Il fasciocomunista

anticipazioni
duri e puri della RSI
Solaro
un «fasciocomunista»
Torino, 29 aprile 1945: Giuseppe
Solaro viene portato all’impiccagione
dai partigiani. Di lì a poco verrà
appeso a un ramo, che si spezzerà,
e quindi nuovamente impiccato,
oramai in stato di incoscienza
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STORIA IN RETE 86
Giugno 2014
anticipazioni
duri e puri della RSI
Una nuova biografia racconta la breve vicenda umana e politica di
Giuseppe Solaro, l’uomo che resse Torino durante i venti mesi della
RSI e della Guerra civile italiana. Idealista, fanatico, puro, impolitico:
Solaro fu un fascista di sinistra, convinto avversario del capitalismo
tanto da sperare in un impossibile abbraccio con i comunisti. Eppure
la sua indisponibilità al compromesso lo condusse al martirio.
«Storia in Rete», pubblica la prefazione al saggio di Fabrizio Vincenti
U
na biografia di Giuseppe Solaro,
come quella che ha scritto Fabrizio Vincenti, era indispensabile per
diversi motivi. In primo luogo per
dare conto dell’attività del fascismo
repubblicano a Torino tra il settembre 1943 e l’aprile 1945, attività della quale poco si sa nel
concreto, sia in ordine al rapporto con la popolazione,
sia in merito alle dinamiche interne (rapporto federaleprefetto; rapporto con i ministri di Salò; rapporto con
la Chiesa, ecc.), sia infine in relazione all’alto tasso di
rissosità interna del PFR subalpino. Un partito che in
quelle condizioni presenta una forza di circa 14 mila
iscritti (Torino diventa la seconda federazione della Repubblica, dopo Milano, per numero di iscritti) pone delle domande in merito alle motivazioni che spinsero così
tante persone ad aderire a un Fascismo in buona misura
già condannato. E, oltretutto, in una Torino tradizionalmente difficile.
Il secondo motivo riguarda la necessità di meglio analizzare le condizioni di vita dei torinesi durante la RSI e
capire qual era il rapporto tra la gente e la Repubblica.
Nella opinione diffusa, il rapporto tra la popolazione
e le istituzioni repubblicane è un po’ come un pendolo che oscilla tra due poli: l’affermazione che la vita era
impossibile a causa della guerra e della violenza esercitata dalla repressione fascista, da un lato; la persuasione
che la vita scorresse normale, in una repubblica nella
quale tutto funzionava. Nessuna delle due tesi ha naturalmente senso: da questo punto di vista, l’equilibrio
con il quale Vincenti tratta la questione ci permette di
aggiungere qualche elemento di conoscenza e di riflessione sull’argomento. In terzo luogo, questa ricerca è opportuna anche per lo spazio che l’Autore dà alla ricerca
dei temi di fondo, a livello culturale e politico, sui quali
si muove la gestione di Solaro. Il preponderante interesse
e il ruolo strategico che il federale torinese attribuisce
alla questione economica, più sul piano teorico che su
Giugno 2014
di Giuseppe Parlato
quello concreto della quotidianità, ha un profondo significato nel complesso della ricerca. Sta a dimostrare,
da un lato, come il Fascismo repubblicano, dopo il 25 luglio e soprattutto dopo l’8 settembre, voglia recuperare
tutti quegli elementi che nel ventennio erano rimasti appannaggio del Fascismo movimento o della minoranza
«sociale» e anticapitalistica e presentarli all’attenzione
della opinione pubblica. La socializzazione, soprattutto,
la polemica contro gli arricchimenti, la rovente guerra
contro il capitalismo come sistema politico oltre che
economico sono a significare quanto il Fascismo repubblicano punti alla propria identità e non alla volontà di
raccogliere consensi. E’ dubbio che Solaro possa pensare
che i consensi al Fascismo repubblicano possano venire da una violenta polemica contro la borghesia. In Torino, da sempre, sono convissute una città borghese e
una città operaia. In certi momenti, sembra che Solaro
voglia accentuare la divisione delle due città, puntando
al recupero della città operaia. Operazione impossibile
dal punto di vista culturale e anche da quello pratico,
nel contesto di una guerra civile nella quale Fascismo
e Comunismo sono agli antipodi. Solaro ribadisce nei
suoi scritti invece la sostanziale vicinanza tra le due ideologie, sollecitando anzi i comunisti a non farsi intrappolare dalla propaganda borghese, a non servire – in un
tragico errore – il «padrone» sbagliato. Solaro ragiona
da fascista di sinistra, da fascista che crede che il Comunismo sia un modello avanzato di Fascismo e che i
comunisti siano quei «corporativisti impazienti» cui si
riferiva Giovanni Gentile nel discorso del Campidoglio
del 24 giugno 1943. In realtà così non fu e la storia si incaricherà di dimostrare che i comunisti che attaccavano
il Fascismo per fare la loro rivoluzione, si trovarono di
fronte una borghesia, con armi ben più sottili e seducenti di quelle di Solaro, e la rivoluzione del 1945 (Resistenza
compresa) non ci fu.
A considerare la durezza e la intransigenza del messaggio fascista, viene da pensare quanto la Repubblica
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