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WEALTH MANAGEMENT
MARKET INSIGHT
SETTEMBRE 2014
Analisi Mercati
VISIONE - SEPTEMBER 2014
Gli investitori tornano a preferire
il dollaro ?
La notizia è giunta a fine agosto: Goldman Sachs, la
banca d’investimento, punta ormai a raggiungere
la parità euro/dollaro nel 2017. Questa previsione
di lungo periodo dimostra in sé quanto è cambiato
l’approccio degli investitori rispetto alle dinamiche
della divisa statunitense, che la scorsa primavera
veniva scambiata a 1,40 contro euro. All’epoca non
era raro leggere previsioni di un rapido ritorno ad
un cambio 1,50, o addirittura obiettivi di crescita
ancora più ambiziosi a medio termine. In pochi mesi,
lo scenario si è radicalmente trasformato, con una
flessione dell’euro sotto 1,32 e molteplici revisioni
al ribasso degli obiettivi da parte di molte società
d’investimento. Il ritorno in auge del biglietto verde
è tanto marcato quanto la disaffezione che lo stesso
pativa fino a poco tempo fa. L’ascesa del dollaro è
davvero ineluttabile o bisogna piuttosto diffidare di
un consenso ormai eccessivo?
Negli ultimi dodici mesi abbiamo difeso, sbagliando
Operation) e le prospettive di un possibile intervento
espansivo, a lungo escluso, hanno sancito un’ovvietà
a lungo negata: l’Europa rimane in una situazione
congiunturale che non giustifica la forza dell’euro
sul mercato valutario. Gli appelli a favore di un euro
debole da parte degli uomini politici europei, alle
prese con un difficile scenario, hanno forse trovato
una sponda negli investitori? Nient’affatto! È stato
l’intervento tardivo della BCE, a lungo smarritasi in
una vana lotta contro l’inflazione, ad aver favorito
questo ritorno alla realtà degli operatori sul valore
relativo del dollaro. Mentre i paesi anglosassoni, la
Svizzera, il Giappone ed altre economie hanno saputo adottare politiche monetarie non convenzionali
per “giocare” con la propria moneta, l’Europa ha per
troppo tempo ignorato la sua moneta nella gestione
della crisi finanziaria. L’errore ha pesato in termini di
crescita e continuerà a pesare almeno per qualche
trimestre ancora!
« Il dollaro è la nostra moneta, ma un vostro problema »
François Savary, Direttore degli investimenti, Reyl & Cie
fino a poco tempo fa, lo scenario di
una ripresa della divisa statunitense.
La nostra previsione si fondava su una
doppia constatazione: un’economia
americana in uno stato migliore rispetto a quella europea ed il tempo ormai maturo per un disallineamento fra
le due sponde dell’Atlantico nella gestione della politica monetaria. L’interruzione del trend negativo del dollaro
è certamente legata da un lato alla decisione della Banca Centrale Europea
di allentare la propria politica monetaria, di fronte
alla scarsa crescita economica, e dall’altro al persistere di un rischio di deflazione nel Vecchio continente. La diminuzione dei tassi d’interesse europei,
l’annunciato Programma di acquisti di titoli cartolarizzati (TLTRO – Targeted Longer-Term Refinancing
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La conversione della BCE ad una politica monetaria espansiva sembra durevole, se diamo seguito alle proposte
avanzate da Mario Draghi nelle ultime
conferenze stampa. L’ipotesi di tassi
d’interesse europei fermi fino al 2017
pare ormai del tutto credibile. Di qui, la
scelta di consentire al dollaro di accrescere il suo vantaggio in termini di redditività. A questo proposito, i rendimenti
statunitensi a due anni hanno infatti
guadagnato 20 punti base, da fine febbraio 2014, mentre i titoli tedeschi equivalenti hanno
realizzato la stessa variazione di segno opposto,
finendo in territorio negativo! Ciò dimostra quello
che gli ultimi dati economici sottendono: gli Stati Uniti continuano a creare posti di lavoro in numero soddisfacente, mentre l’Europa continua a distruggerli.
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Il lavoro è il simbolo di questa differenza di ciclo economico che segna i due continenti. Aggiungendo poi
i segnali indicanti una possibile rinascita industriale
dell’economia statunitense, mentre i leader europei
non smettono di lamentarsi della deindustrializzazione nel vecchio continente, è facile capire perché
i pronostici di un ulteriore recupero del dollaro nei
prossimi mesi ci paiono giustificati.
In questo scenario, confermiamo i nostri obiettivi di
un ritorno del dollaro ad un cambio di 1,28 contro
euro, entro la fine del 2014. Siamo propensi a ritenere raggiungibile la soglia di 1,20 nel corso dei
prossimi dodici mesi. Crediamo pertanto opportuno
mantenere un’esposizione lunga sulle posizioni in
dollari.
Ciò non esclude che bisognerà vigilare anche in futuro sulle reazioni delle autorità americane di fronte
alla rivalutazione della loro moneta nazionale. Un
progresso troppo rapido del dollaro potrebbe infatti
disturbare il ciclo economico statunitense ed alimentare un nuovo rischio di deflazione negli Stati
Indice EUR/USD
Uniti, che la Fed giudicherebbe sicuramente male.
Non dimentichiamo la famosa battuta pronunciata
da un responsabile del Tesoro statunitense negli
anni 70: “Il dollaro è la nostra moneta, ma un vostro
problema”. È un’affermazione che la dice lunga! In
altri termini, per l’Europa sarebbe sbagliato sperare
di uscire dalla stagnazione economica affidandosi
ai cambi. È un gioco nel quale gli Stati Uniti hanno
sempre saputo aver la meglio! Ove fosse necessaria un’ulteriore conferma, la politica di espansione
monetaria massiccia degli ultimi anni è giunta al
momento giusto per ricordarcelo. Non vi sarebbe
d’altronde scenario peggiore, per le economie ed
i mercati finanziari internazionali, di una guerra
perpetua a base di interventi espansivi fra i diversi
blocchi monetari, che alimenterebbe unicamente
delle bolle. Speriamo quindi che gli Stati Uniti assistano al recupero del dollaro senza opporvisi. Senza
arrivare alla parità, il ritorno ad un cambio di 1,28 o
anche di 1,20 sarebbe perfettamente sostenibile per
l’economia statunitense.
Il
commento
Dopo una flessione del
16% circa contro euro
nel periodo compreso
fra gennaio 2012 e
maggio 2014, il dollaro
ha avviato un netto
recupero.
Restano
comunque margini per
una rivalutazione rispetto al livello di 1,20
registrato dal cambio
euro/dollaro nel luglio
2012. I diversi livelli
di attività economica
e le differenze nelle
politiche
monetarie
di Europa e Stati Uniti
dovrebbero aiutare a
riconfermare il trend
recente nei prossimi
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T E A M I N V EST I M E N TO
François Savary - D irettore
Cédric Özazman - A zioni
Daniel Steck - A zioni
degli investimenti
europa
&
advisory
nordamericane
Luc Filip - S elezione
di fondi terzi
Bertrand Jaquiery - R esponsabile O bbligazioni
Nicolas Roth - A dvisory H edge F unds
Hasan Aslan - A dvisory H edge F unds
Kinan Khadam-Al-Jame - P rodotto
Daniel Racine - G estione
strutturato
discrezionale
Julien Serbit - G estione discrezionale
[email protected] T el . : +41 22 816 81 44
Daryl Liew - A zioni
asia
S enior P ortfolio M anager , R eyl S ingapour
www. reyl.com
I N F O R M A Z I O N E I M P O R TA N T E
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