videoconferenza - Enrico Mattei

 videoconferenza Martedi 27 maggio 2014 Philippe Touchet Professeur de Philosophie en première supérieure. Lycée Gustave Monod à Enghien. La fin des guerres? documento PROGRAMMA In occasione del centenario della prima guerra mondiale (1914/1918), la Prof.ssa Françoise Altamura, insieme alle Prof.sse Floriana Cardile e Maria Cristina Zaffalon, propone di fare partecipare gli studenti delle classi 3L, 4L, 5L e 4K (70 studenti) del liceo Linguistico Enrico Mattei alla videoconferenza organizata dal Professore Czeslaw Michalewski, docente di filosofia del ”lycée Jean­Pierre Vernant” di Sèvres (Parigi), nel quadro del progetto eTwinning “Europe, Éducation, École”. la fin des guerres ? padlet (cliccare qui per lasciare un commento) traduzione a cura degli studenti delle classi 4L e 5L 1 nom des élèves: Beatrice Sanna Ana Maria Mostro Cernat La questione filosofica della guerra riprende la
filosofia della storia. E’ intimamente legata alla filosofia degli illuministi: a partire dal momento in cui i filosofi illuministi hanno preso coscienza che l’umanità potesse progredire nella sua esistenza, separarsi dalla natura, costruire una società civile, e soprattutto instaurare lo Stato di diritto come il
regno reale della ragione, la guerra è stata interpretata, non più come il normale cammino di una società, non più come l’abituale destino di un’umanità peccatrice, ma come un’anomalia, un insuccesso e uno scandalo nella realizzazione dei fini dell’uomo. A partire dal momento in cui la guerra sembrava contraddire la finalità teologica dell’uomo, a partire dal momento in cui essa è apparsa come il conflitto dell’umanità con se stessa, come il rifiuto dell’universalità della ragione, la guerra in se stessa è diventata uno scandalo. La question philosophique de la guerre relève
de la philosophie de l’histoire. Elle est intimement liée à la philosophie des Lumières
: à partir du moment où les philosophes des Lumières ont pris conscience que l’humanité pouvait progresser dans son existence, se séparer de la nature, construire une société civile, et surtout instaurer l’Etat de droit comme le règne réel de la raison, on a interprété la guerre, non plus comme la marche normale d’une société, non plus comme le destin habituel d’une humanité pécheresse, mais comme une anomalie, un échec et un scandale dans la réalisation des fins de l’Homme. À partir du moment où la guerre a paru contredire à la finalité téléologique de l’homme, à partir du moment où elle est apparue comme le conflit de l’humanité avec elle­même, comme le refus de l’universalité de la raison, la guerre en elle­même est devenue un scandale. 2 nom des élèves: Daniel Paraschiv Jacopo Rozzi Pensare la fine delle guerre, è dunque pensare la possibilità di una pace perpetua. La pluralità e la diversità delle guerre, (la guerra civile, la guerra tra le nazioni, la guerra
interna in vista di potere politico, la guerra economica) non sono più quello che importa agli occhi del filosofo. Il concetto di guerra diventa un concetto unico, che è assimilato alla natura dell’uomo. La guerra, sarebbe a dire il conflitto fratricida degli uomini, la volontà di ridurre l’altro uomo ad uno stato di schiavitù o di cadavere, è ormai integrata a la forma naturale dell’umanità, la sua forma più animale e meno umana. La guerra è il concetto unico dell’Umanità che resiste alla cultura. Penser la fin des guerres, c’est donc penser la possibilité d’une paix perpétuelle. La pluralité et la diversité des guerres, (la guerre civile, la guerre entre les nations, la guerre intestine en vue du pouvoir politique, la guerre
économique) ne sont plus ce qui importe aux yeux du philosophe. Le concept de guerre devient un concept unique, qui est assimilé à la nature de l’homme. La guerre, c’est­à­dire le conflit fratricide des hommes, la volonté de réduire l’autre homme au statut d’esclave ou de cadavre, est désormais assimilée à la forme naturelle de l’humanité, sa forme la plus animale, la moins humaine. La guerre est le concept unique de l’Humanité qui résiste à la culture. 3 nom des élèves: Valerie Ignesti Valentina Ansuini Michela Della Chiesa L’homme antique voyait dans la guerre une L’uomo antico vedeva nella guerra una virtù, vertu, la preuve d’un courage qui faisait du la prova di un coraggio che faceva dell’eroe il héros le représentant de sa cité. Certes, la rappresentante della sua città. Certamente, la
guerre était un désordre et une discorde guerra era un disordine e una discordia contraire au besoin intérieur de paix des cités. contraria al bisogno interno di pace delle città.
Mais elle demeurait le moyen par lequel la cité Ma essa restava il mezzo attraverso il quale réalisait et défendait son unité. Comme le la città realizzava e difendeva la sua unità. disait Aristote dans La Politique : « La vie Come lo diceva Aristotele ne La Politica: “La prise dans son ensemble est, en outre vita presa nel suo insieme è, inoltre divisa in divisée en deux parts, affaires et loisirs, due parti, affari e hobbies, guerra e pace (...) guerre et paix (…) La guerre doit être en vue La guerra deve essere in vista della pace, gli de la paix, les affaires en vue du loisir. »1 affari in vista del tempo libero.”1 Dans ce cadre, une distinction importante In questo quadro, una distinzione importante devait être faite entre les guerres extérieures, doveva essere fatta tra le guerre esterne, tra entre les nations, qui relevaient d’un besoin le nazioni, determinate da un bisogno di de défense et de préservation de la cité, et la difesa e di preservazione della città, e la guerre intérieure, mauvaise absolument. guerra interna assolutamente dannosa. 1 Aristote, Politique, livre 7, 1333a35. 4 nom des élèves: Shadia Ceres Nell’epoca moderna ,invece , lo stato sembra dover assicurare la pace , non solo internamente, ma anche esternamente .La guerra è respinta nella natura , mentre il diritto, lo stato, e la politica, sono ormai delle arti della pace. La pace stessa non è più considerata come uno stato di cessazione provvisoria della guerra, come la fonte di un’alleanza militare per esempio; non è più una pace negativa.Ormai, bisogna far regnare la pace all’interno come all’esterno e mettere fine a tutte le guerre.Si passa dal modello di una pace civile a quello di una pace cosmopolitica, À l’époque moderne, l’État paraît au contraire devoir assurer la paix, non seulement intérieurement, mais également extérieurement. La guerre est repoussée dans la nature, tandis que le droit, l’État, et la politique, sont désormais des arts de la paix. La paix elle­même n’est plus considérée comme un état de cessation provisoire de la guerre, comme la source d’une alliance militaire par exemple ; elle n’est plus une paix négative. Désormais, il faut faire régner la paix à l’intérieur comme à l’extérieur, et mettre fin à toutes les guerres. On passe du modèle d’une paix civile à celui d’une paix cosmopolitique, 5 nom des élèves: Cristina Schifaudo La difficoltà di questo capovolgimento, di questa emergenza della fine delle guerre come scopo dell’ordine politico, è , ancora una volta, la possibilità di una filosofia della La difficulté de ce renversement, de cette émergence de la fin des guerres comme but de l’ordre politique, c’est, derechef, la possibilité d’une philosophie de l’histoire. Car si nous considérons la guerre comme la manifestation, sur le mode du conflit, de la singularité et de l’intérêt d’un peuple, et si, comme le fera Hegel dans la philosophie de l’histoire, nous considérons qu’un peuple se détermine par sa finalité particulière, en tant qu’elle est en conflit avec les autres, cela signifie que l’histoire est nécessairement histoire de ces grandes contradictions que sont les guerres. storia. Poichè se noi consideriamo la guerra come la manifestazione, sulla modalità del conflitto, della singolarità e dell’interesse di un
popolo, e se, come lo farà Hegel nella filosofia
della storia, noi consideriamo che un popolo si definisce per la sua peculiare finalità, per quanto essa sia in conflitto con gli altri, ciò vuol dire che la storia è necessariamente storia di queste grandi contraddizioni, quali sono le guerre. 6 nom des élèves: Alessandra Piccoli, Ilaria Stradella Prima che la ragione possa risolvere l’insieme dei conflitti di guerra nel mondo, bisogna prima di tutto che essa si manifesti nel suo contrario: poichè se, come dice Hegel, “ solamente ciò che è individuale è attivo nella storia”, allora noi dobbiamo dire che un popolo fa la guerra per difendere la sua individualità, cioè anche difendere la sua unità intrinseca, la sua esistenza come popolo. In altri termini, la guerra è la manifestazione della storicità di un popolo, se noi consideriamo la storicità come l’atto con il quale questo popolo diventa sè stesso nel conflitto delle individualità. Avant que la raison ne puisse résoudre l’ensemble des conflits guerriers dans le monde, il faut d’abord qu’elle se manifeste dans son contraire : car si, comme le dit Hegel, « seul ce qui est individuel est actif dans l’histoire », alors nous devons dire qu’un
peuple fait la guerre pour défendre son individualité, c’est­à­dire aussi défendre son unité intrinsèque, son existence comme peuple. En d’autres termes, la guerre est la manifestation de l’historicité d’un peuple, si nous entendons par historicité l’acte par lequel ce peuple devient lui­même dans le conflit des individualités. 7 nom des élèves: Greta Sanna, Giorgia Paciotti, Sofia Pontoriero Nella storia, sembra quindi che la passione della guerra sia in qualche modo la passione di sè, l’atto con il quale un popolo si forma, subordinando le sue proprie individualità. La guerra è un potente fattore di unificazione di un popolo e, anche di più, il mezzo con il quale un popolo cessa di vivere nello strazio. Ritroviamo questa forma e questa giustificazione della guerra nella guerra che sembra essere la più legittima nel mondo moderno, ossia la guerra d’indipendenza. Un popolo che tenta di liberarsi dal giogo di una potenza esterna, o di un’invasione militare, è un popolo che può legittimamente fare la guerra e la guerra è anche l’atto Dans l’histoire, il semble donc que la passion de la guerre soit en quelque sorte la passion de soi, l’acte par lequel un peuple se forme, se subordonnant ses propres individualités. La guerre est un puissant facteur d’unification d’un peuple, et plus même, le moyen par lequel un peuple cesse de vivre dans le déchirement. Nous retrouvons cette forme et cette justification de la guerre dans la guerre qui paraît être la plus légitime dans le monde moderne, c’est­à­dire la guerre d’indépendance. Un peuple qui tente de se libérer du joug d’une puissance extérieure, ou
d’un envahissement militaire, est un peuple qui peut légitimement faire la guerre, et la guerre est même l’acte par lequel il se maintient comme peuple, et se réalise dans sa liberté. L’exemple le plus proche, que nous
puissions prendre, de cette justification de la guerre, est la Résistance en France, du point de vue du concept : la Résistance est, d’une certaine façon la guerre du peuple en arme. 8 nom des élèves: attraverso il quale si conferma come popolo e
si realizza nella sua libertà. L’esempio più vicino che possiamo prendere in considerazione, riguardo questa giustificazione della guerra, è la Resistenza in
Francia, dal punto di vista del concetto: la Resistenza è, in un certo senso, la guerra di un popolo in armi. Nous voyons donc les difficultés qui se trouvent devant nous : d’un côté la construction de la raison dans l’histoire et la lutte contre l’animalité de l’homme, supposent
de mettre fin à toutes les guerres, puisqu’elles constituent l’opposition irréductible et morbide des hommes contre les hommes. Et de l’autre, la constitution des peuples, ces acteurs historiques majeurs, semble toujours devoir passer par la guerre, comme la manifestation d’une individualité agissante, comme d’une liberté réellement en acte. Ne faut­il pas, d’ailleurs, qu’un peuple se
soit d’abord construit dans la guerre, préparé à la guerre, pour qu’il puisse, ensuite, faire la paix, c’est­à­dire construire une alliance avec les autres peuples. Résumons­nous, seul un peuple peut faire la paix avec un autre peuple. Et pour qu’un peuple soit un peuple, il faut d’abord qu’il se soit constitué dans l’histoire, sur le mode de la défense de ses intérêts propres, c’est­à­dire dans l’exercice de la guerre. • « La fin des guerres?» Conférences, témoignages, débats et cours de philosophie proposés en visioconférence les 27 et 28 mai, à l’occasion du centenaire de la Première guerre mondiale, animé par Czeslaw Michalewski, Professeur de philosophie au lycée Jean­Pierre Vernant de Sèvres, avec des participations en direct et des contributions des partenaires du Projet Europe, Éducation, École. • Cours interactifs de philosophie diffusés en visioconférences depuis le lycée Jean­Pierre Vernant de Sèvres mardi 27 mai, de 10h à 12h: Cours sur la guerre et la paix, proposé par Frédéric Worms avec la participation des lycées partenaires du Projet Europe, Éducation, École: à CAEN, le lycée Jean Rostand, le Mémorial et l’IUFM; à AMIENS, le lycée R. Luzarches et l’historial de la grande guerre de PÉRONNE; à BORDEAUX, le lycée Grand Lebrun; à LIVORNO: le lycée Cecioni ; à VIENNE: le Lycée Français ; à HAMBOURG: Emilie Wüstenfeld Gymnasium ; à BANSKABYSTRICA, Gymnazium Tajovskeho; à I’ILE MAURICE, le Lycée La bourdonnais; à BRUXELLES: l‘École européenne de Bruxelles. LE CENTENAIRE DE LA PREMIÈRE GUERRE MONDIALE ET LA FÊTE DE L’EUROPE 2014 … EN VISIOCONFÉRENCE I. LA FIN DES GUERRES ? Réflexions, échanges et interviews, diffusés en visioconférence le 27 mai 2014, de 10h à 12h avec la participation en direct et des contributions des partenaires du Projet Europe, Éducation, École. Diffusion en direct: http://melies.ac­versailles.fr/projet­europe/visio/ Diffusion en différé : http://www.dailymotion.com/projeteee http://www.coin­philo.net/eee.13­14.fete_eu_philosophie.php P R O G R A M M E 10h10 ­ 10h20 : Ouverture Françoise BONNE, Proviseure du Lycée Jean­Pierre Vernant, Sèvres Czeslaw MICHALEWSKI, Prof. au Lycée J.­P. Vernant, Projet Europe, Éducation, École Moussa TRAORÉ, Inspecteur de philosophie, Bamako, Le Mali, 10h20 ­ 10h30 : Philippe TOUCHET, Prof. de Premières Sup., Lycée G. Monod d'Enghien 10h30 ­ 10h40 : Evelyne OLÉON et ses élèves du Lycée Chateaubriand, Rome 10h40 ­ 10h50 : Moussa TRAORÉ, Inspecteur de philosophie, Bamako, Le Mali 10h50 ­ 11h00 : M. AVELLANEDA, Élève à l’École Normale Supérieure de Lyon 11h00 ­ 11h10 : Interview d'Elie BARNAVI, Historien, ancien amb. d'Israël en France 11h10 ­ 11h20 : S. PAPE, Philosophe, Avocat, Londres 11h20 ­ 11h30 : Vincent RENAULT et ses élèves du Lycée Français de Vienne, Autriche 11h30 ­ 11h40 : Maria GEORGIADOU, Collège et Univ. de l'Égée, Rhodes, Grèce 11h40 ­ 11h50 : Margherita FRANCALANZA et ses élèves de l'ITIS G. Ferraris, Belpasso 11h50 ­ 12h00 : Felix LUND et ses élèves, du Gymansium E. Wüstenfeld, Hambourg 12h00 ­ 12h10 : Questions en direct et clôture La suite du programme : II. Le projet de paix perpétuelle, cours interactif diffusé le 27.05.2014, 14h­16h III. L’Europe 2014 : qu’est­ce qui recommence?, diffusion le 28.05.2014, 10h­12h Sèvres, le 26 mai 2014