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LA PINACOTECA DI BRERA
In Via Brera, quartiere milanese degli artisti, sorge una delle esposizioni più
interessanti a livello nazionale, con ben 38 sale dedicate alla pittura italiana (e
qualche inserimento di autori stranieri) dal Duecento alle Avanguardie.
Pur ammirando con piacere i diversi
dipinti, stili e caratteri delle varie
epoche e correnti, gli alunni delle
due classi si sono concentrati sulle
opere che già a scuola avevano
preparato, guidati dalle rispettive
docenti di arte e immagine.
In particolare, i ragazzi della 3M:
Carlotta
Ballarin,
Gaia
Cozzi,
Eleonora Cutrino, Larisa Guizon e
Maria Valentin, hanno mostrato il
loro
coinvolgimento
sostando
davanti ai quadri degli artisti più
famosi e presentandoli in modo
semplice ed estemporaneo.
Di seguito, le opere scelte dalla
classe 3I, descritte e commentate
con un breve approfondimento
svolto in gruppo.
MANTEGNA – Il Cristo morto
Il quadro è collocato in fondo a uno stretto
corridoio, in un’atmosfera piuttosto buia e
molto suggestiva. Rappresenta il momento
in cui Cristo viene deposto nel sepolcro,
dopo la Crocefissione. La luce che illumina
il quadro rende l’immagine realistica,
nonostante la strana prospettiva che il
pittore ha scelto. Ci lascia stupiti
soprattutto la trasparenza del lenzuolo che
avvolge il corpo, con effetti di velatura e
grande
morbidezza.
E’
un’immagine
commovente, e a fatica riusciamo a
staccarci e far ripartire il gruppo… per
visitare le sale successive.
(Fabio, Leonardo D., Martina, Lorenzo, Alessandro, Tommaso)
RAFFAELLO – Sposalizio della Vergine
Lo Sposalizio della Vergine è un dipinto ad olio su tavola
di legno di 170x117 cm., firmato “Raphael Vrbinas” e
datato “MDIIII”.
Si tratta di una delle opere più celebri dell’artista, che
chiude il periodo giovanile e segna l’inizio della fase della
maturità artistica. L’opera venne commissionata dalla
famiglia Albizzini per la cappella di San Giuseppe nella
chiesa di San Francesco a Città di Castello. Lo Sposalizio
di Maria e Giuseppe avviene in primo piano con al centro
un sacerdote che, tenendo le mani di entrambi, celebra
la funzione. Dal lato di Maria, a sinistra, si trova un
corteo di donne, dal lato di Giuseppe un gruppo di
uomini, tra cui uno che spezza con la gamba il bastone
che, non essendo fiorito, non gli ha dato la possibilità di
essere scelto tra i pretendenti. Sullo sfondo una perfetta
geometria rinascimentale in cui sono ben evidenti le
linee che scaturiscono dal punto di fuga, nel
tempietto.
(Pietro, Sara, Lisa, Fehd, Maxim, Francesco, Katia)
HAYEZ – Il bacio
Anche davanti a questo quadro abbiamo
sostato a lungo, e qualche ragazza ha perfino
sospirato….! Abbiamo saputo che l’autore,
dopo il 1859, ha realizzato ben tre repliche di
questo soggetto, che gli furono richieste da
committenti privati.
Si tratta di uno dei dipinti più famosi del
Romanticismo, e la posizione dell’amante, con
un piede già sul gradino, ci fa capire che sta
per andarsene, dopo aver dato un bacio
d’addio.
Forse per questo
i due amanti
vengono
erroneamente
identificati
come
“Romeo e Giulietta” .
In realtà i colori delle vesti rosso, bianco,
azzurro e
il verde del cappello, sono dei
richiami alle bandiere di Italia e Francia,
probabilmente per rappresentare l’alleanza
avvenuta tra le due nazioni in occasione degli
accordi di Plombières.
Sullo sfondo delle
ombre minacciose stanno avanzando, quasi a
contrastare il sentimentalismo dei due giovani.
(Leonardo D., Michele, Maxim, Lorenzo, Francesco, Katia)
PICASSO - Testa di toro
Picasso in uno dei suoi testi ci lascia questa
testimonianza: “Così un giorno trovai in una
discarica il sellino di una bicicletta e un manubrio,
e mettendoli uno sopra l’altro, ne feci una testa di
toro. Forte. Ma ciò che avrei dovuto fare poco più
tardi sarebbe stato gettare via la testa di toro.
Così qualcuno che fosse passato da lì l’avrebbe
potuta raccogliere e scoprire che da quella testa
di toro avrebbe potuto ricavare un sellino e un
manubrio da bicicletta. Se lo avessi fatto…
sarebbe stato formidabile. Questa è l’arte della
trasformazione.”
La tela venne acquistata dalla titolare di una
celebre galleria parigina, che si aggiudicò buona
parte della produzione di Picasso risalente alla
seconda guerra mondiale. L'opera fu inclusa nella
prima importante esposizione dedicata a Picasso
allestita a Parigi dopo la fine del conflitto. La
brutalità e la potenza espressiva della testa del
toro attribuiscono a questo quadro il valore
simbolico dell'isolamento e dell'orrore della
guerra.
(Pietro, Maricla, Mariana, Fabio, Martina, Lisa, Alessandro, Federico,
Tommaso)
Boccioni - RISSA IN GALLERIA
E’ uno dei dipinti più importanti di Umberto
Boccioni, datato 1910. Nel quadro è raffigurata
una rissa tra prostitute davanti a un bar e una
folla di persone incuriosite che le circonda,
sotto la luce dei nuovissimi lampioni che
illuminano la città nelle ore serali.
Per la realizzazione della tela sono stati usati
colori cromatici e cangianti, che danno un
risultato molto luminoso, mescolando la tecnica
del puntillismo con quella dei divisionisti e dei
tardo-impressionisti, fino ad essere considerata
una
delle
prime
manifestazioni
italiane
dell’espressionismo. L’immagine trasmette la
sensazione di un movimento vorticoso e di una
azione rapidissima in continuo cambiamento,
come catturata da una fotografia.
(Sara, Kawtar, Giorgia, Elisabetta, Fehd)
Conclusa la visita alla galleria ci siamo trasferiti in Corso Magenta, dove sorge
il complesso monastico di Santa Maria alle Grazie, fondato nel 1465 dai padri
domenicani su un progetto dell’architetto Solari. Sulla sommità della chiesa vi
è una tribuna, aggiunta successivamente dal Bramante (di cui ricorrono
quest’anno i cinquecento anni dalla nascita), che come Leonardo si era
spostato dalla Toscana a Milano, vivissimo centro artistico e culturale, anche
per volontà di Ludovico Sforza, detto il Moro.
Fu proprio lui a commissionare al da Vinci il dipinto che si trova nel Refettorio
del monastero e che rappresenta l’Ultima cena di Gesù con gli Apostoli.
Il ritratto di Gesù, con le labbra socchiuse, testimonia che Leonardo volle
coglierlo nel momento in cui pronunciava le parole contenute nel Vangelo di
Giovanni, al versetto in cui dice: “Uno di Voi mi tradirà”.
IL CENACOLO VINCIANO
Il dipinto, collocato sulla parete nord del refettorio, è stato eseguito a tempera grassa
(tempera mescolata con albume d’uovo e olii vegetali) con una tecnica particolare, che
non rispetta i dettami dell’affresco. Infatti, quando Leonardo dipingeva, l’intonaco era già
asciutto e ciò ha provocato un precoce deterioramento dei colori. Grazie ai recenti restauri
oggi possiamo ancora ammirarne i particolari, come le espressioni sul volto degli Apostoli,
che rappresentano la scena con diverse simbologie. Essi sono, nell’ordine da sinistra a
destra: Bartolomeo, Giacomo minore, Andrea, Pietro, Giuda (il traditore, che tiene in
mano il sacchetto con i denari ricevuti), Giovanni, Tommaso, Giacomo maggiore, Filippo,
Matteo, Giuda Taddeo e Simone. Interessante è il raggruppamento delle figure “a tre”,
(simbolo ricorrente della Trinità). Anche le aperture sullo sfondo sono tre, e tre sono le
finestre laterali che danno luce alla scena. La parete nord, confinando con le cucine, ha
prodotto molta umidità, altra causa del deterioramento del dipinto. Inoltre, nel 1650,
venne creata una porta di comunicazione (ora murata), che ha distrutto la parte in cui
erano disegnati i piedi di Gesù.
Il monastero che oggi visitiamo è stato ricostruito perché una bomba, il 16 agosto 1943,
durante la seconda guerra mondiale, cadde proprio nel chiostro. Per fortuna nel Refettorio,
nonostante il danneggiamento del soffitto e delle pareti, l’affresco è rimasto integro perché
era stato protetto con un’impalcatura di legno e dei sacchi di sabbia.
Altre curiosità sul Cenacolo:
- il detto secondo cui quando il sale cade sulla tavola porta sfortuna, sembra derivare dal
gesto di Giuda, che alzandosi dalla tavola fece appunto cadere il sale;
- nell’età napoleonica, quando l’imperatore entrò a Milano, provò a far staccare l’affresco
dal muro per trasferirlo altrove e, non riuscendovi, in segno di disprezzo ci giocò a
“freccette”;
- sulla tavola ci sono piccole imprecisioni storiche, come i bicchieri di vetro, non presenti
all’epoca di Gesù.
Una curiosità: http://www.ansa.it/canale_expo2015/notizie/news/2015/02/13/torna-a-milanola-vigna-di-leonardo_85be55d4-29e5-4ab8-b7f3-203eea4bdab6.html
(sintesi a cura di Leonardo B., Kawtar, Mariana, Giorgia, Elisabetta, Michele,
Fehd, Federico R.)
casa del manzoni
L’abitazione comprende due studi al pianterreno, affacciati sul giardino, e sei stanze al primo
piano, dove Manzoni dormiva e dove alloggiava anche la servitù. Nel cortile interno si scorgono
due grandi magnolie che, si dice, siano state piantate proprio dalle mani del poeta.
La nostra visita si è svolta negli studi, essendo la parte superiore attualmente in restauro.
Lo studio dell’autore è collocato in una biblioteca contenente più di 3.000 volumi, con soffitto a
cassettoni, arredato con mobili e suppellettili originali perfettamente conservati.
A questa scrivania era solito trattenersi fino a sera, sfruttando il più possibile la luce del giorno che
proveniva dalle due finestre, per poi proseguire con le stesure dei testi al lume di candela, fino a
tarda notte… In questa stanza Manzoni ricevette visite di personaggi importanti come Garibaldi,
Cavour, Verdi, che discussero con lui la questione dell’indipendenza italiana durante il
Risorgimento.
Dalla parte opposta del corridoio al pianterreno vi è lo studio del fedele amico Tommaso Grossi,
dove nelle bacheche e alle pareti si possono osservare quadri e ritratti di famiglia, stampe e
incisioni di personaggi ed episodi de “I Promessi Sposi” e alcuni manoscritti.
Qui possiamo osservare l’autografo dell’Ode “Il cinque maggio”, dedicata alla figura di Napoleone
Bonaparte.
Ecco come si presentano oggi il giardino interno e la facciata esterna della casa
Un grazie di cuore agli insegnanti proff. Bigardi, Cofano, Guerreschi e Narcisi, che hanno
realizzato con noi questo magnifico viaggio!
classi 3 I e 3 M