Normativa Italiana in materia di Fuoco Prescritto

Normativa Italiana in materia di Fuoco Prescritto
Abruzzo
Legge Regionale n. 4 del 2014 - Legge organica in materia di tutela e valorizzazione delle foreste,
dei pascoli e del patrimonio arboreo della regione Abruzzo.
Art. 52 - Previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi
Comma 6 – Su autorizzazione del dirigente di cui all'articolo 7 di concerto con la Direzione regionale
competente in materia di Protezione civile e sentito il CFS, nei boschi può essere consentito l'uso
del fuoco sia per finalità di prevenzione degli incendi (fuoco prescritto) sia per la lotta agli incendi
(controfuoco). Modalità, condizioni e individuazione del soggetto responsabile sono definite nel
piano di cui all'articolo 53.
Piano AIB 2011-2012
4.1. Azioni di prevenzione degli incendi boschivi
… Fuoco prescritto: è una tecnica che prevede l’applicazione consapevole ed in condizioni di
sicurezza del fuoco su superfici limitate e all’interno di definite finestre ambientali in periodi a basso
rischio di sviluppo di incendi, per ottenere, in condizioni di incendio, un comportamento del fronte di
fiamma utile a conseguire specifici obiettivi gestionali e minimizzare la propagazione del fuoco in
modo da facilitarne l’estinzione. L’obiettivo di applicazione del fuoco prescritto è quindi diminuire la
frequenza e l’estensione degli incendi incontrollati attraverso una riduzione del carico di combustibile
in siti strategici, al fine di creare una discontinuità del combustibile e mantenere allo stesso tempo la
struttura diversificata della vegetazione naturalmente presente.
Tale metodologia si utilizza di norma con intensità differente a seconda del livello di rischio a cui le
diverse porzioni di territorio sono sottoposte, mentre si tende ad evitarne l’applicazione nelle aree
adibite a parco indipendentemente dal livello di rischio presente. E’ opportuno operare con il fuoco
prescritto durante il periodo di riposo vegetativo, con specifiche condizioni di umidità e temperatura
dell’aria e di velocità del vento.
Basilicata
Legge Regionale n. 13 del 2005 - Norme per la protezione dei boschi dagli incendi
Art. 7 - Divieti, prescrizioni, deroghe e cautele per l’accensione di fuochi nei boschi
Comma 2 - Sono ammesse deroghe ai divieti del comma 1., valide solo dall’alba al tramonto e nelle
giornate senza vento, per:

L’uso di fuoco controllato o prescritto (prescribed burning) e il controfuoco utilizzato durante gli
incendi per evitare il propagarsi dell’incendio, e per la pulizia dei viali parafuoco deve essere eseguito
da personale addetto ai cantieri forestali ed idoneo a tali pratiche. Nel P.A.R andranno inserite e
dettagliatamente descritte apposite norme che regolino tali operazioni.
Calabria
Piano AIB – 2010-2012
5.2 - Periodi a rischio di incendio boschivo e divieti
… Per le pratiche agricole forestali (Bruciature di stoppie e residui vegetali), l‟utilizzo del fuoco è
consentito esclusivamente dalle ore 04,00 alle ore 08,00 previe comunicazione che gli interessati
dovranno fornire alla Sala Operativa Provinciale ed all‟Area Territoriale di riferimento secondo le
vigenti Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale.
Potranno, inoltre, essere concesse autorizzazioni con la tecnica del fuoco prescritto, previo inoltro
di apposita istanza secondo le modalità sopra citate, per il rinnovo di pascoli ubicati in zone
giudicate sufficientemente distanti dai complessi boscati, da praticarsi, previa comunicazione,
esclusivamente dalle ore 04,00 alle ore 08,00.
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
6.1 Interventi colturali idonei a migliorare l’assetto vegetazionale degli ambienti naturali e forestali
Tecnica del fuoco prescritto
Per fuoco prescritto si intende un’applicazione consapevole del fuoco in determinate condizioni
meteorologiche, di umidità del suolo e del combustibile. Si tratta di appiccare il fuoco in una zona
prestabilita, con un’intensità ed una velocità di propagazione tali da raggiungere gli obiettivi
prefissati in sede di pianificazione.
Si tratta dell’uso del fuoco, in condizioni tali da ottenere parametri di comportamento blandi, ma
sufficienti ad eliminare i combustibili responsabili della propagazione degli incendi nella stagione estiva.
La riduzione del carico di combustibile al fine di limitare numero, dimensioni ed intensità degli
incendi, costituisce l’utilizzazione più ovvia del fuoco prescritto, ma le potenzialità di questa
tecnica non si esauriscono nell’ambito della prevenzione degli incendi. La sua versatilità permette
di raggiungere diversi altri obiettivi tra cui:
- preparare il terreno per la semina o per l’impianto;
- costituire un valido aiuto per la gestione degli habitat naturali;
- determinare un miglioramento nella qualità dei foraggi,
- tenere a freno la vegetazione invadente;
- controllare alcuni insetti e patogeni;
- aumentare la visibilità;
- facilitare l’accesso.
L’impiego del fuoco prescritto va effettuato da personale specificamente addestrato e può trovare il
suo campo elettivo nella prevenzione incendi di rimboschimenti di conifere.
L’applicazione di tale intervento di prevenzione resta subordinata alla redazione di progetto
specifico nel quale vengano chiaramente indicati i mezzi per controllare l’andamento del fuoco e
comunque la sua esecuzione dovrà essere comunicata preventivamente ai competenti Uffici.
PMPF in vigore dal 14.07.2011
Art. 12 - Pascolo nei terreni pascolivi
Comma 2 - … In nessun caso è permessa la ripulitura del pascolo attraverso l’uso del fuoco, ovvero
possono essere concesse autorizzazioni dal competente Servizio Area Territoriale con la tecnica del
fuoco prescritto secondo le modalità di cui all’art. 16.
Art. 16 - Norme per la prevenzione e la lotta agli incendi boschivi
Comma 3 - Per fuoco prescritto si intende l’applicazione controllata del fuoco alla vegetazione in
specifiche condizioni ambientali, tali da assicurare il confinamento del fuoco all’interno di un’area
predeterminata, dove le condizioni di intensità e velocità di propagazione siano compatibili con gli
obiettivi definiti dalla gestione delle risorse. Trattamenti di fuoco prescritto sono possibili previa
autorizzazione per le seguenti finalità:
a. Attività sperimentali a scopo di ricerca;
b. Riduzione del pericolo di incendio;
c. Tutela di specie per le quali sia riconosciuto l’effetto positivo del fuoco su particolari
fasi del ciclo riproduttivo o nella creazione di favorevoli condizioni ecologiche;
d. Gestione conservativa di aspetti storici e funzionali degli habitat e del paesaggio;
e. ripulitura dei pascoli.
Comma 4 - La richiesta di autorizzazione per una operazione di fuoco prescritto, dovrà essere
limitata ai soli casi previsti ai punti a,b,c,d,e di cui al comma precedente e dovrà essere corredata da
una relazione tecnica, redatta da tecnico appositamente qualificato e articolata nel modo seguente:
a. Planimetria descrittiva della superficie interessata dall’intervento con indicazione
dell’uso del suolo della stessa area e delle particelle adiacenti;
b. Descrizione della tipologia vegetazionale interessata dall’intervento;
c. Descrizione tecnica delle modalità operative dell’intervento;
d. Definizione esplicita delle finalità dell’intervento;
e. Valutazione di incidenza sulla riduzione del materiale combustibile presente e
previsione del tempo di recupero spontaneo della vegetazione successivamente al
passaggio del fuoco;
2
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
f.
Dichiarazione di non significatività dell’intervento sulla conservazione del suolo.
Comma 5 - L’operazione di fuoco prescritto dovrà svolgersi in presenza di squadre antincendio in
numero adeguato alla entità e alle caratteristiche della superficie interessata.
Ordinanza n. 24 del 29/06/2011 - Comune di Sersale (CT)
Potranno, inoltre, essere concesse autorizzazioni con la tecnica del fuoco prescritto, previo inoltro di apposita
istanza secondo le modalità sopra citate, per il rinnovo di pascoli ubicati in zone giudicate sufficientemente
distanti dai complessi boscati, da praticarsi, previa comunicazione, esclusivamente dalle ore 04,00 alle ore 08,00.
Campania
Piano AIB 2014-2016
5. La prevenzione (pag. 156)
…
La prevenzione degli incendi boschivi si esplica in azioni di tipo “attivo”, relative alle attività di
educazione ambientale e a quelle di riduzione e controllo del combustibile, con effetti sulla
probabilità di innesco e di propagazione del fuoco, attraverso l’attività selvicolturale ed interventi di
fuoco prescritto, e di tipo “passivo”, che comprendono le attività per l’avvistamento/segnalazione dei
focolai e per la predisposizione delle infrastrutture (viabilità, punti di rifornimento, rete radio di
comunicazione, ecc.) e dei mezzi di lotta attiva (veicoli, aeromobili, ecc.).
… Infine, tra gli interventi di prevenzione attiva va considerato l’uso del fuoco prescritto finalizzato
alla riduzione del rischio di incendio e la tutela della biodiversità.
5.3.3 Il fuoco prescritto (nuova tecnica di riduzione della biomassa combustibile)
Vi sono diverse tecniche classiche di gestione dei combustibili (es. spalcature; diradamenti; pascolo;
decespugliamento meccanico o con diserbanti) che però prevedono l’uso di manodopera
specializzata impegnata per periodi lunghi e molto onerosa. Nell’ambito della prevenzione vanno
compresi interventi di modifica della struttura dei popolamenti, necessari soprattutto in impianti
coetanei di origine artificiale in cui l'abbandono colturale ha, spesso, determinato accumuli abnormi
e pericolosi di necromassa.
Nel caso dei rimboschimenti di conifere mediterranee (Pinus halepensis, Pinus brutia, Pinus pinea,
Cupressus sempervires, Pinus nigra) frequentemente realizzati in passato, le iniziative di
prevenzione spesso si limitano alla tradizionale pratica delle spalcature, che però appare
scarsamente efficace, poiché modifica solo la parte basale del volume di chioma potenzialmente a
rischio di incendio. Si tratta di soprassuoli artificiali altamente vulnerabili anche perché realizzati
senza alcuna considerazione dei rischi di incendio e spesso rimasti con la densità iniziale di
impianto. In tali condizioni una delle possibili tecniche di riduzione della biomassa combustibile è
l'uso del fuoco prescritto. Attualmente esso viene pianificato, progettato e applicato in quasi tutta
Europa, adottando un approccio integrato (Silva et al. 2010) finalizzato al conseguimento di
“obiettivi” diversi come ad esempio:
I. prevenzione degli incendi boschivi nelle zone di interfaccia urbano-foresta;
II. in popolamenti forestali resistenti e/o resilienti al fuoco;
III. conservazione di ecosistemi in cui il fuoco è un importante fattore ecologico;
IV. gestione delle risorse pastorali;
V. gestione silvo-colturale in ambito agro-forestale; vi) formazione del personale addetto al servizio
antincendi boschivi.
Il fuoco prescritto è un fuoco non solo controllato ma anche guidato secondo esigenze di migliore
tutela del suolo e della vegetazione, che consiste nell’applicare in maniera consapevole ed esperta
un fronte di fiamma sufficientemente intenso da consumare i combustibili che si vogliono eliminare,
ma tanto debole come intensità da non arrecare danni al suolo, alla sostanza organica e al
soprassuolo.
Il Fuoco prescritto viene quindi definito come: una tecnica di applicazione esperta, consapevole e
autorizzata del fuoco su superfici pianificate, adottando precise prescrizioni e procedure operative,
per conseguire specifici obiettivi integrati nella pianificazione territoriale (FAO 2006). Il termine
3
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
“fuoco prescritto” esprime quindi la qualità del fuoco che lo distingue da altri possibili significati (es.
fuoco controllato, debbio, abbruciamento).
Quindi si tratta di una riduzione mirata, puntuale e limitata di pericolosi accumuli di combustibili
prima che le condizioni ambientali diventino critiche, tramite una combustione gestita, diretta e
indirizzata, in determinate condizioni meteorologiche, topografiche e di vegetazione. Il fuoco
prescritto è compatibile solo con determinate coperture forestali e in specifici stadi evolutivi, in
particolare evitando il suo impiego in strutture disetanee laddove si possono verificare danni alla
rinnovazione. L’elemento chiave della tecnica del fuoco prescritto sono, appunto, le “prescrizioni”,
ovvero tutte le indicazioni di carattere progettuale relative alla stagione e frequenza dell’intervento,
alle finestre ambientali in cui operare (es. umidità della lettiera, umidità e temperatura dell’aria;
velocità e direzione del vento; umidità dei combustibili) e alle tecniche di accensione da adottare (es.
contro vento e contro pendenza), per condurre un fronte di fiamma con un comportamento previsto
di intensità e velocità di propagazione (es. lunghezza fiamma) e ottenere specifici effetti, in
particolare sulla vegetazione (es. riduzione della copertura) per consumare la biomassa prefissata
sulla base di un apposito progetto.
L’applicazione consapevole del fuoco al combustibile naturale in determinate condizioni
meteorologiche, di umidità del suolo e del combustibile, per ottenere un fronte di fiamme con una
intensità ed una velocità di propagazione prefissate in sede di pianificazione, è basata sulla
previsione di comportamento del fuoco mediante appositi software tra cui BehavePlus e PiroPinus.
Questi programmi consentono di simulare con buona approssimazione i parametri di comportamento
attesi, in particolare velocità di propagazione e intensità lineare i cui valori si devono contenere entro
-1
limiti abbastanza ristretti., in particolare non superando l’intensità lineare di 240 kWm .L’uso del
fuoco prescritto ha pertanto eminentemente uno scopo preventivo, finalizzato a ridurre lo sviluppo di
incendi ad intensità elevata:
• eliminando una frazione di biomassa bruciabile,
• realizzando quelle discontinuità nella copertura che riducano l’insorgenza e lo sviluppo di incendi;
• modificando quindi la suscettività di un soprassuolo agli incendi di chioma.
Si tratta quindi di una tecnica di gestione ambientale che vede nel fuoco uno strumento di gestione,
che incontra però molta diffidenza da parte degli operatori, che temono la possibilità che il fuoco
possa sfuggire al controllo e trasformarsi in incendio. Le preoccupazioni relative ai danni originati dal
fuoco prescritto non devono essere confuse con le conseguenze che potrebbero avere gli incendi.
Il fuoco prescritto è invece un valido strumento di prevenzione, confacente tra l’altro con gli scenari
futuri di boschi abbandonati e di neoformazione in aree agricole non più coltivate a cui gestione
richiede il ricorso a tecniche che pur nel rispetto dell'ambiente non comportino costi elevati.
La sperimentazione sull’uso del fuoco prescritto nel territorio della Regione Campania è stata avviata
nel 2009, sulla base di progetti pilota finanziati dal Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, ed è
stata successivamente inserita tra le azioni proposte nell’ambito del Piano AIB 2012 della Regione
Campania attraverso la realizzazione di un progetto di formazione e applicazione della tecnica del
fuoco prescritto sul proprio territorio. Il progetto è stato coordinato dall’Università di Napoli Federico
II in collaborazione con la Seconda Università di Napoli, l’Università di Torino e istruttori portoghesi
della società GIFF. Esso è stato articolato sulla base di due distinte attività:
1) un corso di formazione ed applicazione di fuoco prescritto;
2) un’attività di ricerca indirizzata al monitoraggio ecologico dei siti sottoposti agli interventi
dimostrativi.
Il corso di formazione è stato rivolto a 21 direttori delle operazioni di spegnimento (DOS) delle UOD
Servizi Territoriali Provinciali della Regione Campania, selezionati nell’ambito di ciascuno dei 5
territori provinciali, allo scopo di fornire le conoscenze teoriche e pratiche di base indispensabili per
effettuare la pianificazione e la prescrizione in accordo con le linee guida del fuoco prescritto,
identificando i luoghi e gli obiettivi adeguati alla sua applicazione.
Durante tale corso sono state effettuate prove dimostrative sia nel Parco Nazionale del Vesuvio che
nella Riserva Nazionale di Castelvolturno e alla fine del corso sono stati redatti 5 progetti, uno per
provincia, che potranno essere la base per altre prove in campo per l’addestramento e la formazione
del personale. La risposta degli operatori è stata positiva, portandoli ad acquisire la terminologia
tecnica relativa al fuoco prescritto e le capacità operative per condurre in sicurezza un intervento di
fuoco prescritto.
L’operazione di fuoco prescritto potrà essere adottata solo a seguito della modifica al regolamento
delle prescrizioni di massima e forestali di Allegato C della L.R. 11/96 art. 6. I trattamenti di fuoco
4
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
prescritto saranno possibili, quando sarà adottata la modifica su tutto il territorio regionale, previa
autorizzazione, per le seguenti finalità:
- Riduzione di pericolo di incendio;
- Tutela di specie per le quali sia riconosciuto l’effetto positivo del fuoco su particolari fasi del
ciclo riproduttivo o nella creazioni di favorevoli condizioni ecologiche;
- Gestione conservativa di aspetti storici e funzionali degli habitat e del paesaggio;
- L’operazione di fuoco prescritto, che non potrà essere effettuata nel periodo di massima
pericolosità di cui al decreto del Presidente di Giunta Regionale di Massima Pericolosità agli
Incendi Boschivi, dovrà essere corredata da una relazione tecnica articolata nel modo
seguente:
1. Planimetria descrittiva della superficie interessata dall’intervento con indicazione
dell’uso del suolo della stessa area e delle particelle adiacenti;
2. Rilievo fitosociologico rappresentativo della vegetazione interessata dall’intervento;
3. Descrizione tecnica delle modalità operative dell’intervento;
4. Definizione esplicita delle finalità dell’intervento;
5. Valutazione di incidenza sulla riduzione del materiale combustibile presente e
previsione del tempo di recupero spontaneo della vegetazione successivamente al
passaggio del fuoco;
6. Dichiarazione di non significatività dell’intervento sulla stabilità idrogeologica;
7. Nominativi del personale incaricato dell'operazione.
5. Le attività formative (pag. 198)
Visto, inoltre il riscontro positivo del corso sull’attività preventiva del Fuoco prescritto e ai fini della
costituzione di squadre autonome anche per le fasi di organizzazione e pianificazione degli interventi
risulta necessario un ulteriore corso di livello avanzato che approfondisca i seguenti punti:
1. incremento dell’esperienza e confidenza con la tecnica del fuoco prescritto attraverso estese
sessioni di pratica in aree forestali e arbusteti;
2. valutazione delle prescrizioni e progettazione del fuoco prescritto in diversi contesti
ambientali.
3. di aumentare la platea degli operatori che possono operare con questa tecnica di
prevenzione incendi, visto che si è rivelato un sistema di manutenzione boschiva veloce ed
economico, in attesa di una normativa al riguardo.
4. Sempre per una introduzione oculata della tecnica sarà opportuno formare su detta tematica
anche alcuni funzionari (preferibilmente quelli titolari di P.O. sull' AIB), in particolare per la
redazione dei progetti di applicazione del fuoco prescritto e per monitorare durante e dopo
l’intervento l’effetto della tecnica sulle essenze boschive.
Lo svolgimento di tale corso permetterà di dare continuità alle proposte di progetto di intervento di
fuoco prescritto già elaborate nell’ambito del piano AIB 2012. In particolare le realizzazioni esecutive
degli stessi progetti costituiranno delle azioni dimostrative per i 5 territori provinciali e occasione di
valutazione delle competenze acquisite dagli operatori. Allo scopo di acquisire dati utili alla
valutazione degli effetti a medio e lungo periodo degli interventi di fuoco prescritto nei diversi contesti
ambientali, particolarmente importante risulta pianificare le necessarie attività di monitoraggio delle
aree trattate. In particolare dovranno essere valutati gli effetti sul suolo, vegetazione e fauna nonché
del comportamento del fuoco e dei combustibili. Tali informazioni potranno utilmente essere
sintetizzate per una più idonea definizione delle schede di prescrizioni da applicare ad ogni specifica
formazione vegetale. Per gli operai idraulico forestali dei vivai e delle foreste Regionali si valuterà la
possibilità, di concerto con il Datore di Lavoro della Regione Campania competente in materia, di
organizzare corsi per addetti AIB rivolti agli operai idraulico forestali dei vivai e delle foreste
Regionali.
Piano Forestale Generale 2009-2013
Boschi di nuova formazione - pag. 21
… la seconda possibile azione concerne l’adozione di interventi atti a favorire la conservazione della
biodiversità. In particolare, laddove l’omogeneizzazione eccessiva del paesaggio, derivante dalla
colonizzazione da parte della vegetazione forestale, comporta un’eccessiva perdita di zone
ecotonali e della biodiversità associata ai mantelli boschivi delle aree di margine e di transizione, si
rende necessario operare in controtendenza rispetto al processo dinamico in atto. In altre parole, ai
fini del mantenimento della biodiversità può essere opportuno l’intervento di riduzione della
5
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
biomassa per ricreare un mosaico di chiarìe nella copertura forestale. In tali condizioni, il ricaccio
vegetativo può essere controllato mediante metodi biologici quali il pascolo o tecniche di gestione di
antico uso, quali il fuoco prescritto;
Pascolo montano – pag. 23
… Infine merita una particolare menzione la gestione delle aree a pascolo mediante il fuoco. Si tratta
di una pratica atavica che, probabilmente, nelle regioni meridionali ha trovato una concreta
diffusione nel periodo di dominazione aragonese e che tuttora viene esercitata localmente dai
pastori. Le fisionomie maggiormente interessate dagli incendi periodici sono i ginestreti a Spartium
junceum e gli ampelodesmeti a Ampelodesmos mauritanicus.
Le ragioni che spingono i pastori a ricorrere a questa pratica è la necessità di disporre di risorse
foraggere fresche grazie al ricaccio delle specie. Purtroppo i fuochi sono molto spesso appiccati nel
periodo di massima pericolosità degli incendi e, quindi, facilmente divengono incontrollabili e
dilagano nelle altre aree, comprese quelle boscate. Localmente viene anche praticata la
combustione dei ciuffi di ampelodesma, soprattutto nel Cilento nel periodo autunnale. Per una
razionale gestione di queste fisionomie di pascolo è indispensabile impedire il proseguimento di
questa modalità di gestione dei pascoli così come avviene e ricorrere, invece, alla pratica del fuoco
controllato.
Questo dovrà essere messo in atto da personale specializzato (magari sfruttando anche le
conoscenze empiriche maturate dai pastori) e in condizioni ambientali (di umidità, di temperatura, di
velocità del vento) tali da impedire rilasci energetici elevati letali per le piante arboree e di ostacolo al
controllo delle fiamme.
Lazio
Legge Regionale n. 39 del 2002 – Norme in materia di gestione delle risorse forestali
Art 68 – Vincoli, divieti, prescrizioni e sanzioni
Comma 5: E’ consentito l’uso del fuoco ai fini degli interventi di prevenzione e di formazione del
personale antincendio.
Piano AIB 2011-2014
Parte generale – Normativa Regionale (pag. 47)
(In riferimento alla LR 39/2002) … In particolare nell’art. 68 è importante il comma 5 in base al quale
“È consentito l’uso del fuoco ai fini degli interventi di prevenzione e di formazione del personale
antincendio”. Pertanto vi è una esplicita previsione relativa all’uso del fuoco prescritto o fuoco
controllato, pratica utile per la prevenzione degli incendi boschivi, ma non prevista esplicitamente
nella Legge n. 353/2000. L’adozione del fuoco prescritto, quale misura di prevenzione, è una pratica
ammessa in vari Paesi, quali la Spagna, Portogallo, Francia e Grecia, e, sebbene non prevista dalla
Legge n. 353/2000, è stata introdotta anche nella legislazione di alcune Regioni, come il Piemonte e
la Liguria, in quanto ritenuta di estremo interesse in ambito mediterraneo.
Prevenzione – Indirizzi di prevenzione e recupero (pag. 265)
Qui di seguito vengono indicati alcuni indirizzi di prevenzione e recupero per gli aspetti gestionali e di
governo del territorio; alti indirizzi per le fasi di intervento e per il rispetto degli aspetti vincolistici,
nonché gli strumenti, le tecniche e i metodi per realizzare gli stessi:
…
- nei comuni che ricadono nella più elevata classe di rischio, l’uso del fuoco ai fini degli interventi
di prevenzione di cui all’art. 68 della LR 39/2002 (fuoco prescritto) deve essere preventivamente
autorizzato dalle autorità forestali e da esse controllato nella sua fase di esecuzione;
6
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
Liguria
Legge Regionale n. 22 del 1984 – Legge regionale forestale
Capo 3 - Piano regionale per la difesa e la conservazione del patrimonio boschivo dagli incendi.
Disposizioni particolari per la prevenzione e la lotta contro gli incendi boschivi.
Art 53 – Fuoco prescritto
E' consentito l'uso del fuoco nei boschi per combattere le fitoepidemiologie per la prevenzione e la
lotta contro gli incendi per la gestione e l'assestamento venatico e per il governo dei castagneti da
frutto in coltura. L'uso del fuoco per gli scopi di cui al comma precedente viene prescritto dall'
Ispettorato Ripartimentale delle Foreste competente per territorio previa acquisizione degli elementi
utili e in particolare: le condizioni meteorologiche la quantità di combustibile gli accorgimenti
predisposti per evitare il diffondersi del fuoco dall' area di terreno interessata. L'uso di cui sopra deve
avvenire sotto il diretto controllo del Corpo forestale dello Stato. L'uso del fuoco per la prevenzione e
la lotta contro gli incendi boschivi è consentito anche durante lo stato di grave pericolosità di cui al
precedente articolo 51. La pratica del controfuoco nello spegnimento degli incendi boschivi ove
necessaria e possibile è ordinata dal componente di grado più elevato del Corpo forestale dello
Stato presente sull' incendio.
Legge Regionale n. 4 del 1999 (http://www.incendiboschivi.org/foresteliguria/leggireg/n4-99.htm)
Art 43 – Uso del fuoco nel bosco
1. L’uso del fuoco nel bosco deve sempre essere preventivamente autorizzato
dall’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste competente per territorio;
2. L’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste rilascia l’autorizzazione nel rispetto di
quanto previsto dal regolamento per le prescrizioni di massima e di polizia forestale,
disponendo comunque gli accorgimenti del caso atti a evitare il diffondersi del fuoco;
3. Il regolamento per le PMPF stabilisce i particolari casi in cui è permesso l’uso del
fuoco nel bosco senza la prescritta autorizzazione;
4. La pratica del controfuoco nello spegnimento degli incendi boschivi, ove necessaria
e possibile, è disposta, in via ordinaria, dal competente di grado più elevato del CFS
presente sull’incendio;
5. L’uso del fuoco nel bosco per la prevenzione e lotta contro gli incendi boschivi è
consentito anche durante lo stato di grave pericolosità di cui all’articolo 42 sotto il
diretto controllo del CFS.
Piano AIB 2010
11 Interventi per la mitigazione del rischio e per la lotta attiva
11.1 Prevenzione diretta
Gi interventi di prevenzione diretta previsti sono i seguenti:
• Interventi selvicolturali preventivi
• Viali tagliafuoco
• Fuoco prescritto
• Approvvigionamento idrico
• Piazzole di atterraggio elicotteri
• Viabilità operativa
• Censimento delle opere di prevenzione AIB
11.1.2.1 Manutenzione dei viali
Per svolgere la loro funzione, i viali devono avere precisa quantità di biomassa per ottenere
l’intensità prevista dal piano e da realizzare in sede di progetto.
Per i viali tagliafuoco verdi la manutenzione deve essere preceduta dalla spalcatura degli alberi
rilasciati. In ogni caso la biomassa bruciabile dello strato di vegetazione che occupa il sottobosco
non deve superare 5 ton /ha.
Nella manutenzione dei viali tagliafuoco verdi e delle tende tagliafuoco potrà essere
convenientemente usato il fuoco prescritto.
7
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
11.1.3 Fuoco prescritto
Il fuoco prescritto è tra le tecniche di prevenzione quella ecologicamente più sana. Consiste nel
ridurre la biomassa bruciabile, soprattutto morta, del bosco facendo transitare un fronte di fiamma in
condizioni di sicurezza, trasformando il modello di combustibile. Il fuoco prescritto se condotto
correttamente non reca alcun danno all’ambiente.
In Liguria il fuoco prescritto è consentito per la legge regionale 4/99. Il Fuoco prescritto si può attuare
solo in presenza di un rappresentante del C.F.S. con potere decisionale vincolante. Per la modalità
di applicazione in funzione della pendenza e dell’estensione del bosco da trattare si sceglierà tra:
1. fuoco di testa o headfire che consiste nel fare avanzare il fronte di fiamma secondo la direzione
del vento, oppure risalendo una pendice.
2. fuoco discendente o backing fire si applica facendo avanzare il fuoco in verso opposto a quello
del vento o in discesa. Si attua iniziando l’accensione dalla parte alta della zona da trattare.
3. fuoco di fianco con fronte di fiamma che avanza perpendicolarmente alla direzione del vento o
alla linea di massima pendenza.
Per l’applicazione del fuoco prescritto si dovranno verificare le seguenti condizioni:
• operare in riposo vegetativo
• non operare su pendenza superiore al 20% con il procedimento a fiamma ascendente
-1 -1
• verificare che il fronte di fiamma non superi le 120 kcal / m s (e comunque inferiori ad 1,5 m di
altezza di fiamma)
• operare con umidità dell’aria compresa tra il 30% ed il 50%
• operare con umidità del combustibile morto tra il 7% e il 20%
• operare con temperatura dell’aria tra i 0°C e i + 10 °C
• operare con vento di velocità compresa tra 3 km/h e 10 km/h
• programmare una riduzione di biomassa bruciabile di circa il 25%
Durante l’esecuzione del fuoco prescritto, deve essere presente una squadra antincendi per
controllare un’eventuale diffusione non desiderata.
11.1.4 Approvvigionamento idrico
La collocazione preferenziale degli invasi sia fissi sia mobili ma lasciati per tutta la stagione di
massima frequenza, verranno collocati di preferenza lungo i viali tagliafuoco attivi. Qui possono
rappresentare punti di rifornimento non alimentati. La posizione può variare con lo stesso strato di
manutenzione del viale anche in rapporto alla eventuale applicazione del fuoco prescritto.
Lombardia
Norme forestali regionali n. 5/2007, in attuazione dell'articolo 11 della LR 28 ottobre 2004, n. 27
Art. 54 (Cautele per l'accensione del fuoco nei boschi)
Comma 5. La pratica del fuoco prescritto deve essere espressamente autorizzata dall'ente forestale,
che individua il soggetto responsabile.
Allegato A – Definizioni
-
Fuoco prescritto: è una tecnica di prevenzione che consiste nel far transitare in condizioni di
sicurezza un fronte di fiamma, al fine di ridurre la biomassa bruciabile e quindi di modificare il
modello di combustibile.
Piano AIB 2014 - 2016
5.2 La prevenzione diretta (pag. 52)
Fuoco Prescritto (pag. 56)
Il fuoco prescritto è una tecnica di prevenzione che consiste nel far transitare in condizioni di
sicurezza un fronte di fiamma, al fine di ridurre la biomassa bruciabile e quindi di modificare il
modello di combustibile.
La possibilità di applicazione di tale tecnica di prevenzione diretta non è attualmente prevista dalla
normativa della Regione Lombardia.
8
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
Si ritiene, però, opportuno prenderla in considerazione, trattandosi di una tecnica compatibile con la
corretta gestione di diverse realtà forestali e priva di danni per l’ambiente, se correttamente inserita
nella pianificazione antincendio in cui vengono stabiliti i limiti di intensità e le diverse caratteristiche
che deve avere il fronte di fiamma utilizzato.
Le finalità principali che si intendono ottenere con l’applicazione del fuoco prescritto sono:
-
diminuzione dell'intensità e della diffusibilità e del tempo di residenza degli incendi boschivi nelle
coperture forestali
manutenzione dei viali tagliafuoco
conservazione di specifici habitat, biotopi e/o di specie vegetali la cui esistenza è favorita dal
fuoco periodico.
Per ottenere le finalità suddette deve potere essere approvata una regolamentazione apposita che
consenta l’applicazione del fuoco prescritto sia nelle formazioni erbacee o arbustive sia nelle
formazioni boscate. Sarà la dettagliata programmazione delle operazioni, da fare sotto la guida di
dottori forestali, a definire se l’applicazione non sia dannosa per l’ecosistema. Particolare attenzione
verrà posta alla rinnovazione forestale.
Le procedure applicative da prevedere per l’applicazione del fuoco prescritto nel territorio della
Regione Lombardia potranno essere, in funzione della topografia e dell’estensione dell’area da
trattare:
-
Fuoco di testa o Headfire in cui il fronte di fiamma avanza secondo la direzione del vento oppure
risalendo una pendice.
Fuoco discendente o Backing fire in cui il fronte di fiamma avanza in direzione opposta al vento o
in discesa.
Fuoco di fianco in cui il fronte di fiamma avanza in direzione perpendicolare al vento o alla linea
di massima pendenza.
L’applicazione del fuoco prescritto in Lombardia è ancora solo di carattere sperimentale: ai sensi
dell’Art. 54, comma 5 del r.r. n. 5 del 2007, “La pratica del fuoco prescritto deve essere
espressamente autorizzata dall’Ente forestale (Province, Comunità Montane, Enti Gestori dei Parchi
e delle Riserve Naturali), che individua il soggetto responsabile.”
Al fine di gestire tale attività con le necessarie competenze e di controllare un’eventuale diffusione
non desiderata, il fuoco prescritto potrà essere effettuato ad opera degli Enti forestali con l’ausilio
delle Organizzazioni antincendio.
Nel periodo di validità del Piano, la Struttura Gestione delle Emergenze, in collaborazione con il
CFS, valuterà la fattibilità dell’applicazione della tecnica del fuoco prescritto nella realtà lombarda a
mezzo dell’istituzione di un gruppo di lavoro dedicato, di interventi formativi e di sperimentazioni in
campo.
Si precisa che la pratica del controfuoco, cioè tecnica distruttiva di attacco indiretto, non ha alcun
rapporto con il fuoco prescritto e viene regolamentata dall’art. 54, comma 6 del r.r. n. 5 del 2007: “In
occasione di interventi di lotta attiva agli incendi boschivi, su disposizione e responsabilità del DOS,
è ammessa la pratica del controfuoco.”
9
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
Piemonte
Legge Regionale n. 21 del 2013 – Norme di attuazione della legge 353/2000
Art. 1 – Finalità, definizioni e azioni
…
2. Ai fini della presente legge si intende per:
…
e) fuoco prescritto: tecnica di applicazione esperta ed autorizzata del fuoco su superfici prestabilite
per conseguire specifici obiettivi gestionali, definiti dalla pianificazione antincendi;
Art. 6 – Prevenzione
…
6. A fini preventivi e gestionali è ammesso l’uso del fuoco prescritto nei seguenti casi:
a) diminuzione dell'intensità e della diffusibilità degli incendi boschivi mediante la riduzione della
biomassa bruciabile esclusivamente nelle formazioni erbacee o arbustive e in popolamenti forestali
in cui il rischio incendi è alto;
b) manutenzione dei viali tagliafuoco;
c) conservazione di specifici habitat erbacei o arbustivi, biotopi o di specie vegetali la cui esistenza è
consentita o favorita dal passaggio periodico del fuoco;
d) rinnovo del pascolo per prevenire gli incendi di origine pastorale;
e) ricerca scientifica.
7. L’applicazione del fuoco prescritto è soggetta ad autorizzazione rilasciata dalla struttura regionale
competente che, previa valutazione di un progetto esecutivo da parte del proponente ed in
conformità a quanto previsto dal piano, prescrive gli accorgimenti necessari per conseguire gli
obiettivi stabiliti nel progetto esecutivo e condurre l’intervento di fuoco prescritto in sicurezza. Gli
interventi autorizzati sono realizzati sotto la responsabilità di personale appositamente formato ed
abilitato all’uso del fuoco prescritto, appartenente al sistema operativo regionale antincendi boschivi.
Piano AIB 2011-2014
3.8.2 - Viali tagliafuoco
Le caratteristiche tecniche dei viali tagliafuoco sono le seguenti: la biomassa bruciabile deve essere
contenuta tra le 5 e le 8 t/ha e gli alberi devono essere spalcati fino all’altezza di 5 m. La larghezza
varia tra 15 m e 60 m. Per quanto riguarda la lunghezza dei viali, non si deve scendere sotto uno
sviluppo di 200 m per tronco, per ragioni economico-pratiche di realizzazione. Per svolgere la loro
funzione i viali devono essere sottoposti a manutenzione al massimo ogni 4 anni. Per effettuare tali
interventi potrà essere conveniente l’utilizzo del fuoco prescritto.
3.8.6 - Fuoco prescritto
Il fuoco prescritto è una tecnica di prevenzione ecologicamente compatibile che negli ultimi anni si è
diffusa in diversi paesi dell’Europa mediterranea e centrale. Il fuoco prescritto risulta infatti essere
uno strumento adatto per far fronte agli scenari futuri caratterizzati da un aumento delle superfici
forestali, un’espansione delle zone di interfaccia urbano-foresta, ed un accumulo dei combustibili
forestali. La gestione di queste realtà richiede il ricorso a tecniche che pur nel rispetto dell’ambiente
abbiano costi contenuti.
Il fuoco prescritto è la tecnica di applicazione esperta ed autorizzata del fuoco su superfici
prestabilite adottando precise prescrizioni al fine di conseguire specifici obiettivi gestionali stabiliti
dalla pianificazione antincendi boschivi.
Il fuoco prescritto viene applicato con diversi obiettivi gestionali. Per il presente piano gli obiettivi di
principale interesse sono relativi alla prevenzione degli incendi boschivi. Tuttavia vengono indicate
10
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
anche altre finalità in quanto sono in stretto rapporto con l’attività antincendi boschivi. Si indicano di
seguito gli obiettivi gestionali del fuoco prescritto per la realtà territoriale piemontese:






Riduzione periodica del carico e della continuità orizzontale e verticale dei combustibili
forestali con particolare riferimento ad aree strategiche individuate dalla pianificazione.
Per aree strategiche si intendono:
- viali tagliafuoco attivi verdi;
- fasce parafuoco in formazioni erbacee e basso arbustive lungo il limite del bosco;
- compartimentazioni in rimboschimenti di conifere;
Formazione ed esercitazioni del personale AIB. Questo aspetto è di grande rilievo poiché
offre alle organizzazioni incaricate dell’estinzione occasioni di formazione, operando con
fronti di fiamma progettati caratterizzati da un preciso comportamento.
Gestione conservativa di aspetti storici e funzionali degli habitat e del paesaggio;
Tutela di specie per le quali sia riconosciuto l’effetto positivo del fuoco su particolari fasi del
ciclo riproduttivo o nella creazione di favorevoli condizioni ecologiche;
Contenimento di parassiti;
Ricerca scientifica.
Gli obiettivi specifici devono essere espressi in termini quantitativi di riduzione percentuale del carico
-1
(t ha ) e copertura (%) dei combustibili fini (diametro < 1 cm), per le seguenti componenti del
combustibile: strato di fermentazione, lettiera, combustibili erbacei ed arbustivi, materiale legnoso a
terra.
L’autorizzazione all’uso del fuoco prescritto viene disciplinata dall’Art. 9 della L.R. 16/94.
Per l’applicazione del fuoco prescritto si dovranno verificare le seguenti condizioni:
- operare in riposo vegetativo;
- non operare su pendenza superiore al 30% con fiamma ascendente;
-1
- non superare i 500 kW m ;
- operare con umidità dell’aria tra il 30% ed il 70%;
- operare con umidità del combustibile morto tra il 10% e il 30%;
- operare con temperatura dell’aria tra i – 2 °C e i + 10 °C;
-1
-1
- operare con vento di velocità compresa tra 3 kmh e 15 km h ;
- programmare una riduzione di biomassa bruciabile fine di almeno il 50%;
Il fuoco prescritto si applicherà con intensità differente a seconda del livello di rischio dell’Area di
base in cui si opera. Nei parchi, indipendentemente dal rischio è opportuno evitarne l’applicazione.
7.1 - Progetto di fuoco prescritto (PFP)
Il progetto di fuoco prescritto, PFP, è il documento tecnico che si ritiene possa essere utile per
ottenere l’autorizzazione all’applicazione del fuoco prescritto. Il PFP comprende una parte
progettuale ed una parte applicativa. La prima definisce a priori tutte le modalità di realizzazione, la
seconda le verifica durante e dopo la realizzazione.
Il PFP può essere redatto secondo il modello di seguito riportato e deve contenere le seguenti
indicazioni: il proponente, il progettista ed il responsabile dell’intervento, la localizzazione del sito di
intervento, gli obiettivi gestionali, la descrizione stazionale e le caratteristiche della vegetazione e dei
combustibili, le prescrizioni di applicazione, le procedure operative, la valutazione dell’intervento. Le
prescrizioni di applicazione definiscono: gli obiettivi specifici dell’intervento, il comportamento del
fuoco di progetto, le finestre ambientali all’interno delle quali operare, le tecniche di accensione da
adottare. Il dimensionamento del fronte di fiamma e le finestre ambientali vengono espressi come
range ammissibile (min; ottimo; max) all’interno del quale è consentito applicare il fuoco prescritto.
L’ampiezza del range è specifica per ogni obiettivo di intervento. Le prescrizioni indicano inoltre
precise tecniche di accensione per gestire il fuoco in sicurezza ed ottenere il comportamento del
fuoco desiderato all’interno delle finestre ambientali definite. Essendo possibile trarre indicazioni da
applicazioni sperimentali di fuoco prescritto realizzate in Piemonte, di seguito si suggeriscono le
prescrizioni per la progettazione di trattamenti di fuoco prescritto per gli obiettivi gestionali, in
formazioni erbacee ed arbustive in Tabella 20, ed in rimboschimenti di conifere in Tabella 21.
11
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
Tabella 21 – Valori indicativi del comportamento del fuoco di progetto e delle finestre ambientali per
l’applicazione del fuoco prescritto a scopi preventivi in formazioni erbacee e basso arbustive.
Tipo di vegetazione
Obiettivo gestionale
Obiettivo dell’intervento
Parametri
Stagione
Frequenza (anni)
Intensità vento (km hr-1)
Temperatura aria (°C)
Umidità aria (%)
N° giorni senza pioggia
Umidità combustibile fine (%)
Velocità fronte di fiamma (m min-1)
Intensità (kW m-1)
Tecniche di accensione
Erbacea e basso arbustiva
Riduzione del carico e della continuità orizzontale del combustibile
Riduzione 80% copertura
Min
settembre
3
1
-2
30
2
10
0.5
500
Max
Ottimo
marzo
dicembre - gennaio
8
4–5
15
6–7
10
5–8
70
40 – 50
15
5 – 10
35
15 – 25
8
3–5
1500
800 – 1000
Controvento – Contropendenza – A strisce parallele
Tabella 22 – Valori indicativi del comportamento del fuoco di progetto e delle finestre ambientali per
l’applicazione del fuoco prescritto a scopi preventivi in rimboschimenti di conifere.
Tipo di vegetazione
Obiettivo gestionale
Obiettivo dell’intervento
Parametri
Stagione
Frequenza (anni)
Intensità vento (km hr-1)
Temperatura aria (°C)
Umidità aria (%)
N° giorni senza pioggia
Umidità combustibile fine (%)
Velocità fronte di fiamma (m min-1)
Intensità (kW m-1)
Tecniche di accensione
Rimboschimento di conifere
Riduzione del carico e della continuità orizzontale del combustibile
Riduzione del carico: 70% lettiera; 40% strato di fermentazione
Min
ottobre
3
1
2
25
2
12
0.1
30
Max
Ottimo
febbraio
dicembre – gennaio
10
5–6
10
4–5
12
6 – 10
60
35 – 50
15
4 – 12
45
15 – 20
2
0.2 – 0.4
150
70 – 80
Controvento – Contropendenza
Le tecniche di accensione che vengono suggerite sono:
 Accensione lineare controvento e contropendenza (Figura 1 - sinistra);
 Accensione per strisce parallele a favore di vento e pendenza (Figura 1 - centro);
 Accensione per punti (Figura 1 - destra);
Possono essere tuttavia adottate altre tecniche di accensione a giudizio del Progettista.
Figura 1 Tecniche di accensione: controvento e pendenza (sinistra), per strisce parallele (centro), per punti (destra).
12
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
7.1.1 - Procedure operative
Sul PFP devono essere pianificate tutte le azioni che verranno messe in atto durante l’applicazione
del fuoco prescritto: verrà definito il numero e la localizzazione delle fasce di appoggio, necessarie
per applicare le diverse tecniche di accensione, e delle fasce di contenimento, per gestire in
sicurezza il fronte di fiamma. Dovranno essere indicati i mezzi, gli strumenti ed il personale
specializzato e non specializzato che verrà coinvolto nelle operazioni. Verrà infine delineato uno
schema di intervento in cui illustrare la posizione delle fasce e dei mezzi, e l’organizzazione del
personale nelle diverse fasi dell’intervento.
7.1.2 - Applicazione del fuoco prescritto
Questa parte del PFP deve essere compilata in campo durante le operazioni di fuoco prescritto al
fine di verificare se le condizioni del momento siano rispondenti a quanto indicato nel progetto,
oppure ad accertare se siano giustificate azioni difformi dal progetto. Sarà quindi necessario
indicare: l’umidità del combustibile fine morto, l’Indice di Pericolo della Regione Piemonte, i tempi
dell’intervento, il personale ed i mezzi coinvolti, le condizioni meteorologiche per ogni ora di
intervento, le tecniche di accensione adottate nelle diverse fasi del lavoro, i problemi e le difficoltà
operative. Inoltre potrà essere usato lo schema di intervento di cui al punto 8.1.1 per illustrare
l’avanzamento del fronte di fiamma ad intervalli di 1 ora dall’inizio delle operazioni.
7.1.3 - Valutazione
Le attività di valutazione vengono svolte dalle figure individuate nelle disposizioni al fine di: verificare
l’efficacia dell’intervento nel conseguire gli obiettivi specifici; valutare l’impatto dell’intervento nel
breve periodo (2-3 settimane dopo l’intervento), e nel medio periodo (6 mesi dopo l’intervento);
individuare gli aspetti critici e redigere proposte di miglioramento delle Prescrizioni di applicazione.
Questa attività è essenziale per ottenere un giudizio generale sul fuoco prescritto e capitalizzare le
esperienze. I servizi incaricati di effettuare queste operazioni dovranno essere individuati in
occasione dei necessari aggiornamenti delle disposizioni di legge regionale sull’argomento.
Di seguito si riporta il modello utile per la redazione del Progetto di Fuoco Prescritto.
7.2 - Ricerche sul fuoco prescritto: applicazione e formazione
Si riportano i caratteri salienti di esperienze relative a studi sul fuoco prescritto maturate in Regione
Piemonte. La presente sintesi viene indicata in questo contesto poiché le indicazioni che emergono
integrano lo stesso capitolo sul fuoco prescritto e nel contempo offrono indicazioni per future
applicazioni di questa tecnica.
Nel 2010 in base ad una convenzione tra la Regione Piemonte e il Dipartimento Agrolselviter
dell’Università di Torino si è svolto un progetto di ricerca per applicare il fuoco prescritto
contestualmente ad una esercitazione per gli operatori del sistema antincendi boschivi del Piemonte
realizzando sul territorio un viale tagliafuoco.
Questo progetto è innovativo per avere unito gli aspetti sperimentali, la formazione e la dotazione del
territorio di interventi di prevenzione.
Per lo studio si sono esaminate diverse zone forestali piemontesi ricercando una zona idonea ad
attuare il fuoco prescritto, con finalità di prevenzione antincendi.
Si è scelto di dare precedenza a zone ad elevato rischio per inserire il lavoro in un contesto
progettuale il più possibile reale.
Si sono esaminate formazioni forestali con presenza di specie arboree ed arbustive che mostrano
una buona resilienza e resilienza al passaggio del fuoco, in modo da garantire che gli effetti del
trattamento di fuoco prescritto fossero sostenibili da un punto di vista ecologico.
13
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
Si sono ricercati ambienti con lettiera continua; copertura delle specie arbustive dal 30 al 60% ; con
un’altezza media < 3 m senza accumuli di materiale morto legnoso a terra e senza rinnovazione
forestale. Si sono individuati ambienti accessibili mediante piste forestali.
Si è realizzata la sperimentazione nel sito
forestale in Com. di Lombardore (TO)
all’interno dei confini della Riserva Naturale
Orientata (RNO) della Vauda (Figura 66).
In questa zona, vi sono incendi con
tempo di ritorno 1-5 anni; con intensità
lineare fino a 3000 kW/m e di grande
estensione (fino a 400 ha).
Questo regime di incendi comporta la
necessità di intervenire con una
prevenzione
antincendi
estensiva
realizzata con il fuoco prescritto.
L’obiettivo è di creare un punto strategico
di riduzione del carico e della continuità
del combustibile, al fine di aumentare le
probabilità di successo di un attacco
diretto durante l’eventuale estinzione.
Figura 66 – RNO della Vauda
e
collocazione
delle
6
particelle per l’applicazione del
fuoco prescritto (A1-A6).
(L’Immagine satellitare è di
Proprietà dell’Ente di Gestione
della RNO della Vauda).
L’applicazione del fuoco prescritto è stata fatta da operatori del sistema antincendi boschivi del
Piemonte che hanno seguito un apposito corso in cui si sono approfondite le prescrizioni di
applicazione del fuoco prescritto e le tecniche di accensione.
Si è dato anche particolare risalto alla progettazione individuando gli specifici obiettivi dell’intervento.
In tale modo si è approfondito l’aspetto progettuale del fuoco prescritto che assai spesso non è a
conoscenza degli operatori che lo devono applicare.
Gli operatori hanno appreso e svolto direttamente questa fase affinando la loro stessa conoscenza
di gestione dei fronti di fiamma. Infatti il potersi occupare della caratterizzazione del comportamento
del fuoco è stata una novità per gli addetti all’estinzione. Essi normalmente nella loro operatività
assumono esperienza per combattere i fronti di fiamma senza approfondire l’influenza delle differenti
variabili che li influenzano. Nel caso dello studio invece si è potuto progettare e verificare come i
differenti scenari predisponenti il comportamento potessero essere gestiti. Questa esperienza si è
rivelata di grande utilità conoscitiva ed ha avuto un riflesso sul miglioramento dell’operatività.
Lo studio condotto, inoltre, è stato finalizzato alla realizzazione di un viale tagliafuoco attivo verde
contenendo la biomassa bruciabile in luoghi strategici.
Infatti l’applicazione si è realizzata in una zona delle riserva in cui è possibile attuare un attacco di
contenimento di eventuali incendi e garantire il successo delle attività di estinzione. In quella zona il
comportamento di molti incendi in molte occasioni è stato tale da rendere difficile l’attacco diretto.
Per tali motivi spesso il fuoco si è diffuso su aree assai vaste. La valutazione di tutti fattori
predisponesti che caratterizzano la zona della riserva orientata, ha fatto cadere la scelta nel punto in
cui si è fatta l’applicazione.
I caratteri dello studio applicativo che è stato realizzato hanno premesso quindi agli operatori anche
di percepire la localizzazione ideale delle opere di prevenzione. Anche questo aspetto è assai
importante per l’applicazione del fuoco prescritto che non solo richiede un applicazione rigorosa ma
che può manifestare la sua massima valenza soprattutto se collocato correttamente sul territorio.
Si è affrontato inoltre lo studio degli effetti del passaggio del fuoco sulla vegetazione illustrando il
rapporto che intercorre tra tutte le fasi di accensione e le conseguenze nel tempo. Si sono descritte
le modalità che devono essere seguite per effettuare il monitoraggio degli effetti.
Le fasi dello studio, sinteticamente tracciate, possono essere una utile esperienza per affondare la
prevenzione antincendi in molte realtà del Piemonte, avvalendosi della struttura e dell’esperienza degli
operatori del sistema antincendi boschivi ed unendo le indicazioni che emergono dall’esperienza scientifica.
7.2.1 - Applicazione sperimentale del fuoco prescritto per la conservazione della brughiera
La brughiera a Calluna vulgaris dei terrazzi fluvioglaciali piemontesi e lombardi rientra fra gli habitat
europei a priorità di conservazione (Dir. Habitat 92/43/CEE). Originatesi su suoli evoluti, poveri,
acidi, in seguito a deforestazione, le brughiere si sono conservate fino alla metà del XX secolo
grazie allo sfalcio, al pascolo e all’uso periodico del fuoco per fini pastorali. A seguito della pressione
agricola ed urbanistica l’estensione delle brughiere si è ridotta ed i lembi residuali sono stati
compresi in Riserve Naturali Orientate (RNO) al fine di conservare questo importante habitat e
paesaggio culturale attraverso piani di gestione.
14
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
La brughiera della RNO della Vauda rappresenta uno dei popolamenti più importanti a rischio di
scomparsa. Diversi studi hanno dimostrato come l’alterazione del regime di gestione storico sia
responsabile della scomparsa della brughiera: infatti la riduzione delle attività agro-pastorali e l’uso
irrazionale del fuoco determinano l’invasione della brughiera da parte delle specie forestali ed in
particolare del pioppo tremulo (Regione Piemonte 2004, Ascoli et al. 2009, Borghesio 2009, Lonati
et al. 2009, Ascoli e Bovio 2010a).
Al fine di individuare degli strumenti gestionali per la conservazione della brughiera della Vauda, nel
2004 è stato avviato un progetto di ricerca finanziato dalla Regione Piemonte che ha visto la
collaborazione del Dip. Agroselviter dell’Università di Torino e l’Ente di Gestione dei Parchi e delle
Riserve Naturali del Canavese. Dal 2004 al 2009 sono stati applicati trattamenti di fuoco prescritto,
integrati con il pascolo e lo sfalcio in particelle sperimentali all’interno della RNO della Vauda.
Per quanto riguarda lo studio
del fuoco prescritto, sono stati
realizzati
33
esperimenti
(Ascoli e Bovio 2010b) al fine
di analizzare le relazioni fra il
comportamento del fuoco, i
combustibili e le tecniche di
accensione (Figura 67).
Inoltre sono stati studiati gli effetti
dell’intensità lineare del fronte di
fiamma
sulla
vegetazione
forestale, al fine di individuare le
soluzioni tecniche più idonee per
il controllo del pioppo tremulo
(Figura 68).
I risultati hanno evidenziato
come un’intensità lineare di
-1
1000 kW m sia adatta per
eliminare la parte epigea del
pioppo; inoltre il fuoco prescritto
integrato con il pascolo caprino
annuale controlla il ricaccio dei
polloni dalle radici del pioppo.
Figura 67 - Intensità del trattamento di fuoco prescritto in relazione all’umidità
ed al carico del combustibile ed alla tecnica di accensione (contro e a favore
di vento; per strisce parallele).
Figura 68 - a) probabilità di morte del fusto del pioppo in relazione al
diametro ed alla intensità del fronte di fiamma; b) rapporto fra l’area
basimetrica del pioppo nel 2009 rispetto al 2004, in relazione al trattamento
(a, b, c = differenze significative fra trattamenti p < 0,05).
Sono quindi state sviluppate le prescrizioni di applicazione del fuoco prescritto per la conservazione
della brughiera che prevedono trattamenti da dicembre a gennaio, utilizzando la tecnica di accensione
per strisce parallele, con un tempo di ritorno dai 10 ai 15 anni a seconda della rigenerazione della
Calluna (Ascoli e Bovio 2009).
Puglia
Piano AIB 2012-2014
2.9 - Fuoco prescritto
Il fuoco prescritto è una tecnica di prevenzione finalizzata a ridurre una frazione di biomassa
bruciabile, applicando un fronte di fiamma gestito.
Il fuoco prescritto può anche essere definito come applicazione consapevole del fuoco alla
vegetazione su superfici prestabilite, rispettando precise finestre ambientali (stato dei combustibili,
variabili meteorologiche, topografia, etc.) adottando determinate tecniche di accensione per ottenere
valori progettati di velocità; altezza fiamma; intensità; residenza e con la finalità di raggiungere
obiettivi di pianificazione territoriale.
Per la Regione Puglia non vi è una tradizione di applicazione della tecnica del fuoco prescritto,
pertanto si ritiene essenziale che il presente Piano AIB ne indichi le specifiche per realizzarlo. Infatti
l’opportunità di applicare questa tecnica è emersa assai chiaramente in questi ultimi anni. Si è
riconosciuto che si tratta di una tecnica ecologicamente appropriata, realizzabile con costi assai più
bassi rispetto a tutti gli altri interventi di prevenzione antincendi. Questi caratteri suggeriscono
15
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
l’applicazione nel contesto dei nuovi scenari ambientali della Regione in cui si diffonde sempre più la
realtà dell’interfaccia urbano/foresta e dei boschi di invasione a seguito dell’abbandono
dell’agricoltura.
Si precisa che la regola fondamentale dettata dal presente Piano è accertare che l’eventuale
applicazione del fuoco prescritto avvenga sempre con le condizioni adatte per attuare l’attacco
diretto al fronte di fiamma applicato, con mezzi di estinzione terrestri tradizionali. Ciò non significa
che i mezzi di contenimento debbano intervenire, ma che in caso di necessità il loro intervento possa
essere efficace. Dette condizioni sono le seguenti:







inclinazione terreno < 30°;
velocità di avanzamento del fronte <10 m/min;
profondità di fiamma < 3 m;
intensità lineare:
-1 -1
con mezzi manuali < 80 kcal m s .
-1 -1
con attrezzatura portatile motorizzata < 200 kcal m s (fiamme di altezza pari a circa 1,8 m);
carico di combustibile < 4 t/ha (30% < U <40%) (con mezzi manuali).
Si deve evitare l’attacco diretto per modelli di combustibile caratterizzati da grande quantità di
biomassa bruciabile (es. il n° 4, identificato come macchia alta).
Le accensioni del fuoco prescritto avverranno sotto la sorveglianza del CFS e con le caratteristiche
tecniche indicate da un apposito progetto redatto da un funzionario forestale addetto ai sevizi AIB
appositamente formato oppure da un professionista forestale.
Le accensioni verranno attuate con apposito accenditore o drip torch composto da :



serbatoio metallico contenente miscela di gasolio (75%) e benzina (25%);
condotto per deflusso a bassa portata;
dispositivo di innesco.
Gli accenditori devono essere manovrati da personale dotato di appositi D.P.I. idonei per gli
interventi A.I.B. e appositamente formato; infatti il fuoco prescritto può essere condotto
correttamente solo da parte di personale preparato.
Tipi e condizioni di applicazione del Fuoco Prescritto della Regione Puglia
Il fuoco prescritto può essere applicato con modalità differenti. A seconda delle esigenze e
dell’ambiente si deve scegliere tra tutti i numerosi schemi operativi.
Tuttavia, l’insieme di detti schemi può essere ricondotto a due fondamentali categorie di fuoco
prescritto: intenso; debole.
La categoria intenso comprende schemi in cui l’effetto del vento e/o della pendenza (combinati o no)
-1 -1
originano un’intensità lineare elevata pur rimanendo nei limiti di 502.416 J m s che si consiglia di
non superare in nessun caso.
-1 -1
La categoria debole comprende tutti gli altri, con intensità inferiore al valore di 334.944 J m s .
La categoria intenso comprende i seguenti fondamentali schemi operativi:
1 favore di pendenza e di vento;
2 favore di pendenza senza vento;
3 favore di pendenza e vento contro;
4 favore di pendenza e vento di fianco;
5 in piano con vento.
Questi 5 schemi ottengono sempre fuochi prescritti cosiddetti di testa.
Per l’applicazione del fuoco prescritto di testa spesso serve una fascia trattata prima
dell’applicazione vera e propria.
Per le applicazioni del presente piano si prevede di procedere con le seguenti due fasi successive:
1) realizzazione della fascia pretrattata con il fuoco. Si lavora nella parte a monte della zona da
trattare;
2) applicazione del fuoco prescritto iniziando dal punto più a valle dell’area da trattare.
La categoria debole comprende i seguenti fondamentali schemi operativi:
1 in piano senza vento (o vento limitato);
2 contro pendenza con vento a favore;
3 contro pendenza con vento contro.
16
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
Si applica la categoria debole quando si teme che possano essere superati i valori limite di intensità.
Tutte le accensioni di categoria debole hanno velocità di avanzamento molto bassa inferiore a 1 m
-1
min e sono poco impegnative per il contenimento del fronte di fiamma.
Contemporaneamente richiedono una bonifica più semplice. Tuttavia non sempre sono preferibili
rispetto alle accensioni di categoria intenso poiché, rispetto ad esse, sono caratterizzate da un
tempo di residenza più elevato, pertanto può essere facilitato il trasferimento del calore agli apparati
radicali. Quindi scegliendo di adottare uno schema di categoria debole si deve avere molta cura nel
verificare il corretto valore di umidità del suolo. Se esso ha bassa umidità si sconsigliano le
applicazioni di tipo debole e comunque tutte le applicazioni con alto tempo di residenza. Si deve
tenere presente inoltre che applicando fronti di categoria debole si protraggono le operazioni:
pertanto si affronta un lavoro assai più lungo rispetto alla categoria intenso anche se meno
impegnativo in termini di gestione del fronte di fiamma.
Queste considerazioni sottolineano come talvolta le applicazioni di categoria debole scelte nella
convinzione di adottare un comportamento prudenziale, non siano sempre le più idonee.
Per l’applicazione del fuoco prescritto, sia di categoria intenso sia di categoria debole, si dovranno
verificare le seguenti condizioni e finestre ambientali:
operare in riposo vegetativo;
non operare su pendenza superiore al 20% con fiamma ascendente;
1 -1
non superare le 120 kcal m- s ;
operare con umidità dell’aria tra il 30% ed il 50%;
operare con umidità del combustibile morto tra il 7% e il 20% ;
operare con temperatura dell’aria tra i + 5 °C e i + 15 °C;
operare con vento di velocità compresa tra 3 km/h e 15 km/h;
programmare una riduzione di biomassa bruciabile arbustiva di circa il 20 - 40% e del 70 80% del combustibile fine.
La riduzione verrà definita con precisione in sede di progetto.
Per tutte le tecniche di accensione si devono approfondire le seguenti fasi:





analisi generale di inquadramento delle applicazioni di prevenzione con il fuoco prescritto,
nel contesto della gravità e della pericolosità delle aree omogenee in cui si deve fare la
prevenzione. In particolare si ritiene che debbano essere privilegiate le zone ad elevata
classe di pericolosità;
progetto, con cui si definiscono tutti i parametri che si dovranno verificare. Per l’importanza
di questo argomento si dedicherà un apposito successivo capitolo;
preparazione, corrisponde alla fase con cui si realizzano le condizioni per applicare un
preciso schema di accensione che il progetto ha definito come idoneo. In questa fase si
attuano le eventuali accensioni preparatorie e si verificano le condizioni di sicurezza;
accensione, fase in cui si conduce il fronte di fiamma secondo quanto stabilito nel progetto
ed, eventualmente, dopo avere attuato delle variazioni dello schema di accensione in
funzione di quanto i caratteri ambientali, soprattutto meteorologici, si discostano da quelli
previsti dal progetto stesso;
valutazione, rappresenta la fase con la quale si giudicano gli effetti del lavoro svolto. Queste
informazioni indirizzano le scelte per ulteriori successive allocazioni nello stesso luogo e se
capitalizzate permettono una base informativa tanto più utile quanto più vasta.
Progetto del fuoco prescritto
Come indicato precedentemente, per realizzare il fuoco prescritto è necessario uno specifico
progetto. Esso deve comprendere alcuni elementi fondamentali per garantire la completezza e
individuare l’insieme degli aspetti che devono essere affrontati e definiti. Con la finalità di individuare
facilmente gli aspetti fondamentali li si elenca di seguito in modo sintetico:
Localizzazione e superficie, individuano precisamente l’impegno necessario per realizzare le
accensioni;
Obiettivo: definisce la finalità per cui si fa l’applicazione. Nel contesto di questo piano si intende
applicare il fuoco prescritto con fini prevalentemente preventivi. Tuttavia non si esclude la possibilità
di interventi con fini di gestione forestale quale potrebbe essere il favorire la diffusione di specie
pirofite;
17
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
Vegetazione e carattere selvicolturale: permette di analizzare la situazione e gli obiettivi
selvicolturali della copertura forestale in cui si lavora;
Vulnerabilità: prevede un’analisi delle specie forestali presenti e del relativo corteggio di specie
arbustive ed erbacee. In particolare si deve individuare il carattere di resistenza e di resilienza delle
specie con la finalità di regolare l’intensità del fronte; Inoltre il governo e il trattamento selvicolturale,
la densità e la struttura informano sulle evoluzioni che ci si aspetta di ottenere dal bosco con
particolare riferimento alla rinnovazione e al tempo in cui si prevede che si dovrà affermare;
Quantità di biomassa bruciabile: con questa indicazione si esprime, in t/ha, il carico di
combustibile bruciabile. Si farà distinzione tra combustibili vivi e morti. La quantità di questi ultimi
sarà distinta in classi dimensionali espresse non in termini di dimensione (diametro o spessore) ma
in termini di tempo di rilassamento (o time- lag) (materiale a 1h, 10h, 100h rispettivamente);
Stato fenologico alla data di accensione: si prevede una precisa descrizione dello stato
fenologico della vegetazione alla data in cui si prevede l’accensione. In particolare si descriverà
quantità e tipo di combustibile che potrà condurre il fuoco;
Percentuale di riduzione di biomassa: questa fondamentale indicazione di progetto distingue per
erbe, cespugli bassi e cespugli alti la riduzione di biomassa che si può ottenere in quel determinato
contesto ambientale. Si precisa che la riduzione può essere più elevata nello strato erbaceo (circa
80 %) e più contenuta nei cespugli, soprattutto se alti (riduzione bassa circa 20 – 40 %). La riduzione
è rapportata agli altri parametri di progetto;
Umidità del combustibile morto al momento delle accensioni: si tratta di una previsione da
effettuare con raffinatezza poiché strettamente legata alla modalità tecnica di accensione. Si precisa
che se al momento delle accensioni si verificasse un valore di umidità diverso dalla previsione
sarebbe necessario variare lo schema di accensione stesso;
Umidità del suolo al momento delle accensioni: si deve valutare l’umidità del suolo poiché essa è
rapportata alla possibilità del trasferimento di calore nella zona esplorata dagli apparati radicali. Se
al momento dell’accensione si verificasse un valore di umidità diverso dalla previsione,
analogamente a quanto detto per l’umidità dei combustibili sarebbe necessario variare lo schema di
accensione previsto;
Schema di accensione: si prevede la modalità con cui si condurrà il fronte di fiamma realizzandolo
con la modalità intenso oppure debole. Si indicheranno i punti di accensione e le fasi operative per
condurla;
Comportamento del fuoco: si indica il complesso di parametri espressi dalla previsione di
comportamento con simulazione (es. BehavePlus 5). Queste indicazioni permettono di comprendere
e valutare la generale validità o meno del fronte di fiamma che verrà acceso;
Strutture antincendio: si indicano i mezzi e le precauzioni che si ritengono necessarie per garantire
la sicurezza in rapporto alla tipologia di accensione che si prevede.
Tutte le eventuali applicazioni di fuoco prescritto attuate nell’ambito del presente piano dovranno
basarsi su un progetto che specifichi i vari punti sopraelencati.
Per le applicazioni del presente piano si ritiene che anche per le misure di sicurezza ci si debba
riferire al progetto. In ogni caso le operazioni avverranno con la presenza dei mezzi del Corpo
Forestale dello Stato.
Le eventuali possibilità di utilizzazione del fuoco prescritto in Puglia possono essere così definite:
-
manutenzione e gestione dei viali parafuoco perimetrali ed interni ai complessi boscati;
manutenzione gestione delle fasce laterali alla viabilità di attraversamento in zone sensibili (per
es. boschi litoranei di conifere in vicinanza di stabilimenti balneari);
-
eliminazione di necromassa indecomposta nei soprassuoli coetanei di origine artificiale.
18
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
Sardegna
Piano AIB 2014- 2016
1. Parte generale
1.1. Introduzione e quadro normativo
...
Parte integrante del Piano è costituita dalle Prescrizioni regionali antincendio, approvate in data 18 aprile
2014 con deliberazione di Giunta Regionale n. 14/41, le quali rappresentano, ai sensi della Legge n.
353/2000, uno strumento contenente le norme da osservare nelle aree e nel periodo ad elevato pericolo
di incendio, al fine di contrastare le azioni che possono determinare innesco di incendi e al fine di
disciplinare l'uso del fuoco (ripulitura viali parafuoco, gestione agricola e selvicolturale delle stoppie e dei
residui colturali, fuoco prescritto, ecc.) per l'intero anno solare.
3.10 Fuoco prescritto
Rappresenta una tecnica di prevenzione che consiste nel ridurre la biomassa bruciabile presente
eccessivamente nel bosco, ed è definito come l’applicazione consapevole ed esperta del fuoco al
combustibile naturale in determinate condizioni meteorologiche, di umidità del suolo e del combustibile,
al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati in sede di pianificazione, in una zona prestabilita e, allo
stesso tempo, con una intensità ed una velocità di propagazione controllata del fuoco.
L’esigenza di definire un territorio “intrinsecamente” più protetto rispetto al pericolo di rapida espansione
di un incendio “selvaggio” ed incontrollabile suggerisce, tra gli altri strumenti di gestione attiva dei
vegetali “combustibili”, quello del “fuoco prescritto”.
Oltre alla riduzione del combustibile fine (erbe secche) mediante il pascolamento, oppure l’eliminazione
meccanica dei combustibili più grossi (medi e grossi) mediante attività selvicolturale di raccolta e attività
meccanica di asportazione (come nel caso delle fasce parafuoco passive) il fuoco prescritto rappresenta
una tecnica alternativa dai costi contenuti.
Il fuoco prescritto rappresenta inoltre uno strumento fondamentale per la formazione operativa del
personale addetto all’uso del fuoco per lo spegnimento degli incendi boschivi.
Le esperienze effettuate in Italia e in particolar modo in Sardegna suggeriscono che in via sperimentale,
vengano avviati processi di pianificazione, programmazione ed esecuzione di fuochi prescritti su
superfici limitate nei pascoli, negli eucalipteti e nelle pinete anche al fine di creare fasce parafuoco e in
azione preventiva per creare delle fasce di protezione ad aree più vaste.
E’ da escludere, almeno fino al consolidamento di una forte esperienza e routine operativa degli
specialisti, l’applicazione del fuoco prescritto alla “macchia mediterranea”, alta o media (qualche
opportunità potrebbe rilevarsi nelle macchie basse a cisto derivanti dalla colonizzazione di ex-coltivi
abbandonati. Su territori più ampi ove l’espansione dell’incendio potrebbe generare difficoltà operative e
di spegnimento a causa di limitazioni d’accesso (ad es. in poligoni militari), laddove sia necessario
pianificare adeguatamente una prevenzione di tipo passivo all’inizio dell’estate o in autunno possono
essere individuate e pianificate aree da trattare con fuoco prescritto per costituire ampie zone di
sicurezza o di minore espansività dell’eventuale incendio.
Il fuoco prescritto, soprattutto inteso come strumento di prevenzione, può essere pianificato dai Servizi
Territoriali del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale al fine di individuare il momento più opportuno
per poterlo poi realizzare, in funzione di parametri quali:
- Intensità lineare (Kcal m-1 sec-1 - oppure Kw m-1);
- Umidità relativa dell’aria (%);
- Temperatura dell’aria (T°C);
- Pendenza del suolo (%);
- Umidità dei combustibili fini (con tempo di ritardo o rilassamento a 1 ora) morti;
- Numero giorni dall’ultima pioggia;
- Definizione del combustibile (fuel model secondo le definizioni di Rothermel, 1983);
- Quantità di combustibile da eliminare;
- Stratificazione iniziale e finale del combustibile;
- Velocità controllata di propagazione del fuoco;
- Tecnica di ignizione da applicare;
- Valutazione e pianificazione delle emissioni di fumo;
- Valutazione e controllo dei possibili salti di fuoco.
19
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
In questa prima fase sperimentale, il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale può attivare
progettazioni e realizzazioni operative di fuoco prescritto su alcune pinete litoranee e interne, su
eucalipteti, su aree a necromassa bassa in prossimità di centri abitati a loro difesa, da valutare in
ragione di particolari situazioni di pericolo o di pregressi incendi che lascino temere la loro reiterazione,
possibilmente in ciascuna provincia o comunque in territori considerati prioritari nella loro difesa in
ragione di peculiari attività (es. poligoni militari).
Il raggiungimento delle condizioni ideali (ottimale finestra di attuazione) per la realizzazione del fuoco
prescritto deve, soprattutto nelle prime prove, essere ricercato con estrema attenzione, evitando le
operazioni ai limiti delle stesse soprattutto laddove si apra il rischio di una espansione del fuoco fuori
controllo.
Tuttavia è onere del Direttore del Servizio Territoriale del CFVA verificare eventuali possibilità di
superamento istantaneo dei parametri (ad esempio fiamme di intensità superiore al previsto nel
momento di incontro di due fronti di fuoco) tenendo bene in conto la necessità di garantire tra l’altro
condizioni di totale sicurezza per gli operatori e di tenere entro il perimetro predeterminato la particella di
fuoco applicato.
La progettazione, il programma annuale di effettuazione operativa del fuoco prescritto, sono realizzati in
conformità agli indirizzi del presente paragrafo nonché alle linee guida di gestione del combustibile per la
pianificazione forestale di distretto, approvate con direttiva dell’Assessore della Difesa dell’Ambiente.
Nelle more dell’approvazione delle linee guida, sono fatte salve le attività finalizzate all’addestramento
del GAUF.
Allegato alla Deliberazione G.R. n. 16/20 del 9 aprile 2013
e alla Deliberazione G.R. n. 21/32 del 5 giugno 2013 - Prescrizioni Regionali Antincendio 2013
TITOLO IV - Uso autorizzato del fuoco
Art. 10 – Apertura e ripulitura dei viali parafuoco
1) Gli interventi inerenti l’apertura e la ripulitura dei viali parafuoco con l’uso del fuoco, è soggetta
alle seguenti prescrizioni:
a) è consentita al di fuori del periodo dello “stato di elevato rischio di incendio boschivo”;
b) è vietata nel periodo in cui vige lo “stato di elevato rischio di incendio boschivo”, fatta salva la
deroga di cui alla successiva lettera c);
c) è ammessa nel periodo compreso tra il 1° giugno e il 10 luglio, previa autorizzazione scritta del
Servizio Territoriale Ispettorato Ripartimentale del C.F.V.A competente per territorio;
2) Negli stessi terreni e per le stesse operazioni l’uso autorizzato del fuoco deve avvenire con
l’applicazione di tutte le cautele, modalità e prescrizioni di cui ai successivi articoli.
Art. 11 - Gestione agricola e selvicolturale delle stoppie e dei residui colturali e utilizzo del
fuoco prescritto
…
6) Sono consentite le azioni di fuoco prescritto secondo quanto previsto dal piano regionale
antincendi, eseguite dal Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale al di fuori del periodo dello
“stato di elevato rischio di incendio boschivo” di cui all’art. 4.
20
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
Sicilia
Piano AIB – revisione 2011
5.2.2 – Squadre di pronto intervento e autobotti (pag. 29)
…
Il personale è sottoposto anche a formazione e addestramento pratico per l’esecuzione in sicurezza
di lavori di prevenzione mediante la tecnica del fuoco prescritto e della tecnica del controfuoco. Ai
fini dell’addestramento alla tecnica del fuoco prescritto e del controfuoco gli IRF, in collaborazione
con i Distaccamenti Forestali, individuano aree in cui tali tecniche possono essere eseguite in
sicurezza e le rendono disponibili ai fini addestrativi, anche per i fini e con le procedure di cui agli
articoli 35 e 41 della legge regionale n. 16/96 e mediante eventuali accordi con l’Azienda regionale
delle Foreste Demaniali, con le province regionali e con i proprietari di terreni agricoli
…
L’attività giornaliera delle squadre durante i turni di servizio, in base alle previsioni del Piano
Operativo Provinciale e alle disposizioni giornaliere del COP, o del Distaccamento Forestale
competente in accordo con il COP, si svolge con le seguenti finalità e modalità:
…
d. lavori di prevenzione incendi, consistenti nella ripulitura di scarpate, fasce parafuoco e altre aree
in cui sia presente vegetazione secca in grado di costituire fonte di innesco e di facile propagazione
del fuoco, e in particolare dei punti sensibili individuati ai sensi del presente Piano o del comma 2
dell’art.35 della legge regionale n. 16/96. Tale ripulitura può essere eseguita anche con la tecnica
del “fuoco prescritto”, impiegando personale specificamente formato e addestrato.
Toscana
DGR 48/2003 – Regolamento Forestale della Toscana di attuazione della LR n. 39 del 21/03/2000
Aggiornato con decreto del Presidente della Giunta regionale 16 marzo 2010, n. 32/R
Capo IV - Prevenzione, salvaguardia e tutela del territorio dagli incendi boschivi
Art 63 - Norme di prevenzione per l'accensione di fuochi
Comma 4 - E' sempre consentita l'accensione del fuoco che sia disposta dal direttore delle
operazioni di spegnimento di incendi boschivi al fine di spegnere o contenere l'incendio
mediante la tecnica del controfuoco.
Art. 68 – Deroghe
... Deroghe ai divieti di cui al presente capo possono essere altresì disposte od autorizzate dagli enti
di cui al comma 1 per l'uso della tecnica del "fuoco controllato o prescritto" ove ciò sia ritenuto utile,
anche in via sperimentale, alla prevenzione degli incendi boschivi in aree a particolare rischio. Tali
interventi sono attuati sotto costante controllo dell'ente competente che può prescrivere appositi
presidi antincendio durante i lavori.
Piano AIB 2014-2016
5.3 Opere AIB e interventi di prevenzione
5.3.1 Opere e interventi coadiuvanti l’attività di prevenzione e lotta attiva
…
Fuoco prescritto (pag. 81)
Il fuoco prescritto è definito come l’applicazione consapevole ed esperta del fuoco su superfici
pianificate, con adozione di precise prescrizioni e procedure operative, per ottenere effetti desiderati
e conseguire obbiettivi integrati nella pianificazione territoriale. Oltre a costituire una tecnica
alternativa dai costi contenuti, il fuoco prescritto rappresenta uno strumento fondamentale per la
formazione operativa del personale addetto all’uso del fuoco tattico per lo spegnimento degli incendi
boschivi.
21
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
Oltre a proseguire nelle iniziative di formazione già attivate, uno degli obbiettivi del presente Piano
AIB è avviare, in via sperimentale, processi di pianificazione, programmazione ed esecuzione di
fuochi prescritti su superfici limitate. Con la creazione o la manutenzione dei viali parafuoco e con gli
interventi preventivi su aree individuate si vanno a costituire zone di sicurezza o di minore
espansività di un eventuale incendio. Tutte le applicazioni di fuoco prescritto devono essere
pianificate dagli Enti competenti, una volta concordate con Regione Toscana, al fine di individuare il
momento più opportuno di realizzazione, in funzione dei seguenti parametri:
intensità lineare;
umidità relativa dell’aria;
temperatura dell’aria;
pendenza del suolo;
umidità dei combustibili fini morti;
numero di giorni trascorsi dall’ultima pioggia;
definizione del combustibile;
quantità di combustibile da eliminare;
stratificazione iniziale e finale di combustibile;
velocità controllata di propagazione del fuoco;
tecnica di ignizione da applicare;
valutazione e pianificazione delle emissioni di fumo;
valutazione e controllo dei possibili salti di fuoco.
Al fine di evitare eventuali rischi di gestione e controllo del fuoco, soprattutto nelle prime esperienze,
deve essere ricercato con estrema attenzione il raggiungimento delle condizioni ideali per la
realizzazione dell’applicazione di fuoco prescritto. Inoltre nell’esecuzione di questa pratica, deve
essere assicurata la presenza di un DO AIB e di un addetto al fuoco tattico.
Valle d’Aosta
Piano AIB 2005-2010
4 - Fuoco Prescritto
Il fuoco prescritto è una tecnica di prevenzione che consiste nel far transitare su aree definite un
fronte di fiamma in condizioni di sicurezza, con lo scopo di ridurre la biomassa bruciabile e quindi di
modificare il modello di combustibile presente.
E’ possibile distinguere diverse tecniche applicative del fuoco prescritto in funzione della topografia e
dell’estensione dell’area da trattare, di seguito brevemente descritte.
- Fuoco di testa o Headfire: il fronte di fiamma viene fatto avanzare secondo la direzione del
vento oppure risalendo una pendice;
- Fuoco discendente o Backing fire: il fronte di fiamma avanza in direzione opposta al vento
oppure discendendo una pendice;
- Fuoco di fianco: il fronte di fiamma avanza perpendicolarmente alla direzione del vento o alla
linea di massima pendenza.
L’applicazione del fuoco prescritto può avvenire unicamente in presenza di specifiche condizioni
ambientali e meteorologiche, affinché tale operazione non arrechi danno alle aree percorse.
E’ necessario che siano verificate le seguenti condizioni:








operare in riposo vegetativo;
non operare, con fiamma ascendente, su pendenza superiore al 20%;
-1 -1
verificare che il fronte di fiamma non superi le 80-100 kcal m s a seconda delle aree in cui ci si trova;
operare con umidità dell’aria tra il 30% ed il 50%;
operare con umidità del combustibile morto tra il 7% e il 20%;
operare con temperatura dell’aria tra i - 6 °C e i + 10 °C;
operare con vento di velocità compresa tra 3 km/h e 15 km/h;
programmare una riduzione di biomassa bruciabile di circa il 25%.
22
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
Affinché siano garantite le condizioni di sicurezza, l’applicazione di tale tecnica dovrà avvenire in
presenza di una squadra antincendi boschivi, che ne controlli un’eventuale diffusione indesiderata, e
soltanto ad opera di personale autorizzato.
In tale categoria di interventi di prevenzione diretta, rientra l’abbruciamento controllato, termine con il
quale ci si riferisce alla tecnica di prevenzione che viene messa in atto nella Regione, che consiste
nella bruciatura di strisce di vegetazione erbacea e/o arbustiva, in quei punti dove il bosco confina
con zone abbandonate ed incolte.
Tale operazione persegue il fine di impedire il passaggio al bosco del fuoco in caso di incendio di
incolti che, per svariati motivi, sono più o meno frequentemente percorsi dalle fiamme. Qualora tale
fine non possa venire raggiunto si ottiene perlomeno una diminuzione del carico di incendio a livello
erbaceo/arbustivo, con conseguente riduzione dell’intensità e probabilmente anche della velocità di
propagazione del fronte di fiamma. Tali strisce a ridotto carico saranno formate a debita distanza
(10-15 m) dal limite del bosco e nel corso degli anni potranno subire spostamenti paralleli e
conseguenti nell’avanzare della vegetazione arborea colonizzante gli incolti. Queste operazioni sono
in particolare da prevedere e realizzare in prossimità di aree boscate di particolare rilevanza, sia
ambientale che di altro genere. Tale tecnica permette di aumentare il tempo utile alle forze di
estinzione per iniziare un’opera di intervento efficace, oltre a favorire l’espansione del bosco nelle
aree ormai abbandonate. Gli abbruciamenti sono da eseguirsi direttamente da parte degli organismi
forestali o da parte di altri organismi previamente autorizzati, con un adeguato numero di uomini
idonei all’operazione e mezzi o attrezzature sufficienti allo scopo. La supervisione dell’operazione è
opportuno sia effettuata da personale dell’organo forestale competente.
23
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
Parchi Nazionali
Schema di Piano per i Parchi Nazionali – aggiornamento 2009
Il fuoco prescritto (pag. 25)
L’applicazione del fuoco prescritto in un’area protetta può apparire contraddittoria, tuttavia nei parchi
così come nelle riserve sono frequenti popolazioni arboree artificiali o situazioni ambientali particolari in
cui il fuoco oltre a ridurre il carico di combustibile può favorire la rinaturalizzazione (fuoco come fattore
ecologico) o il mantenimento dell’ambiente risultante da secolare gestione antropizzata. Alcuni ambienti,
seppur mantenuti da un’azione perturbante, sono ormai consolidati e facenti parte della tradizione
paesaggistica e della memoria collettiva. Pertanto, nelle aree protette questo tipo di prevenzione non
deve essere esclusa aprioristicamente ma può ben raccordarsi con gli obiettivi sia di prevenzione che di
conservazione della biodiversità.
Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise
Piano AIB 2010-2014
5.5 Il Fuoco Prescritto (pag. 76)
Come conseguenza dello spopolamento delle aree rurali e dell’abbandono delle pratiche colturali e
di manutenzione del territorio che determinavano soluzioni di continuità all’avanzata del fuoco, si
registra nel Parco un normale e spontaneo ritorno della vegetazione naturale. Ciò produce accumulo
di vegetazione erbacea e cespugliosa su grandi estensioni che conservano a lungo elevata
combustibilità.
Per far fronte a cio potrebbe applicarsi la tecnica di misura preventiva del "fuoco prescritto" ovvero l’
applicazione controllata del fuoco alla vegetazione in specifiche condizioni ambientali tali da
assicurare il confinamento del fuoco all’interno di un’area predeterminata in condizioni di intensità e
velocita di propagazione compatibili con gli obiettivi di gestione dell’area.
Con il fuoco prescritto si perseguono due obiettivi:
− ridurre l'accumulo di combustibili forestali e stabilire soluzioni di continuità, che riducano l'intensità
del fuoco e ne facilitino l'estinzione;
− evitare conflitti con la popolazione rurale, facilitando l'accettazione della proibizione di abbruciatura
in epoca di pericolo, in cambio dell'autorizzazione ad eseguirla nel resto dell'anno, beninteso sotto la
sorveglianza dei Servizi Forestali.
Nella tecnica del fuoco prescritto la pianificazione e la fase più importante, poiché comprende la
fissazione degli obiettivi da raggiungere: prevenzione, selvicoltura, caccia, patrimonio cinegetico,
paesaggio ecc.
La realizzazione delle operazioni di abbruciatura richiede la costituzione di una specifica equipe,
diretta da un responsabile esperto oltre una descrizione della zona da sottoporre ad abbruciatura:
topografia, modello di combustibile, cioè tipo e quantità di combustibili presenti, meteorologia, attività
tradizionali di uso del fuoco della zona.
Da non sottovalutare inoltre, nella sua applicazione, le ripercussioni connesse con la sicurezza,
l'opinione pubblica e la qualità ambientale.
Si ritiene che l’applicazione del fuoco prescritto per questa prima fase del piano possa limitarsi come
attività sperimentale per l’Ente Parco da condursi esclusivamente con il personale dell’Ente per
addestramento e per piccole parcelle. Solo successivamente si potrà prevedere come attività
preventiva vera e propria.
24
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese
Piano AIB 2012-2016
7.4 Viabilità operativa e viali tagliafuoco
L’eliminazione del sottobosco nelle fasce di rispetto alla viabilità e intorno alle aree a maggior rischio
di innesco, che rappresenta la principale causa della propagazione del fuoco negli ecosistemi
forestali si può fare con:
- …
- “fuoco prescritto”, che richiede personale esperto e può essere peraltro applicato solo a boschi di
impianto artificiale non presenti nell’area del Parco, come pinete a pino domestico o eucalipteti;
- …
Negli ultimi tempi l’azione del pascolo alla pari di quella del fuoco prescritto, è stata in parte
rivalutata, malgrado sia il fuoco che il pascolo siano due fattori da sempre associati alla distruzione
delle risorse naturali.
7.11 Verifica della fattibilità ed applicazione del fuoco prescritto nei casi particolari e con
adeguato supporto scientifico e formazione degli operatori
Le conseguenze degli incendi non sono sempre le stesse. La degradazione dell’ambiente non è
definitiva. I cedui di latifoglie, che rappresentano la maggioranza dei boschi del Parco, si
ricostituiscono facilmente per rigenerazione agamica, soprattutto se aiutati da energici tagli di
succisione. Nelle pinete artificiali mediterranee adulte (peraltro non presenti nel Parco) la
disseminazione è favorita dal passaggio del fuoco. Solo nei giovani rimboschimenti, in particolare di
conifere, dove le piante non hanno ancora raggiunto l’età della fruttificazione il danno del fuoco è
irrimediabile e vanno perdute tutte le fatiche e le spese dell’investimento. In molte parti del mondo il
fuoco lo si raccomanda come utile fattore ecologico, purché impiegato in determinate e ristrette
condizioni di umidità, di temperatura, di vento, di tipo di vegetazione, di terreno ed eseguito da
personale esperto. E’ la pratica del “fuoco prescritto” diffusa negli Stati Uniti d’America, in Australia,
in Spagna, e sostenuta da vari autori applicabile a pinete di impianto artificiale ed eucalipteti dei
Paesi mediterranei, pertanto non presenti nel Parco. Serve per evitare l’accumulo di combustibili
pericolosi, ma anche per preparare il terreno alla semina o alla piantagione, per evitare la crescita
del sottobosco, per il controllo delle malattie, per il miglioramento delle condizioni di vita della fauna
selvatica semidomestica, per l’incremento di pascolo e per facilitare l’accessibilità e il godimento. Di
regola si tratta di bruciare, nei pochi giorni adatti allo scopo, solo una parte della vegetazione
arbustiva, cioè gli strati inferiori e la lettiera, lasciando indenni le piante di alto fusto. L’applicazione
del fuoco prescritto anche nelle aree Parco non dovrebbe essere esclusa a priori, ma anzi, in alcuni
casi potrebbe essere utile per ridurre il carico di combustibile negli impianti forestali mediterranei, in
questo caso, tuttavia , mancano nell’area i popolamenti citati Nel nostro paese, la difesa dei boschi
dagli incendi è stata improntata soprattutto sulla lotta attiva, con la costituzione di servizi antincendio
dotati di mezzi aerei e terrestri. L’applicazione del fuoco prescritto per ridurre il carico di combustibile
e quindi il rischio di incendi può essere di estremo interesse ai fini preventivi, sempre limitatamente
ai casi in cui si voglia mantenere un impianto artificiale a uso esclusivamente produttivo o ricreativo
perché rappresenta una forma di prevenzione facilmente realizzabile e a basso costo. Molti studi
evidenziano aspetti positivi del fuoco prescritto, tuttavia è una tecnica ancora molto discussa e
continua la convinzione che l’applicazione del fuoco sia sempre dannoso. In Italia solo alcune
regioni, tra cui la Basilicata, prevedono nella propria normativa regionale la possibilità di autorizzare
applicazioni o sperimentazioni con il fuoco prescritto. A tale proposito nel settembre del 2007 è stato
organizzato un corso di formazione sul fuoco prescritto per operatori forestali dall’Università della
Basilicata e dalla Regione Basilicata con prove sperimentali in pineta di pino domestico (Leone et al.
2008). In Italia vi sono sperimentazioni sul fuoco prescritto ma a livello operativo vi è scarsa
applicazione. La generale scarsa diffusione di questa tecnica è soprattutto dovuta alla mancanza di
conoscenza ed alla convinzione che il fuoco nel bosco sia sempre dannoso. Una maggiore
conoscenza potrebbe portare ad una maggiore diffusione di questa tecnica. Pertanto si ritiene sia
necessario continuare il lavoro di formazione, peraltro già iniziato dall’Università di Basilicata,
coinvolgendo tutti gli addetti al settore. La formazione del personale è indispensabile per
l’applicazione di questa tecnica preventiva. Pur con differenti livelli di approfondimento la formazione
deve rivolgersi ai progettisti delle opere di prevenzione, ai coordinatori delle operazioni di
spegnimento e agli operatori addetti allo spegnimento. L’ente Parco in futuro, coinvolgendo
l’Università di Basilicata, intende promuovere un lavoro conoscitivo di approfondimento sulla
possibilità di introdurre questa tecnica preventiva a basso costo in area Parco.
25
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
Parco Nazionale dell’Aspromonte
Piano AIB 2013-2017
2.7 – Gestione dei pascoli
2) Nei pascoli i lavori di miglioramento, quali spietramento e successivo conguaglio del terreno,
concimazione, suddivisione in comparti, sono lasciati alla libera iniziativa dei proprietari o dei
possessori. In nessun caso e permessa la ripulitura del pascolo attraverso l’uso del fuoco, invero
possono essere concesse autorizzazioni dal competente Servizio Area Territoriale con la tecnica del
fuoco prescritto secondo le modalità di cui all’art. 16 delle Prescrizioni di Massima di Polizia
Forestale.
Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano
Piano AIB 2012-2016
3.6 – La pianificazione forestale
… si ricorda che il piano A.I.B. prevede una serie di interventi di prevenzione finalizzati al contenimento
del rischio incendi in tali formazioni attraverso la programmazione delle seguenti attività:
-
Interventi di ripulitura dei bordi stradali
Fasce parafuoco
Applicazione di fuoco prescritto
5. Zonizzazione di sintesi
5.1 Priorità d'intervento e loro localizzazione
In base al documento di cartografia di rischio incendi si e proceduto all’individuazione di aree prioritarie
per gli interventi di prevenzione. La priorità e data alle aree di interfaccia urbana dove il rischio incendio
risulta più elevato. In base alla loro posizione e alla tipologia di vegetazione circostante, sono state
individuate le zone che necessitano di adeguati interventi di prevenzione selvicolturale e fuoco prescritto.
7.2 Formazione
Nel 2008 il Dipartimento Ar.Bo.Pa.Ve. dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” ha avviato un
programma di formazione sulla applicazione del fuoco prescritto per operatori A.I.B. Questa attività e
stata inserita tra le azioni proposte nell’ambito dei Piani AIB 2007-2011 del Parco e recepite secondo la
normativa di riferimento nel corrispondente Piano AIB della Regione Campania.
In tale ambito si sono svolti ripetuti corsi di formazione finalizzati all’addestramento di operatori AIB selezionati
nell’ambito del CTA di Vallo della Lucania, delle Comunità Montane del Parco, della Regione e della SMA
Campania. Gli aspetti operativi e i programmi di formazione sono stati coordinati dall’impresa portoghese
GIFF (http://www.giff.pt/website/). I corsi hanno trattato aspetti teorici (comportamento del fuoco, meteorologia
e topografia; aspetti normativi e pianificazione del fuoco prescritto; gli effetti del fuoco su suolo, vegetazione,
combustibile e aria; progettazione di un intervento, implementazione, valutazione e monitoraggio del fuoco
prescritto) e si sono svolti sia in Portogallo che in Italia.
Le attività pratiche di applicazione del fuoco prescritto si sono svolte in parcelle sperimentali in
formazioni a pineta ed arbusteti del territorio del Parco. Gli interventi sono stati autorizzati dal Settore
Agricoltura, Foreste Caccia e Pesca della Regione Campania, previa presentazione di una relazione
tecnica e sentito il parere del CFS (L. R. 16/1994). Nelle esercitazioni pratiche gli operatori vengono
addestrati alla individuazione e valutazione delle condizioni metereologiche e stazionali idonee
all’applicazione del fuoco prescritto e alla valutazione e definizione del piano operativo di fuoco prescritto
(POF) e delle tecniche di fuoco.
Il POF riguarda la pianificazione, l’esecuzione e la valutazione degli abbruciamenti nelle aree
preventivamente definite nel PFP (Piano di Fuoco Prescritto). Il POF e uno strumento di lavoro con
molteplici obiettivi. La semplice lettura del POF consente di confrontare gli abbruciamenti. Inoltre, il suo
formato logico offre grandi possibilità di analisi, come per esempio la sintesi dei dati di una squadra
(bilancio di fine campagna) o il raggruppamento e l’analisi dei dati di tutte le squadre. In questo modo si
strutturano le conoscenze acquisite sul fuoco prescritto. I partecipanti al corso vengono suddivisi in
squadre coordinate ciascuna da un capo squadra responsabile delle operazioni di preparazione del sito,
esecuzione e monitoraggio dell’attività di abbruciamento nonché messa in sicurezza dell’area alla fine
26
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
dell’intervento. Parallelamente alle attività di fuoco prescritto sono state monitorate le componenti
vegetazione e suolo da parte di ricercatori delle Università di Napoli Federico II, della Seconda
Università di Napoli e dell’Università di Torino al fine di valutare gli effetti della sperimentazione prima e
dopo l’intervento. I primi risultati relativi a tali studi sono raccolti in specifici report disponibili presso il
settore Conservazione Natura del Parco. ed in diverse pubblicazioni scientifiche presentate in ambito di
conferenze internazionali (Ascoli et al. 2010; Catalanotti et al. 2010; Romano et al. 2010, Rutigliano et al.
2010).
Le attività di formazione del personale addetto all’applicazione del fuoco prescritto nell’ambito del
territorio del Parco sono attualmente ancora in corso e previste nella programmazione 2012-2016 al fine
di completare il percorso formativo degli operatori e valutare gli effetti di tale pratica in ulteriori siti
sperimentali e con diversi obiettivi:
i) gestione delle risorse pastorali, prevenzione incendi e conservazione di habitat prioritari in pascoli
colonizzati da Spartium junceum;
ii) gestione del rischio incendio nelle aree di interfaccia rurale con formazioni a macchia mediterranea;
iii) prevenzione del rischio incendi in pinete a Pinus pinaster e Pinus halepensis;
Particolare importanza assume l’applicazione del fuoco prescritto negli arbusteti a Spartium junceum
poiché rappresenta la prima esperienza condotta in Italia su questi tipi di cenosi vegetali e per le quali
tale pratica potrebbe rappresentare una soluzione gestionale efficace ed economica per contrastare
l’uso irrazionale del fuoco pastorale che spesso, in questi ambienti, determina l’innesco di incendi
frequenti ed estesi. L’applicazione di tale tecnica rappresenta, inoltre, una soluzione ecologicamente
sostenibile per consentire la conservazione di habitat e specie di particolare valenza naturalistica e nello
stesso tempo valorizzare antiche pratiche di uso del suolo come il pascolo brado.
7.3 Sintesi tipologia degli interventi diretti (infrastrutturali-strutturali-selvicolturali)
…, tra gli interventi di prevenzione attiva va considerato l’uso del fuoco prescritto finalizzato alla
riduzione del rischio di incendio e la tutela della biodiversità.
7.8 Prevenzione selvicolturale (interventi prioritari auspicabili
localizzazione geografica, formazioni forestali e relativi interventi)
con
descrizione
della
Nell’ambito delle operazioni selvicolturali, le attività prioritarie da effettuare sono:
-…
- incentivazione all’uso del fuoco prescritto come tecnica di prevenzione e di gestione di habitat di
interesse ambientale.
7.11 Verifica della fattibilità ed applicazione del fuoco prescritto nei casi particolari e con
adeguati supporto scientifico e formazione degli operatori
Nell’ambito della misura 227 inserita nel PSR della Regione Campania e stato approvato il PIRAP
PARCO NAZIONALE DEL CILENTO E VALLO DI DIANO dal nome identificativo “Laboratorio didattico
sull'ecologia del fuoco con interventi tesi a migliorare la fruizione turistica e didattica in ambiente
forestale associato ad interventi per il recupero di ecosistemi di pregio e /o degradati nella Pineta di
Palinuro”, numero identificativo ENTE 12. La progettazione proposta riguarda l’allestimento di un
“Laboratorio didattico sull’ecologia del fuoco”. Il “Laboratorio” avrà il fuoco, in azione correlata agli
obiettivi di conservazione degli habitat mediterranei, come tema portante e come finalità: interventi di
implementazione, divulgazione e trasferimento di conoscenze legate all’ecologia in generale e
all’ecologia del fuoco in particolare, attraverso tecniche didattiche di tipo teorico‐ pratico sviluppate on
the job e mediate da una metodologia del tipo problem solving. L’obiettivo e far diventare l’area un valido
riferimento per un turismo di tipo scientifico che vada a interessare un target non solo regionale ma
anche nazionale. L’area interessata e una pineta di 28 ettari situati nel Comune di Centola in località
“Trappetelle” a ridosso del porto di Palinuro. E’ di proprietà dell’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo
di Diano ed e sita in Zona 1 del Parco oltre che essere interessata dal SIC‐ ZPS IT8050008 Capo
Palinuro. Le tecniche che saranno utilizzate per la realizzazione delle opere prevedono una limitazione
nell’uso di mezzi meccanici, il ricorso all’ingegneria naturalistica per quelle legate alla salvaguardia
idro‐ geologica ed il fuoco prescritto come metodologia base per l’attivazione del “Laboratorio didattico
sull’ecologia del fuoco”.
7.13 Carta degli interventi di prevenzione programmati (localizzazione delle opere di protezione e
delle opere colturali necessarie a contenere il rischio incendi, come da piano degli interventi)
Gli interventi programmati per il quadriennio 2012-2016 riguardano in larga misura attività di previsione
mentre nell’ambito della prevenzione si continuerà con corsi di formazione per l’applicazione del fuoco
27
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
prescritto come tecnica di prevenzione e gestione a scopo conservativo. Le aree di intervento per le
attività di sperimentazione sull’uso del fuoco prescritto riguardano, in relazione agli obiettivi previsti nelle
prescrizioni, pinete, arbusteti e praterie ad ampelodesma la cui localizzazione verrà annualmente
stabilita in funzione di parametri logistici e ambientali opportunamente valutati. La cartografia di
riferimento verrà quindi prodotta a partire dalla definizione della programmazione 2012 e aggiornata
annualmente.
Parco Nazionale del Circeo
Piano AIB 2011-2016
6.11 Verifica della fattibilità e applicazione del fuoco prescritto nei casi particolari e con adeguato
supporto scientifico e formazione degli operatori
L’applicazione del fuoco prescritto non dovrebbe essere esclusa a priori, ma anzi, in alcuni casi potrebbe
essere utile per ridurre il carico di combustibile e facilitare i processi di rinaturalizzazione, pertanto
potrebbe essere una buona misura di prevenzione e conservazione della biodiversità.
Parco Nazionale del Gargano
Piano AIB 2009-2011
14 La previsione del comportamento del fuoco con l’impiego dei modelli di combustibile
… In sintesi i metodi di previsione di comportamento:
- vengono impiegati per programmare il cosiddetto «fuoco prescritto» quale mezzo di prevenzione
utilizzato in interventi di riduzione del carico del combustibile, laddove consentito dalle normative;
15.1 Dichiarazione di “grave pericolosità” e comportamenti consequenziali
Nel periodo 1° giugno - 30 giugno, nelle aree di cui all’art.3, potranno essere ammesse l’apertura e la
ripulitura dei viali parafuoco, anche con l’uso del fuoco, solo se preventivamente autorizzati per iscritto
dall’Ispettorato Ripartimentale o, su sua delega, dalla Stazione Forestale competente per territorio.
16.2 Viali tagliafuoco – fasce d’ isolamento
I viali tagliafuoco consistono in bande di varia larghezza, nelle quali si eseguono trattamenti
differenziati della copertura vegetale, per mantenerle deliberatamente prive di materiale infiammabile.
Il trattamento serve ad eliminare i combustibili potenziali in esse presenti, attraverso la coltivazione,
il pascolo, l'uso del fuoco, l’uso di prodotti chimici a basso impatto e biodegradabili.
Tab. 21.23 - Condizioni operative e tipologia di interventi un funzione della intensità del fronte di fuoco
Attuazione di fuoco prescritto al di sotto di questi Valori: lunghezza fiamma < 0,85 m; intensità
-1
lineare < 173 kW m .
Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena
Piano AIB P2013-2017
6.1.5. - Verifica della fattibilità e applicazione del fuoco prescritto nei casi particolari e con adeguato
supporto scientifico e formazione degli operatori
A differenza del settore agro-pastorale, in quello forestale si è ritenuto per molto tempo che il fuoco fosse
comunque dannoso, e per tale motivo si è cercato di limitarne l’uso anche come strumento di lavoro. Le
acquisizioni scientifiche del XX secolo hanno tuttavia dimostrato che non sempre il fuoco ha effetti
negativi per l’ambiente e che alcuni ecosistemi forestali si mantengono con specifici regimi di fuoco
(Bond e van Wilgen, 1996; Silva et al., 2010). Dalla convinzione di ottenere effetti utili in ambito silvopastorale applicando fronti di fiamma alla vegetazione è nata la tecnica del fuoco prescritto, definita
come l’applicazione esperta e autorizzata del fuoco su superfici pianificate, adottando precise
prescrizioni e procedure operative, per conseguire specifici obiettivi integrati nella pianificazione
territoriale (Ascoli et al., 2012). Si tratta dell’utilizzazione del fuoco per la riduzione di accumulo di
combustibili pericolosi per quantità e tipo (quali fogliame, erba secca, ramaglia sottile, ovverosia del
combustibile definito dead fine fuel, responsabile della agevole propagazione dei focolai) prima che le
28
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
condizioni ambientali diventino critiche. Oltre che elemento di prevenzione degli incendi è opportuno
valutare la possibilità di utilizzare questa tecnica come strumento di alta formazione del personale AIB.
Infatti il fuoco prescritto è un’ottima “palestra” per gli operatori AIB soprattutto nei lunghi periodi di
inattività. L’uso del fuoco prescritto ha trovato forti ostacoli di applicazione nei Parchi nazionali in quanto
apparentemente in contrasto con l’art. 11 della Legge n. 394/1991. Tale ostacolo è stato ovviato a
seguito della predisposizione del Ministero dell’Ambiente dello schema di redazione dei piani AIB dei
Parchi Nazionali che suggerisce l’applicazione del fuoco prescritto sia a fini preventivi sia per la gestione
dei particolari ambienti in cui il passaggio periodico del fuoco rappresenta un importante fattore
ecologico dimostrando che la tecnica del fuoco prescritto non è traumatica per l’ambiente (Bovio et al.,
2012).
Tutto ciò premesso si deve valutare la necessità di procedere alla realizzazione di un “Progetto di Fuoco
Prescritto” per il territorio del Parco di La Maddalena di concerto con tutti i soggetti coinvolti; tale progetto
potrà costituire apposita appendice del Piano AIB del Parco.
Parco Nazionale del Pollino
Piano AIB P2012-2014
6.5 Il fuoco prescritto
Gli incendi hanno diversi effetti sull’ambiente e sulla componente forestale, a seconda delle tipologie
colpite, dell’intensità del fuoco e degli effetti prodotti. Spesso la degradazione dell’ambiente non è
definitiva, come nel caso dei cedui di latifoglie, che tendono a ricostituirsi per rigenerazione agamica,
soprattutto se aiutati da energici tagli di succisione. Nelle pinete mediterranee adulte la disseminazione
fuoco del pino è favorita dal passaggio del fuoco, che elimina la vegetazione spontanea. Solo nei giovani
rimboschimenti, in particolare di conifere, dove le piante non hanno ancora raggiunto l’età della
fruttificazione il danno è irrimediabile.
In molte aree del mondo il fuoco è considerato e utilizzato ecologico per il mantenimento di impianti
artificiali monospecifici, purché impiegato in determinate e ristrette condizioni di umidità, di temperatura,
di vento, di tipologia vegetazionale, di terreno ed eseguito da personale esperto. Il “fuoco prescritto”
diffuso negli Stati Uniti d’America, in Australia, è divenuto uno strumento di gestione forestale di pinete
ed eucalipteti. E’ utilizzato per evitare l’accumulo di combustibile, ma anche per preparare il terreno alla
semina o alla piantagione, per il contenimento del sottobosco, per il controllo di alcune malattie, per
l’incremento del pascolo e per facilitare l’accessibilità e la fruizione turistica.
Di regola si tratta di bruciare, nei pochi giorni adatti allo scopo, solo una parte della vegetazione
arbustiva, cioè gli strati inferiori e la lettiera, lasciando indenni le piante di alto fusto. L’applicazione del
fuoco prescritto nell’area parco in questo momento è esclusa, ma in futuro, magari in collaborazione con
il Corpo Forestale dello Stato e/o con Istituti di Ricerca in materia, potrebbero sperimentarsi degli
interventi in aree a rischio al fine di ridurre il carico di combustibile qualora si intenda mantenere
l’impianto arboreo artificiale.
Molti studi evidenziano aspetti positivi del fuoco prescritto, tuttavia si tratta di una dannoso tecnica molto
discussa e di limitata applicazione. In Italia solo alcune Regioni, tra cui la Basilicata, prevedono nella
propria normativa regionale la possibilità di autorizzare applicazioni o sperimentazioni con il fuoco
prescritto. A tale proposito nel settembre del 2007 è stato organizzato un corso di formazione sul fuoco
prescritto per operatori forestali dall’Università degli Studi della Basilicata e dalla Regione Basilicata con
prove sperimentali in pineta di Pino domestico (Leone et al. 2008).
In Italia vi sono sperimentazioni sul fuoco prescritto ma a livello operativo vi è scarsa applicazione,
soprattutto per la ridotta presenza di tipologie forestali in cui sia possibile, utile e conveniente applicare
la tecnica senza fare danni all’ambiente.
29
Normativa italiana fuoco prescritto – aggiornamento ottobre 2014. Autore: Ascoli D.
Parchi Regionali
Piano AIB Parco Pineta di Appiano Gentile e Tradate
4.4.2 La difesa del bosco dagli incendi
Dal punto di vista teorico, le misure attuabili consistono in (da Piussi, 1997):
a. decespugliamenti e diserbi. Riducono il pericolo che un fuoco di superficie si trasformi in un fuoco
di chioma. I decespugliamenti sono realizzati in modo diverso: con attrezzi manuali, con mezzi
meccanici a motore, con il fuoco prescritto, con il pascolo controllato. All’estero viene proposto l’uso
di sostanze chimiche defoglianti, nanizzanti o fitocide. Tutte queste misure possono essere
combinate o applicate in sequenza, in relazione anche alle diverse esigenze che si hanno nel primo
intervento ed in quelli successivi a carattere manutentorio.
Particolare importanza riveste il fuoco prescritto: si definisce in questo modo un fuoco appiccato, in
particolari condizioni ambientali (umidità della vegetazione, della lettiera e dell’aria, temperatura,
vento) per eliminare i residui legnosi delle utilizzazioni, per mantenere sgomberi i viali tagliafuoco e
per ridurre la massa combustibile presente nel sottobosco. Si tratta di una misura applicabile anche
in condizioni topografiche difficili, di effetto immediato e di basso costo, che tuttavia può essere
messa in opera solo da personale specializzato, in condizioni meteorologiche propizie e con una
massa combustibile non eccessiva e distribuita con continuità. Nei paesi della regione mediterranea
il fuoco prescritto è ancora oggetto di sperimentazione, mentre viene spesso impiegato nell’America
settentrionale.
5.1 orientamenti selvicolturali per la gestione multifunzionale ed il miglioramento del patrimonio
forestale del Parco.
…
L’obiettivo di conservazione della pineta come elemento caratteristico del paesaggio e della cultura
locale è attuabile solo nei casi delle pinete pure, in presenza delle adatte condizioni edafiche ed ove
sussistano le condizioni di possibilità manutentiva atte a garantire la rinnovazione della specie
dominante. Per iniziativa del Parco e sotto monitoraggio da parte di enti di ricerca, potrà essere
esperimentata la tecnica del fuoco prescritto finalizzato alla conservazione ed alla rinnovazione del
Pino, nonché in funzione di limitazione del rischio d’incendio. Per la conservazione della pineta,
inoltre, potranno essere realizzati tagli rasi, previa autorizzazione del Parco, per la superficie
massima di 3 ha per stagione silvana (su tutto il territorio del Parco), di dimensioni unitarie fino a
2
3.000 m .
…
La quercia rossa va combattuta con ogni mezzo: durante i tagli verrà sempre utilizzata, qualsiasi sia
la dimensione e lo stato vegetativo, anche creando chiarìe e buche nel bosco che superino i limiti del
taglio a raso, che dunque, in questi casi, si intenderà implicitamente autorizzato. Potranno essere
sperimentati metodi drastici di controllo, quali il fuoco prescritto, il diserbo chimico, e sarà
giustificabile anche la trasformazione della fustaia in ceduo, composto o semplice.
PMPF
8.4.2 - Linee selvicolturali per la gestione delle pinete
L’obiettivo di conservazione della pineta come elemento caratteristico del paesaggio e della cultura
locale è attuabile solo nei casi delle pinete pure, in presenza delle adatte condizioni edafiche ed ove
sussistano le condizioni di possibilità manutentiva atte a garantire la rinnovazione della specie
dominante.
Per iniziativa del Parco e sotto monitoraggio da parte di enti di ricerca, potrà essere esperimentata la
tecnica del fuoco prescritto finalizzato alla conservazione ed alla rinnovazione del Pino, nonché in
funzione di limitazione del rischio d’ incendio.
…
La Quercia rossa, e le altre esotiche, verranno controllate in modo totale, e quando possibile anche
attraverso la manutenzione periodica dopo il taglio (ripuliture, sfolli, taglio di polloni e ricacci fino
all’età di tre anni). Tali lavori di manutenzione a carico delle esotiche potranno essere eseguiti in
assenza di denuncia di taglio.
Nei casi di pineta mista con latifoglie esotiche, queste verranno sempre penalizzate, anche solo
come sperimentazione attraverso il taglio a raso, decespugliamenti chimici, uso del fuoco, con le
modalità già descritte per le pinete pure.
30