scarica il n° 8/2014 - fida

PERIODICO della FIDAart N.8 - Agosto ANNO 2014
FIDAart
08
FIDAart
sommario
Agosto 2014, Anno 3 - N.8
Editoriale
To build castles in the air
pag. 4
Politiche culturali
Quale “mission” per il Mart?
pag. 5
Intervista ad un artista
Luigi Penasa
pag. 6-19
Mercato dell’arte?
Andy Warhol
pag. 20-21
Mechanical Minds
Civiltà delle macchine
pag. 22-23
Storia e arte
Arte bestiale - 3° parte
pag. 24-25
Mostra FIDA a Bolzano
Galleria Civica e castel Roncolo
pag. 26
Viva la FIDA
Viva la FIDA - 4° Dialogo
pag. 27
News dal mondo
Andy Warhol
“Campbell’s soup cans”,1962
pag. 30
Andy Warhol
“Coca Cola”, 1962
pag. 31
Andy Warhol
“Eight Elvises”, 1963
pag. 32
Andy Warhol
“Quattro Marylin”, 1962
pag. 33
“Inox-box”, 2014
pag. 34
Omaggio a Andy Warhol
Copyright FIDAart Tutti i diritti sono riservati
L’Editore rimane a disposizione degli eventuali detentori dei diritti delle immagini (o eventuali
scambi tra fotografi) che non è riuscito a definire, nè a rintracciare
In copertina: Luigi Penasa, Ritratti!, 1994, acrilici su tela, 100x100 cm
EDITORIALE
MARTEDÌ 5 AGOSTO alle ore 18.00
Inaugurazione di TO BUILD CASTLES IN THE AIR
Galleria Civica - Piazza dei Domenicani, Bolzano
La collettiva più ambiziosa e più impegnativa
sin qui realizzata dalla FIDA-Trento prenderà
l’avvio a Bolzano, in contemporanea presso due
sedi: nella prima, la Galleria Civica, avrà luogo
l’inaugurazione ufficiale il 5 agosto e durerà tutto il mese; nella seconda sede, presso le sale di
castel Roncolo, la mostra inizierà lo stesso giorno per concludersi il 2 novembre.
Quindici artisti di trentini e quindici artisti altoatesini di lingua italiana, esporranno due opere
ciascuno eseguite appositamente sul tema “costruire castelli in aria”. Da cui il titolo delle manifestazioni: “To build castles in the air”.
In totale, perciò, sessanta opere tra dipinti,
sculture e installazioni, che esprimono una
complessità di visioni e di stili sull’idea di castello. C’è chi ha visto il castello come un antico
maniero in pietra, chi come un sogno ad occhi
aperti e chi come uno spazio metafisico su cui si
proiettano i nostri ricordi, le paure o le speranze. L’unione di artisti di provenienze culturali,
linguaggi e tendenze diverse ha reso ancora più
stimolanti i risultati, sempre vari e imprevedibili
e, comunque, mai scontati.
Il confronto fra due culture, stranamente, quasi
mai dialoganti, si è dimostrato estremamente
fruttoso e premessa per ulteriori future collaborazioni. E’ assurdo che due realtà confinanti e molto simili per storia e interessi, abbiano
praticato fino ad oggi una rigida autoreferenzialità culturale e artistica. Trento e Bolzano sono
due città capoluogo che possono e debbono
lavorare per una visione meno angusta, meno
provinciale. E questa mostra può essere il primo passo verso quella direzione.
To build
castles in the air
FIDA - Trento
Federazione Italiana Degli Artisti
Federazione Italiana Degli Artisti
&
gli Artisti di Bolzano
GALLERIA CIVICA DI BOLZANO / STADTGALERIE IN BOZEN
Piazza Domenicani, 18 - Bolzano / Domikanerplatz, 18 - Bozen
5 - 30 Agosto 2014 / 5 - 30 August 2014
CASTEL RONCOLO - BOLZANO / SCHLOSS RUNKELSTEIN - BOZEN
Con il patrocinio della
Presidenza del Consiglio regionale
QUALE “MISSION” PER IL MART?
“Al Mart, l’esposizione ‘Situazioni Trentino Arte 2003’ presenta artisti trentini viventi degli ultimi decenni, in mostra dal 19
settembre 2003 al 6 gennaio 2004”. (vedi catalogo)
Avete letto bene: nel 2003, cioè esattamente 11 anni fa, si è
svolta la prima e ultima mostra che il Mart ha dedicato all’arte e agli artisti trentini. Per l’esattezza, settanta artisti “viventi” dei quali, purtroppo, nel frattempo una decina è scomparsa. Questa è l’attività svolta in oltre un decennio dal più
grande museo d’arte moderna trentino a favore di quelli che
dovevano essere i suoi interlocutori naturali e istituzionali.
Sul sito del Mart si legge: “La nostra missione è di trasformare lo straordinario patrimonio artistico e architettonico di cui
disponiamo e che intendiamo continuare ad arricchire, in uno
strumento capace di valorizzare l’intera comunità, promuovendone le risorse di creatività e di iniziativa ...”
Non si può che concordare con gli obbiettivi proposti, previsti
anche nello Statuto del museo, perché chiariscono quale ruolo dovrebbe svolgere questa importante istituzione nei confronti dei cittadini e degli operatori del settore.
Tutte le nostre strutture pubbliche promuovono e sponsorizzano metodicamente, spendendo fior di
quattrini, i “prodotti trentini:” le bellezze naturali (montagne, laghi...), culturali (castelli, musei, siti
antichi....), enogastronomici (vino, frutta), storici, sportivi ecc.. Solo la struttura Mart, per ragioni
incomprensibil, ha investito poco o nulla nel settore dell’arte moderna trentina. Forse per l’innato
provincialismo o la subordinazione psicologica nei confronti di chi viene da fuori, fossero anche altre
provincie italiane o europee. E, certo, non per carenze economiche. Anzi, probabilmente proprio
per un’eccesso di fondi da spendere disinvoltamente. Questo comportamento poco lungimirante
del museo, oltre a disattendere i suoi compiti statutari, ha impedito la nascita di un mercato di artisti
locali da proporre e far conoscere come un qualsiasi altro prodotto locale. Come, ad esempio, fa il
Südtirol-Alto Adige, che sponsorizza convintamente sempre (e solo) gli artisti autoctoni.
Non sembri un discorso autonomistico o, peggio, assistenzialistico; semplicemente, i nostri artisti
non hanno nulla da invidiare al resto del mondo ma, al contrario, se opportunamente valorizzati
sugli altri mercati attraverso i canali del Mart, potrebbero diventare una risorsa culturale ed economica importante. Ancora di più oggi in tempi di spending review generalizzata e di crisi occupazionale in tutti gli ambiti creativi. E’ masochistico investire centinaia di milioni per costruire punti di
eccellenza avulsi dal territorio e interessati ad acquistare solo ciò che arrivi dall’esterno in una logica
di sudditanza culturale (e commerciale) verso i poteri forti.
Il Mart può e deve rimediare alla sua colpevole latitanza decennale cominciando - da subito - a mettere in cantiere un ciclo di collettive annuali sull’arte e sugli artisti trentini.
5 Agosto - 2 Novembre 2014 / 5 August - 2 Novembrer 2014
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Città di Bolzano
Stadt Bozen
Con il patrocinio della
PresidenzaCon
delil patrocinio
Consiglio
regionale
della
Presidenza del Consiglio regionale
POLITICHE CULTURALI
Assessorato alla Cultura
e alla Convivenza
Assessorat fur Kultur
und aktives Zusammenleben
PROVINCIA AUTONOMA
DI BOLZANO
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Intervista a LUIGI PENASA
I dipinti di Luigi Penasa presentano alcune caratteristiche singolari e originali che li rendono immediatamente identificabili anche ai meno esperti.
Innanzitutto, vi sono sempre raffigurate delle persone, delle figure o dei visi di uomini e donne dalle
caratteristiche decisamente non comuni: esseri diversi, soprannaturali, mitologici oppure alieni.
“Personaggi” inespressivi connotati da simboli esoterici indecifrabili e sospesi in atmosfere ambiguamente domestiche, immobili o bloccati nel mezzo di un’azione, che dalle tele scrutano l’osservatore. La fissità e la vacuità inquietante degli sguardi, le posture, le espressioni apparentemente
tranquille tradiscono un’angoscia latente priva di riferimenti a situazioni reali, riproponendo costantemente una dimensione di straniamento o di attesa.
Un altro stilema che si ripete nelle tele di Penasa è la ricchezza decorativa degli sfondi su cui queste
improbabili creature galleggiano, fantasmi sospesi nel tempo e nello spazio che tentano di liberarsi
da reti e legami che li avviluppano. Si viene così a creare un contrasto netto, uno scarto semantico,
tra gli eterei soggetti in primo piano, connotati da tenui e delicati colori pastello, e i ricercati fondali
su cui essi si stagliano, caratterizzati da disegni che ricordano vecchie tappezzerie, raffinati tessuti
art deco oppure gli stencil a rullo usati in passato nelle case di campagna.
Cosa rappresentino questi esseri che popolano i quadri di Penasa e da quali luoghi fisici o mentali
emergano, non è facile capire. L’artista dichiara di essere “ossessionato” da questi ritratti di visi, di
torsi seminudi ma asessuati, da questi androgini con le teste ornate di corna o lunghe antenne contorte. Ma, forse, è inutile cercare spiegazioni a certe immagini uscite più dal gesto surrealista che
muove da un inconscio insondabile che da una scelta consapevole dell’autore.
Paolo Tomio
A sinistra: Sguardi, 2010, acrilico su carte
su tavola, 80x60 cm
In basso: Costellazioni (2), 2013, acrilico
su carta e tela, 50x35 cm
Hai conosciuto o frequentato artisti locali o
nazionali?
Confesso di non essere come si dice un
personaggio espansivo. Nel mondo, o
meglio nei mondi delle arti, essendo io un
appassionato di letteratura e di musica,
preferisco sempre conoscere le opere
e meno chi le ha create, per questo pur
essendo un vorace visitatore di mostre, per lo
più di arte contemporanea, evito le giornate
inaugurali proprio per non veder deluse o
Ritratti! 1990, acrilico su tela,
60x60+60x60 cm
Quando e perché hai cominciato a interessarti
all’arte e dedicarti alla pittura?
artisti che più ti hanno influenzato?
Non posso dire di aver avuto un’infanzia e
una adolescenza piena di stimoli artistici, le
spinte verso una qualche sorta di creatività mi
sono venute senz’altro dal dover cercare una
sorta di rifugio e di fuga da tutto quello che
mi era proposto come percorso di crescita
nella famiglia e nella scuola. Credo di aver
cominciato a disegnare prima e dipingere
poi per tentare di costruirmi un universo solo
mio nel quale rifugiarmi, per questo non ho
mai cercato di “andare a bottega“, di seguire
un qualsiasi percorso formativo, mi sono
procurato gli attrezzi e li ho usati, solo dopo
mi sono fatto delle domande sul perché e
sul come. Ma, a quel punto, le risposte che
avevo dalla Storia dell’Arte erano piacevoli
conferme e stimoli a non smettere mai di
ricercare una mia forma espressiva.
Ho netta la percezione del momento in
cui mi sono convinto che la pittura era il
mezzo giusto al quale affidare le sghembe
fantasie del mio cervello, e la forza
scomposta e violenta del gesto, il compito
di liberarmi da tensioni e paure non altrimenti
esprimibili. In quei momenti ho incontrato,
con gioia e riconoscenza, le teorie legate
al metodo paranoico-critico di Dalì che
recitavano tesi a me già note in embrione,
mi dicevano che le immagini che un artista
cerca nascono dal torbido agitarsi del suo
inconscio (paranoie) e prendono forma
solo grazie alla razionalizzazione del delirio
(momento critico). Così ho sempre lasciato
che la materia, il colore, la carta, la tela, si
liberassero della teoria per divenire gesto e
il gesto, figura. In fondo, la ragione per cui ci
si rifà agli artisti del passato e li si resuscita è
perché le loro opere diventano fondamento
della nostra opera, strato dopo strato.
Quali sono stati le correnti artistiche e gli
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modificate in negativo le sensazioni ricevute
dalla osservazione, in solitaria, delle opere.
D’altro canto, occupandomi all’interno
dell’Andromeda, in qualità di curatore e
allestitore, di tutti gli eventi espositivi, non
mi mancano certo le occasioni di incontro
e di scambio con artisti dalle diverse
provenienze. Mi piace qui ricordare il nutrito
gruppo di giovani artisti della Bosnia che
ho accompagnato negli anni di formazione
Vivisezioni, 2003, acrilico su tela,
70x80+80x100 cm
post accademica allestendo, tra l’altro, una
loro esposizione all’interno del programma
della Biennale Manifesta7. Inoltre, credo
sia impossibile, per chi opera in una realtà
così piccola come la nostra, non incontrare
e conoscere chi si occupa, con serietà, di
cultura e dii arte figurativa in particolare..
perché, pur avendo lavorato spesso con
forme e colori in libertà, alla fine, l’opera
finale, vedeva sempre al centro la figura, una
figura senza storie da raccontare, tagliata,
svuotata, denudata ma sempre alla ricerca
di un qualche scambio pelle a pelle con lo
spettatore.
Dopo gli inizi tradizionali, quando hai
cominciato a sviluppare un linguaggio meno
figurativo e perché?
Oggi, cosa ti interessa e cosa non ti piace
dell’arte contemporanea?
Una volta Francis Bacon, altro artista seminale
per me, ha detto: “Non amo l’astrattismo
perché non lo trovo sufficentemente crudele”.
Anche se non considero le mie opere crudeli
mi sento di condividere quell’affermazione
Attese (5), 2012, acrilico su carte su tavola,
50x70 cm
Devo premettere che io sono più un
frequentatore sia di Biennali d’arte che
di Fiere d’arte e che amo molto tutte le
“maniere” nuove o non convenzionali
di espressione artistica, per questo mi
è molto difficile indicarne, anche se ci
fossero, dei punti deboli. Stabilito che l’Arte
contemporanea è da definire come quella
che si trova in sincronia con il nostro tempo e
che essa è diventata contemporanea proprio
nel momento in cui ha cominciato a parlarci
della nostra vita di tutti i giorni. Quella che
maggiormente attira la mia attenzione è l’arte
che esplora nuove modalità espressive, che
tiene il passo con le nuove esperienze della
civiltà o che rinnova forme preesistenti di
espressione artistica portandone avanti la
riflessione.
Come definiresti il tuo stile? Quali sono,
secondo te, le caratteristiche che ti rendono
riconoscibile?
Credo di potermi definire un minimalista del
ritratto, prediligo la forma semplice, minimale,
in ogni forma d’arte, certi racconti fatti dei
semplici nulla quotidiani spesso aiutano il
divenire del nostro quotidiano, così come
certi brani musicali costruiti con pochissime
sequenze di note, vanno ad appoggiarsi
semplicemente al ritmo del nostro cuore.
Così i miei sono ritratti in assenza di modelli,
a memoria di visi incrociati in distratti sguardi,
o più spesso ricostruiti in diretta, sul vuoto,
incrociando pennellate a formare un DNA
sconosciuto ma minimamente riconoscibile.
Ed è proprio quel gesto minimo che innesca
una continuità evidente tra il corpo dell’artista
e l’opera realizzata. E allora è proprio questa
apparente assenza di racconto a provocare
nello spettatore la ricerca di quel senso che
solo lui può conoscere e riconoscere.
Sguardi, 2004, acrilico su carte su tavola,
60x45 cm
Ombra (2), 2013, acrilico su carte e tele
su tavola, 60x50 cm
Oggi pur vivendo in un mondo coloratissimo,
immersi nei mondi artificiali dei nostri schermi abbiamo difficoltà a distinguere il rosso
di una rosa riprodotta con colori artificiali e
il rosso di un fiore del nostro giardino. Ma
tra loro non esiste continuità ma differenza,
distanza, dobbiamo riscoprire i colori per
poterli usare, magari come capita di fare a
me, appiattiti e opachi, per sintesi o come
simboli negativi di quella realtà fatta finzione
che vogliamo denunciare.
l’opposto e che cioè l’Arte deriva dalla Vita
ma nè l’artista nè l’arte devono arrivare a
quell’incontro con un carattere predefinito e
con un percorso prestabilito da fare assieme. Non credo all’idea romantica dell’artista
in simbiosi totale con l’arte che finisce col
rifiutarsi di vivere divorato da quella impossibile passione.
so però che non ci si improvvisi animali tecnologici e che non sia giusto, parlo per me,
improvvisarsi registi o tecnici audio o video.
Non mi manca però mai la curiosità di vedere come la tecnologia sappia, se usata nei
modi giusti, comunicare in modo egregio i
tempi che viviamo, la contemporaneità appunto.
Contemporaneamente alla pittura, hai anche
affrontato anche altre tecniche artistiche?
Ti interessa rappresentare nelle tue tele
concetti, emozioni o cos’altro?
Nel corso della tua carriera hai spesso modificato il tuo linguaggio per naturale evoluzione,
per il desiderio continuo di sperimentare…?
Sebbene non abbia nessuna forma di rifiuto verso le nuove dotazioni tecnologiche,
ne possiedo e uso alcune con piacere, ad
esempio la tavoletta grafica mi diverte, pen-
L’Arte serve, nel vero senso del termine, è
al servizio della parola e del pensiero per
Credo che il confine tra un bravo artigiano e
un artista sia proprio questa esigenza impellente di ricercare, di trovare sempre nuove
modalità espressive alle quali affidare il compito di dare sempre nuove forme ai pensieri che cercano un vestito. Possono essere,
come nel mio caso, dei piccoli passi, avendo deciso di concentrare la mia ricerca, in
modo maniacale forse, sul ritratto nella sua
forma più iconografica e simbolica, gli esperimenti non possono che essere minimi.
L’artista non può mai dire di avere raggiunto
quello per cui lavora. Ciò che vi è di più intimo e costitutivo gli apparirà sempre oltre il
già fatto, perché l’arte si rigenera sempre da
se stessa.
Vivisezioni, 2001, acrilico su tela, 120x80 cm
Nelle tue opere è importante il colore. Cosa
rappresenta per te?
“Il colore, essendo esso stesso magico, non
può essere usato che magicamente”, queste
parole dette da Paul Gauguin ben sintetizzano la gioia che dall’occhio passa al cervello
nel momento in cui scopriamo una nuova
alchimia cromatica. Per tutti noi i colori hanno assunto dei significati simbolici, ma che
bello quando riusciamo a non tenerne conto
e colorare la gioia di nero e il dolore di rosa.
Qual è la tecnica artistica che utilizzi principalmente nella tua attività?
Dipingo. Per me dipingere è un modo di vivere, è solo così che trovo piacere in quella pratica. Questa idea potrebbe sembrare
simile a quella dell’esteta del tipo: “La vita
come opera d’Arte“, invece io penso che sia
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Attese, 2012, acrilico su carte su tavola,
70x60 cm
Segui la “politica culturale” trentina: pensi
che si possa fare di più e meglio per il settore
artistico?
Sono, da decenni ormai, assieme ad un
gruppo di amici, impegnato a programmare
e condurre le attività dello Studio d’arte
Andromeda, realtà culturale per lo più
impegnata nella promozione e nella pratica
delle discipline artistiche presso le realtà
giovanili del territorio trentino. Ogni anno
diventa sempre più difficile mantenere alta
la qualità della nostra programmazione e
sempre più arduo far quadrare i conti.
I contatti continui con realtà a noi simili in altre
parti d’Italia e all’estero, ci fanno pensare
di vivere ancora in una zona di privilegio.
Una cosa che mi sento di auspicare è un
maggiore riconoscimento del merito e della
professionalità nel campo della cultura come
in ogni altro settore della società.
Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o
è subordinato ad altri valori?
Strano che questa domanda arrivi alla
fine, anche se forse è giusto perché è
una domanda che non può avere una
risposta scritta, forse con il grafico di
un encefalogramma? Ma davvero non è
possibile stabilire quando e perché a me
balla lo stomaco dall’emozione davanti ad
un opera d’arte e al mio vicino invece balla
per il disgusto per la stessa opera d’arte.
Basta solo andarsi a scorrere almeno i più
importanti movimenti della storia dell’arte del
novecento, per vedere come in così poco
tempo gli artisti visuali abbiano sovvertito e
ingarbugliato regole estetiche praticate da
secoli, per capire quanto certi codici valoriali
siano fuori tempo massimo. Manteniamo
Silente, 2013, acrilico su carte e tele
su tavola, 50x60 cm
Ritratti!, 1994, acrilico su tela,
120x60+120x60 cm
Come ti sembra il panorama dei pittori trentini
d’oggi? Cosa manca al Trentino per poter
essere più presente sul mercato esterno?
permetterci di spingerci sempre un po’ più
in là, all’estremo, oltre il limite. La dignità
dell’arte oggi deve essere quella di ricercare
dei linguaggi comprensibili per dire cose,
forse non immediatamente comprensibili, ma
che stiimolano la costruzione di un pensiero
che non sia banale o imposto. Io spero,
con le mie rappresentazioni, di smuovere
emozioni e sentimenti che rifiutino quelle
immagini come destino segnato di solitudine
e silenzio, per suggerire la possibilità, e
come sia possibile, proprio partendo dal
riconoscimento di quel mutismo rassegnato,
far affiorare l’ipotesi di un altro mondo, di
una realtà che cerca di riarticolarsi e di dirsi.
Credo che la realtà culturale trentina viva lo
stesso momento di preoccupata stagnazione
dell’Italia e del mondo intero. Non mi sento
in grado di analizzare la nostra realtà locale,
voglio solo dire che se il tempo vuoto di
questa crisi, con scarsissime possibilità
di recupero, lo utilizziamo per ripensare
e riscrivere modi e valori per rimpiazzare
quelli che alla prova dei fatti si sono rivelati
fallimentari, anche l’arte ne trarrà beneficio e
forza. L’Arte può far diventare senso anche
l’assenza di senso.
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Ritratti!, 1994, acrilico su tela, 100x100 cm
mercato. Ormai si sta delineando un circuito
percolosissimo che rischia di esulare, escludere dai propri spazi espositivi le originalità e
le ricerche veramente verginali e dirompenti
(nel senso che rompono schemi e steccati). Il pericolo sta nella confusione dei ruoli
imposta lucidamente dal mercato dell’arte.
Capita sempre più spesso che la stessa
persona sia al contempo critico, curatore,
collezionista, gallerista, direttore di museo e
perfino artista tanto per chiudere il cerchio, a
questo punto è chiaro che gli interessi in ballo portano a privilegiare gli artisti e le opere
che sono di proprietà di queste mostruose
entità mercantili.
invece efficenti quelle spie dentro il cervello,
o più spesso dentro la pancia, che si
accendono per segnalarci che quella tale
opera d’arte contiene in sè l’urgenza
dell’artista di comunicarvi qualcosa.
E, per finire, cosa è per te l’arte? E chi è
l’artista?
A questo rispondo dicendo cosa non dovrebbe essere, per me, l’Arte. Per me il rischio più grande che minaccia la credibilità
del sistema dell’arte e delle arti figurative in
particolare, è quello di fondersi e confondersi fino a divenire un tutt’uno con il sistema di
A destra: Ombra, 2013, acrilico su carte
e tele su tavola, 75x60 cm
16
sempre
particolare
coinvolgimento,
alla
attenzione
al
preparazione
e
Offerta per casalinghe suprematiste
Tutti i numeri 2012-2013-2014
alla promozione dei giovani artisti ai
quali
trasmette
le
capacità
della rivista FIDAart
tecniche
e l’entusiasmo di cui è capace, basi
sono scaricabili da:
indispensabili nel percorso di ricerca di
www.fida-trento.com/books.html
ogni persone specie nel mondo artistico.
Sue opere di grafica sono state pubblicate
Tutti i numeri 2012-2013-2014
e premiate. La sua produzione pittorica
della rivista FIDAart
è stata esposta in numerose mostre
LUIGI PENASA
collettive e riunite, quali bilanci parziali di
sono sfogliabili su:
una ricerca continua, in diverse mostre
http://issuu.com/tomio2013
personali in Italia e all’estero.
E’ nato a Taio (TN) nel 1952 vive e lavora
MOSTRE PERSONALI
a Trento
1982, Salone dei Congressi, Pejo Fonti
Nonostante non abbia compiuto percorsi
(Tn); 1986, Sala Mayer, Pergine Valsugana
formativi di tecniche artistiche, disegna
(Tn); 1987, Studio d’Arte Andromeda,
e dipinge da sempre seguendo una
Trento; 1987, Galleria Novecento Pergine
sorta di istinto acceso e alimentato
(Tn); 1989, Casa degli Artisti Tenno
da una curiosità cleptomane per tutto
(Tn); 1989, Sala Medievale S.Jacopo
quello che riguarda i linguaggi usati, in
Prato (Fi); 1990, Centro d’Arte La Fonte
quegli anni, dagli artisti.
Frequentando
Caldonazzo (Tn); 1990, Kunsternes Hus
Musei e Gallerie d’Arte con una speciale
Arhus (DK); 1992, Gallera Artespaziodieci
predilezione per le sperimentazioni più
Bologna; 1993, Fiera Internazionale Arte
d’avanguardia, non disdegnando affatto
Contemporanea Bari; 1994, Studio d’Arte
quegli artisti che negli anni settanta
Andromeda,
avevano fatto della provocazione, anche
Artespaziodieci, Bologna; 1997, Galleria
feroce, il loro metodo di lavoro.
Bertrand
Poi, rientrato nello studio, era però sempre
Galleria Due Spine Rovereto (Tn); 2004,
il suo sguardo da antropologo ad avere
Liceo A.Rosmini
la meglio e la sua ricerca
restringeva,
d’Arte Andromeda Trento; 2006, Studio
sempre più il campo d’azione limitando
d’Arte Andromeda Trento; 2007, Galleria
i propri confini, sconfinati, dell’uomo in
Città
quanto universo di contraddizioni da
Circolo Wallenda, Trento; 2010, Facoltà di
studiare, ritrarre, sintetizzare costringere
Sociologia Trento; 2011, Galleria Puccini
o liberare dentro i confini obbligati delle
Ancona, 2012, Studio d’Arte Andromeda
tele o delle tavole. Dagli anni ottanta
Trento;2013, Negoziart, Ponte Arche (Tn);
è parte attiva del progetto culturale
2014, Palazzo Thun (TorreMirana) Trento;
che
2014, Galeria Sredez Ministry of Culture
Andromeda
attorno
allo
Studio
d’arte
Kass,
1994,
Innsbruck
(A);
Trento; 2004,
PrijedorPrijedor
(BH);
copertina del N.8 2014
Periodico di arte e cultura
della FIDAart
Curatore e responsabile
Paolo Tomio
FIDAart
Galleria
1997,
Studio
2007,
PERIODICO della FIDAart N. 8 - Agosto ANNO 2014
ruota
di
Trento;
FIDAart
Sofia (Bulgaria)
(www.studioandromeda.
net) organizzando e realizzando progetti
Via Don Sordo,6 – 38122 Trento;
per concorsi internazionali, workshop,
Tel.:0461 933904 – Cell:+39 346 6695888
laboratori, mostre e incontri ponendo
Email: [email protected]
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MERCATO DELL’ARTE ?
ANDY WARHOL (1928-1987)
SILVER CAR CRASH, 1963, serigrafia, vernice
spray color argento su tela, 267x417 cm
Sotheby’s, novembre 2013, New York
Venduto per 105.445.000 $ (77.465.200 Euro)
il dipinto conferma Warhol ai vertici degli artisti
più valutati al mondo. A pagare questa cifra record è stata Alice Walton, ereditiera dei negozi
Walmart, catena nota per sottopagare i dipen-
20
ANDY WARHOL
denti (paghe 30% inferiori alla media).
“Silver car crash” è una monumentale serigrafia
la cui metà di sinistra è composta da quindici
fotografie in bianco e nero dello stesso incidente stradale, rielaborate e accostate disordinatamente in modo seriale per creare un senso del
tragico, mentre la metà di destra è interamente
dipinta in color argento. Il ciclo di questi dipinti
di “Morte e disastri” in cui l’artista lavora su fotografie tratte dai giornali riguardanti incidenti
tragici, tumulti razziali o sedie elettriche, è ritenuta da molti la parte più significativa della
sua opera.
I genitori di Warhol erano due emigrati cecoslovacchi di fede bizantina-cattolica: il padre, arrivato a Pittsburg nel 1914 (la madre lo seguì nel
21) lavorava in una miniera di carbone e morì
quando Andy, nato nel 1928, aveva 13 anni. Da
bambino, spesso malato, isolato e costretto a
letto, raccoglieva le immagini delle stelle del
cinema alimentando le fantasie che avrebbero
popolato la sua futura creatività artistica.
Padre e profeta della Pop Art, Warhol è stato
un creativo eclettico e inarrestabile che ha inventato un suo stile visivo dalle radici popolari
e immediata intelligibilità perché legato al consumismo, alla pubblicità, al glamour, al successo, che tanto piacciono agli americani. Di lui si
ricordano, oltre alle tante opere assolutamente
innovative, anche lo stile di vita edonistico e
trasgressivo che aveva contribuito a renderlo
una di quelle celebrity che lui tanto ammirava.
Le quotazioni raggiunte dalle sue “stampe“ serigrafiche dimostrano che il mercato ha superato
il mito dell’artista abile esecutore, trasformato
da Warhol in un ‘direttore creativo’ che inventa e coordina il lavoro altrui nella sua “Factory”
(letteralmente, Fabbrica).
La sua produzione si compone di circa 10.000
opere realizzate tra il 1961, quando l’artista abbandonò il lavoro di successo da grafico pubblicitario e il 1987, quando morì improvvisamente
all’età di 58 anni dopo un’operazione. La mag-
Andy Warhol, Autoritratto da ‘drag queen’
Andy Warhol, Brillo soap pads box, 1964
gior parte delle opere risultano composte dalle
sue famosissime serigrafie basate su immagini
raffiguranti i soggetti più vari e imprevedibili.
Warhol, infatti, amava fotografare con la sua
Polaroid qualsiasi cosa e, soprattutto, le persone famose che frequentava creandosi nel corso
degli anni un importante archivio di ritratti di
attrici, politici, cantanti, sportivi, belle donne e
uomini (tra cui sè stesso) e celebrità varie a cui
attingeva per le sue creazioni.
Questa sua attitudine eccezionale a cogliere le
immagini più potenti del suo tempo lo definisce come il pittore che meglio ha raccontato e
interpretato la storia americana del 20° secolo. Celeberrimi i suoi ritratti di Marylin Monroe
definita “bella, volgare e straziante”, eseguiti
nell’agosto del 1962, poco dopo che l’attrice si
era suicidata.
Ad oltre cinquant’anni da quei dipinti Warhol
è considerato l’artista più rappresentativo del
secondo ‘900 perché presente, consciamente o
non, nel vissuto e nell’immaginario collettivo e
per aver posto le basi di gran parte dell’arte del
suo e del nostro tempo.
Le sue idee, infatti, continuano a condizionare
la cultura visiva e iconica attuale anche attraverso le opere di J.M Basquiat e K. Haring di cui
fu mentore, e l’influenza dominante avuta sui
maggiori artisti viventi tra cui J. Koons, D. Hirst,
T. Murakami e Richard Prince.
21
MECHANICAL MINDS
Oggi, miliardi di persone eseguono con facilità
opere foto-grafiche di una qualità tecnica inimmaginabile solo una decina di anni fa. Nel frattempo, le opere pittoriche non sono scomparse
ma solo superate e trasformate dalle immense
potenzialità espressive rese possibili dalle nuove tecniche in continuo sviluppo: cellulari, videocamere, tablet, web-cam, programmi di fotoritocco, stampanti e ora anche stampanti 3D. Per
non parlare di internet, archivio mondiale di un
numero infinito di immagini continuamente aggiornate. Chiunque ha la possibilità di accedere
alla Rete e crearsi la propria illimitata galleria
d’arte personalizzata ignorando la mediazione
storicamente delegata agli artisti.
Nelle arti plastiche, invece, in cui si ha a che
fare con la concretezza della materia, la prassi
non ha subìto la medesima accelerazione perché è ancora relativamente complesso e costoso realizzare fisicamente una scultura con le
attuali tecnologie digitalizzate. Una evoluzione
globale, invece, è già avvenuta per quasi tutte
le opere tridimensionali utilitaristiche, storicamente realizzate dall’artigianato e ormai sostituite dalla capacità delle macchine di produrre
in serie manufatti di altissima qualità.
L’artista-artigiano è stato sostituito dal designer il quale studia e progetta il prototipo da
cui prenderà l’avvio la produzione vera e propria dell’oggetto, mentre all’artista puro è rimasto solo il ruolo di creatore e realizzatore della
“scultura artistica” che, in quanto tale, possiede
il valore estetico e economico del pezzo unico.
La grande differenza che esiste tra gli oggetti
prodotti da macchine e quelli artistici, perciò,
non è tanto la qualità intrinseca degli stessi,
quanto la presenza e, soprattutto, la riconoscibilità della “mano” dell’esecutore. Quanto più
si sviluppava l’uso delle macchine che garan-
La rivoluzione industriale nata in Occidente
nell’800 e diffusasi in gran parte dei paesi del
mondo, ha radicalmente trasformato tutte le
società coinvolte contribuendo a cambiare i
concetti stessi di arte e di artista. In particolare questi ultimi, riconosciuti in passato dalla
comunità come gli unici detentori e produttori
degli Ideali di Bellezza grazie alle loro doti innate, alle conoscenze storico-artistiche e alle
competenze tecniche. L’arte era patrimonio
di pochi ma accessibile e ammirata nei luoghi
pubblici da tutti che ne riconoscevano un ruolo
fondamentale tra le attività umane.
Nelle arti visive il primato dell’abilità manuale
è entrato in crisi in particolare a seguito dell’invenzione della fotografia e della sua qualità
delle sue immagini, in bianco e nero prima e a
colori poi, perfette, riproducibili illimitatamente. Le successive evoluzioni come il cinema, la
televisione e, infine, il computer con la nascita
dell’immagine digitale virtuale, hanno progressivamente tolto spazio al “saper fare” artistico.
22
CIVILTA’ DELLE MACCHINE
tivano forme assolutamente perfette, sempre
uguali e, di conseguenza, anonime, tanto più
l’arte indirizzava l’interesse verso l’imprecisione e la casualità legati all’intervento diretto
dell’uomo. Al punto di rifiutare la ricerca del
bello e l’utilizzo di materiali pregiati per farsi riflessione critica e sperimentare materiali poveri
e antiretorici, di scarto o uso comune, recuperati e riassemblati con logiche alternative.
Questa reazione culturale ed estetica contro la
perfezione e la qualità ottenute grazie alle macchine e alla tecnica industriale ha lentamente
portato a recuperare e a riproporre ready made
anonimi, rifiuti organici e inorganici, object
trouvé casuali, materiali industriali riciclati e riassemblati ecc.
Il gruppo “neoluddista”di Liverpool MM, Mechanical Minds (Menti Meccaniche), che esprime una posizione di resistenza all’eccesso di
tecnologia utilizzando gli argomenti chiave della disumanizzazione, cioè l’impoverimento della condizione umana, e della tecnologia fuori
controllo, ha elaborato una neo-teoria artistica
che si situa a metà strada tra i due estremi.
Il gruppo addotta i procedimenti produttivi e
tecnologici sviluppati dall’industria meccanica,
indirizzandoli però verso l’esecuzione di singoli
oggetti minimalisti che rientrino nella casistica
artistica del pezzo unico.
Le sculture così ottenute (vedi fotografie) posseggono, in ultima analisi, sia le qualità intrinseche del prodotto industriale, sia il valore connesso all’opera unica in quanto nessun pezzo
eseguito è mai uguale ad un altro a causa delle
variazioni dimensionali millimetriche introdotte nel corso delle lavorazioni.
“Pezzi industriali unici” è l’ossimoro con cui li
definisce Mechanical Minds, vale a dire: opere
d’arte tutte uguali eppure tutte diverse.
23
ARTE BESTIALE - 3° parte
Nell’ampio panorama degli artisti che lavorano
con animali si possono individuare alcuni personaggi provocatorii ma sostanzialmente normali, altri border-line e, altri ancora, che hanno
superato quella linea che dovrebbe rappresentare il confine etico invalicabile per un uomo e
un artista sani di mente.
Nel primo gruppo possiamo annoverare la bella
STORIA E ARTE
Marina Abramovich, una delle prime artiste che
hanno fatto della performance una forma d’arte
apprezzata internazionalmente.
Dalla sua foto di moderna Medusa in cui addenta un serpente mentre altri le si arrotolano
intorno al collo e sul capo, l’animale è usato per
stimolare nello spettatore il terrore ancestrale
nei confronti di questi rettili oltre che solleticare vaghe allusioni sessuali, ottenendo un effetto spettacolare. In questo caso l’Abramovich
mostra la consueta temerarrietà con cui affronta situazioni fuori del comune ma gli animali
sono sostanzialmente utilizzati solo per il loro
quoziente simbolico ed estetico.
Diverso è il caso del fotografo americano di origine cubana Andres Serrano, diventato famoso
per un ciclo di fotografie scattate in una morgue
(l’obitorio) dove aveva ripreso cadaveri di tutti
i generi ed età indugiando con interesse morbosamente ‘scientifico’ su dettagli di morti violente e relative autopsie. Un genere di interesse non comune perché richiede una particolare
predisposizione psicologica che il PAC di Milano
ha recentemente celebrato come “l’estro creativo di un grande interprete dei nostri tempi”.
Tra le sue foto non poche riguardano animali
morti, alcuni dei quali in modi abbastanza crudi
o violenti. Infatti, mentre la testa mozzata e insanguinata della mucca posta su un piedistallo
di marmo che guarda in tralìce, è vagamente
surreale, un misto di horror e di noir, l’animale impiccato (un cane?) con un nodo scorsoio
esagerato, è gratuitamente spaventoso. Dove
e perché Serrano abbia trovato i corpi che ha
ricomposto in pose scenografiche spiacevoli
non si sa. Lo sviluppo successivo del fotografo
ha avuto luogo nel 2014 quando ha inaugurato
una mostra intitolata “Shit”, interamente composta da macrofotografie di “merde”.
Infine, rimane l’artista che ha collezionato il
maggior numero di denunce da parte delle associazioni animaliste e ha subìto ben tre condanne nei tribunali austriaci per violenze su
animali. Personaggio molto discusso, il settantaseienne artista austriaco Hermann Nitsch,
definito il Papa dell’Action Viennese, è un anziano dalla lunga barba canuta. Nel 2012 si è
anche esibito al MART con “Malaction”, una
performance molto edulcorata rispetto alle sue
“Action” storiche che si rifacevano alle orge pagane dionisiache in cui visceri, sangue e sesso si
intrecciavano continuamente in un crescendo
parossistico sottolineato da musiche rituali,
processioni e riti catartici collettivi, in una collaudata commistione di Eros e Thanatos.
In alto: Marina Abramovich
A sinistra: Andres Serrano, fotocolor
In alto: Andres Serrano, fotocolor
Immagini a destra: Hermann Nitsch
Spettacoli violenti e truculenti traumatizzanti
per ogni persona psichicamente normale, con
tori e maiali ammazzati e squartati in diretta,
appesi a croci di legno e giovani donne e uomini - rigorosamente nudi - avvolti nelle interiora
sanguinanti. Il sangue veniva bevuto, spruzzato
sui fedeli e su tuniche e lenzuola poi esposte
come delle vere e proprie reliquie.
“Quando squartiamo un animale, sentiamo le
sue viscere calde, beviamo il suo sangue, ritorniamo in contatto con qualcosa di primitivo che
ci appartiene ed esce fuori la nostra natura, che
non è né buona né cattiva, è semplicemente il
nostro istinto”.
Oggi Nitsch si riposa nel suo castello miliardario
di Prinzerdorf a Vienna e vende le sue tele rosse
(di sangue vero?) alla Saatschi Gallery.
VIVA LA FIDA
Gianni
Anderle
Luciana
Antonello
Laura
Benaglia Nones
Stefano
Benedetti
Matteo
Boato
Paola
Bradamante
Diego
Bridi
OPERE DEGLI ARTISTI PRESENTI A CASTEL RONCOLO
Barbara
Cappello
Roberto
Codroico
Giovanna
Da Por Sulligi
Paolo
De Polo
Enrico
Farina
Marzio
Ghiotto
Mauro
Larcher
WERKE DER IN SCHLOSS RUNKELSTEIN AUSGESTELLTEN KÜNSTLER
FIDA - Trento
VIVA LA FIDA - LA FIDA E’ VIVA
4° DIALOGO - 17 luglio 2014
BOOKIQUE Caffe’ Letterario
Parco della Predara
Federazione Italiana Degli Artisti
Italienischer Künstlerverband
&
gli Artisti di Bolzano
Bozner Künstler
Galleria Civica di Bolzano
Stadtgalerie Bozen
P i a z z a D o m en i c a n i 18 , B o l z a n o
D om i n i ka n erp l a t z 18 , B oz en
agosto 2014 / 5. - 30. August
lunedì/sabato: ore 10.00 - 13; 16 - 19.00
Montag/Samstag: 10.00 - 13.00; 16.00 - 19.00 Uhr
Domenica chiuso / Sonntag Ruhetag
Castel Mareccio - Bolzano / Schloss Maretsch - Bozen
Castel Roncolo - Bolzano
Schloss Runkelstein - Bozen
Castel Roncolo - Bolzano / Schloss Runkelstein - Bozen
5 agosto - novembre 2014
5. August - 2. November 2014
OPERE DEGLI ARTISTI PRESENTI A CASTEL RONCOLO
Francesca
Libardoni
Anna
Lorenzetti
Bruno
Lucchi
Amedeo
Masetti
Beatrice
Mattei
Luciano
Olzer
WERKE DER IN SCHLOSS RUNKELSTEIN AUSGESTELLTEN KÜNSTLER
Aldo
Pancheri
Paolo
Profaizer
Renato
Sclaunich
Stefania
Simeoni
Paolo
Tomio
Silvia
Turri
Elisabetta
Vazzoler
martedì / domenica: ore 10.00 - 18.00
Dienstag / Sonntag: 10.00 - 18.00 Uhr
Pietro
Verdini
To build
castles in the air
lunedì chiuso / Montag Ruhetag
Con il patrocinio della
Presidenza del Consiglio regionale
Città di Bolzano
Stadt Bozen
Con il patrocinio della
PresidenzaCon
del
Consiglio
il patrocinio
dellaregionale PROVINCIA AUTONOMA
DI BOLZANO
Presidenza del Consiglio regionale
Assessorato alla Cultura
e alla Convivenza
Assessorat fur Kultur
und aktives Zusammenleben
Martedì 5 agosto alle ore 18.00 inaugurazione di TO BUILD CASTLES IN THE AIR
Galleria Civica Bolzano - Piazza dei Domenicani - Seconda sede a Castel Roncolo
Con il patrocinio della
Presidenza del Consiglio regionale
Città di Bolzano
Stadt Bozen
Con il patrocinio della
PresidenzaCon
delil patrocinio
Consiglio
regionale
della
Presidenza del Consiglio regionale
Assessorato alla Cultura
e alla Convivenza
Assessorat fur Kultur
und aktives Zusammenleben
PROVINCIA AUTONOMA
DI BOLZANO
FIDA - Trento
Federazione Italiana Degli Artisti/Italienischer Künstlerverband
Ausstellung 1/Prima sede
&
gli Artisti di Bolzano/Bozner Künstler
STADTGALERIE BOZEN/GALLERIA CIVICA DI BOLZANO
laden Sie ein zu/hanno il piacere di invitarla a
Dominikanerplatz/Piazza Domenicani 18, Bolzano/Bozen
To build
5. - 30. August / agosto 2014
Eintritt frei/Ingresso libero
Montag/Samstag: 10.00 - 13.00; 16.00 - 19.00 Uhr
lunedì/sabato: ore 10.00 - 13.00; 16.00 - 19.00
castles in the air
Sonntag Ruhetag / domenica chiuso
Ausstellung 2/Seconda sede
Eröffnung / inaugurazione
SCHLOSS RUNKELSTEIN/CASTEL RONCOLO, BOLZANO/BOZEN
Dienstag/martedì 5. August/agosto, ore 18.00 uhr
STADTGALERIE BOZEN/GALLERIA CIVICA DI BOLZANO
5. August - 2. November / 5 agosto - 2 novembre 2014
Dominikanerplatz/Piazza Domenicani 18, Bolzano/Bozen
Eintritt zum Schloss kostenpflichtig/Ingresso al castello a pagamento
Kurator/curatore: Paolo Zammatteo
Dienstag/Sonntag: 10.00 - 18.00 Uhr
martedì/domenica: ore 10.00 - 18.00
Montag Ruhetag / lunedì chiuso
Incontro en plai-air tra Nadia Cultrera e Roberto Piazza
con il pubblico presente nella piazzetta di Bookique alle
19.00, un‘ora e un clima forse più piacevole e rilassante
delle serate precedenti.
Di fronte alle opere pittoriche e alle incisioni esposte
sulle gradonate e ad alcune sculture in legno di Roberto, il dialogo ha cominciato a dipanarsi e, poco a poco,
gli interventi e le domande poste direttamente ai due
artisti si sono rivelate più interessanti delle “tradizionali” serate condotte da un critico professionista.
Se di Dialogo si deve parlare, allora è anche giusto che
si cerchi di superare le inevitabili barriere che si vengono a creare tra gli “specialisti” e il pubblico che spesso
avrebbe voglia di interloquire direttamente con gli autori in modo più informale per approfondire idee, temi,
tecniche.
I due artisti del 4° Dialogo appartengono entrambi a
un filone figurativo neoromantico: Piazza più legato
alla tradizione, a simbologie e allegorie naturalistiche
rappresentate con grande perizia; Nadia, più giovane e
interessata alla figura umana, generalmente femminile, in una ricerca psicologica delle emozioni più intime
portate alla luce dall’oscurità dei suoi sfondi neri.
Due tipi di pittura che saldandosi alla storia e alla nostra tradizione sono e, probabilmente saranno sempre
apprezzati da un pubblico che vi si ritrova e che è sempre disposto a riconoscere e ammirare le capacità grafiche e compositive di certa arte figurativa.
Gianni Anderle - Luciana Antonello - Laura Benaglia Nones - Stefano Benedetti
Matteo Boato - Paola Bradamante - Diego Bridi - Barbara Cappello
Roberto Codroico - Giovanna Da Por Sulligi - Paolo De Polo - Enrico Farina
Marzio Ghiotto - Tanja Jarussi - Mauro Larcher - Francesca Libardoni
Anna Lorenzetti - Bruno - Lucchi - Amedeo Masetti - Beatrice Mattei
Luciano Olzer - Aldo Pancheri - Paolo Profaizer - Stefania Simeoni
Renato Sclaunich - Paolo Tomio - Silvia Turri - Elisabetta Vazzoler - Pietro Verdini
Viva la FIDA - PROGRAMMA 2014
18 settembre: Barbara Cappello e Alessia Feeela Carli
16 ottobre: Giovanni Anderle e Silvia Turri
20 novembre: Sarah Mutinelli e Doris Cologna
18 dicembre: Stefano Benedetti e Renato Sclaunich
27
Agosto 2014, Anno 3 - N.8
News dal mondo
Andy Warhol
“Campbell’s soup cans”, 1962
pag. 30
Andy Warhol
“Coca Cola”, 1962
pag. 31
Andy Warhol
“Eight Elvises”, 1963
pag. 32
Andy Warhol
“Quattro Marylin”, 1962
pag. 33
“Inox-box”, 2014
pag. 34
Omaggio a Andy Warhol
29
ANDY WARHOL, Campbell’s soup cans,1962,
acrilico su tela, 32 tele da 51x41 cm ciascuna
30
29
ANDY WARHOL, Coca Cola, 1962,
caseina su cotone, 176,2x137,2 cm
Venduto a 57.285.000 $ Christie’s, 2013
ANDY WARHOL, Eight Elvises,1963, serigrafia
su tela, 200x370 cm. Venduto privatamente a
100milioni $, 2008
32
33
ANDY WARHOL, Quattro Marylin,1962,
serigrafia, acrilico e matita su tela, 73,7x54,6 cm
Venduto a 38.245.000 $ Phillips, 2013
MEMORANDUM
INDIRIZZO FIDA-Trento
C/o arch. Paolo Tomio
Via Cernidor 43 - 38123 Trento
Tel. 0461 934276
INDIRIZZO MAIL
Indirizzo Mail di FIDA-Trento è: [email protected]
SITO FIDA-Trento
Sito di FIDA-Trento è: www.fida-trento.com
FIDA-Trento su FACEBOOK
FIDA-Trento è presente con un sua pagina: www.facebook.com/fida.trento?ref=tn_tnmn
IMPORTANTE
Per ragioni fiscali e contabili, TUTTI i versamenti (ad es. l’iscrizione, la quota annuale, partecipazioni a mostre o eventi FIDA ecc.) dovranno essere effettuati sul conto corrente della
FIDA-Trento:
Volksbank-Banca Popolare dell’Alto Adige - Piazza Lodron 31 38100 Trento
IBAN: IT47 B058 5601 8010 8357 1214 752
NB! INSERIRE SEMPRE LA CAUSALE (es. iscrizione 2014)
Poiché questo Conto Corrente dovrà essere utilizzato sempre, si consiglia di stamparlo e di
tenerlo sul computer in una cartella FIDA
Segretario-tesoriere: Nadia Cultrera - [email protected]
QUOTA DI ISCRIZIONE PER L’ANNO 2014
E’ stata mantenuta la quota d’iscrizione di euro 50.00
Il versamento dovrà essere effettuato con la causale: ISCRIZIONE ANNO 2014
PAOLO TOMIO, Omaggio a Warhol,
“Inox-box”, 2014, fine art, 119x84 cm