Palazzo Cini La Galleria Rialto L’OSPITE A PALAZZO Lorenzo Lotto L’Adorazione dei pastori dei Musei Civici di Brescia 5 settembre – 2 novembre 2014 San Marco ran lG de Accademia Palazzo Cini guggenheim Santa maria della salute fondazione Giorgio Cini Punta della dogana Zattere Canal della G iu de cca Palazzo Cini Dorsoduro 864 – San Vio, Venezia [email protected] www.palazzocini.it Fino al 2 novembre 2014 11–19 | Chiuso il martedì (ultimo ingresso 18.15) Until 2 November 2014 11am–7pm | Closed on Tuesdays (ticket office closes at 6.15 pm) Fermate Vaporetto Accademia: Linee 1 e 2 Zattere: Linee 2, 4, 5 e 6 Vaporetto stops Accademia: Lines 1 and 2 Zattere: Lines 2, 4, 5 and 6 Biglietti Tariffa intera: 10 euro Tariffa ridotta: 8 euro Tickets Full price: 10 euros Concessions: 8 euros In collaborazione con in collaboration with www.palazzocini.it As part of the series “The Guest at the Palace”, after Bronzino’s Portrait of a Young Man with a Lute from the Galleria degli Uffizi, the Palazzo Cini will host Lorenzo Lotto’s Adoration of the Shepherds from the Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia, currently closed to the public during major redevelopment and restoration work on the building and its collections. A late masterpiece by the great Venetian artist, the painting was acquired by Count Paolo Tosio in 1825 and hung in a central position beside two portraits by Moroni and an Annunciation by Moretto, before entering the municipal collections through the Tosio bequest in 1844. Vittorio Cini was also very fond of the art of Lorenzo Lotto. In 1941 he acquired the splendid Portrait of a Gentleman, dated to the 1540s, previously in the Contini Bonacossi collection. The generous loan by the Fondazione Brescia Musei thus provides an opportunity to display the Adoration in the Palazzo Cini Gallery collection, in the same room in which Vittorio Cini kept a fine series of portraits, including the outstanding Lotto masterpiece. Mainly based on Paolo Tosio’s very knowledgeable collecting in the first half of the 19th century, the remarkable art collection in the Pinacoteca Tosio Martinengo has – despite the different personalities of their owners and a diverse historical context – a number of affinities with Vittorio Cini’s collection. Thanks to this initiative, a highly meaningful relationship has also been established with the city of Brescia, historically a place of meetings and exchanges of figurative art between the Veneto and Lombardy. Moreover, what is effectively the Brescia civic pinacoteca holds some of the most significant works of the great Lombard and Brescian school, represented by excellent paintings – to mention only a few examples – by Foppa, Savoldo, Moretto and Romanino. A rich selection of masterpieces from the Pinacoteca is currently on show at the Museo di Santa Giulia. Palazzo Cini Cana Nell’ambito dell’iniziativa “L’ospite a Palazzo”, dopo il Ritratto di giovane con liuto del Bronzino dalla Galleria degli Uffizi, Palazzo Cini ospita l’Adorazione dei pastori di Lorenzo Lotto della Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, attualmente chiusa al pubblico per importanti interventi di restauro e riqualificazione dell’edificio storico e delle collezioni. Capolavoro della maturità del grande pittore veneziano, il dipinto fu acquistato dal conte Paolo Tosio nel 1825 e collocato in posizione centrale, accanto a due ritratti di Moroni e alla Vergine Annunciata di Moretto, nella sua residenza bresciana, per confluire poi nelle raccolte municipali attraverso il lascito testamentario Tosio del 1844. Lorenzo Lotto fu artista molto amato anche dallo stesso Vittorio Cini, che nel 1941 aveva acquistato il Ritratto di gentiluomo, proveniente dalla collezione Contini Bonacossi e databile agli anni quaranta. Il generoso prestito da parte della Fondazione Brescia Musei diviene dunque l’occasione per presentare l’opera di Lotto all’interno della collezione della Galleria, nella stessa sala in cui il conte Vittorio Cini custodiva la sua ricca raccolta di ritratti, tra i quali spiccava quello lottesco. La Pinacoteca Tosio Martinengo, straordinaria raccolta d’arte generata dal colto collezionismo di Paolo Tosio nella prima metà dell’Ottocento, rivela, nonostante le differenti personalità e il diverso contesto storico, tangenze con la collezione di Vittorio Cini. Densa di significati è la relazione che si instaura, grazie a questa iniziativa, con la città di Brescia, luogo di incontro e scambio di culture figurative, tra Veneto e Lombardia, e con la ‘sua’ Pinacoteca, la quale raccoglie significative testimonianze della grande scuola pittorica lombarda e bresciana, rappresentata, solo per fare alcuni esempi, da opere di assoluto rilievo di Foppa, Savoldo, Moretto e Romanino. Una ricca selezione dei capolavori della Pinacoteca, è ospitata attualmente presso il Museo di Santa Giulia. Paolo Tosio and Vittorio Cini: a dialogue across a century La Galleria Paolo Tosio e Vittorio Cini: un dialogo a distanza di un secolo Dorsoduro 864 San Vio, Venezia L’ADORAZIONE DEI PASTORI DI LORENZO LOTTO Nel 1825 il conte Paolo Tosio, tra i più fecondi collezionisti lombardi del XIX secolo, assicurò alla propria raccolta uno dei capolavori della maturità di Lorenzo Lotto (Venezia, 1480 - Loreto, 1556/1557). Il pittore veneziano, geniale comprimario della pittura lagunare del Rinascimento maturo, con Giorgione e Tiziano, ma attivo soprattutto lontano dalla madrepatria (Treviso, Recanati, Roma, Bergamo, Ancona, Loreto), ebbe un rapporto privilegiato con le terre lombarde passate sotto il dominio della Serenissima. Il recente restauro del dipinto ha restituito la magnifica tessitura cromatica e la straordinaria qualità del chiaroscuro ambrato, che accorda timbri e passaggi tonali, sui quali dominano i rapporti, calibratissimi, tra i colori caldi delle figure maschili e le tinte acide e fredde di Maria e degli angeli. Recante firma e data sulla cesta di vimini (L. LOTUS 1530), la tela si lascia cogliere in quella dimensione di metamorfosi dell’iconografia religiosa nell’intimità dell’atto quotidiano: cifra peculiare delle composizioni sacre del Lotto, dalla pala d’altare al quadro di devozione. Serrato entro un ambiente dalle semplificate linee architettoniche, tese a comporre una stalla a tettoia che l’ombra, addensata nei recessi, comprime a fondale di pure geometrie, il gruppo dei protagonisti si acconcia, concentratissimo, a esplicitare il tema dell’Adorazione del Bambino da parte di Maria e dei pastori, dove all’immagine del riconoscimento della divinità del Cristo si salda la più antica tradizione rappresentativa della Vergine dell’Umiltà. Nel dettaglio di Maria che adora il Bambino, inginocchiata nella stessa cesta rivestita di muschio in cui l’Infante si adagia, pare adombrarsi il dibattito sul ruolo di Maria come corredentrice nel piano della salvezza eterna, centrale nelle dispute religiose del riformismo cattolico e tridentino. Gesti intimi, quotidiani e magnificamente risolti nelle vibrazioni dell’ora, che rivelano i cardini della teologia cristiana: come il commovente particolare dell’agnello donativo che porge il muso alle carezze del pargolo, dettaglio in cui si ravvisa la profezia sacrificale del Cristo come Agnus Dei; o il manto color del cielo della Vergine, su cui si avvolge il panno sudario del Bambino, prosecuzione ideale e simbolica del velo bianco che fascia il capo, le spalle e i fianchi della madre. Giuseppe, padre protettivo, occupa il secondo piano, dal quale emergono, nell’atmosfera vespertina, il bue e l’asino: precoci note di delizie campestri che sono già espresse nelle luci serotine, di un naturalismo già ampiamente sviluppato, del bresciano Giovanni Girolamo Savoldo, spesso accostato alla fase bergamasca di Lotto. Il sacro consesso è completato dalla presenza dei due pastori, tanto somiglianti, si è detto, da parer fratelli; e la mise degli abiti à la page ‘1530’ che s’intravedono sotto il ‘costume di scena’, dai farsetti in velluto ai calzoni in seta azzurra frastagliata, con vezzosi fiochetti, oltre che la caratterizzazione ritrattistica dei volti, inducono a ritenere che dietro i due uomini possano celarsi i committenti. Alle loro spalle, due angeli adolescenti, dalle ali spiegate tinte di iridescenze violette e giallognole, sono scesi dal cielo di gloria per condividere la mestizia generale, presaga della morte sulla croce. Uno di loro ci guarda fisso e abbraccia i due fratelli in un gesto di concordia, forse una pacificazione avvenuta sotto il segno della misericordia e della carità cristiane. L’antica provenienza dell’opera è tuttora sconosciuta, anche se rimane plausibile una sua destinazione privata, per una cappella di palazzo, confermata anche dal formato. Tramontata la supposizione di Bernard Berenson di riconoscere il dipinto della Tosio Martinengo con la Vergine che adora il Bambino che si conservava nel Seicento presso i Padri Riformatori di Treviso, è sfumata anche l’idea di rintracciare i committenti all’interno della famiglia Baglioni di Perugia, basata su una datazione dell’opera, prima della scoperta della data iscritta sulla tela, collocabile intorno al 1534, quindi nel periodo marchigiano dell’artista. Pure l’affermazione presente nella Nuova Guida di Paolo Brognoli, che nel 1826 annoverava il dipinto tra i capolavo- ri della collezione Tosio, segnalando per la prima volta che nei volti dei due pastori si potevano scorgere i ritratti dei fratelli veneziani Gussoni, è priva di riscontri documentari; ma proprio la data 1530 induce a ricercare la committenza a Venezia, dove l’artista risiedeva in quegli anni e aveva ottenuto fama di ritrattista. Lorenzo Lotto, Adorazione dei pastori /Adoration of the Shepherds olio su tela / oil on canvas, 1530. Brescia, Fondazione Brescia Musei, Pinacoteca Tosio Martinengo (attualmente esposto al Museo di Santa Giulia) THE ADORATION OF THE SHEPERDS BY LORENZO LOTTO In 1825 Count Paolo Tosio, one of the most prolific 19th-century Lombard collectors, acquired this late masterpiece by Lorenzo Lotto (Venice, 1480 Loreto, 1556/1557). Along with Giorgione and Titian, the highly talented Lotto was a leading exponent of late Renaissance painting in Venice. He mainly worked outside Venice, however (Treviso, Recanati, Rome, Bergamo, Ancona and Loreto), and especially in the Lombard territories that had come under the rule of the Serenissima. A recent restoration has brought back to life the magnificent colour texture and extraordi- nary quality of the amber chiaroscuro, creating harmonious shades and tonal transitions, dominated by the very finely balanced contrasts between the warm colours of the male figures and the cool, acid hues of the Virgin and angels. Signed and dated on the wicker basket (“L. LOTUS 1530”), the painting may be interpreted from the point of view of the metamorphosis of religious iconography into the intimacy of an everyday dimension, a specific feature of Lotto’s sacred compositions, both altarpieces and devotional paintings. Enclosed in a setting with simplified architectural lines shaping the open roofed stall, which the shade, denser in the recesses, compresses into a background of pure geometry, the group of figures in deep contemplation is arranged to express the theme of the “Adoration of the Child by the Virgin and Shepherds”. The imagery acknowledging the divinity of Christ is combined with an earlier iconographic tradition of the “Virgin of Humility”. In the detail of the Virgin adoring the child, kneeling in the same moss-covered flat basket in which the new-born baby lies, seems to hint at the debate on the role of the Virgin Mary as the joint redeemer in the design of eternal salvation, a central element in religious disputes in the Tridentine Catholic Reformation. The quiet everyday gestures, magnificently rendered in the early evening light, reveal the cardinal points of Christian theology. The moving detail of the gifted lamb offering its muzzle to be caressed by the child, for example, hints at the sacrificial prophecy of Christ as Agnus Dei. Similarly, the Child’s shroud-like cloth lies over the Virgin’s sky-blue cloak as the conceptual and symbolic continuation of the white veil around her head, shoulders and sides. Joseph, the protective father, remains in the background, from which the ox and the donkey emerge in evening atmosphere. These are precocious notes of rural delight, also expressed in the crepuscular light of a well-developed naturalism, typical of the Brescian artist Giovanni Girolamo Savoldo, whose work is often compared to Lotto’s Bergamo paintings. The sacred gathering is completed by the presence of the two shepherds, so similar as to appear to be brothers. There are glimpses beneath their “stage costumes” of fashionably arranged clothes in “1530s style”, consisting of velvet doublets and jagged blue silk trousers with charming tufts of wool. In addition to the portrait-like characterisation of the two men’s faces, their semiconcealed attire suggest that the may be the patrons. Behind them, two adolescent angels, their open wings tinged with purple and yellowish iridescences, have come down from the heaven of glory to share the general sense of melancholy, a presage of the death on the cross. One of them stares out at us with his arms embracing the two brothers in a gesture of amity, or a possibly reconciliation in the name of Christian mercy and charity. The original provenance of the work is still not known. As also suggested by its size, the painting was very plausibly commissioned for private use, possibly to be hung in the chapel of a palace. One now discarded theory, put forward by Bernard Berenson, was that the painting in the Tosio Martinengo collection might be the Virgin Adoring the Child, owned by the Padri Riformatori of Treviso in the 17th century. Another confuted theory suggested that the patrons should be traced in the Baglioni family of Perugia, on the grounds of a previous erroneous dating of around 1534, and therefore the period when the artist was active in the Marches. In 1826, in his Nuova Guida, Paolo Brognoli mentioned the painting as being amongst the masterpieces in the Tosio collection and was the first to claim that the faces of the two shepherds were portraits of the Venetian Gussoni brothers. There is, however, no documentary proof of this. Nonetheless, the date 1530 encourages us to look for the patrons in Venice, where Lotto resided at the time and had won a reputation as a portrait artist.
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