La polizia più famosa del mondo

AltaRomaAltaModa
Anno V n° 25
Febbraio 2015
Una nuova ottica sul mondo: Giornale mensile d’informazione a
carattere culturale, d’attualita’e di costume
www.capitolinoflash.it
Fashion in action
L’ Hotel Barceló Aran
Mantegna ha ospitato la prima edizione
di fashion in action.
Nella sala del centro
congressi del Barceló hanno sfilato le
creazioni di giovani fashion designer
scelti da Riccardo
Gubiani.
Hanno
presentato
l’evento in maniera
impeccabile Giorgia
Viero ed Emilio Sturla Furnò.
Meeting: Il ruolo di Roma e
Sud Italia, Expo Milano 2015
Presentato il consorzio HERo
- Hub for the Expo in Rome. “Il
ruolo di Roma e del Sud Italia
per Expo Milano 2015” è il titolo del meeting che si è tenuto
alla Camera di Commercio di
Roma che ha messo in evidenza le grandi opportunità offerte
dall’appuntamento del prossimo
anno non solo a beneficio del
capoluogo meneghino, ma anche a tutto il “sistema Paese”.
A promuovere l’incontro è stato
il consorzio HERo (Hub for the
Expo in Rome), hub di raccordo
tra Roma, le regioni del centrosud d’Italia, le aziende estere
e le Ambasciate e le istituzioni
che saranno coinvolte dai grandi
eventi ospitati dall’Italia nei prossimi mesi formato da professionisti di alto profilo del settore della
comunicazione, del marketing,
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L’incendi d’Porta Pila!
Ci sono eventi che, anche se considerati minori dalla storiografia, finiscono per restare nei vivi ricordi
delle popolazioni delle nostre città.
Torino nel corso della sua lunga storia subì tantissimi celebri incendi di
cui s’è tanto e doverosamente scritto.
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La polizia più famosa del mondo
Non nascondo di amare il genere
poliziesco, sia in relazione alla
narrativa, sia per quanto concerne il cinema e la televisione, perciò mi è particolarmente gradito
scrivere di “Scotland Yard”, L’istituzione britannica che credo non
abbia bisogno di presentazioni. Il
celebre corpo di polizia venne
fondato nel 1829 dal ministro
dell’interno, sir Robert Peel, La
sua sede era un austero palazzo
che si affacciava sul Tamigi, nel
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La colonna sonora dell’
evento è stata firmata
da Michael Supnick noto
trombettista
jazz americano famoso per avere
interpretato uno dei personaggi principali nel film
La leggenda del pianista
sull’oceano di Giuseppe
Tornatore. Hanno sfilato le
creazioni degli allievi della scuola della moda e del
design Cordella di Lecce
proponendo un asfilata in
omaggio a Cristian Dior.
La stilista Marina Mansanta ha proposto una serie
di abiti dedicati agli anni
70’ con influenze orientali
realizzati con tessuti pregiati e originali. Emanuela
Conte giovane fashion designer diplomata all’accademia Cordella di Lecce
ha presentato per la prima
volta ad AltaRoma un sua
collezione. Il tema è l’amore 10 creazioni cucite ricamate interamente a mano.
Un altro tema ispiratore è
quello biografico infatti il
titolo della collezione è My
Wonderland come l’omonima canzone. Chiara Banelli stilista
nata nel 1989 ha portato
sulla passerella abiti ispirati alla sua terra il Friuli.
Unendo tradizione e innovazione è riuscita a creare atmosfere uniche con i
suoi abiti. Il Circo Bianco
ha intrattenuto in maniera
divertente e poetica il vasto pubblico in sala con
performance e acrobazie,
sulla passerella rubando
la scena per un breve tempo a gli stilisti. Tecnologia
e design sono state il binomio proposto dalle giovani
inprenditrici Vanessa Coppola
e Francesca Versienti che
con l’appoggio dell’accademia Cordella hanno
ideato, disegnato e realizzato la borsa Loveb. La
divisione moda del Capitolino Flash ha intervistato le
creatrici - Come è nata l’idea di questa borsa vanessa? - Stavo uscendo dalla
discoteca quando mi accorsi che un malintenzionato mi stava seguendo,
mi avvicinai rapidamente
alla mia macchina, ma a
causa dell’oscurità non riuscivo a trovare le chiavi.
Da lì mi venne l’idea di inserire una fonte luminosa
nella borsa. - Comè possibile illuminare una borsa?
- Grazie all’utilizzo degli
oled (Tecnologia che permette di realizzare display
a colori con la capacità di
emettere luce propria) abbiamo trovato un materiale
flessibile che possa fungere da fonte luminosa”.
Le note musicale sono state regalate dalla
famosa cantate Star Elaiza che ha presentato alcuni brani dal vivo, tra cui il suo ultimo
singolo “Say a word”
Presidente
Avv. Goffredo Nardecchia
Iscrizione al Tribunale di Roma
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Scaldaferri - Luciano Pecchi - Edoardo
Elisei - Federico Rocca - Giancarlo Coco
Progetto Grafico
Riccardo Giorgi
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La polizia più famosa del mondo
quartiere londinese di “Great
Scotland Yard”, che gli diede il
nome. Inizialmente il nuovo organismo non riscosse il favore di
molti londinesi, i quali ritenevano i
poliziotti degli odiosi spioni emissari del Governo, che più che altro avevano l’incarico di sottrarre
loro la libertà. In seguito cambiarono però parere, essendosi resi
conto dell’utilità di quegli uomini,
che, oltre a tutelare l’ordine pubblico ed imporre l’osservanza delle leggi assai più di quanto avveniva
in
precedenza,
salvaguardavano anche i loro
beni. I poliziotti vennero allora accettati, anzi addirittura presi simpatia dai cittadini dalla fedina penale immacolata, mentre, com’è
ovvio, erano alquanto impopolari
nelle sordide periferie, rigurgitanti di un’umanità deviata, assuefatta ad ogni tipo di crimine. In quegli anni, nonostante il ruolo di
primissimo piano che l’Inghilterra
aveva conseguito, anche in virtù
di una fruttuosa politica coloniale
che presto l’avrebbe resa un Impero, in vari quartieri della capitale regnava una miseria tale, da
causare una delinquenza assai
difficile da estirpare. Specialmente nella zona detta “West End” i
fatti delittuosi erano all’ordine del
giorno e i poliziotti, che vi accorrevano per fare la loro parte, erano armati soltanto di un nodoso
bastone. Ben presto le autorità
ebbero sentore che l’insofferenza
di tanti cittadini nei confronti dei
“policeman”, era originata anche
dal fatto che questi ai loro occhi
erano i componenti di un Corpo
Militare, quindi un qualcosa di
estraneo al contesto urbano. per
colmare Il distacco tra loro e i londinesi, il Governo decise allora di
far indossare ai poliziotti una divisa non troppo diversa dagli indumenti civili. Questa consisteva in
una “redingote” scura e in e i pantaloni della stessa tinta, accompagnati da un cappello a cilindro,
all’apparenza simile a quelli della
gente comune. In realtà quel cappello era davvero originale, perché confezionato in appositi laboratori, ad esclusivo uso e
consumo dei tutori dell’ordine.
Era infatti supportato nel suo interno da sostegni metallici che lo
rendevano resistente, al punto da
poter sopportare il peso del poliziotto, allorché questi, affaticato
dai giri di ronda, di tanto in tanto
si concedeva un po’ di riposo, utilizzandolo come fosse uno sgabello. Quel cappello coriaceo era
prezioso anche in altre occasioni,
cioè quando il poliziotto di saliva
sopra, per poter dare una sbirciatina a qualcosa che aveva destato i suoi sospetti, al di là di un
ostacolo non particolarmente elevato, quale poteva essere un muretto. Nel corso dell’Ottocento
“Scotland Yard” ebbe modo di
raccogliere molti allori, ma dovette subire anche delle sconfitte
che suscitarono non poco clamore. Sul finire del secolo una di
queste le venne dal criminale arcinoto come “Jack lo squartatore”, Il quale aveva ucciso con ferocia inaudita ben dodici donne di
dubbia virtù nel malfamato quartiere di Withechapel, senza che i
poliziotti riuscissero a catturarlo.
A Londra si era instaurata un’atmosfera di terrore, “Scotland
Yard” nonostante il grande impiego di forze, appariva impotente e
l’opinione pubblica era talmente
scandalizzata della sua inadeguatezza, che il capo della polizia
fu costretto a dare le dimissioni. I
delitti infine cessarono, ma si
continuò ad ignorare completamente identità del loro autore,
così da tener vivo uno dei più appassionanti misteri della storia
criminale. Un’altra bruciante
sconfitta “Scotland Yard” la riportò sul piano politico. l’Irlanda era
allora soggetta al dominio inglese
e ciò aveva fatto nascere nell’isola delle organizzazioni irredenti-
ste che aspiravano all’indipendenza. Nella seconda metà del secolo, a varie riprese gruppi di
patrioti irlandesi assai determinati scatenarono
a Londra gravissimi attentati terroristici, seminando il panico tra la popolazione. Benché impegnata al massimo, la polizia metropolitana
non riuscì ad avere la meglio sui sovversivi, abilissimi nel nascondersi e nel procurarsi le armi e
gli esplosivi. Grande fu il biasimo dei londinesi
nei riguardi di “Scotland Yard”, che, a dispetto
di tutti tentativi messi in atto, non era riuscita a
stanare e ad assicurare alla giustizia i dinamitardi. E’ evidente come gli inglesi fossero pronti
a deplorare l’operato della polizia quando risultava improduttivo, ma è necessario dire che essi
erano altrettanto disponibili ad osannare “Scotland Yard”, allorché le sue indagini e i suoi interventi erano coronate da successo. C’erano invece delle persone che si comportavano in una
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La polizia più famosa del mondo
maniera abbastanza discutibile, nel
senso che, per partito preso, ostentavano verso la posizione ufficiale
sempre il medesimo atteggiamento,
sia che essa avesse trionfato, sia
che avesse perso. Si trattava di
scrittori di libri a sfondo poliziesco,
che tacciarono di ottusità i poliziotti
istituzionali, contrapponendo a questi quelli creati dalla loro fantasia,
naturalmente molto più forniti di doti
intuitive e perspicacia. l’esempio più
eclatante è dato da sir Arthur Conan
Doyle, L’ideatore del celeberrimo e
stravagante detective privato Sherlock Holmes, il quale nei suoi romanzi faceva spesso la polizia bersaglio di una pungente ironia. Per
essere obiettivi, occorre comunque
precisare che per tutto l’arco dei
suoi 185 anni di vita “Scotland Yard”
ha risolto brillantemente la stragrande maggioranza dei casi raffrontati.
Per raccontare i suoi fallimenti basterebbero poche righe, mentre per
enumerare i suoi successi dovrebbero essere riempite moltissime pagine. Voglio ora dire qualcosa su
come nei primi decenni di attività
erano organizzate quelle poche
centinaia di uomini che componevano il Corpo di Polizia. Il loro compito
non era davvero dei più facili, visto
che non seguivano percorso di indagini ben delineato, ma si avvalevano piuttosto di metodi elementari
e sostanzialmente empirici, fidando
principalmente nel loro fiuto e nella
loro esperienza che avevano maturato sul campo. Non erano inoltre
minimamente dotati di mezzi meccanici e mancavano loro soprattutto
quegli utilissimi sistemi scientifici
che comparvero solo più tardi, ad
esempio il rilievo delle impronte digitali. L’Ottocento, specie nella sua
seconda parte, è stato un secolo
molto aperto al progresso, cosicché
anche la polizia cominciò a trarre
dei vantaggi dall’avanzamento della
scienza e della tecnica, tanto più
che anche i malfattori erano diventati più scaltri. Forse influenzati dai
numerosi romanzi polizieschi che
venivano pubblicati in Inghilterra, si
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dimostravano meno impulsivi e più
melodici nell’organizzare i loro misfatti, tutti tesi alla ricerca del “delitto perfetto”. I poliziotti non indossavano più l’attillata “redingote”, ma
un’uniforme più consona alla loro
condizione e l’eccentrico cappello a
cilindro era stato sostituito da un casco, Sul quale sarebbe stato problematico sedere e salire, ma che proteggeva molto bene il capo. Essi
non avevano fatto un salto di qualità
rispetto ai colleghi che gli avevano
preceduti solo nell’abbigliamento,
ma anche dal modo di condurre le
indagini. Infatti, non seguivano più
solamente il loro intuito, ma avevano cominciato a prendere familiarità
con il metodo induttivo, che presuppone innanzitutto l’utilizzo della logica, aiutati anche dall’antropometria,
un sistema sei efficace di classificazione e identificazione dei delinquenti. Il ventesimo secolo portò
molte innovazioni a “Scotland Yard”,
dove ormai per le investigazioni si
usavano anche il telegrafo e poi il
telefono. Esistevano laboratori
scientifici all’avanguardia, specializzati nel rilievo delle impronte digitali,
nonché reparti di chimica, balistica
e fotografia. Qualche anno dopo
erano in dotazione i più moderni
mezzi di comunicazione, persino
dei palloni e un’aeronave, per poter
osservare dall’alto qualcosa di poco
chiaro o semplicemente l’andamento del traffico, ma, poiché ormai
l’automobile la faceva da padrona,
nel 1919 “Scotland Yard” diede vita
alla “squadre volanti” motorizzate.
Venne anche incrementato il numero dei motoscafi della polizia operanti sul Tamigi, visto che spesso i
malavitosi si servivano di questa via
d’acqua. Il periodo tra le due guerre
mondiali fu per “Scotland Yard” l’età
dell’oro per la quantità dei casi risolti assai positivamente. Nel secondo
dopoguerra “Scotland Yard” migliorò ulteriormente la sua organizzazione, adottando anche l’uso della telescrivente e della televisione.
Tutte le auto della polizia erano munite di radio-telefono e venne istitui-
to anche un Corpo di agenti motociclisti. Si
venne a capo di numerosi casi, tra i quali
quelli, sensazionali, un assassino che succhiava il sangue delle sue vittime e di un
omicida seriale che terrorizzava il noto
quartiere di Notting Hill, ma non mancarono i bocconi amari da trangugiare. infatti
alcuni reati rimasti impuniti stavano destando il malcontento tra la cittadinanza e a
questo si deve aggiungere l’autentica beffa
subita dalla polizia il ventotto dicembre
1961, allora che nelle ore centrali della
giornata una sua automobile venne rubata, senza che gli addetti alla sorveglianza
se ne accorgessero, proprio mentre era
parcheggiata davanti a “Scotland Yard”. Le
si poteva perdonare di essersi lasciata
sfuggire qualche lestofante, ma era davvero troppo che la polizia si fosse fatta menare per il naso così vistosamente, a dire il
vero, il singolare furto suscitò nei londinesi, e non solo in loro, sentimenti contrastanti: da un versi si ironizzava, mettendo
la polizia alla berlina, dall’altro ci si sentiva
come quando crolla un mito. La stampa
non si fece pregare per dire la sua, coprendo di ridicolo “Scotland Yard” e tutti sappiamo quanto possa nuocere il ridicolo ad istituzioni di tale portata. I giornali portarono
avanti a lungo la loro campagna denigratoria, anche oggi, insieme con gli altri mass media, sovente non sono teneri con la polizia. intanto, tra alti e bassi, quest’ultima
proseguiva la sua opera in una Londra divenuta una tentacolare megalopoli. Ai nostri giorni essa può giovarsi dei più sofisticati prodotti della tecnologia e i “bobbies”
(da Bob, Robertino in italiano) come a Londra vengono chiamati i poliziotti, sono svariate migliaia. Nell’immaginario collettivo
essi appaiono sempre sulle orme degli aotori di delitti efferati, ma in realtà si occupano anche di tante altre cose. Oltre ad indagare sugli episodi di cronaca nera, Debbono
sorvegliare e disciplinare l’intensissimo
traffico della capitale, effettuare un’attenta
sorveglianza in occasione di grandi cerimonie pubbliche e di avvenimenti sportivi di
alto livello come le Olimpiadi, vigilare durante le visite di Capi di Stato stranieri,
controllare le sale da gioco e altri luoghi di
ritrovo, ma le loro incombenze non finiscono qui. Numerose sono anche le donne
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La polizia più famosa del mondo
poliziotto, il cui compito peculiare è la
tutela delle donne e dei minori. Come
si può facilmente intuire, da tempo
“Scotland Yard” ha traslocato dal
buio palazzo a due passi dal Tamigi.
Ora è un organismo mastodontico
che, oltre alla sede centrale, ne ha
tante distaccate. Tutto è cambiato da
quel lontano 1829 mi pare che anche
il primitivo nome sia un po’ mutato,
essendosi arricchito di più attributo:
“New Scotland Yard”, se non sono incorsa in un errore, dovrebbe essere la
denominazione attuale. Ho davvero
esaurito il gruzzolo delle mie informazioni su quest’istituzione che,amata,
discussa e talora bistrattata, ha accompagnato tanta parte della storia inglese,
facendo arrivare il suo nome dovunque,
tanto che ancora oggi la si può definire
“La polizia più famosa del mondo”.
Consuelo
Le implicazioni del freddo sulla salute.
I consigli del medico, con un occhio di
riguardo ad anziani e bambini
Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di
medicina generale e delle
cure primarie (Simg), spiega come affrontare l’ondata
di gelo abbattutasi in queste
ore sull’Italia Roma – Freddo sulla pelle, “superlavoro”
per il cuore. Quando la colonnina di mercurio crolla
“l’apparato cardiocircolatorio
è costretto a lavorare di più,
perché con l’esposizione
alle temperature rigide l’organismo è come un motore
che deve girare a un numero
di giri superiore per produrre
calore. Soprattutto nel caso
di anziani e malati cronici,
dunque, la cosa più importante è coprirsi bene e restare al caldo“.Questa la prima
raccomandazione di Claudio
Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie
(Simg), che ha spiegato
all’Adnkronos Salute come
affrontare al meglio l’ondata di gelo che si è abbattuta
in queste ore sull’Italia. “La
prima cosa che ci aspettiamo con l’arrivo dell’inverno
vero è che aumenti l’incidenza dell’influenza stagionale,
finora bassa, e delle infezioni respiratorie parainfluenzali. Il consiglio fondamentale, quindi, è assolutamente
quello di tenere ben coperti
bambini e anziani per evitare non solo le malattie infettive, ma soprattutto le loro
complicanze respiratorie e
cardiovascolari“. Nel caso
fosse inevitabile uscire di
casa, “la raccomandazione
per tutti è di coprirsi molto
bene e di proteggersi“, evitando in particolare gli sbalzi di temperatura. “Le case
dovrebbero essere tenute
calde – prosegue Cricelli –
specie quelle degli anziani
che invece sono spesso le
più fredde, perché il riscaldamento costa e in tempi di
crisi aumentano i pensionati
che non possono permettersi di pagarlo. Così come cresce il numero di anziani che
tagliano la spesa per il cibo,
rischiando anche squilibri
alimentari“. L’alimentazione
gioca un ruolo fondamentale con il freddo, così che
seguire una dieta corretta
diventa ancora più importante. “Frutta e verdura vanno
consumate in quantità“, suggerisce il presidente della
Simg, che poi spiega come
questi alimenti siano “ancora più preziosi d’inverno che
d’estate“.”Non
esagerare
invece con gli alimenti grassi e ricordare di bere molto
per idratarsi correttamente. I
riscaldamenti di casa fanno
consumare più liquidi – evidenzia Cricelli – che è necessario reintegrare perché
le mucose secche sono più
vulnerabili a virus e infezioni in generale“. “Oltre a bere
molto, consiglio sempre di
umidificare casa“, spiega
ancora, perché “soprattutto
negli ambienti in cui vivono anziani e bambini, creare vapore è importante per
mantenersi in salute“.
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La gatta e il bimbo
Queste sono storie che
ci indignano e ci commuovono. Gli animali
sono meglio degli uomini? No, non credo e non
è questo il punto. E’ che
ci sono negli uomini dei
comportamenti malvagi
o di grande irresponsabilità che, alla fine, producono gli stessi risultati
di sofferenza in ogni luogo della terra,superando qualunque confine
territoriale, di fede o di
lingua. Ma veniamo alla
storia. Come quel bambino sia capitato lì, non
si sa. Come, invece, il
gatto sia capitato lì, si sa,
perché da sempre quel
quartiere di Obninsk, in
Russia, è il suo territorio.
Il gatto, anzi la gatta, si
chiama Masha. E’ una
gatta dal pelo lungo ed
è stata adottata dagli
abitanti della zona. Di
notte, come tutti i gatti,
ama ispezionare il suo
territorio e, in quella notte di gennaio, durante il
suo giro, è stata attratta
da uno scatolone lì, vicino ai secchi dell’immondizia. Dentro c’era un
neonato abbandonato
chissà da chi. Vicino al
bimbo c’era pure uno
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zainetto con del cibo
per neonati e dei pannolini di ricambio, il che
rende il mistero ancora
più fitto. Chissa’ cosa
ha pensato Masha nel
trovare quell’intruso nel
suo territorio, ma il suo
istinto materno ha preso
il sopravvento e si e’accoccolata su di lui per
riscaldarlo. Deve avere
iniziato, poi, da subito
a miagolare insistentemente, ma inutilmente.
Solo nelle prime ore del
mattino e’ riuscita ad attrare l’attenzione di una
donna che la conosce
bene e che, sentendo
quei miagolii, si è allarmata. Pensava che fosse ferita, anche perché
la gatta non le veniva
incontro come era il suo
solito,ma mai si sarebbe aspettata di trovare
ciò che poi ha trovato.
Quando è arrivata l’ambulanza, Masha ha tentato di salire su quella
insieme agli uomini che
avevano preso in cura il
suo piccolo protetto .Per
trattenerla hanno dovuto prenderla in braccio,
ma, quando la macchina si è avviata, lei si e’
divincolata fino a liberar-
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si e ha tentato di seguirla
quell’ambulanza . Poi è
rimasta per ore lì sul ciglio della strada come
se aspettasse che glielo
riportassero. Il bimbo si
è salvato da un congelamento sicuro grazie
all’intervento del gatto
che l’ha scaldato, su
questo i medici non hanno dubbi. Ora sta bene.
La polizia è ancora alla
ricerca della madre.Lei,
invece, Masha, è diventata un’eroina in Russia
e, come tale, riceve varie visite al giorno e cibo
come regalo. Accoglie
i visitatori in una sala
condominiale riscaldata,
che le è stata messa a
disposizione, ma ogni
tanto prende e se ne torna ad ispezionare il suo
quartiere.
Maria Luisa Dezi
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Meeting: Il ruolo di Roma e Sud Italia, Expo Milano 2015
del mondo legale, della logistica e del turismo, insieme al
Club dei Diplomatici Commerciali (CDC), associazione no
profit che comprende sessanta ambasciate estere in Italia,
rappresentato dal coordinatore
Paolo Quercia. “HERo – ha
spiegato Margherita Boniver
nel ruolo di advisor del consorzio – darà un supporto in risposta agli enormi flussi previsti
per Expo 2015 offrendo servizi
utili a tutte le delegazioni che
in arrivo e in partenza transiteranno da Roma, estendendo e
facendo così apprezzare, grazie a Expo, le potenzialità del
‘sistema Paese’ a tutti coloro
che arriveranno: delegazioni,
aziende straniere, investitori”.
Il meeting, moderato da Paolo
Gambescia, ha trovato un punto di condivisione nell’esigenza
di accelerare l’attività di coordinamento tra i diversi attori sul
territorio in vista del 2015. “La
comunità economica di Roma
e del Lazio – ha spiegato Giancarlo Cremonesi, Presidente
della Camera di Commercio
di Roma – deve preparare dei
pacchetti alternativi e proporre delle partnership a società
e industrie di altri Paesi, che
insieme alle nostre possono
fare alleanze valide sul mercato internazionale”.”Potremo
tranquillamente puntare nel
2015 a un aumento del turismo nella Capitale intorno al
20%, in occasione dell’Expo”.
“La Capitale e il suo territorio
– ha sottolineato Mirko Coratti, Presidente dell’Assemblea
Capitolina - dovranno fare sistema con Milano e con il resto d’Italia. Immagino queste
due grandi realtà urbane unite
insieme per far vincere l’Italia
e scrivere una nuova pagina di
unità nazionale. Non dobbiamo
e non possiamo permetterci la
dispersione dei visitatori in
altri paesi europei”. Un’unità
d’intenti condivisa da Albino
Ruberti, coordinatore del grup-
po di lavoro sul progetto Expo
2015 per il Lazio, e ben accolta da Benedetto Della Vedova,
sottosegretario agli Esteri che
ha sottolineato “tutti ci aspettiamo che Roma sia all’altezza
perchè quando è protagonista
l’Italia inevitabilmente e’ protagonista anche Roma”. Della
Vedova ha poi annunciato che
“a giugno, con la promozione
del presidente della Giunta
lombarda Roberto Maroni, ci
sarà a Roma un incontro di tutti
i presidenti delle regioni italiane, per una presentazione corale delle iniziative sull’ Expo”.
La visibilità globale del nostro
Paese nel prossimo anno non
potrà dunque non coinvolgere
l’intero territorio italiano con
progetti mirati e iniziative specifiche, come quelle illustrate
da David Granieri, Presidente Coldiretti Lazio e Roma. “Il
contributo dell’afflusso dei visitatori di Expo alla crescita
del settore del turismo – ha
calcolato Vincenzo de Luca,
Responsabile di Expo 2015 del
Ministero Affari Esteri - è stimato in oltre 4 miliardi di euro. Sui
20 milioni attesi, si prevede di
accogliere oltre 6 milioni di visitatori stranieri, con pacchetti
turistici dedicati che coinvolgano l’intero territorio nazionale
e specifiche politiche di facilitazione per la concessione dei
relativi visti”. “L’appuntamento
del prossimo anno – gli ha fatto eco Roberto Arditti, Direttore
Affari Istituzionali Expo 2015 è la più importante cartina di
tornasole per comprendere se
questo Paese vuole giocare da
protagonista la sfida del nostro
tempo”. “Per Expo 2015 – ha
aggiunto Giuseppe Roma, Direttore generale del Censis mettere in gioco anche Roma
vuol dire ampliare l’offerta nazionale con una città fra le più
amate al mondo, con benefici
per l’evento stesso. Inoltre,
Roma ha bisogno di allargare
la gamma di offerte turistiche
meeting HERo Roma
Mirko Corati
Margherita Boniver
Benedetto Della Vedova
e con l’Expo è necessario proporsi non solo
come attrattore culturale, ma come centro di
conoscenza con il più alto numero di ricercatori in Italia”.
Luca Bertucci
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Sindaco di Corleone in visita
all’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone,
al centro dell’incontro: Legalità e Solidarietà
Cesano Boscone – giovedì 22 gennaio Lea Savona sindaco di Corleone è stata accolta dalla dirigenza e
direzione sanitaria dell’Istituto Sacra
Famiglia di Cesano Boscone per condividere insieme a ospiti, medici, operatori e dirigenti una testimonianza di
Legalità, e portare la propria solidarietà e amicizia verso il progetto Sacra
Famiglia. Giovedì alle 13:30 i cancelli
d’entrata dell’istituto Sacra Famiglia di
Cesano Boscone, si sono aperti per il
Sindaco di Corleone, Lea Savona, reduce in questi giorni da una maratona
di incontri di promozione della Legalità a Lecco e Milano. Per quasi tre ore
il sindaco ha avuto modo di visitare
la struttura, condividere problemi e
prospettive future, ma sopratutto incontrare ospiti, operatori e relazionarsi con i dirigenti per una vicinanza e
solidarietà senza compromessi, come
è nel suo stile. “La visita alla struttura
della Fondazione Istituto Sacra Famiglia”, afferma Lea Savona, sindaco di
Corleone, “è un esperienza che come
primo cittadino di Corleone sono onorata di aver fatto. Noi Corleonesi, con
l’aiuto dell’Assessore Borsellino, nel
2014 abbiamo salvato il nostro ospedale che doveva chiudere per mancanza di fondi. Credo che la risposta
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alla sofferenza umana vada ricercata
in questi luoghi dove il Volontariato e
la Carità umana vengono valorizzati.
Il mio territorio è vittima di un sottosviluppo infrastrutturale ed economico
causato dalla mafia come danno indiretto, ma è in realtà come la Sacra
Famiglia che dobbiamo riscoprire il
significato di solidarietà. Uno Stato
sano c’è, le realtà che funzionano ci
sono, ecco perché ho voluto inserire
questa visita nel mio percorso”. “Qui si
vede l’approccio cristiano al bisognoso”, prosegue Lea Savona, raccontando la propria visita ai responsabili
di Scelte Giovani (associazione impegnata da anni nella promozione della
Legalità), “A Cesano Boscone ho visto
condizioni di fragilità sociale, sanitaria e relazionale che purtroppo sono
presenti un po’ ovunque e vivo anche
a Corleone con alcune famiglie meno
fortunate, casi singoli che richiedono
una grande sensibilità. I politici in genere non sono avvezzi a queste realtà.
La legalità ha tante sfumature, sono in
gioco i diritti fondamentali della persona ed occorre garantirli anche in situazioni estreme. Ho condiviso la mia
esperienza di Legalità che sto conducendo nel mio ruolo di Sindaco. Dopo
la visita ho capito che il progetto Sacra
Famiglia è un percorso di umanità che
gode e si alimenta della sensibilità e
della professionalità della dirigenza
e degli operatori. Ci sono elementi di
eccellenza invidiabili che credo debbano essere riconosciuti e sostenuti.
Ho invitato i dirigenti e responsabili a
visitare Corleone.” Nell’incontro la Sacra Famiglia era rappresentata dal Direttore Generale Dott. Paolo Pigni, dal
Presidente Don Vincenzo Barbante e
dalla Dott.ssa Anna Lisa Bonati Direttore Coordinamento Servizi Sanitari.
Fra le criticità affrontate, l’importante
ruolo che rivestono i volontari, “senza
i quali”, osserva il Presidente, “Non
sarebbe possibile affrontare la vastità
dei problemi che si dipanano, e nemmeno sarebbe possibile comprendere
la delicatezza delle relazioni con i parenti degli ospiti. Fattori chiave da cui
dipendono molte delle scelte organizzative e operative che assicurano la
qualità del servizio”.La storia di questa
realtà di servizio alla persona risale al
1896 con il nome di Ospizio Sacra
Famiglia, quando il parroco di Cesano Boscone, Don Domenico Pogliani,
accoglie in casa sua cinque bisognosi.
A Roma grande successo del meeting di HERo sullo stato dell’arte dell’Expo milanese
ROMA, 27 GENNAIO 2015 –
Expottimisti, e senza alcun punto
interrogativo. Si sono trovati in
pieno accordo il Ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, e la Vicepresidente del Senato della
Repubblica, Linda Lanzillotta, intervenuti al meeting svolto all’Ara
Pacis di Roma e intitolato “Countdown Expo Milano 2015. Siamo
#Expottimisti? Lo stato dell’arte
dell’Esposizione Universale”, promosso e organizzato dal consorzio HERo, Hub for Expo in Rome,
insieme al Club dei Diplomatici
Commerciali e a Diplomacy, il Festival della Diplomazia. A meno di
100 giorni dal via, a dispetto degli
allarmismi, il cantiere è pienamente nei tempi e le adesioni sono
incoraggianti. “L’Expo – ha spiegato Galletti - è una grande sfida
su cui il Paese deve puntare tutto per la propria ripartenza: sarà
un grande successo per l’Italia”.
“Sono assolutamente ottimista
per la grande riuscita dell’evento – gli ha fatto eco la Lanzillotta
- L’assegnazione è stata già una
vittoria, frutto della capacità saper
fare squadra. Oggi siamo avviati
a realizzare l’infrastrutturazione e
il timetable dei lavori ci conforta.
Possiamo puntare a quasi 20 milioni di visitatori stranieri, oltre agli
italiani”. Al Ministro dell’Ambiente
e alla Vicepresidente del Senato
Sandro Sassoli, presidente del
Museo del Tempo, ha consegnato una speciale coniazione della
moneta ufficiale dell’Expo. Il meeting è stato organizzato a Roma
a testimonianza del coinvolgimento di tutto il territorio nazionale in
un appuntamento della portata
di Expo 2015. “Abbiamo creduto
profondamente in questo evento
con un’idea di integrazione e non
di competizione con Milano – ha
chiarito Albino Ruberti, Coordinatore Regione Lazio Expo Milano
2015 - Roma ha deciso di scommettere su Milano. Saremo gli
unici a stare permanentemente a
Milano, nel padiglione Italia, per
tutti i sei mesi di durata dell’Expo”.
Tra gli altri, sono intervenuti anche
Giuseppe Cerbone, Amministratore Delegato Ansa, Vincenzo De
Luca, Responsabile Task Force
Ministero Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per Expo
Milano 2015, Giovanni Bastianelli,
Direttore Agenzia Turismo – Regione Lazio, Andrea Benigni, Amministratore Delegato ECA Italia,
e una rappresentanza dei Paesi
Esteri partecipanti: SE Giancarlo
Kessler, Ambasciatore di Svizzera, Madame Gladys Mexil Guiteau, Commissaire Général d’Haiti
Expo Milano 2015, e il Ministro
plenipotenziario Boris Antolic, Responsabile Expo 2015 Ambasciata Slovenia Roma. Giacomo Biraghi, Digital Pr Expo Milano 2015, è
stato la voce narrante della lectio
Expo in Viaggio, il ciclo di incontri
a tappe lungo la penisola per raccontare che cos’è l’Esposizione
Universale, per la prima volta nella capitale. Altra assoluta novità
del meeting, la presentazione, a
cura di Luca Ballarini del manuale “#Expottimisti - Guida pratica
all’esposizione universale di Milano”, scritto con Giacomo Biraghi
e Alvise De Sanctis, un prezioso
“bignami” positivo e propositivo”
in vista di Expo, che spiega, con
testi brevi e infografiche chiare, in
che modo l’Expo sarà un evento
irripetibile per l’Italia e presenta dati essenziali,
effetti economici e ragioni di successo dell’Esposizione universale. Ma soprattutto le tante
opportunità per aziende e istituzioni che sta
generando.
Luca Bertucci
Capitolino flash
9
L’incendi d’Porta Pila!
segue dalla prima pagina
Meno spazio fu dedicato
ad un rogo che stuzzicò
la mia fantasia quando,
tanti anni fa, nel monologo del cantautore piemontese Gipo Farassino
(1) se ne dava un breve
cenno. Il brano si intitolava “’L trein ‘d Leinì ”(2).
Con il tempo il ragazzino
curioso di tanti fa crebbe
e nel ricordo di quel vinile volle scoprire qual’era
“l’incendio di Porta Palazzo” che, nel pezzo, i
venditori disonesti citavano nelle loro grida per
vendere merci sporcate
di nero fumo e spacciate
per reduci della furia di
quelle fiamme. Lo stesso che aveva causato la
scomparsa di un immagine ormai lontana della
Torino antica. L’incendio
c’era stato davvero ed
un buon resoconto comparve sul quotidiano torinese “La Stampa” del 19
Giugno 1910 (3).
Porta Palazzo è una località ben nota a chiunque abbia vissuto anche
solo parte della propria
vita a Torino. L’enorme
piazza ottagonale ospita, da quasi due secoli, il
più grande mercato all’aperto d’Europa ed oggi
vi confluiscono le più diverse culture che vivono
nel capoluogo sabaudo.
È facile comprendere
come un luogo simile
sia stato lungamente al
centro delle attenzioni
della popolazione, sempre intenta da decenni e
decenni a cercare tra le
sue bancarelle l’articolo
migliore, e come esso
abbia influito sulla quotidianità e la vita della
città piemontese pur mutandosi e cambiando nel
Capitolino flash
10
corso dei tempi. Fin dal
1830/1835 circa la zona
era meta dei mercanti e
della popolazione che vi
comperava cibarie, stoffe (un tempo tanto preziose) e tanti altri beni di
consumo. Tanto bastò a
rendere il luogo particolarmente popolare anche
ai molti forestieri che vi
giungevano dalla provincia e non solo.
All’inizio del ‘900 il mercato era costeggiato,
tra l’altro, da un piccolo
treno che percorreva la
tratta da Leinì a Torino
e viceversa. Secondo la
leggenda furono proprio
le faville proiettate dalla locomotiva a scatenare la furia distruttiva
del fuoco il 18 Giugno
1910 che, nei pressi
della Piazzetta Milano,
distrusse parecchie bancarelle lasciando il proprio sfumato ricordo nella memoria della città.
Tutto ebbe inizio attorno
al mezzogiorno quando il momento di pausa
concedeva ai mercanti,
levatisi all’alba, un istante di riposo ed il tempo per poter mangiare
qualcosa. Erano passati pochissimi minuti dal
passaggio del già citato
treno quando, forse per
le fiamme e la faville da
esso sprigionato, forse per l’incauto uso di
una macchina a spirito
usata per cucinare tra
i banchi, si scorsero le
prime fiamme e la gente iniziò a gridare a gran
voce: “Al fuoco!”. Da un
banco in prima fila, verso il centro della Piazza, esso s’avviava verso
quelli circostanti velocemente divorando le stof-
Col. Placido Giusto
Gipo Farassino
fe ed i tendaggi che vi si vendevano. In
pochi minuti, complice un poco provvidenziale venticello, più di dieci banchi
vennero investiti dalle fiamme mentre la
brezza spargeva ovunque brandelli infuocati che altro non facevano che contribuire ad allargare ulteriormente il già vivace rogo. Le testimonianze concordarono
su come in un tempo contabile sulle dita
d’una mano l’incendio fosse cresciuto al
punto da scatenare un pandemonio ed il
caos generale. Il panico s’impadronì dei
mercanti in fuga e delle donne invocanti
soccorso al punto che, sulle prime, nessuno pensò di allertare i pompieri (4) che
avevano sede alla storica caserma delle
Tre Fontane di S. Barbara (5). Ci volle la
prontezza di spirito di due guardie civiche
perché l’allarme fosse dato e prontamen-
segue a pag. 11
segue da pag.10
L’incendi d’Porta Pila!
te i Vigili del Fuoco potessero
portarsi sul luogo del sinistro
con i loro automezzi. Furono subito disposte una
decina di lancie da incendio
alimentate dalle relative condotte. Tuttavia l’azione spengitrice dell’acqua danneggiava
le merci e quanto poco ancora
si potesse recuperare per cui
vennero immediatamente ridotte al fine di limitarsi a contenere le fiamme ed impedirne
un ulteriore allargamento ai
banchi temporaneamente risparmiati dal rogo che ancora non aveva fatto a tempo a
raggiungerli. I poveri pompieri, comandanti dal Colonnello
Giusto (6) e dal Vice Comandante Tenente Ceresa, faticarono non poco per operare
nella confusione che ancora
dominava, incontrastata, la
piazza riempitasi non solo di
sventurati mercanti ma anche
di capannelli di curiosi. 
Nondimeno, in un tempo piuttosto breve, i vigili (7), aiutati
da pochi volenterosi, ebbero la
meglio ed il fuoco venne finalmente domato. Diversi feriti,
con ustioni più o meno serie,
si contarono tra i molti civili
presenti. Almeno una ventina
di bancarelle, e merce per almeno centomila lire di allora,
furono seriamente danneggiate dal sinistro. Ci vollero
ore prima che i pompieri e gli
spazzini potessero rimuovere
con dei carretti i resti deformi
delle masserizie bruciate ed
incenerite e solo verso le 20 lo
sgombero ebbe termine (8).
Come abbiamo detto furono
avanzate un paio di ipotesi
sulle cause dell’incendio ma
quella che parve più suggestiva fu proprio la versione che
attribuiva al passaggio del trenino la responsabilità del grave evento cui seguirono lavori
edili. E così per i torinesi il “trenin d’Leinì” divenne il colpevo-
le del rogo e dei cambiamenti
che seguirono al punto che nel
suo monologo, tra l’altro, raccontava Farassino in questo
estratto:
“A j’ero nen passaje sinch minute da la partensa da sto vej
bidon che già ‘n maledet odor
ëd fum ‘s mësciava ai primi crij
ëd le comesse. (..) Tuta ant un
colpi j banch ëd Porta Pila a j’ero mach pì na fiama sola, tut a
brusava, e tut për colpa d’chila
ch’as n’andasia co’ pass felpà
‘d na mula. E’nt sa manera fòla
e sensa glòria a l’è sparije na
fëtta ‘d na sità lassand ël gust
amer ëd la cicoria in boca ‘d
tanti e tanti ‘nnamorà. Chissà
s’a l’è stàit mal o l’è stàit bin?
L’è certo che, per ani, si aTurin
ij sòlit traficant a l’han vendù:
MERCE SALVATA DALL’INCENDIO DI PORTA PALAZZO!
Sta màniga d’artista dël bidon,
‘mpinia ‘d roba frusta ij magasin, ‘d neuit l’ambërlifavo co’l
nèir fum e peui la sbolognavo
la matin. E costa, cara gent, a
l’è la storia! Na storia vera ma
ch’a sa ‘d legeda, che mach
gli amis ch’a l’han passà ij sinquanta a peul ancora pëschè
‘nt la memòria. Ël lato trist ëd
tuta la canson l’è constate che
ani ‘d tradision, vanto e color
dë sto me cit Turin, a son sparì
per colpa d’ën trenin! ”
E così, oggi come ieri, tante
persone affollano il mercato di
Porta Palazzo, luogo di aggregazione e commercio, e tra le
migliaia di uomini e donne che
si aggirano tra la bancarelle
ben pochi, forse nessuno o
quasi, ricordano più l’incendio
che un secolo prima divampò
in quella piazza, nessuno ha
più memoria delle grida terrorizzate delle commesse e
dei comandi che il Colonnello
Giusto dava ai suoi bravi pompieri. Ne è rimasto l’odore di
bruciato od il fumo scuro che
s’alzava da quel rogo a cui
tanti ne seguirono. Quella piccola pagina di storia torna oggi
a rivivere tra queste poche righe che non hanno che l’ardita
ambizione di far conoscere la
vicenda e magari contribuire,
nella loro piccola misura, a
consegnarla alla memoria collettiva.
Alessandro Mella
RINGRAZIAMENTI
Sig. Beppe Lachello del sito:
www.mepiemont.net
Archivio Storico online quotidiano “La Stampa”
Capitolino flash
11
Buccellati, quando l’artigianato diventa arte
È a Mario Buccellati, proveniente da
una famiglia attiva nel mondo dell’oreficeria dal XVIII secolo, che si deve
l’ideazione e la maturazione dello stile unico e affascinante dei gioielli e
dell’argenteria che portano questo
nome. Le principali fonti d’ispirazione
sono la perfezione e la raffinatezza
esecutiva dell’arte orafa italiana rinascimentale, combinate con personale
gusto estetico e poetica eleganza.
Nacque ad Ancona il 29 apr. 1891
da Lorenzo e da Maria Colombani,
ambedue originari dell’Oltrepò pavese. A causa della precoce scomparsa del padre, con la madre e i fratelli
fece ritorno in Lombardia e a Milano,
all’età di quattordici anni, entrò come
apprendista nella gioielleria Beltrami
e Besnati, situata in via S. Margherita. Chiamato alle armi allo scoppio del
conflitto mondiale nel 1915, ferito sul
Carso e insignito della croce di guerra, nel 1918 fece ritorno a Milano. Nel
medesimo anno la ditta Beltrami-Besnati si era sciolta e il negozio di via
S. Margherita era stato ceduto ad un
commerciante di pietre preziose che,
nel 1919, lo vendette al Buccellati, il
quale, avendo già acquisito una straordinaria abilità artigianale e sviluppato una personale disposizione inventiva, decise di continuare l’attività con il
proprio nome. Dopo Milano, Buccellati
arrivò a Roma, in via dei Condotti 31,
negozio tuttora aperto e rimasto l’unico
di quelli fondati da Mario, cui sarebbe
seguita, nel 1929, l’apertura della sede
Capitolino flash
12
fiorentina di via Tornabuoni. L’orafo
ottenne tutta l’ammirazione di Gabriele D’Annunzio, per il quale realizzò numerosi ed eccezionali oggetti. Il
poeta coniò l’emblematico appellativo
di “Mastro Paragon Coppella”, che il
Buccellati adottò come blasone (con
riferimento al piccolo crogiolo per raffinare oro e argento) e che è tuttora utilizzato dal figlio Federico, continuatore
del negozio di via Condotti. Il carattere
riservato e schivo del Buccellati ha fatto sì che l’identità di “Mastro Paragon
Coppella”, così come molte altre notizie biografiche, sia restata per vario
tempo ignota ai più, anche agli esegeti
dell’opera di D’Annunzio. La fama dei
gioielli Buccellati si espanse sempre di
più e presto conquistò le famiglie reali
di Casa Savoia, del Belgio, Spagna,
Egitto, Inghilterra e per il Vaticano,
oltre che uomini d’affari e personaggi
illustri. Nel 1956 il Buccellati aprì un
nuovo negozio a New York sulla Fifth
Avenue nell’edificio dell’Hotel Regis
e, nel 1958, una seconda sede statunitense sulla Worth Avenue a Palm
Beach: iI successo d’Oltreoceano dei
gioielli firmati dal Buccellati si dovette
proprio a quella fedeltà, alla forbitezza artigianale e al caratteristico stile
definito “all’italiana”, identificato nelle particolari montature a traforo e
nell’impiego di materiali talvolta non
preziosi, ma estremamente decorativi.
Dopo Mario, il figlio Federico ha valorizzato in modo particolare il negozio di
Roma, mantenendo lo stile del padre,
con echi anticheggianti e uno spiccato influsso dal mondo naturale. Oggi,
pur rivolta al futuro, la tradizione vive
ancora, grazie all’impegno e alla passione della famiglia. Lorenzo Buccellati ha portato fino in Oriente la bellezza
e l’incanto di uno stile che è massima
espressione di purezza, ricercatezza,
splendore. Nell’ammirare gli oggetti
Buccellati si percepisce una sensazione di eternità, di sublimazione della
materia stessa, proprio perché depositari di un concetto, di un’idea originale
e autentica, che negli anni si è mantenuta salda, vivida e, soprattutto, fedele
a se stessa.
Marta Buccellati
per Associazione Culturale e Artistica
www.artipreziose.it
BONIFICHIAMO LA SCIENZA DAL MATERIALISMO
Sono davanti all’ennesima recensione, dell’ennesimo libro, dell’ennesimo psichia-tra: Livio
Della Seta – Vivere le
emozioni. Un compendio di tutte le spinose
questioni che lo scientismo psichiatrico-neuro-materialista
(chiamata qui “rivoluzione
neuroscientifica”), cerca
di ridefinire e ri-di-mensionare. Il titolo dell’articolo “Le emozioni provengono dal corpo”, è
tutto un programma e
testimonia chiaramente l’opera di stravolgimento dei rapporti fra
enti quali io, mente,
cervello, emozioni, coscienza, libero arbitrio,
responsabilità e altri, ad
opera di appar-tenenti
alla cricca psichiatrico/
neurologica, che fanno del materialismo la
loro reli-gione. Si vede
chiaramente come psichiatria e materialismo
siano funzionali alla cultura moderna ed a questa politica disattenta ai
diritti umani. Attenzione
alle seguenti affermazioni. “Ogni attività mentale (pensieri, emozioni,
immagini, sentimenti)
è un’attività ce-rebrale,
quindi fisica”. “Ciò che
noi ancora chiamiamo
‘psichico’ nasce in realtà dal corpo. “Il dualismo
(mente-corpo/
spirito-corpo, n.d.a.), è
un errore difficile da correggere”. “…non esiste
una mente separata dal
cervello…”. “…rendesi
conto di come il libero
arbitrio non esista potrebbe essere utile dal
punto di vista terapeutico”. “Il miglioramento
‘passa per la consapevolezza del proprio
modo di funzionare’ e in
molti casi per la rinuncia a cambiare la realtà
esterna, concentrandosi sulla lente che usiamo per osservarla”. “I
processi che intentiamo
a noi stessi…i sensi di
colpa e gli ‘avrei dovuto’
sono meccanismi diabolici e inutili”. “Siamo
sempre più innocenti
di quanto pensiamo”.
“Nella parte finale del libro ci sono alcuni spunti
per bonificare molte discussio-ni: la mania di
pensare che oggi dilaghi il degrado morale,
o le relazioni non siano
più ‘vere’ come in passato. Un processo di rimozione che dimentica,
solo per fare un esempio, com’era angusta
la società per le donne
solo qualche decennio
fa. Per quanto il processo sia incompiuto,
il passato è ben poco
desiderabile. Altro che
ma-lattia della modernità”. Oltre all’opera di
stravolgimento vediamo
uno scaltro tentativo di
rendere appeti-bile e
plausibile il tutto: da una
parte si deresponsabilizza chi soffre da ogni
cosa che in lui o da lui
possa aver contribuito
ai suoi stessi problemi
(implicitamente gli si
ne-ga ogni possibilità di
influire su di essi, anche
se aiutati, in maniera
autodeterminata, oltre
a prospettare il sillogismo: rinuncia a cambiare la realtà uguale miglioramento), dall’altra
si nasconde l’influenza
psichiatrico/materialista
sulla realtà odierna con
ar-gomenti assai deboli,
su cui filosofi e sociologi potrebbero obiettare.
Io ad esempio ribalterei
addirittura la questione
donna: era certamente
sottomessa ma in modo
per così dire “istituzionale”, accettato e, anche se assolutamente
sbagliato e ingiusto,
pa-lese e alla luce del
sole. Nel passato era
spesso tutto più “vero”,
il bene e il male erano
visibili, certamente spiegati e sopportati in modi
che appaiono assurdi
rispetto alle “razionalizzazioni” para scientifiche di oggi. Ora è tutto
amorfo e senza emozioni, basta notorietà
e appeal televisivo per
farci digerire ogni tipo
di personaggi e comportamenti. La difesa
della realtà è un’implicita ammissione della
corresponsabilità per lo
squallore dei nostri giorni. E ancora ci vengono
a dire che tutto ciò è
“scienza”, e pretendono
di “bonificare” ogni residuo culturale umanista!
Ecco allora e sempre
più la necessità di una
nuova spinta per i diritti
umani, per scardinare i
baluardi di un sistema
che dietro la “scienza”
nasconde il regime invasivo del prossimo futuro.
Massimo Franceschini
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Capitolino flash
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Curiosità e Giochi
Orizzontali
1 – La capitale dell’Olanda 9 – Una musica che può
essere hard 10 – Trama contro Otello 11 – Ente
Umanitario 12 – Vi è il sole a mezzogiorno 13 – L’Elio 14 – Gruppi d’abitazioni di campagna 15 – Andare senza una meta 16 – La…parola di Alì Babà
18 – Nel frattempo 19 – Latina sulle auto 20 – Una
pianta rampicante 21 – Istituto Radiologico 22 –
Succedette a Vespasiano 23 – Periodo geologico
24 – Il sistema degli ambientalisti 25 – Lo hanno
le Sim telefoniche 26 – La fine dei buoi 27 – Pigiama da donna 37 – Un Niki campione della Ferrari
38 – Il cognome del personaggio 39 – si lavava col
sangue 41 – Le iniziali di Endrigo 42 – La sesta
nota musicale 43 – Le consonanti di Nepi 44 – Il
nome della Barzizza 45 – Articolo femminile plurale 46 – Profondo 48 – Il capoluogo dell’omonima
valle 50 – Le prime di operoso 51 – Devastare,
sterminare 53 – Si incontrarono Garibaldi con il Re
54 – Insieme al Liri formano il Garigliano 56 – Le
iniziali dell’attrice Argento 57 – L’inizio… di mondo 58– L’aggancio per le corde di ancoraggio della
nave 59 – Serve per condire 60 – Negazione decisa 61 – La sigla di Napoli 62 – Il dittongo di Mao.
Verticali:
1 – Li tendevano le Amazzoni 2 – Frutti del gelso 3 – Si vendono a paia 4 – Le consonanti di Tokio 5 – Analisi più accurata 6 – Occorre a chi fa spese 7 – Sciolto nei movimenti 8 – Insurrezioni popolari 12 – Un fiore da spose 14 – Il
Fidel cubano 15 – Una regione sul Garda 16 – I millimetri di certe pellicole 17 – Bizzarri, originali 18 – Sa che tempo
farà 19 – La Scala ne è il tempio 23 – Fa ammalare tutti 27 – Il nome del personaggio 28 – L’inizio e la fine di amica
29 – La crea Ennio Morricone 30 – Serve per dissodare il terreno 31 – Preposizione semplice 32 – Il nome della Falchi
33 – I figli dei fratelli 34 – La fine di Zoe 35 – Sminuzzato 36 – Decotto 40 – Lo Stato con Katmandu 47 – Officine
Meccaniche 49 – La produzione del baco 52 – Insidia per i pesci 55 – La fine dei fiori 58 – Bari.
Soluzione del mese di Gennaio
Simboli di Roma
Caesar Elephant
Capitolino flash
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