichiarando il proprio “Like”. La Presidenza del Comitato preparatorio giudicherà la migliore fra le tre proposte
più votate. La proclamazione del vincitore avverrà l’8 dicembre 2014. 
Michelangelo Mansueto
C
arissimi, in vista del Convegno Ecclesiale che si terrà a Firenze dal
9 al 13 novembre 2015, il Comitato preparatorio e l’Ufficio comunicazioni sociali Cei hanno lanciato il concorso “Un logo per Firenze
2015… il tuo!” L’iniziativa è aperta a tutti: giovani (anche minorenni) e adulti, religiosi e laici, individui e gruppi (classi scolastiche, famiglie…).
I partecipanti potranno inviare una proposta seguendo il regolamento pubblicato nel sito www.firenze2015.it. Il coinvolgimento e la partecipazione
di tutte le realtà ecclesiali e laicali del territorio è uno degli aspetti essenziali del percorso di preparazione al 5° Convegno Ecclesiale Nazionale, pertanto siamo tutti vivamente invitati a pubblicare sui nostri siti i banner allegati. Un cordiale saluto a tutti. 
Il direttore di VOCI e VOLTI
Il nuovo sito internet
dell’Istituto Pastorale Pugliese
Comunicato RaiTre e Rai Vaticano
PAOLO VI
Alberto Cavallini*
S
i è tenuta presso il Seminario Regionale di Molfetta, lo
scorso 30 settembre, una riunione
dei direttori diocesani per
le Comunicazioni sociali
per presentare la ‘bozza’ del
nuovo sito internet dell’Istituto Pastorale Pugliese che
prevede una collaborazione con gli Uffici diocesani
per le Comunicazioni sociali. La riunione presieduta da don Pietro De Santis, direttore dell’Istituto Pastorale
Pugliese, ha voluto anche riprendere il cammino regionale di dialogo e
organizzazione in materia di comunicazioni sociali. È stato sottolineato
che il nuovo sito dell’ITP è un’opportunità da valorizzare il più possibile nell’ottica di quella cultura dell’incontro e del farsi prossimo che il Papa continua a raccomandare e praticare. Il web è una «periferia digitale»
dove è possibile andare incontro anche ai lontani, a chi non entrerebbe
in una chiesa, ma che può lasciarsi
raggiungere da una parola diversa,
captata semmai in un ambiente ormai familiare.
È stato rimarcato da più parti il ruolo dei social network che incrementano rapidamente i membri e che
hanno un importante ruolo di rilancio per valorizzare i materiali via via
pubblicati, a partire dalle esperienze pervenute e da una loro rilettura
tematica, e per segnalare di volta in
volta i nuovi materiali pubblicati. E
anche per raggiungere, attraverso le forme di condivisione tipiche del web, chi
non entrerebbe mai nel sito di un’iniziativa magari
sentita come lontana, ma
che può essere incuriosito da una questione, una
domanda, una notizia, incontrate nei territori digitali che frequenta abitualmente. Soprattutto il web è
un ponte verso le periferie per una
comunicazione in rete ad intra, come ha ben sottolineato Enzo Quarto, e ad extra, con i giornalisti e la
società. Di qui la necessità di creare
un gruppo ristretto di collaboratori,
guidati da un giornalista professionista, per far veicolare al meglio le
notizie pervenute. Il nuovo sito, insomma, vuole essere luogo di comunicazione, formazione, incontro. L’obiettivo è che rimanga un punto di
riferimento per la informazione e lo
scambio di esperienze nel cammino
delle Chiese di Puglia.
Con un intervento del vescovo di
Parma, S.E.Mons. Enrico Solmi, il
sito sarà presentato e inaugurato ufficialmente in Molfetta il prossimo 5
novembre alla presenza dei Vescovi di Puglia. 
*direttore dell’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali
IL GRANDE TIMONIERE
I
l 19 ottobre ci sarà la beatificazione di Papa Paolo VI. Con Rai
3, abbiamo realizzato uno speciale docufilm di 50 minuti, dal
titolo “Paolo VI, il grande timoniere”, che andrà in onda sabato 18 ottobre, ore 18.00.
Massimo Milone
responsabile RAI Vaticano
Il profilo spirituale di papa Paolo VI
resta ancora sconosciuto. La grande passione di servire la Chiesa insieme alla grande passione di servire l’uomo, dialogando con tutti instancabilmente. Forse è questo che
lo accomuna a Papa Francesco. E anche se la Storia ci ha consegnato un
pontefice dimesso, i gesti, gli atti e
le parole sue sono ora più presenti
che mai.
Benedetto XVI lo ha definito un
«grande timoniere» forse perché è
stato il primo a riformare la Chiesa,
a rinnovarla, a spogliarla di guardie
e flabelli. Paolo VI è stato il primo
a scendere dal trono e a mescolarsi alla folla, ad aprire la prima breccia nel «muro della Controriforma».
Paolo VI è stato il primo a impugnare il pastorale, a presentarsi con mitria e casula, a rivendicare il suo ruolo di semplice vescovo, il «vescovo
di Roma», proprio come Francesco.
Da questo e dagli altri suoi “primi
passi”, è iniziata la nuova storia del
Papato contemporaneo, sul cammino indicato dalla grande passione di
Paolo VI: comunicare a tutti i Pastori che “Cristo è il centro della storia e del mondo”. 
15 MAGGIO 2014
[Comunicazioni Sociali]
Con grande giubilo dei fedeli, riaperta al culto la Chiesa Abbaziale
U
nanimi sentimenti di gioia e letizia il 15 settembre
scorso, quando durante
la Solenne Concelebrazione Eucaristica in occasione della Festa Patronale, il nostro Arcivescovo Mons. Michele Castoro ha benedetto e riaperto al culto la Chiesa
Abbaziale.
Hanno partecipato il Vicario Generale, una rappresentanza del presbiterio diocesano, della comunità
dei Padri Micaeliti, Camiliani, Scalabriniani, Orionini, del Presidente
e membri dell’UAL, della comunità
monastica di Pulsano, oltre alle autorità civili e militari del territorio.
Il Parroco Don Francesco La Torre
ha introdotto la celebrazione con il
saluto all’Arcivescovo,
ai presbiteri e a tutti gli intervenuti
presentando in sintesi i complessi e
articolati lavori eseguiti.
La quantizzazione dei danni, la dettagliata programmazione degli interventi da parte dei tecnici
e della commissione pro-restauro,
la fedele esecuzione da parte delle
maestranze, nelle specifiche competenze, hanno richiesto certosina pazienza, coordinamento attento e collaborazione da parte di tutti.
Un coro di partecipazione che ha visto protagonisti tutti i membri della
comunità cristiana di Mattinata, mo-
Mattinata
17 OTTOBRE 2014
[Ecclesia in Gargano]
Marco Lauriola *
strando grande affezione verso il Sacro Tempio intitolato alla Madre della Vera Luce.
La dinamica pastorale, durante la
parentesi di chiusura, non ha subito arresti o rallentamenti, grazie alla corresponsabilità e all’impegno
corale degli operatori pastorali, dei
gruppi ecclesiali, dalle associazioni
e delle varie articolazioni della comunità parrocchiale.
I lavori non sono terminati, ha precisato Don Francesco, ma proseguono
con una nuova struttura liturgicopastorale in fase di completamento
per la celebrazione del mistero del
Perdono: l’ampia Sono previsti l’ampliamento del salone parrocchiale e nuovi impianti ludici all’aperto
sull’area nord contigua alla Chiesa.
Il nostro Arcivescovo dopo aver ringraziato ed espresso la sua piena
soddisfazione per le opere realizzate, nella sua omelia tra l’altro ha
detto: Al termine
della celebrazione dopo la lettura
della Benedizione
Apostolica pervenuta dalla Segreteria di Stato Vaticano, il sindaco
di Mattinata Avv.
Michele Prencipe a nome della
Civica Amministrazione, dopo aver
preso atto della mole degli interventi che hanno messo completamente
a nuovo la Chiesa parrocchiale nello
spazio temporale di soli alcuni mesi, ha consegnato all’Arcivescovo e al
Parroco quale espressione di gratitudine della cittadinanza, una doppia
targa-ricordo, segno documentale di
memoria storica della nostra Parrocchia-Abbazia.
A nome della Comunità ecclesiale è
intervenuto il Dott. Michele Di Bari – prefetto di Modena – sottolineando come la parrocchia, per propria
esperienza di vita e di tante generazioni, resta sempre un riferimento qualificato e credibile per formazione alla fede e per la comunicazione dei valori più profondi della convivenza civile. Ha voluto rinnovare
il ringraziamento a tutti, in primis,
all’Arcivescovo come Padre, Pastore,
e guida magisteriale dell’Arcidioce-
“Una Comunità viva”
Leonardo Ciuffreda
H
a riaperto al culto la chiesa abbaziale s. Maria della Luce di Mattinata, seriamente danneggiata lo
scorso anno da un incendio fortuito che ha danneggiato uno dei luoghi più cari ai cittadini della “farfalla bianca”. Nel giorno della festa
in onore della Patrona, s. Maria della
Luce, mons. Michele Castoro ha benedetto e riaperto al culto la chiesa
nella sua rinnovata veste. Nel corso della concelebrazione eucaristica
sono venute parole di speranza dal
Presule che ha sottolineato: “non è
tanto importante il denaro che occorre per terminare i lavori, ma siamo
rimasti impressionati nel constatare
che questa è una comunità viva, che
vive della parola di Dio, che vive dei
sacramenti, che vive della carità e della solidarietà; perciò non abbiamo timore, neanche degli eventi calamitosi che possono abbattersi su di noi”.
All’importante evento erano presenti il prefetto di Modena, Michele Di
Bari, il sindaco, Michele Prencipe, e
la Giunta comunale, gli ex sindaci
Roberto Prencipe ed Angelo Iannotta. 
si, ascoltato e amato dalla comunità
cristiana e civica di Mattinata. Quali pietre vive, avvertiamo la profonda esigenza di lodare e ringraziare
il Signore per quanto con i doni del
suo Spirito, attraverso eventi e persone, opera per il suo popolo.
Al nostro Don Francesco va la nostra rinnovata stima e gratitudine
non solo in questo evento, per aver
coordinato i lavori in ogni particolare con scrupolosa fedeltà alle normative della Chiesa, ma prima di tutto
per lo zelo pastorale, senza risparmi e riserve, che quotidianamente
dispiega nella nostra comunità parrocchiale. 
* animatore della liturgia
Montesant’Angelo
si è stretta intorno
a un suo figlio, il francescano
p. Giuseppe Piemontese,
Vescovo di Terni-Narni-Amelia
Antonia PALUMBO
C
on un ricevimento nell’aula consiliare del Comune, i
Rappresentanti della civica Amministrazione hanno accolto il padre Giuseppe Piemontese, francescano conventuale, nativo di Monte Sant’Angelo, divenuto
da qualche mese Vescovo di TerniNarni-Amelia. Nel suo saluto il sindaco, ing. Antonio Di Iasio, ha ricordato fra l’altro, che la città all’annuncio della nomina episcopale si è rallegrata e si è stretta idealmente intorno al suo figlio, p. Giuseppe, ricordato da tutti con vivo affetto fraterno. Nel ricordare, poi, le cinque
doti elette di un Vescovo tutte racchiuse, secondo quanto stigmatizzato dal cardinal Siri, nell’esercizio
della “pazienza”, ha chiesto a mons.
Piemontese di pregare sempre per
questa sua città natia che custodisce il millenario santuario micaelico del Gargano.
Mons. Giuseppe Piemontese nel ringraziare il Sindaco e la città ha ricordato il suo forte legame con Monte
Sant’Angelo, dove nella parrocchia
s. Francesco, retta dai Minori Conventuali, si è formato, è stato ordinato sacerdote da mons. Valentino
Vailati, ed ha svolto i primi anni del
suo ministero sacerdotale. Ha voluto anche partecipare ai presenti che
quando ha ricevuto la nomina a vescovo fattagli da papa Francesco è
rimasto molto “sorpreso, confuso,
intimorito”, ma poi ricordandosi delle parole del padre san Francesco ai
suoi frati di essere “sudditi e soggetti
a santa madre Chiesa, prestando obbedienza e riverenza al signor Papa” ,
non ha esitato a dire il suo sì al Papa.
Ha promesso, poi, alla Civica Amministrazione e ai cittadini presenti che si attiverà per far rinsaldare i
secolari legami, oggi nuovamente intrapresi, tra Assisi, terra di s. Francesco pellegrino al Monte Gargano
nel 1222, e Monte Sant’Angelo.
L’arcivescovo mons. Michele Castoro ha espresso tutta la gioia dell’Arcidiocesi per questa nuova nomina
episcopale e ha sottolineato come essa sia importante in quel progetto di
rinnovamento della Chiesa intrapreso da Papa Francesco che ha voluto
un vescovo francescano in Umbria,
cuore del Francescanesimo. Ha anche assicurato a mons. Piemontese
che non sarà mai solo perché sentirà
a sé vicino le preghiere che da questo santo monte saliranno, per l’intercessione di s. Michele, all’Altissimo che donerà ogni sapienza, lume e
conforto a lui, Pastore e Apostolo della Chiesa che è nel Ternano.
È seguita da parte del sindaco l’offerta al novello Vescovo del dono di
una statua dell’Arcangelo a ricordo
di questa visita alla sua città natale. Un corteo di Autorità e di cittadini dal Palazzo di Città ha accompagnato mons. Giuseppe Piemontese alla basilica-santuario di s. Michele arcangelo ove il novello presule è stato accolto dall’Arcivescovo
mons. Michele Castoro e dal Rettore
del santuario, p. Ladislao Suchy, che
ha porto il Crocifisso che il vescovo Piemontese ha baciato con amore.
Quindi è seguita la concelebrazione
eucaristica presieduta da mons. Giuseppe Piemontese cui hanno partecipato mons. Michele Castoro, sacerdoti e religiosi, e una gran folla di
popolo.
Nel suo saluto iniziale l’arcivescovo
mons. Michele Castoro ha detto, fra
l’altro, al nuovo presule che in terra umbra non si sentirà solo perché
“le preghiere che saliranno da questa
santa grotta di s. Michele per sostenere il tuo ministero in terra umbra, ti
faranno sentire vicina con tutto il suo
calore la nostra terra garganica, tanto amata, e la nostra Chiesa che ti ha
generato e istruito nella fede.” 
I figli dell’antico Monte Gargano,
oggi Monte Sant’Angelo, divenuti vescovi
- VESCOVI NATIVI DI MONTE SANT’ANGELO DALL’XI SECOLO AD OGGI LEONE GARGANICO, 1° arcivescovo dal 1023 al 1050 della di nuovo autonoma sede metropolitana di Siponto; la città gli ha dedicato una strada nei pressi della centrale piazza Duca d’Aosta;
GREGORIO DE GALGANIS o DEL GARGANO, secolo XII-XIII, vescovo-cardinale, legato di papa Innocenzo III quale tutore, dal 1198 al 1202, del piccolo Friedrich
Schwab Hohenstaufen, il grande imperatore Federico II, stupor mundi; la città ha
dedicato al cardinal De Galganis un’importante piazza del centro storico;
GABRIELE DEL GARGANO, già abate di Pulsano, o.S.B., nel 1303 eletto vescovo
di Vieste;
GIOVAN GIACOMO GIORDANO, garganico, sec. XVII, abate di Montevergine, dal
1651 al 1661 fu vescovo di Lacedonia; la città gli ha dedicato il vico Giordano che
dal corso principale porta verso la chiesa s. Francesco.
BARTOLOMERO GAMBADORO, 1669-1730, vescovo di Ruvo di Puglia dal 1705
al 1730; la città gli ha dedicato una strada nel centro storico; di lui è conservata in
Monte Sant’Angelo una casula romana con stemma di famiglia e alcuni vasi liturgici in argento;
DOMENICO GIORDANI, dal 1749 al 1755 vescovo di Teano, poi patriarca di Antiochia, Gerente per 14 anni della città di Roma, cardinal Vicario nel 1769, amico personale del cardinal Carlo Rezzonico, eletto papa col nome di Clemente XIII, e che
ancora cardinale ospitò a lungo in estate nella bella villa di famiglia alla località
del nostro territorio “La Cavola”. Sia nel centro di Monte Sant’Angelo che in quello di Manfredonia si possono ammirare due bei palazzi settecenteschi della famiglia Giordani;
GIAN FRANCESCO DEI NOBILI, 1712-1774, scolopio, riordinò e portò a grande
splendore il Seminario Sipontino; fu vescovo di Larino e promotore della causa di
beatificazione di s. Giuseppe Calasanzio; la città gli ha dedicato una piazza nel centro storico;
GIUSEPPE PIEMONTESE, frate minore conventuale, ordinato presbitero nel 1971
a Monte Sant’Angelo dall’arcivescovo mons. Valentino Vailati, già ministro provinciale dei frati conventuali di Puglia e dal 2005 al 2009 custode del Sacro Convento
di Assisi e rettore della basilica di San Francesco, vicario episcopale per i santuari
e le basiliche guidate dai frati minori conventuali in Assisi per la diocesi di AssisiNocera Umbra-Gualdo Tadino; dall’ aprile 2014 è vescovo di Terni-Narni-Amelia.
- ALTRI DUE NOTI VESCOVI, “GARGANICI DI ADOZIONE” A questi 8 vescovi tutti nativi di Monte Sant’Angelo, sono da aggiungere altri due
importanti personaggi storici, assai conosciuti anche a distanza di secoli, non nativi, ma di certo garganici di adozione, per aver soggiornato almeno per più di un decennio sul Monte Gargano e scritto importanti testi sul millenario santuario dell’Arcangelo Michele e sull’antica arcidiocesi sipontino-garganica:
MARCELLO CAVAGLIERI, domenicano, nativo di Bergamo, devotissimo dell’arcangelo Michele: scrisse la monumentale opera “Il pellegrino al Gargano” in due tomi; ha soggiornato per molti anni in Monte Sant’Angelo per cui è da considerarsi
un autentico garganico di adozione; la sua memoria è ancora assai viva e la città gli
ha dedicato una strada del centro storico; dal 1690 al 1705 fu vescovo di Gravina di
Puglia, ove curò e diffuse il culto verso l’Arcangelo e pazientemente migliorò la forma dell’altare di s. Michele delle Grotte, ove è custodita una seicentesca statua commissionata ai nostri “Samm’calèr”, e di s. Michele della cattedrale;
POMPEO SARNELLI, conterraneo pugliese, anch’egli garganico di adozione: fu
a lungo residente tra noi come aiutante di studio dell’arcivescovo Vincenzo Maria
Orsini che lo ordinò presbitero nell’anno 1672 proprio nella basilica di s. Michele a
Monte Sant’Angelo; scrisse la celebre opera “Cronologia dei Vescovi ed Arcivescovi
Sipontini” edita nel 1680 a Manfredonia. Dal 1691 al 1724 fu vescovo di Bisceglie. 
(a cura di Alberto Cavallini)
17 OTTOBRE 2014
[Ecclesia in Gargano]
17 OTTOBRE 2014
16
H
o letto da qualche parte che questo
Santuario ha ricevuto un ulteriore
riconoscimento. Si tratta del “Certificato di Eccellenza 2014”. Ad attribuirlo è stato il Portale Turistico Internazionale presso il quale sono giunti i pareri di numerosi pellegrini, visitatori e turisti che, dopo essere stati al Santuario, lo hanno ritenuto meritevole di un ottimo giudizio anche riguardo alla ricettività e all’accoglienza. Questo riconoscimento, da un lato giunge a conforto dell’impegno dei sacerdoti, del personale
e dei volontari, dall’altro stimola ad una sempre più degna ospitalità. 
(dall’omelia dell’arcivescovo mons. Michele Castoro della messa di s. Michele)
IL SANTUARIO-GROTTA DI S. MICHELE
Vincitore del certificato d’eccellenza 2014
Ha dichiarato Marc Charron, President of TripAdvisor: “Il Certificato di
Eccellenza dà a luoghi e strutture nel
mondo che vantano un’ ottima performance il riconoscimento che meritano, sulla base del feedback di coloro
che contano di più: i visitatori attenti
e non frettolosi.”
Pellegrinaggi al Santuario
dell’Arcangelo sul Gargano
A
Alberto Cavallini
Monte Sant’Angelo si va come pellegrini anche quando la visita alla città ha
qualche altro scopo: il luogo obbliga di per sé a riflettere sulle
ragioni per cui ci si è mossi, sul senso del nostro ricercare, sulla meta ultima della nostra vita, pure essa un
viaggio, sulla bellezza insita nel luogo che nelle sue viscere ha il bramato ‘scrigno’, pregno di fede e di storia
. Tale riflessione è più importante dello stesso cammino fisico perché il vero pellegrinaggio è movimento dell’anima; per il cristiano è una conversione, è un momento per andare incontro al Signore. È Lui, infatti, l’archetipo del pellegrino. E’ Lui il Lògos che
lasciò il seno del Padre per camminare nel tempo e nella storia degli uomini, donando i tesori inestimabili della
salvezza a quanti lo invocano e cercano con cuore sincero.
I pellegrinaggi a piedi, poi, non sono
uno sguardo imitativo del passato, ma
forma del credere di ogni tempo perché contengono in sé la consapevolezza profonda dell’uomo di essere sempre in cammino, in ricerca, sulle tracce dell’Eterno. Percorrendo sentieri,
tratturi, mulattiere della nostra terra,
le vie dell’antico santuario micaelico
del Gargano, si diventa e si è quegli
homines viatores , secondo l’espres-
[Ecclesia in Gargano]
sione resa famosa da Gabriel Marcel,
che hanno la consapevolezza profonda di essere in cammino e in ricerca.
Le vie del pellegrino non sono quelle
dell’escursionista che passa senza lasciare nulla a chi viene dopo, ma strade che immettono il pellegrino nella
corrente invisibile di una folla sterminata che ha desiderato la stessa meta
e che ha lascito tracce e simboli della
fede. In ogni passo, il pellegrino raccoglie il testimone di chi è venuto prima, anche di secoli o di un millennio,
in una catena di solidarietà e di storia
che sostiene e rinvigorisce. E il cammino in gruppo, poi, aggiunge l’immancabile condivisione di sé con i noti o da poco conosciuti compagni di
pellegrinaggio.
Accogliere, ascoltare, seguire i pellegrini è un commovente ed autentico
atto di pietas cristiana che ti coinvolge e trasforma.
Ogni pellegrino cammina in modo
essenziale e tutto orientato alla meta,
quella che lo ha messo in cammino e
che agogna visitare. E se questo è vero, per andare nella giusta direzione
e raggiungere la scenografica grotta
dell’Arcangelo e lì piegare il capo in
preghiera e adorazione, non ci resta
che farci anche noi pellegrini come i
tanti che sono saliti al Monte Gargano anche in questo autunno 2014. 
Sono stati premiati luoghi di tutto
il mondo capaci di distinguersi agli
occhi dei viaggiatori per la costanza nell’eccellenza del servizio accoglienza e tra questi anche il nostro
millenario santuario dell’Arcangelo. Il Certificato di Eccellenza è una
vera e propria fonte di orgoglio per
chi lo riceve, poiché si basa esclusivamente sulle recensioni e sui pun-
teggi pubblicati dai viaggiatori TripAdvisor. Ai Padri Micaeliti, custodi del Santuario, le congratulazioni
di VOCI e VOLTI per questo prestigioso riconoscimento e gli auguri di
proseguire al meglio nell’accoglienza di pellegrini e visitatori di tutto il
mondo per raggiungere sempre più
alti riconoscimenti mondiali. 
(Alberto Cavallini)
Più di 2000 giovani pellegrini a s. Michele
G
iovani del Cammino Neocatecumenale di Marche
e Abruzzo, guidati dai responsabili, hanno invaso la
scorsa estate la città dell’Arcangelo e
sostato a lungo in preghiera nel millenario santuario. Accolti dal rettore del santuario, suddivisi in gruppi, i giovani hanno sostato, pregato,
cantato in basilica e riascoltato le parole di grande attualità, pronunciate proprio a Monte Sant’Angelo nel
1987 dal santo padre Giovanni Paolo II. Nel pomeriggio in Via Carlo
d’Angiò, adiacente al santuario, si è
tenuta la celebrazione comunitaria
vocazionale del movimento neocate-
cumenale con il canto del Vespro e
con la manifestata disponibilità, tra
la gioia e la commozione dei presenti, di ben 35 ragazzi al presbiterato
e di 20 ragazze alla vita consacrata,
cammino che hanno intrapreso dallo scorso settembre.
Il grande pellegrinaggio ha offerto
ai presenti uno scenario incredibile e per la testimonianza di fede e
per il numero dei partecipanti, tutti giovani. 
(Antonia Palumbo)
2°
Pellegrinaggio
micaelico MattinataMonte Sant’Angelo
29 settembre: dall’omelia dell’Arcivescovo Michele Castoro
Dio è nostro custode;
custodiamo noi stessi, il fratello, il creato
Antonio Latino
S
i è svolto il Pellegrinaggio
Micaelico da Mattinata fino
al Sacro Speco arcangelico
di Monte Sant’Angelo.
La sera della vigilia della festa di s.
Michele, domenica 28 settembre, nel
corso della s. Messa vespertina nella
parrocchia s. Maria della Luce, l’arciprete canonico don Francesco La
Torre ha impartito la benedizione ai
partenti, muniti di bordone, bisaccia
e borraccia. Alle 23,00 tutti i partecipanti, circa quaranta, si sono ritrovati all’ingresso del paese, da dove,
dopo un breve riflessione sui temi
del pellegrinaggio, cammino di fede diverso da una gita fuori porta, si
sono incamminati recitando il Santo Rosario lungo la SS. 89 in direzione di Manfredonia, per raggiungere l’antico tratturo utilizzato quotidianamente dalle popolazioni mattinatesi e montanare, a piedi o con
animali da soma, fino ai primi anni
’50 quando pochissimi, o addirittura inesistenti, erano i collegamenti
automobilistici.
Giunti all’imbocco della galleria
Monte Saraceno, all’altezza del Ponte a Tre Luci, la processione ha deviato a destra sulla strada dell’Ombratico che costeggia il vallone di Carbonara. Dopo circa un chilometro, in
prossimità della grotta della ‘Nfantasma, è iniziata la salita al monte
lungo il tratturo denominato de li
Scanèle, a motivo della lunga serie
di gradoni scanalati nella dura roccia dalle acque piovane.
L’ascesa notturna, scandita dal salmodiare delle preghiere, nelle primissime ore del 29 settembre, ha riservato ai pellegrini uno spettacolo
molto suggestivo con vedute mozzafiato sul sottostante panorama notturno mattinatese. Giunti a Monte
Sant’Angelo in prossimità dell’alba
e dopo aver attraversato cantando il
centro cittadino, preceduti da una
croce i pellegrini mattinatesi si sono ritrovati nell’atrio della Basilica
con i pellegrini giunti nel frattempo
da Manfredonia e da San Marco in
Lamis, e sono poi scesi nella Grotta
arcangelica dove è stata celebrata la
prima Messa.
A detta dei più, questo secondo Pellegrinaggio è stato scandito meglio
nei tempi, dando la possibilità a tutti i pellegrini, anche ai meno allenati, di camminare senza eccessivo
affanno.
L’augurio di tutti è che la futura terza edizione diventi fin da oggi un appuntamento sentito e ancor più partecipato, con l’aiuto di Dio e di s. Michele arcangelo. 
“T
erribilis est locus iste Questo luogo incute rispetto”. Ed è proprio
qui, in questa impressionante grotta, in questa celeste Basilica di San Michele, che anche noi
ci siamo fatti pellegrini oggi per celebrare la festa dell’Arcangelo. “Hic
domus Dei est et porta coeli - come recita la scritta sul Portale - Qui è la casa di Dio e la porta del Cielo”.
Percorrere la scalinata del Santuario ha significato compiere un percorso introspettivo. Discendere quella scala fin nelle viscere della terra
ci ha fatto ricordare quanto sia duro toccare il fondo del nostro peccato, ma quanto più sia gioioso risalirvi pentiti e purificati, secondo le parole che lo stesso San Michele proferì nella sua prima apparizione del
490: “La caverna è a me sacra… Là
dove si spalanca la roccia possono
essere perdonati i peccati degli
uomini. Quel che sarà qui chiesto
nella preghiera sarà esaudito”.
E’ con questo spirito di fede e col desiderio di tornare a casa interiormente rinnovati, che siamo venuti su questo monte, per invocare la
protezione dell’Arcangelo. Carissimi, la pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato, nota come “La parabola della zizzania”, ci dice che non
siamo ancora nel tempo del raccolto, per cui a nessuno è permesso di
giudicare o di condannare, ma siamo sempre e ancora nel tempo della semina, faticosa e paziente. Siamo chiamati a seminare sapendo che
non siamo soli, fiduciosi che il seme che siamo chiamati a spargere,
a modo suo porta sempre il frutto
sperato. E che non siamo soli ci viene testimoniato dal fatto che Dio si
rende presente tramite i suoi angeli ed Arcangeli.
...Le forze presiedute dall’Arcangelo Michele sono forze di equilibrio e
di giustizia, pronte a liberare il bene e a impedire il male. Ma il bene e
il male sono così strettamente uniti che non li si può separare prematuramente senza provocare lacera-
zioni. L’arte del discernimento è la
più difficile che ci sia, perché richiede fede e sapienza.
...Angeli ed Arcangeli ci rivelano la
cura e la premura che Dio ha sempre avuto per il popolo d’Israele e
per la Chiesa; per l’umanità intera e
per ogni uomo che è a sua immagine e somiglianza. Dio si prende cura di ciò che ama. Ma se Dio è nostro
custode, anche noi siamo chiamati a
custodire.
Custodire chi e che cosa? Vorrei accennare a tre forme di custodia.
In primo luogo siamo chiamati a custodire noi stessi, il nostro corpo, il
nostro cuore, il nostro tempo, la vita che ci è stata donata. Custodire se
stessi significa custodire l’immagine di Dio in noi. Non dimentichiamolo: la bellezza che gli Arcangeli contemplano sul volto di Cristo è la stessa bellezza che Dio ha scritto sul volto di ciascuno di noi.
In secondo luogo, ognuno di noi è anche custode dell’altro.
...Infine siamo custodi del creato. Questa montagna sacra, scelta
dall’Arcangelo Michele quale sua dimora in mezzo a noi, è posta su uno
dei luoghi più belli al mondo: il nostro Gargano, segno di una natura
che merita rispetto e cura, prevenzione e protezione. Essa nelle ultime settimane è stata ferita dalle alluvioni, che hanno provocato distruzione e morte. Questo evento tragico
sia un monito per noi, affinché possiamo pensare e praticare uno sviluppo che non sia mosso da interessi speculativi, ma che sia in armonia
con la natura, la cui bellezza ci parla
di quella grandezza di Dio che continuamente viene osannata dalla voce
degli Angeli e degli Arcangeli.
Perciò diamoci alle opere di bene e
facciamoci custodi gli uni degli altri,
custodi di questo creato che ci è stato affidato, per fare della nostra vita
un’opera gradita a Dio.
Invochiamo San Michele perché ci
protegga nella lotta della vita, tenga
lontano da noi ogni male e ci procuri tutto il bene.
“Quis ut Deus? Chi come Dio?”. Lasciamoci contagiare dalla missione
dell’Arcangelo e proclamiamo anche
noi oggi con forza che Dio è l’unico
degno di onore e gloria, è l’unico di
cui il mondo ha veramente bisogno,
mentre risuona in questa assemblea
la parola dell’Apocalisse: “Ora si è
compiuta la salvezza, la forza e il
regno del nostro Dio e la potenza
del suo Cristo… Esultate, dunque,
o cieli e voi che abitate in essi”. Così sia. 
17 OTTOBRE 2014
[Ecclesia in Gargano]
17 OTTOBRE 2014
[Ecclesia in Gargano]
San Giovanni Rotondo
Festa di S. Pio: nella Croce la certezza dell’amore di Cristo
L’
annuale festa in onore di
s. Pio da Pietrelcina è stata
intensamente vissuta da
pellegrini e sangiovannesi radunatisi numerosi nella chiesa
progettata da Renzo Piano che custodisce l’argentea urna che contiene le
reliquie del santo frate del Gargano,
conosciuto e amato in tutto il mondo.
Il cardinale George Pell, prefetto
della Segreteria per l’Economia della S. Sede, ha presieduto al termine
della lunga e partecipata veglia notturna, la concelebrazione eucaristica del mattino durante la quale ha
sottolineato particolarmente che “
… l’esperienza della Croce è centrale
nella spiritualità di Padre Pio. Amava la Croce perché la vedeva sempre
sulle spalle di Gesù e voleva aiutarlo
a portarla come Simone di Cirene …
Egli ci insegna l’importanza della fede, ci insegna a conoscere Dio e a riconoscere il suo amore e la sua misericordia.”
L’arcivescovo Michele Castoro nell’omelia della messa pomeridiana, cui
è seguita la processione cittadina
con la statua del santo Frate cappuccino, ha detto tra l’altro:
“La fede in Cristo Risorto ci ha attirati qui, attorno al suo altare, nel giorno in cui insieme ricordiamo e veneriamo la santità di Padre Pio. Di que-
sta santità oggi vorrei, con voi, ricordare un aspetto particolare, che forse
ci appare inusuale, enigmatico, eppure certamente centrale: lo potremmo
chiamare il combattimento, la lotta,
l’agone di San Pio. Si tratta di un elemento caratterizzante la sua vicenda
e il suo cammino di santità, e quindi
anche la sua esemplarità per noi …
Dalla biografia di San Pio sappiamo
che all’età di quindici anni, poco tempo prima del suo ingresso nel noviziato dei Padri Cappuccini, egli ebbe una
visione, che ha poi raccontato in una
lettera al suo confessore. Egli vede al
suo fianco un uomo che, presolo per
mano, lo incoraggia nel momento in
cui in una pianura vastissima si trova ad affrontare una figura altissima
ed orrenda, con il volto furente. Il ragazzo ha paura, ma chi gli è accanto
lo sostiene e lo rincuora: “Io ti starò
appresso: ti aiuterò e non permetterò
che egli ti abbatta”.
Una profezia che si sarebbe compiuta
non in un singolo momento della vita
di San Pio, ma lungo tutto il cammino della sua esistenza. In molti modi,
e in diverse fasi della sua vita, Padre
Pio ha dovuto lottare contro la presenza del male, ingaggiando un combattimento per sé e per i suoi fratelli.
Miei Cari, la stessa vita cristiana, nella sua normalità, è caratterizzata da
questa lotta contro il male. Non possiamo dirci veri discepoli del Signore
senza imparare, nella nostra sequela, a dire con forza no al demonio e
ai segni della sua presenza nel mondo. E come per Padre Pio questa lotta ha assunto molti nomi (incomprensioni, gelosie, fraintendimenti, tentazioni), così avviene anche per noi, e
nelle diverse fasi della nostra vita essa può portarci ad affrontare tante situazioni diverse, e assumere aspetti complessi e variegati. Vorrei con
voi, per qualche istante, rileggere alla luce di questa verità ciò che ci dice
Papa Francesco nella sua Esortazione Evangelii gaudium, invitandoci
all’impegno per ritrovare la gioia della nostra fede, quella gioia che nasce
solo dal Vangelo:
“La gioia del Vangelo riempie il
cuore e la vita intera di coloro che
si incontrano con Gesù” (n. 1).
Il Papa ci richiama fortemente a
quell’atteggiamento che unico può
farci ritrovare la gioia, e cioè incontrare personalmente il Signore e poi
uscire per portare l’annuncio della fede ai nostri fratelli e alle nostre sorelle. Poi disegna precisamente gli elementi verso cui dobbiamo rivolgere la
nostra lotta, a che cosa dobbiamo dire
no per dire sì a Cristo e alla gioia che
Egli può darci.
Ecco il richiamo del Papa: no all’accidia egoista, no al pessimismo sterile,
non alla mondanità spirituale, no alla guerra tra di noi (cf. i nn. 76-109).
Fratelli e Sorelle, il Vangelo oggi ci
parla di ristoro. Gesù lo ha promesso a chi lo segue e lo imita: “impara-
te da me”. La testimonianza di San
Pio ci insegna che vivere in questo
ristoro è possibile. In tutte le vicende della sua esistenza egli ha sempre
mantenuto una dimensione di pace
nel cuore, ha vissuto in una serenità
intima, spirituale, davvero ha trovato in Gesù il suo riposo.
Anche San Paolo, nella seconda lettura, allude con alcune sue espressioni a questa esperienza. L’apostolo parla di fastidi, di contrarietà, e afferma che il mondo, per lui, è stato
crocifisso. La crocifissione del mondo, oggi diremmo della mondanità, è
la via che ci indica il magistero di Papa Francesco. È la via che vogliamo
seguire, la saggezza a cui vogliamo
ispirarci e che non viene da noi né dalle nostre capacità, ma da Dio, come
ci ha esortati il Signore per mezzo del
profeta Geremia.
La sapienza che contrappone all’accidia l’entusiasmo della fede, al pessimismo la speranza fondata sull’amore di Dio, alla mondanità spirituale
l’umiltà dell’amore, alle rivalità e alle
contese, la via della fraternità.
È la via di San Pio. Anzi, di più: è
la via di Gesù!
E dove conduca questa via è ancora il
Papa a ricordarcelo. Al termine della
sua Esortazione Apostolica, egli afferma: “La sua risurrezione non è una
cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione.
È una forza senza uguali … In un
campo spianato torna ad apparire la vita, ostinata e invincibile …
Questa è la forza della risurrezione” (n. 276) 
17 OTTOBRE 2014
[Ecclesia in Gargano]
Scuola paritaria
“Non lasciamoci rubare l’ amore
per la scuola!”
Abbazia di Pulsano
Quando l’ecumenismo si avvera
Alberto Cavallini
vacchi, che hanno eseguito mirabilmente canti liturgici in paleo-slavo.
Cuori elevati a Dio, lode, fraternità,
condivisione, comunità partecipe e
segno visibile dell’unità, sotto la guida dell’Arcivescovo, Angelo e Pastore della nostra Chiesa locale, sono
fatti e realtà di intenti profondi che
concepiscono e realizzano per davvero l’ecumenismo.
Se le iniziative di dialogo e di confronto tra i cristiani, in sé proficue,
necessarie ed importanti, non vivono di questo “gomito a gomito” fraterno, di questa conoscenza reciproca, di questa amorevole appartenenza all’unico Corpo, esitano un pacifismo teologico più che la ripresa di
una vera comunione che testimonia
e partecipa l’unità.
Insomma, un grazie a questi fratelli
greco-cattolici per averci donato una
giornata di gioia e di autentica festa
di verità, incontro tra persone che
cercano e trovano Gesù, l’unico Maestro. 
Papa Francesco ha ricordato che mai
come oggi abbiamo bisogno di una
cultura dell’ incontro per conoscerci,
amarci, camminare insieme. Ma per
realizzarla è sempre più urgente e necessaria un’alleanza, termine che richiama a noi cristiani importanti esperienze bibliche, e che ricorda un punto fermo del nostro lavoro di educatori:
collaborare sinceramente e costruttivamente con le famiglie per un progetto comune, senza antagonismi e rivalità per avere risultati efficaci.
L’Istituto S. Cuore, attraverso i suoi
ordini di scuola - materna, primaria
e secondaria di I grado - vuole esserci
davvero per gli alunni, per creare con
loro quelle relazioni che generano ciò
che è nuovo, sorprendente, vero, buono e bello.
Ognuno sa far bene qualcosa, ha qualcosa da offrire, ha un suo modo “unico”
di essere e voi cari ragazzi con l’ aiuto di chi vi ama e crede in voi, avete la
responsabilità di scoprirlo!
Gli insegnanti dell’Istituto
“Sacro Cuore”
Cinquantesimo dell’Ordinazione
sacerdotale di don Francesco Agricola
Francesco Panella*
L
a comunità di Ischitella ha
ricordato il 25 settembre
scorso il cinquantesimo anniversario dell’ordinazione
sacerdotale di don Francesco Agricola, avvenuta il 28 Giugno 1964. L’evento è stato preparato con un triduo durante il quale si è pregato per
le vocazioni e per i sacerdoti, supplicando il Padrone della messe di continuare a mandare nella Sua Vigna
operai bravi, volenterosi, pronti al sacrificio, santi.
Ischitella
L
a Chiesa, comunità dei discepoli, unita e compatta,
che rende visibile nell’amore fraterno il mistero dell’unità divina e che “respira con i due
polmoni d’oriente e di occidente” è un
autentico “mysterium” dell’Amore, ha
sottolineato l’arcivescovo mons. Michele Castoro durante la concelebrazione della divina liturgia secondo il
rito bizantino, che ha presieduto, tenutasi all’abbazia di Pulsano domenica 5 ottobre.
Un gruppo di 60 pellegrini grecocattolici della diocesi di Kosice in
Slovacchia, guidati da quattro sacerdoti, ha fatto sosta in Pulsano donando a tutti la gioia di sentirci parte
dell’unico Corpo di Cristo, sparso nel
mondo, la Chiesa “una, santa, cattolica e apostolica”, opera di Dio fondata da Cristo e animata dall’unico Spirito, istituita sull’unica roccia che è
Pietro. La divina liturgia presieduta dall’Arcivescovo è stata animata da un folto coro di pellegrini slo-
E’ quasi un mese che gli alunni delle
nostre scuole sono tornati nei loro banchi, alcuni carichi di aspettative, altri
un pò disillusi. Noi dell’Istituto Sacro
Cuore abbiamo inaugurato quest’avvenimento il 6 ottobre scorso con la celebrazione della s. Messa, presieduta
dall’arcivescovo mons. Michele Castoro. E’ stato un bel momento di condivisione e di riflessione per piccoli e grandi, e le parole dell’Arcivescovo hanno
sottolineato quanto la nostra scuola ha
a cuore la vita di tanti alunni che hanno trascorso qui degli anni indimenticabili, guidati, amati ed educati dalle Suore Discepole di Gesù Eucaristico. Questo forte legame è stato confermato dalla partecipazione di genitori,
ragazzi e docenti, ma soprattutto da
un’apprezzabile presenza di ex alunni ed ex insegnanti.
“Impariamo soprattutto a vivere da buoni cristiani: è la cosa più importante,
e in quest’ istituto questa formazione
è assicurata al cento per cento”: sono
queste alcune delle parole dell’Arcivescovo che sono riecheggiate nell’accogliente chiesa dove gli alunni si rifugiano, a volte, prima dell’ ingresso
a scuola, per una breve preghiera. E
sono proprio i ragazzi i protagonisti
di tutte le attività educative promosse dall’Istituto perché ognuno “impari ad imparare”, sempre accompagnati dallo sguardo di chi li aiuta a crescere alla maniera di Gesù che “cresceva
in sapienza, età e grazia davanti a Dio
e agli uomini” (Lc 2,52).
Incommensurabile il bene che può
compiere un sacerdote in mezzo secolo di apostolato! Quanto ci dovremmo sentire obbligati nei suoi confronti e in quelli di tutti i sacerdoti.
Preghiamo, allora, Dio che continui
a sostenere don Francesco con la Sua
grazia, sicché possa ancora per molto
continuare il suo apostolato.
Grazie, don Francesco, da tutta la comunità e grazie soprattutto a Colui
che ti ha mandato. 
*ministro straordinario dell’Eucaristia
Un nuovo
presbitero per
la nostra Chiesa
L
Domenica 19
Raduno dei Gruppi di Preghiera di P. Pio della Sicilia
- Siracusa
Martedì 21
12.00 Consiglio di amministrazione della CSS - Roma
Giovedì 23
18.00 Concelebrazione presieduta da S. Em. Card. De
Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo.
Concattedrale - Vieste
Venerdì 24
9.30 Formazione permanente del clero
Seminario diocesano - Manfredonia
20.30 Veglia missionaria. Cattedrale - Manfredonia
Domenica 26
Raduno dei Gruppi di preghiera di P. Pio - Crotone
Venerdì 31
9.30 Consiglio presbiterale diocesano
17.30 Ordinazione presbiterale di don Michele
Abatantuono
Concattedrale - Vieste
Novembre
Ottobre
OTTOBRE
a nostra Arcidiocesi è in
festa per il dono dell’ordiNOVEMBRE
nazione di un nuovo sacerSabato 1 – Tutti i Santi
dote. Venerdì 31, alle 17,30
11.00 S. Messa S. Salvatore - Montagna
nella
concattedrale
dell’Assunta in
19.00 S. Messa Cattedrale - Manfredonia
Vieste mons. Michele Castoro imDomenica 2- I defunti
porrà le mani ed ordinerà sacerdo11.00 S. Messa - Cimitero di Vieste
te, il diacono Michele Abatantuono,
16.00 S. Messa - Cimitero di Manfredonia
27 anni, viestano.
Martedì 4
L’annuale ricorrenza della solenni18.00 S. Messa S. Carlo - Manfredonia
tà di Tutti i Santi dona ancora una
volta al nostro Gargano la gioia di
Mercoledì 5
9.30 Conferenza Episcopale Pugliese
una nuova ordinazione: tutta la co
Seminario Regionale - Molfetta
munità diocesana si stringe con vivo affetto intorno al nuovo presbiGiovedì 6
tero “chiamato a portare agli uomi18.00 S. Messa S. Leonardo - S. Giovanni R.
Don Michele Abatantuono, 27 anni del nostro tempo, come ha sottoliVenerdì 7
ni, originario di Vieste, è cresciuto
neato
mons.
Michele
Castoro,
il
do18.00 S. Messa per i Vescovi e sacerdoti defunti.
sotto la guida di don Michele Ascono
vivo
che
è
Gesù
Cristo
e
a
testimo
Cattedrale - Manfredonia
li nella parrocchia s. Giuseppe openiare con la propria vita, la gioia e la
Sabato 8
raio e in quella di Gesù Buon Pastosperanza tra i fedeli del nostro GarIncontro dei Gruppi di Preghiera di P. Pio - Roma
re, già guidata da don Stefano Mazgano” e non cessa, perciò, di conzone ed oggi da don Tonino Baldi.
Domenica 9
tinuare a pregare il Padrone della
Ha frequentato l’ISSAR Mattei di
12.00 S. Messa con l’Associazione “SS. Redentore”
messe affinché invii operai genero
Regio Hotel Manfredi - Manfredonia
Vieste e il Seminario Regionale Pusi nella sua messe.
gliese “Pio XI” di Molfetta, ove ha
L’augurio
di
tutti
i
fedeli
è
che
il
noLunedì 10 – giovedì 13
conseguito il baccellierato in sacra
vello sacerdote sappia conservare
Conferenza Episcopale Italiana - Roma
wlaw
w. b c ce slaarobustezn g i o v a n nTeologia.
i r o t o nÈ dstato
o . iordinato
t w wdiacono
w.
sempre
freschezza
Lunedì 17
da
mons.
Castoro
il
31
ottobre
za
del
giorno
della
sacra
ordinaziob c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w. b c c s a n g i o v adelnniro
18.30 S. Messa - S. M. delle Grazie - Manfredonia
lo scorso anno ed ha prestato il suo
ne per essere il fratello che fa sorgei tre, w
w w.custodire
b c c sila“noi”
n gdeli o v a nservizio
niro
t o n presso
d o . ilatparrocw w w.
Merdoledì 19
pastorale
costruire,
19.00 Convegno AMCI. Sala Mons. Vailati - Manfredonia
Marco
b c c s a n g i lao nostra
v a n nfede
iro
n d ole. sue
i t raw w w.chia
b cs. cMaria
s a nAssunta
g i o ve as. n
nirot
chet o
affonda
Evangelista di Vico del Gargano. 
Venerdì 21
dici in età apostolica. 
9.30 Ritiro diocesano del clero
Seminario diocesano - Manfredonia
i t w w w. b c c s a n g i o v a n n i r o t o n d o . i t w w w.
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