L`OSSERVATORE ROMANO

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L’OSSERVATORE ROMANO
POLITICO RELIGIOSO
GIORNALE QUOTIDIANO
Non praevalebunt
Unicuique suum
Anno CLV n. 49 (46.887)
Città del Vaticano
domenica 1 marzo 2015
.
Il Papa invita le cooperative a impegnarsi per un’economia dell’onestà
Condanna dell’Onu per lo scempio al museo di Mosul
Forza meravigliosa
L’Is
perde colpi
Serve un grande balzo in avanti nella solidarietà
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«Il Cristianesimo ha ricchezza di
forza meravigliosa». Le parole della
Rerum novarum, che Leone XIII pronunciò benedicendo gli inizi del movimento cooperativo cattolico italiano, sono risuonate stamane, sabato
28 febbraio, nell’aula Paolo VI. Le
ha riproposte Papa Francesco ai settemila soci della Confederazione
delle cooperative italiane ricevuti in
udienza nel settantesimo anniversario della ricostituzione. Confcooperative era nata infatti nel 1919 sulla
scia dell’enclica sociale di Papa Pecci, ma fu sciolta durante il fascismo
e rifondata nel 1945.
Dopo aver definito la cooperazione un «rimedio efficace al problema
della disoccupazione e alle diverse
forme di disagio sociale», il Pontefice ha rilanciato il magistero dei suoi
predecessori rimarcandone l’attualità
nel nostro tempo, segnato dalla crisi
e da quella «cultura dello scarto,
coltivata dai poteri che reggono le
politiche economico-finanziarie del
mondo globalizzato, dove al centro
c’è il dio denaro». Per questo nel
suo discorso — arricchito da diverse
considerazioni aggiunte a braccio —
ha esortato a guardare «in avanti: alle nuove prospettive, alle nuove responsabilità, alle nuove forme di iniziativa». E in tale compito, ha aggiunto citando Leone XIII, «per globalizzare la solidarietà “il cristianesimo ha ricchezza di forza meravigliosa”». Da qui l’invito a «pensare
all’aumento vertiginoso dei disoccupati, alle lacrime incessanti dei poveri, alla necessità di riprendere uno
sviluppo che sia un vero progresso
integrale della persona» e «ai bisogni della salute, che i sistemi di wel-
fare tradizionale non riescono più a
soddisfare».
In pratica Papa Bergoglio ha auspicato un «grande balzo in avanti»
nella solidarietà e ha offerto ai presenti cinque incoraggiamenti concreti: continuare a essere il motore che
solleva e sviluppa la parte più debole della società, in particolare i giovani, vittime più di altri del «lavoro
in nero»; realizzare nuove soluzioni
di welfare, specie nella sanità; mettere in rapporto l’economia con la giustizia sociale, con la dignità e il valore delle persone; armonizzare lavoro ed esigenze delle famiglie; e infine mettere insieme i mezzi buoni
per realizzare opere buone. «Le cooperative — ha spiegato soffermandosi
su quest’ultimo punto — in genere
non sono state fondate da grandi capitalisti. Invece, il Papa vi dice: do-
Boris Nemtsov raggiunto da alcuni colpi
DAMASCO, 28. La minaccia del co- blocco a Samara, provocando in
siddetto Stato islamico (Is) resta tutto venti morti e sessanta feriti.
Resta intanto altissima la preocalta sia sul piano militare che su
quello del ricorso al terrorismo, ma cupazione per la sorte delle centisul primo aspetto i peshmerga cur- naia di cristiani sequestrati dall’Is
di hanno inflitto al gruppo jihadi- all’inizio della settimana proprio
sta un duro colpo.
Secondo quanto riferito da fonti concordi, all’Is è stata
strappata la cruciale
località strategica siriana di Tal Hamis,
il che significa che
sono stati interrotti i
collegamenti tra i
territori che controlla
nella provincia siriana di Hasaka e quella irachena di Ninive, la regione di Mosul, sua principale
roccaforte.
Allo stesso tempo,
sui fronti iracheni si
sono intensificati i
raid aerei della coalizione internazionale
guidata dagli Stati
Uniti nella regione
di Al Anbar. Nella
vete investire, e dovete investire bezona di Tamim, a
ne! Collaborate di più tra cooperatiGiovani combattenti anti-Is (Afp)
ovest del capoluogo
ve bancarie e imprese; pagate giusti
regionale
Ramadi,
salari ai lavoratori». Un fine quello
sono
stati
uccisi
diciasette
miliziani
nella provincia siriana di Hasaka.
dell’equità, che va di pari passo con
jihadisti, compresi due comandan- Secondo quanto dichiarato a Radio
quelli della trasparenza e della limti.
Vaticana dal patriarca di Antiochia
pidezza. Perché, ha concluso, una
La risposta dell’Is è stata affidata dei Siri, Ignace Youssif III Younan,
cooperativa anzitutto «deve promuovere l’economia dell’onestà».
oggi ad attentatori suicidi che si almeno venti civili «sono stati sicusono fatti esplodere in un mercato ramente già uccisi» dai miliziani
di Balad Ruz e contro un posto di jahisti. Secondo fonti dell’opposiPAGINA 8
zione siriana una mediazione per la
liberazione degli ostaggi starebbero
tentanto notabili di clan locali.
Nel frattempo, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in
di arma da fuoco nel centro della capitale
una riunione d’urgenza su richiesta
dell’Unesco, l’organizzazione per
l’educazione, la scienza e la cultura, ha condannato i barbarici atti
di terrorismo attribuiti all’Is e che
includono, oltre a uccisioni e rapiinvece accettato di collaborare con presidente francese, François Holmenti, la deliberata distruzione di
Putin prima di distanziarsene in an- lande, ha stigmatizzato l’uccisione
manufatti religiosi e culturali del
ni recenti. La morte di Nemtsov ri- di Nemtsov definendo l’oppositore
museo di Mosul e il rogo di micorda da vicino quella di altre figu- russo come «un difensore della degliaia di libri e manoscritti rari delre scomode della vita pubblica rus- mocrazia».
la biblioteca della città.
Il cancelliere tedesco, Angela
sa. Ed è forse l’omicidio più clamoroso dall’agguato che il 7 ottobre Merkel, ha a sua volta condannato
2006, sempre a Mosca, costò la vita «il vile omicidio» e ha chiesto a
Putin di «assicurare che su questo
alla giornalista Anna Politkovskaia.
Immediate anche le reazioni in- assassinio sia fatta luce e che i reternazionali: Barack Obama ha sponsabili siano chiamati a risponcondannato a nome degli Stati derne». In una nota del Quirinale
Uniti il «brutale e malvagio» assas- il presidente italiano, Sergio Mattasinio, e ha chiesto «un’indagine rella, ha dichiarato che «con Nemsollecita, imparziale e trasparente». tsov scompare una figura significaNemtsov «era un infaticabile difen- tiva e un autorevole esponente
Il Santo Padre ha ricevuto quesore del suo Paese che cercava per i dell’opposizione in Russia». Per il
sta mattina in udienza, a Santa
propri concittadini i diritti che capo di Stato ucraino, Petro PoroMarta, l’Eminentissimo Cardispettano a tutti», ha dichiarato il shenko, Nemtsov «era un ponte tra
nale Crescenzio Sepe, Arcivecapo della Casa Bianca. Anche il l’Ucraina e la Russia».
scovo di Napoli (Italia).
Leader dell’opposizione russa assassinato a Mosca
MOSCA, 28. Boris Nemtsov, storico
esponente liberale e leader dell’opposizione russa, è stato ucciso stanotte in un agguato a pochi passi
dal Cremlino. Il presidente russo,
Vladimir Putin, ha immediatamente
condannato il delitto come «un
crudele assassinio», ma ha parlato
pure di provocazione, annunciando
una immediata consultazione con i
vertici della sicurezza e il suo «diretto controllo» sulle indagini.
Nemtsov, 55 anni, ex vicepremier
nella stagione della presidenza di
Bors Yeltsin, è caduto sul ponte
Zamoskvoretskiy, di fronte alla basilica di San Basilio e a pochi passi
dalla Piazza Rossa. A centrarlo alle
spalle, secondo il ministero dell’Interno, almeno quattro colpi di arma
da fuoco sparati da uno o più killer
che erano a bordo di un’automobile bianca. La polizia sta seguendo
varie piste, tra cui la possibilità che
si sia trattato di un tentativo di destabilizzare la situazione politica interna. La commissione d’inchiesta
non esclude un attentato di fondamentalisti islamici o di un evento
criminoso legato alla crisi ucraina.
«Chi ha ucciso Nemtsov dovrà
pagare un duro prezzo», ha commentato a caldo, sconvolto, Mikhail
Kasyanov, ex primo ministro e a
sua volta portabandiera dell’opposizione, precipitatosi pure sul luogo
del crimine. «È una tragedia per la
Russia», gli ha fatto eco Aleksiei
Kudrin, ex ministro delle Finanze
ed economista liberale che aveva
NOSTRE
INFORMAZIONI
Londra pensa a un ambasciatore per il Polo Nord
Lunedì su «donne chiesa mondo»
Risiko dei ghiacci
Cinquecento anni con Teresa
LONDRA, 28. La sfida tra le potenze
si sposta fra i ghiacci. Ed ecco che
Londra pensa a un ambasciatore per
il Polo Nord. Il progetto è contenuto
in un rapporto della Camera dei
Lord dedicato alla regione, una delle
più contese al mondo a causa della
ricchezza del sottosuolo. Le ambizioni britanniche rischiano però di scontrarsi con quelle di Mosca, aprendo
quindi un nuovo confronto con la
Russia. «L’Artide sta cambiando sotto i nostri occhi» ha detto Lord Robin Teverson, a capo della commissione parlamentare che ha redatto il
documento. E questo cambiamento è
«fondamentale e senza precedenti».
L’Artide — gran parte del quale è finora in territorio neutrale anche se la
Danimarca ha avanzato di recente
nuove pretese terriroriali — racchiude
il trenta per cento delle risorse di gas
naturale ancora inesplorato e il quindici per cento del petrolio della Terra, secondo le stime del Servizio geologico degli Stati Uniti.
Quante madri, quanti genitori hanno scelto il suo nome per le loro figlie. Quante religiose lo hanno voluto
per il loro battesimo spirituale. Quante persone, credenti e non, hanno attinto
dal suo esempio. In cinquecento anni — tanti ne sono
passati dal 28 marzo 1515 —
Teresa ha lasciato segni profondi. Per questo a lei è dedicato il numero di marzo
dell’inserto «donne chiesa
mondo», in edicola con
l’edizione quotidiana di lunedì-martedì. Un numero
che ne ripercorre l’eredità:
nel dialogo tra una carmelitana scalza e una studiosa
atea; nel racconto di una
scrittrice francese; nell’inchiesta di una storica cattolica e nella narrazione di
una storica ebrea che di Teresa ci racconta le origini
giudaiche.
Il Santo Padre ha accolto la
rinuncia al governo pastorale
della Diocesi di Cassano all’Jonio (Italia), presentata da Sua
Eccellenza Reverendissima Monsignor Nunzio Galantino, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana.
Provvista di Chiesa
Il Santo Padre ha nominato
Vescovo di Cassano all’Jonio
(Italia) il Reverendo Francesco
Savino, del clero dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, finora Parroco-Rettore della ParrocchiaSantuario dei Santi Medici in
Bitonto.
Nomina
di Vescovo Ausiliare
Il Santo Padre ha nominato
Ausiliare di Łódź (Polonia), il
Reverendo Monsignore Marek
Marczak, finora Rettore del Seminario Maggiore di Łódź, assegnandogli la Sede titolare di
Lentini.
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domenica 1 marzo 2015
Roberta Jacobson capodelegazione
statunitense a Cuba
Il Fondo salva-Stati Ue approva l’estensione degli aiuti
Un altro passo
verso il salvataggio greco
ATENE, 28. Passi in avanti nella realizzazione degli accordi europei per
salvare la Grecia. Il Fondo salva-Stati Ue (Efsf) ha esteso ieri la disponibilità dei fondi per Atene fino al 30
giugno, così come prevede l’accordo
raggiunto all’Eurogruppo. L’Efsf ha
emendato il Master Financial Assistance Facility Agreement, nome tecnico per indicare il programma di
aiuti alla Grecia, che quindi non scade più oggi ma il 30 giugno. Il Fondo fa sapere che ci sono ancora 1,8
miliardi disponibili, ma l’esborso di
questa tranche è condizionato alla
conclusione della valutazione del
piano di riforme, atteso entro fine
aprile.
Intanto ieri è intervenuto il premier ellenico Alexis Tsipras, sottolineando che, dopo i colloqui sulle
misure per rafforzare l’economia, ora
è il momento che «inizino colloqui
anche per affrontare il nodo del debito greco». Da settimane circolano
indiscrezioni circa un nuovo piano
di ristrutturazione del debito, attualmente al 175 per cento del pil (prodotto interno lordo). La Grecia «è
Volantini nel Parlamento tedesco, ieri, durante il voto sulla Grecia (Reuters)
L’Italia
rialza la testa
con il pil
in crescita
ROMA, 28. Il pil (prodotto interno
lordo) italiano dovrebbe tornare a
salire dello 0,1 per cento nel primo
trimestre del 2015, mentre dopo quasi cinque anni lo spread (il differenziale tra i titoli italiani e i Bund tedeschi) scende sotto quota cento
punti. «Abbiamo preso l’Italia per
mano e la portiamo fuori dalla palude, nessuno si senta escluso» ha dichiarato il presidente del Consiglio
dei ministri italiano, Matteo Renzi.
«A febbraio l’indice di fiducia delle
imprese raggiunge il valore più alto
da gennaio 2011 e quello dei consumatori addirittura da giugno 2002»
ha aggiunto. Si tratta di «piccoli segnali ma importanti, come pure i
mutui, le assunzioni a tempo indeterminato con il Jobs Act, mille solo
a Melfi, e le riforme che vincono
l’ostruzionismo».
La stima sul pil è stata diffusa ieri
dall’Istat, al culmine di una settimana che ha visto l’Istituto rilasciare
una serie di dati improntati all’ottimismo: dalla fiducia di consumatori
e imprese, passando per la ripresa
della dinamica dei prezzi, la crescita
italiana sembra effettivamente rafforzarsi. Se la previsione si confermasse, si tratterebbe di un ritorno del
pil italiano al segno positivo dopo
oltre tre anni di caduta. Nel secondo
trimestre del 2011 l’Italia registrò un
più 0,2 per cento trimestrale, poi
soltanto cali e tutt’al più qualche trimestre di stagnazione.
Gli analisti sottolineano che si
tratta ancora di variazioni minime e
che devono trovare la conferma effettiva alla fine di marzo. L’Istat
menziona, tra gli elementi che lasciano ben sperare, il fatto che «il clima
di fiducia delle imprese italiane è ulteriormente aumentato a febbraio
(più sette punti rispetto a dicembre),
grazie a rialzi significativi nei servizi
di mercato, e ad aumenti più contenuti nel settore manifatturiero e nel
commercio al dettaglio» si legge nella nota. Dopo molti mesi di discesa
dei prezzi, l’indice del costo della vita è aumentato.
Un discorso a parte merita invece
il mercato del lavoro, che, continua
il documento dell’Istat, «non mostra
chiari segnali di un’inversione di
tendenza rispetto a quanto osservato
negli scorsi mesi. Il tasso dei posti
vacanti nei settori dell’industria e dei
servizi è rimasto stabile nel quarto
trimestre attorno allo 0,5 per cento».
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uscita rafforzata dai colloqui con i
partner europei» ha detto Tsipras
nel corso di un’intervista ripresa
dall’agenzia Bloomenberg.
Si rincorrono da giorni, nel frattempo, voci secondo le quali il Governo greco presenterà al Parlamento
una legge per combattere «la crisi
umanitaria» che affligge il Paese.
Tsipras ha dichiarato che il suo Esecutivo varerà misure per gli adempimenti fiscali arretrati e per proteggere la prima casa. Il premier Tsipras
ha tuttavia negato che ci sarà un
«terzo memorandum» da sottoscrivere per Atene e che ormai il Paese
può andare avanti tranquillo.
Linea, questa, rafforzata dal voto
positivo, ieri, del Parlamento tedesco
all’estensione degli aiuti greci. Il
Bundestag ha infatti deciso il via libera alla proroga. Il ministro delle
Finanze Schäuble ha chiesto di garantire luce verde, pur non astenendosi dal lanciare nuovi moniti verso
Atene: «La Grecia non può decidere
da sola» quando di mezzo ci sono
soldi dei contribuenti di tutti i Paesi
e «non deve fare ricatti».
Conclusa la seconda tornata di colloqui
Washington e L’Avana
pronte
a riaprire le ambasciate
WASHINGTON, 28. Stati Uniti e
Cuba potrebbero riaprire le rispettive ambasciate prima del vertice
delle Americhe, in programma a
Panama il 10 e 11 aprile. Lo ha datto Roberta Jacobson, capodelegazione statunitense, al termine della
seconda tornata di colloqui sul ripristino delle relazioni diplomatiche, tenuta giovedì e ieri a Washin-
Kerry e Lavrov si incontrano lunedì a Ginevra
Segnali di una soluzione politica
per il conflitto in Ucraina
KIEV, 28. Giungono segnali incoraggianti nella crisi ucraina dopo
l’inizio del ritiro delle armi pesanti
da parte dei due schieramenti. Il
segretario di Stato americano, John
Kerry, e il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, si incontreranno a Ginevra lunedì 2 marzo per
discutere della realizzazione degli
accordi di Minsk-2.
Il presidente in carica dell’O rganizzazione per la sicurezza e la
cooperazione in Europa (Osce), il
ministro degli Esteri serbo, Ivica
Dačić, ha salutato gli ultimi sviluppi positivi nell’attuazione degli accordi di Minsk-2, sottolineando che
la situazione in Ucraina è entrata in
una fase di de-escalation del conflitto. «Si notano passi positivi che
suggeriscono come non si tratti solo di una pausa nelle ostilità ma
piuttosto di un processo verso una
soluzione politica della crisi ucraina», ha detto Dačić ieri a Vienna
dove ha incontrato gli ambasciatori
della troika dell’Osce (Serbia, Svizzera e Germania).
Gli ultimi sviluppi della situazione in Ucraina sono stati al centro
di un colloquio telefonico che il
presidente in carica dell’Osce ha
avuto ieri con l’alto rappresentante
per la Politica estera e di sicurezza
comune dell’Ue, Federica Mogherini. Dačić, ha reso noto il ministero
degli Esteri a Belgrado, ha informa-
to Federica Mogherini degli sforzi
messi in atto dall’Osce per facilitare
una soluzione della crisi nel Donbass. Il capo della diplomazia europea da parte sua ha espresso il desiderio di Bruxelles di contribuire al
rafforzamento della speciale missione di osservatori Osce in Ucraina.
La Croce rossa si è detta nel frattempo «pronta ad agire come intermediario neutrale» nel rilascio, previsto da Minsk-2, dei prigionieri
del conflitto ucraino. Lo ha fatto
sapere il Comitato internazionale
della Croce rossa dopo che il suo
presidente Peter Maurer è stato a
Pericoloso
narcotrafficante
arrestato
in Messico
Veicoli militari ucraini si ritirano dalla zona di Mariupol (Ansa)
A margine della cerimonia di insediamento del presidente dell’Uruguay
Vertice panamericano a Montevideo
MONTEVIDEO, 28. La cerimonia di insediamento a
Montevideo del presidente dell’Uruguay, Tabaré Vázquez, diventerà domani un vero e proprio summit panamericano.
Nella capitale saranno infatti presenti numerosi leader regionali, tra cui i presidenti brasiliano, Dilma
Rousseff, boliviano, Evo Morales, venezuelano, Nicolás Maduro, cubano, Raúl Castro, e altri importanti
dirigenti regionali.
Avrebbe dovuto essere presente anche il vice presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ma per problemi di
salute salterà l’appuntamento. Biden ha comunque
confermato che lunedì partirà per il Guatemala, che
era la seconda del programma del suo viaggio in America latina. Dopo l’insediamento, Vázquez — che era
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
già stato presidente dal 2005 al 2010 — ha in programma una serie di importanti incontri bilaterali. Con Castro parlerà delle cruciali trattative per ristabilire i rapporti diplomatici fra Washington e l’Avana. È l’obiettivo al quale sta lavorando anche il ministro degli Esteri, Luis Almagro, candidato favorito alla segreteria
dell’Osa, l’Organizzazione degli Stati americani.
Al centro dei colloqui anche la situazione di grave
crisi politico-istituzionale in Venezuel e lo stato di virtuale paralisi del blocco economico del Mercosur (il
mercato comune dell’America meridionale), causato —
come hanno indicato gli analisti — dalle restrizioni
commerciali imposte tra Paesi vicini. La presidente argentina, Cristina Fernández, non sarà presente alla cerimonia.
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caporedattore
Gaetano Vallini
segretario di redazione
Kiev e a Mosca per incontrare Petro Poroshenko e Vladimir Putin.
«La messa in atto degli accordi raggiunti a Minsk — ha aggiunto
Maurer — permetterà al Comitato
di incrementare ulteriormente l’assistenza umanitaria nelle settimane a
venire».
gton con la delegazione cubana
guidata da Josefina Vidal. Jacobson ha però precisato che tra Washington e L’Avana restano «serie
divergenze».
Da parte sua, Vidal ha dichiarato
che «ci sono stati progressi», ma
non ha indicato date per la normalizzazione delle relazioni, confermando appunto che ci sono ancora
questioni da risolvere. In particolare, Vidal ha sottolineato la richiesta
dell’Avana di essere rimossa dalla
“lista nera” statunitense dei Paesi
ritenuti sostenitori del terrorismo.
Secondo il segretario di Stato americano, John Kerry, questo è però
un aspetto che non rientra in questi negoziati che «sono legati al
movimento dei diplomatici, all’accesso e ai viaggi. Cose differenti,
un processo molto tecnico». Washington inserì nel 1982 Cuba nella
lista, che prevede l’imposizione di
sanzioni come il divieto di vendita
e di esportazione di armi, quello di
inviare aiuti economici e restrizioni
alle transazioni finanziarie.
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Tipografia Vaticana
Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
Persi in Brasile
ottantunomila
posti di lavoro
BRASILIA, 28. Comincia male il
2015 per l’occupazione in Brasile:
a gennaio si sono infatti persi
81.774 posti di lavoro nel Paese
sudamericano, secondo dati ufficiali di Brasilia ripresi dalla stampa internazionale. Si tratta, indicano gli analisti economici, del
peggior risultato negativo su base
mensile del 2009, quando si registrò un saldo negativo di 101.748
posti di lavoro. Ridotte anche le
previsioni di crescita per il 2015.
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
Europa: € 410; $ 605
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Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675
CITTÀ DEL MESSICO, 28. Le forze
di sicurezza messicane hanno catturato Servando Gómez Martínez,
meglio noto come La Tuta, ritenuto il capo dei Caballeros Templarios, una delle principali organizzazioni di narcotrafficanti del Paese,
attiva in particolare nello Stato occidentale di Michoacán de Ocampo. La Tuta, che ha 49 anni, è stato arrestato in una casa della cittadina di Morelia, uno dei centri
operativi del cartello narcotrafficante. Secondo le prime informazioni disponibili, l’uomo si è arreso
senza opporre resistenza. Il Governo messicano aveva offerto una taglia di oltre due milioni di dollari
di ricompensa a chiunque fornisse
informazioni che portassero alla
sua cattura.
I Cabelleros Templarios, fondati
proprio da Gómez Martínez e da
fuoriusciti dal cartello del narcotraffico Familia Michoacana, hanno
assunto un ferreo controllo su vasti
territori, tessendo alleanze con altre
cosche per opporsi all’espansione
sulla costa occidentale messicana
dei Los Zetas. Sono responsabili
non solo di traffico di droga, ma
anche anche di sequestri, contrabbando e commercio di prodotti
contraffatti, estorsioni. La Tuta, in
particolare, era conosciuto per la
sua abitudine di organizzare riunioni con dirigenti politici locali
per poi filmare le loro discussioni e
pubblicarle su internet. Il caso più
clamoroso fu quello di un video
del suo incontro con Rodrigo Vallejo, figlio dell’ex governatore di
Michocán, Fausto Vallejo.
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Ivan Ranza, direttore generale
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pagina 3
Un bambino
si disseta a Manila (Reuters)
Accordo tra Israele
e Giordania
sulla gestione
delle risorse
idriche
TEL AVIV, 28. Dialogo sulle risorse
idriche in Vicino oriente. Israele e
Giordania hanno firmato ieri
un’importante intesa sulla costruzione di un canale fra il Mar Rosso e il Mar Morto.
Il piano, spiega il sito del quotidiano «Haaretz», prevede di
portare acqua salata dal Mar Rosso per stabilizzare il livello del
Mar Morto e la costruzione di un
impianto di desalinizzazione ad
Aqaba in Giordania, per fornire
acqua a israeliani, giordani e palestinesi. Quello della gestione delle
risorse idriche rappresenta per la
regione un punto nodale, da sempre al centro del confronto diplomatico.
Con l’accordo di ieri, siglato
sulla sponda giordana del Mar
Morto, viene inoltre istituita
un’amministrazione congiunta che
lancerà una gara d’appalto per i
lavori. Si ritiene che la costruzione
dell’impianto di desalinizzazione
possa cominciare fra circa diciotto
mesi e quella delle condutture fra
tre anni.
Il sistema dovrebbe pompare fino a duecento milioni di metri cubi d’acqua l’anno dal Mar Rosso:
ottanta diventeranno acqua potabile e il resto verrà riversato nel
Mar Morto. Alla Giordania andranno trenta milioni di metri cubi d’acqua potabile e a Israele fra
i trenta e i cinquanta. I palestinesi, che avevano firmato un memorandum d’intesa con le due parti
nel dicembre 2013, potranno accordarsi con Israele per comprare
circa trenta milioni di metri cubi
d’acqua potabile.
Il progetto, che dovrebbe risolvere anche il problema del calo
del livello delle acque del Mar
Morto, è stato criticato da alcune
organizzazioni ambientaliste. È
previsto comunque — dicono gli
esperti internazionali— che gli effetti sulle acque del lago salato
vengano monitorati.
I leader afghani
a marzo
da Obama
WASHINGTON, 28. Il presidente
afghano, Ashraf Ghani, con il
coordinatore del Governo di unità
nazionale, Abdullah Abdullah, e
altri importanti ministri saranno
ricevuti a Washington dal presidente degli Stati Uniti, Barack
Obama, il prossimo 24 marzo. Lo
ha annunciato ieri sera la Casa
Bianca, precisando che i due presidenti discuteranno, tra l’altro, di
temi legati alla sicurezza, allo sviluppo economico e al sostegno
americano al processo di riconciliazione in Afghanistan.
La scorsa settimana il segretario
alla Difesa statunitense, Ashton
Carter, è stato in missione a Kabul dove ha discusso con i leader
afghani tempi e numeri del ritiro
dei soldati americani: 9800 soldati
alla fine del 2014 , ridotte a 5000
alla fine del 2015, per arrivare a
una presenza minima, a tutela
dell’ambasciata, alla fine del 2016.
Ora, all’interno di uno scenario
internazionale modificato, gli Stati
Uniti — ha ammesso Carter —
stanno valutando un periodo di
allungamento delle truppe.
Quello del mese prossimo è il
primo incontro tra Obama e Ghani alla Casa Bianca dopo le elezioni dell’aprile dello scorso anno,
che produssero uno stallo politico
durato mesi, con Ghani e Abdullah che rivendicavano entrambi la
vittoria, fino alla nascita del Governo di unità nazionale. La delegazione di Kabul si fermerà a
Washington dal 22 al 25 marzo e
avrà colloqui anche con il segretario di Stato americano, John
Kerry. Inoltre, lo speaker della
Camera, John Boehner, ha invitato il presidente Ghani a pronunciare il 25 marzo un discorso a
una seduta congiunta del Congresso degli Stati Uniti.
Scontri
nelle Filippine
tra esercito
e ribelli
Allarme della Fao per una risorsa sempre più in crisi nel mondo
L’acqua che non ci sarà
della siccità, dell’eccessiva richiesta e dell’agricoltura intensiva.
L’allarme non risparmia nemmeno l’Europa
dove, nei prossimi decenni, i flussi idrici estivi
tenderanno a ridursi dell’80 per cento nelle aree
meridionali e in una parte centrale e orientale del
Vecchio continente. Una questione, pertanto, che
riguarda anche l’Italia. «È di fondamentale importanza — continua l’Organizzazione dell’O nu
per l’alimentazione e l’agricoltura — affrontare i
temi della risorsa idrica con un approccio integrato, non più in maniera settoriale, tutto deve essere studiato e progettato insieme: investimenti infrastrutture trattamento, approvvigionamento, decisioni a livello di governance. Tre le misure base
da non dimenticare, ci sono le tre R: riduzione,
riciclo e riutilizzo».
Ma quali sono le cause dello stress idrico che
affligge il pianeta?. Per la Fao sono principalmente tre: l’aumento della popolazione e il conseguente aumento della richiesta di cibo; lo sviluppo socio-economico, che è un fatto positivo, ma
comporta anche un maggiore stress sulla risorsa
idrica (perché più produciamo più acqua consumiamo e più inquiniamo); e i cambiamenti climatici. Negli ultimi vent’anni — aggiunge l’organismo delle Nazioni Unite — si sono verificati molti
più cambiamenti climatici rispetto agli ultimi
duecento anni, con periodi di siccità più lunghi —
come quello che sta colpendo alcune zone del
Brasile — piogge più frequenti e intense. Questo
ha un suo decisivo impatto sul ciclo delle acque.
Il 70 per cento della superficie terrestre è coperta di acqua, ma di questa il 97 per cento circa
è salata e si trova nei mari e negli oceani, mentre
solo il 3 per cento è dolce (si trova nei ghiacciai,
nelle nevi perenni, nelle falde sotterranee e nei laghi e fiumi). L’acqua è continuamente in movimento attraverso il suo ciclo idrologico, ma la sua
quantità resta fissa: si tratta, quindi, di un bene
limitato, si rinnova, ma non aumenta né diminuisce. Questo — rilevano gli esperti della Fao — implica che un peggioramento della sua qualità ne
riduce anche la quantità utilizzabile.
Nonostante tutto la Fao si dichiara ottimista:
«Abbiamo buone ragioni per credere che questo
trend possa cambiare e che l’uomo imparerà a
usare la risorsa idrica in modo più efficiente».
L’organizzazione sta lavorando da tempo con alcuni Paesi-pilota come Tunisia, Oman, Yemen,
Giordania, Egitto e Marocco, su progetti dedicati
alla diffusione di una maggiore cultura e capacità
di gestione delle risorse idriche all’interno dei
Governi stessi.
Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kuwait sostengono il presidente Hadi
New Delhi
contro
il fondamentalismo
ROMA, 28. L’acqua — risorsa molto contesa e, per
molti analisti, in grado di alterare in futuro gli
equilibri geopolitici — è sempre più sovrasfruttata, sprecata e inquinata. E senza una rapida inversione di tendenza, entro il 2050 circa il 60 per
cento della popolazione mondiale potrebbe vivere
in condizioni di stress idrico, e avere, quindi, seri
problemi di approvvigionamento di acqua o non
averne a sufficienza per soddisfare le proprie esigenze. Lo ha evidenziato il direttorio di Land
and Water division della Fao, l’O rganizzazione
dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura, sottolineando che l’acqua non serve solo per bere,
ma soprattutto per irrigare e coltivare i campi.
Una previsione allarmante in un mondo che al
2050 dovrà sfamare circa dieci miliardi di persone. Una minaccia che già pesa oggi su alcuni
Paesi, considerati più a rischio quando si parla di
disponibilità futura della risorsa idrica a livello
globale. Le aree più critiche, già attualmente in
crisi idrica, e che lo saranno sempre di più, sono
quelle desertiche e del terzo mondo: l’Africa del
nord, i Paesi del Medio oriente e del sud-est asiatico. Ma, secondo alcune recenti ricerche, anche i
Paesi occidentali industrializzati dovranno affrontare problemi entro i prossimi dieci anni, a causa
Opposte manifestazioni nello Yemen
SAN’A, 28. Opposte manifestazioni
sono avvenute ieri in tutto lo Yemen: nella capitale sono scese in
piazza decine di migliaia di sostenitori dei ribelli sciiti huthi, che hanno conquistato San’a lo scorso settembre, mentre in altre città del
Paese hanno manifestato migliaia di
sunniti, contrari agli sciiti, facendo
salire ulteriormente la tensione.
Manifestazionm dei-sunniti si sono svolte a Taiz, Hodida, Bayda e
Dhamar. A San’a i manifestanti sciiti hanno gridato invece alla “cospirazione straniera”, stigmatizzando
l’appoggio della comunità internazionale al deposto presidente sunnita Abd Rabbo Mansour Hadi. Quest’ultimo sabato scorso è riuscito a
evadere gli arresti domiciliari a cui
gli huthi lo avevano costretto, riparando ad Aden, seconda città del
Paese e principale centro politicoeconomico del sud, dove ha stabilito il suo quartier generale.
E dopo Arabia Saudita e Emirati
Arabi Uniti, anche il Kuwait ha annunciato oggi la riapertura della sua
ambasciata nello Yemen non più a
San’a, ma proprio ad Aden. La scelta vuole rimarcare appunto il sostegno al presidente Abd Rabbo Mansoru Hadi. La decisione di trasferire
la rappresentanza diplomatica degli
Emirati Arabi Uniti è stata motivata
dal sottosegretario agli Esteri, Anwar Gargash, con la volontà di «rafforzare la legittimità costituzionale
yemenita, personificata dal presidente Hadi e dal suo Governo». La decisione dei tre Paesi rischia però di
accentuare la contrapposizione tra i
due centri di potere avversi che si
vanno profilando ogni giorno di più
nel Paese arabo, facendolo scivolare
ulteriormente sull’orlo di una guerra
civile.
Nel frattempo, almeno quattro
presunti membri di Al Qaeda nella
Sostenitori del presidente Hadi a Taiz (Reuters)
penisola arabica sono stati uccisi
nella notte da un drone presumibilmente degli Stati Uniti che ha colpito un convoglio nella provincia di
Shabwa, nel sud-est dello Yemen.
«Un drone — ha detto una fonte
della sicurezza locale all’agenzia di
stampa Xinhua — ha lanciato dei
missili su un convoglio di Al Qaeda
nella regione di Bayhan, venerdì
notte, uccidendo almeno quattro
terroristi».
La caotica situazione nello Yemen
sarà al centro dei colloqui che il segretario di Stato americano, John
Kerry, avrà in Arabia Saudita la
prossima settimana, dopo l’incontro
a Ginevra con il ministro degli Esteri russo e con il capo della diplomazia iraniana.
NEW DELHI, 28. «L’unica religione del mio Governo è prima l’India; l’unico libro religioso del mio
Governo la Costituzione indiana;
la nostra unica devozione è Bharat
Bhakti (“devozione per l’India”) e
la nostra unica preghiera è il bene
di tutti». Lo ha detto ieri il primo
ministro indiano rispondendo in
Parlamento alle accuse mossegli
nel dibattito seguito a dichiarazioni di matrice fondamentalista hindu fatte da alcuni membri del suo
partito e da leader del Sangh Parivar, il raggruppamento delle organizzazioni hindu.
La dichiarazione di Modi di
fronte al Parlamento assume un significato particolare in quanto sotto questo aspetto il Governo è da
tempo sotto attacco non solo delle
opposizioni, ma anche di molti
rappresentanti delle minoranze religiose e della società civile. Modi
ha aggiunto che tra le sue responsabilità di primo ministro c’è quella di non consentire «commenti
ridicoli» in nome della religione.
Proprio ieri, sollecitate da diverse componenti politiche e sociali,
le autorità dello Stato orientale indiano di Orissa hanno deciso di
negare a Pravin Togadia, leader
del movimento estremista Vishva
Hindu Parishad (Vhp), l’ingresso
nel distretto di Kandhamal, che
nel 2008 fu teatro della più grave
persecuzione anticristiana della
storia indiana, con decine di morti, sistematiche devastazioni e decine di migliaia di profughi in
parte mai rientrati per paura.
Togadia aveva pianificato un
tour nel distretto in occasione delle celebrazioni locali per il cinquantesimo dalla fondazione del
proprio movimento.
MANILA, 28. Ancora violenti combattimenti
nell’estremo
sud
dell’arcipelago filippino tra soldati
governativi e militanti di gruppi
islamisti, che non hanno accettato
la pace separata tra Manila e il
Fronte islamico di liberazione
Moro firmata un anno fa.
Almeno sette guerriglieri del
movimento Abu Sayyaf sono rimasti uccisi in scontri presso la
cittadina di Patikul, sull’isola di
Sulu. Tredici i feriti, tra cui anche
militari. Un episodio che si inserice nell’offensiva in corso da parte
delle forze armate filippine contro
guerriglieri di Abu Sayyaf, che
seppure ridotto a poche centinaia
di effettivi si avvale di conoscenza
del territorio e appoggi locali.
Per evitare la fuga di militanti
armati dall’isola, sono in corso
operazioni di pattugliamento costiero da parte della marina militare con il blocco di imbarcazioni
sospette. Contro un altro gruppo,
i Combattenti islamici per la liberazione del Bangsamoro è stata
condotta invece un’altra offensiva
che ha permesso la riapertura della strada di grande comunicazione
Cotabato-General Santos, sull’isola di Mindanao.
Protesta
dell’opposizione
alle Maldive
MALE, 28. Una maxi protesta
dell’opposizione si è svolta a Male, capitale dell’arcipelago delle
Maldive, per protestare contro
l’arresto
dell’ex
presidente
Mohamed Nasheed. Lo ha riferito
ieri il quotidiano «Minivan
news». La polizia ha finora arrestato 28 dimostranti prelevandoli
dalle migliaia di persone che si sono radunate nell’area di Usfasgadu. La protesta è organizzata
dall’alleanza del Maldivian Democratic Party e Jumhooree Party
(Mdp-Jp), ma sembra che ci siano
anche altri elementi tra i manifestanti. Nasheed, che è stato il primo presidente eletto democraticamente, era stato arrestato il 22
febbraio con l’accusa di terrorismo. L’ex presidente, in carica dal
novembre 2008 al febbraio 2012, è
noto a livello internazionale per le
sue iniziative a favore dell’ambiente (tra le quali si ricordano le riunioni del Governo sott’acqua per
denunciare i rischi del riscaldamento globale).
Accordo
di Governo
in Kashmir
SRINAGAR, 28. Il partito indiano
Bharatya Janata Party, del premier, Narendra Modi, e il kashmiro Peoples Democratic Party, di
Mufti Mohammad Sayeed, hanno
raggiunto ieri un accordo su un
Programma
minimo
comune
(Cmp), che costituirà la base del
loro Governo di coalizione nella
regione himalayana. Fonti vicine
ai due leader hanno detto che è
stato preparato un documento incentrato sullo sviluppo e l’opportunità di lavoro per i giovani. Il
documento elenca anche i modi e
i mezzi per la riabilitazione di circa sessantamila famiglie del Kashmir, che aveva lasciato la regione nel 1990. L’incontro si è tenuto
presso la residenza ufficiale del
primo ministro. Il giuramento del
nuovo Governo kashmiro è previsto per il primo di marzo.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
Il regista dimostrò
come l’ancora fresca invenzione
dei Lumière
fosse già un’arte capace di dare forma
a imponenti romanzi visivi
domenica 1 marzo 2015
Un secolo fa usciva «Nascita di una nazione» di David Wark Griffith
L’invenzione
del montaggio alternato
di EMILIO RANZATO
ento anni fa usciva nelle
sale statunitensi Nascita
di una nazione (The Birth
of a Nation), kolossal
sulla guerra di secessione
e sulla conseguente ricostruzione del
Paese, diretto da quello che è considerato, con molte ragioni, il padre
del cinema americano, David Wark
C
Una scena del film
Griffith. È la storia di due famiglie,
esponenti delle opposte fazioni. Ma
anche la cronaca della nascita del Ku
Klux Klan, formatosi — nell’ottica
del regista e di Thomas F. Dixon Jr.,
il politico e scrittore dal cui romanzo
il film è tratto — per difendere la
gente del Sud dall’arroganza dei nordisti e degli afroamericani liberati
dalla schiavitù. Eppure, lacerazioni
che si pensavano insanabili verranno
superate anche grazie all’amore, che
in questo caso unirà i figli delle due
Il soffitto della Cappella Palatina di Palermo
di ANTONIO PAOLUCCI
aria Andaloro, docente di
Storia dell’arte bizantina e
di Storia dell’arte medioevale in Europa e nel Mediterraneo presso l’Università degli Studi della Tuscia, a Viterbo,
ha lasciato l’insegnamento per raggiunti
limiti d’età. In quella università che oggi
si colloca a un livello di riconosciuta eccellenza nel panorama italiano e internazionale, Andaloro ha ricoperto tutti i gradi della carriera accademica, da direttore
di Istituto a direttore di Dipartimento a
preside di Facoltà, fondando la Scuola di
Specializzazione in Tutela e Valorizzazione dei Beni Storico Artistici e, con Simonetta Lux, il Dottorato di Ricerca «Memoria e materia delle opere d’arte attraverso i processi di produzione, storicizzazione, conservazione e musealizzazione».
Questa, in sintesi, la scheda professionale di una studiosa che, con le sue pubblicazioni e con il suo magistero, ha giocato un ruolo eminente nei nostri studi e
che amici e allievi hanno voluto onorare
con un Festschrift sontuoso: due volumi
dal titolo significativo L’Officina dello
sguardo (Roma, Gangemi, 2014, pagine
1248, euro 140) con una novantina di con-
M
facoltose famiglie. Difficilmente un
film che rappresenta il Ku Klux
Klan come un’associazione salvifica
ed eroica può essere esente dall’accusa di razzismo. E la caratterizzazione
a dir poco grossolana, per non dire
becera, di quasi tutti i personaggi
afroamericani taglia la testa al toro
su eventuali diatribe in merito. Anche cento anni fa, d’altronde, nonostante una prospettiva storica almeno
in parte diversa, l’uscita della pellicola suscitò clamori e aspre polemiche.
Tuttavia ci sono elementi che
smussano questo quadro un po’ inquietante. Innanzi tutto aspetti biografici. Il giovanissimo Griffith fu infatti testimone e in parte vittima dei
fisiologici abusi che regolarmente si
verificano negli anni successivi a una
guerra da parte dei vincitori ai danni
dei vinti. E questo ha sicuramente e
comprensibilmente influenzato le sue
opinioni. Inoltre il regista si è sempre sforzato, per la verità un po’
confusamente, di spiegare come non
fosse affatto avverso al popolo africano quanto alla sua deportazione, secondo lui la vera fonte delle tragedie
americane. E in effetti il film si apre
proprio con l’immagine di un africano in catene e piegato su se stesso di
fronte alla prepotenza di un colono.
Infine ma soprattutto, chi conosce
Griffith e il suo cinema sa che tanti
aspetti vengono enfatizzati per questioni strettamente poetiche e drammaturgiche, ovvero per facilitare il
melodramma e soddisfare il suo gusto viscontiano ante litteram per la
caduta di un mondo, che qui è quello del Sud degli Stati Uniti ma, più
in generale, quello rurale, con i ritmi
ancestrali e le abitudini ispirate al focolare domestico, concetto caro al regista e che non a caso attraversa
buona parte della sua immensa filmografia, comprendente — fra lungo
e cortometraggi — quasi mezzo migliaio di titoli.
E ciò che gli permette di dipingere
in maniera avvincente e credibile
questo complicatissimo affresco sono
soprattutto due qualità che lo distinguono dai colleghi coevi. La prima è
la cura ai limiti del perfezionismo
per la direzione degli attori, retaggio
dei suoi non trascurabili trascorsi teatrali. L’altra è la capacità di padroneggiare i mezzi tecnico-espressivi
della nuova arte portandoli molto vicino alla completa maturazione. In
particolare è con Griffith che la singola inquadratura smette definitiva-
cinema degli albori per rendersi conto di quanto sia innovativo il capolavoro griffithiano. In tanti momenti
delle sue tre ore e passa, infatti, non
sembra spiccare rispetto alle opere
rudimentali che l’hanno preceduto.
Le inquadrature sono spesso frontali
rispetto alla scenoLa nuova tecnica compositiva
grafia
e
sempre
all’altezza
dello
tiene insieme scene e azioni
sguardo degli interche si svolgono in ambienti diversi
preti, le giunture fra
i piani sono lontane
Portandole poi a convergere con un ritmo
dalle perfette geoche poco ha da invidiare ai registi moderni
metrie che le renderanno
“invisibili”
nel cinema hollywoodiano, la cinepresa non si muove praticamente mai.
Nelle sequenze cruciali del racconto, però, anche lo spettatore medio
non può non accorgersi di qualcosa
che sembra improvvisamente proietPer dare un’idea di quanto il cinema di Griffith sia stato
tare il film avanti di decenni quanto
influente nei primi anni del secolo scorso, basti dire che per
a linguaggio cinematografico. Si tratBlade af Satans bog (”Pagine dal libro di Satana”, 1920) il
ta del montaggio alternato, la vera,
grande Carl Theodor Dreyer si ispirò dichiaratamente a
grande innovazione di Griffith, attraIntolerance (1916), diretto dal regista americano subito dopo
verso cui riesce a tenere insieme azioNascita di una nazione e concepito anche per tacitare le
ni che si svolgono su due o anche tre
polemiche suscitate da quest’ultimo. In Intolerance infatti
ambienti diversi, portandole poi a
quattro episodi ambientati in epoche e luoghi diversi si
convergere con un senso del ritmo
intrecciano in modo narrativamente mirabile per delineare
che ha davvero poco da invidiare ai
una sorta di affresco sul male nella storia dell’uomo, e fra
registi moderni.
questi c’è anche la Passione di Cristo. L’implicito invito alla
E il padre del cinema americano se
solidarietà e all’amore fraterno è espresso in modo forse
ne serve per creare suspense — come
ingenuo ma sincero, e riesce a non farsi soffocare da una
nella famosa e magistrale scena
produzione pantagruelica comprendente migliaia di
dell’attentato a Lincoln — ma sopratcomparse e scenografie ispirate al primo cinema muto
tutto per mettere in correlazione i
italiano. In Blade af Satans bog Dreyer ripropone la
destini dei singoli personaggi con
struttura narrativa quadripartita dipingendo altrettante ideali
quelli dell’intera nazione. Dimostranincarnazioni di Satana, fra cui Giuda nel momento del suo
do dunque, forse per la prima volta,
tradimento. Ancora non del tutto maturo dal punto di vista
come l’ancora fresca invenzione dei
della capacità espressiva, l’autore danese non surclassa in
Lumière non sia soltanto una sconquesto caso il collega americano, da cui sembra anzi
certante bizzarria scientifica, ma anmutuare la frenesia del montaggio in alcune scene. Anche se
che una vera e propria forma d’arte
la forza figurativa della messa in scena è già quella di futuri
capace di dare forma a imponenti rocapolavori come, nel 1928, La passione di Giovanna d’Arco.
manzi visivi.
(emilio ranzato)
mente di essere un contenitore a se
stante per diventare invece il tassello
di un mosaico spazio-temporale ben
più ampio.
Ci vuole tuttavia un occhio attento
e davvero erudito su ciò che è stato il
L’ispirazione di Dreyer
Il metodo di Maria Andaloro
È morto padre Theodore Hesburgh
Curiosità e contaminazione
Sacerdote da Guinness dei primati
Andaloro è siciliana, per un periodo
tributi scientifici preceduti da un lungo e
denso saggio critico sulla cultura, sugli in- della sua vita è stata anche sovrintendente
teressi, sui campi d’interesse e sul metodo della Fabbrica del Palazzo Reale di Palerdi studio di Maria Andaloro, che porta la mo e la Sicilia, modellata com’è da tutte
le culture del Mediterraneo, è, per eccelfirma di Arturo Carlo Quintavalle.
Dovessi stringere in due parole la per- lenza, il luogo della contaminazione. Solo
sonalità e l’opera di Andaloro direi: «cu- in questa parte del mondo poteva accaderiosità» e «contaminazione». La curiosità, re che il vulcano Etna, montagna identitaprima di tutto, che si esprime nel carattere ria dei siciliani, diventasse nella lingua
sfaccettato, caleidoscopico, multicentrico parlata «mongibello», assumendo insieme
della sua produzione scientifica e che ha l’etimo latino (mons) e quello arabo (jebel).
nel viaggio la sua figura simbolica.
Più contaminazione di questa. E più della
«Sì viaggiare» incontestuale presenza
titola
Gabriella
nella Cappella PalaCampi, attuale ditina di Palermo, da
Ha studiato le faglie
rettore del Dipartisempre luogo simmento Scienze Beni
bolo del potere poche dividono mondi diversi
Culturali della Tulitico siciliano, di un
apparentemente inconciliabili
scia, la sua introdusoffitto islamico e di
zione. Citando l’inmosaici greco-bizanMa anche i collegamenti
cipit di una celebre
tini, l’uno e gli altri
spesso imprevisti
canzone di Lucio
realizzati per la gloBattisti, ci fa capire
ria di un re normanche li uniscono
la dimensione anche
no abbigliato come
poetica degli inteun basileo di Coressi della studiosa
stantinopoli. Contache, per essere allieva di Cesare Brandi, minazione, ai nostri giorni, si declina in
uno dei più grandi scrittori di viaggio del internazionalità e in effetti è difficile troNovecento, ha da lui appreso lo stupore e vare un’isola con una vocazione internal’emozione che si provano di fronte a zionale più forte della Sicilia.
I due volumi si articolano in quattro
un’opera d’arte vista per la prima volta e
insieme il piacere quasi fisico del contatto, blocchi di interventi. Il primo, «Dalla Sidella immersione nella luce, nei colori, nei cilia al Mediterraneo», ed è il ritratto di
sapori di un luogo. E infatti dove non è un’isola grande come un continente se si
stata la mia amica Maria? Da Roma a Co- pensa che riceve ed esporta modelli cultustantinopoli, dalla Siria alla Cina, dalle rali e artistici riferiti alle aree più diverse:
pitture della Caria e della Cappadocia al l’Antichità classica, l’Oriente bizantino,
“cantiere dell’utopia” di Assisi, dai labora- l’universo islamico, l’Europa normanna,
tori di restauro agli istituti di ricerca, alle sveva e lombarda. Il secondo gruppo di
sedi convegnistiche nel mondo, Maria An- saggi è dedicato a «Roma e Bisanzio»,
daloro ci dava l’impressione di essere pe- cuore degli interessi scientifici e didattici
di Andaloro. «Terre d’Italia», terzo nucleo
rennemente altrove.
L’altra parola che bisogna usare è “con- saggistico, è invece il luogo storiografico
taminazione”. Andaloro ha studiato le fa- ed ermeneutico nel quale le diverse cultuglie che dividono mondi diversi apparen- re del Mediterraneo e dell’Europa contitemente inconciliabili, ma ha studiato an- nentale si confrontano e si intrecciano.
che i collegamenti minuziosi, spesso im- L’ultimo titolo parla di «Altri mondi», dei
previsti e imprevedibili, che li uniscono: luoghi cioè che gli studi di Andaloro hanl’Occidente latino e l’Oriente greco, la no toccato e dove si parla, fra le altre cocompresenza e la reciproca influenza, nel se, di Cappadocia e di Mongolia, del priMediterraneo, dalle culture ellenistiche e mo Cristianesimo in Cina e della medicina
alla corte del Sultano.
tanto antiche, cristiane e musulmane.
Per gli amici era father Ted. L’uomo con
più titoli onorari al mondo, oltre 150, padre Theodore Hesburgh, è morto giovedì nella città statunitense di South Bend,
nell’Indiana. Aveva 97 anni. Era stato
presidente dell’università statunitense di
Notre Dame per trentacinque anni (dal
1952 al 1987) e aveva ricoperto numerosi
incarichi statali, tra i quali quello di
membro della commissione statunitense
per i diritti civili, dal 1957 al 1969.
Nel 1967 era stato a capo di un movimento universitario che rivendicava autonomia e libertà accademica da qualsivoglia autorità: da quella laica a quella clericale. Padre Hesburgh fu anche una figura chiave nell’ambito delle proteste
studentesche contro la guerra in Vietnam. Proteste che egli stesso, comunque,
s’impegnò a tenere entro i confini della
legalità. Significativo, al riguardo, il fatto
che riuscì a bloccare un tentativo da parte degli studenti di dare fuoco al campus
di Notre Dame. Questo gesto non passò
inosservato: tanto che Richard Nixon lo
scelse come consigliere del vicepresidente
Spiro Agnew sul controllo della violenza
Theodore M. Hesburgh mostra
al presidente Kennedy
la medaglia Laetare dell’università
di Notre Dame (1961)
nei campus universitari. Dal 1977 al 1982
Hesburgh fu a capo della Rockefeller
Foundation, e l’allora presidente Jimmy
Carter lo nominò membro della commissione sulla riforma dell’immigrazione. È
stato anche uno dei fondatori del People
for the American Way e ha fatto parte
della Knight Commission (dal 1990 al
1996) per la promozione dello sport nei
college e del comitato promotore
dell’Istituto Paolo VI.
Nel ricordarne la figura e l’opera,
«The New York Times» sottolinea che
padre Hesburgh ha svolto un ruolo molto importante, a partire dagli anni Cinquanta, sia nell’ambito della politica
americana che nella Chiesa cattolica. Un
impegno caratterizzato da una incrollabile fede nel valore del dialogo interreligioso. Sia Paolo VI che Giovanni Paolo
II lo interpellarono più volte su temi
ecumenici. Sempre «The New York Times» evidenzia che per decenni padre
Hesburgh è stato il sacerdote «più influente» degli Stati Uniti. E aggiunge
che «non si è fatto mai intimidire
dall’Oval Office». (gabriele nicolò)
L’OSSERVATORE ROMANO
domenica 1 marzo 2015
pagina 5
Nino Lupica,
«Ritratto di Mario Luzi» (1998)
A Canaa era stata misericordiosamente
ma autorevolmente nella sua parte
Il primo miracolo di Gesù
aveva preso avvio dalla sua aspettativa
e dalla sua certezza
A dieci anni
dalla morte
Pubblicato un manoscritto passato inosservato per anni fra le carte di Mario Luzi
Il canto
della «mamma scura»
di MARIO LUZI
iglio de mamma
scura» queste parole
erompono
sulle labbra di
Maria durante il
«corrotto» nella lauda jacoponica.
Dove è, ora, la sommessa acquiescenza, dove l’intima vertigine
dell’Annunciazione? Il mistero, rimasto incomprensibile, si era allora
un attimo illuminato della sua stessa
irrefutabile prepotenza, e lei aveva
chinato il capo. Più tardi, lo si nota
seguendo il racconto evangelico che
è anche un po’ (ma quanto poco!) il
suo racconto, il senso del disegno
per il quale era stata scelta le era rimasto ora più ora meno presente ma
non l’aveva mai abbandonata del
tutto al dubbio o all’angoscia. «Perché figlio ci hai fatto questo» aveva
recriminato a Gerusalemme dove, separati dalla folla dei pellegrini, i genitori lo avevano perduto di vista e,
incurante dell’ansia dei suoi, il fanciullo si era fermato a disputare con
i dottori del Tempio. C’era un rimprovero, una protesta muliebre a pieno titolo in quelle parole. Quella pena umana lasciava adito al pensiero
della divinità del loro destino? La risposta del fanciullo era stata tagliente. Ma a Canaa lei era stata misericordiosamente, sì, ma autorevolmente nella sua parte. Il primo miracolo
di Gesù aveva preso avvio dalla
aspettativa e dalla certezza per non
dire da una dolce intimazione di
Maria.
Il Vangelo la lascia intravedere,
qualche rara volta, mentre segue a
distanza gli spostamenti di suo figlio
e gli incontri e le allocuzioni alle
turbe, i prodigi per tutta la Galilea;
e non tace di qualche momento in
cui vorrebbe abolire quella distanza,
avvicinarlo e parlargli. Gli emissari
che vanno ad annunciarla (lei insieme con «i fratelli» di Gesù) le portano in risposta dinieghi: lui sa che
il suo tempo è contato e non può
concederne a questi indugi. Non ha
udienze particolari o riservate: «I
miei fratelli sono tutti quelli che fanno la volontà del Padre». Come lei
riceve questi messaggi non è detto
ma al di là di qualche trasparente
amarezza tutto lascia pensare sia
adeguata alla necessità messianica
che si attua nel figlio suo, ma fino a
che punto? Tenerezza e soggezione
si lasciano ugualmente cogliere in
quel vivo — e dunque mutevole —
rapporto. Trascendente fermezza e
apprensività creaturale erano mescolate, non possiamo dire se perfettamente perché ci sfugge il criterio e
la misura di quella perfezione.
Ma Jacopone vuole che la “passione” sia veramente e unicamente
passione: la prescienza del sacrificio
non diminuisce la sua reale e desolata gravità nel figlio, meno ancora
nella madre. L’incarnazione per il
poeta e teologo francescano non è
stata certo simbolica: il resto discende di conseguenza. Il dramma esprime un massimo di concentrazione
patetica, un buio episodio umano
trova la forza di gridare la sua enormità. Questo e non altro riesco a vedere nella elementare e sintetica progressione narrativa (come rudi grani
di un duro rosario) che apre la trenodia e risponde intanto alle elementari necessità drammaturgiche
della lauda. Dalla cattura alla sentenza, all’esecuzione quella voce fuori campo, lancinante corale, comunica a Maria il crescendo delle violenze che si fanno a Gesù. Ciascuna è
una coltellata al suo cuore materno e
nello stesso tempo un’offesa alla sua
mente di donna mite e saggia, a cui
tali efferatezze riescono inconcepibili: per cui è in atto tra il coro e Ma-
«F
ria implicitamente una protesta per
quelle persecuzioni, per la loro spietata carica criminosa.
Quelle crudeltà si operano e si
consumano nella sua carne. Si, è stata chiamata “Donna de Paradiso” e
suo figlio è stato chiamato “beato”.
Ma la forza di gravità del dolore
La prescienza del sacrificio
non diminuisce il suo dolore
L’incarnazione
per il poeta e teologo francescano
non è stata certo simbolica
sposta il centro nell’umano e solo
nell’umano di questa prova. Al coro
che, soverchiato dallo smarrimento e
dall’ansia, sembra chiedere aiuto a
lei, la più confusa, le prime risposte
sono di incredulità. Non si capacita
che quelle notizie si riferiscano a suo
figlio («che non fece follia»): e subi-
to il contraccolpo di tenerezza la induce, come nelle lamentazioni, a inventargli un prezioso attributo
(«Cristo, la spene mia»); senonché
la brutalità dell’antefatto («Juda sì
l’ha venduto») la convince che, sì,
quella è la realtà. Il primo moto è di
chiamare in aiuto Maddalena, da sola non le sembra di poter
reggere a quel colpo.
Seguono altri movimenti
spontanei della confusione e
della disperazione:
«O Pilato, non fare/el figlio mio tormentare,/ ch’io
te pozzo mostrare / como a
torto è accusato».
E poi alle grida di accanimento della folla la toccante
ingenuità della supplica:
«Prego che me ’ntennate,/ nel
mio dolor pensate:/ forsa mo vo mutate/ de che avete pensato».
Ben presto le sue implorazioni di
povera donna non hanno più destinatario possibile. La furia dell’even-
to si sviluppa in se stesso. Allora con
sublime incoerenza si appella a suo
figlio, invoca pietà da lui che è perduto. Ancora un gradino della delirante ricerca di soccorso, e ora è la
croce che deve rifiutarsi di collaborare al martirio: «O croce, e che farai? / el figlio mio torrai?»; poi ripiega su una più rassegnata pretesa:
«Se i tollete el vestire, / lassetelme
vedire».
Particolare su particolare le viene
descritta (in simultanea) la crocifissione... «E io comenzo el corrotto».
Sarebbe vana ogni altra parola. È lo
strazio di una donna che ha subìto
la più atroce ferita. Il figlio, in questo momento non può lasciarla a se
stessa, al suo disperato soliloquio: si
instaura un dialogo in cui lei pensa
alla morte («c’una aiam sepoltura»)
e lui al dopo, alla vita che lascia die-
tro di sé. Solo l’affidamento di lei a
Giovanni ha nelle parole di Gesù,
pur sobrie e ferme, una vibrazione
patetica:
«Joanni, èsto mia mate,/ tollela en
caritate,/àggine pïetate,/ cà’l cor sì à
furato».
Dopo il dialogo ritorna monologo, diventa anzi insieme singhiozzo
e rito finché, rivolgendosi anche lei a
Giovanni perché qualcuno deve pur
esservi a ricevere quella piena di dolore, in quella afflitta adozione di figliolanza, dice: «Or sento el coltello
/ che fo profetizzato». Per un attimo
la donna si ricongiunge con la Madonna, torna ad essere la creatura
prescelta per la gloria e per la sofferenza. Ma è un attimo, la “povera
donna” prende ancora il sopravvento
Sugli affreschi della basilica di San Giulio d’O rta
Scarabocchi
in ottimo latino
Numerosi graffiti, scritte e scarabocchi
solcano i coloratissimi affreschi che decorano l’interno della basilica di San Giulio
d’Orta sull’omonima isola del lago prealpino del Piemonte. La basilica è l’ultima
di cento chiese fondate, secondo la tradizione, dal prete di origine greca Giulio alla fine del IV secolo. Giulio era un evangelizzatore itinerante proveniente dall’isola
di Egina, costruttore di chiese insieme al
fratello diacono Giuliano al tempo
dell’imperatore Teodosio I. Oggi sull’isola
sorge l’abbazia benedettina Mater Ecclesiae, fondata nel 1973 dalla badessa Anna
Maria Canopi su richiesta del vescovo di
Novara, monsignor Aldo Del Monte (19152005). Abbiamo chiesto a suor Maria Raphaela di raccontarci le bizzarre scritte incise sugli affreschi che tappezzano le pareti della chiesa e che l’hanno colpita e incuriosita al punto di volerli documentare
con la sua fotografia.
Non è strano che affreschi a grandezza d’uomo che raffigurano la Madonna o i santi, per
di più in un luogo di culto, siano stati usati
come “taccuini”?
In effetti su diversi affreschi della basilica di San Giulio si riscontrano, soprattutto in corrispondenza degli sfondi, dei
graffiti, vere e proprie scritte incise di argomento vario e risalenti al XV-XVI secolo.
Solo in questi anni si è iniziato a studiare
il fenomeno, e ancora non si è giunti a
conclusioni definitive. Evidentemente queste scritte rispondevano al desiderio, presente sempre nell’uomo, di lasciare un segno di sé, di registrare particolari avvenimenti, oppure — ed è il caso dell’isola San
Giulio — di affidare se stessi o determinate
situazioni al santo patrono che si veniva a
venerare. In tale ambito però possiamo fare solo ipotesi, non avendo ovviamente la
testimonianza diretta degli autori di quei
graffiti.
Dall’osservazione delle scritte, risalenti ai secoli XV e XVI, emerge che gli autori non potevano essere grafomani o, per così dire, writers
nella cupa desolazione dell’ultima
quartina:
«Che moga figlio e mate/ d’una
morte afferrate,/ trovarse abraccecate/ mate e figlio impiccato».
Quanto deve a questa immedesimazione totale con l’amore e con il
dolore materno, vissuti senza privilegio e riserva, la devozione a Maria?
La
sua
mediazione,
la
sua
intercessione per la quale è pregata
dai fedeli non vengono da questa
debolezza e da questa forza non
manifesta? Il potente romanico del
grande frate-poeta la assimila fino in
fondo al destino della creatura; e solo per questa via ne fa riconoscere la
celestiale elezione. Mater dolorosa, o
come dice qui, «mamma scura»:
ecco l’attributo che più ha richiamato su Maria la preghiera e la confidente attesa delle moltitudini. La
pena
solitaria
e
inconsolabile
dall’uomo, la pubblica calamità che
non vede scampo o rimedio portano
ugualmente a pronunciare il suo
nome.
dell’epoca.
Le scritte presenti sugli affreschi in genere sono infatti in buon latino, a volte
sono realizzate con una particolare grafia,
a volte parlano di personaggi illustri: si
vede bene che non sono uno sfogo istintivo o un atto di vandalismo, ma rispondono, come prima si diceva, al desiderio di
lasciare un segno nella storia, di immortalare qualche evento particolare, ad esempio l’arrivo all’isola di qualche autorità,
oppure di registrare annotazioni sul clima
o sul raccolto di quell’anno.
Morto a 83 anni Leonard Nimoy
Meticcio
interstellare
Qual è l’importanza delle scritte da lei documentate attraverso gli scatti di una macchina
fotografica?
Sicuramente questi “scarabocchi” — già
oggetto di studio da parte dello storico
medievista Battista Beccaria, che studia la
storia della Chiesa novarese e recentemente ha dedicato un saggio al fenomeno —
decifrati e trascritti potranno fornire informazioni preziose per arricchire la nostra
conoscenza della storia dell’isola. E c’è un
altro aspetto da considerare: le scritte sono un’ulteriore attestazione dell’importanza del luogo per la fede dei nostri padri,
dal momento che testimoniano un afflusso
non indifferente di pellegrini.
L’abbondanza di incisioni sugli affreschi denota quindi un grande afflusso di persone tra
il Quattrocento e il secolo successivo.
La presenza dei graffiti sui diversi affreschi della basilica di San Giulio non deve
destare sorpresa: tale fenomeno è registrato anche in altri luoghi importanti. Finora
gli storici dell’arte non vi avevano dato
molto peso, anzi, in genere li hanno considerati come elementi di degrado, dovuti
alla maleducazione dei passanti. Forse
nuovi studi potrebbero condurci a una
nuova comprensione.
Suor Maria Raphaela, lei è monaca benedettina e fotografa...
I graffiti sugli affreschi dedicati a san Fermo e santa Apollonia
È stato ritrovato un testo
inedito di Mario Luzi dedicato
a Donna de Paradiso di
Jacopone da Todi; la sua
pubblicazione fa parte delle
iniziative organizzate per
ricordare il poeta fiorentino a
dieci anni dalla morte.
«Ignoro l’occasione di questa
lettura della celebre lauda —
spiega Stefano Verdino,
l’autore del ritrovamento, nella
nota al testo, impresso per i
raffinati tipi di Metteliana con
il titolo Il pianto di Maria —
né sussiste una datazione,
anche se presumo si tratti di
uno scritto degli anni
Ottanta». Pubblichiamo il
testo integrale.
L’uno e l’altro aspetto convivono senza
problemi. Anzi, sarebbe meglio dire che si
rafforzano a vicenda: sono una consacrata
che ama fotografare le bellezze del creato.
Tutto qui. (roberto cutaia)
Aveva concluso con il saluto live long and
prosper («lunga vita e prosperità») anche
l’ultimo breve scritto che aveva pubblicato
il 22 febbraio. L’attore, regista e scrittore
Leonard Nimoy, morto a 83 anni, da tempo usava nella vita quest’espressione del
personaggio più celebre da lui interpretato,
il signor Spock, in Star Trek, la serie di
fantascienza televisiva prima e cinematografica poi che diventò un cult a partire da
metà degli anni Sessanta. Più volte aveva
confessato che avrebbe fatto a meno di
quelle orecchie a punta. Ma di quel meticcio interstellare, figlio di una terrestre e di
un abitante del pianeta Vulcano, aveva
sempre rivendicato i valori congiunti di razionalità e di rispetto per le differenze.
Dunque, lunga vita e prosperità a questi
valori. (pierluigi natalia)
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
domenica 1 marzo 2015
Il patriarca Bartolomeo nelle Filippine con il presidente francese per una mobilitazione sul clima
C’è un solo modo per salvare il pianeta
MANILA, 28. Di fronte alla crisi ecologica non possono esserci due maniere di considerare il mondo, una
religiosa e l’altra laica. Non si può
separare la preoccupazione per la
dignità umana, i diritti dell’uomo, la
giustizia sociale, da quella per la salvaguardia ambientale. Queste preoccupazioni sono interdipendenti e
s’intrecciano in un movimento allo
stesso tempo ascendente e discendente: «Il modo in cui siamo legati
alla natura riflette direttamente quello in cui noi siamo legati a Dio e al
nostro prossimo nell’umanità, allo
stesso modo in cui siamo legati alla
biodiversità della creazione». È uno
dei passaggi più significativi della riflessione del patriarca ecumenico,
Bartolomeo, arcivescovo di Costantinopoli, che giovedì e venerdì scorsi
ha effettuato una visita nelle Filippine assieme al presidente della Repubblica francese, François Hollande. Della delegazione faceva parte
anche il metropolita di Francia, Emmanuel. Principale obiettivo del
viaggio la firma congiunta di un appello all’azione per porre un freno
alle conseguenze dei cambiamenti
climatici, in vista della prossima
Conferenza delle Nazioni Unite
(Cop21) che si svolgerà a Parigi - Le
Bourget dal 30 novembre all’11 dicembre.
Non è in gioco solo il rispetto
della biodiversità ma «la stessa nostra sopravvivenza», ha detto Bartolomeo, sottolineando che le popolazioni maggiormente interessate dal
riscaldamento climatico sono anche
le più vulnerabili ed emarginate.
Come quelle che vivono sotto la minaccia dei tifoni nelle Filippine:
«Devono non solo far fronte alla
miseria, alle loro case inondate, a un
disagio prolungato, ma anche attuare cambiamenti fondamentali nel lo-
ro modo di vivere. È un’ingiustizia
particolarmente amara, poiché coloro che soffrono le devastazioni peggiori sono quelli che meno hanno
contribuito al loro accadimento». La
crisi ecologica «è dunque direttamente legata alla sfida etica che mi-
ra a permettere l’eliminazione della
povertà e la difesa dei diritti
dell’uomo».
Il patriarca ecumenico ha parlato
il 26 febbraio al Museo nazionale di
Manila a un forum sul tema «Verso
la Cop21: la società civile mobilitata
per il clima». Nel suo discorso — intitolato «Cura del creato, giustizia
ecologica ed etica» — ha criticato
chi sostiene un atteggiamento fatalistico, chi consiglia di dirigere gli
sforzi verso un adattamento davanti
all’inevitabile. Ciò non è sufficiente,
ha spiegato, «perché c’è bisogno di
intraprendere urgentemente cambiamenti radicali per quanto concerne
l’elaborazione di una politica mondiale». Del resto, «i Paesi ricchi e
industrializzati hanno contribuito
indiscutibilmente all’inquinamento
atmosferico. Siamo pronti, in Occidente, a sacrificare il nostro egocentrismo e consumismo? Siamo pronti
a prestare la nostra attenzione verso
quella parte del mondo che ha bisogno? A lasciare un’impronta più leggera su questo pianeta per il bene
delle future generazioni? Dobbiamo
scegliere di prenderci cura del creato. Non è troppo tardi per agire ma
non possiamo permetterci di aspettare».
Il 27 febbraio Bartolomeo e Hollande si sono recati nella città di
Guiuan, nel novembre 2013 devastata dal tifone Haiyan. Prima della
partenza dalle Filippine il primate
ortodosso ha avuto un breve colloquio con il cardinale arcivescovo di
Manila, Luis Antonio Tagle.
Cattolici e musulmani in Sicilia
Nei panni dell’altro
FAVARA, 28. Vedere un imam indossare il saio francescano e tenere in mano il Vangelo, in questo
particolare contesto storico, non è
roba da poco. È successo giovedì
a Favara, in provincia di Agrigento, in occasione della marcia della
pace fortemente voluta da fra
Giuseppe Maggiore, responsabile
della comunità La Tenda di Padre
Abramo e superiore del convento
di Favara, in provincia di Agrigen-
Nel Lesotho in occasione delle elezioni nazionali
I presuli chiedono più attenzione da parte dei politici locali
Vescovi osservatori
La famiglia in Nigeria
fra terrorismo e cultura secolare
MASERU, 28. Una delegazione
dell’Inter-Regional Meeting of
the Bishops of Southern Africa
(Imbisa) si trova nel piccolo Stato
africano del Lesotho per svolgere
attività di osservatore alle elezioni
nazionali di oggi, 28 febbraio.
L’Imbisa è un organo di collegamento e di collaborazione pastorale tra le Conferenze episcopali di Angola e Sao Tomé, Lesotho, Mozambico, Namibia, Botswana, Sudafrica e Swaziland e
Zimbabwe.
Nel 2012 in occasione delle elezioni svoltesi nello Zimbabwe,
l’Imbisa decise di formare un
gruppo di vescovi, uno per ogni
Paese membro, come osservatore
elettorale.
Il gruppo inviato nel Lesotho
— riferisce l’agenzia Fides — è
composto dai vescovi di Angola,
Mozambico e Swaziland e da due
laici provenienti da Mozambico e
Zimbabwe, oltre a padre Dos
Reis che coordina l’ufficio giustizia e pace dell’Inter-Regional
Meeting of the Bishops of Southern Africa.
Le elezioni anticipate in Lesotho rivestono grande importanza
perché avvengono a sei mesi da
un fallito colpo di Stato.
ABUJA, 28. I presuli della Nigeria,
riuniti per la loro assemblea plenaria, esprimono forte preoccupazione
per la progressiva erosione dei valori e dei legami famigliari nel Paese.
«La famiglia prima scuola di virtù
— si legge in un documento stilato
dai presuli — è minacciata dal materialismo e dall’egoismo». Secondo i
vescovi, la cultura dominante, sempre più ostile alla famiglia, «viene
veicolata dall’industria cinematografica e dai social media» che promuovono l’infedeltà e comporta-
menti sessuali scollegati dall’amore.
Vi sono inoltre «gruppi di pressione che impongono una ridefinizione del matrimonio. Non possiamo
parlare delle sfide alla famiglia —
aggiungono i vescovi — senza fare
riferimento a Boko Haram e alle
forti tensioni provocate dalle prossime elezioni. La guerriglia di Boko
Haram non solo ha provocato la
morte di vittime innocenti, ma ha
causato pure la separazione dei
componenti delle stesse famiglie. I
nostri cuori sono con i bambini se-
Una “oratio imperata” per il Mindanao
Nulla è più urgente della preghiera per la pace
MANILA, 28. Una “oratio imperata” per la pace a Mindanao verrà
recitata in tutte le chiese delle Filippine. È quanto hanno deciso i
presuli dell’arcipelago asiatico consapevoli del delicato momento che
il Paese sta attraversando all’indomani della strage avvenuta il 25
gennaio scorso a Mamasapano,
sull’isola di Mindanao, dove hanno perso la vita 44 militari in
scontri con milizie ribelli e fondamentaliste. Situazione che si è ulteriormente aggravata con i sanguinosi scontri avvenuti nella provincia delle Sulu, la corona di piccole isole che collegano Mindanao
al Borneo malaysiano.
La Conferenza episcopale ha
pertanto diffuso il testo di una
preghiera speciale per la pace che
sarà distribuita nelle diocesi e nelle
parrocchie della nazione e sarà recitata dai fedeli, in tutte le comunità, durante il mese di marzo.
Secondo le indicazioni dell’episcopato, infatti, la preghiera dovrà
essere recitata dal 1° al 28 marzo
durante la celebrazione di ogni
messa, nel momento dopo la comunione. «Mentre la nazione continua a piangere dopo la tragedia
in Mamasapano, il nostro migliore
contributo è incoraggiare le persone a pregare», spiega l’arcivescovo
di Lingayen-Dagupan, Socrates B.
Villegas, presidente della Conferenza episcopale nella lettera inviata a tutte le diocesi, che presenta
l’iniziativa. «Signore della pace —
recita la preghiera — concedi a noi
un senso di urgenza per attivare le
forze della bontà, della giustizia,
dell’amore e della pace nelle nostre
comunità. Dove c’è conflitto, fa’
che allarghiamo le braccia per accogliere i nostri fratelli e sorelle.
Dove c’è disperazione, fa’ che possiamo portare speranza nella Buona Novella. Dove ci sono le ferite
della divisione, vi sia unità e interezza. Dove ci sono pensieri di
vendetta, che vi siano guarigione e
perdono. Aiutaci a impegnarci per
il Vangelo della pace. Insegnaci il
tuo spirito di misericordia e di
compassione». L’urgenza per la
pace è stata ribadita anche dal cardinale arcivescovo di Cotabato,
Orlando B. Quevedo, che ha invitato i fedeli e tutti i politici filippini ad «ascoltare Mindanao», respingendo i tentativi di utilizzare
la tragedia di Mamasapano per
fermare i colloqui di pace legati
anche alla ratifica dell’accordo che
istituisce ufficialmente la nuova regione autonoma di Bangsamoro
per i musulmani filippini. Occorre
dare a Mindanao, ha detto il cardinale Quevedo, «un’opportunità
di pace e riconciliazione».
parati dai loro genitori, specialmente con le nostre amate figlie, le ragazze di Chibok, e gli altri rapiti da
terroristi insensati».
I presuli, inoltre, condannano
l’uso di bambini per attentati suicidi, dicendosi «addolorati per l’uso
di menti innocenti indottrinate da
Boko Haram e usate per attentati
suicidi. Deploriamo il fatto che
bambini così piccoli siano usati per
commettere tali crimini, e il fatto
che giovani nigeriani siano usati dai
politici per intimidire e commettere
violenze nei confronti dei loro oppositori è un sintomo allarmante
del collasso dei valori della famiglia
nella nostra società. I politici della
Nigeria, con poche eccezioni, parlano e agiscono in modo da negare la
coscienza della nazione come famiglia, comunità di persone in cerca
del bene comune».
I vescovi, infine, lamentano che
la campagna elettorale «sia priva di
questioni di interesse nazionale e
caratterizzata da minacce, violenze,
menzogne. Tutti i soggetti e i partiti politici che parteciperanno alle
prossime elezioni dovrebbero sapere
che sono responsabili individualmente e collettivamente del processo democratico e del suo esito».
A casa il gesuita
indiano rapito
in Afghanistan
NEW DELHI, 28. È tornato nella sua
abitazione nel Tamil Nadu, in India, padre Alexis Premkumar Antonysamy, il gesuita rapito e tenuto in
ostaggio per oltre otto mesi in Afghanistan. «Al momento del mio rilascio — ha raccontato — mi è stato
detto che sarò ucciso se farò ritorno
in Afghanistan. Per questa volta ti
lasciamo andare». Nonostante le
minacce e l’esperienza vissuta, padre Premkumar ha comunque voluto ricordare l’ospitalità di un popolo che da troppo tempo vive in un
Paese «problematico e senza pace».
to. Con lo slogan «Nous sommes», cristiani e musulmani, nonostante le avverse condizioni meteorologiche che hanno colpito
l’agrigentino, hanno sfilato per le
strade del paese stringendosi per
mano e invocando la pace. «Quello che è avvenuto a Favara — sottolinea fra Giuseppe — è un evento storico. Non solo per la massiccia presenza di persone, ma per il
gesto compiuto dall’imam di Agrigento-Favara, Majoub Rezlane,
che ha indossato il mio saio e ha
tenuto in mano il Vangelo di Gesù. Anche io ho infilato il fez e
l’abito
bianco
tradizionale
dell’islam. È stata un’iniziativa importante che dimostra ancora una
volta che dialogare e vivere fraternamente si può, basta volerlo. Dio
ci unisce, nonostante le difficoltà,
le violenze e gli attacchi terroristici in molte aree del pianeta».
Alla marcia della pace, oltre a
numerosi musulmani e studenti di
tutte le età di Favara, hanno preso
parte l’arcivescovo di Agrigento,
cardinale Francesco Montenegro,
fra Antonio Jacona, delegato per
il dialogo interreligioso dei Frati
Minori di Sicilia e don Luca Camilleri, responsabile dell’ufficio
per il dialogo interreligioso
dell’arcidiocesi di Agrigento.
Già da diversi anni, Favara e la
Tenda di Padre Abramo, sono
luogo di incontro tra persone di
diverso credo: da un lato i francescani e la comunità locale, dall’altro i numerosi immigrati che approdano nell’isola. La marcia di
Favara, quindi, è stata un’importante occasione di dialogo interreligioso e di incontro. «Non dobbiamo avere paura di vivere gli
uni accanto agli altri» — ha detto
il porporato introducendo l’incontro con una preghiera cristiana. I
francescani, insieme alla comunità
marocchina locale, hanno voluto
compiere un gesto eclatante, dopo
i terribili fatti di cronaca, come gli
atti terroristici a Parigi, e i barbari
gesti dei miliziani del cosiddetto
Stato islamico.
Anche l’imam Majoub Rezlane,
dal palco, ha recitato la sua preghiera in arabo chiedendo a Dio
di «allontanare le guerre, il terrorismo, i criminali», ricordando che
«l’islam è una religione di pace,
amore, dialogo». Altri rappresentanti della comunità islamica hanno raccontato quanto si sentano
«musulmani ma anche italiani»,
esprimendo paura e preoccupazione.
Una ragazza marocchina, parlando all’agenzia Sir con marcato
accento siciliano, ha ribadito: «I
terroristi dell’Is non sono dei veri
musulmani». Un altro giovane
della comunità maghrebina, citando a più riprese il Corano, ha sottolineato che l’islam vuole la pace
soprattutto tra «la gente del Libro»: ebrei, cristiani, musulmani.
E ha lanciato una serie di appelli
alla classe dirigente, «per promuovere l’integrazione, la legalità e la
convivenza civile», ai religiosi, per
«trovare una piattaforma comune»
di dialogo e collaborazione, e agli
stessi immigrati che vivono in Italia perché riconoscano come loro
il Paese che li accoglie.
L’OSSERVATORE ROMANO
domenica 1 marzo 2015
pagina 7
Affidate dal Pontefice per il 2016
novi in tutte le comunità cristiane la
gioia e la responsabilità di annunciare il Vangelo.
Intenzioni
dell’Apostolato della preghiera
Pubblichiamo il testo italiano
delle intenzioni — universale
e per l’evangelizzazione — che,
come di consueto, il Papa
ha affidato all’Apostolato
della preghiera per il 2016.
gni e i bambini possano crescere in
ambienti sani e sereni.
Per l’evangelizzazione: Perché i
cristiani discriminati o perseguitati a
motivo della loro fede rimangano
forti e fedeli al Vangelo, grazie
all’incessante preghiera di tutta la
Chiesa.
APRILE
Universale: Perché i piccoli agricoltori ricevano il giusto compenso
per il loro prezioso lavoro.
Per l’evangelizzazione: Perché i
cristiani dell’Africa diano testimonianza di amore e di fede in Gesù
Cristo in mezzo ai conflitti politicoreligiosi.
GENNAIO
Universale: Perché il dialogo sincero fra uomini e donne di religioni
differenti porti frutti di pace e di
giustizia.
Per l’evangelizzazione: Perché mediante il dialogo e la carità fraterna,
con la grazia dello Spirito Santo, si
superino le divisioni tra i cristiani.
FEBBRAIO
Universale: Perché abbiamo cura
del creato, ricevuto come dono gratuito, da coltivare e proteggere per
le generazioni future.
Per l’evangelizzazione: Perché crescano le opportunità di dialogo e di
incontro tra la fede cristiana e i popoli dell’Asia.
MARZO
Universale: Perché le famiglie in
difficoltà ricevano i necessari soste-
LUGLIO
Universale: Perché vengano rispettati i popoli indigeni, minacciati nella loro identità e nella loro stessa esistenza.
Per l’evangelizzazione: Perché la
Chiesa in America Latina e nei Caraibi, mediante la sua missione continentale, annunci con rinnovato
slancio ed entusiasmo il Vangelo.
AGOSTO
Universale: Perché lo sport sia
un’opportunità di incontro fraterno
tra i popoli e contribuisca alla causa
della pace nel mondo.
Per l’evangelizzazione: Perché i
cristiani vivano la sequela del Vange-
Fideles dilectam Scotiae terram incolentes sollemniter IV centenariam
memoriam celebrant martyrii sancti
Ioannis Ogilvie, S.I. Ille praeclarus
vir in familia Calviniana natus, iuvenis religioni Catholicae adhaesit.
Deinde Societatem Iesu ingressus
est atque, sacerdos ordinatus, sedule
pastorale exercuit ministerium, primum in Austria et in Francogallia,
deinde, in patriam reversus, curam
habuit de concivium spiritali itinere,
donec, sub rege Iacobo VI in carcerem coniectus et capite damnatus, in
patibulo die X mensis Martii anno
MD CXV Glasguae gloriosam palmam
martyrii est consecutus. Decessor
Noster beatus Paulus VI die XVII
mensis Octobris anno MCMLXXVI
eum canonizavit atque pondus testi-
ventino sempre più consapevoli della
loro missione evangelizzatrice.
SETTEMBRE
OTTOBRE
Universale: Perché ciascuno contribuisca al bene comune e all’edificazione di una società che ponga al
centro la persona umana.
Per l’evangelizzazione: Perché i
cristiani, partecipando ai Sacramenti
e meditando la Sacra Scrittura, di-
Universale: Perché i giornalisti,
nello svolgimento della loro professione, siano sempre animati dal rispetto per la verità e da un forte
senso etico.
Per l’evangelizzazione: Perché la
Giornata Missionaria Mondiale rin-
Universale: Perché sia eliminata in
ogni parte del mondo la piaga dei
bambini-soldato.
Per l’evangelizzazione: Perché i
popoli europei riscoprano la bellezza, la bontà e la verità del Vangelo,
che dona gioia e speranza alla vita.
Dal Vaticano, 3 gennaio 2015
GIUGNO
Universale: Perché gli anziani, gli
emarginati e le persone sole trovino,
anche nelle grandi città, opportunità
di incontro e di solidarietà.
Per l’evangelizzazione: Perché i seminaristi, i novizi e le novizie incontrino formatori che vivano la gioia
del Vangelo e li preparino con saggezza alla loro missione.
A colloquio con il gesuita Frédéric Fornos nuovo direttore delegato
Ritorno alle origini
di NICOLA GORI
L’Apostolato della preghiera (Adp)
è in piena fase di riforma, attraverso
un ritorno alle origini, ai principi
ispiratori, che hanno portato l’associazione nei 170 anni di vita a raggiungere più di quaranta milioni di
fedeli in tutto il mondo. Si tratta di
adattare alle società contemporanee,
utilizzando le nuove tecnologie, un
modo di comunicare e di fare comunione attraverso la preghiera. Lo
scopo è formare quella rete universale a cui il Papa ogni anno affida
Il cardinale Murphy-O’Connor
inviato del Papa a Glasgow
Venerabili Fratri Nostro
CORMAC S.R.E.
Card. MURPHY-O’CONNOR
Archiepiscopo olim
Vestmonasteriensi
DICEMBRE
lo dando testimonianza di fede, di
onestà e di amore per il prossimo.
MAGGIO
Universale: Perché in tutti i Paesi
del mondo le donne siano onorate e
rispettate, e sia valorizzato il loro
imprescindibile contributo sociale.
Per l’evangelizzazione: Perché si
diffonda, in famiglie, comunità e
gruppi, la pratica di pregare il santo
Rosario per l’evangelizzazione e per
la pace.
Per il quarto centenario del martirio di san John Ogilvie
Com’è noto, il 7 febbraio scorso
il Papa ha nominato il cardinale
Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo
emerito di Westminster, suo inviato
speciale alle solenni celebrazioni
in onore del santo gesuita John
Ogilvie, previste a Glasgow il 9 e il 10
marzo prossimi, nel quarto centenario
del martirio. Il porporato sarà
accompagnato da una missione
composta dal sacerdote Roger Reader,
suo segretario personale, e
da monsignor Javier Herrera Corona,
consigliere della nunziatura apostolica
a Londra. Di seguito il testo
della lettera pontificia di nomina.
NOVEMBRE
Universale: Perché i Paesi che accolgono un grande numero di profughi e rifugiati siano sostenuti nel loro impegno di solidarietà.
Per l’evangelizzazione: Perché nelle parrocchie sacerdoti e laici collaborino nel servizio alla comunità
senza cedere alla tentazione dello
scoraggiamento.
timus Teque hisce
Missum
Litteris
Extraordinarium Nostrum nominamus ad
festivitates complendas quae Glasguensi
in urbe diebus IX et
X
proximi mensis
Martii sollemni modo perficientur.
Celebrationi praesidebis Eucharistiae
atque
memoratum
Archiepiscopum
aliosque sacros Praesules, sacerdotes, religiosos viros mulieresque, publicas auctoritates atque universos christifideles
Nostro salutabis nomine. Omnes adstantes verbis tuis ad
assiduam Christi vitae imitationem invitabis adque praecepta divina cotidiana
«Martirio di san John Ogilvie»
in vita diligentiore
(mosaico della chiesa di Saint Aloysius a Glasgow)
usque modo servanda. Optamus denimonii istius Christi imitatoris pro fi- que ut cuncti, testimonium sancti
delibus etiam aetatis nostrae confir- Ioannis Ogilvie et tot christianorum
mavit.
considerantes, novis viribus novoque
Occasione memorati anniversarii studio peculiarem dilectionem erga
data, multa revera in Scotia, potissi- Christi Ecclesiam et Evangelium demum in archidioecesi Glasguensi, monstrent atque fidei alacritate in
suscipiuntur pastoralia incepta ut hodiernis adiunctis emineant.
omnes, exemplum huius martyris reNos autem Te, Venerabilis Frater
colentes, incitamentum ad renova- Noster, in tua missione implenda
tam fidei spei caritatisque vitam ca- precibus comitabimur. Denique Bepiant sub Christi lumine assidue se- nedictionem Apostolicam libentes
quendam.
Tibi impertimur, signum Nostrae erQuapropter Venerabilis Frater ga Te benevolentiae et caelestium
Philippus Tartaglia, Archiepiscopus donorum pignus, quam omnibus ceMetropolita Glasguensis atque Prae- lebrationis participibus amabiliter
ses Conferentiae Episcopalis Scotiae, transmittes.
humanissime a Nobis quaesivit ut
aliquem eminentem Virum mitteremus qui Nostras vices Glasguae geEx Aedibus Vaticanis,
reret Nostramque erga Christi discidie XV mensis Februarii,
pulos in Scotia commorantes dilecanno MMXV,
tionem significaret.
Pontificatus Nostri secundo.
Ad Te autem, Venerabilis Frater
Noster, qui Metropolitanam Ecclesiam Vestmonasteriensem prudenter
es moderatus, mentem Nostram ver-
le intenzioni che gli stanno a cuore.
Ne abbiamo parlato con il direttore
generale delegato dell’Adp e del
Movimento eucaristico giovanile
(Meg), il gesuita francese Frédéric
Fornos, in questa intervista al nostro giornale.
Da poco tempo lei è il nuovo direttore
delegato.
Quale
impronta
darà
all’Adp?
La mia missione è di aiutare la
“ri-creazione”
dell’associazione.
L’Adp e il Meg, che è la sezione
giovanile, sono stati affidati dal Papa alla Compagnia di Gesù. Siamo
presenti in 84 Paesi, ma abbiamo
bisogno di ritrovare lo slancio missionario degli inizi. Pertanto, su richiesta del preposito generale,
Adolfo Nicolás Pachon, abbiamo
avviato negli ultimi cinque anni un
percorso per ritrovare la visione
fondamentale dell’Adp, per meglio
rispondere alle necessità di oggi.
Papa Francesco ha approvato un
paio di mesi fa il documento che
presenta in un modo nuovo la nostra missione: Un percorso con Gesù,
in una disponibilità apostolica. Non
possiamo comandare la “ri-creazione”, perché questa dipende dallo
Spirito, ma ci possiamo disporre. Il
mio ruolo è di aiutare i team locali
a trovare modi concreti per l’oggi.
Questo sarà l’anno dell’enciclica del
Papa sull’ecologia. Come può l’Adp
sensibilizzare l’opinione pubblica nei
confronti della tutela del creato?
Siamo la rete di preghiera del Papa. Ogni mese ci propone due sfide
dell’umanità e della missione della
Chiesa. Tali intenzioni non hanno
lo scopo di una preghiera intima
senza contatto con la realtà, sono
destinate a guidare la nostra giornata, i nostri mesi. Per esempio, nel
mese di febbraio, il Pontefice ci ha
invitato a pregare, affinché abbiamo
cura del creato, come un dono gratuito da proteggere per le generazioni future. Pregare per questa in-
tenzione significa informarsi, leggere e ascoltare riguardo a questa sfida, conoscere le associazioni che lavorano nel settore. In questo modo
le intenzioni prendono carne nella
nostra vita, e la nostra preghiera è
nutrita e trasforma il nostro cuore.
Pregando sensibilizziamo i discepoli
di Cristo su questo argomento.
Quale contributo può dare la preghiera
per passare dalla cultura dell’indifferenza a quella dell’accoglienza?
Nel suo messaggio per la Quaresima Papa Francesco ci dice che se
«come singoli abbiamo la tentazione dell’indifferenza», per «non lasciarci assorbire da questa spirale»,
possiamo «pregare nella comunione
della Chiesa terrena e celeste». E in
effetti, la preghiera è soprattutto relazione e incontro. Apre il nostro
cuore per ascoltare il Signore, ma
anche per ascoltare le gioie e le sofferenze degli uomini e delle donne
di oggi. Non è un’oasi di pace per
il nostro conforto e la nostra quiete
personale. La vera preghiera ci porta al cuore del mondo; ma non si
rischia nulla perché siamo spinti
dall’amore del Signore stesso.
L’Adp ci conduce ogni mese, per
mezzo delle intenzioni di preghiera
del Papa, ad avvicinarci a tanti uomini e donne nel mondo che hanno
fame e sete di pace, di giustizia e di
fraternità.
E quando si parla di accoglienza, si
pensa subito ai profughi e ai rifugiati.
Cosa possono fare i fedeli per loro?
La nostra missione è quella di sostenere la Chiesa attraverso la preghiera. Quando il Papa ci invita a
pregare nel mese di novembre per i
Paesi che accolgono profughi e rifugiati, la nostra preghiera è un vero
supporto. Lo crediamo veramente?
Spesso nella nostra società si riduce
la preghiera a un tempo di meditazione per la pace e il benessere personali. Altre volte pensiamo che
Dio non ha bisogno della preghie-
ra, perché lui sa già tutto, e non vogliamo forzargli la mano con il rischio di strumentalizzarlo. Questo
va bene, ma cosa facciamo allora
della preghiera di domanda? Il
Vangelo è molto chiaro. Il Signore
non farà nulla senza di noi. La nostra preghiera pesa sul suo cuore.
Ha una vera fecondità. L’Adp ci invita anche ad avvicinarci, durante il
mese in cui si prega per i rifugiati,
alle istituzioni e alle associazioni
che sono mobilitate su questa sfida,
per conoscerle, ma anche per renderle consapevoli che tutta la Chiesa prega per la loro missione.
Nelle intenzioni c’è un’attenzione particolare alla piaga dei bambini soldato.
Quanto possono fare i gruppi dell’Adp
spesso composti da ragazzi e giovani?
I giovani del Meg sono presenti
in 56 Paesi nel mondo, in culture
molto diverse. Nel mese di dicembre, quando il Papa ci invita a pregare perché non ci siano più bambini soldato, possono cercare di conoscere meglio questa realtà. Fondamento del Meg è la relazione personale con Gesù, l’Eucaristia e la missione. È in questo contesto che il
Meg — composto da più di un milione di bambini, adolescenti e giovani — in alcuni Paesi organizza regolarmente attività basate sulle intenzioni di preghiera del mese.
Lo sviluppo delle nuove tecnologie apre
ulteriori orizzonti alla preghiera?
L’Adp è entrato pienamente nel
mondo digitale. Si tratta di un
orientamento importante, come lo è
quello di aiutare un rilancio missionario. I social network aiutano a conoscerci meglio e a stare più in sinergia. Non ci sono frontiere nel
mondo digitale e si può toccare
molto concretamente la fraternità
sopra le differenze culturali e sociali. Attraverso la nostra presenza in
rete, molti possono percepire più
chiaramente la nostra rete globale
di preghiera e sentirsi parte di essa.
Nomine episcopali
Le nomine di oggi riguardano la
Chiesa in Italia e in Polonia.
Francesco Savino, vescovo
di Cassano all’Jonio (Italia)
Nato a Bitonto (Bari) il 13 novembre 1954, dopo aver conseguito
la maturità classica nel 1973, è stato
accolto nel Pontificio seminario regionale pugliese e ha ottenuto la licenza in teologia (2000), come
alunno dell’Istituto teologico pugliese. Ordinato sacerdote il 24 agosto 1978, nell’arcidiocesi di Bari-Bitonto è stato vicario parrocchiale di
San Silvestro - Crocifisso (19781985), parroco di Cristo Re Universale in Bitonto (1985-1989), parroco
rettore della parrocchia santuario
dei Santissimi Medici in Bitonto
(dal 1985 a oggi). È membro del
collegio dei consultori, del consiglio
presbiterale diocesano e della commissione del ministero della Salute
del Governo italiano sulle cure palliative. È direttore della rivista trimestrale «Eco dei Santi Medici» e
dirige anche la collana «Scrigni/contenuti preziosi su fogli leggeri», pubblicata dalla Casa Editrice Ed Insieme, di Terlizzi. È fondatore, inoltre, della Fondazione Opera Santi Medici Cosma e Damiano
Bitonto Onlus.
Marek Marczak
ausiliare di Łódź (Polonia)
Nato il 17 febbraio 1969 a Piotrków Trybunalski, dopo la maturità,
nel 1987 è entrato nel seminario
maggiore di Łódź. L’11 giugno 1994
ha ricevuto l’ordinazione sacerdota-
le per la medesima arcidiocesi ed è
stato vicario parrocchiale a Rostarzew fino al 1996. Dopo gli studi alla Pontificia università Gregoriana,
dove ha ottenuto il dottorato in teologia dogmatica, nel 2002 è ritornato a Łódź. Fino al 2006 ha prestato
servizio pastorale nella parrocchia
dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.
Dal 2004 è docente di teologia dogmatica nel seminario maggiore
dell’arcidiocesi, nella quale è stato
presidente della Commissione per i
laici (2004-2013), visitatore per la
catechesi (2010-2013), collaboratore
nella parrocchia di Santa Dorota a
Łódź-Mileszki (2006-2013) e collaboratore per la pastorale dei docenti universitari nell’arcidiocesi (20122013). Dal 2013 è rettore del seminario maggiore e membro del consiglio presbiterale di Łódź.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 8
domenica 1 marzo 2015
Il Papa invita le cooperative italiane a impegnarsi per un’economia dell’onestà
Quando uno più uno fa tre
Serve un grande balzo in avanti nella solidarietà
Nella mattina di sabato 28 febbraio,
Papa Francesco ha ricevuto nell’Aula
Paolo VI settemila membri della
Confederazione cooperative italiane.
Pubblichiamo il suo discorso.
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Quest’ultima [si riferisce al coro] è
stata la “cooperativa” più melodiosa!
Complimenti!
Grazie per questo incontro con
voi e con la realtà che voi rappresentate, quella della cooperazione. Le
cooperative sfidano tutto, sfidano
anche la matematica, perché in cooperativa uno più uno fa tre! E in
cooperativa, un fallimento è mezzo
fallimento. Questo è il bello delle
cooperative!
Voi siete innanzitutto la memoria
viva di un grande tesoro della Chiesa italiana. Infatti, sappiamo che
all’origine del movimento cooperativistico italiano, molte cooperative
agricole e di credito, già nell’O ttocento, furono saggiamente fondate e
promosse da sacerdoti e da parroci.
Tuttora, in diverse diocesi italiane, si
ricorre ancora alla cooperazione come rimedio efficace al problema della disoccupazione e alle diverse forme di disagio sociale. Oggi è una regola, non dico normale, abituale...
ma tanto spesso si vede: «Tu cerchi
lavoro? Vieni, vieni in questa ditta».
11 ore, 10 ore di lavoro, 600 euro.
«Ti piace? No? Vattene a casa». Che
fare in questo mondo che funziona
così? Perché c’è la coda, la fila di
gente che cerca lavoro: se a te non
piace, a quell’altro piacerà. È la fame, la fame ci fa accettare quello che
ci danno, il lavoro in nero... Io potrei chiedere, per fare un esempio,
sul personale domestico: quanti uomini e donne che lavorano nel personale domestico hanno il risparmio
sociale per la pensione?
Tutto questo è assai noto. La
Chiesa ha sempre riconosciuto, apprezzato e incoraggiato l’esperienza
cooperativa. Lo leggiamo nei documenti del Magistero. Ricordiamo il
grido lanciato nel 1891, con la Rerum
novarum, da Papa Leone XIII: «Tutti
proprietari e non tutti proletari». E vi
sono certamente note anche le pagine dell’Enciclica Caritas in veritate,
dove Benedetto XVI si esprime a favore della cooperazione nel credito e
nel consumo (cfr. nn. 65-66), sottolineando l’importanza dell’economia
di comunione e del settore non profit
(cfr. n. 41), per affermare che il dioprofitto non è affatto una divinità,
ma è solo una bussola e un metro di
valutazione dell’attività imprenditoriale. Ci ha spiegato, sempre Papa
Benedetto, come il nostro mondo
abbia bisogno di un’economia del
dono (cfr. nn. 34-39), cioè di un’economia capace di dar vita a imprese
ispirate al principio della solidarietà
e capaci di «creare socialità». Risuona, quindi, attraverso di voi, l’esclamazione che Leone XIII pronunciò,
benedicendo gli inizi del movimento
cooperativo cattolico italiano, quando disse che, per fare questo, «il
Cristianesimo ha ricchezza di forza meravigliosa» (Enc. Rerum novarum,
15).
Queste, e molte altre affermazioni
di riconoscimento e di incoraggiamento rivolte ai cooperatori da parte
della Chiesa sono valide e attuali.
Penso anche allo straordinario magistero sociale del beato Paolo VI. Tali
affermazioni le possiamo confermare
e rafforzare. Non è necessario perciò
ripeterle o richiamarle per esteso.
Oggi, vorrei che il nostro dialogo
non guardi solo al passato, ma si rivolga soprattutto in avanti: alle nuove prospettive, alle nuove responsabilità,
alle nuove forme di iniziativa delle imprese cooperative. È una vera missione
che ci chiede fantasia creativa per
trovare forme, metodi, atteggiamenti
e strumenti, per combattere la «cultura dello scarto», quella che oggi
viviamo, la «cultura dello scarto»
coltivata dai poteri che reggono le
politiche economico-finanziarie del
mondo globalizzato, dove al centro
c’è il dio denaro.
Globalizzare la solidarietà — questo si deve globalizzare, la solidarietà! — oggi significa pensare all’aumento vertiginoso dei disoccupati,
alle lacrime incessanti dei poveri, alla necessità di riprendere uno svilup-
po che sia un vero progresso integrale della persona che ha bisogno certamente di reddito, ma non soltanto
del reddito! Pensiamo ai bisogni della salute, che i sistemi di welfare tradizionale non riescono più a soddisfare; alle esigenze pressanti della solidarietà, ponendo di nuovo, al centro dell’economia mondiale, la dignità della persona umana, come è stato detto da voi. Come direbbe ancora oggi il Papa Leone XIII: per globalizzare la solidarietà «il Cristianesimo ha ricchezza di forza meravigliosa!».
Quindi non fermatevi a guardare
soltanto quello che avete saputo realizzare. Continuate a perfezionare, a
rafforzare e ad aggiornare le buone e
solide realtà che avete già costruito.
Però abbiate anche il coraggio di
uscire da esse, carichi di esperienza e
di buoni metodi, per portare la cooperazione sulle nuove frontiere del
cambiamento, fino alle periferie esistenziali dove la speranza ha bisogno di emergere e dove, purtroppo,
il sistema socio-politico attuale sembra invece fatalmente destinato a
soffocare la speranza, a rubare la
speranza, incrementando rischi e minacce.
Questo grande balzo in avanti che
ci proponiamo di far compiere alla
cooperazione, vi darà conferma che
tutto quello che già avete fatto non
solo è positivo e vitale, ma continua
anche ad essere profetico. Per questo
dovete continuare a inventare — questa è la parola: inventare — nuove
forme di cooperazione, perché anche
per le cooperative vale il monito:
quando l’albero mette nuovi rami, le
radici sono vive e il tronco è forte!
Esperienze solidali
Ricette
contro la crisi
Umanizzare l’economia,
migliorare la vita della gente,
mettere al centro la persona,
provare che il profitto non è
l’unico motivo per fare impresa e
neanche quello prevalente,
correggere la competizione nei
mercati nazionali e mondiali, dare
un forte contributo a rinnovare il
welfare su base di sussidiarietà e
di mutualità. Ecco le ricette
pratiche contro la crisi proposte
dalla Confederazione cooperative
italiane che stamane sono state
presentate a Papa Francesco.
A illustrarle, durante l’udienza, il
presidente Maurizio Gardini che
ha preso la parola a nome degli
«oltre tre milioni di soci che
operano nelle ventimila imprese
aderenti che danno lavoro e
dignità a 534 mila lavoratori».
Cooperative agricole, — ha
spiegato Gardini — industriali,
agroalimentari e della pesca, ma
anche nel campo del credito,
della cultura, del turismo,
dell’informazione e dello
spettacolo. E ancora cooperative
impegnate nel sociale e nella
sanità, con un occhio di riguardo
a chi non ha la casa e alle
famiglie svantaggiate.
«Confcooperative compie
settant’anni dalla sua
ricostituzione avvenuta nel 1945
dopo il fascismo ma la nascita
reale risale al 1919», sulla scia
della Rerum novarum di Leone
XIII, ha detto ancora Gardini,
riconoscendo il «ruolo
importante» svolto dalla Chiesa
italiana «nell’accompagnare e
sostenere la crescita del nostro
movimento cooperativo». Ed è
l’undicesimo incontro con il
Papa, dopo le tre udienze con
Pio XII, Paolo VI e Giovanni
Paolo II e quella con Benedetto
XVI.
Particolarmente significative le
testimonianze presentate durante
l’incontro. Alessandro Azzi,
presidente di Federcasse, ha
indicato la strada maestra delle
«banche di persone e di
comunità» per rispondere a
un’«economia che uccide»,
Qui, oggi, voi rappresentate valide
esperienze in molteplici settori: dalla
valorizzazione dell’agricoltura, alla
promozione dell’edilizia di nuove case per chi non ha casa, dalle cooperative sociali fino al credito cooperativo, qui largamente rappresentato,
dalla pesca all’industria, alle imprese, alle comunità, al consumo, alla
distribuzione e a molti altri tipi di
servizio. So bene che questo elenco
è incompleto, ma è abbastanza utile
per comprendere quanto sia prezioso
il metodo cooperativo, che deve andare avanti, creativo. Si è rivelato tale di fronte a molte sfide. E lo sarà
ancora! Ogni apprezzamento e ogni
incoraggiamento rischiano però di
rimanere generici. Voglio offrirvi, invece, alcuni incoraggiamenti concreti.
Il primo è questo: le cooperative
devono continuare ad essere il motore
che solleva e sviluppa la parte più debole delle nostre comunità locali e della
società civile. Di questo non è capace
il sentimento. Per questo occorre
mettere al primo posto la fondazione
di nuove imprese cooperative, insieme allo sviluppo ulteriore di quelle
esistenti, in modo da creare soprattutto nuove possibilità di lavoro che
oggi non ci sono.
Il pensiero corre innanzitutto ai
giovani, perché sappiamo che la disoccupazione giovanile, drammaticamente elevata — pensiamo, in alcuni
Paesi d’Europa, il 40, 50 per cento —
distrugge in loro la speranza. Ma
pensiamo anche alle tante donne che
hanno bisogno e volontà di inserirsi
nel mondo del lavoro. Non trascuriamo gli adulti che spesso rimangono prematuramente senza lavoro.
«Tu che cosa sei?» — «Sono inge-
gnere» — «Ah, che bello, che bello.
Quanti anni ha?» — «49» — «Non
serve, vattene». Questo accade tutti i
giorni. Oltre alle nuove imprese,
guardiamo anche alle aziende che
sono in difficoltà, a quelle che ai
vecchi padroni conviene lasciar morire e che invece possono rivivere
con le iniziative che voi chiamate
«Workers buy out», «empresas recuperadas», nella mia lingua, aziende salvate. E io, come ho detto ai loro
rappresentanti, sono un tifoso delle
empresas recuperadas!
Un secondo incoraggiamento — non
per importanza — è quello di attivarvi come protagonisti per realizzare
nuove soluzioni di welfare, in particolare nel campo della sanità, un campo delicato dove tanta gente povera
non trova più risposte adeguate ai
propri bisogni. Conosco che cosa fate da anni con cuore e con passione,
nelle periferie delle città e della nostra società, per le famiglie, i bambini, gli anziani, i malati e le persone
svantaggiate e in difficoltà per ragioni diverse, portando nelle case cuore
e assistenza. La carità è un dono!
Non è un semplice gesto per tranquillizzare il cuore, è un dono! Io quando
faccio la carità dono me stesso! Se
non sono capace di donarmi quella
non è carità. Un dono senza il quale
non si può entrare nella casa di chi
soffre. Nel linguaggio della dottrina
sociale della Chiesa questo significa
fare leva sulla sussidiarietà con forza
e coerenza: significa mettere insieme
le forze! Come sarebbe bello se, partendo da Roma, tra le cooperative,
alle parrocchie e agli ospedali, penso
al «Bambin Gesù» in particolare,
potesse nascere una rete efficace di
assistenza e di solidarietà. E la gente, a partire dai più bisognosi, venisse posta al centro di tutto questo
movimento solidale: la gente al centro, i più bisognosi al centro. Questa
raccontando poi anche dei
è la missione che ci proponiamo! A
progetti lanciati in Ecuador,
voi sta il compito di inventare soluArgentina, Togo e in Palestina. Al
zioni pratiche, di far funzionare quePapa ha anche consegnato la
sta rete nelle situazioni concrete delCarta della finanza per
le vostre comunità locali, partendo
proprio dalla vostra storia, con il vopromuovere un’azione di
stro patrimonio di conoscenze per
inclusione e non di «esclusione».
coniugare l’essere impresa e allo stesQuindi due rappresentanti della
so tempo non dimenticare che al cencooperativa sociale La Paranza,
tro di tutto c’è la persona.
diretta da padre Antonio
Tanto avete fatto, e ancora tanto
Loffredo, hanno illustrato il
c’è da fare! Andiamo avanti!
grande lavoro di riscatto dei
giovani del rione Sanità di
Il terzo incoraggiamento riguarda
Napoli. Poi, Paola Bernardi,
l’economia, il suo rapporto con la giustizia sociale, con la dignità e il valore
presidente della cooperativa
delle persone. È noto che un
certo liberismo crede che sia
necessario prima produrre
ricchezza, e non importa come, per poi promuovere
qualche politica redistributiva da parte dello Stato. Prima riempire il bicchiere e
poi dare agli altri. Altri
pensano che sia la stessa
impresa a dover elargire le
briciole della ricchezza accumulata, assolvendo così
alla propria cosiddetta «responsabilità sociale». Si corre il rischio di illudersi di
fare del bene mentre, purtroppo, si continua soltanto
a fare marketing, senza uscire dal circuito fatale dell’egoismo delle persone e
delle aziende che hanno al
centro il dio denaro.
Particolare dello «Statuto della Mercanzia»
Invece noi sappiamo che
(1472-1473, Siena, Archivio di Stato)
realizzando
una
qualità
nuova di economia, si crea
sociale Cassiopea di Cuneo, ha
la capacità di far crescere le persone
in tutte le loro potenzialità. Ad
parlato dell’inserimento nel
esempio: il socio della cooperativa
lavoro soprattutto di disabili e
non deve essere solo un fornitore,
immigrati. Infine Roberto
un lavoratore, un utente ben trattaMorgagni, presidente della
to, dev’essere sempre il protagonista,
cooperativa Lincoop di Bertinoro,
deve crescere, attraverso la cooperaha raccontato l’esperienza di un
tiva, crescere come persona, socialgruppo di lavoratori licenziati
mente e professionalmente, nella reche, da disoccupati, sono divenuti
sponsabilità, nel concretizzare la
imprenditori ripartendo dalle
speranza, nel fare insieme. Non dico
ceneri della loro azienda in crisi.
che non si debba crescere nel reddiPer rendere concreti i valori ideali
to, ma ciò non basta: occorre che l’imdella Confcooperative, tra i doni
presa gestita dalla cooperativa cresca
offerti a Francesco non sono
davvero in modo cooperativo, cioè coinmancati beni agroalimentari
volgendo tutti. Uno più uno tre!
destinati a case di accoglienza per
Questa è la logica.
i poveri. Simbolico anche il dono
del cosiddetto Vino della pace
“Cooperari”, nell’etimologia latina,
che la Cantina cooperativa di
significa operare insieme, cooperare,
Cormons regala a tutti i capi di
e quindi lavorare, aiutare, contribuiStato al momento della loro
re a raggiungere un fine. Non acconelezione, proprio come «segno di
tentatevi mai della parola “cooperativa”
pace e amicizia tra i popoli».
senza avere la consapevolezza della ve-
ra sostanza e dell’anima della cooperazione.
Il quarto suggerimento è questo: se
ci guardiamo attorno non accade
mai che l’economia si rinnovi in una
società che invecchia, invece di crescere. Il movimento cooperativo può
esercitare un ruolo importante per
sostenere, facilitare e anche incoraggiare
la vita delle famiglie. Realizzare la
conciliazione, o forse meglio l’armonizzazione tra lavoro e famiglia, è un
compito che avete già avviato e che
dovete realizzare sempre di più. Fare
questo significa anche aiutare le
donne a realizzarsi pienamente nella
propria vocazione e nel mettere a
frutto i propri talenti. Donne libere
di essere sempre più protagoniste,
sia nelle imprese sia nelle famiglie!
So bene che le cooperative propongono già tanti servizi e tante formule
organizzative, come quella mutualistica, che vanno incontro alle esigenze di tutti, dei bambini e degli anziani in particolare, dagli asili nido
fino all’assistenza domiciliare. Questo
è il nostro modo di gestire i beni comuni, quei beni che non devono essere solo
la proprietà di pochi e non devono perseguire scopi speculativi.
Il quinto incoraggiamento forse vi
sorprenderà! Per fare tutte queste cose ci vuole denaro! Le cooperative in
genere non sono state fondate da
grandi capitalisti, anzi si dice spesso
che esse siano strutturalmente sottocapitalizzate. Invece, il Papa vi dice:
dovete investire, e dovete investire bene!
In Italia certamente, ma non solo, è
difficile ottenere denaro pubblico
per colmare la scarsità delle risorse.
La soluzione che vi propongo è questa: mettete insieme con determinazione
i mezzi buoni per realizzare opere buone. Collaborate di più tra cooperative bancarie e imprese, organizzate le
risorse per far vivere con dignità e
serenità le famiglie; pagate giusti salari ai lavoratori, investendo soprattutto per le iniziative che siano veramente necessarie.
Non è facile parlare di denaro.
Diceva Basilio di Cesarea, Padre della Chiesa del IV secolo, ripreso poi
da san Francesco d’Assisi, che «il
denaro è lo sterco del diavolo». Lo
ripete ora anche il Papa: «il denaro è
lo sterco del diavolo»! Quando il denaro diventa un idolo, comanda le
scelte dell’uomo. E allora rovina
l’uomo e lo condanna. Lo rende un
servo. Il denaro a servizio della vita
può essere gestito nel modo giusto
dalla cooperativa, se però è una cooperativa autentica, vera, dove non comanda il capitale sugli uomini ma gli
uomini sul capitale.
Per questo vi dico che fate bene —
e vi dico anche di farlo sempre più
— a contrastare e combattere le false
cooperative, quelle che prostituiscono il proprio nome di cooperativa,
cioè di una realtà assai buona, per
ingannare la gente con scopi di lucro contrari a quelli della vera e autentica cooperazione. Fate bene, vi
dico, perché, nel campo in cui operate, assumere una facciata onorata e
perseguire invece finalità disonorevoli e immorali, spesso rivolte allo
sfruttamento del lavoro, oppure alle
manipolazioni di mercato, e persino
a scandalosi traffici di corruzione, è
una vergognosa e gravissima menzogna che non si può assolutamente
accettare. Lottate contro questo! Ma
come lottare? Con le parole, solo?
Con le idee? Lottate con la cooperazione giusta, quella vera, quella che
sempre vince.
L’economia cooperativa, se è autentica, se vuole svolgere una funzione sociale forte, se vuole essere protagonista del futuro di una nazione
e di ciascuna comunità locale, deve
perseguire finalità trasparenti e limpide. Deve promuovere l’economia
dell’onestà! Un’economia risanatrice
nel mare insidioso dell’economia
globale. Una vera economia promossa da persone che hanno nel cuore e
nella mente soltanto il bene comune.
Le cooperative hanno una tradizione internazionale forte. Anche in
questo siete stati dei veri pionieri! Le
vostre associazioni internazionali sono nate con grande anticipo su quelle che le altre imprese hanno creato
in tempi molto successivi. Ora c’è la
nuova grande globalizzazione, che
riduce alcuni squilibri ma ne crea
molti altri. Il movimento cooperativo, pertanto, non può rimanere
estraneo alla globalizzazione economica e sociale, i cui effetti arrivano
in ogni Paese, e persino dentro le
nostre case.
Ma le cooperative partecipano alla
globalizzazione come le altre imprese? Esiste un modo originale che permetta alle cooperative di affrontare
le nuove sfide del mercato globale?
Come possono le cooperative partecipare allo sviluppo della cooperazione salvaguardando i principi della
solidarietà e della giustizia? Lo dico
a voi per dirlo a tutte le cooperative
del mondo: le cooperative non possono
rimanere chiuse in casa, ma nemmeno
uscire di casa come se non fossero cooperative. È questo il duplice principio: non possono rimanere chiuse in
casa ma nemmeno uscire di casa come se non fossero cooperative. No,
non si può pensare una cooperativa
a doppia faccia. Occorre avere il coraggio e la fantasia di costruire la
strada giusta per integrare, nel mondo, lo sviluppo, la giustizia e la pace.
Infine, non lasciate che viva solo
nella memoria la collaborazione del
movimento cooperativo con le vostre
parrocchie e con le vostre diocesi. Le
forme della collaborazione devono
essere diverse, rispetto a quelle delle
origini, ma il cammino deve essere
sempre lo stesso! Dove ci sono le
vecchie e nuove periferie esistenziali,
dove ci sono persone svantaggiate,
dove ci sono persone sole e scartate,
dove ci sono persone non rispettate,
tendete loro la mano! Collaborate
tra di voi, nel rispetto dell’identità
vocazionale di ognuno, tenendovi
per mano!
So che da alcuni anni voi state
collaborando con altre associazioni
cooperativistiche — anche se non legate alla nostra storia e alle nostre
tradizioni — per creare un’Alleanza
delle cooperative e dei cooperatori
italiani. Per ora è un’Alleanza in divenire, ma voi confidate di giungere
ad una Associazione unica, ad
un’Alleanza sempre più vasta fra
cooperatori e cooperative. Il movimento cooperativo italiano ha una
grande tradizione, rispettata nel
mondo cooperativistico internazionale. La missione cooperativa in Italia è stata molto legata fin dalle origini alle identità, ai valori e alle forze sociali presenti nel Paese. Questa
identità, per favore, rispettatela! Tuttavia, spesso le scelte che distinguevano e dividevano sono state a lungo più forti delle scelte che, invece,
accomunavano e univano gli sforzi
di tutti. Ora voi pensate di poter
mettere al primo posto ciò che invece vi unisce. E proprio intorno a
quello che vi unisce, che è la parte
più autentica, più profonda e più vitale delle cooperative italiane, volete
costruire la vostra nuova forma associativa.
Fate bene a progettare così, e così
fate un passo avanti! Certo, vi sono
cooperative cattoliche e cooperative
non cattoliche. Ma la fede si salva
rimanendo chiusi in se stessi? Domando: la fede si salva rimanendo
chiusi in se stessi? Rimanendo solo
tra di noi? Vivete la vostra Alleanza
da cristiani, come risposta alla vostra
fede e alla vostra identità senza paura! Fede e identità sono la base. Andate avanti, dunque, e camminate
insieme con tutte le persone di buona volontà! E questa anche è una
chiamata cristiana, una chiamata cristiana a tutti. I valori cristiani non
sono soltanto per noi, sono per condividerli! E condividerli con gli altri,
con quelli che non pensano come
noi ma vogliono le stesse cose che
noi vogliamo. Andate avanti, coraggio! Siate creatori, “poeti”, avanti!