N. 131 dicembre 2014 - Associazione Generale Cooperative Italiane

Pubblicazione mensile
Poste Italiane SpA
Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003
(conv. in L. 27.02.2004 n. 46)
art. 1 comma 1 DCB - Roma
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ECO
Mensile di informazione dell’AGCI
Associazione Generale delle Cooperative Italiane
Dicembre 2014
www.agci.it
Capitale e Lavoro
nelle stesse mani
Giuseppe Mazzini
A.G.C.I.
ASSOCIAZIONE GENERALE
DELLE COOPERATIVE ITALIANE
L’AGCI, Associazione Generale delle Cooperative Italiane, nasce a Roma nell’ottobre 1952 ed
ottiene, ai sensi e per gli effetti del D.L.C.P.S. n.
1577 del 14/12/1947, ufficiale riconoscimento giuridico con Decreto del Ministro per il Lavoro e la Previdenza sociale del 14/12/1961, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale del 22 febbraio 1962, n. 48.
L’AGCI è frutto dell’iniziativa di un gruppo di
sodalizi di ispirazione repubblicana, liberale e
socialdemocratica, che si distacca dalla Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue, per dar vita, così
come era precedentemente avvenuto per i cooperatori cattolici, ad una nuova Centrale cooperativa.
A riprova degli ideali che sono alla base delle
sue origini, l’AGCI può vantare, quale suo primo
Presidente, una delle espressioni più alte dei valori
laici e libertari: Meuccio Ruini.
L’AGCI è, quindi, per storia, ma anche per consistenza, una delle tre maggiori Associazioni Nazionali di rappresentanza, assistenza, tutela e revisione del Movimento cooperativo: si tratta di un’Organizzazione senza fini di lucro, libera ed indipendente che, fedele agli ideali mazziniani ed in armonia con i valori fondanti individuati dall’International Co-operative Alliance (ICA), promuove la diffusione, il consolidamento, l’integrazione e lo sviluppo del Movimento stesso, nel rispetto dei princìpi
di democrazia e di mutualità, nonché nell’interesse
generale dell’economia del Paese.
★★★
LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA
L’AGCI ha la propria sede centrale in Roma ed
una organizzazione articolata, sull’intero territorio
nazionale, in 19 rappresentanze regionali, 8 provinciali, 5 interprovinciali ed in 35 delegazioni territoriali.
Vi sono, inoltre, 8 Associazioni settoriali di
categoria, di cui fanno parte tutti gli enti che, indipendentemente dall’area geografica di appartenenza, esercitano la medesima attività economica
o attività connesse ed affini:
AGCI Abitazione è l’organismo di settore al
quale aderiscono tutte le cooperative di abitazione
e/o loro Consorzi iscritti all’Associazione.
AGCI Agr.It.Al. opera su tutto il territorio
nazionale attraverso due Dipartimenti - specializzati nel comparto della pesca e dell’agricoltura – e
riunisce anche le cooperative aderenti attive nel
settore del consumo.
AGCI Credito e Finanza raggruppa Banca AGCI
S.p.A., le Banche di Credito Cooperativo, le Banche
Popolari, General Fond SpA, le cooperative ed i
Consorzi Garanzia fidi, G.F.C. – Gruppo Finanza
Cooperativa, Cifap ed altre imprese che esercitano
attività finanziaria, come le Società di Mutuo Soccorso.
AGCI Culturalia è l’organizzazione di rappresentanza delle cooperative aderenti all’Associazione operanti nei settori della cultura e dello spettacolo, del turismo e dei beni culturali ed ambientali, dello sport e del tempo libero.
AGCI Editoria è l’associazione nazionale delle
cooperative editoriali, giornalistiche e della comunicazione.
AGCI Produzione e Lavoro è l’organismo di settore che riunisce le cooperative dei settori manifatturiero, costruzioni (edilizia abitativa, industriale e stradale), impiantistica, opifici metalmeccanici e tutto
quanto sia riconducibile alla produzione di beni.
AGCI Servizi di Lavoro è l’associazione di settore cui fanno capo le cooperative di movimentazione merci, logistica e facchinaggio; autotrasporto di cose e persone, taxi ed autonoleggio; globalservice, manutenzione, pulizia, igiene e sanificazione; servizi socio-sanitari; servizi di consulenza e
progettazione per imprese; vigilanza e portierato;
turismo e ristorazione.
AGCI Solidarietà è l’associazione di settore che
si occupa della promozione, della rappresentanza e
dell’assistenza nei confronti delle cooperative
sociali aderenti.
Nel 2010, l’AGCI ha ottenuto l’iscrizione alla
prima classe dell’Albo nazionale degli enti di Servizio civile, con la conseguente abilitazione a presentare, in corrispondenza della pubblicazione degli
appositi bandi da parte dell’UNSC, progetti da realizzare presso le proprie sedi di attuazione accreditate, distribuite sull’intero territorio del Paese.
L’Associazione aderisce inoltre ad importanti
Organismi europei ed internazionali di rappresentanza della Cooperazione (Cecop, Cogeca, Cecodhas, Cicopa, Cooperatives Europe, ICA), nei quali
contribuisce, con propri esponenti, alla tutela ed
alla promozione delle società cooperative nei
diversi ambiti territoriali e settoriali, attraverso
programmi e progetti di sviluppo, iniziative di studio e di approfondimento, di assistenza e consultazione, di concorso all’elaborazione degli indirizzi
legislativi, economici e sociali che interessano il
Movimento cooperativo. In particolare, nel Board
dell’International Co-operative Alliance, è stato
eletto un dirigente AGCI, che vi rappresenta la
Cooperazione italiana.
Attualmente sono associate ad AGCI oltre
8.000 cooperative, con circa 470.000 soci, 105.000
occupati ed un fatturato pari a più di 8 miliardi di
euro.
★★★
COMPITI E FINALITÀ
Nell’ambito delle sue finalità generali e dei
suoi compiti istituzionali, l’Associazione – svincolata da condizionamenti partitici ed animata dall’intento di valorizzare il lavoro e l’impegno civile dei
cooperatori – si occupa, per conto delle cooperative aderenti, della gestione di attività di informazione, di consulenza sulle problematiche fiscali,
legislative e del lavoro, di tutela e di scambio, di
collegamento strategico tra le imprese, di servizio,
di coordinamento politico/organizzativo, di diffusione della coscienza e della conoscenza cooperativa, di formazione tecnica e professionale dei cooperatori: tutto ciò, anche attraverso la costruzione
di proficui rapporti con gli omologhi settori delle
altre Organizzazioni, con le rappresentanze sindacali, con le Istituzioni e con le strutture amministrative pubbliche.
L’AGCI è firmataria di 14 CCNL, di 1 Accordo
per la gestione dei servizi ai beni culturali e di 1
Protocollo sul facchinaggio.
L’Associazione segue costantemente gli sviluppi delle normative italiane, europee ed internazionali di interesse per le imprese in generale e per le
società cooperative in particolare; svolge un’azione
di informazione e di aggiornamento nei confronti
dei soci, prevalentemente tramite gli strumenti
della rassegna stampa quotidiana e delle circolari
elaborate dall’Ufficio studi/legislativo e relazioni
industriali; fornisce consulenze sulle problematiche
afferenti alla vita societaria degli iscritti; assume
funzioni di interlocuzione e stimolo nei confronti
delle competenti Autorità, specie con riferimento
alla Direzione generale per le Piccole e Medie
Imprese e gli Enti cooperativi presso il Ministero
dello Sviluppo Economico.
L’AGCI è inoltre competente ad espletare la
vigilanza sulle cooperative aderenti, finalizzata a
verificare, in particolare, attraverso la revisione,
annuale o biennale, il possesso dei requisiti mutualistici.
L’Associazione assiste altresì le proprie associate anche negli ambiti delle relazioni industriali,
della promozione di nuove cooperative, della tutela della privacy, della sicurezza sul lavoro e della
formazione.
L’AGCI è cofondatore e gestore di strumenti di
bilateralità attraverso i quali, nel rispetto delle
norme contrattuali stipulate con i rinnovi dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, eroga servizi
alle imprese aderenti ad essa ed ai richiamati enti
bilaterali.
Infine, l’Associazione fornisce alle imprese
iscritte servizi nell’ambito del credito, della formazione e della progettazione.
Nel 2011, l’AGCI ha dato vita, insieme a Confcooperative e Legacoop, all’Alleanza delle Cooperative Italiane, coordinamento stabile tra le tre
maggiori Organizzazioni cooperative del Paese.
★★★
STRUTTURE COLLEGATE
L’AGCI Nazionale dispone di specifiche strutture collegate, costituite al fine di fornire alle imprese associate un supporto qualificato e professionalmente valido negli ambiti di particolare rilevanza
per lo sviluppo di una sana ed efficiente imprenditorialità cooperativa. Tra queste ricordiamo:
BANCA AGCI S.p.A.
Autorizzata all’esercizio dell’attività creditizia
con provvedimento dell’Autorità di vigilanza del
28 marzo 2007, Banca AGCI SpA è un Istituto di credito che opera prevalentemente con le piccole e
medie imprese, quale strumento per il supporto, il
consolidamento e lo sviluppo delle cooperative
aderenti all’Associazione, nonché dei soci e dipendenti delle stesse.
CONSEF
Costituito nel 2009, il Consorzio Nazionale
Servizi Finanziari si propone di mettere in rete e far
funzionare in modo sinergico le strutture, operanti nel settore del credito, di cui AGCI dispone, al
fine di: offrire servizi finanziari efficienti, efficaci e
di qualità alle cooperative aderenti all’Associazione; indirizzare le stesse verso la capitalizzazione e
la costruzione di idonei strumenti di finanza di
sistema; consentire il superamento delle difficoltà
di accesso al mercato del credito, l’accelerazione
dei processi di concentrazione ed integrazione, il
rafforzamento delle capacità imprenditoriali e
manageriali.
GENERAL FOND S.p.A.
Costituita nel 1993, la società gestisce, senza
scopo di lucro, il Fondo mutualistico per la promozione e lo sviluppo della cooperazione, alimentato
dal 3% degli utili annuali di tutte le cooperative
aderenti all’Associazione e dai patrimoni residui di
quelle poste in liquidazione.
La Società opera nella promozione e nel finanziamento di nuove imprese ed iniziative di sviluppo
della cooperazione, con preferenza per i programmi diretti all’innovazione tecnologica, all’incremento dell’occupazione ed allo sviluppo del Mezzogiorno.
GFC – GRUPPO FINANZA COOPERATIVA
Costituito nel 2012 per l’erogazione del credito alle cooperative dell’AGCI, GFC opera a livello
nazionale e svolge attività finanziaria sia nei confronti della cooperazione, sia delle Piccole e Medie
Imprese (PMI).
CONSORZIO NAZIONALE
MEUCCIO RUINI
Costituito in forma di società cooperativa consortile nel 2009, quale Ente di emanazione dell’AGCI, doverosamente intitolato al primo Presidente
dell’Associazione, vero e proprio Padre della Patria,
il Consorzio Nazionale Meuccio Ruini per la formazione, i servizi al lavoro e l’innovazione tecnologica si propone, in via prioritaria, di: partecipare,
direttamente o attraverso le imprese associate, alle
opportunità di finanziamento, in tema di formazione, provenienti da risorse pubbliche regionali,
nazionali, comunitarie ed internazionali; promuovere forme innovative di progettazione della formazione e dei servizi al lavoro; favorire la crescita
qualitativa, professionale e delle competenze, per
l’adeguamento strutturale e la modernizzazione
del tessuto di imprese associate aderenti all’AGCI.
★★★
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Tel. 06/58327.1 Fax 06/58327.210
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Mensile di informazione dell’AGCI
Associazione Generale delle Cooperative Italiane
Dicembre 2014
Libera Cooperazione
Anno XVI - Nuova serie N. 132
Dicembre 2014
Editoriale
❖ Una pressione fiscale ormai oltre i limiti
della sostenibilità. Ma il vero problema è la carenza
di risorse per la crescita e lo sviluppo
di Rosario Altieri
Registrazione n. 227/1997
del 24.04.1997
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Quota abbonamento annuale
euro 10,00
Associazione
❖ Il controllo giudiziario sulle società cooperative
di Gian Luigi De Gregorio
❖ Cooperazione oltre confine:
AGCI riceve una delegazione giapponese
❖ Costituito a Roma il Coordinamento AGCI Giovani
Editore
Associazione Generale
Cooperative Italiane
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Direttore
Rosario Altieri
Direttore responsabile
Raffaella De Rosa
Concept grafico
Michele Spera
Collaboratori
Raffaella De Rosa, Filippo Turi
Hanno collaborato
a questo numero
Rosario Altieri, Gian Luigi De Gregorio,
Raffaella De Rosa, Antonella Greco,
Marco Lamoli, Silvia Rimondi
Segreteria di redazione
Stefano Pasqualini
Tel. 06.58327214
Stampa
I.F. Chitarrini Sas
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Redazione e Amministrazione
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Finito di stampare
Dicembre 2014
Attualità
In copertina:
Legge di stabilità
Occorre uno scatto di
orgoglio da parte di una
classe politica da troppo
tempo impegnata
in faccende che nulla hanno
a che vedere con una sana
e responsabile politica
economica e sociale
❖ Legalità: una macchia su Roma
di Rosario Altieri
❖ Stop alla responsabilità solidale fiscale negli appalti
di Silvia Rimondi
❖ Giovanni Spadolini: il ricordo
dell’Università Bocconi e della Fondazione Corriere
della Sera a vent’anni dalla scomparsa
di Raffaella De Rosa
❖ Giustizia e semplificazione amministrativa: il ruolo
chiave delle Camere di Commercio nella conciliazione
di Antonella Greco
Alleanza
❖ L’Italia riparta dall’agroalimentare
a cura di Raffaella De Rosa
❖ Liberare il potenziale dell’economia sociale
per la crescita in Europa
a cura di Silvia Rimondi
❖ Alleanza Cooperative Comunicazione:
appello al Senato
“Salviamo i giornali cooperativi e non profit”
Dalle Regioni
❖ Bitac 2014: un’edizione memorabile
di Marco Lamoli
Pari Opportunità
❖ Giornata contro la violenza sulle donne.
Il messaggio dell’Alleanza delle Cooperative
UNA PRESSIONE FISCALE
ORMAI OLTRE I LIMITI
DELLA SOSTENIBILITÀ
MA IL VERO PROBLEMA
È LA CARENZA DI RISORSE PER
LA CRESCITA E LO SVILUPPO
Rosario Altieri
i risiamo! Ancora una volta la prima impressione che ci lascia
la Legge di stabilità – per intenderci, quella che una volta si
chiamava Documento di Programmazione Economica e
Finanziaria (DPEF) o, più recentemente, Documento di Economia e Finanza (DEF) – è quella di trovarsi a vivere in uno
Stato che tende a barare sulle reali necessità che le condizioni economiche del Paese fanno emergere ed a fingere che le
misure più rigorose, e per questo più impopolari, possano
essere rinviate senza alcun effetto negativo ad un dopo costantemente
indefinito.
Infatti, tra gli annunci diffusi con tutti i mezzi disponibili, fra i quali
sempre maggiore spazio stanno guadagnando i cosiddetti “social”, ed i
contenuti dei documenti ufficiali approvati dal Governo si registrano differenze che sarebbe sbagliato considerare con sufficienza, anche perché un
rigore non finalizzato al contenimento dei costi e non reso consequenziale con tutte le altre scelte riguardanti la spesa pubblica rende vani i sacrifici chiesti ai cittadini e non consente alcun risanamento e, men che meno,
sviluppo.
Sarebbe opportuno che tutti ci rendessimo conto che continuare a chiudere il bilancio dello Stato in perdita, cioè continuare a far registrare ogni
anno un saldo negativo tra le entrate e le uscite, significa accumulare
nuovo deficit da aggiungere al debito già astronomico che, ormai, avanza
a velocità sostenuta verso il record del 140% del PIL.
Uno degli sport più praticati dai politici negli ultimi venti anni sembra
essere quello di misurarsi con gli avversari sulla reciproca capacità di
annunciare le misure più popolari e tali da attrarre i consensi degli elettori, ma che, se dovessero essere praticate, comporterebbero un ulteriore
aggravamento delle condizioni del Paese, seguito a ruota dall’attribuzione
ad una Europa truce ed arcigna delle cause di tutti i mali dell’Italia.
Ebbene, se la nostra economia, insieme a quelle di pochi altri Paesi
europei, è in recessione, mentre quelle di Germania, Inghilterra ed altri
fanno registrare segni positivi, ancorché meno consistenti di qualche anno
addietro, questo vorrà pur dire qualcosa sulle responsabilità che la classe
dirigente italiana ha avuto nel corso dei decenni trascorsi, nei quali l’attenzione è stata rivolta, appunto, più a raccogliere consensi che a governare
la Nazione.
Il problema, intanto, è che non ci possiamo più permettere di scegliere
se attuare una politica di crescita o una politica di rigore in quanto le condizioni della nostra economia non ci consentono alternative. La situazione
è tanto grave che reiterare ancora per poco sulla strada dell’incoscienza,
Editoriale
C
CI RISIAMO!
ANCORA UNA
VOLTA LA PRIMA
IMPRESSIONE CHE
CI LASCIA LA
LEGGE DI
STABILITÀ È
QUELLA DI
TROVARSI A
VIVERE IN UNO
STATO CHE TENDE
A BARARE SULLE
REALI NECESSITÀ
CHE LE
CONDIZIONI
ECONOMICHE DEL
PAESE FANNO
EMERGERE ED A
FINGERE CHE LE
MISURE PIÙ
RIGOROSE, E PER
AGCI / Dicembre 2014 / 4
SAREBBE
OPPORTUNO CHE
TUTTI CI
RENDESSIMO
CONTO CHE
CONTINUARE A
CHIUDERE IL
BILANCIO DELLO
STATO IN PERDITA
SIGNIFICA
ACCUMULARE
NUOVO DEFICIT
DA AGGIUNGERE
AL DEBITO GIÀ
ASTRONOMICO
CHE AVANZA A
VELOCITÀ
SOSTENUTA VERSO
IL RECORD DEL
140% DEL PIL.
TORNANDO ALLE
RIFLESSIONI CHE
HO FATTO
ALL’INIZIO DI
QUESTO MIO
RAGIONAMENTO,
BISOGNA
VERIFICARE GLI
EFFETTI CHE I
PROVVEDIMENTI
CONTENUTI NELLA
LEGGE DI
STABILITÀ
POTRANNO AVERE
SULL’ECONOMIA
ITALIANA E
SULL’ACCLARATA
RECESSIONE CHE,
ANCHE PER IL
2014, HA FATTO
AVVERTIRE LE SUE
CONSEGUENZE
NEFASTE
SULL’ITALIA E
SUGLI ITALIANI.
come da tempo l’Italia sta facendo, ci esporrebbe a conseguenze gravissime, forse irrimediabili.
Tutto ciò perché la crescita si costruisce con gli investimenti e gli investimenti sono possibili solo se si dispone di risorse da impiegare allo
scopo.
Sono, questi, concetti elementari che non richiedono patenti di economisti per essere compresi ed una classe dirigente degna di chiamarsi tale
non può pensare di operare fuori da queste regole.
Fatte queste premesse, passiamo ad approfondire le misure contenute
nella cosiddetta Legge di stabilità.
Partiamo dalle entrate: su di esse il Ministro dell’Economia ci rassicura circa le coperture, che comunque, a mio modesto avviso, sono alquanto aleatorie e, anche per ammissione dello stesso Ministro, rischiano di
provocare una impennata della fiscalità regionale.
Su tale materia numerose sono state le dichiarazioni di diversi “Governatori” che, lamentando la circostanza di non essere stati sentiti al momento di intervenire con misure che riguardavano direttamente le Regioni da
essi amministrate, non escludono recuperi finanziari attraverso l’inasprimento dei tributi territoriali.
Per il resto, l’augurio che mi sento di formulare è che le previsioni si
rivelino sufficientemente affidabili, anche se ci sono alcuni aspetti di
altrettanti capitoli che meriterebbero una più approfondita riflessione.
Mi riferisco alla spending review, per la quale l’obiettivo individuato
nella Legge di stabilità rischia di non essere raggiunto, nonostante gli sprechi ancora presenti nella Pubblica Amministrazione siano molto elevati e,
comunque, ben al di sopra dei 15 miliardi previsti.
Anche per la lotta all’evasione, il cui maggiore gettito viene valutato
dal Governo in 3,5 miliardi di euro, pur di fronte ad un fenomeno che presenta dimensioni vastissime e che potrebbe consentire risultati molto più
consistenti, il rischio che si corre è quello di attestarsi sotto il livello di
recupero programmato.
Non si comprende inoltre l’eccessiva cautela nell’approccio alla tassazione degli utili rivenienti dalle diverse forme di scommesse e/o lotterie,
che si attesta al momento su livelli di assoluta indecenza se si tiene conto
che su beni e servizi di primaria necessità gravano appesantimenti fiscali
molto più rilevanti di quelli previsti per i giochi, anche d’azzardo, che, tra
l’altro, sono delle vere e proprie piaghe sociali che interessano soprattutto
le fasce meno abbienti, attratte dalla speranza insana di far fronte ai propri bisogni tentando la fortuna.
Nel provvedimento governativo è possibile scorgere la sola previsione
di un miliardo di maggiori introiti dalle imposte sulle slot machine.
Per gli 11 miliardi che si stima di poter recuperare dalla possibilità di
aumentare dello 0,7% il deficit fino al limite massimo concesso dalla UE,
fissato al 2,9%, va ricordato che essi, ove mai risultasse vero il risultato
economico stimato dal Tesoro, non potrebbero essere considerati nuove ed
aggiuntive entrate, trattandosi di un ulteriore aggravio del debito pubblico
e dei costi del suo rifinanziamento e traducendosi, quindi, di fatto, in una
manovra che comporterà condizioni più pesanti da sostenere allorquando
saremo costretti a rientrare entro parametri di indebitamento meno preoccupanti.
Si tratta, in soldoni, di accumulare ulteriori debiti da scaricare sulle
future generazioni: un bell’esempio di solidarietà intergenerazionale!
Anche il gettito che si prevede di recuperare dalla tassazione delle rendite finanziarie dei fondi pensione merita una considerazione a sé: gli
appesantimenti da cui l’impianto previdenziale pubblico è interessato per
effetto dei minori introiti dovuti al ridimensionamento dei contributi che
AGCI / Dicembre 2014 / 5
Editoriale
QUESTO PIÙ
IMPOPOLARI,
POSSANO ESSERE
RINVIATE SENZA
ALCUN EFFETTO
NEGATIVO AD UN
DOPO
COSTANTEMENTE
INDEFINITO.
Editoriale
ORBENE, C’È UNA
SCUOLA DI
PENSIERO CHE DA
TEMPO TEORIZZA
CHE BASTEREBBE
METTERE A
DISPOSIZIONE DEI
CONSUMATORI
QUALCHE SOLDO
IN PIÙ PER FAR
RIPRENDERE A
VOLARE LA
NOSTRA
ECONOMIA.
È INDUBBIO CHE
UNA MAGGIORE
CIRCOLAZIONE DI
DENARO
PORTEREBBE AD
UNA MAGGIORE
VIVACITÀ DEI
MERCATI, I QUALI
POTREBBERO FAR
SEGNARE
QUALCHE PUNTO
POSITIVO, MA È
ALTRETTANTO
VERO CHE I MALI
DELL’ITALIA SONO
ALTRI E PIÙ
STRUTTURALI.
IL SISTEMA
IMPRENDITORIALE
ITALIANO SOFFRE
ORMAI DA
TROPPO TEMPO DI
UNA SCARSISSIMA
COMPETITIVITÀ
SUI MERCATI
INTERNAZIONALI E
SU QUELLO
NAZIONALE; UNA
RIPRESA INDOTTA
DEL MERCATO
DOMESTICO NON
GARANTIREBBE LE
CONDIZIONI PER
UN RILANCIO
DELLA
PRODUZIONE.
★★★
AL GOVERNO
ED ALLE FORZE
POLITICHE, DI
MAGGIORANZA E
vi affluiscono in ragione del calo dell’occupazione e della riduzione delle
retribuzioni, determineranno, nel tempo, insieme all’aumento dell’aspettativa di vita, prestazioni sempre meno adeguate per i lavoratori che matureranno la pensione, con la conseguenza che questi ultimi avranno sempre
più bisogno di trovare una adeguata compensazione con l’ausilio della
previdenza integrativa proprio nel momento in cui essa viene messa in
discussione attraverso un accanimento tributario come quello al quale stiamo assistendo con sempre maggiore frequenza e con altrettanta maggiore
incidenza.
Sarebbe auspicabile che l’attenzione del Governo e, in particolare, del
Ministero del Tesoro si rivolgesse a quelle attività della grande finanza
che, a fronte di una sempre più elevata redditività, potrebbero essere tassate in misura meno iniqua e risibile di quanto non venga fatto.
Passiamo alle uscite.
Sul bonus credo non rilevi la circostanza di trasformarlo in una detrazione: il giudizio positivo espresso in occasione della sua istituzione non
cambia solo per il fatto di una diversa sua definizione. Piuttosto, sarebbe
errato pensare che esso possa rappresentare di per sé un fattore di sviluppo in grado di muovere l’economia in misura rilevante; bisognerà prendere atto che il suo effetto rimarrà limitato, quasi impercettibile, come fino
ad ora avvenuto.
Altrettanta condivisione, almeno in via di principio, credo meriti il
sostegno introdotto per le famiglie con figli fino ai tre anni di età. Quello
che ci è sembrato da subito sbagliato, invece, è che tale misura sia stata
prevista per i redditi familiari fino a 90 mila euro annui lordi che, al netto
delle trattenute, si attestano tra i 55 mila ed i 65 mila euro a seconda che
si tratti di un unico reddito o di più redditi cumulati.
L’auspicio è che la modifica proposta in sede di esame del provvedimento alla Camera dei Deputati, che abbassa da novantamila a venticinque mila euro il reddito familiare massimo per avere diritto all’intervento,
venga mantenuta in fase di approvazione al Senato.
Di segno positivo, anche, gli interventi a favore della ricerca e dello
sviluppo, fatta salva la constatazione che gli importi stanziati (300 milioni) sono da considerarsi poco più che dimostrativi.
Di assoluto interesse e condivisione risulta l’abbattimento delle aliquote IRAP, per quanto riguarda la componente lavoro. Ci auguriamo solo,
come detto in precedenza, che tale riduzione non trovi, poi, un recupero
per le casse delle Regioni attraverso altri inasprimenti tributari.
Qualche riflessione seria e preoccupata meriterebbe poi la questione
della gestione degli ammortizzatori sociali e delle fonti alle quali il Governo intende attingere per reperire l’ingente quantità di risorse necessarie a
coprire il fabbisogno sempre più elevato e sempre più difficilmente soddisfatto.
Per l’ennesima volta, si mette mano ai fondi per la formazione continua, che credo rappresenti oggi l’unica, seppur timida, forma di politica
attiva del lavoro praticata nel nostro Paese.
Ciò determina la distrazione di fondi alimentati dalle imprese per assicurare l’adeguamento delle competenze e delle professionalità impegnate
nei processi produttivi per utilizzarle per uno scopo certamente nobile ma
che rappresenta l’esatto opposto di una politica attiva in grado di alimentare crescita, sviluppo e, in qualche misura, lavoro.
Potremmo, su molti altri interventi previsti dalla Legge di stabilità, evidenziare aspettative positive e dubbi circa la loro realizzabilità pervenendo, molto probabilmente, ad una valutazione in chiaroscuro dei provvedimenti del Governo ma non affronteremmo, e men che meno risolveremmo, il vero problema dell’economia del Paese rappresentato dalla carenza
AGCI / Dicembre 2014 / 6
OCCORRE UNO
SCATTO DI
ORGOGLIO ED UN
RECUPERO DI
REPUTAZIONE DA
PARTE DI UNA
CLASSE POLITICA
DA TROPPO
TEMPO
IMPEGNATA IN
FACCENDE CHE
NULLA HANNO A
CHE VEDERE CON
UNA SANA
E RESPONSABILE
POLITICA
ECONOMICA
E SOCIALE.
di risorse per la crescita e lo sviluppo pur in presenza di una pressione
fiscale ormai oltre i limiti della sostenibilità.
È solo il caso di ricordare che il Presidente del Consiglio dei Ministri,
negli ultimi tempi, ha definito con una espressione molto pesante e colorita il peso che il sistema fiscale italiano esercita sui cittadini, sulle famiglie e sulle imprese.
Ora, tornando alle riflessioni che ho fatto all’inizio di questo mio ragionamento, bisogna verificare gli effetti che i provvedimenti contenuti nella
Legge di stabilità potranno avere sull’economia italiana e sull’acclarata
recessione che, anche per il 2014, ha fatto avvertire le sue conseguenze
nefaste sull’Italia e sugli italiani.
Si tratta di verificare questi provvedimenti nella loro qualità e nella loro
quantità, nella loro applicabilità e nella loro efficacia.
Orbene, c’è una scuola di pensiero, con molti proseliti, che da tempo
teorizza che basterebbe mettere a disposizione dei consumatori qualche
soldo in più per far riprendere a volare la nostra economia.
A tale proposito, è indubbio che una maggiore circolazione di denaro
porterebbe ad una maggiore vivacità dei mercati, i quali potrebbero far
segnare qualche punto positivo nelle vendite e nelle più diverse transazioni, ma è altrettanto vero che i mali dell’Italia sono altri e più strutturali,
così come la contrazione dei mercati è solo una loro conseguenza e non
viceversa.
Il sistema imprenditoriale italiano, sia il settore produttivo sia quello
commerciale, soffre ormai da troppo tempo di una scarsissima competitività sui mercati internazionali e, quel che è peggio, anche su quello nazionale; una ripresa indotta del mercato domestico non garantirebbe, certo, le
condizioni per un rilancio della produzione da parte del nostro sistema
manifatturiero, anzi rischierebbe di rivelarsi una misura tale da alimentare, in maniera insensata, i sistemi produttivi delle economie concorrenti
con la nostra.
Al Governo ed alle forze politiche, di maggioranza e di opposizione, mi
sento di rivolgere una sola raccomandazione: non è più tempo di tatticismi
e di giochi di potere; l’Italia non può più permettersi di rimanere in balìa
di provvedimenti che non mettano al centro l’esigenza di portarla fuori
dalle secche della crisi e della recessione.
Occorre uno scatto di orgoglio ed un recupero di reputazione da parte
di una classe politica da troppo tempo impegnata in faccende che nulla
hanno a che vedere con una sana e responsabile politica economica e
sociale.
AGCI / Dicembre 2014 / 7
Editoriale
DI OPPOSIZIONE,
MI SENTO DI
RIVOLGERE UNA
RACCOMANDAZIONE: NON È PIÙ
TEMPO DI
TATTICISMI E DI
GIOCHI DI POTERE;
L’ITALIA NON PUÒ
PIÙ PERMETTERSI
DI RIMANERE IN
BALÌA DI
PROVVEDIMENTI
CHE NON
METTANO AL
CENTRO
L’ESIGENZA DI
PORTARLA FUORI
DALLE SECCHE
DELLA CRISI.
IL CONTROLLO
GIUDIZIARIO
SULLE SOCIETÀ
COOPERATIVE
tunità e sulla convenienza economica delle operazioni poste in
essere.
Laddove ne ravvisi l’opportunità, il giudice può ordinare l’ispezione della società cooperativa e
nei casi più gravi può emettere
un provvedimento2 che consiste
nella revoca3 dell’organo amministrativo o di controllo e nella
nomina
dell’amministratore
giudiziario. Diversamente, se
non sussistono le gravi irregolarità denunciate, il giudice non
emette alcun provvedimento.
Associazione
Gian Luigi De Gregorio
l controllo giudiziario
previsto dall’art. 2409
del c.c. è un controllo
esterno in quanto svolto
dall’autorità giudiziaria
in conseguenza della
denuncia da parte dei
soci1.
Presupposto per il
ricorso all’autorità giudiziaria è il
sospetto che gli amministratori, in
violazione dei loro doveri, abbiano compiuto gravi irregolarità
nella gestione tali da arrecare
I
danno alla società o a una o più
società controllate o collegate.
Il procedimento del controllo
giudiziario inizia con l’audizione
degli amministratori e dei sindaci
in camera di consiglio. Il giudice
compie esclusivamente un controllo di legittimità dell’operato
dei componenti dell’organo
amministrativo e di controllo,
verificando quindi la conformità
alla legge ed all’atto costitutivo,
non potendo compiere valutazioni
di merito sulle scelte, sull’oppor-
Possono considerarsi, a titolo
esemplificativo, gravissime irregolarità, tali da giustificare il
provvedimento del giudice le inadempienze attribuibili agli amministratori elencate nella Tabella
A).
Il giudice sceglie discrezionalmente a chi conferire l’incarico4
determinandone poteri e durata5.
L’amministratore giudiziario,
che deve essere indipendente dalla
società che andrà ad amministrare,
ha il compito di eliminare le irregolarità oggetto della denuncia e
Tabella A)
Gravissime irregolarità/Inadempienze
inattendibilità della contabilità
attività amministrativa
che non segue la volontà assembleare
mancata convocazione dell’assemblea
su richiesta dei soci
pagamenti effettuati
senza documenti giustificativi
mancata convocazione dell’assemblea
per l’approvazione del bilancio
vizi nella formazione
ed approvazione del bilancio
compimento di operazioni da parte degli amministratori
finalizzate al depauperamento del patrimonio sociale
AGCI / Dicembre 2014 / 8
spone l’inventario d’inizio procedura. Il suo operato è sottoposto al
controllo del giudice, rispetto al
quale riveste la qualità di ausiliario.
Naturalmente, il giudice nel
decreto di nomina definisce il
campo di azione dell’amministratore giudiziario potendogli riconoscere compiti maggiori rispetto a
quelli degli amministratori revocati e può, se lo ritiene opportuno,
attribuirgli anche i poteri assembleari. Nei limiti dei poteri conferitigli l’amministratore è parte nei
giudizi pendenti, in quanto decadono tutte le precedenti procure
rilasciate dagli amministratori
revocati.
L’amministrazione giudiziaria
limita di molto i poteri dell’assemblea dei soci6 non potendo essere
adottate delibere che contrastino
con i fini dell’amministrazione
giudiziaria; talvolta, l’assemblea
potrebbe essere estromessa dalla
facoltà di deliberare in materia di
approvazione del bilancio d’esercizio o sulla distribuzione degli
utili se essa viene attribuita
all’amministratore giudiziario.
Aspetto delicato nell’ambito
AGCI / Dicembre 2014 / 9
della procedura di amministrazione giudiziaria è l’azione di
responsabilità7 che l’amministratore giudiziario può intraprendere
nei confronti dell’organo amministrativo o di controllo cessati, considerando che tale azione non è
soggetta all’autorizzazione del
presidente del tribunale e non
necessita di una preventiva deliberazione dell’assemblea.
Con l’amministrazione giudiziaria si tende quindi a ripristinare
l’operatività della società attraverso l’ausilio di un professionista
che opera in stretta correlazione
con il giudice. Si tratta di un tentativo di rimettere in bonis la società affidandone la gestione a nuovi
amministratori e organi di controllo.
L’amministratore giudiziario
deve svolgere con diligenza il proprio ufficio ed è responsabile
civilmente per le omissioni, per il
compimento di atti dannosi e per
gli atti compiuti oltre i poteri conferitigli nel decreto di nomina.
Inoltre, in forza della norma generale per cui le disposizioni sanzionatorie degli amministratori si
estendono anche a coloro che per
conto dell’autorità giudiziaria
amministrano società, l’amministratore giudiziario può essere
chiamato a rispondere penalmente di alcuni reati dettati per gli
amministratori di società. Infine,
agli amministratori giudiziari si
applicano le norme relative agli
illeciti amministrativi quali l’impedito controllo, l’omessa esecuzione di denunce e l’omessa convocazione dell’assemblea, per cui
allo stesso si estende una vera e
propria responsabilità amministrativa.
La procedura di amministrazione giudiziaria ha un termine
fissato nel decreto di nomina,
anche se è pacificamente accettato
che la durata dell’incarico possa
essere prorogata dalla stessa autorità che ha disposto l’amministrazione giudiziaria, qualora l’amministratore giudiziario non sia riuscito a completare nel termine stabilito l’incarico affidatogli.
La procedura di amministrazione giudiziaria potrebbe chiudersi anticipatamente allorquando l’amministratore convochi l’as-
Associazione
ripristinare la corretta gestione
e, può esercitare, se del caso,
l’azione di responsabilità verso gli
amministratori.
L’amministratore giudiziario
assume la veste di pubblico ufficiale ed è di fatto un ausiliario del
giudice; egli può assumere natura
collegiale qualora situazioni particolarmente complesse richiedano
più professionalità a disposizione
della procedura ed in tal caso il
giudice nominerà un legale rappresentante.
La capacità di agire dell’amministratore giudiziario è correlata ai poteri riconosciutigli nel
decreto di nomina. Egli, generalmente, ha il compito di riportare
ordine nella gestione della società
e se il provvedimento di nomina
non dispone diversamente può
solo compiere atti di ordinaria
gestione secondo i doveri tipici
degli amministratori.
Per tutti gli atti di straordinaria amministrazione è necessaria l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria.
L’amministratore giudiziario,
una volta presi in consegna i beni
e i documenti della società predi-
Associazione
semblea perché questa deliberi la
liquidazione della società oppure
l’ammissione ad una procedura
concorsuale, ovvero vi sia una
manifesta impossibilità di funzionamento dell’assemblea chiamata
a deliberare la messa in liquidazione8.
Infine, cause di chiusura della
procedura potrebbero ritrovarsi in
errori di fatto che giustifichino la
revoca del decreto per atti e/o
documenti rinvenuti successivamente e non disponibili al
momento dell’emissione del provvedimento.
Prima della scadenza del proprio mandato l’amministratore
giudiziario deve redigere un rendiconto della propria gestione da
depositare presso la cancelleria
del Tribunale; quindi, deve convocare9 l’assemblea affinché alternativamente deliberi:
la nomina dei nuovi componenti dell’organo amministrativo
e, se esistente, dei nuovi componenti dell’organo di controllo,
considerata la non rieleggibilità
dei precedenti;
lo scioglimento anticipato
della società con la conseguente
messa in liquidazione;
l’ammissione ad una procedura
concorsuale qualora sussistano i
presupposti.
In conclusione, la procedura di
amministrazione giudiziaria, persegue il fine di evitare la chiusura
della società attraverso l’affidamento della gestione a nuovi
organi di amministrazione e di
controllo, assumendo una valenza
sempre più significativa nell’attuale panorama economico finanziario.
AGCI / Dicembre 2014 / 10
1 Art. 2545-quinquiesdecies c.1 c.c.: “I
fatti previsti dall’articolo 2409 c.c.
possono essere denunciati al tribunale
dai soci che siano titolari del decimo
del capitale sociale ovvero da un decimo del numero complessivo dei soci,
e, nelle società cooperative che hanno
più di tremila soci, da un ventesimo dei
soci”.
2 Circa l’immediata esecutività del
decreto di nomina dell’amministratore
giudiziario e di revoca degli amministratori e degli organi di controllo c’è
chi sostiene tale tesi in contrapposizione a chi la ammetterebbe solo allorquando espressamente dichiarata. Si
ritiene comunque potere richiedere la
sospensione dell’efficacia dell’esecutività in attesa della valutazione dell’appello o del reclamo.
3 È prassi consolidata che la revoca colpisce tutti gli amministratori e gli
eventuali sindaci in carico al momento
dell’adozione del provvedimento a
prescindere da qualsiasi valutazione
circa la responsabilità individuale
degli stessi. Inoltre, una volta cessata
l’amministrazione giudiziaria i revocati non potranno più riassumere il loro
precedente incarico.
4 Normalmente trattasi di professionista,
ma può trattarsi anche di soggetto non
iscritto ad alcun albo ed in tal caso la
scelta deve essere motivata (art. 1 co. 3
d.lgs CPS 153/46).
5 Art. 2409 com. 4 c.c.: “Se le violazio-
ni denunziate sussistono ovvero se gli
accertamenti e le attività compiute ai
sensi del terzo comma risultano insufficienti alla loro eliminazione, il tribunale può disporre gli opportuni provvedimenti provvisori e convocare l’assemblea per le conseguenti deliberazioni. Nei casi più gravi può revocare
gli amministratori ed eventualmente
anche i sindaci e nominare un amministratore giudiziario, determinandone i
poteri e la durata”.
6 Si ritengono incompatibili con l’amministrazione giudiziaria le delibere dell’assemblea di scioglimento della
società e di messa in liquidazione, di
nomina di nuovi amministratori in
sostituzione di quelli revocati, di trasferimento all’estero della sede.
7 Art. 2409 co. 5 c.c: L’amministratore
giudiziario può proporre l’azione di
responsabilità contro gli amministratori e i sindaci. Si applica l’ultimo
comma dell’articolo 2393.
Art 2393 c.c.: Azione sociale di
responsabilità
L’azione di responsabilità contro gli
amministratori è promossa in seguito a
deliberazione dell’assemblea, anche se
la società è in liquidazione.
La deliberazione concernente la
responsabilità degli amministratori
può essere presa in occasione della
discussione del bilancio, anche se non
è indicata nell’elenco delle materie da
trattare, quando si tratta di fatti di competenza dell’esercizio cui si riferisce il
bilancio. L’azione di responsabilità
può anche essere promossa a seguito di
AGCI / Dicembre 2014 / 11
deliberazione del collegio sindacale,
assunta con la maggioranza dei due
terzi dei suoi componenti.
L’azione può essere esercitata entro
cinque anni dalla cessazione dell’amministratore dalla carica.
La deliberazione dell’azione di responsabilità importa la revoca dall’ufficio
degli amministratori contro cui è proposta, purché sia presa con il voto
favorevole di almeno un quinto del
capitale sociale. In questo caso, l’assemblea provvede alla sostituzione
degli amministratori.
La società può rinunziare all’esercizio
dell’azione di responsabilità e può
transigere, purché la rinunzia e la transazione siano approvate con espressa
deliberazione dell’assemblea, e purché
non vi sia il voto contrario di una
minoranza di soci che rappresenti
almeno il quinto del capitale sociale o,
nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, almeno un
ventesimo del capitale sociale, ovvero
la misura prevista nello statuto per
l’esercizio dell’azione sociale di
responsabilità ai sensi dei commi
primo e secondo dell’articolo 2393bis.
8 La chiusura anticipata della procedura
di amministrazione giudiziaria va sempre condivisa con il giudice delegato
alla procedura stessa.
9 L’amministratore giudiziario che non
convoca l’assemblea per adottare una
delle deliberazioni indicate è punito
con la sanzione amministrativa pecuniaria da 1.032 e 6.197 euro.
Associazione
NOTE
LEGALITÀ
UNA MACCHIA
SU ROMA
Attualità
Rosario Altieri
a vicenda che è
esplosa nella Capitale, investendo uno
dei settori maggiormente delicati della
vita economica e
sociale di questo
nostro strapazzato
Paese, assume, con la
conoscenza di maggiori e più puntuali particolari, contorni sempre
più inquietanti e tali da suscitare
in tutte le persone perbene, che
fortunatamente sono ancora tante,
sentimenti profondi di disgusto e
di rabbia.
Pensare che risorse, sempre più
difficili da reperire e sempre meno
ingenti, le quali dovrebbero essere
impiegate con tanta più necessaria
parsimonia e senso di responsabilità proprio perché destinate a soddisfare i bisogni elementari delle
persone (immigrati, rom, anziani
bisognosi di accudimento, diversamente abili, tossicodipendenti
da sottrarre alla schiavitù della
droga e quant’altro, nella elencazione dei soggetti svantaggiati,
possiamo trovare o inserire), finiscano per rappresentare il bottino
di malavitosi penetrati nelle Istituzioni, nei partiti politici e, cosa
ancora più grave per quanto mi
riguarda, in quel microcosmo rappresentato dalla Cooperazione
sociale, impone una reazione
ferma, determinata e senza limiti
al fine di spazzare via, senza alcuna pietà, questi autentici delinquenti.
Mentre mi accingo a scrivere
queste mie riflessioni, ancora non
si conoscono tutti i risvolti di que-
L
sta vergognosa vicenda che, seppure si fermassero alle notizie fino
ad ora pubblicate, da soli basterebbero a scrivere una ulteriore
pagina oscura per l’Italia intera.
L’augurio che credo tutti i cittadini si facciano in questo
momento è che la Magistratura
continui il suo lavoro con serenità,
competenza e professionalità, pervenendo in tempi rapidi ad accertare le responsabilità ed a colpire
in modo esemplare tutti quelli che
si sono macchiati di un crimine
tanto ignobile.
Una delle questioni che, con
maggiore evidenza, si delineano
in un quadro di questo genere è
quella che scaturisce dalla circostanza di dovere, ancora una volta,
prendere atto dell’alto livello di
penetrazione che la criminalità
organizzata e/o comune è riuscita
a raggiungere nella politica e nelle
Istituzioni.
Da questa pervasione, come si è
potuto constatare, non sono alieni
nemmeno quei pezzi di sistema che
avrebbero bisogno di certezze, di
legalità e di trasparenza per affrontare con maggiore utilità e minori
preoccupazioni le numerose e difficili sfide che vengono imposte da
un mercato sempre più complicato
e sempre meno trasparente.
Ciò detto, però, avverto il
dovere di stigmatizzare una serie
di comportamenti, di scelte editoriali, di dichiarazioni di rappresentanti dei corpi intermedi del Paese
che, con consapevolezza o con
leggerezza, scaricano fango su
persone e/o su associazioni che
non sono certo responsabili di
AGCI / Dicembre 2014 / 12
quanto sta avvenendo e, forse, ne
sono inconsapevoli vittime.
Mi riferisco, in particolare, alla
campagna mediatica attraverso la
quale si rischia di colpire un
autentico galantuomo, Giuliano
Poletti, che, con la pubblicazione
di una foto che lo ritrae ad una
cena organizzata da una cooperativa che festeggiava un anniversario
dalla sua costituzione, si intenderebbe coinvolgere in una vicenda
dalla quale il suo rigore morale, la
sua specchiata onestà lo tengono
lontano anni luce.
Giuliano Poletti, allora presidente di Legacoop, aveva soltanto
aderito all’invito di essere presente ai festeggiamenti di una impresa cooperativa aderente.
Tra l’altro, se ognuno deve
guardarsi dal frequentare consessi
nei quali sono ospiti i vertici delle
Istituzioni nazionali e/o locali, è
proprio il caso di pensare che
viviamo in un Paese che non ha
alcuna possibilità di recuperare
non solo dignità e prestigio, ma un
minimo di accettabile convivenza
civile.
Altrettanta gravità si evidenzia
nelle dichiarazioni del Segretario
Generale della CGIL, Susanna
Camusso, laddove la stessa non
trova di meglio da dire che le
vicende di Roma dimostrano il
marcio presente nel sistema cooperativo.
Le sue dichiarazioni equivalgono a dire che quando un sindacalista a qualsiasi livello – e questi
casi, a ben guardare, si succedono
con frequenze significative –
indulge in comportamenti a dir
questa lunga, interminabile e profonda crisi, per contenere il calo
della produzione del Sistema Italia
ed evitare che i dati relativi alla
forza lavoro divenissero ancor più
drammatici di quanto già non
siano.
Non vorremmo mai che affermazioni come le Sue, Signora
Camusso, espresse forse anche in
un momento di sconcerto per ciò
che quotidianamente ci viene
riportato dalla stampa, possano
gettare fango sull’intero mondo
della Cooperazione.
Episodi come quelli di Roma,
o altri che potrebbero eventual-
COOPERAZIONE
OLTRE CONFINE:
AGCI RICEVE PRESSO
LA SEDE NAZIONALE
UNA DELEGAZIONE
GIAPPONESE
Il 2 dicembre 2014,
presso la Sala Rossini
della sede nazionale
dell’Associazione, si è tenuto
un incontro programmato
con una delegazione
del Mizuho Information
& Research Institute,
ente che si rapporta
direttamente con
il Governo giapponese
e sta attualmente svolgendo
una indagine sulla
Cooperazione, con
particolare riferimento
a quella sociale di tipo B
finalizzata all’inserimento
lavorativo delle persone
svantaggiate, nonché
sulla funzione e sulla
mission delle Associazioni
di rappresentanza del
Movimento cooperativo.
quanto fino ad ora fatto, il rispetto
e la considerazione che deve essere riconosciuta a chi rappresenta
interessi legittimi delle diverse
componenti della società civile,
tra cui noi annoveriamo il Sindacato che, in qualche caso, è stato
un baluardo per la Democrazia.
Non possiamo, però, non inserire tra questi baluardi la Cooperazione, quella sociale ma anche
quella che si esprime in tutti gli
altri settori di attività, che è non
soltanto la forma più avanzata di
democrazia economica, ma la
dimostrazione più evidente di
quanto possano convergere gli
interessi dell’imprenditore e quelli del lavoratore.
Non possiamo non ricordare il
contributo, in termini economici
ed occupazionali, che la Cooperazione ha assicurato, resistendo a
mente annidarsi in qualsiasi altro
territorio e settore, non sono l’immagine della Cooperazione. Essi
rappresentano soltanto una diffusa
illegalità che investe le Istituzioni,
le quali andrebbero viceversa protette da certi personaggi; le forze
politiche, che farebbero meglio ad
operare una pulizia al proprio
interno, non indulgendo in comportamenti
complessivamente
assolutivi; il sistema economico e
produttivo, che si vede permeato
da delinquenti dai quali è difficile
difendersi.
Da questa vicenda, non solo
Roma, ma l’Italia intera, esce colpita nelle qualità più importanti
per aspirare ad attrarre il rispetto e
la considerazione dei cittadini: la
trasparenza delle azioni e l’onestà
dei rappresentanti istituzionali, ad
ogni livello.
AGCI / Dicembre 2014 / 13
★★★
Alla riunione hanno
partecipato, per AGCI,
il dott. Carlo Scarzanella,
il dott. Filippo Turi,
la dott.ssa Silvia Rimondi e,
in rappresentanza di AGCI
Solidarietà, la dott.ssa
Giuseppina Colosimo,
la dott.ssa Enrica Battisti
ed il dott. Gianni Carissimi;
per il MHIR, sono
intervenuti, oltre
all’interprete, dott.ssa
Mayumi Sasao, Mr. Katsuhiko
Fujimori e Ms. Shiori Fukuda,
rispettivamente manager
e consulente dell’Istituto,
che hanno acquisito utili
informazioni sull’esperienza
della Cooperazione italiana,
individuata come una delle
più significative e meritevoli
di approfondimento.
Attualità
poco reprensibili e tali da interessare il diritto penale, ognuno di
noi si può sentire autorizzato a
sostenere che dette circostanze
dimostrano il marcio del sistema
sindacale.
No, Signora Camusso, non
siamo per nulla d’accordo, non
soltanto perché convinti garantisti,
ma soprattutto perché uno Stato di
diritto colpisce i veri responsabili
e non getta fango su tutti quanti si
trovassero per caso a frequentare
luoghi nei quali dovrebbe imperare legalità e trasparenza.
Noi siamo certi che i corpi
intermedi del Paese meritino, per
GIOVANNI SPADOLINI
UN GRANDE POLITICO
E INTELLETTUALE LAICO
Il ricordo dell’Università Bocconi
e della Fondazione Corriere della Sera
a vent’anni dalla scomparsa
Attualità
Raffaella De Rosa
l 4 agosto 1994 moriva
Giovanni Spadolini, politico, grande intellettuale
laico, scrittore, studioso
del Risorgimento e attento
osservatore dei rapporti
tra Stato e Chiesa. Docente universitario, Direttore
del Resto del Carlino e del Corriere della Sera era stato anche uomo
delle Istituzioni come Capo del
Governo e Ministro dei Beni Culturali, ministero da lui creato per
salvaguardare e valorizzare il
patrimonio artistico e culturale del
Paese.
A venti anni dalla scomparsa,
Spadolini è stato ricordato con
varie cerimonie. Accanto a quella,
del 4 agosto scorso, della Fondazione di Pian de’ Giullari sede
della Nuova Antologia che porta il
suo nome, il 17 novembre si è
tenuta una commemorazione
presso l’Aula magna dell’Università Bocconi di Milano. La
prestigiosa Università e la Fondazione Corriere della Sera,
anch’essa promotrice dell’evento,
in particolare, hanno ricordato la
figura del senatore Spadolini tra
storia, giornalismo, politica e università. Dopo i saluti di Andrea
Sirtori rettore dell’Università
Bocconi, Luigi Guatri vice presidente Università Bocconi e Piergaetano Marchetti presidente
della Fondazione Corriere della
Sera, vi sono stati gli interventi di
Angelo Varni docente di Storia
Contemporanea Università di
Bologna, Ferruccio de Bortoli
direttore del Corriere della Sera e
Mario Monti presidente Univer-
I
sità Bocconi. Tra gli ospiti presenti vi è stato anche il presidente
nazionale di AGCI Rosario Altieri.
Ai lavori è intervenuto, con un
collegamento dal Quirinale, anche
il Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano. Nel suo
intervento, il Presidente Napolitano, ha ricordato la figura di Spadolini sottolineando che “il senso
della Costituzione e delle istituzioni come perno attorno a cui far
ruotare ogni impegno pubblico e
ogni scelta politica ci univa” e
“per dare risposte lungimiranti ai
problemi della politica italiana
bisogna riflettere sull’attività di
uomini come lui”. “Nel biennio
1992-1993, una fase cruciale per
la storia della Repubblica, con lo
scandalo di Tangentopoli, eravamo - ha ricordato ancora - presidenti dei due rami del Parlamento.
Ci univano profondamente il
senso della Costituzione, delle
istituzioni e l’ammirazione per
l’Assemblea Costituente. L’azione
di entrambi era imperniata sull’
affermazione piena del controllo
di legalità, sulla difesa del Parlamento da una campagna condotta
da alcune forze politiche che
sostenevano che il Parlamento nel
suo complesso fosse corresponsabile e quindi delegittimato e potesse solo decidere sulle autorizzazioni a procedere: in un momento
in cui alcune forze sostenevano
fosse delegittimato, e su un programma di riforme da portare
avanti. La necessità di riforme per
modernizzare il Paese era stata
indicata da Scalfaro nel suo
AGCI / Dicembre 2014 / 14
discorso al Parlamento dopo l’elezione. Il capo dello Stato aveva
chiesto a me e a Spadolini di promuovere quella che poi sarebbe
divenuta la Commissione bilaterale”.
L’attuale presidente del Senato, Pietro Grasso, anch’egli presente alla commemorazione, ha
affermato che è necessario “continuare a ricordare” Giovanni Spadolini perché “ha dato tanto al
nostro Paese”. “Ha anticipato –
aggiunge – la necessità di riforme
e ha intravisto l’attualità della
situazione che ci troviamo ad
affrontare”.
STOP ALLA
RESPONSABILITÀ
SOLIDALE FISCALE
NEGLI APPALTI
Silvia Rimondi
l Decreto legislativo sulle
semplificazioni fiscali,
recentemente varato dal
Governo, ha recato con sé
importanti misure che prevedono lo snellimento di
alcuni
adempimenti
superflui, nonché di significativi appesantimenti burocratici, in capo alle persone fisiche ed
alle società.
In particolare, nell’ottica di eliminare vincoli eccessivamente
rigidi e per ciò stesso sensibilmente penalizzanti per le imprese,
sono stati soppressi i commi 28,
28-bis e 28-ter dell’articolo 35 del
D.L. n. 223/2006, convertito in
Legge n. 248/2006, con cui era
stata introdotta la responsabilità
solidale negli appalti di opere o di
servizi con riferimento al versamento delle ritenute fiscali sui
redditi di lavoro dipendente dovute all’Erario per le prestazioni
effettuate nell’ambito del rapporto
di subappalto e nei limiti dell’ammontare del relativo corrispettivo.
La determinazione di superare
la descritta disciplina è legata alla
constatazione delle lungaggini e
degli oneri amministrativi che ne
sono derivati a carico delle imprese, evidentemente non proporzionati rispetto all’esigenza di contrastare i diffusi fenomeni di frode
riconducibili alle pratiche, messe
in atto da parte di alcuni soggetti,
di compressione del costo del
lavoro mediante la sistematica
evasione fiscale e l’elusione delle
tutele previste per i lavoratori, con
tutto quel che ne consegue, tra
l’altro, in termini di distorsione
procedere alla verifica dei corretti
versamenti, evitando in tal modo
di rispondere solidalmente in caso
di omessi pagamenti.
Ad ogni modo, il sopra richiamato provvedimento, che interviene a seguito della cancellazione
della responsabilità solidale sul
versamento dell’IVA, già stabilita
dall’articolo 50 del cosiddetto
“Decreto del fare” (D.L. n.
69/2013), fa sì che committenti ed
appaltatori non siano più chiamati
a richiedere la certificazione di
regolarità dei versamenti delle
ritenute: dovrebbe derivarne una
velocizzazione dei pagamenti dei
Attualità
I
delle dinamiche di mercato.
È opportuno precisare che la
tanto attesa abrogazione della solidarietà tra appaltatore e subappaltatore, con cui si chiude il cerchio
delle revisioni apportate alle
disposizioni in materia, interessa
esclusivamente l’ambito fiscale,
mentre resta in vigore sotto il profilo sia retributivo sia contributivo.
Più nel dettaglio, il committente, per la durata di due anni dalla
cessazione del contratto di appalto, è obbligato in solido con l’appaltatore e con gli eventuali
subappaltatori, in ordine ai trattamenti retributivi (nei quali vanno
ricomprese le quote di TFR), ai
contributi previdenziali ed ai
premi assicurativi che risultano
dovuti con riferimento al periodo
di esecuzione del contratto. Ne
discende che i committenti e gli
appaltatori dovranno continuare a
richiedere, rispettivamente, ai propri appaltatori ovvero subappaltatori il DURC (Documento Unico
Regolarità Contributiva) per poter
AGCI / Dicembre 2014 / 15
corrispettivi dovuti alle imprese,
finora rallentati dall’obbligo di
preventiva acquisizione delle suddette attestazioni da parte di tutti
gli “anelli” della catena.
Da aggiungere, infine, che
viene anche meno la sanzione
amministrativa da 5.000 a 200.000
euro in capo al committente, nel
caso in cui questi provveda ad
effettuare il pagamento del corrispettivo all’appaltatore senza aver
ottenuto idonea documentazione
circa la correttezza del versamento delle ritenute sui redditi di lavoro dipendente dovute dall’appaltatore e dai subappaltatori.
A tutela delle azioni di recupero da parte dei creditori, l’abrogazione è, tuttavia, mitigata dalla
previsione secondo cui, ai soli fini
della liquidazione, dell’accertamento, del contenzioso e della
riscossione dei tributi e dei contributi, l’estinzione della società ex
articolo 2495 c.c. ha effetto decorsi cinque anni dalla richiesta di
cancellazione della stessa dal
Registro delle Imprese.
L’ITALIA RIPARTA
DALL’AGROALIMENTARE
La scommessa di Agrinsieme presentata
nella Prima conferenza, in un confronto
con i Ministri Poletti, Martina, Galletti,
Lorenzin e il vice Ministro Calenda
Alleanza
A cura di Raffaella De Rosa
erve un vero e proprio
cambio di rotta per la
sostenibilità e la continuità dell’agroalimentare italiano, per ridare
competitività al comparto e al sistema
Paese. E per fare questo le parole non bastano, servono
gli impegni seguiti dai fatti. Liberarsi in primo luogo dai “falsi
miti” che connotano una immagine del comparto agricolo, oscurando altri pezzi di verità che si
preferisce non mettere in luce. E
poi superare oneri e costi della
burocrazia, eliminare le strutture
intermedie, aumentare la dimensione economica delle imprese,
creare una agenzia per l’internazionalizzazione dell’agroalimentare. Misure che hanno tutte un
unico comune denominatore: liberare risorse utili per dare linfa alle
imprese attraverso investimenti
finalizzati alla crescita e allo sviluppo del comparto. È questa la
strada che le Organizzazioni riunite in Agrinsieme (il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alle-
S
anza delle cooperative agroalimentari) hanno illustrato il 18
novembre scorso all’Auditorium
della Conciliazione di Roma, nel
corso di un confronto con cinque
esponenti del Governo: il Ministro delle Politiche del Lavoro
Giuliano Poletti, delle Politiche
Agricole Maurizio Martina, della
Salute Beatrice Lorenzin, dell’Ambiente Gianluca Galletti e
con il vice Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.
Un nuovo modello di agroalimentare
“Siamo fermamente convinti ha dichiarato il coordinatore di
Agrinsieme Mario Guidi - che è
proprio facendo leva sui suoi veri
punti di forza che l’agroalimentare, in questa fase delicata, può
essere determinante per l’economia italiana. C’è un enorme
potenziale di crescita sui mercati
internazionali, ma la forza del
brand del made in Italy non è
oggi supportata da una produzione
e distribuzione altrettanto solide”.
Come è stato messo in luce nel
AGCI / Dicembre 2014 / 16
Rapporto “Operazione verità”
di Agrinsieme-Nomisma presentato alla conferenza, nonostante le
esportazioni agroalimentari italiane abbiano registrato una crescita
negli ultimi 10 anni, la quota di
mercato detenuta dall’Italia a
livello mondiale è diminuita dal
3,3% al 2,6%. E se gli scambi
commerciali a livello internazionale dei prodotti agroalimentari
sono triplicati, Paesi come Cina e
Brasile sono cresciuti a ritmi
molto più veloci del nostro. Per
fortuna la domanda alimentare
all’estero è in continua crescita.
Se da un lato ci sono buone potenzialità di sviluppo tutte da cogliere, dall’altro le inefficienze di
sistema sono altrettanto numerose
e radicate. Ecco perché se davvero
si vuole posizionare l’agroalimentare al centro del sistema economico e sociale, non è sufficiente
dare attuazione soltanto ad interventi specifici del settore. È
necessario che vengano realizzati
interventi, radicali e coraggiosi,
nell’ambito del settore pubblico.
Altrettanto necessari appaiono poi
gli interventi sul mercato del
lavoro, cominciando dallo snellimento degli adempimenti amministrativi per la gestione dei rapporti di lavoro stagionali e di
breve durata. Infine, c’è la strada
maestra delle aggregazioni, che
è uno dei pilastri su cui fonda il
cambio di rotta tracciato da Agrinsieme. Le imprese che operano nel
comparto alimentare sono troppo
piccole e il tessuto produttivo dell’agroalimentare italiano è troppo
frammentato: è per questo che
Agrinsieme punta su un’agricoltura che opera in logiche di aggregazione e di filiera, sia consolidate
sia nuove. Alcuni recenti dati elaborati dalla Commissione europea hanno dimostrato che nei
Paesi in cui è maggiore la quota
di mercato detenuta dalle cooperative agroalimentari, maggiore
è anche il livello dei redditi degli
agricoltori. In questo contesto, in
Italia la cooperazione agroalimentare italiana svolge un ruolo
di primissimo piano con quasi
6.000 realtà, 35 miliardi di euro di
fatturato e quasi 100.000 occupati,
veicolando circa il 38% della produzione agricola nazionale.
Il tema del Lavoro
nell’agricoltura e nell’agroalimentare
Riforma del lavoro (jobs act), controlli e semplificazione
Riguardo all’obiettivo del Governo di addivenire in tempi rapidi ad una riforma del lavoro, Buonfiglio ha ricordato al Ministro Poletti come il settore si caratterizzi per una storica flessibilità che però, è importante sottolineare, non si è mai tradotta in precarietà come dimostrano i tanti casi di lavoratori stagionali che sono riusciti a maturare i requisiti di pensionamento. È
dunque indispensabile mantenere tale specificità, così come è utile approfondire e migliorare anche il sistema dei voucher che
potrebbe dare il suo contributo nelle operazioni soprattutto di raccolta.
È stringente la necessità di un nuovo sistema di controlli più efficace che non si concentri sui soliti “noti” ma che colpisca
effettivamente i trasgressori e che sia più razionale evitando sovrapposizioni di controlli. A tal fine potrebbe rivelarsi utile l’istituzione dell’agenzia unica per i controlli (già prevista nel jobs act). Questa misura andrebbe poi completata con la previsione
di un istituto risolutivo delle controversie come avviene in ambito fiscale. Perché non dare la possibilità al trasgressore di poter
definire le sanzioni contestate attraverso un accordo con le amministrazioni competenti (il cosiddetto accertamento con adesione)? Il comparto ha una necessità smodata di semplificazione e sburocratizzazione, sia per quanto riguarda gli adempimenti
amministrativi nella gestione dei rapporti di lavoro, sia per gli adempimenti in tema di sicurezza. Sono tante le norme che andrebbero semplificate, dal patentino agricolo fino alla procedura di convalida delle dimissioni del lavoratore.
Ammortizzatori sociali
L’attuale sistema di disoccupazione agricola va mantenuto poiché ritagliato sulle esigenze di stagionalità e garantisce
all’impresa agricola di poter disporre di manodopera esperta che, senza adeguato ammortizzatore sociale, potrebbe emigrare verso
altri settori. Sempre relativamente a questo, si auspica la possibilità di poter usufruire della cassa integrazione salari per gli operai agricoli anche nei casi di crisi settoriali visto che la gestione inps è in attivo. Un tema che andrebbe sicuramente affrontato è
quello del superamento dell’attuale meccanismo che regola la disoccupazione. Per garantire una maggiore stabilità dell’occupazione agricola senza stravolgere l’attuale sistema di disoccupazione si potrebbe certamente aumentare la soglia delle 182
giornate di lavoro, prevedendo incentivi sia per il lavoratore che per il datore di lavoro. Questa misura potrebbe anche ridurre i fenomeni di cosiddetto lavoro “grigio”, cioè in cui il lavoratore presta più giornate di quelle denunciate. Non sarebbe
affatto sbagliato da parte del Governo prendere in esame tale proposta.
Costo del lavoro
Il costo del lavoro è stato il tema principe del confronto con il ministro Poletti. L’elevata pressione fiscale e contributiva che
grava sul lavoro dipendente rappresenta una delle principali criticità del sistema produttivo del nostro Paese. Questa crea gravi
difficoltà alle aziende quando sono chiamate a competere, ormai sempre più spesso, a livello internazionale. Non è un mistero
infatti che il costo degli oneri sociali in Italia è particolarmente sostenuto ed è tra i più elevati in assoluto dell’Unione europea.
Gli interventi in tema di cuneo fiscale che si sono succeduti negli ultimi anni hanno avuto una marginale applicazione in agricoltura in quanto previsti per lavoratori assunti a tempo indeterminato. Il settore attende l’applicazione quanto prima della disposizione introdotta dal decreto campolibero in merito alla estensione ai lavoratori stagionali delle deduzioni Irap previste
per i lavoratori a tempo indeterminato. Occorre far pressione sulle autorità europee affinché ne autorizzino l’applicazione e
questo viene richiesto con forza. Infine sarebbe importante chiarire che le agevolazioni previste nella stabilità per le assunzioni a tempo indeterminato siano applicabili al settore della cooperazione agroalimentare, in caso contrario si verrebbe a
configurare una disparità di trattamento nei confronti dei competitor industriali.
AGCI / Dicembre 2014 / 17
Alleanza
Nel corso dell’Assemblea, il Presidente di AGCI Agrital Giampaolo Buonfiglio ha rivolto direttamente al Ministro Poletti gli interrogativi del settore legati al mondo del lavoro.
Buonfiglio, nello specifico, dopo aver rimarcato che il settore agroalimentare si caratterizza positivamente per una sostanziale tenuta dell’occupazione e per il buono stato delle relazioni sindacali, si è concentrato su alcuni punti fondamentali. Vediamoli.
UNLOCKING THE
POTENTIAL OF THE
SOCIAL ECONOMY
FOR EU GROWTH
Liberare il potenziale dell’economia
sociale per la crescita in Europa
Alleanza
A cura di Silvia Rimondi
Roma, il 17 e 18
novembre 2014,
presso l’Auditorium del Massimo, più di 170
relatori
provenienti da 25 Paesi
hanno discusso sul ruolo della
Social economy in occasione
della Conferenza promossa dal
Ministero del Lavoro nell’ambito della Presidenza Italiana del
Consiglio dell’Unione Europea.
“Liberare il potenziale dell’economia sociale per la crescita in Europa”: questo lo slogan della manifestazione ed il
tema di cui si è dibattuto nelle
sessioni plenarie e nei dieci
gruppi di lavoro tematici che
hanno approfondito aspetti specifici quali le politiche di supporto a livello nazionale e
comunitario, il rapporto con il
settore pubblico e gli strumenti
finanziari possibili.
Nella prima giornata, il Sottosegretario al Lavoro e alle
Politiche Sociali, Luigi Bobba,
ha evidenziato l’attenzione dell’attuale Governo italiano nei
confronti del mondo del non
profit, nella convinzione che si
tratti di un settore strategico,
peraltro oggetto di un’ampia
riforma ora in discussione alla
Camera. Ha quindi ricordato i
dati Istat sull’economia sociale
– un universo che, nel nostro
Paese, conta più di 350.000
A
organizzazioni, per un totale di
oltre 2.200.000 lavoratori e
circa 4.700.000 volontari – sottolineando come tra il 2001 ed
il 2011 essa abbia fatto registrare un trend assolutamente positivo con un +27% di occupati
totali. Ha infine affermato che i
servizi offerti dal welfare pubblico non sono più in grado di
rispondere adeguatamente, né
per quantità né per qualità, ai
bisogni dei cittadini, di cui si
fanno carico, sempre più spesso
e con performance apprezzabili, soprattutto se si considerano
le esigue risorse a disposizione,
proprio le realtà operanti nel
cosiddetto “terzo settore”.
A seguire, il noto economista Jean Paul Fitoussi, nella
sua lectio magistralis dal titolo
“The social economy goes global”, ha precisato che, per definizione, l’economia è sociale e
quando essa, in determinati
periodi storici, diventa insostenibile è proprio perché soffre di
uno scollamento rispetto alla
società. Ha quindi rilevato che
la globalizzazione ha comportato una diffusa insicurezza
socio-economica, che occorre
contrastare, da un lato, attraverso azioni di protezione dirette
ai lavoratori e, dall’altro, tramite l’attivazione, a livello nazionale, di tutti gli strumenti di
politica economica atti a scongiurare le crisi: in questo qua-
AGCI / Dicembre 2014 / 18
dro, assoluta importanza ricoprono gli investimenti sul capitale sociale, ovvero umano ed
ambientale.
Le conclusioni dei lavori
sono sintetizzate nel documento
finale “La strategia di Roma”,
che riportiamo integralmente
nelle pagine che seguono. Alla
due giorni ha partecipato la
coordinatrice del settore AGCI
Solidarietà, Giuseppina Colosimo, la quale è intervenuta al
working group dedicato al tema
“Economia sociale ed occupazione”, esponendo le riflessioni
di seguito riportate.
★★★
Nel nostro Paese, l’esclusione
prolungata e in taluni casi permanente dal mondo del lavoro, continua ad essere un fenomeno rilevante, che colpisce in particolar
modo alcune fasce di popolazione.
L’esclusione dal mercato del
lavoro porta con sé fenomeni
sociali preoccupanti, quali la persistenza di ampie fasce di povertà e
la riduzione del potere di acquisto
delle famiglie; altri effetti riguardano problemi sociali, familiari e
di salute connessi a tale esclusione. L’inserimento lavorativo di
soggetti svantaggiati è, in un certo
senso, un “bene comune” che produce “esternalità positive” a favore delle comunità locali in termini
di aumento della sicurezza e della
coesione sociale, di qualità della
vita e, non da ultimo, di risparmio
di risorse pubbliche investite in
servizi di cura e di contenimento
che ne fanno uno dei migliori
esempi di politiche attive del lavoro e di “welfare dello sviluppo”;
va infatti evidenziata l’ampiezza e
la dinamicità delle azioni della
cooperazione sociale a sostegno
dell’inserimento al lavoro. La
cooperazione sociale è stata in
questi anni in grado di inserire
entro un ciclo produttivo competitivo i lavoratori svantaggiati (oltre
35 mila) che le altre imprese non
riescono ad integrare, si è dimostrata attenta a fasce marginali del
mercato del lavoro quali giovani,
donne con carichi familiari e lavoratori anziani, ha operato con successo il collocamento di lavoratori
re. Le categorie di svantaggio riconosciute dalla legge 381 del 1991
rappresentano solo una quota dei
cittadini a rischio di esclusione dal
mercato del lavoro che trovano
opportunità di impiego nelle cooperative sociali. Molti altri lavoratori delle cooperative sociali sono
caratterizzati da bassa qualificazione, età avanzata, presenza di
carichi familiari difficilmente conciliabili con il lavoro, situazioni
problematiche personali e familiari che ne determinano la presa in
carico da parte dei servizi sociali,
provenienza da Paesi esterni alla
Comunità Europea etc.
Lavoratori quindi che, senza
questa opportunità, rischierebbero
un’esclusione permanente dal
mercato del lavoro. Le cooperative
sociali hanno conseguito questi
risultati grazie all’adozione di
soluzioni organizzative che hanno
permesso l’abbassamento della
soglia di ingresso nel mercato del
lavoro, tale da consentire l’acces-
AGCI / Dicembre 2014 / 19
so al processo produttivo – reale,
non simulato – anche a persone
che normalmente ne sono escluse;
l’inclusione nella produzione,
all’interno di un contesto che prevede specifiche azioni volte a favorire la crescita e la professionalizzazione delle persone inserite, ha
rappresentato un’innovazione
sociale in grado di assicurare
contemporaneamente reddito,
autonomia, aumento delle capacità, integrazione sociale.
Oggi bisogna essere in grado di
svilupparsi in un contesto sempre
più competitivo. La strategia di
crescita va impostata tenendo
conto della necessità di mettere in
campo professionalità, reputazione, investimenti; e questo richiede
alle cooperative di ragionare su
consolidamento, inserimento in
reti consortili, talvolta fusioni con
altre cooperative. Insomma, strategie finalizzate al rafforzamento
imprenditoriale. Le cooperative
sociali di inserimento lavorativo
hanno dato prova di competere ad
armi pari con le altre imprese. La
quota di commesse di lavoro derivanti da affidamento diretto da
parte delle pubbliche amministrazioni è limitata, mentre la maggioranza del valore della produzione
deriva da commesse conseguite sul
mercato in concorrenza con altri
soggetti, cooperativi e non.
In questi anni è emerso come,
accanto alla presenza significativa in alcuni mercati a rischio di
saturazione e ad elevata concorrenzialità “al ribasso” (pulizie,
manutenzione del verde, ecc.), le
cooperative sociali si siano affermate con successo in un ampio
ventaglio di attività – ad esempio
attività informatiche e di elaborazione dati, impiantistica, turismo,
agricoltura biologica, produzione
di impianti per energie rinnovabili, attività artigianali e industriali, attività editoriali - alcune delle
quali caratterizzate da una significativa propensione all’innovazione di prodotto e ad attrarre
tecnologie e professionalità elevate, riuscendo tra l’altro a individuare soluzioni organizzative
per includere in tali processi produttivi le persone in condizione di
svantaggio.
(Continua)
Alleanza
deboli presso imprese ordinarie, si
è affermata come protagonista
dello sviluppo locale. Emerge con
chiarezza che la cooperazione
sociale per l’inserimento lavorativo non si riduca alla cooperazione
sociale di inserimento lavorativo:
a partire dall’esperienza sempre
rilevantissima delle cooperative
sociali di tipo B, la cooperazione
sociale ha infatti, nel corso degli
anni, costruito una molteplicità di
strumenti per rispondere ad un
insieme articolato di esigenze.
La cooperazione sociale è in
grado di offrire un contributo
importante per superare l’esclusione dal mercato del lavoro: sta
sul mercato valorizzando i lavoratori che altre imprese non riescono ad inserire nel ciclo produttivo,
rende persone escluse dal mercato
del lavoro inseribili in contesti
ordinari, porta esempi di successo
come soggetto promotore di iniziative di sviluppo locale.
La cooperazione sociale dimostra come sia possibile fare impresa, vera impresa, competendo sul
mercato, investendo, crescendo e
incrementando l’occupazione, con
il coinvolgimento nel processo
produttivo di lavoratori che le altre
imprese tendono ad escludere.
Da oltre quarant’anni il nostro
Paese si è dotato di misure tese a
favorire l’occupazione di persone
che rischiano di rimanere escluse
dal mercato del lavoro. Le normative che tutelano il diritto al lavoro delle persone con disabilità
rappresentano un concreto esempio di tutela del diritto al lavoro
riconosciuto dalla Costituzione e
hanno precorso una concezione
culturale importante, in cui la cooperazione sociale si riconosce,
tesa a responsabilizzare le imprese
e la società circa l’integrazione
sociale e lavorativa di tutti i suoi
membri.
L’esperienza delle cooperative
di tipo B è da oltre trent’anni al
centro dell’attenzione nel nostro
Paese e nel contesto europeo.
Oltre 35 mila persone svantaggiate oggi hanno occupazione,
reddito e piena partecipazione
alla cittadinanza grazie alle cooperative sociali: persone con disabilità, con problematiche di salute
mentale, persone che escono da
percorsi di dipendenza o dal carce-
Alleanza
LA STRATEGIA DI ROMA
IL DOCUMENTO
CONCLUSIVO
DELLA CONFERENZA
SULL’ECONOMIA SOCIALE
n occasione della Presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea,
il Governo italiano ha
colto l’opportunità di promuovere un dialogo tra le
organizzazioni dell’economia sociale, i governi
nazionali e locali e le istituzioni
europee - un dialogo che negli anni
recenti ha visto una pluralità di
attori lavorare per definire e promuovere il ruolo dell’Economia
Sociale per la crescita europea.
La Conferenza “Liberare il
potenziale dell’Economia Sociale
per la crescita europea”, svoltasi a
Roma il 17-18 novembre 2014 ha
colto l’occasione fornita dall’avvio del nuovo mandato della Commissione europea e del Parlamento europeo, al fine di individuare
le aree di intervento ritenute
necessarie dai vari attori che
hanno lavorato per promuovere la
diffusione e il rafforzamento dell’Economia Sociale come motore
fondamentale dello sviluppo economico e sociale in Europa. Questo è stato fatto sulla base dell’impulso della Conferenza di Strasburgo, tenutasi nel mese di gennaio 2014, sulla base dell’Iniziativa sull’Impresa Sociale, lanciata
dalla Commissione europea nel
2011, della Risoluzione del Parlamento europeo sull’Economia
Sociale del 2009 e del lavoro dell’Intergruppo del Parlamento
europeo sull’ Economia Sociale,
del lavoro complessivo svolto dal
CESE nel corso degli ultimi 10
anni, e sulla base delle attività dei
gruppi di lavoro, come il GECES
I
e la Task Force G7 sugli investimenti ad impatto sociale. Ciò è
stato reso possibile, naturalmente,
anche dagli sforzi insostituibili
degli attori stessi dell’Economia
Sociale, delle loro organizzazioni
di rappresentanza, dei centri di
ricerca e delle reti che studiano
questo specifico settore della vita
socio-economica.
La Conferenza è stata preceduta da una consultazione pubblica,
che ha raccolto i contributi provenienti da una vasta platea di Organizzazioni europee, e sono stati
organizzati dieci gruppi di lavoro
su temi specifici, ai quali hanno
partecipato 600 persone provenienti da tutta l’Europa, tra rappresentati delle organizzazioni
dell’Economia Sociale, esponenti
politici ed esperti.
Attraverso questo approccio
dal basso, la Conferenza di Roma
non ha solo riassunto i risultati
ottenuti fino ad oggi, ma ha anche
guardato alle sfide future che i
vari decisori e gli attori responsabili della gestione e della promozione dell’Economia Sociale sono
chiamati ad affrontare individualmente o, più spesso, collettivamente.
La discussione che ha avuto
luogo durante la Conferenza di
Roma ha sottolineato, in particolare, in quale misura l’Economia
Sociale, pur essendo composta da
una pluralità di forme organizzative, ciascuna con la propria storia
e le proprie specificità, in base ai
contesti nazionali e storici diversi,
è un’area con caratteristiche
comuni, unita dagli obiettivi per-
AGCI / Dicembre 2014 / 20
seguiti. In effetti, il termine “Economia Sociale” si riferisce a un
universo di organizzazioni basato
sul primato delle persone rispetto
al capitale. Il loro obiettivo è di
fornire beni, servizi o posti di
lavoro ai loro membri o alla
comunità in generale con una prospettiva a lungo termine, con la
partecipazione dei soci-stakeholders nella governance dell’organizzazione e attraverso il reinvestimento degli utili nella loro missione.
L’universo
dell’Economia
Sociale comprende forme organizzative come le cooperative,
mutue, fondazioni e associazioni,
come pure forme più nuove come
le imprese sociali, nelle diverse
accezioni
che questo termine
assume nei diversi contesti culturali e geografici.
“Economia Sociale” è quindi
un’espressione che unisce una
grande e ricca pluralità di entità,
che contribuisce al pluralismo del
mercato nel mondo e sottolinea la
particolare attenzione che queste
organizzazioni hanno per la dimensione sociale delle loro attività.
Infatti, le organizzazioni dell’Economia Sociale generalmente
adottano metodi di lavoro basati
sulla collaborazione e la reciprocità, e come tali sono caratterizzate
da modelli di governance democratica e trasparente in grado di
garantire la partecipazione di una
vasta gamma di attori chiave della
società (produttori, consumatori,
utenti di servizi, lavoratori, comunità, genitori, titolari di un conto,
ecc.). La loro struttura di governance genera fiducia in coloro che
partecipano alle loro attività - una
condizione fondamentale per la
sopravvivenza e lo sviluppo futuro
del modello sociale europeo.
La Conferenza ha confermato
che l’Economia Sociale, grazie
alle caratteristiche che la definiscono, sta già svolgendo un ruolo
fondamentale in tutti i paesi europei. L’Economia Sociale sta contribuendo alla realizzazione di
diversi obiettivi importanti dell’Unione europea, come ad esempio la creazione e il mantenimento
dell’occupazione, la coesione
sociale, l’innovazione sociale, lo
sviluppo rurale e regionale, inclu-
essere efficacemente realizzata, la
Strategia di Roma richiede un
impegno coordinato, condiviso ed
attivo da parte di tutti gli attori,
comprese sia le istituzioni pubbliche sia le organizzazioni dell’economia sociale. Gli impegni strategici elencati di seguito riassumono
i principali punti di un’agenda
proposta per agire, come è emerso
dai lavori della Conferenza.
Rapporti più dettagliati dei
Gruppi di Lavoro sono disponibili
sul sito web della Conferenza.
Per quanto riguarda le istituzioni pubbliche, le seguenti questioni sono state ritenute di importanza strategica:
1. Identificare chiaramente gli
interlocutori dell’Economia
Sociale all’interno delle
seguenti istituzioni europee:
1.1 All’interno della Commissione europea:
i. Un chiaro punto di riferimento politico tra i Commissari.
ii. Una struttura dedicata con
adeguate risorse proporzionate all’importanza dell’Economia Sociale in Europa.
iii. Un piano d’azione (Social
Economy Initiative) costituito
da una nuova strategia, partendo dalle priorità 2015.
1.2 All’interno del Parlamento
europeo, ricostituzione dell’Intergruppo
Economia
Sociale.
1.3 All’interno del Consiglio
europeo, organizzazione di
riunioni regolari dei Ministri
le cui competenze includono
l’Economia Sociale e creazione di gruppi di esperti di alto
grado a livello nazionale.
2. Nel corso della prossima revisione di medio termine della
Strategia Europa 2020:
2.1 Riconoscere il ruolo unico
dell’Economia Sociale nel
raggiungere l’obiettivo di una
“crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”.
2.2 Sviluppare linee guida chiare e
dirette, strumenti di monitoraggio e di reporting per le
autorità nazionali e regionali
relative all’attuazione della
direttiva sugli appalti a livello nazionale e locale.
2.3 Ampliare le modalità di collaborazione tra il settore pub-
AGCI / Dicembre 2014 / 21
2.4
3.
4.
4.1
4.2
4.3
4.4
5.
blico e le organizzazioni dell’Economia Sociale in una
logica di sussidiarietà, coprogettazione e co-produzione.
Monitorare e riferire in quale
misura i Fondi strutturali
europei sono usati a livello
regionale e nazionale per promuovere e sostenere l’Economia Sociale.
Il Pacchetto Investimenti
annunciato dal Presidente
Juncker dovrebbe riguardare
non soltanto le infrastrutture
materiali ma anche gli investimenti sociali che coinvolgono gli attori dell’economia
sociale, nella stessa misura
adottata per i Fondi strutturali.
Migliorare la disponibilità
delle opzioni di finanziamento e delle soluzioni finanziarie per l’Economia Sociale
mediante:
L’incoraggiamento alle banche tradizionali a migliorare
le loro pratiche di valutazione
del rischio allo scopo di stimare in maniera più accurata
il rischio associato ai prestiti
alle organizzazioni dell’Economia Sociale.
La promozione della creazione e del rafforzamento di strumenti e istituti finanziari
dedicati.
L’aumento dei prestiti e la
partecipazione al capitale creando fondi di garanzia dedicati.
L’incoraggiamento agli attori
dell’Economia Sociale a mobilitare le proprie risorse
finanziarie per lo sviluppo
dell’Economia Sociale, per
esempio, attraverso la creazione di fondi mutualistici.
Considerato che la misurazione dell’impatto sociale rimane un argomento non consensuale, è necessario un ulteriore dialogo tra la Commissione
e le organizzazioni dell’Economia Sociale. Prima di procedere ulteriormente, è
importante facilitare uno
scambio di informazioni tra
tutti i relativi attori e monitorare e valutare attentamente i
primi esperimenti.
Alleanza
sa la cooperazione internazionale
e lo sviluppo, la tutela dell’ambiente, ecc. Il suo ruolo è diventato ancora più significativo negli
ultimi anni, poichè le organizzazioni dell’Economia Sociale
hanno dimostrato di essere una
forza anti-ciclica per affrontare la
crisi economica che colpisce il
nostro continente.
La Conferenza ha anche
mostrato che il raggio d’azione
dell’Economia Sociale si sta
espandendo oltre i settori tradizionali di attività, includendo sempre
più settori nuovi caratterizzati da
un livello particolarmente elevato
di impatto sociale, come pure da
un forte potenziale di creazione
di posti di lavoro, come i servizi
sociali e il welfare, l’integrazione
di lavoratori svantaggiati, i servizi
ambientali, il tempo libero e il
turismo, e anche la distribuzione
di energia, solo per citarne alcuni.
Nel suo complesso, l’Economia Sociale può contribuire notevolmente allo sviluppo sociale ed
economico dell’Europa, in quanto
può aiutare a risolvere una vasta
gamma di questioni sociali ed economiche. Il suo contributo in alcuni casi fornisce una alternativa a
quanto è stato fatto da altri attori
(aumentando di fatto la concorrenza e migliorando le opzioni per i
consumatori), mentre in altri casi
integra e rafforza le loro azioni,
poiché le organizzazioni dell’Economia Sociale sono in grado di
accedere alle risorse umane, finanziarie organizzative, che non
necessariamente sono disponibili
ad altri tipi di istituzioni o imprese.
Lo sviluppo di tale potenziale e
il rafforzamento ulteriore del ruolo
già importante che l’Economia
Sociale riveste, tuttavia, richiederanno uno sforzo congiunto da
parte di tutti gli attori che possono
contribuire alla crescita di questo
settore: le organizzazioni dell’Economia Sociale, le istituzioni pubbliche, gli investitori privati, i centri di ricerca e gli studiosi. In questo senso, la Conferenza ha rappresentato un passo importante per
aumentare la consapevolezza dell’importanza
dell’Economia
Sociale anche come quadro di riferimento e approccio unificante.
Conseguentemente, per poter
Alleanza
ALLEANZA COOPERATIVE
COMUNICAZIONE
APPELLO AL SENATO
“SALVIAMO I GIORNALI
COOPERATIVI E NON
PROFIT”
a un’affollata Conferenza Stampa al
Senato, avvenuta lo
scorso 9 dicembre,
organizzata dall’Alleanza delle
Cooperative Italiane Comunicazione,
FNSI, USPI, Articolo21, File,
Mediacoop, FISC, Slc-CGIL e
Anso, è stato lanciato un APPELLO al Governo e al Parlamento
per garantire il pluralismo dell’informazione e ristabilire le risorse
necessarie al sostegno delle testate
indipendenti, non profit, cooperative. È in gioco il venir meno di
un principio fondamentale del
nostro ordinamento democratico e decine di testate, centinaia
di posti di lavoro di giornalisti,
poligrafici e di tutto l’indotto,
fino ad un’ulteriore difficoltà per
le edicole, presidio fondamentale
per la distribuzione dei giornali e
periodici locali. Il settore editoriale è investito da una crisi drammatica e, nel corso degli ultimi mesi,
trentadue testate hanno chiuso i
battenti, un terzo dell’editoria
locale. Quelle che restano potrebbero presto fare altrettanto. La vita
economica, sociale e politica di
tanta parte del territorio tornerebbe nell’ombra: l’editoria nazionale
non è in grado di garantire l’informazione locale. Più di mille posti
di lavoro sono stati perduti, altri
quattromila sono in discussione
e con essi, anche la possibilità di
far convivere chiavi interpretative
plurime e diverse di quanto avviene nelle comunità locali. Il
Governo ha confermato, ancora
stanziamenti, tutti i bilanci sarebbero afflitti da sopravvenienze
passive e molte imprese sarebbero
costrette ad avviare le procedure
fallimentari. La preoccupazione
diventa maggiore con l’esame
della legge di stabilità del prossimo anno: gli stanziamenti per il
2015, infatti, sono stati ulteriormente ridotti a poco più di 107
milioni. Se si considera che di
questa somma, 50,8 milioni sono
destinati a Poste spa a copertura
del rateo relativo a debiti pregressi; 21 milioni alla Rai, 36 milioni
alle agenzie, 9 milioni per vecchi
investimenti, per i contributi diret-
D
nei giorni scorsi, di avere allo
studio un disegno di legge per la
riforma dell’editoria, della RAI
e dell’emittenza più in generale.
È auspicabile che ciò avvenga al
più presto e tuttavia di fronte ai
tempi necessari alla predisposizione ed approvazione nonché ai
numerosi provvedimenti che
affollano Camera e Senato la
riforma rischia di arrivare fuori
tempo massimo. La Direzione del
Dipartimento Informazione ed
Editoria della Presidenza del Consiglio ha comunicato che, allo
stato attuale, non è in grado di precisare l’entità delle risorse destinate ai contributi all’editoria per il
2013, nonostante che nello scorso
mese di luglio fossero disponibili
55 milioni. È opportuno ricordare
che le imprese interessate hanno
approvato i rispettivi bilanci 2013
a metà dell’anno in corso, prevedendo l’importo del contributo in
base agli stanziamenti allora previsti. Qualora vi dovesse essere
una riduzione significativa degli
AGCI / Dicembre 2014 / 22
ti alla editoria non rimane nulla. È
opportuno ricordare che il sostegno pubblico all’editoria è previsto, nel nostro Paese, dall’inizio
del novecento ed è stato dettagliatamente regolato all’inizio degli
anni ottanta per correggere le
discriminazioni del mercato pubblicitario. Il sostegno pubblico al
settore è presente – in vario modo
– negli altri Paesi dell’Unione.
Restiamo convinti che sia interesse del Paese, sostenere la realizzazione di un moderno sistema
dell’informazione libero, multimediale, pluralista e di qualità,
rilanciare il settore editoriale e
contribuire a ridare un futuro
all’informazione locale. Ci auguriamo che il Governo prenda atto
della situazione drammatica che sta
attraversando il settore dell’editoria ed accolga favorevolmente gli
emendamenti presentati da numerosi parlamentari per evitare la
pressoché scomparsa dell’esperienza cooperativa e non profit nel
settore dell’informazione.
Antonella Greco
ltre 20 mila nell’ultimo anno, quasi
174 mila dal 1998, i
numeri della mediazione civile e commerciale
svolta
dagli sportelli di
conciliazione delle
Camere di commercio. 38 giorni la
durata media per la risoluzione di
questi contenziosi, 119 mila euro il
valore dei procedimenti, + 171%
l’incremento delle mediazioni
depositate a settembre 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013.
Sono questi alcuni, significativi,
elementi emersi nel corso del convegno “L’impatto degli strumenti
alternativi di risoluzione delle controversie nella riforma della giustizia civile”, organizzato da Unioncamere a Roma, lo scorso 12
novembre, nell’ambito dell’undicesima edizione della “Settimana
Nazionale della Conciliazione
delle Camere di commercio”.
Il presidente di Unioncamere
Ferruccio Dardanello, nel salutare
i presenti ha sottolineato come
“ancora una volta i dati della
mediazione ci confermano la bontà
dell’impegno profuso a favore
della giustizia alternativa. Non a
caso, nel ripensare la mission delle
Camere di commercio in questa
fase di razionalizzazione delle
risorse, abbiamo deciso di puntare,
con il sostegno delle associazioni
di categoria, su ciò che più di tutto
le imprese chiedono: giustizia e
semplificazione amministrativa.
Oggi l’incentivazione dell’utilizzo
della mediazione volontaria, il
rilancio dell’obbligatorietà della
O
mediazione civile e commerciale,
insieme alle riforme strutturali dell’organizzazione e del processo
civile, sono una opportunità straordinaria per ridurre il grave arretrato che pesa sui Tribunali”.
Carlo Scarzanella di AGCI,
partecipando ai lavori in rappresentanza dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, ha dichiarato che
“il ricorso a quelli che di consueto
vengono genericamente indicati
con l’acronimo ADR, ovvero gli
strumenti alternativi di risoluzione
delle controversie tra le imprese o
fra queste ed i consumatori, è una
opportunità che consente, nel contempo, di superare le lungaggini
della giustizia ordinaria e di abbattere le spese ad essa connesse. Si
stima che il costo di tali percorsi
sia quantificabile mediamente in
un decimo di quello da sostenere
per un giudizio ordinario. Si
aggiunga che la percentuale di
accordi positivi raggiunti tramite
gli organismi oggi accreditati
supera il 50%. Non è quindi in
discussione l’efficacia di detti strumenti occorre invece concentrarsi
sulla necessità di promuoverne un
maggior utilizzo. È un dato di fatto
che moltissimi di coloro che
avrebbero interesse ad utilizzare
questi metodi non li conoscono
ancora a sufficienza o diffidano
della novità – ha sottolineato Scarzanella – d’altro canto, anche chi
ne è a conoscenza spesso continua
a consigliare la via tradizionale. Su
questo fronte, che costituisce una
vera e propria criticità rispetto
all’affermazione della cosiddetta
giustizia alternativa, siamo chia-
AGCI / Dicembre 2014 / 23
mati ad impegnarci, noi per primi
nella nostra qualità di rappresentanti di imprese, attraverso iniziative di promozione dell’arbitrato e
della conciliazione, che prevedano
momenti dedicati alla diffusione
delle buone prassi e la testimonianza diretta di quanti ne abbiano
già usufruito. Apprezziamo quindi
sinceramente lo sforzo che le
Camere di commercio hanno profuso in questi ultimi anni per strutturare i propri uffici in modo da
poter fornire servizi di questo
genere con regolamenti e tariffe
uniformi su tutto il territorio nazionale. Da parte nostra – ha concluso
Scarzanella a nome dell’Alleanza
delle Cooperative – l’impegno su
questo fronte è noto: sono stati sottoscritti già da tempo protocolli
d’intesa a livello nazionale e regionale tra il mondo della Cooperazione ed il sistema camerale; c’è
senz’altro l’intenzione di promuovere l’ulteriore diffusione di queste opportunità, auspicando che
tutti possano e vogliano coglierne
potenzialità ed efficacia”.
“La diffusione della giustizia
alternativa in Italia: esperienze a
confronto” è stato invece il tema
dei lavori pomeridiani durante i
quali è stato presentato il VII Rapporto sulla Giustizia Alternativa e
della Ricerca “Mediazione e arbitrato: strumenti per le imprese
romane”. Dal Rapporto, curato
dall’Isdaci, è emerso che le Camere di commercio svolgono un ruolo
chiave anche nell’arbitrato amministrativo. Su 743 domande complessive giunte a tutti gli organismi
che si occupano di arbitrato, 663
sono state presentate presso Camere arbitrali espressione delle
Camere di Commercio. Il 49%
degli arbitrati amministrativi è
arrivato alla formazione di un lodo
arbitrale; il restante 51% si è suddiviso tra transazioni, rinunce al
procedimento, mediazioni e altro.
Il valore medio dei procedimenti
arbitrali si è assestato su 275.296
euro. La durata dei procedimenti è
stata di 295 giorni come effetto
della media tra i 230 giorni della
durata dei procedimenti arbitrali
amministrati da Camere interne al
sistema delle Camere di commercio e dei 360 di tutte le altre Camere arbitrali.
Attualità
GIUSTIZIA E
SEMPLIFICAZIONE
AMMINISTRATIVA
IL RUOLO CHIAVE DELLE
CAMERE DI COMMERCIO
NELLA CONCILIAZIONE
BITAC 2014
UN’EDIZIONE
MEMORABILE
Dalle Regioni
Marco Lamoli
ai quanto quest’anno le cooperative turistiche hanno saputo attrarre l’attenzione
dei
buyers presenti
al momento borsistico. Una dimostrazione che il
modello cooperativo è in grado di
confezionare un’offerta turistica
assai appetibile per il mercato.
M
Si è svolta a Bari la VII edizione della BITAC – Borsa Italiana
del Turismo Cooperativo e Associativo. L’iniziativa è stata promossa dal Settore Turismo dell’Alleanza delle Cooperative Italiane.
Per il secondo anno consecutivo, la kermesse è stata ospitata dal
capoluogo pugliese grazie al
sostegno di Puglia Promozione e
alla collaborazione di altri importanti partner locali, Regione
Puglia, Comune di Bari, CCIAA
Bari, Fondazione Con il Sud,
Autorità Portuale del Levante e
Ferrovie Nord Barese, e nazionali,
ossia il Ministero dei Beni e delle
Attività Culturali e del Turismo
(MiBACT) e l’Agenzia Nazionale
del Turismo.
L’edizione 2014 della BITAC è
stata caratterizzata da alcune interessanti novità che hanno riscosso
il plauso dei partecipanti, come gli
incontri tematici tenuti nel pomeriggio di giovedì 27, grazie ai
quali sono stati forniti utili strumenti ai cooperatori operanti in
ambito turistico. La “cassetta
degli attrezzi” è stata riempita con
nozioni di web marketing per la
promozione turistica, idee per
attrarre i turisti che giungeranno in
Italia per Expo 2015, modelli per
realizzare una rete cooperativa
capace di valorizzare appieno un
territorio e gli elementi base per
dare avvio a un “albergo diffuso”.
Questi momenti didattici, che
si sono svolti nei magnifici locali
del Circolo Unione di Bari, erano
stati preceduti la mattina da brevi
saluti istituzionali, case histories
di startup cooperative operanti in
ambito turistico, e brevi seminari
sulle cooperative di comunità,
sul turismo sostenibile, sullo sviluppo territoriale e sulla strategia promozionale della Regione
Puglia.
Il giorno seguente, presso il
Terminal Crociere del Porto di
Bari, si è svolto il tradizionale
momento borsistico al quale
hanno preso parte buyers e sellers
provenienti da tutta la Penisola.
Mai come quest’anno gli incontri
tra domanda e offerta si sono protratti fino a tarda ora, dimostrando
che le cooperative operanti in
campo turistico (strutture ricettive, tour operator, agenzie di viag-
AGCI / Dicembre 2014 / 24
gio, ecc.) sono in grado di confezionare un “prodotto” vacanziero
molto appetibile per il mercato.
“L’offerta turistica gestita da
cooperative – ha affermato Carlo
Scarzanella, Co-Presidente di
ACI Turismo e Presidente di
AGCI Culturalia – si compone di
circa 1.200 imprese che forniscono occupazione a oltre 12mila
addetti, generando un fatturato
complessivo notevole. Il turismo
cooperativo, oltre a essere attento
all’ambiente, sostenibile, ideale
per promuove anche quei territori
lontani dai circuiti più noti, è sempre più dinamico e innovativo,
spesso molto di più di quello industriale”.
i è costituito a Roma,
presso la sede nazionale dell’Associazione
Generale delle Cooperative Italiane, il Coordinamento AGCI Giovani, che riunisce i
rappresentanti under
40 delle strutture territoriali e
delle imprese aderenti.
Dopo l’apertura dei lavori da
parte del delegato della Presidenza
Nazionale, Carlo Scarzanella, è
intervenuto il Presidente Rosario
Altieri, che ha tracciato il quadro
all’interno del quale AGCI Giovani sarà chiamata ad operare per la
promozione della cultura cooperativa e la diffusione del modello
mutualistico: un quadro caratterizzato certamente da evidenti criticità legate soprattutto al perdurare
della crisi, ma anche da molteplici
opportunità connesse, tra l’altro,
alla capacità della Cooperazione
di innescare processi virtuosi di
sviluppo delle comunità locali e di
valorizzazione
del
capitale
umano, di assicurare un significativo contributo in termini di produzione di ricchezza e di mantenimento dei livelli occupazionali,
nonché di sperimentare strade
nuove e ricche di prospettive
degne di attenzione quali, ad
esempio, le cooperative tra professionisti.
Numerosi ed interessanti sono
stati gli interventi da parte dei presenti, che hanno riferito le proprie
esperienze e sottolineato, in particolare, le difficoltà degli imprenditori, anche cooperativi, di
sopravvivere nell’attuale contesto
S
e la necessità, spesso, di guardare
oltre confine per trovare quegli
spazi che il mercato interno non
offre più.
AGCI Giovani nasce, quindi,
come organismo aperto e, per ciò
stesso, provvisorio, il cui lavoro,
affidato al coordinamento di Antonella Cappadona, potrà condurre
entro la primavera 2015 alla determinazione della sua compagine
definitiva.
AGCI / Dicembre 2014 / 25
L’Avviso 25
di Fon.Coop
Tre milioni di euro
per piani formativi
settoriali e pluriregionali
Fon.Coop, il Fondo interprofessionale delle imprese cooperative e dell’economia sociale torna
a finanziare i piani settoriali. Lo
scorso 28 novembre è stato pubblicato l’Avviso 25 settoriale con
una dotazione di 3 milioni di euro,
suddivisi in 12 settori d’attività
che identificano le caratteristiche
economiche delle associate al
Fondo. Formarsi insieme per formare in grande, è questo l’obiettivo dell’Avviso 25: aggregando
infatti la domanda formativa di
più imprese di uno stesso settore o
filiera economica il Fondo promuove una formazione integrata
che sviluppa e valorizza le competenze necessarie per il rilancio
delle cooperative in sintonia al
proprio settore di appartenenza.
Caratteristica dell’Avviso è anche
favorire la pluralità territoriale:
ogni piano deve infatti prevedere
la presenza di imprese appartenenti ad almeno 4 regioni diverse,
di cui una deve essere necessariamente del sud, e questo per stimolare un dialogo ed una collaborazione che includa territori più
svantaggiati. La modalità con cui
deve essere presentato l’accordo
di concertazione sottolinea l’impegno ed il ruolo giocato in questo Avviso dalle Parti Sociali
costituenti il Fondo. L’accordo
sindacale può essere solo di livello nazionale e, se sottoscritto
dagli organismi nazionali di settore di tutte le associazioni cooperative e da tutte le corrispondenti
organizzazioni sindacali nazionali, il piano viene considerato strategico. L’Avviso 25 settoriale è il
primo Avviso che utilizza il
Nuovo Sistema informativo del
Fondo, GIFCOOP. Le imprese e
gli Enti di Formazione per partecipare all’Avviso dovranno preventivamente registrarsi a GIFCOOP. Tutte le informazioni sull’Avviso e sulla modalità di registrazione a GIFCOOP sono disponibili sul Sito. Il testo dell’Avviso
è su www.foncoop.coop.
Associazione
COSTITUITO A ROMA
IL COORDINAMENTO
AGCI GIOVANI
Pari Opportunità
GIORNATA
CONTRO LA VIOLENZA
SULLE DONNE
IL MESSAGGIO
DELL’ALLEANZA
COOPERATIVE
oma, 25 novembre
2014 – Un impegno istituzionale
più forte, ma
anche un salto culturale, necessario
per cambiare davvero. È questo
l’auspicio contenuto nel messaggio che la Presidente del Coordinamento Donne AGCI Sandra
Miotto, la Presidente della Commissione Dirigenti Cooperatrici
Confcooperative Giovanna Zago
e la Presidente della Commissione Pari Opportunità Legacoop
Dora Iacobelli hanno sottoscritto
R
in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle
donne.
“In occasione della Giornata
internazionale contro la violenza
sulle donne – si legge nel messaggio – l’Alleanza delle Cooperative Italiane ribadisce l’esigenza di
azioni di prevenzione ed assistenza, dando piena attuazione alle
richieste contenute nella Convenzione di Istanbul, da qualche
mese in vigore anche in Italia.
Secondo il rapporto di Eures (Istituto Statistica Europeo), sono
stati 179 i decessi di donne nel
2013 in Italia, uno ogni due gior-
AGCI / Dicembre 2014 / 26
ni. Una realtà che non può essere
ignorata!”.
“Accanto all’auspicio di un
più forte impegno istituzionale –
prosegue il messaggio – l’Alleanza si fa promotrice di un cambiamento culturale che parta anche
dai luoghi di lavoro, dalle imprese che, come parecchie cooperative associate già fanno, possono
essere il luogo per attivare buone
pratiche per un equilibrato rapporto tra donne e uomini, tra persone, per garantire inclusione dal
punto di vista occupazionale e
dell’assistenza alle donne vittime
di violenza”.
te. Le cooperative operano da decenni nello spettacolo con professionalità
e oggi si è finalmente riconosciuta la loro specificità
anche dal punto di vista
contrattuale. Nel CCNL
vengono
disciplinati il
contratto intermittente e
altri elementi di flessibilità
fondamentali per chi è
attivo in questo ambito, è
introdotta una parte specifica sulla sicurezza dei
lavoratori, si consente
l’ampio ricorso all’apprendistato. È un punto di partenza fondamentale per
lo sviluppo della cooperazione dello spettacolo.
La Cooperazione:
risposte alla crisi
economica e lotta
al dumping
contrattuale e alle
false cooperative
È il seminario organizzato
da AGCI Lazio e dall’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli esperti contabili di Rieti, che si terrà il 18
dicembre prossimo presso
la Camera di Commercio
Industria e Artigianato di
Rieti. Tra gli argomenti
trattati nell’incontro, che
si aprirà con il saluto del
Presidente
dell’Ordine
Pierluigi Coccia e del quale
daremo un’ampia informativa nel prossimo numero di “Libera Cooperazione”, segnaliamo: il sistema
delle Relazioni Industriali
del settore cooperativo
(relatore Giuseppe Gizzi); i
Principali aspetti fiscali
delle società cooperative
(relatore Stefano Metitieri); l’inquadramento del
socio lavoratore nelle cooperative di produzione e
lavoro (relatore Massimo
Rosati); Opportunità e
Strumenti a sostegno delle
imprese cooperative (relatori Umberto Bassetti e
Gabriele Nardini).
L’evento è accreditato ai
fini della formazione professionale continua dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti
contabili di Rieti e darà
diritto a n. 4 crediti formativi. Per informazioni
[email protected]
[email protected]
Fondazione
Fornino-Valmori Onlus
Una proposta sociale
per la disabilità, fondata sul lavoro
e sull’operosa
solidarietà
La cooperativa sociale di
tipo A e B “Insieme per
Crescere” associata ad
AGCI Emilia Romagna,
gestirà le strutture residenziali e le attività produttive della neo Fondazione
Fornino-Valmori
Onlus.
L’idea di creare una Fondazione, di dotarsi di strutture ed avviare attività produttive, è partita dal
comune interesse di due
genitori di costruire un
futuro abitativo e lavorativo per i propri figli,
costruendo allo stesso
tempo un’opera di utilità
sociale per altre famiglie,
per ragazzi in difficoltà,
per persone con disabilità
di diversa natura, autismo
in particolare.
Uno dei grandi temi problematici che devono
affrontare le famiglie con
figli disabili o non completamente autonomi è costituito dal cosiddetto “dopo
di noi” che ne sarà?
La Fondazione ForninoValmori si pone anche
AGCI / Dicembre 2014 / 27
AGCI
Attualità
AGCI
Iniziative
AGCI
Notizie
AGCI
Appuntamenti
L’Alleanza delle
Cooperative Italiane
firma il CCNL
per le cooperative
dello spettacolo
È stato sottoscritto il 6
novembre scorso a Roma,
il Contratto Collettivo
Nazionale di Lavoro per gli
artisti, tecnici, amministrativi dipendenti di società
cooperative e imprese
sociali nel settore della
produzione culturale e
dello spettacolo. Questo
CCNL è il primo del settore sottoscritto dalle Organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative, che prevede la
disciplina di tutte le attività e le figure professionali
dello spettacolo, nonché
un rafforzamento delle
relazioni industriali nel
settore. Si tratta di una
tappa storica. AGCI Culturalia, FederCultura Confcooperative, Legacoop
Settore Cultura, per le centrali cooperative, e SLC
CGIL, FISTel CISL e UILCOM
UIL, per le organizzazioni
sindacali, hanno portato a
termine un percorso teso a
creare uno strumento su
misura per le imprese cooperative che operano nel
settore e che sono state le
prime a sollecitare l’avvio
della trattativa. La cooperazione ritiene, infatti,
che il valore della cultura
vada espresso anche attraverso il rispetto di regole
certe e negoziate e che
vada combattuta la concorrenza sleale di chi si
improvvisa e destabilizza
il mercato come le false
cooperative.
In questo settore, sono
ancora molti a ritenere che
lo spettacolo non sia una
professione e un’industria
economicamente rilevan-
come concreta risposta a
tale bisogno, come un’alternativa a ciò che già esiste ma soprattutto come
un’ulteriore e del tutto
nuova opportunità e realtà dove le persone ospitate
possono vivere e lavorare,
disporre di un’area di 22
ettari, tra le campagne di
Forlimpopoli e le colline di
Bertinoro in provincia di
Forlì-Cesena e di circa
6.000 mq di spazi coperti.
Le strutture residenziali
sono due: una casa con 12
posti letto per ragazzi con
disabilità
psichica
ed
un’unità abitativa con 8
posti letto riservata a persone con autismo. L’obiettivo finale è quello di realizzare un’azienda produttiva che operi in settori
diversi dove lavorino persone con diverse problematiche, riconducibili all’handicap adulto con problemi comportamentali e
al disagio psichico.
Lo scopo principale della
struttura non è pertanto
di carattere sanitario e
terapeutico, quanto piuttosto di carattere riabilitativo, educativo ed occupazionale dove il grande fattore di autonomia e indipendenza è il lavoro.
Scopo della Fondazione è
anche quello di ricercare
non solo al proprio interno ma con tutte le persone con le quali entrerà in
contatto e con la realtà
circostante, un clima di
serenità e attiva partecipazione capace di ripercuotersi positivamente sul
territorio e creare un
aumentato
livello
di
benessere sociale e al
tempo stesso un’ operosa
solidarietà e fattive collaborazioni, di innovazione
e di pluralità di interventi.