Legge - Trucioli Savonesi

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DOMENICA
12 APRILE 2015
savona provincia
IL SECOLO XIX
AGLI EX LEADER DEL SINDACATO I RUOLI CHIAVE IN PARLAMENTO, REGIONE E COMUNE
La Cgil si è presa il Pd renziano
IL PRESIDENTE
Camera del lavoro trampolino di lancio per Miceli, Di Tullio, Giacobbe e Veirana
MARIO DE FAZIO
SAVONA. Gli assi sono già
pronti a essere calati e per il
poker è solo questione di
tempo. Dalla Cgil al Pd il passo non è solo breve, a Savona.
ÈE’ diventato quasi automatico, alla faccia di chi sostiene
che il principale sindacato e i
dem siano due cose distinte e
separate. L’ultima “promozione” in vista è quella dell’attuale segretaria della Camera del Lavoro, Fulvia Veirana, pronta ad accettare la
candidatura blindata nel listino del presidente, a sostegno di Raffaella Paita. Contando che una dei due deputati savonesi è l’ex sindacalista Anna Giacobbe e che due
politici che si sono fatti le ossa nella Cgil come Livio Di
Tullio e Nino Miceli saranno
molto probabilmente il candidato a sindaco di Savona e
un assessore regionale, l’Opa
del sindacato sembra legge
non scritta.
Dalla tutela del lavoratore
alla rappresentanza dell’elettore – almeno in teoria –
nonc’ètantissimadifferenza.
E se qualche malizioso osserva come “senza tessera della
Cgil non si fa carriera nel partito”, la verità forse sta nel
mezzo. Più che una camera di
compensazione per carriere
future, la militanza nella Cgil
spesso somiglia a una palestra che poi si rivela molto
utile in politica. Non è un caso
che due tra i dirigenti Pd con
più intelligenza politica vengano entrambi da quel mondo. Il capogruppo in Regione,
il loanese Nino Miceli, braccio destro della Paita, ha ricoperto il ruolo di responsabile
della sanità nella Cgil funzione pubblica. E, stando ai rumors, potrebbe tornare a occuparsi di sanità dall’altro lato della barricata, come assessore regionale esterno a
cui verrebbero affidate sia la
delega alla salute che quella
ai servizi sociali, finora distinte. Il vicesindaco Di Tullio, invece, è stato in passato
sia alla guida della Fiom che
segretario generale e oggi è il
naturale candidato a succedere al sindaco Berruti. Radici simili a quelle di Anna Giacobbe, oggi deputata e in passato segretario dello Spi, i
pensionati della Cgil. La sua
formazione sindacale è evidente anche nelle tematiche
cheportaavantiinParlamento, incentrate su portualità e
Andrea Rovere
Nino Miceli
Orgoglio Rovere:
«Rilancio l’Ips,
dimostrerò
che non è inutile»
Anna Giacobbe
SAVONA. Il futuro di Insedia-
Fulvia Veirana
Livio Di Tullio
Un corteo della Cgil di Savona “fucina” di amministratori
lavoro. Al di là alla deriva renziana, a Savona è andato consolidatosi un blocco Cgil che,
di fatto, ha in mano le redini
del partito. Non senza far
storcere il naso a chi proviene
da altre esperienze, come chi
è nato e cresciuto nel Pci, i
dem di estrazione socialista e
qualche democristiano arrivato dalla Margherita. Ultimo caso quello di Fulvia Veirana: dopo una formazione
nel Pci, si appresta a lasciare
la guida della Camera del Lavoro dopo quasi due anni per
una candidatura in Regione.
Il suo radicamento sindacale
è considerato prezioso dai
paitiani per “proteggersi” sul
fronte sinistro dalla concorrenza di Pastorino.
Sulla simbiosi tra Cgil e Pd,
la Veirana ha le idee chiare.
«Questa polemica si ripropone ciclicamente e la risposta è
sempre la stessa – afferma la
segretaria -. La Cgil è il luogo
di provenienza comune a
molti che poi sono diventati
amministratori o hanno avuto ruoli politici. Tutto questo
avviene perché siamo una
delle poche organizzazioni in
grado di formare quadri politici, visto che seguiamo da vicino le vertenze locali, abbiamo rapporti con le Istituzioni, dobbiamo informarci, conoscere e contrattare. E'
sbagliato presentare questo
fatto come una caratteristica
savonese. Sono tantissimi gli
amministratori in tutta Italia
che provengono dalla Cgil. E
siccome, per fortuna, lo Statuto non prevede compatibilità tra ruolo politico e sindacale, una volta che uno accetta un incarico si deve dimettere e prende la propria
strada, che non per tutti è
sempre uguale». Sarà pure
senza ritorno, ma la strada
che porta dalla Cgil al Pd continua a essere percorsa.
VERSO LE REGIONALI. LA SPENDING REVIEW TAGLIA I COSTI DELLA CONSULTAZIONE
Duemila in corsa per un posto da scrutatore
Solo uno su dieci sarà chiamato ai seggi. Compenso di 120 euro per un giorno e mezzo
SAVONA. In tempo di crisi,
non si disdegna nemmeno
l’obolo per l’attività di scrutatore. Così, alla vigilia delle imminenti elezioni regionali,
partelacorsaperaggiudicarsi
un posto dell’ultimo minuto,
per le sostituzioni. Sì, perché,
per essere inseriti nell’apposito albo, il tempo è già scaduto e, anche quest’anno, la corsa è stata piuttosto affollata,
con 48 nuovi inserimenti che
vanno ad arricchire uno degli
albo più popolosi del territorio, con ben 1.816 iscritti.
Non sono, però, altrettanti i
posti disponibili: solo 248
operatori impegnati, ogni
volta, nei seggi cittadini, selezionati per sorteggio.
Tuttavia, anche se le probabilità non sono molte, in tanti
sperano di portare a casa,
questa volta, per le Regionali,
120 euro per una giornata e
mezzo di lavoro. Intanto, la
giunta ha varato l’accantonamento di 22 mila euro , la spesa prevista per le elezioni del
governatore della Liguria.
Una cifra importate che, tut-
tavia, è decisamente minore
soltanto di alcuni anni fa, a
causa delle imposizioni dell’Europa e della Spending review.
«Siamo in netto calo rispetto agli anni scorsi – dice Fabio
Pala,responsabiledell’Ufficio
elettorale. – La Legge di Stabilità ha tagliato di netto le ore
concesse di straordinario e
poi non si vota il lunedì, quindi le operazioni si concluderanno la domenica sera».
Una tendenza a cui Savona,
come il resto d’Italia, è stata
costretta prima ancora dall’Europa. Sino al 2000 le spese
destinate alle elezioni erano
ben più alte: poi, i limiti imposti dalla Comunità europea, sono stati imposti senza
mezzi termini.
Ma il taglio drastico è stato
imposto di recente. «Alle elezioni politiche del 2006 – dice
Pala- erano stati spesi, in modo effettivo, 210 mila euro.
Per le regionali di quest’anno
ne sono stati accantonati
200».
S.C.
IL COMUNE RACCOGLIE LA PROTESTA DEI RESIDENTI DELLE FORNACI IN VISTA DELLA STAGIONE ESTIVA
Moli sottomarini, insidia per i bagnanti
Lugaro: «Problema da affrontare». I balneari: «Oggi servono a poco»
SAVONA. Moli sottomarini
pericolosi alle Fornaci: è questa la segnalazione che, alcuni cittadini, hanno riferito all’assessore Sergio Lugaro, alla vigilia della nuova stagione balneare. Chiedendo un
intervento tempestivo che
riassetti il litorale.
«Nell’ultimo incontro con i
residenti – dice Lugaro, – ho
raccolto diverse segnalazioni relative ai piccoli moletti
che, circa sei anni fa, erano
stati collocati nel tratto di
spiaggia compreso tra la foce
del Letimbro e l’inizio di via
Nizza. Sono sottomarini, ma
alcune parti, sul bagnasciuga,sonoleggermenteemerse
creando problemi ai bagnanti, alcuni dei quali si sono fatti
male scontrando le strutture.
Un tema di cui discuterò con
l’Autorità portuale e i Bagni
marini».
Da parte sua, il presidente
dell’associazione Bagni marini, Enrico Schiappapietra,
ha ben presente il problema e
rilancia con una proposta in
più: eliminare i moletti sottomarini e crearne uno a ponente, rispetto a quello esistente a levante, all’altezza
della pizzeria Green. «Sarebbe un modo per limitare le
correnti marine – dice – che,
ogni anno, portano via, con
una forte erosione, gran parte della sabbia e ci obbligano
a continui ripascimenti. I
moletti sottomarini sono
stati inseriti a seguito di un
piano dell’Università di Pavia, finalizzato alla conservazione dell’arenile. Ora, però,
servono a poco. Siamo a disposizione per valutare
eventuali soluzioni che agevolino i bagnanti e salvino la
nostra sabbia».
La segnalazione del pericolo
menti produttivi savonesi, la
necessità di allargare le attività della partecipata, le polemiche sul “carrozzone”
pubblico e sulla sua nomina a
presidente come compensazione per una mancata candidatura alle regionali. Il neopresidente di Ips, Andrea Rovere, tenta di delineare la sfida che l’attende .
La crisi del mercato è anche
una crisi d’identità per Ips.
Ma Rovere crede sia possibile
ripartire da due punti fermi:
le competenze interne e l’allargamento dei compiti di
una società spesso percepita
– soprattutto in tempi di tagli
alle partecipate – come semplicemente inutile. «Non credo sia inutile – spiega il presidente -. La missione è quella di riconvertirla: da una società dedicata allo sviluppo
industriale a una vera e propria agenzia di marketing
territoriale: l’oggetto sociale
è largo e queste sono le indicazioni che sono arrivate dai
soci che, a differenza di
quanto fatto con altre partecipate, hanno riconfermato le
proprie quote. Ci sono i Comuni, la Provincia, ma l’unicità di Ips è che può essere
una cabina in cui dialogare
con altri soci come la Regione, tramite Filse, la Camera di
Commercio e in futuro auspico si dialoghi anche con l’Autorità portuale, contando sulle grandi professionalità interne che abbiamo». Di fondo
l’attività resta quella legata
alla progettazione e alla partecipazione a bandi pubblici
europei e ministeriali. «Dobbiamo fungere da strumento
– argomenta Rovere – per recuperare aree di sviluppo. Ma
la scommessa deve essere
anche quella di non aspettare
che le aree vadano in crisi ma
di intervenire dove c’è possibilità di sviluppo o di riconversione. Non sono a Savona
e in Valbormida ma anche a
ponente». Quindi non si tratta di un carrozzone? «No, in
primo luogo perché ci lavorano professionisti che non
c’entrano nulla con il Cda che
è di natura politica. Non mi
piace dare risposte a priori,
spero di darle con risultati
concreti». Ma, intanto, le polemiche non sono mancate
sulla sua nomina. «La politica
fa un cattivo servizio quando
non va sul merito. Io ho un
mio mestiere, altro che disoccupazione del Pd: una
parte consistente del Pd ha
pensato a me per quel ruolo e
mi piace pensare che non sia
stata una scelta dettata da
merce di scambio. E lavorerò
per superare con i fatti considerazioni del genere».
M. D. F.