epidemiologia traumi vertebro midollari

EPIDEMIOLOGIA TRAUMI VERTEBRO
MIDOLLARI
Incidenza/anno
18-25 nuovi casi /milione di ab
61% soggetti maschi
Età media 20 anni
60% incidenti stradali
Sedi più comuni per trauma: C1C2/ C4- C6/ D11-L2
 Tratti più mobili
 Il canale midollare è più stretto
 La colonna dorsale è più stabile( protetta
dalla cassa toracica e dagli archi vertebrali)
 Il tratto toracico del canale spinale è più
ampio e il midollo più piccolo
Il 15/ 25% delle fratture vertebrali
porta a compressione midollare
Trauma cranico e politrauma
 La frattura di C2 (epistrofeo) è la più
frequente a carico del rachide cervicale
e si associa spesso al trauma cranico e
politrauma.
 In poco meno della metà dei casi vi è
associata la frattura di C1(atlante).
Se mieliche, tali fratture possono
portare alla morte immediata per
lesioni del ponte encefalico
Meccanismo d’azione
diretto/indiretto
 Flessione
 Rottura di legamenti/articolazioni,
frattura vertebrale
 Estensione
 Rottura di legamento, frattura
vertebrale, sublussazione
vertebrale
 Carico assiale
 Compressione vertebrale con
conseguente scoppio del corpo.
 Rotazione
 Solitamente combinazione di
rotazione e flessione del rachide
LESIONI DEL CONTENENTE
COLPO DI FRUSTA
Il colpo di frusta è un meccanismo di
•
trasferimento
di energia in accelerazionedecelerazione al collo, la cui conseguenza
è
un’iperestensione
seguita
da
un’iperflessione senza traumatismo diretto.
A questi due fenomeni può associarsi
anche una dislocazione laterale ed una
rotazione del rachide cervicale.
CLASSIFICAZIONE TAEC
Stadio 0
Stadio 1
Stadio 2
Stadio 3
Stadio 4
nessuna sintomatologia, né segno clinico
dolore, rigidità o sensibilità soltanto al collo
nessun segno clinico
cervicalgia con cefalea
irradiazione non specifica verso il vertice, il
viso, la regione occipitale, la spalla e il braccio
1+2 + cervicobrachialgia
diminuzione o scomparsa di certi riflessi osteo
tendinei, deficit sensoriali, astenia ….
fratture, lussazioni e lesioni al midollo spinale
La causa più frequente è nota essere un
incidente d’auto. No relazione fra entità
del colpo di frusta e velocità del mezzo
Nei bambini può esser provocato da
abusi
FISIOPATOLOGIA
Difetto di circolazione locale porta a
disturbo metabolismo ossidativo e livelli
elevati di sostanze algogene nei
muscoli del collo
Difettosa propriocezione nel collo e
nelle spalle
danno dei meccanocettori nei tessuti
danneggiati
• Arteria vertebrale (principale
vascolarizzazione del sistema
vestibolare
• Sistema propriocettivo muscolo
ligamentoso (stabilizzazione passiva e
controllo attivo di tono, postura e
equilibrio
Colpo di frusta
Sintomi
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Dolore al collo
Rigonfiamento del collo
Spasmo muscolare
Difficoltà nei movimenti
Cefalea
Irradiazione del dolore ad un arto sup
Vertigine
Disturbi uditivi e visivi
Disturbi del sonno
Aumentata affaticabilità dei muscoli cervicali
SINTOMI
CERVICALGIA
Dolore nucale costante o scatenato dai
movimenti del collo
Talora si irradia ad un arto superiore
(brachialgia) se coesiste
l’interessamento discale o radicolare.
Associato a limitazione funzionale del
collo
SINTOMI
Sindrome degli scaleni
Spasmo dei muscoli scaleni che sono a stretto
contatto con
1° costa, arteria succlavia e plesso brachiale. Si
potrà determinare :
• trazione compressione dal fascio vascolo
nervoso con intorpidimento arto superiore
riduzione forza
• irritazione di C5 che attraversa il tessuto
muscolare determinando dolore scapolo
vertebrale
SINTOMI
SINDROME VERTIGINOSO
POSTURALE
Vertigini, acufeni ipoacusie dovute a deficit del
sistema vestibolare
SINTOMI
SINDROME DEL SIMPATICO
CERVICALE
Nausea,vomito,turbe del sonno e dell’attenzione alterazio
dell’umore; sindrome di Claude Bernard Horner
SINTOMI
SINDROME CEFALALGICA
Sono state descritte cefalee:
• sovraorbitaria
• occipito temporo mascellare
• occipitale
Ciascuna caratterizzata da una
precisa topografia e dalla presenza di caratteristici segni
Terapia
Terapia
Trattamento manipolativo non in fase
acuta
(mancanza
di
completa
mobilità,
possibile
presenza
di
microlesioni capsulo ligamentose)
Dopo tre mesi dal trauma e limitato al
tratto interessato
Fratture condilo occipitale
•
•
•
Tipo I : frattura da impatto
Tipo II : frattura base cranica
che si estende al condilo e al
forame magno
Tipo III : frattura con
incompentenza ligamentosa
Fratture condilo occipitale
• I primi due tipi sono in genere fratture
stabili che possono essere trattate
conservativamente con il collare. Il
terzo tipo può essere stabile o
instabile , nel primo caso il trattamento
necessita di un collare tipo Halo nel
secondo caso un intervento di
artrodesi occipito C2.
Halo Vest
Fratture dell’atlante
Risultano instabili quando vi è
la rottura del ligamento
trasverso
FRATTURA DI JEFFERSON
Descrizione: frattura in compressione dell’anello osseo di C1,
caratterizzata da una separazione delle masse laterali e rottura del
legamento traverso. (fig 11 e 12)
Meccanismo: colpo assiale al vertice (es. tuffo)
Caratteristiche radiografiche: la proiezione chiave è in AP a bocca aperta,
che mostra una dislocazione delle masse laterali oltre i margini del corpo di
C2. Una dislocazione laterale > 2 mm può essere indicativa di frattura di
C1. Necessario completamento con TAC
Stabilità : instabile
FRATTURA ODONTOIDE TIPO I
Frattura della punta del dente di C2,
potenzialmente instabile, ma relativamente
rara. Di solito trattata con collare
FRATTURA ODONTOIDE TIPO II
Frattura alla base del dente; è la più
comune ed è instabile; trattamento chirurgico
, se lasciata guarire conservativamente grande
percentuale di pseudoartrosi
FRATTURA ODONTOIDE TIPO III
Frattura attraverso la base del dente verso il corpo di
C2; ha la miglior prognosi trattata con Halo
FRATTURA DI HANGMAN
Descrizione: frattura attraverso la parte interarticolare di C2
Meccanismo: iperestensione e distrazione
Caratteristiche radiografiche: (meglio evidenziabili nella
proiezione laterale)
Edema di tessuti molli prevertebrali
Avulsione dell’angolo antero inferiore di C2 associato a rottura
del legamento longitudinale anteriore
Dislocazione anteriore del corpo di C2
Frattura bilaterale della parte interarticolare Stabilità: instabile
FRATTURA A GOCCIA (Tear drop)
Descrizione: rottura del legamento anteriore e frattura in compressione della
parte anteriore del corpo risultante da un grave trauma in flessione
Meccanismo: iperflessione e compressione (es. tuffo in acqua bassa)
Caratteristiche radiografiche:
edema prevertebrale associato a rottura del legamento longitudinale anteriore
frammento a goccia staccato dal corpo vertebrale anteriore
sublussazione somatica posteriore nel canale spinale
compressione midollare
frattura del processo spinoso
Stabilità: instabile
FRATTURA DI CLAY SHOVELER
Descrizione: frattura del processo spinoso di C6-T1 (fig. 16)
Meccanismo: importante iperflessione di solito combinata con contrazione
dei muscoli paraspinosi con trazione sui processi spinosi
Caratteristiche radiografiche:
frattura dei processi spinosi nelle proiezioni laterali
segno del fantasma nella proiezione AP (cioè doppio processo spinoso di
C6 o C7 quale risultato di una frattura con dislocazione della spinosa
stessa)
Stabilità: stabile
FRATTURA A CUNEO
Descrizione: frattura comprimente quale risultato di una flessione
Meccanismo: iperflessione e compressione
Caratteristiche radiografiche:
corteccia anteriore deformata
riduzione di altezza del corpo vertebrale
frattura antero superiore del corpo vertebrale
Stabilità: Stabile
FRATTURA A SCOPPIO
Descrizione: frattura di C3/C7 quale risultato di una compressione assiale;
sono comuni i danni midollari secondari a dislocazione di frammenti
posteriori. E’ necessaria TAC in tutti i pazienti per valutare l’estensione del
trauma.
Meccanismo: compressione assiale
Stabilità: stabile
Trattamento
DISLOCAZIONE UNILATERALE DI
FACCETTA
Descrizione: dislocazione della faccetta articolare e rottura dei
legamenti articolari
Meccanismo: contemporanea flessione e rotazione
Caratteristiche radiografiche:
dislocazione anteriore del corpo vertebrale meno della metà del
diametro antero posteriore di un soma
rotazione discordante sopra e sottostante il livello interessato
faccetta all’interno del forame intervertebrale nella proiezione
obliqua
allargamento dello spazio discale
aspetto ad ala di pipistrello della faccetta scavalcata
Stabilità: stabile
Bowtie sign
DISLOCAZIONE BILATERALE DI
FACCETTA
Descrizione: dislocazione anteriore completa del corpo
vertebrale risultato di un trauma in iperflessione; è associata
a grave rischio di danno midollare
Meccanismo: estrema flessione della testa e collo senza
compressione assiale
Caratteristiche radiografiche:
dislocazione anteriore completa del corpo vertebrale
interessato per metà o più del diametro antero-posteriore di
un soma vertebrale
distruzione del legamento longitudinale posteriore ed
anteriore
aspetto ad ala di pipistrello delle faccette
Stabilità: instabile
Statisticamente le lesioni traumatiche
della colonna vertebrale si realizzano
più frequentemente a livello del
passaggio tra colonna toracica e
lombare (la così detta giunzione
toraco-lombare)
La giunzione toraco-lombare è una
zona di transizione tra un tratto di
rachide piuttosto rigido (toracico) con
principale movimento in rotazione e
uno con spiccate caratteristiche di
movimento
in
flesso-estensione
(lombare)
Classificazione delle fratture
delle vertebre toraciche e
lombare secondo Magerl
Per semplicità ricordare lo
schema
3-3-3
• Tre tipi A,B, e C
• Ogni tipo contiene tre gruppi
• Ogni gruppo contiene tre
sottogruppi( con qualche eccezione)
I tre tipi hanno un fondamentale
modello di frattura che è
determinato da tre meccanismi
di azione sulla colonna.
• Compressione
• Distrazione
• Torsione assiale
Caratteristiche comuni
• Tipo A: descrive le fratture
del corpo vertebrale.
• Tipo B: descrive le fratture
dei processi trasversi con
allungamento della
distanza tra gli elementi
vertebrale
posteriori(B1,B2) oppure
anteriori(B3).
• Tipo C: descrive le fratture
verificatesi in seguito a
torsioni assiali che spesso
sono sovrapposti alle
lesioni tipo A e B.
Tipo A
Compressione del corpo vertebrale
•
•
•
.
A1: impattamento . La
deformazione del corpo
vertebrale è dovuta alla
compressione (deformazione
plastica) dell'osso.
A2:frattura longitudinale . Il
corpo vertebrale è spaccato nel
piano sagittale con dislocazione
dei frammenti ed il riempimento
del difetto con materiale del
disco.
A3: frattura da scoppio, con i
frammenti della parete
posteriore che si sporgono nel
canale. Il complesso
ligamentoso posteriore è intatto.
Tipo B
fratture dei processi trasversi
• B1: Rottura posteriore:
principalmente
ligamentosa.
• B2: Rottura posteriore:
principalmente ossea.
• B3: Rottura anteriore
attraverso il disco.
Tipo C
fratture verificatesi in seguito a torsioni assiali che spesso sono sovrapposti
alle lesioni tipo A e B.
• C1: tipo A frattura con
rotazione.
• C2: tipo B frattura con
rotazione.
• C3:Rotational shear
injuries .
In assenza di danno neurologico la
maggior
parte
delle
lesioni
traumatiche del segmento toracico e
lombare
può
giovarsi
di
un
trattamento
conservativo,
tale
obiettivo
è
più
facilmente
raggiungibile in quelle lesioni definite
stabili
L’instabilità
 L’instabilità è caratterizzata dalla perdita della
capacità della colonna di sopportare il carico
fisiologico e si verifica con la lesione osteoligamentosa/articolare di due pilastri.
 Si manifesta durante movimenti attivi e passivi del
rachide con uno spostamento del corpo vertebrale in
senso antero-posteriore(e viceversa) e in senso
latero-laterale
Indicazione chirurgica
• Fratture
instabili con
stenosi del
canale > 50%,
angolo di
Cobb > 20°30°
Indicazione chirurgica
Fratture stabili nei pazienti
politraumatizzati o in cui è
controindicata l’immobilizzazione
Trattamento chirurgico
approccio posteriore
Indicazioni:
1. Magerl A,B,C
instabilità media (Load-sharing: punteggi 4-6)
stabilizzazione corta e compliance del paziente
2. Correzione cifosi non mantenuta nel tempo
3. Decompressione indiretta
Tecnica chirurgica
approccio posteriore
Trattamento chirurgico
approccio anteriore
Indicazioni:
1. Magerl A,B,C
instabilità severa (load-sharing: punteggi 7-9
ricostruzione colonna anteriore
2. Correzione cifosi maggiormente mantenuta nel tempo
3. Decompressione diretta
Muscoli obliqui
Tecnica chirurgica
approccio lombotomico
Peritoneo
Pleura
Trasverso
Psoas
Tecnica chirurgica
approccio lombotomico
Disco superiore
Psoas
Tecnica chirurgica
somatectomia
Tecnica chirurgica
ricostruzione colonna anteriore
stabilizzazione laterale
Trattamento chirurgico
circonferenziale
Indicazioni:
Magerl B,C
instabilità severa con danno neurologico:
stabilizzaione post in urgenza ed anteriore in elezione
danno alle tre colonne
LESIONI DEL CONTENUTO
LESIONI
LESIONITRAUMATICHE
TRAUMATICHEDEL
DEL
“CONTENUTO
“CONTENUTO””
•
•
Lesioni del MIDOLLO SPINALE RIGONFIAMENTO
Lesioni del MIDOLLO SPINALE
EDEMA
ACUTE
EMATOMIELIA
ACUTE
TRANSEZIONE
CRONICHE
CRONICHE
•
•
•
•
ATROFIA
MIELOMALACIA
CISTI MIDOLLARE
SIRINGOMIELIA
ADESIONI MIDOLLARI
Lesioni dello SPAZIO EPIDURALE
Lesioni dello SPAZIO EPIDURALE
EMATOMA EPIDURALE
EMATOMA EPIDURALE
Lesioni di MENINGI e RADICI NERVOSE
Lesioni di MENINGI e RADICI NERVOSE
STRAPPAMENTO RADICOLARE
STRAPPAMENTO RADICOLARE
FISTOLE LIQUORALI
FISTOLE LIQUORALI
MECCANISMO del TRAUMA
• •Compressione
Compressione
• •Iperflessione
Iperflessione
traumi
traumiINDIRETTI
INDIRETTI
• •Iperestensione
Iperestensione
• •Rotazione
Rotazione
traumi
traumiDIRETTI
DIRETTI
Iperflessione
Iperflessionesemplice
semplice
IperflessioneIperflessionedistrazione
distrazione
IperflessioneIperflessionedislocazione
dislocazione
Iperflessione
Iperflessioneee
compressione
compressione
Iperestensione
Iperestensionesemplice
semplice
IperestensioneIperestensionedistrazione
distrazione
IperestensioneIperestensionedislocazione
dislocazione
Rotazione
Rotazione
Taglio
Taglio(shearing)
(shearing)
• •Chiusi (interessamento arco
Chiusi (interessamento arco
posteriore)
posteriore)
• •Aperti (da arma bianca o arma da
Aperti (da arma bianca o arma da
fuoco)
fuoco)
TRAUMI
TRAUMIVERTEBRO-MIDOLLARI
VERTEBRO-MIDOLLARI
FRATTURA
FRATTURAAMIELICA
AMIELICA
FRATTURA
FRATTURAMIELICA
MIELICA
LESIONE
LESIONE
MIDOLLARE
MIDOLLARE
SENZA
SENZAFRATTURA
FRATTURA!!!
!!!
Quindi importante la clinica
neurologica !!
La lesione midollare
 Lesione midollare direttamente o indirettamente
indotta dal trauma
 Compressione midollare da dislocazione di frammenti
ossei o del disco che occupano il canale centrale
 Lesione da dislocazione secondaria ad instabilità
della colonna
LESIONI
LESIONIdel
delMIDOLLO
MIDOLLOSPINALE
SPINALE
MECCANISMO
MECCANISMOPATOGENETICO
PATOGENETICOdel
delDANNO
DANNOLESIVO
LESIVO
PRIMARIO
Meccanico:
Compressione/Contusione
(fratture/lussazioni vertebrali,
frammenti ossei, materiale discale)
• Lesioni midollari minime
con disfunzione temporanea
• Lesioni midollari maggiori
(schiacciamento, lacerazione,
strappamento) con disfunzione
grave e spesso permanente
SECONDARIO
Fenomeni sistemici, locali, cellulari e
biochimici
Complesse alterazioni
biochimiche e patologiche
Ulteriore compromissione
funzionale ed alterazione
strutturale del midollo spinale
LESIONI
LESIONIdel
delMIDOLLO
MIDOLLOSPINALE
SPINALE
PATOGENESI
PATOGENESIdel
delDANNO
DANNOLESIVO
LESIVOSECONDARIO
SECONDARIO
fattori LOCALI
Fattori SISTEMICI
• Ipotensione
• Ipossia
• Ipercapnia
• Ipertermia
• Anemia
• Squilibri idroelettrolitici
alterazioni del microcircolo:
• rottura dei piccoli vasi perforanti con conseguenti
microemorragie (sost. grigia entro primi 30 min)
• formazione di microtrombi
(aggregazione piastrinica, trombossano A2)
• vasospasmo
• insufficienza dei meccanismi di autoregolazione
del flusso ematico spinale
ISCHEMIA
SOSTANZA GRIGIA (> fabbisogno energetico)
flusso nelle prime 2 ore
LESIONI
LESIONIdel
delMIDOLLO
MIDOLLOSPINALE
SPINALE
PATOGENESI
PATOGENESIdel
delDANNO
DANNOLESIVO
LESIVOSECONDARIO
SECONDARIO
•fattori LOCALI
Produzione e/o rilascio di sostanze neurotossiche:
• radicali liberi dell’ossigeno (ROS)
• glutammato
danno cellule neuronali ed endoteliali
• calcio
MORTE CELLULARE
LESIONI
LESIONIdel
delMIDOLLO
MIDOLLOSPINALE
SPINALE
MODIFICAZIONI
MODIFICAZIONINEUROPATOLOGICHE
NEUROPATOLOGICHE
FASE
FASEACUTA
ACUTA
• • RIGONFIAMENTO
RIGONFIAMENTOMIDOLLARE
MIDOLLARE
• • EDEMA
EDEMAMIDOLLARE
MIDOLLARE
• • EMATOMIELIA
EMATOMIELIA
• • TRANSEZIONE
TRANSEZIONEMIDOLLARE
MIDOLLARE
Danno primario al midollo spinale
Commozione transitoria
Contusione/ lacerazione/
compressione
Sezione completa/incompleta
Danno secondario
Edema, lesioni emorragiche,
ipossia, ischemia, necrosi per
alterata vascolarizzazione e catena di
processi degenerativi a livello della lesione
e segmenti sottostanti con sofferenza e
distruzione delle fibre nervose.
Danno secondario
 Lo sviluppo massimo del danno si ha entro
48h.
 Ulteriore sviluppo dell’edema si completa
entro 72h- una settimana.
Prima non è possibile stabilire l’entità
globale del danno.
LESIONI ACUTE
RIGONFIAMENTO
RIGONFIAMENTOMIDOLLARE
MIDOLLARE
ALTERAZIONE
TRANSITORIA
EDEMA
EDEMAMIDOLLARE
MIDOLLARE
ACCUMULO
ACCUMULODI
DILIQUIDI
LIQUIDIINTRA
INTRA
ED
EDEXTRACELLULARI
EXTRACELLULARINELLA
NELLA
SEDE
SEDEDELLA
DELLALESIONE
LESIONE
FOCALE
ESTESO A
PIU’
METAMERI
MASSIMA INTENSITA’ ENTRO 24-48
ORE
PROGNOSI FAVOREVOLE
EMATOMIELIA
EMATOMIELIA
•
FOCOLAIO EMORRAGICO
SOSTANZA GRIGIA CENTRALE
SOSTANZA BIANCA
ADIACENTE
FASE
FASEACUTA
ACUTA
•
EDEMA ED
EMORRAGIA
PETECCHIALE
EMATOMIELIA
EMATOMIELIA
• CICATRIZZAZIONE GLIALE
FASE
FASE
CRONICA
CRONICA
•
LESIONE CAVITARIA
• DEGENERAZIONE
ATROFICA
DANNO NEUROLOGICO
IRREVERSIBILE
TRANSEZIONE
TRANSEZIONEMIDOLLARE
MIDOLLARE
SOLUZIONE DI CONTINUO,
COMPLETA O INCOMPLETA
DEI FASCI SPINALI
• DA FRAMMENTI OSSEI
•
DA LUSSAZIONE
LESIONI CRONICHE
ATROFIA
ATROFIAMIDOLLARE
MIDOLLARE
DEPLEZIONE DI
NEURONI E DI FIBRE
NERVOSE
FOCALE
DIFFUSA
MIELOMALACIA
MIELOMALACIA
FASE
FASE
CRONICA
CRONICA
FOCOLAIO MIDOLLARE
A MARGINI MAL DEFINITI
DA DEPLEZIONE
NEURONALE
E DI FIBRE NERVOSE CON
REAZIONE GLIALE
CISTI
CISTIMIDOLLARE
MIDOLLARE
FASE
FASE
CRONICA
CRONICA
CAVITA’ MIDOLLARE
A MARGINI BEN DEFINITI
E DI PICCOLE
DIMENSIONI
segnale simil-liquorale
gliosi periferica
SIRINGOMIELIA
SIRINGOMIELIA
CAVITA’
INTRAMIDOLLARE
CON GLIOSI REATTIVA
•
da focolaio ematomielico
•
da focolai petecchiali
COMPRESSIONE CRONICAANGOLAZIONE
VERTEBRALE
(frattura, aderenze)
IPERAFFLUSSO ENDOCAVITARIO
TENDENZA ALLA CRESCITA
MIELOPATIA POST-TRAUMATICA
PROGRESSIVA
SIRINGOMIELIA
SIRINGOMIELIA
ADERENZE
ADERENZEMIDOLLARI
MIDOLLARI
•
PROLIFERAZIONE GLIALE
•
PROCESSO
ARACNOIDITICO
MIELOPATIA POST-TRAUMATICA
PROGRESSIVA
LESIONI DELLO SPAZIO
EPIDURALE
EMATOMA
EMATOMAEPIDURALE
EPIDURALE
STRAPPAMENTO DEL
PLESSO VENOSO
EPIDURALE
LESIONI
LESIONIdi
diMENINGI
MENINGIeeRADICI
RADICINERVOSE
NERVOSE
• DA IPERFLESSIONE
DEL RACHIDE
• DA
COMPRESSIONE
DISCOVERTEBRALE
TRAUMI
TRAUMIVERTEBRO-MIDOLLARI
VERTEBRO-MIDOLLARI
TRAUMI
TRAUMISPINALI
SPINALISENZA
SENZAIRREGOLARITA'
IRREGOLARITA'RADIOLOGICHE
RADIOLOGICHE
SCIWORA
SCIWORA/ /
SCIWORET
SCIWORET
>>nel
nel
bambino
bambino
(Spinal Cord Injury Without Radiological
Anomalies) Spinal Cord Injury Without
Radiological Evidence of Trauma
maggiore mobilità dello scheletro assiale
LESIONE
LESIONECOMPLETA
COMPLETADEL
DELMIDOLLO
MIDOLLOanche
anchecon
conRX
RXnegativa
negativa
<<
nell’adulto
nell’adulto
favorito da alterazioni spondilosiche preesistenti
(osteofitosi, stenosi del canale, ernie discali)
conseguente
conseguenteRESTRINGIMENTO
RESTRINGIMENTODEL
DELCANALE
CANALE
Sindromi midollari/ quadri clinici
 Da sezione trasversa completa:
paralisi di tutti i movimenti volontari e perdita
della sensibilità provenienti da sotto la lesione.
Perdita di tutte le funzioni viscerali e
riflesse( vescica, intestino, funzioni sessuali,
controllo neurovegetativo).
 Da sezione trasversa incompleta:
quando alcune vie nervose sono sfuggite al
danno. Il quadro varia in funzione
dell’estensione della lesione: paralisi spastica,
paresi, alterazione della sensibilità profonda,
tattile, termica, dolorifica.
Livello della lesione
Non esistendo una perfetta corrispondenza
tra il livello della lesione spinale e quello
vertebrale( perché il midollo spinale è meno
allungato rispetto alla colonna vertebrale) è facile
fare confusione quando si deve stabilire il
livello di lesione. Il livello di lesione va
sempre riferito al livello midollare( cioè al
mielomero) e non alla vertebra lesa.
Es.frattura vertebra D11= livello di lesione L1
Quattro quadri clinici /livello di lesione
 Lesione da C1 a D1:
 Tetraplegia. Sindrome sensitivo motoria con
paralisi degli arti superiori/ inferiori, disturbi
neurovegetativi.
 Tetraparesi: paralisi incompleta dei 4 arti.
 Lesione da D2 a S5 :
 Paraplegia: paralisi degli arti inf. e disturbi
sfinterici
 Paraparesi: paralisi incompleta degli arti inf.
Sezione midollare acuta
 Fase di shock o fase areflessica: può
persistere fino a due mesi e la risoluzione è spontanea.
È tanto più grave quanto più alta è la lesione.
 Fase di ipereccitabilità o automatismo
midollare
(disreflessia autonoma): durata da alcuni mesi ad
alcuni anni.
 Fase di ipoeccitabilità o terminale
SHOCK SPINALE
 ASSENZA COMPLETA SOTTOLESIONALE
DI:
 - Sensibilità
 - Motilità attiva
 - Tono muscolare
 - Attività riflessa
 - Funzione neurovegetativa
Shock spinale
Coinvolgimento respiratorio:
 Perdita del tono muscolare, respirazione depressa/
insufficienza ventilatoria.
Coinvolgimento cardiovascolare:
 Instabilità cardiovascolare: ipotensione, bradicardia .
Tono vasomotore:
 Vasodilatazione, ipotensione, riduzione del ritorno venoso,
aritmie ventricolari, asistolie, bradicardie.Manca la risposta
simpatica di vasocostrizione e tachicardia compensatoria
all’ipotensione.
Coinvolgimento viscerale
 Paralisi atonica della vescica.
 Atonia gastrica: dilatazione gastrica e paralisi intestinale.
Alterazione della termoregolazione
Shock spinale
SE RICOMPAIONO LE ATTIVITA’ RIFLESSE SENZA
RICOMPARSA DI ATTIVITA’ MOTORIA LA LESIONE E’
REALMENTE COMPLETA
I riflessi CUTANEI sono i primi a ricomparire con
progressione caudo-craniale
I riflessi cutanei:
 - bulbo-cavernoso
 - Delayed Plantar Reflex
 - cremasterico
Riflesso bulbo-cavernoso
Riflesso bulbo cavernoso
RICOMPARE
LESIONE
COMPLETA
CONFERMATA
INIZIO USCITA
DALLO SHOCK
3-8 ORE
Riflesso bulbo cavernoso
NON
RICOMPARE
LESIONE CONO
CAUDA
LESIONE
COMPLETA
PRESUNTIVA
Delayed plantar reflex
Viene oggigiorno attribuita maggiore importanza
Lento ed irregolare
Stimolazione energica
Delayed plantar reflex
Se presente isolatamente in fase acuta: lesione probabilmente
completa prognosi sfavorevole
Esame clinico nel paziente con lesione midollare
 Esame sensitivo dx, sx.
 Esame motorio dx, sx.
 Esame dell’area sacrale
Sensibilità perianale, contrazione dello
sfintere,riflessi bulbo cavernosi
Seguendo l’ASIA scale: AMERICAN SPINAL
INJURY ASSOCIATION.
ASIA
ASIA IMPAIRMENT SCALE
A = Completo: Assenza di funzione sensitivo motoria nei
segmenti sacrali S4-S5
B = Incompleto: Preservazione della funzione sensitiva, ma
non della motoria al di sotto il livello neurologico ed
estesa ai segmenti sacrali S4-S5
C = Incompleto: Funzione motoria conservata al di sotto del
livello neurologico, e più della metà dei muscoli “chiave”
al di sotto del livello hanno un grado inferiore a 3
D = Incompleto: Funzione motoria conservata al di sotto del
livello neurologico e al meno la metà dei muscoli
“chiave” possiedono un grado 3 o maggiore.
E = Normale: Funzione sensitiva e motoria normali
Esame sensitivo
• Sensibilità tattile superficiale
• Sensibilità dolorifica
• Sensiblità propriocettiva
• Sensibilità pressoria
obbligatorie
consigliate
• Sensiblità pallestesica o vibratoria
opzionali
• Sensibilità termica
Esame sensitivo
Sensibilità tattile superficiale
Sensibilità dolorifica
28 punti chiave
Asia: punteggio sensibilità tattile superficiale
 O: assente
 1: alterato (ipoestesisa, disestesia,iperestesia)
 2: normale
 NT: non valutabile
Sensibilità tattile superficiale
Asia: punteggio sensibilità dolorifica
 O: assente (non distinzione fra puntura e tocco )
 1: alterato (distinzione fra puntura e tocco ma senza
dolore)
 2: normale
 NT: non valutabile
Sensibilità dolorifica
Asia: punteggio motorio
 O : paralisi totale
 1: contrazione palpabile o visibile
 2: movimento attivo, gravità eliminate.
 3: movimento attivo, contro gravità
 4: movimento attivo, contro qualche
resistenza
 5: movimento attivo contro piena resistenza.
 NT: non testabile
Esame motorio
Da C1 a C4
Da C5 a T1
Livello motorio
=
Livello sensitivo
Da T2 a L1
Da L2 a S1
Da S2 a S5
Livello dato dai
Muscoli chiave
Esame motorio
Esame dell’area sacrale
• Sensitivo: sensibilità perianale
• Motorio: contrazione sfintere
Definisce danno completo o incompleto
CLASSIFICAZIONE DELLE SINDROMI
TRAUMATICHE ACUTE MIDOLLARI E
DELLA CAUDA
 Danno midollare completo ASIA grado A
 Danno midollare incompleto ASIA grado B,C,D
Sindrome midollare centrale
Sindrome midollare anteriore
Sindrome midollare posteriore
Sindrome di Brown-Sequard
 Danno cauda completo ASIA grado A
 Danno cauda incompleto ASIA grado B,C,D
SINDROME MIDOLLARE
CENTRALE
 Sproporzione fra
maggior grado di
paresi agli arti
superiori rispetto
agli arti inferiori
 Vari gradi di
perdita di
sensibilità
SINDROME MIDOLLARE
ANTERIORE
 Interessa area anteriore
del midollo e il tratto
spinotalamico e
corticospinale
 Perdita di forza al di sotto
del livello lesionale
 Perdita della sensibilità
termico dolorifica
 Preservata il tatto e il
senso di posizione e
vibratoria
SINDROME MIDOLLARE
POSTERIORE
 Rara
 Maggiore il danno
all’area midollare
posteriore
 Conservata la funzione
corticospinale e
spinotalamica
 Perdita della
propriocezione, tatto e
vibrazione (difficile la
deambulazione)
SINDROME BROWN SEQUARD
 Danno alla ½
laterale del
midollo
 Perdita della
funzione motoria e
propiocettiva
omolaterale
 Perdita della
sensibilità termico
dolorifica
controlaterale
SINDROME DEL CONO
MIDOLLARE
•Combinazione di deficit motori con
iniziale paralisi flaccida e paralisi dello
sfintere anale, seguita da una fase
cronica
con
atrofia
muscolare
e
spasticità
•Il quadro sensitivo è variabile talvolta
solo incompleta perdita di sensibilità
perianale
•Nelle lesioni severe compaiono deficit
vescicali ed intestinali con sviluppo di
una vescica neurogena
SINDROME DELLA CAUDA
Traumi al di sotto di L2 coinvolgono le
radici della cauda . Clinicamente
possono
essere
lesioni
complete
( ASIA A) o incomplete (ASIA B-D)
•vari gradi di lesione motoria con o
senza conservazione della sensibilità
•Il grado di deficit della vescica ed
intestino sono similI alla precedente
sindrome
DISRIFLESSIA AUTONOMICA
Risposta esagerata ad uno specifico
impulso localizzato sotto il livello della
lesione spinale
Si manifesta solo a fase di shock
spinale terminate ovvero quando i
riflessi si ristabiliscono
DISRIFLESSIA AUTONOMICA
risulta essere la complicazione più
frequente nelle persone con lesioni
spinali tra T4 e T6 e nei pazienti
tetraplegici
DISRIFLESSIA AUTONOMICA
Meccanismo:
Impulsi giungono al midollo che causa
una risposta riflessa automatica da
parte del sistema simpatico per
mancata inibizione da parte della
corteccia
DISRIFLESSIA AUTONOMICA
Risposta:
vasocostrizione cute con conseguente
aumento pressorio
DISRIFLESSIA AUTONOMICA
FATTORI SCATENANTI
VESCICA E SISTEMA URINARIO
• SOVRADISTENSIONE VESCICALE
• CALCOLI RENALI E VESCICALI
• OSTRUZIONE CATETERE
• CATETERIZZAZIONE
• TRAUMI URETRA
DISRIFLESSIA AUTONOMICA
FATTORI SCATENANTI
INTESTINO E SISTEMA DIGERENTE
• SOVRADISTENSIONE INTESTINALE
• CALCOLI BILIARI
• APPENDICITE
• VARICI EMORROIDARIE
• STIMOLAZIONE RETTALE (SONDE)
DISRIFLESSIA AUTONOMICA
FATTORI SCATENANTI
CUTE
• ULCERE
• USTIONI, SCOTTATURE,
• PUNTURE INSETTI
• VESTITI TROPPO STRETTI
DISRIFLESSIA AUTONOMICA
FATTORI SCATENANTI
ALTRE
• INFEZIONI ORGANI GENITALI
• TROMBOSI VENOSA
• PROCEDURE DIAGNOSTICHE INVASIVE
• PROCEDURE CHIRURGICHE
DISRIFLESSIA AUTONOMICA
segni e sintomi:
• Emicrania
• Variazione frequenza cardiaca
• ipertensione
• Contrazione diuresi
• Febbre
• Sudorazione
• Pallore
sotto
lesionale
sopralesionale
• Offuscamento visus
arrossamento
Disreflessia Autonoma: eccessiva risposta del sistema
nervoso simpatico che compare al termine della fase di shock
spinale.
Segni e sintomi:
ipertensione, pallore cutaneo, vista confusa, nausea.
cefalea pulsante severa.
vampate di calore, sudorazione..
bradicardia.
Può essere scatenata da stimolazioni sensitive quali:
 Distensione viscerale( vescica- retto).
 Contrazioni viscerali come spasmi viscerali, uterini.
 Stimoli dolorosi; stimoli pressori della cute.
In queste fasi la presenza di spasmi e contrazioni muscolari
involontari e improvvisi sono interpretati dal paziente come
un segno prognostico favorevole ma non sono indicativi di
una ripresa dell’attività della muscolatura volontaria.




Obiettivi del trattamento
 Garantire la sopravvivenza sostenendo le funzioni
vitali alterate.
 Evitare un ulteriore danno al midollo per ipossia
cellulare.
Favorire la riabilitazione precoce
Evitare un ulteriore danno midollare
Trattamento chirurgico
 Decompressione midollare urgente in lesioni incomplete.
 Riduzione delle fratture instabili .
Trattamento medico/conservativo
 Favorire la perfusione midollare mantenendo la PAM 8590mmhg per 7gg.
 Favorire l’ossigenazione midollare sostenendo la funzioni
polmonare/ cardiovascolare.
 Somministrazione di Metilprednisolone iniziando subito
dopo il trauma e per 24/48h.
Coinvolgimento respiratorio
 La respirazione può essere depressa o abolita per
lesioni al di sopra di T12( diaframma, muscoli
addominali e intercostali).
 L’insufficienza ventilatoria è presente con lesione al
di sopra di C5, sotto si conserva parte della
respirazione diaframmatica.
 Tosse abolita o inefficace
 Diminuzione della capacità vitale con ipossia,
ipercapnia, atelectasia, accumulo di secrezioni.
 Edema polmonare neurogeno.
Favorire la respirazione spontanea
Monitorare SaO2,FR, affaticamento, EAB
Trattare il dolore e l’agitazione
Evitare la posizione supina
Trattare la distensione addominale
Assicurare idratazione e fluidificazione delle
secrezioni
 Aiutare a tossire con accompagnamento del
diaframma, benda elastica addominale, sostegno
FKT, drenaggio posturale.
 Broncoaspirare con attenzione alla FC e all’inalazione
del contenuto gastrico.





Respirazione autonoma insufficiente
 Considerare con un certo anticipo la
manovra d’intubazione: può essere
difficoltosa.
 Preferire le tecniche di ventilazione che
permettano una certa attività spontanea
e capacità funzionale residua.
 La ventilazione controllata può
determinare ipotrofia diaframmatica.
 La tracheotomia precoce può essere
una scelta data dalla gravità della
lesione.
Coinvolgimento cardio/vascolare
Instabilità cardiovascolare con lesione sopra
T5, molto pronunciata nelle lesioni cervicali.
Monitoraggio
 PA, FC, CVP, diuresi oraria, vigileo, SWG ,
 EAB, SaO2.
Trattamento
 Integrazione volemica
 Somministrazione di inotropi
 Prevenzione TVP
Tono vasomotore: perdita del controllo del
simpatico a livello cardiaco e vascolare
 Vasodilatazione, con aumento della
capacitanza venosa.
 Riduzione del ritorno venoso: manca la
pompa del tono muscolare e della
muscolatura addominale.
 Insufficienza ventricolare sinistra.
 Ipovolemia, ipotensione senza la normale
risposta simpatica di vasocostrizione e
tachicardia compensatoria.
 Manca la normale risposta all’ipossia con
tachicardia e ipertensione.
 Le estremità inferiori si raffreddano se lasciate
scoperte e diventano edematose se lasciate in
posizione declive.
 La pelle è secca e pallida e si possono verificare
ulcerazioni da compressione.
Complicanze vascolari quali TVP ed embolia
polmonare sono la più frequente causa di
morte in fase acuta.
Squilibri idroelettrolitici
 Iponatremia, ipopotassiemia.
Alterazione della termoregolazione
 Ipotermia/ ipertermia
 Difficoltà a disperdere adeguatamente il calore,
carenza della sudorazione.
Dolore neuropatico
 Presente in un alta percentuale di casi.rallenta l’iter
riabilitativo e altera l’umore.
 Importante capire l’origine (viscerale, articolare,
tendineo) per stabilirne un corretto trattamento.
 Curare la postura supina/laterale, evitare le
contratture
LIVELLI LESIONALI