F ISCALE OTIZIARIO C U N Anno 19° Ottobre 2014 - numero 10 DEL AF IL www.notiziariofiscale.it PAG. 5 Poste Italiane S.p.A. spedizione in abbonamento postale 70% - DCB Roma Evasione fiscale e semplificazione: problemi “antichi” e non risolti PAG. 11 PAG. 25 Consulta Caf Uil 2014 - La rendicontazione Come pagare meno tasse senza essere evasori fiscali PAG. 15 PAG. 29 Il Caf: strumento fondamentale per una Uil protagonista nel cambiamento del Paese Se il rimborso è troppo lento il Fisco paga per la svalutazione monetaria PAG. 18 PAG. 30 Il rapporto della Commissione Ue su internet, progresso e innovazione Deducibili dal reddito d’impresa le erogazioni con finalità sociali PAG. 20 PAG. 35 Entrate tributarie stabili, aumenta il gettito Iva Compensazione e visto di conformità PAG. 22 PAG. 37 Le indagini finanziarie Dichiarazione, l’errore materiale si corregge anche in contenzioso PERIODICO A CURA DEL CAF UIL S.P.A 5 11 Luglio 2012 Sommario PAG. PAG. 18 NOTIZIARIO F ISCALE Consulta Caf Uil 2014 La rendicontazione Evasione fiscale e semplificazione: problemi “antichi” e non risolti PAG. 22 PAG. Come pagare meno tasse senza essere evasori fiscali 30 PAG. 20 PAG. 25 Deducibili dal reddito d’impresa le erogazioni con finalità sociale NOTIZIARIOF ISCALE DEL CAF UIL Mensile d’informazione fiscale Notiziario Fiscale Caf Uil on line www.notiziariofiscale.it Il Caf: strumento fondamentale per una Uil protagonista nel cambiamento del Paese Il rappporto della Commissione Ue su internet, progresso e innovazione Le indagini finanziarie PAG. 15 PAG. 3 Entrate tributarie stabili, aumenta il gettito Iva 29 PAG. 35 PAG. Direttore Responsabile Sergio Scibetta Redazione a cura del CAF UIL s.p.a Via di San Crescenziano, 25 00199 Roma 37 Se il rimborso è troppo lento il Fisco paga per la svalutazione monetaria Compensazione e visto di conformità Direzione , Amministrazione e Pubblicità Via di San Crescenziano, 25 00199 Roma Tel: 06/86.22.63.1 Editore Caf Uil s.p.a Via di San Crescenziano, 25 00199 Roma Tel: 06/86.22.63.1 e-mail - [email protected] Fax: 06/86.22.63.33 PAG. Dichiarazione, l’errore materiale si corregge anche in contenzioso Impaginazione: ACTIVEMKT Milano Stampa: CSR S.R.L Via Pietralata, 157, 00100 Roma Iscrizione al Tribunale di Roma sez.Stampa n. 16096 Si ringrazia Claudio Abbate per la gentile collaborazione NOTIZIARIO F ISCALE Fiscalità EVASIONE FISCALE Evasione fiscale e semplificazione: problemi“antichi”e non risolti N DI SERGIO SCIBETTA elle righe che seguono leggerete, fra l’altro, di uno studio di Confartigianato sulla quantità di leggi e circolari emanate in materia fiscale e su quanto possano complicare la vita di cittadini e imprese e di uno della Banca d’Italia che, in occasione di un’audizione al Senato, ha tracciato l’identikit dell’evasore italiano. La macchina del tempo 1 Ma prima di cominciare facciamo un passo indietro, torniamo a poco meno di trent’anni fa, spettatori di un’altra audizione parlamentare, nel corso della quale l’allora Ministro delle Finanze, Antonio Gava, accendeva i riflettori su una grande realtà, affermando: “La prima cosa, urgentissima, per potenziare la lotta all’evasione fiscale, è la semplificazione del sistema tributario”. Eravamo nel 1987. Per il passaggio successivo dovevano passare sei anni, e nel 1993 il suo successore, Franco Reviglio, firmava il decreto che istituiva una “Commissione per la semplificazione della normativa fiscale”. Sembrava essere l’alba di una stagione finalmente diversa, per i contribuenti italiani: dal 740 definito “lunare” - lo ricordate? - per la complessità e l’astrusità del linguaggio delle relative istruzioni si passava al mod. semplificato, il 730, ma non solo. Nell’allora Ministero delle Finanze veniva istituito il Segretariato Generale, guidato da Giorgio Benvenuto, una nuova struttura con grandi ambizioni e obiettivi in termini di cambiamento epocale nel rapporto fisco-contribuente: basti pensare che tra quelli che lo componevano c’era un “Ufficio per lo sviluppo della coscienza civica e per l’informazione del contribuente”, nel tempo diventato Ufficio per l’informazione del contribuente, con un Direttore da molti considerato “rivoluzionario”, Giancarlo Fornari. Questo ufficio pubblicava opuscoli informativi, partecipava a trasmissioni radio e tv nelle quali si chiarivano i dubbi e si rispondeva alle domande della gente, allestiva stand nelle piazze delle città dove solerti (e motivati) funzionari fornivano spiegazioni, compilavano la dichiarazione dei redditi, distribuivano materiale informativo e fornivano assistenza “sul campo” ai cittadini, dapprima un po’ stupiti e incuriositi, poi sempre più interessati e grati. Passano gli anni… e la Commissione del Ministro Reviglio?... non rimane traccia di qualcosa di significativo, scomparsa nel nulla… 2014 Cesare Fumagalli Segretario generale della Confartigianato La macchina del tempo 2 Sempre in tema di semplificazione facciamo un altro passo indietro nel tempo, ma più breve, di una dozzina d’anni. Nel Rapporto Italia 2003 pubblicato da Eurispes, si leggeva: “L’agevole disponibilità di tutte le informazioni di pubblico dominio contribuisce a imprimere massimo impulso alla trasparenza delle Istituzioni pubbliche: una maggiore trasparenza è indice di una maggior democrazia. E se tutto questo lo riteniamo una conquista recente, implementata magari dalla diffusione del medium Internet o dall’affermarsi di quella che molti ormai chiamano ‘democrazia elettronica’, sarà bene rileggere con l’attenzione delle riscoperte quanto affermava alla fine del Settecento Mons. Michele Natale, allora vescovo di Vico Equense: ‘Tutte le operazioni dei governanti devono essere note al popolo sovrano, eccetto qualche misura di sicurezza che gli si deve fare conoscere quando il pericolo è cessato’. Tali affermazioni sono state riportate da Benedetto Croce (Storia della Rivoluzione napoletana del ‘99, Ed. Laterza) e sono da considerare come le prime richieste di una democrazia moderna esercitata attraverso la comprensione popolare degli atti dei potenti, anche attraverso quella che con il linguaggio attuale viene definita come la pubblicità degli atti amministrativi e della trasparenza. Il Vescovo di Vico Equense, a suo modo, aveva auspicato la trasformazione dei cittadini da sudditi a interlocutori del referente pubblico e ancora oggi, a oltre duecento anni di distanza, questo dovrebbe essere, in definitiva, il vero obiettivo di chi è chiamato a reimpostare nella forma e nel contenuto il rapporto fra amministratori e amministrati. Quello fiscale è senza dubbio un settore nel quale molto spesso e a lungo i rapporti tra Istituzione e cittadino sono stati considerati tra i più vessatori per quest’ultimo, tanto da essere paragonati a quelli tra sovrano e suddito. Molto è stato fatto, negli ultimi anni, in materia di semplificazione degli adempimenti, di tutela del contribuente e di razionalizzazione del sistema impositivo, anche se non sono remoti i tempi in cui si poteva affermare con cognizione di causa quanto segue: ‘Non è il nostro poi un fisco equo ed obiettivo. Non solo nelle procedure (è basato sul concetto dal semplice al complesso e non, come sarebbe razionale, dal complesso al semplice), ma nella sua filosofia. Colpisce dove è semplice. Il caso dei lavoratori dipendenti è tipico. Sono costoro gli unici a pagare il dovuto perché non possono ogni mese fuggire dalle trattenute sugli stipendi ed i salari. Ai lavoratori autonomi ed ai liberi professionisti tutto è lecito, tutto è lasciato alla loro coscienza fiscale’. 5 6 Ottobre 2014 Fiscalità Questo (e molto altro) si leggeva nel dossier hanno determinato conseguenze burocratiche Eurispes ‘Il fisco demenziale’, di B. Taralletto sulle aziende, rendendo ancor più complicata e B. Benvenuti, aprile-maggio 1995. Nem- la loro vita. meno due lustri or sono da una ricerca del Di contro, le norme fiscali che avrebbero doCnel, coordinata dal fiscalista Victor Uckmar, vuto facilitare i loro adempimenti sono state emergeva che nel luglio del ’94 erano state 96. censite 837 leggi in vigore in materia fiscale La somma algebrica, quello che Confartigiae 46 tributi erariali, comunali, provinciali e nato definisce “saldo burocratico”, è 322, regionali. Nel loro libro ‘Le cento tasse degli mentre il rapporto tempo/norme dice che nei italiani’, Giulio Tremonti e Giuseppe Vitaletti 2.292 giorni in questione il sistema tributario avevano censito 115 fra imposte, tasse e balzelli vari, e lo stesso dossier conteneva il dettagliato elenco dei 203 ‘sconti tributari’ riguardanti le agevolazioni in materia di Iva e imposte dirette. Oggi si ha la possibilità di inviare la dichiarazione e di effettuare i relativi pagamenti standosene comodamente seduti davanti al Pc di casa propria, le code per pagare e consegnare la denuncia dei redditi sono un ricordo, si Antonio Gava può effettuare la compensazione a tutto Ministro dellle Finanze campo, utilizzando al meglio crediti e debiti di imposte e contributi diversi”. Fonte: Eurispes, Rapporto Italia 2003 (pag. 727 e segg.) - “Vita da contribuente (ovvero: come il Fisco ci accompagna dalla culla alla tomba)” – Scheda di C. Abbate A questo punto torniamo al presente ma prima di parlare del documento di Bankitalia, che tratta in modo approfondito la piaga dell’evasione, ci sembra interessante, in materia di norme complicate, riportare i contenuti di uno studio di Confartigianato. Norme complicate e imprese 1987 1993 1993 Nell’agosto della poco estiva estate appena trascorsa, l’Ufficio studi della Confartigianato ha concluso una ricerca con la quale ha letteralmente contato le norme in materia fiscale – e il conseguente impatto sulle attività delle imprese - emanate dagli ultimi quattro Governi che hanno guidato il Paese nel periodo compreso tra l’aprile 2008 e l’agosto 2014, appunto: un numero rilevante, 691, in 46 provvedimenti diversi. Un agglomerato impressionante di direttive e disposizioni che sono andate a incrementare la massa già ragguardevole di leggi, circolari e risoluzioni: non tutte 691, ma “soltanto” 418 Franco Reviglio Ministro dellle Finanze Giorgio Benvenuto Segretario Generale si è complicato alla velocità di una disposizione a settimana. Nello studio si legge che la maggior parte delle norme “negative” ha avuto effetti moderati, se si pensa che quelle il cui effetto è considerato “tragicamente insostenibile” sono 29 su 418. Di fatto, nei sei anni in questione a fronte di una norma che semplifica ne sono state approvate 4,3 che complicano. L’Associazione degli artigiani ha calcolato che il primato assoluto spetta al 2013, che nei due terzi in cui è stato premier Enrico Letta ha registrato un “saldo burocratico” di 93 norme, una ogni 3,9 giorni; segue il 2012, Mario Monti al governo per l’intero anno, il “saldo burocratico” si ferma a 70. Da non trascurare i tre anni e mezzo di Silvio Berlusconi, con un “saldo burocratico” di 142. Per quanto riguarda l’attualità, il governo Renzi, “ha emanato sette provvedimenti con 75 norme di carattere fiscale di cui 24 semplificano, 11 sono neutre e 40 hanno impatto burocratico sulle imprese”: il rapporto evidenzia però che quasi tutte le semplificazioni - 23 su 24 – sono nel decreto sulle dichiarazioni precompilate esaminato dal Consiglio dei Ministri a giugno, ancora non approvate. Il futuro non promette molto di buono, in proposito, e Cesare Fumagalli, Segretario generale della Confartigianato ha dichiarato: “Il gioco di ridurre una tassa e poi aumentarne altre perché serve gettito per coprire le spese sta ammazzando le pecore, tosate già oltre ogni limite. Senza interventi immediati che riducano gli oneri fiscali per le imprese si rischia davvero grosso. Se non ora, quando?”. La tendenza all’evasione Nello scorso mese di marzo si è tenuta un’audizione al Senato su “Organismi della fiscalità e rapporto tra contribuenti e fisco”. In questa occasione la Banca d’Italia ha presentato uno studio in Commissione Finanze e Tesoro del Senato nel quale ha in pratica delineato l’identikit dell’evasore fiscale italiano. Da un incrocio dei propri dati e della Sogei - la società del Ministero dell’Economia cui è affidata la gestione del sistema informativo dell’Anagrafe tributaria - relativi all’evasione Irpef, emerge che la propensione all’evasione degli Italiani è del 13,5%, percentuale ricavata dalla differenza tra il reddito netto pro capite registrato dall’istituto di Via Nazionale (15.440 euro) e il reddito netto pro capite effettivamente dichiarato secondo Sogei (13.356 euro): i numeri dicono che l’imponibile mediamente sottratto al fisco è di 2.093 euro. Dall’analisi scaturisce anche il profilo del- NOTIZIARIO F ISCALE Fiscalità l’evasore tipo: uomo che vive di rendita, meno di 44 anni, residente nel Centro Italia. Per la Banca d’Italia il reddito pro capite di chi vive di rendita sarebbe di 21.286 euro, secondo Sogei di appena 3.462 euro con ben 17.824 euro di reddito sottratto al fisco (l’83,7%). In alternativa, è imprenditore o lavoratore autonomo, con una propensione all’evasione del 56,3% e un reddito sottratto al fisco di 15.222 euro. C’è da dire che lo studio prende in esame solo l’Irpef, senza tener conto della propensione all’evasione di queste categorie rispetto a Iva, Irap e Ires. Il rapporto di Bankitalia d’Italia sostiene inoltre che “Occorre perciò mirare a una semplificazione degli adempimenti” – Gava lo diceva nel 1987… - e a una riduzione dei costi di compliance: un maggiore utilizzo delle nuove tecnologie favorisce l’acquisizione di informazioni rilevanti per effettuare controlli mirati da parte dell’Amministrazione finanziaria e “può stimolare un aumento dell’adempimento spontaneo” (ci si permettano dei dubbi, in proposito). Per quanto concerne l’indicatore “paying 2012 2013 Nell’audizione l’Istituto dichiara di concentrarsi sulla dimensione del fenomeno e sulle scelte adottate e da adottare in materia di contrasto a evasione ed elusione fiscale e per migliorare il rapporto fra Mario Monti contribuenti e Amministrazione. Presidente del Consiglio 2012 Le prime righe del documento sono – e non poteva essere altrimenti – una ripetizione di quanto sentiamo e leggiamo da troppo tempo, comunque la fotografia di una situazione che pare ormai cristallizzata nel tempo: “In Italia l’evasione fiscale sottrae all’erario una quantità elevata di gettito e aggrava il prelievo sui contribuenti onesti. Generando condizioni di concorrenza sleale tra le imprese, Enrico Letta l’evasione distorce le scelte economiche Presidente del Consiglio 2013 degli operatori, creando inefficienze nel sistema produttivo. Da un più efficace contra- taxes”, secondo il rapporto Doing Business sto all’evasione e all’elusione fiscale potreb- 2013 rispetto ai 185 Paesi considerati, l’Italia bero derivare risorse per ridurre la tassazione è al 131° posto. L’indicatore, oltre che dell’imsui fattori produttivi e dare un impulso al- porto totale di imposte da versare ogni anno, l’economia”. tiene conto anche degli oneri amministrativi Le stime sull’evasione sono incerte per defi- che gravano su una società rappresentativa di nizione, ma lo sono ancora di più i confronti medie dimensioni: vengono considerati, in tra Paesi. Considerando l’Iva, che ha una con- particolare, il numero di pagamenti dovuti da figurazione omogenea negli Stati europei, un imprenditore e il numero di ore dedicato a anche se con diverse aliquote, in Italia i livelli preparare, compilare e versare le imposte. In di evasione - in termini di rapporto tra imposta Italia risultano 15 pagamenti, contro una evasa e suo gettito teorico – risultano più alti media dell’area dell’euro di 11,7: il tempo utidi a quelli dei principali Paesi europei, ma in- lizzato è di 269 ore, più di una volta e mezza feriori a quelli della Grecia e di diversi paesi quello medio dell’area, che è 163 ore. dell’Est Europa. Nel documento si ricorda che la legge delega Viene poi ribadito che una più efficace azione per la riforma del sistema fiscale, di recente di contrasto non può venire da un aumento approvata dal Parlamento, fissa delle linee degli adempimenti amministrativi per i contri- guida per il contrasto dell’evasione e dell’elubuenti, che in Italia sono già molto numerosi; sione fiscale e per il miglioramento del rapal contrario, la loro presenza conduce spesso porto tra fisco e contribuente, tra le quali si a incoraggiare le attività sommerse. La Banca citano: la previsione di un legame diretto tra i risultati della lotta a evasione ed elusione e la riduzione della pressione fiscale, un maggiore ricorso a fatturazione e moneta elettronica, una definizione dell’abuso del diritto, l’introduzione di sistemi premiali e la revisione delle sanzioni. Considerando, dunque, che la legge delega si propone “un aggiornamento del modo di amministrare le imposte alla luce dei mutamenti esterni, è urgente procedere alla sua attuazione”. Teoria del fenomeno (…che ne incoraggia la pratica) E’ solo dagli anni ’70 del secolo scorso che la teoria economica della tassazione ha sviluppato un’analisi formale dell’evasione fiscale e anche le analisi teoriche e i tentativi di stimare l’evasione e l’economia sommersa sono relativamente recenti. Bankitalia afferma che “La letteratura economica generalmente definisce l’evasione come un comportamento in violazione della legge posto consapevolmente in essere al fine di ridurre il carico fiscale, mediante l’occultamento di fonti di reddito e ricchezza o l’evidenziazione di elementi fittizi in riduzione della base imponibile”: la violazione della legge costituisce la differenza fra evasione ed elusione fiscale, che consiste nel tentativo di consegui risparmi d’imposta nell’ambito delle regole fiscali sfruttandone le ambiguità o rappresentando in maniera alterata l’elemento economico soggetto a tassazione. Sostanzialmente il contribuente decide a che livello evadere sulla base di tre elementi: la probabilità percepita di subire un accertamento fiscale, il vantaggio ricavato e il peso della eventuale sanzione. Il primo e il terzo provocano, di solito, una riduzione dell’evasione e questo la dice lunga sull’efficacia degli strumenti adottati dall’Amministrazione finanziaria negli ultimi quarant’anni... Il livello di incertezza delle normative fiscali – fenomeno ricorrente - può favorire le attività elusive, per cui razionalizzare e semplificare la normativa tributaria e i relativi adempimenti potrebbero, da un lato diminuire i costi del fare impresa e, dall’altro, anche l’evasione e le distorsioni nell’attività economica. Una normativa complessa e poco coerente produce più 7 8 Ottobre 2014 Fiscalità oneri per i contribuenti e per l’Amministrazione finanziaria: i primi devono sopportare costi aggiuntivi, mentre il fisco deve investire maggiori risorse nell’attività di accertamento e nel supporto al contribuente. Inoltre, le norme difficili da interpretare fanno aumentare il contenzioso. Ecco perché la cura del rapporto tra fisco e contribuenti costituisce una caratteristica fondamentale per l’efficace esercizio del potere impositivo: “Un trattamento corretto” – prosegue lo studio – “la fruibilità delle informazioni sul sistema fiscale e l’assistenza da parte dell’autorità hanno effetti positivi sul comportamento della maggioranza dei contribuenti. Le sanzioni per gli inadempimenti, pur attesa la loro finalità anche dissuasiva, devono essere proporzionali rispetto alla gravità delle violazioni”. Ed ecco perché anche l’equità del prelievo, tempi certi e modi e quantità dei pagamenti devono essere le caratteristiche di un buon sistema fiscale, che deve risultare corretto e imparziale “nelle procedure, nel trattamento dei diversi contribuenti e delle loro legittime aspettative e trasparente”. Evasione ed elusione fiscale: le dimensioni Secondo Bankitalia le stime sono disorganiche, lacunose e raramente vengono rese pubbliche. Mentre fino a qualche anno fa l’Istat pubblicava puntualmente una valutazione dell’economia sommersa, l’ultima analisi pubblicata riguarda il 2008, con un valore aggiunto sommerso quantificabile tra il 16,3 e il 17,5% del Pil. Una gran parte è costituita dall’occultamento di parte del fatturato e da un aumento fittizio dei costi, elementi che nel 2008 hanno contribuito per il 9,8% del Pil; dal lavoro nero, che genera evasione contributiva, è derivato valore aggiunto sommerso per il 6,5% del Pil. L’Istat continua comunque a inserire una stima dell’economia sommersa nei dati di contabilità nazionale, il che è fondamentale, tra l’altro, per determinare la base imponibile teorica e quindi l’evasione di alcuni tipi di imposta, in particolare l’Iva e per l’Irap, per le quali vengono confrontati i dati ricavabili dalla contabilità nazionale con quelli del gettito effettivo. La Corte dei Conti diffonde a intervalli regolari stime dell’evasione di Irap e Iva elaborate dall’Agenzia delle Entrate. Nella media del triennio 2007-09, secondo questa fonte, il get- tito Irap evaso è stato pari al 19,4% di quello potenziale e si è concentrato nel settore dei servizi: se si esclude la Pubblica Amministrazione, il valore sale al 21,6%. Per questa imposta, la propensione a evadere è più alta al Sud (il 29,4%), seguito dal Centro (il 21,4%) e dal Nord (il 14,7%). Sempre secondo i dati delle Entrate, nel 2011 la differenza tra il gettito effettivo Iva e quello potenziale è stata circa del 13%. C’è da aggiungere che si definisce economia sommersa l’insieme di attività produttive lecite svolte violando norme fiscali e contributive, per cui non sono comprese le attività criminali; inoltre, la stima non considera le varie forme di irregolarità parziale, come il minor pagamento dei contributi, gli emolumenti fuori busta, ecc. stimato per diversi Paesi dell’Est Europa e la Grecia: lo studio della Banca d’Italia rileva, tuttavia, che questo elevato livello di evasione dipende anche dalla grandissima frammentazione presente in Italia, dove risultano attive oltre 5 milioni di partite Iva. Deve essere inoltre considerato che dall’evasione Iva può facilmente derivare quella dell’Irpef: dal confronto dei dati delle dichiarazioni dei redditi con quelli riportati nell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane condotta dall’Istituto si può ricavare che la base imponibile evasa nel 2004 sia stata pari a circa il 13,5% di quella teorica. La propensione a evadere è più alta fra i giovani (19,9%, contro il 2,7% degli ultrasessantacinquenni e il 10,6% della classe intermedia) e i lavoratori autonomi (56,3%). I dati della Commissione europea Viaggio nel tempo 3 Secondo una recente analisi svolta per conto della Commissione europea, nel 2011 il gettito Iva complessivo sottratto nell’Unione per evasione ed elusione fiscale, incluse le frodi, è pari a 193 miliardi di euro, il 18% dell’Iva potenziale o l’1,5% del Pil della Ue: si tratta di percentuali più elevate rispetto a quelle evidenziate in un analogo studio svolto per l’anno 2000. In Italia ci sarebbe la più alta perdita di gettito Iva in termini assoluti (36 miliardi di euro), mentre in rapporto all’imposta potenziale e al Pil il gap italiano risulta più basso di quello Questa parte del documento presentato al Senato ci riporta alla problematica individuata dall’Amministrazione finanziaria sempre nel lontano 1987. Un elemento significativo della complessità normativa basato sulla lunghezza dei testi normativi, analogo a quello utilizzato anche in studi accademici e dall’Amministrazione britannica, indica come dal 1994 a oggi la lunghezza delle nostre leggi tributarie sia aumentata di quasi due terzi; sono più di 1.000 i provvedimenti rilevanti, con una crescita di oltre un terzo. Hanno contribuito, in tal senso, le diverse riforme di questo periodo e se si considera solo il reddito d’impresa, se ne pos- NOTIZIARIO F ISCALE Fiscalità sono individuare almeno tre: la riforma Visco (1996-1997), la riforma Tremonti (2003-2004) e la riforma IAS-IRAP (2006-2008). L’incertezza deriva anche dalle interruzioni “tra la normativa primaria e quella secondaria: le norme nascono incomplete, quindi inapplicabili, per il rinvio a successivi decreti di attuazione”. Bankitalia rileva che “L’idea di una delegificazione nella produzione di norme tributarie è in sé corretta, in quanto volta a velocizzare l’attività del legislatore e ad assicurare una maggiore sintesi e chiarezza dei testi di legge. Non di rado, però, si è ecceduto nel senso opposto, rinviando a provvedimenti d’attuazione anche la determinazione di aspetti fondamentali della disciplina; la successiva lenta o mancata emanazione di tali provvedimenti ha determinato la sostanziale inattuabilità delle norme o uno stato di prolungata incertezza sulle loro conseguenze in un campo, quello tributario, caratterizzato da scadenze cogenti”. Il fisco italiano si è comunque impegnato per ridurre l’incertezza e semplificare i rapporti con i contribuenti. Accogliendo le raccomandazioni Ocse in tema di collaborazione, nel 2013 l’Agenzia delle Entrate ha realizzato un progetto pilota con il quale elaborare un modello di gestione del rischio fiscale per i contribuenti di grandi dimensioni, il “Regime di adempimento collaborativo”. L’apertura alla collaborazione con i contribuenti è stata inserita anche nella regolamentazione secondaria: in particolare, sono stati posti in consultazione provvedimenti attuativi e documenti interpretativi, per tenere conto delle osservazioni dei destinatari nella redazione delle versioni definitive. Inoltre, seguendo il piano “Destinazione Italia” presentato dal Governo nel settembre 2013, l’Agenzia ha varato misure per facilitare il dialogo tra l’Amministrazione italiana e gli investitori esteri, al fine di attrarre investimenti a sostegno della ripresa economica. Secondo una recente indagine, il fisco ha un ruolo indiscutibilmente negativo per i 33 top managers delle multinazionali Usa presenti in Italia: per 29 di loro l’incidenza e l’efficienza del regime fiscale contribuiscono nell’applicazione della normativa tributaria. Per un ulteriore sostegno delle iniziative economiche nazionali, l’Agenzia ha istituito un secondo desk dedicato ai partecipanti esteri all’Expo Milano 2015, per agevolare e rendere più rapidi i flussi di comunicazione. I tentativi di mettersi al passo Nel dialogo tra fisco e contribuenti un ruolo centrale è ricoperto dall’interpello, tanto che dal 2008 al 2012 l’Agenzia delle Entrate ha lavorato una media di 15.900 istanze l’anno, tra le quali rientrano anche alcune tipologie di interpello obbligatorio. Al fine di ridurre le condizioni di incertezza in cui operano le imprese che svolgono attività internazionale, nell’ordinamento italiano è stato introdotto uno strumento molto diffuso nei paesi Ocse, gli Apa (Advanced Pricing Agreement), accordi preventivi tra il contri- buente e l’Amministrazione finanziaria sui prezzi delle transazioni eseguite con le consociate estere: il nostro Paese ha adottato questi accordi nel 2003 mediante il ruling internazionale, ma sono effettivamente operativi solo dal febbraio 2005, a seguito del parere favorevole dell’Unione europea. Anche la semplificazione degli adempimenti fiscali è stata oggetto di interventi in via normativa e amministrativa.Sono diversi e recenti gli interventi normativi da segnalare: il DL n. 16/2012, sulla rateizzazione dei debiti tributari, sulle procedure di comunicazione per l’accesso ad agevolazioni o particolari regimi fiscali e su alcune disposizioni in materia di Iva; il DL n. 69/2013, in materia di responsabilità solidale negli appalti, di riscossione mediante ruolo, di comunicazioni Iva, di rateizzazione dei debiti tributari e di assistenza fiscale per i soggetti privi di sostituto d’imposta. Dal 2010, inoltre, l’Agenzia delle entrate ha intrapreso iniziative interne per la semplificazione del linguaggio utilizzato nelle istruzioni, la riduzione degli adempimenti amministrativi a carico del contribuente e un utilizzo più efficiente dei canali informativi. Nel rapporto fisco-contribuente lo “scambio” fra maggiori informazioni e minori controlli è stato pensato per le grandi organizzazioni produttive, mentre per quelle minori o minime – la maggioranza, in Italia - potrebbe risultare più adatto il criterio opposto: minori adempimenti ma migliori controlli. Fonte: www.bancaditalia.it 9 NOTIZIARIO F ISCALE Intervista INTERVISTA A GIOVANNI ANGILERI PRESIDENTE DEL CAF UIL Consulta Caf Uil 2014 – La rendicontazione A CURA DELLA REDAZIONE utilizzatori dei servizi confederali, di presidio politico-organizzativo di quella realtà territoriale. Tutto questo ci ha portato ad un risultato straordinario ossia quello di avere un aumento di circa il 3% del numero di dichiarazione presentate tramite la nostra intermediazione passando da numero di 730 eseguiti nel 2013 di 1.107. 226 a quello di 730 eseguiti nel 2014 di 1.137.885. C aro Presidente è tempo di bilanci. Il 3 e 4 Novembre ci sarà la consulta del CAF: dopo un anno trascorso è soddisfatto dei risultati ottenuti? E’ stato un anno difficile molto faticoso ma sono soddisfatto dei risultati raggiunti e ritengo che il bilancio sia positivo. Nel 2013 avevamo registrato un calo e avevamo indicato nella segmentazione delle offerte dovute ad una moltitudine di sigle prive della necessaria professionalità e nella crisi economica le due cause principali. E per questo avevamo tracciato alcune linee guida da seguire per l’anno 2014 quali il miglioramento della qualità del servizio, l’innovazione tecnologica e una sempre più stretta sinergia fra il Caf e le categorie. Ebbene il miglioramento del servizio è avvenuto tramite una costante formazione degli operatori e un costante monitoraggio delle nostre strutture che ci ha permesso di ottenere un buon gradimento presso la nostra utenza. Dalle indagini di customer satisfaction emerge che i cittadini apprezzano in particolare la cortesia e la competenza del personale, la chiarezza delle informazioni, la comodità delle sedi. Inoltre abbiamo investito nell’innovazione tecnologica che ci ha portato a realizzare pienamente il progetto BOARD, preannunciato nel ventennale del Caf Uil , che permette di fornire la possibilità di analizzare in tempo reali le dichiarazioni durante la campagna fiscale, confrontare l’andamento dei modelli rispetto alla performance dell’anno precedente tramite le categorie implicite della tipologia di dichiarazione e valutare le perfomance negli anni precedenti alla luce di dati dei competitors.Tutti questi dati e notizie saranno rappresentati e forniti alla Consulta del 3 e 4 Novembre ai nostri operatori in modo che essi possano utilizzarli per gestire e aggredire nuove quote di mercato. Infine sempre una maggiore sinergia e coordinamento ha permesso di finanziare molti piani di sviluppo approvati dalla Commissione per i Piani di Sviluppo per diverse strutture sparse nel territorio che ha contribuito a conseguire risultati in termine di iscritti, di Questo è un momento in cui si critica il sindacato e le sue strutture di servizio come il CAF : lo ritiene giustificato? GIOVANNI ANGILERI Presidente del CAF UIL Ebbene il miglioramento del servizio è avvenuto tramite una costante formazione degli operatori e un costante monitoraggio delle nostre strutture che ci ha permesso di ottenere un buon gradimento presso la nostra utenza Assolutamente no. I vantaggi che i Caf recano agli utenti e alla pubblica amministrazione devono essere rappresentati con determinazione : quella stessa determinazione che ci ha guidato alle audizioni del Senato e Camera e negli incontri con Agenzia delle Entrare e INPS per migliorare e rendere più efficace la imminente riforma fiscale. Va sottolineato che i CAF hanno dato un notevole contributo alla semplificazione burocratica, al miglioramento dei rapporti fra cittadino e Pubblica Amministrazione, alla realizzazione di una rete capillare di servizi, alla correttezza e legalità fiscale alla globalizzazione del servizio. Noi siamo riusciti a instaurare un rapporto più umano con i contribuenti, rispetto all’Amministrazione finanziaria spesso accusata di un atteggiamento sospettoso e vessatorio. Questo rapporto umano si è costruito nel tempo perché vediamo il contribuente come un associato da fidelizzare, con cui rafforzare il rapporto associativo e come un cittadino a cui rendere un buon servizio, per far sì che ritorni l’anno successivo. Noi siamo espressione del mondo associativo e grazie alla nostra cultura e storia e al vostro impegno quotidiano mettiamo a disposizione della pubblica amministrazione il capitale di fiducia costruito nel rapporto con i propri associati e la reputazione di cui godiamo presso i utenti cittadini. Cosi facendo siamo riusciti a diventare il front-office “amichevole” del servizio pubblico umanizzando il rapporto con 11 Ottobre 2014 12 Intervista la amministrazione pubblica. Noi Caf abbiamo reso più facile ed efficiente il sistema che permette a milioni di dipendenti pensionati di ricevere in brevissimo tempo, direttamente sullo stipendio o sul rateo della pensione, il rimborso delle tasse pagate in eccesso durante l’anno : un sistema più efficiente rispetto al precedente meccanismo di rimborso che richiedeva anni. Inoltre permettiamo ai contribuenti privi di un sostituto d'imposta di effettuare il conguaglio presentando il modello 730 senza sostituto. In molti casi, il nostro CAF ha assunto la valenza di “sportello sociale”, in quanto informa i cittadini dell’opportunità di avvalersi di diritti e agevolazioni, di ottenere altri servizi oltre quelli richiesti, ai quali noi provvediamo direttamente o in collaborazione con il nostro Patronato o con i servizi pubblici locali, come quelli dei comuni. Riusciamo così ad offrire un servizio globale, che garantisce oltre al servizio principale , dichiarazione dei redditi, ISEE, RED, anche tutte le prestazioni collaterali come la stampa del CUD, ICI/IMU/TASI, compilazione di domande per accedere a bonus o a servizi in forma agevolata. Noi svolgiamo un ruolo importante assumendoci la responsabilità degli errori formali commessi, per i quali abbiamo una copertura assicurativa obbligatoria, senza conseguenze per il cittadino. Inoltre riusciamo a fare da filtro rispetto alle comunicazioni delle pubbliche amministrazioni, che pervenendoci preventivamente o in copia ci mette in grado di tranquillizzare e tutelare cittadini spesso vittima di errori dell’Amministrazione. I Caf hanno permesso una grande informatizzazione dei servizi fiscali poiché l’opera di intermediazione ha consentito di automatizzare tutti i processi. La trasmissione telematica ha garantito all’Agenzia delle Entrate la disponibilità dei dati fiscali in tempo reale. Siamo cosi divenuti nel tempo una garanzia di correttezza e legalità fiscale: infatti non svolgiamo solamente un ruolo tecnico-professionale ma anche e soprattutto di assistenza ai cittadini nel rapporto con le diverse problematiche fiscali realizzando in concreto quella compliance fiscale di cui tanto si parla. Basta immaginare quanti pensionati e cittadini che senza la nostra intermediazione deciderebbero di non presen- tare dichiarazione redditi o quanti errori e inesattezze conterrebbe tale dichiarazione.I CAF svolgono un ruolo anti evasione ed elusione grazie ai controlli previsti per l’apposizione del visto di conformità che oggi alla luce della riforma fiscale diventa sempre più centrale ed importante. I contribuenti che si rivolgono a noi sono nei fatti oggetto di un primo controllo "fiscale" da parte dell'operatore, che deve procedere a una verifica della conformità della documentazione presentata ed escludere tutte le richieste di detrazioni e deduzioni non in regola, con un effetto immediato sull'evasione fiscale. Il visto di conformità, quindi, oggi assume un grande valore per il sistema fiscale, perché implica l’esercizio di un controllo preventivo e l’assunzione di responsabilità da parte dei CAF. Abbiamo prodotto risultati positivi anche di carattere economico alle PA in quanto il costo dei CAF è stato di gran lunga inferiore al costo che le PP.AA. avrebbero dovuto sostenere per la gestione diretta dell’assistenza fiscale e del controllo di conformità. Inoltre, rispetto ad anni di progressivo ridimensionamento dei servizi di front-office ai cittadini, i CAF hanno in parte colmato un vuoto rispondendo alle richieste di informazioni e assistenza dei cittadini. Tutti questi vantaggi sia la cittadino e alla Pubblica Amministrazione non serve per dire che siamo bravi ma per sottolineare la nostra importanza e il valore che grazie al vostro lavoro oggi riusciamo a dare all’intero sistema fiscale. Ed è per questo che secondo me il sistema dei CAF costituisce un esempio di applicazione efficace ed efficiente del principio sussidiarietà previsto dall’art. 118 della Costituzione in base al quale la pubblica amministrazione si può avvalere, per l’erogazione di servizi pubblici, di soggetti privati come i CAF i quali hanno interesse a fornire un servizio di qualità a costi contenuti, in quanto le associazioni promotrici ne traggono vantaggio in termini di fidelizzazione degli associati che non sono in contrasto con il carattere pubblico del servizio. Si viene così a creare un circolo vir- NOTIZIARIO F ISCALE Intervista tuoso, in cui tutti gli attori traggono vantaggi: cittadini, amministrazione pubblica e associazioni. Quale sono le sue valutazioni in ordine alla riforma fiscale di imminente attuazione? Il nostro valore, i servizi svolti per i cittadini e i vantaggi per la Pubblica Amministrazione ci hanno consentito di interloquire con autorevolezza con il legislatore e di poter modificare o aggiungere elementi alle novità fiscali in modo da rendere la riforma efficace ed utile. Certo vi sono chiari e scuri nella riforma, alcuni elementi di criticità e persino profili forse di incostituzionalità ma certamente si può dire che va nella direzione della semplificazione per i cittadini e nell’affermazione della centralità del Caf . E’ chiaro che il ruolo dell’intermediario abilitato assumerà un rilievo molto significativo, in quanto è previsto una maggiore centralità e valorizzazione del visto di conformità che noi CAF oggi apponiamo sulle dichiarazioni dei redditi. Il nostro futuro è quello di un soggetto di rappresentanza del contribuente nei confronti dell’Amministrazione Finanziaria che gestisca una parte del procedimento amministrativo offrendo un servizio di intermediazione fondamentale per il fisco. E’ chiaro che questo passa attraverso un più stringente sistema di regole ai quali i Caf dovranno attenersi che possa portare a selezionare soggetti intermediari sempre più efficienti e quindi più organizzati e pronti a raccogliere le sfide del futuro, dando un contributo enorme alla intermediazione professionale, alla certificazione dei documenti e a quello della assistenza fiscale ai cittadini. Ed è per questo che all’audizione del Senato fra le altre modifiche abbiamo evidenziato che l’art 7 della legge delega prevede che i Caf forniscano adeguate garanzia di idoneità tecnico-organizzative ma di queste disposizioni non si trovano tracce o riferimenti nel provvedimento in esame. Si è chiesto pertanto di colmare questa lacuna per far sì che i Caf possano ragionare sul loro futuro avendo presenti tutti gli elementi che li riguardano e non che questi vengano adottati in fasi diverse e a ridosso dell’avvio dell’attività. A questo proposito segnalo che abbiamo formulato all’Agenzia delle Entrate una serie di proposte in merito alla attuazione di quanto previsto dall’art 7 citato. Quale futuro per IL CAF UIL Quest’anno si è realizzata l’acquisizione di maggiore quota di mercato e aumento del nostro tasso di crescita frutto di una strategia improntata alla qualità del servizio, alla innovazione tecnologica alla formazione del personale e al consolidamento di uno stretto rapporto fra la UIL , le categorie ed il Caf Uil. Dobbiamo allora percorrere sempre più la strada della qualità del servizio che ci permette di ottenere la piena soddisfazione dell’utente e di tutte le parti interessate. Inoltre ci permette di operare competitivamente sul mercato di riferimento, migliorando i risultati gestionali. Dobbiamo controllare ed ottimizzare i processi aziendali, con l’analisi ed il trattamento delle non conformità emergenti per migliorarne continuamente le performances. Dobbiamo garantire che tutto il personale operi in maniera competente nella piena consapevolezza del proprio ruolo attraverso l’erogazione di corsi di formazione ed addestramento tesi all’aggiornamento continuo delle professionalità. Dobbiamo perseguire i seguenti obiettivi : -miglioramento della qualità dei servizi offerti attraverso un coinvolgimento sempre più stringente di tutte le strutture territoriali; svolgimento di ogni servizio offerto nel pieno rispetto delle disposizioni cogenti e dei requisiti contrattuali sottoscritti con gli enti istituzionali di competenza; -crescita della cultura della qualità nel personale operativo, coinvolgendolo nella conoscenza dell'importanza della propria attività; - continuo adeguamento delle capacità dei strumenti informatici e della flessibilità operativa delle strutture periferiche, al fine di mantenere un'elevata competitività dei servizi offerti; - monitoraggio ed ottimizzazione di tutte le risorse messe a disposizione per una gestione attenta dei costi e minimizzazione degli sprechi.Tutto ciò è dettata dalla convinzione che la “qualità” sia l’unica strada che conduca al successo duraturo nel tempo. Fra pochi giorni si celebrerà il Congresso Nazionale della UIL : pensa che sarà centrale anche il tema della politica dei servizi. Un elemento determinante che ha consentito la crescita del nostro sistema è l’apporto che le categorie e la Uil tutta ci ha dato. La Confederazione insieme al suo Segretario Generale è stata sempre vicina alla nostra azione. Dobbiamo rafforzare questo rapporto aumentare le convenzioni che le categorie possono stipulare affinché possano informare i delegati , effettuare formazione e aumentare le capacità dei propri quadri di dare le prime risposte e indirizzare al meglio i propri iscritti. Dobbiamo impegnarci con le sedi regionali e provinciali con iniziative forti che si pongono l’obiettivo di portare il sistema dei servizi UIL, più vicino ai cittadini nei luoghi di lavoro e nei comuni di residenza. Pensate che le più recenti indagini hanno rilevato che il veicolo informativo privilegiato attraverso il quale si viene a conoscenza del CAF risulta essere il sindacato segue il passaparola di amici e parenti e poi dai colleghi di lavoro e solo dopo i mezzi di comunicazione più tradizionali. Ciò mette in risalto l’enorme potenziale a nostra disposizione ossia il nostro sindacato, la Uil con il quale bisogna rafforzare il rapporto sinergico fin qui consolidatosi e i suoi delegati che per loro funzione sono quelli più vicini ai colleghi di lavoro. L’obiettivo da raggiungere è quello di migliorare il servizio e le sue condizioni di erogazione e raggiungere un elevato livello di soddisfazione dell’utenza. Del resto è la stessa nostra Organizzazione a porsi come primo giudice della soddisfazione dei propri associati nei confronti della qualità dei servizi dei CAF, perché in caso contrario ne subirebbero le ripercussioni in termini di immagine negativa fino alla revoca dell’adesione.La politica dei servizi è diventata parte integrante della politica sindacale della UIL. Dobbiamo essere consapevoli che molti lavoratori, pensionati e cittadini hanno attraverso il Caf e più in generale con gli altri servizi, il primo contatto con la Uil. Quindi il nostro compito è ancora più delicato e per questo dobbiamo fare bene il nostro lavoro. 13 NOTIZIARIO F ISCALE Intervista INTERVISTA A CARMELO BARBAGALLO, SEGRETARIO GENERALE AGGIUNTO UIL Il Caf: strumento fondamentale per una Uil protagonista nel cambiamento del Paese A CURA DELLA REDAZIONE CARMELO BARBAGALLO Segretario Generale Aggiunto UIL A llora, caro Barbagallo, siamo ad un passo dal traguardo finale di questa stagione congressuale della Uil. Qualche tua valutazione. Si, ancora pochi giorni e a Roma, nella consueta cornice del Palazzo dei Congressi dove tanti simili appuntamenti abbiamo tenuto, celebreremo il sedicesimo congresso della Uil. Un’importante occasione di dibattito e confronto perché cade in un difficile momento economico, occupazionale e sociale del Paese, dinanzi al quale la nostra Organizzazione conta di fare la propria parte presentando proposte, idee, iniziative e impegni per una vera ripartenza dell’Italia. Ma il Congresso nazionale è importante anche perché consentirà ai dirigenti, ai delegati sindacali, ai militanti e agli iscritti, ma anche a tutti coloro che guardano con attenzione e considerazione alla Uil, di registrare quanto abbiamo fatto in questi scorsi mesi per adeguare la struttura organizzativa e operativa del nostro Sindacato per metterlo in grado di assolvere appieno al compito di concorrere al cambiamento del Paese. Noi abbiamo cambiato e stiamo cambiando la Uil perché vogliamo che il mondo del lavoro Noi abbiamo cambiato e stiamo cambiando la Uil perché vogliamo che il mondo del lavoro e la società italiana cambi. Noi vogliamo la Uil protagonista nel cambiamento del Paese. e la società italiana cambi. Noi vogliamo la Uil protagonista nel cambiamento del Paese. Nei mesi che ci separano dalla Conferenza di Organizzazione di Bellaria, sono state meglio articolate le nostre presenze sul territorio, abbiamo valorizzato l’azione delle nostre Categorie, abbiamo rilanciato il sistema dei Servizi della Uil, abbiamo aperto i consigli alla presenza di molti più delegati di base, molte più donne e giovani, con una vera presenza equilibrata dei diversi generi, delle differenziate età anagrafiche, delle multiformi esperienze lavorative. Nel contempo abbiamo asciugato gli organi di gestione delle nostre articolazioni, anche per contenere i costi dell’apparato e della macchina sindacale. Abbiamo rilanciato i nostri strumenti per la for- mazione e per l’informazione interna ed esterna, abbiamo sperimentato sinergie e, in poche parole, messo in campo quel progetto di “sindacato a rete” che abbiamo scelto come modello organizzativo. Certo, un grande progetto di riorganizzazione dell’intera Uil, ma non dappertutto il processo è compiuto e realizzato, in alcuni contesti abbiamo registrato ritardi e disattenzioni che a breve dovranno essere oggetto di verifica e di superamento. Sta di fatto che la Uil che si presenta a questo Congresso è diversa rispetto a quella anche solo di quattro anni fa: dei mille e cento delegati portatori di voto pieno al congresso (e altre centinaia saranno gli ospiti e gli invitati) una buona parte sono alla loro prima esperienza di questo livello e di questa importanza. E, lo evidenzio nuovamente, noi stiamo cambiando la Uil per renderla pronta alle nuove sfide e per essere noi parte del processo di cambiamento in atto nel nostro Paese. Il tuo ragionamento è ben chiaro, non fosse che chi oggi in Italia incarna il cambiamento (Renzi, il governo dei giovani, la “nuova politica”, una certa stampa strombazzante, …) sembra proprio voler andare avanti sulla sua strada e con i suoi obiettivi senza tenere in alcun conto il Sindacato… Poi vediamo come va a finire. Ricordo volentieri una frase del grande Mahatma Gandhi: “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci.” Per mesi il Sindacato era come se per il Governo non esistesse (anche le altre parti sociali, per la verità, non sono state incontrate e coinvolte nel confronto o nella definizione delle politiche economiche – tranne poi scrivere una legge di stabilità che in alcuni passaggi sembra proprio tagliata sulle esigenze degli industriali). Poi un incontro c’è stato, e altri due sono stati programmati, anche se caratterizzato dalla 15 Ottobre 2014 16 Intervista pratiche degli invalidi civili. Nel frattempo sono arrivate le dichiarazioni Isee perché il cittadino possa fruire delle agevolazioni abitative o per le tasse universitarie, o per accedere alle prestazioni dello stato sociale. Ed ancora il nostro Caf si è specializzato nella lavorazione delle successioni, nella gestione delle colf e badanti, nella registrazione delle locazioni, nella vicenda degli avvisi di Equitalia, nella problematica della tassazione locale o sulla casa, fino a diventare, le strutture del Caf, dei veri sportelli del Welfare territoriale. La prima immagine che mi viene in mente quando penso al nostro Caf sono le sale di attesa gremite di persone in attesa di essere servite, sono gli orari prolungati di apertura dei nostri sportelli “sabato e domenica compresi”, sono gli operatori che sotto la gentilezza nascondono bene la naturale stanchezza. Ma, allora, perché questo attacco all’esperienza dei Caf che si percepisce nell’aria? supponenza di chi in pochi minuti spiega il mondo, mal sopporta le interruzioni e, per l’appunto, dileggia l’interlocutore (ho già raccontato più volte di come Renzi abbia replicato ad un mio intervento sugli 80 euro ai pensionati con un sarcastico “lei chi è?”). Ora siamo al “rispetto” per chi protesta in piazza, accompagnato da interventi che provano ad azzoppare il Sindacato, a rendere difficile la sua azione di rappresentanza (basti pensare al taglio drastico e immediato delle libertà sindacali nel pubblico impiego), a svilire l’azione degli strumenti messi in atto dal sindacato a favore degli iscritti e dei cittadini tutti: si prevede un taglio al compenso dei patronati e, sul fronte di cui meritoriamente si occupa il Caf, alla spedizione di milioni di dichiarazioni dei redditi già compilate… Ecco, già che ci sei, dicci come valuti l’attività svolta dal nostro Caf e che prospettive intravedi. Quando vent’anni fa abbiamo messo in piedi questo servizio di consulenza a favore dei lavoratori, dei pensionati e dei cittadini contribuenti non ci aspettavamo, nemmeno nelle più rosee previsioni, un successo simile a quello che poi abbiamo conseguito. Anno dopo anno sempre più cittadini si sono rivolti al Caf della Uil, abbiamo strutturato una rete di società specializzate, abbiamo formato e messo in operatività centinaia di tecnici ed esperti, abbiamo allargato la nostra rete anche grazie al protagonismo dei delegati sindacali nei luoghi di lavoro e di coloro che presidiano il territorio. È stato un modo per essere vicini ai nostri iscritti e per sollecitare l’adesione alla nostra Organizzazione da parte di coloro che ancora iscritti non sono. Ma è stata anche un’importante iniziativa per concorrere al miglioramento della macchina fiscale, per rendere più agevoli e celeri i controlli delle dichiarazioni dei redditi, per abbreviare i tempi dei rimborsi fiscali dovuti ai pensionati ed ai lavoratori. Poi, qualche anno più tardi, sono stati i Caf a togliere l’Inps dall’imbarazzo di non sapere raccogliere e lavorare le dichiarazioni della situazione reddituale ai fini della corretta erogazione delle prestazioni previdenziali e assistenziali, i famosi modelli Red. Ed ancora i Caf si sono impegnati nell’elaborazione delle Per certa stampa che certo non vuole bene al sindacato, per certi politici che non sopportano quanto si interpone fra loro e i cittadini rappresentandone le istanze, per chi non ci conosce, i Caf possono sembrare un orpello inutile, un’astuzia del sindacato per carpire le iscrizioni, uno strumento delle grandi organizzazioni per fare affari alle spalle di cittadini e pubblica amministrazione. Qualcuno pensa davvero che il nostro Paese, già alle prese con una burocrazia ingolfata di pratiche e adempimenti, possa fare a meno di simili servizi? Qualcuno davvero ritiene che il cittadino possa tornare ad essere lasciato da solo davanti ad adempimenti sempre più numerosi e complessi che richiedono un approccio con competenze e capacità che normalmente vengono assicurate da professionisti. Non fosse che gli importi richiesti in fattura per la consulenza di questi professionisti sono ben distanti dal concorso alle spese che, solo per alcune attività e per quelle operazioni che richiedono un’azione di consulenza, il Caf percepisce dal cittadino. Lo voglio dire con chiarezza, almeno per quanto riguarda la Uil: non siamo assolutamente intenzionati a sbaraccare e nemmeno a NOTIZIARIO F ISCALE Intervista ridimensionare questa “macchina operativa” che abbiamo messo in piedi e che consente ai cittadini di rivolgersi alle centinaia di strutture sindacali sul territorio per ricevere un’assistenza specializzata, una consulenza di qualità, un accompagnamento negli adempimenti fiscali e burocratici, una tutela per la realizzazione dei loro diritti di cittadinanza. Possono ridurre il compenso che spetta al Caf per ogni operazione compiuta nell’interesse di una pubblica amministrazione, possono mandare a casa del contribuente le dichiarazioni dei redditi già compilate e solo da sottoscrivere, possono attribuirci ancora maggiori responsabilità nella vigilanza sul corretto adempimento da parte del contribuente, può succedere di tutto, insomma, ma il Caf è e resta, oggi e in prospettiva, uno strumento fondamentale dell’azione della Uil. Lo Statuto della Uil, che è un po’ la nostra carta fondativa e di esplicitazione dei valori, è ben chiaro: la tutela e la promozione dei diritti dei lavoratori, dei pensionati e dei cittadini è strategica al perseguimento degli obiettivi e degli scopi istitutivi dell’Organizzazione e pertanto complementare all’azione sindacale perseguita da ogni articolazione del sindacato. Il Caf, assieme ad altri strumenti e servizi che operano su tematiche diverse, questo ha fatto e fatto bene fino ad oggi, su questa azione è oggi impegnato, in prospettiva continuerà ad essere fondamentale per l’azione della Uil. Accidenti, caro Carmelo (come tutti ti chiamano nella Uil con un tono di familiarità), sembri davvero determinato negli obiettivi e impegnato nel costruire una solida prospettiva alla nostra Organizzazione, per niente abbacchiato dagli attacchi al Sindacato! E come potrei esserlo? Sto giusto tornando dal congresso di una categoria dopo che me li sono girati tutti, così come ho seguito i congressi regionali e di molte camere sindacali, così come non perdo occasione di partecipare a riunioni ed eventi, conferenze stampa e convegni, e, ancora, ho contatti continui e molte telefonate con dirigenti e militanti, semplici iscritti e cittadini che sanno bene cos’è la Uil. Sapete cosa trovo ovunque? Trovo capacità di analisi delle diverse realtà del mondo del lavoro e della società e dei dif- ferenti problemi, ascolto proposte e progetti concreti, registro volontà di azione e capacità di mobilitazione, recepisco stimoli e ragionamenti che sono la vera grande forza di un’organizzazione sindacale presente e protagonista. Ma, soprattutto, colgo una grande voglia di riscatto (tenete a mente queste parole: sono lo slogan del Congresso nazionale). Lavoratori pubblici che non ci stanno a passare per inefficienti lazzaroni cui si può anche non rinnovare il contratto per anni e che invece saprebbero bene come la pubblica amministrazione può diventare un’opportunità per un Paese che vuole ripartire. Orgogliosi operai che giudicano vergognosa l’indifferenza della politica alla delocalizzazione delle loro aziende o la neutralità del governo nelle grandi vertenze che riguardano la produzione di beni fondamentali per l’economia. Insegnanti di esperienza che non riescono a condensare in poche risposte ad un questionario on line l’idea che loro hanno di una scuola vero strumento di formazione delle nuove generazioni e di crescita sociale l’intera collettività. Precari stanchi di essere tali a quarant’anni di età e che vogliono dire la loro su come il mercato del lavoro deve essere riorientato per creare più opportunità per tutti e per ognuno. Tecnici dell’ambiente ed esperti di energia che sanno cosa vuol dire impostare uno sviluppo compatibile e vogliono mettere queste loro elaborazioni a disposizione della crescita del Paese e dell’Europa intera. Giovani studenti su cui l’Italia ha investito in formazione e vogliono avere qui una possibilità di lavoro per mettere alla prova le loro capacità. Immigrati che si sono integrati e non temono le campagne denigratorie delle loro tradizioni culturali e pretendono di praticare da subito una società multietnica. Lavoratori dell’agroalimentare che conoscono bene le possibilità di sviluppo di questo settore così apprezzato nel mondo come qualificazione del nostro Paese. Pensionati che sono una grande ricchezza di tutte le nostre famiglie, i cui redditi sono il vero ammortizzatore sociale dei figli disoccupati o cassintegrati, che pretendono più rispetto per la loro esperienza di vita e non ci stanno a passare per i dracula del nostro stato sociale. Donne grintose e consapevoli, vera forza ine- spressa della nostra economia, che sanno coniugare tempo di lavoro (quando il lavoro per loro ci fosse) e tempo di vita per sé e per le famiglie di cui reggono da sole il peso. Ascolto la voglia di riscatto anche da parte di tanti sindacalisti, da parte dei molti delegati di base che dedicano il loro tempo libero, la loro progettualità e la loro determinazione nel vivere da vicino i problemi del mondo del lavoro interpretandone le istanze, da parte degli operatori dei servizi confederali che conoscono e praticano quotidianamente le preoccupazioni dei cittadini che proprio loro affiancano nella promozione dei loro diritti sociali e del lavoro. Il Lavoro. È questo l’altro richiamo forte del Congresso nazionale della Uil. Un lavoro che vogliamo per tutti, ben retribuito, sicuro, creativo, non pericoloso per la salute, valorizzato, assicurato, garantito e tutelato da un sistema efficace di protezione sociale. Lavoro come prospettiva di sviluppo dell’Italia che riparte, lavoro come opportunità di crescita economica e sociale, lavoro come valore richiamato nel primo articolo della nostra Carta costituzionale. Il Lavoro come obiettivo, la Voglia di riscatto come metodo. Se al Congresso andiamo con questa impostazione, se dal Congresso in poi così impostiamo l’azione della nostra Uil, un grande futuro avrà la nostra Organizzazione, una vera speranza di miglioramento delle condizioni di vita avranno i cittadini tutti. Poi, è vero che il contesto complessivo è complicato, è vero che le condizioni economiche, occupazionali e sociali sono difficili, è vero che qualcuno male interpreta la nostra voglia di protagonismo ed è disturbato da un sindacato forte di consenso e rappresentativo, capace di proposta e di iniziativa. Qualcuno si è persino messo in testa di poter fare a meno di noi e tenta di metterci fuori partita. E tu personalmente in questa partita come ti collochi? Ci sarà spazio, in questo percorso, per chiunque voglia contribuire a questo grande progetto di un Sindacato protagonista del cambiamento, ci saranno ruoli e funzioni per tutti noi. E anch’io sono pronto a fare la mia parte. 17 Ottobre 2014 Europa 18 L’AGENDA DIGITALE EUROPEA Il Rapporto della Commissione Ue su internet, progresso e innovazione S ono stati pubblicati i dati del Rapporto 2014 sui progressi nell’Agenda digitale europea, l’analisi annuale con la quale la Commissione europea valuta la diffusione di Internet nei paesi dell'Unione: una delle sette iniziative principali del programma Europa 2020. Un articolato insieme di iniziative – sono 101 gli obiettivi europei - che attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione punta alla crescita, progresso e innovazione. I dati, aggiornati alla fine dello scorso anno, dimostrano che a livello comunitario per 95 dei 101 obiettivi da raggiungere entro il 2015 il percorso intrapreso è quello giusto. In pratica, secondo quanto riporta il Rapporto, i cittadini e le imprese europee si collegano di più a internet, fanno più acquisti online e si sentono più sicuri e preparati in rete, ma spesso fanno fatica a connettersi – soprattutto nelle zone rurali – per mancanza di accesso alla banda larga ad alta velocità. L’assenza di infrastrutture va quindi ad aggiungersi a un altro problema rilevante su cui la Commissione è particolarmente sensibile, il divario in termini di qualifiche digitali. La Vicepresidente e Commissaria uscente Neelie Kroes ha sottolineato: “Molti europei vivono ormai vite digitali ma sono affamati, vogliono altro. Abbiamo risolto il problema dell’accesso a internet ma il divario non si è colmato. Senza l’impegno di tutti a fare di più, rischiano di emergere in Europa sacche di analfabetismo digitale”. Dunque, in estrema sintesi si può dire che ci sono buoni risultati nell’Unione europea, mentre in Italia invece più ombre che luci: mentre i nostri “vicini” europei frequentano di più il web, comprano in rete e aumentano le proprie capacità nel sistema digitale, da noi sono in crescita i rapporti con la Pubblica amministrazione, mentre non vanno bene la familiarità con il web e l’e-commerce. Altra criticità, purtroppo costante nel tempo, il divario socio-generazionale. La Vicepresidente Kroes ha dichiarato che “oggi la maggior parte degli europei è entrata nell'era digitale e intende approfittarne pienamente." Nonostante lo scenario delle connessioni a banda larga riguardi ormai l’intero Paese (il 99% delle abitazioni) e anche le aree rurali (88%), esistono difficoltà nella velocità: uno dei punti critici riguarda proprio le connessioni veloci, visto che i collegamenti in grado di arrivare ai 30 megabit per secondo (Mbps) sono disponibili solo nel 21% delle case, rispetto al 62% europeo. In chiaroscuro anche l’aspetto dell’utilizzo di internet, delle competenze digitali, dell’ecommerce e dell’e-government: un inaspettato dato positivo, invece, lo fornisce il comparto salute, che risulta al di sopra della media Ue in quasi tutti i parametri, fra i quali le connessioni veloci degli ospedali e l’accesso alle cartelle cliniche dei pazienti. Da un recente studio della Camera della situazione a livello locale è emerso che è abbonato alla rete a banda larga il 68% della popolazione (rispetto al 76% nell’Unione), ma che la percentuale delle reti superveloci, da almeno 30 Mbps, è ancora ferma all’1% contro il 21% del resto d’Europa, anche a causa di una copertura squilibrata, il 21% contro il 62%. Ci sono problemi anche nell’uso di internet: nel 2013 il 34% della popolazione continua a non aver mai avuto nulla a che fare con la rete: un dato peggiore si trova solo in Romania, Bulgaria e Grecia. Gli utenti considerati “regolari”, quelli che si NOTIZIARIO F ISCALE Europa Diritti sociali collegano almeno una volta alla settimana, sono il 56%, contro il 72% europeo. Gli utenti “frequenti”, quelli che si connettono tutti i giorni, sono invece il 54% rispetto al 62%. La scarsa frequenza produce ripercussioni negative anche in materia di competenze digitali, che – secondo i dati riferiti al 2012 - risultano basse o inconsistenti per il 60% degli italiani: se poi si parla di pensionati, fasce poco istruite e disoccupati, la percentuale schizza al 75%, un dato veramente pesante rispetto al 47% della media europea. Web e PA Buone notizie, invece, provengono dal rapporto con la Pubblica amministrazione, settore in cui l’Italia sta recuperando terreno: il 21% di noi ha utilizzato servizi telematici per certificati e comunicazioni ufficiali e no con le Istituzioni, anche se il distacco dagli altri Paesi è del 20%. Come si è detto, invece, il settore sanitario è il solo che si attesta sui livelli europei. Di contro, per quanto riguarda la spesa in ricerca e sviluppo, purtroppo, non ci sono sorprese: secondo i dati del 2010 investiamo sempre intorno ai 2,1 miliardi di euro - lo 0,7% del Pil - contro una media Ue dell'1,2%. I fondi europei Il rapporto annuale della Commissione europea contiene anche indicazioni sull'uso dei fondi europei. In particolare, si parla di quelli distribuiti nell’ambito del settimo Programma quadro per la ricerca nell’ICT: nel periodo compreso fra il 2007 e il 2013 Bruxelles ha fatto arrivarei in Italia 828 milioni di euro da spendere in questo settore. I fondi sono stati utilizzati per 1.250 progetti, proposti da 655 enti e organizzazioni, il 61% dei quali, nel 2013, erano istituti di alta formazione e centri di ricerca: in testa troviamo il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), con oltre 60 milioni di euro nei sei anni in questione. Seguono il Politecnico di Milano (circa 31 milioni), la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa (26 milioni), il colosso Stmicroelectronics (25 milioni) e la Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia di Genova (23 milioni). L’e-commerce Non va molto bene anche l'e-commerce, gli acquisti online dei quali, forse, abbiamo una visione distorta dal successo di giganti come Amazon ed eBay. In realtà, il 20% degli italiani si trova a suo agio nel settore, contro il 47% della media dei cittadini europei. Il fenomeno coinvolge anche le aziende, delle quali solo il 12% vende i propri beni e servizi in rete, un dato in calo rispetto al 2012: la percentuale precipita al 5% se si tratta di piccole e medie imprese, da sempre il fulcro del tessuto produttivo del Paese (è del 14% per le piccole aziende europee). La situazione in Europa Il numero di persone che si collegano in rete almeno una volta alla settimana è aumentato dal 60 al 72% rispetto al 2010: gli incrementi più significativi si sono registrati in Grecia, Romania, Irlanda, Repubblica Ceca e Croazia. In quattro anni quelli che non hanno mai usato internet sono diminuiti di un terzo e sono solo il 20% dei cittadini dell’Unione. Negli Stati Uniti gli utilizzatori di Internet rappresentano l’87% della popolazione adulta. L’utilizzo di internet da parte di persone con bassi livelli di istruzione e di anziani è salito dal 41% del 2010 al 57 %: entro il 2015 si conta (spera) di raggiungere l’obiettivo del 60%. Il 47% dei cittadini dell'Ue acquistano online e la connessione veloce a banda larga è disponibile nel 90% delle abitazioni in Belgio, Danimarca, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi e Regno Unito. Solo il 14% delle aziende con meno di 250 dipendenti vendono i loro prodotti in rete: in tutta l’Ue nessun paese si avvicina all’obiettivo del 33%, da raggiungere entro il 2015. Delle famiglie che vivono in zone rurali, solo il 18% ha accesso alla banda larga ad alta velocità. Nel 2013 ha fatto ricorso ai servizi di e-government solo il 42% della popolazione europea: l’obiettivo fissato è quello del 50% entro il 2015. I primi della classe Primeggiano per alfabetizzazione informatica l’Islanda e i Paesi scandinavi, dove solo il 5% della popolazione non ha mai utilizzato internet, mentre in Gran Bretagna e Germania la percentuale sale all’11-12%. 19 Ottobre 2014 Entrate 20 I DATI DEL GETTITO Entrate tributarie stabili, aumenta il gettito Iva È stato pubblicato il bollettino sulle entrate fiscali del Ministero dell’Economia, contenente i dati aggiornati alla fine di agosto. Le entrate tributarie erariali ammontano a poco più di 266 miliardi di euro e rimangono sostanzialmente stabili, e in linea rispetto al 2013, nel periodo compreso fra gennaio e agosto 2014: la lieve diminuzione dello 0,4% - equivalente a circa un miliardo di euro - conferma sostanzialmente l’andamento degli ultimi mesi. Le imposte dirette registrano un gettito complessivamente pari a 142,6 milioni di euro, con una diminuzione del 3,5% (-5.158 milioni di euro) rispetto ai primi otto mesi dello scorso anno, mentre quelle indirette segnano un gettito di 123,5 milioni di euro con un incremento del 3,4% (+4.108 milioni di euro), rispetto ai primi otto mesi del 2013. In sintesi, la situazione è questa: è in ripresa l’Iva, frana l’Ires, l’imposta delle società, che avevano già versato gli acconti maggiorati l’anno scorso, mentre il recupero dalla lotta all’evasione genera un incremento del 14% degli incassi. Irpef e Ires A incidere è stato l’andamento delle imposte dirette - con il calo sia del contributo dell’Irpef che dell’Ires - che segnano una diminuzione del 3,5% (-5,1 miliardi), per un gettito complessivo di 142,6 miliardi. In particolare, l’Irpef segna una leggera variazione negativa dello 0,8% (-928 milioni), NOTIZIARIO F ISCALE Entrate che “riflette gli andamenti delle ritenute sui redditi dei dipendenti del settore privato (-0,8%), delle ritenute sui redditi dei dipendenti del settore pubblico (-1%) e dei lavoratori autonomi (-2,5%), che risultano parzialmente compensati dall'aumento dei versamenti in autoliquidazione (+0,8%)”. Pesantemente negativa la comparazione con il 2013 per quanto riguarda il gettito dell’Ires. Per l’imposta sul reddito delle società il calo è più significativo, del 18,7% (3,5 miliardi), essenzialmente riconducibile – spiega il Ministero dell’Economia - ai minori versamenti a saldo 2013 e in acconto 2014 effettuati da banche e assicurazioni a seguito dell’incremento della misura dell’acconto 2013, fissato per questi contribuenti, al 130% dal decreto legge n. 133/2013, il cosiddetto decreto “ImuBankitalia”: l’aumento di quell’acconto si “riflette negativamente sui versamenti effettuati a saldo nel 2014 (relativi all'anno d'imposta 2013). Quest'ultimo dato, a sua volta è una delle componenti per la base di calcolo dell'acconto per l'anno di imposta 2014”. Segno + per l’Iva Un incremento indiscutibile, invece, è regi- positivo l’andamento degli introiti derivanti dalla lotta all’evasione fiscale e dall’attività di accertamento e controllo: l’aumento è stato del 14,2%, equivalenti a 681 milioni di euro. Una leggera crescita nel periodo si ha pure per le entrate relative ai giochi, con un +0,5% (36 milioni di euro). strato dal gettito Iva, cresciuto del 3,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: tradotto in cifre, garantisce alle casse dello Stato 2,16 miliardi di euro in più. In questo caso incidono l’andamento positivo dell’Iva sugli scambi interni (+4,1%, oltre 2,4 miliardi di euro) e l’ulteriore calo, per il quarto mese consecutivo (-2,7%), del differenziale negativo della componente dell'Iva sulle importazioni da Paesi extra-Ue. Maggior gettito da accertamenti e controlli Secondo i dati diffusi dal Ministero Risulta I redditi di capitale Uno scatto notevole, di oltre 110 punti percentuali, riguarda gli introiti dalle rendite finanziarie (+465 milioni), sia perché le società hanno distribuito più dividendi, sia per le modifiche alla tassazione dei redditi di natura finanziaria (D.L. n. 66/2014), il cui aumento è stato utilizzato per coprire i costi del bonus da 80 euro. L’imposta sostitutiva su interessi e altri redditi di capitale diminuisce del 10,3% (-740 milioni), mentre quella sostitutiva sul risparmio gestito e amministrato del 26,2% (-409 milioni). 21 22 Ottobre 2014 Fiscalità ACCERTAMENTI BANCARI L Le indagini finanziarie DI MASSIMO RICCIARDI ’Amministrazione Finanziaria ha da anni (Legge 30 dicembre 2004, n. 311), un formidabile strumento di contrasto all’evasione fiscale fondato sul passaggio dal concetto di “accertamento bancario” – da tempo non più aderente alle moderne possibilità d’impiego e movimentazione di denaro – alla nozione di “indagine finanziaria”, più ampia e comprendente tutti i possibili flussi finanziari riconducibili al contribuente. Infatti, è stata allargata la portata soggettiva degli accertamenti, con l’inclusione, tra i destinatari delle richieste dell’Amministrazione finanziaria, oltre alle banche e alla società Poste Italiane S.p.a., di tutti gli intermediari finanziari, delle imprese di investimento, nonché degli organismi di investimento collettivo del risparmio, delle società di gestione del risparmio e delle società fiduciarie. Inoltre, è stato operato il parallelo ampliamento della portata oggettiva delle indagini (che dal previgente ristretto ambito riferito alla “copia dei conti intrattenuti con il contribuente” e degli “ulteriori dati, notizie e documenti di carattere specifico relativi agli stessi conti”, acquisibili con l’invio di appositi questionari, è passato a comprendere tutti i “dati, notizie e documenti relativi a qualsiasi rapporto intrattenuto od operazione effettuata, ivi compresi i servizi prestati, con i loro clienti, nonché le garanzie prestate da terzi”). Significativo è stato anche il riconoscimento dell’applicabilità agli esercenti attività di lavoro autonomo, della presunzione legale di compenso per i prelevamenti dai conti non annotati in contabilità e non giustificati (già operante, con riferimento ai ricavi, nei confronti dei contribuenti titolari di reddito d’impresa). Sul versante organizzativo, una notevole semplificazione della procedura di acquisizione materiale dei dati dagli intermediari, è stata ottenuta attraverso l’eliminazione di adempimenti burocratici ridondanti e con l’eliminazione dei flussi cartacei delle comunicazioni e la loro sostituzione con modalità “esclusivamente telematica”. Infine, è da segnalare che i processi operativi di sviluppo delle indagini finanziarie sono stati ulteriormente affinati e semplificati grazie alla creazione di uno strumento informatico, l’”Archivio dei rapporti con operatori finanziari” – sostitutivo della Anagrafe dei conti e dei depositi inizialmente prevista dalla legge – in grado di consentire agli Organi di controllo fiscale la piena ed automatica individuazione, nella complessiva platea dei potenziali destinatari delle richieste di accesso alla documentazione finanziaria, degli intermediari in effettivo contatto con il contribuente (cfr.: Comando Generale della Guardia di Finanza – circolare 1/2008 “Istruzione sulle attività di verifica” – Vol. III). Le indagini finanziarie, al pari degli altri strumenti istruttori di matrice tributaria, possono essere attivate dagli Organi ispettivi dell’Amministrazione finanziaria ogni qual volta ciò risulti utile, opportuno e consigliabile per poter giungere alla esatta ricostruzione della posizione fiscale dei contribuenti oggetto di attività ispettiva. Nella vigente disciplina, però, non è contemplata alcuna tipizzazione legale delle circostanze legittimanti l’avvio degli accertamenti in rassegna e, in questa prospettiva, il loro fondamento deve essere ricercato nelle generali esigenze di natura istruttoria connesse al controllo della correttezza e completezza delle dichiarazioni fiscali, all’accertamento delle imposte o maggior imposte dovute, alla verifica dell’osservanza del complesso di obblighi strumentali stabiliti a carico dei soggetti passivi dei tributi. Dal punto di vista del contribuente peraltro il ricorso a tale modalità investigativa può presentare obiettive difficoltà in quanto l'onere di fornire la «prova contraria» rispetto alle presunzioni derivanti dagli accertamenti svolti è, infatti, posta integralmente a carico del soggetto controllato. È bene tenere presente che le risultanze del contenzioso tributario instaurato a seguito di accertamenti fondati sulle indagini finanziarie hanno nel tempo offerto numerosi spunti per sostenere argomentate linee difensive sia in NOTIZIARIO F ISCALE Fiscalità tema di “autorizzazione all’indagine”, “applicazione della stessa ai lavoratori autonomi” ed alla “prova contraria in sede di difesa giudiziale”. Infatti, per la invasività di questo tipo di controllo, i Giudici Tributari di differente livello hanno valutato sempre con particolare attenzione le proprie decisioni, sottolineando l’esigenza del puntuale rispetto da parte dell’A.F. della normativa in vigore. Ad esempio, è stato sottolineato (Commissione tributaria provinciale di Roma, n. 1353/11/2014 del 28 gennaio 2014) che dato il carattere «straordinario» dell'indagine bancaria, l'autorizzazione accordata dall'Organo titolare di tale potere rappresenta un momento di garanzia per assicurare la massima legalità e correttezza dell'azione amministrativa e da tale considerazione scaturisce che poiché l'atto autorizzatorio è un provvedimento discrezionale (specie se sfavorevole al privato), si deve dare conto delle ragioni e dei presupposti che fanno ritenere opportuna e conveniente la scelta dell'indagine bancaria, suscettibile di interferire per sua natura su interessi costituzionalmente tutelati, quali quello alla riservatezza e alla tutela del risparmio, rispetto agli altri strumenti istruttori di cui dispongono gli uffici accertatori. Maggiori problemi possono invece sorgere in sede di difesa giudiziale atteso il meccanismo di inversione dell’onere della prova sancito dal legislatore tributario. Come noto, le presunzioni derivanti dall'art. 32, comma 1, n. 2 del Dpr 600/73, consistono in una presunzione legale relativa, per cui il contribuente può fornire la prova contraria, volta a dimostrare, per l'appunto, che i versa- menti o i prelievi (intesi anch'essi come ricavi) trovano giustificazione nella contabilità o consistono, comunque, in cespiti fiscalmente irrilevanti. Si assiste dunque allo spostamento dell'onere della prova sul contribuente, il quale tra l'altro deve fornire un “chiarimento“ che, per superare le presunzioni dell'accertamento, non deve essere generico ma, come precisato dalla costante giurisprudenza, specifico e dettagliato con riferimento alle singole operazioni risultanti dalla documentazione finanziaria. Segnalo sul punto una recente pronuncia della Cassazione (n. 10043 dell'8 maggio 2014) secondo la quale in tema di indagini finanziarie, una volta dimostrata al contribuente accertato la pertinenza dei rapporti bancari intestati alle persone fisiche con esso collegate, l'ufficio non è tenuto a provare che tutte le movimentazioni risultanti da quei rapporti rispecchiano operazioni aziendali ma, al contrario, è il contribuente, sul quale viene ribaltato l'onere probatorio, che deve provare l'estraneità di ciascuna di quelle operazioni alla propria attività di impresa, non essendo sufficienti affermazioni generiche, sommarie o cumulative. Le apparenti “tinte fosche” del quadro delineato devono peraltro essere attenuate dalla circolare 6 agosto 2014, n. 25/E (“Prevenzione e contrasto dell'evasione - anno 2014 - indirizzi operativi”), con la quale sono state fornite le «linee guida» che i funzionari dell'Amministrazione finanziaria dovranno seguire per l'anno in corso. In particolare è stato reso noto che lo strumento delle indagini finanziarie, dovrà essere 23 24 Ottobre 2014 Fiscalità utilizzato «senza acritici automatismi», evitando dunque l'applicazione delle presunzioni derivanti dalle movimentazioni non giustificate qualora si tratti di importi esigui, che, ragionevolmente, possono essere ricondotti alla sfera personale del contribuente accertato. Ulteriore aspetto di rilievo è costituito dal fatto che le verifiche finanziarie avranno a oggetto l'annualità 2012, salva ovviamente l'ipotesi in cui gli esiti degli accertamenti preliminari e concomitanti impongano un'azione di controllo su periodi di imposta diversi. Non trascurabile è ancora il riferimento alle piccole e medie imprese, destinatarie dell’impegno dell’Amministrazione Finanziaria ad utilizzare lo strumento delle indagini finanziarie solo come extrema ratio, ossia esclusivamente quando la posizione fiscale sia difficilmente riscontrabile con altre modalità. Altro dato significativo riguarda le persone fisiche che saranno assoggettate ad accertamenti bancari/finanziari solo qualora vengano riscontrati scostamenti significativi tra reddito dichiarato e capacità di spesa. Nella citata circolare è puntualizzato come tale mezzo istruttorio debba essere utilizzato solo a valle di un’attenta attività di analisi del rischio che faccia emergere significative anomalie dichiarative, preferibilmente quando è già in corso un’attività istruttoria dell’Ufficio. Lo strumento delle indagini finanziarie, da privilegiarsi nel caso di controlli nei confronti di esercenti arti e professioni la cui posizione fiscale, in considerazione dell’attività esercitata, può essere più difficilmente riscontrabile con altre modalità istruttorie, deve sempre essere utilizzato evitando richieste di dettaglio su importi poco rilevanti e chiaramente riferibili alle normali spese personali e/o familiari e tenendo conto degli indici di capacità contributiva già conosciuti dall’Ufficio in relazione al soggetto esaminato ed al suo nucleo familiare. In tale ambito, in particolare, è stata evidenziata l’importanza che del ricorso al contraddittorio preventivo con il contribuente, attesa la rilevanza delle presunzioni stabilite dal comma 1, n. 2, secondo periodo, dell’art. 32 del d.P.R. n. 600 del 29 settembre 1973 e gli effetti che dalle stesse potrebbero derivare. È stato inoltre ribadito che scopo delle indagini finanziarie è quello di ricostruire l’effettiva disponibilità reddituale del soggetto sottoposto a controllo e sottolineato come le presunzioni fissate dalla citata norma a salva- guardia della pretesa erariale debbano essere applicate secondo logiche di proporzione e ragionevolezza, giovandosi in via prioritaria della collaborazione del contribuente e delle dimostrazioni che questi potrà addurre a titolo di giustificazione delle operazioni finanziarie rilevate, con riguardo in particolare ai prelevamenti. Appare evidente come, in tale contesto, resti in ogni caso affidata alla sensibilità dell’organo accertatore procedente la scelta, nel caso concreto, dei poteri e degli strumenti, nell’ambito di quelli messi a disposizione dall’ordinamento tributario, che meglio siano in grado, sulla base degli elementi a disposizione, di ricostruire la capacità contributiva complessiva del soggetto. Dall’esame dell’insieme delle operazioni finanziarie rilevate e dalla valutazione della relativa coerenza complessiva rispetto alla concreta realtà economico-operativa (e di conseguenza alla capacità contributiva del contribuente), infatti, l’A.F. dovrà far discendere la scelta del metodo di accertamento, anche induttivo, da adottare e, su questa base, procedere alla valorizzazione delle risultanze delle indagini finanziarie. Quello che preme segnalare è che l’Agenzia delle Entrate – Direzione Centrale Accertamento – ha attribuito valenza determinante ad un adeguato confronto con il contribuente che consente, da un lato, di rendere lo stesso partecipe, in modo tangibile e trasparente, dello sforzo quotidianamente perseguito, di esercitare i compiti istituzionali affidati all’A.F. in un contesto di leale collaborazione, buona fede, professionalità e chiarezza nelle spiegazioni. Dall’altro lato, permette all’Amministrazione Finanziaria di individuare con maggior attendibilità la sussistenza dei presupposti dell’atto in corso di definizione, con effetti positivi diretti sull’affidabilità dei controlli. D’altra parte, la condivisione, da parte dei cittadini, della strategia fiscale - unica strada percorribile per un recupero stabile del tax gap richiede un costante impegno volto a generare nei contribuenti la percezione della correttezza e proporzionalità dell’azione di controllo. In tale ottica prioritaria, particolare attenzione sarà riservata all’approfondimento dei comportamenti evasivi più gravi, individuati tra quelli che provocano distorsioni alla libera concorrenza e che amplificano la loro portata lesiva a danno dei contribuenti leali con il Fisco. La strategia del controllo, secondo le linee di indirizzo fornite, sarà quindi improntata ad una significativa selezione delle forme più insidiose di frodi ed evasioni rilevanti, abbandonando rilievi di carattere meramente formale, in coerenza con il principio della proficuità comparata e avvalendosi di specifiche analisi di rischio che consentano la individuazione dei comportamenti di maggiore pericolosità. Fiscalità NOTIZIARIO F ISCALE DEDUZIONI E DETRAZIONI Come pagare meno tasse senza essere evasori fiscali A nche quest’anno riproponiamo all’attenzione dei nostri lettori una serie di consigli utili per risparmiare qualcosa nella nostra veste di cittadini-contribuenti, utilizzando legalmente le opportunità offerte dalle norme fiscali vigenti. Non si parla, quindi, di evasione, né di sistemi analogamente fraudolenti come l’elusione fiscale: parliamo dei risparmi che derivano dal ricorso alle detrazioni e le deduzioni gli “sconti” concessi dal Fisco - e delle condizioni previste per avvalersene. E se l’argomento è questo, di conseguenza ci troviamo a parlare della dichiarazione dei redditi, un appuntamento fissato e inevitabile. Forse proprio per questo, per la inevitabile scadenza annuale, abbiamo più o meno tutti l’abitudine di tirar fuori i documenti necessari da cassetti, cartelline e contenitori vari quando si avvicinano le scadenze: in termini temporali, quindi, più o meno a marzo-aprile per i lavoratori dipendenti e i pensionati che presentano il mod. 730 tramite un Caf o un professionista abilitato, oppure a maggio-giugno per chi dichiara i propri redditi con il modello Unico. E invece è possibile, oltre che conveniente, fare un po’ il punto della situazione in autunno, dopo la fine dell’estate, per qualcuno già a settembre perché magari tenuto a presentare un 730 o un Unico integrativo per correggere/integrare Deducibili dal reddito o detraibili dall’imposta? L’IRPEF è un’imposta progressiva per scaglioni: significa che non si applica in misura unica e fissa sui redditi conseguiti, indipendentemente dal loro importo, ma che il reddito imponibile viene invece suddiviso in diversi scaglioni, a ognuno dei quali corrisponde un’aliquota d’imposta mano a mano crescente. Alla determinazione del reddito imponibile a volte si arriva già utilizzando una o più delle opportunità di risparmio consentite dalla normativa fiscale: è il caso degli oneri deducibili, che vanno a incidere direttamente sul reddito complessivo e (appunto) la dichiarazione presentata qualche mese addietro, per altri a novembre perché chiamati a versare la seconda o unica rata di acconto: con l’approssimarsi della fine dell’anno, infatti, può risultare vantaggioso fare qualcosa che, anche se al momento ci farà pagare dei soldi, fra qualche mese concreterà un segno meno per le tasse dovute per i redditi percepiti nel 2014 e che dichiareremo nel 2015 con il 730 o l’Unico, oppure un rimborso che andrà a incrementare lo stipendio di luglio o la pensione di agosto. Non è un paradosso: in pratica, il cittadino che entro il prossimo 31 dicembre pagherà fatture o ricevute per le spese che il Fisco riconosce come deducibili dal reddito complessivo o detraibili dall’imposta, nella prossima primavera, alla rituale scadenza della dichiarazione dei redditi, potrà diminuire il saldo da pagare o avere, in alternativa, un rimborso più robusto. Questo perché diverse delle spese sostenute nel corso del 2014 sono considerate rilevanti ai fini della riduzione del carico fiscale: si va da quelle contraddistinte da un evidente impatto sociale – come sono, ad esempio, gli interessi passivi pagati per il mutuo ipotecario sulla prima casa, i costi dell’istruzione secondaria e universitaria o dei contributi pensionistici volontari – a quelle che, al contrario, hanno un valore più personale, come possono essere le spese sanitarie, quelle funebri o quelle per l’assegno all’ex coniuge. che consentono, così, di ridurre il reddito imponibile, che è poi quello su cui si va a calcolare l’imposta lorda. Il calcolo dell’imposta lorda viene effettuato applicando le aliquote progressive dell’IRPEF in vigore: sono previsti cinque scaglioni di reddito (riportati nella tabella). In sostanza, mentre gli oneri deducibili permettono di diminuire il reddito imponibile, l’imposta lorda può essere ridotta per effetto delle detrazioni. Spesso, quando si parla di spese rimborsabili dal Fisco (anche in televisione), si fa riferi- 25 26 Ottobre 2014 Fiscalità REDDITO IMPONIBILE ALIQUOTA fino a 15.000 € oltre 15.000 e fino a 28.000 € oltre 28.000 e fino a 55.000 € oltre 55.000 e fino a 75.000 € oltre 75.000 € mento genericamente a quelle deducibili, senza fare alcuna distinzione di merito. In realtà, no si tratta affatto della stessa cosa, visto che: - alcune spese sostenute dai contribuenti sono deducibili dal reddito complessivo e permettono di ridurre il reddito imponibile, su cui si calcola l’imposta lorda (è il caso, ad esempio, degli alimenti versati all’ex coniuge a seguito di una sentenza di separazione o di divorzio); - le altre, che sono quelle più largamente ricorrenti (come il mutuo per la casa e le spese mediche), permettono invece di detrarre dall’imposta una quota fissa, il 19% dell’importo pagato. Si capisce quindi, anche senza bisogno di essere dei tecnici, che la differenza non è di poco conto, tutt’altro, e gli effetti prodotti in termini di risparmio possono essere notevoli. Benefici sempre più ridotti Ed è proprio partendo da queste considerazioni che, compiendo un’escursione immaginaria che ci riporti a una ventina di anni fa, più o meno, possiamo riscontrare – tristemente come in un periodo relativamente breve lo sconto fiscale garantito dal mutuo ipotecario, 23% 27% 38% 41% 43% IRPEF (LORDA) 23% del reddito 3.450 + 27% sulla parte eccedente 15.000 € 6.960 + 38% sulla parte eccedente 28.000 € 17.220 + 41% sulla parte eccedente 55.000 € 25.420 + 43% sulla parte eccedente 75.000 € da spese sanitarie, assicurazioni e spese universitarie sia stato mano a mano fortemente ridotto. Fino all’anno d’imposta 1991 (e quindi per le dichiarazioni dei redditi presentate nel 1992), tutte le spese erano considerate deducibili dal reddito complessivo: di conseguenza, come abbiamo appena visto, per un contribuente con redditi assoggettati all’aliquota del 41% che spendeva 1.000.000 delle “vecchie” lire (l’euro non c’era ancora) per il dentista o il mutuo, il rimborso fiscale che scaturiva dalla dichiarazione ammontava a 410.000 lire. Dal 1992, per alcune tipologie di spese, tra le quali proprio i mutui e le spese mediche, è stata prevista la detraibilità dall’imposta in misura fissa, con una percentuale del 27%; dallo stesso milione di lire dell’anno precedente, quindi, pagato ad esempio per il mutuo ipotecario, derivava un risparmio di 270.000 lire, invece che di 410.000 (con il beneficio che si riduce di 140.000 lire). Arriviamo così al 1995, anno in cui la percentuale di detraibilità viene ridotta dal 27 al 22%: ecco che in soli 4 anni, a fronte sempre dello stesso milione pagato, il risparmio del contribuente scende a 220.000 lire, in pratica una decurtazione molto vicina al 50%. Passano ancora un paio d’anno e nel 1997 arriva l’introduzione della franchigia di 250.000 lire per le spese mediche: da 1.000.000 di lire pagate, ad esempio, per una cura odontoiatrica, a fronte della percentuale di detraibilità del 22%, si ricava un risparmio pari al 22% di 750.000 (1.0000-250.000), cioè 165.000 lire (erano 410.000 nel ’91…). Infine, dal 1° gennaio 1998 la percentuale di detraibilità scende ancora e dal 22 arriva al 19% - in vigore ancora oggi - e queste 165.000 lire diventano 142.000. Un percorso che assicura senza dubbio, un ri- NOTIZIARIO F ISCALE Fiscalità sparmio notevole … per l’Erario… La “penalizzazione” più recente Ma non è ancora finita. Perché, a parte che viene sempre più spesso ventilata l’ipotesi, quando si parla di risparmi di spesa per lo Stato, di agire sui risparmi forniti da deduzioni e detrazioni, una ulteriore riduzione del vantaggio fiscale è stata introdotta quest’anno. Per i premi relativi alle assicurazioni sulla vita e contro gli infortuni, infatti, l’importo complessivo massimo sul quale calcolare la detrazione del 19% è pari a 630 euro, mentre fino all’anno scorso era di 1.291,14 euro. pure in un rimborso come esito finale della dichiarazione dei redditi - é quello rappresentato dagli oneri sostenuti nell’anno precedente e per i quali, come si è detto, il Fisco riconosce le deduzioni dal reddito complessivo o le detrazioni fisse del 19% della spesa affrontata. Ci sembra utile ribadire che, sia per le deduzioni sia per le detrazioni, si fa riferimento al principio di cassa: lo sconto spetta, dunque, soltanto per quelle sostenute nel corso del 2014 dal dichiarante nel proprio interesse e, per quanto riguarda le spese mediche, le assi Come alleggerire il conto da pagare Arriviamo, così, al motivo per cui secondo noi la fine dell’anno costituisce un appuntamento importante per quanti possono e vogliono ridurre gli importi eventualmente da pagare nel 2015. Anche perché alle spese di cui stiamo parlando viene applicato rigorosamente il criterio di cassa e non quello di competenza, per cui la cifra che dà diritto al risparmio fiscale deve essere stata pagata nel periodo d’imposta oggetto della dichiarazione dei redditi, quindi nel 2014. Ecco perché, se è vero che è in primavera che si comincia a raccogliere la documentazione per la denuncia dei redditi, consigliamo di non trascurare il rapporto tra la data del 31 dicembre 2014 e il risparmio fiscale che si può attuare facendo qualcosa entro questa data, poiché nella prossima dichiarazione da presentare, si tratti di un 730 o di un modello Unico, i dati reddituali indicati saranno quelli relativi all’anno che sta per concludersi. Qual è il “paradosso”? Che da un pagamento effettuato entro la fine dell’anno potrà derivare una ricaduta positiva nel momento in cui saremo chiamati a indossare le vesti del contribuente, perché un sistema assolutamente legale per pagare meno tasse – che, ricordiamo, può consistere in una riduzione delle somme da pagare a saldo op- curazioni sulla vita e contro gli infortuni, le spese d’istruzione secondaria e universitarie e i contributi previdenziali volontari, anche nell’interesse delle persone che sono fiscalmente a suo carico (in possesso di un reddito complessivo non superiore a 2.840,51 euro). Attenzione alla data Si deve prestare molta attenzione alla scadenza, in particolare quando si tratta di interessi passivi sui mutui ipotecari e di premi di assicurazione sulla vita e contro gli infortuni. Succede di frequente, infatti, che la scadenza della rata del mutuo o del premio assicurativo coincida con l’inizio o la fine dell’anno solare, e che gli interessati paghino in anticipo o in ritardo: ma qualche volta con l’anticipo o il ritardo l’anno di scadenza e quello di effettivo pagamento non coincidono. Ecco perché è importante fare molta atten- zione al momento di compilare la dichiarazione dei redditi, per non rischiare di vedersi iscrivere a ruolo dagli uffici dell’Agenzia delle Entrate le spese dedotte o detratte nell’anno di competenza invece che in quello di effettivo pagamento. Una delle circostanze più frequenti è quella della la rata del mutuo ipotecario che scade il 31 dicembre. Attenzione a non pagarla i primi giorni di gennaio, perché così si annulla il conseguente vantaggio della detrazione d’imposta spettante, che così facendo verrebbe rimandato alla dichiarazione da presentare nel 2016; lo stesso discorso vale anche per il pagamento della polizza di assicurazione sulla vita e/o infortuni. Anche se può risultare una contraddizione, posticipare una spesa che comunque deve essere sostenuta può rivelarsi ancora più dannoso per le tasche del contribuente (compatibilmente, è ovvio, con le possibilità economiche in questo particolare momento). Sempre a proposito di spese sanitarie, può accadere, ad esempio, di trovarsi nel corso di una costosa cura odontoiatrica che dura alcuni mesi, e che a questo punto dell’anno sappiamo già che durerà ben oltre le festività natalizie: in questo caso é consigliabile premunirsi chiedendo in anticipo al medico di emettere entro la fine di dicembre una fattura d’acconto sul totale concordato nel preventivo o comunicato verbalmente. Questo ci permetterà di detrarre il 19% della somma eccedente il limite di 129,11 euro nella prossima dichiarazione, oltre che di evitare il “doloroso” pagamento in unica tranche, alla fine della cura. E non dimentichiamo, infine, che anche la generosità verso gli altri permette di pagare meno tasse: chi elargisce una donazione a un’organizzazione umanitaria o a un’istituzione religiosa, quindi, unisce prodigalità e convenienza. 27 NOTIZIARIO F ISCALE Sentenze RISARCIMENTO DEL DANNO PER IL RITARDO Se il rimborso è troppo lento il Fisco paga per la svalutazione monetaria C on una ordinanza del dicembre 2013 la Corte di Cassazione ha stabilito che in materia di rimborso delle imposte non si può respingere il diritto del contribuente al risarcimento del maggior danno subito a causa del ritardo nel rimborso stesso. Quindi, se l’Amministrazione finanziaria ritarda nel rimborsare le imposte il contribuente può rivolgersi al giudice tributario per la liquidazione del danno derivante dalla svalutazione monetaria. Il motivo del contendere Nel caso oggetto della pronuncia una banca ha presentato ricorso contro l’Agenzia delle Entrate per la cassazione della sentenza con cui la Commissione Tributaria Regionale competente per territorio, confermando la sentenza di primo grado, ha respinto la domanda di risarcimento del maggior danno da svalutazione monetaria. In particolare, quella in questione è la “vecchia” imposta dovuta dalle società, l’Irpeg (Imposta sul reddito delle persone giuridiche) e i rimborsi sono quelli risultanti dalle dichiarazioni dei redditi (Mod. 760) per gli anni d'imposta dal 1988 al 1996. I giudici tributari, “dopo una serie di astratte affermazioni in diritto concernenti gli elementi costitutivi del fatto illecito del tutto scol- legate dalla fattispecie concretamente sottoposta sul giudizio”, hanno motivato la propria decisione affermando che in materia di Irpeg il pagamento degli interessi per il rimborso di imposte è regolamentato dagli articoli 44 e 44-bis del DPR n. 602/1973, che non prevedono la corresponsione di altri interessi per danni. Il ricorso dell’istituto di credito si articola sulla equiparazione della domanda della ricorrente di risarcimento del maggior danno (art. 1224, secondo comma, codice civile) a una domanda di risarcimento del danno esistenziale. La sentenza pro ricorrente Di parere opposto la suprema Corte, secondo la quale il motivo appare fondato. Secondo gli Ermellini, l’affermazione della CTR andrebbe respinta perché la norma che non prevede la corresponsione di altri interessi per danni contrasta “con l’insegnamento delle Sezioni Unite della Cassazione secondo cui anche in riferimento alle pretese restitu- torie vantate dal contribuente nei confronti dell’Erario vige il principio che, nel caso di ritardato adempimento di una obbligazione pecuniaria, può liquidarsi il danno da svalutazione monetaria”, a condizione che il creditore sostenga e dimostri che un rimborso tempestivo gli avrebbe consentito di utilizzare il denaro in modo tale da annullare gli effetti dell’inflazione (sentenze n. 16871/07 e n. 26403/10). La Commissione Tributaria ha quindi sbagliato nel ritenere non applicabile nel caso dell’obbligazione di rimborso Irpeg quanto previsto dal secondo comma dell’art. 1224 c.c. in quanto “non si può negare in astratto il diritto del contribuente al risarcimento del maggior danno da ritardo nel rimborso, salvo adottare particolare rigore nella valutazione della prova di tale danno, proprio in ragione della specialità della fattispecie tributaria”. Si propone quindi l’accoglimento del ricorso, e il rinvio della sentenza a un’altra Commissione Tributaria Regionale perché questa si attenga al principio di diritto sopra citato e proceda a un concreto e rigoroso esame delle prove offerte dalla ricorrente, verificando che la sua richiesta risulti sostenuta da specifiche indicazioni relative al danno derivato dalla indisponibilità del denaro causata dall’inadempimento dell’Amministrazione finanziaria. 29 30 Ottobre 2014 Fiscalità LIBERALITÀ E VANTAGGI FISCALI Deducibili dal reddito d’impresa le erogazioni con finalità sociali C on un interpello presentato all’Agenzia delle Entrate, è stato esposto il seguente quesito. Una banca rende noto che ogni anno effettua erogazioni liberali nei confronti di una Fondazione della quale la banca stessa è socio fondatore, evidenziando che la Fondazione è regolarmente iscritta nel Registro delle Persone giuridiche istituito presso la competente Prefettura, che non ha fini di lucro e che opera a livello nazionale e internazionale. Gli scopi della Fondazione sono elencati nell’art. 2 dello statuto e sono i seguenti: a) attività di beneficenza nei settori dell’edu- cazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria, attuate anche tramite erogazione di sussidi, provvidenze di studio, fornitura di generi alimentari e di vestiario, sovvenzioni a enti ed associazioni senza finalità di lucro; b) valorizzazione e sostegno di strutture museali e altri enti culturali senza fine di lucro anche mediante convenzioni con enti pubblici e privati; c) realizzazione, acquisto e gestione senza fine di lucro oggettivo di impianti sportivi, ricreativi e culturali, direttamente o mediante enti strumentali appositamente costituiti, in collaborazione o in associazione con altri soggetti o delegandone lo svolgimento a terzi; d) assunzione di ogni iniziativa utile alla diffusione del turismo sociale, sportivo ricreativo ed alla promozione dell’attività sportiva giovanile in tutte le discipline; e) promozione e sviluppo di attività nel campo della ricerca scientifica, con la promozione di studi, incontri e dibattiti volti a definire e ricercare i modi per la corretta e la efficace diffusione e la pratica del tempo libero e del turismo, in particolare con riferimento ad aspetti e problemi a carattere sociale, ambientale, ecologico; f) organizzazione di lavori di gruppo, corsi, seminari, conferenze e dibattiti; g) allestimento di spettacoli, mostre, proiezioni e produzioni fotografiche e cinematografiche; h) qualsiasi altra attività collegata e attinente alla realizzazione di tali progetti . L’interpellante evidenzia poi che la Fondazione agisce anche finanziando progetti di altri soggetti, citando ad esempio l’erogazione, nel 2012, di contributi per un importo complessivo di oltre 340.000 euro a favore dei seguenti soggetti: 1. per cultura, arte, turismo e sport, con finalità ricreative (177.000 €) • fondazioni e associazioni culturali che si occupano di valorizzare monumenti o territori particolari, di diffondere l’arte e la conoscenza di specifiche materie come la musica e il teatro (104.000 €); NOTIZIARIO F ISCALE Fiscalità • associazioni ed enti pubblici che promuovono attività ricreative, il turismo e lo sport nel territorio come organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus), pro loco e circoli ricreativi (23.000 €); • piscina Xyz S.r.l. (50.000 €); 2. con finalità di assistenza sociale e sanitaria (156.947 €): un ente di Pubblica assistenza (59.500€); Comuni limitrofi per finanziare vari progetti di assistenza sociale (57.847 €); • Associazioni di volontariato, organizzazioni non governative (Ong) e altre Onlus (31.200 €); • • 3. con finalità di educazione (8.950 €): • Accademie e Istituti (4.500 €); • in questo campo la Fondazione opera anche in proprio organizzando convegni e istituendo borse di studio per studenti (4.450 €). Inoltre, presentando una documentazione integrativa, la banca ha precisato che: • nel deliberare le somme da destinare alla Fondazione, attinge dal fondo beneficenza e mutualità formato con utili netti e le somme sono destinate alla Fondazione senza alcun vincolo giuridico, né per quanto riguarda gli importi che la Fondazione è tenuta a riversare, né per l’identità e la qualificazione giuridica dei soggetti destinatari delle somme; • la Fondazione svolge una funzione di catalizzatore delle risorse e delle competenze presenti nel territorio su specifiche problematiche di interesse comune, stimolando direttamente o attraverso la promozione di collaborazioni processi di innovazione e sviluppo nei settori di intervento •A sostegno di tali attività la banca fornisce alcuni esempi di progetti curati dalla Fondazione in collaborazione con partner scelti, ubicati nel territorio di competenza. Inoltre, con specifico riferimento al sostegno economico fornito dalla Fondazione alla citata società Piscina Xyz S.r.l. - struttura sportiva che gestisce un impianto e un centro fitness, di cui la Fondazione è unica socia - l’interpel- lante fa presente che lo stesso “può essere considerato come un’attività commerciale svolta non direttamente, ma attraverso la partecipazione al capitale sociale della S.r.l.”, e che la stessa Fondazione è stata più volte chiamata nel corso del tempo a sostenere l’attività della società stessa tramite l’erogazione di un “contributo a copertura della perdita d’esercizio”. Alla luce di tutto quanto premesso, la banca chiede di conoscere se la Fondazione presenta i requisiti soggettivi e oggettivi per essere inserita tra i destinatari delle erogazioni liberali cui fa riferimento l’art. 100, comma 2, lettera a), del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir), ai fini della loro deducibilità dal reddito d’impresa. La soluzione prospettata L’interpellante ritiene che la Fondazione rientri tra le persone giuridiche che possono beneficiare delle erogazioni liberali che la norma tributaria citata considera deducibili dal reddito d’impresa, poiché la stessa è dotata di personalità giuridica e persegue finalità ricreative, di assistenza sociale e sanitaria ed educative, comprese tra quelle previste dalla norma in esame. Nell’interpello viene inoltre evidenziato che la Fondazione, tramite la partecipazione nella Piscina Xyz S.r.l., svolge “un’attività com- merciale marginale rispetto alle attività complessivamente svolte e comunque strumentale e coerente con le finalità proprie della Fondazione (tra le quali si annoverano le finalità ricreative e di conseguenza quelle di promozione dello sport)”. La risposta delle Entrate Con la risoluzione n. 74/E del 29 luglio 2014, l’Agenzia ricorda che l’art. 100, comma 2, lett. a), del Tuir prevede la deducibilità delle “erogazioni liberali fatte a favore di persone giuridiche che perseguono esclusivamente finalità comprese fra quelle indicate nel 31 32 Ottobre 2014 Fiscalità comma 1 o finalità di ricerca scientifica (...) per un ammontare complessivamente non superiore al 2 per cento del reddito d’impresa dichiarato”, mentre le finalità indicate nel richiamato comma 1 del medesimo art. 100 sono quelle di “educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria o culto”. L’Amministrazione finanziaria ha già precisato, con la risoluzione n. 490 del 1980, che l’obiettivo di questa disposizione è quello di ampliare e sviluppare l’utilità sociale dell’impresa, in modo che questa sia stimolata a contribuire a un miglioramento delle condizioni sociali non soltanto dei propri dipendenti ma anche della collettività, “con la condizione espressa, peraltro, che gli organismi beneficiari svolgano un’attività caratterizzata da un elevato contenuto etico, dovendo avere esclu- siva finalità di educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria, culto e ricerca scientifica”. Inoltre, con la risoluzione n. 234/E del 2002, è stato precisato che la norma in esame privilegia l’aspetto “finalistico dell’erogazione”, circoscrivendo i destinatari delle erogazioni stesse in relazione alle finalità da questi perseguite in via esclusiva. In pratica - prosegue l’Agenzia nella risoluzione - le erogazioni liberali previste dal citato art. 100 del Tuir sono deducibili se il benefi- Erogazioni liberali fatte a favore di persone giuridiche che perseguono esclusivamente finalità comprese fra quelle indicate nel comma 1 o finalità di ricerca scientifica (...) per un ammontare complessivamente non superiore al 2 per cento del reddito d’impresa dichiarato ciario dell’elargizione: 1) ha personalità giuridica; 2) persegue “esclusivamente” una o più finalità fra quelle di educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria, culto e ricerca scientifica, non potendo, dunque, perseguire finalità diverse da quelle espressamente previste dalla norma in esame. La deduzione è quindi prevista per le imprese che effettuano erogazioni a soggetti con finalità di interesse pubblico che la norma ha valutato meritevoli di sostegno, mentre non se ne può fruire nel caso in cui il soggetto beneficiario svolga un’attività lucrativa, motivo per cui la deduzione non spetta a fronte di erogazioni effettuate in favore di società commerciali.Le elencate finalità perseguite dai soggetti beneficiari, inoltre, devono essere verificate in riferimento alle norme primarie e regolamentari del settore di competenza e/o in base alle previsioni contenute negli statuti o negli atti costitutivi dei beneficiari stessi, e anche in relazione alle concrete modalità di svolgimento delle medesime finalità. NOTIZIARIO F ISCALE FIscalità Assenza del fine di lucro e attività commerciali La delimitazione dei destinatari delle erogazioni liberali sulla base delle finalità perseguite non impedisce all’ente beneficiario di realizzare attività che si qualificano, sotto il profilo fiscale, come attività commerciali, sempre che si tratti di attività svolte in diretta attuazione delle finalità indicate dalla disposizione agevolativa e con finalità e modalità non lucrative. In particolare, sottolinea l’Agenzia nella risoluzione in commento, l’assenza del fine di lucro che, come più volte chiarito, non coincide inevitabilmente con la “non commercialità” dell’ente, deve risultare da una precisa previsione statutaria ed esprimersi nella concreta attività svolta, anche attraverso la desti- nazione del patrimonio e degli utili, di cui deve essere esclusa la ripartizione, alle stesse finalità sociali perseguite dall’ente. Le condizioni per la deducibilità Sulla base, quindi, di quanto indicato nell’istanza e nella relativa documentazione integrativa, la Fondazione svolge una funzione di catalizzatore delle risorse e delle competenze presenti nel territorio in relazione a determi- nate problematiche di interesse comune, stimolando direttamente o incoraggiando collaborazioni, processi di innovazione e sviluppo in settori di intervento “astrattamente riconducibili” tra quelli previsti dall’art. 100, comma 2, lettera a) del Tuir. In sostanza la Fondazione, nel ricevere la liberalità diventa essa stessa, nelle situazioni descritte, il soggetto distributore delle somme a favore degli organismi che svolgono direttamente le attività tutelate dalla norma agevolativa. La circostanza, poi, che la Fondazione persegua le proprie finalità intervenendo, tra l’altro, a sostegno di progetti in settori riconducibili tra quelli previsti dall’art. 100 anche realizzati da soggetti terzi, non impedisce l’applicabilità della norma in questione - come indicato saggi di denaro tra enti diversi, come ha già chiarito, sia pure con riferimento alle cosiddette Onlus erogative, la circolare n. 12 del 2009. L’Agenzia ritiene, peraltro, che la specifica destinazione delle erogazioni fatte dalla banca alla Fondazione e da questa a soggetti terzi implichi, da un lato, la necessità che la donazione sia tracciabile nei suoi passaggi attraverso strumenti bancari e postali che mettano in evidenza la particolare causa del versamento, e dall’altro, l’esistenza di un piano di lavoro già definito e non di un programma generico prima dell’effettuazione dell’erogazione da parte della banca, nell’ambito di una o più delle finalità previste dall’art. 100. In relazione al caso prospettato e sulla base delle osservazioni svolte, il parere dell’Ammi- anche nella risoluzione n. 411/E del 2008 – a condizione, però, che questi ultimi: nistrazione finanziaria è che possano essere ammesse in deduzione ai sensi della norma vigente soltanto le somme erogate dalla società istante alla Fondazione nel rispetto delle condizioni sopra precisate, con la conseguente esclusione, in particolare, degli importi riversati dalla Fondazione a soggetti che svolgono attività lucrative, come sono, nello specifico, quelli destinati alla Piscina Xyz che, in quanto società a responsabilità limitata, non possiede le caratteristiche non lucrative sopra descritte. 1) siano in possesso degli stessi requisiti dei soggetti destinatari delle erogazioni liberali previste dall’art. 100, ovvero personalità giuridica, finalità non lucrative e perseguimento esclusivo delle finalità previste dalla norma; 2) realizzino “direttamente” i progetti, perché non è autorizzato, infatti, il fenomeno delle erogazioni a catena attraverso plurimi pas- 33 Entrate FISCO E PROFESSIONI U Compensazione e visto di conformità n ragioniere commercialista, iscritto all’ordine dei Commercialisti ed Esperti contabili, abilitato alla trasmissione telematica della dichiarazione, con un interpello ai sensi dell’art. 11, legge n. 21/2000, ha chiesto chiarimenti in merito alla possibilità di apporre il visto di conformità alla propria dichiarazione, in modo da consentire l’utilizzo in compensazione dei crediti relativi alle imposte dirette superiori a 15.000 euro. Come previsto dalla normativa citata, secondo la soluzione interpretativa prospettata dall’istante, è corretto apporre sulla propria dichiarazione dei redditi il visto di conformità, senza doversi rivolgere all’azione di un altro professionista abilitato. Il parere delle Entrate Nella risposta, fornita con la risoluzione n. 82 del 2/9/2014, l’Agenzia ricorda che l’art. 1, comma 574, della legge n. 147/2013, dispone che “A decorrere dal periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2013, i contribuenti che, ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, utilizzano in compensazione i crediti relativi alle imposte sui redditi e alle relative addizionali, alle ritenute alla fonte di cui all'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, alle imposte sostitutive delle imposte sul reddito e all'imposta regionale sulle attività produttive, per importi superiori a 15.000 euro annui, hanno l'obbligo di richiedere l'apposizione del visto di conformità di cui all'articolo 35, comma 1, lettera a), del citato decreto legislativo n. 241 del 1997, relativamente alle singole dichiarazioni dalle quali emerge il credito”. Le prime delucidazioni riguardanti l’ambito applicativo di tale disposizione sono stati fornite con la circolare n. 10/E del 2014, con la quale l’Amministrazione ha precisato che, analogamente a quanto già previsto in materia NOTIZIARIO F ISCALE 35 36 Entrate Ottobre 2014 di Iva dall’art. 10 del decreto legge n. 78/2009, l’obbligo dell’apposizione del visto di conformità della dichiarazione riguarda esclusivamente la “compensazione orizzontale” dei crediti relativi alle imposte citate per importi superiori a 15.000 euro. Riguardo la compensazione dei crediti Iva, la circolare n. 57/E del 2009 ha chiarito che l’apposizione del visto di conformità sulle dichiarazioni - previsto dall’art. 35 del D.lgs. n. 241/1997 - in via generale rappresenta uno dei livelli dell’attività di controllo sulla corretta applicazione delle norme tributarie che la normativa ha attribuito a soggetti terzi rispetto all’Amministrazione finanziaria. ture contabili obbligatorie ai fini delle imposte sui redditi e dell’Iva; • la corrispondenza dei dati indicati nella dichiarazione alle risultanze delle scritture contabili; • la corrispondenza dei dati esposti nelle scritture contabili alla relativa documentazione (art. 2, comma 2, decreto n. 164/1999). Sempre la circolare n. 57 del 2009 ha chiarito che sono abilitati a rilasciare il visto di conformità, tra l’altro, i soggetti indicati alle lettere a) e b), del comma 3 dell’art. 3, DPR n. 322/1998, abilitati alla trasmissione telematica delle dichiarazioni, ovvero: • gli iscritti negli albi dei Dottori commercia- per la subcategoria tributi, in possesso di diploma di laurea in giurisprudenza o in economia e commercio o equipollenti o diploma di ragioneria. Alla luce di tali premesse, nella risoluzione n. 82/2014 l’Agenzia afferma che i professionisti in possesso dei requisiti previsti dalla citata normativa, che intendono utilizzare in compensazione orizzontale i crediti relativi alle imposte sui redditi e alle relative addizionali, all’Irap e alle ritenute alla fonte che scaturiscono dalla propria dichiarazione, possono autonomamente apporre il visto di conformità sulla stessa, senza l’obbligo di rivolgersi a terzi. A sostegno di tale tesi, viene inoltre fatto Nello specifico, con l’apposizione del visto previsto dal comma 1 del citato art. 35 viene attestata: • l’esecuzione dei controlli diretti a verificare la regolare tenuta e conservazione delle scrit- listi e degli Esperti contabili e in quelli dei Consulenti del lavoro; b) gli iscritti, alla data del 30/9/1993, nei ruoli di Periti ed Esperti tenuti dalle Camere di commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura riferimento ai chiarimenti contenuti nella circolare n. 54/E del 2001 in relazione all’asseverazione degli elementi contabili ed extra contabili rilevanti ai fini degli studi di settore. Fonte: www.agenziaentrate.gov.it NOTIZIARIO F ISCALE Sentenze CASSAZIONE E DICHIARAZIONE DEI REDDITI Dichiarazione, l’errore materiale si corregge anche in contenzioso L a possibilità di correggere la dichiarazione dei redditi una volta presentata è stata di frequente oggetto di pronunce della Suprema Corte. In una di queste, dello scorso mese di maggio, si legge che in caso di errore materiale nella compilazione il contribuente può modificare anche in sede contenziosa la propria dichiarazione, ma deve trattarsi di un errore di fatto o di diritto che abbia effetti sull’imposizione fiscale. Nel caso in cui, poi, risulti un credito d’imposta, il giudice tributario può concedere il rimborso soltanto se dai documenti risulti il silenzio rifiuto formatosi sulla relativa istanza. L’errata indicazione dei redditi Nel caso in esame gli eredi di un signore avevano presentato ricorso avverso una cartella di pagamento Irpef generata dal controllo automatizzato della dichiarazione (art.36-bis, Dpr n. 600/1973). Alla base del ricorso gli vore del contribuente: e di conseguenza chiedevano sia l’annullamento della cartella sia il rimborso del credito determinatosi in favore del ricorrente a seguito dell’errore. I pareri discordanti delle Commissioni Tributarie eredi rilevavano che la pretesa fiscale scaturita dal controllo dipendeva da un mero errore materiale del contribuente, che aveva assoggettato gli emolumenti percepiti come arretrati (per un importo complessivo di 158.407.000 lire) a tassazione ordinaria, invece di indicarli come reddito soggetto a tassazione separata. Nel ricorso si sosteneva, inoltre, che l’errore era tale da determinare non solo l’azzeramento della somma a debito della cartella impugnata, ma l’insorgenza di un credito d’imposta in fa- I giudici della Cassazione, invece, non hanno concordato con questa decisione sostenendo che “per opporsi alla maggiore pretesa tributaria dell'amministrazione finanziaria espressa in atto impositivo il contribuente, alla luce dei principi costituzionali di capacità contributiva e di buona amministrazione, può emendare anche in sede contenziosa la propria dichiarazione fiscale (che sia dichiarazione di scienza) allegando errori, di fatto o di diritto, commessi nella relativa redazione e incidenti sull’obbligazione tributaria”, richiamando una serie di precedenti sentenze, tra le quali: n. 15063 e n. 17394 del 2002, n. 10356 del 2006, n. 1708 e n. 5738del 2007, n. 29738 37 38 Sentenze del 2008). La competente Commissione Tributaria Provinciale dichiarava però inammissibile il ricorso, decisione che a seguito dell’appello presentato dagli eredi del contribuente, veniva riformata dalla Commissione Tributaria Regionale. In particolare, i giudici d’appello, ritenuta l’ammissibilità del ricorso e riscontrata la effettiva presenza dell’errore materiale nella dichiarazione, accoglievano l’opposizione dei ricorrenti sia con riguardo alla richiesta di annullamento della cartella che riguardo al rimborso richiesto. La decisione degli Ermellini Contro questa decisione proponeva ricorso per cassazione l’Agenzia delle Entrate, sostenendo che, trascorso il termine di 18 mesi sancito dall’art. 38 del Dpr n. 602/1973 dal pagamento in ottemperanza alla dichiarazione, si doveva ritenere preclusa al contribuente ogni possibilità di rettifica della dichiarazione Ottobre 2014 stessa. La Cassazione riteneva fondata tale opposizione limitatamente al punto della sentenza che, “dichiarando dovuto il rimborso richiesto”, accorda agli eredi ricorrenti anche la restituzione del credito d’imposta. In proposito, si legge nella sentenza in commento, più che per la decadenza connessa al termine del citato art. 38, per il fatto che nel quadro del contenzioso tributario il diritto al rimborso di importi indebitamente corrisposti dal contri- buente può essere realizzato giudiziariamente soltanto attraverso l’impugnazione del silenzio-rifiuto dell'Agenzia, e della cui formazione, nel caso specifico, non si è riscontrata traccia negli atti, nemmeno nelle dichiarazioni degli interessati. In conclusione, quindi, il ricorso deve essere in parte accolto, con cassazione della sentenza impugnata limitatamente alla richiesta di annullamento della cartella esattoriale.
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