Centonove 45-2014

ANNO XXI Numero 45
28 NOVEMBRE 2014
SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO
POSTALE A REGIME
SOVVENZIONATO 45% (ME)
SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA
L’INCHIESTA
EURO 1,50
Siamo a secco
COMUNE DI MESSINA AD UN PASSO DAL DISSESTO
MA C’È CHI GUADAGNA CENTOMILA EURO L’ANNO.
LA MAPPA DEI PAPERONI DI PALAZZO ZANCA
28 Novembre 2014
il punto
EDITORIALE
Una vita a colori
per Centonove
DAL PROSSIMO numero Centonove
sarà nelle edicole di tutta la Sicilia
giovedì mattina, anziché venerdì, con
altre due novità: il giornale sarà fullcolor, cioè tutto a colori, e sbarcherà
contemporaneamente su Internet:
sarà previsto l’acquisto digitale della
copia singola, ma anche
abbonamenti trimestrali, semestrali e
annuali. Perché queste
trasformazioni? Sono i tempi che lo
chiedono. E Centonove, come è nella
sua tradizione giornalistica, è al passo
con i tempi del nesw-magazine,
arriva senza fretta su internet. Un
mercato che ha messo in crisi il
tradizionale modo di fare
giornalismo, ma che propone anche
nuove opportunità da cogliere.
Internet abbatte le barriere, ma non
deve abbattere i contenuti del
giornalismo di qualità, quello per il
quale i lettori da vent’anni sono
disposti a spendere un euro e
cinquanta, l’equivalente di due caffè.
Centonove arriva su Internet con la
forza del suo “brand”, in punta di
piedi, convinto che il giornalismo di
inchiesta ha ancora il suo cuore
pulsante nella carta: se si
dimenticano le origini, nell’albero
della vita, crescono rami avvizziti.
Oggi su Internet c’è tanto, forse
troppo. Centonove continuerà a
selezionare le notizie che meritano
un approfondimento e riporterà, in
breve, le chicchè, che ne fanno la
differenza. Lo slogan della
campagna, anche sulla rete,
ironicamente sarà: ”Chi ha detto che
i giornali non servono più?”.
Il giornale su Internet vuole
soddisfare quei lettori digitali che
anche da altre città leggono
Centonove; l’ampliamento della
diffusione sulle edicole conferma
invece ancora una volta la nostra
presenza sul territorio e sulle edicolechiave della Regione e della Capitale.
Perché Centonove, a pensarci, è un
piccolo orgoglio siciliano. Da Napoli
in giù, non è un merito, è l’unico
giornale con le caratteristiche che i
lettori ci riconoscono. Un giornale
combattivo. Piccolo sì, ma un vero
giornale. Che a 22 anni dalla nascita
fa cose da grandi.
Se la politica divorzia dai cittadini
DI
DOMENICO BARRILÀ
DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE sono
gemelli identici, non possono essere scissi. Se
cominciano ad andare ognuno per la propria
strada qualcosa non sta funzionando. I fenomeni
sociali sono un linguaggio, molto esplicito e spesso perentorio,
anche se qualcuno trova comodo ignorarli perché preferisce
seguire i propri sentieri interiori. Bisogna però stare attenti,
perché riflessioni soggettive troppo discoste dalla realtà possono
trasformarsi in deliri, complicando le cose per tutti, per sé stessi
ma soprattutto per le comunità, quando si ricoprono
responsabilità di governo. Usare l’astensionismo in maniera
funzionale ai propri argomenti può essere una furbata, tra le
tante perpetrate quotidianamente dalla politica, un mezzuccio,
ma i fatti rimangono e quelli dicono che tra la politica e i
cittadini il muro divisorio va ispessendosi. Tuttavia può esservi
qualcosa di peggio che strumentalizzare un fenomeno
(comunque evidente): ignorarlo oppure derubricarlo a
questione marginale. Questo atteggiamento evoca tratti di
superficialità che a chi scrive non paiono casuali, avendo
sempre descritto l’attuale presidente del consiglio come una
persona inadatta a interpretare l’ostinata grandezza di questo
Paese, che resiste miracolosamente all’evidente dilettantismo
(tecnico, politico e morale) di chi lo governa da alcuni decenni,
con qualche eccezione encomiabile. Un Paese che resiste a un
sindacato il quale, come la politica, rifiuta di fare i conti con la
realtà e respinge ideologicamente l’idea che il patrimonio
dell’Italia sono coloro che lavorano e coloro che il lavoro lo
creano, e quindi scindere i due poli non aiuta nessuno dei
protagonisti, anzi mina l’intero sistema. Non esistono lavoratori
bravi e imprenditori cattivi o viceversa. Questo è uno schema
infantile che nega le sfumature e si preclude la possibilità di
intervenire cercando soluzioni di interesse condiviso, portando il
pensiero oltre le tessere. Una rivoluzione oggi impensabile,
considerate le incrostazioni culturali presenti. Abbiamo poteri
politici discutibili, maggioranza e opposizione, decisamente
Caporedattore: Graziella Lombardo Vicecaposervizio: Daniele De Joannon In redazione: Gianfranco Cusumano, Alessio Caspanello, Michele Schinella Segretaria di redazione: Rossana Franzone, Rosa Lombardo, Francesco
Pinizzotto. Editore: Kimon scrl, via San Camillo, 8 Messina. Tel. 090 9430208
Fax: 090 9430210 P. IVA 02131540839 Registrazione Tribunale di Messina
n. 11-92 del 4 maggio 1992. Iscritto al Registro Operatori della Comunicazione
n° 17229. Stampa: Sts - Società tipografica siciliana spa Strada 5 n. 35 Zona
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grafico: Davide Lopopolo per Psychodesign www.psychodesign.it.
Internet: http://www.centonove.it
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centonove
SETTIMANALE REGIONALE
DI POLITICA CULTURA ED ECONOMIA
Direttore responsabile
Enzo Basso
Garante del lettore: Attilio Raimondi
centonove pagina 2
impari rispetto alla complessità della situazione, ma i
contropoteri e i contrappesi non sono meglio. Non si ascoltano
gli italiani, l’astensionismo serissimo di domenica 23 novembre
viene usato dagli uni e dagli altri per rinfacciarsi le reciproche
mancanze, ma nessuno è veramente interessato a capire cosa
stia realmente accadendo. Come genitori che, attratti dal pianto
di un neonato nella culla, litigano di paste scotte o di camicie
stropicciate, ignorando il bambino. I politici vogliono solo
passare la nottata, tanto il loro sole sorge comunque. Quello che
è arriva alle urne è un campanello d’allarme che soltanto un
incosciente presuntuoso può sottovalutare, soprattutto perché
arriva da due regioni tra loro diversissime, assumendo maggiore
significato sociologico, sebbene sembri pesare di più
l’astensionismo emiliano, perché rompe una tradizione che negli
anni aveva fatto di questa regione terra di servizi (dalle
biblioteche agli ospedali) di livello davvero europeo. Il Paese
non è stufo solo della politica e dei suoi attuali banalissimi
occupanti, ma rischia di non credere più in niente, perché in
giro vedono solo chiacchieroni pronti a chiedere sacrifici,
mentre con un solo mandato parlamentare si arricchiscono.
Oggi nessuno è titolato a chiedere alcunché ai cittadini se prima
non dimostra coi fatti di avere rinunciato a parte delle proprie
sicurezze. Non importa se i risparmi conseguenti non
risolveranno tutti i problemi che abbiamo di fronte. Il valore
simbolico sarebbe enorme, ci darebbe la certezza che i
governanti vivono sulla nostra terra e sentono quello che sente
l’ultimo dei disoccupati. Senza questa svolta tutto resterà un
gioco, lo stesso di ieri, in cui a perdere saranno sempre quelli
che perdono dalla notte dei tempi, per abitudine. Occorre
attaccare i diritti acquisiti, lo ripeto, almeno per quella quota
che supera la soglia del pudore, qualcuno di dirà che ciò è
sovversivo, ma c’è qualcosa di più sovversivo ed è la violenza di
coloro che lucrarono vantaggi da uno Stato debole e
compiacente, sottraendo (o derubando) pane e speranza al
resto dei cittadini.
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28 Novembre 2014
riservato
MESSINA. Il portiere della Juventus prova a chiudere l’accordo per l’acquisto dei locali. Ma il proprietario Sergio chiede almeno due milioni
Ritrovo Billè, Marco Storari in trattativa
MESSINA. Trattativa in corso tra il
portiere della Juventus, Marco Storari,
e l’ex presidente nazionale di
Confcommercio, Sergio Billè. Oggetto
della contrattazione sono i locali dello
storico ritrovo di piazza Cairoli che ha
chiuso i battenti (dopo la sesta
gestione) per l’ennesima volta. In
questo caso, però, il calciatore, che
ormai è più messinese di Billè (il quale
sta sempre a Roma), non punta a
rinnovare i “fasti” del bar pasticceria
con un contratto di affitto che includa
botteghe e licenze, ma acquistare
direttamente l’immobile. Tra il dire e il
fare, però, c’è di mezzo il mare di euro
che il proprietario chiede: si parla di
non meno di due milioni, considerati il
numero delle luci e la posizione
privilegiata. Dal canto suo, Storari
sarebbe disposto a investire, ma una
cifra di minore entità. Non è il primo
investimento che “Marcone”, come lo
chiamano gli amici dello Stretto, fa a
Messina. Recentemente, infatti, ha
acquistato le botteghe ex Carifi
dell’isolato 88, andate in vendita perché
pignorate al Comune che non aveva
fatto valere il blocco determinato
dall’adesione al cosiddetto
“Salvacomuni”. Storari, sposato con
Veronica Zimbaro, figlia di uno dei
più noti rosticceri di Messina, non è il
MESSINA
Trafugati file a Confcommercio
La denuncia di Picciotto
MESSINA. La denuncia, in maniera
riservata, è stata presentata dal
presidente della Confcommercio di
Messina Carmelo Picciotto ai carabinieri
della stazione Arcivescovado e ha
dell'incredibile: ignoti si sarebbero
introdotti di notte nella sede
dell'associazione e avrebbero trafugato
elenchi di iscritti e alcuni file personali del
presidente e del direttore generale.
Dalle finestre e della porta di ingresso non
sarebbero state notate effrazioni, segno
che l'autore dell'incursione ha a
disposizione le chiavi dell'associazione e
l'accesso al sistema informatico. Un giallo
sul quale si cercherà di fare luce, affidando
una perizia agli agenti specializzati della
polizia postale, chiamati a valutare se
sono stati inseriti nella posta
dell'associazione dispositivi utili a
catturare i messaggi o a distruggere,
attraverso appositi virus, la
documentazione conservata.
TOP SECRET
MESSINA
L’ingegnere Pizzino “raddoppia”
i posteggi in via La Farina
MESSINA. Mario Pizzino,
dirigente del Dipartimento
Mobilità Urbana del Comune di Messina, con propria
determina
ha
accettato l’offerta formulata dalla Fast Park Sistema Srl per spostare in
via La Farina, l’attuale parcheggio, che si trova in
prossimità del Palasport,
raddoppiando i posti macchina esistenti. E’ in corso
la stipula del contratto
d’appalto.
Marco Storari e Veronia Zimbaro
BENI CULTURALI
primo a mettere radici in città e a
decidere di investire. Vanno infatti
ricordati l’ex portiere della squadra
cittadina, Mimmo Cecere, che ha
aperto il Vulkania in Galleria, o gli
impianti sportivi di Carmine Coppola.
Tornando a Billè, la vendita
chiuderebbe definitivamente quella che
ormai è diventata una telenovela le cui
stagioni corrispondono alle gestioni.
Gestioni rese difficili da un affitto alto
(di base 12 mila euro), comprendente
non solo i locali, ma anche il nome e,
soprattutto, una vecchia licenza che
permette il mantenimento dei servizi
igienici non più a norma. Gli ultimi a
tenere aperti lo storico ritrovo sono
stati Bruno Cilento e i suoi soci, che
alla fine hanno deciso di lasciare per
puntare sul centro storico, rilevando il
Catalani in piazza Catalani, attualmente
in fase di ristrutturazione. Una mezza
idea di riaprire Billè, ma utilizzando il
proprio nome, l’aveva il pasticcere
Ragusa, che non ha chiuso l’accordo con
il proprietario.
SOMMARIO
PRIMO PIANO
6/9. Messina verso il dissesto
Il Comune a un passo dal default non smette
di erogare premi ai dirigenti. Che arrivano a
guadagnare 100 mila euro in più
POLITICA
11. Attaguile, il Carroccio di Sicilia
Ex Dc, è il volto di Salvini nell’isola
12. Messina, ecco i Leanza boys
Prima assemblea costituente del nuovo movimento creato dall’ex leader di Articolo4
13. Onorevole assente
La top ten sulla produttività dei parlamentari.
Bocciato Lo Monte
14. Incognita Orifici
Nuove dimissioni all’orizzonte a Patti
SICILIA
15. Ateneo, pioggia di ricorsi
Approdano in commissione elettorale tre contestazioni sul voto per gli organi superiori
16/17. Piemonte, il “neuroleso”
Il destino incerto dello storico ospedale
18. Nulla succede per Cas
Si allarga l’inchiesta sulle mazzette autostradali
19. Rifiuti, nuova emergenza
Chiuse le discariche in Sicilia. Mentre a Messina...
20/21. Stretto, l’ultimo cacciatore
Il pluripremiato Loepardi “gira” tra Lipari,
Punta Faro e Ganzirri
22. Docenti a lezione
Il linguista Sabatini incontro gli insegnanti
ECONOMIA
23. Picciotto sotto tiro
Confcommercio Messina si spacca
25. Gal, opportunità marketing
7 milioni dalla Regione. Ecco come e a chi
POSTER
27. Cinughi, il prete viaggiatore
Sacerdote senese alla scoperta della Sicilia
28/29. Gli artisti che verranno
A Messina una mostra alla Gaam per dare uno
sguardo agli artisti di domani
32/33. Italia “Concordia”
Tra povertà e violenza, i possibili scenari della
nostra deriva
RUBRICHE
4-5. Settegiorni
26. Qui Europa / Consumatori
26. Consulenti
30/31. Libri/La Classifica/Lacerti di Letture
34/35. Spettacoli
36. Mostre
38-39. Lettere & Commenti
38. Qui Scuola / Heritage / Ecologia
39. Eliodoro / 150 Parole da Palermo
39. Antibuddaci / Animal House
centonove pagina 3
Pennone del Campanile del Duomo,
la ditta Bossa ultima i restauri
MESSINA. Potrebbe tornare al più presto in cima
al campanile del Duomo di
Messina il pennone con
bandiera in ferro battutto,
precipitato nel 2012. A restaurare il manufatto pesante
circa
500
chilogrammi è stato il tornitore Bossa di Messina,
incaricato dalla Curia Arcivescovile, che è riuscito a
consolidarlo
inserendo
un’anima d’acciaio all’interno.
MESSINA
Nonno Vigile, convenzione
tra “Stai con noi” e Comune
MESSINA. Una convenzione tra il Comando dei
vigili urbani di Messina e
l'associazione "Stai con
Noi" per istituire "Nonno
Vigile", la figura dell'anziano che assiste i bimbi a
uscire fuori dalla scuola. E'
stata discussa tra il generale Calogero Ferlisi e il
portavoce dell'associzione
Fabio Puglisi, che ha già
contattato alcune università della terza età per fare
svolgere ai "nonni" candidati al fischietto, gli appositi corsi di formazione al
codice stradale.
28 Novembre 2014
CHI SALE
Giovanni Ardizzone
PALERMO. Il presidente dell’Ars, anziché far riconiare i
medaglioni commerativi in
bronzo massiccio della VXI
legislatura, ha chiesto ai cesellatori di cancellare il nome
del predecessore, Francesco
Cascio, e sostituirlo con il suo.
Un caso unico di risparmio
istituzionale, che ha scatenato la caccia dei collezionisti.
Davide Gambale
MESSINA. Il direttore di Messinaoggi sta valutando l'ipotesi di candidarsi a fare da
centravanti per la squadra di
calcio dei giornalisti messinesi. Da piccolo giocava
come portiere, ma ora, con la
mole e con l'età, più che difendersi, pensa al ruolo di attaccante, assicurando di essere un vero "panzer".
Salvatore La Macchia
MESSINA. "Il fatto non costituisce reato". Tra tante tribolazioni per la formazione
professionale, l'ex amministratore dell'Ato, assistitito
dall'avvocato Carmelo Scillia, si è visto prosciogliere
dall'accusa di non avere
svolto a dovere i lavori di
scerbatura affidati alla cooperativa Agrinova. Una
"macchia" in meno.
Luisa Barbaro
MESSINA. Piglio deciso, carriera importante ma un
cuore da dottoressa Peluche.
La responsabile del consultorio di via del Vespro ha
commosso la platea relazionando sugli “Aspetti clinici
della violenza visti dal ginecologo” al convegno “Donne
che amano troppo” svoltosi
all’Università di Messina in
occasione della giornata contro la violenza di genere.
Piero Adamo
MESSINA. Il consigliere comunale di Messina approda all’Anci nazionale.
Nel corso della XXXI assemblea annuale dell’Associazione comuni italiani,
Adamo è stato eletto
membro del Consiglio Nazionale in rappresentanza
di Fratelli d’Italia.
settegiorni
PROTOCOLLI D’INTESA
La Regione assume
i testimoni di giustizia
PALERMO. La Regione Sicilia assume come
dipendenti testimoni di giustizia. Il
protocollo d’intesa è stato firmato al
Viminale tra Commissione Centrale per la
protezione dei testimoni, presieduta dal
viceministro dell'Interno, Filippo Bubbico, e il
presidente della Regione Rosario Crocetta.
"Col Protocollo diamo il via libera alle
assunzioni dei testimoni di giustizia nella
Regione siciliana - ha evidenziato il
governatore, Rosario Crocetta - nell'ambito
delle procedure previste dalla legge e con il
rispetto delle garanzie di sicurezza. Ci
proponiamo, inoltre, di incontrare la
Conferenza delle Regioni per proporre un
accordo che preveda anche procedure di
mobilità presso altre Regioni". Il viceministro
Bubbico, nel ringraziare la Regione, per
l'impegno e la sensibilità mostrata sul tema,
ha sottolineato come: "I sempre tanto
auspicati rapporti di leale cooperazione tra
Stato e Regioni, trovano in questo Protocollo
una proficua attuazione". "Finalmente
giustizia è fatta", dice Giuseppe Carini, teste
chiave nel processo agli assassini di Padre
Pino Puglisi. "Sono sopraffatto dalla gioia aggiunge - dopo anni di sofferenze giustizia
per i testimoni è fatta, e penso anche a chi è
stato costretto a vivere in altre regioni".
Carini è entrato nel programma di
protezione rinunciando agli studi e a una
vita normale prima dell'approvazione della
legge sui testimoni di giustizia, che fino a
quel momento li equiparava ai collaboratori.
"Sono particolarmente grato al viceministro
Bubbico, al senatore Beppe Lumia e
all'onorevole Giampiero D'Alia - dice - che
hanno seguito in modo instancabile noi
testimoni in questo traguardo. Sognare è
bello, ma realizzarlo è ancora di più".
SOCIETÀ
Bagheria, pochi incassi: chiuse il museo Guttuso
PALERMO. Chiude il museo Guttuso, ospitato a Villa Cattolica, a Bagheria, dopo che è
stato appurato che la galleria d'arte incassa 20 mila euro l'anno ma le spese sono 480
mila euro. L'ha deciso il sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque, che si accinge a firmare
l'ordinanza: "Si tratta di una chiusura temporanea, non solo legata ai lavori di
ristrutturazione che dovrà subire il museo, ma discende anche dalla situazione
economica e gestionale della struttura".
Rocchi Chinnici, incontro con Iannelli e De Pasquale
MESSINA. “Rocco Chinnici: la storia mai raccontata del giudice che sfidò gli
intoccabili”. E il titolo del libro di Fabio De Pasquale ed Eleonora Iannelli che
parteciperanno all’incontro venerdì 28 novembre alle ore 17 Il Lions club di Messina,
organizzato da Lions Club in collaborazione con Ordine degli avvocati e Libreria
Bonanzinga. Interverranno i magistrati Emanuele Crescenti e Giuseppe Minutoli, il
giornalista Enzo Raffaele e Giovanni Paparcuri, unico sopravvissuto alla strage.
Messina prima festa del Sorriso per i bambini autistici
MESSINA. L'Associazione "Anch'io sono autistico"onlus organizza in collaborazione con
la ludoteca "C'era una volta", la prima festa del Sorriso presso L'Oasi Madonna del
Sorriso, a Pace, che si svolgerà domenica 30 novembre a partire dalle 9.30. Infatti in
questa occasioni i ragazzi affetti dal disturbo dell'autismo trascorreranno una giornata
con le loro famiglie all'insegna del divertimento.
MESSINA. “Inaugurazione” all’università col presidente nazionale Calderone
Consulenti lavoro, arriva il corso di laurea
MESSINA. “Consacrata” con la presenza di Marina Calderone, presidente
nazionale dei Consulenti del lavoro, oltre che presidente del Cup, l’organismo
che raggruppa tutti gli ordini professionali italiani, dai giornalisti ai notai,
l’inaugurazione all’Università di Messina del corso di laurea, coordinato da
Cetty Parrinello, sulla Consulenza del Lavoro. 250 professionisti sparsi in quasi
l’80% dei comuni messinesi, il ruolo del consulente del lavoro è rinnovato
oggi da una problematica in continua evoluzione, non solo di tipo
contrattuale: il consulente fa da cuscinetto tra il dipendente e l’imprenditore
per la corretta applicazione dei contratti di lavoro, oggi sempre più numerosi,
secondo il settore, e “atipici”. Marina Calderone, accompagnata dal
presidente della Fondazione studi Rosario De Luca e dal presidente
provinciale dei consulenti del lavoro Carlo Maletta, ha incontrato il rettore
Pietro Navarra e il prorettore, Carlo Mazzù. San Pier Niceto, il comune della
provincia di Messina che ha dato i natali al papà di Marina Calderone, l’ha
insignita di recente della cittadinanza onoraria.
INIZIATIVE. Unica tappa in Sicilia dell’esposizione fotografica che illustra la storia dell’integrazione
La cittadinanza in Europa, mostra-evento a Venetico
VENETICO. Si inaugura venerdi 28
novembre alle ore 10,30, alI"Urban
Center" di Venetico la mostra fotografica
"La cittadinanza in Europa dall'antichità ad
oggi". L'evento, unica tappa in Sicilia, si
propone di illustrare la storia
dell’integrazione europea e il concetto di
cittadinanza nelle diverse valenze assunte
nel corso delle differenti epoche, dal
periodo greco-romano fino all’età
moderna. Ad organizzare la mostra il
Consorzio Tirreno Ecosviluppo 2000 in
collaborazione con il Comune di Venetico
che hanno abbracciato l'iniziativa
promossa dal Dipartimento Politiche
Europee della Presidenza del Consiglio dei
Ministri, dal Parlamento Europeo, dalla
Commissione Europea, in collaborazione
con il Ministero degli Affari Esteri e a cura
del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali. A tagliare il nastro
dell'esposizione saranno il presidente del
Consorzio, Matteo De Marco, ed il sindaco
L’immagine nella locandina dell’evento
di Venetico, Francesco Rizzo, entusiasti
di aver portato nell'Isola, dopo il
successo ottenuto già in dodici città
italiane, tra cui Venezia, questo
centonove pagina 4
allestimento che porta con se il
“compito istituzionale di comunicare
l'Europa a livello nazionale e locale, con
l'obiettivo di far conoscere, attraverso
l'aiuto di immagini storiche, non solo
l'Europa e l'azione dell'Italia al suo
interno, ma sopratutto il valore
aggiunto della cittadinanza europea”.
L'evento coinvolge le municipalità di
Condrò, Monforte San Giorgio, Pace del
Mela, Roccavaldina, San Pier Niceto,
Rometta, Venetico, Villafranca Tirrena,
Gualtieri Sicaminò, Santa Lucia del
Mela, Saponara, Spadafora, San Filippo
del Mela, Torregrotta, consorziati nella
“Tirreno Ecosviluppo 2000", che opera
sul territorio con numerosi progetti che
vanno dalla promozione territoriale,
alla sicurezza, agli scambi internazionali
giovanili, alle azioni a sostegno del
lavoro, all'animazione culturale.
L'ingresso alla mostra è gratuito e sarà
visitabile sino al prossimo 18 dicembre.
settegiorni
VILLAFRANCA TIRRENA. Dai banchi di scuola al Comune. Così gli eletti
Piccoli amministratori crescono
VILLAFRANCA. Piccoli amministratori crescono a
Villafranca Tirrena. Dai banchi di scuola a quelli del
comune si passo è stato breve e così durante
l'ultimo civico consesso (lo scorso 21 novembre) è
avvenuta la proclamazione della nuova giunta
comunale dei ragazzi. Forte di ben 145 preferenze
Martina Ferri, della media “Leonardo Da Vinci”, è
stata eletta baby sindaco di Villafranca. L'aula
consiliare, così, è stata affollata per una mattina
da tutti gli alunni delle classi elementari e medie
che hanno assistito alla consegna della fascia
tricolore per il loro nuovo rappresentante. Dopo i
saluti ai presenti ad inizio cerimonia il sindaco,
Matteo De Marco, ha nominato tutti gli eletti al
Consiglio comunale dei Ragazzi “che – ha
ricordato – rappresenta tutta la comunità
scolastica e ne fa da portavoce. I ragazzi possono
cominciare a prendere atto che le istituzioni sono
di tutti e che ciascuno deve essere tenuto al
corrente di ciò che accade all'interno di
esse”. Insieme al baby primo cittadino
Ferri, compongono la mini giunta dei
giovani il vicesindaco ed assessore Manna
Giada Maria, che ha raccolto 59 voti e
l'assessore Insinga Giuseppe, eletto con
108 preferenze. La presidenza del
Consiglio è stata affidata a Cristiano
Sfameni mentre Fabio Garfì è stato
nominato esperto del sindaco. Il consiglio
dei ragazzi resterà in carica sino alla
conclusione dell'anno scolastico e si
riunirà periodicamente per dare
attuazione al programma elettorale potendo
infatti “deliberare” in materie come ambiente,
spettacoli e tempo libero. Tutti entusiasti, a
partire dal Dirigente Scolastico Ester Elide
Lemmo, per l'iniziativa, che si ripete dal 2003,
tutti gli eletti che hanno parlato di
“un'esperienza utile per discutere di tutto ciò che
riguarda la nostra comunità. Abbiamo vissuto,
inoltre, una vera e propria campagna elettorale
che ci ha coinvolto tantissimo avvicinandoci al
mondo dei grandi”. In particolare questi i nomi
dei giovani che compongono il consiglio:
Mangano Veronica, Calafiore Melania, Salvo
Giuseppe, Famà Maria Pia, Risica Ivan, Cucinotta
Serena, Scafa Ludovica, Costa Erica, La Rosa
Giada, Pino Serena e Currò Fabrizio per la scuola
media; Spagnul Silvia, Oliva Antonio e D'Andrea
Antonino per le scuole elementari.
GIORNATE FAI. Le visite al Real Albergo dei Poveri
Apprendisti Ciceroni a Palermo
PALERMO. La Delegazione Fai di Palermo apre gratuitamente il
complesso del Real Albergo dei Poveri sito in corso Calatafimi. Al
suo interno è possibile vistare la Chiesa dedicata a Santa Maria
della Purificazione e l'antico lavatoio appena restaurato dai
membri della delegazione.
Le Mattinate FAI si inseriscono nell’ambito di un progetto
nazionale attuato in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca e riservato agli studenti delle scuole.
Le visite, condotte dagli Apprendisti Ciceroni®, formati dalla
Delegazione FAI di Palermo, hanno l’obiettivo di avvicinare gli
studenti al patrimonio storico artistico della propria città,
attraverso un’esperienza di “educazione tra pari”. Il sito visitabile
ieri e oggi, venerdì 28, dalle ore 9 fino alle ore 13 con turni di 30
/40 minuti. Ad accoglierli gli Apprendisti Ciceroni® insieme ai
volontari della Delegazione e ai ragazzi del Gruppo FAI Giovani
Palermo. Gli studenti Apprendisti Ciceroni® sono stati preparati dal
FAI e dai docenti del Liceo classico “G.Meli” di Palermo e
dell'Istituto CEI - Centro Educativo Ignaziano. La manifestazione è
organizzata dal Capo Delegazione FAI Palermo Rita Cedrini
insieme al responsabile del settore scuola Ugo Giambona,
coadiuvato da Guido Vaccaro. Il complesso del Real Albergo, con la
Chiesa dedicata a Santa Maria della Purificazione e l'antico
lavatoio, sorge sul sito dell'antica necropoli punica di Palermo; nel
1766 sotto il regno di Carlo III di Borbone, viene costruito un
ospizio destinato ad accogliere i poveri. Con le donazioni di
Giuseppe Valdina Gioeni viene impiantato, su progetto di
Domenico Marabitti (1795), un edificio con laboratori di filatura e
tessitura. Il grandioso blocco rettangolare dell'edificio e il suo
severo prospetto in tufo svelano la maestosità dei tre cortili con
doppio ordine di logge e delle due ali laterali che verranno portate
a termine, nella prima metà del XIX sec., sotto la direzione di
Giuseppe Venanzio Marvuglia e di Nicolò Palma, per accogliere nel
1898 esclusivamente le donne.
VILLAFRANCA
Torna la sfilata
del carromatto
VILLAFRANCA. Il Natale a
Villafranca Tirrena si apre
domenica 30 novembre
con la “sfilata dei pescatori
e del carromatto” per le
vie del paese, a partire
dalle 11 nella frazione di
Serro, dove si visiterà
anche l'“Antico Frantoio
don Bastiano” aperto al
pubblico dall'Associazione
ViviSerro, e nel
pomeriggio, dalle 15,30,
tra Divieto, con partenza in
Piazza Pace, ed il centro
cittadino per concludersi in
Piazza Castello intorno alle
18. Si tratta di una
rievocazione storicoculturale con il passaggio
del caratteristico
"Carromatto" e dei
pescatori che
raccoglieranno legna da
ardere nel tradizionale
Bamparizzo del Santo
Patrono San Nicola.
Durante il percorso della
sfilata la rievocazione si
animerà con canti, poesie e
messinscene.
ROSA E NERO
Villafranca, nonna Rosa spegne 105 candeline
VILLAFRANCA TIRRENA. Villafranca in festa per i 105
anni di Rosa Cardile, la cittadina più anziana del
centro tirrenico. La nonnina, che risiede nel borgo di
Serro, ha spento le candeline lo scorso 22 novembre
attorniata da tutti i familiari e con accanto la sorella
Maria di 92 anni. Tra gli aneddoti di tutti il ricordo
delle abilità nel lavoro di sartoria della signora Rosa.
Presenti il sindaco Matteo De Marco e l'assessore alle
pari opportunita Debora Celi, in rappresentanza di
tutta l'amministrazione.
“Il Padrino” due volte nonno
MESSINA. "Il Padrino" fa il bis e diventa due volte
nonno. Assistita dal dottor Francesco Mobilia, la figlia
Lucia ha dato alla luce il 24 novembre scorso
all'ospedale Piemonte il piccolo Pier Davide
Bertuccelli, che va a fare compagnia alla sorellina di
due anni Maria Adriana. Al ristoratore Pietro
Denaro, in arte Il Padrino, e a tutti i familiari le
felicitazioni di Enzo Basso e di tutta la redazione di
Centonove.
Lutto in casa Morello, è morta Valeria
MESSINA. Si sono svolti giovedì scorso a Castanea alla
Chiesa di San Giovanni i funerali di Valeria Guerrera,
39 anni, moglie di Michele Morello, gestore della
"Trattoria" di via XIV maggio a Messina. Valeria lascia
due bambini, Filippo di 22 mesi e Felicità, da poco
venuta alla luce. A Michele e alla sua famiglia e
quella di Valeria le sentite condoglianze di Enzo
Basso e di tutta la redazione di Centonove.
centonove pagina 5
28 Novembre 2014
SCENDI
Nino Strano
CATANIA. La Procura di Catania ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio, per
concorso esterno all'associazione mafiosa, dell'ex senatore ed ex assessore regionale al turismo. La Procura,
nel 2012, aveva prima sollecitato l'archiviazione perché
era stata ritenuta marginale
e ininfluente nell'ambito
dell'inchiesta 'Iblis'.
Francesco Palano Quero
MESSSINA. Il presidente del
IV quartiere ha chiesto al Comune di acquisire al Patrimonio, "le bici bianche con
fioriere" che facevano da arredo all'Isola pedonale bocciata dal Tar: quasi un'idea
di museo ecologico per dire:
"Come eravamo".
Michela Stancheris
PALERMO. Tra i precari, con
incarichi "a tempo determinato", in Sicilia ci sono anche
gli assessori regionali: la "superwoman" costretta alle dimissioni dal governatore
Crocetta prima che lanciasse
nello spazio il rilancio turistico dell'Isola ha fatto perdere le sue tracce tra le valli
bergamasche: cerca lavoro.
Davide Faraone
ROMA. "E' Propaganda e
violazione della privacy". Il
progetto "La Buona Scuola"
illustrato in una mail ai docenti dal sottosegretario all'Istruzione, determina una
denuncia alla Procura del
Gruppo 5Stelle alla Camera,
che chiede al governo le dimissioni del cavaliere di
Renzi in Siclia.
Santi Formica
MESSINA. Il deputato di San
Pier Niceto ha fatto tappezzare i muri di Messina con il
titolo esaltante della vittoria a difesa dell'ospedale
Piemonte: peccato che il
giorno prima che attaccassero i manifesti, l'Ars ha bocciato l'emendamento proposto dal deputato della Lista
Musumeci.
28 Novembre 2014
primopiano
Guido Signorino
MESSINA. Il piano di riequilibrio tarda ad essere approvato. E in caso di bocciatura...
Destinazione dissesto
L’assessore al Bilancio Guido Signorino apre per la prima volta la porta alla possibilità del dissesto.
Dal consuntivo al previsionale, passando per mutui e servizi sociali, ecco cosa non ha funzionato
DI
ALESSIO CASPANELLO
MESSINA. E’ stanco, Guido
Signorino. Dopo i dieci giorni trascorsi
a combattere coi numeri per riuscire a
trovare altri due milioni per far sì che i
servizi sociali arrivino a fine anno, dopo
aver incassato un “colpo” da quattordici
milioni di euro (tanti quanti il ministero
dell’Interno ha annunciato che tratterrà
dai trasferimenti che sarebbero dovuti
arrivare a Messina), dopo la bocciatura
di una delibera, quella di rimodulazione
dei mutui, sulla quale contava
parecchio, l’assessore al Bilancio è
stanco. E per la prima volta in un anno e
mezzo, si è lasciato sfuggire la parola
“dissesto”, Non per esorcizzarla, come
aveva fatto fino ad ora, ma quasi come
fosse un destino ormai ineluttabile.
DESTINAZIONE DISSESTO. Il primo
passo sarebbe stata l’approvazione del
piano di riequilibrio da parte del
ministero dell’interno. Già sottoposto al
vaglio della sottocommissione, l’esito
dell’esame da parte della vera e propria
commissione sarebbe dovuto arrivare da
qualche giorno. E benchè Signorino si
dimostri pubblicamente fiducioso, in
fondo al cervello il tarlo lo rode non
poco, visto che sempre più spesso un
evidente lapsus lo porta a dire “se
avessero approvato il piano di
riequilibrio”. Che ha un grosso
problema. Di credibilità, prima ancora
che di numeri. Credibilità che il comune
di Messina ha perso negli anni.
CREDIBILITA’ ZERO. E’ stato
presentato un piano di riequilibrio in
una situazione di predissesto e con
criticità che fanno del Comune un ente
strutturalmente deficitario per ritardi
accumulate negli anni, dilazioni delle
soluzioni e sottovalutazione dei
problemi. Quali? Una delle condizioni
che davano credibilità al piano era, per
esempio, l’accordo coi creditori e la
regolazione di debiti/crediti con le
partecipate. Nessuna delle due misura è
stata ancora adottata. E se per la
seconda c’è una bozza di transazione, i
creditori del comune, sulla sorte delle
loro richieste, hanno ancora solo
nebulosissime risposte. Un’inerzia che
difficilmente sarà perdonata, e che
contribuisce alla mancanza di credibilità
rispetto alle misure correttive che si
propongono. Anche perchè, ecco un
altro esempio, a luglio si sarebbe dovuta
presentare una certificazione sulla
tempestività dei pagamenti, che non è
stato presentato entro i termini e che,
oltre al “danno d’immagine” è costata
una sanzioni da centomila euro. Poi ci
sono i bilanci.
BILANCI RITARDATARI. Del
consuntivo 2013 era stato detto che
sarebbe stato pronto in primavera, poi a
giugno, quindi alla fine dell’estate, poi il
termine è slittato a settembre e alla fine
nemmeno il più temerario dei
bookmakers ne avrebbe quotato le sorti.
Capriccio, dimenticanza, sciatteria? Non
proprio. In questi mesi, Signorino ha
tentato di limare le sei riserve sollevate
dai revisori dei conti. C’è riuscito, pare,
con quelle che riguardano l’allocazione
di risorse (per definizione sempre
troppo scarse, e spostandone una per
riequilibrare una voce se ne squilibrano
altre dieci). Niente da fare, invece, per le
carenze strutturali di palazzo Zanca. Per
quelle, più che abilità di calcolo al limite
del gioco di prestigio, sarebbero serviti
miracoli. Di approvazione del
previsionale in giunta si parla da un
mese, ma il bilancio 2014 arriverà al
vaglio degli assessori solo alla fine di
questa settimana. Nelle intenzioni post
sbornia elettorale del giugno 2013,
sarebbe dovuto arrivare ad aprile al
massimo. E invece, per l’aula, si
CARTE BOLLATE
Stabilizzazioni? Ma nemmeno per idea
IL COMUNE “MESSO IN MORA” A PROCEDERE NEI RIASSORBIMENTI DI VIGILI
E DIPENDENTI DI PARTECIPATE (ATO3 E FELUCA) E COOP AGRINOVA
Giuseppe Buzzanca
MESSINA. Quelle assunzioni non
s’hanno da fare. Al comune di Messina
stanno iniziando ad arrivare le diffide
a procedere oltre nel progetto di
riassorbimento o stabilizzazione dei
lavoratori delle partecipate Ato3 e
Feluca, della coop Agrinova e di 32
vigili urbani. E’ su quest’ultima
categoria che, però, si è già arrivati
alle carte bollate. E’ successo che nel
2011, l’allora sindaco Giuseppe
Buzzanca, coi poteri da commissario
per l’emergenza traffico, ha
pubblicato la graduatoria del bando
centonove pagina 6
emanato tre anni prima, nel 2008, in
cui il comune avrebbe assunto a
tempo determinato venti agenti di
polizia municipale. Sull’esito delle
selezioni e quindi sulla graduatoria,
pendono tutt’ora una lunga serie di
ricorsi al Tar del Lazio. La notizia che,
oltre ai due anni come previsto, per i
venti agenti potrebbe scattare la
stabilizzazione, ha fatto inviperire chi,
sentitosi escluso ingiustamente (ed
avendo ricorso ai tribunali
amministrativi), oggi rischia di esserlo
due volte: perchè escluso dalla
primopiano
28 Novembre 2014
PARTECIPATE
annuncia un capodanno con la mannaia
del previsionale da approvare prima che
partano i botti. Sarebbe il terzo anno
consecutivo.
COLPA DEI SERVIZI SOCIALI. Il
ritardo nel previsionale sarebbe da
imputare alla paradossale vicenda dei
servizi sociali, settore al quale
mancavano due milioni di euro perchè
l’anno terminasse con gli stipendi in
regola. Fino al 10 novembre, sembrava
che la copertura finanziata fosse
assicurata da una dolorosissima
rimodulazione, dal giorno dopo la
soluzione era diventata la
rinegoziazione dei mutui
(prolungamento sine die delle rate con
abbattimento di quelle più onerose per
un decennio), una facoltà consentita
dalla legge alla quale hanno attinto a
piene mani parecchi enti locali. Non il
comune di Messina, visto che la delibera
è stata bocciata dal consiglio comunale.
Perchè? Per pagare i mutui era previsto
di fare ricorso alla spesa corrente.
Abbassando le rate, si sarebbero liberate
risorse in parte capitale, e così non ci
sarebbe stato più bisogno di “intaccare”
la parte corrente. Il risparmio, però,
non sarebbe stato possibile utilizzarlo se
non per investimenti (destinazione
originaria dei mutui) e non per “parte
corrente”. E nel gioco del gatto che si
morde la coda, il consiglio ha deciso di
far valere la forza dei numeri bocciando
la proposta.
MENO QUATTORDICI MILIONI. E
siccome le cattive notizie viaggiano
veloci, dal ministero dell’Interno hanno
fatto sapere che non solo al comune di
Messina non sarebbero stati rimborsati i
sette milioni di euro che erano stati
ingiustamente pagati per un patto di
stabilità mai sforato, ma che a questi
sarebbero stati da aggiungere altri sette.
Erano stati concessi come
“anticipazione”. Per finta.
graduatoria e perchè fuori dall’ipotesi
di stabilizzazione. Per questo, palazzo
Zanca iniziano ad arrivare
raccomandate di messa in mora. Per
cosa? La “violazione di ogni norma in
materia di accesso al pubblico
impiego allorchè si decidesse un
prolungamento di contratti ormai da
tempo scaduti ed in favore di soggetti
da mesi non più alle dipendenze del
Comune”, si legge in una delle
diffide, che oltre alla fattispecie dei
vigili coinvolge anche Ato3, Feluca e
Agrinova. E infatti, si legge,
“eventuali assorbimenti o assunzioni
nelle società partecipate anche sotto
forma di mobilità non troverebbero
neanche la benchè minima parvenza
di fondamento giuridico”. Una lotta
che è destinata a non finire qui.
(A.C.)
Schiaffi e vittimismo
ANCORA UNA VOLTA LA CORTE DEI CONTI INCHIODA PALAZZO ZANCA.
LE CUI RISPOSTE “IRRITANO” I MAGISTRATI CONTABILI. ECCO PERCHÈ
MESSINA. Un’ipotesi, dai connotati complottisti e di
matrice vittimista, è che la Corte dei Conti, per qualche
motivo (“i giudici contabili sono politicizzati”, si è anche
sentito tra i corridoi di palazzo Zanca) ce l’abbia col
comune di Messina e non perda occasione per rifilargli
schiaffoni su base praticamente trimestrale. L’altra è che
agli stessi magistrati contabili, il paragrafo “l’ente sta
provvedendo ad avviare l’attività istruttoria per
l’adozione di un provvedimento” lo interpretino come
una presa in giro, e di conseguenza si indispongano e
bacchettino forte. Anche perchè, quando si parla di
partecipate, a palazzo Zanca di carbone bagnato ce n’è a
sacchi. Perchè se da anni la Corte dei Conti chiede
spiegazioni sull’opportunità di mantenere in vita le
partecipate del Comune, ed il Comune risponde con una
mera previsione di avviare l’attività istruttoria per
l’adozione di un provvedimento, intendendo quindi che
prima del provvedimento ci sarà un’attività istruttoria
che sta per essere avviata (ma solo dopo che si sia
provveduto), che tradotto vuol dire che si è ancora alla
fase del “carissimo amico”, ecco, la pazienza vacillerebbe
anche ad un santo, quindi figurarsi ad un magistrato
contabile.
E infatti, il pronunciamento della seduta del 14 ottobre,
in cui la Corte dei Conti esamina le misure correttive che
i comuni siciliani avrebbero dovuto adottare per mettere
ordine nei contri pericolosamente traballanti, si è
trasformato nell’ennesimo cazziatone, come
puntualmente da cinque anni a questa parte accade a
palazzo Zanca. La prima misura correttiva è stata la
verifica delle condizioni e della convenienza nel
mantenimento delle partecipate, e il comune di Messina
ha risposto con la supercazzola di cui sopra. Poi la
seconda, cioè la predisposizione di un piano di
governance che permettesse un controllo delle
partecipazioni e della verifica di risultati e standard
qualitativi. La risposta di palazzo Zanca? “E’ stato
soltanto programmato, ma non ancora realizzato,
l’acquisto di un apposito software per la gestione dei
dati contabili ed extra contabili riferiti alle società
partecipate”. Niente fretta, in pratica, c’è tempo. La
risposta dei magistrati contabili, che da qualche tempo
quando parlano con Messina abbandonano il
burocratese per esprimersi con risposte che trasudano
Antonio Le Donne
centonove pagina 7
disprezzo e giudizi “tranchant”, è di quelle da mettersi
dietro la lavagna con le orecche d’asino: “Gli elementi
dedotti, anche in considerazione della particolare
situazione dell’ente e della complessità delle
problematiche afferenti lo specifico settore delle
partecipazioni, permette di evidenziare come, allo stato,
non appare certamente soddisfacente il sistema di
governance e di controlli sugli organismi partecipati, che
non risulta adeguato alle prescrizioni imposte”. Non
soddisfacente ed inadeguato. Perchè? Perchè
sostanzialmente, palazzo Zanca conosce gli sfaceli
contabili delle partecipate solo dopo, a posteriori, a
danno compiuto e buco da ripianare. “Si evidenzia - si
legge infatti nella relazione - la mancanza di
acquisizione di report contabili infrannuali, così come
appare ancora in fase di organizzazione l’attività di
monitoraggio sulle partecipate al fine di assicurare il
rispetto di tutte le prescrizioni normative ed il necessario
indirizzo a favore dei rappresentanti degli enti in seno ai
predetti organismi”.
E non è finita qui, perchè di misure correttive disattese
la Corte dei Conti ne individua parecchie altre. I contratti
di servizio, per esempio, quelli che da un decennio a
palazzo Zanca nessuno ha sentito la necessità di
stipulare con le partecipate. Obbligo di legge, al quale
da palazzo Zanca si risponde candidamente con un “ci
stiamo attrezzando”. Scrivono infatti i magistrati
contabili che “ l’ente, con le deduzioni trasmesse, ha
soltanto evidenziato che il settore preposto alla gestione
delle partecipazioni societarie ha rilevato la necessità di
tenere conto, nella predisposizione dei contratti di
servizio”, di quanto previsto dalla legge. E dopo tanto
llammicarsi, tanto pensarci sopra, sono arrivati ‘sti
contratti? Ma nemmeno per sogno. “La documentazione
prodotta non ha consentito di accertare la successiva
definizione ed approvazione dei contratti di servizio”.
Anche qui, ci stiamo attrezzando.
Poi il più dolente dei nodi, i rapporti debito/credito tra
Comune e partecipate: un rapporto virtuale, in realtà,
perchè di chiunque siano crediti o debiti, di ripianare le
perdite toccherà sempre al comune di Messina, azionista
praticamente unico di Amam, Messinambiente, Atm (che
è azienda speciale, non partecipata, ma la distinzione
attiene solo alla forma e non incide sulla sostanza) ed
Ato3. Anche qui, al solito, qualcosa si inceppa. Un mese
fa sembrava sul punto di essere portata alla firma la
mega transazione da 57 milioni di euro con la quale
palazzo Zanca regolava i rapporti di dare e avere tra
Ato, Messinambiente e lo stesso Comune, facendosi
carico dei debiti e mettendo pace tra le litigiosissime
partecipate cugine. Di quella transazione non se ne è
saputo più nulla, insabbiata dai più contingenti problemi
che ogni giorno l’assessore al Bilancio Guido Signorino
ed il direttore generale Antonio le Donne si trovano a
dover affrontare.
Tutto buio quindi? No, qualche spiraglio la Corte dei
Conti lo ha lasciato aperto. Il piano di riequilibrio,
scrivono i magistrati contabili, prevederebbe misure che
impediscano alle partecipate di succhiare ulteriore
sangue a palazzo Zanca (e alle tasche dei cittadini), e per
quello che riguarda il “calmierare” i compensi elargiti
agli amministratori delle partecipate o comunque a
soggetti esterni all’ente, la Corte dei conti un buffetto in
faccia l’ha fatto al comune di Messina: che, riferiscono i
magistrati dalle relazioni presentate a supporto
dell’istruttoria, “ha provveduto anche in via autonoma a
compiere accertamenti rivolti alla verifica del rispetto di
tutte le norme inerenti il trattamento normativo ed
economico degli amministratori degli organismi
partecipati”. Poco? Molto? Basterà? Non si sa. Quello
che è certo è che a molte delle domande poste dai
magistrati contabili il Comune ha risposto con un
“rivolgetevi al piano di riequilibrio”. Che non è stato
ancora approvato. E non si sa se lo sarà. (A.C.)
28 Novembre 2014
primopiano
Antonino Cama
Giovanni Di leo
Riccardo Pagano
INCHIESTA. Chi sono e quanto guadagnano i diciannove dirigenti di palazzo Zanca
Noi dirigiamo
Nel 2013 il più ricco è stato Antonio Amato (oltre 111mila euro), il più “povero” Antonio Cardia,
che si è accontentato di 77mila euro. Come si arriva a queste cifre, tra stipendio tabellare e indennità
DI
ALESSIO CASPANELLO
MESSINA. Guidano la macchina
amministrativa di palazzo Zanca,
dovrebbero attuare gli indirizzi politici
dati loro dalla giunta e dal consiglio,
sono stati spesso oggetto di attacchi
politici (e ne sono sempre usciti
indenni), viaggiano intorno ai centomila
euro di stipendio all’anno: sono
diciannove e rappresentano, a tutti gli
effetti, i “dominus” di palazzo Zanca:
Ecco chi sono i dirigenti del comune di
Messina, e quanto hanno guadagnato
nel 2013.
STIPENDIO DIVISO TRE. Ogni
stipendio si compone di più voci: il
“tabellare”, uguale per tutti, che si
aggira intorno ai 40mila euro, spicciolo
più spicciolo meno. Poi c’è l’indennità di
posizione, la cosiddetta “pesatura”,
composta di una parte fissa e una
variabile. Quindi l’indennità di risultato,
che però, per una serie di motivi politici,
i dirigenti di palazzo Zanca non
percepiscono dal 2005, e infine
un’ulteriore indennità, quale acconto sui
nuovi contratti e retribuzioni individuali
di anzianità.
I MAGNIFICI DICIANNOVE. Il
primo, in ordine alfabetico, è
Francesco Aiello, dirigente alle
Manutenzioni, che ai praticamente
40mila euro di stipendio tabellare (cifra
Natale Castronovo
L’OPINIONE
“Io non ci sto”
possano riconoscere ai responsabili di servizio risultati
meritevoli di essere premiati”, spiega Nina Lo presti, che
annuncia un’interrogazione in merito. “Chiederò al sindaco di
valutare se ritenga giusto, prioritario e legittimo concludere
NINA LO PRESTI (GRUPPO MISTO) PREANNUNCIA UN’INTERROGAZIONE
l'iter di erogazione delle indennità di risultato e di posizione
AL SINDACO: “PORTI LE RETRIBUZIONI AL MINIMO”. ECCO PERCHÈ
pregresse ai dirigenti, o se voglia riportarle all’interno dei
valori minimi e massimi precedenti, fissando
MESSINA. “La difficile situazione finanziaria in cui
fino alla nuova pesatura delle posizioni
versa il Comune di Messina dovrebbe lasciar poco
dirigenziali, la retribuzione di posizione al
spazio per discutere di cifre ragguardevoli da
valore minimo”. Questo perchè, illustra il
riconoscere al personale dirigenziale”. E’ incazzata
consigliere, “La retribuzione di posizione
come una biscia, Nina Lo Presti, consigliere
percepita dai dirigenti del nostro Comune è
comunale del gruppo misto ma, fino a qualche
ben al di sopra del minimo previsto dal
mese fa, colonna portante di cambiamo Messina
contratto collettivo nazionale (11.533,17 euro)
dal basso. Il bersaglio? I dirigenti di palazzo Zanca.
ed anche superiore al valore massimo stabilito
“Non può non generare qualche perplessità che in
dalo stesso contratto (45.102,87 euro). Un atto
un ente che si trova in una situazione di dissesto
importante - conclude - che consentirebbe di
finanziario di fatto, con una massa debitoria che
risparmiare somme che vanno oltre il milione di
va oltre i 500 milioni di euro e che interessa
euro”. (A.C.)
trasversalmente tutti i dipartimenti comunali, si
Nina Lo Presti
centonove pagina 8
Mario Pizzino
uguale per tutti i diciannove dirigenti)
somma 11.533 euro di posizione parte
fissa (anche questo uguale per tutti) e
oltre 35mila euro di parte variabile. In
più ci sono altri 7500 euro che portano
il totale dell’ingegnere a 94.246 euro. Il
più ricco è Antonio Amato, ingegnere
anche lui, dirigente ai Lavori pubblici:
per lui lo stipendio nel 2013 è stato di
qualche spicciolo in meno di 112mila
euro. Stipendio tabellare, poi oltre
46mila euro di retribuzione di posizione,
sia fissa che variabile, e 25mila euro di
altri emolumenti. Non gli va nemmeno
vicino Giovanni Bruno, direttore del
dipartimento Servizi sociali e Gabinetto:
colpa dei 49mila euro di “posizione” e
dei “soli” 8.800 euro di “altro”, che
portano il suo stipendio a 97.870euro.
Più o meno quanto guadagna il
ragioniere generale Antonino Cama,
che come “pesatura” affianca Bruno ma
alla voce “altro” perde qualche decina di
euro, portando il totale a 97.597 euro.
Il ruolo da dirigente alla politiche della
casa frutta a Maria Canale più o
meno la stessa somma: 96.863 euro che
derivano da tabellare, poco più di
46mila euro di indennità di posizione e
10mila euro e rotti di altri guadagni. Si
posiziona su somme nettamente
inferiori, invece, Antonio Cardia,
dirigente al pur “rognoso” dipartimento
alla Protezione civile. Per lui 77.237
euro in totale dovuti ai soli 25mila euro
di parte variabile e ai 7300 di “altro”.
Altra musica la suona Natale
Castronovo, dirigente al Patrimonio. I
suoi 94.246 euro in busta paga derivano
da una discreta indennità di posizione
variabile (35.184 euro) e dai 7500 per
ulteriori servizi. Antonella Cotroneo,
dirigente all’Edilizia privata, in un anno
guadagna 94.246 euro: per lei 35.184
euro vengono dalla parte variabile
dell’indennità di posizione e 7.549 da
“altro”. Poi c’è Salvatore De
Francesco, Politiche culturali, che in
un anno porta a casa oltre 93mila euro.
Per lui la somma deriva dai 34.415 di
“pesatura” e dagli oltre 7500 di altre
voci salariali. Guadagna un migliaio di
euro in più Romolo Dell’Acqua, da
politica
28 Novembre 2004
PROTAGONISTI
Risultati? Quali risultati?
LA DURISSIMA NOTA DEL NUCLEO DI VALUTAZIONE METTE IN DUBBIO
E LE PERFORMANCE. MA ANCHE LA “PESATURA” FA DISCUTERE
Calogero Ferlisi
anni (esclusa una parentesi) dirigente ai
Tributi: stipendio totale da 94mila euro
e rotti, 35.184 euro di posizione
variabile e 7.594 di “altro”. Ed è
praticamente uguale la cifra che nel
2013 ha portato a casa Giovanni Di
Leo, responsabile delle Risorse umane.
Uguali, al centesimo, anche i 35.184
euro di parte variabile dell’indennità di
posizione, Di Leo guadagna una trentina
di euro in meno solo alla voce “altro”:
7.561 euro. Chi si ferma ad un passo
dalla cifra tonda dei centomila euro è
Calogero Ferlisi, capo della polizia
municipale da oltre un decennio, ma che
oggi dirige “ad interim”, essendo
ufficialmente dirigente all’Avvocatura.
Nonostante abbia una pesatura tra le
più alte di palazzo Zanca, Ferlisi, come
parte variabile della posizione di
indennità, riceve 35.184mila euro, come
molti dei suoi colleghi. A fare la
differenza, rispetto alla media, sono quel
migliaio di euro in più alla voce “altro”,
che arriva ad oltrepassare così gli 11mila
euro ed a portare il totale che nel 2013 è
entrato nelle tasche del generale fino a
98.643mila euro. Carmelo Giardina
(Commercio) porta a casa 92mila euro:
ad abbassare la soglia contribuiscono i
“soli” 7500 euro della voce “altro”, così
come per Riccardo Pagano, dirigente
alle Partecipate che becca oltre 94mila
euro in virtù di una “pesatura” variabile
da 35mila euro e rotti. Ancora più sù c’è
Domenico Manna, Cimiteri e verde
pubblico, che arriva a poco più di
97mila euro grazie ai 10.418 di altri
emolumenti e ai 35.184 della parte
variabile dell’indennità di posizione. Chi
sfonda il tetto dei centomila euro è
invece Mario Pizzino, dirigente alla
che fa arrivare il totale della sua busta
paga a 100.201 euro. Lontani da Pizzino
sia Letteria Pollicino (Urp) che
guadagna 94.687 euro, Vincenzo
Schiera, dirigente al difficile
dipartimento all’Urbanistica, che nel
2013 ha portato a casa 93.671 euro
(con una posizione di qualche centinaio
di euro più bassa della media), e
Domenico Signorelli, il cui stipendio
è praticamente uguale: 93.579 euro.
MESSINA. In realtà, stando alle “carte”, i dirigenti del
comune di Messina dovrebbero prendere stipendi più alti.
Perchè, nel 2010, una delibera di giunta recepisce, per il
personale dirigenziale di palazzo Zanca, il contratto
collettivo nazionale che stabilisce tre fasce all’interno delle
quali si collocano le posizioni dirigenziali: la prima, fascia A,
retribuisce con 60mila euro la “pesatura” che va da 90 a 100
(a Messina appannaggio dei soli vicesegretario e ragioniere
generale), la seconda che premia con 50mila euro le
posizioni dirigenziali con punteggio da 89 a 64 (la
stragrande maggioranza delle figure dirigenziali di palazzo
Zanca) e una terza, l’ultima, da 40mila euro per pesature da
63 a 50.
Ma cosa sono le “pesature”? Lo stipendio dei dirigenti è
calcolato su tre parametri: stipendio tabellare, uguale per
tutti che si attesta sui 40mila euro, poi retribuzione di
posizione, retribuzione di risultato. La seconda voce è
calcolata in base al “peso” della poltrona che si occupa,
premia la guida di dipartimenti “importanti” con
retribuzione di posizione fino a 60mila euro, e, fino
all’entrata in vigore della delibera, nel 2010, era retribuita
con un massimo di 45mila euro.
Chi “conta” di più? I pesi massimi sono ragioniere generale
e vicesegretario generale, il primo Antonino Cama ed il
secondo attualmente vacante, che hanno peso 90.
Immediatamente dietro c’è il dirigente al gabinetto del
sindaco (oggi Giovanni Bruno) con 89 e il capo della Polizia
Municipale (attualmente Calogero Ferlisi ma ad interim)
con 88, poi il dirigente all’Avvocatura (sempre Ferlisi) con 87
e il capo del progetto “Ponte sullo Stretto” con 86.
Quest’ultima voce tradisce il fatto che le pesature approvate
nel 2010 si riferiscono a posizioni dirigenziali che oggi, con
la “rivoluzione” adottata a inizio 2014 dal direttore
generale Antonio Le Donne, non esistono più, e non
rispecchiano la nuova organizzazione del comune.
Che fine hanno fatto le decine di migliaia di euro in più che
da contratto spetterebbero ai dirigenti? La risposta è in una
determina dirigenziale di fine ottobre in cui si parla di
adeguare lo stipendio tabellare e la retribuzione di
posizione dell’ex segretario generale Santi Alligo: il
“grimaldello” attraverso cui, presumibilmente, nei prossimi
mesi arriveranno altri adeguamenti.
Poi c’è una terza voce, quella dell’indennità di risultato,
strettamente legata alle “performance” dei dipartimenti, e
quantificata all’incirca al 25% della “posizione”. A stabilire il
Alessandro Anastasi
centonove pagina 9
raggiungimento dei risultati provvede il nucleo di
valutazione.
La domanda che sorge spontanea è: di che raggiungimento
di risultati si parla al Comune di Messina, bacchettato un
mese si e l’altro no dalla Corte dei Conti proprio per le
mancanze, numerosissime, attribuibili alla dirigenza? Di
pressochè nessuno. E infatti, le indennità di risultato sono
ferme al 2005. Fino al 2009 il nucleo di valutazione ha
quantificato le prestazioni raggiunte (ma le varie
amministrazioni non hanno mai ottemperato al
pagamento), dal 2010 ad oggi è tutto fermo: valutazioni e
pagamenti.
Non solo. Il precedente collegio dei revisori dei conti del
Comune aveva dato parere negativo sulla costituzione dei
fondi accessori per gli anni 2012 e 2013. “Non risulta negli
atti esaminati e resi disponibili - scrivevano Dario Zaccone
e Giancarlo Panzera - documentazione idonea ad
accertare l’attivazione di nuovi servizi nè miglioramenti o
ampliamento dei servizi esistenti” rispetto al fondo già
costituito per gli anni 2010 e 2011. “La misura
dell’incremento della parte del fondo per le risorse
decentrate - scrivevano ancora i revisori - non è
determinabile arbitrariamente da parte dell’ente in quanto,
per la sua determinazione, occorre fare riferimento a dati
obiettivi e certi, misurando lo standard dei servizi resi e
fissando la misura dell’incremento in misura uguale a tali
performance”. Tanto per far parlare i numeri, il fabbisogno
economico richiesto dai dirigenti per il fondo per la
retribuzione di posizione e di risultato (la parte “variabile”
dello stipendio) del 2011, ammontava a un milione e
866mila euro. Senza contare che ogni dipartimento, ogni
anno, mette in cascina debiti fuori bilancio che
appesantiscono per milioni le casse del Comune.
E la Corte dei Conti? Ovviamente butta il carico. Perchè, tra i
punti di maggiore criticità riscontrati nell’andamento
economico del Comune, c’è “la mancata individuazione
degli obiettivi gestionali in riferimento a precisi standard
quantitativi e qualitativi”. Giusto per non lasciare nulla
all’immaginazione, nella relazione del 29 maggio si parla di
“mancata messa a punto di un sistema di controllo, ex ante
ed ex post, teso a verificare la conformità degli obiettivi
dell’amministrazione e le scelte operate dai dirigenti”.
Chi dovrebbe verificare il raggiungimento dei risultati da
parte dei dirigenti? Un nucleo di valutazione. Che non c’è. E
non c’è da anni, da quando cioè i tre nominati dall’ex
sindaco Giuseppe Buzzanca (il presidente Giovanni
Raffa, i componenti Rosario Passari e Orazio La Ganga)
hanno passato la mano a giugno del 2013, all’insediamento
del’amministrazione guidata da Renato Accorinti. Che ha
lanciato il bando di selezione del nuovo nucleo, ha
esaminato i curricula pervenuti (14mila euro all’anno il
compenso) ma non ha ancora scelto chi ne farà parte.
Fin quando hanno valutato, però, i tre del nucleo non
hanno espresso giudizi lusinghieri sui dirigenti, anzi. “I
dirigenti quasi mai danno conto dell’attività svolta in vista
del raggiungimento degli obiettivi comuni fissati
dall’amministrazione”, o “i rapporti redatti usualmente non
appaiono sufficienti ad illustrare adeguatamente l’attività
svolta per il raggiungimento degli obiettivi”. A segnalarlo,
nel 2010, erano stati Sergio Alagna, Alessandro Anastasi
e Francesco Craparotta, primo nucleo di valutazione
dell’era Buzzanca. Che ai dirigenti riservavano schiaffoni
non da poco: “Consta che frequentemente tali obiettivi, più
che concordati, siano predeterminati dai medesimi
dirigenti”. In pratica, denunciavano i tre, i dirigenti si
autoassegnavano i compiti da svolgere e su quelli si davano i
voti. Il risultato? ”Il mancato o parziale raggiungimento
degli obiettivi viene attribuito a cause esterne difficilmente
verificabili, mancano troppo spesso gli indicatori per
valutare qualità e quantità dei risultati, in qualche caso le
dichiarazioni dei dirigenti non trovano supporto nei dati
oggettivi rilevabili dalle loro stesse relazioni”. Un disastro,
insomma. Che ha contribuito a portare palazzo Zanca
sull’orlo dell’abisso nel quale rischia di cadere oggi. (A.C.)
28 Novembre 2014
centonove pagina 10
28 Novembre 2014
politica
IN CRESCITA. Ex Dc, già uomo di Raffaele Lombardo, è il volto di Matteo Salvini nell’Isola
LA CURIOSITÀ
Attaguile, il Carroccio di Sicilia
Mignogna, mr web
ECCO CHI GESTISCE IL SITO “IL SUD
CON SALVINI” E TUTTI I SOCIAL
Il deputato è stato incaricato di coordinare il progetto della “Lega dei Popoli” su più fronti, dal dialogo
con i delusi azzurri a Fare Ambiente, ai Forconi. Le manovre in corso per le amministrative a Enna e Agrigento
PALERMO. Si chiama Angelo
Attaguile, ha un passato nella Dc,
uno più recente nel Mpa di Raffaele
Lombardo e adesso, da deputato
alla Camera del gruppo Lega Nord
Autonomie, è il volto siciliano della
neonata Lega dei Popoli, il soggetto
politico in progress che dovrebbe
saldare il continente, lanciando
Matteo Salvini come leader del
centrodestra in salsa autonomista.
«Con il collega Angelo Attaguile, che
sta seguendo insieme a me fin
dall’inizio il progetto politico che va
verso la Lega dei Popoli, abbiamo
deciso che coordinerà personalmente
le attività politiche e di sviluppo della
sua Sicilia», spiega il senatore della
Lega Nord, Raffaele Volpi,
coordinatore del percorso di
costruzione del movimento. Che
aggiunge: «L’onorevole Attaguile, con
questa diretta responsabilità, dà
ulteriore autorevolezza alla proposta
di Matteo Salvini in un’isola che ha
bisogno di guardare a una politica
concreta e di prospettiva. L’amico
Angelo saprà raccogliere ed
organizzare al meglio il grande
entusiasmo e le numerose adesioni
anche in prospettiva delle future
tornate elettorali amministrative».
MANOVRE IN CORSO. Se
all’interno del Nuovo Centro Destra
c’è chi pensa a un futuro come
renziano, e in casa Forza Italia ci si
divide tra fittiani e berlusconiani, la
nascente Lega dei Popoli è già in
movimento in vista delle prossime
tornate elettorali. In primo luogo ad
Enna, dove Ferdinando De
Francesco, ex vicesindaco di
Leonforte e rappresentante in
Angelo Attaguile con Matteo Salvini (foto Livesicilia)
provincia della Lega nord è
rappresentante in provincia della
Lega Nord, si prepara a invadere il
feudo Pd di Mirello Crisafulli. De
Francesco ha già elaborato un
programma, si è recato a
Caltanissetta per battezzare la Lega
Nissena e sta per varare la Lega
Ennese con la benedizione di Salvini.
Alle amministrative, è pronto a
schierare tre liste: una di bandiera,
una del Partito Popolare dei Siciliani
e una civica. E, ad Agrigento,
potrebbe anche scendere in pista un
leghista doc: si tratta del sindaco di
Cornuda (Treviso), nonché deputato
nazionale, Marco Marcolin, che ha
annunciato la sua volontà di scendere
in pista nella Città dei Templi, dove
conta parecchi amici. Marcolin ha già
annunciato una sua visita a fianco di
Flavio Tosi e Matteo Salvini. La
sua lista sarà civica, in
contrapposizione all’agrigentino
ministro degli Interni, Angelino
Alfano.
LA LEGA DEI POPOLI. L’avanzata
in Sicilia del nuovo soggetto politico
punta su alleanze territoriali con Fare
Ambiente (esponente di spicco in
Sicilia è l’ex assessore e deputato
Fabio Granata), i delusi da Forza
Italia, gli esponenti de La Destra di
Giorgia Meloni, il Movimento dei
Forconi e ciò che resta dell’ex Mpa,
oggi Partito dei Siciliani. Al momento,
resterebbero fuori gioco quelli che
Volpi ha definito “politicanti”, come
SI CHIAMA “Il Sud con Salvini”, il
sito internet che porta avanti
l’avanzata della Lega Nord nel
Meridione e il nuovo movimento
della Lega dei Popoli. A idearlo è
gestirlo è Marco Mignogna,
quarantenne esperto di Web
Design, Blogging e Social Media
Marketing, che, nella sua biografia,
scrive: “Posso migliorare la tua
presenza sui Social Network e
soprattutto farti raggiungere
direttamente i tuoi clienti mediante
il coinvolgimento e le
conversazioni”. Nel portfolio di
Mignolia figurano, oltre a Il sud
con Salvini (che ha anche un sua
emanazione su Twittere e
Facebook), anche
ilnostropapa.com, stopeuro.org,
imprese5stelle.org, vinciamonoi.org
e europacinquestelle.org. Gli ultimi
tre siti sono aggregatori evoluti di
notizie sul Movimento di Beppe
Grillo relative alle attività in Italia e
nel Parlamento Europeo.
Gianfranco Miccichè. All’interno
della Lega, infatti, crescono i
malumori per una operazione che
potrebbe imparcare di tutto e di più.
L’operazione in corso, in ogni caso,
rischia anche di entrare in corto
circuito con i movimenti interni a
Forza Italia e con la possibilità che
Matteo Salvini possa diventare il
leader del centrodestra unitario. Un
dato, però, è certo: dall’exploit
elettorale a Maletto (Catania) in
occasione delle Europee, la Lega Nord
ne ha fatta di strada in Sicilia,
giocando soprattutto sulla
contrapposizione sui migranti con il
Nuovo Centro Destra di Alfano, che in
nell’Isola ha il suo forziere personale
insieme all’Udc.
SPACCATURE
Romano contro Gibiino
L’ESPONENTE DEL PID E I SUOI ATTACCANO LE NOMINE
FATTE DAL COORDINATORE AZZURRO: “AZZERALE!”
PALERMO. È tempesta in Forza Italia siciliana, che
diventa riflesso della disputa a livello nazionale tra il
leader e il “ribelle” Raffaele Fitto. Oggetto dello
scontro, le nomine, da parte del coordinatore
regionale Vincenzo Gibiino, dei coordinatori
provinciali nel giro di pochi giorni. Gli ultimi in ordine
di tempo erano stati Vincenzo Figuccia e Giulio
Tantillo, rispettivamente coordinari provinciale e
cittadino di Palermo, preceduti, però, da altre
designazioni: Francesco Catanoso (segretario
provinciale a Catania), Dario Daidone (segretario
cittadino del capoluogo etneo), Angelo Bellucci e
Giuseppe Assenza (coordinatore e vice a Siracusa).
Antonio D’Alì e Salvatore Savalli (coordinatore e
vice a Trapani) e Michele Mancuso a Caltanissetta. Le
nomine palermitane sono state decise in un vertice a
casa di Gianfranco Miccichè, e tanto è bastato per
dar fuoco alle polveri: «Nella stessa giornata della
sconfitta di Forza Italia alle elezioni regionali, il
coordinatore del partito in Sicilia ha deciso di
nominare, senza che ciò sia previsto dallo Statuto e
senza minimamente consultare la base, i coordinatori
del partito a Palermo e provincia, con la benedizione
di Gianfranco Miccichè, “padre nobile del partito” e
che nel suo curriculum può vantare, tra le altre cose,
anche di essere stato colui che ha consegnato la Sicilia
a Crocetta», hanno attaccato i due deputati all’Ars
centonove pagina 11
Toto Cordaro e Roberto Clemente, coadiuvati dal
consigliere comunale di Palermo Felice Bruscia e da
decine di amministratori locali. Tutti uomini legati a
Saverio Romano, l’ex ministro vicino alle posizioni di
Raffaele Fitto, che su Twitter aveva ironizzato:
“Micciché riceve a Sant'Abrogio Gibiino, sono stati
presi in esame i problemi della crisi economica ed
occupazionale!”. Alle proteste e alla richiesta di
azzerare le nomine, Gibiino ha risposto così: «Nelle
parole di Romano e dei suoi amici non scorgo un
minimo di ragionevolezza. Come possono militanti di
un altro partito, Pid-Cantiere Popolare, contestare le
nomine di Forza Italia? Siamo alla follia. Credo sia per
lo meno opportuno che gli amici di Romano sciolgano
la loro formazione anche all'Ars confluiscano in Fi, si
tesserino e partecipino ai congressi che a breve
organizzeremo in Sicilia».
28 Novembre 2014
politica
Gaetano Duca
Pio Amadeo
GIARDINI NAXOS. Prima assemblea costituente del nuovo movimento creato dall’ex leader di Artcolo 4
Messina, ecco i Leanza boys
All’Hotel Hilton saranno approvati statuto, simbolo e codice etico che tutti gli aderenti dovranno sottoscrivere.
In città e provincia, sono pronti a firmare Burrascano, Amadeo, Duca, Gugliotta, Currenti, Foti e Muscolino
DI
FRANCESCO PINIZZOTTO
GIARDINI NAXOS. Conto alla
rovescia per il debutto di “Sicilia
democratica”, il movimento che terrà la
sua assemblea costituente sabato 29 e
domenica 30 novembre a Giardini
Naxos, presso l’hotel Hilton. All’ordine
del giorno, il varo dello statuto, del
manifesto, del simbolo, e del codice
etico che tutti gli aderenti dovranno
sottoscrivere insieme al piano
programmatico e quello organizzativo.
Ma l’obiettivo del gruppo fondato dal
deputato catanese Lino Leanza e dai 5
Angelo Burrascano
esponenti dell’Ars che hanno deciso di
seguirlo nel suo addio ad Articolo 4 è di
costituire una rappresentanza
territoriale ben articolata provincia per
provincia, forte dei pilastri della
struttura che a Palazzo dei Normanni ha
come capogruppo il deputato Totò
Lentini (Palermo) e come vice la
deputata Luisa Lantieri (Enna) e di
cui fanno parte anche lo stesso Lino
Leanza, Giambattista Coltraro
(messinese di Siracusa), il messinese
Carmelo “Pippo” Currenti e
l’agrigentino Salvatore Cascio. La
proposta di incontro tra i moderati e i
riformisti democratici, con la speranza
di Leanza di coinvolgere anche l'area
autonomista, si sta materializzando a
Messina con l’adesione di vari esponenti
politici cittadini e vari rappresentati
delle amministrazioni comunali della
provincia. Se l’ex assessore provinciale
Gaetano Duca andrà a ricoprire un
ruolo di primo piano nella struttura
peloritana, forte della vicinanza al
leader catanese anche per i comuni
trascorsi nell’Mpa, certa è l’adesione dei
consiglieri comunali di Messina Angelo
Burrascano e Pio Amadeo, del vice
sindaco di Itala Salvatore Cacciola,
del vice sindaco di Roccalumera Biagio
Gugliotta, del sindaco di Gallodoro
Filippo Currenti, e ancora dell’ex
sindaco di Sant’Alessio Siculo
Giovanni Foti e dell’ex consigliere
provinciale Salvatore Muscolino.
Rumors insistenti danno vicini al nuovo
soggetto politico vari esponenti dell’area
ex Naro ed ex genovesiani di vari ambiti
della provincia che scioglieranno le
riserve dopo l’assemblea costituente.
«Non si tratta solo di un gruppo ma di
un vero e proprio partito che avrà una
organizzazione tradizionale - ha detto
Leanza - e intendo riferirmi ad un modo
di concepire la politica e
l’organizzazione di partito. Le linee
guida della nostra azione non cambiano.
L’attività politica di Sicilia democratica
sarà sempre mirata alla lotta
all’esclusione sociale, lo sviluppo, la
legalità, interventi per il potenziamento
delle piccole e medie imprese, la
promozione della cultura, dell’istruzione
e della formazione nella convinzione
che di cultura e turismo si mangia
soprattutto in Sicilia. Su tutto il lavoro,
vera emergenza sociale da affrontare».
Dal un punto di vista politico la
collocazione di Sicilia democratica non
cambia. «Restiamo nell’alveo del centro
sinistra, fedeli ai patti presi con il
presidente della Regione e la
maggioranza - puntualizza - Siamo una
forza di questa maggioranza ed
esprimiamo l’assessore all’Agricoltura
Nino Caleca così come il suo
predecessore Ezechia Paolo Reale
dunque nulla cambia nella maggioranza
rispetto a ieri».
DEMOCRATICI
Pd, il nodo tesseramento
LA PRIMA RIUNIONE DEL COMITATO CITTADINO FISSA
ALCUNE REGOLE. TRANNE LA GESTIONE DEI CONGRESSI
MESSINA. Il Pd di Messina riparte dai Comitati. Quello
cittadino si è riunito lunedì 24, guidato dal segretario
provinciale Basilio Ridolfo, che ha più volte espresso
la volontà di lasciare il coordinamento al più presto,
lasciando spazio allo svolgimento del congresso
cittadino che, a parole, dovrebbe essere celebrato
entro il maggio del prossimo anno. Alla presenza di
quasi tutti i componenti, si è avviato un primo
dibattito tra le anime, che si sono confrontate su due
questioni principalmente: la durata del comitato e il
suo scopo. Se per la durata si deciso che dovrà essere
la più breve possibile (al massimo fino alla primavera),
sullo scopo ci sono state divergenze di veduta: da un
lato, chi sostiene che non possa e non debba sostituire
una segreteria politica, e quindi non possa assumere
decisioni politiche in nome e per conto del Partito (che
semmai toccherebbero al solo segretario provinciale,
unica carica eletta legittimamente fino ad ora), ma
debba procedere all'organizzazione più veloce
possibile del congresso cittadino, concentrandosi sulla
riduzione e la riorganizzazione dei circoli e sul nuovo
tesseramento; dall'altro, diversi componenti che
chiedono invece che il comitato proceda anche ad
affrontare temi politici, assumendo anche decisioni
che dovrebbero essere poi eseguite in Consiglio
comunale e nelle circoscrizioni dagli eletti del Pd. Il
Comitato provinciale, invece, dovrebbe gestire il
centonove pagina 12
partito per un periodo più lungo, e vedrebbe al suo
interno un coordinamento del segretario, Ridolfo.
Restano molti nodi da sciogliere, in primis chi deve
assumere le decisioni politiche più importanti e se
saranno costituiti gli organismi previsti dallo statuto:
direzione provinciale ed esecutivo provinciale. Tra le
grane più grosse, poi, il riordino dei circoli in Città e in
Provincia. Prima di procedere a qualsiasi congresso,
anche nei comuni più grandi, si dovrebbe procedere
alla forte riduzione di circoli del Pd, spesso inesistenti.
L’ultimo aspetto riguarda i tesseramenti. Per espressa
decisione di Ridolfo si dovranno celebrare nel 2015. Su
un tesseramento che è necessariamente, a norma di
statuto del partito, quello dell'anno precedente, ossia
il 2014. Il punto adesso sarà: nel mese scarso di tempo
che è rimasto fino alla fine del 2014, si riuscirà a
gestire un tesseramento trasparente e aperto?
28 Novembre 2014
politica
LA CLASSIFICA
Bruno Mancuso
51° su 323 senatori
Giulia Grillo
168° su 630 deputati
Vincenzo Garofalo
219° su 630 deputati
Alessio Villarosa
226° su 630 deputati
Francesco D’Uva
272° su 630 deputati
Tommaso Currò
296° su 630 deputati
Gianpiero D’Alia
531° su 630 deputati
Maria Tindara Gullo
548° su 630 deputati
Antonio Martino
597° su 630 deputati
Francantonio Genovese
616° su 630 deputati
Carmelo Lo Monte
618° su 630 deputati
Carmelo Lo Monte
MESSINA. Pochi mesi per completare la XVII legislatura. Ma in pochi brillano per il lavoro svolto
Onorevole assente
Dal mini dossier di Openpolis “bocciato” Carmelo Lo Monte. Nessun intervento in aula e solo 5
i punti assegnati all’ex sindaco di Graniti alla voce produttività. Meglio perfino Genovese...
MESSINA. Manca ancora qualche mese
al secondo compleanno della XVII
legislatura, ma non si fatica a tracciare
un primo chiaro bilancio sull’azione di
chi si è guadagnato una poltrona alle
ultime politiche.
GLI ULTIMI DELLA CLASSE.
Incrociando i dati di Openpolis, che lo
scorso ottobre ha pubblicato il “mini
dossier” sull’operato di deputati e
senatori, viene fuori che il peggiore, tra i
messinesi, risulta Carmelo Lo Monte.
Alla voce “produttività” sono soltanto
cinque i punti assegnati all’ex sindaco di
Graniti. Ha fatto meglio persino
Francantonio Genovese che, pur avendo
dovuto dire “addio” a Montecitorio, col
suo 5.1, fino ad oggi, continua a stare un
gradino sopra il deputato di “Per l’Italia”
che, oltre a non aver fatto registrare
alcun intervento in aula, non brilla anche
per il numero di presenze (2316 su
6600). In quest'ultimo settore, fa però
meglio del collega Gianpiero D’Alia che,
complice l’incarico di ministro alla
Semplificazione, ha collezionato soltanto
1052 presenze alla Camera, ma si
“consola” con i 21 punti dell’indice di
produttività. Tra i meno produttivi c’è
anche Antonio Martino che non
raggiunge gli 11 punti e che, assieme a
D’Alia, con appena 1341 presenze, risulta
anche tra i meno “assidui” a
Montecitorio.
“PRESENTI” E “PARASSITI”. In quanto
a presenze in aula è invece quasi
impossibile raggiungere il 92,73% di
Maria Tindara Gullo che pare abbia
degli appalti, della sanità e delle
politiche sociali.
AL TOP. Secondo i dati Openpolis, tra i
migliori ci sono la catanese di nascita,
ma “messinese d’adozione” Giulia Grillo
e il senatore Bruno Mancuso. Per la
Grillo l’indice di produttività supera i 72
punti, le presenze in aula vanno oltre
l’81%, gli interventi sono stati quasi una
ventina. A livello nazionale i temi più
cari alla Grillo sono sanità, economia ed
emergenza abitativa, è un peccato però
che sul versante locale la sua attenzione
sia maggiormente focalizzata sulla
provincia etnea. Mancuso appare,
invece, come un vero e proprio
“mattatore” del Senato. Il tesoriere del
Ncd può vantare oltre 170 punti
nell’indice di produttività, oltre il 93%
nelle presenze d’aula e ben 123
interventi nei dibattiti svolti a Palazzo
Madama. Ha proposto ben 523
emendamenti di varia natura, in aula i
suoi cavalli di battaglia sono stati i
trasporti e l’agroalimentare, “sulla carta”
invece si è concentrato molto sulla
riforma delle province, ma anche sul
mercato assicurativo o sul
pensionamento dei dirigenti medici.
piazzato una tenda sulla poltrona 243, in
presenze oscillano tra il 70 e il 77%.
cui però non sembra far altro che
Spulciando emendamenti e
“dormire” visto il risicato 20 alla voce
interrogazioni è facile notare che gran
produttività, ma soprattutto visto che,
parte risultano legate ad avvenimenti di
ricercando i suoi interventi in aula, il
cronaca nazionale e locale: si spazia
risultato è uno zero tondo tondo. Degna
dalla vendita di Alitalia, allo sbarco di
di risalto è però una sua recentissima
migranti, passando per l’elettrodotto
interrogazione al ministro delle Politiche
Sorgente-Rizziconi. Di media parsimonia
agricole “sull’imenottero cinipide
è il numero dei loro interventi in aula, si
Dryocosmus kuriphilus, originario del
passa dagli 8 di Tommaso Currò, ai 16 di
nord della Cina” in cui la Gullo ha voluto
Francesco D’Uva, fino ai 22 interventi di
puntare i riflettori sul dannoso “parassita
Villarosa. Di poco più alta la media del
in grado di compromettere lo sviluppo
deputato Enzo Garofalo: 56.7 è il suo
vegetativo degli alberi di castagno”.
indice di produttività, superano l’80% le
Probabilmente entrerà nella storia anche
sue presenze in aula, mentre i suoi atti e i
la sua interrogazione a sostegno alla
suoi interventi in aula risultano
filatelia italiana indirizzata al ministro
strettamente legati al tema dei trasporti,
dello Sviluppo
economico, una sorta
di “rimbrotto” per la
mancata apertura di
uno sportello filatelico
lì dove, da ben 10
anni, esiste un circolo
che organizza almeno
una mostra filatelica
all’anno, ovvero a Patti.
ALL’ASSALTO.
Certamente più “attivi”
e “produttivi” sono
invece i grillini
Francesco D’Uva,
Alessio Villarosa e
Tommaso Currò. Un
trittico il cui indice di
produttività è
compreso tra i 42 e i
Giampiero D’Alia, Maria Tindara Gullo, Bruno Mancuso ed Enzo Garofalo
55 punti, mentre le
centonove pagina 13
28 Novembre 2014
politica
GIARDINI NAXOS
Galeano, l’assessore “congelato”
Vorrebbe lasciare l’esecutivo, ma il primo cittadino si oppone: «Resta con me»
L’assessore Enzo Orifici
PATTI. Altra dimissioni all’orizzonte dopo quella di Pipitò
Incognita Orifici
Un altro componente della giunta pronto a a lasciare il sindaco
Mauro Aquino. Che ironizza: «Ne fabbricheremo in terracotta»
PATTI. Mentre tutti ancora si chiedono
chi sarà l’ assessore che sostituirà il
dimissionario Gioacchino Pipitò,
all’orizzonte si prospettano anche altre
rivoluzioni perché si fanno sempre più
insistenti le voci che potrebbe “saltare”
un altro membro della giunta. Si tratta
di Enzo Orifici, il quale per il
momento non rilascia dichiarazioni ma
sarebbe pronto a farsi da parte. Resta
ancora vacante il posto in giunta dopo
i garbati rifiuti ricevuti dal gruppo Udc
che fa riferimento all’ex consigliere
provinciale Rosario Sidoti, quello della
figlia del senatore Francesco Cimino,
Natalia, e dopo aver ricevuto un altro
rifiuto anche dal docente universitario
Ferlazzo Natoli. Il sindaco Mauro
Aquino, se fossero stati chiusi questi
accordi, avrebbe comunque trovato
molte difficoltà interne rischiando di
perdere pezzi. Per questo motivo
Aquino avrebbe tentato anche di
avviare una trattativa con il Pd, e nello
specifico il gruppo che fa capo
all’onorevole Pippo Laccoto, ma anche
su questo versante sembra che non
abbia trovato consenso. “Siamo
pensando di fabbricare un assessore di
terracotta- ironizza Aquino a riguardo
– La verità è che sto cercando la
persona più idonea e capace a
ricoprire quest’incarico. E’ utile creare
quelle alchimie politiche necessarie al
miglioramento della città. Ciò a cui
auspichiamo – continua Aquino - è
riunire quelle forze necessarie a
portare avanti un disegno di crescita
del paese che, come accadde nel
2011, guardi avanti anche oltre il
2016”. Aquino smentisce che la
difficoltà di trovare un assessore sia
collegato al fatto che ormai siano
iniziate le grandi manovre per le
amministrative.
Pamela Arena
GIARDINI NAXOS. Da un lato un
assessore che vorrebbe lasciare la
propria carica dall’altra un sindaco che
“congela” le dimisisoni. E di mezzo le
amministrative del 2015. La strana
vicenda dell’assessore Achille Galeano
e del sindaco di Giardini Naxos Nello
Lo Turco è destinata a diventare, da
qui a poco, un “unicum” negli
ambienti politici locali. Le dimissioni
presentate qualche giorno fa
dall’attuale assessore e rifiutate da Lo
Turco, hanno provocato, infatti,
l’ufficiale spaccatura tra la sede locale
dell’Udc e i suoi due massimi
rappresentanti in Consiglio comunale.
Achille Galeano, ma soprattutto il
consigliere Lorenzo Di Stefano, sono
stati ultimamente protagonisti della
scena politica naxiota. Dopo
l’ufficializzazione della fuoriuscita
dalla maggioranza dell’esponente
centrista, a soli cinque mesi dall’inizio
della campagna elettorale, Galeano
ha, pertanto, deciso di allontanarsi
anche lui dal gruppo. E lo ha fatto con
una lettera indirizzata sia al primo
cittadino giardinese, che al segretario
della locale sezione dell’Udc, Gaetano
Brunetto, chiedendo a quest’ultimo
alcuni chiarimenti. Una lettera nella
quale si evince il dissenso di un
assessore entrato in Giunta solo da un
anno e mezzo a questa parte e già
deluso. “Poiché sono stato incaricato
da questo gruppo di ricoprire il
compito di assessore comunale - si
legge nella nota -, ho ritenuto
doveroso rassegnare nelle mani del
sindaco il mio mandato
amministrativo, affinché assuma le
personali e giuste decisioni
nell’interesse supremo della
comunità”. Un partito, quello di
Achille Galeano
Galeano, rimasto profondamente
scosso dal terremoto politico
scatenatosi, appunto, con la
dichiarazione di Di Stefano di qualche
settimana addietro. Il consigliere
aveva, infatti, preso le distanze dal
gruppo fedele a Lo Turco. Tutto,
dunque, sembra sia stato provocato
da questo gesto, che lo stesso Galeano
non ha certamente apprezzato molto,
non essendo stato informato prima. Il
sindaco ha precisato, comunque, che
“le dichiarazioni del consigliere non
sono state affermate a nome dell’Udc,
ma provengono da un folto gruppetto
che lo sostiene”. Intanto Lo Turco si è
messo, nelle ultime ore, contro la
decisione dell’assessore di
abbandonare il campo. “Non ho mai
avuto da ridire con Galeano - ha
precisato - dunque non revocherò le
sue deleghe. Credo che si sia trattato
soltanto di un malinteso. Tutto qui”.
Enrico Scandurra
TORTORICI
Se il Comune è poco trasparente
SUL SITO INTERNET SCARNE INFORMAZIONI SU PREMI
E COMPENSI. LA PROTESTA DEL CONSIGLIERE CAPRINO
TORTORICI. Il sito del comune è poco trasparente e consiglieri e cittadini
attaccano l’amministrazione comunale. Assenti dalla pagina ufficiale il piano
della performance dei dipendenti, i relativi premi, i compensi e i curriculum
vitae di chi ricopre incarichi amministrativi di vertice. Una battaglia per la
trasparenza che prima ha portato avanti da semplice cittadino il giovane
Alessandro Caprino Miceli, oggi si è unita anche il capogruppo di minoranza,
la consigliera Cinzia Conti Mica. "L’accesso ai dati è vitale per una
amministrazione trasparente – spiega – . Presenterò un'interrogazione al
sindaco per conoscere il motivo del mancato adeguamento del sito alle
norme in materia di pubblicazioni e trasparenza amministrativa". Dopo aver
constatato che alcune informazioni sul funzionamento della macchina
Carmelo Rizzo Nervo
centonove pagina 14
amministrativa non sono state pubblicate sul sito istituzionale del
comune, come previsto, invece, dagli obblighi della norma che regola la
materia (decreto legge 33/2013) alcuni cittadini come il giovane
Alessandro Caprino Miceli, da mesi hanno inviato richieste di
chiarimenti al segretario comunale. Senza avere risposte. Si tratta del
piano della performance dei dipendenti, i relativi premi, i compensi e i
curriculum vitae di chi ricopre incarichi amministrativi di vertice, le
dichiarazioni di insussistenza dei casi di incompatibilità (legge 190/2012
anticorruzione), il piano triennale della trasparenza e per l’integrità, gli
organi di indirizzo politico e amministrativo, i curricula e i relativi
compensi, il costo complessivo e la lista del personale con le relative
mansioni sia a tempo indeterminato che determinato. A rispondere è
direttamente il sindaco Carmelo Rizzo Nervo che sembra conoscere
bene il problema “Sono venuto a conoscenza di questo problema e ho
già provveduto a convocare il segretario per convocare i capi settore
delle aree amministrativa, contabile e tecnica al fine di colmare queste
mancanze. A breve avremo il sito in regola”.
P.A.
28 Novembre 2014
sicilia
Francesco Armone
Antonio Iacopino
MESSINA. Approdano in Commissione elettorale tre contestazioni sul voto per gli organi superiori
Ateneo, pioggia di ricorsi
Il più “pesante” riguarda la presunta incandidabilità di Antonio Iacopino (Nettuno) in quanto re-iscritto
e non nuova matricola. A firmare la richiesta, il legale Gemelli per conto di Francesco Armone di Orum
DI
DANIELE DE JOANNON
MESSINA. A urne ancora calde, e in
attesa del decreto del rettore Pietro
Navarra, tre ricorsi alla Commissione
elettorale dell’Ateneo di Messina
rischiano di cambiare volto ai risultati
delle elezioni per il rinnovo del Senato
Accademico e dell’Ersu, l’Ente regionale
per lo Studio Universitario. Già, perché
ad agire entro i termini previsti (le 12
del 21 novembre scorso) sono stati in
tre: Francesco Armone, Dario
Agnello e Nicola Bennici. C’è poi un
quarto ricorso, riguardante le elezioni in
un dipartimento della ex facoltà di
Scienze politiche, firmato da Emilio
Minniti di Università Eclettica.
LA “DOPPIA” MATRICOLA. Il
ricorso presentato da Armone, in
corsa per il Senato con Orum in quota
Morgana (il suo seggio non è scattato
per 18 voti di lista) è firmato
dall’avvocato Pier Paolo Gemelli e
punta il dito sulla presunta
incandidabilità di Antonio
Iacopino (eletto all’Ersu come
Nettuno-Figli di Ippocrate e in corsa
anche al Senato, dove ha preso 27
voti). Il motivo? Non avrebbe i
requisiti previsti dall’articolo 4 del
regolamento, che fissa l’elettorato
passivo per una fascia di studenti che
vanno dall’immatricolazione per la
prima volta al primo anno fuori corso.
Iacopino, infatti, si è iscritto
inizialmente nel 2005, per poi
procedere con la rinuncia agli studi e
immatricolarsi nuovamente. Una
circostanza che per il legale di
Armone in ogni caso non poteva
aprire le porte alla sua candidatura,
visto che il regolamento specifica che
un requisito per essere candidato è
essere iscritti per la prima volta e non
re-iscritti dopo rinuncia. Se la
commissione elettorale, presieduta da
Franco Astone e composta da
Giovanni Moschella, Pietro
Nuccio, Domenico Perri (in
rappresentanza degli studenti), Anna
Lazzaro e Simona Corvaja
(personale tecnico amministrativo)
dovesse dare ragione ad Armone il
prossimo primo dicembre, lo scenario
al Senato protrebbe cambiare.
L’avvocato Gemelli, infatti, ha chiesto
che l’incandidabilità venga sanzionata
con la sottrazione dei voti di lista a
Nettuto al Senato, determinanto la
conquista del terzo seggio all’Orum, e
quindi a Francesco Armone. Inoltre,
se per Iacopino dovesse essere sancita
l’incompatibilità, allora la poltrona
vinta all’Ersu potrebbe andare a
Paola Zagami di Atreju Crono.
GLI ALTRI RICORSI. Punta invece
sulle schede annullate, quello
presentato alla commissione dal
consigliere di amministrazione Dario
Agnello (Orum). A ex Ingegneria,
infatti, trenta sarebbero state silurate a
Orum perché recanti il segno sulla lista
ma il nome del candidato sbagliato. In
più, è stato chiesto anche un
riconteggio perché non erano stati
mandati ai seggi gli elenchi dei
rappresentanti di lista, rendendo
impossibile l’intervento degli studenti
al momento dello scrutinio. Anche
questo ricorso potrebbe avere
ripercussioni sul Senato a favore di
Armone. C’è poi Nicola Bennici
(rappresentante di lista al seggio di
Economia per Orum) che, nel chiedere
la sottrazione dei voti di lista a
Nettuno in presenza di candidati
laureati (e quindi non candidabili),
sostiene che l’effetto si trasmetta anche
al Senato, sulla scia di quanto accade
nel rapporto consiglieri comunalisindaco.
IN DIPARTIMENTO. Chi ha deciso di
contestare il risultato solo nei
dipartimenti è stato, infine, Emilio
Minniti (Università Eclettica), il quale
ha fatto ricorso sulla vittoria di una
laureata (non candidabile) nel consiglio
di un dipartimento della ex facoltà di
Scienze Politiche.
COMMISSIONE INSINDACABILE.
A differenza di quanto accaduto in
fase pre-elettorale, quando il parere
era soltanto consultivo e non
vincolante (vedi la bocciatura della
doppia candidatura di Massimo
Parisi a due organi con liste
differenti, ammesse però dall’Ufficio
elettorale), questa volta la
Commissione presieduta da Astone è
destinata a dire l’ultima parola sulle
elezioni, condizionando, quindi, il
decreto di nomina degli eletti che sarà
firmato dal magnifico rettore
dell’Università, Pietro Navarra.
LO STATO DELL’ARTE
Così tutti i proclamati
ECCO CHI HA VINTO LE ELEZIONI DI METÀ NOVEMBRE,
IN ATTESA DEL DECRETO DEFINITIVO DEL RETTORE
MESSINA. La proclamazione è stata il 19 novembre
scorso, ma se qualche ricorso dovesse andare in
porto, il quadro degli eletti agli organi superiori
dell’Università di Messina cambierebbe al Senato e
all’Ersu. Ecco, comunque, chi sono gli attuali
rappresentanti degli studenti, dei dottorandi e degli
assegnisti e degli specializzandi eletti negli Organi
collegiali dell’Ateneo.
SENATO ACCADEMICO. Gli studenti eletti sono, per
la lista numero 1 Orum Domenico (Miko) Branca e
Arianna Crea; per la lista 2 Nettuno Figli di
Ippocrate Ermes, Saverio Curello e Leo Staiti; per
la lista 3 Atreju -Crono, Francesco (Ciccio) Torre.
Per gli assegnisti di ricerca e dei dottorandi è
risultato eletto Alessandro Saccà, mentre per gli
specializzandi è Marica Galati.
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE.Gli studenti eletti
centonove pagina 15
sono, per la lista 1 Orum, Mauro Arena; per la lista
2 Nettuno Figli di Ippocrate Ermes, Pierluigi Russo.
ERSU. Gli studenti eletti al Consiglio di
Amministrazione dell’Ente sono, per la lista 1 Orum,
Giuliana Grillo e Licia Puliafito; per la lista 2
Nettuno Figli di Ippocrate Ermes, Antonio
Iacopino; mentre eletto per i dottorandi e gli
specializzandi è Marco Lamberti.
CSASU. I due studenti eletti al Consiglio di
Amministrazione sono per la lista 1 Orum, Gianluca
Puglisi e per la lista 2 Nettuno Figli di Ippocrate
Ermes, Simone Coletta.
28 Novembre 2014
sicilia
MESSINA. Il destino incerto dello storico Ospedale che registra una perdita annua di nove milioni
Piemonte, il “neuroleso”
L’assessorato boccia il testo per la creazione di un’azienda con l’Irccs Bonino-Pulejo, che non sarebbe comunque
sfuggita agli accorpamenti. Ma avrebbe garantito soltanto un allargamento dell’Istituto. Che ci sarà lo stesso
DI
DANIELE DE JOANNON
MESSINA. Da una parte c’era un
disegno di legge su misura per l'Irccs
Neurolesi Bonino Pulejo con 78 posti
letti in palio, dall'altra la soddisfazione
di tutte le forze in campo che volevano
mantenere in piena operatività
l'Ospedale Piemonte. In mezzo, però, è
rimasto ciò che non si voleva
ammettere: che il più antico presidio
di Messina diventasse o meno
un'azienda insieme all'Istituto di
Ricerca poco importava, perché
l'ultima parola sui reparti da
mantenere era ed è solo della Regione
attraverso il Piano Sanitario. Un piano
che, nonostante l'anno di tempo in più
regalato dal Consiglio di Stato per
l'applicazione del Decreto Balduzzi,
deve seguire parametri imprescindibili
basati sul rapporto servizi offertipopolazione residente, cancellando i
doppioni anche in presenza di aziende
differenti, pubbliche o private che
siano. E, a dimostrazione di ciò, ha
provveduto una nota recapitata in
commissione Sanità da parte del capo
di Ganinetto dell’Assessorato,
Giuseppe Amato.
IL NIET DELLA REGIONE. « Il
disegno di legge di iniziativa
parlamentare, mirante all’integrazione
tra il Centro neurolesi ed il Piemonte,
riteniamo sia inconciliabile con le
previsioni contenute le nuovo assetto
della rete ospedaliera considerato che
solo in fase di formalizzazione della
stessa si provvederà ad assegnare il
numero dei posti letto e la relativa
distribuzione delle discipline afferenti.
L’iniziativa legislativa di cui trattasi,
invero non si concilia con la natura
dell’Irccs il cui indirizzo è
Giuseppe Picciolo
esclusivamente riabilitativo”, si legge
nella nota pervenuta che ha fatto
andare su tutte le furie i presentatori
del disegno, Santi Formica e Beppe
Picciolo.
LE RIDUZIONI. Solo per farsi un'idea
del taglio netto che ci sarà in Sicilia al
momento dell'applicazione della nuova
normativa, basta scorrere il
cronoprogramma già elaborato dalla
Regione. In tutta l’Isola, il
raggiungimento degli standard del
Decreto Balduzzi prevede un numero
complessivo dei reparti che dovrà
andare da un minimo di 419 a un
massimo di 918. Attualmente, sono
invece 1340.
CHIMERA NEUROLESI. Ma quale
era la via d'uscita che si pensava
potesse salvare il Piemonte? Cgil, Cisl,
Uil, Irccs Centro Neurolesi “BoninoPulejo”, Comitato “Salvare l'Ospedale
Piemonte” e Comitato Sanidea,
avevano concordato di stilare un
documento in cui si sostiene la
costituzione della nuova Azienda
Piemonte-Irccs (in linea con il disegno
di legge), puntando anche ai 78 posti
letto assegnati attualmente al
Piemonte. Settantotto posti, che, in
buona sostanza, il direttore del
Neurolesi, Dino Bramanti, avrebbe
volutoinglobare nell’attività
dell’Istituto.
L’APPELLO
Minasi: “Tutti in piazza!”
IL PRESIDENTE DEL COMITATO
INVITA ALLA MOBILITAZIONE
“NON CI ASPETTAVAMO che il
Governo Crocetta fosse
d’accordo, ma la tempestività
con cui si è pronunciato risulta
sospetta. Qualcuno rema contro
ed è facile capire di chi si tratta.
Adesso il sindaco e le forze
sociali non devono cedere:
dovranno tutti insieme farsi
carico di un’unica battaglia di
giustizia e necessità”. Va giù
duro Marcello Minasi,
presidente del Comitato
“Salvare l’Ospedale Piemonte”,
in seguito alla nota con cui di
fatto è stata congelata la
proposta di legge per la
costituzione di una nuova
Azienda. “A questo punto avverte Minasi - siamo pronti
per la piazza in una nuova
grande mobilitazione: il
Comitato fa appello a chi oggi
ha firmato il documento,
affinché la stessa unità
raggiunta abbia il suo naturalee
prosieguo per batterci insieme
affinchhè l’Ospedale Piemonte
rimanga in vita!”.
L'ANALISI DI VULLO. «La questione
Piemonte non si limita ai reparti che
esistono anche al Papardo, ma, più in
generale, al numero totale previsto per
Messina. Faccio un esempio: in futuro, la
città potrà avere tra le tre e le sei
chirurgie che dovranno essere collocate
sul territorio. Che il Piemonte diventi
Azienda a se stante, non cambia i
termini del discorso», spiega Michele
Vullo, manager dell'Azienda PapardoPiemonte. Che anche sui 78 posti letto
aggiunge: «Su quelli decide la mia
azienda. In ogni caso, l'ultima parola
sarà sempre del Piano Sanitario». Anche
la creazione di una nuova azienda
ospedaliera, per Vullo, facile profeta,
LA SCHEDA
Così il disegno di legge
ECCO COSA PREVEDEVA LA BOZZA PRESENTATA
IN COMMISSIONE DAI DEPUTATI FORMICA E PICCIOLO
MESSINA. Il disegno di legge firmato Santi
Formica ne Beppe Picciolo nasceva “ in un'ottica
di ottimizzazione organizzativa e di migliore
erogazione di servizi sanitari della città di Messina”,
e per questo “ritiene necessario proporre
l'integrazione tra l'Istituto di ricovero e cura a
carattere scientifico Centro Neurolesi Bonino di
Messina e l'ex Azienda ospedaliera Piemonte”.
“Dall'integrazione tra le due strutture e le
specifiche competenze ed expertise, sarebbe
possibile dare vita ad una virtuosa sinergia, tra Enti
pubblici di uno stesso Assessorato e dello stesso
territorio, la città di Messina, raggiungendo
l'obiettivo di creare percorsi sanitari di alta qualità
e specializzazione e di migliorare l'erogazione dei
servizi sanitari per la totalità dei pazienti e dei
cittadini della città di Messina, della provincia e di
parte della Calabria”. La fusione prevedeva anche
l'improbabile “mantenimento delle attività di
emergenza-urgenza, dei servizi essenziali ad essa
connessi ed alle specialità sanitarie, tutte
collegate all'ex Azienda . Piemonte, integrate
alle attività dell'Irccs”. Improbabile perché, nei
fatti, il mantenimento dei reparti si lega al Piano
Sanitario e non a una personalità giuridica
differente. Sicuramente, invece, la creazione della
nuova Azienda avrebbe ridato fiato al Neurolesi, che
centonove pagina 16
ha 65 posti assegnati e mai utilizzati. Proprio
quest’anno, infatti, cessa (e deve essere rinnovato)
“il riconoscimento del carattere scientifico
dell'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico
di diritto pubblico ‘Centro Neurolesi Bonino-Pulejo’
per la disciplina delle ‘Neuroscienze nell'ambito
della prevenzione, del recupero e trattamento delle
gravi cerebrolesioni acquisite’”, così come si legge
nel decreto del 2011 firmato dagli allora ministro
Fazio e presidente della Regione, Raffaele
Lombardo. L'incorporazione del Piemonte (che
comunque può avvenire attraverso un contratto di
locazione), quindi, non può che garantire l'Istituto
che, a marzo 2014, ha pure provveduto a proporre
una nuova convenzione quadro con l’Ateneo di
Messina, che però è stata ratificata dal Senato
Accademico il 7 ottobre.
28 Novembre 2014
sicilia
Giuseppe Laccoto
Santi Formica
Michele Vullo
un problema». In fondo, per il manager,
la questione Piemonte poco importa.
Perché il vecchio ospedale, nell'ambito
dei 35 milioni di perdite registrate, ne
pesa nove.
IN ATTESA DI DELOITTE. Per
comprendere come funziona l'Azienda
Papardo-Piemonte, Vullo ha
commissionato una valutazione alla
società Deloitte, che ha analizzato il
bilancio al 320 giugno 2014. Ma, in
attesa della relazione, ecco cosa è venuto
fuori: «Stiamo lavorando su un piano di
rientro da 35 milioni da discutere con la
regione il 4 dicembre. Al di là degli
aspetti contabili, voglio capire come sono
andate le cose: perché, se ho comprato
100 e ho usato quaranta, devo capire che
fine ha fatto l'inutilizzato». E il direttore
generale fa qualche esempio: «Abbiamo
speso 40 milioni per l'oncologia, abbiamo
attrezzature all'avanguardia ma sono
sottoutilizzate. Recentemente, ho firmato
una delibera da 300 mila euro per la
manutenzione della Pet, che ne “incassa”
solo 100 mila. Come è possibile? Mi è
stato detto che manca un tecnico, e
intanto circa 800 messinesi fanno lo
stesso esame a Catania o a Palermo».
Continua Vullo: «Abbiamo, ad esempio,
anche un angiografo che viene utilizzato
molto poco. Il problema? In pianta
organica i tecnici non mancano, ma il
problema sono i turni. Per questo motivo,
L’Ospedale Pimonte
non era un percorso immediato: «L'Irccs
ha una personalità giuridica, e tra le sue
funzioni, a differenza di un ospedale, ha
l'elemento della ricerca legata a una
assistenza finalizzata proprio a
migliorarla. L'Irccs potrebbe andare a
gestire un piccolo ospedale solo se
autorizzato dalla legge regionale».
PERSONALE E ATTREZZATURE. Di
due cose non si preoccupava né si
preoccupa, Vullo: di personale e
attrezzature. «Il Papardo non rischiava
alcun danno da una separazione dal
Piemonte, perché, allo stato attuale,
registriamo un sottoutilizzo delle
tecnologie in nostro possesso. E anche
dal punto di vista del personale non era
sto cercando di chiudere un accordo con
l'Ateneo di Messina per fare in modo che
anche equipe dell'Università possano
venire il pomeriggio per utilizzare le
nostre attrezzature al meglio».
ASSE LACCOTO-PANARELLO. In
dissonanza con il fronte pro PiemonteIrccs, composto da Picciolo, Formica e
dal deputato del Pd Franco Rinaldi, i
due esponenti democratici all’Ars,
Giuseppe Laccoto e Filippo
Panarello. Va giù duro, il primo: «Non
ho condiviso sin dal primo momento
l’ipotesi di fusione. Non è una strada
percorribile per motivi economici e di
fattibilità . I 78 posti letto per acuti,
come per altro è stato sottolineato nel
parere dell’Assessorato Regionale, non
possono essere riconvertiti per le
funzioni riabilitative e di ricerca
scientifica svolte dall’Irccs, ma devono
essere parte integrante di un progetto di
valorizzazione della struttura
ospedaliera del Piemonte, inserita nel
contesto del piano già avviato degli
ospedali riuniti. È giusto - spiega Laccoto
- che ogni presidio sostenga e valorizzi le
proprie caratteristiche: il Piemonte come
centro ospedaliero e il Neurolesi come
struttura riabilitativa». Per Panarello,
invece, «non c’è da meravigliarsi per la
stroncatura del disegno di legge». «Era
del tutto prevedibile, anche per questo
non ho firmato il documento regionale.
La mission del Centro Neurolesi è
incongruente con quella del presidio
cittadino. Il parere tecnico negativo della
Regione - spiega - è pervenuto alla VI
Commissione Sanità, attraverso il capo
di Gabinetto dell’Assessorato alla Sanità
Amato, che blocca l’azione di
trasformazione del Piemonte
integrandosi ad un istituto specializzato
nella ricerca scientifica. Le soluzioni
vanno trovate all’interno dell’azienda
Papardo-Piemonte con l’aiuto del
management, dello staff regionale e del
Sindaco come massima Autorità
Sanitaria. I 78 posti letti stabiliti dalla
nuova Rete ospedaliera devono essere di
carattere ospedaliero, senza mescolare la
riabilitazione e la ricerca che, seppur
importantissime, necessitano di una
mission esclusiva. Io non ho sottoscritto
il ddl perché ho avvertito questa
contraddizione».
LE REAZIONI
Assemblea al Comune
SINDACO, DEPUTATI E IL DIRETTORE BRAMANTI
PUNTANO IL DITO CONTRO LA REGIONE MATRIGNA
MESSINA. A neanche 24 dalla bocciatura del ddl, il
sindaco di Messina, gli onorevoli Beppe Picciolo e
Santi Formica e il direttore dell’Irccs Neurolesi,
Dino Bramanti hanno tenuto banco durante una
conferenza stampa al Comune, divenuta assemblea
pubblica. Ad aprire il fuoco, Renato Accorinti:
«Intendo far rispettare, come Sindaco, il mio ruolo di
autorità garante della tutela del diritto della
popolazione messinese a ricevere i livelli
indispensabili di assistenza sanitaria nel territorio e
nell'ambito delle strutture ospedaliere presso tutte
le sedi istituzionali competenti. Sotto questo profilo
chiederò spiegazioni chiare ed esaurienti all'Autorità
sanitaria regionale sull'ipotizzato diniego alla
proposta presentata dalle forze sociali messinesi a da
me condivisa. Chiederò, inoltre, cosa l'assessorato
regionale proponga in alternativa alla nostra
proposta circa l'utilizzo ottimale dei settantotto
posti letto per acuti destinati al Piemonte e ne
riferirò alle forze sociali, al Consiglio comunale e a
tutta la Città, consapevole del fatto che non
potremo accettare che le scelte compiute da chi di
competenza - ha concluso il Sindaco - possano essere
lesive dei diritti di cittadinanza di cui sono garante
come Primo Cittadino di Messina». Ha puntato più in
alto, invece, Picciolo, che vuol chiedere spiegazioni
direttamente al ministro della Salute Beatrice
centonove pagina 17
Lorenzin: «Perché l’Irccs può essere accorpata in ogni
ospedale d’Italia, dal San Raffaele a Cefalù passando
per il Bambin Gesù e per il Gaslini ma a Messina
questo ragionamento non vale». E mentre Santi
Formica, da firmatario del ddl silurato, ha spiegato
l’iter del provvedimento, sottolineando come, a
fronte di un taglio generale dei posti letto, la
Regione voglia depredare Messina per favorire
strutture nascenti, come il nuovo San Marco di
Catania, Bramanti ha puntualizzato: «Con la nascita
dell’azienda Pimonte-Irccs non ci arricchiamo, perché
siamo un ente pubblico e non privato, un ente
giuridico autonomo che può accorparsi con strutture
pubbliche e private così come avviene in tutta Italia.
Il Neurolesi intende solo mettere a disposizione una
risorsa, non ha come obiettivo la centralità del
Piemonte o i suoi spazi».
28 Novembre 2014
sicilia
MESSINA. Si allargano i filoni d’inchiesta dopo gli arresti sulle mazzette autostradali
Nulla succede per Cas
Nel mirino finiscono ora gli svincoli e le consulenze collegate a transazioni e rimborsi.
Le anomalie spiegate dall’ingegnere Pizzino in procura. Mentre Crocetta si “precipita” dal prefetto
MESSINA. Si sdoppiano le inchieste
della Procura di Messina sul Consorzio
autostradale. Dopo l’appalto-Iacolino,
l’impresa sulla quale indaga ora anche
la Procura di Agrigento per il
depuratore di Favara, undici miliardi di
tangenti finite in parte nelle banche
svizzere, Ubs e Hdc, sullo Stretto "si
allargano" altri filoni: gli svincoli, le
consulenze collegate alle transazioni e
i rimborsi.
Su disposizione del sostituto
procuratore Ada Merrino, la polizia
giudiziaria ha avviato i primi
interrogatori dei quali si sta ancora
definendo la scaletta. Il primo ad
essere sentito, martedì scorso,
l’ingegnere Mario Pizzino. Che ha
spiegato agli inquirenti tutte le
“anomalie” dei lavori assegnati
all’impresa Ricciardello di Brolo.
Tre i temi trattati: l’allontanamento,
voluto dall’ex sindaco Giuseppe
Buzzanca, di Pizzino dal ruolo di Rup;
l’inserimento “a sorpresa” dei tecnici
dell’Anas, con la sottoscrizione di una
convenzione secretata; il
riconoscimento, nel tempo, di tre
diverse perizie di variante che hanno
fatto schizzare le riserve riconosciute
all’impresa a cifre davvero esorbitanti:
il 50% dei lavori appaltati, quando la
legge impone che non si superi il 20%.
Anomalie da chiarire che si
aggiungono ad altri misteri: le somme
pagate all’impresa come riserve,
avrebbero dovuto- secondo l’ingegnere
Pizzino- essere riconosciute dal
governo centrale, che aveva assegnato
i poteri straordinari al sindaco, e non
già dal Comune di Messina, che si è
ritrovato sulla gobba un indebitamento
di 17 milioni di euro in più, che hanno
surclassato ulteriormente le già
esangui casse.
Fatti che si intersecano ancora oggi
all’appalto in corso da 50 milioni,
indetto dal Cas per il completamento
dello svincolo, al quale hanno
partecipato nove imprese. Pizzino
come Giano bifronte: ora esce dal
Comune e sta per rientrare al Cas,
esattamente al posto che fu
dell’architetto Lelio Frisone, finito agli
arresti con l’accusa di avere intascato
una tangente di cento mila euro,
oltretutto per un appalto finito “a
schifiu”.
Ma i riflettori della Procura sono
puntati anche su altre vicende. Un
filone è dedicato alle transazioni. Nel
passato alcune imprese, come la
Bonatti o la Cariboni, poi acquisita dal
Gruppo Versaci, sono state al centro di
contenziosi dagli importi esorbitanti:
anche cento milioni di euro. Su tutte
La sede di contrada Scoppo
queste procedure si stanno svolgendo
controlli incrociati. Varie lettere
dall’amministrazione del Cas
sollevavano il dubbio, che nella
confusione delle carte, alcuni bonifici
potessero essere stati ripetuti più volte.
Un errore possibile, o errore procurato?
Pare che in una circostanza un bonifico
milionario pagato, a seguito di una
transazione, sia stato “ripetuto” perché
il decreto ingiuntivo presentato, non si
sa quanto distrattamente da un legale
due volte, e non opposto da nessuno,
sia poi diventato esecutivo.
Terzo aspetto, i rimborsi. Dopo una
direttiva del governo Lombardo, mirata
a contenere nell’orbita dei 50mila euro
i compensi dei vertici delle aziende
“non economiche”, il Cda del Cas oggi
in carica ha deciso, sua sponte, di
aumentare i compensi del presidente
da 48mila a 50mila euro e quelli dei
componenti, dal gettone di settecento
o mille euro mensile, al più corposo
40mila euro annui. A beneficiarne
anche i vicepresidenti operativi, Rosa
Marino e Nino Gazzara. Che insieme al
presidente Rosario Faraci hanno
beneficiato anche di un “ritocco” alle
tariffe di rimborso chilometrico:
anziché le tariffe riconosciute per
missione ai dipendenti, i rimborsi
documentati sono liquidati, in alcuni
casi non si capisce perché direttamente
dall’economo, con cifre che superano,
in una circostanza che riguarda il
vicepresidente Nino Gazzara, i
diecimila euro previsti dalla legge.
Succede un anno fa, il 19 novembre
del 2013, quando l’economo Baldo
Arrigo, liquida all’ex esponente di
Forza Italia, poi passato per un breve
periodo al partito di Clemente
Mastella, la somma di 13.616, 54
euro con la motivazione: integrazione
rimborso spese conti chilometrici per
missioni sostenute dal commissario
straordinario”. Il 13 dicembre dello
scorso anno, lo stesso economo
liquida ancora all’avvocato Nino
Gazzara la somma di 3.345, 03 euro
con la stessa motivazione:
“integrazione rimborso spese
sostenute per missioni”.
Somme dovute di certo per speciali
procedure amministrative interne, che
lasciano perplessi per l’entità. Come i
quaranta e passa mila euro di rimborsi
annuali del presidente Rosario Faraci o
i 18mila euro previsti per una presunta
campagna di comunicazione su una
unica emittente locale, che trasmette
“in diretta interplanetaria”, senza lo
straccio di una motivazione legata a
una campagna di comunicazione.
Il segno, forse, che a Messina dagli
anni Novanta, l’epoca delle foto d’oro,
sia cambiato davvero poco? Un fatto
che ha infastidito non poco il
presidente della Regione, Rosario
Crocetta. Venerdì scorso si è precipitato
a Messina per sentire il “polso” al
prefetto Stefano Trotta, su alcuni
questioni cruciali della città, svincoli
compresi. L’impressione, neanche
troppo velata, è che presto ci sarà un
rimaneggiamento di nomine alla guida
del Cas.
VERTENZE
Dipendenti da “inquadrare”
CONTRATTO REGIONALE SI O NO. LA QUARTA COMMISSIONE
CHIEDE UN PARERE AL CGA. MA LA DECISIONE È GIÀ PRESA...
MESSINA. La quarta commissione consiliare dell’Ars si è
riservata una ulteriore verifica, attraverso un parere da
avanzare al Cga, il consiglio di giustizia amministrativa. Ma
sull’inquadramento dei dipendenti del Cas, quasi 380 in
organico, all’assessorato alle Infrastrutture a Palermo non
hanno nessun dubbio: “si applica il contratto regionale”.
A decretarlo sono decine e decine di sentenze, ma
soprattutto-spiega Mario La Rocca, capo di gabinetto
dell’assessore ai Lavori Pubblici, Giovanni Pizzo-“ è la
natura stessa del Cas, ente non economico, sottoposto alla
vigilanza dell’Assessorato”.
Il problema che si pone oggi è trovare una soluzione
sindacale e spiegare ai dipendenti che hanno ricevuto in
busta paga somme maggiori a quelle previste dal contratto
centonove pagina 18
che si sarebbe dovuto applicare. Secondo le stime del Cas, i
risparmi cui si va incontro, con la corretta applicazione del
contratto regionale, si attestano intorno ai sei milioni di
euro. Ma come si fa a chiedere “indietro” ai dipendenti
somme già spese e pagate come emolumenti? “Ci rendiamo
conto della difficoltà-spiega La Rocca-ma non è la prima
volta che episodi del genere si verificano nella pubblica
amministrazione: al Policlinico di Palermo dopo vari
approfondimenti sull’applicazione del contratto si è
scoperto che alcuni dirigenti, primari compresi, avevano
percepito somme in più: stanno restituendo tutto, con un
lungo piano di rateazione: trecento euro al mese”.
Al Cas, intanto, si stanno ridefinendo ruoli e funzioni: dopo
la sindacalista della Uil Caterina Lombardo, transitata da
Palazzo dei Leoni agli uffici amministrativi del Cas, arriva
ora anche il marito, l’ingegnere Lorenzo Ficarra, già in
servizio in istituto tecnico. Come l’ingegnere Francesco
Mento, ha ottenuto il nulla osta per andare ai servizi tecnici
e manutentivi del Cas.
sicilia
28 Novembre 2014
LA LETTERA
A proposito di pozzi, ruscelli, luci e agnelli
DI
EMERGENZE. Le tre discariche siciliane chiuse
Siculiana come Mazzarà
Si profila un problema di ordine pubblico dopo la chiusura
dell’impianto gestito dalla famiglia Catanzaro. Le possibili soluzioni
AGRIGENTO. Dopo la Oikos e Mazzarà
Sant’Andrea cancelli chiusi per i comuni
che conferiscono i propri rifiuti a
Siculiana presso la discarica della
"Catanzaro Costruzioni". L'impianto
infatti ha raggiunto la capienza massima
e quindi non potrà ricevere più la
spazzatura dei comuni non solo della
provincia di Agrigento, ma anche di
quelli delle altre province che
utilizzavano l'impianto di stoccaggio e
smaltimento di Siculiana gestito dalla
famiglia Catanzaro. I rifiuti a Canicattì e
nei paesi dell'hinterland sono rimasti nei
cassonetti o in alcuni casi negli
autocompattatori, in attesa di trovare
una discarica alternativa. Il comune di
Agrigento, con ordinanza commissariale,
ha disposto il divieto di conferimento dei
rifiuti solidi urbani nei contenitori del
territorio comunale, fino all’1 dicembre
prossimo. Secondo il provvedimento
potranno essere conferiti nei centri
zonali di raccolta e negli appositi
contenitori stradali di colore blue solo
rifiuti provenienti dalla raccolta
differenziata. La chiusura della discarica
innescherà problemi e disagi anche in
altri comuni, non solo nell’agrigentino,
ma anche nel palermitano ed in
provincia di Enna e Caltanissetta. Il
sindaco di Canicattì ha chiesto al
presidente della regione Sicilia e alle
autorità in materia di rifiuti
l'autorizzazione ad utilizzare la discarica
di Gela per scongiurare rischi igienicosanitari. Si profila l’ennesima emergenza
rifiuti in Sicilia dopo il sequestro della
discarica di Mazzarà Sant’Andrea dove i
rifiuti sono stati spostati nel Catanese –
nelle discariche gestite da Oikos e Sicula
– e a Gela, con qualche breve
interruzione del servizio. Uno scenario
che si ripeterà probabilmente nella
Sicilia occidentale. “Qualche disservizio
nella raccolta ci sarà senz'altro”, ripetono
in assessorato alla Regione. Ma una
soluzione, adesso, è più vicina.
MARIO FOTI*
Gentile Direttore,
dopo avere riscontrato
l’articolo apparso la scorsa
settimana sul Suo
settimanale, non posso esimermi dal
rispondere brevemente all’illustre
collega sindaco di Mazzarrà
Sant’Andrea.
E’ vero, ho avuto diversi incarichi dal
Comune di Mazzarrà Sant’Andrea,
prima con il sindaco Giambò e
successivamente appena qualche altro
incarico dal sindaco Navarra. Ciò fino
a poco prima di assumere l’impegno,
da comune cittadino ed insieme a
tanti amici, di coordinare un Comitato
contro la discarica di Mazzarrà: dopo
sono diventato un nemico da
combattere, sia da parte della cosca
che da coloro che stavano dietro gli
interessi del business dei rifiuti.
Per la verità, non ricordo esattamente
quanti incarichi mi sono stati conferiti
da legale ma credo a quanto dice il
sindaco-sessuologo Bucolo che,
evidentemente, invece di occuparsi
delle royalties non corrisposte al suo
Comune, in maniera maniacale
preferisce fare questi strani conteggi.
Io, invece, ho altro da fare.
Mi sembra superfluo aggiungere che
faccio l’avvocato, né faccio mistero di
avere una moglie di Mazzarrà
Sant’Andrea e di averci abitato per
diversi anni. Vorrei capire se il fatto di
aver ricevuto incarichi legali, pagati
coi parametri fissati dalle tariffe
forensi e regolarmente dichiarati sotto
l’aspetto fiscale, possa essere reato o
cosa riprovevole.
O, ancora, che possa essere reato o
cosa disdicevole il fatto che ad
avermeli conferiti sia stato un sindaco,
PRECISAZIONI
Pietrafitta: «Il mutuo l’ha voluto Bucolo»
MESSINA. A proposito dell’intervista al sindaco di Mazzarrà
Sant’Andrea, Salvatore Bicolo, l’assessore Carmelo Pietrafitta precisa
che “i sedici mutui a cui, in malafede, fa riferimento i, sindaco
Bucolo, che il Comune di Mazzarrà Sant’Andrea avrebbe contratto
comn il Monte dei paschi di Siena, in verità è solo uno di
3.544.093,00 euro. Questo mutuo-continua l’assesssore-che si
estinguerà nel 2016, è nato per il mancato incassod ell’indennizzo
che la società Tirrenoambiente avrebbe dovuto corrispondere
corrispondere al Comune. Il mutuo è servito per sette opere
pubbliche. La delibera di giunta, la n. 30 del 2006, in cui io ero
presente nella qualità di assessore ed ho dato voto positivio, è stata
proposta dal sindaco e non da me, come speciosamente dichiarato
dal sindaco Bucolo. Riguardo la Sua giusta osservazione sulla Cassa
Deposito e Prestiti, le voglio rappresentare che all’epoca i Comuni,
si potevano indebitare anche con Istituti bancari e che il Comune ha
bandito una procedura concorsuale, vinta dal Monte Paschi di Siena
in data 11/07/2006, sino a quando sono stato Assessore (2008) ho
sollecitato l’Amministrazione a bandire i pubblici appalti per
l’utilizzo di dette somme, cosa che in parte è stato fatto e che in
parte, anche oggi che è Sindaco Bucolo da 30 mesi, non è stata
fatta, nonostante si continuino a pagare interessi passivi a vuoto e
che le somme siano a disposizione non utilizzate.
Non ho mai fatto mistero di approvare questo indebitamento, però
lo ho fatto seguendo la logica che la società Tirrenoambiente era
obbligata, da accordi contrattuali, a riconoscere al Comune di
Mazzarrà Sant’Andrea gli interessi sulle somme pagate in ritardo,
cosa mai fatta e/o richiesta dai sindaci che si sono susseguiti, Bucolo
compreso, questo incasso di interessi avrebbe coperto gli interessi
passivi pagati, avendo quale vantaggio per il Comune la
realizzazione di opere pubbliche indispensabili per il territorio.
Oggi a otto anni di distanza, alcune opere previste nel mutuo,
rischiano di diventare anacronistiche, specialmente quelle legate al
vivaismo, in quanto molti vivaisti, visti i ritardi dell’amministrazione,
si sono dovuti organizzare in proprio per poter continuare
l’attività".
centonove pagina 19
arrestato 12 anni dopo la cessazione
del mandato. Un personaggio
pubblico che da Presidente della
TirrenoAmbiente spa è stato, secondo
quanto dichiarato da collaboranti, il
patron quella amministrazione
comunale nella quale il Bucolo, prima
poeta di corte e di castello, ha poi
anche rivestito l’incarico di assessore.
Trovo inconsistenti e subdole queste
velate notizie che il sindaco Bucolo
argomenta nei miei confronti, i cui
contenuti coincidono non
stranamente con quelle del
“sig.Franco”, al secolo il sig. Armando
Lopes. Entrambi, non stranamente,
hanno questo minimo comune
denominatore.
Riguardo la discarica, come è noto
anche al sindaco Bucolo, l’ARPA ha
certificato l’inquinamento delle falde
acquifere nella zona della discarica.
Ora, se costui può occuparsi di cose
effimere in quanto i pozzi che
alimentano il civico acquedotto di
Mazzarrà Sant’Andrea sono a monte
della discarica, località Mandrì, io ho il
dovere di combattere e di difendere la
salute dei miei concittadini atteso che
quelli del mio Comune sono a valle,
appena sotto la discarica.
Né tantomeno posso essere incolpato
di questa mia doverosa difesa che
forse disturba i signori dei rifiuti e gli
introiti di risorse del sindaco di
Mazzarrà, visto che a differenza del
mio illustre predecessore, l’altro
Lopes, non ho consentito alla
TirrenoAmbiente spa di spostare le
tubazioni del civico acquedotto, come
è avvenuto nel febbraio 2009.
Restando sempre in tema di pozzi e
ruscelli, se poi il Bucolo, vuole giocare
alla favola di Esopo, sappia che a
Furnari è finito il tempo degli
agnellini accomodanti o, peggio,
complici. Di finto agnellino -- che
vorrebbe vantare primogeniture nella
lotta contro la discarica -- ne è
rimasto solo qualcuno, il quale anche
se da tempo è stato sventato, usa le
sue stesse malevoli e ridicole
argomentazioni.
Per il momento a Furnari abbiamo
cose più serie da fare.
Per esempio, abbiamo il dovere di
denunziare le omissioni dell’ARPA di
Messina anche per conoscere quali
provvedimenti sono stati posti in
essere per la protezione delle falde
acquifere, visto che l’inquinamento è
stato riscontrato a giugno 2013 e tale
organo (insieme ad altri) fino ad oggi
ha solo ciurlato nel manico.
Cordialmente,
Dalla Residenza Municipale lì 15
novembre 2014
* Sindaco di Furnari
28 Novembre 2014
sicilia
DOCUMENTARI. Il pluripremiato Marco Leopardi, documentarista romano, tra Ganzirri, Punta Faro e isole Eolie
Stretto, l’ultimo cacciatore
In due versioni il lavoro sulla pesca al pescespada che si snoda come un film. Una pellicola in due versioni. Tra natura. E poesia
MESSINA. C’è un vecchio cacciatore che
si ritrova in mano l’arpione e dimentica
la macchina da presa che, con rispetto,
lo sta seguendo. C’è un anziano maestro
d’ascia che muove le mani con la
delicatezza di un chirurgo tra i pezzi di
legno ammassati nel suo laboratorio. C’è
un pescatore subacqueo che si interroga
sulla sofferenza degli animali dopo aver
ucciso il suo primo pesce e scompare
alla vista mentre il mare si allarga senza
fine.
C’è tutto questo ma soprattutto c’è una
storia, una storia di formazione, di
rapporto tra figli e padri, tra uomo e
natura, tra valori ancestrali ed etica
moderna, in “’U ferru / The harpoon”
(L’ultimo cacciatore – Il pesce con la
spada), girato nello Stretto di Messina, a
Ganzirri, a Punta Faro, nel mare delle
isole Eolie.
Un documentario che assomiglia ad un
film, e che per questo è destinato ad
essere distribuito in due versioni, una
lunga dedicata al grande schermo e ai
festival nazionali e internazionali, una
più breve, di 50 minuti o poco più, che
sarà presentata alla Rai e ad altre
emittenti del mondo.
Dietro “le quinte”, una squadra di
eccellenze. Regista (ma anche autore del
soggetto, coautore della sceneggiatura e
condirettore della fotografia) è il
romano Marco LeopardiDocumentarista pluripremiato, Leopardi
è soprattutto il documentarista che ha
dato visibilità alla Sicilia nel resto
d’Italia e d’Europa. Al suo fianco, in
questo caso nel ruolo di produttore, ma
di suo regista altrettanto di rilievo,
l’abruzzese Diego D’Innocenzo e la
società che hanno costruito insieme,
“Terra srl”, che produce il documentario
con il contributo della Sicilia Film
Commission.
Al lavoro anche Marco Pasquini
(condirettore della fotografia insieme a
Giuseppe Donato arpiona
Arpioni
Giuseppe e Nino, protagonisti del documentario
Leopardi, e autore delle riprese
subacquee). Un nome nel settore del
documentario, suo, per fare un
esempio,”Gaza Hospital”, Golden Globe
della stampa internazionale come
miglior documentario italiano del 2010.
Al montaggio di “’U ferru” c’è il
palermitano Maurizio Pecorella. Firma
le musiche il catanese Rosario Di Bella,
autore, tra l’altro, della colonna sonora
per il film/documentario “Un sueño a
mitad” candidato al “Globo d’oro” 2011,
che per “’U ferru” ha immaginato
sonorità anche elettroniche, in grado di
rendere appieno l’attualità della storia e
dello scenario.
Davanti alla macchina da presa, invece,
protagonisti messinesi, tra i quali
soprattutto Giuseppe e Nino Donato,
centonove pagina 20
figlio e padre, l’uno biologo, l’altro
pescatore. Ed è proprio a Messina che
“’U ferru” sarà presentato, in conferenza
stampa nazionale, domani sabato 29
novembre alle ore 11.30 alla Marina del
Nettuno. Narrazione della pesca del
pescespada con l’arpione, una delle
cacce più spettacolari e antiche del
Mediterraneo, il film racconta un
moderno rito d’iniziazione che vede il
giovane Giuseppe diviso tra la volontà di
esaudire il padre, che vorrebbe
tramandargli la millenaria sapienza di
questo tipo di pesca, e la sua coscienza
di studioso che punta alla valorizzazione
della vita e alla conservazione della
natura.
“Un punto di vista non banale, che
lascia ad ogni singolo spettatore la
risposta su cosa sia più giusto nel
rapporto con la natura e che ci consente,
allo stesso tempo, di ricordare il valore
della tradizione e l’unicità dello Stretto
di Messina”, dice Marco Leopardi.
Particolarmente impegnative, le riprese
subacquee del documentario. “Il mondo
subacqueo è l’elemento nel quale per il
protagonista è più facile elaborare i
propri pensieri. Progettare queste
inquadrature non è stato semplice:
volevo evitare di realizzare immagini
che richiamassero il documentario
naturalistico. Il mio intento è stato,
invece, quello di creare situazioni che
riprendessero l’ambiente marino come
una sorta di spazio dell’anima”. “Spero
che il nostro lavoro – conclude Leopardi
– possa essere considerato dai siciliani
un doveroso omaggio ad una cultura
della pesca che merita attenzione,
sicilia
28 Novembre 2014
L’APPUNTAMENTO
FRA TERRA... E MARE
Marco Leopardi
soprattutto per lo spessore umano che si
porta dentro. Spero che comprendano e
apprezzino il grande impegno
realizzativo e il profondo rispetto che il
film ha nei confronti di questo mondo.
In ogni caso, per ogni tipo di pubblico,
la mia speranza è quella che le
immagini, la storia, le parole possano
creare nello spettatore delle curiosità,
delle domande, offrire un momento di
riflessione”.
“Negli anni – aggiunge Diego
D’Innocenzo - ho girato in tutte le
regioni italiane. Sappiamo bene che il
nostro Paese ha una quantità di risorse
culturali e paesaggistiche straordinarie.
La Sicilia, sia per le sue dimensioni che
per lo spessore storico, è uno scrigno
letteralmente colmo di temi, storie e
fascinazioni. Ogni volta che mi capita di
girare in queste terre continuo a
stupirmi della sua ‘biodiversità’
culturale, e mi viene il desiderio di
approfondire il lavoro moltiplicando i
soggetti, i protagonisti, le storie”.
Non a caso, per Giuseppe Donato
parlare del film di cui è protagonista
equivale a parlare in gran parte della
sua infanzia e della sua adolescenza, un
viaggio nella memoria che lo riporta a
quand’era bambino. “Giocavamo sulla
spiaggia di Ganzirri, con tavolette di
legno, alberi e passerelle che
raffiguravano le feluche, facevamo finta
di inseguire un pescespada. E poi, da
Giuseppe Donato insegna ad arpionare
Passerella dall’alto
ragazzini, chiedevamo ai pescatori di
portarci con loro, per tornare a casa e
raccontare l’avventura agli amici. E
cercavando di guadagnarci qualcosa. E
quando diventavi grande abbastanza, ti
toccava dimostrare a tutti di essere
capace di arpionare un pescespada
anche tu. Quando ci ripensi, ti accorgi di
aver trascorso i più bei anni della tua
vita a fare ciò che sentivi dentro,
inseguire il pescespada per continuare la
tradizione che i tuoi nonni avevano
iniziato con tanto sudore e sacrificio”.
LA SQUADRA
Dal Pitrè Stories a Geo&Geo sull’isola di Marettimo
MESSINA. Marco Leopardi ha firmato, tra l’altro, “Pitrè Stories”, coodiretto con
Alessandro D’Alessandro (premio speciale del pubblico al SoleLuna Festival 2011 di
Palermo), “Mohamed e il pescatore” girato a Mazara del Vallo e trasmesso da Rai
Storia e in diverse nazioni europee (vincitore della categoria “Best message and
courage” al Fresco Film Festival, Armenia 2014, premio speciale del pubblico al
Festival del Documentario d’Abruzzo, premio “Religioni e Società” al Religion Today
Film Festival Trento 2013, finalista al Prix Europa 2013), “Gli ultimi cavalieri”,
codiretto con Federico Cauli e trasmesso anche dalla televisione francese e da
quella tedesca. Suoi anche i documentari trasmessi da Geo&Geo di Rai3 sulle saline
di Marsala e Trapani, sull’isola di Marettimo, sulla migrazione del falco pecchiaiolo
nello Stretto e sulla rara aquila del Bonelli. Di Diego D’Innocenzo e Leopardi anche
“Pasqua in Sicilia”, sempre per Geo&Geo, “The last dance” (Rai3 – Artè Francia,
coproduzione internazionale europea con contributo Media per lo sviluppo,
vincitore al Religion Today 2009). Di D’Innocenzo anche “The Sacred Dancer” (Rai
Educational - contributo Media per lo sviluppo, al Religion Today 2009 premio
speciale Italy Winner, nomination al Jade Kunlun Awards 2010 World Mountain
Documentary Festival of Qinghai, vincitore XXIII Pärnu International Documentary
And Anthropology Film Festival).
centonove pagina 21
SABATO 29 NOVEMBRE alle ore 11:30
alla Marina del Nettuno (lungomare,
Messina) per l’incontro con la stampa
e con gli appassionati del settore
tenuto da Marco Leopardi e Diego
D’Innocenzo, rispettivamente regista
e produttore (con la società “Terra
srl”) del documentario di creazione
“’U ferru / The Harpoon” (L’ultimo
cacciatore – Il pesce con la spada. Al
loro fianco il catanese Rosario Di
Bella, autore delle musiche originali, e
il protagonista del film, il messinese
Giuseppe Donato, biologo, figlio e
nipote di cacciatori di pescespada. Tra
i relatori, Antonio Catrini, dirigente
del servizio turistico regionale di
Messina. Durante la conferenza sarà
proiettato, in anteprima assoluta, uno
stralcio del documentario,
appositamente montato per
l’incontro a Messina. “’U ferru / The
Harpoon” (L’ultimo cacciatore – Il
pesce con la spada), realizzato con il
contributo della Sicilia Film
Commission, è destinato nella
versione lunga alla distribuzione
cinematografica, soprattutto
all’estero, e ai festival nazionali e
internazionali, mentre si prevede che
la versione di 52 minuti verrà
trasmessa dalle maggiori emittenti
europee e non, compresa la Rai.
28 Novembre 2014
sicilia
LO STUDIO
EVENTI. L’illustre linguista Francesco Sabatini incontra gli insegnanti per parlare di grammatica valenziale
Docenti a lezione
Tre giorni di appuntamenti organizzati dal Liceo classico La Farina per riflettere sulla
conservazione degli studi classici. Tra i relatori lo scienziato Boncinelli e il poeta greco Patrikios
MESSINA. Il linguaggio dei giovani?
Non decade, si evolve. Comunicare via
sms, per email o chat è più popolare
che mai. Nei messaggi, però, si dà
sempre meno importanza alle regole
grammaticali, di punteggiatura o di
ortografia. I giovani usano spesso il
dialetto, esprimono le loro emozioni
con le "faccine", abbreviano le parole,
ne coniano di nuove o ricorrono alle
onomatopee diffuse nei fumetti. Ma
nei temi a scuola, così come in tante
altre occasioni ci si aspetta che si
formulino frasi complete. Una vera e
propria battaglia per i docenti. E’
proprio per parlare dell’importanza
della grammatica, della lingua italiana
e della conservazione degli studi
classici il Liceo calssico “G. La Farina”
ha organizzato tre giorni di incontri. A
confrontarsi con i docenti messinesi
sarà il linguista Francesco Sabatini,
professore ordinario di Storia della
lingua italiana nell'Università di Roma
La Sapienza e Roma Tre. Il primo
appuntamento si è svolto ieri, giovedì
27 nella sala Borsa della camera di
Commercio. Il tema è stato “La
grammatica valenziale e lo sviluppo
della capacità cognitive”.
Oggi, venerdì 28 (ore 9-13 e 15-19), e
domani, sabato 29 novembre (ore 912.30), il professore Sabatini parlerà
sempre alla Camera di Commercio di
Messina nel corso del convegno
internazionale di studi “Il Classico nel
terzo millennio. L’insegnamento del
latino e del greco antico in Italia ed in
Europa fra Scuola ed Università”.
Incontro ideato per dare un contributo
culturale alla città attraverso la
riflessione comune sulla necessità della
difesa e della conservazione degli studi
classici. Il convegno si avvale delle
lezioni di importanti studiosi di fama
internazionale: il linguista Sabatini
parlerà di “Colmare il vuoto tra le
discipline classiche e la cultura
moderna: obiettivi e metodi”; lo
scienziato Edoardo Boncinelli, nome
illustre della biologia molecolare e delle
neuroscienze, si soffermerà su “La
bellezza: pensiero e linguaggio”, mentre
il poeta greco Titos Patrikios, uno dei
più significativi del panorama poetico
odierno, parlerà dei “Classici, nemici ed
amici della poesia”. Nel pomeriggio e
nella mattinata del sabato 29 docenti
stranieri e italiani relazioneranno sullo
stato dell’insegnamento del greco e del
latino in Italia e in Europa fra Scuola e
Università: Catherine Bry (docente di
corsi di greco antico all’università di
Montpellier, Francia), Nikolaos
Fousianis (docente di letteratura greca
antica e moderna presso il Primo Liceo
di Messeni, Grecia) e Rosa Mariño
(docente di Greco in una scuola
superiore di Madrid e dottore di ricerca
in Filologia classica) si soffermeranno
sullo stato degli studi classici nei loro
paesi mentre Silvana Rocca (docente
di Letteratura Latina all’Università di
Genova), lancerà la sfida di una
certificazione linguistica di latino,
spendibile a livello europeo, una
sperimentazione già in corso in alcune
regioni d’Italia. Interverranno anche i
docenti Giuseppe Ramires, Rosy
Santoro, Paola Radici Colace e
Renzo Tosi. Le due giornate di lavoro
sono moderate dai docenti del liceo La
Farina, Emiliano Arena, Patrizia
Danzè e Fausto Savasta. I docenti
partecipanti al Convegno possono fruire
dell’esonero dal servizio di
insegnamento.
RITRATTI
Sabatini, accademico della Crusca con la medaglia d’oro
Francesco Sabatini
FRANCESCO SABATINI, è professore ordinario di Storia della lingua italiana
nell'Università di Roma La Sapienza e Roma Tre, già presidente dell'Accademia
della Crusca, di cui oggi è presidente onorario, presidente della Società di
Linguistica italiana. E’ conosciuto anche dal grande pubblico per la sua rubrica
televisiva Rai "Pronto soccorso linguistico". Sabatini, che ha ricevuto la Medaglia
d'oro del Presidente della Repubblica per la Cultura, l'Arte e la Scuola, è stato
membro della Commissione Esteri-Pubblica Istruzione per la diffusione della
lingua e della cultura italiana all'estero e ha ideato e diretto il Programma della
Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, è autore di molteplici volumi e di
saggi oltre che del Dizionario Italiano con Vittorio Coletti. Secondo il modello
della grammatica valenziale, Sabatini ha scritto, con Carmela Camodeca e
Cristiana De Santis, il suo testo Sistema e testo. Dalla grammatica valenziale
all'esperienza dei testi (Loescher).
centonove pagina 22
Giovani e scrittura
I giovani sono abbastanza abili
nell'adattare il loro stile alle
diverse situazioni di scrittura,
com'è emerso da uno studio
rappresentativo condotto
dall'Università per le Scienze
applicate di Zurigo nel 2010.
Secondo questo studio i media
digitali non influiscono sulla
competenza di scrittura dei
giovani. Ciò significa che la
conoscenza dell'ortografia e la
capacità di espressione a scuola
non risentono degli SMS, delle email e delle chat utilizzati nella
vita privata.
L'impoverimento della lingua dei
giovani denunciato da molti adulti
non sarebbe quindi in corso. Ci
troveremmo piuttosto di fronte a
un'evoluzione innovativa e
creativa della lingua. La modifica
delle norme linguistiche può
persino contribuire a formare
l'identità dei giovani. E se la
denuncia diffusa del decadimento
della lingua dovesse, nonostante
tutto, essere fondata, allora il
linguaggio dei giovani non ne
sarebbe la causa, bensì lo specchio
dell'odierna società dei media e
del contesto sociale.
IL LIBRO
L’opera di Renzo
«Mi sento tutta gasgallata, oggi è
arrivato finalmente il gran giorno»,
scriveva Letizia Mottica in All’infinito
mondo paninaro ormai 17 anni fa.
Considerando la rapidità di
evoluzione del linguaggio giovanile,
possiamo dire che il termine
«gasgallata» è ormai desueto: stava
per «elettrizzata». È antica anche
l’espressione «farsi le canne», cioè
fumare hashish o marijuana, ma
questa ancora resiste e, anzi, è
diventata «classica», spesso usata in
forma ironica. E «stare in canna»
significa essere antipatico,
«cannare» sbagliare (ma anche
«bere») e il participio «cannato»
bocciato. Basterebbe questo
esempio per intuire quanto gli studi
sul linguaggio giovanile possano
rivelarsi complessi. Il più recente e
completo è Scrostati gaggio!
Dizionario storico dei linguaggi
giovanili. Quest’opera di Ambrogio
Renzo offre un’opportunità per
riflettere sul linguaggio dei giovani e
cercare di comprenderne fonti,
caratteristiche e significati. Il metodo
di lavoro adottato è stato quello di
indagare su di un ricchissimo corpus
di romanzi e racconti, di testi di
canzoni, di articoli delle riviste
"giovanili".
economia
Carmelo Picciotto
MESSINA. Confcommercio si spacca: sei imprenditori contestano le decisioni del presidente
Picciotto sotto tiro
Una frangia del Consiglio generale dell’associazione si ribella alla nomina del direttore, e adombra
un conflitto di competenze con la Giunta. La risposta? Un mercatino di Natale. Ecco cosa succede
DI
ALESSIO CASPANELLO
MESSINA. “Comunicazione di non
partecipazione e diffida ad adempiere”.
L’offensiva di una frangia di
Confcommercio Messina contro l’attuale
presidente, Carmelo Picciotto, inizia
così: con due pagine firmate da
Antonio Brundetto, Filippo
Denaro, Giovanni Lombardo,
Antonio Pisani, Stefano randisi e
Giovanni Vinci, e inviate a
Confcommercio regionale e nazionale.
PICCIOTTO NEL MIRINO. Motivo
del contendere è la convocazione del
consiglio generale dell’associazione di
commercianti. Che i cinque firmatari
dell’atto, da componenti, sostengono
non sia mai stato convocato (“ad un
anno e mezzo dall’elezione”,
specificano), e quindi “non si
comprende quale verbale della
“precedente seduta” dovrebbe essere
letto ed approvato”. Cosa si è stabilito in
quell’assemblea “fantasma”? La nomina
di Caterina Mendolia alla direzione
di Confcommercio Messina. Nomina che
dai cinque viene contestata in punta di
regolamento, percvhè “già effettuata
dalla Giunta, a nostro avviso
illegittimamente. Perchè?
LA NOMINA CONTESTATA. Nello
statuto di Confcommercio c’è un “bug”:
un conflitto di competenza tra Giunta e
Consiglio generale, perchè un articolo, il
24, prevede che il potere di nomina e
revoca del direttore sia del Consiglio
generale, mentre l’articolo 31 concede le
facoltà alla Giunta. Conflitto che
quest’ultimo organo aveva superato
nominando d’imperio, il 14 ottobre,
Caterina Mendolia quale direttore
dell’associazione. Cosa che ha fatto
imbufalire i sei firmatari. “Temeraria ci
28 Novembre 2014
appare l’impostazione che ritiene di
poter superare un evidente conflitto
formale statutario di attribuzioni tra due
organi diversi inducendo semplicemente
il Consiglio generale a ratificare la
precedente nomina già esecutiva del
direttore per decisione della Giunta”,
scrivono nella lettera di diffida. Non
solo.
IL CONSIGLIO A META’. Perchè,
secondo i sei, il Consiglio generale si è
costituito solo parzialmente. “E’ in carica
infatti la sola componente elettiva - si
legge nella diffida - mentre lo stesso
invece avrebbe dovuto essere integrato
entro il 31/12/2013 con la componente
di diritto”. E cioè con rappresentanti
“dei sindacati, dei comparti più
rappresentativi, delle delegazioni
territoriali, dei gruppi dei giovani
imprenditori, del terziario donna e degli
eventuali cooptati per meriti e
competenze”, scrivono i sei. E non si è
parlato ancora di bilanci.
BILANCI IN CHIAROSCURO. Perchè,
nella paginetta e mezzo di lettera, si
parla anche di rendiconti finanziari.
“Rileviamo un notevole ed
assolutamente ingiustificato ritardo”,
scrivono, ricordando che i previsionali si
presentano il 30 giugno ed i consuntivi
vanno approvati entro il 30 novembre.
“Peraltro - concludono la requisitoria non è precisato il luogo, i giorni e le ore
in cui possono essere consultati i
documenti annessi”. E Picciotto?
IL PRESIDENTE PROPONE. Durante
il consiglio del 13 novembre, Picciotto,
impermeabile alle critiche che da lì a
qualche giorno gli sarebbero piovute
addosso (la lettera di diffida è del 17
novembre) spiega come “nobilitare” il
marchio Confcommercio in città.
Riposizionare i servizi, “che risultavano
carenti”, e riposizionare il brand.
Come?”Vorremmo iniziare con un
mercatino di Natale, si daranno
comunicazioni dettagliate nel divenire”.
ZOOM
Camera con vista su Catania
ACCORPAMENTO DEGLI ORGANI CAMERALI IN SICILIA: “”NESSUN PERICOLO”,
SPIEGA IL COMMISSARIO MESSINESE FRANCESCO DE FRANCESCO, MA...
Linda Vancheri
MESSINA. Nel frattempo, a tremare è
la Camera di commercio di Messina:
commissariata da anni, con organi
camerali da ricostruire ma gravati da
ricorsi e denunce e tutto fermo sul
tavolo dell’assessore alle Attività
produttive Linda Vancheri, e ora con
l’incubo della soppressione. Che non è
una soppressione, spiega Francesco De
Francesco, attuale commissario. “La
legge non prevede un accorpante e
degli accorpati, come si sente in giro,
ma un’unica governance, un unico
consiglio, un unico presidente. Questo
centonove pagina 23
in ossequio alla legge delega nazionale,
e recepita dalla regione Sicilia,che dice
che non potranno più esistere camere di
commercio da sole, ma dovranno
raggrupparsi per macroaree”. Quali?
“Alla regione si sta ancora ragionando.
Io credo che per Messina sia valida
l’opzione di una camera di commercio
della Sicilia orientale che raggruppi
Messina, catania, Siracusa e fore anche
ragusa, se non altro per continuità
territoriale. Ma sedi ed uffici
resteranno ugualmente, non ci
saranno sedi principali e secondarie.
28 Novembre 2014
centonove pagina 24
economia
RISORSE. L’assessorato all’Agricoltura assegna 7 milioni per le strategie dei gruppi di azione locale
Gal, opportunità marketing
La ripartizione meritocratica delle somme anticipa l’indirizzo del prossimo Psr. A Messina
disponibili 300 mila euro sia per il “Terre dei miti e della bellezza” che per il “Nebrodi Plus”
DI FRANCESCO
PINIZZOTTO
MESSINA. Lo sviluppo prossimo
dell’agricoltura siciliana passa dai Gruppi
di azione locale. L'Assessorato regionale
all'Agricoltura ha assegnato fondi per
quasi sette milioni e trecentomila euro
da destinare alle attività istituzionali ed
alle azioni di marketing territoriale dei
Gal. Le somme che saranno messe a
bando sono così ripartite: il Gal Terre
dell’Etna e dell’Alcantara disporrà di un
importo concedibile funzionale alla
misura di Euro 461.628,98, il Golfo di
Castellammare di Euro 801.600,00, il
Madonie di Euro 315.776,41, l’Eloro
Euro 391.163,74, il Rocca di Cerere Euro
656,059,71; il Terre del nisseno Euro
499.922,15, il Kalat Euro 554.830,63; il
Sicani Euro 1.203.226,39, il Terre
Normanne Euro 1.019.016,82, il Terre
dei Miti e della Bellezza Euro
297.058,27, il Leader Sicilia Centro
L’assessore Nino Caleca col presidente Rosario Crocetta
Meridionale Euro 171.288,61; l’Isole di
Sicilia Euro 369.260,36; il Nebrodi Plus
Euro 302.000,00, e 60 mila euro
cadauno saranno a disposizione dei Gal
Elimos, Etna, Metropoli Est e Iblei.
Il provvedimento molto importante che
porterà sul territorio una serie di risorse
di cui destinatarie finali saranno le
piccole e medie aziende. “Grazie a questi
fondi – ha dichiarato l'Assessore Nino
Caleca - contiamo di dare una boccata di
ossigeno all'economia locale ed attivare
28 Novembre 2014
un meccanismo virtuoso di accelerazione
della spesa. Le aziende siciliane devono
sapere – ha sottolineato l'Assessore
Caleca - che la Regione comprende il
momento di particolare difficoltà
economica in cui versano e si sta
attivando con la massima celerità e con
ogni mezzo per utilizzare tutte le risorse
ancora disponibili del PSR”.
La ripartizione delle somme è stata
attuata sulla base di criteri che hanno
tenuto conto delle performance dei
singoli Gal e della loro capacità di spesa.
“Abbiamo cominciato ad introdurre – ha
detto il Dirigente Generale Sara Barresi –
parametri legati alla meritocrazia
anticipando, di fatto, quelle che sono le
linee di indirizzo del prossimo Psr”. Nel
corso dell'incontro con i rappresentanti
dei Gal l'assessore Nino Caleca ha chiesto
ai responsabili dei Gal la massima
attenzione ed impegno nell'attivazione di
ogni misura possibile che garantisca
legalità, trasparenza ed eticità nella
spesa. “Chiedo ai GAL – ha detto
l'Assessore Nino Caleca – tutto l'impegno
possibile per garantire che neanche un
centesimo possa finire nelle tasche di
soggetti che abbiano a che fare con
contesti mafiosi o di corruzione. Faccio
appello alla vostra capacità di buoni
amministratori – ha sottolineato
l'Assessore Caleca - per girare l'appello
raccolto appena pochi giorni fa dal
Presidente Giorgio Napolitano in
occasione di un incontro su EXPO 2015
rivolto a garantire la verifica di legalità
su tutti i provvedimenti della Pubblica
Amministrazione”. Caleca ha anticipato
la volontà di ancorare tutti i
provvedimenti di spesa che l'assessorato
andrà ad assumere a rigidi controlli circa
la destinazione finale delle risorse,
trovando anche meccanismi premiali per
le aziende e i GAL che utilizzeranno i
rating di legalità. In tal senso l'Assessore
Nino Caleca ha anticipato la
sottoscrizione di protocolli di legalità con
il Ministro dell'Interno.
RICONOSCIMENTI
La vite di Pantelleria patrimonio dell’Umanità
LA VITE AD ALBERELLO DI UVA ZIBIBBO he caratterizza l'isola di Pantelleria entra
nella Lista dei patrimoni culturali dell'Umanità. Voto all'unanimità. "Nessun Paese,
prima dell'Italia, è mai riuscito ad iscrivere nella Lista una pratica agricola"
commenta con soddisfazione da Parigi il comitato che ha proposto la candidatura.
"Dopo quattro anni di lavoro ce l'abbiamo fatta! E che grande emozione!". Così
ha commentato, mercoledì 26, il successo di Pantelleria Pier Luigi Petrillo, autore
del dossier di candidatura. "Fino a stamani - ha raccontato da Parigi - i giochi
erano ancora aperti ma dopo un ulteriore negoziato, al momento del voto, tutti i
161 Stati sono stati d'accordo nel riconoscere la pratica di Pantelleria come
patrimonio dell'umanità. All'unanimità: un grande successo dell'Italia che
all'Unesco si conferma una vera e propria potenza culturale".
"Siamo orgogliosissimi del fatto che l'Italia ancora una volta in sede Unesco segni
un punto di grande qualità e una novità di grande portata". Lo ha affermato il
ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, commentando il
riconoscimento giunto dall'Unesco. Come del resto non può che gongolare
l’assessore regionale all’Agricoltura Nino Caleca, pantese di origine.
Tecnicamente il vitigno si chiama Moscato d'Alessandria ed ha origini
nordafricane, e a Pantelleria sarebbe stata introdotta dai Fenici. I terrazzamenti
dell'isola in cui viene coltivato hanno invece origini arabe. Oggi lo Zibibbo si
coltiva in genere con la tecnica più moderna del "cordone speronato", ma a
Pantelleria viene invece rispettato l'antico uso della vite "ad alberello".
centonove pagina 25
28 Novembre 2014
economia
UOMINI&BUSINESS
QUI EUROPA. Il gradimento sul mercato dei servizi nel decimo quadro di valutazione pubblicato dalla Commissione
Ue, non siamo poi così “consumati”
DI
SALVATORE CIFALÀ
MESSINA. Consumatori
europei mediamente
soddisfatti e fiduciosi
verso le aziende: ecco
quanto rilevato dal il decimo quadro di
valutazione dei mercati dei beni di
consumo, pubblicato recentemente
dalla Commissione europea. Si registra
difatti un miglioramento della
performance dei mercati al consumo,
particolarmente pronunciato per i
mercati dei beni.
Il mercato dei servizi invece presenta
livelli più bassi di soddisfazione,
segnalando le necessità di interventi
futuri.
Diverse le misure sulla tabella di marcia
della Commissione europea per
rispondere alle mancanze rilevate dallo
studio: dalle tariffe telefoniche
unificate alla direttiva sui conti di
pagamento.
Il quadro di valutazione pubblicato è il
risultato dell'analisi 52 mercati di
consumo nell'Unione europea,
classificati dai consumatori in base a 4
elementi: comparabilità delle offerte,
CONSUMATORI
Esecuzione forzata
La riforma della giustizia
civile approvata di recente
ha introdotto alcune novità
rilevanti anche in materia di
processo esecutivo, ovvero
quel procedimento avviato
da un creditore per il tentativo di
recupero del proprio credito e che può
avere ad oggetto beni mobili, crediti o
beni immobili del debitore. La
normativa appena introdotta, tra le
altre novità, ha previsto e disciplinato
il caso in cui il procedimento di
espropriazione forzata, avviato dal
creditore nei confronti del proprio
debitore, risulti infruttuoso. In
particolare è stato stabilito che
quando risulta che non e' piu'
possibile conseguire un ragionevole
soddisfacimento delle pretese dei
creditori, anche tenuto conto dei costi
necessari per la prosecuzione della
procedura, delle probabilita' di
liquidazione del bene e del
presumibile valore di realizzo, e'
disposta la chiusura anticipata del
processo esecutivo. Ciò significa che,
se il bene pignorato risulti poco
appetibile e si verificano eccessivi
ribassi del prezzo di vendita, la
procedura dovrà essere chiusa senza il
soddisfacimento del creditore.
Avv. Francesco Suria
fiducia nelle imprese, problemi, reclami
e soddisfazione rispetto alle imprese.
Il quadro dimostra che,
complessivamente, le condizioni di
mercato sono sempre più favorevoli ai
consumatori: le performance di
mercato generali sono in
miglioramento rispetto al 2012, con
tendenze particolarmente positive per i
mercati di beni rispetto a quelli di
servizio.
I servizi bancari restano il settore più
problematico, con i mercati dei
prodotti d’investimento e i mutui in
fondo alla graduatoria, ben al di sotto
della media del settore dei servizi. Bassi
livelli di fiducia e di soddisfazione
generale sono stati segnalati per i
mercati delle telecomunicazioni.
Anche i servizi di pubblica utilità, in
particolare l’energia elettrica e il gas,
sono stati classificati al di sotto della
media da parte dei consumatori.
Infatti, nonostante recenti
miglioramenti, i mercati dei servizi di
pubblica utilità hanno dimostrato scarsi
livelli di comparabilità delle offerte,
scelta dei fornitori, facilità di passaggio
da un fornitore all'altro e numero
MESSINA
Una donna per Legacoop
MESSINA. Si è svolto martedì 25
novembre, nella Sala Consulta della
Camera di Commercio, il Congresso
Provinciale 2014 di Legacoop Messina,
l’associazione che riunisce 178
cooperative tra Messina e provincia. I
lavori si sono conclusi con l’elezione del
primo presidente donna di Legacoop in
Sicilia, Debora Colicchia. Insieme a lei,
rinnovato tutto il consiglio, di cui fanno
parte il vice presidente Vicario Carmelo
Galipò, il vice presidente Marco Fiorino,
e i consiglieri Giuppi Sindona,
Giuseppina Polito, Pinuccia Zaccone e
Flavio Corpina. Nell’ottica di un
maggiore sostegno ai giovani che,
coraggiosamente, decidono di rimanere
nella propria terra e fare impresa, lo
sottolinea anche Domenico Arena,
presidente uscente ha sottolineato la
necessità di riforme profonde e
coraggiose. Momento di particolare
pregio per Legacoop Messina, la
consegna degli attestati per la seconda
edizione del “Corso di alta
specializzazione in economia della
cooperazione”. Si tratta del terzo in
Italia, gli altri a Roma e Bologna e
dell’unico di questo tipo nel Sud Italia.
effettivo di passaggi effettuati.
Continuano inoltre a registrarsi
risultati modesti per i mercati delle
automobili di seconda mano e dei
carburanti per veicoli. Lo studio
conferma che i prezzi dei carburanti
subiscono fluttuazioni frequenti,
incidendo significativamente sulle
decisioni di acquisto dei consumatori.
I siti web di confronto dei prezzi sono
quindi divenuti uno strumento cui le
autorità di regolamentazione in
numerosi Stati membri ricorrono al fine
di migliorare la trasparenza dei prezzi.
In base ai risultati del quadro di
valutazione, la Commissione ha in
progetto due studi di mercato
approfonditi per indentificare i campi
d'interventi futuri.
Intanto, misure intente a ovviare ad
alcune delle problematiche rilevate dal
quadro di valutazione sono già sul
piano di lavoro, come la direttiva sui
conti di pagamento e il pacchetto
'Continente connesso', che eliminerà le
tariffe per il roaming entro il 2016 e a
migliorerà la possibilità di scelta dei
consumatori tra gli operatori del
settore delle telecomunicazioni.
CISL SICILIA
Mimmo Milazzo segretario
PALERMO. È Mimmo Milazzo il nuovo
segretario generale della Cisl Sicilia. È
stato eletto a Palermo dai 148
componenti del consiglio regionale del
sindacato. Presenti il leader nazionale
Annamaria Furlan e il segretario uscente,
da poco componente della segreteria
nazionale, Maurizio Bernava, Milazzo ha
ottenuto 139 voti, quattro sono state le
schede bianche, cinque le nulle. Il neosegretario lascia la guida della Cisl di
Palermo che ha tenuto dal 2008 a oggi.
Cinquantanove anni, una laurea in
Scienze politiche e una “passione
coerente”, come dice, per il Palermo
Calcio, Milazzo si iscrive alla Cisl negli
anni ‘80 dopo l'assunzione con qualifica
di funzionario, alla ex provincia di
Palermo. Nel 2001 Milazzo sarà
segretario generale della Fps Cisl Sicilia:
funzione che svolgerà fino all’aprile
2008. È dopo sette anni da segretario
regionale, che il 28 aprile 2008 viene
eletto alla guida della Cisl Palermo. Poi,
nel marzo 2013, la Cisl di Palermo
diventa Cisl di Palermo-Trapani. Il nuovo
numero uno della Cisl Sicilia ha posto
l’accento su alcuni temi che saranno al
centr dell’iniziativa del suo sindacato. A
cominciare dai fondi Ue: “perché non si
può scherzare con risorse destinate a
promuovere sviluppo e occupazione”. A
preoccupare soprattutto il Po Fesr Sicilia
per il quale entro fine anno dovranno
essere spesi quasi 600 milioni. Al
momento la spesa è meno della metà.
NOTIZIE DAI CONSULENTI DEL LAVORO
Il lavoratore è localizzabile
E’ possibile per un datore di lavoro installare
un'applicazione sullo smartphone che riveli la localizzazione
geografica dei dipendenti, a condizione che siano adottate
adeguate cautele e fornite precise garanzie a protezione
della vita privata dei lavoratori. Il Garante della privacy ha
autorizzato di recente due società ad utilizzare, senza
necessità di acquisire il consenso del lavoratore dipendente, i dati di
localizzazione geografica, rilevati da un'app attiva sugli smartphone in
dotazione allo stesso. L’obiettivo dell'applicazione è quello migliorare il servizio
di assistenza, garantendo interventi tempestivi, coordinati e qualificati (es.
tecnici chiamati ad operazioni sul territorio, per emergenze, in ipotesi di
calamità naturali, per soccorsi in caso di diffcicoltà, ecc.). Fornendo indicazioni
sulla posizione geografica della persona che lo possiede, senza distinzione tra
tempo di lavoro e di non lavoro, il trattamento dei dati di localizzazione
potrebbe presentare rischi specifici per la libertà, i diritti e la dignità del
dipendente. Tutta l’operazione, quindi, prevede che siano attivati anche alcuni
accorgimenti, fra i primi la firma di un accordo sindacale. Il datore di lavoro,
inoltre, dovrà adottare misure volte a garantire che le informazioni, visibili o
utilizzabili dal telefono in uso, siano solo quelle di geolocalizzazione,
impedendo l'accesso ad altri dati quali sms, email, traffico telefonico, ecc..
Inoltre, il telefono dovrà sempre indicare, al lavoratore che lo possiede tramite
un’icona, il fatto che può essere individuato tramite il dispositivo di
localizzazione e l'applicazione potrà essere disattivata alla fine della giornata
lavorativa. Per maggiore sicurezza è meglio prevedere anche che l'ultima
rilevazione cancelli quella precedente. Come stabilito dal Codice privacy, prima
di attivare il sistema i datori di lavoro dovranno notificare all'Autorità stessa il
trattamento di dati sulla localizzazione. Il trattamento dei dati sarà reso noto
agli interessati mediante un’informativa che li porrà nella condizione di
conoscere chiaramente le finalità e le modalità del trattamento stesso. Il
Garante, in applicazione del principio di correttezza, ricorda che l'utilizzo di
questo sistema dovrà comunque rispettare le linee guida per posta elettronica e
internet emanate nel 2007.
centonove pagina 26
poster
28 Novembre 2014
MURALES DI UMANITÀ VARIA
ANNIVERSARI. Storia del sacerdote senese alla scoperta della Sicilia
Cinughi, il prete viaggiatore
Dalla Cappella Palatina di Palermo, alle avventure sul battello da Lipari a Capo Mortelle
alle fiorenti campagne etnee. Un giro nell’isola di fine Ottocento con gli occhi di un nobile esigente
Anonimo, Veduta di Palermo col monte Pellegrino (1865)
DI
FELICE IRRERA
MESSINA: Viaggiò molto (Italia,
Francia, Inghilterra, Roma, Parigi,
Egitto, Svizzera, Austria, Grecia,
Turchia, Russia. Spagna) spinto da un
insopprimibile desiderio di esperienze
e di conoscenze, il sacerdote senese di
nobile famiglia Eugenio Cinughi
(1834-1914); e tenne anche sempre un
diario dei suoi viaggi, che, col titolo di
“Memoria dei viaggi fatti dal canonico
Eugenio Cinughi”, fu pubblicato
postumo nel 1919.
Salvo Di Matteo, nella sua opera
monumentale sui viaggiatori che
raggiunsero la Sicilia, c’informa che egli
giunse anche nella nostra isola,
sbarcando a Palermo da Napoli, il 20
ottobre 1864. Inizialmente, questa città
lo deluse: “Il fabbricato è molto umile, e
di fronte all’immagine maestosa di
Napoli perde immensamente la
meschina prospettiva di Palermo”.
Tuttavia, l’indomani, dopo essersi messo
in giro per la città, pian piano la sua
originaria impressione, almeno in parte,
cambiò: parlò di «fabbriche di squisita
architettura, le quali invano cercheresti
a Napoli»; ammirò le «chiese assai
ricche di pietrami pregevoli, però
troppo cariche di ornamenti», la
cattedrale «tutta moresca all'esterno,
squisito lavoro», anche se il cupolone
moderno, d'altro stile, sciupava tutto;
passeggiò al Foro Italico (l'antica
Marina) e al Giardino Inglese, che
giudicò assai ameno, posto al termine di
una strada che attraversava «una
campagna tenuta a ulivi, aranci e
limoni, che è curiosità per gli occhi ed
una soavità per il naso».
Nei giorni successivi rimase affascinato
dalla Cappella Palatina, passeggiò per
1'affollato corso Vittorio Emanuele
(l'antica via Toledo) e per la via
Maqueda, si ricreò alla Flora (la Villa
Giulia), che descrisse «ben coltivata,
odorosa e frequentata». Fino a
concludere: «Palermo è bella per
soggiornarvi». Naturalmente non
mancavano i nei, come il teatro
"Principe Umberto", dove s'era recato
per la rappresentazione di un'opera
lirica, che descrisse come un
cortilaccio, con scomodi sedili, mentre
gli orchestrali e i cantanti si erano
mostrati mediocri.
Dopo cinque giorni di permanenza, il
nostro s’imbarcò per Capo d'Orlando,
Lipari, Messina, Catania e Siracusa: fu
un viaggio terribile, dato che non
c'erano a bordo persone con le quali
conversare, e per quasi due giornate il
mare fu burrascoso. Segnalò pure
pericoli a non finire a Lipari per
l'imbarco e lo sbarco dei passeggeri a
mezzo di scialuppe, senza riparo in
una rada aperta ai venti; e altri
momenti terribili al “Capo delle
Mortelle” e a Punta Faro: solo a sera il
battello poté ormeggiarsi nel porto di
Messina. Ne ripartì all'alba
dell'indomani, con un mare finalmente
calmo, per raggiungere il «mal sicuro»
porto di Catania, città di destinazione
del nostro viaggiatore.
L'indomani eccolo, con la guida di un
cicerone, mettersi in giro a visitare le
attrattive della città: il Duomo, il
monastero dei Benedettini,
sorprendente e immenso (dove «i
monaci sono molti, ricchissimi, e di
monaci non hanno che il nome; sono
ora in villeggiatura a divertirsi e
mangiare cinque piatti a tavola»), il
teatro greco, fabbrica di proporzioni
incredibili deturpata dalle miserabili
bicocche che l'incuria degli
amministratori civici aveva lasciato che
vi sorgessero sopra, l'anfiteatro, lo
splendido museo del principe di
Biscari. Concluse la sua giornata con
una visita ai dintorni, rilevando la terra
ubertosa e mal coltivata e i «mucchi di
tuguri» che vi sorgevano. A sera,
passeggiò per strade male illuminate e
poco frequentate. Certo, una città
grande e grandiosa quella Catania, con
strade dritte, larghe e bellissime; ma
solo le principali, quelle secondarie
erano «sozze, anzi sozzissime; molti
poveri, altrettanti fannulloni, poco
movimento, un'infinità di botteghine;
poche persone per le strade, ma invece
molti polli e tacchini»: nell'insieme,
nient'altro che lava, nelle strade, nelle
mura degli edifici, nei tetti.
Il giorno dopo effettuò un’ escursione
sull'Etna, e si fece condurre a Nicolosi,
«villaggio di tuguri», da dove, con
l'ausilio di una guida, raggiunse la
sommità dei Monti Rossi, da dove lo
sguardo poté spaziare ammirato
sull'immenso panorama di lave
consolidate e polverizzate, sulla
campagna fiorente di vigne e uliveti e
sulla terribile vista del cono principale
dell'Etna con gli infiniti crateri aperti
in esso dalle tante eruzioni terribili e
devastatrici. Fu tale il fascino di quella
vista che Cinughi si ripromise che, se
mai avesse fatto ritorno a Catania,
avrebbe compiuto una nuova scalata
fino alla sommità del grande vulcano.
Il 31 ottobre il giovane visitatore
ripartì per Siracusa, su un battello
della Compagnia Florio, l' "Etna",
«piroscafo ad elica molto elegante e
comodo», che in sole tre ore lo
condusse a destinazione. Eccitatissimo
al pensiero di essere giunto nella patria
di Archimede, città un tempo di un
milione di abitanti, opulenta e potente,
restò sbalordito nel trovarsi ora in una
città modesta, con viuzze strette,
tortuose e mal selciate. Visitò il Duomo
dalla facciata grandiosa, il museo «che
è una specie di magazzino dove sono
ammassate fra la polvere e i ragnateli
varie antichità», il porto, il teatro,
l'anfiteatro, le latomie, le catacombe, la
fonte Aretusa. Tutta qui la grandezza
di Siracusa, sulle cui gloriose pietre
pascolavano mandrie di buoi. Il 2
novembre Cinughi ripartì con l' “Etna"
alla volta di Catania e Messina.
E a Messina si fermò a pernottare: solo
l'indomani a mezzodì avrebbe preso il
mare il battello di linea per il
continente; così ebbe il tempo di
dedicare alcune ore alla visita della
città: gli piacquero la «bellissima» via
Garibaldi e quella della Marina, la
monumentale facciata del Palazzo
civico, ma al Duomo non riconobbe
che solo «qualche cosa di pregevole,
ma poco». Non poté vedere di più: lo
attendeva il "Corriere siciliano", il
vapore in partenza per Napoli.
ACCADDE OGGI A MESSINA a cura di Felice Irrera
1869, quando arrivò l’imperatrice Eugenia
G Il 28 novembre 1869 una signora dagli abiti modesti, dall’aspetto
contegnoso e dal volto gentile, accompagnata da due gentiluomini, gira per
Messina visitando i principali monumenti: si tratta dell’imperatrice dei
Francesi Eugenia, reduce da un viaggio in Oriente. Nonostante il più stretto
incognito, ella non poté tuttavia esimersi dalle visite delle autorità civili e
militari. Dopo aver girato la città, ha visitato la riviera del Faro (cfr. G. Rizzo,
“Annali della Città di Messina (1862-1885)”, Intilla Editore 2007).
centonove pagina 27
28 Novembre 2014
posteriniziative
INIZIATIVE. A Messina una mostra alla Gaam per dare uno sguardo all’arte di domani
Gli artisti che verranno
Tra eresia e ribellione, la verità prima della bellezza grazie alle opere dei ragazzi dell’istituto
d’arte Ernesto Basile. Una occasione per riscoprire la Galleria d’arte moderna. E riflettere
DI
CARMELO CELONA
MESSINA. L’espressione artistica come
strumento di mediazione tra la realtà e
la comunità in cui essa viene
rappresentata. E’ il tema della mostra
allestita al Palacultura “Antonello da
Messina”, nella Sala Lettura della
Biblioteca Comunale, in adiacenza alla
Galleria d’Arte Moderna e
Contemporanea (Gaam) del Comune,
dall’assessore alla Cultura Tonino Perna
e dal dirigente del Dipartimento
Politiche Culturali ed Educative
Salvatore De Francesco in
collaborazione con il dirigente del Liceo
Artistico “Ernesto Basile” di Messina,
Giuseppa Prestipino, assistita dal prof.
Demetrio Scopelliti. Si tratta di una
mostra di opere realizzate dagli studenti
del medesimo liceo dal titolo: “Uno
sguardo nell’arte di domani”. UN
MUSEO DA VALORIZZARE. L’iniziativa
trova la sua genesi nella sentita
necessità di attivare un processo
culturale che porti al più presto
all’apertura della Gaam, oggi in attesa
che si concluda al più presto l’iter per
l’approvazione definitiva del
regolamento di gestione, al fine di
consentire l’avvio dell’attività museale a
pieno regime. L’esposizione delle opere
realizzate da studenti, inaugurata il 14
novembre scorso alla presenza del
presidente dell’Assemblea regionale
Giovanni Ardizzone, dell’assessore
Tonino Perna, della dirigente scolastica
Giuseppa Prestipino, di Patrizia Russo
direttore della biblioteca comunale, del
professore Demetrio Scopelliti e di
moltissimi autorevoli artisti e studiosi,
ha avuto un enorme successo di
pubblico.
ADESIONE DELLE SCUOLE. Molte
scuole hanno gremito il Palacultura
godendo dell’occasione di vedere
esposte le opere dei loro coetanei e di
prendere visione dei libri d’arte della
biblioteca, messi a disposizione dei
visitatori, che nel contempo hanno
potuto ammirare anche la pregiata
collezione d’arte dell’adiacente Galleria
d’Arte Moderna e Contemporanea (che
contiene opere di: Mirò, Canonico,
Migneco, Togo, Fiume, Schifano, ecc…),
che per l’occasione è stata aperta al
pubblico. Si è trattato di una
sperimentazione culturale che invece di
proporre un’analisi retrospettiva di
esperienze artistiche già mature ha
inteso indagare nella sintesi di un
processo didattico svoltosi presso i
laboratori del Liceo Artistico “Ernesto
Basile” di Messina, comparando questi
possibili embrioni di “grandi artisti di
domani” con gli artisti Maggiori esposti
alla Gaam. Gli organizzatori hanno
voluto dare uno sguardo in quelle
botteghe dove si insegna e si impara il
mestiere dell’arte, che sono i nostri licei
e le nostre accademie.
UN FUTURO PER I GIOVANI. Uno
sguardo per poter intuire cosa ci si può
aspettare da queste generazioni di futuri
artisti. Generazioni che patiscono
pienamente tutti i disagi sociali e
culturali dell’attuale contesto storico e di
come ne interpreteranno l’oscuro
orizzonte questi “artisti di domani”.
Prevarrà il disimpegno morale, etico,
estetico ed ideologico che caratterizza
questa stagione sociale? L’arte nel
prossimo futuro avrà qualcosa da dire?
Da questo disagio, ovunque percepito, si
innescherà, negli artisti di domani, un
processo di resilienza creativa? Un
nuovo impegno critico espresso nei
termini di una nuova estetica?
DUBBI E SPERANZE. Osservando con
attenzione le opere, acerbe, esposte, si
sono intravisti inconsapevoli di una
palingenesi di quello che sarà l’arte del
futuro. C’è da aspettarsi un’altra
offensiva di rottura come quella di
Duchamp nell’arte di domani? Possiamo
ragionevolmente aspettarci un’altra idea
deformante che cambia radicalmente
l’attuale espressività nell’arte? Un’idea
deformante proposta da un nuovo
Jackson Pollock che coglie l’impossibile,
cristallizzando l’azione del dipingere?
Da un nuovo Andy Warhol che denuncia
in maniera profetica ed icastica
l’inganno della società dei consumi? Da
un nuovo Lucio Fontana che riesce a
rendere la profondità nella superficie
bidimensionale della tela senza alcun
trucco prospettico vincendo la
dimensione irreale della pittura? Da un
nuovo Alberto Burri che rappresenta
l’oscenità del male e denuncia il lavoro
forzato dei campi di concentramento e
l’aridità e la miseria umana? Da un
nuovo Piero Manzoni che ci costringe a
ragionare sull’autorità dell’artista, la cui
intenzione può modificare in arte
qualsiasi cosa? Di un nuovo Maurizio
Cattelan che punta il dito in modo
plateale sulle contraddizioni del
capitalismo?
Alcuni momenti dell’inaugurazione della mostra
LA SCHEDA
Il debutto ufficiale nella Notte della Cultura 2012
La sala espositiva gremnita di studenti
IL DEBUTTO UFFICIALE DELLA GAMM, la Galleria di Arte Moderna e
contemporanea del Comune di Messina risale al febbraio 2012, in occasione
della Notte della Cultura, quando lo spazio al primo piano del Palacultura aprì
aperto ufficialmente i battenti. Ad arricchirlo, le collezioni d’arte prima sparse
negli uffici e negli stabili comunali, diversamente catalogate e, in qualche caso
clamoroso, risultanti mancanti di qualche pezzo. Tanti, e di prestigio, i dipinti
presenti, fra i quali dei lavori di Mirò, Tadini, Corsini, Bonfiglio e Fiume,
percitarne alcuni. Nel corso degli anni, la Gamm si è anche arricchita di ulteriori
opere di Mazzullo. La struttura, però, resta ancora senza una catalogazione e
una direzione ufficiale. La precedente amministrazione, guidata da Giuseppe
Buzzanca, aveva designato l’esperta Giovanna Famà, in distacco dalla
Soprintendenza. La nuova giunta ha però deciso di non confermarla.
centonove pagina 28
posteriniziative
28 Novembre 2014
L’esposizione al Palacultura
LE CUCINE DELL’ARTE. Visitare la
mostra è stato come dare uno sguardo
nelle cucine di un ristorante mentre si
aspetta di essere serviti in sala. Si
sentono gli odori della lavorazione, si
intravede qualche ingrediente usato, e
da questa esplorazione furtiva si cerca di
immaginare quale tipo di pietanza ci
verrà servita in sala di lì a poco.
Verosimilmente il quadro, la cornice del
futuro prossimo la possiamo
pessimisticamente immaginare
(sperando di sbagliare la valutazione),
è l’opera dentro questa drammatica
cornice che non riusciamo a
immaginare, e che vorremmo
intravedere in questa operazione
d’indagine fatta nei laboratori delle
scuole d’arte. Se ne possono intuire i
contorni? I contenuti? Questo
interrogativo è stato il senso della
mostra.
DISCUTIAMO DI BELLEZZA. La mostra
si è conclusa domenica 23 con un
convegno di studi sul tema: L’arte
Contemporanea: esercizio filosofico
prima che bellezza. Nel quale si è
discusso se l’arte contemporanea è una
esagerata rappresentazione della realtà
e del suo significato. Se è una
speculazione mentale, un esercizio
intellettuale, un esercizio filosofico. Se
l’arte è esercizio filosofico, essa è
dunque il linguaggio più efficace per
declinare i termini della denuncia. A
questo tema hanno dato il loro
pregevole contributo Antonino
Carabellò docente di filosofia, secondo il
quale “l’arte è formatrice, dunque non
ha come destinazione principale la
bellezza, essa richiede l’uso metodico
della ragione, è una conoscenza, senza
la quale il nostro mondo sarebbe più
povero”. E’ intervenuta anche la storica
dell’arte Maria Teresa Zagone che ha
spiegato come “L’arte ha in sè il germe
della militanza, ed è un tentativo di
cambiare il mondo”. La storica dell’arte
Daniela Pistorino ha incentrato il suo
intervento sul fatto che “l’arte
contemporanea è pensiero, molto più
dell’arte dei secoli passati. La bellezza è
in se una riflessione filosofica, un
esercizio di pensiero. L’arte è
un’operazione per il cervello prima
ancora che per la retina” mentre
Gabriele Blundo, docente di filosofia, ha
spiegato con lucida analisi come “non
tutto è arte, non tutto è filosofia”. Katia
Giannetto, critica d’arte, ha invece
chiarito come “Niente meglio dell’artista
può esprimere le istanze della società.
L’artista è come una spugna che riporta
come in uno specchio quello che sente,
quello che vive”. Elisabetta Lombardo
curatrice della raffinata collana di libri
d’arte e di artisti “Black and White” ha
illustrato la sua esperienza di editore
d’arte contemporanea mentre la
studentessa Aura Calarco, dopo
un’affascinante e brillantissima analisi è
giunta alla conclusione che ha ancora
senso parlare d’arte come strumento per
capire il mondo. Matteo Allone
psicanalista junghiano ha illustrato le
sue esperienze con l’arte dei pazienti del
centro Camelot, soffermandosi sul
rapporto tra espressioni artistiche e
psicanalisi. Lo storico d’arte Mosè Previti
ha brillantemente parlato dell’arte
contemporanea come qualcosa che non
va cercata non solo nei circuiti consueti,
ma anche negli spazi, “altri” tra gli
artisti irregolari come Gaetano
Chiarenza del quale ha illustrato l’opera
e la vicenda esistenziale.
UN PERIODO STORICO DIFFICILE. Da
centonove pagina 29
questo confronto interdisciplinare è
emerso come oggi l’arte sia chiamata a
raccontare uno dei periodi storici più
difficili degli ultimi anni. E gli
interrogativi posti sono stati: L’arte deve
interpretare in maniera critica il
presente? Si o no? Gli artisti di oggi lo
fanno? E quelli di domani sul loro
esempio lo faranno? Sono stati formati
alla comprensione e alla critica del
mondo in cui vivono, dal contesto in cui
operano e si formano? Le scuole li
formano alla critica o solo all’esercizio
tecnico e a quello stilistico? Possiamo
aspettarci una nuova avanguardia
soprattutto nella nostra città?
CAMMARATA E BLU. In una città che
oggi si sveglia consapevole di vantare
due esperienze espressive d’arte
contemporanea il cui grande valore
artistico è stato riconosciuto dalla critica
mondiale: una è quella, a Maregrosso, di
Giovanni Cammarata, ormai considerato
uno dei più grandi outsider artist d’Italia
e l’altra è il dipinto murale di Blu sul
prospetto dell’ex Casa del Portuale,
considerato oramai da tempo uno dei
più grandi street artist del mondo
insieme a Keit Haring e all’inglese
Banksy. L’opera del primo, il “cementiere
ribelle”, rappresenta la bellezza
dell’eresia, un’eresia poeticamente
plateale, politicamente scomoda, che si
rivolta contro il degrado e il secolare
abbandono sociale e civile in cui versano
alcune zone della città. L’altra, quella
dell’”artista fantasma” con la sua
iconografia rappresenta la lucida
inconfutabile metafora della condizione
di assenza di diritti e di rispetto della
dignità umana cui versa la comunità
locale, afflitta da strutture di potere che
impediscono qualsiasi spiraglio di
civiltà. Da questo esperimento e da altri
che ne seguiranno è legittimo chiedersi
se tra questi ragazzi “artisti di domani”,
ci sarà colui che erediterà i termini della
denuncia civile e morale di Blu e di
Cammarata? Loro hanno capito, e
hanno messo la verità prima della
bellezza.
28 Novembre 2014
posterlibri
Giornalista col cuore
che batte per il teatro
NOVITA’. Il nuovo libro di Domenico Trischitta edito da Avagliano
Com’è Glam Catania
Attraverso la storia di Gerry Garozzo, ragazzo “diverso” della città etnea degli anni Settanta,
un viaggio immaginario fino a Londra sotto il segno del rock. E non solo
CATANIA. Gerry
Garozzo è una ragazzo
diverso della Catania
anni Settanta che sogna
di entrare nel mondo
dello spettacolo, di fare
il trasformista.
Ma Catania gli sta
stretta. E così per il suo
diciottesimo
compleanno decide di
“scappare”, vola a
Londra dove incrocerà
l’astro nascente del
Glam Rock, Marc Bolan.
Nella torrida Catania, la sua glam
city, insieme ad altri variopinti amici
tenterà una rivoluzione di costume
fatta di travestitismo e trasgressione.
E’ la storia di “Glam City” il libro
scritto da Domenico Trischitta giornalista, scrittore e autore teatrale
- edito da Avagliano editore - che sarà
presentato venerdì 28
novembre alle ore 18, presso la
Sala Eventi della Feltrinelli di
Catania, in via Etnea 285.
Domenico Trischitta presenta
così il suo nuovo romanzo
Glam City con Nicola Savoca e
Francesco Francois Turrisi, per
raccontare un viaggio “Da
Catania a Londra sotto il segno
del rock”.
Ma Catania non è Londra e lui
non è Bolan: il progetto
discografico del
protagonista del libro fallirà
così come il suo disperato desiderio di
affermazione personale. Ora, Gerry è
costretto a fare i conti con il suo
sogno miseramente infranto. Da
Catania a Milano, andata e ritorno,
da promessa della canzone a
travestito dei viali milanesi.
Arriviamo agli anni ’90, siamo di
nuovo a Catania, che nel frattempo
non è più la glam
city degli anni ’70.
DICONO DI LUI
Cos'è cambiato?
Quale città Gerry
Ecco, proprio adesso, grazie al racconto optical di
Garozzo si troverà
Trischitta, anche la Catania degli anni '70 ha
di fronte adesso? E
trovato la propria “Grande bellezza”, dove Gerry
cosa ne è stato della
Garozzo è il suo eroe, il suo perduto, felice profeta.
sua rivoluzione? Le
FULVIO ABBATE
aspirazioni di un
ragazzo in un
Romanzo di formazione, metà etneo metà
romanzo di
swinging London anni '70. Catania, la città più
formazione
sudamericana d'Italia non era mai apparsa così
graffiante e
sensuale.
commovente.
SANTO PIAZZESE
R.C.
LACERTI DI LETTURE
Domenico Trischitta
LA CLASSIFICA
L’AUTORE
DOMENICO TRISCHITTA è scrittore,
giornalista e drammaturgo. Ha
collaborato con la terza pagina del
quotidiano «Il Tempo» e con «La
Repubblica» di Palermo. Si occupa di
cultura e spettacolo per «la Sicilia»
di Catania. Ha pubblicato il romanzo
Una raggiante Catania (2008) e la
raccolta di racconti 1999 con
prefazione di Giuseppe Manfridi e
postfazione di Manlio Sgalambro
(2013). Il suo cuore batte però da
sempre per il teatro. Nel 1995 è aiuto
regista di Franco Battiato nel
"Socrate Impazzito" di Manlio
Sgalambro andato in scena
nell'Estate Catanese. Esordisce come
autore teatrale nel 1999 al Teatro
Quirino di Roma con il testo "Sabbie
Mobili", interpretato da Guia Jelo ed
Eugenio Marinelli, con la regia di
Ennio Coltorti e prodotto da Rai
International, è andato in onda in
America Latina e Australia. Fra i suoi
ultimi lavori il recital “Addio San
Berillo” e “Notte a Catania” con la
regia di Francesco Di Vincenzo.
DI FELICE IRRERA
Raccolta di racconti dell’ultimo decennio di un’autrice che ha abituato i suoi lettori a
narrazioni insolite sia per il contenuto che per lo stile se il “male di vivere” si può dire
sia sempre il leit-motiv, da notare pure come ella guardi con ironia affettuosa ai suoi
personaggi, che diventano veri e propri compagni di viaggio del lettore, che può , infatti,
ritrovare in essi tante delle sue umane debolezze..
Cinzia Pierangelini, Ventuno racconti,
Pungitopo, pp. 152, € 14,00
Casati Modigliani
Dan Brown
1Sveva
La moglie magica - Sperling & Kupfer
4
Inferno - Mondadori
Markus Zusak
Stefano Benni
2Storia
di una ladra di libri - Frassinelli
5
Pantera - Feltrinelli
Tiziano Tersani
Massimo Gramellini - La magia di
3straordinaria
Un' idea di destino. Diari di una vita
6
un buongiorno - Longanesi
Longaneri
www.wuz.it
FRASI CHE FANNO UN RACCONTO, DIVERSO DA QUELLO NARRATO DALL’AUTORE (A CURA DI CARMELO CELONA)
Farsi del male
IL DOLORE NON PERMETTE vie di fuga da se
stessi, ci tiene presenti a subire, non ci
risparmia. “Il dolore rende lucidi per far soffrire
meglio.” Il ricordo delle carezze, dei baci e
degli sguardi, sopravvive a qualsiasi dolore e
mutamento sentimentale. “Le carezze sopravvivono.”
Sono pochi coloro che riescono a fare l’amore, tutti gli altri
se lo inventano per tutta una vita.
“«Da allora non hai più fatto l’amore?»«Sono stato con altre
donne. Ma l’amore si fa con una nella vita, se hai fortuna. Io
sono un uomo fortunato».” I nemici degli uomini liberi
sono i servi dei padroni, i parenti dei don rodrigo. “Se c’è
una cosa intollerabile per un uomo è la libertà di un altro.
Non la sopporta. Più si è compromessi, meno si tollera. Te la
fanno pagare a sangue. Ti vogliono morto.”
Solo gli amanti possiedono gli strumenti per darsi da soli la
felicità. Ed è per questo che gli altri fanno di tutto per
castigarli. “Noi due, dobbiamo guardare avanti senza limiti,
preconcetti, censure dei preti. Tanto lo sai perché le
impongono? Perché così non ci resta che Dio a
somministrarci la felicità. Ma noi siamo diversi ci
intendiamo. Lo sappiamo bene come darcela la felicità più
completa, tu ed io.” Sono pochi coloro che sono senza
burattinaio. “Si ritengono liberi, invece sono pupazzi, non
si avvedono dei fili.” Ci disprezzano perché siamo quello
che loro non riusciranno ad essere mai. “Amo farmi
disprezzare. Finché mi disprezzano sono libero.” L’equivoco
è il rifugio di chi non ha il coraggio di palesare la sua
volontà. “Le coincidenze sono un miracolo spontaneo che
ci allevia la noia di vivere. Il contrario di quel che detesto:
l’equivoco.”
Chi si dichiara incapace, in fondo è o un furbi o un vigliacco
che vuole evitare di affrontare sacrifici, fatiche,
centonove pagina 30
responsabilità e sconfitte. Costoro bloccano il cammino
dell’uomo per il loro misero egoismo che ha come misero
scopo la sottovivenza. “Bisogna assumersi la responsabilità
di essere quel poco che siamo, non fingerci peggiori degli
altri perché è più comodo.”
L’atrocità di coloro che pur di stare al sicuro dissimulano
tutta la vita sentimenti e pensieri, ingannano gli affetti per
un pasto caldo è una quiete fasulla negandosi ad ogni
passione. “Il benessere corrompe. Respirare ambiguità
contrabbandata per amore e rispetto coniugale, sentire
tutta la vita qualcosa che non va, e non sapere cos’è. Una
famiglia fittizia, amori stantii, importatori ed esportatori
del dolore a pacchi all’ingresso dei grandi magazzini del
farsi del male.” Il labirinto del pensiero femminile è il
groviglio in cui spesso inciampa la vita dell’uomo. “Quel
bosco d’inganni che era il cervello di Eva.”
Lacerti tratti da: “24 Nero ” parte II - 2009
Diego Cugia
28 Novembre 2014
posterlibri
Nicola Cipolla e Pio La Torre
NOVITA’. Ecologista, pacifista, sempre in prima linea per la difesa dei diritti umani, racconta ora la sua epopea
Cipolla, diario di un social-comunista
A 92 anni, il senatore leggenda vivente della sinistra italiana in Sicilia, si racconta in un libro
«di memoria e futuro». Dai primi passi al fianco di Enzo Sellerio, alla lotte contadine...
DI
PIETRO SCAGLIONE
PALERMO. Il senatore Nicola Cipolla,
legenda vivente della sinistra siciliana,
classe 1922, è da sempre in prima
linea nelle lotte per la giustizia sociale,
per la redistribuzione delle ricchezze,
per la difesa dell’ambiente e dell’acqua
pubblica, per l’affermazione di un
nuovo ordine internazionale e per la
tutela dei diritti. Non c’è
manifestazione contadina, pacifista,
operaia, studentesca, ambientalista
alla quale il senatore Cipolla non abbia
partecipato da protagonista.
Per tante legislature senatore del
Partito Comunista Italiano, oggi Nicola
Cipolla presiede con la tenacia di
sempre il Cepes, fondato negli anni
Ottanta insieme agli ecologisti Gianni
Silvestrini e Giuseppe
Barbera (figlio
dell’indimenticabile
“Presidentissimo del
Palermo” Renzo Barbera). Il
Cepes, con sede a Palermo, è
un’importante realtà
impegnata per una società
eco-compatibile, per le
energie alternative, per la
pace nel Mediterraneo, per
un sistema economico
egualitario e giusto.
All’età di 92 anni, Nicola Cipolla ha
deciso di raccontare la sua
straordinaria avventura umana e
politica in una lunga autobiografia,
intitolata “Diario di un socialcomunista” e pubblicata nei mesi scorsi
(e già alla seconda ristampa) dagli
Editori Riuniti, storica casa editrice e
punto di riferimento per la cultura e
per la sinistra.
“La spinta decisiva a scrivere questo
libro di memoria e futuro – spiega oggi
l’autore – è scaturita da un viaggio
nella Valle del Belice, con destinazione
Ribera, dove, in una giornata luminosa
di fine settembre, si sarebbe svolta una
cerimonia di commemorazione nel
trigesimo della morte di Girolamo
Scaturro contadino e dirigente
comunista, mio coetaneo”.
Nicola Cipolla è nato a
Villalba, in provincia di
Caltanissetta, nel 1922,
pochi mesi prima della
Marcia su Roma e della
consacrazione del
fascismo. Cipolla è
cresciuto in una famiglia
borghese e di tradizioni
giuridiche. Il nonno era
notaio, il padre era uno
stimato magistrato, mentre lo zio,
Ettore Cipolla, fu il primo presidente
dell’Assemblea Regionale Siciliana.
“Mio padre evitò, anche nei rapporti di
amicizia di famiglia, contatti con i
gerarchi fascisti, con le famiglie degli
avvocati e persino con quei magistrati
che nelle feste comandate indossavano
la camicia nera! – racconta Nicola
Cipolla - Mio padre, invece, non
partecipava alle funzioni pubbliche e
stabiliva contatti soltanto con i colleghi
che avevano la stessa concezione del
ruolo del magistrato”.
Nel 1936, la famiglia si trasferì da
Agrigento a Palermo, dove Cipolla
senior divenne presidente di sezione
del Tribunale. Erano anni duri, anni in
cui i magistrati indipendenti non
avevano vita facile. Il padre di Nicola
Cipolla non era asservito al fascismo e,
da cattolico praticante, era insofferente
pure alle gerarchie ecclesiastiche. Nella
sua attività giudiziaria cercava sempre
di aiutare i più deboli, i contadini, i
poveri, gli indifesi.
A Palermo, Nicola Cipolla frequentò il
mitico Liceo Umberto, insieme a
intellettuali come Enzo Sellerio
(fotografo e fondatore della nota casa
editrice siciliana, con la moglie Elvira),
politici come Mario Mineo (che coniò
centonove pagina 31
la celebre definizione di “borghesia
mafiosa”) ed avvocati come Nino Sorgi
(animatore del Comitato di Solidarietà
Nazionale insieme a Francesco
Taormina e Nino Varvaro).
Nel dopoguerra Nicola Cipolla fu uno
dei protagonisti delle lotte contadine e
dell’occupazione delle terre, insieme a
leggendari leader sindacali come
Placido Rizzotto e Salvatore Carnevale
(entrambi socialisti ed entrambi
assassinati dalla mafia e dai
latifondisti).
Uno dei processi più celebri fu proprio
quello relativo al caso Carnevale.
Francesca Serio, madre del coraggioso
sindacalista ucciso nel 1955, fu
assistita dagli avvocati Taormina e
Sorgi, con la partecipazione del
socialista Sandro Pertini, futuro e
indimenticabile presidente della
Repubblica. Gli imputati, invece,
furono difesi dall’avvocato Giovanni
Leone, un altro futuro Presidente della
Repubblica, ma di estrazione
democristiana. Il pubblico ministero
era l’allora sostituto procuratore
generale Pietro Scaglione (assassinato
nel 1971 a Palermo), che, nella sua
requisitoria, esaltò le lotte contadine e
l’attività sindacale di Salvatore
Carnevale, parlando di “febbre della
terra” e denunciando l’iniquità del
latifondismo.
L’esempio di Carnevale, di Rizzotto e
degli altri sindacalisti uccisi (da
Accursio Miraglia a Nicolò Azoti) ispirò
l’attività di Nicola Cipolla che, dopo
un’iniziale militanza socialista, aderì al
PCI. Già segretario della Confederterra,
Cipolla divenne poi senatore comunista
per diverse legislature e collaborò
attivamente con Pio La Torre,
sostenendolo fino agli anni della
celebre marcia pacifista contro i missili
americani di Comiso. Dopo l’uccisione
di Pio La Torre e Rosario Di Salvo nel
1982, Cipolla fondò il Cepes insieme
agli ecologisti Gianni Silvestrini e
Giuseppe Barbera. Un impegno
ambientalista, pacifista e antagonista
lungo decenni. Studenti, operai,
contadini, poveri, disoccupati possono
sempre contare sulla passione di Nicola
Cipolla.
Il senatore Cipolla
28 Novembre 2014
posterattualità
DIBATTITI. Tra povertà e violenza, inganni e disillusioni, i possibili scenari della nostra deriva
Italia “concordia”
Rivoluzione armata dal basso, la nascita di movimenti polulisti e xenofobi, alienazione totale
dei cittadini dal processo decisionale. Ecco gli scenari possibili per l’Italia in tempo di crisi
MARCO M.CAPPONI
PIEBASILIO CURRÒ
DI
E
“Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave senza nocchiere in gran tempesta
non donna di province, ma bordello!”
(Dante Alighieri, Purgatorio, Canto VI,
vv 80-82)
Il nostro Paese sta vivendo una fase
paradossale della sua storia: mentre la
tensione sociale raggiunge i picchi di un
conflitto civile, la disoccupazione cresce
esponenzialmente, la gente disperata si
toglie la vita, il dibattito politico
ristagna in un’incredibile monotonia,
sprofondato nella melma del chi si allea
con chi, della nomina di due giudici
della Consulta, di come poter uscire da
un bicameralismo attraverso un altro
bicameralismo. Nessuna riforma di
sistema è in cantiere, se non piccoli
cambiamenti tattici per ottenere un
consenso demagogico. Da studenti di
scienze politiche, desiderosi di poter
contribuire in maniera attiva al
cambiamento, ci siamo interrogati su
queste tematiche, immaginando gli
scenari possibili per l’Italia. Nel farlo,
abbiamo provato a rispondere ad alcuni
interrogativi: per quanto tempo si
potranno ancora tollerare governi che
non prendono provvedimenti per uscire
dall’immobilismo? Fino a quanto la
popolazione sarà disposta ad essere
illusa, ingannata e sfruttata? E quando
il malcontento esploderà, chi sarà
pronto ad incanalarlo? Le forze della
reazione, la tecnocrazia, il popolo stesso
autogovernato? Di seguito, esporremo
le nostre ipotesi di naufragio.
Tra tutti gli scenari, il più improbabile è
sicuramente quello della Rivoluzione
armata dal basso, nonostante essa sia
ancora l’argomento preferito dei
nostalgici e dei giovani sognatori.
Innanzi tutto, perché per iniziare una
Rivoluzione serve un movimento
collettivo, assolutamente difficile da
creare in un Paese atomizzato, in cui
ognuno pensa a come arrivare a fine
mese, senza porsi obiettivi di lungo
termine. In secondo luogo, la storia
d’Italia insegna che l’ordine costituito è
sempre migliore del cambiamento;
dall’unità nazionale ad oggi, tutte le
possibili soluzioni che intraprendessero
un percorso alternativo teso a
modificare una situazione stabilizzata,
sono state anticipatamente scartate.
Infine, una Rivoluzione di classe è
decisamente anacronistica in una fase
storica in cui vige l’attento controllo di
istituzioni sovranazionali.
Decisamente più verosimile e
spaventosa è l’idea che le continue
tensione sociali possano sfociare in
movimenti populisti e xenofobi, che
accrescono il loro consenso alimentando
l’odio verso capri espiatori, come gli
immigrati e gli enti economici e
monetari sovranazionali. La campagna
di questi movimenti è estremamente
semplificata, non argomenta le sua
motivazioni, ma fa leva soltanto sulla
disperazione e sulla ricerca di nemici su
cui scaricarla. I movimenti populisti
potrebbero presentarsi come qualcosa di
nuovo e lontano rispetto alla classe
Bagno di folla per Matteo Renzi dopo la visita all'Expo
dirigente incriminata, e così
porterebbero dalla loro parte quella
fascia dell’elettorato ormai stanca di
seguire passivamente quei partiti che
hanno portato il Paese al tracollo.
Riuscirebbero dunque a creare un’area
di protesta antipolitica perfettamente
legittimata che rischierebbe, anche
tramite l’uso della violenza, di
distruggere le fondamenta
democratiche della nazione. Le recenti
fasi dell’attualità nazionale
confermerebbero questa tendenza, negli
scontri sempre più frequenti tra
manifestanti scontenti e forze
dell’ordine, uniti ai toni aspri e radicali
del dibattito politico.
L’idea che la politica stia
progressivamente perdendo la sua
capacità di risoluzione di problemi
collettivi si sta facendo strada, complice
l’impotenza (voluta o forzata) degli
attuali esecutivi, in larghe fasce della
popolazione. Pertanto, un ulteriore
sviluppo di questo sentimento potrebbe
condurre ad un dominio della tecnica e
all’alienazione totale dei cittadini dal
processo decisionale. La classe politica
non sembra più in grado di risolvere i
gravi problemi, specie di natura
economica, che stanno investendo il
nostro paese; per questo, appare
inevitabile il ricorso ad esperti,
nominati dall’alto, che utilizzano le loro
competenze accademiche per risolvere
dirigisticamente i problemi, in maniera
talvolta antidemocratica. Un eccesso di
fiducia verso questa soluzione potrebbe
spingere l’elettorato a rinunciare a parte
dei suoi diritti partecipativi in cambio di
misure capaci di allentare il cappio della
crisi. Questo fenomeno è amplificato
dalla necessità di conformarsi a degli
standard di enti economici
sovranazionali, che impongono all’Italia
una rapida riduzione dal debito
pubblico. Alcune misure proposte negli
ultimi anni dai vari esperti, come una
forte tassazione o un drastico taglio al
welfare, stanno contribuendo ad
alimentare i grandi squilibri sociali che,
uniti al deficit di partecipazione
politica, riducono e dividono
ulteriormente una società storicamente
frammentata e ormai ridotta alla fame.
Ovviamente, le ultime consultazioni
elettorali sembrano suggerire un altro
genere di scenario: quello di una
crescita bulgara del Partito
Democratico, incarnato dall’espressione
bonaria e rassicurante del presidente
del consiglio Matteo Renzi. Nonostante
centonove pagina 32
Scontri a Roma il 14 novembre
la tornata di voto per le europee non
possa essere considerata come un
indicatore certo per le future politiche, è
innegabile che il leader e il suo partito
sembrino gli assoluti favoriti per
rappresentare l’Italia nel prossimo
decennio. All’immagine di un partito
ben radicato nel territorio, fondato sui
valori del progressismo e del
cristianesimo sociale, si accosta quella
di un leader vincente ed empatico,
dotato di grandi doti comunicative che
rendono credibili promesse difficilmente
attuabili nella pratica, se non
impossibili, e che ha l’enorme fortuna di
poter sfruttare uno scenario partitico
traballante in cui sembra essere,
nonostante tutto, l’unico punto di
riferimento. Dopo un inizio pieno di
grandi progetti e speranze,
l’esperimento di guida del Partito
Democratico sembra aver terminato
immediatamente la sua spinta
propulsiva, tornando a versare
nell’immobilismo dei piccoli
posterattualità
28 Novembre 2014
La scritte xenofoba sulla facciata della basilica dedicata ai santi Filippo e Giacomo nel a Cortina
assestamenti strategici, senza la precisa
volontà di attuare una reale riforma del
sistema che permetta finalmente al
paese di iniziare a muoversi verso
l’uscita dalla crisi.
Un ultimo scenario che abbiamo
analizzato, probabilmente il più gradito
ed auspicabile, è quello di una presa di
coscienza collettiva, che parta da
movimenti nati dall’impegno congiunto
di studenti e precari, uniti ad uomini di
cultura che hanno a cuore il
cambiamento del sistema e delle
istituzioni. Questo fenomeno non deve
necessariamente svilupparsi da subito a
livello nazionale: può infatti sorgere su
basi locali, come dimostra l’esempio
dello scorso ottobre a Genova, con
l’#OraBasta di Cristiano De Andrè.
L’unico movimento attualmente presente
nello scenario politico, quello di Grillo e
Casaleggio, non sembra in grado di
poter condurre al cambiamento
necessario per il paese. Le cause di
questa mancanza sono da ricercarsi
nella scarsa democrazia interna, nel
rifiuto di ogni dialogo con le forze di
opposizione, nella presenza di un leader
extraparlamentare troppo forte e
decisivo, nell’impossibilità degli eletti,
anche molto preparati, di discostarsi
minimamente dalla linea imposta dalla
direzione. Il MoVimento 5 stelle, inoltre,
sta cercando di ottenere consenso
tramite posizioni radicali, xenofobe ed
antieuropeiste, che promettono
all’elettorato soluzioni facili ma non
risolutive, e che non appaiono adeguate
in un contesto come quello attuale.
Tutte le ipotesi di cambiamento che
abbiamo considerato potrebbero
sembrare irrealistiche e fantasiose, ma
alla luce della situazione di
malcontento generalizzato, che sta
iniziando ad investire anche il ceto
medio, da sempre ben immunizzato
dalle crisi, non possono essere escluse o
ignorate. Ovviamente, saremmo ben
felici di riconsiderarle qualora il Pd al
governo decidesse di dare una brusca
accelerata alle proprie politiche, e di
uscire dall’attuale palude con un
programma di riforme ampie e ben
strutturate, a cominciare da quelle del
fisco, della giustizia, della burocrazia e
del lavoro.
A MARGINE
Dal conflitto al dialogo sociale
per la riforma del lavoro
DI
MAURIZIO BALLISTRERI*
MESSINA. La bufera sull’articolo 18 non
accenna a placarsi e lo scontro, lungi dal
rievocare il conflitto sociale classico, che
come ricordava un esponente di spicco del pensiero
liberaldemocratico del ‘900 Ralf Dahrendorf è
“fisiologico” in una società democratica, appare come
un combattimento di wrestling, la lotta libera americana
che si combatte per lo spettacolo e il pubblico. Forse
uno dei problemi è la indisponibilità del premier Renzi
a qualsiasi forma di dialogo sociale con i sindacati,
neppure con quello che si mostra più ragionevole, la
Cisl, rispetto alla Cgil (ed alla Fiom!) e ad una Uil
spostatasi dal tradizionale riformismo a posizioni più
radicali, forse più per esigenze tattiche che per scelta
strategica. Il dialogo, in questa fase, sarebbe servito ad
illustrare che il compromesso raggiunto sui
licenziamenti disciplinari, tipizzando le fattispecie per
le quali i giudici possono sentenziare il reintegro, è un
significativo passo avanti e che assieme, governo,
imprese e sindacati, si potrebbero impegnare a rendere
effettivamente operativi gli istituti strategici del Job
Act. In primo luogo la scrittura di un vero codice del
lavoro, di tipo semplificato, chiaro e intelligibile, in
luogo della miriade di norme, frutto di una produzione
legislativa alluvionale tipicamente italiana, che
impedisce chiarezza sui rapporti di lavoro e in materia
di controlli. Poi, una generale riforma degli
ammortizzatori sociali, secondo il modello sociale
europeo della “flessicurezza”, per indennità in favore
di chi perde il lavoro o è senza occupazione, con
percorsi di formazione-riqualificazione professionale
legati a politiche attive del lavoro e, cioè, efficaci ed
efficienti servizi per la ricollocazione di inoccupati e
disoccupati. Si tratta di quella gestione della
“condizionalità” (il rapporto virtuoso tra la fruizione
dei sussidi pubblici e la disponibilità all’impiego),
centonove pagina 33
magari con la creazione di un’Agenzia nazionale del
Lavoro, che superi la frammentazione delle
competenze, unificando i diversi soggetti pubblici, e il
ruolo improduttivo delle Regioni, per governare
l’incontro fra domanda e offerta, temperando così il
depotenziamento delle tutele in caso di licenziamento
economico e per alcune tipologie di quello disciplinare.
Certo, le riforme sociali abbisognano di risorse
pubbliche, che, grazie al Fiscal Compact e all’austerità
by Merkel, sono difficili da reperire. Ma è opportuno
dire, che bisogna avere alla base un disegno
programmatore condiviso sul piano sociale e, magari,
riprendendo, sul terreno della politica
macroeconomica il tradizionale obiettivo delle
socialdemocrazie europee: la piena occupazione,
memori, a sinistra, della denuncia del grande
economista italiano, di scuola keynesiana, Federico
Caffè, contro la “non politica per la piena
occupazione”, secondo cui e nel fallimento del
mercato, spettava soprattutto allo Stato il ruolo di
“occupatore di ultima istanza”; di occupazioni utili
ovviamente.
28 Novembre 2014
posterspettacoli
PATTI. A tu per tu con il giovane attore catanese che porta in scena la storia dei pupi al Teatro Beniamino Joppolo
Marionette, una vera... Manna
L’amore nato grazie al grazie al nonno per “l’opra” che ora difende come un Paladino. «Le istituzioni non hanno capito
che tesoro abbiamo. Ma questa è un’arte che tornerà. E’ come una storia d’amore con la Sicilia che deve finire bene»
DI
BENITO BISAGNI
CATANIA. “Oh, non è cosa d’opira di
pupi!”, recita uno dei versi iniziali del
celebre “Lu cummattimentu di
Orlando e Rinardu” tratto dalla
Centona di Nino Martoglio, a
simboleggiare situazioni ed eventi da
non sottovalutare. Sembrerebbe aver
preso spunto da questa famosa
espressione, il bravo attore catanese
Savi Manna quando ha deciso di
dedicare i propri sforzi recitativi
proprio a quello che, quasi
provocatoriamente, Martoglio
propone come qualcosa di leggero,
ovvero alla sicilianissima arte
dell’opera dei pupi.
Il lavoro teatrale “Turi Marionetta”,
scritto e portato in scena dallo stesso
Savi Manna, ha il grande merito di
far tornare alla ribalta uno dei
simboli più caratterizzanti delle arti
di Trinacria e, salvo qualche lodevole
eccezione, ormai riposto nelle
polverose soffitte del dimenticatoio.
Le fatiche del brillante attore si sono
concentrate sul racconto della genesi
e della dilagante diffusione che il
repertorio marionettistico e, nello
specifico, l’opera dei pupi di stampo
siciliano (dal 2001 proclamata
dall’Unesco patrimonio immateriale
dell’umanità) hanno avuto fino alla
prima metà del Novecento.
Protagonista è un brioso nonnetto
inequivocabilmente collocabile alle
pendici dell’Etna. Costui, nella vana
attesa del nipote e professore
Salvatore Barone (cioè Turi
Marionetta, personaggio “fantasma”
della rappresentazione), diventa
narratore della gloriosa storia
dell’arte dei pupi, improvvisandosi
relatore ad un seminario che il nipote
avrebbe dovuto tenere e che, invece,
ha disertato. Il nonno, alternando un
perfetto italiano ad un pittoresco e
pungente dialetto catanese, parla di
queste meravigliose miniature di
uomini ai quali tanti maestri nel
passato hanno conferito vivace
animazione, sottolineando le sottili
ma incolmabili differenze che
identificano i pupi palermitani e
quelli catanesi, rimarcando che i
secondi non hanno le giunture alle
ginocchia e dunque non possono
piegarsi, restano diritti come fusti,
“picchì u pupu catanisi non
Savi Manna in “Turi Marionette”
s’inginocchia davanti a nuddu”. E’ un
nonno in grande spolvero quando
sceglie di frammezzare la lezione con
una potente recitazione de “Lu
cummattimentu di Orlando e
Rinardu”, dall’inconfondibile attacco
“Viditi quantu pò ‘n pilu di fimmina!
/ Dui palatini, ca su’ du’ pileri, / per
causanza di la bella Angelica / su’
addivintati du’ nimici feri”.
La fine è insolita: quando lo
spettacolo termina, l’attore scende
dal palco e stringe la mano ad ogni
spettatore presente ringraziandolo di
averlo seguito. In occasione di una
delle numerose repliche andate in
scena al Teatro Beniamino Joppolo di
Patti abbiamo rivolto a Savi Manna
alcune domande.
Come nasce l’amore per l’opera dei
pupi?
Nasce nell’infanzia, quand’ero piccolo
ho visto un’opera dei pupi con mio
nonno, per me è stato uno spettacolo
bellissimo, un paladino infilzava
l’altro, ero emozionato. Quando
terminò, mio nonno disse: “l’opera
dei pupi è morta, è finita”. Io non
capivo perché dicesse questo a
proposito di un’arte così bella; con il
tempo e studiando ho capito cosa
intendesse. Mi sono appassionato in
seguito alle marionette a filo e ho
fatto sempre più teatro di figura,
finché ho incontrato il mio maestro,
Carmelo Vassallo...
Come si è sviluppata la Sua
carriera, a partire da “I Baternù”?
E’ stata una esperienza
importantissima, con questa
compagnia abbiamo assaggiato
quanto sia dura “la strada”, eravamo
“carusi”, dei veri e propri pazzi. Poi
ho incontrato Carmelo Vassallo, che
in “Donna Nedda” voleva dei
Le tante facce di Savi Manna
centonove pagina 34
personaggi che si muovessero come
dei pupi. Nella prima settimana, ad
essere sinceri, non sono stato in
grado di capirlo. Poi, è stato un
piacere immenso lavorare con lui.
Non ho più incontrato un’altra
persona così competente.
Può esistere “Turi Marionetta”
senza l’essenza della cultura e del
dialetto catanesi?
posterspettacoli
No, perché è una canzone, è un
testo che io in realtà “canto”, non
recito. Ogni volta che lo porto in
scena lo ristudio, come mi ha
insegnato Carmelo Vassallo. Lo
“canto” in catanese, questo
spettacolo non prescinde da
questo dialetto, è stato pensato
così, con le sue sfumature etniche
ed antropologiche. Io ragiono in
catanese, c’è poco da fare, “noi
catanesi semmu tutti accussì,
megghiu di Catania non c’è
nenti!”
Dove si può rintracciare la più
autentica “sicilianità” nell’opera
dei pupi?
La sicilianità sta innanzitutto in
“Peppenino” (così chiamato dalla
fusione dei nomi Peppe e Nino,
n.d.a.), personaggio chiave
dell’opera dei pupi, dal quale
tutto è reinterpretato “terra
terra”, cioè i grandi valori di cui è
portatrice questa forma teatrale
vengono riletti, grazie a costui, in
ottica popolare e questo è
bellissimo, così come le gesta di
Orlando e Rinaldo, in cui si
toccano temi altissimi e
comprensibili a tutti. Penso anche
che, in generale, quando, ad
esempio, un testo come l’Otello o
Amleto si rende popolare,
nell’accezione migliore di questa
espressione, si sta realizzando
qualcosa di straordinario,
rendendo accessibili ai più i
concetti in essi espressi.
Per un siciliano i pupi cosa
dovrebbero rappresentare anno
domini 2014?
La colpa, se vogliamo proprio
andarla a cercare, è anche delle
istituzioni o di persone
“illuminate” che non hanno capito
quale tesoro abbiamo, l’opera dei
pupi non è stata sostenuta e per
adesso, purtroppo, è finita
malissimo. Abbiamo buttato al
vento un patrimonio e dobbiamo
recuperarlo. I pupi, vere e proprie
opere d’arte, sono stati in molti
casi venduti per quattro lire o
regalati. E’ rimasto poco, solo
alcuni “miti” se ne occupano,
come i Fratelli Napoli a Catania e
Mimmo Cuticchio, ai quali
andrebbe dedicata non una via,
ma un intero quartiere! Ma sono
certo che quest’arte ritornerà, è
troppo importante per la Sicilia,
la identifica in tutto il mondo.
Non è giusto che finisca così. Ho
voluto inserire la parola
“marionetta” nello spettacolo
proprio per restituire ad essa la
funzione che merita. L’opera dei
pupi è come una storia d’amore,
che deve finire bene.
28 Novembre 2014
Un momento dello spettacolo
CATANIA. Al Teatro Verga Stabile lo spettacolo di Cechov in scena fino al 7 dicembre
Il giardino dei ciliegi secondo Dipasquale
DI
GIGI GIACOBBE
CATANIA. Dimenticate la maggior
parte delle edizioni bianche de Il
giardino dei ciliegi di Cechov. Dalla
storica messinscena di Giorgio Strehler
al Piccolo di Milano alla più recente di
Luca De Fusco al Mercadante di Napoli.
A Giuseppe Dipasquale, nella triplice
veste di traduttore-adattatore-regista
del lavoro, piace vestire i suoi attori del
Teatro Verga di Catania, in questo
spettacolo inaugurale della nuova
stagione teatrale 2014/2015, con tutte
le sfumature dei rosa nel 1° tempo e
con svariati altri colori nel 2° tempo ( i
costumi erano di Elena Mannini,
mentre i movimenti di scena erano di
Donatella Capraro). Compiendo una
chiara rifinitura dei personaggi che
oscillano tra un passato da serbare
nello scrigno della memoria e un futuro
tutto da decifrare, risultando il presente
solo una sfera di cristallo densa di
nebulose da indovinare e interpretare.
Come del resto è la vita di ognuno di
quel gruppo di proprietari terrieri e
mercanti che ruotano attorno alla
carismatica Liuba, cui Magda Mercatali
rossa di capelli e svolazzante nelle sue
vesti rosate - distante invero da una
Valentina Cortese svanita e attonita nei
suoi vaniloqui - porta in serbo il lutto di
suo figlioletto di 7 anni annegato
accidentalmente in un fiumiciattolo e il
rapporto extraconiugale con un tale di
Parigi che ha dilapidato i suoi averi e
che l’ha lasciata per un’altra e che, nel
tempo presente, continua a mandarle
missive e telegrammi in cui le chiede di
raggiungerlo e accudirlo perché
ammalato, costretta adesso perché
carica di debiti a mettere all’asta la
vecchia casa di famiglia col suo celebre
e antico Giardino dei ciliegi. Che, come
accade quasi sempre, non si vede mai,
diventando più un luogo dell’anima che
un sito reale con i suoi rossicci frutti,
sintetizzato qui nella scena astratta di
Antonio Fiorentino in un nugolo di
lunghi involucri di plastica trasparente
che calano giù dall’alto della graticcia
come pesanti stalattiti, contandone alla
fine quattro file per quattro. Per il resto,
a parte il fondale che da grigio diventa
nero (certo Bob Wilson ha fatto scuola
in Italia) spiccano un armadio e un
divano e un gran numero di sedie e
sedioline in plexiglass trasparente
occupate a volte dai vari personaggi.
Dipasquale intelligentemente ha evitato
gli stereotipi: da quando all’inizio
l’ottuagenario maggiordomo Firs (Italo
Dall’Orto) introduce i personaggi con i
loro nomi, a quando invece del solito
samovar la cameriera Duniaša
(Annalisa Canfora ) utilizza una teiera
di porcellana. E’ un giardino in cui si
intrecciano quadriglie e si ballano
valzer discreti (le musiche sono di
Germano Mazzocchetti), ruotando i
personaggi attorno a se stessi e a tutto
quello che passa il convento e può loro
convenire. Nessuno riesce a consigliare
Liuba sul da farsi: né la figlia adottiva
Varja di Alessandra Costanzo più
propensa ad accasarsi con Lopachin che
cercare nuove soluzioni, né la figlia
naturale, la 17enne Anja di Matilde
Piana più dedita a inseguire l’amore per
il giovane lacchè Jaša (Cesare
Biondolillo) che guardare al futuro e
centonove pagina 35
stimare in maniera volterriana solo chi
crea e lavora, come consigliato dallo
studente Trofimov (Angelo Tosto). Solo
il mercante Lopachin (ben
caratterizzato da Pippo Pattavina che
gli conferisce connotati rudi di bifolco
arricchito) la consiglia a non vendere la
casa ma a lottizzare la proprietà e di
abbattere i ciliegi. I fatti accadono alla
presenza di Epichodov (Aldo Toscano)
il contabile ossessionato dall’idea del
suicidio, di Simeonov-Pišeik (Camillo
Mascolino) proprietario terriero sempre
a chiedere prestiti per pagare i suoi
debiti e della governante Charlotta
Ivanovna vestita da una colorita Guia
Jelo in vena di giochi di
prestidigitazione e d’uno
scilinguagnolo italo-russo di grande
ilarità. Il giardino andrà all’asta, ad
accapararselo sarà Lopachin, il nuovo
che avanza, contento d’aver acquisito
una proprietà dove i suoi genitori
erano stati servi, pronto a speculazioni
future e a costruirvi una miriade di
villini, mentre tutta la compagnia si
dileguerà in un futuro di cui non
sapremo più nulla. Resterà in quella
casa in disfacimento solo il vecchio
servitore, malato e dimenticato, quale
ultimo relitto d’un passato che non
tornerà più indietro. Hanno preso parte
allo spettacolo più d’una dozzina di
allievi della scuola d’Arte drammatica
“Umberto Spadaro” nei panni di
viandanti, inpiegati, servi e d’una
orchestrina di archi. Applausi calorosi
per tutti i protagonisti davvero bravi,
dalle voci intonate, portate e udibili
sino nelle ultime file e repliche sino al
7 dicembre.
28 Novembre 2014
posterarte
Econontaminazioni
MESSINA. La mostra su manufatti industriali rottamati e riciclati
Armature d’artista
L’iniziativa avviata dal 2008 dall’ingegnere Linda Schipani perchè «ha trovato nell’arte uno strumento
unico per riciclare i rifiuti». La cosa più stimolante? «Far desiderare un oggetto che si era buttato via»
DI GIGI GIACOBBE
MESSINA. Questa sera (venerdì 28
novembre e sino al 5 dicembre) alle 19
s’inaugura all’EcoLab di Via Croce Rossa
n°8, Armature d’artista, la mostra su
manufatti industriali rottamati e riciclati
cui partecipano una trentina di pittori e
scultori, ideata dall’ingegnere ambientale
Linda Schipani, artista lei stessa, che non
dimostra d’avere 41 anni compiuti l’11
maggio scorso.
Dal 2008 inventa mostre sull’arte del
riciclo che hanno avuto come oggetti
Bobine, Sfere, Tubi, Cilindri, Alberi, e
adesso Armature. Di che si tratta?
« Le Armature stradali sono quelle
plafoniere fissate con differenti
angolazioni sui pali della luce lungo le
strade. Hanno diverse forme e dimensioni
in base all'illuminamento richiesto, alla
tipologia d'installazione prevista e al
contesto urbano nel quale vengono
inserite. Sono queste le armature che,
intere o in pezzi, ho proposto agli artisti.
Un interessante campionario di armature
stradali si trova lungo la litoranea, nella
“Cabina Fortino”, una ex cabina elettrica
dove nel 2006 ho allestito un piccolo
"museo" dell' illuminazione a Messina, è
dimenticato, ma basta guardare dalla
finestra per vedere le installazioni ».
Perché fai queste mostre?
« Ogni tanto me lo chiedo anch’io.
Tuttavia continuo perchè ho trovato
nell'arte uno strumento unico per
trasformare il problema dei rifiuti in
opportunità. Queste mostre fanno parte
d’un percorso iniziato nel 2008 che ha
dato risultati inaspettati, con importanti
premi, e ha generato una collezione d’arte
del riciclo unica nel suo genere».
In sintesi cosa volevi fare?
« Occupandomi per professione di
ingegneria ambientale , ho voluto
individuare strategie alternative alle
forme di recupero o smaltimento
convenzionale per prevenire la
formazione dei rifiuti e generare invece
sottoprodotti da impiegare nel campo
dell'arte e del design. Trovo stimolante
lavorare con quei materiali che, nello
scenario comune, sono da eliminare ed è
un grande risultato far ri-desiderare un
oggetto soprattutto a chi lo ha gettato ».
C’è un filo di vanità in quel che fai?
«Strana domanda fatta a chi lavora con
cose "brutte, rotte e spesso sporche". Forse
è una sana forma di vanità che alimenta
tuttavia un progetto artistico, ambientale
e imprenditoriale ».
In che modo porti avanti il progetto?
«Il progetto è proposto principalmente
alle aziende, ma anche a scuole e
amministrazioni, come sistema di
prevenzione dei rifiuti attraverso strategie
creative atte a innescare nuovi processi e
prodotti innovativi nella direzione
dell'arte, del design e della sostenibilità».
Tu sei l’ideatrice di queste mostre.
Come le organizzi?
«Queste mostre sono collegate dalla
specificità dei materiali, sono scarti di
impianti elettrici che provengono
dall’Azienda di famiglia, materiali
altrimenti destinati ad essere smaltiti o
parzialmente recuperati. Individuato il
materiale da " salvare ", invito un certo
numero di artisti a trasformarlo
liberamente. Così dopo qualche mese gli
artisti riconsegnano le opere ed io
allestisco e curo la nuova mostra
collettive di arte del riciclo ».
Quanto durano le mostre?
«In genere durano una settimana.
Tuttavia conclusa la mostra molte delle
opere restano a far parte della mia
collezione privata esposta all'EcoLab».
Dove sono state portate?
«Le opere sono state esposte in varie sedi
private e istituzionali a Messina e in
provincia, ma sono state mostrate,
attraverso pubblicazioni, slide e
immagini, a vari eventi artistici, scientifici
e imprenditoriali, come la Biennale di
Venezia, la Fiera Ecomondo di Rimini o il
Concorso nazionale del Talento delle Idee
conclusosi a Capri ».
Che cos’è EcoLab, il luogo dove
vengono realizzate queste mostre?
« E’ uno spazio creativo-espositivo nello
stabilimento di Costruzioni
Elettromeccaniche della Ditta Ingg. A.&M.
Schipani in Via Croce Rossa n°8. L'EcoLab
ha preso forma nel 2007, partendo da un
deposito situato al secondo piano che poi
si è allargato occupando il primo e negli
anni novanta era sede di una televisione
locale. Qui è ospitata la collezione
Ecolab interno e Linda Schipani
centonove pagina 36
permanente di arte del riciclo e oggi, in
occasione di Armature d'artista, si
inaugura la sala a piano terra, un'officina
convertita in spazio espositivo. L'EcoLab
credo sia un valido esempio di come uno
spazio industriale possa essere convertito
nel rispetto della Storia che lo ha
generato».
A proposito di siti industriali, qualche
anno fa sei salita sulle cronache
cittadine per esserti opposta alla
demolizione dell’inceneritore di San
Raineri.
«L'impianto di proprietà del Comune,
sebbene ancor pieno di rifiuti pericolosi,
invece di essere bonificato, è in procinto
di essere demolito, con gara espletata dal
Dipartimento Bonifiche della Regione
aggiudicata per circa Trecentomila euro».
Tu come ti poni riguardo a questa
scelta demolitrice?
«La scelta della demolizione, certamente
non in linea con la tanto auspicata
strategia rifiuti zero, sono certa sia una
grande occasione perduta per Messina.
Gli interventi di riqualificazione dei siti
industriali sono oggi i fiori all'occhiello
delle grandi città, dalla Tate di Londra
alle Ciminiere di Catania, perchè esaltano
una storia fatta di lavoro, uomini e
imprese. Il tanto demonizzato
inceneritore San Raineri è oggi solo un
volume utile, ma è stato uno dei primi e
più all'avanguardia inceneritori in Italia,
unico in Sicilia. La demolizione genera
spreco di risorse, produzione di rifiuti e
azzeramento di una parte di memoria del
territorio».
L’anno scorso sei andata a Dakar
(Senegal) per un progetto dell’arte del
riciclo recuperando oggetti nella
discarica di Mbeus-Mbeus e
realizzando una serie di oggetti
artistici. Quest’anno cosa hai fatto?
« Ho sperimentato per cinque giorni l’arte
del riciclo in un’aula di carcerati in
provincia di Caserta, realizzando con loro
interessanti installazioni».
A Messina sono scomparsi tutti i luoghi
espostivi privati. Può EcoLab essere
considerata una Galleria d’Arte
privata?
«Sicuramente sì, ma non soltanto, perché
è anche uno spazio operativo e creativo».
Cosa vorresti che diventasse il tuo
EcoLab?
« Vorrei che diventasse una realtà
imprenditoriale produttiva ed importante
sul territorio nazionale… insomma un
primo Museo dell’Arte del Riciclo in
Italia».
posterrubriche
NUOVE VISIONI
28 Novembre 2014
MUSICA
TEATRO
DI CESARE NATOLI
DI MARCO OLIVIERI
Lo sguardo di Wenders
Le Targhe Tenco
“Dedicato alla fotografia di
Sebastião Salgado, il
documentario “Il sale della
terra” è diretto da Wim
Wenders e da Juliano Ribeiro
Salgado. Il grande regista
tedesco, insieme con il figlio dell’artista
brasiliano, continua il suo percorso nel
mistero di una visione assoluta, densa di
domande filosofiche. In primo piano il
viaggio in bianco e nero in un mondo
variegato e vasto. Ventisei Paesi raccontati
tramite le immagini di un testimone
raffinato, in linea con l’indagine inquieta e
metafisica di Wenders. L’autore di film
come “L’amico americano”, “Lo stato
delle cose”, “Il cielo sopra Berlino”,
“Lisbon Story” e “Buena Vista Social Club,
è un cineasta che non smette di
interrogarsi su figure (come Pina Bausch) e
su realtà da approfondire e sottrarre
all’oblio. Tra alti e bassi, vette artistiche e
momenti meno felici, il suo cinema si
immerge in spazi geografici e interiori alla
ricerca di un tratto umano e di un soffio
esistenziale da rendere unici, irripetibili,
frutto di una macchina da presa spesso
sublime, a volte appesantita da dialoghi
eccessivi, e mai banale. In tempi di crisi e
di paralisi del mercato, il suo mondo
cinematografico rappresenta un antidoto
alla banalità del già visto e alla paura di
affrontare nuove sfide. Con lui, Ermanno
Olmi di “Torneranno i prati” e i Dardenne
di “Due giorni, una notte”, come il cinema
di Haneke, alimentano una visione
artistica alternativa. Non tutto si consuma
rapidamente.
Saremo pure, ed è triste dirlo,
nell’era dei talent e della musica
in streaming, a le Targhe Tenco
rappresentano ancora un
ambito riconoscimento alla
qualità della canzone italiana.
Come ogni anno sono stati più di duecento
i giornalisti chiamati a decidere chi
premiare nella rosa di finalisti scelta da una
commissione di venti giurati e annunciata
durante il Premio Tenco svoltosi a Sanremo
nel mese di ottobre. Le Targhe Tenco sono
andate a Caparezza, Loris Vescovo, Filippo
Graziani, Raiz & Fausto Mesolella,
Virginiana Miller. Il riconoscimento forse
più prestigioso, l'album dell'anno, è andato
a Caparezza con 'Museica'; nella sezione
album in dialetto ha vinto Loris Vescovo
con 'Penisolâti'; Filippo Graziani con 'Le
cose belle' è stato il migliore tra le opere
prime; Raiz e Fausto Mesolella (Dago Red)
hanno prevalso nella categoria degli
interpreti di canzoni non proprie, mentre
'Lettera di San Paolo agli operai' è stato il
singolo considerato più meritevole, scritto
e interpretato dai Virginiana Miller. Anche
se le Targhe Tenco rimangono un punto
fermo della musica italiana, forse
l'evoluzione della musica e della società la
si può intravedere anche dando un’occhiata
ai vincitori delle scorse edizioni: dai
Baustelle del 2008, passando per Max
Manfredi, Carmen Consoli, Vinicio
Capossela nel 2011, e poi ancora
Afterhours, Zibba & Almalibre e nel 2013
Niccolò Fabi, sembra esserci comunque un
filo conduttore che lega questa artisti in un
particolare, mai scontato modo di
intendere il legame tra parole e musica. Le
Targhe Tenco verranno consegnate ai
vincitori nel corso di una serata che si terrà
il 6 dicembre al Teatro Ariston di Sanremo,
sede storica del Premio Tenco, prima che
problemi economici e riduzioni di budget
facessero spostare le serate al teatro del
Casinò. Oltre agli artisti premiati ci sarà
David Crosby in qualità di ospite d'onore.
Ulteriori nformazioni si possono trovare
sul sito www.clubtenco.it.
PALERMO
Live Christmas, musica al Costes
PALERMO. Nove concerti per chiudere in
bellezza il 2014. C’è già sapore di Natale in
“Live Christmas”, la rassegna di concerti
del mercoledì e della domenica alle 20,30
al Costes, il locale all’interno del giardino
di Villa Costa in viale Lazio a Palermo. Si è
cominciato il 26 novembre con alla
chitarra Filippo Cannino e al piano Filippo
Verna Cuticchio. Domenica 30 novembre,
alle 20,30, spazio ad Alexandre Vella, che
ci accompagnerà al pianoforte in una
serata incentrata sulla musica nera e soul.
Mercoledì 3 dicembre tocca al sound fatto
di movimento di chitarra, cajón e voce del
Barbara Tutrone trio. Domenica 7
dicembre sarà il giorno del jazz dei The
White, capitanati dalla voce di Cinzia
Gargano. Mercoledì 10 dicembre spazio a
ILDUO, ovvero la rossa Monica Alagna
con il chitarrista e polistrumentista Piero
Compagno. Domenica 14 dicembre il trio
vocale Le Morgane. Mercoledì 17
dicembre pop e jazz di Chiara Minaldi e
Lino Costa. Domenica 21 dicembre swing
con Alessandra Ponente e La tribù del
kazoo. Ultimo appuntamento domenica
28 dicembre con i suoi latin-jazz del
Giorgia Meli duo. Ingresso gratuito.
Una scena dello spettacolo Wunder show
Sorprendente Vittoria
La stagione di teatro contemporaneo della compagnia Santa Briganti
VITTORIA. Appartata certo, ma non per
questo meno interessante: parliamo della
VI stagione di teatro contemporaneo che
la compagnia Santa Briganti, guidata da
Andrea Burrafato, organizza nel Teatro
Comunale “Colonna” di Vittoria in
provincia di Ragusa. Senza clamori,
infatti, ma credendoci, lavorando sodo e
certo col supporto di amministratori che
hanno capito che forse il teatro è molto
più che la solita e provincialissima solfa
nazional-commerciale, Burrafato è
riuscito infatti a metter su a Vittoria una
situazione molto interessante: una
stagione teatrale con spettacoli di livello
nazionale che al “Colonna” fanno tappa
unica in Sicilia, una rassegna
primaverile, una serie di laboratori
teatrali (“Ricreazioni#3” di Orazio
Condorelli, “Cerchiamoci” di Cinzia
Aronica, “Teatrogioco” di Pinuccia Vivera
e Fabio Guastella, “Il corpo racconta” di
Massimo Leggio) e, insomma, un
progetto di un teatro vivo, che parli al
presente e sia funzionale al percorso di
crescita culturale di una comunità
cittadina. D’altro canto non va
dimenticato che Vittoria è la città di quel
miracolo di jazzista che è Francesco
Cafiso e con lui del raffinato Festival jazz
che si tiene in giugno. Ed ecco le date
della stagione 2014/2015: Ascanio
Celestini, il 6 dicembre, presenta “Racconti. Il piccolo paese”: microstorie che
iniziano e finiscono in pochi minuti, una
specie di concept album dove canzoni
diverse raccontano un unico luogo; il 4
gennaio l’ormai tradizionale “Wunder
show - XIII varietà delle arti sceniche”:
circo, teatro, musica, performance per
uno spettacolo in cui la tecnica si fonde
con l'improvvisazione e che quest'anno
vedrà performer provenienti dalle scuole
circensi di Parigi, Bruxelles, Roma; il 17
gennaio 2015 la compagnia di Roberto
Rustioni con “Tre atti unici da Anton
Cechov”: tre atti unici del grande
drammaturgo russo attraverso una
riscrittura che attualizza l’autore classico;
il 14 febbraio la compagnia italosvizzera
Perpetuomobile presenta “Sehnsucht”:
personaggi densi ed estremi, archetipi di
esseri umani, si confrontano coi loro
desideri fino alle ultime conseguenze; il
14 marzo l’autore pugliese Fabrizio
Saccomanno presenta “Via. Epopea di
una migra-zione”: in scena la grande
emigrazione degli italiani che andarono a
lavorare in Belgio, l’Italia del dopoguerra,
il viaggio nei treni rinchiusi come bestie,
il duro lavoro in miniera, la tragedia di
Marcinelle.
Paolo Randazzo
DE GUSTIBUS
La nuova guida dei Ristoranti d’Italia
Da qualche giorno trovate in libreria la nuova
edizione della Guida dei Ristoranti d’Italia del
Gambero Rosso, una delle guide più complete per
numero di schede, autorevolezza e informazioni
pubblicate. La guida dei Ristoranti d’Italia come
sempre offre una fotografia obbiettiva sullo stato della
ristorazione italiana regione per regione, centinaia di ispettori
infatti ogni anno vanno in giro per l’Italia a verificare lo stato di
salute di ristoranti nuovi o già recensiti. Ma vediamo chi sale e chi
scende in Sicilia, saldamente in testa anche quest’anno Pino
Cuttaia de La Madia a Licata che aumenta il suo punteggio di un
punto raggiungendo quota 93 centesimi, per inciso il suo
punteggio in cucina ben 57 punti (il punteggio della Guida del
Gambero Rosso è la somma dei singoli punteggi di Cucina, Cantina
centonove pagina 37
e Servizio) è il più alto d’Italia a pari merito con Le Calandre di
Rubano, l’Osteria Francescana di Modena e Piazza Duomo di Alba.
Per intenderci un paio di punti in più di chef come Vissani o Beck e
ben 4 in più di Cracco chef che vedete spesso in televisione. Ma
Tornando in Sicilia dopo l’ottimo Cuttaia a 89 punti troviamo Il
Duomo di Ciccio Sultano e subito dopo a 86 il locale di Accursio
Capraro a Modica e Al Fogher di Piazza Armerina del bravo
Angelo Treno. A 85 punti in ascesa anche due locali eoliani, Il
Signum di Malfa a Salina splendido hotel ristorante gestito dalla
famiglia Caruso e il Cappero del Terasia a Vulcano un resort in
posizione panoramicissima. Rimanendo a Messina bene Taormina
e anche Milazzo, mentre in città aumentano il punteggio il
Bellavista di Marcello Startari, ormai una certezza e L’Altro Orso.
Statica invece la situazione a Catania e Palermo dove continua a
mancare un ristorante capace di raggiungere punteggi da vertice,
mentre Ragusa si conferma la capitale della ristorazione siciliana
con ben 7 ristoranti a più di 80 punti.
28 Novembre 2014
posterlettere
QUI SCUOLA
GUI
HERITAGE
DI ANDREA SMITH
DI SERGIO BERTOLAMI
Scadenza esami di Stato II ciclo
Viva l’aoristo passivo
Di solito il Ministero entro fine
ottobre dirama la circolare con
termini e modalità di
presentazione delle domande
di partecipazione agli Esami di
Stato nelle scuole superiori. L’annuale
circolare ha finora richiamato, in linea di
massima, quelle dell’anno precedente ed
anche le scadenze per la presentazione
delle domande dei candidati interni ed
esterni, aggiornandone l’anno. La
scadenza è stata sempre fissata al 30
novembre, ma al momento nulla è
pervenuto dal Ministero. Gli uffici
regionali e quelli provinciali navigano a
vista, con comportamenti diversi che
vanno dal silenzio, alla pubblicazione del
modulo di domanda per i candidati
esterni, all’avviso con le scadenze
aggiornate - in attesa di nuove dal MIUR e il modello di domanda. Significativa è la
precisazione dell’Ufficio di Lodi che “In
mancanza di disposizioni ministeriali”
prega al momento “di non effettuare il
versamento della relativa tassa”. Che il
silenzio non stia nascondendo un “colpo
di coda” per lo svolgimento degli esami?
In attesa, appare utile ricordare le
scadenze che annualmente vengono
fissate nella ministeriale: 30/11/2014,
termine di presentazione della domanda
da parte dei candidati interni al proprio
dirigente scolastico e da parte dei
candidati esterni all’Ufficio Scolastico
competente per residenza; 31/1/2015,
termine di presentazione della domanda
al proprio dirigente scolastico da parte
degli alunni frequentanti la penultima
classe per abbreviazione per merito e di
eventuali domande tardive degli esterni,
limitatamente a casi di gravi e
documentati motivi; 20/3/2015, termine di
presentazione della domanda all’Ufficio
territoriale da parte degli alunni che
cessino la frequenza delle lezioni dopo il
31 gennaio 2015 e prima del 15 marzo
2015 e intendano partecipare agli esami
di Stato in qualità di candidati esterni.
Cosa sono i mitocondri?
Il buon Andrea Ichino
adduce che sono l’origine
della vita del nostro
pianeta. Ma non accenna al
fatto che il termine deriva
dall’inutile greco: “mítos, filo", e
“chóndros, granello". Sono organelli
intercellulari presenti in tutti gli
eucarioti. E cosa sono questi eucarioti?
Dal greco “eu, buono”e da “káryon,
nucleo” sono gli esseri viventi
appartenenti al livello più alto della
tassonomia scientifica. E la
tassonomia? Dal greco “taxis,
ordinamento", e “nomos, norma" è la
disciplina che studia la classificazione.
Vogliamo continuare così per spiegare
che il greco non è sicuramente inutile?
È vero, si può vivere senza sapere una
parola di greco. Ma anche senza
sapere cosa sia un algoritmo.
Algoritmo? Che strano nome.
Trascrizione dal latino medievale
“algorithmus” dal nome del
matematico arabo del 9° secolo alKhuwārizmī. Si può vivere anche senza
sapere il latino, classico o medievale. Si
può vivere nella totale ignoranza. Ma
dubito possa farlo un uomo di scienza
(participio presente latino di “scire,
sapere”). Quindi non solo uno
scienziato, ma un uomo colto, cioè un
uomo che basa l’esistenza sulla cultura
(dal latino “colĕre, coltivare”). Come il
Candide di Voltaire un uomo che ha
deciso di coltivare il proprio giardino,
ovvero l’utopia di agire contro
l’arroganza e l’inganno. Contro
l’ignoranza di chi, sfruttando giochetti
ad effetto come al Teatro Carignano di
Torino il processo ai licei classici e alla
classicità, vorrebbe appiattirci sull’idea
dell’ingenuo e ottimistico Pangloss
convinto che tutto vada bene e solo il
presente sia «il migliore dei mondi
possibili».
[email protected]
ECOLOGIA&AMBIENTE
LA RIFLESSIONE
Giustizia civile, troppo lenta
PURTROPPO LA GIUSTIZIA civile è molto lenta non solo a causa della elevata mole di
contenzioso ma anche, in qualche misura, per colpa di qualche giudice che provvede,
con inaccettabile ritardo, al deposito delle sentenze relative a cause assegnate a decisione anche da
qualche anno. Del problema, come se non bastasse il contenzioso in essere comprendente anche
ricorsi iscritti a ruolo nel 2006, e non ancora fissati, si è dovuta occupare la Cassazione addirittura a
Sezioni Unite con la sentenza N. 9250 del 24 Aprile 2014. Il caso è quello di un giudice che aveva
depositato una sentenza dopo oltre un anno dalla assegnazione a decisione della causa e,
chiamato a giustificare il notevole ritardo, aveva addotto a sua discolpa, di avere dovuto assistere
un congiunto affetto da grave infermità. Le Sezioni Unite hanno rilevato che: “L’infermità, anche
se gravissima e penosa, di un ascendente, non può considerarsi una circostanza assolutamente
eccezionale, tale da rendere giustificabile il ritardo ascritto al giudice negligente”. Ed ancora che:
“La grave malattia o lo stato di vecchiaia invalidante di un prossimo ascendente costituiscono
evenienze normali, anche se dolorose, che tutti o quasi si devono attendere quali tappe obbligate
della vita, in particolari stagioni della stessa, la cui sopravvenienza tuttavia, ove riguardi un
magistrato, non può consentirgli di anteporre l’adempimento dei propri doveri morali e di
solidarietà familiare, rispetto a quello dei compiti istituzionali”. In conclusione i Supremi Giudici
delle Sezioni Unite, integrano gli estremi dell’illecito disciplinare di cui all’Art. 2, comma 1, lettera
q) del Dlgs 24.02.2006 N. 100, in relazione all’inosservato dovere di diligenza di cui all’Art. 1, anche
nei casi di gravi ed impellenti esigenze di assistenza familiare, che non possono risolversi in un
ostacolo al buon funzionamento del servizio giustizia”. Una motivazione quella dei Supremi
Giudici delle Sezioni Unite, piuttosto pesante che è rivolta ad eliminare un sistema di cronico
ritardo nel deposito delle sentenze . Una soluzione è quella di limitare il deposito al solo dispositivo
e redigere la motivazione solo a richiesta di una delle parti in causa e, magari come proponeva
Renzi, previo pagamento del contributo unificato maggiorato. La soluzione sarebbe senz’altro
ottimale giacchè se le parti decidono di accettare la sentenza è inutile costringere il giudice a
perdere tempo per motivarla.
Avv. Franco Pustorino
DI ANNA GIORDANO
Un silenzio che distrugge
PROSSIMA VITA, ho giurato, rinasco con la
passione per tutto ciò che non respira.
Avere occhi e amore per gli esseri viventi in
genere bistrattati dal prossimo è
devastante. Leggere documenti che dicono
che non accade mai nulla al mondo meraviglioso che ha
la sventura di averci concittadini, anzi, conviventi ignari
(o perfidi, o entrambi), è fatica pura, frustrazione
perenne. Leggo dell’ondata di soldi che arriveranno per il
ripascimento costiero, giusto per chi ha visto ad ogni
sciroccata il terrore costante, sbagliatissimo nel momento
in cui le amministrazioni, tutte, continuano ad avallare
opere che quell’erosione la incrementeranno a dismisura.
Per coerenza il comune di Messina dovrebbe rinunciare al
porto canale di Via Santa Cecilia e relativa isola artificiale,
senza se e senza ma, all’ampliamento del porto di
Tremestieri, al porticciolo di Grotte, a quello di
Acqualadrone, a quello della famigerata variante Tono –
Mortelle, a quello di Orto Liuzzo. E siamo solo in ambito
comunale, l’elenco si allungherebbe a dismisura con tanti
altri porti, porticcioli e porti canali (follia pura, alle foci
delle fiumare), visto e considerato che il mare è un
ambiente ampio, connesso, e quel che fai qui ha effetti
anche a distanza e viceversa. Cambiando argomento
fonte di frustrazione e preoccupazione, mi domando se e
quando si capirà che quel che si vuole fare a Pace (ovvero
una bella discarica da 280 ton/giorno, più altro) tutto
farà tranne che bene a chi ci vive, città inclusa. Sfugge ai
più che il rischio che diventi discarica emergenziale per
mezza isola è quanto mai concreto. Leggere le cronache
di questi mesi, dipinge un quadro, per chi lo sa vedere
neanche tanto tra le righe, che porta la parola
“emergenza” insieme alle dichiarazioni di imminente
centonove pagina 38
chiusura di altre discariche che prima sembravano
tranquille. Potete disquisire sul “è giusto che ognuno si
gestisca la propria spazzatura”, quanto volete. La realtà è
che se continuate a tacere sarete tutti complici di quel
giorno in cui si scoprirà che era sbagliato tutto: il sito, la
scelta, l’accumulo, anche alcune delle prescrizioni delle
sempre prodighe autorizzazioni a tutto. Tanto, se tutto
va bene, nessuno le controlla e se lo fanno nulla cambia,
scherzi? e dove si mette poi la spazzatura di mezza
Sicilia? Spero non si arrivi mai a fare ciò che intendono
fare, ma se accadesse, non venite poi a dirmi che avevo
ragione, perché, giuro, mando tutti a quel paese. Non
credo di sbagliarmi, neanche un po’. Contrariamente a
molti altri, le carte le leggo, le studio, leggo i giornali, e
da più di un anno immaginavo i giorni di adesso. Quel
che non immaginavo, era il silenzio ammorbante. Aveva
ragione la mia insegnante del Ginnasio, ognuno è
responsabile del proprio destino.
postercommenti
ELIODORO
DIBATTITI di Giovanni Frazzica
La rottamazione rottamata
Facciamo la nostra parte
PAPA FRANCESCO, intervenendo alla
Conferenza internazionale plenaria sulla
nutrizione della Fao tenutasi a Roma il
19.11.2014, ha fatto importanti affermazioni:
«Il Mercato ostacola la lotta alle fame. I poveri
chiedono dignità, non elemosina. L’egoismo
dei ricchi porta alle rivoluzioni». Per il
Pontefice è fondamentale dare da mangiare
agli affamati per salvare la vita nel pianeta e
ciò va di pari passo con il rispetto
dell’ambiente: «Ricordo una frase che ho
sentito da un anziano – racconta Papa
Francesco - Dio perdona sempre, gli uomini
qualche volta, Madre Terra non perdona mai! I
destini di ogni nazione sono più che mai
collegati tra loro, come i membri di una stessa
famiglia. Viviamo in un’epoca in cui i rapporti
tra nazioni sono troppo spesso rovinati dal
sospetto reciproco, che a volte si tramuta in
aggressione bellica ed economica, che scarta
chi già è escluso. Questo è il mondo, con i limiti
basati sulla sovranità degli Stati e sugli interessi
nazionali, condizionati spesso da gruppi di
potere». Francesco esorta a guardare alle
persone concrete, oltre le statistiche: «Oggi si
parla molto di diritti, dimenticando i doveri;
forse ci siamo preoccupati troppo poco di
quanti soffrono la fame. È doloroso constatare
che la lotta contro la denutrizione viene
ostacolata dalla priorità del mercato, dalla
preminenza del guadagno, che ha ridotto il
cibo a una merce qualsiasi, soggetta a
speculazione. E mentre si parla di nuovi diritti,
l’affamato è lì, all’angolo della strada, e chiede
diritto di cittadinanza, di essere considerato
nella sua condizione, di ricevere una sana
alimentazione». Per mettere in pratica la
giustizia bisogna andare oltre il limbo della
teoria e Francesco racconta il “paradosso
150 PAROLE DA PALERMO
Una patente speciale
DI
MARIA D’ASARO
Giorni fa, a Palermo, verso le 22, alla
guida della mia auto imbocco via Conte
Federico, una strada a due passi dalla
parrocchia che fu di padre Puglisi. Dopo
una curva, spuntano 4 o 5 ragazzini.
Uno di essi, al centro della strada, si
rotola dentro un carrello della spesa,
che va su e giù per la stradina. Per
fortuna guido a 30 all’ora e riesco a
frenare. Di fronte a me viene un
autobus: anch’esso scansa per miracolo
il gruppetto. Quando l’autobus è alle
mie spalle, noto dallo specchietto
retrovisore che un ragazzino, con mossa
fulminea, ne ha aperto il portellone
posteriore. Spero che l’autista se ne
accorga. Intanto mi chiedo: dove sono i
genitori dei bambini? Perché li lasciano
soli per strada di notte? Per fare
qualsiasi cosa ci vuole una licenza, una
patente, un diploma: come mai non c’è
ancora un esame da superare per
diventare genitori?
28 Novembre 2014
dell’abbondanza” di cui parlò Giovanni Paolo II
nel ‘92: «C’è cibo per tutti, ma non tutti
possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto,
il consumo eccessivo e l’uso di alimenti per altri
fini sono davanti ai nostri occhi. Purtroppo
questo paradosso continua ad essere attuale».
Da allora, infatti, poco è cambiato: «Ci sono
pochi temi sui quali si sfoderano tanti sofismi
come su quello della fame e pochi argomenti
tanto suscettibili di essere manipolati dai dati,
dalle statistiche, dalle esigenze di sicurezza
nazionale». Altra sfida da affrontare è la
“mancanza di solidarietà”, che Francesco
definisce “globalizzazione dell’indifferenza”:
«Le nostre società sono caratterizzate da un
crescente individualismo e dalla divisione, ciò̀
finisce col privare i pù deboli di una vita degna
e con il provocare rivolte contro le istituzioni».
Bergoglio vuole un “sistema internazionale
equo”, ispirato dall’obbligo morale di
condividere amore, verità, libertà, giustizia,
solidarietà e pace. E infine un ultimo
ammonimento:«L’acqua non è gratis, come
pensiamo, è un grave problema che può
portarci a una guerra». La comunità
internazionale ha apprezzato il taglio forte del
discorso papale, ma le critiche non mancano,
anche a certi livelli. Sulla rete qualcuno che si
firma “bezzifer” scrive: “Il Papa fa il suo
marketing sociale cercando, con riconosciuta
abilità di gesuita, di risollevare l'immagine della
sua Istituzione che era ridotta al lumicino. Va
detto però che, in base al rapporto SOFI 14
della Fao, si sono registrati buoni risultati sul
fronte della lotta alla fame del mondo tanto
che l'Obiettivo di Sviluppo del Millennio di
dimezzare la percentuale delle persone
sottonutrite entro il 2015 sembra
probabilmente raggiungibile. Al Papa vorrei
umilmente dire che non bisogna troppo
denigrare i ricchi, perchè se non ci fossero loro i
poveri morirebbero tutti di fame”. E’ bello
sapere, sia pure da un singolare anonimo
personaggio, che l’obiettivo della Fao per il
2015 è raggiungibile, ma è ovvio che c’è tanto
da fare per salvare il pianeta e l’umanità ed è
uno sforzo corale in cui ognuno deve fare la
sua parte, che va dalla buona azione
quotidiana all’impegno politico per la difesa
del territorio e dell’ambiente.
ANIMAL HOUSE
CATANIA. Una volta fiore all'occhiello di una città che si credeva industriale, poi
stravolta da un duplice omicidio di mafia, adesso le "Acciaierie di Sicilia" rischiano
di chiudere e mandare a casa i 400 dipendenti. Produzione e vendita ormai ridotte
del 50% a causa del mercato del rottame che in Sicilia è in piena deregulation
poiché ignora le direttive europee di settore, e del costo dell'energia elettrica che
nell'Isola è molto più alto delle altre regioni italiane in cui operano le aziende
siderurgiche. A settembre l'assessora regionale Vancheri si era impegnata a
costituire una commissione che avrebbe elaborato un regolamento regionale sul
rottame, secondo le direttive europee e ad intervenire sul costo dell'energia.
Detto, ma non fatto anzi l'assessora ha disertato l'ultima riunione. I sindacati
alzano le bandiere, ma da Palermo non li vedono e non li sentono.
ANTIBUDDACI
DI DINO CALDERONE
Pax democristiana nel Pd messinese
MESSINA. La recente
costituzione del
coordinamento
provinciale e cittadino
del Partito Democratico,
rappresenta un piccolo capolavoro
dell'arte politica del Segretario
provinciale Basilio Ridolfo, che ha
saputo “garantire” le diverse
componenti, fin troppo frammentate,
del mondo partitico locale. Ridolfo ha
ritenuto che il modo migliore per
favorire l'unità del partito, colpito
duramente dal caso Genovese, fosse
proprio quello di esercitare fino in
fondo la tradizionale prassi della
politica di stretta osservanza
democristiana. Una prassi inclusiva,
che vuole accontentare tutti, senza
creare maggioranze e minoranze
interne al partito. In questo clima di
pacificazione generale, persino la
lettera aperta di Franco Providenti,
che contiene un duro atto di accusa al
Pd messinese, pare abbia ricevuto il
plauso convinto del Segretario
provinciale. Insomma, con la nascita
dei coordinamenti (in attesa di
eleggere gli organi previsti dallo
statuto) si è deciso di non decidere,
ma il buon Ridolfo in questo
momento poteva fare diversamente?
Difficile dirlo. Ora la domanda è se dai
coordinamenti potrà nascere la futura
classe dirigente cittadina, capace di
produrre quel salto di qualità che
molti elettori del PD chiedono da
tempo. Non basta cercare un consenso
più ampio per vincere le lezioni se non
si trovano soluzioni per aiutare la città
a rinascere. Il Pd, in molte parti d'Italia,
ha una buona storia di amministratori,
ma a Messina non è ancora riuscito ad
esprimere quella compattezza intorno
a un leader che favorisce convergenze
virtuose. Da noi la linea Renzi che
spacca, nel bene e nel male, il partito
in una maggioranza e una minoranza,
non è arrivata, anche perchè qui
ancora non si vedono nuovi leader.
Adesso, comunque, l'attenzione è
rivolta al programma, alle idee che il
Pd sarà in grado di esprimere, in
particolare, sullo sviluppo della città. E'
legittimo che chi fa parte dei
coordinamenti coltivi ambizioni
personali, ma è a partire da specifiche
proposte e alte competenze politicoamministrative che dovrebbe
emergere la selezione di una nuova
classe dirigente di cui non solo il Pd,
ma anche Messina ha urgente
bisogno.
[email protected]
DI ROBERTO SALZANO
La lotta della Lega AntiVivisezione
La Lega AntiVivisezione continua
caparbiamente a lottare perché i diritti degli
animali non vengano mai dimenticati e
l'attenzione delle persone sulla questione resti
sempre alta. Sicuramente si tratta di iniziative che
fino ad oggi hanno dato grosse soddisfazioni. I
numeri parlano chiaro: oltre trentacinque anni di attività segnati
da non pochi intoppi ma anche da tantissimi successi e milioni
sono stati gli animali salvati dalle torture, dagli abbandoni, dalle
uccisioni e dallo sfruttamento. Le leggi in materia sono
aumentate e sono diventate più severe, i diritti di questi esseri
viventi sono stati riconosciuti e tutelati in forma sempre più
articolata. Passi in avanti realizzati grazie alla capacità di
coinvolgere un pubblico crescente e all'aiuto che ogni singolo
centonove pagina 39
individuo è stato disposto a dare. Ma sono ancora parecchie le
emergenze irrisolte e la LAV non intende fermarsi. Per questo
motivo nei giorni 6, 7 e 8 dicembre i volontari torneranno in
piazza per farsi conoscere, fare conoscere il proprio operato ma
soprattutto fare capire quanto possa essere decisivo l'aiuto di
ciascuno, pure del semplice passante che presta ascolto per
qualche minuto e poi riflette sull'importanza di ciò che gli è
stato detto. Non è fondamentale iscriversi all'associazione
animalista, è fondamentale confrontarsi e capire che nella
società di oggi non possono esistere diritti di serie B. La LAV sta
ancora lavorando su parecchie petizioni, progetti per la cui
riuscita è irrinunciabile il supporto della gente. Proverà così ad
intercettare nuovo pubblico e sostegno in oltre trecento piazze
italiane, la cui lista completa ed aggiornata può essere
visualizzata sul sito della Lega AntiVivisezione. Ogni piccolo
gesto può fare la differenza, anche avvicinarsi ad ascoltare con
un briciolo di curiosità e sensibilità.