Relazione finanziaria consolidata al 30 giugno 2014

Relazione finanziaria consolidata al 30 giugno 2014
Società soggetta all’attività di direzione e coordinamento
della Capogruppo Intesa Sanpaolo S.p.A.
2
Sommario
Cariche sociali
5
Dati di sintesi e indicatori alternativi di performance
7
Informazioni sulla gestione
Lo scenario macroeconomico
I primi sei mesi dell’esercizio della sub-holding Banca CR Firenze e delle società controllate
Principali rischi ed incertezze
9
11
43
51
Il perimetro di consolidamento
53
Prospetti contabili consolidati
Stato patrimoniale consolidato
Conto economico consolidato
Prospetto della redditività complessiva consolidata
Prospetto delle variazioni del patrimonio netto consolidato
Rendiconto finanziario consolidato
55
Note illustrative
Politiche contabili
Eventi successivi alla chiusura del semestre
I risultati economici
Gli aggregati patrimoniali
I risultati per settori di attività
Il presidio dei rischi
L’azionariato e le operazioni con parti correlate
Le previsioni per l’intero esercizio
63
64
67
71
79
85
87
95
97
Attestazione del bilancio consolidato semestrale abbreviato ai sensi del D.Lgs. n. 58/1998
99
Relazione della società di revisione
101
Allegati
Criteri di riclassificazione del conto economico
Criteri di riclassificazione dello stato patrimoniale
Prospetto di raccordo tra il conto economico riclassificato e lo schema di conto economico di Banca d’Italia
Prospetto di raccordo tra lo stato patrimoniale riclassificato e lo schema di stato patrimoniale di Banca d’Italia
Prospetti contabili di Banca CR Firenze S.p.A.
103
103
103
104
105
106
3
4
Cariche sociali
Consiglio di Amministrazione (*)
Presidente
Vice Presidente
Giuseppe Morbidelli
Francesco Taranto
Consiglieri e membri del Comitato Esecutivo
Paolo Maria Grandi
Luciano Nebbia
Sergio Ceccuzzi
Lino Moscatelli
Consiglieri
Pio Bussolotto
Ginevra Cerrina Feroni
Denio D’Ingecco
Francesco Pellati
Fabrizio Landi
Francesco Maria Mancini
Collegio Sindacale
Presidente
Emilio Tosi
Sindaci effettivi
Carlo Giuseppe Angelini
Lorenzo Gambi
Sindaci supplenti
Marco Sacconi
Oliviero Roggi
Direzione Generale
Direttore Generale
Luca Severini
Dirigente preposto alla redazione
dei documenti contabili societari
Egidio Mancini
Società di revisione
KPMG S.p.A.
(*) In data 7 aprile 2014 l’Assemblea dei Soci di Banca CR Firenze ha integrato il Consiglio di Amministrazione,
nominando Consigliere la Prof.ssa Avv. Ginevra Cerrina Feroni.
5
6
Dati di sintesi e indicatori alternativi di performance
(milioni di euro)
Variazioni
30 giugno
2014
30 giugno
2013
Interessi netti
286
288
Commissioni nette
192
189
3
1,6%
Risultato attività di negoziazione
16
8
8
100,0%
Dati economici (milioni di euro)
assoluta
%
-2
-0,7%
Proventi operativi netti
530
523
7
1,3%
Oneri operativi
317
327
-10
-3,1%
Risultato della gestione operativa
213
197
17
8,6%
Rettifiche di valore nette su crediti
148
243
-95
-39,1%
55
Risultato netto
-90,2%
-6
-61
30 giugno
2014
31 dicembre
2013
Crediti verso clientela
17.328
17.774
-446
%
-2,5%
Raccolta diretta da clientela
13.186
13.368
-182
-1,4%
1,8%
11,9%
0,6%
Dati patrimoniali (milioni di euro)
Variazioni
assoluta
di cui: Risparmio gestito
21.064
12.126
20.686
10.839
378
1.287
Totale attività
21.052
20.936
115
-14
Raccolta indiretta
Patrimonio netto
-1,2%
1.190
1.204
30 giugno
2014
31 dicembre
2013
5.789
5.856
Italia
5.789
5.856
Estero
0
0
-
n.d.
570
586
Italia
570
586
-16
-16
-2,7%
-2,7%
Estero
0
0
-
n.d.
30 giugno
2014
30 giugno
2013
Variazione
assoluta
Cost / income ratio (2)
59,8
62,5
-2,7
Risultato netto/ Patrimonio netto medio (ROE)
-1,1
-9,0
8,0
Risultato netto/ Patrimonio netto medio (ROE) normalizzato (3)
5,9
2,5
3,4
30 giugno
2014
31 dicembre
2013
Variazione
assoluta
Sofferenze nette/Crediti verso clientela
6,02
5,61
0,41
Rettifiche di valore cumulate su crediti in sofferenza/Crediti in sofferenza lordi con clientela
61,7
60,7
0,96
Struttura operativa
Numero dei dipendenti
Numero degli sportelli bancari (1)
Indicatori di redditività (%)
Indicatori di rischiosità (%)
Variazioni
assoluta
%
-67
-67
-1,1%
-1,1%
(1) Il dato include le Filiali Retail, le Filiali Private, le Filiali Imprese e le Filiali Tesorerie.
(2) Oneri operativi/Proventi operativi netti.
(3) Risultato netto "normalizzato" rapportato alla media del capitale, del sovrapprezzo, delle riserve e delle riserve da valutazione nel periodo in esame. La normalizzazione ha escluso:
• dall'utile netto 2014 gli oneri connessi alla partecipazione detenuta da Banca CR Firenze in Immobiliare Novoli, l'ulteriore imposta sotitutiva sulal rivalutazione delle quote detenute in Banca d'Italia, la
perdita pe rriduzione di attività fiscali a seguito della diminuzione dell'aliquota IRAP e gli oneri di integrazione e incentivazione all'esodo;
• dall'utile netto 2013 le maggiori rettifiche di valore nette su crediti rilevate in occasione della visita ispettiva della Banca d'Italia, la svalutazione da impairment sull'interessenza in Immobiliare Novoli
S.p.A. e gli oneri di integrazione e incentivazione all'esodo sostenuti.
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Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
Informazioni sulla gestione
9
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
10
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
Executive summary
Lo scenario macroeconomico
Il primo semestre 2014 si è caratterizzato per una crescita moderata dell’attività economica e del commercio
internazionale, oltre che per marcate oscillazioni congiunturali dovute a fattori transitori, in particolare di natura
climatica e fiscale. I fattori meteorologici hanno provocato una temporanea contrazione del prodotto interno lordo
degli Stati Uniti nel primo trimestre, sebbene con effetti modesti sul ritmo di crescita dell’occupazione. In Giappone,
l’aumento delle imposte indirette in aprile ha prodotto un’oscillazione del tutto opposta, favorendo il primo trimestre
sul secondo. L’andamento dell’inflazione è divenuto più differenziato, coerentemente con il diverso stadio di
maturazione della ripresa nei diversi paesi. Le oscillazioni dei cambi delle principali valute sono state relativamente
contenute, con l’eccezione di sterlina, dollaro canadese e dollaro australiano.
L’Eurozona è uscita dalla recessione del 2012-13, sostenuta anche dalla domanda finale interna. La ripresa è divenuta
più diffusa tra i diversi stati membri e nel complesso ha confermato le attese. Il ritmo di crescita dell’attività economica
appare rallentato nel secondo trimestre – evidenziando una volatilità che riflette anche l’anomalo andamento della
stagione invernale sulle variazioni congiunturali, nonché effetti di calendario. Soltanto in alcuni paesi la crescita della
produzione si è già tradotta in incrementi occupazionali. In tutta l’Eurozona l’andamento dell’inflazione è stato
ampiamente al di sotto delle previsioni, avvicinandosi allo zero; oltre alla debolezza della domanda interna ciò riflette
anche il passato apprezzamento del cambio, le dinamiche dei prezzi energetici e alimentari e il calo dei prezzi nel
comparto delle comunicazioni.
L’Italia è tra i paesi europei dove la ripresa economica stenta maggiormente ad affermarsi. La produzione industriale ha
registrato un andamento mediamente stagnante e molto volatile nei primi cinque mesi dell’anno. Il clima di fiducia di
imprese e famiglie è migliorato nel primo semestre in tutti i settori, eccetto le costruzioni, e si sono manifestati i primi
segnali di rafforzamento degli ordini domestici di beni capitali. In un quadro tuttora contraddistinto dalla debolezza
della domanda interna, il maggiore sostegno continua a venire dalla domanda estera. Tuttavia, questa si è rivelata
insufficiente a prevenire una contrazione del PIL nel primo trimestre 2014; nel secondo trimestre, la netta flessione della
produzione industriale in marzo e maggio ha spento le illusioni di osservare una significativa ripresa del PIL e ha
condotto a una revisione al ribasso delle stime di consenso per l’intero 2014.
Le politiche monetarie iniziano a muoversi in direzioni divergenti. La Federal Reserve ha iniziato la prevista riduzione
degli acquisti di titoli e ha avviato la discussione interna sul percorso che porterà nel 2015 al rialzo dei tassi ufficiali. I
rendimenti dei titoli di stato sono calati sensibilmente rispetto ai livelli di inizio anno, frenati sia dall’andamento
deludente dei dati nel primo trimestre, sia dalla cautela con la quale la banca centrale sta gestendo la svolta del ciclo di
politica monetaria. Anche nel Regno Unito la banca centrale ha iniziato a preparare i mercati alla futura svolta del ciclo
dei tassi.
Muovendosi in direzione opposta, la Banca Centrale Europea ha tagliato i tassi ufficiali in giugno, portando il tasso sulle
operazioni principali di rifinanziamento allo 0,15% e il tasso sui depositi al -0,10%. Contestualmente, oltre a
prospettare un lungo periodo di tassi pari o inferiori a quelli attuali, ha lanciato un nuovo programma condizionato di
rifinanziamento a lungo termine (TLTROs), prorogato la piena allocazione fino al luglio 2016, sospeso la sterilizzazione
degli effetti monetari del Securities Markets Programme (SMP) e annunciato preparativi per un possibile programma di
acquisti di cartolarizzazioni. L’orientamento accomodante adottato dalla BCE ha favorito il calo delle aspettative sui
tassi monetari e, di riflesso, dei tassi di interesse su tutte le scadenze della curva. L’Eonia, che aveva subito una
moderata pressione al rialzo fino a maggio per effetto del riassorbimento spontaneo dell’eccesso di liquidità, è sceso a
1-3pb dopo l’annuncio delle misure. Il tasso Euribor trimestrale, salito in aprile fino allo 0,35%, in giugno è
velocemente calato verso lo 0,20%. Sensibili flessioni hanno interessato anche i tassi IRS a medio termine: sulla
scadenza quinquennale, si è passati gradualmente dall’1,25% di inizio anno allo 0,64% di fine giugno.
Il giudizio degli investitori sui Paesi colpiti fra il 2010 e il 2011 dalla crisi del debito ha continuato a migliorare fino a
metà giugno. Italia e Spagna hanno beneficiato di afflussi di capitale che hanno compresso i premi per il rischio (-53pb
nel caso del decennale italiano). I rendimenti sono calati anche in livello assoluto, grazie alla riduzione che si è
contestualmente verificata sul debito della Germania (-69pb sulla scadenza decennale). Tuttavia, i differenziali di tasso,
dopo aver toccato i valori minimi nella prima metà di giugno, si sono successivamente riallargati. L’assorbimento
dell’offerta sul mercato primario è continuato senza problemi, tanto che anche Portogallo e Grecia hanno potuto
riavviare i propri programmi di rifinanziamento del debito pubblico mediante emissioni obbligazionarie.
11
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
I mercati azionari nel 1° semestre 2014
Le performance dei mercati azionari in Europa e negli USA sono state nel complesso positive nei primi sei mesi
dell’anno, in un contesto di maggiore appetito per il rischio da parte degli investitori, e di progressiva normalizzazione
delle economie e dei mercati finanziari internazionali.
In particolare, i mercati dell’area euro hanno continuato a trarre supporto dalla politica monetaria ancora espansiva
della BCE, nonostante i timori causati dalla dinamica disinflazionistica e dal rafforzamento dell’euro. Sono peraltro
emerse preoccupazioni degli investitori riguardo ai paesi emergenti, a causa di incertezze sull’intensità della crescita
economica e sull’evoluzione dei tassi di cambio. Il mercato giapponese è stato anche penalizzato dalle aspettative di
politiche fiscali più restrittive con effetti negativi sui consumi.
Nel periodo aprile-maggio, i mercati dell’Eurozona hanno evidenziato una fase di correzione/consolidamento dei
precedenti rialzi, sia per la ripresa del rischio geopolitico (ricadute della crisi in Ucraina e tensioni in Medio Oriente), sia
per l’incertezza sugli esiti delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, in un quadro di dati macroeconomici non
brillanti.
A seguito poi dei risultati delle elezioni, che hanno visto un’affermazione meno forte delle attese dei movimenti antieuropeisti, e delle misure annunciate ad inizio giugno dalla BCE, i mercati azionari hanno chiuso il semestre su una
intonazione complessivamente positiva. E’ da rilevare anche, nel secondo trimestre, una forte ripresa delle nuove
emissioni (IPO ed aumenti di capitale) sul mercato primario.
Nell’area euro, i mercati periferici hanno ottenuto performance superiori a quelle dei mercati core. L’indice Euro Stoxx
50 ha chiuso il semestre in lieve rialzo (+3,8%), il CAC 40 si è marginalmente apprezzato (+2,9%) e della stessa entità
è stato il rialzo registrato dal Dax 30. Il mercato azionario spagnolo ha evidenziato una performance largamente
positiva, con l’IBEX 35 in rialzo del 10,1% a fine giugno. Al di fuori dell’area euro, l’indice del mercato svizzero SMI si è
rivalutato del 4,3% nel semestre, mentre l’indice FTSE 100 dell’azionario britannico è rimasto invariato.
L’indice S&P 500 ha registrato un rialzo del 6,1% a fine giugno. I principali mercati azionari asiatici hanno invece
segnato performance negative: l’indice benchmark cinese SSE A-Share ha chiuso il semestre in calo del 3,2%,
scontando un rallentamento della crescita economica attesa, mentre l’indice Nikkei 225 è diminuito del 6,7% a fine
giugno, su timori per gli effetti della stretta fiscale sui consumi.
In un contesto di riduzione dei tassi di interesse sui titoli pubblici e di riduzione dello spread sui rendimenti tedeschi, il
mercato azionario Italiano ha sovraperformato tutti i maggiori mercati europei ed internazionali, favorito dai primi
deboli segnali di ripresa economica domestica, dalla maggiore stabilità sul fronte politico e dall’attesa per l’avvio del
processo di riforme istituzionali. L’indice FTSE MIB ha chiuso il periodo in rialzo del 12,2% (dopo un massimo del
18,6% al 10 giugno), con particolare evidenza per i titoli del settore banche e utilities; di analoga entità è stato il rialzo
registrato dall’indice FTSE Italia All Share, +11,8% a fine giugno. Lievemente inferiore è stata la performance dei titoli a
media capitalizzazione, con l’indice FTSE Italia STAR in rialzo del 7,3% a fine semestre.
I mercati obbligazionari corporate nel 1° semestre 2014
I mercati del credito europei chiudono i primi sei mesi dell’anno con una performance positiva sia nel segmento cash, in
particolare tra le asset class più rischiose, sia nel comparto derivato. L’andamento dei mercati continua ad essere
sostenuto principalmente dalle politiche monetarie espansive delle banche centrali e dalla conseguente abbondante
liquidità presente nel sistema.
Dopo un primo trimestre positivo, malgrado l’avvio del “tapering” da parte della FED e l’emergere delle tensioni tra
Russia ed Ucraina, anche i successivi mesi dell’anno hanno fatto registrare un continuo restringimento dei premi al
rischio. Una breve battuta di arresto si è verificata in maggio, quando alcuni deludenti dati macroeconomici e le attese
per le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo hanno provocato un aumento della volatilità ed un allargamento
degli spread. Rasserenati dall’esito elettorale e favoriti dalle aspettative sulla dinamica del credito legate alle nuove
misure annunciate dalla BCE in giugno, i mercati del credito hanno ripreso il loro andamento positivo.
Nel semestre, il segmento investment grade ha visto una leggera sovra-performance dei bond industriali rispetto ai
finanziari; nel comparto speculativo, la maggior propensione al rischio e la continua ricerca di rendimento da parte
degli investitori hanno trainato le performance dei titoli con merito di credito più basso. Anche il comparto derivato ha
evidenziato una generale riduzione del costo di copertura da rischio di insolvenza; i restringimenti sono stati maggiori
negli indici sintetici Crossover e finanziari, in particolare subordinati.
Sul fronte delle nuove emissioni, i primi sei mesi del 2014 hanno fatto registrare volumi sostenuti sia nel comparto
investment grade che nel comparto speculativo, anche grazie alla necessità degli emittenti di ricorrere al mercato
primario in sostituzione del debito bancario, approfittando allo stesso tempo di tassi di mercato ancora su livelli
storicamente molto bassi.
12
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
I paesi emergenti
Il ciclo economico e l’inflazione
I dati disponibili su un campione di Paesi che copre il 75% del PIL dei Paesi emergenti evidenziano una fase di
rallentamento del ciclo economico nel primo trimestre 2014, con una crescita tendenziale del PIL al 4,7% dal 5% del
secondo semestre 2013. Il rallentamento è stato particolarmente pronunciato nei paesi CSI (dal 2,2% del 4° trimestre
2013 allo 0,6% del 1° trimestre 2014), con Russia e Ucraina segnate da eventi politici di natura eccezionale, e, in
misura minore, in Asia (dal 6,8% al 6,5% negli stessi periodi). La dinamica del PIL è invece rimasta sostanzialmente
invariata in America Latina (intorno all’1,5%), dove la significativa accelerazione del Messico (dallo 0,7% nel 4°
trimestre 2013 all’1,8% nel 1° trimestre 2014) ha bilanciato la frenata di Brasile (+1,9% nel 1° trimestre) e la caduta in
Argentina (-0,2%).
Nei Paesi con controllate ISP l’andamento del PIL è stato differenziato. Nei Paesi dell’Europa Centro Orientale,
caratterizzati da forti legami con il ciclo manifatturiero dell’Area Euro, e soprattutto della Germania, i dati del 1°
trimestre hanno evidenziato un’accelerazione in Ungheria (+3,5%) e Slovacchia (+2,4%) e confermato al contempo la
fuoriuscita dalla recessione della Slovenia (+1,9%). Nei Paesi dell’Europa Sud Orientale, accanto ad un andamento del
prodotto ancora sostenuto in Romania (+3,5% da +5,4% del quarto trimestre 2013) si è invece avuto un sensibile
rallentamento in Serbia (+0,1% da 2,7% del trimestre precedente). Tra i Paesi di area CSI, per effetto della crisi russoucraina, la dinamica tendenziale del PIL è passata dal 2% del 4° trimestre 2013 allo 0,9% del 1° trimestre 2014 in
Russia e dal +3,3% al -1,1% in Ucraina. In area MENA, la dinamica del PIL nel 1° trimestre 2014 è tornata a risalire in
Egitto al 2,5% dall’1,3% del trimestre precedente, con la progressiva stabilizzazione del quadro politico interno.
Nel bimestre aprile-maggio, la crescita tendenziale della produzione industriale per lo stesso campione che copre il 75%
del PIL degli emergenti, è lievemente salita al 4,5% dal 4,3% del trimestre precedente ma con forti differenze tra Paesi.
Accanto infatti ad un rimbalzo in India (4,1% da -0,5%), Russia (2,6% da 1,1%) ed Egitto (2,5% da -7,5%), si è avuto
un rallentamento in Cina (8,8% da 9,1%) e Turchia (3% da 5,3%) ed una sensibile caduta in Brasile (-4,5% da 0,6%).
Il dato della produzione industriale di aprile-maggio segnala anche un rallentamento lieve nei Paesi CEE (6,4% dal
7,5% del 1° trimestre), più marcato in area SEE (3,3% dal 6,1% del 1° trimestre), in particolare in Serbia a causa
dell’alluvione che ha severamente colpito il Paese in primavera, insieme con una caduta pesante ancora in Ucraina (4,4% da -4,9%).
Con riferimento all’inflazione, la discesa dei prezzi di molti prodotti agricoli primari e la contenuta domanda interna
hanno permesso di attenuare nel 1° semestre 2014 alcune delle spinte al rialzo che in diversi casi si erano manifestate
nel 2013. Il tasso tendenziale di inflazione per il campione che copre il 75% degli emergenti è risultato a giugno 2014
del 4,7% rispetto al 4,9% di dicembre 2013.
Nei Paesi con controllate ISP, l’inflazione ha decelerato sensibilmente nelle aree CEE/SEE (con prezzi in calo tendenziale
a giugno in Ungheria, Slovacchia e Croazia) mentre è salita in Russia (al 7,8%) e Ucraina (al 12%), per il concorso di
diversi fattori, in particolare il deprezzamento del cambio e le disfunzioni create dalle tensioni geopolitiche locali e, nel
caso specifico dell’Ucraina per gli aumenti tariffari legati alle misure di stabilizzazione fiscale concordate con il FMI. In
Egitto il tasso tendenziale è risultato ancora in decelerazione nella prima metà dell’anno (dall’11,7% del dicembre 2013
all’8,2% di giugno 2014).
La politica monetaria
Nelle prime settimane del 2014 in alcuni maggiori Paesi emergenti le Banche centrali hanno alzato i tassi di riferimento,
in particolare in Russia (dal 5,5% al 7%), Turchia (dal 4,5% a 10%), Brasile (da 10% a 11%), oltre a India e Sud Africa
dove i tassi di riferimento sono stati rialzati rispettivamente di 0,25 e di 0,5 punti percentuali. L’Ucraina ha aumentato
sensibilmente il tasso di riferimento (+300 pb) ad aprile, portandolo al 9,5%. Queste azioni sono state in generale
finalizzate a contrastare le spinte al deprezzamento del cambio, particolarmente forti nei Paesi con posizione esterna
più vulnerabile. Azioni distensive hanno interessato invece Cile, Messico, Tailandia e Vietnam. Nel secondo trimestre,
approfittando di condizioni di mercato più favorevoli, la Turchia ha riportato il tasso benchmark all’8,75%.
Nei Paesi CEE e SEE è proseguita la fase di allentamento monetario, favorita dalla conferma di orientamenti
accomodanti da parte della stessa BCE, con riduzioni ancora dei tassi di riferimento in Romania (al 3%), Ungheria (al
2,3%) e Serbia (all’8,5%).
I mercati finanziari
Nel semestre la progressiva attenuazione dei timori sul possibile impatto della manovra di tapering da parte della FED,
sui rischi legati al rallentamento dell’economia cinese e sulle ripercussioni di un possibile avvitamento della crisi ucraina
13
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
ha favorito una diffusa riduzione del premio per il rischio, con parziale ritorno dei flussi di capitale di portafoglio verso
gli emergenti e rialzo dei relativi indici di mercato, soprattutto obbligazionari.
Nel dettaglio i mercati obbligazionari emergenti hanno registrato una performance media, misurata dal JPM total
return index, del 6% nel periodo gennaio-giugno 2014 (contro un modesto 0,9% nell’intero 2013). L’EMBI+ spread è
in parallelo sceso a 280 pb da 330 pb circa di fine 2013). Gli spread si sono ridotti in misura significativa in America
Latina, nei paesi petroliferi del Golfo ed in Europa Centro Orientale, ma anche in Ucraina, all’indomani delle elezioni
politiche.
Nello stesso periodo anche l’indice azionario MSCI degli emergenti ha guadagnato (+3,3%), con una performance in
linea con quella dell’Eurostoxx (+3,9%) ma inferiore a quella dell’indice S&P USA (+6,9%). La debolezza di alcune
importanti piazze come Shangai (-3,2%) e Mosca (-5,3%) è stata più che bilanciata dai consistenti rialzi di alcuni
mercati asiatici (India +22,9%), del Medio Oriente (Dubai + 17% ed Egitto +23%) e dell’Europa orientale, nello
specifico Slovenia (+25,4%), Turchia (+15,8%) e Romania (+8%).
Sempre nel primo semestre del 2014 il dollaro USA è rimasto sostanzialmente invariato nei confronti delle valute dei
paesi emergenti, con l’indice OITP in deprezzamento dello 0,2%. Il dollaro si è apprezzato nei confronti del renminbi
cinese (-2,5%) e del rublo russo (-2,8%) ma si è deprezzato verso altre valute dell’Asia, come la rupia indiana (+2,9%) e
la rupia indonesiana (+1,4%) e dell’America latina, come il real brasiliano (+6,2%). Nei Paesi dell’Europa emergente la
Hryvnia ha perso quasi metà del suo valore verso il dollaro (-42,6%) mentre in Area CEE/SEE le valute dei Paesi con
cambio flessibile si sono a loro volta deprezzate verso l’euro, in particolare il fiorino ungherese (-5,5%) ed il dinaro
serbo (-2,3%).
Il sistema creditizio italiano
I tassi e gli spread
Il primo semestre 2014 ha visto ulteriori progressi nella riduzione del costo complessivo dei depositi, giunto ai minimi da
tre anni. Il calo dei tassi ha interessato sia i conti correnti, soprattutto quelli corrisposti sulle giacenze delle società non
finanziarie, sia le consistenze dei depositi a tempo. Nel corso del semestre è proseguita anche la graduale discesa
avviata a inizio anno dal tasso medio sullo stock di obbligazioni, rivelatosi particolarmente vischioso nei mesi precedenti.
Al contempo, il costo marginale delle emissioni obbligazionarie a tasso fisso è rimasto continuativamente sotto il 3%,
risultando a maggio leggermente inferiore al 2,5%, un livello che non si vedeva da quattro anni. Di conseguenza,
grazie al calo generalizzato dei tassi sulle singole componenti della raccolta e alla continua riduzione dell’incidenza delle
obbligazioni, è proseguita la fase distensiva del costo del complesso della provvista da clientela.
I tassi sui prestiti hanno continuato a mostrare una sostanziale resistenza, da ricondurre al permanere di un elevato
rischio di credito. Tuttavia, pur con andamenti misti, nel secondo trimestre anche i tassi sui nuovi prestiti alle società
non finanziarie hanno cominciato a mostrare segni di allentamento, sia per le operazioni di importo fino a 1 milione, sia
per quelle di maggiore dimensione, col tasso medio sceso ai minimi da metà 2011 (sotto il 3,3% a maggio 2014). E’
proseguito il calo del tasso sui nuovi prestiti alle famiglie per acquisto di abitazioni, segno di condizioni creditizie più
distensive (3,35% la media del bimestre aprile-maggio 2014 dal 3,46% del primo trimestre 2014 e una media annua di
3,66% nel 2013).
Nonostante i primi cenni di allentamento dei tassi sulle nuove erogazioni, il tasso complessivo sulle consistenze dei
prestiti ha confermato la vischiosità già osservata lungo tutto il 2013. Pertanto, grazie alla riduzione del costo della
raccolta, il margine complessivo dell’intermediazione creditizia ha recuperato anche nel secondo trimestre, dopo i
progressi già segnati nei primi tre mesi del 2014 e nell’esercizio 2013. La forbice tra tassi medi sulle consistenze dei
prestiti e della raccolta è salita fino a superare il 2,3% (2,26% in media nel periodo gennaio-maggio 2014, +33pb
rispetto al primo semestre 2013). La contribuzione unitaria dei depositi, misurata sui tassi a breve termine, è rimasta in
territorio negativo, ma fino a maggio ha confermato il graduale recupero, anche per effetto del leggero rialzo dei tassi
monetari (mark-down1 sull’Euribor a 1 pari a -0,11% a maggio e a -0,14% nei primi cinque mesi del 2014, da -0,38%
nel primo semestre 2013 e -0,26% negli ultimi tre mesi del 2013). Il mark-up2 sull’Euribor a 1 mese è rimasto elevato,
benché gradualmente in calo fino a maggio (4,87% nei primi cinque mesi del 2014, da 5,01% in media nel 2013 e
4,97% nel quarto trimestre). La discesa dei tassi Euribor a giugno, conseguente al taglio dei tassi di riferimento da parte
della BCE, giustifica una temporanea inversione della tendenza dei margini unitari di contribuzione.
Gli impieghi
L’attività creditizia è rimasta molto debole. Il calo dello stock di prestiti alle società non finanziarie si è leggermente
attenuato nel corso del semestre, lasciandosi alle spalle il punto di minimo del ciclo toccato nell’ultimo trimestre 2013 (4,7% a/a in media nei primi cinque mesi del 2014, da -5,3% nel quarto trimestre 2013). E’ proseguita la significativa
contrazione dei prestiti a breve e anche quelli a medio-lungo termine hanno confermato una riduzione notevole, pur in
1
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Differenza tra Euribor a 1 mese e tasso sui conti correnti di famiglie e imprese.
Differenza tra tasso applicato al complesso di famiglie e imprese sui finanziamenti con durata inferiore a un anno e Euribor a 1 mese.
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Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
lieve attenuazione nel secondo trimestre rispetto al minimo di marzo. Nel corso del semestre il calo dei prestiti è rimasto
più accentuato per le grandi imprese rispetto alle piccole, come già osservato nella seconda parte del 2013.
I finanziamenti alle famiglie hanno continuato a registrare una flessione molto contenuta, pari a -1,1% a/a in media nel
periodo, in lieve attenuazione nel corso del semestre.
Nel complesso, i prestiti al settore privato hanno riportato un calo leggermente meno marcato di quello osservato
nell’ultima parte del 2013 (-3,1% a/a nel bimestre aprile-maggio 2014, da -3,4% nel primo trimestre e -3,9% nel
quarto trimestre 2013).
La contrazione dei prestiti ha continuato a risentire della debolezza della domanda che, peraltro, secondo le valutazioni
delle banche ha mostrato segnali di miglioramento ad inizio anno, con l’interruzione del calo di quella delle imprese e la
ripresa delle richieste di mutui per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie. Tuttavia, tra i fattori che determinano
l’offerta ha continuato a pesare negativamente il rischio percepito, connesso alle prospettive ancora incerte dell’attività
economica in generale e di particolari settori e imprese. Nella prima metà del 2014 la crescita delle sofferenze lorde è
leggermente rallentata, confermando tuttavia un ritmo superiore al 20% a/a (+22% a/a in media nel bimestre aprilemaggio 2014 dal +25% circa osservato a fine 2013). In rapporto al totale dei prestiti, lo stock di sofferenze lorde è
arrivato a sfiorare il 9%. Pertanto, il mercato dei prestiti bancari è rimasto caratterizzato da un’intonazione prudente,
pur registrando un chiaro miglioramento dei giudizi delle imprese sulle condizioni di accesso al credito, particolarmente
significativo anche per quelle di media e piccola dimensione.
La raccolta diretta
La raccolta da clientela nel complesso è risultata leggermente in calo, benché in attenuazione nel secondo trimestre
grazie alla dinamica della componente a vista. Nell’ambito della raccolta, i depositi sono rimasti in crescita, sebbene ad
un ritmo molto moderato (+2,1% a/a la variazione media del periodo gennaio-maggio 2014, rispetto al +7,1% a/a del
primo semestre 2013). L’andamento ha beneficiato della solidità dei depositi delle famiglie, caratterizzati da una
variazione annua positiva anche se modesta, e della vivacità di quelli delle società non finanziarie che, pur mostrando
un’elevata variabilità dei tassi di crescita, hanno toccato nuovamente ritmi di sviluppo nell’ordine del 10% a/a. Alla
tenuta dei depositi ha contribuito la crescita dei conti correnti che, dopo aver proseguito al ritmo rallentato già visto a
fine 2013, ha mostrato un’accelerazione a maggio (a +5,7% a/a rispetto a +3,2% a/a in media nei quattro mesi
precedenti). Al contempo, i depositi con durata prestabilita sono entrati in una fase di leggera contrazione che fa
seguito a quella di forte sviluppo registrata negli anni passati.
Alla crescita dei depositi ha continuato a contrapporsi l’ampio calo dello stock di obbligazioni bancarie, pur
leggermente meno marcato nei mesi primaverili (-7,2% a/a in media nel bimestre aprile-maggio da -9,8% del primo
trimestre 2014, in linea con l’ultimo trimestre 2013, dati depurati dai titoli detenuti in portafoglio dalle banche stesse).
L’andamento delle obbligazioni ha continuato a risentire dei processi di riallocazione di portafoglio della clientela
domestica. D’altro canto, le banche italiane hanno proseguito nell’attività di emissione di titoli sul mercato
internazionale all’ingrosso.
Il risparmio gestito
In tema di raccolta amministrata, è proseguita la flessione dei titoli di debito della clientela in custodia presso le banche
(-3,4% a/a nei primi cinque mesi del 2014, dati al valore nominale), a un ritmo in linea con i mesi finali dell’esercizio
passato, più moderato rispetto al resto del 2013. L’andamento risente, tra l’altro, del continuo calo delle obbligazioni
bancarie, nonché della fase di notevole interesse attraversata dai fondi comuni.
Con riferimento al risparmio gestito, il mercato italiano dei fondi comuni aperti nei primi cinque mesi dell’anno ha
ottenuto una raccolta netta fortemente in attivo, confermando ulteriormente il trend positivo dell’ultimo biennio. Il
saldo tra sottoscrizioni e riscatti è stato sostenuto principalmente dai fondi flessibili ma, con la sola eccezione dei fondi
di liquidità, ancora negativi, tutte le categorie hanno ottenuto saldi di raccolta positivi. I fondi di diritto estero hanno
ancora attratto larga parte dei flussi ma anche i fondi di diritto italiano hanno continuato a registrare saldi di raccolta
positivi.
Quanto alle assicurazioni, la nuova produzione Vita nei primi cinque mesi del 2014 ha registrato un’accelerazione della
crescita della raccolta premi, rafforzando l’andamento positivo avviatosi nei primi mesi del 2013 (+43,5% a/a nei primi
5 mesi del 2014). L’aumento delle sottoscrizioni di polizze vita è stato trainato principalmente da quelle tradizionali
(+59,7% a/a i prodotti di ramo I e V) mentre le sottoscrizioni di polizze a più elevato contenuto finanziario c.d. “linked”
si sono attestate su livelli lievemente in calo (-3,9% a/a).
15
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
L’economia del territorio di riferimento
La Toscana
Nel corso del 2013 l’attività economica in Toscana ha mantenuto i tratti caratteristici della recessione, sebbene nella
seconda parte dell’anno siano emersi i primi timidi segnali di un’attenuazione della caduta del ciclo. Gli indicatori
congiunturali più prossimi al ciclo industriale (produzione e fatturato) evidenziano al più un’attenuazione della caduta,
mentre miglioramenti più solidi e diffusi riguardano quella parte del sistema produttivo regionale più vocata all’export.
In particolare gli ordinativi esteri al settore manifatturiero hanno accelerato nella seconda parte dell’anno, grazie ai
contributi del sistema moda e dei settori tradizionali della meccanica regionale.
Il buon andamento dell’export (al netto dei metalli preziosi) non è bastato a compensare la caduta della domanda
interna, rilevabile in particolare nella dinamica assai negativa degli investimenti fissi e dei consumi delle famiglie, frenati
da una perdita di potere d’acquisto che nel periodo 2007-2013 è stata superiore all’8,0%. La variazione tendenziale del
PIL regionale, stimata sulla base di dati preliminari ISTAT e IRPET, si collocherebbe intorno al -1,7%, un risultato
lievemente migliore del dato nazionale (-1,9%).
Il dato finale, anche nel 2013, è pesantemente condizionato dalla componente interna della domanda aggregata. A
calare sono infatti i consumi delle famiglie (-2,4%) ai quali si accompagna la contrazione della domanda pubblica (1,5%), che ormai ha perso la funzione anticiclica tradizionalmente svolta in passato dalla spesa delle Amministrazioni
Pubbliche; a tutto questo si aggiunge il nuovo ulteriore ridimensionamento degli investimenti (-5,9%). Il pur negativo
comportamento di ognuna di queste componenti si conferma, comunque, migliore di quello osservato a livello
nazionale, anche se questo non è certo sufficiente a evitare il contributo negativo alla formazione del reddito regionale.
L’indebolimento della domanda per consumi ha risentito delle incertezze relative al quadro domestico, dove il crescente
peso del fisco e della disoccupazione stanno alimentando una pesante caduta degli indici di fiducia di famiglie e
imprese. Un’analisi complessiva dei consumi finali interni conferma questo quadro di debolezza, ed alimenta molti
dubbi su tempi, traiettorie e intensità di una futura ripresa del ciclo: da un lato infatti, le vendite al dettaglio hanno
continuato a peggiorare, coinvolgendo ormai tutte le tipologie di esercizi commerciali e la grande distribuzione, e
anche la stagione natalizia si è conclusa con volumi di vendita del tutto insoddisfacenti; dall’altro, i tassi di inflazione,
sia ai livelli dell’output industriale che ai livelli finali, stanno sensibilmente diminuendo, con una flessione che ha assunto
dinamiche molto accentuate. Ciò significa che il recupero reale della capacità di spesa non è sufficiente in questa fase a
indurre atteggiamenti di consumo più disinvolti, alla luce delle incertezze prospettiche sopra accennate.
Una flessione così accentuata del PIL regionale ha effetti persistenti sulle dinamiche cicliche: in particolare, il
trascinamento sul 2014 andrebbe commisurato ad una variazione tendenziale non inferiore al -0,4%, cosicché risulta
molto arduo ipotizzare una ripresa significativa già nel corso dell’anno corrente. E’ possibile che nella seconda parte del
2014, al netto della possibile riemersione di fattori di disturbo esogeni ed ipotizzando un recupero parziale di
dinamicità delle economie asiatiche e nordamericane, per via di una maggiore elasticità del PIL regionale all’export, si
possa sperimentare un più accentuato recupero della domanda aggregata, utile per realizzare un’inversione del segno
della crescita.
CONTO DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI DELLA TOSCANA
(Tassi di variazione % su anno precedente)
2009
2010
2011
2012
2013*
2014*
Prodotto Interno Lordo
-4,5%
0,6%
0,5%
-2,1%
-1,7%
0,3%
Importazioni - Resto d'Italia
-5,5%
2,8%
0,2%
-4,5%
-3,3%
0,6%
Importazioni - Estero
-13,0%
10,3%
1,4%
-7,3%
-4,7%
-2,0%
Consumi delle Famiglie
-3,0%
1,0%
0,8%
-3,7%
-2,4%
-0,5%
Spesa delle AA.PP.
-0,8%
0,0%
-1,0%
-2,6%
-1,5%
-0,9%
Investimenti Fissi Lordi
-9,2%
1,2%
-2,3%
-5,3%
-5,9%
1,3%
Esportazioni - Resto d'Italia
-7,6%
3,1%
0,1%
-4,7%
-1,4%
1,0%
Esportazioni - Estero
-9,1%
7,0%
3,8%
3,9%
-3,6%
2,4%
Fonte: Elaborazioni interne su dati IRPET; * previsioni
Pertanto, come già ipotizzato in precedenza, nel nostro scenario confermiamo possibile una ripresa in Toscana, debole
ma leggermente migliore delle previsioni correnti, che inizierebbe a manifestarsi nella seconda metà del 2014, quando
sarà stato assorbito l’effetto dell’aggiustamento macroeconomico e di bilancio in atto nel nostro paese, saranno andati
a regime i previsti trasferimenti ai privati ed alle imprese contenuti nel DEF e saranno stati sperabilmente avviati a
soluzione i problemi che limitano le potenzialità di crescita dell’Eurozona, soprattutto l’estrema frammentazione delle
decisioni di policy, che espongono l’intera area a frequenti shock asimmetrici, con effetti sulla credibilità dei bilanci
nazionali.
Più in dettaglio, nel corso del 2013 si sono gradualmente rafforzati i sintomi di un possibile consolidamento del ciclo in
Toscana, benché i segnali di svolta rimangano molto flebili e confinati di fatto ai settori produttivi orientati all’export e
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Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
ad un numero ancora molto limitato di start-up attive in alcuni comparti ad alta tecnologia. Anche nel 2013, quindi, la
domanda estera rappresenta l’unica componente della domanda regionale in espansione. Le imprese toscane sono
riuscite, anche più di quanto accaduto nelle altre regioni italiane, a raccogliere lo stimolo proveniente dall’estero, dando
segnali di un parziale recupero della competitività persa nel corso del recente passato. Il saldo estero della bilancia
commerciale, sia sotto la spinta dell’export di beni e servizi che per la riduzione marcata dell’import, è infatti
sensibilmente migliorato. Inoltre, a conferma della maggiore capacità di intercettare la domanda mondiale, anche nel
2013 la spesa dei turisti stranieri è aumentata in modo significativo contribuendo, più che nel resto del paese, ad
attenuare gli effetti della caduta della domanda interna.
Possiamo ritenere che il mezzo punto percentuale di differenziale positivo rispetto al dato italiano, può essere attribuito
in larga parte alla maggior capacità del sistema produttivo toscano di agganciarsi alla domanda mondiale, nelle sue
varie forme (di beni, di servizi e di turismo). Un aspetto certamente importante in quanto denota la persistenza di una
certa competitività della regione, ma che non è da solo sufficiente a fronteggiare gli effetti della caduta della domanda
interna.
Non è ancora chiaro se l’economia regionale abbia imboccato il sentiero che potrà condurla fuori dalla lunga fase di
crisi in essere dal 2008, ma certo a partire dal terzo trimestre dell’anno passato si sono notati lievi segnali di una
possibile, ancorché timida, inversione di tendenza, rilevabile in particolare nel miglioramento degli indicatori di
sentiment delle imprese e nella dinamica delle esportazioni.
E’ rimasto debole e frammentato il mercato del lavoro, a fronte della moltiplicazione delle situazioni di crisi aziendale,
ma anche qui la caduta è sembrata gradualmente arrestarsi, mentre il trend delle assunzioni per settore ha cominciato
ad evidenziare caratteristiche più omogenee (in precedenza era stato soprattutto il settore dei servizi a farsi carico di
compensare in parte la caduta della domanda di lavoro nel manifatturiero e nelle costruzioni).
L’indagine sul comparto manifatturiero regionale, condotta da Unioncamere e Confindustria Toscana su un campione
di imprese con almeno 10 addetti, dà conferma della instabilità delle dinamiche industriali in questa fase storica: nel
quarto trimestre del 2013 si è registrato un nuovo peggioramento dell’indicatore di produzione (-0,5% dopo il -0,1%
del terzo trimestre),accompagnato tuttavia da una sostanziale tenuta degli altri indicatori congiunturali, un elemento
che induce prudenza nel giudicare già fallito il tentativo di svolta produttiva implicito negli indici di aspettativa.
Nella media del 2013 la produzione industriale fa segnare una variazione negativa del -1,8%, con un sostanziale
progresso rispetto al 2012 (-4,3%) che lascia comunque aperte le perplessità sulla debolezza della domanda interna e
sulla continua caduta degli investimenti in capitale fisico.
A fronte della flessione dell’output, l’utilizzo degli impianti del comparto manifatturiero è in sorprendente recupero
(79,2% nel quarto trimestre del 2013), sia rispetto all’analogo periodo del 2012 (77,0%) sia rispetto al terzo trimestre
dell’anno passato (77,9%); integrato con la caduta della produzione, Unioncamere stima un ridimensionamento del
potenziale del 22,4%, un dato che rafforza la nostra previsione di possibile ripresa del ciclo di rinnovo e incremento del
capitale fisico già nel corso del 2014.
Peraltro, l’indagine di Unioncamere segnala già una ripresa degli investimenti privati, che nell’ultimo quarto dell’anno
passato avrebbero segnato un rialzo del 3,4%; il dato è modesto alla luce delle perdite accumulate durante la crisi (nel
complesso pari al -18,7%), ma è altrettanto sintomatico di aspettative più ottimistiche, visto che interviene nell’ambito
di un quadro domestico debole, di un quadro esterno instabile e di persistenti criticità sul fronte dell’accesso al credito.
Nonostante la nuova frenata produttiva, il fatturato ha mostrato un recupero tendenziale del +1,1% nel trimestre,
soprattutto grazie alla crescita della componente internazionale (+1,8%). Tale crescita è stata favorita da una dinamica
negativa dei listini di vendita che si è di fatto arrestata. La dinamica dei prezzi alla produzione, scesa al di sotto
dell’1,0% già nel 2012, ha rallentato ulteriormente, fino a sfiorare la variazione nulla in media d’anno ed a scendere in
territorio negativo nel comparto dei metalli. Sulle politiche di prezzo incidono senz’altro le minori pressioni sofferte sul
fronte del costo delle materie prime, ma il calo registrato dal lato della produttività del lavoro (-1,7% il fatturato per
addetto) ed il conseguente aumento del costo unitario del lavoro denota una persistente compressione dei margini.
Anche gli ordinativi, che complessivamente hanno registrato flessioni per quattro trimestri consecutivi, sono tornati a
fine anno in territorio positivo (+0,5%), trainati dalla componente estera, che segna +3,4% in termini tendenziali e
porta al +2,4% il dato annuale. Tale evoluzione migliora anche la produzione assicurata dal portafoglio ordini delle
imprese: si passa infatti dai 61 giorni del quarto trimestre 2012 agli attuali 70 giorni, cioè quasi due giorni in più anche
rispetto all’indagine del trimestre luglio-settembre.
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Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
Variazioni % tendenziali
Indicatore
LA CONGIUNTURA MANIFATTURIERA IN TOSCANA
2011
2012
2013
2012
media
media
media
4T12
1T13
2013
2T13
Produzione
2,1%
-4,3%
-1,8%
-3,1%
-4,9%
-1,8%
Fatturato
3,1%
-4,9%
-1,9%
-4,5%
-5,6%
-3,0%
Ordinativi totali
1,2%
-5,0%
-1,8%
-3,6%
-4,5%
-2,7%
di cui: Esteri
2,3%
0,1%
2,4%
1,6%
0,6%
1,6%
Prezzi alla produzione
2,5%
0,7%
0,3%
0,8%
0,4%
0,0%
Occupati
0,7%
0,7%
-0,4%
0,1%
-0,7%
-1,0%
Utilizzo degli impianti (1)
78,5%
77,4%
77,7%
77,0%
76,0%
77,8%
Fonte: Unioncamere e Confindustria Toscana; (1) in % sulla capacità produttiva installata
3T13
-0,1%
0,0%
-0,4%
4,0%
0,5%
-0,3%
77,9%
4T13
-0,5%
1,1%
0,5%
3,4%
0,2%
0,3%
79,2%
In un contesto caratterizzato da diffuse incertezze, anche le dinamiche occupazionali restano ancorate ad una
persistente stazionarietà: l’indicatore sintetico nel trimestre è tornato a registrare un risultato leggermente positivo
(+0,3%), e tuttavia non sufficiente ad invertire un trend che in media d’anno rimane sfavorevole (-0,4%). Anche dalla
Cassa Integrazione Guadagni non arrivano segnali incoraggianti. Mentre da un lato le ore complessivamente
autorizzate negli ultimi tre mesi dell’anno sono in diminuzione su base tendenziale, tale flessione deriva per lo più
dall’esaurimento dei fondi per la Cassa in Deroga. Continua ad aumentare invece il dato della Cassa Straordinaria
(+2,6% a fronte del +21,5% del precedente trimestre), ammortizzatore sociale che viene richiesto in casi di crisi e
riorganizzazione aziendale e che potrebbe quindi anticipare nuove riduzioni degli organici delle imprese.
La scomposizione dei risultati in funzione delle diverse classi dimensionali mostra come nel 2013 la produzione sia
tornata a crescere fra le grandi imprese (+1,2%, era -3,1% nel 2012), abbia sostanzialmente tenuto fra le medie
imprese (-0,4%) ed abbia invece continuato a cedere fra le piccole imprese (-3,3%, era -6,0% nel 2012). Le medie
imprese, al netto del leggero calo degli andamenti produttivi, costituiscono il gruppo che mette a segno performance
generalmente migliori sulle altre variabili, con un valore del venduto che si conferma sui livelli del 2012 e con una
leggera crescita tanto degli ordinativi (+0,8%) che degli occupati (+0,5%), rispetto ad andamenti di grandi e piccole
Imprese, che sono di segno negativo per tutti questi indicatori. Le medie imprese realizzano inoltre una crescita del
fatturato estero (+3,3%) più pronunciata rispetto alle piccole (+1,9%), mentre le grandi riportano una contrazione
anche su tale fronte (-1,7%). Tornando alle dinamiche produttive, si osserva inoltre come la migliore tenuta delle medie
imprese costituisca un fenomeno trasversale ai diversi raggruppamenti tecnologici. La positiva performance produttiva
delle grandi imprese è invece legata principalmente ai risultati dei settori ad elevato contenuto tecnologico, ed in
particolare della farmaceutica. Una minore variabilità di risultati, rispetto alle grandi contraddistingue infine il gruppo
delle piccole imprese, che nei settori ad alta tecnologia riescono comunque a mettere a segno un risultato positivo.
Con riguardo alle aspettative, il sondaggio trimestrale di Unioncamere e Confindustria Toscana segnala comunque un
atteggiamento di prudente ottimismo circa l’evoluzione congiunturale dell’industria toscana. L’indicatore che misura il
clima di fiducia del settore manifatturiero – sintesi delle previsioni a tre mesi relativamente all’andamento di
produzione, domanda e occupazione – segnala un progressivo miglioramento a partire dalla fine del 2012 (con il
passaggio dell’indicatore da -10 a -4), pur evidenziando al tempo stesso la permanenza al di sotto della linea che
delimita la prevalenza dei pessimisti sugli ottimisti. La scomposizione di tale indicatore nei diversi fattori che ne
determinano l’andamento mostra inoltre che, a tale miglioramento, hanno contribuito tutte le variabili prese in esame,
ma che il maggiore apporto viene dalle valutazioni riguardanti la dinamica della domanda estera, con il ritorno in
territorio positivo ed un recupero di otto punti percentuali fra la fine del 2012 e la fine del 2013 (da -4 a +4). Le
aspettative relative ai restanti indicatori restano invece nel complesso ancora negative, soprattutto nella componente
riguardante la domanda interna (-11): questa – dopo quella estera – è tuttavia la variabile di previsione che fa registrare
il recupero più deciso rispetto alla fine del 2012.
Le indicazioni degli imprenditori confermano come la situazione resti moderatamente recessiva: l’attenuazione dei segni
negativi sulle variabili che esprimono la dinamica delle aspettative imprenditoriali può tuttavia preludere ad una fase di
assestamento del ciclo economico, necessaria premessa all’avvio di una ripresa destinata gradualmente a concretizzarsi
nel corso del 2014.
La disaggregazione del dato relativo all’andamento della produzione evidenzia il persistere di ampi differenziali
intersettoriali, con i comparti manifatturieri ad alta tecnologia che proseguono in una crescita prossima al 10% ed i
restanti raggruppamenti che – malgrado una qualche attenuazione dei dati negativi rilevati – continuano a registrare
cali di varia entità.
Nel segmento a bassa tecnologia (-2,2% la media annua riferita al 2013, contro il -4,5% del 2012) nessun comparto
riporta un incremento produttivo, anche se nell’ultimo trimestre del 2013 si registrano segni positivi sia per l’alimentare
(+0,5% rispetto all’ultimo trimestre del 2012) che per la concia-pelletteria (+1,0%). Si tratta dei due comparti che, in
media d’anno fanno registrare i cali più contenuti all’interno dei settori a bassa tecnologia (-1,4% l’alimentare, -2,1%
la pelletteria), seguiti su valori non distanti dal calzaturiero (-2,3%) e dalle confezioni-abbigliamento (-2,9%).
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Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
In maggiore ritardo invece il tessile (-3,9%), che sperimenta comunque una forte decelerazione del calo produttivo (il
2012 si era chiuso sul -10,2%), e soprattutto il legno-mobilio (-6,2%), che conferma lo stato di difficoltà in cui si
dibatte la domanda di beni di consumo durevoli ed il complesso delle produzioni per il sistema casa, anche per la
profonda crisi che ancora interessa la filiera dell’edilizia residenziale.
Fonte: Unioncamere Toscana e Confindustria Toscana
Fra i comparti a più elevato contenuto tecnologico (+8,9% per l’alta, -4,3% per la medio-alta, -1,6% per la mediobassa tecnologia), si distingue ancora una volta la farmaceutica, l’unico settore per il quale si continua a registrare una
crescita della produzione (+10,7%). Tutti gli altri segmenti manifatturieri del comparto in esame continuano invece a
sperimentare una flessione dell’attività, anche se nel secondo semestre del 2013 tornano in territorio positivo sia i
prodotti in metallo che l’industria meccanica. In media d’anno, prodotti in metallo (-1,4%), elettronica (-1,6%),
chimica-gomma-plastica (-1,7%) e meccanica (-1,9%) riescono a contenere le perdite, seguiti a distanza dal comparto
della lavorazione dei minerali non metalliferi (-2,7%) e, soprattutto, dai mezzi di trasporto (-5,4%), per i quali tuttavia
nella parte finale dell’anno sembra essersi arrestata la caduta produttiva. L’eterogeneo aggregato delle manifatture
varie ha infine chiuso il 2013 con una modesta crescita (+0,8%), rappresentando insieme alla farmaceutica l’unico
segmento di offerta ad aver fatto segnare incrementi in tutti e quattro i trimestri del 2013. Si distinguono in tale
ambito, per la rilevanza assunta, soprattutto l’oreficeria aretina, che fa registrare in media d’anno il più elevato
incremento fra i tredici distretti produttivi monitorati (+7,8%), ed il cartario di Lucca (+1,2%).
Nel 2013 nel settore delle costruzioni è proseguita la riduzione dell’attività in atto dal 2009, con un calo tendenziale del
valore aggiunto che secondo le stime fornite da ANCE Toscana è stato di circa il -3,3%, inferiore al -7,4% registrato a
fine 2012. Le imprese con almeno 10 addetti del campione Banca d’Italia hanno indicato per lo scorso anno un calo
medio del valore della produzione di circa un decimo, con attese di un’ulteriore flessione dell’attività per l’anno in
corso. L’indagine congiunturale sull’edilizia, realizzata da Unioncamere Toscana, mostra un calo del 10,9% dell’attività
nel 2013 rispetto all’anno precedente, quando la contrazione era stata di quasi il 15%; le imprese di minori dimensioni
hanno registrato un calo di maggiore intensità (-14,5%). Secondo l’ANCE il consumo di cemento si è ridotto lo scorso
anno del 19,4% rispetto ai livelli già molto contenuti del 2012; l’impiego della materia prima è stato pari a circa un
terzo (912.000 tonnellate) rispetto al picco ciclico registrato nel 2007 (2.446.000 tonnellate). I dati delle casse edili
mostrano per l’anno passato una contrazione del numero di ore lavorate (-9,6%), delle imprese iscritte (-6,7%) e degli
occupati (-9,2%). È al contempo ulteriormente cresciuto il ricorso agli ammortizzatori Sociali: la CIG è aumentata nel
complesso del 25,3%, nel 2013, anche se nel primo quarto del 2014 si è notata una significativa diminuzione delle ore
autorizzate.
Alla dinamica negativa del settore edile ha contribuito la contrazione del comparto privato. Vi hanno inciso sia una
domanda ancora debole per l’incertezza circa le prospettive economiche ed occupazionali, sia un atteggiamento ancora
prudente degli intermediari nell’offerta di credito alle famiglie per l’acquisto di abitazioni. I flussi di nuovi finanziamenti
erogati alle imprese nell’anno per gli investimenti in costruzioni, diminuiti di oltre il 20%, sono stati pari a circa un
quarto di quelli concessi nel 2007. In base ai dati dell’Osservatorio sul mercato immobiliare (OMI) dell’Agenzia del
territorio, le transazioni di immobili residenziali, già su valori storicamente molto bassi nel 2012, hanno registrato lo
scorso anno una nuova contrazione (-9,6%). La debolezza della domanda si è riflessa in misura più marcata dell’anno
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Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
precedente sulle quotazioni degli immobili, che nel 2013 sono calate del 5,5% rispetto all’anno precedente, tornando
sui livelli del 2005.
Nel comparto delle opere pubbliche l’operatività delle imprese si è mantenuta su livelli molto contenuti. Il valore dei
bandi di gara, secondo l’ANCE, sarebbe aumentato nel 2013 del 3,6%, pur rimanendo basso nel confronto storico.
Quanto alle aspettative per l’intero anno 2014, se da un lato il perdurare di una fase pluriennale di restrizione degli
spazi di mercato determina atteggiamenti di prudenza da parte degli operatori del settore, dall’altro si riduce la quota
di imprese che prevede una ulteriore diminuzione di occupazione e investimenti, mentre aumentano le aziende che si
aspettano una certa stabilità.
La congiuntura nel comparto edilizia/costruzioni
Produzione di cemento
Imprese registrate
Fin.ti oltre il b/t per inv.i in abitazioni
Fin.ti oltre il b/t per inv. in fabb. non residenziali
Fin.ti per acquisto di abitazioni famiglie
Fin.ti per acquisto di altri immobili
II-2012
-34,5%
-0,9%
-47,3%
-23,8%
-46,1%
8,6%
III-2012 IV-2012
-23,7%
-49,8%
-1,4%
-2,0%
35,1%
-24,5%
-53,6%
-18,0%
-48,7%
-41,0%
-23,7%
-12,6%
I-2013
-36,3%
-2,8%
-22,4%
-29,7%
-19,6%
-42,5%
II-2013
-15,0%
-2,9%
-8,2%
-5,0%
-17,8%
-31,8%
III-2013 IV-2013
-10,4%
3,4%
-2,8%
-2,5%
-52,3%
-41,5%
43,5%
-14,1%
0,2%
-2,5%
-52,2%
-6,0%
Fonte: elaborazioni IRPET su dati MISE, Infocamere, Banca d’Italia
La perdurante debolezza della domanda interna ha continuato a frenare l’attività nel terziario, il cui valore aggiunto
potrebbe avere registrato una flessione tendenziale superiore all’1,0% nel 2013. Secondo i risultati del sondaggio
realizzato dalla Banca d’Italia su un campione di imprese dei servizi privati non finanziari con almeno 20 addetti, nel
2013 il fatturato del comparto sarebbe rimasto stazionario, mentre gli investimenti sarebbero ulteriormente calati. Le
previsioni degli imprenditori prefigurano tuttavia un quadro meno negativo per il prossimo futuro. La quota di coloro
che si attendono un aumento delle vendite nei primi mesi del 2014 (41) è nettamente superiore a quella di chi ne
prospetta un calo (12). L’attività di accumulazione di capitale si manterrebbe sugli attuali, contenuti livelli anche nel
2014 per quasi la metà degli intervistati; per circa un quarto salirebbe.
Secondo la prima indagine sul terziario condotta da Unioncamere Toscana, sono i servizi operativi alle imprese e i
trasporti, magazzinaggio e logistica i comparti più colpiti dalla crisi che sta investendo i servizi in Toscana: in entrambi i
casi, le imprese che prevedono di cessare l’attività sono pari all’8,0%. Nel 2013 si sono rilevati ampi andamenti negativi
delle vendite (quasi un terzo dei casi), e una quota significativa di imprese che sta riducendo livelli occupazionali e la
spesa per investimenti (rispettivamente il 6,3% e il 14,9%) superiore a quella che invece prevede di aumentarli (1,5% e
2,3%).
L’andamento negativo della congiuntura si è riflesso sul traffico di merci nei porti toscani. Secondo i dati delle autorità
portuali la movimentazione di merci negli scali della regione si è ulteriormente contratta nel corso del 2013 (-4,6%). I
cali hanno interessato il porto di Carrara (-45,0%), dove sono venuti meno i traffici di un importante operatore, e
quello di Piombino (-12,7%), mentre sono tornati a crescere lievemente a Livorno (+2,0%), dove anche il volume dei
container movimentati ha registrato un modesto incremento (+0,9% contro -12,0% nel 2012). Il flusso di passeggeri
negli scali toscani, in calo del -3,4%, ha risentito dello spostamento di parte del traffico crocieristico verso il porto di La
Spezia. In base alla rilevazione di Assaeroporti, è invece aumentato il numero di passeggeri nel sistema aeroportuale
regionale (+1,8%, -1,8% in Italia). A differenza del dato medio nazionale, in Toscana l’incremento dei viaggiatori sui
voli internazionali ha più che compensato il calo registrato su quelli interni.
La perdurante debolezza del reddito disponibile e l’incertezza circa le prospettive occupazionali hanno inciso
negativamente sui consumi delle famiglie. Nel 2013 le vendite al dettaglio a prezzi correnti sono diminuite su base
tendenziale per il sesto anno consecutivo (-5,3%). È proseguita in particolare la flessione della spesa per beni durevoli (5,0% rispetto al 2012), in linea con la media nazionale; i maggiori contributi negativi hanno interessato il mobilio,
nonostante le politiche di incentivo fiscale legate alla riqualificazione del patrimonio abitativo, e il settore delle auto
nuove.
Riguardo al commercio al dettaglio, secondo Unioncamere Toscana, nel 4° trimestre del 2013 si è registrata una
variazione tendenziale pari al -4,7%, una flessione attenuata rispetto a quella registrata nel trimestre precedente (5,1%), che è anche la più contenuta dell’ultimo biennio. Il risultato è migliore di quello evidenziato a livello nazionale (5,8%), ed è migliore anche di quello registrato nelle regioni del Centro Italia (-7,1%), che si conferma l’area peggiore
fra quelle nazionali. Con riferimento all’intero 2013, il gap fra i due contesti territoriali sale a due punti percentuali (5,3% Toscana, -7,3% Italia), mentre nei confronti del Centro Italia (-8,8%) la distanza è ancora più elevata e pari al
3,5%.
Le piccole strutture (1-5 addetti) nel 4° trimestre 2013 hanno segnato una contrazione pari al -6,0%, migliorando
dell’1,0% la perdita del trimestre precedente, ma confermando lo stato di crisi ormai pluriennale che le caratterizza. La
media distribuzione (6-19 addetti), con il -3,9% ha invece ottenuto il risultato migliore dalla fine del 2011, mentre
ipermercati, supermercati e grandi magazzini hanno registrato una diminuzione del -1,8% ed annullato il rimbalzo
positivo del 3° trimestre (+0,6%).
20
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
Gli esercizi specializzati hanno ridotto le vendite del -5,1% sia negli alimentari che nei non alimentari; si tratta del terzo
trimestre consecutivo in cui i due spaccati del commercio tradizionale acquisiscono contrazioni della stessa entità.
Anche in chiusura d’anno la Toscana va meglio dell’Italia, con un gap di circa mezzo punto percentuale per quanto
concerne gli alimentari, dell’1,5% per i non alimentari. Le perdite del 4° trimestre sono le meno pesanti da due anni a
questa parte per abbigliamento ed accessori (-5,5%) e per prodotti per la casa ed elettrodomestici (-5,9%): per le due
tipologie merceologiche la vera riduzione delle contrazioni è avvenuta fra il 1° e il 2° trimestre, a seguire c’è stato un
assestamento con contrazioni di entità più ridotta. Ancora una volta il risultato migliore è quello degli altri prodotti non
alimentari (farmaceutici, profumeria, libri, giornali, cartoleria, articoli di seconda mano), che nel 4° trimestre 2013 si
riducono del 4,7%, il 1,0% in meno rispetto al calo del 3° trimestre.
Gli operatori del settore registrano un livellamento delle giacenze di magazzino, con una normalizzazione degli stock di
invenduto rispetto ai livelli toccati all’inizio del 2012. Si tratta di una evoluzione che, insieme al rallentamento nella
caduta delle vendite, sembra favorire fra gli operatori una riduzione del pessimismo nel prevedere l’andamento futuro
delle vendite, che nel 1° trimestre del 2014 risulterebbero in calo nel 34,0% dei casi (un anno fa erano il 44,0%).
Nonostante ciò, la quota degli ottimisti è ancora minoritaria (solo l’ 8% prevede una crescita delle vendite nel trimestre
gennaio-marzo): le aspettative suggeriscono quindi che anche i primi tre mesi dell’anno corrente si chiuderanno con un
bilancio negativo, sebbene probabilmente in ulteriore attenuazione rispetto alla media del 2013.
Fonte: elaborazioni interne su dati Unioncamere Toscana
Come accennato, i risultati acquisiti nell'ultima frazione dell'anno non hanno frenato una tendenza rilevata nei
precedenti trimestri 2013, che porta ad un aumento del numero di ottimisti fra gli operatori nel prevedere l'andamento
futuro delle vendite. L'indicatore utilizzato è il saldo fra quanti hanno previsto un aumento e quanti una diminuzione:
nel 1° trimestre 2014 il valore (destagionalizzato) delle aspettative sulle vendite resta negativo (-11), ma in calo rispetto
all'ultima rilevazione (-13). Il miglioramento è generalizzato per tutte le tipologie distributive, di entità compresa fra uno
e due punti: la piccola distribuzione passa da -17 a -15, la media da -11 a -10, la grande da -5 a -4. Dinamiche della
stessa entità si osservano nello spaccato per settore di attività, con gli specializzati alimentari e non alimentari che si
attestano, rispettivamente, a -11 (da -13) e a -10 (da -12); ipermercati, supermercati e grandi magazzini a -18 (-19 nel
4° trimestre 2013).
Quanto anticipato per le aspettative sulle vendite, in termini di miglioramento del clima degli operatori, vale anche per
gli ordinativi, per i quali il saldo fra ottimisti e pessimisti in Toscana scende in un trimestre di due punti (da -21 a -19),
su livelli che pur restando negativi non si vedevano dal 3° trimestre 2012. Il valore più elevato di pessimisti è nella
piccola distribuzione (-25), sei punti in meno delle medie strutture (-19) e venti in meno rispetto alle grandi (-6). Gli
specializzati alimentari si attestano a -18 (da -19 del 4° trimestre 2013), i non alimentari a -20 (da -23), mentre il dato
migliore è degli ipermercati supermercati e grandi magazzini, che con un -13 si riavvicinano ai valori sempre positivi
acquisiti a partire dal 2005 e fino al 2° trimestre 2013.
Dopo un 2012 molto insoddisfacente, nel 2013 il turismo in Toscana è stato caratterizzato dalla stagnazione delle
presenze, che realizzano un -0,03%, a fronte di un aumento seppur modesto degli arrivi (+0,8%). Tale risultato è frutto
di due dinamiche contrapposte. Aumentano le presenze di stranieri in modo cospicuo (+3,7%) e calano ancor più
nettamente gli italiani (-4,1%), ma il peso ormai maggioritario della componente estera fa sì che complessivamente si
21
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
registri un sostanziale pareggio rispetto al 2012. Da sottolineare è il segnale di ripresa che arriva dagli ultimi due
trimestri, che riportano in positivo una dinamica generale delle presenze in declino da circa un anno e mezzo.
Importante è soprattutto il segnale di ripresa, seppur timida e iniziale, delle presenze italiane nell’ultimo trimestre del
2013 (+0,5%), dopo ben nove trimestri in diminuzione, mentre si consolida la crescita, mai venuta meno se non nel
secondo trimestre 2012, dei turisti stranieri. In base all’Indagine campionaria sul turismo internazionale della Banca
d’Italia, la spesa complessiva dei viaggiatori stranieri è cresciuta del 5,4% rispetto al 2012, riportandosi in termini
nominali sui livelli pre-crisi.
Fonte: Regione Toscana. (1) I dati fanno riferimento ai flussi regionali registrati negli esercizi alberghieri ed extraalberghieri. (2) Dati provvisori.
Nel 2013 la regione Toscana ha mantenuto livelli di occupazione costanti (-0,2% la variazione tendenziale sul 2012), a
differenza di quanto è avvenuto a livello nazionale (-2,1%). Il tasso di occupazione è rimasto sostanzialmente invariato,
al 63,8%, grazie soprattutto al contributo della componente femminile (+1,0%).
Le forze di lavoro sono tornate a crescere nel secondo semestre dell’anno passato, dopo essere rimaste pressoché stabili
nel primo; il tasso di attività nel 2013 è salito dello 0,7% rispetto all’anno precedente, grazie anche in questo caso ad
un aumento della partecipazione delle donne (+1,5%). A fronte della stabilità dell’occupazione, l’incremento della
forza lavoro si è riflesso in un aumento del tasso di disoccupazione (8,7%), che ha toccato il nuovo massimo dell’ultimo
decennio.
Il totale di ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni (CIG) è leggermente cresciuto rispetto ai livelli dell’anno
precedente (+3,2%); la componente ordinaria e quella straordinaria sono aumentate, rispettivamente, del 16,9% e del
22,1%. Gli interventi in deroga si sono invece contratti del 24,2%, in seguito alla riduzione dei finanziamenti.
Con riferimento ai dati ISTAT provvisori più recenti, nel 1° trimestre 2014 il mercato del lavoro toscano ha mostrato, in
linea con il resto del paese, un netto peggioramento della disoccupazione, che con un tasso all’11,0% ha toccato un
massimo storico, pur confermando su base annua le dinamiche evolutive del trimestre precedente: aumento della
disoccupazione ma in presenza di segni di recupero occupazionale (+1,7%). In questo la Toscana si differenzia
positivamente dalla maggior parte delle regioni del Centro-Nord dove la più alta disoccupazione è accompagnata da un
calo parallelo del numero di occupati. Prosegue, quindi, l’ascesa delle forze di lavoro e del tasso di attività, in un
contesto dove all’aumento delle persone in cerca di lavoro fanno fronte solo parzialmente le opportunità di lavoro
disponibili. Si sono confermati anche i segnali di maggior dinamismo nell’occupazione dell’industria, in particolare nel
manifatturiero, nel quale sta emergendo una componente d’impresa che ha acquisito maggiore competitività e tende a
riattivare la domanda di lavoro. E’ proseguita inoltre la tendenza al miglioramento dell’occupazione femminile, mentre
è rimasta stazionaria quella maschile.
In base alla Rilevazione sulle Forze di Lavoro dell’ISTAT, nel 1° trimestre del 2014 l’occupazione in Toscana ha registrato
un incremento tendenziale del +1,7%, un risultato in controtendenza rispetto a quello nazionale (-0,9%) e anche a
quello del complesso delle regioni del Centro-Nord (-0,3%).
L’andamento dell’occupazione femminile mantiene un profilo positivo, e anche nel trimestre in esame appare un tratto
determinante del recupero dell’occupazione regionale (+3,6%), rafforzando la tendenza già segnalata. È però assai
meno dinamica l’occupazione maschile, dove il numero degli uomini occupati appare leggermente in aumento
(+0,2%). Il tasso di occupazione femminile, in sensibile ascesa, si attesta al 56,2% rispetto al 54,0% di un anno fa,
mentre si riscontra un calo stagionale rispetto al 58,7% rilevato nel trimestre precedente.
Più in dettaglio, il numero totale di occupati in Toscana, pari a 1.533.000 unità, rispetto al corrispondente trimestre del
2012 ha registrato un aumento del +1,7% (+28.000 unità), mentre rispetto al trimestre precedente, in parte per
effetto delle tendenze stagionali, si è osservato una flessione marcata del numero di occupati (-3,8%, pari a -60.000
unità). Il tasso di occupazione della Toscana si è attestato al 63,2%, corrispondente ad un incremento tendenziale di
+1,2%, per una variazione congiunturale che tuttavia risente dei negativi effetti di stagionalità connessi al primo quarto
di ogni anno(-2,2%).
Il tasso di disoccupazione in Toscana è risalito all’11,0% nel 1° trimestre 2014, un dato che è molto più elevato sia su
base tendenziale (9,3% a marzo 2013), sia su base congiunturale (9,0% nel 4° trimestre del 2013). Nello stesso
periodo, il tasso di disoccupazione nazionale è aumentato al 13,6%, nettamente al di sopra del dato della Toscana, che
si colloca tuttavia sopra la media delle regioni del Centro-Nord, dove l’indicatore si è attestato al 10,3% delle forze di
22
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
lavoro. Il numero di persone in cerca di occupazione in Toscana è risultato pari a 190.000 unità, con un aumento di
29.000 unità rispetto ad un anno prima e di 32.000 unità non destagionalizzate rispetto al 4° trimestre 2013.
A livello settoriale, l’occupazione industriale complessiva ha fatto registrare una crescita tendenziale del +2,2%,
corrispondente a 9.000 occupati in più. Torna l’incertezza nelle costruzioni (-7,1% e -9.000 occupati), sulla scorta dei
dati nazionali. L’andamento del macro-settore dei servizi fa registrare una lieve ripresa (+1,0%), che ha un buon
impatto in termini assoluti (+11.000 occupati). Infine, nel trimestre è tornato a crescere anche il numero di occupati in
agricoltura (+13,4%).
Fonte: Confindustria Toscana
In base alle elaborazioni INPS, nel 1° trimestre 2014 si è verificata un’ulteriore flessione del ricorso alla CIG: in Toscana
le ore totali autorizzate sono diminuite del -7,9% tendenziale (-1,2% a livello nazionale), in linea con quanto emerso
nella seconda parte del 2013. La dinamica discendente della CIG è dovuta in gran parte alla diminuzione del
trattamento ordinario, mentre è proseguita l’ascesa del trattamento straordinario. Nel trimestre in esame le
autorizzazioni alla CIG in deroga sono rimaste ancora inattive, profilandosi però uno sblocco a breve, almeno per le
domande di competenza 2013.
In termini assoluti, le ore di CIG nel trimestre sono state 13 milioni circa, pari ad una flessione di 1.112.000 ore rispetto
allo stesso trimestre del 2013. Rispetto al trimestre precedente, si è osservato un calo ancora più marcato, in parte per
cause stagionali (-21,8%, pari a 3.315.000 ore in meno).
Le dinamiche tendenziali appaiono piuttosto differenziate in base alla tipologia gestionale della CIG: la CIG ordinaria è
diminuita del 26,5%, sia nell’industria che nell’edilizia, ma assai più nettamente nel manifatturiero (-35,6%) che nelle
costruzioni (-9,0%). La CIG straordinaria fa registrare invece una significativa crescita tendenziale (+12,8%), restando
sopra i livelli già molto elevati di un anno fa, che confermano la diffusione del numero di imprese coinvolte in crisi di
carattere strutturale, nelle quali è elevato il rischio di licenziamento dei lavoratori. La CIG in deroga, analogamente al 4°
trimestre, mostra una sensibile contrazione (-24,9%), per le cause già citate. In termini di incidenza, la gestione
straordinaria ha toccato nel periodo il 56,4% del totale, quella ordinaria si è attestata al 18,2% mentre quella in deroga
ha in carico il residuo 25,4%.
Con riferimento ai settori, nel 1° trimestre l’industria ha fatto registrare complessivamente una diminuzione della CIG
del -10,6% con andamenti molto differenziati fra i vari comparti, mentre si è interrotta la crescita nell’edilizia; nel
commercio e nell’artigianato, caratterizzato dalla prevalenza della CIG in deroga, si è osservata una rilevante
contrazione. La riduzione delle ore autorizzate totali ha interessato in misura significativa il settore della moda e della
meccanica; aumenti di una certa intensità si sono registrati nei settori della carta, della lavorazione dei minerali e della
chimica.
Considerando il peso dei vari settori sulla CIG totale, l’industria meccanica rimane nettamente il principale utilizzatore,
con un terzo delle ore (32,7%), seguita dalla lavorazione dei minerali (15,8%) e dalla industria cartaria (10,9%); è
caduto al minimo l’utilizzo da parte del metallurgico (3,0%), presumibilmente per il ricorso ai contratti di solidarietà in
importanti complessi siderurgici, in alternativa alla CIGS .
23
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
La Cassa Integrazione Guadagni Autorizzata - Totale
Valori assoluti (migliaia di ore)
Tipo
2012
2013
Ordinaria
11.319
13.384
Straordinaria
24.116
30.049
Deroga
21.821
17.123
Totale
57.256
60.556
Fonte: INPS e Confindustria Toscana
3T 2013
3.163
7.709
3.665
14.537
4T 2013
2.800
9.641
5.471
17.912
Var% a/a
1T 2014
2.406
8.248
3.464
14.118
2013
18,2%
24,6%
-21,5%
5,8%
Var% a/a
4T 2013
5,9%
10,2%
-7,2%
3,6%
Var% a/a
1T 2014
-25,3%
21,4%
-26,2%
-4,0%
Nel 2013 le esportazioni di prodotti toscani sono diminuite del -3,6% rispetto al 2012, a fronte della stabilità di quelle
italiane. Il calo è stato determinato principalmente dall’andamento dei metalli preziosi, al netto dei quali l’export
sarebbe cresciuto del +4,7%, più della media nazionale.
Al netto dei metalli preziosi sono aumentate le esportazioni verso l’Unione Europea (+3,2%) e, in linea con una
tendenza in atto dal 2009, verso il Resto del Mondo (+5,8%). La dinamica è risultata positiva per le vendite verso la
Germania (+3,0%), la Gran Bretagna (+14,8%) e i nuovi paesi della UE (+7,3%); anche le esportazioni verso i principali
partner extra-UE sono aumentate, in particolare quelle dirette verso l’Africa (+25,8%) e la Russia (+21,5%).
Le importazioni sono calate dell’8,4%, principalmente in seguito alla riduzione del valore degli acquisti di oro e altri
metalli preziosi da sottoporre a lavorazione; al netto di tale componente la diminuzione sarebbe stata dello 0,9%. Il
saldo della bilancia commerciale è leggermente migliorato, portandosi a 10,9 miliardi di euro dai 10,2 del 2012.
Riguardo ai dati più recenti, secondo l’ISTAT l’export grezzo della Toscana nel 1° trimestre 2014 ha fatto segnare una
variazione negativa del -4,6% su base tendenziale; il risultato risente ancora in maniera decisiva del contributo negativo
dei metalli preziosi (-20,6% il prezzo dell’oro in dollari rispetto all’anno precedente; tale riduzione ha determinato una
caduta nella domanda di oro per investimenti, rispetto al primo trimestre 2013 in cui questa aveva raggiunto livelli
record). Al netto dei flussi di metalli preziosi, pur in rallentamento, il dato rimane positivo (+2,1%), allineandosi
all’andamento nazionale (+2,8%).
Rispetto alle altre principali regioni esportatrici, e sempre al netto dei metalli preziosi, la Toscana si posiziona prima della
Lombardia, (+0,6%) e dopo Emilia Romagna, (+6,1%) e Piemonte (+9,5%), quest’ultimo condizionato positivamente
da flussi di prodotti dell’industria automobilistica verso gli Stati Uniti e la Cina. Torna in positivo l’andamento delle
importazioni regionali (+2,4%) in un contesto nazionale di ulteriore forte calo (-3,2%).
Nel I trimestre 2014 prosegue la crescita delle vendite di beni di consumo, con andamenti sostenuti sia per i beni
durevoli (+15%) che per i non durevoli (+5,6%). Ancora in lieve difficoltà i beni strumentali (-1,5%), in ripresa i
prodotti intermedi (+1,1% al netto dei metalli preziosi). Sono sistema moda ed agroalimentare a trainare la crescita
nelle vendite di beni di consumo. I contributi più rilevanti nel trimestre vengono forniti da cuoio-pelletteria (+7,3%),
abbigliamento (+7,4%), prodotti tessili (+9,6%) e agroalimentare (+6,1%) tra i beni non durevoli; oreficeria e gioielleria
(+18,9%) nella componente durevole. Difficoltà si rilevano ancora nell’andamento delle vendite di prodotti della
meccanica strumentale (-7,3% le macchine per impieghi speciali) che, sempre tra i beni strumentali, si affiancano ad un
nuovo tracollo della cantieristica (-44%) e di computer, apparecchi elettronici e ottici (-8,5%). La crisi produttiva del
settore della raffinazione determina un ulteriore calo nelle vendite di beni energetici (-39,8%), che deprime il tasso di
crescita complessivo delle esportazioni del -1,3%. In lieve ripresa le vendite di prodotti intermedi (+1,1% al netto dei
metalli preziosi), grazie alla ripresa di filati (+14,2%) e tessuti (+7,1%), che si uniscono al buon andamento del lapideo,
in particolare il settore estrattivo (+16,5%, +1,1% la lavorazione di pietre) ed agli intermedi della carta (+15%). Tali
andamenti compensano l’ulteriore tracollo della siderurgia (-22,4%) e dei prodotti della chimica di base (-6,2%).
Import e Export in Toscana per Gruppi di Industrie - 1° Trimestre 2014
Valori assoluti in €uro, var. % tendenziali e contributi % alle crescita al netto dei metalli preziosi (1)
Beni di consumo durevoli
Beni di consumo non durevoli
Beni strumentali
Energia
Prodotti intermedi
Altro
TOSCANA
Valori assoluti
Import
Export
83.754.095
705.363.281
1.225.423.030
2.662.822.432
959.294.346
1.566.507.742
507.738.669
130.166.938
1.208.579.680
1.545.116.845
374.861.207
275.832.192
4.359.651.027
6.885.809.430
Variazioni % a/a
Import
Export
-17,4%
15,0%
7,4%
5,6%
20,9%
-1,5%
-10,0%
-39,8%
-1,6%
1,1%
-12,6%
-0,2%
2,4%
2,1%
Contributi %
Import
Export
-0,4%
1,4%
2,0%
2,1%
3,9%
-0,4%
-1,3%
-1,3%
-0,4%
0,2%
-1,3%
0,0%
2,4%
2,1%
(1) Per il 2013 dati revisionati, per il 2014 dati provvisori. Per le definizioni dei gruppi, vedi Reg. C.E. N. 656/2007 (Nace rev.2)
Fonte: elaborazioni Unioncamere Toscana su dati Istat
24
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
Fa segnare un forte rallentamento la crescita delle esportazioni verso la UE (+1,2% al netto dei metalli preziosi) a causa
delle forti contrazioni delle vendite in Germania (-4,6%) e in Spagna (-7,4%), solo in parte compensate dalla crescita
delle vendite nel Regno Unito (+2,8%), Francia (+2,2%) e Polonia (+10,4%).
La frenata di Spagna e Germania (nel primo caso legata a forti contrazioni nelle vendite di prodotti della raffinazione
del petrolio, nel secondo a vendite di macchine di impiego generale) porta in territorio negativo il dato delle
esportazioni regionali nell’area Euro (-0,8%), in cui arretrano decisamente prodotti petroliferi, prodotti elettrici,
calzature, chimica di base, mentre tengono sistema moda, farmaceutica, cicli e motocicli. Migliore la crescita per i paesi
UE al di fuori dell’area valutaria dell’Euro (+7,7%), guidata dalle esportazioni nette verso la Polonia e il Regno Unito.
Peggiora notevolmente l’andamento delle vendite dirette nei paesi europei extra-UE (-10,9%), essenzialmente a causa
dell’ulteriore brusco arretramento delle vendite in Russia (-26%, anche per la crisi Ucraina) e in Turchia (-20%, con forti
decrementi per prodotti della siderurgia, prodotti in metallo, prodotti petroliferi, macchine di impiego generale).
Riprendono a crescere le esportazioni della Toscana sui mercati extra europei (+2,7%), pur con andamenti molto
differenziati tra aree geografiche. La crescita è trainata dal continente americano (+12,1%) e da quello asiatico
(+14,0%), pur in presenza di un deciso rallentamento delle vendite in Medio Oriente (-3,0%). L’andamento positivo
degli Stati Uniti (+17,7%) è legato a vendite di macchine di impiego generale. In crescita calzature, abbigliamento e
agroalimentare mentre arretrano siderurgia, orafo, meccanica strumentale, cantieristica. In America centro-meridionale
la crescita è legata all’andamento del Brasile (+43,2%, in gran parte macchine di impego generale) e del Messico
(+7,1%). Accelera la crescita delle esportazioni in Asia con una straordinaria performance della Corea del Sud (per il
90% macchine di impiego generale, con un ottimo andamento di cuoio e calzature) ed un’accelerazione della Cina
(+15,7%), con le stesse caratteristiche. L’andamento negativo delle vendite in Africa è determinato dall’effetto base di
commesse per macchine di impiego generale da Marocco ed Angola relative al I trimestre 2013.
Fonte: Istat e Confindustria Toscana
Nel 4° trimestre 2013 il tessuto imprenditoriale regionale ha evidenziato una ripresa più sostenuta. Tra ottobre e
dicembre dell’anno passato, infatti, sono risultate in aumento le iscrizioni di nuove imprese ai registri delle Camere di
Commercio regionali: si sono registrate 6.373 domande, in aumento del 5,6% rispetto all’analogo periodo del 2012,
cui vanno ad aggiungersi 2.622 nuove unità locali (+8,6%).
Se a fine 2013 la natalità imprenditoriale appare in ripresa ed il fenomeno delle chiusure – sebbene su livelli
storicamente elevati – sembra in attenuazione (le 6.250 imprese chiuse negli ultimi tre mesi dell’anno sono in
diminuzione del 3,7% rispetto all’analogo periodo del 2012), preoccupazioni continua a suscitare il numero d’imprese
in difficoltà: sono 2.231 le aziende toscane entrate in scioglimento e liquidazione in soli tre mesi (da ottobre a
dicembre), in aumento del 9,6% su base annua; e sono 280 i fallimenti avvenuti nel quarto trimestre 2013 e 66 le
aziende che hanno aperto concordati fallimentari o preventivi oppure accordi di ristrutturazione dei debiti, in aumento
del 30% rispetto a ottobre-dicembre 2012. Nel corso dell’intero 2013, nonostante le difficoltà, le iscrizioni di nuove
imprese (oltre 28.000) hanno continuato a superare il numero di cessazioni (circa 27.000), per un saldo positivo di
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Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
1.336 imprese ed un numero d’imprese con sede in Toscana che, alla fine dell’anno, era pari a 414.563 unità:
malgrado ciò, il tasso di crescita imprenditoriale (pari al +0,3%) è rimasto su livelli molto modesti.
In termini di natura giuridica, nel 2013 si sono sviluppate le forme più complesse d’impresa: le società di capitali (2.352
unità in più rispetto al 2012) e le altre forme giuridiche (+1.377), fra cui rientrano le società cooperative e quelle
consortili. Sono invece diminuite le forme giuridiche più semplici: le società di persone (-426 unità) e le imprese
individuali (-1.967). Queste ultime, nonostante la forte contrazione registrata negli ultimi due anni, rappresentano
ancora la metà delle aziende toscane e hanno determinato il 65% delle iscrizioni ed il 74% delle cessazioni avvenute
nel 2013.
A livello settoriale, sono soprattutto edilizia e agricoltura ad evidenziare forti diminuzioni nette. Per l’agricoltura la
contrazione delle aziende (-1.051 nel 2013) è divenuta ormai strutturale, mentre l’emorragia di imprese nell’edilizia (1.689) è legata alle profonde difficoltà attraversate dal settore ed alla grave crisi del mondo artigiano operante nella
filiera (in Toscana il 70% delle imprese dell’edilizia è artigiana, per lo più attive nella installazione di impianti e nei lavori
edili di completamento). Fra le attività industriali, gli unici bilanci positivi riguardano il comparto alimentare (+93
aziende), il chimico-farmaceutico (+13) e, nel sistema moda, la filiera abbigliamento-pelli-calzature (+108 imprese).
Sotto il profilo settoriale, il positivo bilancio annuale è quindi riconducibile alla dinamicità dei servizi, attività commerciali
e turistiche in primis. Il settore turistico (alberghi e ristoranti), che a fine 2013 conta 32.487 imprese in Toscana, è in
forte espansione (+960 imprese), così come il commercio (+1.199) che, con 101.490 aziende, rappresenta un quarto
del sistema imprenditoriale regionale. Il settore del terziario più dinamico, in termini relativi, è tuttavia quello dei servizi
alle imprese (+5,3% per 524 unità aggiuntive), e contributi positivi al bilancio demografico provengono anche dalle
attività immobiliari (+432 unità), da quelle finanziarie-assicurative (+260) e dai servizi pubblici, sociali e alla persona
(+369).
Con riguardo all’inflazione, i prezzi alla produzione hanno confermato una riduzione della dinamica discendente già
segnalata nel 3° trimestre del 2013, con una variazione tendenziale positiva del +0,2% nell’ultimo quarto dell’anno,
che ha fatto seguito al +0,5% segnato a settembre. Ciò tuttavia segnala la disponibilità delle imprese a rinunciare a
gran parte dei margini pur di mantenere le quote di mercato, da cui si ricavano indicazioni prospettiche favorevoli ad
una ulteriore caduta dei prezzi ai livelli finali.
I prezzi al consumo hanno in effetti continuato a scendere nella prima metà del 2014, evidenziando una variazione
tendenziale del +0,1% a giugno, prossima ai minimi toccati nell’estate del 2009. La caduta dei prezzi registrata ai livelli
finali del ciclo di consumo segnala che la diminuzione dell’inflazione va fatta risalire alla significativa contrazione della
domanda di beni e servizi da parte delle famiglie, a sua volta causata dalla diffusione di un clima di sfiducia e
incertezza, dalla flessione dell’occupazione e dalla riduzione del reddito disponibile. Nostre analisi suggeriscono che il
calo proseguirà nel futuro prevedibile, anche in seguito alla flessione diffusa dei prezzi e delle quantità delle materie
prime importate.
Fonte: ISTAT
Per quanto concerne l’intermediazione finanziaria, il credito bancario alla clientela toscana, stagnante nel corso del
2012, lo scorso anno si è contratto: includendo le sofferenze e le operazioni pronti contro termine i prestiti si erano
ridotti a dicembre del 2,6% sui dodici mesi.
26
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
È proseguita con maggiore intensità la flessione del credito alle imprese e alle famiglie consumatrici, ma una
contrazione significativa ha interessato anche le società finanziarie, la cui forte crescita nel 2012 aveva più che
bilanciato il calo negli altri settori. Secondo le informazioni contenute nell’indagine trimestrale di Banca d’Italia presso
gli intermediari, sul finanziamento delle banche a imprese e famiglie consumatrici ha pesato ancora la prudenza nella
domanda di nuovi prestiti, in un contesto in cui le politiche di offerta sono rimaste improntate alla cautela in presenza
di un progressivo deterioramento della qualità del credito.
In particolare, nel 2013 la domanda di credito delle imprese è rimasta debole, mostrando un graduale recupero nella
seconda parte dell’anno; tale dinamica ha interessato tutti i comparti di attività economica. È risultata ancora in
flessione la componente legata al finanziamento degli investimenti e stazionaria quella volta alla copertura del capitale
circolante, condizionata dalla dinamica insoddisfacente del fatturato. Il maggior fabbisogno di fondi è stato in genere
connesso con le esigenze di ristrutturazione e consolidamento delle posizioni debitorie.
Il calo nelle richieste di mutui per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie, in atto dall’insorgere della crisi del
debito sovrano, si è pressoché arrestato nel secondo semestre dell’anno passato. La domanda di credito al consumo ha
invece continuato a manifestare segnali di debolezza. E’ comunque rimasto prevalente fra gli intermediari intervistati un
atteggiamento piuttosto rigido, che si è evidenziato sia in termini di maggiori spread applicati alla clientela più rischiosa,
sia nel rapporto tra ammontare del finanziamento e valore dell’immobile finanziato.
Fonte: Banca d’Italia, segnalazioni di vigilanza. (1) I dati includono le sofferenze e i pronti contro termine. Il totale
include anche le istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificate o non classificabili. (2)
Società in accomandita semplice e in nome collettivo, società semplici, società di fatto e imprese individuali con meno
di 20 addetti. (3) Società semplici, società di fatto e imprese individuali fino a 5 addetti. (4) Dati provvisori.
In un quadro caratterizzato dal proseguimento della fase recessiva, nel 2013 il credito concesso alle imprese da banche
e società finanziarie è diminuito del -2,9% su base tendenziale (-2,1% a fine 2012). La contrazione è stata più intensa
per le imprese delle costruzioni e dei servizi (entrambe calate del 3,4%), coinvolgendo in particolare i segmenti del
commercio, dell’informazione e comunicazione e le attività immobiliari. Per le imprese manifatturiere la riduzione è
stata meno marcata (-2,3%), interessando soprattutto il comparto alimentare e quello chimico-farmaceutico; una
dinamica positiva ha invece riguardato le imprese di prodotti elettronici e macchinari. È rimasta debole la domanda di
credito per il finanziamento di circolante, anche per i flussi di liquidità derivanti dal pagamento dei crediti verso la
Pubblica Amministrazione: ciò ha portato a un forte calo sia dei crediti autoliquidanti, sia delle aperture di credito in
conto corrente, scesi entrambi del 9,2%. La prosecuzione del calo degli investimenti in capitale fisso ha accentuato la
flessione dei prestiti a scadenza predefinita (mutui e leasing), al 7,5%.
Tra il 2012 e il 2013 vi è stato un aumento del costo medio del credito a breve termine alle imprese toscane di circa 2
decimi di punto percentuale (7,2% a fine anno). L’incremento, comune a tutte le classi dimensionali di aziende
finanziate, è stato contenuto per le imprese manifatturiere (1 decimo di punto) e molto elevato per quelle delle
costruzioni, contraddistinte da una maggiore rischiosità (6 decimi di punto, al 9,3%). Nello stesso periodo il tasso di
27
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
interesse sui finanziamenti a protratta scadenza è rimasto invariato, al 4,6%. Nel primo trimestre dell’anno in corso i
tassi sono diminuiti sia per i prestiti a breve sia, soprattutto, per quelli a più lungo termine.
I prestiti alle famiglie consumatrici delle banche e delle società finanziarie hanno registrato nel 2013 una flessione
dell’1,1%. La contrazione ha interessato i mutui per l’acquisto di abitazioni (-1,3%) e il credito al consumo (-2,6%). Nel
primo trimestre dell’anno in corso le erogazioni dei mutui sono tornate a crescere (+0,7%). I tassi di interesse applicati
alle famiglie consumatrici sui prestiti per l’acquisto di abitazioni sono rimasti in media sostanzialmente stabili: l’aumento
registrato sui mutui a tasso fisso nella parte finale dell’anno si è accompagnato alla riduzione, nello stesso periodo, del
costo dei mutui a tasso variabile.
In un contesto di perdurante debolezza della spesa delle famiglie, soprattutto per l’acquisto di beni durevoli, i prestiti
per finalità di consumo hanno mostrato una decisa flessione, in gran parte ascrivibile all’irrigidimento dell’offerta delle
società finanziarie (-3,2%).
È proseguito il deterioramento della qualità del credito in essere verso i prenditori toscani. Il tasso di decadimento,
calcolato come rapporto fra il flusso di nuove sofferenze e la consistenza dei prestiti in essere all’inizio del periodo, è
salito dello 0,8% su base tendenziale, portandosi nella media delle quattro rilevazioni del 2013 al 3,8%. Si tratta di un
valore molto alto nel confronto storico, pari a circa quattro volte i livelli osservati nel periodo precedente l’insorgere
della crisi. Dalla seconda metà del 2010 il tasso di decadimento in Toscana è risultato sempre più elevato nel confronto
con la media italiana. Su di esso hanno inciso le difficoltà di alcune grandi imprese presenti sul territorio, prima nel
settore edile e, successivamente, in quello metallurgico. La consistenza delle sofferenze, includendo anche quelle
oggetto di cartolarizzazione, è salita di circa il 3,0% raggiungendo il 14,4% dei crediti segnalati alla Centrale dei Rischi
alla fine del 2013. I crediti deteriorati diversi dalle sofferenze, che comprendono quelli in temporanea difficoltà (incagli),
quelli scaduti da almeno 90 giorni e quelli ristrutturati, sono aumentati in misura contenuta: il loro peso sul totale
risultava pari al 8,7%, contro l’8,3% del 2012. Le difficoltà di rimborso dei crediti hanno riguardato soprattutto il
settore produttivo, nell’ambito del quale il tasso di decadimento è passato dal 4,3% al 5,7%. Il peggioramento è
risultato diffuso fra i diversi settori di attività economica, sebbene sia stato più intenso per il manifatturiero a causa delle
difficoltà del comparto metallurgico. In termini assoluti il tasso di decadimento è rimasto più alto nel settore edile, dove
ha raggiunto un valore poco al di sotto del 10,0%. I prestiti deteriorati non in sofferenza, pur mantenendosi su valori
rilevanti, hanno registrato un peggioramento meno marcato: alla fine del 2013 si commisuravano all’11,6% del totale
dei crediti alle imprese, una quota più elevata dello 0,4% rispetto al periodo precedente. Per le famiglie consumatrici
anche nel 2013 gli ingressi in sofferenza sono rimasti su valori contenuti: nella media dell’anno il tasso di decadimento
è risultato pari all’1,2%, superiore soltanto dello 0,1% al dato del 2012 e non molto distante dai valori registrati negli
anni precedenti il 2008. L’ammontare dei crediti deteriorati diversi dalle sofferenze aveva raggiunto alla fine del 2013 il
4,0% dei finanziamenti segnalati alla Centrale dei Rischi, in leggero aumento rispetto all’anno precedente.
Nel 2013 i depositi detenuti dalle famiglie e dalle imprese toscane presso le banche, che assieme ai titoli a custodia
costituiscono la principale componente del risparmio finanziario, hanno mostrato una dinamica simile a quella dell’anno
precedente. Alla fine di dicembre l’aggregato era cresciuto del 5,2% su base tendenziale. Ha rallentato il processo di
ricomposizione dai conti correnti ai depositi a risparmio. Per le famiglie consumatrici la crescita dei depositi si è di fatto
dimezzata (dall’8,0% della fine del 2012 al 4,3% del 2013); nel settore produttivo si è registrata una maggiore vivacità
(+8,4%), dopo il calo registrato dodici mesi prima (-2,1%). Il valore complessivo, ai prezzi di mercato, dei titoli a
custodia nel portafoglio delle famiglie consumatrici e delle imprese toscane si è ridotto dell’1,2% al termine del 2013.
Tra le diverse tipologie di attività finanziarie, è aumentato il valore delle quote di OICR e delle azioni, mentre è rimasto
stazionario quello dei titoli di Stato; si è al contempo fortemente ridotto quello delle obbligazioni societarie e
soprattutto bancarie (alla fine del 2013 le obbligazioni bancarie rappresentavano oltre il 40% dei titoli depositati a
custodia dalle famiglie consumatrici toscane presso le banche). Tali dinamiche sono sostanzialmente analoghe con
riferimento al portafoglio delle sole famiglie consumatrici, che detengono oltre l’85% del complesso dei titoli a custodia
presso gli intermediari creditizi.
Il Lazio
La tendenza recessiva dell’economia del Lazio è proseguita nel 2013, dopo che si è arrestato anche il sostegno delle
esportazioni. Permane una fase caratterizzata dalla contrazione degli investimenti delle imprese, mentre i consumi delle
famiglie, in linea con il dato nazionale, continuano ad evidenziare cali piuttosto marcati. Secondo le stime più recenti, il
PIL regionale si sarebbe ridotto di circa l’1,7% nel 2013, un dato che riflette gli andamenti del paese nel suo complesso,
anche se in termini assoluti la flessione è lievemente meno accentuata. I segnali rivenienti dai dati congiunturali nei
primi mesi dell’anno in corso sembrano meno pessimistici: le indagini condotte in marzo-aprile del 2014 dalla Banca
d’Italia evidenziano una stabilizzazione della produzione e della domanda interna; migliorano lievemente i programmi
di investimento delle imprese per il 2014.
Nell’industria si sono ancora lievemente ridotti la produzione, il fatturato e gli investimenti. Si è anche ridotto l’effetto
di traino della domanda estera, che rimane limitato ad alcune grandi imprese, concentrate nei settori chimico e
farmaceutico.
28
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
Nelle costruzioni l’attività economica ha continuato a ridursi, in particolare nel comparto delle opere pubbliche; sono
diminuite più lievemente le compravendite di abitazioni e le quotazioni di mercato. La redditività delle imprese edili si è
ulteriormente ridotta.
Il settore dei servizi ha fortemente risentito del calo nei consumi delle famiglie, soprattutto nel commercio di beni di
consumo durevoli: le imprese hanno registrato un minor fatturato e rivisto al ribasso gli investimenti. È invece
proseguita la crescita del numero dei turisti, in particolare degli stranieri, la cui spesa si è accresciuta.
Come riflesso, l’occupazione regionale ha evidenziato una persistente tendenza alla contrazione (-2,0% circa), con un
sensibile aumento della disoccupazione giovanile. Il ricorso alla Cassa integrazione è rimasto ampio, anche se il
contenimento della componente in deroga ne ha contenuto le dinamiche. Il tasso di disoccupazione è cresciuto di oltre
il 2,0%, superando il 12,0%, per l’aumento di coloro che hanno perso il lavoro e dei giovani in cerca di primo impiego.
Le incertezze connesse agli avversi sviluppi nel mercato del lavoro hanno avuto pesanti riflessi sui consumi finali interni,
nonostante la sostanziale tenuta degli indici di fiducia di famiglie e imprese.
Fonte: elaborazioni interne su dati ISTAT
Più in dettaglio, dalla seconda metà del 2013 si è arrestato il calo dell’attività industriale nel Lazio; la domanda interna è
tornata a fornire un debole sostegno, mentre hanno rallentato le esportazioni. Gli investimenti sono rimasti contenuti,
ma migliorano lievemente le prospettive per l’anno in corso.
Sulla base dei giudizi qualitativi delle imprese, raccolti dall’ISTAT per l’intero Centro Italia, la produzione industriale ha
mostrato un graduale recupero ad inizio 2014, grazie al contributo della domanda interna.
L’indagine condotta tra marzo e aprile dalla Banca d’Italia presso un campione d’imprese industriali del Lazio con
almeno 20 addetti conferma il lieve miglioramento della congiuntura del settore. Nella media del 2013, che risente
dell’andamento negativo del primo semestre, circa il 45% delle imprese industriali regionali ha registrato un fatturato
nominale in crescita, contro il 30% dell’anno precedente. Per il 2014 più della metà delle aziende si attende di
accrescere le vendite, in linea con la tendenza nazionale.
La debolezza del quadro congiunturale e il limitato grado di utilizzo della capacità si sono riflessi in negativo sugli
investimenti: l’indagine della Banca d’Italia evidenzia che nel 2013 solo il 40% delle imprese industriali intervistate ha
accresciuto gli investimenti in capitale fisico rispetto al 2012. Le imprese industriali di maggiori dimensioni con sede nel
Lazio, che hanno ancora ridotto gli investimenti nel 2013, starebbero programmando una loro crescita per il 2014.
La quota di aziende che segnala utili di bilancio nel preconsuntivo per il 2013 è diminuita rispetto ai già contenuti livelli
registrati l’anno precedente. Le indagini della Banca d’Italia evidenziano come le imprese che si sono ristrutturate negli
ultimi anni, indipendentemente dal comparto produttivo di appartenenza, investendo in innovazione e nello sviluppo
dei canali commerciali, abbiano mostrato una miglior tenuta produttiva.
All’interno dei principali settori di specializzazione regionale convivono imprese in espansione e casi di crisi aziendale.
Nella farmaceutica, la lieve crescita della produzione è trainata dalle esportazioni, non soltanto per le grandi
multinazionali, ma anche per alcune piccole e medie imprese. Alcune imprese stanno investendo in innovazione e nel
marchio, favorendo la ripresa delle esportazioni; altre imprese attraversano fasi di ristrutturazione. Il polo alimentare tra
le province di Roma e di Latina registra la crisi di marchi internazionali e le relative ristrutturazioni aziendali, anche per la
debole domanda interna (sono pochi i casi di crescita del fatturato e delle esportazioni nel settore).
In base alle indagini recenti di Unioncamere Lazio su un campione significativo di imprese laziali, nel 1° trimestre 2014
le condizioni complessive del sistema produttivo regionale non sembrano migliorate rispetto alla media del 2013.
Nonostante siano emersi alcuni timidi segnali di attenuazione della tendenza recessiva del comparto manifatturiero
regionale, la congiuntura economica è giudicata ancora critica; gran parte delle aziende intervistate evidenzia la
stagnazione del fatturato e degli utili, mentre anche il mercato del lavoro presenta molti aspetti problematici e di natura
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Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
strutturale. Le stime e le misurazioni effettuate sulla base del campione considerato riportano, per il 1° trimestre
dell’anno, una flessione del fatturato, degli ordini e dell’occupazione rispettivamente del 4,0%, del 4,0% e dello 0,7%,
segnalando un peggioramento ulteriore benché di dimensione meno marcata di quanto rilevato a fine 2013; nei giudizi
espressi dagli intervistati, le prospettive non sono di fatto mutate.
Il 36% delle aziende campionarie lamenta una fase di ridimensionamento del proprio business. Questa percentuale si è
leggermente ridotta (del 3,0%)) rispetto a quanto rilevato a fine 2013, ma la situazione non sembra migliorare in modo
sostanziale. Restano poche le aziende che indicano di essere in una fase di crescita (il 5,9%), mentre si allarga la quota
dei giudizi di stabilità (58,1%). Ne risulta un quadro in cui molte imprese stanno resistendo alla crisi, tanto da prepararsi
ad una possibile leggera ripresa, ma l’inversione del ciclo appare, per il momento, molto lontana. I dati relativi ai singoli
settori produttivi confermano la diffusa situazione di crisi, meno evidente nel comparto dei servizi e dell’agricoltura.
Particolarmente colpiti dalle difficoltà risultano il comparto edile, seguito dal manifatturiero e dal commercio. In tali
settori la percentuale di aziende che ha dichiarato di trovarsi in una fase di ridimensionamento si avvicina o supera il
40% del campione.
Le esportazioni, che rappresentano l’unico aggregato in crescita, rivelano da mesi un limitato dinamismo. Nell’ambito
del campione analizzato, infatti, sono poche le aziende che hanno indicato di avere incrementato, nel corso dei primi
mesi del 2014, le vendite all’estero. Resta debole la dinamica degli investimenti produttivi. In particolare, nei primi tre
mesi del 2014 risulta in calo la percentuale di imprese che ha effettuato nuove spese in macchinari e ICT, mentre è più
vivace l’andamento degli investimenti in immobili e in mezzi di trasporto.
Le previsioni sul fatturato, sugli utili, sull’occupazione e sulle esportazioni sembrano improntate ancora a estrema
cautela. Sono infatti poche le aziende del campione che prefigurano nei prossimi mesi un incremento di tali grandezze
e quindi un possibile miglioramento della propria condizione. Tuttavia si allarga (rispetto a quanto rilevato alla fine del
2013) l’area di chi prevede una situazione di stabilità; questo suggerisce una significativa capacità di tenuta delle
imprese alle condizioni avverse del mercato, l’allentamento della fase critica e la possibilità di avviare una lenta fase di
ripresa.
Fonte: elaborazioni interne su dati Unioncamere Lazio
Nel 2013 l’export del Lazio (17,7 miliardi, il 4,5% del totale nazionale) ha registrato un calo del -1,6% tendenziale. Si è
quindi osservata la prima variazione negativa dal 2010 (+5,0% nel 2012, +13,9% nel 2011 e +25,7% nel 2010), che
evidenzia quanto la crisi abbia influenzato l’attività economica sul territorio regionale. Determinante in tal senso
l’indebolimento della domanda da parte dei paesi extra UE, che con un -6,6% abbattono la lieve ma continua crescita
dell’export verso i paesi dell’Unione (+1,5%).
Osservando il peso delle esportazioni dei singoli settori sul totale regionale, i prodotti trainanti sono risultati i
farmaceutici e bio-medicali (40,7%), i chimici (11,2%), i mezzi di trasporto (7,9%). Tra tutti si segnala la forte crescita
proprio degli articoli farmaceutici (+15,1%) e dei macchinari ed apparecchi n.c.a. (+11,2%), alla quale però si è
accompagnato contestualmente il crollo del coke e dei prodotti petroliferi raffinati (-50,4%) e dei mezzi di trasporto (21,9%, con gli autoveicoli che raggiungono il -26,3%). Nell’ultimo quinquennio il commercio estero del Lazio ha
sostanzialmente mantenuto la propria specializzazione nei settori a media e alta tecnologia (tra i quali farmaceutica e
chimica) che determinano quasi il 70% delle esportazioni regionali, contro il 30% della media nazionale e delle
maggiori regioni del Nord. Sono invece meno presenti i settori tradizionali delle produzioni tipiche del paese.
Nel primo trimestre 2014 le esportazioni regionali (4,3 miliardi, il 4,5% del totale nazionale) sono diminuite del -1,2%
in termini tendenziali. La regione continua a collocarsi tra quelle che contribuiscono maggiormente all’aumento delle
vendite verso i paesi UE (+7,9%) insieme a Emilia-Romagna (+9,4%), Lombardia (+3,2%), Veneto (+5,2%) e Piemonte
(+5,9%); mentre risulta determinante l’indebolimento della domanda da parte dei mercati extra UE, verso i quali il Lazio
30
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
riporta un calo pari a -17,9%. Il principale destinatario delle merci continua ad essere l’UE con il 70,7%; seguono l’Asia
Orientale (7,2%), i Paesi europei extra-UE (5,7%), l’America settentrionale (5,1%) e il Medio Oriente (3,4%).
Osservando l’incidenza delle esportazioni dei singoli settori sul totale regionale, i prodotti più rilevanti risultano:
farmaceutici e bio-medicali (43,4%), chimici (10,1%) e mezzi di trasporto (9,1%).
Nel 2013 è proseguita la marcata caduta dell’attività economica nel settore delle costruzioni. Secondo le stime
Ance/CRESME Lazio, il valore aggiunto dell’edilizia sarebbe diminuito del 6,6% a prezzi costanti. Secondo i dati delle
Casse Edili vi è stata una riduzione degli occupati e delle ore lavorate; è proseguito il calo del numero delle imprese
attive in regione.
Con riferimento alla sola provincia di Roma (che comunque spiega gran parte delle tendenze di fondo del settore edile
nella regione) le costruzioni continuano a sperimentare diffuse difficoltà. In base a stime del CRESME, il valore della
produzione si sarebbe ridotto del 1,3% nel 2013, mentre nei primi nove mesi dell’anno il numero di addetti delle
imprese artigiane di settore sarebbe diminuito di oltre il 18,0%. Le opere pubbliche avrebbero registrato la flessione più
significativa dell’output produttivo (-3,7%), a causa soprattutto dell’irrigidimento fiscale e della spesa pubblica. Il segno
rimarrebbe negativo anche per l’edilizia in generale: per quella non residenziale privata la contrazione degli investimenti
nell’anno passato (-1,9%) sarebbe anche il riflesso di un mercato immobiliare ancora depresso (-7,0% le transazioni nel
2013). D’altra parte, le condizioni creditizie sono rimaste mediamente rigide, causando una sensibile diminuzione dei
finanziamenti al settore non residenziale (sia per quanto riguarda l’acquisto di fabbricati che per gli investimenti).
Secondo il CRESME, timidi segnali di ripresa rivengono dai dati preliminari sulla nuova produzione che, spinta dal
settore agricolo e produttivo, potrebbe anticipare una maggiore vivacità degli investimenti già nel 2014.
Produzione edile: valore della produzione e investimenti in costruzioni in provincia di Roma
Edilizia residenziale
Edilizia non res. priv.
Opere pubbliche
TOTALE INVESTIMENTI
Manutenzione ord.
Tot. valore della produz.
Milioni di Euro correnti
2006
2011
2012
2013
4.923
5.234
5.002
5.000
1.415
806
836
824
2.721
2.397
2.029
1.965
9.058
8.437
7.867
7.789
2.103
2.369
2.427
2.448
11.161
10.806
10.294
10.237
Variazioni % su valori a prezzi costanti
2011/2010 2012/2011 2013/2012 2013/2006
-3,1%
-6,5%
-0,9%
-13,9%
-42,6%
1,3%
-1,9%
-51,6%
-4,5%
-17,2%
-3,7%
-39,9%
-9,4%
-8,8%
-1,8%
-27,6%
-1,2%
0,2%
0,1%
-2,3%
-7,7%
-6,8%
-1,3%
-22,8%
Mercato privato: nuova produzione residenziale e non residenziale in provincia di Roma
Volumi ultimati ('000 MC)
2006
2011
2012
2013
Agricolo
303
109
107
239
Industriale e Artigianale
2.384
281
277
374
Commerciale e Turistico
1.242
403
162
157
Altro non residenziale
421
263
302
249
Residenziale
6.923
4.340
3.357
3.198
Totale Roma e provincia
11.273
5.396
4.205
4.217
Totale Italia
266.588 155.474 135.112 119.340
Fonte: elaborazione e stime CRESME/Si – aggiornamento maggio 2014.
Variazioni %
2011/2010 2012/2011 2013/2012 2013/2006
-24,0%
-1,8%
124,1%
-21,0%
-47,5%
-1,5%
34,9%
-84,3%
-39,4%
-59,7%
-3,4%
-87,4%
-89,3%
14,5%
-17,6%
-41,0%
-12,2%
-22,7%
-4,7%
-53,8%
-23,9%
-22,1%
0,3%
-62,6%
-15,1%
-13,1%
-11,7%
-55,2%
Tra marzo e maggio 2014 la Banca d’Italia ha condotto la periodica indagine su circa 500 aziende nazionali di
costruzioni con almeno 10 addetti, che per il Lazio riguarda prevalentemente grandi imprese che realizzano opere
pubbliche. Anche in questo comparto nel 2013 si è ridotta l’attività, solo parzialmente sostenuta dai lavori realizzati
all’estero dalle maggiori imprese. L’indagine segnala un’incidenza molto elevata dei ritardati pagamenti delle
Amministrazioni Pubbliche per lavori e forniture già svolti. Le rilevazioni della Banca d’Italia presso le banche
evidenziano una domanda di credito molto debole da parte delle imprese edili nella seconda parte del 2013, assieme al
permanere, anche nei primi mesi di quest’anno, di tensioni nelle condizioni di accesso al credito, per l’elevata rischiosità
dei finanziamenti al settore.
Nel 2013 si è ridotta l’attività economica nel settore dei servizi, che determina oltre il 75% del PIL regionale; vi ha inciso
la debolezza dei consumi delle famiglie. La flessione del 2013 ha interessato prevalentemente il commercio e in misura
minore i trasporti, mentre è proseguita l’espansione del turismo. Nella seconda parte del 2013 e nel 1° trimestre 2014
si sono registrati primi segnali di ripresa dell’attività del settore e del clima di fiducia delle imprese.
L’indagine annuale della Banca d’Italia sulle imprese dei servizi privati non finanziari con almeno 20 addetti evidenzia
per il 2013 un fatturato nominale in crescita per poco meno della metà delle imprese con sede nel Lazio. Per il 2014 la
maggioranza delle imprese del comparto si attende un aumento del valore delle vendite. Nel 2013 gli investimenti delle
imprese dei servizi privati regionali hanno risentito del basso livello dell’attività economica. La quota di aziende che ha
accresciuto gli investimenti è rimasta contenuta, in prossimità dei livelli dell’anno precedente. Molte imprese hanno
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Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
rivisto al ribasso i propri programmi di investimento nel corso dell’anno; vi ha influito anche la ridotta propensione a
investire da parte delle grandi utilities di rilevanza nazionale con sede nel Lazio, che avevano invece sostenuto gli
investimenti fino al 2010.
È proseguito il calo dei consumi nel Lazio (-2,5% su base tendenziale), soprattutto per gli acquisti di beni durevoli.
Secondo i dati dell’Osservatorio Findomestic la spesa media delle famiglie del Lazio destinata ai beni durevoli ha subìto
una flessione del 6,9% nel 2013 (-13,0% nel 2012), più ampia della media nazionale. La riduzione ha interessato
soprattutto l’acquisto dei prodotti dell’elettronica di consumo e di mobili. Secondo i dati ANFIA, il sensibile calo delle
immatricolazioni di autoveicoli (-15,8% nel 2013) è proseguito nel primo trimestre del 2014. La riduzione è stata
ampiamente superiore alla media nazionale. La prolungata crisi del commercio ha comportato anche nel 2013
numerose chiusure di esercizi commerciali. Nei dati di Movimprese, i saldi tra natalità e mortalità delle imprese
commerciali sono stati negativi in tutte le province e nei principali comparti di vendita all’ingrosso e al dettaglio.
E’ proseguita la crescita dei turisti nel Lazio : nel 2013, secondo i dati dell’Ente Bilaterale del Turismo del Lazio, sono
cresciute del 5,3% circa le presenze dei turisti nelle strutture ricettive della provincia di Roma. Vi hanno contribuito
maggiormente i turisti stranieri (+6,2%), che costituiscono i due terzi del totale, rispetto a quelli italiani (+3,7%). La
permanenza media presso le strutture alberghiere è rimasta appena superiore a due giornate, come negli anni
precedenti. Prime stime evidenziano un forte aumento delle presenze turistiche nei primi cinque mesi del 2014,
collegate anche agli eventi religiosi del periodo. Dopo una lieve flessione registrata nel 2012, la spesa degli stranieri ha
ripreso il sostenuto trend di crescita degli anni precedenti. L’indagine della Banca d’Italia sul turismo internazionale
evidenzia un aumento rilevante nel 2013 della spesa dei visitatori stranieri nel Lazio (+7,2%). L’incremento è
interamente dovuto ai viaggi per turismo, mentre sono rimasti stazionari gli arrivi per motivi di lavoro.
Nel 2013 è proseguita la diminuzione del traffico dei passeggeri negli aeroporti di Roma Fiumicino e Ciampino (-1,4%).
La riduzione complessiva è stata determinata da una contrazione dei passeggeri sui voli nazionali (-7,2%), dal lieve calo
di quelli extraeuropei e dall’aumento dei voli verso i paesi dell’Unione Europea. Nel primo quadrimestre del 2014 il
traffico nazionale è rimasto stazionario, mentre è proseguita la crescita dei passeggeri sui voli internazionali (+6,6%).
Con 36 milioni di passeggeri all’anno, Fiumicino rimane il principale scalo aeroportuale italiano, e fra i primi dieci in
Europa. La diminuzione dei voli nazionali negli ultimi anni è stata in media del -16%, un fenomeno connesso al
miglioramento ed alla riduzione dei tempi di percorrenza nella tratta Roma-Milano dovuta ai treni ad alta velocità.
Nel 2013 il traffico crocieristico nel porto di Civitavecchia è aumentato del 5,8%, riprendendo il trend di crescita che si
era interrotto nel 2012 dopo l’incidente all’Isola del Giglio. Rispetto al 2009 il flusso dei crocieristi nel porto laziale è
aumentato complessivamente del 40%. Con oltre 2,5 milioni di turisti nel 2013, il porto di Civitavecchia si conferma il
principale snodo del traffico crocieristico nel Mediterraneo per numero di approdi, e il secondo dopo Barcellona per
numero di passeggeri. Nello stesso anno è proseguita la caduta del traffico dei passeggeri di linea (-12,0%), avviatasi da
alcuni anni.
Fonte: ISTAT
Nei mesi autunnali del 2013, il tasso di inflazione al consumo nel Lazio è sceso rapidamente ed in modo significativo, in
linea con le dinamiche nazionali, soprattutto a causa della forte flessione delle vendite finali al dettaglio. Da settembre a
dicembre si è sperimentato un calo dell’indice dei prezzi di circa lo 0,4%, che ha condotto l’indice dei prezzi al
consumo regionale dall’1,0% allo 0,6%; tale tendenza è proseguita nel primo semestre del 2014, quando il tasso di
incremento dei prezzi al consumo ha più volte toccato la variazione nulla. La tendenza non pare doversi attenuare nei
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Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
prossimi mesi, dal momento che riflette una dinamica comune all’intera Eurozona. I bassi prezzi dei beni energetici
importati e l’elevato valore del tasso di cambio completano un quadro non favorevole ad una ripresa dell’inflazione.
Riguardo al mercato del lavoro, In linea con il dato nazionale, nella media del 2013 nel Lazio gli occupati (2.208.000
unità) sono diminuiti dell’1,9% rispetto all’anno precedente. Si segnala un forte aumento del numero di disoccupati,
che è salito del 14,4% e ha raggiunto le 310.000 unità. Con riferimento alla componente inattiva (1.324.000 unità),
nella regione si è verificato un incremento più ampio di quello italiano, pari al +2,2%; inoltre, il tasso di inattività, pari
al 34,8%, è aumentato dello 0,5%. Il tasso di occupazione si è portato al 57,5% (1,6% in meno rispetto al 2012),
mentre il tasso di disoccupazione è salito al 12,3% (1,5% in più del 2012). Il tasso di disoccupazione giovanile è
passato dal 40,0% del 2012 al 45,9% del 2013.
In base ai dati preliminari ISTAT, nel 1° trimestre 2014 nel Lazio sono aumentati lievemente gli occupati (+0,3%) ed è
cresciuto il numero di disoccupati (+7,6%), che hanno raggiunto le 338 mila unità. Il flusso degli inattivi è passato in
territorio negativo, segnando una diminuzione del -1,8% in termini tendenziali. Il tasso di occupazione è rimasto
sostanzialmente stabile (+0,1%) al 57,4%, mentre il tasso di disoccupazione è salito al 13,2%, in rialzo di 0,8%
rispetto allo stesso trimestre del 2013.
In base alle elaborazioni di Confindustria Lazio su dati INPS, nel 2013 le ore di CIG complessivamente autorizzate in
regione hanno fatto segnare un calo tendenziale pari a -10,5%, raggiungendo i 76,9 milioni di ore. La contrazione
delle ore autorizzate totali sintetizza, da un lato, la forte riduzione della CIG in deroga (-40,1%, 18,4 milioni di ore) e,
dall’altro, un sostanziale aumento della CIG ordinaria (+9,5%, 23,5 milioni di ore) e di quella straordinaria (+3,7%,
34,9 milioni di ore).
Nel 2013 il totale delle ore di cassa integrazione nell’industria del Lazio si è attestato a 47 milioni, in calo del 6,3% sullo
stesso periodo dello scorso anno. Particolarmente pesante il ricorso alla CIG dell’industria meccanica, che ha assorbito il
33,4% delle ore complessivamente autorizzate (sostanzialmente invariata rispetto al 2012); seguono le imprese dei
trasporti e delle telecomunicazioni, che rappresentano il 24,8% del totale e segnano un calo del 9,1%.
Nel commercio le ore autorizzate (15,3 milioni) sono diminuite del 31,2% e, al suo interno registrano flessioni quasi
tutti i sotto-settori. Nel comparto delle attività varie (professionisti, artisti, scuole e istituti privati di istruzione, istituti di
vigilanza, case di cura private), che costituisce la componente con maggiore incidenza (8,1 milioni di ore), il calo che si è
registrato è del 38,1%. Ha segnato un calo il numero di ore autorizzate nel commercio al dettaglio (-13,1%, 3,4 milioni
di ore) e nel commercio all’ingrosso (-7,4%; 2,3 milioni di ore). Infine, i dati relativi all’Edilizia indicano un monte ore
totale autorizzato pari a 12,7 milioni, in aumento del 12% rispetto all’anno precedente.
Con riferimento ai dati preliminari, nel primo trimestre 2014 la CIG totale nel Lazio ha raggiunto 20,7 milioni di ore,
con un aumento del 14,6% rispetto allo stesso periodo del 2013. L’espansione delle ore autorizzate totali si deve
soprattutto alla crescita della richiesta alla cassa ordinaria pari al 40,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (8
milioni di ore). Tale aumento è accompagnato dalla dinamica più contenuta della cassa straordinaria (+6,6%, per 8,6
milioni di ore) e dalla lieve diminuzione della cassa in deroga (-4,8%, per 4 milioni di ore).
Cassa Integrazione e Guadagni nel Lazio e in Italia
(milioni di ore autorizzate, gennaio-marzo 2014)
Fonte: Confindustria Lazio su dati INPS
Nel 2013 i crediti bancari alla clientela residente nel Lazio hanno segnato una progressiva caduta, la cui intensità si è
attenuata solo nell’ultima parte dell’anno. A dicembre la diminuzione rispetto a dodici mesi prima è stata del 3,8%,
contro una crescita del 2,0% nell’anno precedente; informazioni preliminari segnalano che la flessione sarebbe
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Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
proseguita anche nei primi mesi del 2014. La debolezza dell’attività economica si è riflessa sui finanziamenti al settore
privato non finanziario dell’economia (famiglie e imprese) che si sono contratti del 5,9% nel 2013 (-3,6% nella media
nazionale); il calo è stato marcato soprattutto per le imprese (-8,7% dal -3,0% a fine 2012). Sull’intensità della
riduzione dei prestiti al settore produttivo continua a influire anche il processo di sostituzione del credito bancario con
emissioni obbligazionarie da parte delle imprese di maggiori dimensioni con sede in regione. La contrazione dei
finanziamenti bancari alle imprese è stata più ampia per gli intermediari appartenenti ai primi cinque gruppi (-9,8%)
rispetto alle altre banche (-7,4%). Il credito alle famiglie consumatrici, dopo aver rallentato nel 2012, ha iniziato a
contrarsi a partire dal secondo semestre del 2013, registrando un calo del -0,7% a fine anno. Sulla base di informazioni
preliminari, nei primi mesi del 2014 il calo dei prestiti alle famiglie sarebbe proseguito (-0,4% a marzo), mentre la
riduzione del credito alle imprese si sarebbe mantenuta su ritmi moderatamente più contenuti rispetto a quelli della fine
del 2013 (-6,7% a marzo).
Secondo le risposte fornite dagli intermediari intervistati nell’ambito dell’indagine regionale condotta dalla Banca
d’Italia e relativa alla seconda metà del 2013, la dinamica dei finanziamenti a famiglie e imprese nel Lazio è stata
condizionata da una domanda di credito ancora debole e da residue tensioni dal lato dell’offerta. Sulla riduzione della
domanda di credito da parte delle imprese ha influito, oltre che la sostituzione di credito bancario con obbligazioni,
l’incertezza sulle prospettive dell’attività economica; sulle politiche di offerta delle banche, rimaste prudenti per larga
parte del secondo semestre, ha inciso la rischiosità percepita della clientela. All’andamento ancora negativo della
domanda delle imprese per gli investimenti produttivi, si è associata la stagnazione del fabbisogno di fondi per il
finanziamento del capitale circolante. Tra i settori produttivi, la domanda di finanziamenti si è confermata più debole
per le imprese edili. Dal lato dell’offerta di prestiti, le banche intervistate indicano che nel secondo semestre del 2013 le
condizioni di accesso al credito sono rimaste sostanzialmente invariate rispetto al semestre precedente,
prevalentemente a causa della rischiosità percepita della clientela. Le persistenti tensioni nell’accesso al credito si sono
tradotte in condizioni di prezzo meno favorevoli per i prestiti più rischiosi. Nella seconda metà del 2013 si sarebbe
interrotto il calo della domanda di credito per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie laziali, così come quello
delle richieste per il credito al consumo. Si sarebbe inoltre arrestato l’irrigidimento delle condizioni praticate sui prestiti
alle famiglie, sia per l’acquisto di abitazioni sia per motivi di consumo, come sembrano confermare sia la flessione degli
spread applicati che il lieve incremento delle quantità offerte.
La riduzione del credito bancario alle imprese nel 2013 è stata più ampia per le aziende di medio-grandi dimensioni (9,3%) che per quelle di più piccole dimensioni (-2,6%); vi ha influito anche la sostituzione con emissioni
obbligazionarie di una quota rilevante dell’indebitamento bancario di alcune grandi imprese. In base alle informazioni
della Centrale dei Rischi, i prestiti erogati da banche e società finanziarie al settore produttivo si erano ridotti a fine
anno per tutti i comparti di attività. La riduzione è stata maggiore per le attività manifatturiere (-10,4%) e relativamente
più contenuta per le costruzioni (-5,9%). Nei primi mesi del 2014, secondo dati preliminari, il calo dei finanziamenti
bancari alle imprese è proseguito per tutte le categorie dimensionali, restando più intenso per quelle medio grandi.
L’analisi condotta da Banca d’Italia su un campione di oltre 30.000 società di capitale con sede in regione mostra che
nel 2013 i prestiti sono diminuiti in maniera significativa per tutte le classi di rischio dei prenditori. L’analisi fa emergere
che alla contrazione dei prestiti per le aziende più rischiose si è associato, a partire dal 2012, il calo dei finanziamenti
per quelle finanziariamente più solide. Su questo andamento hanno influito sia la riduzione della domanda di
finanziamenti sia l’adozione da parte delle banche di politiche di offerta più selettive verso le imprese maggiormente
rischiose. La dinamica della domanda, oltre che il calo degli investimenti e dell’attività produttiva per l’insieme delle
imprese, ha riflesso la ricomposizione delle fonti di finanziamento per alcune realtà di grandi dimensioni. All’interno
della categoria non rischiosa, la contrazione del credito è stata infatti particolarmente accentuata per le società che nel
biennio 2012-13 hanno fatto ricorso al mercato obbligazionario: escludendo queste aziende la flessione del credito
risulterebbe attenuata. Analizzando la dinamica dei prestiti per forma tecnica, che non includono le sofferenze e i
pronti contro termine, la contrazione è stata marcata per quelli a scadenza (mutui e leasing), per il ridimensionamento
dell’attività di investimento in capitale fisso. A tale dinamica negativa si è associata la riduzione del ricorso ai
finanziamenti collegati alla gestione del portafoglio commerciale, come gli anticipi e le altre forme autoliquidanti; anche
le linee di credito in conto corrente, che erano tornate a crescere nella seconda metà del 2012, si sono sensibilmente
ridotte nel 2013. Tra la fine del 2012 e quella del 2013 i tassi d’interesse bancari a breve termine praticati alle imprese
sono rimasti stabili intorno al 7,0%. Nel periodo è inoltre rimasta immutata la differenza, pari a 1,6 punti percentuali,
tra il costo medio dei finanziamenti a breve termine applicato alle piccole imprese e a quelle medio-grandi.
Tenendo conto non solo dei prestiti bancari, ma anche di quelli erogati dalle società finanziarie, nel 2013 il credito alle
famiglie consumatrici si è ridotto dell’1,2% (a fronte di una crescita dello 0,7% del 2012), anche per la diminuzione,
iniziata negli ultimi mesi dell’anno, dei finanziamenti bancari per l’acquisto delle abitazioni (-0,5% a dicembre). Il
credito al consumo, dopo la crescita nella prima parte del 2013, si è contratto nella seconda (-3,1% a fine anno), in
connessione con la riduzione degli acquisti di beni durevoli. Il calo dei prestiti al consumo è stato maggiore per le
società finanziarie e si è concentrato in quelli finalizzati all’acquisto di mezzi di trasporto. In corrispondenza con il calo
delle compravendite immobiliari, nel 2013 le nuove erogazioni di mutui per l’acquisto di abitazioni si sono ridotte del 13,2% (-52,6% nel 2012), in linea con il dato nazionale. Dopo la forte contrazione registrata nel 2012, le erogazioni di
nuovi mutui si sono attestate a circa 2,8 miliardi di euro, il 63,5% in meno rispetto al picco del 2006. Nel trimestre
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Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
finale del 2013 il tasso annuo effettivo globale (TAEG) medio sui nuovi mutui si è attestato al 3,9%, un valore in linea
con il dato di fine 2012.
Fonte: Banca d’Italia, segnalazioni di vigilanza; (1) i dati includono le sofferenze e i pronti contro termine. Il settore
privato non finanziario comprende le imprese e le famiglie consumatrici.
Con riferimento alla qualità del credito, nella media dei quattro trimestri del 2013, il flusso di nuove sofferenze in
rapporto ai prestiti vivi nel Lazio si è portato al 3,5%, in sensibile incremento rispetto a fine 2012 (2,0%). L’aumento
del tasso d’ingresso in sofferenza è stato il riflesso del deterioramento della qualità del credito erogato alle imprese: tra
dicembre 2012 e dicembre 2013 il flusso di nuove sofferenze sui prestiti è salito dal 2,9% al 5,4%, attestandosi al
livello più alto dall’inizio della crisi. Per le famiglie consumatrici l’indicatore è invece rimasto stabile e su valori contenuti
(1,2%). Lo scadimento della qualità del credito ha interessato in misura più ampia le imprese di dimensioni maggiori, il
cui tasso d’insolvenza si è portato dal 2,8% al 5,6%; per le piccole imprese l’aumento è stato più contenuto (dal 3,1%
al 3,4%). Il tasso di ingresso in sofferenza è aumentato in tutti i settori produttivi, sebbene con intensità differente.
L’incremento si è rivelato più contenuto nel settore manifatturiero (dal 2,0% al 2,6%), mentre è stato più marcato nei
comparti dei servizi (dal 2,3% al 5,1%) e delle costruzioni (dal 5,1% al 9,8%). Prime indicazioni relative al trimestre
iniziale di quest’anno segnalano il permanere delle difficoltà di rimborso dei prestiti per le imprese, il cui tasso di
decadimento si è attestato su livelli solo di poco più contenuti rispetto all’ultima parte del 2013 (5,0%). Gli effetti del
prolungarsi della crisi sulla qualità del credito emergono anche dalle consistenze complessive dei crediti deteriorati
detenute dall’insieme degli intermediari finanziari (banche, società finanziarie e società veicolo). Le segnalazioni della
Centrale dei Rischi evidenziano che alla fine del 2013 la quota di prestiti incagliati, scaduti o ristrutturati sul totale era
pari al 12,0% per le imprese e al 3,9% per le famiglie; quella dei prestiti in sofferenza aveva raggiunto il 22,0% per le
imprese e il 9,7% per le famiglie.
Nel corso del 2013 i depositi delle famiglie consumatrici e delle imprese residenti nel Lazio hanno gradualmente
decelerato, registrando a fine anno un lieve calo (-0,5%). L’aggregato è aumentato del 2,1% nella componente dei
conti correnti, mentre i depositi a risparmio hanno segnato un calo del 4,2%. A dicembre 2013 la consistenza dei
depositi detenuti dalle famiglie risultava in aumento dell’1,0% e rappresentava il 71% circa del totale delle disponibilità
liquide del settore privato non finanziario regionale. La crescita, sia pur moderata, dei conti correnti (+1,3%) e dei
depositi a risparmio (+1,8%) è stata in parte bilanciata dal calo dei pronti contro termine. Le imprese hanno ridotto del
4,1% il totale dei depositi. Le loro scelte hanno privilegiato forme tecniche caratterizzate da elevata liquidità: i conti
correnti bancari sono aumentati del 3,6%, mentre si è ridotto il ricorso ai depositi a risparmio (-29,5%). A fine 2013 il
risparmio detenuto dalle famiglie nella forma di titoli a custodia presso le banche è lievemente diminuito (-0,5%). Il
portafoglio titoli detenuto dalle famiglie laziali evidenziava a fine anno una preferenza verso strumenti azionari e quote
di OICR; l’incidenza di queste attività finanziarie sul totale è passata dal 30% del 2012 al 36% del 2013. E’ rimasta
stazionaria la quota di titoli di Stato detenuta, mentre è risultata in calo sia quella delle obbligazioni bancarie (dal 32%
al 28%), sia quella dei titoli di altri emittenti privati (dall’11,7% al 9,5%).
L’Umbria
Nel corso del 2013 l’attività economica in Umbria ha registrato un’ulteriore contrazione, risentendo soprattutto del
debole andamento delle componenti della domanda interna; al netto del settore dei metalli, le cui vendite risentono
fortemente di operazioni infragruppo legate all’acciaieria di Terni, la domanda estera ha invece fornito un contributo
largamente positivo. La spesa per investimenti è diminuita per il terzo anno consecutivo, come riflesso della ridotta
redditività aziendale e dell’incertezza sulle prospettive economiche, mentre è proseguita la contrazione dell’attività
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Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
industriale, sebbene a ritmi inferiori rispetto a quelli registrati negli anni precedenti. La perdita di valore aggiunto nel
settore delle costruzioni ha toccato il 20% dall’inizio della crisi, mentre le condizioni del mercato del lavoro hanno
continuato a peggiorare, con il tasso di disoccupazione che ha superato il 10% a fine 2013. In tale contesto stime
preliminari indicano che il PIL regionale sarebbe diminuito di circa il 2,0% su base tendenziale, un dato lievemente
peggiore della media nazionale (-1,9%).
In base all’indagine periodica della Banca d’Italia, nel 2013 il fatturato è diminuito del 3,2% in termini reali (-4,9% nel
2012); le imprese che hanno registrato una flessione delle vendite nel corso dell’anno prevalgono nettamente su quelle
che hanno conseguito un aumento (52% contro 34%). Gli andamenti settoriali mostrano tuttavia sensibili differenze: la
contrazione del fatturato è stata più pronunciata per le imprese del comparto dei metalli (che hanno risentito della
debolezza della domanda aggregata) e della lavorazione dei minerali non metalliferi (condizionate dalla prolungata crisi
delle costruzioni). La crescita dell’export ha viceversa sostenuto le vendite del tessile, abbigliamento e alimentare,
favorendo al contempo un certo recupero delle produzioni meccaniche a più elevato contenuto tecnologico. In una
situazione di incertezza sull’evoluzione del quadro macroeconomico, a fronte di un’ampia capacità inutilizzata, gli
investimenti hanno registrato una nuova flessione. Secondo l’indagine sopra citata, la percentuale di imprese che ha
ridotto la spesa rispetto a quella programmata nel 2012 è rimasta più alta di quella relativa alle aziende che hanno
ampliato i propri piani di accumulazione di capitale fisso (57% contro il 35%); le previsioni formulate dagli intervistati
non indicano un mutamento di scenario per l’anno 2014.
Fonte: Banca d’Italia, Indagine sulle imprese industriali dell’Umbria
La difficile fase congiunturale ha continuato a riflettersi sulla redditività delle aziende, seppure con minore intensità
rispetto al 2012: il 34% delle imprese del campione Banca d’Italia ha chiuso il bilancio 2013 in perdita, un valore
elevato ma comunque inferiore a quello registrato un anno prima (41%). La quota di aziende che segnala un utile
(47%) è rimasta invariata.
Evidenze più recenti e relative al 1° trimestre 2014 segnalano una rinnovata difficoltà del settore manifatturiero
regionale, in linea con quanto sta avvenendo a livello nazionale. I risultati dell’indagine trimestrale, condotta su un
campione di 400 imprese industriali regionali ed elaborati da Unioncamere Umbria evidenziano infatti la probabile
interruzione di quella tendenza alla graduale attenuazione del ciclo recessivo che si era manifestata nel corso del 2012.
In base all’indagine, la produzione industriale ha fatto segnare un decremento dello 0,1% sullo stesso trimestre
dell’anno precedente, in evidente contrasto con il dato medio nazionale (che fa registrare una crescita dell’1,2%). Il
risultato si colloca comunque in un contesto territoriale più ampio, quello del Centro Italia, che ha evidenziato una
variazione negativa dell’1,5%. Anche dal punto di vista qualitativo le segnalazioni degli imprenditori intervistati
appaiono in generale meno positive rispetto al quadro nazionale, ma per l’Umbria va segnalato un certo divario a livello
di classi dimensionali, da cui si evince un migliore andamento per le imprese di medio-grandi dimensioni. In ogni caso
va evidenziato come prevalga la quota degli imprenditori che ha indicato un incremento della produzione su quella che
ha segnalato un calo, sia rispetto al trimestre precedente che allo stesso periodo del 2013, mentre oltre i tre quarti degli
intervistati segnalano una situazione di stabilità. Le previsioni vedono prevalere quanti ritengono che la situazione sia
destinata a migliorare nel trimestre successivo: ammonta a +9% la differenza tra attese di incremento e di riduzione
della produzione, benché la quota preponderante (circa l’80%) si aspetti una situazione di stabilità. Le imprese di
maggiori dimensioni si segnalano per una più marcata incidenza delle aspettative di aumento della produzione.
Le considerazioni svolte per l’andamento della produzione sono in larga parte coerenti con le indicazioni rivenienti
dall’analisi del fatturato. Nel primo trimestre del 2014 le vendite sono tornate in territorio negativo, facendo registrare
un arretramento del -0,2% rispetto allo stesso trimestre dell’anno passato; il risultato si confronta con l’incremento
registrato a livello nazionale (+1,4%), e con la flessione rilevata nelle regioni del Centro Italia (-0,7%). Le indicazioni
qualitative fornite dagli imprenditori intervistati evidenziano una situazione di equilibrio tra coloro che segnalano un
incremento (11%) e quelli che invece dichiarano una contrazione (10%) del fatturato, sia rispetto al trimestre
precedente che allo stesso periodo del 2013. Se si scompone il fatturato tra la quota realizzata sull’interno e quella
realizzata all’estero e ci si sofferma sui risultati di quest’ultima, si ha modo di valutare la buona perfomance del sistema
produttivo umbro rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (+4,6%) che risulta leggermente inferiore al dato
medio nazionale (+4,8%), ma nettamente superiore a quello del Centro Italia (2,8%). In questo caso anche le
segnalazioni di qualità registrano un netto predominio dei giudizi di espansione (30%) su quelli di regressione(3%).
36
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
Anche gli ordinativi, dopo una breve pausa coincidente con il 4° trimestre 2013, hanno fatto segnare una variazione
tendenziale negativa e pari al -0,8% (+1,2% il dato nazionale). Il confronto con il Centro Italia è lievemente meno
penalizzante, visto che in media la flessione è stata di circa il -1,0%. A livello qualitativo i giudizi espressi dagli
intervistati fanno emergere una lieve prevalenza degli imprenditori che indicano un incremento degli ordinativi rispetto
al trimestre precedente, ed una situazione di perfetto equilibrio tra aumenti e cali previsti nei confronti del
corrispondente trimestre del 2013. Un’evoluzione nettamente più brillante caratterizza gli ordinativi provenienti
dall’estero, che fanno registrare un incremento del 2,6% rispetto al 1° trimestre 2013, un risultato sicuramente
incoraggiante ma che ancora una volta è inferiore a quello medio nazionale (+3,4%).
Fonte: Elaborazioni Unioncamere Umbria su indagine trimestrale del Centro Studi Unioncamere Umbria
Dopo aver toccato il punto più basso nel primo trimestre 2013, pari al 59,4% della capacità complessiva, il grado di
utilizzo degli impianti – riferito al solo settore industriale campionato da Unioncamere Umbria - ha fatto segnare una
sensibile e rapida risalita, che l’ha portato al livello di 74,8% nel 1° trimestre 2014; tale valore è simile a quello
registrato dall’Italia nel suo complesso, nonostante che il settore manifatturiero regionale si segnali per una dinamica
più riflessiva rispetto a quello nazionale. La capacità produttiva utilizzata dalle imprese del Centro Italia rimane
superiore (+75,7%).
Alla fine del 1° trimestre 2014 la media delle settimane di produzione assicurata dal portafoglio ordini, pari a 6,5, si
posiziona ad un livello inferiore sia al dato nazionale (8,6) che a quello delle regioni del Centro Italia (9,8).
In occasione dell’indagine realizzata nel 4° trimestre sono state chieste indicazioni in merito agli investimenti realizzati
nel corso del 2013 e alla loro destinazione da cui è risultato che il 40,5% delle imprese intervistate ha effettuato
investimenti. Osservando le risposte secondo la classe dimensionale si riscontra che hanno effettuato investimenti solo il
36,6% delle imprese appartenenti alla classe dimensionale inferiore (0-9 addetti), il 61,1% di quelle da 10 a 49 addetti
e ben l’80,2% della classe con più di 50 addetti. Se invece si considera la destinazione degli investimenti si nota che
l’acquisto di macchine e attrezzature costituisce di gran lunga la quota maggiore (66,4%), seguita da quella degli
elaboratori e sistemi elettronici (19,0%), dai fabbricati (18,7%), dagli impianti relativi alle energie rinnovabili e/o
risparmio energetico (17,3%), al marketing (16,1%), ai software e sistemi informativi (15,6%) e da altre finalità con
incidenze via via inferiori. Anche le previsioni per il 2014 sembrano sostanzialmente confermare lo stesso ordine di
priorità attribuito dagli imprenditori interpellati circa gli investimenti previsti. Nel 2013 le esportazioni regionali a prezzi
correnti sono diminuite del -7,2% (-0,1% in Italia), dopo il robusto incremento del triennio precedente. Il calo ha
riflesso in particolare la dinamica del comparto dei metalli e dei prodotti in metallo (-33,9%); oltre alla contrazione della
domanda mondiale, su tale andamento hanno inciso in misura significativa il venir meno di operazioni infragruppo
riferite all’acciaieria di Terni e la marcata riduzione delle quotazioni dei prodotti siderurgici. Escludendo questo
comparto, che incide per un quarto sul totale, le esportazioni regionali sono cresciute del 7,2%. È proseguita
l’espansione delle vendite nei comparti dell’agroalimentare (+19,4%) e del tessile-abbigliamento (+7,9%), trainato dai
manufatti di lusso. Sono tornate a crescere anche le esportazioni di macchinari e apparecchi (+5,3%), che hanno
recuperato quasi per intero il calo dell’anno precedente.
La riduzione delle esportazioni complessive ha riguardato quasi tutti i principali mercati di sbocco: verso la UE si registra
una flessione del -3,4%, verso i paesi extra-UE del -11,6%. La negativa dinamica del comparto siderurgico ha
determinato, in particolare, una forte contrazione dell’export verso gli Stati Uniti (-29,0%), il Messico (-40%) e la
Germania (-12,5%). Nel mercato statunitense hanno invece ripreso vigore le vendite di prodotti della meccanica ed è
37
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
proseguita la robusta crescita di quelli del sistema della moda. Hanno accelerato gli acquisti di beni agricoli e alimentari
dai paesi dell’Unione europea.
Le importazioni a prezzi correnti sono diminuite del 9,6% (-5,5% il dato nazionale). L’attivo commerciale con l’estero è
lievemente diminuito, attestandosi a 1,4 miliardi di euro.
Fonte: ISTAT
Nel 2013 è proseguita la flessione del livello di attività economica del settore delle costruzioni: stime preliminari delle
associazioni di categoria indicano una riduzione del valore aggiunto in termini reali del 5,5% a fine anno, dopo il calo
del 15,6% del quinquennio precedente. L’indagine periodica della Banca d’Italia sulle imprese delle costruzioni ha
confermato il permanere dello stato di difficoltà del comparto: oltre i due terzi del campione hanno subito una
riduzione dei volumi produttivi rispetto al 2012. La contrazione delle attività si è riflessa sui livelli occupazionali del
settore; sulla base delle informazioni fornite dalle Casse edili, sono calati anche il numero di iscritti (-10,2%) e le ore
lavorate (-16,4%). In base ai dati di InfoCamere-Movimprese, il saldo negativo tra iscrizioni e cessazioni in rapporto al
totale di aziende attive all’inizio del periodo ha continuato a peggiorare (-2,7% contro il -2,3% a fine 2012). Le
prospettive per il 2014 restano improntate al pessimismo. Nel 2013 la fase recessiva del settore edile ha continuato a
interessare sia il comparto privato sia quello delle opere pubbliche. La costruzione di nuove abitazioni ha risentito della
perdurante debolezza della domanda e dell’elevato invenduto, a cui si è associata una persistente rigidità delle
condizioni di accesso al credito. Hanno continuato a diminuire i prestiti erogati per gli investimenti in costruzioni, che
nel 2013 sono risultati poco più di un quinto di quelli concessi nel 2007. Il calo delle transazioni immobiliari ha ridotto
la propria intensità, specialmente nell’ultimo trimestre del 2013; secondo l’Osservatorio del mercato immobiliare
dell’Agenzia delle entrate (OMI), nel 2013 le compravendite di abitazioni sono diminuite del 12,2% (-26,1% nel 2012).
Anche il livello di attività delle opere pubbliche è rimasto contenuto, benché siano tornati lievemente a crescere gli
appalti. Le prospettive a breve termine sono stazionarie: secondo la rilevazione del CRESME, a fronte della flessione del
numero dei bandi di gara (-35,2%) si è registrato un lieve aumento dell’importo complessivo delle opere (+3,9%).
Nel corso del 2013 la flessione dell’attività economica nel settore dei servizi privati non finanziari è continuata,
risentendo della prolungata caduta della domanda interna. Stime Confcommercio indicano una flessione del valore
aggiunto reale del comparto intorno al -1,0% a fine anno.
In base alle indagini condotte dalla Banca d’Italia, si registra una netta prevalenza di imprese che nel 2013 hanno
registrato un calo delle vendite. Rispetto alla rilevazione realizzata nell’autunno dell’anno passato, è aumentato il
numero di aziende in perdita e si è ridotta la quota di imprese con un risultato economico positivo. Le prospettive per il
2014 sembrano indicare un moderato miglioramento del quadro congiunturale.
Nel 2013 si è accentuata la flessione del fatturato degli esercizi commerciali, in particolare quelli di minori dimensioni.
In base alla rilevazione condotta dalla Banca d’Italia sulle aziende del commercio con almeno 20 addetti, il numero di
imprese che hanno aumentato il fatturato è inferiore di 18 punti percentuali rispetto a quello delle aziende che hanno
registrato una contrazione delle vendite; il 70% del campione ha chiuso l’esercizio 2013 in utile. Per le imprese della
grande distribuzione i dati relativi al fatturato e alla redditività sono risultati migliori rispetto alla media del campione.
D’altra parte, la dinamica del commercio è fortemente influenzata dall’andamento delle vendite al dettaglio, che nel
2013 hanno risentito della forte incertezza circa le prospettive reddituali e occupazionali. La flessione della spesa per
beni durevoli delle famiglie umbre è stata tuttavia meno intensa rispetto al 2012; secondo l’osservatorio Findomestic, la
contrazione è stata pari al 4,1% (-13,0% nel 2012). Sulla base dei dati dell’Associazione nazionale fra le industrie
automobilistiche, lo scorso anno il numero di autovetture immatricolate in Umbria si è ridotto dell’8,9% (-7,0% in
38
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
Italia); nel primo trimestre del 2014 il mercato regionale è rimasto debole (-2,4% su base tendenziale), in
controtendenza rispetto al dato nazionale (+5,8%).
Per quanto riguarda le vendite al dettaglio, l’indagine più recente di Unioncamere Umbria segnala che nel 1° trimestre
2014 la dinamica del commercio è rimasta debole.
In particolare, il volume complessivo delle vendite ha fatto registrare un sensibile arretramento (-2,0%) rispetto al
corrispondente periodo del 2013. Un risultato che è frutto di diverse dinamiche dei tre settori in cui si articola il
campione d’indagine: alle significative contrazioni del commercio al dettaglio di prodotti alimentari (-2,8%) e del
commercio al dettaglio di prodotti non alimentari (-3,9%), si è contrapposta una marcata espansione della grande
distribuzione (+6,2%). I dati regionali possono essere meglio interpretati se si confrontano con quelli calcolati a livello
nazionale il cui risultato complessivo registra una contrazione del 3,7%, mentre il Centro Italia accusa una perdita
ancora più pesante (-5,0%). In particolare va rilevato come in ambito nazionale il segno negativo caratterizzi tutti e tre i
settori in cui si articola il campione d’indagine compresa la grande distribuzione (-1,6%). Anche le segnalazioni
qualitative fornite dagli imprenditori intervistati sembrano confermare i deludenti risultati registrati nei primi tre mesi
dell’anno: solo il 3% degli operatori indica un aumento delle vendite a fronte di un 39% che comunica una
diminuzione. Quanto alle previsioni formulate per il prossimo trimestre circa un quarto degli imprenditori interpellati si
aspettano un incremento delle vendite, il 9,0% un calo ed il restante 67,0% una situazione di stabilità.
Anche le previsioni relative agli ordinativi rivolti ai fornitori mostrano una leggera prevalenza delle aspettative di crescita
per il secondo trimestre, considerato che, complessivamente, il 22% del campione presume una positiva evoluzione a
fronte di un 10% che al contrario si aspetta una riduzione. Anche in questo caso emerge una divaricazione tra gli
operatori della grande distribuzione (che prevedono un aumento) rispetto agli altri due settori (che prevedono una
stazionarietà).
Alla fine del 1° trimestre 2014 l’88% delle imprese del campione ritiene adeguata la dotazione delle proprie giacenze, il
7% la valuta esuberante e il 5% scarsa. In questo caso si registra una situazione sostanzialmente uniforme tra le
strutture commerciali di maggiori dimensioni e quelle più piccole.
Anche per il settore commerciale sono stati raccolte ed elaborate alcune informazioni circa gli investimenti effettuati
dalle imprese nell’anno 2013. Interessante la valutazione della propensione agli investimenti delle aziende secondo il
settore di appartenenza; così si nota come la quota più elevata è quella delle grandi strutture commerciali (40,5%), cui
seguono a distanza il commercio al dettaglio di prodotti non alimentari (37,1%) e il commercio al dettaglio di prodotti
alimentari (35,6%).
Per il 2014 le imprese commerciali della regione si attendono un moderato miglioramento del quadro congiunturale;
per la prima volta dal 2011, la previsione riguarda in modo omogeneo sia le imprese medio-grandi che i piccoli esercizi.
Secondo l’indagine della Confcommercio regionale, un terzo di questi ultimi ritiene probabile un aumento del fatturato,
a fronte del 15% che prevede un ulteriore calo delle vendite.
Secondo i dati della Regione Umbria, nel 2013 è proseguito il calo delle presenze turistiche: a una sostanziale stabilità
degli arrivi (+0,1%) si è associata una riduzione dei pernottamenti (-2,2%). La diminuzione ha continuato a riflettere la
dinamica dei turisti italiani (-3,8%), a fronte di un lieve incremento della componente straniera (+0,7%). Il
ridimensionamento del movimento turistico ha riguardato sia gli esercizi alberghieri (-2,1%), sia le strutture di tipo
extralberghiero (-2,3%). La debolezza della domanda si è riflessa sulla redditività: quattro aziende su dieci hanno chiuso
lo scorso esercizio in perdita, mentre il 28% del campione Confcommercio ha registrato un utile. È proseguito
l’aumento dei volumi di traffico dello scalo regionale. Sulla base dei dati diffusi da Assaeroporti, il numero di passeggeri
è cresciuto del 6,7% rispetto al 2012, grazie soprattutto al contributo della componente dei viaggiatori nazionali
(+20,8%).
Le condizioni del mercato del lavoro in Umbria hanno continuato ad evidenziare un marcato peggioramento per tutto il
2013. E’ proseguita la contrazione dell’occupazione: il numero di occupati è diminuito dell’1,1% rispetto al 2012,
mentre le ore lavorate sono scese del -1,8%. La marcata riduzione degli occupati nelle costruzioni (-14,1%) e
nell’industria in senso stretto (-5,6%) è stata solo in parte compensata dalla crescita nei servizi e nell’agricoltura. Il tasso
di occupazione si è ridotto dello 0,4% rispetto a fine 2012 (al 61,1%), a causa soprattutto della forte flessione della
componente giovanile. Nel corso dell’anno passato il tasso di attività è rimasto sostanzialmente invariato, al 68,3%, a
fronte di una flessione della forza lavoro dello 0,4%. Le persone in cerca di occupazione sono cresciute di circa 2.500
unità, sospingendo il tasso di disoccupazione al 10,4%, il valore più elevato dal 1992 (aveva chiuso al 9,8% alla fine del
2012). Secondo l’INPS, le ore di CIG autorizzate nel 2013 sono state circa 18 milioni.
39
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
Fonte: ISTAT
Più in dettaglio, dopo i dati positivi del 1° trimestre 2013, nel 2° e nel 3° si è delineata una pesante contrazione
dell’occupazione regionale, specie per gli uomini, prodotta principalmente dal commercio, dal manifatturiero e dalle
costruzioni, ed una ulteriore crescita della disoccupazione che ha riguardato entrambi i sessi. Tali fenomeni sono stati
solo in parte compensati dai risultati positivi del 4° trimestre, definendo quindi un quadro occupazionale
complessivamente peggiore del 2012. Nel 4° trimestre 2013, l’occupazione umbra (360.000 unità) è aumentata di
2.000 unità rispetto all’analogo trimestre del 2012 (+0,6%) attestandosi su un valore di circa 20.000 unità al di sotto
del livello pre-crisi. L’Umbria è tra le poche regioni d’Italia a mostrare un segno positivo; a livello nazionale
l’occupazione continua a diminuire (-1,7%), data la forte contrazione delle regioni del Mezzogiorno (-4,7%) e le
rinnovate difficoltà del Nord del Paese (-0,9%). Il tasso di occupazione umbro è aumentato di circa l’1,0%, attestandosi
al 61,3%, un valore di circa il 4,0% più contenuto di quello che si registrava nel 2008 che, tuttavia, continua a superare
quello nazionale (55,7%) e quello medio del Centro (60,5%) accusando però un gap di oltre 3 punti percentuali da
quello del Nord Italia (64,3%).
A generare la crescita occupazionale è stato principalmente il settore manifatturiero (77.000, +3.000) e in misura
minore quello dei servizi (164.000, +1.000); è rimasta stabile l’occupazione agricola (12.000), mentre ha continuato a
ridursi l’occupazione nel commercio e accoglienza (81.000, -2.000) e nelle costruzioni (25.000, -1.000). La flessione del
numero di occupati nel commercio ha riguardato sia il lavoro autonomo che quello dipendente, mentre nelle
costruzioni è sceso solo quest’ultimo.
Il tasso di disoccupazione si è così portato al 10,8%, un valore leggermente più contenuto della media del Centro Italia
(11,2%) e di circa 2,0% inferiore al dato nazionale (12,7%); esso accusa tuttavia un ritardo di circa 2 punti percentuali
dal tasso di disoccupazione del Nord Italia (8,9%).
I dati positivi del quarto trimestre hanno in parte ridotto il saldo negativo prodotto nei due trimestri centrali del 2013, il
cui bilancio complessivo resta però negativo. Emerge, infatti, una flessione di 3.000 unità occupate (-1,1% rispetto al
2012) il cui livello attuale (360.000 unità) risulta di 17.000 unità al di sotto del livello pre-crisi (-4,6%).
Il numero di ore di Cassa Integrazione ordinaria, straordinaria ed in deroga complessivamente autorizzato in Umbria
nel corso del 2013 (17.975.116) risulta inferiore del 35,4% rispetto a quello registrato nel 2012. Questa flessione è
principalmente conseguente alla modifica nel 2013 del modello di autorizzazione della cassa integrazione in deroga
della Regione, che prevede periodi autorizzati più brevi ed un monte ore più contenuto, al fine di limitare la spesa.
L'Umbria è tra le regioni che hanno fatto registrare la flessione più significativa: in media a livello nazionale la domanda
del 2013 risulta di poco inferiore a quella del 2012 (-1,4%) e leggermente superiore a quella del 2011 (+10,6%)
contrariamente a quanto si rileva in Umbria (-5,3% rispetto al 2011). Allo stesso tempo l'incidenza dei tre
ammortizzatori in Umbria (3,5%) supera leggermente quella nazionale (3,1%).
A livello di singolo ammortizzatore, le ore di cassa integrazione ordinaria (CIGO) autorizzate in Umbria nel 2013 sono
state 6.417.955, un numero dell’8,3% inferiore rispetto a quello registrato nel 2012, una flessione non presente a
livello nazionale dove la richiesta risulta in modesta crescita (+2,4%). La richiesta di cassa integrazione straordinaria
(CIGS), pari a 6.032.937 ore, risulta in forte crescita rispetto a quella registrata nel 2012 (+34,9%) molto più di quanto
avvenga nell’intero Paese (+14,6%). Le ore autorizzate di cassa integrazione in deroga (CIGD) trasmesse all’INPS nel
corso del 2013 ammontano a 5.524.224, con una flessione del 66,3% rispetto al 2012 per i motivi su indicati.
L’Umbria, la Puglia e il Molise sono le regioni che hanno registrato la flessione più elevata del Paese (in media a livello
nazionale si ha una contrazione del 22,9%); l’incidenza di questo ammortizzatore sul monte ore complessivo (1,1%) in
Umbria risulta ora in linea con la media nazionale (0,8%) e corrisponde a 2.708 unità a zero ore.
Nella corso del 2013 si è accentuata la contrazione dei finanziamenti bancari alla clientela residente in regione, iniziata
nella seconda metà del 2012: a dicembre, i prestiti comprensivi delle sofferenze e delle operazioni pronti contro
termine erano diminuiti dell’2,9% (-0,9% a dicembre 2012). L’andamento negativo ha riguardato sia i finanziamenti
alle famiglie consumatrici (-1,4%), sia quelli al comparto produttivo (-3,4%). La flessione è stata accentuata per il
40
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
credito alle imprese con almeno 20 addetti, che è passato nella seconda metà del 2013 da una sostanziale stazionarietà
ad una flessione del 3,2%; i prestiti alle imprese di minori dimensioni hanno registrato un calo del 3,9%.
In base all’indagine regionale condotta da Banca d’Italia presso gli intermediari, sull’andamento delle erogazioni hanno
pesato criteri di accesso al credito ancora caratterizzati da cautela e una domanda di finanziamenti debole e legata
principalmente alle esigenze di consolidamento delle esposizioni debitorie; nella seconda parte dell’anno sono emersi
segnali di attenuazione delle restrizioni nelle politiche di offerta degli intermediari di maggiori dimensioni. Nel 2013 è
proseguita la crescita del costo dei prestiti, su cui ha influito l’incremento degli spread applicati dalle banche per la
maggiore rischiosità delle controparti. I tassi di interesse a breve termine applicati alla clientela regionale sono
aumentati nell’ultimo trimestre, chiudendo al 7,6%, dal 7,0% della fine del 2012; l’incremento è stato più marcato per
le imprese delle costruzioni e dei servizi. Le informazioni provvisorie relative al primo trimestre del 2014 fanno emergere
segnali di attenuazione del calo dei prestiti (-2,7%), in particolare nel settore delle famiglie consumatrici (-0,6%).
Fonte: Banca d’Italia, segnalazioni di vigilanza. (1) I dati includono le sofferenze e i pronti contro termine. Il totale include anche le
istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie e le unità non classificate o non classificabili. (2) Società in accomandita
semplice e in nome collettivo, società semplici, società di fatto e imprese individuali con meno di 20 addetti. (3) Società semplici,
società di fatto e imprese individuali fino a 5 addetti. (4) Dati provvisori.
Più in dettaglio, nel 2013 al deterioramento del quadro congiunturale si è associato un calo del credito al settore
produttivo regionale. Considerando i prestiti delle banche e delle società finanziarie, la riduzione è stata del 2,8% (0,9% nel 2012). La contrazione è stata particolarmente marcata nel comparto delle costruzioni (-4,3% contro il -1,1%
di dicembre 2012), che ha continuato a risentire della crisi del settore, e nell’industria manifatturiera (-4,1%) in
generale. Nel secondo semestre la flessione si è estesa anche alle imprese dei servizi (-2,1%), in particolare quelle
commerciali, la cui dinamica era rimasta positiva durante tutto il periodo della crisi; si è confermato infine peggiore
della media l’andamento dei finanziamenti alle società immobiliari (-4,4%). La riduzione ha riguardato tutte le principali
forme tecniche di affidamento. I mutui e gli altri impieghi a scadenza, che rappresentano quasi il 70% dei prestiti alle
imprese, hanno proseguito il calo evidenziato dalla metà del 2012 (-5,0%); tale dinamica riflette la perdurante
debolezza dell’attività di investimento. Tra i crediti a breve termine, sono diminuiti sia le aperture di credito in conto
corrente (-5,8%) sia le altre forme di finanziamento del circolante (-13,7%), in corrispondenza con il calo del fatturato.
Sulla base delle informazioni provvisorie, nel primo trimestre del 2014 sarebbe proseguita la flessione dei prestiti alle
imprese (-3,5%), soprattutto nei settori dell’edilizia e dei servizi.
Nel corso del 2013 i finanziamenti concessi alle famiglie consumatrici residenti in Umbria hanno subito una progressiva
riduzione; tenendo conto dei prestiti erogati da banche e da società finanziarie, a dicembre si è registrato un calo
dell’1,6%, a fronte di una sostanziale stagnazione alla fine del 2012 (+0,2%). Il credito al consumo erogato dalle
società finanziarie si è ridotto del 2,2%, a fronte di una crescita del 5,4% nell’anno precedente. Le erogazioni di mutui
per l’acquisto di abitazioni, già dimezzatesi durante il 2012, hanno continuato a flettere anche nel 2013 (-15,0%). La
caduta dei flussi di nuovi finanziamenti si è interrotta nella seconda parte del 2013, in corrispondenza con il
miglioramento delle condizioni applicate dagli intermediari. Pur essendosi ridotto il differenziale rispetto ai tassi fissi (da
1,6% nel 2012 a 1,1% nel 2013), le nuove erogazioni sono state stipulate in larga prevalenza ancora a tasso
indicizzato. Il tasso annuo effettivo globale (TAEG) sui nuovi prestiti a medio e a lungo termine alle famiglie per i mutui
immobiliari è sceso al 4,0% dal 4,4% della fine del 2012.
Nella media dei quattro trimestri del 2013, il flusso di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti vivi in essere all’inizio del
periodo (tasso di decadimento) è stato pari al 3,5%. Il decadimento è lievemente cresciuto rispetto ai livelli già elevati
41
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
dell’anno precedente (3,4%); secondo le informazioni provvisorie relative al primo trimestre del 2014, l’indicatore
sarebbe ulteriormente aumentato, portandosi al 4,2%. Anche le posizioni deteriorate con minore grado di anomalia
(incagli, ristrutturati, scaduti da almeno 90 giorni) hanno continuato a crescere, raggiungendo il 9,1% dei prestiti alla
clientela (7,8% nel 2012). Nel settore produttivo il tasso di decadimento è aumentato (dal 4,2% al 4,3%), restando più
alto per le imprese di minori dimensioni e per le banche appartenenti ai primi cinque gruppi. I flussi di ingresso in
sofferenza continuano ad essere elevati in particolare nel settore edile, dove hanno raggiunto un valore del 6,0%; nei
servizi il tasso è cresciuto notevolmente, portandosi su un livello analogo a quello dell’industria manifatturiera. La
debolezza del reddito disponibile e le crescenti difficoltà sul mercato del lavoro si sono riflesse in un peggioramento
della qualità del credito concesso alle famiglie consumatrici. Il tasso di decadimento ha raggiunto l’1,6% (1,5% nel
2012). Anche l’incidenza delle partite anomale diverse dalle sofferenze è salita, al 4,7% dei prestiti alle famiglie (4,4%
nel 2012).
Nel 2013 i depositi bancari detenuti dalle famiglie e dalle imprese residenti in Umbria hanno confermato la solida
crescita già evidenziata nella seconda metà del 2012 (+5,1%). Le famiglie consumatrici hanno continuato a prediligere
forme di deposito con durata prestabilita o rimborsabili con preavviso, che offrono ancora remunerazioni più elevate
rispetto alle forme a vista; il tasso di interesse sui conti correnti è sceso allo 0,68%. Dopo un triennio in flessione, sono
tornate a crescere le disponibilità liquide detenute dalle imprese. Il valore complessivo, ai prezzi di mercato, dei titoli a
custodia nel portafoglio delle famiglie e delle imprese umbre si è ridotto nell’anno (-0,7%); sono diminuiti in particolare
gli investimenti effettuati dalle famiglie consumatrici in titoli obbligazionari. Le scelte degli operatori si sono orientate
maggiormente verso azioni e fondi comuni di investimento. Secondo l’indagine sopra citata, nel 2013 alla flessione
delle richieste di obbligazioni bancarie si è associato un aumento della domanda di depositi. Gli intermediari hanno
proseguito nell’azione di contenimento della remunerazione offerta, che ha interessato per la prima volta sia la
componente a vista sia quella vincolata dei depositi, oltre che le nuove emissioni obbligazionarie. Alla fine del 2013 le
obbligazioni bancarie rappresentavano il 38% circa
42
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
I primi sei mesi dell’esercizio della Subholding Banca CR Firenze e delle società controllate
I risultati a livello consolidato
Rispetto all’analogo periodo dell’esercizio precedente, il primo
semestre 2014 ha registrato una crescita dei proventi operativi netti
dell’1,3%, grazie al miglioramento del margine commissionale
(+1,6%) e del risultato dell’attività di negoziazione (raddoppiato
grazie ai dividendi erogati da Banca d’Italia); allo stesso tempo sono
risultati in netta riduzione gli oneri operativi (-3,1%), consentendo
al risultato della gestione operativa di raggiungere i 213 milioni di
euro (+8,6% sul 2013). Le rettifiche di valore nette su crediti hanno
evidenziato una riduzione molto rilevante (-39,1%) che ha
permesso di raggiungere un risultato corrente al lordo delle
imposte positivo per 44 milioni di euro (-56 milioni nel 2013),
nonostante la presenza di forti accantonamenti ai fondi per rischi e
oneri. Dopo il passaggio di una pesante fiscalità diretta (per motivi
straordinari) e dopo la deduzione della quota di utile di pertinenza
dei terzi, si giunge ad un risultato netto negativo per 6 milioni di
euro, comunque in netto miglioramento rispetto alla perdita netta
di 61 milioni di euro del periodo di raffronto.
La redditività complessiva consolidata di pertinenza di Banca CR
Firenze, che costituisce l’integrazione dell’utile di periodo con le
componenti reddituali non transitate a conto economico, è passata
da un valore negativo per 53 milioni di euro al 30 giugno 2013 ad
un valore, sempre negativo, per 13 milioni di euro al 30 giugno
2014, riflettendo in massima parte il miglioramento del risultato
netto di periodo.
Raccolta indiretta
(milioni di euro)
22.000
21.064
20.686
30‐giu‐14
31‐dic‐13
17.000
Impieghi a clientela
(milioni di euro)
18.000
17.328
17.774
Le attività finanziarie della clientela si sono attestate a 34.250
milioni di euro, registrando un incremento di 196 milioni di euro
rispetto al 31 dicembre 2013, composto come segue:
Raccolta diretta: in diminuzione di 182 milioni di euro (-1,4%),
sostanzialmente a causa della contrazione dei conti correnti e
depositi (-137 milioni di euro) e dello stock di titoli di debito di 90
milioni di euro (esclusi i certificati di deposito) a seguito del
mancato rinnovo a scadenza, in accordo con la policy di Gruppo. A
tale riguardo si fa presente che l’ammontare delle obbligazioni di
Gruppo collocate dalle banche della Subholding nel corso del primo
semestre 2014 è pari a circa 41 milioni di euro, mentre lo stock di
obbligazioni di società del Gruppo complessivamente detenuto
dalla clientela delle banche della Subholding al 31 dicembre 2013
ammonta a circa 3,1 miliardi di euro (4,0 miliardi a fine 2013).
Raccolta indiretta: registra una crescita di 378 milioni di euro
(+1,8%), esclusivamente grazie all’espansione del risparmio gestito
dell’11,9% (+1.287 milioni di euro).
Gli impieghi a clientela si attestano a 17.328 milioni di euro, in
diminuzione di 446 milioni di euro rispetto al dato di chiusura
dell’esercizio precedente (-2,5%), con una contrazione che è
risultata estesa tutte le forme tecniche, sia a breve che a
medio/lungo termine.
12.000
30‐giu‐14
31‐dic‐13
Il patrimonio netto consolidato di pertinenza di Banca CR Firenze si
attesta a 1.190 milioni di euro, con un decremento di 14 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2013.
43
44
Oneri operativi
68,9 -2,6%
21,0 +0,2%
24,5 1,9%
79,5 +0,3%
28,4 +4,4%
34,6 -1,4%
Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia S.p.A.
Cassa di Risparmio di Civitavecchia S.p.A.
Cassa di Risparmio della Provincia di Viterbo S.p.A.
Casse di Risparmio dell'Umbria S.p.A.
Cassa di Risparmio di Rieti S.p.A.
Infogroup S.c.p.A.
1,1 +1,4%
11,0 +17,0%
35,6 +5,5%
9,4 9,0%
9,0 +9,3%
28,2 -7,6%
133,7 17,0%
(2) Risultato netto rapportato alla media del capitale, del sovrapprezzo, delle riserve e delle riserve da valutazione nel periodo in esame.
-33,5 -1,5%
-17,4 -2,3%
-44,0 -3,6%
-15,1 -2,1%
-12,0 -5,7%
-40,7 +1,1%
290,7 4,6% -157,0 -4,1%
Banca CR Firenze S.p.A.
(1) Oneri operativi/proventi operativi netti
Risultato della Rettifiche di valore
gestione operativa nette su crediti
Risultato netto
Crediti verso
clientela
Attività finanziarie
della clientela
Cost/Income (1)
ROE annualizzato (2)
(dati in milioni di euro)
Dati patrimoniali e finanziari
Indici di redditività (%)
(milioni di euro)
0,0 +0,0%
-6,6 -15,1%
-28,0 +1,3%
-9,2 53,3%
-3,3 -23,8%
-18,9 -17,3%
-82,4 -52,5%
n.s.
n.s.
0,4 -1,6%
3,0
1,7 -28,1%
-0,3
3,4 +79,3%
-
+0,0%
-
+0,0%
n.s.
n.s.
868 -1,7% 1.875 +0,9% 61,2% -4,2%
2.779 -2,5% 4.422 +0,7% 55,3% -2,2%
826 -4,4% 1.594 -3,1% 61,6% -2,5%
644 +0,7% 1.107 +1,2% 57,0% -3,6%
2.563 +0,4% 4.945 +1,2% 59,1% +2,2%
n.s. 9.649 -3,3% 20.236 +1,0% 54,0% -4,9%
1,5 -57,9%
9,2
n.s.
3,6%
0,9%
n.s.
9,0%
1,0%
1,6%
n.s.
+2,9%
-0,4%
n.s.
+4,1%
-1,4%
+9,2%
30 giugno
30 giugno
30 giugno
30 giugno
30 giugno
30 giugno
30 giugno
30 giugno
30 giugno
Var. %
Var. %
Var. ass.
Var. ass.
Var. %
Var. %
Var. %
Var. %
Var. %
2014
2014
2014
2014
2014
2014
2014
2014
2014
Proventi operativi
netti
Dati economici
(milioni di euro)
Sintesi dei dati economico-patrimoniali di Banca CR Firenze e delle principali società controllate
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
Gli eventi significativi
L’assemblea ordinaria dei soci di Banca CR Firenze S.p.A., svoltasi il 7 aprile 2014, ha approvato il bilancio di esercizio
2013, deliberando di ripianare la perdita d’esercizio tramite l’utilizzo delle altre riserve di utili. Inoltre, il Consiglio di
Amministrazione, da cui nel luglio 2013 si era dimesso il consigliere Dott. Leonardo Ferragamo, è stato integrato
dall’Assemblea dei soci con la nomina della Prof.ssa Avv. Ginevra Cerrina Feroni.
Caricentro Servizi Srl
In data 27 Maggio 2014, Banca Cr Firenze ha ceduto la partecipazione detenuta in Caricentro Servizi Srl, pari al
5,17% del Capitale Sociale, al Centro Culturale, ricreativo sportivo e di servizi Caricentro associazione non
riconosciuta.
SIA SpA
In data 28 Maggio 2014, Banca Cr Firenze ed altre Società del Gruppo Intesa Sanpaolo, hanno ceduto al Fondo
Strategico Italiano (FSIA Investimenti Srl, Orizzonte Infrastrutture Tecnologiche Srl), una parte della propria
partecipazione in SIA SpA, pari al 28,9% del Capitale Sociale, mantenendo una quota del 4%. Nell’ambito della
complessiva operazione, Banca Cr Firenze ha ceduto l’intera sua partecipazione pari allo 0,49%. Lo stesso hanno
fatto CR Viterbo per il proprio 0,03%, CR Rieti per lo 0,03% e CR Umbria per lo 0,08%.
Tebe Tours Srl “in liquidazione”
La società Tebe Tours Srl, partecipata da Banca Cr Firenze al 100%, è stata posta in liquidazione con delibera
dell’assemblea straordinaria dei soci in data 10 Giugno 2014.
Immobiliare Novoli SpA
In data 26 Giugno 2014, si è tenuta l’Assemblea Ordinaria di Immobiliare Novoli, società partecipata al 25% da Banca
CR Firenze, per l’approvazione del Bilancio 2013. La Società ha chiuso l’esercizio con una perdita pari ad €
42.662.551 determinando un risultato di Patrimonio netto negativo per € 31.894.209. La Società ha altresì registrato
al 31 Marzo 2014, una ulteriore perdita pari ad € 1.810.000.
Il Consiglio di Amministrazione di Immobiliare Novoli SpA, ha pertanto convocato, per la stessa data del 26 Giugno,
l’Assemblea dei Soci in sede straordinaria per l’assunzione delle delibere necessarie ai sensi dell’art. 2447 del codice
civile. In sede di Assemblea Straordinaria, a fronte delle trattative in corso per la ridefinizione della compagine sociale,
che prevedono l’uscita dalla Società dei Soci esteri e della Sansedoni Siena SpA, all’unanimità dei Soci è stato deciso di
rinviare l’assunzione delle decisioni ai sensi dell’art. 2447 c.c. ad una prossima Assemblea che è stata convocata per la
fine del mese di luglio.
L’andamento commerciale
Nella consapevolezza del fatto che la capacità di creare valore in maniera sostenibile nel tempo discende principalmente
dalla cura della relazione con i Clienti, il Piano Commerciale per il 2014 si è incentrato sulle iniziative necessarie a
migliorare l’acquisition, la retention e lo sviluppo della base Clienti, attraverso le attività di dettaglio che di seguito
vengono descritte per i diversi segmenti di clientela. In tale ambito, sono stati definiti alcuni obiettivi prioritari:







la crescita delle Attività Finanziarie e del Risparmio Gestito;
l’incremento degli Impieghi a breve termine sui Clienti Investment Grade;
il contenimento del flusso dei crediti deteriorati;
il miglioramento dell’efficacia/efficienza commerciale (incremento numero di contatti, incontri e successi per
addetto commerciale);
il miglioramento dell’efficienza operativa, attraverso il progressivo trasferimento di parte delle transazioni di
sportello su ATM/MTA e Canali Diretti;
l’incremento del cross-selling, in particolare attraverso i Prodotti Previdenziali, le Polizze Assicurative, le Carte, i
Prestiti Personali ed i POS;
la raccolta dei dati di contatto della Clientela (telefoni, e-mail, ecc.) al fine di integrare le informazioni utili alla
gestione della relazione e alla proposizione commerciale da parte della Banca, in un’ottica di reciproco
vantaggio.
45
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
Nel mese di maggio, in coerenza con il Piano d’Impresa del Gruppo, è stata realizzata l’attività di ottimizzazione della
portafogliazione della Clientela, finalizzata ad un migliore servizio a tutta la Clientela della Banca ed alla focalizzazione
sulla Clientela attualmente a minor valore aggiunto (c.d. Clientela “Base”), sulla quale è partita anche l’iniziativa
“Banca 5”, finalizzata allo sviluppo della relazione con la suddetta Clientela attraverso una filiera ed un’offerta
dedicate, in un’ottica di vantaggio per il Cliente e per la Banca stessa.
Al fine di svolgere un ruolo attivo per supportare la capacità delle aziende di innovare e di essere competitive sui
mercati e contribuire, così, allo sviluppo economico del territorio, la Banca ha dato vita ad un progetto, denominato
“Opportunità per la Toscana”, che prevede una serie di incontri operativi per confrontarsi con le Imprese del territorio
sugli strumenti e sulle priorità che possono contribuire a dare un nuovo slancio all’economia regionale. In particolare,
sono state individuate oltre 800 aziende che, per dimensione, redditività, capacità di innovare e proiezione sui mercati
esteri, sono state identificate quali “campioni” attuali o potenziali nei loro settori di specifica attività; tali aziende sono
oggetto di un programma di “interviste” sulle tematiche aziendali legate alla competitività in termini di sviluppi futuri e
possibili vincoli alla realizzazione. Le evidenze emerse al termine di questa fase di approfondimento saranno oggetto di
confronto con le realtà economiche ed istituzionali del territorio, oltre che di indirizzo per la Banca nello svolgere un
ruolo attivo di supporto allo sviluppo economico del medesimo.
PRIVATI
Il Piano Commerciale definito per il 2014 per il Segmento Privati punta a sviluppare il potenziale della clientela in
termini di cross-selling, coprendone appieno i bisogni e presidiando lo stock di attività finanziarie attraverso un
approccio integrato alla consulenza sugli investimenti, focalizzando la gestione del nucleo del passaggio generazionale.
In tale ambito, le attività dei Gestori sono state orientate allo svolgimento di azioni ad ampio raggio, sia in ambito di
small ticket, proponendo prodotti transazionali (carte) e prestiti per migliorare cross-selling, che di up-selling verso la
clientela con elevato potenziale. In particolare, l’attività sul Segmento Personal è stata ispirata da un forte presidio delle
Attività Finanziarie e, quindi, della base di clientela, con una focalizzazione sul nucleo familiare, in particolare nella
gestione del delicato momento del passaggio generazionale.
In questo ambito, si è mantenuta forte l’attenzione verso una gestione del Risparmio della Clientela coerente con il
relativo profilo di rischio e le relative esigenze di riserva, investimento e previdenza, attraverso la proposta di prodotti
specifici, dando nel contempo importanza anche alla crescita della penetrazione di prodotti quali quelli di tutela (RCA,
tutela abitativa, credit protection, tutela dei beni) e previdenziali (attraverso il check-up previdenziale e la valorizzazione
benefici fiscali per favorire la crescita dei versamenti fatti dalla clientela). È stato implementato anche un nuovo servizio
consulenziale di “Assessment di portafoglio”, per i Clienti Personal con patrimonio superiore a 500.000 euro,
finalizzato a valutare le opportunità di ribilanciamento del portafoglio di investimenti, valorizzando l’offerta della Banca.
Particolare attenzione è stata posta sull’offerta di prestiti personali, nell’ambito della quale, a partire dalla fine del 2013,
tutti i Gestori Famiglie e Personal hanno avuto a loro disposizione la lista dei Clienti del proprio portafoglio
potenzialmente propensi alla sottoscrizione di un prestito personale, al fine di contattarli direttamente o tramite
Contact Unit e Canali Diretti per sottoporre la proposta commerciale della Banca in questo ambito.
Lo sviluppo della clientela Privati ha beneficiato anche di una crescente sinergia con gli altri due segmenti (Small
Business e Imprese), al fine di acquisire le posizioni personali di chi è già cliente della Banca solo a livello di azienda.
Per facilitare lo sviluppo della base di Clientela è stata poi introdotta l’offerta “Formula 3”, che prevede un canone
scontato per il Conto Facile e 2 prodotti gratuiti tra i 7 disponibili, così come è stata prorogata l’offerta modulare
scadente al 31 dicembre 2013.
Inoltre, a presidio della Clientela esistente, sono state attivate specifiche condizioni promozionali a favore dei clienti
“Giovani”, in uscita dal pacchetto gratuito Superflash con il compimento del 26° anno di età e dei clienti “Senior”
(over 65), tramite la valorizzazione di servizi collaterali quali le visite specialistiche in strutture convenzionate.
SMALL BUSINESS
Il Piano Commerciale definito per il 2014 per il Segmento Small Business è finalizzato a presidiare la relazione con i già
Clienti e attivare meccanismi virtuosi di acquisizione di nuovi Clienti, far crescere i volumi di impiego sulla Clientela
Investment Grade, rinegoziare le scadenze per il medio-lungo termine e presidiare redditività, efficienza e qualità del
credito.
Come per il 2013, anche nel 2014 l’attività di “Programmazione Autonoma” da parte dei Gestori, con la quale viene
analizzato il portafoglio di clientela, definendo per ogni singolo Cliente strategia, offerta commerciale e pianificazione
delle relative azioni commerciali in maniera “personalizzata”, rappresenta un elemento caratterizzante e imprescindibile
dell’approccio della Banca a questo specifico mercato.
Tra le azioni commerciali previste per il 2014, sono state focalizzate lo sviluppo degli impieghi a breve termine dei
clienti che con la Banca hanno solo impieghi a medio-lungo termine, l’acquisizione della raccolta anche come
strumento per migliorare il rating, l’incremento dei POS, anche come strumento di acquisition, attraverso condizioni in
46
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
promozione per specifici segmenti/settori e il correlato sviluppo dell’anticipo transato POS, grazie ad una griglia di
condizioni pre-autorizzate da offrire alla clientela.
È stato valorizzato il tema della multicanalità e dell’utilizzo dei canali diretti per l’effettuazione delle operazioni di
incasso e pagamento, definendo anche il programma Bonus che “premia” l’utilizzo dei canali diretti e della monetica
(incrementando la diffusione delle carte con un’offerta dedicata), introducendo anche un concorso “instant win” per
versamenti sugli MTA da parte della clientela Small Business.
Per quanto riguarda il sottosegmento dei condomìni, è stata definita la nuova gamma di offerta relativa al Conto
Condominio per favorire l’acquisition di nuovi clienti, ed è stato proposto agli amministratori di condominio il nuovo
nuovo portale “Condominio On-line”.
Forte anche l’attenzione verso il Move and Pay Business, nuovo strumento introdotto dal Gruppo Intesa Sanpaolo nel
mercato dei pagamenti elettronici, con il quale, attraverso un lettore da collegare via bluetooth a smartphone o tablet
ed abbinato ad un’applicazione gratuita, è possibile ricevere pagamenti effettuati con carta di debito, di credito e
prepagate.
Per quanto riguarda i Clienti fornitori della Pubblica Amministrazione, in considerazione del fatto che, a partire dal 6
giugno 2014, è diventata obbligatoria la trasmissione alla PA delle fatture in formato elettronico, il prodotto Easy
Fattura è stato adeguato di conseguenza, prevedendo anche delle specifiche promozioni.
Anche per il Segmento Small Business, sono state valorizzate l’offerta di prodotti di tutela/copertura assicurativa, al fine
di fornire un servizio sempre più a 360° su tutte le aree di bisogno della clientela, nonché le sinergie con il Segmento
Privati, finalizzate ad acquisire le posizioni aziendali di chi è già cliente della Banca solo a livello personale. Inoltre, sono
state sviluppate specifiche iniziative finalizzate all’acquisition delle imprese agricole che hanno fatto richiesta di
contributi pubblici nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale o con Quote Latte significative.
Infine, in considerazione del difficile contesto economico e delle opportunità garantite dallo scenario dei tassi previsto
per il 2014 e gli anni successivi, è stata attivata una campagna di rinegoziazione degli impieghi a medio-lungo termine
con durata residua inferiore ad un anno per Clienti che evidenziano indicatori di “rischio deterioramento”, al fine di
realizzare una ristrutturazione del debito vantaggiosa per il Cliente e la Banca, alleggerendo l’onere della rata e/o
incrementando l’importo del finanziamento.
IMPRESE
Come già commentato per il Segmento Small Business, il Piano Commerciale Imprese è stato definito con la finalità di
presidiare la relazione con i già Clienti e attivare meccanismi virtuosi di acquisizione di nuovi Clienti, far crescere i
volumi di impiego sulla Clientela Investment Grade, rinegoziare le scadenze per il medio-lungo termine e presidiare
redditività, efficienza e qualità del credito. In aggiunta a quanto sopra, per le Imprese sono state oggetto di
focalizzazione commerciale anche le soluzioni per l’anticipo e l’assicurazione dei crediti commerciali, l’incremento dei
volumi di factoring e del transazionale Estero e Italia (sfruttando anche le opportunità offerte dall’Expo 2015, del quale
Intesa Sanpaolo è Partner).
Al fine di migliorare qualità della relazione con la Clientela Imprese ed a supporto del raggiungimento degli obiettivi del
Piano Commerciale 2014, la Direzione di Banca dei Territori ha attivato un progetto finalizzato alla ridefinizione del
modello di servizio (che adesso comprende anche i clienti “Mid-Corporate” trasferiti dalla Divisione Corporate e
Investment Banking nel 2013). L’obiettivo del progetto è quello di diffondere l’adozione efficace del metodo
commerciale anche nel Segmento Imprese, attraverso l’utilizzo estensivo degli strumenti messi a disposizione da
Capogruppo, quali:
 la Scheda Relazione Cliente, all’interno della quale il Gestore deve configurare il Piano Cliente;
 l’ampliamento della Matrice del Potenziale, con tutte le informazioni relative al Gruppo Economico di
appartenenza del singolo Cliente e con le informazioni inserite dai Gestori nella Scheda Relazione Cliente;
 le iniziative commerciali di periodo, che offrono spunti integrativi delle opportunità sviluppabili sul Cliente, e
che vengono alimentate anche da quelle iniziative di programmazione autonoma che il Gestore individua nel
Piano Cliente;
 la possibilità di “ingaggiare” lo Specialista di Prodotto/Settore, in modo da preparare una presentazione
“personalizzata” per ciascun Cliente, corredata di dati commerciali o viste macroeconomiche di
settore/territorio;
 la valorizzazione dei KPI di performance relazionale nella valutazione dell’andamento commerciale delle Filiali
Imprese.
A supporto di questo ulteriore sviluppo del modello di servizio del Mercato Imprese è stato effettuato anche
l’accorpamento di tutte le società prodotto operanti nella Finanza d’Impresa sotto Mediocredito, in modo da garantire
un’offerta alla Clientela orientata all’individuazione della soluzione di volta in volta più idonea alle specifiche esigenze di
finanza.
47
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
Nel mondo degli impieghi, la proposta commerciale è stata focalizzata sull’incremento dei volumi a breve termine della
Clientela Investment Grade, sul rinnovo delle operazioni a medio-lungo termine in scadenza, sullo sviluppo
dell’anticipo su transato POS e sull’incremento dei volumi di incasso RIBA per i clienti che già convogliano sulla Banca
parte delle loro quote di incasso.
Per quanto riguarda lo sviluppo del comparto degli impieghi a medio-lungo termine, particolare attenzione è stata
prestata anche alle erogazioni su investimenti a maggior contenuto anticiclico, ai finanziamenti finalizzati al
rafforzamento patrimoniale e alla crescita del leasing.
In tema di servizi, è stato effettuato un attento presidio delle opportunità presenti in ambito di Trade:
 Italia, con la promozione di strumenti evoluti di fatturazione elettronica e il relativo incremento dei volumi di
incasso e pagamento elettronici;
 Estero, supportando con prodotti ad hoc le numerose Aziende esportatrici presenti nel territorio di riferimento.
Nell’ottica di una gestione completa di tutte le diverse aree di bisogno della Clientela Imprese, è stata poi focalizzata la
tematica della gestione della liquidità aziendale attraverso prodotti specifici (Gestione Attiva Giacenze) e sviluppata la
gamma dei prodotti di anticipo e assicurazione dei crediti commerciali con alcune innovazioni.
È stato predisposto un nuovo prodotto, il “Conto Impresa Più”, caratterizzato da pricing preautorizzato, modulato per
scaglioni di operatività ed a forfait su alcune voci di costo quali: Bonifici SEPA, Incasso Riba, Incasso Adue (RID) e
Anticipo Fatture. Inoltre, sono state sviluppate specifiche iniziative finalizzate all’acquisition delle imprese agricole che
hanno fatto richiesta di contributi pubblici nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale o con Quote Latte significative.
Infine, anche per il Segmento Imprese, in considerazione del difficile contesto economico e delle opportunità garantite
dallo scenario dei tassi previsto per il 2014 e gli anni successivi, è stata attivata una campagna di rinegoziazione degli
impieghi a medio-lungo termine con durata residua inferiore ad un anno per Clienti che evidenziano indicatori di
“rischio deterioramento”, al fine di realizzare una ristrutturazione del debito vantaggiosa per il Cliente e la Banca,
alleggerendo l’onere della rata e/o incrementando l’importo del finanziamento.
BANCA ESTESA E OFFERTA FUORI SEDE
Con la finalità di attrarre clientela negli orari estesi (sabato mattina e fasce serali), è stato definito un programma di
incontri in Filiale per facilitare:
 il cambiamento di abitudini da parte della Clientela nella relazione con la Banca;
 lo sviluppo del cross-selling e l’incremento delle vendite attraverso promozioni e iniziative dedicate;
 lo sviluppo della multicanalità e l’incentivazione dell’utilizzo dei canali diretti.
Conseguentemente, nel semestre si sono tenuti incontri in Filiale con la Clientela aventi ad oggetto temi quali
“Multicanalità", “Risparmio”, “Casa Insieme”, “Viaggia con Me”, “Move and pay business”, “Previdenza”, "Accesso
al credito, pricing e rating", e “Prestiti personali e mutui a privati” ed è stata anche rafforzata la Squadra dei Gestori
abilitati all’offerta fuori sede.
In considerazione dell’importanza del tema della diffusione della cultura dell’Accoglienza in Filiale, a partire dal mese di
aprile sono stati individuati specifici team dedicati a questa importante attività sulle Filiali con un numero di Risorse
superiore a 15 unità, in maniera da garantire, sempre, la tempestiva attenzione al Cliente che si reca in Filiale,
comprendendone le esigenze e indirizzandolo verso il corretto interlocutore all’interno della Filiale stessa.
L’attività di organizzazione: razionalizzazione della rete distributiva
Sono stati effettuati i seguenti interventi sulle Filiali di Banca CR Firenze:
 Chiusura delle seguenti unità: Pontedera 4, Livorno 6, Chiusi Etrusco, Poggibonsi 2, Radda in Chianti, Prato 8,
Capraia Sportello.
 Trasformazione in sportello: Prato 7, Prato Via Fabbroni, Prato 4
Sono stati effettuati i seguenti interventi sulle Filiali delle Casse di Risparmio dell’Umbria:
 Chiusura delle seguenti unità: Foligno Viale dei mille, Bastia Umbra via Pertini
 Trasformazione in Sportello delle seguenti unità: Torgiano
Sono stati effettuati i seguenti interventi sulle Filiali delle Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia:
 Chiusura delle seguenti unità: Le Piastre sportello, Piteglio sportello, Piteccio sportello, San Leonardo in
Treponzio, Marliana sportello
Sono stati effettuati i seguenti interventi sulle Filiali delle Casse di Risparmio della Provincia di Viterbo:
 Chiusura delle seguenti unità: Viterbo 1, Viterbo 6 sportello.
48
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
L’attività di comunicazione
Le iniziative di comunicazione di Banca CR Firenze e delle sue partecipate nel primo semestre 2014 hanno avuto come
oggetto, oltre all’attività ordinaria di relazione con organi della stampa e istituzionali, alcuni progetti specifici.
Sono stati diffusi numerosi comunicati stampa relativi ad accordi delle banche che operano nell’ambito della Direzione
Regionale con associazioni imprenditoriali locali. Tra questi si segnala in particolare l’accordo di Banca CR Firenze e
Agriventure con il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, con Confedilizia per il rilancio di “Servizio garanzia
Affitto”, con Unione Industriale Pratese per il lancio di “Innovation Day”, oltre alla partnership di CR Umbria con
Fidimpresa per destinare risorse alle PMI, o iniziative come AdottUp tra CR Umbria e Confindustria Umbria.
Importante il ritorno di immagine grazie alla comunicazione del Monitor dei Distretti, che il Servizio Studi di Intesa
Sanpaolo realizza per Banca CR Firenze, Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia per i distretti Toscani, e per
Casse di Risparmio dell’Umbria per i distretti umbri: la diffusione dello studio alle testate giornalistiche locali costituisce
un periodico e utile strumento di comunicazione per le banche locali e per la capogruppo, oltre a rappresentare una
apprezzata fonte di informazioni da parte dei giornali e di altri stakeholders sui territori.
E’ continuata l’attività di comunicazione sulla stampa locale del progetto “Banca Estesa”, che ha visto ulteriori
comunicati stampa diffusi sulle testate locali al fine di presentare l’adozione dell’orario esteso in alcune filiali.
Nell’auditorium di Banca CR Firenze è stato ospitato, nel mese di gennaio, il convegno “Alla ricerca di una nuova
politica industriale. Dall’Europa ai territori”, organizzato dalla Banca e Confindustria Toscana Piccola Industria. Il
convegno ha rappresentato un’occasione di confronto tra rappresentanti istituzionali europei, regionali ed industriali insieme a banche, imprese e lavoratori - su come orientare scelte e proposte verso obiettivi chiari di politica industriale.
Ampia e autorevole la platea degli interventi, tra i quali quelli di Gian Maria Gros Pietro, Presidente Consiglio di
Gestione Intesa Sanpaolo, Giuseppe Morbidelli, Presidente Banca CR Firenze, Antonio Tajani, Vicepresidente
Commissione Europea e Responsabile industria e imprenditoria, Enrico Rossi, Presidente Regione Toscana, Alberto
Baban, Presidente Confindustria Piccola Industria.
L’Auditorium Cosimo Ridolfi di Banca CR Firenze ha ospitato inoltre numerosi convegni di soggetti esterni nonché
eventi interni, confermando il ruolo di primario centro convegnistico oltre che di incontro per le attività del Gruppo nel
centro Italia.
Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia ha organizzato il 29 maggio presso la fondazione Lazzareschi a
Capannori il convegno “Alta Toscana, un’area forte d’Europa” che ha visto la partecipazione di numerosi esponenti
dell’imprenditoria delle provincie di Pistoia, Lucca e Massa Carrara, l’Assessore alla Produzione Economica della regione
Toscana Gianfranco Simoncini, il responsabile Industry and Banking del Servizio Studi di Intesa Sanpaolo Fabrizio
Guelpa. Ampia e importante visibilità e partecipazione dei media locali, che hanno seguito con interesse il dibattito sul
futuro dell’Alta Toscana.
Tra gli eventi di rilievo, si segnala l’incontro del 27 gennaio presso le Cantine Cardeto di Orvieto con la collaborazione
di CR Umbria e Agriventure per presentare soluzioni per lo sviluppo dell’impresa agricola, anche in vista di Expo 2015.
Sul fronte culturale, Banca CR Firenze ha confermato il sostegno a Teatro Verdi di Firenze, grazie al quale sono riservati
sconti per la clientela sugli spettacoli della stagione. La Banca e CR Umbria hanno anche aderito al festival della Cultura
Creativa – iniziativa di ABI che ha coinvolto anche altre banche del Gruppo – attivando iniziative riservate alle scuole.
Banca CR Firenze ha inoltre sostenuto il Festival dei bambini, anche organizzando corsi per bambini sul Risparmio
presso la filiale Superflash di Piazza della Signoria in collaborazione con il Museo del Risparmio di Torino. Rinnovata
anche la sponsorizzazione di Casse di Risparmio dell’Umbria e di Intesa Sanpaolo al Festival dei Due Mondi di Spoleto,
un evento di attrazione internazionale che ha visto un’ampia partecipazione di pubblico a cavallo tra giugno e luglio.
Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia ha sostenuto il Campionato di Giornalismo per le scuole medie e
superiori, che La Nazione ha indetto per le provincie di Pistoia e Lucca, aree di riferimento della banca.
Banca CR Firenze ha inoltre rinnovato il sostegno alla manifestazione “Artigianato a Palazzo” e al “Festival del Gelato”.
49
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
Le risorse umane e la rete territoriale
Al 30 giugno 2014 l’organico delle società rientranti nel perimetro di consolidamento si attesta a 5.789 risorse (di cui 2
a tempo determinato), con una diminuzione complessiva di 67 unità rispetto al 31 dicembre 2013; tale variazione è da
imputare principalmente alla riduzione dell’organico di Banca CR Firenze (-39 unità), mentre l’insieme delle altre società
controllate vede il proprio numero di dipendenti diminuire di complessive 28 unità.
30/06/2014
Organico dipendenti Banca CR Firenze
e societa' controllate
Banca CR Firenze
CR Pistoia e Lucchesia
CR Civitavecchia
CR Viterbo
CR Rieti
Casse di Risparmio dell'Umbria
Infogroup
TOTALE
Risorse a ruolo
31/12/2013
Risorse a tempo
determinato
2.890
746
208
283
327
857
476
5.787
Totale personale
dipendente
1
2.891
746
208
283
327
857
477
5.789
1
2
Risorse a tempo
determinato
Risorse a ruolo
2.936
750
210
287
333
860
479
5.855
Totale personale
dipendente
1
1
2.936
750
210
287
333
860
480
5.856
La presenza sul territorio di riferimento è garantita da 538 Filiali Retail, dislocate in 15 province (3 regioni); in questo
contesto sono inoltre operative 29 Filiali Imprese e 3 Centri Enti e Tesorerie.
Provincia
Firenze
Arezzo
Grosseto
Livorno
Lucca
Massa-Carrara
Perugia
Pisa
Pistoia
Prato
Rieti
Roma
Siena
Terni
Viterbo
FILIALI RETAIL
BANCA CR
FIRENZE
CR
CIVITAVECCHIA
CR PISTOIA
CR RIETI
CR VITERBO
CASSE
DELL'UMBRIA
250
3
33
76
42
37
41
96
116
38
20
14
26
7
69
22
43
16
26
50
24
27
40
538
FILIALI IMPRESE
CENTRI ENTI E TESORERIE
14
1
1
1
5
1
2
0
2
0
5
0
29
3
TOTALE
265
35
82
44
43
101
570
50
116
38
20
14
TOTALE
26
7
69
22
43
16
26
16
30
4
24
27
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
Principali rischi ed incertezze
Le informazioni sui rischi e sulle incertezze cui Banca CR Firenze e le società da questa controllate sono illustrate nel
contesto della presente Relazione. Più in particolare, sono stati descritti nel capitolo sullo scenario economico i rischi
connessi con l’andamento dell’economia e dei mercati finanziari ed alle azioni che gli Organismi sovranazionali ed i
Governi hanno intrapreso per combattere la crisi. Ulteriori informazioni sono contenute nei successivi capitoli, nei quali
viene fornita un’analisi prospettica dell’evoluzione del contesto economico e dei rischi connessi (si veda al riguardo il
capitolo “Le previsioni per l’intero esercizio”), nonché un’analisi delle modalità di gestione dei rischi in Banca CR Firenze
e società controllate (si veda il paragrafo “Il presidio dei rischi” delle “Note illustrative”).
51
Relazione sull’andamento della gestione – Executive summary
52
Il perimetro di consolidamento
Banca CR
Firenze SpA
(1)
Note
(1)
(1)
(1)
(1)
(1)
(1)
(1)
(2)
*
Società partecipate almeno al 50%
Cassa di Risparmio di Civitavecchia SpA
Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia SpA
Cassa di Risparmio Prov. di Viterbo SpA
Cassa di Risparmio di Rieti SpA
Casse di Risparmio dell’Umbria SpA
Infogroup ScpA
Tebe Tours Srl “in liquidazione”
Altre controllate
CR Firenze Mutui Srl
Società partecipate almeno al 20%
Immobiliare Novoli SpA
Unimatica SpA
Umbria Export Scrl
51,00%
74,88%
75,81%*
85,00%
87,85%
65,45%
100,00%
CR
Pistoia
SpA
2,76%
CR
Civitavecchia
SpA
Infogroup
ScpA
0,69%
Casse
dell’Umbria
SpA
0,01%
10,00%
Totale
51,00%
74,88%
75,81%*
85,00%
87,85%
68,91%
100,00%
10,00%
25,00%
25,00%
33,87%
25,00%
25,00%
33,87%
Le percentuali rappresentative dei diritti di voto di Banca CR Firenze in CR Viterbo e CR Umbria sono pari, rispettivamente, all’82,02% e all’88,28%.
(1) Le società sopra evidenziate fanno parte del Gruppo Bancario Intesa Sanpaolo.
(2) Per CR Firenze Mutui Srl, società veicolo per la cartolarizzazione di mutui performing, la situazione di controllo si ravvisa ai sensi dei principi IAS/IFRS (SIC 12) nonché per
quanto previsto dai patti parasociali.
53
54
Prospetti contabili consolidati riclassificati
Prospetti contabili consolidati
55
Prospetti contabili consolidati riclassificati
Stato patrimoniale consolidato
Voci dell'attivo
(migliaia di euro)
30.06.2014
31.12.2013
10.
Cassa e disponibilità liquide
215.983
312.109
20.
Attività finanziarie detenute per la negoziazione
126.186
148.580
30.
Attività finanziarie valutate al fair value
40.
Attività finanziarie disponibili per la vendita
50.
Attività finanziarie detenute sino alla scadenza
60.
Crediti verso banche
360
312
379.205
604.379
36.004
36.025
1.441.927
503.753
70.
Crediti verso clientela
17.328.001
17.773.541
80.
Derivati di copertura
Adeguamento di valore delle attività finanziarie oggetto
di copertura generica (+/-)
89.418
95.670
Partecipazioni
13.954
90.
100.
-
110.
Riserve tecniche a carico dei riassicuratori
120.
Attività materiali
370.479
381.251
130.
Attività immateriali
di cui:
120.213
120.408
- avviamento
119.312
119.312
Attività fiscali
617.229
616.157
a) correnti
b) anticipate
171.913
445.316
111.121
505.036
447.541
140.
-
15.276
-
- di cui trasformabili in credito d'imposta (L.n. 214/2011)
380.550
150.
Attività non correnti e gruppi di attività in via di dismissione
1.366
2.087
160.
Altre attività
311.329
326.633
Totale dell'attivo
21.051.654
20.936.181
(migliaia di euro)
Voci del passivo e del patrimonio netto
10.
Debiti verso banche
20.
Debiti verso clientela
30.
Titoli in circolazione
40.
Passività finanziarie di negoziazione
30.06.2014
31.12.2013
4.986.198
4.931.697
13.093.512
13.176.963
92.801
190.724
119.845
140.208
50.
Passività finanziarie valutate al fair value
60.
70.
Derivati di copertura
Adeguamento di valore delle passività finanziarie oggetto
di copertura generica (+/-)
-
59.512
43.122
80.
Passività fiscali
19.556
38.056
a) correnti
b) differite
7.490
12.066
24.743
13.313
58.731
28.762
90.
Passività associate ad attività in via di dismissione
100.
Altre passività
933.840
710.878
110.
Trattamento di fine rapporto del personale
154.995
144.786
120.
Fondi per rischi ed oneri
173.400
158.599
a) quiescenza e obblighi simili
b) altri fondi
29.502
143.898
29.319
129.280
130.
Riserve tecniche
140.
Riserve da valutazione
-
-21.815
-
-14.984
150.
Azioni rimborsabili
-
-
160.
Strumenti di capitale
-
-
170.
Riserve
197.062
180.
Sovrapprezzi di emissione
189.357
189.357
190.
Capitale
831.364
831.364
200.
Azioni proprie (-)
210.
Patrimonio di pertinenza di terzi (+/-)
220.
Utile (perdita) d'esercizio
Totale del passivo e del patrimonio netto
56
-
391.018
-
169.638
168.402
-6.342
-192.771
21.051.654
20.936.181
Prospetti contabili consolidati riclassificati
Conto economico consolidato
(migliaia di euro)
Voci
30.06.2014
30.06.2013
10.
Interessi attivi e proventi assimilati
322.348
344.963
20.
Interessi passivi e oneri assimilati
-56.260
-73.348
30.
Margine di interesse
266.088
271.615
40.
Commissioni attive
201.023
198.700
50.
Commissioni passive
-8.828
-9.084
60.
Commissioni nette
192.195
189.616
70.
Dividendi e proventi simili
80.
Risultato netto dell'attività di negoziazione
90.
Risultato netto dell'attività di copertura
100.
Utile / perdita da cessione o riacquisto di:
-967
-1.445
a) crediti
-922
-1.444
-45
-1
b) attività finanziarie disponibili per la vendita
11.945
2.276
5.136
8.074
-465
-589
c) attività finanziarie detenute sino alla scadenza
d) passività finanziarie
110.
Risultato netto delle attività e passività finanziarie valutate al fair value
120.
Margine di intermediazione
130.
-
-
88
-9
474.020
469.538
Rettifiche/Riprese di valore nette per deterioramento di:
-125.325
-226.628
a) crediti
-124.972
-221.282
-757
-4.463
b) attività finanziarie disponibili per la vendita
c) attività finanziarie detenute sino alla scadenza
d) altre operazioni finanziarie
140.
Risultato netto della gestione finanziaria
150.
Premi netti
404
-883
348.695
242.910
-
-
160.
Saldo altri proventi/oneri della gestione assicurativa
-
-
170.
Risultato netto della gestione finanziaria e assicurativa
348.695
242.910
180.
Spese amministrative:
-326.184
-340.569
a) spese per il personale
-181.979
-182.113
b) altre spese amministrative
-144.205
-158.456
190.
Accantonamenti netti ai fondi per rischi e oneri
-21.781
-2.140
200.
Rettifiche/Riprese di valore nette su attività materiali
-11.007
-10.899
210.
Rettifiche/Riprese di valore nette su attività immateriali
220.
Altri oneri/proventi di gestione
230.
Costi operativi
240.
Utili (Perdite) delle partecipazioni
250.
Risultato netto della valutazione al fair value delle attività materiali e immateriali
-235
-1.025
51.768
55.503
-307.439
-299.130
1.680
-5.008
-
-
260.
Rettifiche di valore dell'avviamento
270.
Utili (Perdite) da cessione di investimenti
280.
290.
300.
Utile (Perdita) della operatività corrente al netto delle imposte
310.
Utile (Perdita) dei gruppi di attività in via di dismissione al netto delle imposte
-
251
320.
Utile (perdita) d'esercizio
-3.576
-58.321
330.
Utile (Perdita) d'esercizio di pertinenza di terzi
-2.766
-2.363
340.
Utile (perdita) d'esercizio di pertinenza della capogruppo
-6.342
-60.684
-
-
230
969
Utile (Perdita) della operatività corrente al lordo delle imposte
43.166
-60.259
Imposte sul reddito dell'esercizio dell'operatività corrente
-46.742
1.687
-3.576
-58.572
57
Prospetti contabili consolidati riclassificati
Prospetto della redditività complessiva consolidata
(migliaia di euro)
10.
UTILE (PERDITA) D'ESERCIZIO
30.06.2014
30.06.2013
-3.576
-58.321
Altre componenti reddituali al netto delle imposte senza rigiro a conto economico
20.
Attività materiali
-
-
30.
Attività immateriali
-
-
40.
Piani a benefici definiti
50.
Attività non correnti in via di dismissione
-
-
60.
Quota delle riserve da valutazione delle partecipazioni valutate a patrimonio netto
-
-
-9.037
3.982
Altre componenti reddituali al netto delle imposte con rigiro a conto
economico
70.
Copertura di investimenti esteri
-
-
80.
Differenze di cambio
-
-
90.
Copertura dei flussi finanziari
100. Attività finanziarie disponibili per la vendita
228
-65
1.754
3.956
110. Attività non correnti in via di dismissione
-
120. Quota delle riserve da valutazione delle partecipazioni valutate a patrimonio netto
-
130. Totale altre componenti reddituali al netto delle imposte
140. REDDITIVITA' COMPLESSIVA (Voce 10 + 130)
150. Redditività consolidata complessiva di pertinenza di terzi
160. Redditività consolidata complessiva di pertinenza della Capogruppo
58
-
-7.055
7.873
-10.631
-50.448
2.542
2.762
-13.173
-53.210
Prospetti contabili consolidati riclassificati
Prospetto delle variazioni del patrimonio netto consolidato al 30 giugno 2014
migliaia di euro
Capitale
azioni
azioni
ordinarie di risparmio
ESISTENZE ALL' 1.1.2014
Sovrapprezzi
di
emissione
30.06.2014
Riserve
Riserve
da
di utili
altre
valutazione
906.312
-
222.657
568.396
-122.190
-
-
-
-191.164
-
-12.942
Strumenti
di
capitale
Azioni
proprie
Utile
(Perdita)
di
esercizio
Patrimonio
netto
Patrimonio
netto del
Gruppo
Patrimonio
netto di
terzi
-
-
-189.847
1.372.386
1.203.984
168.402
ALLOCAZIONE RISULTATO ESERCIZIO
PRECEDENTE
Riserve
Dividendi e altre destinazioni (a)
191.164
-
-1.317
-1.317
-
-1.317
-1.175
-1.186
11
VARIAZIONI DELL'ESERCIZIO
Variazioni di riserve
Operazioni sul patrimonio netto
Emissione nuove azioni
Acquisto azioni proprie
Distribuzione straordinaria dividendi
Variazione strumenti di capitale
Derivati su proprie azioni
Stock option
Variazioni interessenze partecipative
Altre variazioni
-
-
-
-185.899
184.724
-
-
-
Redditività complessiva
906.312
- del Gruppo
-
222.657
191.333
831.364
189.357
191.333
74.948
33.300
-
-3.576
-10.631
-13.173
2.542
-3.576
1.359.263
1.189.625
169.638
-21.815
-6.342
1.189.626
1.818
2.766
169.637
-7.055
PATRIMONIO NETTO AL 30.06.2014
- di terzi
-
-
62.534
-19.997
5.729
56.805
-
-
(a) La voce comprende i dividendi e gli importi destinati al Fondo a disposizione dell'Assemblea dei Soci di Banca CR Firenze S.p.A., nonchè i dividendi delle società consolidate di pertinenza di terzi.
59
Prospetti contabili consolidati riclassificati
Prospetto delle variazioni del patrimonio netto consolidato
Capitale
azioni
azioni
ordinarie di risparmio
ESISTENZE ALL' 1.1.2013
Sovrapprezzi
di
emissione
30.06.2013
Riserve
Riserve
da
di utili
altre
valutazione
906.332
-
222.664
575.294
-111.528
-
-
-
-29.129
-
-19.459
al 30 giugno 2013
migliaia di euro
Strumenti
di
capitale
Azioni
proprie
Utile
(Perdita)
di
esercizio
Patrimonio
netto
Patrimonio
netto del
Gruppo
Patrimonio
netto di
terzi
-
-
-19.935
1.553.368
1.383.488
169.880
29.129
-
-9.194
-9.194
-4.489
-4.705
2.866
1.150
1.716
-
-
-
-
-
-
-58.321
-50.448
-53.210
2.762
-58.321
1.496.592
1.326.939
169.653
ALLOCAZIONE RISULTATO ESERCIZIO
PRECEDENTE
Riserve
Dividendi e altre destinazioni (a)
VARIAZIONI DELL'ESERCIZIO
Variazioni di riserve
Operazioni sul patrimonio netto
Emissione nuove azioni
Acquisto azioni proprie
Distribuzione straordinaria dividendi
Variazione strumenti di capitale
Derivati su proprie azioni
Stock option
Variazioni interessenze partecipative
Altre variazioni
-19
-
-
-7
17.843
-14.952
-
-
-
-
-
-
Redditività complessiva
7.873
PATRIMONIO NETTO AL 30.06.2013
906.313
- del Gruppo
- di terzi
1
-
222.657
564.008
-126.480
-11.585
-
-
831.364
189.357
564.008
-183.190
-13.916
-60.684
1.326.939
74.949
33.300
56.710
2.331
2.363
169.653
-
(a) La voce comprende i dividendi e gli importi destinati al Fondo a disposizione dell'Assemblea dei Soci di Banca CR Firenze S.p.A., nonchè i dividendi delle società consolidate di pertinenza di terzi.
60
Prospetti contabili consolidati riclassificati
Rendiconto finanziario consolidato
(migliaia di euro)
30.06.2014
30.06.2013
207.843
- 3.576
- 334
252
190.518
- 60.684
6.698
139.788
11.242
21.781
46.742
233.230
11.924
2.140
- 1.687
- 8.052
- 1.761
- 360.965
22.728
- 48
226.171
- 938.174
306.105
22.253
1.328.405
19.586
9
21.252
636.155
616.576
34.827
46.544
54.501
- 83.451
- 97.923
- 20.363
- 1.617.257
- 1.295.091
496.244
- 402.235
- 27.742
A. ATTIVITA' OPERATIVA
1. Gestione
- risultato di esercizio (+/- )
- plus/minusvalenze su attività finanziarie detenute per la negoziazione
e su attività/passività valutate al fair value (- /+)
- plus/minusvalenze su attività di c opertura (- /+)
-
rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento (+/- )
rettifiche/riprese di valore nette su immobilizzazioni materiali e immateriali (+/- )
accantonamenti netti a fondi risc hi ed oneri ed altri costi/ricavi (+/- )
premi netti non incassati (- )
altri proventi/oneri assicurativi non incassati (- /+)
imposte, tasse e c rediti d'imposta non liquidati (+/- )
- rettifiche/riprese di valore nette dei gruppi di attività in via di dismissione
al netto dell’effetto fiscale (- /+)
- altri aggiustamenti (+/- )
2. Liquidità generata/assorbita dalle attività finanziarie
- attività finanziarie detenute per la negoziazione
- attività finanziarie valutate al fair value
- attività finanziarie disponibili per la vendita
- crediti verso banche
- crediti verso clientela
- altre attività
3. Liquidità generata/assorbita dalle passività finanziarie
- debiti verso banche: a vista
- debiti verso banche
- debiti verso c lientela
- titoli in circ olazione
- passività finanziarie di negoziazione
- passività finanziarie valutate al fair value
- altre passività
658
193.780
- 388.433
- 106.578
- 98.334
12.233
78
11.945
21
189
-
8.097
7.783
314
-
- 464
- 424
- 40
-
- 2.278
- 2.087
- 191
-
Liquidità netta generata/assorbita dall’attività d’investimento
11.769
5.819
C. ATTIVITÀ DI PROVVISTA
- emissioni/acquisti di azioni proprie
- emissione/acquisti di strumenti di capitale
- distribuzione dividendi e altre finalità
- 1.317
- 9.194
Liquidità netta generata/assorbita dall’attività di provvista
- 1.317
- 9.194
- 96.126
- 101.709
Liquidità netta generata/assorbita dall’attività operativa
B. ATTIVITÀ DI INVESTIMENTO
1. Liquidità generata da
- vendite di partecipazioni
- dividendi incassati su partec ipazioni
- vendite/rimborsi di attività finanziarie detenute sino alla scadenza
- vendite di attività materiali
- vendite di attività immateriali
- vendite di soc ietà controllate e di rami d’azienda
2. Liquidità assorbita da
- acquisti di partec ipazioni
- acquisti di attività finanziarie detenute sino alla scadenza
- acquisti di attività materiali
- acquisti di attività immateriali
- acquisti di società controllate e di rami d’azienda
LIQUIDITÀ NETTA GENERATA/ASSORBITA NELL'ESERCIZIO
RICONCILIAZIONE
Voc i di bilanc io
Cassa e disponibilità liquide all’inizio dell'esercizio
312.109
352.622
Liquidità totale netta generata/assorbita nell'esercizio
- 96.126
- 101.709
CASSA E DISPONIBILITA' LIQUIDE ALLA CHIUSURA DELL'ESERCIZIO
215.983
250.913
LEGENDA : (+) generata (–) asso rbita
61
Prospetti contabili consolidati riclassificati
62
Note illustrative
63
Politiche contabili
Principi generali di redazione e altre informazioni
Il Bilancio consolidato semestrale abbreviato al 30 giugno 2014 è redatto applicando i principi contabili IAS/IFRS
emanati dall’International Accounting Standards Board (IASB) e le relative interpretazioni dell’International Financial
Reporting Interpretations Committee (IFRIC) ed omologati dalla Commissione Europea ed in vigore al 30 giugno 2014,
come stabilito dal Regolamento Comunitario n. 1606 del 19 luglio 2002.
In particolare, il Bilancio consolidato semestrale abbreviato, è redatto in conformità alle prescrizioni dello IAS 34, che
regola i bilanci intermedi.
Nella predisposizione del bilancio consolidato semestrale abbreviato sono stati applicati i principi omologati ed in vigore
al 30 giugno 2014, inclusi i relativi documenti interpretativi (SIC e IFRIC).
I principi contabili adottati per la predisposizione del Bilancio consolidato semestrale abbreviato, con riferimento alle fasi
di classificazione, iscrizione, valutazione e cancellazione delle diverse poste dell’attivo e del passivo, così come per le
modalità di riconoscimento dei ricavi e dei costi, sono rimasti invariati rispetto al Bilancio 2013 – al quale si fa rinvio per
un’esposizione completa – ad eccezione dei nuovi principi contabili o gli emendamenti ai principi contabili esistenti.
Nella tabella che segue sono riportati i nuovi principi contabili internazionali o le modifiche di principi contabili già in
vigore, con i relativi Regolamenti di omologazione da parte della Commissione Europea la cui applicazione obbligatoria
decorre dal 1° gennaio 2014 – nei casi di bilanci coincidenti con l’anno solare – o da data successiva.
Principi contabili internazionali con applicazione successiva al 31.12.2013
Regolamento
omologazione
Titolo
Data di entrata in vigore
1254/2012
IFRS 10 Bilancio consolidato
IFRS 11 Accordi a c ontrollo congiunto
IFRS 12 Informativa sulle partecipazioni in altre entità
IAS 27 Bilancio separato
IAS 28 Partecipazioni in soc ietà collegate e joint venture
01/01/2014
Primo esercizio con inizio in data 01/01/2014
o succ essiva
313/2013
Modifiche all'IFRS 10 Bilancio c onsolidato
Modifiche all'IFRS 11 Acc ordi a controllo congiunto
Modifiche all'IFRS 12 Informativa sulle partec ipazioni in altre entità
01/01/2014
Primo esercizio con inizio in data 01/01/2014
o succ essiva
1174/2013
Modifiche all'IFRS 10 Bilancio c onsolidato
Modifiche all'IFRS 12 Informativa sulle partec ipazioni in altre entità
Modifiche allo IAS 27 Bilancio separato
01/01/2014
Primo esercizio con inizio in data 01/01/2014
o succ essiva
1374/2013
Modifiche allo IAS 36 Riduzione di valore delle attività
01/01/2014
Primo esercizio con inizio in data 01/01/2014
o succ essiva
1375/2013
Modifiche allo IAS 39 Strumenti finanziari: Rilevazione e valutazione - Novazione di derivati e 01/01/2014
continuazione della contabilizzazione di copertura
Primo esercizio con inizio in data 01/01/2014
o succ essiva
Attraverso il Regolamento n. 1254/2012 sono state introdotte talune novità in tema di consolidamento mediante
l’omologazione di alcuni principi contabili (IFRS 10, IFRS 11, IFRS 12) e la conseguente introduzione di modifiche a
standard già esistenti (IAS 27 e IAS 28). L’obiettivo dell’IFRS 10 è quello di fornire un unico modello per il bilancio
consolidato, modello che prevede la presenza del “controllo” o “controllo de facto” come base per il consolidamento
di tutti i possibili tipi di entità. Il principio definisce in maniera puntuale la fattispecie del controllo di un investitore in
una società. Secondo l’IFRS 10, infatti, esiste controllo se – e solo se – l’investitore:
 ha il potere di decidere sull’attività della partecipata;
 è esposto alla variabilità dei rendimenti della partecipata nella quale ha investito;
 ha la capacità di influire, attraverso l’uso del potere di cui dispone, sui rendimenti futuri della partecipata.
L’IFRS 10, in buona sostanza, stabilisce che per avere il controllo su una società, l’investitore deve avere la capacità,
derivante da un diritto giuridicamente inteso o anche da una mera situazione di fatto, di incidere significativamente sul
64
tipo di scelte gestionali da assumere riguardo alle attività rilevanti della partecipata e di essere esposto alla variabilità dei
risultati.
L’IFRS 11 stabilisce, invece, i principi di rendicontazione contabile per le entità che sono parti di accordi che stabiliscono
un “controllo congiunto”, che può avere la forma di una joint venture (entità nella quale le parti hanno diritto alla
propria quota di patrimonio netto) oppure di una joint operation, ossia un’operazione sulla quale le parti, che hanno il
controllo congiunto, hanno diritti sugli asset coinvolti e obblighi in merito alle passività.
Infine, l’IFRS 12 combina, rafforza e sostituisce gli obblighi di informativa per le controllate, gli accordi di controllo
congiunto, le società collegate e le entità strutturate non consolidate. Questo principio è stato sviluppato con lo scopo
di unificare e migliorare, anche attraverso l’introduzione di alcune novità in termini di informativa richiesta, i requisiti
sulla disclosure previsti dai precedenti IAS 27, 28 e 31.
Infine, sempre in tema di consolidamento, è da segnalare il Regolamento 1174/2013 che nell’ambito dell’IFRS 10 ha
introdotto la definizione di entità di investimento, talune eccezioni in tema di consolidamento ed i requisiti di
informativa (modifiche all’IFRS 12).
Come indicato nella tabella precedente, sia le prescrizioni del Regolamento n. 1254/2012 sia quelle del Regolamento n.
1174/2013 sono applicabili a partire dall’esercizio che è iniziato il 1° gennaio 2014.
Il Bilancio consolidato semestrale abbreviato, predisposto utilizzando l’Euro quale moneta di conto, redatto in forma
sintetica come consentito dal principio IAS 34 è composto dallo Stato patrimoniale, dal Conto economico, dal Prospetto
della redditività complessiva, dal Prospetto delle variazioni del patrimonio netto, dal Rendiconto finanziario e da Note
illustrative sull’andamento della gestione, ed è corredato da informazioni sugli eventi importanti che si sono verificati
nel semestre, sui principali rischi ed incertezze per i mesi restanti dell’esercizio e sulle operazioni rilevanti con parti
correlate.
Gli importi indicati nei Prospetti contabili e nelle Note illustrative sono espressi, qualora non diversamente specificato, in
milioni di euro.
I prospetti contabili presentano, oltre agli importi del periodo di riferimento, anche i corrispondenti dati di raffronto
riferiti al primo semestre 2013 per il conto economico e al 31 dicembre 2013 per lo stato patrimoniale.
Per quanto riguarda l’area di consolidamento, si segnala che nel primo semestre 2014 non si sono verificate variazioni
rispetto al 31 dicembre 2013.
In accordo con quanto richiesto dal Documento Banca d’Italia/Consob/Isvap n. 4 del 3 marzo 2010, si precisa che nella
presente situazione semestrale sono state adeguatamente recepite le disposizioni contenute nel suddetto documento in
merito a:

processo valutativo seguito per effettuare le verifiche finalizzate ad individuare eventuali riduzioni di valore delle
attività (in particolare, partecipazioni, avviamento individuale e consolidato e titoli di capitale e strumenti di
investimento collettivo del risparmio classificati come disponibili per la vendita) ai sensi dei principi IAS 36 e 39;

ristrutturazione del debito;

obblighi informativi riguardanti i criteri adottati per determinare la “Gerarchia del fair value” degli strumenti
finanziari.
La predisposizione del Bilancio consolidato semestrale abbreviato richiede il ricorso a stime e assunzioni nella
determinazione di alcune componenti di costo e ricavo e per la valorizzazione di attività e passività. Anche per la loro
descrizione si fa rinvio al Bilancio 2013. Si segnala, inoltre, che taluni processi valutativi, in particolare quelli più
complessi quali la determinazione di eventuali perdite di valore di attività, sono generalmente effettuati in modo
completo in sede di redazione del bilancio annuale, salvo i casi in cui vi siano rilevanti indicatori di impairment che
richiedono una immediata valutazione di eventuali perdite di valore.
Con riferimento all’avviamento iscritto a livello di Sub-holding, in base al principio IAS 36, esso deve essere sottoposto
annualmente ad impairment test per verificare la recuperabilità del valore. Il test d’impairment è stato svolto ed
ampiamente trattato nel Bilancio 2013, al quale si fa rinvio per un’esposizione completa.
Per quanto riguarda i titoli di capitale e gli strumenti di investimento collettivo del risparmio presenti nel portafoglio
AFS, la “diminuzione significativa o prolungata del fair value” richiesta dal principio IAS 36 è stata individuata nella
presenza di una quotazione di fair value inferiore di oltre il 30% rispetto al valore di iscrizione iniziale, oppure di una
riduzione di valore per un periodo superiore a 24 mesi. Il processo di individuazione di eventuali riduzioni di valore ha
comportato la rilevazione in bilancio di una rettifica di valore complessivamente pari a circa 757 migliaia di euro, relativa
a Strumenti Finanziari Partecipativi Targetti Poulsen per 739 migliaia di euro ed alla partecipazione in Ver Capital S.G.R.
S,p.A. per 18 migliaia di euro.
65
Per quanto riguarda la tematica della ristrutturazione del debito, si rileva che le principali convenzioni stipulate dal
Gruppo Intesa Sanpaolo sono scadute nel corso del 2013.
Relativamente all’informativa sulle modalità di determinazione del fair value degli strumenti finanziari, si veda il
seguente capitolo “Il presidio dei rischi”. Si segnala tuttavia che nel periodo in esame non si registrano movimenti
significativi nelle classi gerarchiche di fair value degli strumenti finanziari detenuti da Banca CR Firenze e dalle sue
controllate.
66
Relazione sull’andamento della gestione – Gli aggregati patrimoniali
Gli eventi successivi alla chiusura del semestre
Non si sono verificati fatti di rilievo dopo la chiusura del periodo.
67
Relazione sull’andamento della gestione – I risultati per settori di attività
68
Relazione sull’andamento della gestione
Relazione sull’andamento della gestione
69
Relazione sull’andamento della gestione
70
Relazione sull’andamento della gestione
I risultati economici
Aspetti generali
Fra gli allegati della presente Relazione vengono riportati i criteri di riclassificazione ed il prospetto di raccordo tra lo
schema di conto economico previsto dalla Banca d’Italia ed il conto economico riclassificato.
Conto economico consolidato riclassificato
30.06.2014
Interessi netti
30.06.2013
(milioni di euro)
variazioni
assolute
%
286
288
-2
-0,7
1
2
-1
-50,0
192
189
3
1,6
Risultato dell'attività di negoziazione
16
8
8
100,0
Altri proventi (oneri) di gestione
35
36
-1
-2,8
Proventi operativi netti
530
523
7
1,3
Spese del personale
-179
-176
-3
1,7
Spese amministrative
-127
-139
12
-8,6
-11
-12
1
-8,3
Oneri operativi
-317
-327
10
-3,1
Risultato della gestione operativa
213
197
17
8,6
Accantonamenti netti ai fondi rischi ed oneri
-22
-2
-20
n.s.
-148
-243
95
-39,1
-1
-4
3
-75,0
2
-4
6
n.s.
Risultato corrente al lordo delle imposte
44
-56
100
n.s.
Imposte sul reddito dell'operatività corrente
-47
1
-48
n.s.
-
-3
3
-100,0
Utile (perdita) del periodo di pertinenza di terzi
-3
-2
-1
50,0
Risultato netto
-6
-61
55
-90,2
Dividendi e utili (perdite) di partecipazioni
valutate al patrimonio netto
Commissioni nette
Ammortamento immobilizzazioni immateriali e materiali
Rettifiche di valore nette su crediti
Rettifiche di valore nette su altre attività
Utili (perdite) su attività finanziarie detenute sino a scadenza
e su altri investimenti
Oneri di integrazione ed incentivazione all'esodo (al netto delle imposte)
71
Relazione sull’andamento della gestione
Evoluzione trimestrale del conto economico consolidato riclassificato
(milioni di euro)
Voci
2014
4°
trimestre
Interessi netti
Dividendi e utili (perdite) di partecipazioni
valutate al patrimonio netto
Commissioni nette
Risultato dell'attività di negoziazione
Altri proventi (oneri) di gestione
Proventi operativi netti
Spese del personale
Spese amministrative
Ammortamento immobilizzazioni immateriali
e materiali
Oneri operativi
Risultato della gestione operativa
Accantonamenti netti ai fondi rischi ed oneri
Rettifiche di valore nette su crediti
Rettifiche di valore nette su altre attività
Utili (perdite) su attività finanziarie detenute
sino a scadenza e su altri investimenti
Risultato corrente al lordo delle imposte
Imposte sul reddito dell'operatività corrente
Oneri di integrazione e incentivazione all'esodo (al netto delle imposte)
Rettifiche di valore dell'avviamento e delle altre attività intangibili (al netto
delle imposte)
Utile (perdita) del periodo di pertinenza di terzi
Risultato netto
3°
trimestre
2013
2°
trimestre
1°
trimestre
4°
trimestre
3°
trimestre
2°
trimestre
1°
trimestre
140
146
142
146
146
142
1
97
10
18
267
-88
-63
95
6
17
263
-91
-64
90
-0
20
251
-81
-65
90
4
19
259
-84
-67
2
97
0
17
263
-85
-68
0
92
8
19
260
-91
-71
-5
-156
110
-21
-71
0
-6
-161
103
-1
-77
-1
-6
-151
99
-11
-154
-8
-6
-157
102
0
-89
-1
-6
-159
105
-3
-165
-1
-6
-168
92
1
-78
-3
2
20
-35
24
-12
113
39
13
12
-11
-5
-68
13
1
12
-12
-
-
-4
-
-3
-
-2
-1
-180
-1
-
-
-2
-16
10
-133
1
-59
-2
Il secondo trimestre 2014 ha registrato, con i suoi 267 milioni di euro, la contribuzione dei proventi operativi netti più
elevata degli ultimi 18 mesi, in particolare grazie all’incasso del dividendo erogato dalla Banca d’Italia (incluso nel
risultato dell’attività di negoziazione), mentre il compendio di interessi netti e commissioni nette si è mantenuto
sostanzialmente stabile; a seguito della contemporanea riduzione degli oneri operativi, il risultato della gestione
operativa ha raggiunto i 110 milioni di euro. Nella parte bassa del conto economico, le rettifiche di valore nette su
crediti sono state le più contenute degli ultimi sei trimestri, mentre gli accantonamenti ai fondi per rischi e oneri sono
stati penalizzati da un forte stanziamento connesso all’interessenza detenuta da Banca CR Firenze in Immobiliare Novoli
(17 milioni di euro) e le imposte sul reddito hanno subìto l’impatto negativo dell’ulteriore imposta sostitutiva sulla
“rivalutazione” delle quote detenute in Banca d’Italia e di oneri fiscali straordinari legati alla revisione dell’aliquota IRAP
(complessivamente 31 milioni di euro); di conseguenza, il trimestre si è chiuso con un risultato netto negativo per 16
milioni di euro. Peraltro, escludendo l’impatto delle componenti non ricorrenti appena menzionate, il secondo trimestre
2014 avrebbe registrato un utile netto pari a 27 milioni di euro.
72
Relazione sull’andamento della gestione
Proventi operativi netti
Al termine del primo semestre del 2014, l’aggregato in esame evidenzia un incremento di 7 milioni di euro rispetto
all’analogo periodo del 2013 (+1,3%), per effetto delle variazioni che hanno caratterizzato in maniera diversa le varie
tipologie di proventi, come di seguito descritto.
Interessi netti
(milioni di euro)
variazioni
283
1
0,4
-1
-4
3
-75,0
Differenziali su derivati di copertura
6
13
-7
-53,8
Intermediazione con clientela
289
292
-3
-1,0
Attività finanziarie di negoziazione
-
-
-
-
Attività finanziarie detenute sino alla
scadenza
1
1
-
-
Attività finanziarie disponibili per la vendita
1
4
-3
-75,0
Attività finanziarie
2
5
-3
-60,0
Rapporti con banche
-30
-30
-
-
Attività deteriorate
27
24
3
12,5
Altri interessi netti
-2
-3
1
-33,3
286
288
-2
-0,7
Interessi netti
142
146
146
142
146
140
2/14
284
Titoli in circolazione
1/14
Rapporti con clientela
Evoluzione trimestrale Interessi netti
%
4/13
assolute
3/13
30.06.2013
2/13
30.06.2014
1/13
Voci
Il comparto dell’”Intermediazione con clientela” accusa un ritardo di 3 milioni di euro rispetto all’analogo periodo del
2013, sostanzialmente a causa della riduzione dell’8,9% del volume medio degli impieghi; infatti, a livello di tassi
praticati si rileva come le azioni di repricing tempo per tempo poste in essere abbiano effettivamente consentito di
sostenere il margine d’interesse nella componente riveniente dalle forme tecniche a breve termine, mentre quelle a
media e lunga scadenza si sono mostrate naturalmente più ancorate al livello dei tassi di mercato ancora storicamente
basso. Il comparto delle attività finanziarie, a causa dell’ulteriore contrazione del volume dei portafogli di proprietà, ha
visto il proprio contributo diminuire di 3 milioni di euro, mentre l’apporto dell’interbancario è risultato pari a quello del
primo semestre del 2013, grazie alla riduzione dell’indebitamento netto che ha perfettamente compensato la maggiore
onerosità della provvista. Per effetto di tali dinamiche gli interessi netti segnano, in termini percentuali, una variazione
negativa frazionale (-0,7%).
73
Relazione sull’andamento della gestione
Commissioni nette
(milioni di euro)
6
-
-
11
9
2
22,2
Conti correnti
61
64
-3
-4,7
Servizio Bancomat e carte di credito
7
6
1
16,7
Attività bancaria commerciale
85
85
-
-
Intermediazione e collocamento titoli
52
51
1
2,0
Intermediazione valute
2
2
-
-
Gestioni patrimoniali
7
5
2
40,0
26
27
-1
-3,7
1
1
0
-
Attività di gestione, intermediazione e
consulenza
88
86
2
2,8
Altre commissioni nette
19
18
1
5,6
192
189
3
1,6
97
1/13
Commissioni nette
92
90
90
95
97
2/14
6
Servizi di incasso e pagamento
Distribuzione prodotti assicurativi
Altre commissioni intermediazione / gestione
Evoluzione trimestrale Commissioni
nette
%
1/14
variazioni
assolute
4/13
Garanzie rilasciate
30.06.2013
3/13
30.06.2014
2/13
Voci
Il margine commissionale, che a livello trimestrale ha raggiunto il picco già toccato nel secondo quarto del 2013 (97
milioni di euro), registra una crescita dell’1,6%. L’apporto dell’attività bancaria commerciale si è rivelato assolutamente
stabile, poiché i maggiori proventi derivanti dai servizi di incasso e pagamento e dall’operatività su bancomat e carte di
credito hanno perfettamente compensato i minori introiti del comparto dei conti correnti. Così, per la crescita delle
commissioni nette, è risultato determinante il maggior apporto delle “Gestioni patrimoniali” (+2 milioni di euro),
considerato che i più elevati proventi sul collocamento dei fondi comuni d’investimento sono stati neutralizzati dalle
minori up-front incassate sul collocamento di titoli di società del Gruppo (-4 milioni di euro) e dai minori ricavi della
bancassicurazione.
Risultato dell’attività di negoziazione
7
30.06.2013
(milioni di euro)
variazioni
assolute
%
6
1
16,7
Altre attività/passività finanziarie: differenze di
cambio
-1
3
-4
-133,3
Risultato netto dell'attività di copertura
-1
-1
-
0,0
Totale utili (perdite) su attività / passività finanziarie di
negoziazione
5
8
-3
-37,5
Risultato da cessione di attività finanziarie disponibili
per la vendita e riacquisto di passività finanziarie
-
-
-
-
Dividendi e proventi simili su azioni disponibili per la
vendita
11
-
11
-
-
10
8
6
4
-
8
8
100,0
2/14
16
1/13
Risultato dell'attività di negoziazione
1/14
-
-
4/13
vendita
Evoluzione trimestrale Risultato
dell'attività di negoziazione
3/13
Risultato operatività di trading (titoli e derivati
redditizi connessi, valute, derivati finanziari)
30.06.2014
2/13
Voci
Il sensibile incremento del risultato dell’attività di negoziazione, pari ad 8 milioni di euro, deriva interamente dalla
rilevazione del dividendo erogato da Banca d’Italia a favore della banche della Subholding (10 milioni di euro
complessivamente), che nell’esercizio corrente è stato accolto in questa voce poiché le nuove quote partecipative sono
classificate nel portafoglio titoli AFS. A livello di sottovoci, si registra la stabilità del risultato netto dell’attività di
copertura e un minor risultato dell’operatività in cambi.
74
Relazione sull’andamento della gestione
Oneri operativi
122
35
19
176
4
-1
3
3,3
-5,3
1,7
Spese per servizi informatici
Spese di gestione immobili
Spese generali di funzionamento
12
21
11
12
26
13
-5
-2
-19,2
-15,4
Spese legali e professionali
Spese pubblicitarie e promozionali
Costi indiretti del personale
Altre spese
Imposte indirette e tasse
Recupero di spese ed oneri
Spese amministrative
7
2
2
68
23
-19
127
9
2
2
69
27
-21
139
-2
-1
-4
2
-12
-22,2
-1,4
-14,8
9,5
-8,6
11
-1
-1
-
11
11
1
12
-8,3
317
327
-10
-3,1
Immobilizzazioni materiali
Immobilizzazioni immateriali
Ammortamenti
Oneri operativi
168
159
157
151
161
156
2/14
126
35
18
179
Evoluzione trimestrale Oneri operativi
1/14
%
4/13
assolute
3/13
(milioni di euro)
variazioni
30.06.2013
2/13
Salari e stipendi
Oneri sociali
Altri oneri del personale
Spese del personale
30.06.2014
1/13
Voci
Gli oneri operativi, confermando anche su base trimestrale un consolidato trend di riduzione, registrano una
diminuzione di circa il 3%. Le spese del personale, nonostante la flessione dell’organico medio di 181 unità,
aumentano di 3 milioni per la presenza nel 2014 della componente retributiva variabile (pari a 6 milioni di euro e
assente nel 2013), per il fatto che nell’esercizio in corso è stato liquidato il VAP 2013 senza che fosse stato effettuato il
relativo accantonamento alla fine di tale anno e, infine, perché il dato di raffronto includeva sopravvenienze attive pari
a circa 3 milioni di euro. Al contrario, le spese amministrative segnano una decisa diminuzione (-12 milioni di euro),
avendo beneficiato in particolare dei minori oneri di natura immobiliare (-5 milioni di euro connessi anche al piano di
razionalizzazione degli sportelli), oltre che della riduzione dei costi generali di funzionamento e di quelli legali e
professionali.
Risultato della gestione operativa
Il risultato della gestione operativa raggiunge i 213 milioni di euro, in crescita di 17 milioni di euro rispetto allo stesso
periodo del precedente esercizio, grazie ai maggiori proventi operativi netti (+7 milioni di euro) e al contemporaneo
contenimento degli oneri operativi (-10 milioni di euro); il cost/income si riduce, pertanto, di quasi tre punti percentuali,
passando dal 62,5% al 59,8%.
Accantonamenti netti ai fondi per rischi ed oneri
Il primo semestre del 2014 ha visto la rilevazione di accantonamenti della specie per un ammontare di 22 milioni di
euro, dunque un livello di gran lunga più elevato rispetto ai 2 milioni del periodo di raffronto. Peraltro, si segnala che
l’importo complessivamente accantonato è stato in larga parte determinato dalla presenza di uno stanziamento di 17
milioni di euro connesso all’interessenza detenuta da Banca CR Firenze in Immobiliare Novoli e destinato alla copertura
delle perdite del 2013 di tale società e dell’eventuale onere che potrebbe derivare dall’adesione ad un futuro aumento
di capitale a sostegno della stessa.
75
Relazione sull’andamento della gestione
Rettifiche di valore nette su crediti
(milioni di euro)
va ria z ioni
V oc i
a ssolute
%
Evoluzione trime stra le de lle Re ttific he di
va lore ne tte su c re diti
165
Sofferenze
82
122
- 40
- 32,8
Incagli e ristrutturati
59
97
- 38
- 39,0
Crediti sc aduti / sc onfinanti
24
26
-2
- 9,5
- 16
-2
14
149
243
- 94
-1
-
1
148
243
- 95
-
- 39,1
1/13
R et t if ic h e d i valo re n et t e s u cred it i
71
- 38,8
2/14
R et t if ic h e n et t e p er g aran zie e imp eg n i
77
3/13
R et t if ic h e n et t e p er d et erio ramen t o
d ei c red it i
89
78
2/13
Crediti in bonis
154
1/14
3 0 . 0 6 . 2 0 13
4/13
3 0 . 0 6 . 2 0 14
La voce in esame si attesta su valori nettamente più contenuti rispetto al 2013 (-95 milioni di euro); tale risultato è stato
raggiunto grazie alle minori svalutazioni che hanno caratterizzato soprattutto le sofferenze (-40 milioni di euro) e gli
incagli/ristrutturati (-38 milioni di euro), oltre che per le maggiori riprese di valore nette rilevate sulla componente in
bonis (+14 milioni di euro). A livello trimestrale, il periodo aprile-giugno 2014 è risultato quello con la contribuzione più
contenuta degli ultimi due esercizi.
Rettifiche di valore nette su altre attività
Il saldo al 30 giugno 2014 è negativo per un milione di euro ed è interamente riferibile alla svalutazione degli strumenti
finanziari partecipativi Targetti-Poulsen; il valore di -4 milioni di euro registrato nell’analogo periodo del 2013 era
relativo per 3 milioni ad analoga rettifica di valore sulla partecipazione in Immobiliare Novoli (all’epoca ancora
classificata nel portafoglio AFS) e per un milione di euro alla svalutazione di taluni OICR.
Utili (perdite) su attività finanziarie detenute sino a scadenza e su altri investimenti
Alla fine del primo semestre 2014 gli utili della specie ammontano a 2 milioni di euro, includendo in particolare la
plusvalenza da cessione della partecipazione detenuta in SIA S.p.A. da talune banche della Subholding (circa 3 milioni
di euro) e la svalutazione di quella detenuta da Banca CR Firenze in Immobiliare Novoli per un milione di euro. Il dato
di raffronto, negativo per 4 milioni di euro, era pressoché interamente riferibile alla rettifica di valore della stessa
interessenza in Immobiliare Novoli.
Risultato corrente al lordo delle imposte
Il consistente ridimensionamento delle rettifiche di valore nette su crediti (-95 milioni di euro) è andato ad aggiungersi
al progresso già presente a livello di gestione operativa (+17 milioni di euro), così che il risultato corrente al lordo delle
imposte si è attestato a 44 milioni di euro, con una crescita di 100 milioni rispetto a quello del primo semestre 2013,
che era negativo per 56 milioni di euro.
76
Relazione sull’andamento della gestione
Imposte sul reddito
Le imposte sul reddito di competenza del primo semestre 2014 sono risultate pari a 47 milioni di euro, mentre
l’analogo periodo del 2013 aveva chiuso con un saldo della voce positivo per un milione di euro, dunque valori molto
distanti che però derivano solo in parte dalla differenza tra i corrispondenti risultati lordi. Infatti, il dato del 2014
include oneri fiscali di natura straordinaria per complessivi 31 milioni di euro, connessi ai due eventi di seguito descritti:


l’art. 4, comma 12, del D.L. 24/4/2014 n. 66 (“Misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale”) ha
previsto l’aumento dell’aliquota dell’imposta sostitutiva sulla “rivalutazione” delle nuove quote partecipative
detenute in Banca d’Italia dal 12% (già rilevato a fine 2013) al 26%, con un aggravio a carico del conto
economico 2014 pari a 27 milioni di euro
l’art. 2, comma 1, del medesimo provvedimento legislativo sopra richiamato ha previsto una riduzione, a
partire dall’esercizio 2014, dell’aliquota IRAP applicabile alle società finanziarie nella misura dello 0,45%; di
conseguenza, le banche della Subholding hanno dovuto adeguare proporzionalmente i crediti per imposte
anticipate IRAP iscritte in bilancio al 31 dicembre 2013, con un aggravio a carico del conto economico 2014
pari a circa 4 milioni di euro.
Risultato netto
Nonostante un risultato lordo ampiamente positivo, il pesante impatto della fiscalità diretta causato dagli eventi sopra
illustrati ha determinato un risultato netto semestrale negativo per 6 milioni di euro, comunque in chiarissimo
miglioramento rispetto alla perdita di 61 milioni del periodo di raffronto. Peraltro, per rendere maggiormente
confrontabili i risultati dei due periodi, è opportuno procedere ad una loro “normalizzazione” eliminando le
componenti di costo e ricavo aventi carattere non ricorrente (al netto del relativo effetto fiscale) e precisamente:


dal risultato 2014 si devono scomputare 42 milioni di euro di effetto negativo sul risultato netto, attribuibili per 13
milioni di euro alla partecipazione in Immobiliare Novoli e per 31 milioni di euro ad oneri fiscali di natura
straordinaria, deducendo poi una quota di 2 milioni di euro di pertinenza di terzi derivante dall’esclusione di tali
impatti;
dal risultato 2013 si devono scomputare 79 milioni di euro di effetto negativo sul risultato netto, attribuibile per
67 milioni di euro alle maggiori rettifiche di valore su crediti connesse all’ispezione di Banca d’Italia, per 9 milioni di
euro alle svalutazioni sulla partecipazione in Immobiliare Novoli e per 3 milioni di euro agli oneri di integrazione
ed incentivazione all’esodo sostenuti.
L’applicazione di tali fattori di normalizzazione farebbe registrare un utile netto pari a 36 milioni di euro nel primo
semestre 2014 e di 18 milioni di euro, esattamente la metà, in quello 2013.
Il Roe e gli altri ratios
Il ROE, pari al risultato netto rapportato alla media del capitale, del sovrapprezzo, delle riserve e della riserva da
valutazione, si attesta a -1,1% rispetto al -9,0% del 30 giugno 2013. Ipotizzando di eliminare da entrambi i periodi
l’impatto che hanno avuto le componenti di costo e ricavo straordinarie, si registrerebbe nel 2014 un ROE del 5,9% e
nel 2013 un ROE del 2,5%. Per quanto riguarda l’andamento di alcuni ratios economici, rispetto al 30 giugno 2013 si
rilevano le seguenti variazioni:

il cost/income, calcolato rapportando gli oneri operativi ai proventi operativi netti, diminuisce di quasi tre punti
percentuali, passando dal 62,5% al 59,8%, per effetto dell’incremento dei proventi operativi netti e della
contemporanea riduzione degli oneri operativi;

l’incidenza annualizzata delle spese del personale e delle spese amministrative sul totale dell’attivo si attesta,
rispettivamente, all’1,70% ed all’1,21%, mentre al termine del primo semestre 2013 tali indici erano risultati pari
all’1,58% ed all’1,25%.
77
Relazione sull’andamento della gestione
78
Relazione sull’andamento della gestione
Gli aggregati patrimoniali
Aspetti generali
Tra gli “Allegati” della presente Relazione vengono riportati i criteri di riclassificazione ed il prospetto di raccordo tra
lo schema di stato patrimoniale previsto dalla Banca d’Italia e lo stato patrimoniale riclassificato.
Stato patrimoniale consolidato riclassificato
Attività
Attività finanziarie di negoziazione
Attività finanziarie valutate al fair value
Attività finanziarie disponibili per la vendita
Attività finanziarie detenute sino alla scadenza
30.06.2014
31.12.2013
(milioni di euro)
variazioni
assolute
%
126
149
-22
-15,1
-
-
-
-
379
604
-225
-37,3
-
36
36
0
Crediti verso banche
1.442
504
938
Crediti verso clientela
17.328
17.774
-446
-2,5
14
15
-1
-9,0
Attività materiali e immateriali
491
502
-11
-2,2
Attività fiscali
617
616
1
0,2
1
2
-1
-50,0
617
735
-118
-16,0
21.052
20.936
115
0,6
30.06.2014
31.12.2013
Partecipazioni
Attività non correnti e gruppi di attività in via di dismissione
Altre voci dell'attivo
Totale attività
Passività
variazioni
assolute
Debiti verso banche
Debiti verso clientela e titoli in circolazione
Passività finanziarie di negoziazione
Passività finanziarie valutate al fair value
Passività fiscali
Passività associate ad attività in via di dismissione
Altre voci del passivo
Riserve tecniche
%
4.986
4.932
55
1,1
13.186
13.368
-181
-1,4
120
140
-20
-14,5
-
-
-
-
20
38
-19
-48,6
-
-
-
-
1.052
783
269
34,4
-
-
-
-
Fondi a destinazione specifica
328
303
25
8,2
Capitale
831
831
0
-
Riserve
386
580
-194
-33,4
Riserve da valutazione
-22
-15
7
45,6
Patrimonio di pertinenza di terzi
170
168
1
0,7
-6
-193
-186
n.s.
21.052
20.936
115
0,6
Utile di periodo
Totale passività e patrimonio netto
79
Relazione sull’andamento della gestione
Stato patrimoniale consolidato riclassificato: evoluzione trimestrale
(milioni di euro)
Attività
Esercizio 2014
31/12
30/9
Esercizio 2013
30/6
31/3
31/12
30/9
30/6
31/3
Attività finanziarie di negoziazione
126
141
149
154
169
203
Attività finanziarie disponibili per la vendita
379
423
604
413
681
681
Attività finanziarie detenute sino alla scadenza
36
36
36
36
39
39
Crediti verso banche
1.442
777
504
716
603
895
Crediti verso clientela
17.328
17.446
17.774
18.340
18.682
19.213
Partecipazioni
14
15
15
112
112
121
Attività materiali e immateriali
491
496
502
747
746
749
Attività fiscali
617
574
616
491
480
444
1
2
2
1
1
2
617
651
735
726
770
736
21.052
20.561
20.936
21.736
22.283
23.083
Attività non correnti e gruppi di attività in via di
dismissione
Altre voci dell'attivo
Totale attività
-
-
Passività
Esercizio 2014
31/12
30/9
Esercizio 2013
30/6
31/3
31/12
30/9
30/6
31/3
Debiti verso banche
4.986
4.665
4.932
4.879
5.422
6.004
Debiti verso clientela e titoli in circolazione
13.186
13.106
13.368
13.753
14.183
14.237
Passività finanziarie di negoziazione
120
134
140
145
164
197
Passività fiscali
20
39
38
45
37
62
1.052
929
783
1.128
684
703
Fondi a destinazione specifica
328
305
303
290
297
323
Capitale
831
831
831
831
831
831
Riserve
386
388
580
568
570
578
Riserve da valutazione
-22
-16
-15
-14
-14
-20
Patrimonio di pertinenza di terzi
170
169
168
170
170
169
Utile di periodo
-6
10
-193
-60
-61
-2
21.052
20.561
20.936
21.736
22.283
23.083
Altre voci del passivo
Totale passività e patrimonio netto
80
-
-
Relazione sull’andamento della gestione
Crediti verso clientela
(milioni di euro)
variazioni
assolute
Conti correnti
2.389
13,8
2.569
14,5
-180
-7,0
Mutui
9.806
56,6
10.023
56,4
-217
-2,2
Anticipazioni e finanziamenti
2.796
16,1
2.898
16,3
-102
-3,5
Crediti da attività commerciale
14.991
86,5
15.490
87,2
-499
-3,2
Crediti rappresentati da titoli
Crediti deteriorati
10
0,1
10
0,1
-
-
2.327
13,4
2.274
12,7
53
2,3
-
-
17.328
100,00
17.774
100,0
-446
-2,5
19.213
31/3//13
Crediti verso clientela
Evoluzione trimestrale
Crediti verso clientela
%
18.682
18.340
17.774
17.446
17.328
30/6//14
incidenza %
31/3//14
incidenza %
31/12//13
31.12.2013
30/9//13
30.06.2014
30/6//13
Voci
Gli impieghi a clientela registrano un decremento di circa 450 milioni di euro rispetto al dato di chiusura dell’esercizio
2013, per effetto di una contrazione generalizzata che ha investito tutti i comparti dei “Crediti da attività
commerciale”, con un’intensità particolarmente elevata nel caso dei “Mutui” (-217 milioni di euro) e dei “Conti
correnti” (-180 milioni di euro). Andamento opposto, peraltro coerente con il permanere della incerta situazione
economica, hanno mostrato i “Crediti deteriorati”, aumentati di 53 milioni di euro.
Crediti verso clientela: qualità del credito
Voci
30.06.2014
Esposizione
lorda
Rettifiche
di valore
complessive
(milioni di euro)
Variazione
31.12.2013
Esposizione Grado di
netta copertura
%
Esposizione
lorda
Rettifiche
di valore
Esposizione
netta
complessive
Grado di
copertura
%
Esposizione
netta
Sofferenze
2.723
-1.680
1.043
61,7
2.539
-1.542
997
60,7
46
Crediti incagliati e ristrutturati
1.538
-357
1.181
23,2
1.461
-340
1.121
23,3
60
118
-15
103
12,7
175
-19
156
10,9
-53
Attività deteriorate
4.379
-2.052
2.327
46,9
4.175
-1.901
2.274
45,5
53
Finanziamenti in bonis
15.130
-129
15.001
0,85
15.645
-145
15.500
0,93
-499
Crediti verso clientela
19.509
-2.181
17.328
11,18
19.820
-2.046
17.774
10,32
-446
Crediti scaduti / sconfinanti
I crediti deteriorati netti devono il loro incremento rispetto a dicembre 2013 (+53 milioni di euro) all’espansione delle
sofferenze (+46 milioni di euro) e delle posizioni incagliate e ristrutturate (+60 milioni di euro), mentre gli
scaduti/sconfinanti hanno visto la propria esposizione netta diminuire di 53 milioni di euro.
Rispetto a fine 2013 il grado di copertura dei crediti deteriorati è ulteriormente cresciuto sino a sfiorare il 47%, in
particolare è stata innalzata la percentuale di accantonamento relativa alle sofferenze e agli scaduti/sconfinanti,
mentre quella degli incagli/ristrutturati è rimasta stabile. L’indice di copertura complessivo è stato elevato dal 10,32%
all’11,18%.
81
Relazione sull’andamento della gestione
Attività finanziarie della clientela
Voci
30.06.2014
(milioni di euro)
variazioni
31.12.2013
incidenza %
assolute
%
Raccolta diretta
13.186
incidenza %
38,5
13.368
39,3
-182
-1,4
Raccolta indiretta
21.064
61,5
20.686
60,7
378
1,8
Attività finanziarie della clientela
34.250
100,0
34.054
100,0
196
0,6
Le attività finanziarie della clientela registrano una crescita di 196 milioni di euro, interamente ascrivibile alla raccolta
indiretta (+378 milioni di euro), mentre la diretta è diminuita di circa 180 milioni di euro.
Raccolta diretta
(milioni di euro)
assolute
%
97,1
12.937
96,8
-137
-1,1
-
-
-
-
-
0,6
167
1,2
-90
-53,9
-
-
-
-
-
16
293
0,1
2,2
23
241
0,2
1,8
-7
52
-30,4
21,6
-
-
-
-
-
-
13.186
100,0
13.368
100,0
-182
-1,4
12.800
Operazioni pronti c/termine e prestito
titoli
Obbligazioni
77
di cui: valutate al fair value
Certificati di deposito
Passività subordinate
Altra raccolta
di cui: valutate al fair value
14.237
14.183
13.753
13.368
31/3//13
Raccolta diretta da clientela
Evoluzione trimestrale Raccolta diretta
13.106
13.186
30/6//14
Conti correnti e depositi
incidenza %
31/3//14
incidenza %
variazioni
31/12//1
3
31.12.2013
30/9//13
30.06.2014
30/6//13
Voci
Al termine del primo semestre 2014 la raccolta diretta si conferma sopra i 13 miliardi di euro, pur registrando una
riduzione dell’1,4% rispetto a fine 2013. Il comparto che ha maggiormente sofferto è quello dei conti correnti e
depositi (-137 milioni di euro), mentre le obbligazioni in essere sono ulteriormente diminuite essendo giunte a
scadenza e non essendo state riemesse come previsto dalla policy di Gruppo. In crescita di 52 milioni di euro le altre
forme di raccolta.
Raccolta indiretta
%
5.575
26,5
4.928
23,8
647
13,1
331
1,6
320
1,5
11
3,6
Gestioni patrimoniali
1.147
5,4
956
4,6
191
20,0
Assicurazioni
5.073
24,1
4.636
22,4
437
9,4
-
-
-
-
-
-
12.126
57,6
10.839
52,3
1.287
11,9
8.938
42,4
9.847
47,6
-909
-9,2
21.064
100,0
20.686
100,0
378
1,8
Rapporti con clientela istituzionale
Risparmio gestito
Raccolta amministrata
21.429
31/3//13
Raccolta indiretta
Evoluzione trimestrale Raccolta indiretta
21.280 20.548
20.686 21.356 21.064
30/6//14
assolute
31/3//14
Fondi di previdenza complementare
incidenza %
31/12//1
3
incidenza %
Fondi comuni di investimento
(milioni di euro)
variazioni
31.12.2013
30/9//13
30.06.2014
30/6//13
Voci
Da inizio anno la raccolta indiretta ha registrato un incremento di circa 380 milioni di euro (+1,8%), frutto
dell’andamento divergente mostrato dai due comparti dell’aggregato. Infatti, la raccolta amministrata ha visto
scendere i propri volumi di oltre 900 milioni di euro per la contrazione dello stock di obbligazioni di società del
Gruppo detenute dalla clientela per 870 milioni di euro, mentre quella gestita ha concluso il semestre con masse in
crescita di quasi 1,3 miliardi di euro, per effetto dei rilevanti collocamenti di fondi comuni d’investimento (+647
milioni di euro) e di prodotti assicurativi (+437 milioni di euro). L’incidenza del risparmio gestito sul totale della
82
Relazione sull’andamento della gestione
raccolta indiretta è passato dal 52,4% del 31 dicembre 2013 al 57,6%, frutto delle azioni poste in essere già nel
corso dello scorso esercizio e tese ad incrementare il peso del comparto caratterizzato dalla maggiore redditività.
Attività finanziarie di negoziazione nette
Voci
30.06.2014
(milioni di euro)
variazioni
31.12.2013
assolute
%
16
-6
-6
-37,5
Obbligazioni e altri titoli di debito di negoziazione
10
16
Titoli e attività finanziarie di negoziazione diverse dai derivati
10
-37,5
Valore netto contratti derivati finanziari (valori positivi)
116
133
-17
-12,8
Valore netto contratti derivati finanziari (valori negativi)
-119
-140
21
15,0
Valore netto dei contratti derivati di negoziazione
-3
-7
4
57,1
Attività/Passività nette
7
9
-2
-22,2
La variazione delle attività e passività di negoziazione è interamente imputabile al comparto dei titoli di debito.
Attività finanziarie disponibili per la vendita
Voci
30.06.2014
(milioni di euro)
variazioni
31.12.2013
incidenza %
incidenza %
assolute
%
Obbligazioni e altri titoli di debito
117
30,9
340
56,3
-223
-65,6
Titoli di capitale e quote di O.I.C.R.
262
69,1
264
43,7
-2
-0,8
Titoli disponibili per la vendita
379
100,0
604
100,0
-225
-37,3
La riduzione derivante dal comparto delle obbligazioni deriva in parte dal rimborso di titoli di stato (in particolare
CCT) avvenuto nel corso del semestre, mentre quella relativa ai titoli di capitale è frutto della svalutazione degli
strumenti finanziari partecipativi Targetti-Poulsen e della variazione del fair value di taluni OICR.
Partecipazioni
Al 30 giugno 2014 la voce in esame, complessivamente pari a 14 milioni di euro, accoglie principalmente
l’interessenza detenuta in da Banca CR Firenze in Intesa Sanpaolo Bank Romania per 13 milioni di euro e quelle
detenute nelle società consolidate al patrimonio netto per un controvalore di un milione di euro.
Posizione interbancaria netta
Al termine del primo semestre 2014 la posizione interbancaria presenta un indebitamento netto di importo pari a
3.544 milioni di euro, in diminuzione di 884 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2013.
83
Relazione sull’andamento della gestione
Il patrimonio netto
Voci
(milioni di euro)
Variazioni
30.06.2014
31.12.2013
Capitale sociale
Riserve da valutazione
Altre riserve
Capitale e riserve
Risultato netto
831
-22
386
1.196
-6
831
-15
580
1.397
-193
assolute
-7
-194
-201
186
%
45,6
-33,4
-14,4
96,7
Patrimonio netto
1.190
1.204
-14
-1,2
La riduzione delle “Altre riserve” è stata pressoché interamente determinata dalla patrimonializzazione del risultato
dell’esercizio 2013, pertanto la diminuzione del patrimonio netto può attribuirsi alla variazione negativa delle riserve
da valutazione a causa della rilevazione di perdite attuariali sui piani pensionistici a benefici definiti e al risultato netto
negativo registrato nel primo semestre dell’esercizio 2014.
Prospetto di raccordo tra il patrimonio netto e l’utile di periodo di Banca CR Firenze ed i
corrispondenti valori consolidati
(milioni di euro)
Causali
Patrimonio netto
di cui: risultato netto al
30 giugno 2014
Saldi dei conti di Banca CR Firenze al 30 giugno 2014
Effetto del consolidamento delle imprese controllate
Dividendi incassati nel periodo
Altre variazioni
Saldi dei conti consolidati al 30 giugno 2014
84
1.160
9
16
6
-
-1
14
-20
1.190
-6
Relazione sull’andamento della gestione – Gli aggregati patrimoniali
I risultati per settori di attività
Sulla base del Regolamento CE n. 1358/2007, a partire dal primo bilancio annuale chiuso successivamente al 1°
gennaio 2009, le società che utilizzano i principi IAS/IFRS nella predisposizione dell’informativa societaria sono tenute
ad applicare il principio IFRS 8 “Settori operativi”, in luogo dello IAS 14 “Informativa di settore” precedentemente
adottato.
Banca CR Firenze ha quindi analizzato il contenuto dell’informativa per settori di attività al fine di applicare la nuova
normativa, in modo anche da recepire l’evoluzione dei settori operativi conseguente alla riorganizzazione delle attività
di business derivante dall’ingresso nel Gruppo Intesa Sanpaolo.
L’IFRS 8 stabilisce che i segmenti operativi oggetto d’informativa di bilancio devono essere individuati sulla base della
reportistica interna che viene visionata dal Chief Operating Decision Maker al fine di valutare la performance dei
diversi settori e di allocare le risorse tra i medesimi, con ciò segnando una differenza sostanziale rispetto all’approccio
dello IAS 14 basato sui “rischi e benefici”, che prevedeva la ripartizione dei dati di bilancio in settori omogenei per
natura dei rischi e delle fonti di redditività.
Infatti, al paragrafo 5, l’IFRS 8 stabilisce che “Un settore operativo è una componente di un'entità:
a) che intraprende attività imprenditoriali generatrici di ricavi e di costi (compresi i ricavi e i costi riguardanti
operazioni con altre componenti della medesima entità);
b) i cui risultati operativi sono rivisti periodicamente al più alto livello decisionale operativo ai fini dell'adozione
di decisioni in merito alle risorse da allocare al settore e della valutazione dei risultati;
c) per la quale sono disponibili informazioni di bilancio separate.”
I settori operativi rappresentano inoltre la dimensione massima che può essere assunta dalle Cash Generating Unit
(“CGU”) sulla base delle quali viene effettuato l’impairment test previsto dal principio IAS 36.
Stante quanto sopra premesso e in considerazione del fatto che:
 Banca CR Firenze e le sue controllate fanno tutte parte, ai fini dell’informativa di settore del Gruppo Intesa
Sanpaolo, della Divisione Banca dei Territori e che il suddetto Gruppo ha identificato le CGU ai fini
dell’impairment test con le divisioni operative rappresentate nell’informativa per settori di attività;
 Banca CR Firenze, in maniera omogenea rispetto alla Capogruppo, svolge la propria attività di impairment
test relativamente alla CGU rappresentata dal complesso della subholding e delle sue controllate
 la rendicontazione sottoposta periodicamente al Consiglio di Amministrazione della Banca (che rappresenta il
più alto livello decisionale operativo cui fa riferimento il paragrafo 5 dell’IFRS 8 al punto b) non prevede
un’ulteriore riarticolazione dell’informativa finanziaria per sotto-settori di attività;
si ritiene non applicabile la disaggregazione dei dati riportati nel presente Resoconto intermedio di gestione
consolidato per settori operativi.
85
Relazione sull’andamento della gestione – I risultati per settori di attività
86
Il presidio dei rischi
I PRINCIPI DI BASE
Come viene più diffusamente illustrato nel bilancio annuale, nel Gruppo Intesa Sanpaolo le politiche relative
all’assunzione dei rischi sono definite dagli Organi statutari della Capogruppo, il Consiglio di Sorveglianza e il Consiglio
di Gestione. Il Consiglio di Sorveglianza svolge la propria attività attraverso specifici Comitati costituiti al proprio
interno, tra i quali va segnalato il Comitato per il Controllo; il Consiglio di Gestione si avvale dell’azione di Comitati
manageriali, tra i quali va segnalato il Comitato Governo dei Rischi di Gruppo. Entrambi gli Organi Statutari beneficiano
del supporto del Chief Risk Officer a diretto riporto del Chief Executive Officer. Il Chief Risk Officer ha la responsabilità
di proporre il Risk Appetite Framework e di definire, in coerenza con le strategie e gli obiettivi aziendali, gli indirizzi e le
politiche in materia di gestione dei rischi e compliance del Gruppo e ne coordina e verifica l’attuazione da parte delle
unità preposte del Gruppo, anche nei diversi ambiti societari. Assicura il presidio del profilo di rischio complessivo del
Gruppo, definendo le metodologie e monitorando le esposizioni delle diverse tipologie di rischio e riportandone
periodicamente la situazione agli organi societari.
La Capogruppo svolge funzioni di indirizzo, gestione e controllo complessivo dei rischi. Banca CR Firenze e le Casse
controllate operano entro i limiti di autonomia stabiliti a livello di Gruppo e sono dotate di proprie strutture di controllo.
Un contratto di servizio disciplina le attività di controllo dei rischi svolte dalle funzioni della Capogruppo che riferiscono
direttamente agli Organi amministrativi delle Banche.
Gli strumenti per la misurazione e la gestione dei rischi concorrono a definire un quadro di controllo in grado di
valutare i rischi assunti dal Gruppo secondo una prospettiva regolamentare ed economica; il livello di assorbimento di
capitale economico, definito come la massima perdita “inattesa” in cui la banca può incorrere in un orizzonte
temporale di un anno, rappresenta una metrica chiave per definire l’assetto finanziario e la tolleranza al rischio ed
orientare l’operatività, assicurando l’equilibrio tra i rischi assunti e il ritorno per gli azionisti. Esso viene stimato, oltre che
sulla base della situazione attuale, anche a livello prospettico, in funzione delle ipotesi di budget e dello scenario
economico di previsione in condizioni ordinarie e di stress. La valutazione del capitale è inclusa nel reporting aziendale
ed è sottoposta trimestralmente al Comitato Governo dei Rischi di Gruppo, al Comitato per il Controllo e al Consiglio di
Gestione, nell’ambito del Tableau de Bord dei rischi di Gruppo. La copertura dei rischi, a seconda della loro natura,
frequenza e dimensione potenziale d’impatto, è affidata ad una costante combinazione tra azioni e interventi di
attenuazione/immunizzazione, procedure/processi di controllo e protezione patrimoniale.
LA NORMATIVA BASILEA 3 E IL PROGETTO INTERNO
A partire dal 1° gennaio 2014 sono state trasposte nell’ordinamento dell’Unione europea le riforme degli accordi del
Comitato di Basilea (“Basilea 3”) volte a rafforzare la capacità delle banche di assorbire shock derivanti da tensioni
finanziarie ed economiche, indipendentemente dalla loro origine, a migliorare la gestione del rischio e la governance, a
rafforzare la trasparenza e l'informativa delle banche. Nel far ciò, il Comitato ha mantenuto l’approccio basato su tre
Pilastri che era alla base del precedente accordo sul capitale noto come “Basilea 2”, integrandolo e rafforzandolo per
accrescere quantità e qualità della dotazione di capitale degli intermediari, nonché introducendo strumenti di vigilanza
anticiclici, norme sulla gestione del rischio di liquidità e sul contenimento della leva finanziaria.
Ciò premesso, in ambito comunitario i contenuti di “Basilea 3” sono stati trasposti in due atti normativi:
– il Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 (CRR), che disciplina gli istituti di vigilanza prudenziale del
Primo Pilastro e le regole sull’informativa al pubblico (Terzo Pilastro);
– la direttiva 2013/36/UE del 26 giugno 2013 (CRD IV), che riguarda, fra l'altro, le condizioni per l'accesso all'attività
bancaria, la libertà di stabilimento e la libera prestazione di servizi, il processo di controllo prudenziale, le riserve
patrimoniali addizionali.
Alla normativa dell’Unione europea si aggiungono le disposizioni emesse dalla Banca d’Italia riferibili alla Circolare n.
285 del 17 dicembre 2013, che raccoglie le disposizioni di vigilanza prudenziale applicabili alle banche e ai gruppi
bancari italiani, riviste e aggiornate per adeguare la normativa interna alle novità intervenute nel quadro regolamentare
internazionale, con particolare riguardo al nuovo assetto normativo e istituzionale della vigilanza bancaria dell’Unione
europea, nonché per tener conto delle esigenze emerse nell’esercizio della vigilanza sulle banche e su altri intermediari.
Il Gruppo, allo scopo di adeguarsi alle nuove regole previste da Basilea 3, ha intrapreso adeguate iniziative progettuali,
ampliando gli obiettivi del Progetto Basilea 2, al fine di migliorare i sistemi di misurazione e i connessi sistemi di
gestione dei rischi.
La Banca, appartenente al perimetro di applicazione del “Progetto Basilea 3”, è stata autorizzata dall’Organo di
Vigilanza, per quanto riguarda i rischi creditizi, all’utilizzo del metodo AIRB per il segmento Corporate a partire dalla
segnalazione al 31 dicembre 2010 (il metodo FIRB era in uso dal dicembre 2008).
Relativamente al segmento Mutui Retail, è stato ottenuto il riconoscimento per il metodo IRB a partire da giugno 2010.
Per il segmento SME Retail è stata conseguita l’autorizzazione per il passaggio al metodo IRB a partire dalla
segnalazione di dicembre 2012.
Lo sviluppo dei sistemi IRB relativi agli altri segmenti procede secondo un piano presentato all’Organo di Vigilanza.
87
Per quanto attiene ai rischi operativi, si evidenzia che il Gruppo ha ottenuto l’autorizzazione all’utilizzo del Metodo
Avanzato AMA (modello interno) per la determinazione del relativo requisito patrimoniale a partire dalla segnalazione
al 31 dicembre 2009: il perimetro di adozione dei modelli avanzati è in progressiva espansione secondo il piano di roll
out presentato agli Organi Amministrativi e alla Vigilanza. Per maggiori dettagli si rimanda al paragrafo relativo ai rischi
operativi.
Nel mese di aprile 2014 il Gruppo ha presentato il resoconto annuale del processo di controllo prudenziale ai fini di
adeguatezza patrimoniale come gruppo bancario di “classe 1”, secondo la classificazione della Banca d’Italia, basato
sull’utilizzo esteso delle metodologie interne di misurazione dei rischi, di determinazione del capitale interno e del
capitale complessivo disponibile.
Nell’ambito dell’adozione di “Basilea 3”, il Gruppo pubblica le informazioni riguardanti l’adeguatezza patrimoniale,
l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti alla loro identificazione, misurazione e gestione nel
documento denominato Terzo Pilastro di Basilea 3 o “Pillar 3”.
Il documento viene pubblicato sul sito Internet (group.intesasanpaolo.com) con cadenza trimestrale.
RISCHI DI CREDITO
Le strategie, le facoltà e le regole di concessione e gestione del credito nel Gruppo sono indirizzate:
– al raggiungimento di un obiettivo sostenibile e coerente con l’appetito per il rischio e la creazione di valore del
Gruppo, garantendo e migliorando la qualità delle attività creditizie;
– alla diversificazione del portafoglio, limitando la concentrazione delle esposizioni su controparti/gruppi, settori di
attività economica o aree geografiche;
– ad un’efficiente selezione dei gruppi economici e dei singoli affidati, attraverso un’accurata analisi del merito
creditizio finalizzata a contenere il rischio di insolvenza e a mitigare le perdite a queste potenzialmente connesse;
– a privilegiare, nell’attuale fase congiunturale, gli interventi creditizi volti a supportare l’economia reale, il sistema
produttivo e a sviluppare le relazioni con la clientela;
– al costante controllo delle relazioni e delle relative esposizioni, effettuato sia con procedure informatiche sia con
un’attività di sorveglianza sistematica delle posizioni presentanti irregolarità, allo scopo di cogliere tempestivamente
eventuali sintomi di deterioramento.
Banca CR Firenze e le Casse controllate si avvalgono di un insieme di tecniche e di strumenti, sviluppati dalla
Capogruppo, per la misurazione e la gestione dei rischi di credito, in grado di assicurare un controllo analitico della
qualità del portafoglio degli impieghi alla clientela e alle istituzioni finanziarie, nonché delle esposizioni soggette a
rischio paese.
Per quanto riguarda, in particolare, gli impieghi a clientela, la misurazione del rischio fa ricorso a modelli di rating
interni differenziati a seconda del segmento di operatività della controparte.
Qualità del credito
Il costante controllo della qualità del portafoglio crediti è perseguito attraverso l’adozione di precise modalità operative
in tutte le fasi gestionali della relazione di affidamento.
Il complesso dei crediti problematici e deteriorati è oggetto di uno specifico processo di gestione che contempla anche
il puntuale monitoraggio attraverso un sistema di controllo e di periodico reporting direzionale. In particolare, tale
attività si esplica tramite il ricorso a metodologie di misurazione e controllo andamentale che consentono la costruzione
di indicatori sintetici di rischio. Essi permettono di formulare valutazioni tempestive sull’insorgere o sul persistere di
eventuali anomalie ed interagiscono con i processi e le procedure di gestione e controllo del credito.
Nel Gruppo, in conformità a predefinite regole, le posizioni alle quali è attribuita una valutazione di rischiosità elevata,
confermata nel tempo, sono intercettate (in via manuale o automatica) e, in relazione al profilo di rischio, sono
classificate nelle seguenti categorie: sofferenze, le esposizioni nei confronti dei soggetti in stato di insolvenza o in
situazioni sostanzialmente equiparabili; partite incagliate, le esposizioni nei confronti di soggetti in una situazione di
temporanea difficoltà che si prevede possa essere rimossa in un congruo periodo di tempo nonché quelle esposizioni
per le quali, pur non ricorrendo i presupposti per la classificazione tra le sofferenze, risultino soddisfatte le condizioni
oggettivamente previste dall’Organo di Vigilanza (c.d. incagli oggettivi); crediti ristrutturati, le posizioni per le quali la
banca (o un pool di banche), a causa del deterioramento delle condizioni economico-finanziarie del debitore,
acconsente a modifiche delle condizioni contrattuali originarie che diano luogo a una perdita. Infine, sono incluse tra i
crediti deteriorati anche le posizioni scadute e/o sconfinanti che, in base alle disposizioni di Banca d’Italia, non possono
considerarsi semplici ritardi nel rimborso.
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RISCHI DI MERCATO
PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE
Banca CR Firenze e le Casse controllate non detengono portafoglio di negoziazione.
PORTAFOGLIO BANCARIO
Il profilo di rischio dell’operatività finanziaria di Banca CR Firenze e delle Casse controllate è molto contenuto ed il
rischio finanziario è originato dall’operatività tipica della clientela che alimenta il portafoglio bancario, il quale viene
immunizzato su proposta delle strutture della Capogruppo, in ottica di pieno rispetto dei limiti di rischio deliberati dal
Comitato Rischi Finanziari di Gruppo (CRFG).
La gestione dei rischi finanziari è realizzata direttamente in service dalla Direzione Tesoreria della Capogruppo, come
previsto nel modello organizzativo operativo presso le Banche Rete italiane del Gruppo.
Per quanto riguarda il rischio di tasso di interesse, vengono negoziate nell’ambito infragruppo operazioni di mercato
prevalentemente nella forma di depositi interbancari e di strumenti derivati a breve e a medio lungo (IRS) al fine di
ricondurre il profilo di rischio delle Banche verso il profilo obiettivo.
Il rischio tasso di interesse generato dal portafoglio bancario di Banca CR Firenze e delle Casse controllate, misurato
mediante la shift sensitivity analysis (variazione di valore del portafoglio conseguente ad uno spostamento parallelo ed
uniforme di ±100 punti base della curva), ha registrato nel corso dei primi 6 mesi del 2014 un valore medio pari a 21,4
milioni attestandosi a fine giugno su di un valore pari a 12,8 milioni; tali dati si confrontano con un valore di fine
esercizio 2013 pari a 11,7 milioni.
Sulla base delle Linee di Guida di Governo del Rischio di Liquidità approvate dal Gruppo Intesa Sanpaolo, per la
gestione del rischio di liquidità, Banca CR Firenze e le Casse controllate si avvalgono della Banca Capogruppo che,
attraverso l’accesso ai mercati sia diretto sia per il tramite di sussidiarie estere, supporta le esigenze di raccolta e
impiego originate dall’attività commerciale con la clientela, sovrintendendo l’equilibrio fra le poste patrimoniali con
diversa vita residua.
A livello individuale trovano applicazione le metodologie e gli indicatori adottati a livello di Capogruppo. In tale quadro
e in coerenza con la soglia massima di tolleranza al rischio di liquidità di Gruppo, il sistema dei limiti individuali prevede
l’adozione degli indicatori di LCR e NSFR, a cui sono stati apportati opportuni “adjustment” per tener conto delle
particolarità gestionali legate all’accentramento delle attività di tesoreria presso la Capogruppo.
DETERMINAZIONE DEL FAIR VALUE DI ATTIVITÀ E PASSIVITÀ FINANZIARIE
Principi generali
Nel presente capitolo vengono sintetizzati i criteri attraverso i quali Banca CR Firenze e le Casse controllate pervengono
alla valorizzazione al fair value degli strumenti finanziari. Si tratta, peraltro, di criteri invariati rispetto a quelli utilizzati
per il bilancio dell’esercizio precedente, dettagliatamente illustrati nel fascicolo dell’esercizio 2013, al quale si fa rinvio
per maggiori informazioni.
Il fair value è il prezzo che si percepirebbe per la vendita di un’attività ovvero che si pagherebbe per il trasferimento di
una passività in una regolare operazione tra operatori di mercato (ossia non in una liquidazione forzosa o in una
vendita sottocosto) alla data di valutazione. Il fair value è un criterio di valutazione di mercato, non specificatamente
riferito alla singola impresa. Sottostante la definizione di fair value c’è la presunzione che l’impresa si trovi nel normale
esercizio della sua attività senza alcuna intenzione di liquidare i propri beni, di ridurre in via significativa il livello delle
proprie attività ovvero di procedere alla definizione di transazioni a condizioni sfavorevoli.
L’impresa deve valutare il fair value di un’attività o passività adottando le assunzioni che gli operatori di mercato
utilizzerebbero nella determinazione del prezzo dell’attività o passività, presumendo che essi agiscano per soddisfare nel
modo migliore il proprio interesse economico.
Per gli strumenti finanziari il fair value viene determinato secondo una gerarchia di criteri basata sull’origine, la tipologia
e la qualità delle informazioni utilizzate. In dettaglio, tale gerarchia assegna massima priorità ai prezzi quotati (non
modificati) in mercati attivi e minore importanza a input non osservabili. Vengono identificati tre diversi livelli di input:
– livello 1: gli input sono rappresentati da prezzi quotati (non modificati) in mercati attivi per attività o passività
identiche alle quali l’impresa può accedere alla data di valutazione;
– livello 2: input diversi dai prezzi quotati inclusi nel livello 1 che sono osservabili, direttamente o indirettamente, per
le attività o passività da valutare;
– livello 3: input non osservabili per l’attività o passività.
Poiché input di livello 1 sono disponibili per molte attività e passività finanziarie, alcune delle quali scambiate in più di
un mercato attivo, l’impresa deve prestare particolare attenzione nella definizione di entrambi i seguenti aspetti:
– il mercato principale per l’attività o la passività o, in assenza di un mercato principale, il mercato più vantaggioso
per l’attività o la passività;
89
se l’impresa può concludere una transazione avente ad oggetto l’attività o la passività a quel prezzo e in quel
mercato alla data di valutazione.
Il mercato principale di un’attività o passività finanziaria può essere identificato con il mercato nel quale normalmente
opera la banca.
Un mercato è considerato attivo se i prezzi di quotazione, rappresentanti effettive e regolari operazioni di mercato
verificatesi in un congruo periodo di riferimento, sono prontamente e regolarmente disponibili tramite borse, mediatori,
intermediari, società del settore, servizi di quotazione o enti autorizzati.
In specifiche casistiche, disciplinate da policy interne e pur in presenza di quotazioni su mercati regolamentati, vengono
effettuati specifici approfondimenti, tesi a verificare la significatività delle quotazioni espresse dal mercato ufficiale.
–
Nel caso di significativa riduzione nel volume o nel livello di operatività rispetto alla normale attività per l’attività o
passività (o per attività o passività similari) evidenziata da alcuni indicatori (numerosità delle transazioni, scarsa
significatività dei prezzi espressi dal mercato, incremento significativo dei premi impliciti per il rischio di liquidità,
allargamento o incremento dello spread bid-ask, riduzione o assenza totale di mercato per nuove emissioni, scarsità di
informazioni di dominio pubblico), vengono effettuate analisi delle transazioni o dei prezzi quotati.
Sono considerati strumenti finanziari di livello 1 i titoli azionari contribuiti, i titoli obbligazionari quotati sul circuito
EuroMTS, quelli per i quali sono rilevabili con continuità dalle principali piattaforme internazionali di contribuzione di
prezzi almeno tre prezzi eseguibili e quelli i cui prezzi sono forniti dalla piattaforma Markit con una profondità di
almeno tre prezzi eseguibili per i bond e i convertibili e di almeno cinque prezzi eseguibili per gli ABS europei, i fondi
comuni di investimento armonizzati contribuiti, le operazioni in cambi spot, i contratti derivati per quali siano disponibili
quotazioni su un mercato attivo (per esempio futures e opzioni exchanged traded). Infine, si considerano strumenti di
livello 1 anche i fondi “hedge” per i quali l’amministratore del fondo rende disponibile, con la periodicità prevista dal
contratto di sottoscrizione, il NAV (Net Asset Value), e la check list, ovvero il documento di sintesi delle informazioni
rilevanti sugli asset sottostanti al fondo, non evidenzi alcuna criticità in termini di rischio di liquidità o di rischio di
controparte.
Per gli strumenti finanziari di livello 1 viene utilizzato il prezzo “corrente” di offerta (“denaro”) per le attività finanziarie
ed il prezzo corrente richiesto (“lettera”) per le passività finanziarie, rilevato sul mercato principale al quale si ha
accesso, alla chiusura del periodo di riferimento.
Nel caso di strumenti finanziari per i quali il differenziale domanda-offerta risulta scarsamente rilevante, o per le attività
e passività finanziarie con caratteristiche tali da portare a posizioni compensative per il rischio di mercato, viene
utilizzato un prezzo medio di mercato (sempre riferito all’ultimo giorno del periodo di riferimento) in luogo del prezzo
di offerta o del prezzo richiesto.
Per differenza, tutti gli altri strumenti finanziari che non appartengono alle categorie sopra descritte o che non
presentano la profondità di contribuzione definita dalla Fair Value Policy non sono considerati strumenti di livello 1.
In assenza di quotazione su un mercato attivo o in assenza di un regolare funzionamento del mercato, cioè quando il
mercato non ha un sufficiente e continuativo numero di transazioni, spread denaro-lettera e volatilità non
sufficientemente contenuti, la determinazione del fair value degli strumenti finanziari è prevalentemente realizzata
grazie all’utilizzo di tecniche di valutazione aventi l’obiettivo di stabilire il prezzo al quale, in una transazione ordinaria
l’attività sarebbe venduta o la passività trasferita tra partecipanti al mercato, alla data di valutazione, in condizioni
attuali di mercato.
Tali tecniche includono:
– l’utilizzo di valori di mercato che sono indirettamente collegati allo strumento oggetto di valutazione, derivanti da
prodotti similari per caratteristiche di rischio (livello 2);
– valutazioni realizzate utilizzando – anche solo in parte – input non derivanti da parametri osservabili sul mercato,
per i quali sono utilizzate stime e ipotesi da parte del valutatore (livello 3).
Nel caso degli input di livello 2 la valutazione non è basata su quotazioni dello stesso strumento finanziario oggetto di
valutazione, ma su prezzi o spread creditizi desunti dalle quotazioni ufficiali di strumenti sostanzialmente simili in
termini di fattori di rischio, utilizzando una data metodologia di calcolo (modello di pricing). Il ricorso a tale approccio si
traduce nella ricerca di transazioni presenti su mercati attivi, relative a strumenti che, in termini di fattori di rischio, sono
comparabili con lo strumento oggetto di valutazione. Le metodologie di calcolo classificate di livello 2 consentono di
riprodurre i prezzi di strumenti finanziari quotati su mercati attivi (calibrazione del modello) senza includere parametri
discrezionali – cioè parametri il cui valore non può essere desunto da quotazioni di strumenti finanziari presenti su
mercati attivi ovvero non può essere fissato su livelli tali da replicare quotazioni presenti su mercati attivi – tali da
influire in maniera determinante sul prezzo di valutazione finale.
Sono valutati secondo modelli che utilizzato input di livello 2:
– i titoli obbligazionari privi di quotazioni ufficiali espresse da un mercato attivo e il cui fair value è determinato
tramite l’utilizzo di un appropriato credit spread, individuato a partire da strumenti finanziari contribuiti e liquidi
con caratteristiche similari;
– i contratti derivati se la loro valutazione è effettuata mediante appositi modelli di pricing, alimentati da parametri di
input (quali curve di tasso, cambi e volatilità) osservati sul mercato;
90
–
–
–
gli ABS per cui non sono disponibili prezzi significativi e il cui fair value viene determinato utilizzando tecniche di
valutazione che tengono conto di parametri desumibili dal mercato;
titoli azionari valutati con il ricorso a transazioni dirette, ovvero transazioni significative sul titolo registrate in un
arco di tempo ritenuto sufficientemente breve rispetto al momento della valutazione ed in condizioni di mercato
costanti e per i quali sono, quindi, utilizzati i cosiddetti modelli valutativi “relativi” basati su moltiplicatori;
i rapporti creditizi attivi e passivi la cui valutazione è effettuata attraverso l’attualizzazione dei flussi di cassa futuri.
Per la determinazione del fair value di talune tipologie di strumenti finanziari è necessario ricorrere a modelli valutativi
che presuppongono l’utilizzo di parametri non direttamente osservabili sul mercato e che quindi comportano stime e
assunzioni da parte del valutatore (livello 3). In particolare, la valutazione dello strumento finanziario viene condotta
utilizzando una data metodologia di calcolo che si basa su specifiche ipotesi riguardanti:
– lo sviluppo dei cash-flows futuri, eventualmente condizionati ad eventi futuri cui possono essere attribuite
probabilità desunte dall’esperienza storica o sulla base di ipotesi di comportamento;
– il livello di determinati parametri in input non quotati su mercati attivi, per la cui stima sono comunque privilegiate
le informazioni acquisite da prezzi e spread osservati sul mercato. Nel caso queste non siano disponibili, si ricorre a
dati storici del fattore di rischio specifico sottostante o a ricerche specializzate in materia (ad es. report di Agenzie
di Rating o di primari attori del mercato).
– Sono valutati secondo un mark-to-model approach:
– titoli di debito per i quali almeno un input significativo ai fini del calcolo del fair value non sia osservabile sul
mercato;
– titoli di debito e derivati di credito complessi (CDO nonché talune ABS) rientranti nel perimetro dei prodotti
strutturati di credito e derivati di credito su tranche di indici;
– hedge fund non considerati nell’ambito del livello 1;
– quote partecipative e altri titoli di capitale la cui valutazione viene effettuata con l’utilizzo di modelli fondati su
flussi finanziari attualizzati;
– alcuni crediti, di importo ridotto, classificati nel portafoglio disponibile per la vendita;
– alcune operazioni in derivati legate a cartolarizzazioni e alcune opzioni strutturate su rischio equity;
– alcuni derivati OTC di tasso legati a correlazioni tra tassi CMS;
– alcune opzioni su merci;
– i derivati con controparti in default;
– alcuni derivati per cui il calcolo del bCVA viene effettuato tramite l’utilizzo di PD storiche con un significativo
impatto sul Fair Value complessivo dell’operazione.
Quanto ai modelli di valutazione utilizzati per gli strumenti finanziari (titoli, derivati, prodotti strutturati, hedge fund)
classificati nell’ambito dei livelli 2 e 3 della gerarchia del fair value non si segnalano variazioni rispetto a quanto
descritto nel bilancio 2013.
In particolare, si segnala che nella valutazione dei contratti derivati la banca considera il rischio di non performance
(proprio e della controparte) determinato con la metodologia bilateral Credit Value Adjustment. La valutazione della
componente «credit risk free» dei derivati OTC determina la scelta iniziale del livello di gerarchia di Fair Value a
seconda del grado di osservabilità dei parametri di mercato. Il calcolo della componente legata al rischio di insolvenza
delle controparti/emittente, con parametri non osservabili come le PD storiche, può comportare una riclassificazione a
livello 3.
Ai fini dell’attribuzione dei livelli della gerarchia del fair value, inoltre, si precisa che per gli hedge fund gestiti attraverso
la piattaforma Managed Account Fund (MAF), le caratteristiche della piattaforma consentono di effettuare un’analisi
degli strumenti finanziari sottostanti ai fondi e di attribuire il livello della gerarchia del fair value sulla base della
prevalenza, in termini percentuali sul NAV, del peso degli asset prezzati in base ai diversi livelli.
La misurazione del fair value degli strumenti finanziari è formalizzata e disciplinata dalla “Fair Value Policy” di Gruppo,
documento predisposto a cura della Direzione Risk Management e la cui applicazione si estende alla Capogruppo e a
tutte le controllate oggetto di consolidamento. La parte I “Principi Generali”, previo parere favorevole del Comitato
Rischi Finanziari di Gruppo e del Consigliere Delegato e CEO, forma oggetto di approvazione e revisione con frequenza
almeno annuale da parte del Consiglio di Gestione e di specifica informativa al Comitato per il Controllo ed al Comitato
Bilancio.
La Parte II “Metodologie di Dettaglio” forma oggetto di esame ed approvazione e revisione con frequenza almeno
annuale da parte del Comitato Rischi Finanziari di Gruppo, a ciò specificatamente delegato dagli Organi Amministrativi,
che esamina altresì gli interventi ed aggiornamenti materialmente rilevanti, la cui proposta compete alla Direzione
Centrale Risk Management.
Il processo di valutazione degli strumenti finanziari (come descritto in “Fair Value Policy”) si articola in diverse fasi che
vengono brevemente riassunte qui di seguito:
91
–
–
–
–
–
–
–
–
individuazione delle fonti per le valutazioni: la Market Data Reference Guide stabilisce, per ogni categoria di
riferimento (asset class), i processi necessari all’identificazione dei parametri di mercato e le modalità secondo le
quali tali dati devono essere recepiti e utilizzati;
certificazione e trattamento dei dati di mercato per le valutazioni: tale fase consiste nel controllo puntuale dei
parametri di mercato utilizzati (rilevazione dell’integrità del dato storicizzato sulla piattaforma proprietaria rispetto
alla fonte di contribuzione), nel test di verosimiglianza (congruenza di ogni singolo dato con dati simili o
comparabili) e nella verifica delle concrete modalità applicative. In particolare, vengono:
distinte le categorie di riferimento per differenti tipologie di parametri di mercato;
stabiliti i requisiti di riferimento per determinare le fonti ufficiali di rivalutazione;
fissate le modalità di fixing dei dati ufficiali;
fissate le modalità di certificazione dei dati;
certificazione dei modelli di pricing e Model Risk Assessment: in questa fase viene verificata la consistenza e
l’aderenza delle varie metodologie valutative utilizzate con la corrente prassi di mercato, al fine di porre in luce
eventuali aspetti critici insiti nei modelli di pricing usati e di determinare eventuali aggiustamenti necessari alla
valutazione. Il processo di validazione è di particolare importanza quando viene introdotta l’operatività in un nuovo
strumento finanziario, che necessita dello sviluppo di ulteriori modelli di pricing, così come quando si decide di
utilizzare un nuovo modello per valutare payoff precedentemente gestiti con modelli ritenuti meno adeguati. Tutti i
modelli utilizzati per la valutazione sottostanno ad un processo di certificazione interna che vede coinvolte le
diverse strutture competenti o società esterne, in casi di elevata complessità o particolare turbolenza;
monitoraggio della consistenza dei modelli di pricing nel tempo: il monitoraggio periodico dell’aderenza al mercato
del modello di pricing per la valutazione consente di evidenziare tempestivamente eventuali scostamenti e avviare
le necessarie verifiche e interventi.
–
Nella tabella che segue sono riportate le attività e le passività finanziarie misurate al fair value, suddivise tra le suddette
classi gerarchiche di fair value;
(milioni di euro)
30.06.2014
Attività/Passività misurate al fair value
31.12.2013
Livello 1
Livello 2
Livello 3
Livello 1
Livello 2
Livello 3
1. Attività finanziarie detenute per la negoziazione
2. Attività finanziarie valutate al fair value
3. Attività finanziarie disponibili per la vendita
4. Derivati di c opertura
5. Attività materiali
6. Attività immateriali
10
82
-
102
60
89
-
14
237
-
16
281
-
118
103
96
-
15
220
-
Totale
251
92
251
297
317
235
1. Passività finanziarie detenute per la negoziazione
2. Passività finanziarie valutate al fair value
3. Derivati di c opertura
-
120
59
-
-
140
29
-
Totale
-
179
-
-
169
-
RISCHI OPERATIVI
Il rischio operativo è definito come il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di
procedure, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Nel rischio operativo è compreso il rischio legale,
ossia il rischio di perdite derivanti da violazioni di leggi o regolamenti, da responsabilità contrattuale o extracontrattuale ovvero da altre controversie; non sono invece inclusi i rischi strategici e di reputazione.
Il Gruppo Intesa Sanpaolo ha da tempo definito il quadro complessivo per la gestione dei rischi operativi, stabilendo
normativa e processi organizzativi per la misurazione, la gestione e il controllo degli stessi.
Il governo dei rischi operativi di Gruppo è attribuito al Consiglio di Gestione, che individua le politiche di gestione del
rischio, e al Consiglio di Sorveglianza, cui sono demandate l’approvazione e la verifica delle stesse, nonché la garanzia
della funzionalità, dell’efficienza e dell’efficacia del sistema di gestione e controllo dei rischi. Inoltre il Comitato tecnico
manageriale competente per i rischi operativi ha, fra gli altri, il compito di verificare periodicamente il profilo di rischio
operativo complessivo, disponendo le eventuali azioni correttive, coordinando e monitorando l’efficacia delle principali
attività di mitigazione e approvando le strategie di trasferimento del rischio operativo.
Il Gruppo ha una Funzione centralizzata di gestione del rischio operativo, che è parte della Direzione Risk Management.
L’Unità è responsabile della progettazione, dell’implementazione e del presidio del framework metodologico e
92
organizzativo, nonché della misurazione dei profili di rischio, della verifica dell’efficacia delle misure di mitigazione e del
reporting verso i vertici aziendali.
In conformità ai requisiti della normativa vigente, le singole Unità Organizzative hanno la responsabilità
dell’individuazione, della valutazione, della gestione e della mitigazione dei rischi: al loro interno sono individuate le
funzioni responsabili dei processi di Operational Risk Management per l’unità di appartenenza (raccolta e censimento
strutturato delle informazioni relative agli eventi operativi, esecuzione dell’analisi di scenario e della valutazione della
rischiosità associata al contesto operativo).
Il Processo di Autodiagnosi Integrata, svolto con cadenza annuale, consente di:
– individuare, misurare, monitorare e mitigare i rischi operativi attraverso l’identificazione delle principali criticità
operative e la definizione delle più opportune azioni di mitigazione;
– creare importanti sinergie con le funzioni specialistiche di Direzione Personale e Organizzazione che presidiano la
progettazione dei processi operativi e le tematiche di Business Continuity e con le funzioni di controllo
(Compliance, Governance Amministrativo Finanziaria e Internal Audit) che presidiano specifiche normative e
tematiche (D. Lgs. 231/01, L. 262/05) o svolgono i test di effettività dei controlli sui processi aziendali.
– Il processo di Autodiagnosi ha evidenziato complessivamente l’esistenza di un buon presidio dei rischi operativi e ha
contribuito ad ampliare la diffusione di una cultura aziendale finalizzata al presidio continuativo di tali rischi.
– Il processo di raccolta dei dati sugli eventi operativi (perdite operative in particolare, ottenute sia da fonti interne
che esterne) fornisce informazioni significative sull’esposizione pregressa; contribuisce inoltre alla conoscenza e alla
comprensione dell’esposizione al rischio operativo da un lato e alla valutazione dell’efficacia ovvero di potenziali
debolezze nel sistema dei controlli interni dall’altro.
Il modello interno di calcolo dell’assorbimento patrimoniale è concepito in modo da combinare tutte le principali fonti
informative sia di tipo quantitativo (perdite operative) che qualitativo (Autodiagnosi).
La componente quantitativa si basa sull’analisi dei dati storici relativi a eventi interni (rilevati presso i presidi decentrati,
opportunamente verificati dalla funzione centralizzata e gestiti da un sistema informatico dedicato) ed esterni (dal
consorzio Operational Riskdata Exchange Association).
La componente qualitativa (analisi di scenario) è focalizzata sulla valutazione prospettica del profilo di rischio di ciascuna
unità e si basa sulla raccolta strutturata e organizzata di stime soggettive espresse direttamente dal Management
(Società Controllate, Aree di Business della Capogruppo, Corporate Center) e aventi per obiettivo la valutazione del
potenziale impatto economico di eventi operativi di particolare gravità.
Il capitale a rischio viene quindi individuato come la misura minima, a livello di Gruppo, necessaria per fronteggiare la
massima perdita potenziale; il capitale a rischio è stimato utilizzando un modello di Loss Distribution Approach (modello
statistico di derivazione attuariale per il calcolo del Value-at-Risk delle perdite operative), applicato sia ai dati quantitativi
sia ai risultati dell’analisi di scenario su un orizzonte temporale di un anno, con un intervallo di confidenza del 99,90%;
la metodologia prevede inoltre l’applicazione di un fattore di correzione, derivante dalle analisi qualitative sulla
rischiosità del contesto operativo, per tenere conto dell’efficacia dei controlli interni nelle varie unità organizzative.
Il monitoraggio dei rischi operativi è realizzato attraverso un sistema integrato di reporting, che fornisce al Management
informazioni a supporto della gestione e/o della mitigazione dei rischi assunti.
Per supportare con continuità il processo di gestione del rischio operativo la Capogruppo ha pienamente attivato un
programma strutturato di formazione per le persone attivamente coinvolte nel processo stesso.
Oltre a ciò, il Gruppo attua da tempo una politica tradizionale di trasferimento del rischio operativo (a tutela da illeciti
come l’infedeltà dei dipendenti, furto e danneggiamenti, trasporto valori, frode informatica, falsificazione, incendio e
terremoto nonché da responsabilità civile verso terzi) che contribuisce alla sua attenuazione. A fine giugno, per
consentire un utilizzo ottimale degli strumenti di trasferimento del rischio operativo disponibili e poter fruire dei benefici
patrimoniali, nel rispetto dei requisiti stabiliti dalla normativa, il Gruppo ha stipulato una polizza assicurativa
denominata Operational Risk Insurance Programme che offre una copertura in supero alle polizze tradizionali elevando
sensibilmente i massimali coperti, con trasferimento al mercato assicurativo del rischio derivante da perdite operative
rilevanti. La componente di mitigazione assicurativa del modello interno è stata autorizzata da Banca d’Italia nel mese di
giugno 2013 e ha esplicato i suoi benefici gestionali e sul requisito patrimoniale con pari decorrenza.
Per la determinazione del requisito patrimoniale, il Gruppo adotta una combinazione dei Metodi previsti dalla
normativa; l’assorbimento patrimoniale così ottenuto è di 46,6 milioni al 30 giugno 2014, in diminuzione di 3 milioni di
euro rispetto al 31 dicembre 2013 (49,6 milioni di euro).
93
94
Note illustrative
L’azionariato e le operazioni con parti correlate
L’azionariato
Il capitale sociale al 30 giugno 2014 risulta pari a euro 831.364.347 ed è rappresentato complessivamente da
831.364.347 azioni del valore nominale di un euro, con la seguente ripartizione:
Socio
Intesa Sanpaolo S.p.A.
Ente Cassa di Risparmio di Firenze
Totale
n° azioni
746.087.399
85.276.948
831.364.347
quota
89,74%
10,26%
100,00%
Le operazioni con parti correlate
Anche nel primo semestre 2014 i rapporti con le parti correlate sono stati oggetto di attento monitoraggio nel rispetto
del Regolamento di Gruppo per la gestione delle operazioni con parti correlate, in proposito si specifica che le
operazioni con Intesa Sanpaolo e con le società da essa controllate sono state effettuate nel rispetto dei criteri di
correttezza sostanziale e della normativa vigente e sono state regolate sulla base di tariffe in linea con i prezzi di
mercato.
In generale, si precisa che nel primo semestre 2014 non sono state effettuate da Banca CR Firenze e dalle sue
controllate operazioni “di natura atipica o inusuale” (né con parti correlate, né con soggetti diversi dalle parti correlate),
che per significatività o rilevanza possano avere dato luogo a dubbi in ordine alla salvaguardia del patrimonio aziendale.
Nel corso del secondo trimestre 2014 sono stati perfezionati gli accordi relativi ai “Contratti di servizio 2014” con la
Capogruppo Intesa Sanpaolo, con Intesa Sanpaolo Group Service e per le banche controllate con Banca CR Firenze
S.p.A..
Si segnalano, inoltre, il rilascio da parte di quest’ultima e delle banche controllate di linee di credito a Banca IMI S.p.A.
strumentali all’operatività in prestito titoli e il trasferimento da Banca CR Firenze a Banca IMI del titolo obbligazionario
UnipolSai emesso il 24 aprile 2014, in sostituzione di una parte del preesistente prestito in pool in essere a favore dello
stesso cliente.
Inoltre CR Viterbo ha rilasciato una linea di credito a favore di Mediocredito Italiano per lo svolgimento dell’attività
caratteristica.
Le operazioni del periodo perfezionate con gli esponenti aziendali, gli stretti familiari degli esponenti e i soggetti
controllati da questi, sono riconducibili alla normale operatività del Gruppo Intesa Sanpaolo, nel pieno rispetto della
normativa di riferimento.
Una sintesi dei principali rapporti patrimoniali in essere al 30 giugno 2014 e dei rapporti economici intercorsi
nell’esercizio 2014 tra le società appartenenti al perimetro di consolidamento di Banca CR Firenze e le società
appartenenti al Gruppo Intesa Sanpaolo viene esposta nelle seguenti tabelle.
30.06.2014
Totale attività finanziarie
Totale altre attività
Totale passività finanziarie
Totale altre passività
Importo
(milioni di euro)
Incidenza
(%)
1.531
129
5.089
120
8%
32%
28%
12%
95
30.06.2014
Importo
(milioni di euro)
Inc idenza
(%)
20
- 42
80
-6
- 62
6%
75%
40%
67%
19%
Totale interessi attivi
Totale interessi passivi
Totale c ommissioni attive
Totale c ommissioni passive
Totale c osti di funzionamento
I “costi di funzionamento” si riferiscono principalmente al saldo tra Spese per il personale distaccato al netto dei relativi
recuperi (circa +3 milioni di euro) ed Altre spese amministrative (circa -65 milioni di euro), prevalentemente riconducibili
ai servizi forniti da Intesa Sanpaolo S.p.A. e Intesa Sanpaolo Group Services S.c.p.A.
(milioni di euro)
Attività
finanziarie
detenute per
la negoziazione
Attività
finanziarie
disponibili
per la vendita
Crediti
verso
banche
Crediti
verso
clientela
Altre
attività
Debiti
verso
Banche
Debiti
verso
clientela
Passività
finanziarie
di
negoziazione
Altre
passività
Garanzie
rilasciate/
ricevute
e impegni
Impresa controllante (a)
11
5
1.255
-
20
3.418
-
7
38
3
Imprese controllate
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
- controllate al 100% appartenenti al gruppo bancario
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
- controllate non al 100% appartenenti al gruppo bancario
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
- controllate non appartenenti al gruppo bancario
-
-
5
-
-
-
-
-
-
-
Imprese sottoposte a controllo congiunto
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Imprese collegate
-
-
10
-
14
-
-
-
20
-
Management con responsabilità strategiche e organi di controllo (b)
-
-
-
1
-
-
1
-
-
-
Fondi pensione
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Altre parti correlate (c)
8
-
174
62
95
1.547
6
110
62
7
19
5
1.444
63
129
4.965
7
117
120
10
-
-
-
-
14
-
-
-
Totale
Azionisti (*)
(*) Azionisti e relativi gruppi societari che detengono una partecipazione al capitale con diritto di voto di Banca CR Firenze S.p.A. o della Capogruppo Intesa Sanpaolo S.p.A. superiore al 2% (calcolata sui soli titoli in proprietà).
96
Le previsioni per l’intero esercizio
La moderata espansione per l’economia globale dovrebbe estendersi anche al resto del 2014, con una maggiore
convergenza dei tassi di crescita delle economie avanzate e assenza di pressioni inflazionistiche. Nell’Area euro la
crescita si rafforzerà. L’Italia ne risentirà positivamente, anche se con tassi di espansione che rimarranno modesti.
Le politiche monetarie continueranno ad essere molto espansive anche nel secondo semestre. Entro ottobre gli Stati
Uniti cancelleranno gradualmente il programma di stimolo quantitativo, ma i tassi ufficiali non saranno toccati per tutto
l’anno. Non è escluso che la Banca Centrale Europea decida di introdurre nuove misure di stimolo negli ultimi mesi
dell’anno, se l’andamento dell’economia risultasse deludente e l’andamento dell’inflazione continuasse a sorprendere
in negativo. Ci attendiamo che i tassi di interesse a medio e lungo termine riprendano la graduale tendenza al rialzo
iniziata nel 2013, scontando l’approssimarsi dei rialzi dei tassi ufficiali americani. Vi sono aspettative che ciò possa
rafforzare il dollaro sui mercati valutari.
Sulla base della dinamica degli indicatori anticipatori del ciclo, segnatamente nel Gruppo dei BRICS, e tenuto conto
degli orientamenti di politica economica adottati in diversi Paesi per contrastare il rallentamento intervenuto nel primo
trimestre, è atteso nel secondo semestre dell’anno un recupero della crescita degli emergenti, anche se lungo un profilo
che per l’intero 2014 potrebbe risultare più basso rispetto alle attese di fine 2013.
Con riferimento ai Paesi con controllate ISP, si prevede in area CEE una buona dinamica ancora dell’economia reale in
Ungheria, Slovacchia e Slovenia. Nei Paesi di area SEE è atteso invece un assestamento, con il PIL della Croazia ancora in
contrazione nell’anno. Le alluvioni della scorsa primavera comporteranno una caduta del PIL anche in Serbia insieme
con una sensibile frenata in Bosnia. Nei paesi di Area CSI, le tensioni geopolitiche sono all’origine di attese di
sostanziale stagnazione in Russia e nuova recessione in Ucraina.
In Egitto, con la stabilizzazione del quadro politico interno, è previsto un progressivo recupero dell’economia, che
dovrebbe tornare ad accelerare rispetto al modesto 1,6% del 2013.
Per quanto riguarda il sistema bancario italiano, il secondo semestre 2014 vedrà il perdurare della debolezza del
mercato creditizio, stretto fra carenza di domanda e prudenza dell’offerta, in considerazione dell’elevata incidenza dei
crediti problematici e della valutazione approfondita delle banche in atto da parte della BCE. Sulla base dei fattori
fondamentali, il ritorno alla crescita degli impieghi seguirà di alcuni trimestri la ripresa dell’economia. Le nuove
operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine potranno contribuire all’ulteriore miglioramento delle condizioni
di offerta sul mercato del credito.
Dal lato della raccolta, è attesa una crescita molto moderata dei depositi, mentre la dinamica complessiva risentirà del
processo di riallocazione dei portafogli delle famiglie verso il risparmio gestito. In un contesto di condizioni di accesso al
credito in miglioramento ma ancora caratterizzato da elevata attenzione, è prevedibile che i tassi sui prestiti confermino
una certa resistenza, mentre potrà proseguire la graduale distensione del costo della raccolta.
97
98
Attestazione del bilancio consolidato semestrale abbreviato
ai sensi dell’art.154 bis del D.Lgs.n. 58/1998
99
100
Relazione della società di revisione
101
102
Allegati
Allegati
Criteri di riclassificazione del conto economico
Per il conto economico le riclassificazioni hanno riguardato:
- i dividendi su azioni classificate tra le attività finanziarie disponibili per la vendita e quelle detenute per la
negoziazione, che sono stati riallocati nell’ambito del Risultato dell’attività di negoziazione; allo stesso modo è stato
ricondotto nel Risultato dell’attività di negoziazione, dal comparto interessi, il costo figurativo inerente il finanziamento
per l’acquisto di titoli azionari di trading;
- le quote di Interessi netti, Dividendi e proventi simili, Commissioni nette, Risultato dell’attività di negoziazione, Altri
oneri/proventi, Utili da cessione o riacquisto di attività disponibili per la vendita e il Risultato netto delle attività e
passività finanziarie valutate al fair value riguardanti l’attività assicurativa, ricondotte alla specifica voce;
- i differenziali su tassi di interesse attivi e passivi maturati e incassati a fronte di contratti di currency interest rate swap
che prevedono lo scambio di due tassi variabili, classificati nel portafoglio di negoziazione, stipulati a copertura di
operazioni di raccolta in divisa a tasso variabile, che sono stati ricondotti tra gli Interessi netti, in funzione della stretta
correlazione esistente;
- il Risultato netto dell’attività di copertura, che è stato ricondotto nel Risultato dell’attività di negoziazione;
- gli Utili e perdite da cessione o riacquisto di attività finanziarie disponibili per la vendita o di passività finanziarie, che
sono stati riallocati nell’ambito del Risultato dell’attività di negoziazione;
- gli Utili e perdite da cessione o riacquisto di crediti, che sono stati appostati tra le Rettifiche di valore nette su crediti;
- le Rettifiche di valore nette per deterioramento di altre operazioni finanziarie, relative a garanzie, impegni e derivati su
crediti, che sono state ricondotte nell’ambito delle Rettifiche di valore nette su crediti;
- il rientro del time value su crediti, che è stato ricondotto tra gli Interessi netti anziché essere allocato tra le Rettifiche di
valore nette su crediti, in quanto il fenomeno deriva direttamente dall’applicazione del criterio del costo ammortizzato,
in assenza di variazioni nella previsione dei flussi futuri attesi; un‘impostazione coerente è stata utilizzata per il time
value del Trattamento di fine rapporto del personale e dei Fondi per rischi ed oneri;
- le svalutazioni di attività materiali ed immateriali, che sono state escluse dalle Rettifiche di valore nette su attività
materiali ed immateriali – che in tal modo esprimono il solo ammortamento – per essere incluse nella voce Rettifiche di
valore nette su altre attività, nell’ambito della quale confluiscono le Rettifiche di valore nette per deterioramento di
attività finanziarie disponibili per la vendita, detenute sino alla scadenza ed altre operazioni finanziarie;
- la componente di Utile/perdita da cessione di partecipazioni che, unitamente alla voce Utili (perdite) da cessione di
investimenti e al Risultato netto della valutazione al fair value delle attività materiali e immateriali, concorre a formare
gli Utili e le Perdite su attività finanziarie detenute sino a scadenza e su altri investimenti, al netto dei risultati d’esercizio
delle partecipazioni valutate sulla base del patrimonio netto che trovano rilevazione in un’apposita voce dei Proventi
operativi netti;
- gli oneri di integrazione con Intesa Sanpaolo sostenuti da Banca CR Firenze e dalle Banche partecipate, che sono stati
riclassificati, al netto dell’effetto fiscale, a voce propria dalle voci Spese per il personale, Spese amministrative e
Rettifiche di valore nette su attività materiali e immateriali.
Criteri di riclassificazione dello stato patrimoniale
Allo scopo di fornire una rappresentazione più immediata della situazione patrimoniale e finanziaria è stato predisposto
uno schema sintetico delle attività e delle passività attraverso opportuni raggruppamenti, che hanno riguardato:
- l’inclusione della voce Cassa e disponibilità liquide nell’ambito della voce residuale Altre voci dell’attivo;
- l’inclusione del valore dei Derivati di copertura e dell’Adeguamento di valore delle attività e delle passività finanziarie
oggetto di copertura generica tra le Altre voci dell’attivo e le Altre voci del passivo;
- l’aggregazione in un’unica voce delle Attività materiali e delle Attività immateriali;
- l’aggregazione in un’unica voce dell’ammontare dei Debiti verso clientela e dei Titoli in circolazione;
- il raggruppamento in un’unica voce dei fondi aventi destinazione specifica (Trattamento di fine rapporto e Fondi per
rischi ed oneri);
- l’indicazione delle Riserve diverse dalle Riserve da valutazione in modo aggregato, al netto delle eventuali azioni
proprie;
- l’aggregazione in un’unica voce del Capitale e delle Azioni rimborsabili.
103
Allegati
Prospetto di raccordo tra il conto economico consolidato riclassificato e lo schema di
conto economico di Banca d’Italia
(importi in mln di euro)
Raccordo
Voci del conto economico
30-giu-14
30-giu-13
Banca d'Italia
Voce 30 - Margine di interesse
266
272
Voce 130 a) (Parziale) - Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di crediti (Rientro time value crediti)
23
19
Voce 180 a) (Parziale) - Spese per il personale (Rientro time value trattamento di fine rapporto)
-3
-3
286
288
Voce 70 - Dividendi e proventi simili
12
2
Voce 70 (Parziale) - Dividendi e proventi simili (dividendi AFS/ HFT)
-11
0
Interessi Netti
Dividendi e utili (perdite) partecipazioni valutate al PN
Voce 60 - Commissioni nette
Voce 60 - (Parziale) - Riclassifica spesa perizie su mutui surrogati
Commissioni nette
Voce 80 - Risultato netto dell'attività di negoziazione
Voce 70 - Dividendi e proventi simili (riclassifica ex AFS)
Risultato dell'attività di negoziazione
Voce 220 - Altri oneri/proventi di gestione
Voce 220 - (Parziale) Impatto variazione perimetro
Voce 220 (Parziale) - Altri oneri/proventi di gestione (recuperi imposte indirette)
Altri proventi (oneri) di gestione
Proventi operativi netti
Voce 180a) - Spese per il personale
1
2
192
190
0
-1
192
189
5
8
11
0
16
8
52
56
0
0
-17
-20
35
36
530
523
-182
-182
Voce 180a) - Spese per il personale (oneri d'integrazione)
0
3
Voce 180 a) (Parziale) - Spese per il personale (Rientro time value trattamento di fine rapporto)
3
-3
-179
-176
-144
-159
Spese per il personale
Voce 180b) - Altre spese amministrative
Voce 220 (Parziale) - Altri oneri/proventi di gestione (recuperi imposte indirette)
Altre spese amministrative
Voce 200 - Rettifiche/riprese di valore nette su attività materiali
Voce 210 - Rettifiche/riprese di valore nette su attività immateriali
17
-20
-127
-139
-11
-11
-0
-1
-11
-12
Oneri operativi
-317
-327
Risultato della gestione operativa
213
197
-22
-2
Ammortamento immobilizzazionii immateriali e materiali
Voce 190 - Accantonamenti netti ai fondi per rischi ed oneri
Accantonamenti netti ai fondi per rischi ed oneri
Voce 100 a) - Utile (Perdita) da cessione o riacquisto di crediti
Voce 130 a) - Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di crediti
Voce 130 a) (Parziale) - Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di crediti (Rientro time value crediti)
Voce 130 d) - Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di altre operazioni finanziarie
-22
-2
-1
-2
-125
-221
-23
19
0
-1
-148
-243
-1
-4
-1
-4
Voce 240 - Utili (perdite) delle partecipazioni
2
-5
Voce 270 - Utili (Perdite) da cessione di investimenti
0
1
2
-4
44
-56
-47
1
Rettifiche di valore nette su crediti
Voce 130 b) - Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento di attività finanziarie disponibili per la vendita
Rettifiche di valore nette su altre attività
Utili (perdite) su attività finanziarie detenute sino a scadenza e su altri investimenti
Risultato corrente al lordo delle imposte
Voce 290 - Imposte sul reddito dell'esercizio dell'operatività corrente
Imposte sul reddito di periodo dell'operatività corrente
Voce 330 - Utile (Perdita) d'esercizio di pertinenza di terzi
Utile di periodo/esercizio
Oneri di integrazione (al netto dell'effetto fiscale)
Risultato netto
104
-47
1
-3
-2
-6
-58
0
-3
-6
-61
Allegati
Prospetto di raccordo tra lo stato patrimoniale consolidato riclassificato e lo schema
di stato patrimoniale di Banca d’Italia
(milioni di euro)
Raccordo
Voci dello stato patrinomiale
BANCA D'ITALIA
Voci dello stato patrimoniale riclassificato - Attivo
31 dicembre 2013
Voci delle schema di stato patrimoniale - Attivo
Attività finanziarie di negoziazione
126
Voce 20 - Attività finanziarie detenute per la negoziazione
Attività finanziarie disponibili per la vendita
Voce 40 - Attività finanziarie disponibili per la vendita
Attività finanziarie detenute fino alla scadenza
Voce 50 - Attività finanziarie detenute sino alla scadenza
Crediti verso banche
Voce 60 - Crediti verso banche
Crediti verso clientela
Voce 70 - Crediti verso clientela
Partecipazioni
Voce 100 - Partecipazioni
149
126
149
379
604
379
604
36
36
36
36
1.442
504
1.442
504
17.328
17.774
17.328
17.774
14
15
14
15
491
502
Voce 120 - Attività materiali
370
381
Voce 130 - Attività immateriali
120
120
617
616
617
616
1
2
Attività materiali e immateriali
Attività fiscali
Voce 140 - Attività fiscali
Attività non correnti e gruppi in via di dismissione
Voce 150 - Attività non correnti e gruppi di attività in via di dismissione
1
2
617
735
Voce 10 - Cassa e disponibilità liquide
216
312
Voce 160 - Altre attività
311
327
Altre voci dell'attivo
Voce 80 - Derivati di copertura
Totale attività
Totale dell'attivo
Voci dello stato patrimoniale riclassificato - Passivo
Voci delle schema di stato patrimoniale - Passivo
Debiti verso banche
Voce 10 - Debiti verso banche
Debiti verso clientela e titoli in circolazione
Voce 20 - Debiti verso clientela
Voce 30 - Titoli in circolazione
Passività finanziarie di negoziazione
Voce 40 - Passività finanziarie di negoziazione
Passività fiscali
Voce 80 - Passività fiscali
Passività associate ad attività in via di dismissione
Voce 90 - Passività associate ad attività in via di dismissione
Altre voci del passivo
Voce 100 - Altre passività
89
96
21.052
20.936
4.986
4.932
4.986
4.932
13.186
13.368
13.094
13.177
93
191
120
140
120
140
20
38
20
38
0
0
0
0
1.052
783
934
711
Voce 60 - Derivati di copertura
59
29
Voce 70 - Adeguamento di valore delle passività finanziarie oggetto di copertura generica (+/-)
60
43
328
303
Fondi a destinazione specifica
Voce 110 - Trattamento di fine rapporto del personale
155
145
Voce 120 - Fondi per rischi e oneri
173
159
831
831
Capitale
Voce 190 - Capitale
831
831
386
580
Voce 170 - Riserve
197
391
Voce 180 - Sovrapprezzi di emissione
189
189
Riserve
Voce 200 - Azioni proprie (-)
Riserve da valutazione
Voce 140 - Riserve da valutazione
Patrimonio di pertinenza di terzi
Voce 210 - Patrimonio di pertinenza di terzi
Utile di periodo
Voce 200 - Utile (Perdita) d'esercizio (+/-)
Totale passività e patrimonio netto
30 giugno
2014
Totale del passivo
0
0
-22
-15
-22
-15
170
168
170
168
-6
-193
-6
-193
21.052
20.936
105
Allegati
Prospetti contabili di Banca CR Firenze S.p.A.
Stato patrimoniale
(euro)
Voc i dell'attivo
10.
Cassa e disponibilità liquide
20.
Attività finanziarie detenute per la negoziazione
30.
Attività finanziarie valutate al fair value
40.
Attività finanziarie disponibili per la vendita
60.
Crediti verso banc he
70.
Crediti verso c lientela
80.
Derivati di c opertura
100.
Partec ipazioni
110.
Attività materiali
120.
Attività immateriali
30.06.2014
31.12.2013
112.662.000
171.546.952
90.571.260
102.679.667
233.889
311.975
301.957.544
522.833.465
898.974.639
135.838.832
9.649.273.707
9.983.260.591
53.297.004
54.433.857
858.760.291
860.004.541
275.952.549
283.122.575
70.100.027
70.100.027
di c ui:
- avviamento
130.
Attività fisc ali
a) c orrenti
b) antic ipate
- di c ui trasformabili in c rediti d'imposta (L. n. 214/2011)
140.
Attività non c orrenti e gruppi di attività in via di dismissione
150.
Altre attività
Totale dell'attivo
70.100.027
70.100.027
420.046.573
419.095.515
125.717.857
60.109.369
294.328.716
358.986.146
240.554.572
324.371.538
-
652.651
168.981.983
181.250.199
12.900.811.466
12.785.130.847
(euro)
Voc i del passivo e del patrimonio netto
30.06.2014
31.12.2013
Debiti verso banc he
3.138.590.745
3.173.571.508
20.
Debiti verso c lientela
7.590.597.050
7.494.460.778
30.
Titoli in c irc olazione
72.009.093
161.778.545
40.
Passività finanziarie di negoziazione
113.870.456
110.273.160
60.
Derivati di c opertura
Adeguamento di valore delle passività
finanziarie oggetto di c opertura generic a
32.180.322
16.129.963
36.251.566
26.542.034
10.
70.
80.
Passività fisc ali
9.100.397
21.970.224
a) c orrenti
4.182.685
16.692.495
b) differite
4.917.712
5.277.729
558.286.949
423.374.039
100.
Altre passività
110.
Trattamento di fine rapporto del personale
90.039.683
83.193.300
120.
Fondi per risc hi ed oneri
98.743.935
116.372.046
a) quiesc enza e obblighi simili
b) altri fondi
130.
Riserve da valutazione
9.647.150
8.906.721
89.096.785
107.465.325
- 18.571.974
- 14.160.940
562.730.973
160.
Riserve
149.788.595
170.
Sovrapprezzi di emissione
189.357.249
189.357.249
180.
Capitale
831.364.347
831.364.347
9.203.053
- 411.826.379
12.900.811.466
12.785.130.847
200. Utile (perdita) d'eserc izio
Totale del passivo e del patrimonio netto
106
Allegati
Conto economico
(euro)
30.06.2014
30.06.2013
Voc i
10.
Interessi attivi e proventi assimilati
172.563.328
184.400.797
20.
Interessi passivi e oneri assimilati
- 35.008.978
- 44.054.835
30.
Margine di interesse
137.554.350
140.345.962
40.
Commissioni attive
115.836.442
113.249.813
50.
Commissioni passive
- 5.138.535
- 5.401.328
60.
Commissioni nette
110.697.907
107.848.485
70.
Dividendi e proventi simili
9.405.225
10.026.421
80.
Risultato netto dell'attività di negoziazione
19.189.997
5.862.782
90.
Risultato netto dell'attività di c opertura
100. Utile/perdita da c essione o riac quisto di:
a) c rediti
b) attività finanziarie disponibili per la vendita
c ) attività finanziarie detenute sino alla sc adenza
d) passività finanziarie
110. Risultato netto delle attività e passività finanziarie valutate al fair value
17.634
214.629
- 440.756
- 854.291
- 396.215
- 853.298
- 44.541
- 986
88.298
-7
- 9.085
120. Margine di intermediazione
276.512.655
263.434.903
130. Rettific he/Riprese di valore nette per deterioramento di:
a) c rediti
b) attività finanziarie disponibili per la vendita
d) altre operazioni finanziarie
- 70.556.142
- 70.267.529
- 756.988
468.375
- 166.394.298
- 160.986.457
- 4.462.881
- 944.960
140. Risultato netto della gestione finanziaria
150. Spese amministrative:
a) spese per il personale
b) altre spese amministrative
160. Ac c antonamenti netti ai fondi per risc hi e oneri
170. Rettific he/Riprese di valore nette su attività materiali
180. Rettific he/Riprese di valore nette su attività immateriali
190. Altri oneri/proventi di gestione
200. Costi operativi
210. Utili (Perdite) delle partec ipazioni
230. Rettific he di valore dell'avviamento
240. Utili (Perdite) da c essione di investimenti
250. Utile (Perdita) della operatività c orrente al lordo delle imposte
260. Imposte sul reddito dell'eserc izio dell’operatività c orrente
270. Utile (Perdita) della operatività c orrente al netto delle imposte
280. Utile (Perdita) dei gruppi di attività in via di dismissione al netto delle imposte
290. Utile/ (perdita) d'eserc izio
205.956.513
97.040.605
- 161.497.990
- 90.403.899
- 71.094.091
- 170.496.936
- 91.842.494
- 78.654.442
- 21.627.979
- 1.906.242
- 6.899.542
- 6.913.988
-
- 583.224
12.705.340
15.013.203
- 177.320.171
- 164.887.187
943.205
- 5.102.421
-
-
230.496
190.547
29.810.043
- 72.758.456
- 20.606.990
13.510.096
9.203.053
- 59.248.360
9.203.053
250.970
- 58.997.390
107
Allegati
Prospetto della redditività complessiva
10.
UTILE (PERDITA) D'ESERCIZIO
Altre c omponenti reddituali al netto delle imposte senza rigiro a c onto ec onomic o
30.06.2014
(importi in euro)
30.06.2013
9.203.053
- 58.997.390
- 6.200.799
2.219.570
20.
Attività materiali
-
30.
Attività immateriali
-
40.
Piani a benefic i definiti
50.
Attività non c orrenti in via di dismissione
-
-
60.
Quota delle riserve da valutazione delle partec ipazioni valutate a patrimonio netto
-
-
70.
Copertura di investimenti esteri
-
80.
Differenze di c ambio
-
90.
Copertura dei flussi finanziari
Altre c omponenti reddituali al netto delle imposte c on rigiro a c onto ec onomic o
100. Attività finanziarie disponibili per la vendita
110.
Attività non c orrenti in via di dismissione
120. Quota delle riserve da valutazione delle partec ipazioni valutate a patrimonio netto
130. Totale altre c omponenti reddituali al netto delle imposte
140. REDDITIVITA' COMPLESSIVA (Voc e 10 + 130)
108
- 6.200.799
1.789.765
2.219.570
- 2.819.866
-
228.859
- 6.519.708
1.560.905
3.699.843
-
-
-
-
- 4.411.034
- 600.296
4.792.019
- 59.597.686
Allegati
Prospetto delle variazioni del patrimonio netto al 30 giugno 2014
( euro)
30.06.2014
Capitale
azioni
azioni
ordinarie di risparmio
ESISTENZE AL 1.1.2014
ALLOCAZIONE RISULTATO
ESERCIZIO PRECEDENTE
831.364.347
Sovrapprezzi
di
emissione
altre
189.357.249 658.813.096 -96.082.123
Riserve
Dividendi e altre destinazioni
Riserve
di utili
Riserve Strumenti
da
di
valutazione
capitale
-14.160.940
-411.826.379
Azioni Utile (Perdita)
proprie
di
esercizio
Patrimonio
netto
-411.826.379
1.157.465.250
411.826.379
(a)
-
VARIAZIONI DELL'ESERCIZIO
Variazioni di riserve
-1.115.999
-1.115.999
Operazioni sul patrimonio netto
Emissione nuove azioni
Acquisto azioni proprie
Distribuzione straordinaria dividendi
V ariazione strumenti di capitale
Deriv ati su proprie azioni
Stock option
Altre variazioni
-
-
Redditività complessiva
PATRIMONIO NETTO
AL 30.06.2014
(a)
831.364.347
189.357.249 245.870.718 -96.082.123
-4.411.034
9.203.053
4.792.019
-18.571.974
9.203.053
1.161.141.270
La voce comprende i dividendi e gli importi destinati al Fondo a disposizione dell'Assemblea dei Soci di Banca CR Firenze S.p.A.
Prospetto delle variazioni del patrimonio netto al 30 giugno 2013
( euro)
30.06.2013
Capitale
azioni
azioni
ordinarie di risparmio
ESISTENZE AL 1.1.2013
ALLOCAZIONE RISULTATO
ESERCIZIO PRECEDENTE
831.364.347
Riserve
Dividendi e altre destinazioni
Sovrapprezzi
di
emissione
Riserve
di utili
altre
189.357.249 667.131.949 -96.082.123
Riserve Strumenti
di
da
capitale
valutazione
-14.174.392
1.664.876
Azioni Utile (Perdita)
proprie
di
esercizio
Patrimonio
netto
6.154.243 1.583.751.273
-1.664.876
(a)
-4.489.367
-4.489.367
VARIAZIONI DELL'ESERCIZIO
Variazioni di riserve
-14.373.597
-14.373.597
Operazioni sul patrimonio netto
Emissione nuove azioni
Acquisto azioni proprie
Distribuzione straordinaria dividendi
Variazione strumenti di capitale
Derivati su proprie azioni
Stock option
Altre variazioni
-
-
Redditività complessiva
PATRIMONIO NETTO
AL 30.06.2013
(a)
-600.296
831.364.347
189.357.249 654.423.228 -96.082.123
-14.774.688
-58.997.390
-59.597.686
-58.997.390 1.505.290.623
La voce comprende i dividendi e gli importi destinati al Fondo a disposizione dell'Assemblea dei Soci di Banca CR Firenze S.p.A.
109
Allegati
110