I bombardamenti “raccontati”dagli edifici Le fabbriche

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Cronaca piacentina
LIBERTÀ lunedì
Lunedì 14 aprile 2014
I bombardamenti “raccontati”dagli edifici
Anche la sede di Libertà tra le tappe della camminata per ricordare la ferocia della guerra che si
abbattè il 2 e il 3 maggio 1944. Sulla statua dell’Immacolata in piazza Duomo ancora i segni degli ordigni
PIACENZA - Cantone del Pozzo,
la facciata del Conservatorio
Nicolini, la sede del quotidiano “Libertà” di via Benedettine, alcuni palazzi di via Sopramuro e la statua dell’Immacolata di piazza Duomo hanno
qualcosa in comune, insieme
tragico e significativo di un’epoca passata. Hanno tutti subito la ferocia della Seconda
Guerra Mondiale, colpiti dalle
bombe degli aerei degli Alleati che dal 2-3 maggio del 1944
imperversarono sulla nostra
città. Sono, appunto, i “luoghi
dei bombardamenti aerei su
Piacenza”, che a 70 anni di distanza, ancora oggi ci raccontano il dramma di quei momenti, vissuto dai piacentini
di un tempo. Sono soprattutto
patrimoni architettonici da
guardare, osservare attentamente e da tramandare alle
future generazioni con un significato ben preciso: qui c’è
stata la guerra. L’Associazione
Culturale Archistorica di Piacenza li ha ripercorsi ieri pomeriggio, con una camminata
celebrativa in occasione dei
primi 70 anni passati dal primo bombardamento. Un nutrito gruppo di cittadini ha
partecipato al percorso ideato
e condotto in prima persona
dai membri del Direttivo, gli
architetti Manrico Bissi e
Francesca Malvicini, il grafico
pubblicitario Cristian Boiardi
e la sociologa Susanna Agosti.
Partenza dal grattacielo dei
Mille in un tour che ha quindi
compreso come tappe principali via Pozzo, piazza Duomo,
il Conservatorio Nicolini,
piazza Cavalli e dintorni, la
chiesa del Carmine e piazza
Cittadella. «L’idea arriva dalla
mia tesi di laurea specialistica
– ha spiegato Bissi – che pubblicherò a breve, sui danni
bellici in città e la loro successiva ricostruzione». Ognuno di
Notizie
in breve
INTERROGAZIONE
Giardino Anguissola:
scarsa manutenzione
PIACENZA - La consigliera comunale Maria Lucia Girometta (Fi), segnala in un’interrogazione al sindaco la situazione
del giardino Anguissola di Via
Veneto con erba lunga con il
conseguente pericolo della
presenza di topi e animali, rifiuti, lastre mancanti lungo il
sentiero pedonale, tombino aperto e senza protezione. la
consigliera chiede al Comune
come intende provvedere in
merito e rimettere ordine e in
sicurezza il giardino.
SAN GIUSEPPE OPERAIO
“La Ricerca”, mercoledì
messa per la Pasqua
PIACENZA - Sopra due immagini della visita alla
sede di Libertà colpita dai bombardamenti
del maggio 1944 e sotto a sinistra la zona di via
Sopramuro e a destra di via Chiapponi (foto Lunini)
essi ci racconta un pezzo di
storia: «Cantone del Pozzo per
esempio è stato uno dei più
colpiti, distrutto all’80 % e poi
risistemato con tanti palazzi
cosiddetti mimetici, costruiti
appunto per dimenticare la
guerra. In via Sopramuro c’è il
palazzo Bertamini-Lucca che
porta ancora la scritta che lo identifica come rifugio. In
PIACENZA - La parrocchia di
San Giuseppe Operaio si appresta ad accogliere mercoledì
prossimo, 16 aprile, la grande
famiglia di soci, operatori, amici, familiari e ospiti delle
strutture della “Ricerca”. Come
ogni anno sarà infatti celebrata la speciale messa degli auguri di Pasqua che riunisce i
numerosi componenti di questa operosa realtà. Presieduta
dal vescovo di Piacenza-Bobbio, monsignor Gianni Ambrosio, la funzione religiosa,
che avrà inizio alle 18,30, sarà
preceduta da alcune loro testimonianze. Seguirà, alle 19,30,
un momento conviviale nel
salone sottostante la chiesa di
viale Martiri della Resistenza.
piazza Duomo invece c’è la
statua dell’Immacolata, sulla
quale sono ben visibili le
scheggiature provocate dalle
bombe, mentre la facciata del
Conservatorio Nicolini venne
completamente ricostruita
dall’architetto Berzolla nel
1947. Non dimentichiamo poi
gli squarci nella chiesa del
Carmine, i segni ancora visibi-
li in via Benedettine. Sono tutti testimoni di quell’epoca».
Come può quindi la città valorizzarli e attribuire loro il giusto significato di ciò che hanno vissuto? Un aiuto potrebbe
arrivare proprio dai pannelli
che lo stesso Bissi ha utilizzato ieri per illustrare meglio ai
partecipanti i danni avvenuti
a causa delle bombe: «Non es-
sendo più recuperabili da un
punto di vista architettonico
di qualità, potremmo mettere
dei cartelli con immagini di
com’erano prima della distruzione e che spieghino cos’è accaduto in seguito, in modo
che venga loro riconosciuto il
valore che hanno, ovvero di
luoghi testimoni di guerra».
Gabriele Faravelli
OGGI POMERIGGIO
Gragnano,messa
al centro diurno
GRAGNANO - Oggi pomeriggio
alle 15 a Gragnano al centro
diurno, don Claudio Carbeni
celebrerà una messa a cui
parteciperanno gli ospiti del
centro stesso.
Strutture di fine Ottocento sino agli inizi del secolo raccontano una storia di sviluppo economico dove l’estetica esercitava ancora un ruolo importante
A sinistra,la centrale elettrica progettata da Portaluppi,sopra
la Finarda e a destra la fornace alla Farnesiana (foto Lunini)
Le fabbriche ai tempi dei bisnonni
Affascinante tour per scoprire (in bicicletta) alcuni siti di archeologia
industriale piacentina: dalla Finarda alla Centrale Adamello, alla fornace
PIACENZA - L’inconsapevolezza
alle linee di produzione. Un
del passaggio. Ci transitiamo passato fatto di carbone e di
davanti quotidianamente, di rotaie capaci di portare il peso
fretta, troppo velocemente dei sogni dello sviluppo induper notare i particolari. Deco- striale, ma anche di un retagri che animano
gio agricolo
facciate, rotaie
difficile da abche affondano Buon successo
bandonare.
nell’asfalto si- All’evento hanno
La Piacenza
no a scomparidella prima inre, scritte che partecipato una
dustrializzasbiadiscono
quarantina di persone zione, a cavalcon la luce delo tra la fine
gli anni, tutte
del 1800 e gli itracce di un passato nemme- nizi del secolo successivo, ci
no troppo lontano eppure di- accompagna ancora oggi, con
stante. Un passato fatto di i suoi capannoni, le strutture
mattoni, grandi spazi, di mec- a volte riconvertite, altre volte
canica e ingegneria applicata cadute in disuso. Il filo comu-
ne dell’archeologia industriale di Piacenza, al centro ieri
pomeriggio di un tour ciclistico suoi generis che ha coinvolto una quarantina di persone, organizzato dall’Ufficio
Turismo del Comune di Piacenza e capitanato da Patrizia
Oropallo, guida turistica della
società Atlante, è l’alternanza
di pieni e vuoti, una modularità che si muove sulle rotaie.
Il viaggio alla scoperta di una Piacenza sconosciuta è
partito dal cortile di Palazzo
Gotico. Nove le tappe del tour:
il ponte ferroviario, la centrale termoelettrica, l’impianto idrovoro della Finarda, le aree
di via dei Pisoni, con le rimesse per i locomotori della tratta ferroviaria Piacenza – Bettola, la sede del Consorzio Agrario, la ex-fornace di via Farnesiana, l’ex-Unicem, l’ex Macello oggi sede dell’Urban
Center e infine l’interno del
Museo di Storia Naturale ospitato in una struttura costruita nel 1912, una ventina
d’anni dopo il completamento del macello cittadino, e adibita a ghiacciaia.
Le costruzioni sono state
osservate dall’esterno e “in
molti casi –ha fatto notare la
guida- l’architettura industriale nel nostro territorio è
nata riconvertendo spazi propri dell’architettura rurale”.
Tra le curiosità uscite durante
la visita ci sono le decorazioni
geometriche che incorniciano
le aperture delle facciate esterne della centrale termoelettrica, datata 1925-26, e le
molteplici riconversioni subite dalla fornace della Rdb che
chiude via Farnesiana con
quel suo camino a mattoni
pieni alto 21 metri. Dismessa
negli anni ottanta, per qualche tempo è stata la chiesa del
quartiere. Abbandonata dopo
poco più di due anni, è stata
recentemente recuperata e adibita ad uso commerciale.
Presente a tutta l’iniziativa
anche l’assessore comunale
alla Cultura Tiziana Albasi,
che ha sottolineato come il
tour in bicicletta rientri «nell’ambito delle visite guidate
previste per quest’anno. L’evento è l’occasione per verificare l’interesse dei piacentini e la fattibilità di un percorso che è replicabile anche in
autonomia. Inoltre tour in bicicletta come questo e altri,
ci permettono ci scoprire aspetti spesso sconosciuti o
poco considerati della città,
che fanno però parte della
nostra identità».
Chiara Cecutta