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Inchiesta
Il lavoro nobilita l’uomo,
se non c’è lo si inventa
Politica
Verso le Amministrative:
quale sindaco per Foggia?
Bellezza
I segreti delle star
Ambienti
Il bagno come una Spa
Iaia Calvio
La “rivoluzione” delle parole
serena
2
febbraio
duemilaquattordici
sommario
CONDIVIDI LE TUE IDEE!
ditoriale
Se vuoi segnalare alla redazione di 6Donna eventi
o iniziative riguardanti la donna e la famiglia
di MARIA GRAZIA FRISALDI
Sono numerose le corrispondenze
ed i richiami che si vengono a creare
nelle quattro settimane di pianificazione di un magazine come 6Donna.
Questa volta ce n’è stata una che ha
colpito la mia attenzione per pertinenza, opportunità, inerenza. Parte da una citazione, isolata e cristallizzata; un filo sottile di
parole inanellate una dopo
l’altra e in grado, a mio avviso, di legare insieme
l’esperienza della donna cui abbiamo dedicato la copertina del numero di Febbraio (ovvero Iaia Calvio), con l’eredità
di un’altra donna raccontata in una bellissima biografia edita da Rizzoli e firmata da Cristina De Stefano. Stiamo
parlando di Oriana Fallaci, la quale
descriveva la sua vocazione (quella per il giornalismo) come “disubbidienza”. Disubbidienza alle
convenzioni, patti e larghe intese. Insomma, disubbidienza al “così fan tutti” superficiale ed imperante.
“Ed essere disubbidiente - scriveva - per me significa stare all’opposizione. E per stare all’opposizione bisogna dire la verità. E la verità è sempre il
contrario di ciò che ci viene detto”. Bene, questa disubbidienza civile, questa disubbidienza al “così fan tutti”
imperante è quella che ho intravisto
nel bisogno di chiarezza, “di pane al pane, vino al vino”, gridato dall’ex sindaco
di un paesino alle porte di Foggia. Il paese
è Orta Nova e le parole tuonate da Iaia Calvio nel comizio in piazza Pietro Nenni sono diventate un caso nazionale, rimbalzando dal web alle colonne dei principali
quotidiani, passando per i più noti salotti
della tv. Dalla norma al caso reale, dunque, la formula inversa della regola è servita: per dire la (propria) verità, ci si ritrova spesso all’opposizione, dall’altra parte
della barricata, fuori dalla casa comune. A
Iaia Calvio, alla sua esperienza e verità abbiamo dedicato ampio spazio nella pagina
di Attualità. Il richiamo ad Oriana Fallaci,
invece - donna amata o odiata, in entrambi i casi senza sconti o riserve - è conseguenza dell’attività di media-partneraggio che abbiamo voluto offrire con slancio
e ed entusiasmo alla libreria Ubik per la
serata di presentazione del volume ‘Oriana. Una donna’, prima biografia ufficiale
della giornalista edita da Rizzoli. Più che
una biografia, un’occasione di incontro (soprattutto per i più giovani, ovvero per
quanti della Fallaci hanno conosciuto solo
la fase finale della sua carriera e della sua
vita: quella più rigida, intransigente, estremista) con una donna che - nel bene e nel
male - ha contribuito a cambiare un lavoro, un settore, un intero mondo declinato solo al maschile. Arricchiscono le pagine del
nostro magazine gli approfondimenti di
Politica, tutti incentrati sulle amministrative
di maggio, sempre più vicine e cruciali e
l’intervista al Personaggio del Mese. Parliamo di un giovane talento emergente: Ripalta Bufo, giovane soprano di Cerignola
che dopo aver calcato il palcoscenico di
Italia’s Got Talent ha conquistato il ruolo
di Rosina, ne ‘Il barbiere di Siviglia’ in una
produzione che ha debuttato al Teatro
Manzoni di Sesto San Giovanni. La piaga
della disoccupazione e, per esatto contrario, l’esempio di sparute ‘isole felici’, guizzi imprenditoriali avviati da giovani del
posto, sono invece al centro della nostra
Inchiesta. Come sempre, un numero ricco
di persone, esperienze e spunti di riflessione. Buona lettura!
invia una mail all’indirizzo [email protected]
o contattaci al numero 0881.563326
oppure inviaci proposte e/o commenti sulla
nostra pagina facebook
6Donna
4 Personaggio del mese
• Ripalta Bufo: “Vi racconto il mio debutto”
5 Attualità
• Iaia Calvio, la “rivoluzione” delle parole
• Luigi Miranda: “Foggia, città in bilico”
6 Inchiesta
• Il lavoro (se c’è) nobilità l’uomo
• Casi di imprenditoria giovanile
8 Politica
• Foggia, verso le Amministrative
Alla ricerca del sindaco perduto
10 Angolo Verde
• Il significato dei fiori
11 Bellezza
• I segreti delle star
12 Mondo bimbi
• Dietro lo “schizzo”
13 Benessere&salute
• L’Unifg premia la ricerca
14 Cucina e dintorni
• Carnevale, il “trionfo” del fritto
• Il teatro che si “gusta”
15 Architetto
• Il bagno come una Spa
17 Rubriche
22 Società
• Oriana, la donna che non ti aspetti
La prima biografia della Fallaci
23 Viaggi & tempo libero
• Gli itinerari del Carnevale
• Heroides,
l’amore ai tempi dei social
febbraio
duemilaquattordici
3
4
febbraio
duemilaquattordici
personaggio
Da Italia’s got talent al palco del Teatro Manzoni nel segno della lirica
Ripalta Bufo: “Vi racconto il mio debutto”
Una voce limpida e potente, riccioli
scuri e uno sguardo curioso e vivace.
Queste le caratteristiche che hanno fatto
della giovane soprano Ripalta Bufo l’interprete perfetta per il ruolo di Rosina, la
briosa protagonista femminile de “Il Barbiere di Siviglia” di Rossini.
Ruolo nel quale la ventitreenne cerignolana ha debuttato lo scorso 9 febbraio a Milano, al Teatro Manzoni di Sesto
San Giovanni. Un ruolo importante, conquistato dopo aver superato numerose
selezioni e aver sbaragliato una nutrita
concorrenza di colleghe provenienti da
tutto il mondo - Corea, Russia e Giappone, soprattutto - tutte il lizza per
la medesima parte.
Il suo viaggio nel mondo della lirica è appena iniziato e i successi non tardano ad arrivare. E di
questo cammino dorato - fatto di
studio, ugola e sacrifici - è la stessa Ripalta a raccontarcene le
tappe.
Ripalta Bufo, un talento che è stato battezzato dal palcoscenico di “Italia’s got
talent”, lo scorso anno. Quanto è stata importante quella vetrina?
E’ stata una vetrina bellissima e importante, che mi ha permesso di portare al grande pubblico uno
Un luogo fisico e mentale, nel
quale potersi esprimere in forma
creativa, imparare a conoscersi
e a confrontarsi con gli altri. E’ la
sede de “I per-corsi dell’arte”,
giovane e dinamica associazione culturale nata in città da
un’idea dell’artista e docente
foggiana Stefania Piccirilli.
Dai laboratori alle mostre, dai
seminari ai workshop: ogni giorno i locali di via Trieste si aprono
per ospitare eventi in grado di
promuovere un confronto costruttivo e sostenere un dialogo
in materia artistica e culturale.
Proprio questa, infatti, è la finalità con la quale la presidentessa
La giovane soprano ha interpretato Rosina ne “Il Barbiere di Siviglia”
spaccato del nostro affascinante mondo,
ovvero quello della lirica e dell’opera. Dico “nostro” perché è un ambiente ricco
di giovani - tanti e talentuosi - che, come
me, credono nelle loro passioni e vi investono tempo e cuore.
Quando hai “scoperto” passione e
talento per il canto lirico?
E’ difficile dirlo: la passione per il canto lirico è cresciuta insieme a me, con il
passare degli anni. A 6 anni ho iniziato a
suonare il clarinetto piccolo mib (cosa che
continuo a fare quando ho tempo, suonando nell’orchestra di
fiati cittadina) e solo successivamente ho iniziato a prendere consapevolezza della mia vocalità e
della facilità con la quale riuscivo a destreggiarmi in estensioni molto alte. Mi
ispiro e guardo con ammirazione alle so-
prano che hanno segnato la grande Storia della Lirica, da Maria Callas a Natalie
Dessay. Ma, ripeto, guardo loro con ammirazione senza cercare di imitare: sto
cercando, infatti, di definire una mia vera personalità artistica.
A Milano hai dato voce a Rosina,
personaggio amabile e spiritoso tratteggiato musicalmente da un autore che
incarna appieno la tua vocalità. Insomma, una bella sfida e responsabilità…
È stata un’esperienza straordinaria.
Non ci sono parole per descrivere l’emozione e il sorprendente feeling che si è
venuto a creare con gli altri artisti, tutti di
grande livello, che lavorano anche al Teatro La Scala e che mi hanno accolta nel
loro cast mettendomi subito a mio agio.
È stata un’avventura straordinaria, una
sfida che - a giudicare dal risultato - ho
vinto a pieni voti. La sera della prima il
teatro era pieno in ogni ordine e grado, il
pubblico è stato partecipe e divertito e
non sono mancanti i complimenti sinceri, quelle parole di apprezzamento che
hanno stipulato un rapporto di prolungate collaborazioni. Un traguardo raggiunto solo con le mie forze e con il supporto delle persone a me care.
Ti sei imposta sul piccolo schermo
grazie al canto lirico, senza il timore di
svilire un “genere musicale” da teatro,
ma con la consapevolezza di portarlo a
quanta più gente possibile. Un obiettivo alto e coraggioso…
Italia’s got talent è stata un esperienza incredibile. Relazionarsi
con un mondo parallelo cercando di superare tutti gli stereotipi
della “musica classica in tv” è
stata una grande sfida. La stessa
che porto avanti ogni giorno, con
impegno e caparbietà.
La strada avanti a te è tutta in
salita: cosa ti aspetti dal futuro e
quali sono gli obiettivi professionali che intendi perseguire?
Sicuramente continuare a
crescere, continuare a studiare e puntare in alto, ma salendoci gradino per gradino. Sicuramente continuerò a fare
concorsi ed accademie, a
studiare e a perfezionarmi:
sono laureanda in Lettere
Moderne e mi sono iscritta
al biennio di Canto Lirico
e Teatro Musicale, al
Conservatorio “Giordano” di Foggia. Per tutto
il resto, poi, incrocio le
dita.
m.g.f
Workshop, corsi e laboratori artistici a cura di Stefania Piccirilli
I PER-CORSI DELL’ARTE
Dalla pittura creativa al Mandala, tutte le sfumature della passione
Piccirilli, nata a Foggia 33 anni
fa, ha voluto fondare l’associazione che, ad oggi, riunisce attorno a sé un gruppo di lavoro costituito da persone sensibili e
capaci, avviate in percorsi formativi che conducono alla scoperta di talenti e attitudini ancora nascoste o represse.
Tanti i “per-corsi” al mo-
mento attivi e ogni segmento
viene seguito personalmente
dall’artista e docente Piccirilli, che vanta numerose mostre
personali e altrettante collettive sul territorio regionale e
nazionale. Illustratrice, disegnatrice e pittrice, Piccirilli insegna Disegno e Storia dell’arte e Arte e Immagine.
Parleremo dell'Assenzio, conosciuto
con il nome di "Fata Verde", elisir pre­
diletto dei poeti maledetti come Bau­
delaire e Verlaine e fonte d'ispirazione
per i pittori impressionisti come De­
gas e Manet.
VI ASPETTIAMO
Stefania Piccirilli
Tra i corsi tenuti dalla docente, vi è il Laboratorio di Mandala, vero e proprio fiore all’occhiello della scuola. Il mandala è
una figura chiusa al cui interno si trovano diversi disegni, forme e colori che convogliano e partono da un centro. Presente in natura, in architettura e nella storia di tutte le culture, è da sempre utilizzato per indurre alla meditazione e per consacrare luoghi o momenti della vita di un uomo. In epoca moderna il suo maggior studioso è stato lo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung,
che lo indicava come uno strumento in grado di riportare l’uomo al suo ordine interiore. E’ per questo che, attraverso la creazione del mandala, ognuno può ritagliarsi una piacevole parentesi di rilassamento interiore e di ascolto di sé stesso.
Corso di
ritratto e autoritratto
Laboratorio di
Mandala
Corso di
Figura umana
Tutti i corsi sono rivolti a quanti intendono avvicinarsi all’arte per affinare capacità, ma
anche a quanti vogliono dedicarsi ad un hobby coinvolgente e soddisfacente.
Ogni corso è aperto a tutti (dai 14
anni in su) e non sono richieste
precedenti esperienze artistiche,
né attitudini particolari.
La durata di ciascun corso è trime­
strale e sono previste quattro le­
zioni al mese della durata di due
ore e mezzo ciascuna, con cadenza
settimanale.
Ogni classe­laboratorio accoglierà non più
di cinque allievi, per permettere alla do­
cente di seguire tutti con la medesima at­
tenzione e dedizione, assecondando i tem­
pi di apprendimento di ciascuno.
Domenica
9 Marzo 2014
alle ore 17:30
LA PARTECIPAZIONE È GRATUITA
LA PRENOTAZIONE È OBBLIGATORIA
TRAMITE UNA EMAIL A
[email protected]
IL NUMERO DEI POSTI È LIMITATO
Al termine della serata verrà data la di­
mostrazione di come l’Assenzio veni­
va preparato e servito nei bistrot pari­
gini.
L’ASSOCIAZIONE ORGANIZZA CORSI DI:
Corso di
natura morta
PROSSIMO EVENTO
Corso Creativo
di Disegno e
Pittura
ASSOCIAZIONE
ARTISTICO-CULTURALE
I PER-CORSI
DELL’ARTE
Via Trieste, 15 - Foggia
Tel.349.0078470
347/4163625
[email protected]
www.ipercorsidellarte.it
attualità
A CURA DI MARIA GRAZIA FRISALDI
febbraio
duemilaquattordici
5
Quattro settimane di fuoco di fila commentate a freddo
Iaia Calvio e la “rivoluzione” della parole
“Cosa resta spenti i riflettori? La voglia di andare avanti”
“Amaramente ho scoperto
quanto le mie parole siano state dirompenti, quasi rivoluzionarie. E dico amaramente perché questo vuol
dire che il tessuto sociale è ormai
assuefatto alla mediocrità e al malaffare diffuso; è stanco e demotivato rispetto alla necessità di reagire dinanzi a piccole e grandi
nefandezze”.
Spenti i riflettori sull’affaire Orta Nova - almeno quelli dei maggiori salotti televisivi nazionali - il
sindaco destituito Iaia Calvio commenta a mente fredda le quattro
settimane trascorse dopo lo scioglimento del consiglio comunale
del maggiore comune dei Cinque
Reali Siti. Quattro settimane che
potremmo definire di fuoco di fila.
Come ogni avvocato che si rispetti, infatti, determinazione e parlantina non le mancano. Figuriamoci
le motivazioni.
Testa alta e schiena dritta, quindi; voce e polmoni per fare accuse,
nomi e cognomi. In piazza, innanzitutto (“perché avevo delle responsabilità verso i cittadini”, spiega), alla stampa, per rispondere dei
fatti dinanzi all’opinione pubblica,
e in Procura, dove ha presentato il
conto di mesi di pressioni, ricatti e
minacce. Alle quali però - rassicu-
ra - non si è mai piegata. Settimane trascorse a spiegare, senza giri
di parole, i motivi che hanno portato alla caduta anticipata della sua
amministrazione.
“Non mi aspettavo questo clamore”, ammette senza falsa modestia. “Dopotutto, non ritengo di
aver scoperto l’America: ho fatto
quello che ogni cittadino onesto e
con un po’ di coraggio dovrebbe fare. A maggior ragione se ha un ruolo istituzionale o di dirigente politico”. E quello che ha fatto Iaia
Calvio è stato scendere in piazza e
spiegare cosa fosse accaduto nella
“casa comune” appena crollata. E
“non per argomenti politici” ma per
la precisa volontà di quanti erano
saliti sul carro dei vincitori con
l’obiettivo di perseguire interessi
personali. “Succede quando l’in-
granaggio politica-società civiledirigenti trasuda brama di potere e
sete di profitto. E chi si oppone, chi
resiste a questa corsa all’accaparramento di piccoli o grandi favori
personali, da’ fastidio, va eliminato”. Nel caso specifico viene mandato a casa.
Spogliata quindi della fascia
tricolore, Calvio non indossa nemmeno quelle che le sono state affibbiate dai titoli dei giornali e dai
commenti postati sui social network che l’hanno incoronata di volta in volta “sindaco dei sogni”, “risorsa del PD” o “sindaco ribelle”
dopo che il video del discorso tenuto in piazza Pietro Nenni è divenuto virale, assurto a caso nazionale. “Quello che è accaduto mi ha
stupita, e il clamore di un gesto “dovuto” (rendere conto alla città e agli
elettori, ndr) mi ha fatto comprendere appieno la malsana tendenza
sviluppata in questi anni, a tutti i livelli, a rassegnarci dinanzi a ciò che
non funziona”. Ad abbassare la testa, insomma.
Per segnare i confini della questione, poi, l’avvocatessa presenta
la sua difesa d’ufficio e precisa:
“Certo, Orta Nova non è Casal di
Principe”, sorride. “Stiamo parlando di sgambetti, favori, micro-ri-
chieste. Insomma, parliamo di un
atteggiamento generale - che si ritrova in tutti gli ambienti - che va
assolutamente circoscritto e debellato”. Il caso da lei denunciato diventa quindi paradigma, uno spaccato della società: “quel pezzo di
classe politica malata è - né più, né
meno - il precipitato logico di un
pezzo di società malata. Quella per
la quale la violazione della norma,
la scorciatoia, è prassi”.
Il discorso di piazza è stato per
la Calvio, vice-segretario provinciale del Partito Democratico, lo
spartiacque della sua esperienza
politica attiva. A ricongiungerne i
lembi saranno le elezioni del prossimo maggio quando, con la squadra giusta alle spalle (“candidature
di uomini e donne onesti che vaglierò personalmente”), sarà di-
sponibile a scendere nuovamente
in campo per ricominciare - eventualmente - da dove aveva lasciato. Ancora oggi, un mese dopo la
bufera politica e mediatica, la sua
bacheca Facebook accoglie messaggi di stima e sostegno. E in vista
delle prossime elezioni ammette:
“Sento il peso della responsabilità
ma non sono spaventata. Perché il
mio modo per affrontare le cose è
provare a farle bene. Tornerò in
campo con la serenità che si ha
quando si sa di aver agito con discernimento e consapevolezza, nonostante qualche errore fisiologico. Se così sarà abbiamo segnano
un punto di svolta per la città, altrimenti nessun rimpianto. Ci abbiamo
provato”. Insomma, avanti così: testa e cuore. Con o senza pacchetti di
voti.
L’occasione di dibattito offerta da AQV e Agorà
Foggia, città in bilico
Luigi Miranda: “Il presente è buio,
frutto di una politica miope e stanca”
La città divisa, tra passato e presente. Ieri e oggi, guardando al futuro. Foggia è allo specchio. E, a
quanto pare, anche ad un possibile
giro di boa. Quello costituito delle
amministrative di maggio. Dell’evoluzione/involuzione della città
negli ultimi decenni se n’è parlato
nel partecipato convegno promosso
dall’associazione Qualità della Vita
e dall’associazione Agorà, nella Sala Rosa del Palazzetto dell’Arte di
Foggia. Un incontro dal titolo volutamente provocatorio: “Foggia: città dal passato lusinghiero tra teatri,
cultura e sviluppo. Ed oggi?”, una
domanda retorica, la cui risposta è,
ogni giorno, sotto gli occhi di tutti, sia per quanto riguarda le infrastrutture che i contenitori e gli spazi culturali.
Un tema, quest’ultimo, da sempre caro alla decennale associazione presieduta da Luigi Miranda.
“Dal 2004 ad oggi l’AQV ha all’attivo quasi 100 manifestazioni in materia”, spiega. “Il tema è cruciale e
ci consente di fare una disamina della situazione della città, contemperando le potenzialità che non sono
state concretizzate”.
Circa le cause che hanno portato Foggia all’attuale stato di cose, 6Donna ne ha parlato con lo stesso Miranda che, oltre ad essere il presidente dell’AQV (“associazione senza bandiere ed estranea al
mondo politico”, tiene a precisare), è anche candi-
dato sindaco di Foggia, a
capo di una lista civica che
verrà presentata alla città il
prossimo 28 febbraio. Per
l’avvocato foggiano, la causa è da rintracciare in “decenni di politica miope e
dissennata”. E ancora scippi, lungaggini e occasioni
perse che hanno portato
Foggia “così importante
nello scacchiere dell’Italia
meridionale nel periodo
bellico” sull’orlo del baratro. “Dovremmo recuperare
quella stessa strategicità
geografica che nel ‘43 ci
sfavorì e valorizzarla, ad esempio, con la riapertura
dell’aeroporto, che non è un lusso ma priorità inderogabile per il nostro futuro”, spiega.
Lo stesso dicasi per i collegamenti ferroviari e per
le strutture deputate alla cultura. Primo fra tutti il
Teatro Giordano. “Ci sono voluti solo tre anni per costruire il teatro più antico del meridione d’Italia dopo il San Carlo di Napoli. E non ne bastano otto per
eseguire dei lavori di ristrutturazione”, spiega ancora tra l’incredulo e il disilluso.
“La cultura non è solo mera accademia, ma possibilità di business”. In soldoni, occasioni di lavoro. “Ci
sono città che hanno molto meno di noi, ma la cui economia è retta per il 60% dalla gestione in termini di
impresa dei patrimoni culturali”.
Campagna solidale di Doppia Difesa Onlus
Dire “basta” alla violenza
Come riconoscere i soprusi e a tutelarsi
Nel 2013, il numero di donne uccise per mano di un uomo ha superato quota 128. Dal 23 febbraio al 9
marzo 2014 è possibile aiutare Fondazione Doppia Difesa Onlus partecipando alla campagna di raccolta
fondi tramite Numero Solidale: inviando un sms solidale al numero
45598 da tutti i cellulari personali
Tim, Vodafone, Wind, 3, PosteMobile, CoopVoce e Nòverca, o chiamando allo stesso numero 45598 da rete
fissa Telecom Italia, Fastweb, TeleTu e TWT.
Le donazioni – del valore di 1 €
per ciascun sms inviato da cellulari e
di 2 € per ciascuna chiamata da telefono fisso – saranno impiegate per
sostenere le attività progettuali della
Fondazione: sensibilizzazione dell’opinione pubblica, consulenza e assistenza legale e psicologica alle vittime di violenza che si rivolgono a
Doppia Difesa.
“Io e Giulia Bongiorno abbiamo
promosso questa campagna,” afferma Michelle Hunziker, presidente di
Fondazione Doppia Difesa Onlus,
“consapevoli del fatto che il gravissimo fenomeno della violenza contro
le donne ha raggiunto proporzioni
spaventose.
La violenza contro le donne è stata riconosciuta come violazione dei
diritti umani grazie alla ratifica della
Convenzione di Istanbul (che lo Stato italiano ha operato lo scorso giugno 2013) ed è oggetto di recenti interventi normativi finalizzati ad
arginare quella che è diventata una
vera emergenza nazionale”.
“Dal 2007 Doppia Difesa svolge
la sua attività su un duplice binario,
psicologico e giuridico, ma crediamo
anche nella necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica e di affermare valori che vediamo troppo
spesso calpestati: rispetto, solidarietà, uguaglianza. Per ulteriori informazioni: www.doppiadifesa.it
6
febbraio
duemilaquattordici
inchiesta
Filomena Trizio, Cgil: “Ma in Capitanata l’inattività
Il lavoro (se c’è) nobilita l’uomo.
Un passo avanti e due indietro: è così ormai da anni, troppi anni. E con questo andamento, nel mercato del lavoro, il futuro per migliaia di giovani, anche laureati e qualificati, assume tinte sempre più fosche. Uno scenario in cui la linea
d’orizzonte – ovvero un lavoro più o meno gratificante, più o meno stabile e duraturo – si fa sempre più labile causando, di conseguenza, la paralisi di molti settori dell’economia del Paese.
Dal particolare al generale,
quando si parla di lavoro, le cose non
sono poi tanto diverse. E la situazione patita in una città del sud Italia
rispecchia, per grandi linee, quella
tollerata anche nel resto del Paese.
Un argomento – il lavoro, appunto,
l’occupazione che tanti cercano e inseguono - che ormai viene affrontato solo per il tramite del suo esatto
contrario: la disoccupazione giovanile. Perché non si può parlare di lavoro, se quest’ultimo non c’è. E non
bastano poche “isole felici”, sparute intuizioni imprenditoriali (cui
guardare comunque con ammirazione) a far voltare una delle pagine più difficili della nostra storia recente. Sull’argomento, per uno
sguardo attento e competente sul
territorio, abbiamo interpellato Filomena Trizio, segretario generale
provinciale Cgil Foggia.
Partiamo dal dato generale:
qual è la condizione occupazionale dei giovani di Capitanata?
E’ una condizione che già pagava ritardi strutturali del territorio
e del suo sistema economico e imprenditoriale. A questo si è sommato il contesto di crisi che ha contratto ancor più il mercato del lavoro. I
numeri sono lo specchio di una situazione drammatica: vi è un tasso di
inattività giovanile pari al 68%, che
è tra i più alti del paese. La disoccupazione nella fascia d’età tra i 15 e i
29 anni è del 38%; di contro il dato relativo all’occupazione si ferma al
19,8%. Tra l’altro per i pochi giovani che trovano un impiego, comunque, prevale il lavoro temporaneo.
Quali sono le principali criticità riscontrate? Terminato il periodo
di formazione qual è il principale
ostacolo all’inserimento nel mercato del lavoro?
Va da sé che oggi il principale
ostacolo è la grave recessione che
sta vivendo il paese. C’è un’emorragia di lavoro e quindi meno opportunità per tutti. A questo si ag-
Filomena Trizio, Segretario Provinciale CGIL
giunge un problema complessivo,
che riguarda tutta l’Italia, quello di
un quadro schizofrenico e deprimente rispetto al quale - nonostante siamo il paese che ha in percentuale il minor numero di laureati in
Europa - non riesce comunque ad
assorbire forza lavoro qualificata per
lavori e mansioni attinenti ai percorsi formativi.
In un contesto generale già difficile, vi sono variabili specifiche?
Ad esempio, quanto incide la tipologia del titolo di studio, se iperspecialistico o obsoleto?
Il vero ostacolo è lo scarto che
esiste tra la formazione dei giovani
e la poca qualità del tessuto produttivo. Non si investe in ricerca e innovazione di prodotto e la ragione
fondamentale è nelle caratteristiche
del sistema d’impresa: se si osservano i dati della Camera di Commercio, in provincia di Foggia tra le
imprese registrate oltre il 70% sono
ditte individuali. Prevalgono quindi piccole imprese che spesso non
hanno struttura dimensionale ed
economica, oltre che conoscenze e
organizzazione per puntare su processi qualificati assumendo personale altamente formato.
Al contrario, spesso si legge di
imprenditori che lamentano di non
riuscire a trovare profili professionali adeguati alle loro esigenze…
Si tratta quasi sempre di profili
specialistici che però nulla hanno a
che fare con l’alta formazione. In
questo caso la riflessione investe il
mondo della “formazione professionale”. Non è certo compito della
scuola - come spesso leggiamo - formare operai specializzati. Si tratta,
anche nel caso di istituti professionali, di pre-formazione, da completare con stage mirati in azienda, che
devono però essere destinati a formare i giovani e non utili a sfruttare
manodopera per poco tempo e a costo zero. Anche le imprese devono
decidere se cogliere certe opportunità o tirare a campare senza guardare al futuro…
E se il lavoro manca, dice qualcuno, che lo si inventi. E’ stato ri-
scontrato un certo “piglio imprenditoriale”?
Se guardiamo all’impegno della Regione Puglia per il progetto
Bollenti Spiriti, in particolar modo
per l’azione Principi Attivi, la risposta in termini di progettualità e protagonismo giovanile, anche in provincia di Foggia, è stata importante.
Ci sono due aspetti però che vanno
sottolineati: uno, non è pensabile risolvere il problema occupazionale
solo invitando i giovani a intraprendere attività autonome. Due, in periodo di recessione il mondo dell’impresa è in sofferenza e quindi è
difficile anche immaginare l’avviamento di nuove attività imprenditoriali. La Cgil ha elaborato una sua
proposta di Piano Straordinario per
il lavoro, che è al centro del nostro
XVII congresso. Chiediamo diverse politiche fiscali su redditi da lavoro e pensioni, per rilanciare i consumi. Chiediamo allo Stato, al
pubblico, di investire, di essere il
motore della ripresa economica, per
riqualificare l’industria, i servizi,
l’agricoltura, puntando anche su
settori innovativi, sull’ambiente, sul
nostro patrimonio culturale. Solo così sarà possibile invertire il segno
della crisi e rilanciare l’occupazione.
Maria Grazia Frisaldi
“Osare” come motto, “cultura d’impresa” come credo
Mensile di attualità e informazione.
Registrazione presso il Tribunale di Foggia
n° 2/2002 del 26/09/2002
Editore
Publicentro Servizi Pubblicitari s.r.l.
Direttore Responsabile
Maria Grazia Frisaldi
Direzione commerciale
Angela Dalicco
In redazione
Dalila Campanile
Irma Mecca
Mariangela Mariani
Simona Donatelli
Rubriche
arch. Simona Campanella
dott.ssa Ilenia Palmieri
dott.ssa Valentina La Riccia
dott.ssa Maria Nobili
dott.ssa Ines Panessa
dott.ssa Anna Lepore
dott.ssa Anna Maria Antonucci
dott.ssa Giovanna Bruno
dott.ssa Tiziana Celeste
Collaboratori
Claudio Botta
Redazione
Foggia
Via Tressanti, I trav. (vill. Artig.)
Tel. 0881.56.33.95 - Fax 0881.56.33.19
e-mail
[email protected]
Sito internet
www.6donna.com
Impaginazione e stampa
Publicentro Graphic
La collaborazione è volontaria e gratuita.
I testi e le foto da voi inviate non verranno restituite.
Questo numero è stato stampato in 43mila copie
e distribuito gratuitamente a domicilio nella città di Foggia
La “porta” per i mercati internazionali
Impresa giovane, ne parla Antonio Di Nunzio,
presidente degli Under40 di Confindustria
Il loro credo è la cultura d’impresa. Nelle scuole predicano che
bisogna pensare positivo, sin da piccoli, specie quando la congiuntura
è negativa. I Giovani Imprenditori
di Confindustria non restano arroccati nelle loro aziende e incontrano
gli studenti, entrano nelle classi degli istituti superiori e tra i banchi dell’università. Osare è il loro motto. Lo
“stay hungry, stay foolish” (siate affamati, siate folli) di Steve Jobs. Con
l’Università e il Dipartimento di
Agraria organizzeranno dei career
Il gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria
day, giornate di incontro
liamo di figli di brillanti, persino geniali, di Under
tra le aziende e gli stuimprenditori, 30. Diventeranno imprenditori?
denti. Non si accontentama di gente che
Non è che tutti presentino
no, e puntano a fornire il
ha dei ruoli in un’idea e poi venga finanziata, ma
loro contributo in termini
azienda, e in un abbiamo osservato che uno degli
di corsi e pianificazione
periodo di crisi strumenti che sta funzionando è il
universitaria. “Non si può
non è cosa da crowdfunding. Puoi presentare
fare impresa senza tener
poco. Quando un’idea imprenditoriale tramite dei
presente l’università - avparlo di azien- canali web e ci sono degli investitoverte il Presidente Antoda mi riferisco ri. Per esempio, un’idea che richiede
nio Di Nunzio - ma l’uniad
un’unità un euro di investimento ha un miversità non può proiettare
Il presidente Antonio Di Nunzio
produttiva. A li- lione di possibili investitori presendei percorsi di studio senza tener presente l’impresa. È op- vello imprenditoriale prende deci- ti su un sito. Ti permette di avere un
portuno che ci sia comunicazione”. sioni e collabora insieme alla vec- milione di euro come capitale per faLa questione anagrafica ormai chia generazione, non solo per re l’investimento. Ecco, ci sono dei
è un refrain ricorrente. E dalla po- decretare il salto generazionale ma canali che non sono conosciuti. L’ablitica si è scatenato un interrogati- anche per trovare nuovi mercati do- biamo riscontrato anche parlando
vo: giovane è sinonimo di inesper- ve operare, perché magari la vec- con gli studenti. Con “Io Imprendo”
chia generazione non ce li ha pre- all’istituto tecnico Fraccacreta di San
to?
Essere giovane imprenditore si- senti. I giovani sono più reattivi e Severo abbiamo mutuato un corso
gnifica essere un Under40 o al mas- quindi sono una nuova porta di pro- universitario, l’abbiamo adattato e
simo aver compiuto i 40 anni prima iezione sui mercati internazionali. abbiamo cercato di capire la proNegli ultimi tempi hanno ri- pensione dei giovani a fare impredi rivestire una carica. La media del
gruppo è di 33 anni. E non è che par- scosso successo invenzioni e idee sa. Ovviamente non è un corso aper-
to a tutti. La scuola ci segnala gli studenti, poi noi facciamo un’ulteriore
selezione. Di trenta persone ne abbiamo prese 18. Portiamo anche selezionatori di impresa, gente che fa
recruitment di professione, gli facciamo vedere come funziona la selezione, cosa significa essere selezionatore ed essere selezionato,
come funziona un curriculum vitae.
La prima colonna di un’attività imprenditoriale è il team che deve lavorare. L’imprenditore non è altro
che il riflesso o colui che riesce meglio a rappresentare e coordinare
questo connubio.
C’è voglia tra i giovanissimi di
fare impresa?
Non la prenda male se le cito un
motto dannunziano di guerra: memento audere semper. Significa: ricordati di osare sempre. Nella storia della marina militare italiana c’è
un motoscafo che affondava le corazzate austriache: il piccolo che riesce ad arrivare a grandi risultati e a
colpire grandi obiettivi. Speriamo di
essere bravi a farlo anche qua in Capitanata. Quantomeno abbiamo il
dovere, in qualità di associati di
Confindustria Foggia, di provarci e
di cercare di trascinare anche altri a
fare la stessa cosa insieme a noi.
Mariangela Mariani
febbraio
duemilaquattordici
inchiesta
7
giovanile è pari al 68%, tasso tra i più alti del paese”
E se manca, c’è chi lo inventa…
Non si investe in ricerca e innovazione: poche “isole felici”, tutte su iniziativa privata
Le sorelle falegname 2.0
Buon gusto italiano
Federica e Valentina sognano una bottega
Le “Food Box” di Fabio Corfone
Falegname al femminile, vallo a declinare, manco esiste. Le sorelle Ferraretti sognano una bottega artigiana tutta loro. Due
donne falegname in mezzo a sedici maschi.
“Forse sono stati gli unici a non rimanere
scandalizzati del fatto
che una donna potesse
fare un corso del genere
- sorridono - Ci fanno
sentire come loro”.
Diventi “falegname
di bottega 2.0”, al passo coi tempi: col Cnipa
Puglia, il Consorzio Nazionale per l’Istruzione
Professionale e Artigiana, impari a realizzare mobili e infissi, ma anche a gestire
un’attività in proprio. Federica ha 25 anni,
per sbarcare il lunario ha fatto la baby-sitter
e la massaggiatrice. Finita la scuola, l’idea
dell’università la spaventava e ha preferito
entrare nel mondo del lavoro, salvo poi dover fare i conti con “questa situazione un
po’ particolare”, con un eufemismo la crisi.
Si è rimboccata le maniche per “cercare di
inventarsi un futuro” e si è domandata perché non specializzasi in qualcosa. Ha studiato da perito aziendale, ed è convinta che
l’economia le tornerà comunque utile .
Il legno è una passione di famiglia. Valentina, autodidatta, le ha fatto venire la voglia: ha qualche anno in più, 31, diploma di
ragioneria, e ha iniziato per gioco a intagliare il legno con l’altra sorella, quella più
grande, che poi ha preso un’altra strada, ma
amava costruire giocattoli. L’idea è venuta
al papà, un tuttofare, che ha prestato gli attrezzi. “Abbiamo iniziato a realizzare dei pensierini per gli
amici. Avevamo a disposizione
un box e dovevamo inventarci
qualcosa. Poi ci siamo rese conto che le nostre creazioni - oggettistica d’arredamento, cornici, orologi, specchi, giochi per
l’infanzia - venivano apprezzate”. Ha provato una miriade di
lavori: dalla cameriera alla letturista del gas.
Altro che generazione mille euro. Più di ottocento non ne hanno mai visti. Valentina
ha seguito pure un corso di restauro del legno. Affinata la tecnica e con una qualifica
in mano, vuole uscire da quel box in cui è
entrata dieci anni fa. E da Foggia non se ne
va. L’ostacolo che le sembra insormontabile è lo Stato italiano, con le sue leggi e la burocrazia. Non la spaventa la diffidenza di
chi si vedrà arrivare due ragazze e aspettava di trovarsi un uomo a montare la cucina.
Le donne poi sono attente ai dettagli e persino più creative. Una donna falegname,
cosa c’è di strano. Che sia faticoso nemmeno ci pensa: “La soddisfazione che provi annulla tutte le difficoltà”.
m.m.
Il buon gusto italiano si trasferisce in
Germania. E mette radici - metaforicamente parlando - a Berlino, grazie alla realizzazione di un progetto imprenditoriale
semplice e vincente. E pratico, soprattutto.
Ricorda, nella forma e nella
sostanza, l’esperienza dei
Gourmet Dinner Kit statunitensi, che permettono di
preparare e assaporare pietanze da ristorante di alta
qualità, direttamente a casa. Nel caso del foggiano
Fabio Corfone, però, parliamo di Food Box e le pietanze proposte,
così come stile ed gusto, sono rigorosamente ‘Made in Italy’.
Un’idea vincente perché, di fatto, sfonda una porta già aperta. Quella del mercato tedesco, notoriamente devoto al Made in
Italy in generale, e al cibo italiano in particolare. Le Food Box rappresentano il primo
risultato commerciale della ‘Marzapane’,
start-up che ora opera in tutta la Germania,
fondata dallo stesso Corfone insieme al pugliese Andrea Lioce. Una laurea in Economia dell’Innovazione Tecnologica alla ‘Bocconi’ di Milano in tasca ed un bagaglio di
esperienze maturate prima in Canada e poi
a Berlino, hanno spianato la strada ad una
impresa giovane (l’età media dei suoi dipendenti è 28 anni) e motivata.
La Marzapane spedisce in tutta la Ger-
mania Food Box contenenti tutti gli ingredienti necessari, già pesati o porzionati, per
realizzare un pranzo o una cena “all’italiana”, per due o quattro persone composta
da un antipasto, una portata principale (pasta o risotti o piadine),
un dessert e una bottiglia di vino selezionata in base alla portata principale.
Insomma, un’alternativa più pratica
ed economica dell’Italian Restaurant.
La varietà delle Food Box segue due variabili imprescindibili: la stagionalità dei prodotti e le specialità tipiche regionali, ma pasta, risotti, pizze e piadine sono i
prodotti-base più richiesti.
“Sul portale della Marzapane sono disponibili 75 ricette da selezionare attraverso il tipo di piatto, gli ingredienti e la regione di provenienza”, spiega Fabio. “Oggi, il
mercato del food online è tra quelli con i più
alti tassi di crescita e questo trova conferma nei numeri già molto interessanti che
abbiamo sviluppato nei primi mesi di vita
della Marzapane”.
Ma il progetto è in piena crescita, con
un programma di international roll-out per
replicare il modello tedesco in altri paesi
europei. E andare quindi alla conquista del
nord. Almeno a tavola.
m.g.f.
Adam, il robot maggiordomo
Un anno di UniFg Store
“Frutto” della creatività di cinque foggiani
La scommessa di sei laureati foggiani
Si chiama Adam e oltre ad essere il “figlio” dei tempi che corrono è soprattutto il
“frutto” della creatività di cinque ragazzi
foggiani. Immaginato come
uno e trino, Adam è il maggiordomo, la tata e il braccio
destro ideali.
Tutto insieme, tutto concentrato negli stessi circuiti:
nasce così il primo personal
robot nato dalla mente avveniristica di cinque ragazzi,
emigrati a Milano per studio.
Con la loro creazione,
Gianmarco Cataldi, Francesca Iannibelli, Antonio Cavaliere, Francesco De Michele e
Fabrizio Baia (fondatori della start-up
Hands Company) hanno partecipato, a
gennaio, al CES – Consumer Electronics
Show di Las Vegas, vetrina ideale per un
dispositivo robotico quale è Adam, per presentare il prodotto (il cui design è firmato
da Andrea De Carlo) negli Stati Uniti.
Nel concreto, questo dispositivo robotico
- ancora un prototipo - può compiere azioni al posto nostro, semplificando la nostra
esistenza. Può intervenire nella gestione
della casa, (regolare il termostato, accendere o spegnere le luci, interagire con gli
elettrodomestici) e videosorvegliare l’appartamento. Tutto tramite touch screen o
comandi vocali. Come un perfetto maggiordomo, Adam si muove autonomamente, memorizzando le stanze, i luoghi e i percorsi. Adam è anche una
consolle di intrattenimento (per
ascoltare musica, guardare film
o fotografie, scaricare app) e una
piattaforma di telepresenza (ovvero è possibile interagire con
una videochiamata con chi è in
casa e muoversi virtualmente
per le stanze). Soprattutto può
fornire assistenza quotidiana ad
anziani, malati e disabili. Proprio
per questo, Adam è progettato
per essere accessibile al consumatore finale. Il costo è, infatti,
relativamente contenuto: 1.990 euro a fronte dei 15-20 mila euro previsti per i prodotti di robotica in circolazione.
La start-up foggiana è tra le pochissime aziende italiane a partecipare al Consumer Electronics Show. “Abbiamo iniziato due anni fa - spiegano i membri della
squadra - e oggi possiamo contare su un team di 10 ragazzi, sparsi per l’Italia, tutti giovanissimi (età media 22 anni) che collaborano per completare la realizzazione del
robot e avviarne la produzione industriale”. L’idea è, quindi, quella di poter finanziare il progetto e sfondare nel mercato statunitense.
m.g.f.
Nell’università ci sono rimasti, più del
previsto, ma non sono mica dei bamboccioni. Sono sei laureati in Giurisprudenza
ed Economia che si sono costituiti in cooperativa e hanno aperto l’UniFg Store. Il
loro progetto ha vinto il bando per la gestione commerciale del marchio, il merchandising dell’Università
di Foggia. L’attività ha compiuto da poco l’anno di vita e
i soci sono consapevoli che
dal punto di vista economico c’è da considerare la fase di start-up, ma il primo bilancio è soddisfacente. “Abbiamo registrato una bella risposta da parte degli
studenti, soprattutto del Dipartimento di
Giurisprudenza, che è quello in cui ci troviamo”, a raccontare oltre 365 giorni di avventura è uno dei soci, Stefano Corsi. L’unico punto vendita è lì, nella sede di Largo
Giovanni Paolo II, ed è un limite. “L’università di Foggia non ha un campus. Gli
studenti di Medicina, di Agraria e di Lettere sono dall’altra parte della città. Un anno è ancora poco, ma siamo contenti di essere riusciti a soddisfare le richieste degli
studenti, dell’amministrazione o dei vari
Dipartimenti. Abbiamo collaborato per alcuni master e convegni cercando di fornire il materiale e di occuparci di qualsiasi
aspetto”. È un’attività autonoma, per intenderci come un bar affidato in gestione.”Noi rimaniamo degli intermediari, non
siamo una fabbrica”, chiarisce Stefano. E così anche
loro devono fare i conti con la
concorrenza. “Crediamo in
quello che facciamo e siamo
convinti che nel tempo le cose non potranno che migliorare. Lavoriamo in un ambiente piacevole, pieno di
giovani. Non abbiamo la
sindrome del lunedì mattina”.
Hanno i diritti di commercializzazione
del marchio per i prossimi cinque anni ma
il loro progetto è a lunga scadenza, ormai è
il loro lavoro. Sono tutti sulla trentina, il presidente Costantino De Cillis presto darà
l’esame da commercialista. Ci sono due
donne, Dalila Di Biase e Vittoria Longo, e
poi Claudio D’Agnello e Michele Terlizzi.
“Trovare un posto fisso lo consideravamo un
miraggio e abbiamo deciso di provare a
vincere questa sfida”. E ce l’hanno fatta.
Per anni hanno pagato le tasse universitarie e ora l’università ha restituito il favore.
Dev’essere una bella soddisfazione. “Non
ci avevo neanche pensato. In realtà l’Università non ci regala nulla, anche se ci stiamo dentro. Ci ha dato un’opportunità e sta
a noi riuscire a sfruttarla”.
m.m.
8
febbraio
duemilaquattordici
A CURA DI CLAUDIO BOTTA
politica
Stallo al centrodestra, la scena è tutta per le primarie del centrosinistra
Alla ricerca del sindaco perduto
Il Pd, in rotta di collisione con
Mongelli, punta su Marasco.
Ma attenzione anche agli
outsider Saraò e Frattarolo…
U
na doverosa premessa: questa pagina è stata ‘chiusa’ in
redazione domenica sera 16
febbraio. E analisi e commenti non
possono quindi tenere conto delle
possibili - e prevedibili - sorprese
fino al giorno fissato per il termine
ultimo di iscrizione alle primarie
della coalizione di centrosinistra
per la candidatura a sindaco, il 18 febbraio
(con
almeno 350
firme raccolte
a sostegno).
Allora, si
annunciano
fuochi d’artificio fino al 9
In alto
marzo. Grazie
Augusto Marasco
soprattutto alin basso
lo scontro alRaffaele
Piemontese
l’arma bianca
tra il sindaco
uscente Gianni Mongelli e il suo
potente ex assessore alla Qualità
e all’Assetto del Territorio del Comune di Foggia, Augusto Marasco,
architetto vicino al centrodestra
nella precedente campagna elettorale, poi improvvisamente convertitosi ed entrato in giunta e diventato, al termine di un lungo
corteggiamento, il coniglio nel cilindro del Pd di Raffaele Piemontese per accompagnarlo al portone di
Palazzo di Città e congedarlo. Un
terremoto politico destinato a produrre azioni e reazioni a catena (il ritiro delle deleghe principali da parte del primo cittadino ‘sdegnato’,
l’annuncio della candidatura al veleno, sono solo le prime schermaglie), ma largamente annunciato
perché non era certo un mistero
l’insofferenza dei soci di maggioranza della coalizione per l’ingegnere, nonostante l’insperata vittoria (dopo le macerie lasciate
dall’amministrazione Ciliberti) e la
difficile azione di risanamento intrapresa, dopo aver trovato il Comune sull’orlo del dissesto (e per
molti ben oltre). Mongelli si augurava, dopo anni di robusti sacrifici, un convinto via libera almeno da parte dei suoi per un
secondo mandato che si annuncia decisivo per il rilancio
della città, alla luce dei finanziamenti e delle importanti infrastrutturazioni annunciate:
ma invece paga la non esaltante popolarità (per usare
un eufemismo) presso
l’opinione
pubblica, e lo
scarso feeling
con gran parte dell’establishment del Pd e del
cerchio magico che oggi ruota
intorno alla figura del presidente del Consiglio comunale Raffaele Piemontese. Alle primarie,
quindi, ecco un’altra carta pesante. In aggiunta alle altre già
sul tavolo, tutt’altro che trascurabili. Perché Rita Saraò, esponente di punta dell’Università
di
Foggia e dell’associazionismo dopo
l’impegno profuso
nella presidenza di
Donne in Rete, legatissima all’assessore regionale alla
Salute Elena Gen-
tile, porta in dose un robusto pacchetto di voti e consensi, e sa di rappresentare una novità attesa in tanti ambiti ed espressioni della città
finora alla finestra, per mancanza
di sponde concrete e punti di riferimento. Un’outisider, certo, ma in
grado di sparigliare. Così come Lorenzo Frattarolo, giovane commercialista, renziano della primissima
ora (in tempi non sospetti, insomma), sostenuto dal deputato Ivan
Scalfarotto. Il primo a presentare le
firme necessarie (in numero largamente superiore) e a bruciare i tempi, per cercare di recuperare in visibilità rispetto alla concorrenza. Il
ruolo del guastafeste se l’è invece
assegnato
N i n o
Abate,
giornalista, poeta, comunicatore,
riferimento della
nuova forIn alto Rita Saraò m a z i o n e
in basso
‘Socialismo
Leo Di Gioia
e democrazia’ e a sua volta insofferente per l’egemonia piddina a ogni livello. Sullo
sfondo il ruolo di Sel, e della strana coppia Pino Lonigro-Leonardo Di Gioia.
d’appeal per amici solo presunti ed
alleati, in particolare il Nuovo Centro Destra di Di Giuseppe, De Leonardis, Leone, Di Mauro che continua a trincerarsi e non sbilanciarsi
in attesa dell’evolversi degli eventi e per non alimentare ulteriori polemiche e confusione con altri nomi, permanendo la ricerca di una
personalità esterna in grado di determinare una necessaria sintesi.
Già in campagna elettorale, intanto, Lucia Lambresa, che ha avviato un ciclo di
incontri per raccontare le sue verità e levarsi qualche
sassolino
In alto Comune di Foggia,
dalle scarpe (vedi
a destra Lucia Lambresa,
vicenda dell’Amiin basso Lorenzo
ca, della quale è
Frattarolo
stata a lungo preConfronsidente, e i suoi difficili rapporti
ti e scontri
con entrambe le coalizioni) e
che si annunLuigi Miranda, che in attesa di
ciano accesi.
un recupero nel centrodestra (è
Ma che anientrato in consiglio comunale
meranno il
nelle fila del Pdl e in corso d’opeprossimo mera è approdato all’Udc di Angelo
se, e regaleranno visibilità e possi- Cera) non intende rinunciare alla
bilità di consenso ai candidati, che candidatura a sindaco. Settimane
potrebbero poi rivelarsi decisivi per febbrili per il Movimento 5 Stelle,
la vittoria finale, alla luce dello stal- che presenterà un proprio candilo dei principali avversari, quelli del dato chiamato a non disperdere il
centrodestra che possono contare voto e il consenso raccolto a grappoli
su una coalizione allargata e sul nelle ultimi elezioni politiche: una
malcontento diffuso di una comu- missione impossibile data l’abissanità frustrata, ma non riesce (anco- le differenza tra le politiche ai temra?) a trovare l’unità inpi dei listini bloccati (e
torno a un candidato
dei nominati dall’alto)
condiviso, che era poi
e le amministrative, ma
l’obiettivo annunciato. Al
il clima generale di insilenzio imbarazzato nelsofferenza e protesta
le prime settimane sono
non è certo cambiato, e
seguiti quelli assordanti
allora non sarà una parintorno ai primi nomi gettecipazione di routine.
tati ufficialmente nella
In tanti, probabilFranco Landella
mischia (Bruno Longo per
mente troppi sperano,
la Destra, Giuseppe Mainiero per infine, di ricevere la telefonata che
Fratelli d’Italia) e le aperture e chiu- allunga la vita, dopo precedenti
sure verso l’aspirante leader Fran- esperienze amministrative. Una teco Landella. Gradito a parte (sol- lefonata che difficilmente arriverà,
tanto parte) di Forza Italia, in in tempi di rottamazioni e rinnovaparticolare al sen. Lucio Tarquinio: menti faticosamente avviati. Vero,
ma non abbastanza convincente e Matteo Renzi?
febbraio
duemilaquattordici
9
10
febbraio
duemilaquattordici
angolo verde
Una guida per riconoscerne senso e valore
Il significato dei fiori
Dai Flower books ai giorni nostri
In giapponese è Hanakotoba e nell’Ottocento veniva chiamato
Florigrafia. Oggi, invece, è comunemente conosciuto come il linguaggio dei fiori: ovvero
un modo di comunicare
attraverso i fiori e, più in
generale, gli allestimenti floreali in grado di
esprimere sensazioni
che non vengono pronunciate. L’attribuzione
di un significato simbolico ai fiori e alle piante risale all’antichità; tuttavia è con l’Ottocento che l’interesse per il linguaggio dei fiori assume il massimo sviluppo legandosi alla
comunicazione dei sentimenti, tanto che si diffuse un’editoria specializzata nella stampa dei
‘flower books’, elegantemente illustrati con incisioni e litografie.
I fiori, ad esempio, sono uno degli aspetti
fondamentali del ‘giorno del Si’ perché regalano
magia, colore e profumo. Ecco il significato dei
fiori più comuni: la rosa, simboleggia l’amore
felice (bianca è sinonimo di purezza e candore; rosa indica affetto, tenerezza e comprensione; rossa esprime amore passionale; gialla è
sinonimo di gelosia); la calla è simbolo di bellezza sontuosa; l’orchidea significa bellezza,
raffinatezza, ma anche un elegante e criptato
“grazie per esserti concessa”. Infine, la margherita simboleggia l’innocenza, l’amore fedele e la condivisione di sentimenti. Ci sono,
poi, fiori più particolari come il garofano che
significa dolcezza, amicizia e fedeltà e
l’anemone che è sinonimo di aspettativa; il tulipano che simboleggia l’amore
e la passione e la gardenia che esprime
gioia, purezza e sincerità. La peonia è
la regina dei fiori per i cinesi, il suo significato è matrimonio felice; l’iris, invece, è emblema della Francia, e della
fede e giustizia. Gli ultimi tre fiori, al contrario dei precedenti, non
hanno un significato
adatto ad un giorno
così lieto, ma sono
molto di tendenza
ed usati soprattutto
per composizioni
rustiche e di campagna. Stiamo parlando
del girasole che è sinonimo di falsità proprio perché volge sempre il capo per seguire il sole, dell’ortensia, emblema di freddezza e solitudine e del
papavero che simboleggia oblio, lentezza.
Dal bouquet da sposa alla decorazione della chiesa, arrivando infine al luogo del ricevimento, i fiori danno un’impronta ben precisa
al matrimonio. Ma, non dimentichiamoci della parte maschile con la bouttonnière, il piccolo tocco floreale posizionato sull’occhiello dello sposo, dei testimoni e dei genitori degli sposi.
Dovrà essere in sintonia con l’abito della sposa e il bouquet: la bottoniera è un simbolo di
eleganza utilizzato anche in passato nei matrimoni reali per conferire una nota di colore e
di classe.
Simona Donatelli
febbraio
duemilaquattordici
bellezza
Ogni donna vorrebbe apparire
sempre femminile e in forma come le
stelle del cinema, Tuttavia, dietro
l’aspetto impeccabile e irraggiungibile di attrici e modelle, ci sono segreti e accorgimenti custoditi gelosamente dallo star-system. Eppure
essere belle in poco tempo e in modo economico si può: ecco i segreti
che alcune dive hanno lasciato trapelare e che, dopo accurate ricerche,
6Donna ha deciso di condividere con
le sue lettrici.
Beauty da star? Ecco cosa non deve mancare
Bellezza da diva?
I segreti delle stelle
C’è chi usa la camomilla e chi non rinuncia alla pulizia del viso
Dallo star-system tutte le dritte per essere sempre perfette
A
nche le star si svegliano con gli
occhi pesti e gonfi: il rimedio economico e immediato dell’attrice
Kirsten Dunst è quello tenere in posa sulle palpebre per 2 o 3 minuti delle garze
imbevute nell’infuso di camomilla. Le
borse si riassorbono grazie all’azione del
bisabololo, una sostanza che migliora
l’elasticità dei capillari e li decongestiona.
Un bel viso è quello privo di imperfezioni: ecco perché occorre dedicarsi
per mezz’ora ogni due settimane ad una
buona pulizia del viso, che si può effettuare in maniera professionale anche a
casa propria: parola di Kate Winslet! La
procedura classica ha i suoi effetti: fate dilatare i pori avvicinando il viso al vapore dell’acqua messa a bollire in un pentolino. Liberatevi di eventuali punti neri
usando garze sterili e disinfettando la zona interessata. Fate uno scrub (mescolate in una tazzina di caffè miele e sale
fino) per liberare la pelle del viso dalle
cellule morte e riattivare così il microcircolo per avere un colorito sano. Secondo gli scienziati infatti le guance rosate seducono di più in quanto
trasmettono l’idea di essere delle partner
in buona salute: anche Winona Ryder è
una delle star che ha fatto del fard rosato uno dei suoi segreti prediletti.
In seguito non dimenticate di applicare una maschera adatta al vostro tipo
di pelle: affidatevi pure alle comode confezioni monodose esistenti in commercio oppure rispolverate i vecchi rimedi
casalinghi come la farina d’avena. Usata come un sapone aiuta a contrastare la
pelle grassa. Tuttavia tutte le star amano
una maschera in particolare: quella de-
faticante che attenua segni di stanchezza e le rughe d’espressione. Questa maschera si può realizzare anche a casa con
albume di uovo e miele, amalgamati e
tenuti in posa fino all’indurimento. Un
altro segreto è l’idratazione: basta usare anche una sola crema leggera e contrastare i segni di espressione con un
buon contorno occhi, prodotto che non
manca mai nel beauty di Beyoncè. Se
siete fans dell’abbronzatura invece dimenticatevi delle lampade che favori-
Ciglia come Betty Boop
Attualmente non c’è nessuna star
che possa eguagliare il battito di ciglia
di Betty Boop, il celebre personaggio
del mondo dell’animazione nato dalla
fantasia dei fratelli Fleischer. Le dive
cercano di rimediare con le ciglia finte, rinunciando alla naturalezza, proprio perché sanno che ciglia lunghe e
folte rendono lo sguardo intenso. Tuttavia un escamotage del genere non è
adatto alla quotidianità: meglio prendersi cura delle proprie ciglia con una
ricetta ad hoc. Di seguito vi suggeriamo la preparazione di un olio fortificante e scurente per ciglia: in venti minuti avrete il vostro elisir di bellezza
della durata di 2 mesi se conservato in
un luogo fresco. Per la preparazione occorrono 2 chiodi di garofano, ½ cucchiaio di noce moscata grattugiata, 1
cucchiaino di olio di ricino, 1 goccia di
olio essenziale di carota. Riducete in
polvere finissima i chiodi di garofano e
la noce moscata, unitele in una ciotola
agli altri ingredienti, mescolando e
conservando il liquido in un contenitore. Prelevate poche gocce di olio con
un vecchio spazzolino da denti o un
11
vecchio applicatore di mascara, precedentemente pulito.
Applicate l’olio sulle ciglia struccate, la sera prima di andare a letto. Infine, a differenza di Betty Boop, fate un
uso appropriato del mascara: è preferibile applicarlo solo sulle ciglia superiori con un movimento a zig-zag che
permette di stendere il prodotto in modo omogeneo e lasciar perdere quelle
inferiori, perché il rischio è solo quello
di accentuare le occhiaie.
d.c.
scono l’insorgere delle rughe e iniziate
a proteggere la pelle del viso come fa
Gwyneth Paltrow, optando per un autoabbronzante colore albicocca, il segreto per un colorito caldo e naturale.
Curate il make-up anche se il vostro
stile è casual. Puntate su un maquillage
leggero e naturale però accentuante gli
occhi o la bocca, le zone più seducenti
del viso, proprio come fa Liv Tyler: attirerete lo sguardo sul vostro viso, distogliendo l’attenzione dal resto del corpo.
Il fondotinta a prima mattina? E’ ormai
roba vecchia: tutte le star si sono ormai
convertite alle BB Cream e prediligono
prodotti in polvere che non appesantiscono il viso. L’investimento per il vostro
beauty invece dovrebbe essere un facegloss: un prodotto multiuso illuminante
da usare su labbra, zigomi e palpebre
che da solo restituisce un’impressione di
benessere, il preferito di Sarah Jessica
Parker. Diversamente da quello che si
pensa, non servono molti trucchi per essere impeccabili. Una matita nera solo
sulla palpebra superiore dona profondità allo sguardo e una matita per le labbra, sfumata con i polpastrelli, renderà
la vostra bocca più carnosa senza l’effetto rossetto: questo il make-up giorna-
liero di Halle Barry. Infine investite pure
sul profumo: una fragranza irresistibile
e personale mette di buon umore ma soprattutto distrae gli interlocutori che tenderanno a concentrarsi sulle proprie per-
cezioni olfattive. Così, anche quando
non vi sentite impeccabili, sarete almeno aromaticamente indelebili.
Dalila Campanile
12
febbraio
duemilaquattordici
mondo bimbi
I significati del disegno infantile
Dietro lo “schizzo”
Scarabocchi, colori e forme:
ecco la guida all’interpretazione
Luca, 3 anni. All’uscita dall’asilo consegna un disegno alla sua mamma. Scarabocchi, figure astratte e tanti colori sovrapposti.
Che cosa mai avrà voluto rappresentare? Secondo grafologi e psicologi, gli esperti che si
dedicano allo studio del disegno infantile, le
forme e i colori scelti da un bambino non sono
mai un caso. Il disegno infantile infatti è la sua
forma di comunicazione non verbale nonché
la modalità con cui rappresenta quello che
vive.
Dai 2 ai 4 anni i bambini si divertono a pasticciare: i loro elaborati sono per lo più scarabocchi. Dai 5 anni in su invece i bambini cominciano a padroneggiare il disegno: la figura
umana viene rappresentata ancora in maniera
schematica, in seguito cresce l’attenzione per
i dettagli e l’ambiente che li circonda. Solo intorno agli 11 anni un bambino comincia ad
eseguire rappresentazioni piuttosto realistiche nonché ad abbinare tra loro le stesse sfumature di colore. E’ molto importante che i genitori accolgano sempre con entusiasmo i disegni dei propri figli. Dalla gratificazione, i
bambini traggono lo stimolo per continuare
a produrre rappresentazioni in modo spontaneo.
Sono proprio i disegni spontanei quelli
idonei ad essere osservati, per ricavare interessanti informazioni sulla personalità di un bambino. Il primo
aspetto da notare
è la zona del foglio in cui viene
realizzato il disegno. I bambini
fino ai 3 anni prediligono la zona
bassa, indice di insicurezza e paura, sensazioni normali per la loro età. Chi sceglie di disegnare
al centro invece sta vivendo una fase di egocentrismo naturale mentre chi disegna a sinistra è un bambino ancora molto legato alla
propria sfera familiare. Anche il modo in cui
il bambino occupa lo spazio sul foglio ha una
sua valenza: si sviluppa lungo tutto la pagina oppure si concentra su una sola area? Questi sono i primi aspetti da cui può dedursi una
personalità vivace ed entusiasta (il primo) oppure quella più timorosa e introversa (il secondo). Anche gli scarabocchi possono essere
interpretati.
Forme curve e ampie sono sicuramente
indice di un carattere estroverso e socievole.
Al contrario, linee spezzate indicano una tensione e una sensibilità accentuata.
Quando il bambino invece è in grado di
realizzare figure, è importante esaminare i
bordi e i margini: tanto più un disegno è completo e le figure sono chiare tanto più un bambino si sente tranquillo e ubbidiente. Se invece i bordi sono incompiuti siamo di fronte
ad un temperamento potenzialmente capriccioso.
Non si può nemmeno tralasciare la pressione del tratto: i bambini con una personalità dinamica e anche piuttosto aggressiva disegnano con un solco profondo, spesso chiedono più fogli. Il pigro invece ha un tratto molle e di solito non completa i disegni. Un bambino insicuro comincia sin da subito a correggere la sua
rappresentazione, invece un timido utilizza una
pressione più leggera, spesso accompagnata dalla predilezione di
colori chiari e tenui.
Questi ultimi
rappresentano un
dettaglio da non
tralasciare: le tonalità possono essere la spia del temperamento. Colori caldi e accesi e le relativa sfumature corrispondono ad un indole spigliata, loquace e attiva a cui a volte può essere
difficile mettere un freno. I colori freddi invece
corrispondono ad un temperamento riflessivo anche se potrebbero celare un bisogno di
maggiore tranquillità.
Solo il nero può essere invece spia di un
potenziale disagio: se usato con frequenza potrebbe essere opportuno rivolgersi ad un
esperto qualificato per scandagliare attraverso
scarabocchi e forme quello che passa nella testa del bambino.
Dalila Campanile
febbraio
duemilaquattordici
benessere&salute
“Il tuo corpo è la tua casa.
Tu ne sei l’unico proprietario,
anche se nel corso del tempo
ne hai perduto le chiavi, ora
ne sei fuori, ricordi solo la
facciata, non ci abiti, anche
se il tuo corpo rappresenta il
ritrovo dei tuoi ricordi più
lontani”.
Q
ui è racchiusa l’essenza della tecnica riabilitativa ideata dalla chinesiterapeuta,
Thèrèse Bertherat, denominata
Antiginnastica e divulgata in Italia
con il nome di Mediazione Psicocorporea dalla dottoressa Antonella Fracasso psicologa a Milano, dove la dottoressa Orsola Viola si è
specializzare per esercitare questa
tecnica presso lo Studio Sphaera .
Secondo la Bertherat, il nostro
corpo è formato da muri, ovvero i
muscoli e in essi c’è la storia della
nostra vita, fatta di crampi, debolezze, di dolori nelle gambe, nella
13
Mente-corpo
binomio inscindibile
Prendersi cura del proprio ‘essere’ con la mediazione psicocorporea
schiena, nel cuore e nel volto. Questo perché sin da quando veniamo in
vita siamo sottoposti ad ogni tipo di
pressione familiare o sociale, e il
corpo reagisce ai traumi e alle aggressioni contraendo i muscoli che
formano così una corazza difensiva. Questo trattamento apre quel
canale, che fa da tramite tra Corpo
e Mente, in cui l’energia ricomincia a scorrere e il Sé fa sentire la sua
voce.
“Le sedute di Mediazione Psicocorporea - afferma la dottoressa
Viola - sono rivolte a coloro che desiderano raggiungere e mantenere
uno stato di benessere attraverso
una maggiore consapevolezza del
proprio Sé corporeo”.
L’obiettivo di tali incontri è di creare “armonia
e bellezza nel corpo” e
consiste in movimenti che
aiutano a sciogliere le tensioni accumulate nella musco-
latura posteriore, a rendere la postura più armonica e a ristabilire
quell’equilibrio e quel benessere
mentale che per via della vita moderna viene minato in continuazione da stress, depressione e ansia.
Ogni seduta di Mediazione Psicocorporea è un’esperienza unica:
non c’è ripetizione, allenamento,
meccanicità, ma piuttosto ascolto,
rispetto, allentamento delle tensioni. E quindi consapevolezza e comprensione dei meccanismi che ci
portano verso il dolore e la rigidità.
Ritrovando una postura più equilibrata e corretta, si può alleviare il
dolore e ritrovare benessere ed armonia. Durante la seduta, che si tie-
Dr.ssa Orsola Viola
Pedagogista Clinico - Psicosomatista
Terapista Rieducazione Posturale
(metodo Mézières-Bertelè)
Prima edizione del Premio “E. Altomare”
L’Unifg premia la ricerca
Tra i vincitori Valentina La Riccia,
dentista e rubrichista di “6Donna”
Ci sono almeno tre buoni motivi nella
scelta di dare spazio e merito al Premio di Studio “Emanuele Altomare” promosso dall’Università degli studi di Foggia e destinato
a sei studenti dell’ateneo dauno.
Il primo è legato alla figura che il premio,
alla sua prima edizione, celebra e ricorda, ovvero il professore Altomare, ordinario di Medicina interna e preside della facoltà di Medicina e Chirurgia dal
2005 al 2011, persona
di alto profilo intellettuale e morale venuto a
mancare poco più di un
anno fa. Il secondo motivo – tanto singolare
quanto apprezzabile –
riguarda la natura e la provenienza di queste borse di studio, del valore complessivo di
2.400 euro. Si tratta di incentivi per l’attività
didattica destinati ad altrettanti ricercatori, i
proff. Mori, Petito, Piccoli, Porro, Scrima e
Trotta; denaro che, per loro stessa volontà, è
stato devoluto sotto forma di borsa di studio
con l’obiettivo di incentivare la ricerca insieme ai talenti e alle intelligenze del territorio.
Da ricercatore in atto a ricercatore in potenza,
insomma, una sorta di simbolico passaggio
di testimone e opportunità.
Il terzo motivo, invece, è un piccolo punto d’orgoglio per il nostro magazine. Tra i sei
premiati, infatti, vi è la dottoressa Valentina
La Riccia, una delle rubrichiste del nostro
giornale (il premio fa riferimento alla sua carriera di studentessa). Insieme alla dottoressa La Riccia, sono stati premiati dal rettore
Maurizio Ricci anche Francesca Ippolito, Domenico Pappano, Azzurra Pici, Maria Pia Ruberto e Pierluigi Santo. “A nome di tutti i vincitori, vorrei esprimere la nostra gratitudine
verso i sei ricercatori che hanno scelto di rinunciare agli incentivi loro destinati, a favore degli studenti
più meritevoli”,
ha spiegato La
Riccia. “Il vostro
è un gesto eccezionale e significativo: gratificando
gli
studenti che si sono distinti per merito, ci date un chiaro esempio di dedizione per il vostro lavoro di ricercatori e di insegnanti”.
“Le statistiche - prosegue - dimostrano
che l’Università di Foggia è un’istituzione valida: ha conquistato il 12° posto per la qualità
della ricerca fra tutte le Università italiane, il
primo posto fra le Università della Puglia ed
il secondo in Italia per la ripartizione delle
quote premiali, il che significa una consistente riduzione dei tagli ai finanziamenti.
Tuttavia, i giovani nati e cresciuti in questa
città, spesso preferiscono studiare altrove, ma
le persone che restano qui, con i loro sforzi
stanno contribuendo ad accrescerne il prestigio”.
Angela Dalicco
ne con una cadenza di 15giorni e
per 2 ore continuative, è previsto un
tempo per ascoltarsi e trasformarsi, al di là della piacevolezza e della morbidezza del materiale che
viene utilizzato (palline di gomma e
di sughero, palle di gommapiuma).
La Mediazione Psicocorporea è
un’attività di gruppo dedicata a tutte le persone di qualsiasi età che vogliono migliorare la loro posizione,
le loro capacità motorie, la forma fisica (musicisti, ballerini, attori, sportivi), per tutti coloro che vogliono
stare meglio nel loro corpo. Per le
persone che presentano problemi
muscolari e articolari acuti (ad
esempio tendiniti, distorsioni, frat-
ture, lussazioni, periartriti, lombalgie, cervicalgie, sciatalgie, ernia del
disco) e cronici (artrosi, scoliosi, malattie reumatiche). Può essere usato con molta efficacia anche per le
malattie neurologiche (per esempio emiplegie, tetraparesi spastiche), congenite e acquisite.
Dopo il successo e la grande affluenza al Tennis Club per la prima prova gratuita della Mediazione Psicocorporea, la dottoressa
Viola aspetta chiunque voglia avvicinarsi a questa tecnica il 25 febbraio partecipando ad una lezione, presso il proprio studio, previa
prenotazione.
TERAPIE PROPOSTE
Via C. Galiani, 26 - FOGGIA
Tel. 0881.744687
393.3613666- 3687490885
www.violaorsola.com
[email protected] - www.studiosphaera.it
• Trattamento terapeutico
Mézières-Bertelè
• Mediazione psicocorporea
• Risveglio muscolare
• Ginnastica estetica
psicocorporea e posturale
• Counseling psico-pedagogico clinico
• Massaggio antistress
• Brain Gym
• Touch For Health
• Percorsi di gruppo secondo
specifiche tematiche
14
febbraio
duemilaquattordici
cucina&dintorni
Il “trionfo” del fritto
Dolce o salato?
Paese che vai, tradizioni che trovi
A cura di Letizia Consalvo
“A Carnevale ogni scherzo vale”, recita
un antico adagio. Ma quando si parla di cucina
c’è ben poco da scherzare. E’ questa, infatti,
la festa più allegra e trasgressiva dell’anno e
a tavola, si sa, la trasgressione coincide con il
“trionfo del fritto”, sia esso dolce o salato, nel
rispetto delle tradizioni.
Chiacchere, castagnole, tortelli dolci,
krapfen, bomboloni, struffoli, zeppole… ogni
regione vanta la propria specialità e, molto
spesso, nomi diversi identificano ricette assai simili. Come nel caso del più tradizionale e diffuso dei dolci di Carnevale: le chiac-
chere, che diventano frappe,
piuttosto che cenci, grostoli
o sfrappole. La diversità
più evidente è costituita
dalla componente alcolica che rispecchia il territorio: marsala, vino bianco, acquavite, liquore
all’anice.
Le chiacchere hanno in comune la leggerezza e friabilità, sfoglie sottili dalle varie forme, fritte nell’olio e
spolverizzate con zucchero a velo, ottime se
preparate nella stessa giornata in cui vanno
mangiate. Morbide e gustose sono le castagnole, con variante alla ricotta, naturalmente fritte e zuccherose. Proprio per il fatto che
questo è il momento del “fritto” è importante ricordare alcune regole fondamentali per
ottenere un risultato eccellente, altrimenti si
rischia che tutto risulti pesante per il gusto e
Molto di più una “Cena con delitto”.
Quello che la Piccola compagnia impertinente di Foggia ha presentato nella minirassegna Cena comanda colore è teatro che
si “gusta”. Con tutti i sensi. Un esperimento ben riuscito a giudicare dalla prima
“Giallo: Il compleanno Del Re”, una cenaspettacolo durante la quale lo spazio di via
Castiglione si è spogliato - ma solo in apparenza - di tutto ciò che richiama il teatro
convenzionale, per accogliere tavoli, sedie
e stoviglie con le quali gustare le pietanze
proposte dallo chef Donato Soldani.
“Il nostro proposito è quello di unire,
ancora una volta, i talenti del territorio nell’ambito di uno sviluppo artistico che abbia
possibilità di ulteriori contaminazioni. Insomma, un modo nuovo di vivere lo spazio
teatrale, che la Piccola compagnia impertinente ha voluto fortemente sperimentare”,
spiega il direttore artistico della compagnia,
per lo stomaco.
La prima cosa è scegliere il grasso giusto
con cui friggere. Abbandonato completamente lo strutto, sicuramente non è il caso di
pensare al burro; resta l’olio, ma quale? In
questo caso ideale è quello di semi di arachide perché ha un punto di fumo molto alto,
cioè la temperatura alla quale l’olio brucia
diventando inutilizzabile è molto elevata.
Pertanto, non avendo quasi mai a disposizione nelle nostre cucine di casa un termometro o una fonte di calore che mantenga costante e giusta la temperatura a cui friggere,
è importante mantenere dei margini di sicurezza.
L’olio di oliva, che sul nostro territorio la
fa da padrone, in questo caso va usato con
moderazione, prima di tutto perché più costoso (e queste fritture prevedono tutte di essere effettuate con il metodo “a immersione”) e poi perché la quantità di olio
necessaria inciderebbe in maniera consistente sulla realizzazione della nostra ricetta.
Non sono poi da sottovalutare il punto di fumo dell’olio di oliva - che è decisamente più basso - e il
sapore, che probabilmente tenderebbe a
coprire quello dei
nostri fritti, dolci
ma non particolarmente decisi nel
gusto.
Deciso l’olio, passiamo a scegliere la nostra padella. Proprio per la necessità di friggere con abbondante olio
sarebbe utile scegliere una padella dai bordi alti, che ci consente di utilizzare una giusta quantità di grasso senza rischiare fuoriuscite e soprattutto limitando gli schizzi, a
vantaggio della sicurezza e della pulizia.
Naturalmente prima di riscaldare l’olio
bisogna fornirsi degli strumenti indispensabili: forchetta per girare, schiumarola o mestolo forato per scolare, carta assorbente e
piatto da portata. I ”pezzi” da friggere è utile siano quanto più simili nella dimensione:
richiederanno tempi di cottura e temperatura simili; è importante ricordare di non
“caricare” troppo la pentola, meglio pochi
pezzi per volta così da mantenere la temperatura dell’olio quanto più costante possibile, troppi pezzi causerebbero un troppo
repentino abbassamento della temperatura a danno del risultato finale. In cucina la pazienza è sempre elemento fondamentale!
Ricetta del mese
Taralli dolci di mele
Mini-rassegna “Cena comanda colore”
Il teatro che si gusta
Le suggestioni del “Giallo” sul palco e in cucina
Pierluigi Bevilacqua.
gela Conte, che ne ha curato
In questo modo, si è creala regia. Tavoli e sedie sul palta una continua corrispondencoscenico e spettatori mescoza tra teatro (lo spettacolo prelati agli attori. Seduti allo stessentato) e gastronomia (il
so
tavolo
con
i
teatro gustato), due aspetti cacommensali-avventori o conlibrati sulle suggestioni del
fusi tra i camerieri, gli attori
“giallo”: sia esso l’intreccio di
(Mariangela Conte, Michela
una storia o richiamo culinaDelli Carri, Piernicola Demrio. “E’ stato il nostro primo
bech, Fabio Fabiano, Rocco
esperimento di abbinamento
Sardella, Viviana Soldani e
cibo-teatro: abbiamo scelto il
Luciano Veccia) hanno vissuto
giallo per il tema dello spettala cena insieme agli ospiti, accolo e la sua storia, e per le porcanto agli ospiti, fino al motate che sono state preparate
mento clou: quello in cui gli
e servite ai tavoli dallo chef
spettatori sono stati chiamati
Chef Donato Soldani
Donato Soldani”.
in causa per dirimere la matassa teatrale. Il
Tra queste, il dessert “Passion Tango” da prossimo appuntamento di “Cena comanlui stesso ideato. A curare la parte teatrale da colore” è previsto il 26 ed il 27 aprile, per
della serata, invece, c’erano Marcello Stri- un appuntamento pensato esclusivamente
nati che ne ha firmato il copione, e Marian- per i più piccoli.
Ingredienti: 500 gr di mele a pasta dura,
500gr di Farina, 3 Uova, 1 Bustina di lievito
per dolci, 1 Limone non trattato, 1 Arancia
non trattata, Gr. 150 Zucchero semolato,
Cannella in polvere, Olio per friggere
Sbucciare le mele, tagliarle a pezzettoni
e spolverare con zucchero semolato. Disporle in una teglia e cuocere in forno a 180° per
circa 20 minuti. Ultimata la cottura, schiacciarle con la forchetta ancora calde, per ottenere una purea piuttosto grossolana. Unire
alle mele la farina setacciata con il lievito, la
scorza degli agrumi grattugiata e le uova
sbattute con il sale.
Impastare velocemente fino a ottenere
un composto dalla consistenza omogenea,
quindi preparare dei cordoncini lunghi 7-8
cm da chiudere agli estremi creando delle
piccole ciambelline. Nel frattempo, riscaldare l’olio: a temperatura raggiunta immergere i taralli e friggerli fino ad ottenere un colore dorato. Scolarli su carta assorbente e,
ancora tiepidi, passarli in una miscela di zucchero e cannella. Dopodiché sono pronti da
servire!
febbraio
duemilaquattordici
architetto
15
DI SIMONA CAMPANELLA
ARCHITETTO
Design e nuove tecnologie: quando il benessere viene dall’acqua
Il tuo bagno come una Spa
Per i vostri quesiti:
[email protected]
Tel. 0881.563395
Soffioni extra comfort, docce con
cromoterapia e idromassaggio.
La concezione del benessere nello spazio
domestico tradizionale
L
e potenzialità rilassanti e curative dell’elemento “acqua” messo a sistema
con la scelta della luce e dei colori appartengono alla storia della civiltà. Ricordiamo la tradizionale concezione purificatrice
dell’acqua nelle culture mesopotamiche o il
rituale delle terme romane o quello
dell’hammam arabo.
Oggigiorno, tuttavia, questo non vuol significare solo di cura estetica del corpo,
quanto piuttosto una attenzione particolare al
benessere diffuso di tutto l’organismo e della psiche. In questo, l’architettura di interni,
l’elettronica e l’idraulica si mettono a servizio
del progetto tecnologico del bagno per quelle che sono le sue ricadute sulla fisiologia e
biologia del benessere umano.
E non parliamo certo degli elementi essenziali del bagno (come la disposizione dei
sanitari, delle finestre, degli specchi). In questo caso, la progettazione si interessa di scegliere tra oggetti di idraulica di alta tecnologia che sono indispensabili a ottenere il
benessere, ma che sembrano quasi futili, oppure optare per elementi tradizionali più
semplici senza dubbio, soprattutto più naturali nei materiali di cui sono fatti, ma altrettanto funzionali.
Infatti, per trasformare il nostro “ambiente bagno” in un perfetto luogo di benessere il nostro tecnico di fiducia ci orienterà
nella scelta tra vasche, docce, cabine in le-
gno superaccessoriate, soffioni e rubinetterie
speciali progettate appositamente e largamente disponibili sul mercato. In più - e in
questo caso con un impegno economico molto meno incidente - va elaborato un adeguato progetto della luce nello “spazio bagno”,
ottenuto o attraverso la modulazione dell’intensità luminosa della luce naturale o artificiale, o attraverso l’uso sapiente del colore
della luce stessa, secondo i dettami della
“cromoterapia”.
Per quel che riguarda l’elemento acqua,
le tendenze fino a qualche anno fa andavano
verso la vasca idromassaggio. Ma l’esigenza di ridurre lo spazio del bagno (in favore di
altri ambienti della casa) ha alterato questa
tendenza, che si è drasticamente spostata
verso il progetto della doccia. È possibile, infatti, scegliere gli accessori d’idraulica quali i getti per idromassaggio verticale; le cascate a parete, i grandi soffioni da incasso con
o senza cromoterapia, fino ad arrivare alle cabine
doccia attrezzate con bagno turco e sauna, in cui
l’elemento legno è preponderante, questi ultimi
due con impegno economico piuttosto forte.
Il completamento della “rivoluzione benessere” del bagno, tuttavia,
sta nel secondo elemento
del progetto del bagno di
casa inteso come una
SPA: la luce e il colore.
Parliamo infatti di cromoterapia, un’antica (ma
non scientificamente provata) terapia naturale complementare che
proviene dalla cultura del Sol Levante (Cina, India e Tibet) e che viene consigliata per
riequilibrare le disarmonie emozionali e gli
squilibri emotivi che hanno indubbie influenze poi sulla nostra mente.
La luce, come già noto alla medicina tradizionale, in generale consente al cervello di
produrre endorfine: spesso, infatti, ci scopriamo allegri e di buon umore solo perché
fuori dalla finestra vediamo il sole e il cielo
sereno. In aggiunta a questo, secondo i dettami della cromoterapia, il colore e i toni della luce che si irradiano verso una parte specifica del corpo riescono a trasmettere le
vibrazioni complementari che riportano in
equilibrio le energie corporee e mentali.
Quindi è possibile progettare all’interno
dei rivestimenti delle pareti della doccia (che
vanno scelti per materiale e colore in modo
opportuno) delle installazioni luminose colorate con variazioni a seconda dell’obiettivo
da conseguire (relax, energia, positività…) o
anche nei soffioni doccia una serie di luci a
led che cambiano di intensità e colore come
se piovesse un arcobaleno a coccolarci.
Questi bagni sono un sogno realizzabile, tuttavia ci sono alcune circostanze in cui
questi progetti trovano difficoltà realizzative: bisogna fare attenzione, per esempio, alla pressione dell’acqua in uscita dai soffioni
che è molto alta, mentre normalmente nei nostri bagni siamo abituati a pressioni minori. Un
tecnico idraulico preparato al fianco dell’architetto di fiducia saprà di certo proporre soluzioni alternative, ad esempio, l’ausilio di
pompe idrauliche.
16
febbraio
duemilaquattordici
nuove opportunità
Promotion
Imprenditoria femminile, nuove opportunità a Foggia
Il lavoro al tempo della crisi
Assenza di orari, gratificazione economica e professionale
Annamaria Vantaggiato: “Perché riscoprire la vendita diretta”
S
econdo recenti dati Istat, il
tasso di occupazione femminile in Italia è ancora uno dei
più bassi d’Europa (40,7% su
58,5%).
Nel Mezzogiorno, poi, le nuove occupate sarebbero solo 196mila rispetto a 1,5 milioni di lavoratrici del Centro Nord. L’aumento
dell’occupazione al Sud, sarebbe
collegato alla possibilità di usufruire del part-time: la modalità
idonea per quelle donne che ogni
giorno cercano di conciliare al meglio professionalità, famiglia e casa.
Tuttavia, contrariamente ai dati, nuove opportunità bollono in
pentola proprio a Foggia, per coloro che scelgono di entrare nel mondo della vendita diretta della “D&D
Evolution”. La giovane impresa
campana si è fatta notare sul mercato grazie al “Royal Cooking”, un
ottimizzatore di cottura in grado di
adattarsi a qualsiasi tipo di pentola; la sua composizione è di qualità
AISI 430, (un acciaio privo di nichel) e consente di ottenere una
cottura omogenea e sana perché la
temperatura di ebollizione non supera mai i 100 gradi centigradi, preservando così le sostanze nutritive.
pluriennale nel settore- basta una
buona capacità organizzativa per
poter svolgere questa attività con
gratificazione, senza che una donna tolga del tempo al suo ruolo di
madre e moglie”. La solidità dell’azienda e la formazione erogata
alle donne che si avvicinano a questo mondo, inoltre, permette alle
venditrici di poter fare il famoso salto di qualità: “Ogni donna ha delle
doti manageriali nascoste, basti
pensare alla eccezionale capacità
di far quadrare in primis il bilancio
A causa di un retaggio culturale errato, la vendita diretta è stata sempre considerata un’occupazione di
serie B. Scegliendo un’azienda professionale invece, la vendita diretta può trasformarsi in una vera opportunità di reddito per le donne e
per il territorio. “Gestirsi in maniera autonoma, senza essere subordinata ad orari prestabiliti e allo
stress di dover timbrare il cartellino è il primo punto di forza di una
professione come la vendita diretta - dichiara la dottoressa Annamaria Vantaggiato - con esperienza
familiare, cosa che di questi tempi
non è facile – continua la dottoressa Vantaggiato – la vendita diretta
può essere un settore in cui progredire professionalmente grazie alle
proprie capacità e all’entusiasmo di
fare gruppo e insegnare alle altre
quello che si è appreso sul campo”.
Donne di cultura e donne meno
preparate hanno avuto, grazie a
questo lavoro, lo stimolo di continuare a migliorarsi; la vendita infatti è un’arte che, se eseguita professionalmente, può portare
gratificazione economica e autostima. Anche le donne più riservate
possono avvicinarsi a questo settore per mettersi in gioco e lavorare
su sé stesse. “Essere delle venditrici migliora il proprio carattere: ogni
donna dovrebbe far valere la propria femminilità: l’indipendenza
economica e la passione verso questa attività possono fornire quella
forza necessaria per non sentirsi necessariamente subordinate al proprio compagno”.
Dietro quello che sembra un
semplice accessorio casalingo si na-
Annamaria Vantaggiato
sconde un mondo fatto di donne
che hanno scelto di affrancarsi e
un’azienda che attraverso la formazione, offre un futuro alle proprie venditrici. Non tutte quelle che
si sono avvicinate a questo mondo
sono rimaste soddisfatte: la D&D
Evolution è pronta a far ricredere
tutte le ex venditrici che hanno avuto esperienze deludenti con altre
aziende nonché a coinvolgere quelle donne desiderose di provare quest’esperienza, a cui magari hanno
rinunciato solo per un pregiudizio
sulla vendita diretta.
Domande, suggerimenti e critiche costruttive possono essere fatte pervenire all’indirizzo mail della
dottoressa Vantaggiato:
[email protected].
Royal Cooking: la salute mangiando
Il sistema di cottura che non conosce rivali. Il più salutare sul mercato. Sulla tua tavola.
L
a D&D EVOLUTION con
l’originale ROYAL COOKING ha intrapreso una
campagna nazionale di educazione sanitaria sulla sicurezza
alimentare finalizzata ad una
nuova concezione di cottura cibi.
La cottura con un coperchio
tradizionale infatti, crea uno
strato di vapore denso che impedisce la cottura della parte superiore delle pietanze, invece
con la tecnologia ROYAL COOKING la tua cucina non sarà più
la stessa: grazie ai suoi fori calibrati consente la fuoriuscita di
parte del vapore che si condensa sotto l’ombrello posto alla
sommità del pomello, rientran-
do poi per gravità sulla pietanza
attraverso i fori stessi.
In tal modo il cibo non solo
mantiene il
suo
gusto e gli aromi, ma è sottoposto ad una cottura omogenea in
quanto il calore può riflettersi
contro il coperchio e trattare anche la parte superiore della pietanza. Di fatto si crea un tipo di
cottura che sfrutta i vantaggi sia
di quella a vapore che del forno
tradizionale, senza l’effetto bollito della prima né l’eccessiva
secchezza della seconda.
Recenti studi scientifici
hanno dimostrato che
con la tecnica di
cottura del ROYAL
COOKING la quale
non supera i 100
gradi, si evita il rischio della formazio-
I VANTAGGI DEL SISTEMA ROYAL COOKING
• Il nostro prodotto è il sistema degli alimenti più sano
in circolazione, in quanto la cottura non supera i 100°.
• Non sporca fornelli, cappe, e mobili della cucina.
• Consente di cucinare con meno olio in perfetta salute
• Si adatta a qualsiasi pentola fino a 36 cm di diametro
• Riduce notevolmente i tempi di cottura e di
conseguenza i consumi di energia
• Grazie a tutto ciò si risparmia fin dal primo uso perchè
utilizzando il dispositivo un’ora al giorno, si recupera
l’investimento in appena sei mesi, dopo sarà solo
guadagno in soldi e salute.
ne di sostanze tossiche che si
formano durante la cottura tradizionale ad alte temperature.
Grazie al ROYAL COOKING potrete assaporare i vostri
piatti senza il rischio di ingerire
queste sostanze.
D&D EVOLUTION al fine di
offrire ai propri informatori e
clienti un’informazione scientifica e qualificata ha istituito
nell’ambito aziendale una Direzione Medica presieduta dal
prof. Dr. Carlo Messina
Sarà cura della Direzione Medica elaborare studi e ricerche
finalizzate all’ottimizzazione
del Royal Cooking
Guadagna bene
diventando
operatore di salute
UNA
CONCRETA
OPPORTUNITA’
PER TE!
Sei stufo di aziende che ti
richiedono
sacrifici
enormi,
mandandoti in giro con prodotti
invendibili, riservandoti percentuali
misere? Vuoi cimentarti con
un’azienda
professionale,
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continua ascesa, che mette a
disposizione tua, e dei tuoi clienti, il
miglior prodotto presente sul
mercato, ad un prezzo più che
concorrenziale? Se hai voglia di
lavoro in cui sei tu a gestire il tempo,
e i guadagni con possibilità di fare
carriera all’interno di una realtà
dinamica, allora ti sei imbattuto nella
giusta realtà.
La D&D EVOLUTION è una
giovane impresa i cui punti cardine
e qualificanti della sua filosofia sono
LEALTA’ e TRASPARENZA.
Vienici a trovare nella nostra
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Per info: Corso del Mezzogiorno, I° Traversa - Foggia - Tel. 327.8614004
febbraio
duemilaquattordici
GINECOLOGA
Timing sessuale, una questione emergente tra le coppie
DI TIZIANA CELESTE
I “momenti” dell’intimità
La difficoltà di incontrarsi e conciliare i tempi
incide negativamente sulla vita di coppia
Qualche anno fa il famoso attore americano Robin Williams affermò
che il cervello degli uomini funziona
ad intermittenza. Questo perché
quando si risvegliano le parti intime
maschili, il sangue affluisce tutto in
basso e quindi (poiché il volume sanguigno corporeo è appena sufficiente a far funzionare un distretto
alla volta e numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato che l’uomo
riceve un impulso sessuale ogni sette minuti), viene da paragonare il
cervello maschile alle lucine intermittenti natalizie.
Per le donne la ricerca dell’intimità è invece una questione prevalentemente mentale, legata tanto alla complicità, quanto all’attrazione,
così come al realizzarsi di circostanze favorevoli. La sessualità femminile è una risultanza multifattoriale,
condizionata da fattori fisici, psichici, ambientali, familiari, culturali,
che concorrono ad una evoluzione
in continuo divenire. La prima fase di
un rapporto sessuale è il desiderio,
cioè il risultato di input fisici e psicosociali, che rendono la donna recettiva alle stimolazioni sessuali.
È noto a tutti che esistono alcuni
momenti della giornata in cui le donne sono maggiormente predisposte
all’intimità con il partner, la maggior
parte di esse predilige le prime ore
pomeridiane (come naturale risposta
fisiologica di tipo ormonale), o i giorni festivi (come ovvia predisposizione mentale), esistono anche predisposizioni stagionali (di certo l’estate
la vasodilatazione, legata all’aumento delle temperature, può influire positivamente), non di meno
anche l’età modifica l’approccio verso la sfera sessuale. Laddove tra le
adolescenti si registra una iniziale
curiosità sostituita gradualmente da
una moderato interesse, risultato di
una crescente informazione, per la
donna adulta l’interesse iniziale è
soverchiato da una serie di incombenze quotidiane che lasciano poco
spazio alla fantasia ed
all’intraprendenza.
Non si può ignorare
il ruolo fondamentale
del sistema ormonale,
che interagisce con i
meccanismi nervosi
che regolano il comportamento sessuale, così come influisce sulle varie fasi del ciclo riproduttivo.
Numerose ricerche evidenziano una maggior predisposizione ai
rapporti sessuali durante la fase ovulatoria, quando i livelli di estrogeni
sono più elevati; una riduzione della libido in donne che utilizzano alcuni tipi di estro progestinici, oppure in menopausa spontanea od
artificiale (donne sottoposte ad ovariectomia o surrenalectomia), una
marcata riduzione della libido in
donne che allattano (iperprolattinemia), o donne che usano anti-androgeni (ciproterone acetato).
Non si può negare tuttavia che
la reattività sessuale femminile dipende molto più dal
suo sviluppo psicosessuale che dalla situazione ormonale.
I disturbi del desiderio sessuale sono in assoluto i più
frequenti nelle donne, con una prevalenza del 20-30%, e tendono ad
aumentare nella post-menopausa.
La perdita dell’interesse può essere
limitata al partner abituale, o riguardare il rapporto in generale a
prescindere dal suddetto. Se persiste
La forma idiopatica è tipica dell’infanzia
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la presenza dell’eccitamento notturno o comportamenti masturbatori è dimostrata la normalità della
funzione sessuale.
Nella maggior parte dei casi i
problemi riguardanti questo particolare aspetto nascono da difficoltà
nel rapporto con il partner, verso il
quale si nutre uno stato di irritazione
o risentimento cronico.
Poiché molte donne considerano
il proprio ginecologo come medico
di riferimento soprattutto per gli
aspetti inerenti la propria salute sessuale è opportuno affrontare con lo
specialista queste problematiche.
Un rapporto ginecologo-paziente basato sul rispetto e sulla stima reciproca rappresenta la base
ideale per affrontare questi problemi senza imbarazzo o reticenza.
Attraverso un’approfondita valutazione il ginecologo stabilirà se il
problema sessuale della paziente è
di natura organica o psicologica, fornendole le informazioni necessarie
ad una migliore conoscenza del problema e consigli tecnici per risolverlo nello specifico.
In conclusione il miglior modo
per migliorare l’intesa sessuale sicuramente è il dialogo con il proprio
ginecologo ma soprattutto con il proprio partner, perché una comunicazione schietta e diretta evita malintesi o situazioni imbarazzanti e
deludenti, ed è il preludio per una
buona complicità ed intesa sessuale.
CHIRURGO PEDIATRICO
Invaginazione intestinale
DI MARIA NOBILI
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E’ una delle cause più comuni di occlusione intestinale
eppure la sua diagnosi è spesso una sfida per il pediatra
L’invaginazione intestinale è la penetrazione di una
porzione di intestino in quella
adiacente, generalmente della porzione inferiore nella superiore. E’ considerata una
delle cause più comuni di occlusione intestinale nell’infanzia. La sua
incidenza varia tra 2/4 su 1000 nati, la frequenza tra 2 mesi e 5 anni,
con picchi tra il 6° e il 9° mese.
Si riconoscono due forme: La
idiopatica (esclusiva dell’infanzia),
frequentemente concomita con gastroenteriti o infezioni delle prime
vie aeree, che causerebbero l’aumento dei linfonodi del mesentere,
o dal 6 mese in cui si inizia lo svezzamento, per cui si modifica l’alimentazione del bambino, che da
prevalentemente lattea diventa solida con l’introduzione di pappine.
Poi vi è la sintomatica (colpisce tutte le età) e si riconosce una causa
scatenante: polipi, diverticolo di
Meckel, cisti da duplicazione intestinale.
I tratti di intestino che si possono invaginare sono l’ileo, il cieco e
il colon, anche se la parte più a rischio è la valvola ileocecale (il punto in cui l’intestino tenue si connette con il crasso). Le forme
caratteristiche sono: ileo-colica,
ileo-ceco-colica, colo-colica, ileoileale.
Come avviene l’invaginazione? La parte di intestino che si invagina (testa dell’invaginato) man
mano entra sempre più nell’invaginante, stirando il mesentere con i
suoi vasi (arterie e vene che irrorano l’intestino), con compromissione della vascolarizzazione del segmento invaginato che porta alla
necrosi (morte dei tessuti).
Quali sono i sintomi? Nei lattanti l’esordio è acuto, inizia con crisi dolorose brevi, alternate a pause
più lunghe di benessere, più frequentemente si associa pianto inconsolabile, gambe flesse sull’addome e volto teso e sofferente. Il
bimbo non emette né aria né feci,
ma materiale muco sanguinolento
che allarma i genitori ed è presente
vomito. Se la diagnosi non viene
fatta prontamente, le condizioni del
bambino si deteriorano abbastan-
za rapidamente, dalla disidratazione all’ipotermia, fino allo shock.
Indagini diagnostiche: radiografia dell’addome in bianco che
documenterà l’accumulo di feci e
aria nel lume intestinale (livelli
idroaerei), ecografia addome con
un’immagine caratteristica (“a coccarda”) del tratto invaginato circondato da parete dell’intestino invaginante o rx clisma opaco, ovvero
introduzione per via rettale di un liquido di contrasto idrosolubile (gastrografin) che può essere diagnostico e terapeutico.
L’Invaginazione intestinale è
una patologia frequente, ma subdola. Se la diagnosi viene posta precocemente può essere risolta in maniera conservativa (riduzione con
clisma). In collaborazione con il radiologo si introduce per via rettale
una soluzione di gastrografin dilui-
to che si fa cadere a goccia lenta fino alla visualizzazione della valvola ileocecale e l’appendice,
nell’85% dei casi è risolutivo. Seguiranno poi controlli ecografici.
Se l’invaginazione risale a più
di 24 ore, la terapia è chirurgica: la
disinvaginazione che si può eseguire sarà con procedura laparoscopica se la risoluzione idropneumatica non è particolarmente sicura
o completa, oppure laparotomica
quando nei casi più gravi, con una
piccola incisione addominale si procede alla riduzione manuale del
tratto invaginato, con delicate manovre di spremitura. Se c’è sofferenza marcata dell’intestino o peritonite da perforazione, o nei casi
associati a diverticoli, polipi o cisti,
è necessaria la resezione intestinale, che sarà “limitata, con ricostruzione della continuità intestinale
(anastomosi intestinale)”.
L’invaginazione intestinale rappresenta ancora oggi una sfida per
il pediatra ed il chirurgo: la tempestività, l’accuratezza diagnostica e
la clinica possono evitare un intervento chirurgico demolitivo e la rapida ripresa dell’alimentazione del
bambino. La guarigione si ha nel
100% dei casi trattati.
17
in poche
parole
Onicofagia
stop al vizio
L’onicofagia (mangiarsi le
unghie) è un’abitudine comune
soprattutto tra i giovanissimi, anche se, in alcuni casi, può protrarsi fino all’età adulta. Questa
abitudine, che molti credono un
vizio, è in realtà la manifestazione visiva di un disagio sviluppato nell’ambito familiare, che può
andare dalla nascita di un fratellino o sorellina ad una situazione più grave come contrasti familiari ai quali il bambino assiste
suo malgrado.
In definitiva, mangiare le unghie è una manifestazione del
bambino per far capire a mamma e papà che vuole attenzione,
come spiegano gli esperti sul
portale Pianetamamma.it.
Ma è anche un modo per scaricare l’ansia e lo stress; si manifesta solitamente nei momenti in
cui il bambino deve affrontare situazioni che lo mettono a disagio
o lo pongono davanti ad eventi
particolarmente stressanti.
Solitamente, l’onicofagia si
risolve da sé, spesso sparisce
quando scompare l’evento che
l’ha provocata ma poi può ripresentarsi alla successiva situazione di stress. Ecco perché, in generale, non serve portare il
bambino da uno specialista.
Se l’abitudine di mangiare le
unghie provoca seri danni alle
dita, allora è consigliabile rivolgersi a uno psicologo infantile
per capire da cosa dipenda tutta
l’aggressività e l’autolesionismo
nascosto dietro quel gesto.
Già, perché, anche se sembra un innocente disturbo, in realtà l’onicofagia altro non è che
un atteggiamento autolesionista,
un’aggressività che viene rivolta
verso se stessi invece di essere
rivolta all’esterno. Sebbene molto più innocua, può essere paragonabile ad altri disturbi legati
alle sensazioni orali, come il tabagismo, l’alcolismo e la bulimia.
Ecco perché, nei casi più gravi,
bisogna chiedere l’aiuto dello
psicoterapeuta. E, in definitiva,
può essere paragonabile anche
al bisogno del bambino di avere
dei punti fermi, non a caso legati anch’essi all’oralità, come succhiarsi il pollice o il ciuccio.
E’ importante non drammatizzare. Gravi rimproveri con
conseguente senso di vergogna,
infatti, servono solo ad aumentare il disagio e ad esasperare la
situazione. L’unico approccio che
possa sortire qualche effetto è
parlare con il bambino delle sue
ansie, cercandone i motivi; si può
inoltre iscrivere il bambino ad
uno sport, in modo che la sua aggressività possa sfogarsi in maniera costruttiva e con libertà.
Irma Mecca
18
febbraio
duemilaquattordici
in poche
parole
Buon umore
a tavola
Niente pastiglie o gocce medicinali: il buon umore lo si trova
mangiando i cibi ricchi di vitamine, minerali e acidi gassi, che
non solo fanno bene alla salute,
ma studi medici hanno dimostrato che rendono più felici e diminuiscono i sintomi di depressione e ansietà.
Questo è quanto rivela il portale della Salute del quotidiano
La Repubblica, secondo cui i ricercatori hanno studiato i rapporti tra cibo e cervello, identificando elementi che possono
combattere la depressione e il
cattivo umore.
Il cromo aiuta a metabolizzare il cibo ed ha un ruolo importante nell’aumentare i livelli di
serotonina e melatonina che aiutano a regolare le emozioni e
l’umore, ed è quindi visto come
efficace nel trattamento antidepressivo. Si trova nei broccoli,
nell’uva, nei muffin di grano, nelle patate e nel petto di tacchino.
Poi c’è il calcio in alimenti come latte, yogurt, ricotta. Secondo gli esperti basse dosi di calcio
hanno un ruolo nella sindrome
premestruale, i cui effetti migliorano anche prendendo dosi
di vitamina D. Quest’ultima, presente nel pesce e nel latte, aiuta
a regolare la crescita delle cellule. L’acido folico, ovvero la vitamina B9, aiuta il corpo a creare
nuove cellule e contribuisce a regolare la serotonina; è contenuto in spinaci, asparagi, cavolini
di Bruxelles e nell’avocado.
La vitamina B6 aiuta la produzione di neurotrasmettitori ed
è presente in tonno, salmone e
petto di pollo, mentre la vitamina
B12 è essenziale perché aiuta la
creazione dei nervi. Si trova nelle uova, nella carne, in pesci come il salmone e la trota e nella
mozzarella, per cui vegetariani
o vegani sono più a rischio. Il ferro trasporta ossigeno, infatti bassi livelli provocano fatica e depressione. E’ presente nella soia,
lenticchie, manzo e tacchino.
Il magnesio, invece, se latita
può provocare irritabilità, affaticamento, confusione mentale e
predisposizione allo stress. La
sua presenza, al contrario, migliora le funzioni cerebrali ed anche la qualità del sonno visto che
gioca un ruolo importante nello
sviluppo della serotonina; si trova in mandorle, spinaci e noccioline.
Lo zinco, infine, è decisivo
per l’umore visto che bassi livelli possono portare, dal punto di
vista psicologico, a stati depressivi. Oltre che nelle ostriche e nei
crostacei, si trova nei cereali, nel
maiale, nel formaggio svizzero.
Irma Mecca
Un momento da vivere come “cambiamento”
PSICOLOGA GIURIDICA
Separarsi con i figli
“in trincea”
La parola “separazione” apre
la riflessione su vari livelli di pensiero: da una parte si sta evidentemente parlando della disunione di
due persone che decidono di non
stare più insieme, e dall’altra viene
implicata la necessità di una ridefinizione di determinati criteri familiari, dato che la situazione cambia
decisamente aspetto dal punto di
vista sia concreto, sia
affettivo e simbolico.
Nel caso ci siano
figli minorenni, la separazione comporta
modalità di relazioni
non più libere, ma
(soprattutto per i primi tempi) rigidamente regolate da decisioni prese dagli
avvocati o emesse dal Tribunale.
La separazione è indubbiamente un “evento critico” (nel senso che si tratta di superare una crisi) e doloroso da affrontare, ma per
i figli è molto più difficile fare fronte al periodo che precede il trasferimento di uno dei coniugi, caratterizzato da un conflitto distruttivo più
o meno esplicito tra i genitori che
vivono ancora sotto lo stesso tetto.
Spesso gli adulti faticano a comprendere questa situazione, e si
sforzano invece di continuare a vi-
vere insieme “per il bene dei
bambini”, senza interrogarsi su cosa significhi per i minori questa affermazione. I figli, infatti, vengono spesso
inconsapevolmente coinvolti dai genitori nel dirimere i
loro conflitti, si auto-investono del
ruolo di mediatori, o di messaggeri,
o ancora si occupano di questioni
che evidentemente non possono riguardarli (un conto è
sapere
che
mamma e papà
litigano, altro è
essere messi al
corrente delle
motivazioni, come se adulti e figli
fossero sullo stesso piano).
In queste progressive fasi di trasformazione della famiglia, la comunicazione ai figli della decisione di separarsi rappresenta spesso
il compito più difficile da affrontare
per i genitori. Così, in maniera paradossale, tengono la cosa per sé,
non rendendone partecipi i minori,
quasi auto-convincendosi che i
bambini siano troppo piccoli e fragili
per comprendere e sopportare il peso di tali problemi, o che gli adolescenti siano troppo presi dalle loro
DI INES PANESSA
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I pro e i contro di una
comunicazione franca
questioni evolutive per
interessarsene.
In realtà, un genitore dovrebbe avere molto ben presente che la mancanza di
comunicazione può essere deleteria
per un figlio: il dolore provato da un
figlio di fronte alla separazione dei
genitori c’è e va affrontato. Tuttavia, molti ragazzini imparano in
fretta a mascherare le proprie emozioni, di fatto negando la propria
sofferenza, allontanandola, e trovandosi a poter avere persino paura di rimanere da soli con se stessi,
per non doversi confrontare con
l’inevitabile senso di vuoto.
È fondamentale, infatti, che dopo la separazione i figli abbiano accesso ad entrambi i genitori, possano mantenere (salvo, ovviamente,
casi estremi di violenze o simili) un
rapporto significativo con il coniuge non collocatario e siano rassicurati sul fatto che con la separazione
non perderanno né il papà né la
mamma.
La separazione, pertanto, dovrebbe essere percepita dal figlio
come un cambiamento, ma mai co-
Quando interrompere questa abitudine viziata
DENTISTA
DI VALENTINA LA RICCIA
Suzione del dito o del ciuccio
Può provocare alterazioni dentali e scheletriche
Il riflesso della suzione è innato:
è stato dimostrato sperimentalmente che quando i piccoli pazienti succhiano il dito o il
ciuccio provano un senso
di benessere e di relax.
Tuttavia è necessario sapere che entro i due anni
di vita tali abitudini devono necessariamente essere interrotte. Eliminare il
ciuccio può essere semplice, perché richiede
esclusivamente uno sforzo di volontà da parte dei
genitori, tuttavia chiedere ad un bambino così piccolo di interrompere qualsiasi altra abitudine al succhiamento, può essere
molto complicato. Introdurre ripetutamente il dito, l’estremità della
coperta o altri oggetti in bocca a
lungo, in particolare per un tempo
superiore alle quattro ore quotidiane, può comportare alterazioni
dentali e scheletriche.
Il tipico risultato derivante dall’abitudine al succhiamento del dito è lo sviluppo di un open bite anteriore: i denti frontali superiori si
inclinano verso l’esterno, i denti anteriori inferiori si inclinano verso
l’interno e si determina uno spazio
fra i denti frontali dell’arcata supe-
riore e quelli dell’arcata inferiore
quando i denti posteriori sono a
contatto. Tale quadro clinico, che
riflette discrepanze a carico dei
denti e/o delle basi ossee, non è
compatibile con una condizione ortognatodontica fisiologica o ideale;
inoltre può determinare problemi
funzionali quali deglutizione atipica, masticazione difficoltosa, problemi fonatori come la blesità (difficoltà nella pronuncia dei suoni
sibilanti) o possibili futuri problemi
a carico dell’ATM (articolazione
temporomandibolare).
Se l’abitudine viene abbandonata precocemente, è possibile che
la continuazione della crescita annulli tutti o gran parte dei problemi
verificatisi in conseguenza dell’abitudine viziata; se invece il suc-
me una perdita. Ciò che in questi
casi dovrà accadere è che il genitore collocatario favorisca e non ostacoli la relazione tra i figli e l’altro genitore e che il genitore non
collocatario sappia tollerare il dolore che si determina a seguito dell’eventuale rifiuto dei figli. Nel caso esistano, i nuovi partner di uno o
entrambi i genitori avranno un ruolo importante: riuscire ad instaurare nuovi rapporti, non sovrapponibili a quelli tra genitori e figli. In
questo contesto essi possono costituire motivo di maggior vulnerabilità emotiva dei minori (per la necessità di un nuovo adattamento),
ma anche punto di riferimento affettivo.
Nelle situazioni molto conflittuali, invece, possono essere i nonni a esercitare la funzione coparentale. Il loro ruolo diventa
considerevole proprio per via della
loro posizione di non coinvolgimento diretto nelle responsabilità
relative alla crescita dei nipoti.
Questo può rendere più facili le occasioni di gioco spontaneo e quelle
relazioni serene e rilassate delle
quali hanno così tanto bisogno i minori in una fase così delicata della
vita familiare.
chiamento viene protratto, i cambiamenti instauratisi non potranno
essere corretti spontaneamente per
cui sarà necessario un intervento ortodontico con
apparecchi mobili e/o fissi
(a seconda del caso), tanto
più complicato quanto più
tardi il paziente interrompe
l’abitudine e quanto più tardi inizia la terapia. È stata
riscontrata una tendenza
maggiore da parte delle bambine a
conservare tale abitudine viziata
dopo i quattro-cinque anni di vita,
età in cui invece nella maggior parte dei bambini, anche grazie alla
scolarizzazione, essa viene abbandonata.
Può essere utile un colloquio
motivazionale, mirato a spiegare al
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piccolo paziente che interrompere
l’abitudine viziata è un sicuro vantaggio per lui. Se questo non dovesse sortire i risultati sperati, si può
applicare un cerotto attorno al dito
che viene più frequentemente succhiato oppure immobilizzare il
braccio durante la notte con una fascia. Un’altra metodica è quella di
applicare un apparecchio intraorale provvisto di griglie che evitino
l’introduzione del dito in bocca.
Purtroppo si tratta di metodi coercitivi, seppur minimamente; nonostante questo, è fondamentale che
il bambino non li viva come punizioni bensì come
ausili alla sua salute. In
presenza di gravi discrepanze dentali o scheletriche riconducibili all’abitudine viziata, come è già
stato sottolineato, si deve
intervenire con una terapia ortodontica attiva di
riposizionamento delle
basi ossee o dei soli denti, ma non se l’abitudine
viziata non sia stata precedentemente abbandonata. È bene interromperla subito (entro i due anni di
vita, come già evidenziato) e contattare il proprio dentista prima
possibile, perché i pazienti potranno ottenere benefici maggiori
quanto prima il caso viene intercettato.
febbraio
duemilaquattordici
Tutti i rischi della “dieta chimica”
MEDICO CAV
Farmaci dimagranti
Dimagrire! Ecco la parola magica, “costi quel che costi”. I chili accumulati durante il periodo invernale, infatti, portano donne e uomini
alla corsa alle palestre e al consumo
sempre maggiore (e a volte sconsiderato) di prodotti dimagranti, il più
delle volte acquistati tramite internet o dietro consiglio della conoscente o dell’amica di turno. Ma conosciamo veramente gli intrugli, le
compresse o le bevande che vengono vendute con la promessa di effetti dimagranti rapidi e miracolosi?
Il Centro Antiveleni di Foggia è
sempre attivo nella ricerca e nella
conoscenza di quello che potrebbe
essere tutt’altro che positivo per la
nostra salute e, a tal fine, vi daremo
alcune informazioni inerenti agli
integratori sottolineando che è buona norma conoscere ciò che assumiamo e che gli stessi non sono dannosi ma potrebbero diventarlo.
Gli integratori sono utili? Oggi
a quanto pare basta davvero poco
per diventare esperti in tale materia e qualche seduta in palestra o un
po’ di jogging diventano pretesto
sufficiente per assumere integratori alimentari e che non sia più necessario effettuare visite mediche
che accertino le reali condizioni ed
esigenze dell’organismo.
Il miraggio dell’integratore “magico” attira molte persone, soprattutto quelle che hanno poca voglia
di sudare e che sono alla continua
DI ANNA LEPORE
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Scoperti numerosi casi di contaminazione,
residui di lavorazione potenzialmente tossici
ricerca della scorciatoia ideale per
raggiungere senza fatica i propri
obiettivi. Nessuno pensa che un
eccesso può essere dannoso quanto un difetto. Spesso si pensa che assumere diverse volte nello stesso
giorno un dato integratore pensando che in questa maniera si possa
avere una risposta maggiore e in minor tempo.
Prima di assumere un integratore dovremmo chiederci “ho bisogno realmente degli integratori?” e
“potrebbero essere pericoloso per la
mia salute?”. Il nostro organismo, infatti, è regolato da una miriade di
microregolazioni, intrecciate tra loro
in modo da garantire la stabilità del
sistema. Per questo, un uso appropriato e un miglioramento signifi-
cativo si può ottenere
solo se nella catena esiste un anello debole
che permette all’integratore di agire.
Attenzione alle
tante truffe. Sono stati
scoperti numerosi casi
di contaminazione accertata di supplementi
dietetici. Si tratta in
molti casi di residui della lavorazione potenzialmente tossici o di sostanze dopanti aggiunte in piccole dosi per
aumentare l’efficacia del prodotto.
Nel 2001 il comitato olimpico internazionale (CIO) analizzò i prodotti
di 215 diversi fornitori in 13 Stati. I
risultati dello studio evidenziarono
come il 14,8% dei campioni fosse
contaminato da sostanze dopanti
non dichiarate nell’etichetta.
Furono trovati diversi steroidi
anabolizzanti androgenici, principalmente precursori del testosterone e del nandrolone (non sono stati pubblicati i nomi dei prodotti).
Molte persone spendono molti soldi e dedicano molta attenzione all’assunzione di integratori e supplementi alimentari di cui composizione, efficacia e sicurezza non
La compromissione della flora batterica
ESPERTA IN NUTRIZIONE
Riconoscere le intolleranze
Primo campanello
d’allarme dello stato
di salute: coinvolte
anche altri distretti
ed organi del corpo
Pancia gonfia, dermatite, mal di testa, bronchiti ricorrenti, stanchezza cronica, memoria labile o herpes recidivante? Potremmo continuare,
arrivando a scrivere un lunghissimo elenco di problematiche salutistiche di svariata entità e localizzazione, ma la domanda che sorge spontanea
è sempre la stessa: intolleranze alimentari? Le intolleranze alimentari non sono caratterizzate solamente da sintomi strettamente correlati a disturbi intestinali (crampi, coliche, gonfiore,
diarrea), ma possono portare a manifestazioni fra
le più svariate, coinvolgendo anche molti altri distretti ed organi del corpo. È molto importante capire che questi sintomi potrebbero essere le prime avvisaglie che il nostro organismo ci invia, per
segnalarci una disturbo nascosto. Ed è importante
capire che le conseguenze per la salute potrebbero
diventare più serie.
L’intolleranza alimentare è una reazione infiammatoria che si sviluppa quale conseguenza
del contatto prolungato del sistema immunitario
con macromolecole di un determinato alimento.
A differenza delle reazioni allergiche, in cui basta la sola esposizione a piccole quantità dell’alimento incriminato per scatenare una risposta immunitaria immediata e acuta, l’intolleranza
alimentare è inizialmente asintomatica. La fase
priva di manifestazioni può avere una risposta
più o meno lunga e coinvolge le immunoglobuline Ig4, a risposta lenta. Le Ig4 provocano un’infiammazione cronica che rimane silente fino al
superamento della soglia di intolleranza. Oltre
questa soglia si manifestano i sintomi che coinvolgono diversi organi e apparati. Inizialmente
le intolleranze alimentari hanno origine nella mucosa intestinale, luogo di contatto fra il mondo
esterno e il mondo interno, costituito dal flusso
sanguigno e dai nutrienti che vi circolano.
Le cause possono essere diverse: un errato
stile di vita, un’alimentazione sbilanciata, abuso
di farmaci, additivi chimici, metalli pesanti, pesticidi presenti nei cibi che ingeriamo. All’origine vi è sempre la compromissione della flora batterica residente che sarà favorevole alla
proliferazione delle specie patogene nocive per la
barriera intestinale. Quindi, come è facile comprendere, compromettendo la flora batterica intestinale, il nostro organismo inizierà a sviluppare le intolleranze alimentari. Ci sono, inoltre, dei
cibi che possono essere causa di intolleranze perché, per loro caratteristica, possono modificare la
mucosa intestinale e la flora batterica non patogena. Innanzitutto il latte e i latticini, che a causa
sempre sono sufficientemente controllati. Ma un’alimentazione corretta, nel caso non vi sia un bisogno
giustificato di integrazione, è sicuramente efficace nel migliorare la
performance. Infatti è sicuramente
più semplice per l’organismo, meno
costosa e forse meno complicata.
La normativa vigente in Italia riconosce - per il calo di peso - solo
due principi attivi: la sibutramina e
l’orlistat, entrambi autorizzati dal
Ministero della Salute. Ciò non toglie, tuttavia, che questi farmaci
per dimagrire debbano essere utilizzati soltanto in casi selezionati. Il
24 gennaio 2010 la sibutramina è
stata nuovamente bandita dal mercato italiano, in quanto sono più i rischi che i benefici. In ogni caso, concludiamo portando all’attenzione
che tutti quelli riportati sono farmaci e come tali devono essere considerati, con i loro effetti collaterali e
controindicazioni. Facciamo attenzione a cosa utilizziamo, come lo facciamo e a chi lo consiglia: se è un
amico, un medico specialista e non
un dottore in altre materie. La vita è
un dono prezioso e non va sprecata. Per questo, per qualunque dubbio, il centro anti veleni di Foggia è
attivo 24 ore su 24.
DI GIOVANNA
BRUNO
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dell’elevata quantità di caseine, favoriscono la
proliferazione dei microrganismi patogeni. L’assunzione di carne, altro alimento di cui si abusa,
è causa della crescita della flora batterica patogena, in quanto l’intestino umano non riesce a
smaltire in velocità i residui che derivano dall’alimentazione carnea. Altro grande gruppo di
alimenti è quello degli zuccheri raffinati e farine
bianche. Quando si instaura un’intolleranza alimentare, aumenta anche la quantità delle sostanze indesiderate che devono essere eliminate,
pertanto il carico di lavoro degli organi diventa
maggiore, portando inevitabilmente al peggioramento dello stato di salute dell’intero organismo. Il protrarsi nel tempo di questo stato di intossicazione innescherà uno stato di “non salute”
che tenderà a peggiorare. Ecco che allora possiamo considerare le intolleranze alimentari il primo campanello d’allarme di uno stato di salute
non ottimale. Per cui è importante individuarle, curarle e correggerle in modo adeguato e attendibile,
cercando di effettuare test, scelte alimentari, diete specifiche adatte alla propria situazione, ricordandoci sempre che porremo fine, in questo
modo, alle sintomatologie presenti e a quelle future.
19
in poche
parole
Caffè al
ginseng
Il ginseng coreano migliora
tutti gli ambiti della funzione
sessuale e può essere usato come
alternativa
ai farmaci
per migliorare la vita
sessuale
maschile.
A rivelarne le proprietà benefiche
sono alcuni ricercatori dell’Università di Yonsei,
nella Corea del Sud, che hanno
pubblicato uno studio sul Journal
of Impotence Research, riportato sul portale della salute di Panorama.it. Secondo gli esperti,
l’assunzione regolare della pianta, usata finora come eccitante,
ultimamente e sempre più spesso insieme al caffè, può portare
miglioramenti negli uomini con
disfunzioni erettili.
A confermare i benefici del
ginseng sarebbero anche gli esiti degli esami sui livelli ormonali
e di lipidi nel sangue di tutti coloro
che si sono sottoposti allo studio:
per nessuno sono stati evidenziati effetti collaterali. La pianta di
ginseng, infatti, finora è stata
usata soprattutto per migliorare lo
stato di salute generale delle persone, ma la medicina cinese ne riconosce il valore di potente afrodisiaco già da molto tempo. La radice, Panax ginseng di origine
asiatica, agisce infatti come tonico negli stati di affaticamento
psicofisico. Se fosse un grado di
sostituire o migliorare gli effetti di
Viagra, Cialis e Levitra, si tratterebbe di una vera piccola rivoluzione, anche perché le pastiglie in
circolazione non riescono a far ottenere i risultati sperati nel 30%
delle persone che le assumono.
Qualche dubbio, tra gli esperti del settore, resta, soprattutto relativo all’uso del ginseng come
unica “terapia” alla disfunzione
erettile. Se il ginseng rosso, infatti,
è un noto vasodilatatore, che migliora l’afflusso del sangue e la circolazione, i problemi di erezione
possono essere causati anche da
altri fattori, come nel caso di problemi ai testicoli. Resta comunque
l’impiego del ginseng e la sua
sempre maggiore diffusione, anche nei nostri bar, dove è ormai
frequente trovare il caffè al ginseng. Nel 2010 una delle più note
marche di produttori di caffè
istantaneo ha persino ottenuto il
riconoscimento di “Prodotto dell’anno” dai consumatori. Solitamente contiene latte, zucchero,
sciroppo di glucosio, addizionati di
caffè (in minima parte, dal momento che c’è già il ginseng come
stimolante) e ginseng, appunto.
Sempre più diffuso, è sconsigliato a chi soffre di problemi di insonnia grave, ipertensione e in chi
assume anticoagulanti o cortisone, oltre che nelle donne in gravidanza e nei bambini.
Irma Mecca
20
febbraio
duemilaquattordici
in poche
parole
Barba?
Pro e contro
Idratazione, protezione e calore: così la barba difende la salute dell’uomo. A dimostrarlo è
una ricerca dell’University of
Southern Queensland pubblicata su Radiation Protection Dosimetry, che ha dimostrato che le
zone del volto coperte dalla barba e dai baffi sono esposte, in
media, a un terzo in meno di raggi UV rispetto al resto della pelle. Per alcuni è un segno di trascuratezza, per altri un dettaglio
estremamente attraente: le opinioni sulla barba possono essere molto diverse fra loro, ma probabilmente chi la condanna a
prescindere non si è mai chiesto
quali vantaggi reali possa portare la scelta di coltivare la peluria
che cresce sul suo volto.
Il vantaggio più scontato fra
tutti è quello di evitare di radersi tutti i giorni. Limitare le rasature, secondo lo studio degli
esperti e riportato sul sito “Salute e Benessere”, significa irritare
meno la pelle e ridurre il rischio
di follicoliti, infezioni dei follicoli piliferi che portano alla formazione di antiestetici foruncoli.
Quanto più è folta, tanto più
la barba protegge la pelle dall’azione nociva delle radiazioni
ultraviolette presenti nei raggi
del sole. Le misurazioni condotte dai ricercatori hanno svelato
che a seconda della sua lunghezza, la barba offre una protezione dal sole variabile tra il 90 e
il 95%, agendo come i filtri presenti in creme e oli solari. Secondo gli esperti potrebbero però
entrare in gioco anche altri fattori, come lo spessore dei peli e
altre loro caratteristiche. Inoltre
una barba lunga aiuta a proteggere anche la pelle del collo.
Tutto ciò non significa che
portare la barba elimini del tutto
la necessità di utilizzare una protezione solare.
Oltre ad ostacolare il passaggio degli ultravioletti, la barba protegge la pelle anche dalla
disidratazione e dall’effetto del
vento, che può danneggiare le
protezioni naturali della cute. Infatti, i follicoli dei peli della barba svolgono già una funzione
idratante ricoprendoli di sostanze oleose dall’effetto protettivo,
rendendo la pelle più spessa e
quindi più resistente. La barba,
insomma, svolge una vera e propria azione antiaging.
Infine, nei mesi più freddi la
barba può funzionare come una
vera e propria “sciarpa”, aumentando la temperatura intorno al collo. I peli, infatti, sono isolanti e intrappolano l’aria fredda,
diventando così uno strumento
di protezione del tutto naturale.
Irma Mecca
Riconoscere la Sindrome di Asperger
PSICOLOGA DELL’APPRENDIMENTO
Bambini incompresi?
I sintomi: ipersensibilità
alle stimolazioni e difficoltà
nell’accettare i cambiamenti
La sindrome di Asperger è considerata un disturbo dello sviluppo
dello spettro autistico: un più recente inquadramento diagnostico,
tuttavia, considera tale disturbo al di
fuori di questa categoria. Come
l’autismo si distingue per la cosiddetta triade sintomatologica che
implica complicazioni nelle aree di
comunicazione, relazione ed interessi.
Il disturbo esordisce nell’infanzia e si accompagna ad una proprietà di linguaggio sviluppata e ad
un’intelligenza nella norma o a volte superiore. I bambini Asperger
hanno una ottima capacità di elaborare informazioni, ma
possono incontrare disagio nel gestire
l’empatia e le
relazioni sociali: questo
comporta difficoltà nell’interazione col
mondo circostante e fa si
che queste
persone possano avere problemi al
livello di comprensione delle norme sociali finché non siano loro
esplicitate.
Il bambino con sindrome di
Asperger ha una maniera particolare di elaborare le informazioni e
una modalità di pensiero a volte
bizzarra. Spesso incontrano difficoltà nell’avviare interazioni sociali: possono sembrare antipatici, saccenti, distratti, pigri, disordinati,
strambi, goffi. Alcune volte non
avendo una buona percezione dello spazio individuale possono comportarsi in maniera invadente. Il
bambino ricerca la socializzazione
ma non sa come fare e spesso viene escluso divenendo vittima di
bullismo o capro espiatorio. Il linguaggio è spesso connotato da bizzarrie, con uso di un lessico a volte
forbito e circonlocuzioni, e da una
prosodia monotona. La comprensione di modi di dire, di frasi ironiche o con doppio senso è per loro
estremamente difficile.
Questi bambini possono avere
inoltre una ipersensibilità alle stimolazioni e tollerare con difficoltà i
cambiamenti: un rumore molto forte può diventare per loro assordante, delle luci particolari possono diventare accecanti. Può accadere
che non abbiano un buon controllo
dell’elaborazione dell’atto motorio
e spesso a questo è associato una
goffaggine motoria e un’incapacità
nello svolgere cose semplici come
allacciarsi le scarpe o leggere l’orologio. Camminare e impugnare
correttamente la penna possono essere attività difficoltose. I bambini
Quando e come bisogna intervenire
I “disturbi” della parola
Impedimenti fonetici-fonologici: i segnali da cogliere
Il disturbo fonetico-fonologico è
un’alterazione nella capacità di
programmare la sequenza dei suoni (foni) che costituiscono la parola
o di categorizzarli secondo dei parametri significativi, ovvero. Questo disturbo si struttura quando, nel
bambino, è assente o è
carente la competenza
fonologica, costituita da
regole relative alle immagini mentali che si
hanno delle parole e
quindi delle sequenze
dei suoni che le costituiscono.
Lo sviluppo della
competenza fonologica è
determinata da una predisposizione innata del
bambino a percepire le caratteristiche distintive dei suoni della lingua parlata.
I disturbi di linguaggio possono presentarsi (cioè si accompagnano o sono presenti in quadri sindromici specifici) con ritardo
cognitivo, disprassia, ipoacusia di
vario grado ma alcuni bambini, pur
non avendo disturbi associati né di
tipo funzionale, né nell’area cognitiva o emotiva – relazionale , si può
sviluppare questo tipo di disturbo.
Quindi il bambino con disturbo
fonetico-fonologico spesso è intel-
ligente, è in grado di giocare con i
suoi coetanei ed è comunicativo;
ma parla in modo poco o per nulla
decifrabile, pronuncia male alcuni
suoni del linguaggio (dislalie come
r moscia, zeppola, dice dossa invece di doccia), sostituisce un suono
con un altro, cancella sillabe o singoli fonemi (caramella diventa
amella), ha difficoltà a formare frasi grammaticalmente corrette con
soggetto, verbo e complemento (ad
esempio: omettendo spesso il verbo o usandolo all’infinito), ha difficoltà nell’organizzare e riferire un
evento o un racconto, ad utilizzare
un linguaggio adeguato al contesto in cui si trova.
Le cause che determinano questo disturbo sono ancora poco chiare, molte sono le teorie sulla familiarità (uno o più componenti della
famiglia presentano lo stesso disturbo) e sulle otiti ricorrenti o fluttuanti nei primi anni di vita, che
possono provocare un abbassamento della soglia uditiva di 20/30
decibel, determinando il disturbo
di decodifica e percezione dei suoni della lingua e quindi
un disturbo fonetico-fonologico.
Quello che è importante sapere è che non
curare questo disturbo
può avere conseguenze
sugli apprendimenti
curriculari. Il rischio, infatti, è che il bambino
presenti grosse difficoltà
all’accesso della lettura e
della scrittura e spesso
va incontro a situazioni che sfociano in disturbi generalizzati dell’apprendimento. Per questo è necessario intervenire tempestivamente
con la terapia logopedica.
Questa prevede diversi momenti in cui il bambino si allenerà a
percepire, conoscere e riconoscere
i suoni come entità singole, precise e non confondibili o sovrapponibili, successivamente le tradurrà in
atti motori sperimentandone la produzione in parole diverse.
Identificare tale disturbo è possibile per un operatore anche pri-
DI ANNA MARIA ANTONUCCI
Per i vostri quesiti:
[email protected]
Tel. 0881.563326
con sindrome di Asperger presentano fin dal secondo terzo anno di
vita un repertorio di interessi ristretto e singolare per esempio per
parti di un oggetto come le ruote di
una macchinina o gli interruttori
elettrici. Successivamente possono
diventare dei collezionisti accurati
e ossessivi.
Molto utili per questi bambini
sono gli interventi cognitivo-comportamentali mirati all’acquisizione
delle abilità sociali il cosiddetto social skill training: lo sviluppo della
consapevolezza, la presa di prospettiva, la gestione e la comunicazione delle emozioni sono i principali obiettivi del trattamento
riabilitativo. In età scolare sono utili gli interventi educativi individualizzati in modo da tenere conto
delle specifiche esigenze correlate
col disturbo. Spesso grazie a particolari doti come una fervida memoria, una notevole velocità nell’apprendimento e il perfezionismo,
possono eccellere nel proprio campo di competenza e di interesse.
Molte persone Asperger con notevole impegno e forza di volontà riescono ad imparare determinate regole sociali e ad avere un buon
controllo fino a raggiungere un’autonomia che gli consente di avere
un buon adattamento sociale contribuendo ad arricchire il mondo
con il loro peculiare e unico modo
di vedere la realtà.
LOGOPEDISTA
DI ILENIA PALMIERI
Per i vostri quesiti:
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Tel. 0881.563326
ma dei tre anni di età valutando alcuni segnali di rischio che emergono molto precocemente pur considerando l’enorme variabilità nello
sviluppo adeguato del linguaggio,
come ad esempio l’assenza della
lallazione (vocalizzazioni di tipo
consonante + vocale: pa, da, ba) dai
5-7 mesi ai 9-10 mesi; l’ assenza di
utilizzo dei gesti per comunicare alla fine del 1° anno di vita (tendere
l’oggetto verso l’adulto, del quale
vuole attirare l’attenzione, lasciar
andare un oggetto nelle mani di un
adulto, indicare con il braccio teso
e/o con l’indice puntato in una certa direzione guardando alternativamente l’oggetto e l’adulto, dimostrare con alcuni gesti situazioni
reali, usare la gestualità per comunicare “ciao, non c’è più, ecc.”); assente o ridotta presenza del “gioco
simbolico” tra i 24-30 mesi (giocare a far finta di...); vocabolario ridotto (minore di 20 parole a 18 mesi, minore di 50 parole a 24 mesi);
ritardo della combinazione gestoparola dopo i 12 mesi (il bambino
dice “da” mentre indica la palla);
persistere di espressioni verbali incomprensibili dopo i 2-3 anni.
Questi segnali sono da valutare
attentamente se sono presenti duo
o più fattori di rischio e nel caso iniziare un percorso di riabilitazione
logopedica più precocemente possibile e soprattutto prima della scolarizzazione.
formazione
febbraio
duemilaquattordici
Promotion
21
Aggiornamento professionale: dal “sapere” al “saper essere”
Geform, spazio alle competenze
Lifelong learning: a Foggia un centro per la formazione continua
Una cosa è certa: non si tratta di una sfida,
ma di una più complessa progettualità nata per colmare un’evidente “mancanza”
sul territorio in materia di formazione
professionale e continua.
Stiamo parlando di “Geform”, società attiva a Foggia, in viale Manfredi
e fondata da Giorgia Graziani, Michele
Ercolino e Antonio Fulchino, tutti professionisti trentenni foggiani. “Dopo aver completato gli studi e vissuto le prime esperienze lavorative fuori Foggia – spiega il direttore didattico di
Geform, Giorgia Graziani – abbiamo deciso di tornare nella nostra città e mettere a frutto le competenze acquisite”.
Un’intuizione felice, che si è concretizzata lo scorso novembre, riscuotendo sin da subito l’interesse ed
il favore della città. Sì, perché il centro di formazione
attivo nella Palazzina B del centro direzionale Amgas,
risponde alle tante sollecitazioni provenienti da aziende, professionisti, studenti e dipendenti di enti pubblici e privati che hanno necessità di aggiornare, implementare o perfezionare il proprio bagaglio di
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conoscenze professionali.
E questo grazie ad un team di giovani professionisti che hanno deciso di condividere
le proprie esperienze e competenze presentandosi nel campo del Lifelong learning, come operatori della formazione professionale e continua.
“Siamo dell’idea – continua Graziani –
che la formazione oggi debba rispondere a nuove esigenze, partendo da
un costante monitoraggio dei profili
professionali richiesti dal mercato
del lavoro, definendo un approccio alla formazione personalizzabile e implementabile secondo le
necessità dei singoli”. Inoltre, per rispondere al meglio alle esigenze territorio, Geform ha stipulato una serie di convenzioni e
importanti partenariati che rendono il centro di via
Manfredi strategico e “in rete” con i principali ordini
delle libere professioni, enti locali e sindacati, al fine di
fornire un ventaglio di servizi sempre completo e aggiornato.
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22
febbraio
duemilaquattordici
società
6Donna media partner della presentazione foggiana del volume
Oriana, la donna che non ti aspetti:
“Era libera, fragile e anticonformista”
Cristina De Stefano firma la prima biografia autorizzata della Fallaci
Non si può essere un bravo biografo se non si è un buon lettore di
biografie. E Cristina De Stefano –
giornalista di Elle, scrittrice e talent
scout letteraria, che firma la prima
biografia autorizzata di Oriana Fallaci – di ‘vite altrui’ è una lettrice vorace e appassionata.
“Credo siano letture estremamente arricchenti – spiega – ti permettono di vivere, appunto, vite altrui, di entrare nelle teste degli altri
e aprirsi a stimoli, epoche e schemi
mentali nuovi”. Ma ripercorrere la
vita della Fallaci è stata, anche per
lei, una sfida non da poco. Un’opportunità che le è balenata dinanzi
come un fulmine a ciel sereno: è stato il nipote della Fallaci, Edoardo Perazzi, erede e custode della sua memoria, a cercarla e ad affidargli tutti
gli scritti in suo possesso. Aveva letto Americane avventurose (edizioni
Adelphi) ed aveva capito che Cristina De Stefano era la persona giusta per raccontare una donna complessa (e ancora tutta da scoprire)
come sua zia Oriana. Una personalità forte, che divideva e divide ancora; una giornalista-donna e una
donna-giornalista (concetti simili
eppure profondamente differenti)
che o si odia o si ama. In entrambi i
casi senza sconti o riserve.
E Cristina De Stefano deve
averla amato molto. Non solo perché leggendo i suoi articoli aveva
sognato di intraprendere la mede-
sima carriera, ma soprattutto perché per tre anni la giornalista di
Elle (una sorta di fratello maggiore del nostro 6Donna, che dell’evento è stato media-partner) ha
vissuto con lo spettro di Oriana
Fallaci, scandagliando la sua vita
lavorativa e privata, isolando - ad
esempio - le interviste ai potenti
del mondo dagli appuntamenti
dal parrucchiere. Per trentasei
mesi, quindi, Cristina De Stefano
ha cercato, letto, riordinato agende, documenti di lavoro, foto e
corrispondenze. Insomma ha ripercorso e ricostruito, a ritroso, le
tracce di tutta una vita per restituire il ritratto di una donna
modernissima, a tratti inedita e inaspettata. “Chi leggerà questo libro conoscerà un po’ di più questa
donna anticonformista, impavida e coraggiosa fino all’incoscienza. Soprattutto i più
giovani che, per età, di lei conoscono solo la virata finale,
quella più intransigente,
estrema”.
Per questo ‘Oriana. Una donna’,
edito da Rizzoli, è molto più che una
A Foggia il volontariato ha il nome di…
Sotto la buona stella
Gli ‘Amici del sorriso’ negli Ospedali Riuniti
“Un bambino è la forma
più perfetta di essere umano”, scriveva il russo Vladimir Nabokov. Ed è proprio
per loro, per quelli meno fortunati, che nasce il progetto
della Banca della Campania
chiamato ‘Sotto una buona
stella’ che, insieme ad associazioni qualificate, porterà
avanti 16 progetti assistenziali. Per una volta la Banca
uscirà dal suo tradizionale
ruolo sostenendo, tramite
azioni concrete, tutte le persone portatrici di un disagio.
Il piano, che coprirà tutto il
2014, prevede aiuti per 16 associazioni sul
territorio di Foggia, Napoli, Salerno ed Avellino con rotazione trimestrale.
Per questo primo trimestre è stato scelto il
progetto dell’associazione foggiana ‘Amici
del Sorriso’ che si occuperà dei bambini ricoverati nel reparto di Pediatria degli Ospedali Riuniti. Da gennaio a marzo, infatti, i volontari dell’associazione realizzeranno azioni
e attività pensate per rendere loro protagonisti, per rassicurarli, per far sì che il ricovero
risulti meno traumatico, offrendo loro la possibilità di distrarsi e di distogliere l’attenzione, dalle loro patologie.
Un educatore, una psicoterapeuta e un
gruppo di animazione sono le risorse umane
impiegate per la realizzazione di questo progetto: all’interno della struttura ospedaliera,
infatti, è stata ricavata una ludoteca in cui ver-
ranno proposti laboratori
ed attività come un laboratorio di narrazione creativa, attività di pet-therapy, il circo dei ragazzi, il
laboratorio ‘pianta che ti
passa’ e molti altri. “Questo progetto – afferma Antonio Longo, direttore della divisione di Pediatria
Ospedaliera degli Ospedali Riuniti di Foggia – si
basa sulla cura delle ‘emozioni positive’, ovvero rende i piccoli degenti più disponibili ed aperti verso le
terapie, in modo da rendere più veloce la guarigione”. “Inoltre, - aggiunge Simona Notarangelo, presidente dell’associazione – con i giochi e le attività
rassicuriamo non solo i bimbi, ma anche i loro genitori che così accompagneranno in modo più tranquillo e sereno i loro figli verso la
guarigione”.‘Amici del Sorriso’ è un’associazione sociale, ricreativa e culturale senza finalità di lucro, che nasce con l’obiettivo è di essere vicino a minori, anziani, diversamente
abili e a tutte le persone portatrici di disagio,
strutturando per loro degli interventi specifici in collaborazione con medici, pediatri, psicologi ed altre figure professionali. Con il progetto ‘Sotto una buona Stella’, Banca della
Campania e gli Amici del Sorriso, si prenderanno cura dei bimbi ricoverati nel reparto di
Pediatria degli Ospedali Riuniti.
Simona Donatelli
biografia ma racconta il romanzo di
una vita fuori dal comune. Per talento (innegabile), opportunità
(tempi diversi e coraggio da vendere), carattere e ideologie (tempra di
ferro e posizioni spesso aspramente criticate).
Presentando la sua ultima fatica, De Stefano ci ha permesso di lanciare uno sguardo nell’officina creativa di una biografa, un’esperienza
tanto affascinante per chi la osserva, quanto straniante per chi la vive. Grazie a carteggi inediti e alle
testimonianze, De Stefano restituisce
una figura di donna coraggiosa e libera in ogni sua scelta. Nata povera
in una famiglia di antifascisti, cresciuta in fretta nella Resistenza, si è
presentata in una redazione appena uscita dal liceo e in pochi anni si
è imposta in un lavoro allora dominato dagli uomini. Ha scoperto
l’America negli anni ’50, diventando amica dei divi di Hollywood e degli astronauti della Nasa. Si è trasferita a New York negli anni ’60,
per essere al centro dell’impero della comunicazione globale. È andata
in Vietnam nel 1967, unica giornalista italiana a farlo e ha poi affrontato l’uomo più potente dell’epoca,
Kissinger, conquistandosi fama planetaria. Una parabola ripercorsa
dalla penna elegante e rispettosa
della De Stefano che ha raccontato
anche la donna morbida, fragile e romantica nascosta
dietro il monolite
della sua immagine
corrente. Aspetto
quest’ultimo che ha
maggiormente interessato il pubblico
presente all’evento
foggiano, promosso
da Ubik in collaborazione con l’associazione Soroptimist di Foggia.
febbraio
duemilaquattordici
viaggi e tempo libero
23
Alcune tappe e itinerari per vivere la magia del Carnevale
La festa più colorata e ribelle dell’anno
U
na “fuga” dalla quotidianità. L’occasione propizia per una gita fuori
porta e per affrontare la vita in
modo più leggero e colorato. Almeno pochi giorni, il tempo di
un week-end insolito e nonconvenzionale. Perché a Carnevale le uniche regole sono il
rovesciamento delle norme e
degli status, e il divertimento
ostentato. Da Nord a Sud lo Stivale offre un ampio ventaglio di
occasioni di feste, parate e sfilate per vivere, dall’interno, la
festa del Carnevale. Quest’anno c’è tempo fino al 4 marzo per
lasciarsi trasportare dall’atmosfera festaiola e irriverente o
elegante e misteriosa, a seconda del carattere infuso alla festa in ogni città d’Italia. E la scelta è ampia: da Manfredonia a
Venezia, da Putignano a Viareggio c’è solo l’imbarazzo della scelta. In qualunque caso,
qualunque sia tappa, il divertimento è assicurato. Ecco alcune tappe “obbligate”.
Elegante e misterioso o satirico e rivoluzionario?
Un viaggio tra i riti carnevaleschi del Belpaese
VENEZIA E VIAREGGIO
Il primo è il Carnevale forse più
conosciuto in Italia e all’estero. Si
differenzia dalle altre tradizioni
carnascialesche per il suo carattere elegante e misterioso, che rende il Carnevale di Venezia una lunghissima festa in maschera che si
svolge tra campi e campielli, nella
splendida cornice della città lagunare dove ci si da’ appuntamento
per il Volo dell’Angelo e la Festa
delle Marie. L’edizione 2014 è incentrata sul tema “La natura fantastica”, mentre fra le novità c’è
l’apertura dell’arsenale della Serenissima per tutte le sere della settimana grassa, con giochi di luci e
fontane d’acqua, musica e intrattenimento itinerante. Un’occasione da non perdere. Il secondo, invece, rappresenta un inno
all’arguzia e allo spirito satirico ti-
picamente toscano. Il Carnevale di
Viareggio, infatti, risale al 1873
quando alcuni borghesi vollero inscenare una protesta contro le tasse eccessive che erano costretti a
pagare. Un Carnevale che quest’anno registra numeri da record
raggiungendo la cifra di 400 sfilate
di carri allegorici programmate. La
maestosità dei carri e l’irriverenza
dei loro messaggi costituiscono la
cifra distintiva della festa.
MANFREDONIA E PUTIGNANO
A pochi passi da casa nostra, si
rinnova ogni anno lunga tradizione
del Carnevale di Manfredonia che si
sviluppa secondo due imprescindibili indirizzi: da una parte il concorso dei carri e dei gruppi mascherati, con la partecipazione di vari
gruppi di maestri cartapestai per la
costruzione dei monumentali carri
HEROIDES Lettere di quotidiana (in)sofferenza
allegorici; dall’altra, la partecipazione di gruppi di giovani impegnati nella rappresentazione mascherata a tema dell’attualità
culturale o politica, secondo i linguaggi tipici della tradizione carnevalesca. Ne deriva quindi la spettacolare Grande parata dei Carri
allegorici e dei Gruppi mascherati,
in programma l’ultima domenica
successiva il giorno della Pentolaccia, con più di centomila visitatori
forestieri.
La Puglia, poi, si conferma un’eccellenza nell’arte della cartapesta anche nel Carnevale di Putignano che
quest’anno rende omaggio a Giuseppe Verdi nel bicentenario della
sua nascita. Le iniziative partono il
23 febbraio e si protraggono fino al
9 marzo. I sette carri allegorici sono
tutti dedicati a composizioni verdiane opportunamente “riviste”.
COSTUME E SOCIETA’
L’amore ai tempi dei social
BOVINI E ARANCE
L’opulenza come rovescio della povertà. Sono cibi e materie prime, a volte, il simbolo della ribellione. Come a Muggia, in provincia
di Trieste dove ogni anno il Carnevale si conclude con la grande frittata che viene cotta al centro della
piazza principale, dopo una raccolta di uova fatta al grido “tutti a ovi”
secondo una tradizione che ha origine all’inizio del 1400. Colorato e
appassionante è invece il Carnevale di Ivrea, che si distingue per il
suo piglio ribelle e libertario, il cui
momento clou è la “battaglia delle
arance” che per tre giorni divampa
nella città piemontese coinvolgendo migliaia di “aranceri” mentre
tutti gli altri indossano
il
“berretto frigio”, simbolo
di ribellione
da ogni tirannia. Un bove
finto, di metallo e legno, viene invece portato in processione durante il carnevale di Offida, nelle Marche. Una tradizione suggestiva e
“pagana” dove gli abitanti vestiti
con il “guazzarò”, un abito tipico,
rincorrono il bove urlando come in
una corrida.
Angela Dalicco
Appuntamenti
8 Marzo
Quando il corteggiamento virtuale
rischia di trasformarsi in un flop
Fillide a Demofoonte
Purtroppo i bei tempi dell’antica Grecia, in cui
valorosi eroi o lussuriosi dei conquistavano in
poco tempo la donna desiderata, sono finiti: la
razza umana deve aver – giustamente - pensato che scatenare una guerra per una donna non
vale sicuramente la pena. Tuttavia, gli uomini
evoluti hanno perso per strada un gene: quello
della praticità nei propri affari di cuore, collocandosi così da un estremo all’altro della scala
di gradimento delle donne.
Eliminate lettere, poesie struggenti e goffi
tentativi di approccio, i conquistatori all’epoca di
internet sono tutto fumo e niente arrosto. Per far
nascere una storia d’amore (seria) è necessario
infatti rivivere tutte le fasi della guerra del Pe-
loponneso, con relative sconfitte, rivincite e attacchi a sorpresa orchestrati – niente popodimeno che – dalle donne. Prima bisogna far colpo fisicamente, magari attraverso le proprie foto
ammiccanti su Facebook. In seguito possiamo
considerarci interessanti in base al numero di
“like” che lui ci ha concesso. Dopo aver sostato
per mesi in questo pantano fatto di spionaggi alle sue ex, severa analisi delle fotografie in cui lui
viene taggato e interpretazione dei suoi status,
si passa alla fase successiva: il numero di telefono, o meglio, WhatsApp. Perché in
amore non vince chi fugge ma chi visualizza e non risponde su questo nuovo strumento di comunicazione. Gli
eventuali scambi di messaggi e chat
hanno sempre un contenuto ambiguo
perché – da nessuna delle due parti –
c’è la volontà di mostrarsi vulnerabili
e coinvolti.
Proprio come una guerra, occorre
fare la mossa giusta prima di essere
declassata a una delle tante da inserire nella lista “disponibili” su Facebook. E di cui magari lui si ricorderà solo dopo aver esplorato altri lidi. Poi si
passa agli appuntamenti, che non sono appuntamenti: beccarsi in giro nel locale di
moda del momento non significa uscire insieme. E magari lui ha invitato almeno altre tre ragazze con cui sta flirtando contemporaneamente. Giusto per vedere quale delle tre sta meglio
con i tacchi a spillo. Da questo momento in poi,
sono poche quelle che la spuntano: c’è colei che
riesce ad ottenere un appuntamento vero dall’oggetto del suo desiderio e colei che invece incontra Paride. La prima deve continuare la sua
guerra: tenere duro di fronte ad interminabili
caffè in cui si parla del nulla, magari organizzati strategicamente nel solito locale noto per farsi vedere da tutta la città e marcare così – indirettamente – il terreno. La seconda invece ha
indirettamente ricevuto un dono dagli dei: perché il maschio Paride sa quello che vuole, ti prende e ti porta via, proprio come l’omonimo protagonista della mitologia. E, soprattutto, non esita
a cambiare lo status da single a “fidanzato ufficialmente” su Facebook, perché chi ama davvero, non perde altro tempo.
Che Ovidio ci perdoni, se abbiamo impunemente preso in prestito il titolo della sua
raccolta di epistole per inaugurare questa nuova rubrica di 6Donna.
Ma anche sulle colonne di questo magazine – oggi proprio come allora - le “Heroides”
rappresentano una raccolta di lettere aventi
come oggetto sfoghi e lamentele del sesso femminile, in pena (nel nostro caso benevolmente) a causa dei propri uomini. Su ogni numero,
dunque, una eroina moderna - sia essa una lettrice o una nostra redattrice -racconterà piccole e grandi (in)sofferenze tratte dalla quotidianità. Con ironia e un pizzico di pepe!
“Donna ieri, oggi e domani”. Questo il tema della serata
– reading letterario organizzato
per il giorno della Festa delle
Donne, il prossimo 8 marzo, nei
locali di Grotta Omero, a Foggia. Una serata per promuovere una riflessioni sul ruolo della
donna nel volgere degli anni e
sulla sua importanza. Tra conquiste e sconfitte, nel duro tira e
molla della vita.
Tanti gli ospiti che animeranno la serata, durante la quale saranno proiettati video e fotoreportage sul ruolo della
donna nel passato, periodo evocato nelle immagini suggestive
ed evocative di Tom Palermo.
Allieterà la serata la musica live
di Angelo Palazzo e Annamaria
Longo. A seguire il reading letterario a staffetta con Michele
Sisbarra, Cristiano Maiorino e
Adolfo Nicola Abate; voce recitante Rosa d’Onofrio.
La redazione di 6Donna sarà media-partner della serata.
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febbraio
duemilaquattordici