della CPO a Boario Terme.

Notiziario del Gruppo Alpino ANGET - Anno 12° - N. 41 - marzo 2014
A pagina 14 l’incontro degli “Ex”
della CPO a Boario Terme.
A pagina 31 il nostro ricordo del
Gen.C.A. Paolo Feniello
Sommario
- Mese di dicembre (di A.Vecchione) 2 - 5
- Il nostro Gruppo………..come va?
6-9
- Gradisce un caffè? (di G. Bellomi) 10-13
- I “Peones” della CPO a Boario
14-19
- Attenti alle truffe
20-22
- 3 avvisi
23
- La forza di “Internet”
24-25
- Quando il bisogno aguzza l’ingegno 26-30
- Una pagina listata a lutto
31
- I consueti auguri di Buon Compleanno 32
Ed ecco arrivare fresco fresco dall’America questo
articolo del nostro socio
Gen. Antonio Vecchione
che merita di essere lodato almeno tre volte:
- Primo, perché ha rinnovato con immediatezza (uno
dei primi in assoluto) la sua iscrizione al Gruppo per
il 2014 (cosa che molti di voi che leggete non avete
ancora fatto);
- Secondo, per aver recepito con prontezza la mia
richiesta di aiuto per redigere questo notiziario;
- Terzo, per l’articolo che segue e che ci narra di un
momento della vita di reparto finito serenamente,
quando avrebbe potuto essere una vera tragedia.
Per chi avesse dei dubbi, ecco una parte della busta
con cui mi è arrivato lo scritto.
Questo è il mittente
normalmente usato
dal Gen. Vecchione
….. e questi qui sotto sono i francobolli con cui era affrancata la busta.
Pag. 2
Quando arriva dicembre, mi
capita che il pensiero vada a Santa Barbara, venerata da noi genieri
come nostra protettrice.
Vorrei raccontarvi in proposito una esperienza capitatami circa
cinquant'anni fa, durante il campo
estivo del 1963.
La Compagnia Genio Pionieri della Brigata Alpina “Julia” era al
campo estivo dalle parti di Paluzza
(Alta Carnia). La Compagnia reclute era formata dai plotoni genio
dell'ultimo scaglione arrivato alle
Brigate Tridentina, Julia, Orobica e
Cadore ed era accampata a Cima
Sappada, sotto il comando del
Ten. Vittorio Nicolazzo, mio Vice
Comandante.
In genere la festa dell'Arma
del Genio capitava durante il campo estivo. Quell'anno decidemmo
di far venire a Paluzza le reclute
per fare festa tutti assieme. Il Capo di Stato Maggiore della Julia,
Ten.Col. Lorenzo Valditara, era
d'accordo. Il problema principale
consisteva nello spostare la compagnia reclute (circa 160 uomini)
da Cima Sappada a Paluzza. Preoccupato per questo movimento,
chiesi al Comando Brigata gli autocarri necessari. Il dirigente del
servizio della Motorizzazione della
Brigata mi disse che non poteva “o
non voleva” spostare in Carnia
tanti autocarri dell'Autoreparto e
che dovevo arrangiarmi con i miei
vecchi “3-RO”.
Molti lettori non avranno probabilmente mai visto un “3-RO”,
forse ne avranno sentito parlare
ma sicuramente non ci sono mai
saliti sopra né tanto meno avranno
provato a guidarli. Per rendere sufficientemente l'idea basterà dire
che erano autocarri pesanti con
tutti i comandi meccanici manuali
e quindi senza servofreno e senza
servosterzo. I “3-RO” della Compagnia avevano fatto la 2^ Guerra
Mondiale ed avevano ancora la
cabina di guida in legno. Dato che
avevo fatto la richiesta dei mezzi
con un fonogramma chiesi al Capo
Ufficio Motorizzazione di rispondermi con lo stesso mezzo.
La mattina dell'anniversario
eravamo intenti a prepararci per la
cerimonia quando arrivò al campo
un carabiniere in motocicletta e mi
avvisò di andare al telefono pubblico di Paluzza e chiamare il Ten.
Nicolazzo al telefono pubblico di
Rigolato per una comunicazione
urgente.
Corsi al telefono pubblico di
Paluzza e chiamai il Ten. Nicolazzo che, con voce emozionata e
concitata mi disse “Signor Capitano, un 3-RO, in una curva un po'
stretta sotto l'abitato di Rigolato, è
finito nel burrone; stiamo raccogliendo i feriti e li stiamo portando
sulla strada” Gli ho risposto “Torna
subito sul posto e raccogli gli uomini e intanto chiama subito le amPag. 3
Autocarro Lancia 3-RO. Motore tipo 102 diesel a 5 cilindri per complessivi
6875 cmc. L’autocarro pesava circa 5,6 ton. e ne poteva portare 8 ad una
velocità massima di 45 Km/h.
bulanze di Tolmezzo”.
Tornato all'accampamento
trovai il Ten.Col. Valditara, che era
venuto per presiedere alla cerimonia. Dopo avergli illustrato la situazione, siamo partiti con la sua
macchina alla volta di Rigolato.
Giunti sul posto, ci mancò
poco che mi venisse un colpo! Vidi
una fila di genieri stesi a terra sul
ciglio della strada, immobili, ed un
civile che con uno stetoscopio al
collo auscultava gli uomini a terra.
Avevo capito che era un medico;
mi sono presentato e lui mi disse
che era il medico condotto di Rigolato.
Alla mia domanda in merito
a quale fosse la situazione e soPag. 4
prattutto se c’erano dei morti, mi
rispose “Eh si che i se’ morti……..
ma di paura. Stia tranquillo, nessun ferito grave, solo escoriazioni;
è vero che sembrano mezzi morti
ma è lo shock.! Solo il Sergente
che era nella cabina ha avuto una
costola lesionata perché i rami degli alberi hanno tranciato la cabina
di legno. L'ho mandato all'Ospedale di Tolmezzo per gli accertamenti”.
Rientrati all'accampamento,
mentre scrivevo il messaggio di
rito per i Comandi superiori ed il
Ministero, leggendo la tavoletta al
25.000 lessi: “località Santa Barbara, lungo il Rio Barbara”. Rimasi
molto impressionato da questo
fatto. Corsi fuori dalla tenda comando e chiamai il cappellano che
era venuto per la S.Messa e gli
dissi “Ricordati di ringraziare Santa Barbara nella tua omelia: qui,
oggi, è avvenuto un vero miracolo!!”
“Santa Barbara”.
Brg.Gen.Ris.
Antonio Vecchione
Durante l'inchiesta aperta sul
caso dalle autorità militari fui interrogato dal Colonnello Direttore
della Direzione della Motorizzazione di Treviso, Presidente della
Commissione di inchiesta, che mi
chiese: “Capitano, lei non crede
che sia stato rischioso mandare i 3
-RO su quella strada?” “Certo Signor Colonnello, e infatti avevo
chiesto gli ACM necessari al Comando Brigata ma la Brigata, con
questo fonogramma che le mostro,
mi ordinò di usare i 3-RO.” Venni
immediatamente rinviato al mio
reparto e la palla passò al
Ten.Col. Dirigente del Servizio
Motorizzazione della Brigata.
Chi era ancora sulle spine
era il vecchio Maresciallo Polo,
addetto agli automezzi della Compagnia, ma si tranquillizzò presto
perché la commissione che aveva
esaminato i freni del 3-RO incidentato li trovarono perfettamente funzionanti e mantenuti.
A far finire tutte le paure bastò la dichiarazione dell'autista che
disse “Io ho cercato di raddrizzare
lo sterzo dopo aver fatto la curva
ma era così lungo che non ho fatto
in tempo”.
Considerato l’argomento del racconto del Gen. Vecchione, questo è un
piccolo quadro conservato nel Museo dell’Arma del Genio di Roma.
Esso rappresenta la Santa Barbara
della Cappella dell’Accademia di
Artiglieria di Segovia (Spagna).
Il quadro contiene anche un francobollo argentino del 1967 dedicato a
Santa Barbara.
Il quadro è stato donato al Museo
del Genio nel 1968 dalla Sig,na Manolita Villalpando, della Biblioteca
Resta il fatto che su quella
Pubblica di Segovia
curva ci doveva essere proprio
Pag. 5
Il prossimo Consigiio Nazionale ANGET si terrà a Roma nei
giorni 28 e 29 aprile 2014 e per
tale evento è necessario approntare dei documenti che possano testimoniare la situazione del nostro
Gruppo al 31 dicembre 2013.
Vi anticipo quanto ho preparato e trarrò spunto dai dati che
esporrò per alcune considerazioni.
Se iniziamo dal numero di
soci, il 2013, per il nostro Gruppo,
ha seguito l’andamento dei mercati finanziari e cioè ha perso dei
punti.
Al 1° gennaio 2013 i soci
ordinari erano 236 mentre, alla
fine dello stesso anno, si erano
ridotti a 214 cioè 22 in meno (in
particolare, 26 soci non hanno rinnovato la loro iscrizione a fronte di
soli 4 nuovi soci).
Allo stesso modo, circa, i 40
soci simpatizzanti si sono ridotti a
36 ed i 25 soci aderenti a 20.
Facendo un po’ di somme,
nel 2013 abbiamo perso 30 soci
tesserati presso il nostro Gruppo
(Soci ordinari + simpatizzanti) e ne
abbiamo acquistati solo 4.
Di fronte ad un bilancio così
fallimentare a cui il nostro Gruppo
non era abituato essendo solito
eccellere nei quantitativi di nuovi
Pag. 6
soci, è stato necessario un momento di riflessione (e vi invito a
fare altrettanto) per cercare di capirne i motivi.
Durante l’anno ho perseguitato con e-mail e telefono tutti i
soci che per un qualche motivo
non avevano ancora rinnovato la
loro iscrizione per il 2013 risparmiando quei pochi che correttamente mi avevano preavvertito
della loro intenzione di abbandonare il Gruppo.
Vi potrà sembrare strano ma
nella maggioranza dei casi il mancato rinnovo era dovuto, così mi
hanno dichiarato, dalla situazione
di crisi e dalla opportunità di salvaguardare anche i 21 euro del nostro canone annuale. Non ho potuto, ma soprattutto non ho voluto,
controbattere mettendo in evidenza che con il costo di un caffè al
mese si poteva restare soci del
Gruppo, perché ognuno è libero di
usare i suoi soldi come preferisce,
ma la sostanza è che se uno ha
interesse o piacere di far parte del
Gruppo Alpino e dell’ANGET i 21
euro li trova, mentre se la cosa
non gli da nessuna soddisfazione
anche 1 solo euro potrebbe essere troppo.
Rimando ogni ulteriore osservazione al paragrafo finale di
questo articolo e passo alla parte
amministrativa e cioè al bilancio
2013.
Come ho fatto nelle precedenti analoghe situazioni annuali
inserisco qui la tabella che comprende motivazioni ed entità di
entrate ed uscite.
quella di sempre e la differenza di
quasi 500 euro tra l’inizio e la fine
dell’anno è dovuta al numero di
quote incassate ed al numero di
bollini pagati alla Presidenza ANGET entro il 31 dicembre.
Un confronto di dettaglio deve essere fatto sulle due voci dei
Bilancio Esercizio Finanziario 2013
Entrate
Uscite
Rimanenza al 1.1.2013
7.494,81
Quote sociali e donazioni
4.252,10
Libri “Tasi e Tira”
5.574,40
(1)
Versato incasso libri a Museo Boario
5.464,40 (2)
Cancelleria
329,34
Stampa 3 notiziari da 32 pagine
616,00
Francobolli
1.817,10
Bollini pagati a Presidenza ANGET
1.500,00
Spese gestione CC postale
304,55 (3)
Rinnovo siti Gruppalpanget e Angetitalia
54,84
Fiori e corone per cerimonie varie
220,00
Totali
17.321,31
10.306,23
Rimanenza al 31.12.2013
7.015,08
Da notare i totali di entrate
ed uscite che risentono dai versamenti ricevuti per i libri “Tasi e Tira” che ho inviato per posta a chi li
aveva richiesti.
In particolare la differenza di
110,00 euro tra le due cifre di cui
alle note (1) e (2) è dovuta alle
somme che le poste fanno pagare
per l’accreditamento dei bollettini
(1,10 euro a bollettino) e che non
potevo certo addebitare al Gruppo
Alpino e che sono ovviamente
comprese nei 304,55 euro delle
spese di gestione del Conto Corrente.
Più o meno la situazione è
notiziari e dei francobolli.
Per ovviare all’aumento delle
affrancature apportato dalle poste
(affrancatura normale di un notiziario da 1,40 a 1,90 euro) si era
infatti deciso di inviare 3 notiziari
da 32 pagine, uno ogni 4 mesi,
invece dei precedenti 4 notiziari di
24 pagine ogni tre mesi. Il confronto ha dato i seguenti risultati:
- notiziari 2012 = € 689,80
- notiziari 2013 = € 616,00
- francobolli 2012 = € 2015,00
- francobolli 2013 = € 1817,10
con un risparmio complessivo di
271,70 € nel 2013 rispetto alle
Pag. 7
stesse voci del 2012.
Il mio rapporto al Consiglio
Nazionale comprenderà anche
due paragrafi destinati alle attività
svolte nel 2013 ed a quelle programmate per il 2014.
Nel 2013 ci sono stati due
eventi parziali, cioè di settore: il 2°
Raduno degli “Ex del 2° Reggimento Genio” il 25 e 26 settembre
a Bolzano - Merano e Trento (di
cui ho riferito nel numero 40 del
Ponte Alpino) e l’annuale incontro
degli “Ex della Compagnia Genio
Pionieri Orobica” a Boario Terme il
10 novembre (di cui riferisco in
questo notiziario).
Come si può ben vedere dai
due esempi che ho appena citato,
sembra sempre più difficile poter
organizzare incontri a livello Gruppo perché inevitabilmente o si è
vicini ad un gruppo o si è vicini ad
un altro o si è lontani da tutti. Inoltre, nell’organizzazione di un qualsiasi evento, bisogna evitare i periodi estivi destinati alle ferie (per
chi le potrà fare ancora), bisogna
evitare i giorni feriali perché ci sono nonni a tempo pieno che non
possono abbandonare i nipotini, e,
per analoghi motivi non si possono
utilizzare nemmeno i giorni festivi
e poi bisogna trovare un ristorante
dove si mangia benissimo ma si
paga poco e niente e, se l’evento
dovesse durare più di un giorno e
prevedere almeno un pernottamento, bisogna ricordarsi che il
fattore spesa è sempre quello che
detta legge (basta ripensare a
Pag. 8
quelli che non si sono iscritti per
evitare la spesa di 21 euro).
Da qualche anno non abbiamo più organizzato nulla a livello
Gruppo per tutti i motivi che ho
appena elencato ma anche per la
scarsissima partecipazione agli
ultimi raduni, nonostante si svolgessero in zone relativamente vicine ad un considerevole numero di
soci. Quest’anno, come ho scritto
nella relazione al Consiglio Nazionale, proverò con l’aiuto di Guido
Buonomini, unico Consigliere rimasto, ad organizzare un incontro
probabilmente nell’area del Monte
Cengio, zona tanto importante sotto il profilo storico quanto bella per
i panorami mozzafiato.
Tutti i dettagli per la partecipazione saranno inseriti nel notiziario n. 42 che spedirò alla fine di
giugno. Vedremo come andrà a
finire.
Nella più volte citata relazione al Consiglio Nazionale fornirò
anche una ulteriore informazione e
cioè che il mio quarto mandato da
Capo Gruppo terminerà nel mese
di aprile del 2015.
Io penso a questo punto che
si debba mettere in sistema il calo
di soci dell’ordine del 10% avvenuto nel 2013 e la mia lunga permanenza alla guida del Gruppo.
Inevitabilmente il pensiero
torna al 2003, anno in cui da una
parte diventavo Ispettore delle Infrastrutture dell’Esercito, dall’altra
Presidente del Museo degli Alpini
di Boario Terme e dall’altra ancora
Capo Gruppo Alpino dell’ANGET.
Come qualcuno di voi che
leggete queste pagine potrà ricordare, il periodo iniziale è stato caratterizzato da un forte entusiasmo, dalla nascita del “Ponte Alpino”, dalla ricerca di nuovi soci, dalla crescita del Gruppo,
dall’organizzazione di raduni inizialmente ben riusciti.
Col passare degli anni, non
solo ho perso qualche colpo sotto
il profilo fisico (colpa della carta di
identità in cui non lasciano cambiare la data di nascita) ma evidentemente ho esaurito anche la
capacità di inventare sempre nuove cose, il tutto accompagnato da
alcuni problemi familiari che hanno
ridotto le mie possibilità di scorrazzare liberamente per tutta l’Italia
per rafforzare i legami con i soci
delle varie regioni.
Da queste mie parole penso
che abbiate compreso che questa
volta è giunto veramente il momento che qualcuno mi dia il cambio alla guida del Gruppo Alpino.
Vi invito pertanto a farmi conoscere con qualsiasi mezzo (e-mail,
telefono, lettere) e possibilmente
entro il 10 giugno 2014 la vostra
disponibilità a prendere in mano le
redini del Gruppo Alpino.
Va da sé che sarò sempre
disponibile a fornire il mio aiuto, se
dovesse servire specie nei primi
tempi, per qualsiasi cosa il nuovo
Capo Gruppo dovesse chiedermi.
Vi prego di credermi: tutte le
cose hanno un inizio e devono an-
che avere una fine, prima o poi.
Non possiamo e non dobbiamo
aspettare che a decretare la fine
del mio mandato sia un provvedimento più drastico, che metterebbe poi qualcuno nella necessità di
assumere questo incarico senza
nemmeno la possibilità di un passaggio di consegne.
Sono sicuro che una nuova
guida, con idee diverse, sicuramente innovative e con maggiore
libertà di movimento e voglia di
fare, riuscirebbe in breve tempo a
ribaltare il grafico del nostro Gruppo facendolo passare da calante a
crescente con soddisfazione sua e
di tutti i soci.
----------Colgo l’occasione per aggiornarvi anche sull’inizio del
2014.
Alla data del 17 febbraio
hanno rinnovato 163 soci di cui
140 ordinari e 23 simpatizzanti a
cui si sono aggiunti 3 nuovi soci
ordinari e 2 simpatizzanti.
Hanno rinnovato anche 16
dei 20 soci aderenti (sono stati
percentualmente i migliori) ma,
purtroppo ne abbiamo perso uno
molto importante, nella persona
del Generale Paolo Feniello.
Questo inizio di anno lascia
presagire nuove difficoltà per il
Gruppo ma con l’impegno di tutti
sapremo superare anche queste.
Andate comunque a pag. 23.
Roberto Scaranari
Pag. 9
Quanto ricordato da
Germano Pollini sul
numero scorso de
“Il Ponte Alpino” in
merito alla “Marcia
notturna al lago di
Tovel” trova tutta la
mia approvazione
perché, ufficialmente,
era
stata
“etichettata” come
marcia di recupero
dello scavalcamento
non fatto per colpa
della nebbia fittissima da Campo carlo
Magno, Passo del
Grosté, Lago di Tovel, ma, nella realtà,
si trattò di un sistema molto pratico
per farci capire che
avevamo sbagliato
e quindi, in definitiva, di una punizione.
La causa dello
“sbragamento” che
si era verificato al
campo, era determinata dal fatto che si
Bellomi e Rini al campo invernale 1966 al Tonale
era nel periodo di carnevale e dopo circa
ricordato in merito all’ascensione
venti giorni di campo invernale
al monte Peller, vi fu uno smotta(con freddo e neve) si pensò bene
mento di neve, praticamente
di festeggiare.
l’inizio di una piccola valanga, ed
Così come Germano ci ha
io, in quell’occasione ero in avanPag. 10
Bellomi con altri genieri alpini al campo invernale del 1966 al Passo Tonale
scoperta nella squadra racchettatori,
e mi trovai pertanto fra quelli che si
sono sentiti la neve “sparire sotto i
piedi”. Devo dire che la sensazione
è stata simile a quando,. su un aereo, si finisce in un vuoto d’aria e si
perde improvvisamente quota.
Ma nel 1966 vi fu un’altra occasione che indusse il nostro Comandante di distaccamento ad adottare provvedimenti decisi e non proprio leggeri.
Ci trovavamo nel mese di luglio al passo del Tonale e come è
descritto nel volume “Tasi e Tira” del
Gen. Roberto Scaranari, quell’anno
parte della C.P.O. era dislocata al
passo del Tonale, divisa fra chi operava dove sarebbe sorta la Caserma Tonolini, e gli altri dislocati
più in alto, sul ghiacciaio del Presena, addetti alla costruzione della
strada fra Passo Paradiso ed il
ghiacciaio Presena stesso (fra i
2.500 e 2800 mt.).
Nel mese di luglio, nella zona
del Presena, per parecchi giorni,
verso la fine della mattinata cominciava a nevischiare e proseguiva
fino al metà pomeriggio.
Il rancio ci veniva portato dal
campo base dislocato presso la
cantoniera sotto il passo Tonale e
quando arrivava a destinazione,
Pag. 11
Giugno 1966 - Don Giuseppe Radaelli celebra la S. Messa all’ingresso del
dopo un percorso, parte con automezzo e parte in funivia, in molte
occasioni era decisamente freddo.
Dopo alcuni giorni di questa
situazione, decidemmo di scendere
al Bar, presso la stazione a monte
della funivia, per prendere un caffè
e scaldarci.
Non vi dico il “putiferio” che
avvenne quando il Ten. Bogo (che
è andato avanti tanti anni fa e che
non potrà quindi ricordare con noi
questo particolare momento di vita
al campo), comandante di plotone,
di ritorno dal pranzo, ci trovò al Bar
e non al lavoro lungo la strada in
costruzione.
Alla sera, dopo cena, tutti
quelli che avevano preferito il bar ai
Pag. 12
roccioni della strada in costruzione
del Paradiso, furono raccolti in adunata (molto simile ad una adunata
puniti) e fu spiegato loro che, data
la loro simpatia per i bar, a Vermiglio, circa 8 Km più a valle, ce
n’erano due o tre che facevano un
ottimo caffè ed avevano ottimi grappini e che quindi era bene andarci
(tra l’altro, particolare non trascurabile, l’andata a Vermiglio era in discesa ma il ritorno era in salita).
Provai a dire che il caffè lo avevo
già preso a Passo Paradiso all’ora
di pranzo ma fu inutile: era un invito
che “non si poteva rifiutare”.
Per una decina di giorni mi
trovai scritto in “Tabella puniti” in
attesa di “Rigore”, senza che peral-
campo, davanti alla compagnia adunata su un piano di impalcato Bailey.
tro mi fosse stata precisata la motivazione. Per questo motivo avevo
anche chiesto rapporto al nostro
Comandante di Corpo, il Capo di
Stato Maggiore della Brigata, ma lui
era a Merano e noi al Tonale. I gior-
ni passarono, non fui mai messo a
rapporto ma il mio nome scomparve, insieme a tutti gli altri, dalla
tabella puniti e tutto finì con un
caffè a Vermiglio.
Giuseppe Bellomi
Commento del Capo Gruppo
Un mio commento è doveroso perché dopo il racconto di Germano Pollini
nel notiziario numero 40 ed ora dopo questo di Bellomi, non vorrei che insorgesse nel lettore l’idea che le punizioni corporali erano all’ordine del
giorno. Non è così. A seconda delle situazioni i Comandanti ai vari livelli
sapevano giudicare se erano preferibili quattro passi tutti insieme oppure
un inserimento in tabella puniti che avrebbe comportato, per i malcapitati,
l’impossibilità di recarsi in libera uscita dopo giorni e giorni di marce.
R.S.
Pag. 13
Ancora una volta il richiamo
di Ferruccio Pellegatta ha fatto
effetto e gli “EX della CPO” si sono
riversati a Boario Terme per un
appuntamento che è diventato oramai una tradizione.
Non c’era, purtroppo, il nostro Capo Gruppo Alpino ANGET,
Roberto Scaranari, perché proprio
di Ferruccio Pellegatta
il 10 novembre era il giorno del suo
compleanno e non poteva deludere
i familiari, figli e nipotino e scomparire per stare con i suoi vecchi genieri. Col pensiero c’era e ci siamo
anche sentiti.
Ed anche noi avremmo potuto essere qualcuno di più ma evi-
Davanti alla Parrocchiale di Fucine mentre si prepara la Fanfara Vallecamonica e continuano ad arrivare Peones e familiari.
Pag. 14
Ecco il “Malp” = Museo degli Alpini di Darfo-Boario Terme così come lo abbiamo visto noi arrivando in discesa dal piazzale della Chiesa. Ora si presenterebbe diversamente perché da metà dicembre, sulla sinistra dell’obice
da 88/27, oltre al palo della Bandiera, c’è anche l’ultimo arrivato e cioè
l’obice da 10514 come si può vedere nella foto a pagina 16.
dentemente la crisi si fa sentire
anche in queste nostre semplici
manifestazioni.
La mattinata è iniziata già
verso le nove con il consueto incontro dei meno dormiglioni. Abbracci e pacche sulle spalle rallegrati subito dalla Fanfara Vallecamonica guidata come sempre non
dalla “bacchetta” ma dalla magica
tromba del Maestro Tino Savoldelli. E’ evidente che anche quelli di
Fucine che avrebbero voluto star-
sene tranquilli a letto un paio d’ore
in più, giusto per solennizzare la
domenica, hanno preferito alzarsi
tanto era il rumore che, fra tutti,
siamo riusciti a fare.
Alle dieci è iniziata la Santa
Messa, celebrata da Don Danilo
Vezzoli e dedicata a noi pionieri
presenti ed a quelli che sono
“andati avanti” come sottolineato
parecchie volte dal celebrante durante la funzione religiosa. Oltre ai
numerosi giovani e giovanissimi,
Pag. 15
Ecco come si presenta adesso lo spazio con il pennone della Bandiera.
Avremo un po’ meno spazio ma tutti gli Artiglieri da Montagna saranno contenti
Un bel gruppo di “Peones” della Compagnia Genio Pionieri “Orobica” sullo
spiazzo davanti all’ingresso del Museo degli Alpini di Darfo-Boario Terme.
Pag. 16
Dalla sinistra: Carlo Ferrarini, Pierino Ottaviani e Flavio Benini vicini al busto di Druso che si incontra appena entrati nel Malp.
che alle Messe di Don Danilo non
mancano mai, era presente anche
il Sig. Riccardo Bonù, Presidente
del Consiglio Comunale della Città
di Darfo-Boario Terme, in rappresentanza del Sindaco.
Alla fine della cerimonia religiosa, tutti insieme siamo scesi in
corteo dalla Chiesa al Museo degli
Alpini di Fucine, dove è stata deposta una corona, offerta dalla direzione del Museo, in onore e ricordo dei caduti.
Si è poi passati alla visita del
Museo dove siamo rimasti colpiti
in molti per come è stato allestito il
piano terreno, con tanto gusto e
funzionalità e, come ci ha detto
Silvano Manella, non finisce lì perché il bello deve ancora iniziare
con il piano di sopra (beccato che
sia difficile trovare i soldi necessari).
Verso mezzogiorno qualcuno deve aver suonato l’adunata
rancio oppure deve aver sentito un
certo languore alla bocca dello
Pag. 17
Una vista d’insieme della sala da pranzo dell’Hotel Sorriso in uno dei tanti
momenti di particolare fermento.
Ferruccio Pellegatta (il 1° a sinistra con la macch ina fotografica) ed un
gruppo di “Peones” che si è accaparrato il posto davanti alla torta.
Pag. 18
stomaco perché è iniziato un movimento abbastanza deciso verso
l’uscita del Museo e subito dopo
verso il parcheggio delle auto per
raggiungere l’Hotel Sorriso.
La consueta ospitalità del
Sorriso non è mancata nemmeno
in questa occasione e chi meglio
dei “Peones” può valutare la continuità della qualità del ristorante
che frequentiamo oramai da diversi anni.
Come sempre, la Fanfara
Vallecamonica
ha
rallegrato
l’ambiente con le sue musiche accattivanti e con la sua verve che la
rende particolarmente gradita con i
mirabili vibrati dei suoi ottoni.
Seguendo un’abitudine che
è diventata una prassi, è bastato
un cellulare collegato con il Gen.
Scaranari per fargli gli auguri di
Buon
Compleanno
con
l’esecuzione del “33” da parte della Fanfara.
Il pranzo s è concluso con
un’ottima torta impreziosita dai
disegni dei nostri distintivi e con
essa si è concluso, di fatto, il nostro raduno. E’ stata una giornata
di totale partecipazione da parte
dei partecipanti che, se lo vorranno, possono vedere ben sei brevi
filmati ed altre foto sul nostro sito
www.pionieriorobica.it alla voce
raduni.
Appuntamento alla prossima
occasione e cercate altri Peones
che dobbiamo essere sempre di
più.
Ferruccio Pellegatta
Pag. 19
In queste due paginette voglio raccontarvi di un tentativo di
truffa che è andato fortunatamente
a vuoto ma che potrebbe capitare
a tutti (se non è già capitato).
Prima di scendere nei dettagli della truffa è assolutamente
necessario che vi parli di un personaggio eccezionale, che non è nostro socio ma che meriterebbe di
fare direttamente il Capo Gruppo,
senza passaggi intermedi, perché,
ad esempio, non avrebbe problemi
a riempire queste 32 paginette del
nostro notiziario di cose veramente interessanti, magari non proprio
legate con il genio o le trasmissioni ma con tutto quello che può essere “Alpino”, quello certamente si.
Si tratta di un certo Marino
Amonini da Piateda, un paesino
della Valtellina ad un tiro di
schioppo da Sondrio lungo la strada statale n. 38 quella che porta
verso i monti ed in particolare a
Tirano e poi a Bormio.
Guardatelo qui a destra e
poi ve lo spiego.
L’ho conosciuto nel 2005 a
Boario ma ci siamo frequentati di
più nel 2008 quando da Boario
Terme, passando per l’Aprica, ho
fatto un’incursione in Valtellina per
incontrarmi con gli indigeni (non
quelli col gonnellino di banane ma
i nostri soci Valtellinesi che sono
una nutrita schiera e che ringrazio
Pag. 20
per la loro fedeltà al Gruppo).
Marino si è immediatamente
messo in luce come un eccezionale fotografo (è il suo mestiere) ma
anche e soprattutto come un profondo conoscitore delle montagne
della Valtellina e non solo quelle e,
cosa che verosimilmente affossa
le due precedenti qualità, come
persona dotata di una grande cultura, uno spirito arguto, insomma
un grande amicone con cui trascorrere giornate indimenticabili.
Per completare il quadro, è
Direttore Responsabile del periodico “Valtellina Alpina” della Sezione
ANA Valtellinese con sede a Sondrio e collaboratore con scritti e
foto di varie pubblicazioni sul tema
della montagna tra cui “Le Montagne Divertenti”. Molto in piccolo vi
propongo qui a destra le due copertine
Ma veniamo al tentativo di
truffa.
Un paio di mesi fa, prima del
Natale 2013, ho ricevuto una mail
dall’indirizzo di posta elettronica di
Marino che mi diceva quanto segue (faccio una sintesi):
“Ciao, sono a Edimburgo ed ho un
grosso problema: mi hanno rubato
il borsello con soldi e documenti e
non so come fare per rientrare
questo pomeriggio in Italia. Il Consolato italiano mi darà una specie
di lasciapassare che sostituirà il
passaporto ma non so come pagare l’hotel e l’aereo. Mi potresti
mandare con tutta la premura che
puoi 980 euro?”
A me è sembrato strano che
Marino, con tutti gli amici che ha in
Valtellina, abbia pensato proprio a
me ma proprio in virtù della nostra
amicizia ero pronto ad aiutarlo subito ma non sapevo come fare.
Ho risposto alla mail scrivendo che ero pronto ma i vari sistemi
di invio soldi all’estero si appoggiavano tutti a numeri di telefono cellulare e se a lui lo avevano rubato
come potevo fare?
A stretto giro di posta mi è
stato risposto di mandarli ad un
certo numero che era stato fornito
dal Consolato italiano per tale esigenza.
A questo punto, pur nella
mia ingenuità e tenendo presente
la tendenza innata al risparmio dei
genovesi, ho pensato di tentare
una telefonata al numero di cellulare di Marino; al massimo avrei
pagato una telefonata internazionale.
E invece mi ha risposto proprio Marino, da Sondrio, che aveva già ricevuto un bel numero di
telefonate come la mia da altrettanti amici e mi ha spiegato che
cosa era successo.
Quasi certamente, durante
la notte, qualcuno era riuscito a
clonare l’elenco indirizzi dal suo
computer e aveva mandato in giro
messaggi del tipo di cui vi ho parlato.
Mentre mi parlava si trovava
Pag. 21
a Sondrio per presentare denuncia
di quanto accaduto agli organi
competenti e la questione si poteva pertanto considerare chiusa
così, fortunatamente senza vittime
perché anche gli altri che avevano
ricevuto mail uguali alla mia si erano insospettiti ed avevano avviato
contatti con l’interessato, suo malgrado.
La considerazione di Marino
è stata che questo tentativo di truffa è servito, se non altro, a dargli
conferma di quanti amici sarebbero stati pronti ad aiutarlo con immediatezza e questa era certamente una bella cosa.
Ma la faccenda non si è conclusa così. La mattina successiva
mi è arrivata una nuova mail, molto più breve, sempre “apparentemente” con Marino Amonini come mittente, su cui era scritto “Ma
me li hai mandati i 980 euro? Ti
ricordo che è molto urgente”.
A questo punto, veramente
stupito per l’insistenza di questi
malviventi, mi sono lasciato trascinare dalla voglia di dirgliene quattro ed ho risposto più o meno così:
“i soldi te li ho messi proprio lì dove te li meritavi. Cerca bene e
quando li trovi puliscili bene prima
di usarli perché potrebbero avere
un cattivo odore”.
A questo punto ero convinto
che fosse veramente finito tutto e
invece, dopo circa 2 mesi dal primo tentativo, il 6 febbraio di
quest’anno, mi è arrivata una nuova mail, praticamente uguale alla
Pag. 22
prima, ma, c’era scritto, era inviata
da Liverpool dove questo giramondo di Marino Amonini, non contento della scampagnata ad Edimburgo, si era probabilmente recato in
cerca delle tracce dei noti
“Scarafaggi = Beatles”.
Prima ancora di telefonare a
Marino ho risposto al solito avventuriero in modo ancora più colorito
talché non posso trascrivere fedelmente il mio messaggio. Il tono
era più o meno questo:” Brutto
…….etto. Ci riprovi? Hai già finito i
soldi dell’altra volta a Edimburgo?
Se vuoi che te li mandi al solito
posto, come l’altra volta, fatti prima
un bidet, per favore”.
L’occasione è stata propizia
per sentire ancora una volta Marino che si trovava di nuovo a Sondrio, questa volta con il portatile al
seguito da far aprire direttamente
al posto di polizia in modo che chi
di dovere potesse rendersi conto
di quale fosse la realtà e, se possibile, ricavasse quei dati informatici
idonei a risalire al computer mittente, anche se è facilmente immaginabile che si tratti di organizzazioni capaci di rendere non rintracciabile la fonte delle mail.
Ogni giorno, sui computer,
siamo bersagliati da messaggi che
ci dichiarano vincitori di premi favolosi, oppure che ci chiedono i
dati per aggiornare la scheda della
banca o altre amenità del genere,
quindi, amici
OCCHIO ALLA PENNA
R.S.
Questo è il 1°, ed anche il più importante.
Da diversi anni l’ANGET (ma lo stanno facendo tutte le Associazioni
d’Arma) si sta battendo (ed io in testa) perché le iscrizioni per un certo anno, in questo caso il 2014, vengano fatte e concluse entro il 31 dicembre
dell’anno precedente. In questo caso avrebbero dovuto essere fatte tutte
entro ia fine del 2013.
Anche quest’anno non è stato così. Hanno rinnovato entro il 17 febbraio circa il 60% dei soci per cui, anche quest’anno, devo iniziare una faticosa attività di sprone che nel 2013 mi ha fatto trascorrere un’estate
“bollente” e non solo per la temperatura esterna ma per il mucchio di telefonate che ho dovuto fare alla ricerca dei ritardatari o rinunziatari.
Chi leggerà questo notiziario o ha già rinnovato, ed allora ha trovato
il bollino del 2014 graffettato in alto a destra della pag. 1, o non ha ancora
rinnovato, ed allora vedrà al posto del bollino un pallino rosso.
I “rosso bollati” (che potrebbero aver già provveduto ma io non
ho ancora ricevuto l’accredito, e allora mi devono scusare) non riceveranno altri avvisi: o avranno rinnovato al massimo entro il 30 aprile
o non riceveranno più il notiziario e saranno cancellati dal Gruppo.
Aiutatemi a scrivere il notiziario
In questo numero avete trovato articoli di Vecchione, Pellegatta e
Bellomi.
Possibile che non ci sia nessun altro che abbia imparato a scrivere
alle scuole elementari?
Il “Ponte Alpino” deve essere la “vostra voce” non solo la mia
Ho distribuito il libro n. “1000” con buona soddisfazione dei lettori
(sembra).
Chi non ha ancora letto “Tasi e Tira” me lo può chiedere per
telefono, e-mail, SMS, come vuole. Dato che devo realizzare
almeno 10 euro a libro per il Museo degli Alpini di Darfo-Boario
Terme, con un versamento di € 12,70 effettuato come indicato
per il rinnovo dell’iscrizione a pag. 32, tolti 2,70 euro per la busta,
l’affrancatura e la tassa di accreditamento sul CC, rimangono
giusti 10 Euro per il Museo. DAI RAGAZZI
Pag. 23
Come molti dei nostri soci
sanno bene, da qualche anno Ferruccio Pellegatta gestisce a piene
mani il sito “www.pionieriorobica.it”
che inizialmente abbiamo costruito
insieme.
Una delle rubriche maggiormente apprezzate dai visitatori più
assidui è indubbiamente quella delle
pagine suddivise per anno in cui
vengono ospitate le foto che i genieri alpini che lo desiderano mandano
a Ferruccio.
Anche io avevo inserito sin
dalle fasi iniziali un po’ di foto tratte
dai miei album (oramai si tratta quasi di preistoria) ed in particolare nella pagina dedica al 1965 c’era una
foto che mi ritraeva a Passo Paradiso, a monte del Passo del Tonale,
nelle vesti di un attivatore in una
esercitazione a partiti contrapposti.
Vicino a me c’era un mio Sergente di cui, come chiaramente era
scritto nella didascalia, non ricordavo il nome. Potrete bene immaginare che dopo 44 anni di vita militare,
ognuno di voi (mi rivolgo ai militari di
truppa o personale di complemento)
ha avuto un comandante o al massimo qualcuno in più in occasione di
corsi o aggregazioni, ma noi ne abbiamo visto passare una montagna
e ricordarsi i nomi di tutti è veramente difficile.
Ma un bel giorno (ecco come
arriva sulla scena Internet) mi arriva
Pag. 24
un messaggio di posta elettronica
che inserisco testualmente qui di
seguito:
“Carissimo amico Roberto Scaranari, mi complimento con te per la
brillantissima carriera che hai meritatamente conquistato. Io sono il
sergente Melegari Giorgio, e mi
sono riconosciuto accanto a te,
quando ancora eri Tenente in una
esercitazione nel parco Paradiso
nel mese di giugno 1965. Eravamo con la divisa bianca da neve.
In altre foto ho riconosciuto i Ten.
Bogo, Mazza, Dorigoni, Unterkircher, Il Cap. Rolando Ricci, Il Colonnello Mario Gariboldi ed altri.
Ora ho quasi 71 anni ma la memoria ed il ricordo di quel periodo mi
riempie di gioia, ed essermi riconosciuto, anche se il mio nome
non appare mi ha fatto piacere. Ti
saluto caramente e ti ricordo con
stima e affetto. Giorgio Melegari”.
Penso possiate tutti immaginare quanto abbia fatto piacere a
me rispolverare questi ricordi che,
come ha scritto Melegari, lo hanno
riempito di gioia ed altrettanto è
successo a me.
Ovviamente, essendo venuto finalmente a conoscenza del
nome di chi condivideva con me la
scena della foto, mi sono affrettato
ad apportare la variante al sito,
sostituendo la precedente didascalia con una più appropriata.
Pag. 23
Anche io, che
pure uso il computer
parecchie ore al giorno, preferisco leggere
un libro nel suo formato classico, piuttosto che su un “EBook” e cioè quelle
tavolette elettroniche
su cui fai scorrere le
pagine avanti e indietro, le ingrandisci o
rimpicciolisci
come
vuoi.
Però, se avete
un nipote, un figlio,
un amico che usa
normalmente il computer e quindi è quasi
scontato che si colleghi ad internet, chiedetegli di dedicarvi
una mezzoretta e fatevi mostrare uno dei
seguenti siti che, in
qualche modo, parlano di Genio e Trasmissioni, della speGiugno 1965 - Passo Paradiso - Da sinistra il Ten. cialità alpina o no,
ma che potrebbero
Roberto Scaranari ed il Serg. Giorgio Melegari.
comunque
interessarvi::
Nella nuova didascalia, oltre
- www.angetitalia.it
ad aver inserito il nome e cogno- www.gruppalpanget.it
me del Sergente Melegari, ho riepilogato brevemente l’avvenuto
- www.iscag.it
ritrovamento dopo tanti anni, con
- www.pionieriorobica.it
gioia e soddisfazione da parte di
- www.museoalpinidarfo.it
entrambi.
- www.centrostudimilitari.it
Colgo l’occasione per rivole vedrete se non avrò avuto ragiogermi a quei lettori che sono rimane.
sti fedeli alla carta stampata.
R.S.
Pag. 25
Quando il bisogno aguzza l’ingegno!
Molti di voi che leggete queste righe conoscete già i miei impegni variegati che mi aiutano a
mantenere lo stesso ritmo di vita
che avevo quando ero in servizio.
Quelli che non ne sono a conoscenza lo saranno adesso.
Oltre ai doverosi impegni
familiari, che per quanto mi riguarda non sono assolutamente trascurabili, per una questione di par
condicio divido il mio tempo tra
l’Istituto Storico e di Cultura
dell’Arma del Genio (ISCAG) di
Roma ed il Museo degli Alpini
(Malp) di Darfo-Boario Terme. In
questo modo tengo calme in egual
misura le due anime di tutti noi
Genieri Alpini: quella di Geniere e
quella di Alpino.
Non torno sul “Malp”, di cui
ho già scritto in altre occasioni, e
vi scrivo invece dell’ISCAG.
Pag. 26
di Roberto Scaranari
Intanto è necessaria una premessa: si chiama “Istituto ...ecc…”
perché è un ente formato da:
- Museo dell’Arma del Genio (che
occupa tutto il piano terreno della
struttura che potete vedere in rosso nell’immagine qui sotto);
- Museo dell’Architettura Militare
(che occupa la parte azzurra del
primo piano);
- Biblioteca con circa 50.000 volumi, Archivio documentale, archivio
iconografico, archivio fotografico,
una grande sala per conferenze e
gli uffici del comando nell’area in
giallo del primo piano.
Purtroppo, da alcuni anni e
chi sa ancora per quanti altri, non è
possibile effettuare visite alle sale
dei due musei per problemi di instabilità della struttura essendo stata
costruita a suo tempo per metà su
fondo compatto e resistente e per
l’altra metà su terreno sedimentato
di un’ansa del Tevere. Per questo
motivo si sono aperte in alcune
pareti delle crepe che rendono instabile la struttura ed i tempi di
crisi non consentono di reperire la
somma necessaria ad effettuare
lavori risolutori.
Cio’ nonostante, nel 2009 ho
iniziato a frequentare saltuariamente i locali dell’ISCAG per raccogliere tutto il materiale e le foto
necessarie per realizzare il sito
www.iscag.it che dopo due anni di
lavoro è diventato una realtà con
1950 pagine web e circa 3000 foto.
Poi mi sono dedicato
all’informatizzazione dell’archivio
fotografico. Nel 2011 esistevano
già scannerizzate circa 17.000 foto inserite in un database che consentiva la sola lettura di dati quali
località, soggetto, dimensioni della
foto originale e, quando disponibile, data dello scatto fotografico,
ma non la visione della foto.
Sono riuscito a trasbordare
quei dati già scritti (era comunque
un bel lavoro già fatto) in un nuovo
database che consentiva di inserire anche le foto, sia pure ridotte
drasticamente nella loro misura.
Adesso, con l’aiuto anche di
due collaboratrici assegnate
nell’ottobre 2013 all’Istituto, siamo
arrivati a circa 39.000 foto ed è
presumibile che con altre 1012.000 foto si completi
l’archiviazione.
Ma in tutto questo che ha a
che vedere il titolo “Quando il bisogno aguzza l’ingegno” ?
Nel fare questa attività di
“scannerizzazione” di foto mi sono
imbattuto in una serie di
“invenzioni” allegate ad una lettera
del 22 settembre 1918 (sotto).
Pag. 27
L’esperienza maturata durante le operazioni della Prima Guerra
Mondiale avevano fatto nascere
nuove esigenze di migliorarsi ed
eliminare le cosa che avrebbero
potuto funzionare meglio o che
hanno dato problemi.
Ho voluto inserire anche uno
Pag. 28
stralcio della pagina che, con diversi titoli, faceva da copertina alle
foto e relative descrizioni costituenti le varie invenzioni. Si può notare
infatti la scrittura a “tondello”, abilità
che si è praticamente persa del
tutto anche perché oramai scriviamo tutti solo con i computer.
Nella Grande Guerra le stazioni fotoelettriche sono state usate in gran numero ed è evidente che stare vicino al proiettore significava rischiare
molto in quanto il nemico, di
notte, poteva sparare con facilità solo alla sorgente della
luce ed automaticamente a chi
stava nelle vicinanze.
Un comando a distanza
era quindi particolarmente utile perché aumentava significativamente la sicurezza del personale.
Una minaccia che già
nella Grande Guerra ha creato
molti problemi è stata quella
portata dagli aerei che, ancorché fragili, relativamente lenti e
dotati di un armamento molto
simile a quello terrestre, potevano arrecare gravi danni alle
nostre linee difensive e sia per
mettersi al riparo con il necessario anticipo, sia per orientare
correttamente le armi usate nel
tiro controaerei, era indispensabile scoprire quanto prima
possibile la provenienza della
minaccia ed uno dei sistemi
possibili era certamente quello
di incrementare le capacità di
ascolto.
Come si può vedere nella
foto a destra, si trattava di un complesso di 6 cornetti acustici, molto
simili a quelli usati in quagli anni
dalle persone con problemi di udito, di cui 4, collegati a due a due,
portavano il suono alle due orecchie ed una ulteriore coppia, questa volta connesse in orizzontale
anziché in verticale, confluivano in
un tubicino che si portava alla bocca e si faceva appoggiare sulla
punta della lingua che, dopo un
adeguato addestramento, diventa-
Pag. 28
va capace di percepire le vibrazioni del rumore degli aerei in arrivo.
Analogo sistema, anche
se di dimensioni notevolmente
maggiori, è stato usato anche
nella 2^ Guerra Mondiale con
questo “aerofono” conservato
nel Mus eo del G enio
dell’ISCAG.
L’operatore stava seduto
su quel seggiolino metallico
che si vede tra i due grandi
orecchioni e due tubi corrugati
di gomma gli portavano il suono alle orecchie. Con i due
volanti che aveva di fronte poteva far girare gli orecchioni
sulla ralla orizzontale ed inclinarle adeguatamente sul piano verticale.
Pag. 29
Altra particolarità che vale la
pena di ricordare è che la maggior
parte degli operatori di questi
“aerofoni” erano volontari “non vedenti” che venivano addestrati appositamente con una sorta di simulatore primitivo e che potevano avvalersi della loro maggiore sensibilità dell’udito proprio per sopperire
alla totale mancanza del senso della vista.
Concludo questo breve escursus tra le invenzioni di quel
momento con una barra di traino
ammortizzata, capace di ridurre gli
strappi sul rimorchio per evitare la
rottura sia di una barra normale,
sia di altri organi del rimorchio.
Nelle due foto che concludo-
Pag. 30
no questa pagina si può vedere la
barra smontata in tutte le sue parti
componenti ed un autocarro Fiat
modello BL-18 con un rimorchio
agganciato proprio con la barra
ammortizzata. E’ indubbio che tra
le gomme piene dell’autocarro e
quelle in legno con cerchioni in
ferro del rimorchio, gli scossoni si
sprecavano.
E come era già avvenuto in
passato, ecco altre dimostrazioni
che le guerre sono state spesso la
molla che ha fatto fare scoperte
eccezionali: i motori a razzo,
l’energia atomica, il radar,
l’infrarosso termico e tante altre
sono tutte tecnologie nate per esigenze di difesa o di offesa e poi
trasferite ad impieghi civili di estrema importanza.
Pec cat o ch e l e sa le
dell’ISCAG siano ancora impraticabili perché un raduno a Roma
con visita a Papa Francesco ed al
nostro Museo sarebbe proprio bello.
R.S.
Nato ad Alghero nel 1932, dopo il
liceo classico, l’Accademia Militare
e la Scuola di applicazione del Genio, alla fine del 1956 fu assegnato
al Btg. Add.to Reclute Alpine di Bra
(CN) dove rimase nove mesi.
Dopo il Corso Tecnico Applicativo venne assegnato alla cp.g.p.
della Brigata Alpina “Tridentina”.
Promosso Capitano, nell’anno
1960, venne trasferito a Vipiteno
(BZ) per assumere il comando della
2^ cp.g.p. del IV° btg. g.p. d’arresto.
Nel 1963 assunse il comando
della cp.g.p. “Tridentina” in Bressanone, poi negli anni dal 1966 al
1969, frequentò la Scuola di Guerra
a Civitavecchia (RM). E, al termine,
venne trasferito a Bolzano dove
prestò servizio nell’Ufficio O.A.O.
del Comando 4° C.A. per 2 anni.
Comandò il XIV° btg.g.p. del
IV° C.A. a Trento e poi, dal 1973 al
1977, fu Capo della sezione Genio
e Trasmissioni dell’Ufficio Servizi
del IV° Reparto dello Stato Maggiore Esercito a Roma.
Dal 1977 al 1979 comandò il
2° rgt.g. pontieri a Piacenza per tornare subito dopo a Roma dove assunse l’incarico di Capo del 1° Ufficio dell’Ispettorato dell’Arma del
Genio.
Trasferito di nuovo a Bolzano,
per tre anni ricoprì l’incarico di Cte
del genio del IV° C.A..
Nel 1983 assunse il Comando
del Genio della Regione Militare
Tosco Emiliana e due anni dopo, a
Roma, divenne Vice Direttore Generale di GENIODIFE, di cui, nel
1987, divenne Direttore Generale.
Nel dicembre 1991 divenne
Cte della Regione Militare Meridionale, incarico che ricoprì fino al 1°
aprile del 1994. Da tale data fino al
20 dicembre dello stesso fu Ispettore dell’Arma del Genio, ultimo incarico prima di essere collocato in
quiescenza.
Ci piace ricordarlo come è nel
quadro conservato nel Salone
d’Onore del Museo dell’Arma del
Genio a Roma e che si può vedere
nella foto qui in alto.
Roberto Scaranari
Pag. 31
Dapunt Christian
Mora Marco
Sperati Alessandro
Adang Ermanno
Rossi Piergiorgio
Guglielmi Giovanni
Bruschi Carlo Alberto
Cerretti Paolo
Zoppi Enzo
Martin Diaz Gabriel
Vitale Luigi
Leoci Antonio
Giusto Giovanni
Peloia Massimo
Marchetti Nunzio
Rivela Gaetano
Di Bisceglie Filippo
Arcuri Sistino
Maj Anselmo
Faustinelli Alfio
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Comisso Giuseppe 03
Neri Danilo
05
Buonomini Guido
05
Molinelli Lorenzo
07
Cappellari Giustiniano 07
Bompieri Giuseppe 10
Bellinazzi Franco
11
Giunti Piergiorgio
18
Belfiore Gaetano
19
Vanotti Davide
20
Mega Emilio
21
Di Poi Ennio
22
Mucci Ardelio
25
Buonerba Luigi
27
Chi non si trova
negli elenchi dei
vari mesi, mi mandi
la sua data di nascita……..e si troverà.
Corrà Renato
Lombardo Salvatore
Berniga Quintino
Ciardo Antonino
Carosella Paolo
Fioretto Giovanni
Carretta Luigi
Scandurra Giuseppe
Ricci Riccardo
Scaranari Andrea
Vannini Vannetto
Magri Virgilio
Ricci Rolando
La Placa Giuseppe
Beltramini Gianluigi
Funaro Italo
Meli Eliseo
Silveri Franco
Cerea Ivano
Dorigoni Franco
Diamo il BENVENUTO a 5 nuovi soci:
Giuseppe Bonfanti (da Ponteranica-BG)
Renato Chiodelli (da Montichiari-BS)
Cesare Di Dato (da Como-CO)
Luigi Di Giulio (da Peschiera del Garda-VR)
Angelo Claudio Marchetti (da Seriate-BG)
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Garzon Andrea
03
Cattaneo Giorgio
04
Malaspina Donato
04
Tagni Silvio
04
Mariolini Gino
05
Di Donato Giuseppe 05
Boari Filippo
07
Viezzer Egidio
08
Bonomi Attilio
09
Gabusi Annibale
09
Romelli Angelo
10
Chiarini Ottorino
10
Properzi Piero
10
Carollo Girolamo
12
Filippini Antonio
13
Canziani Luciano
17
Frigerio Enrico
17
Cornali Gianfranco
18
Borgheresi Aldo
18
Munari Antonio
20
Bonassi Piero
22
Muscogiuri Antonio 23
Schimmenti Salvatore 29
Questo notiziario è visibile
a colori, in formato PDF, sul
nostro sito
www.gruppalpanget.it.
Anno 12° - n. 41 - marzo 2014
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Collaboratori per questo numero:
Antonio Vecchione
Ferruccio Pellegatta
Giuseppe Bellomi
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