Concentrazione

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Anno XLII
1431
27 Gennaio 2014
numero
Poste Italiane Spa - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma. 1 - CN/AN. Detentore del conto è l’ufficio P.T. di Ancona CMP Passo Varano . - Prezzo per copia euro 0,50
Consuntivo 2013
Prospettive 2014
Concentrazione
ggregarsi, rafforzare le partnership, ottimizzare i
costi. Sono queste le tematiche che incidono sulle attività della filiera turistica.Il
numero speciale di Guida
Viaggi, che traccia un bilancio del 2013 ed esamina le
premesse per l’anno appena
iniziato, parte con un’analisi
tencologica. I Gds, a dispetto di una corrente di pensiero che li vede come dinosauri in declino - proprio
quando gli strumenti mobile
entrano sempre più prepotentemente nella pianificazione del viaggio - mostrano
A
di reagire in modo poliedrico, mentre Iata prosegue
nel progetto di istituire il sistema Ndc, che da un lato
consentirebbe ai vettori di
vendere servizi accessori e
dall’altro a Iata di incrementare le sue fonti di guadagno. Il comparto aereo, la
cui scena è dominata dai
vettori del Golfo, mostra segni positivi: aumentano utili
e ricavi per passeggero, ma
è l’Europa l’area sotto tensione. In Italia le compagnie
sono in stato di sofferenza.
La distribuzione prosegue il
suo cammino verso l’integrazione. Ormai 4 poli di
reti d’agenzie rappresentano
quasi 6mila punti vendita e
governano il mercato, ma la
strada non è rappresentata
soltanto dallo scambio di
quote. Le società di crociere
mettono a segno un recupero della redditività grazie ad
abilità mediatiche e ad incentivi mirati. Meno roseo il
bilancio delle società di traghetto: il settore resta indietro, nonostante l’ormai conclusa privatizzazione di Tirrenia e il trend generale dà
segnali involutivi.
All’estero, in Paesi meno
colpiti da crisi interne come
Germania e Regno Unito, il
settore registra fatturati in
crescita e la tecnologia indica i trend del futuro per
orientarsi tra servizi al
cliente e strumenti di back
office. Le previsioni incoming sostengono l’attrattività del made in Italy: le stime di settore parlano di un
+3% di flussi per il 2014.
Qualche spiraglio trapela
anche da noi, sul fronte
agenziale. Il 2013 si chiude
con un sentiment più positivo nei punti vendita, ma i
bilanci dei tour operator sempre più piccoli - mettono in luce che si assiste ad
una crisi di ricavi.
L.D.
Tecnologia
Traghetti
Gds in prima linea
nella sfida
dell’innovazione
Il traffico
resta indietro
Mercati esteri
Distribuzione
Poli network,
sono in quattro
a governare
I dieci trend
del futuro
Incoming
Trasporto aereo
Grandi speranze
dai flussi extra Ue
Fusioni nei cieli;
il Golfo
guida l’espansione
Indice di fiducia
Crociere
Le strategie
delle società
all’insegna
della revisione
Torna il sereno
da Nord a Sud
Bilanci t.o.
E’ crisi
di ricavi
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2 GuidaViaggi
27 Gennaio 2014 - n° 1431
ecnologia
di Paola Baldacci
Gds: dinosauri
inestinguibili
Troppo grandi per fallire nella sfida dell’innovazione
Too big to fail” è
un motto della finanza americana
che significa “troppo grandi
per fallire”. E’ stato clamorosamente contraddetto nel
2008 quando il Governo
americano è dovuto intervenire in soccorso dei giganti
bancari sull’orlo del fallimento, dopo l’esplosione
della bolla dei mutui subprime. Da allora il mondo economico è stato stravolto,
l’industria dei viaggi con
esso, eppure i colossi della
distribuzione turistica globale hanno saputo conferire
una nuova verità a quel detto, diventato poi un bellissimo libro scritto da Andrew
Ross Sorkin, giornalista ed
economista del New York
Times.
Si mostrano sempre più poliedrici i Gds, anche se nel
mondo una corrente di pensiero che li vede come dinosauri in declino continua a
persistere.
Ma loro hanno capito bene
una cosa: per mantenere il
ruolo chiave nel settore dei
viaggi, soprattutto business
travel, devono marcare l’importanza di essere insostituibili fornitori di servizi turistici a tutto tondo e di infra-
“
strutture tecnologiche. Vediamo cosa è successo in
Italia e cosa succederà nel
2014.
Multicanalità
La parola chiave di Amadeus nel 2013 è sicuramente
stata multicanalità.
Il Gds spagnolo, che in Italia
è guidato da fine novembre
scorso dall’a.d. Francesca
Benati, sostiene la tesi da
tempo, avvalorata da un
sondaggio su 110 aziende
del settore interrogate sul futuro di agenzie di viaggi e
tour operator.
Da esso è emerso che esiste
un drammatico divario tra
un consumatore di viaggi
tecnologicamente evoluto e
le tecnologie che gli operatori utilizzano.
Sulla sopravvivenza dei tour
operator, il 41% asserisce
che vivranno quelli "locali",
mentre per il 26% ci sarà
un'ulteriore concentrazione
e per il 33% la categoria è
già esaurita.
Infine, quanto alla distribuzione: solo il 17% è certo
che sopravvivranno contro
ogni cambiamento, in quanto il ruolo consulenziale degli agenti di viaggi rimane
insostituibile. Quindi, il
57% ha risposto che esse potranno sopravvivere se saranno capaci di essere multicanale, proponendosi al
mercato con modelli di distribuzione diversificati: dal
classico punto vendita all’uso di internet e dei social.
Il 2014 si apre con una serie
di novità che mostrano la
piattaforma integrare l’aerolinea charter Livingston,
lanciare la virtual credit card
con Airplus in cui l'Italia è
uno dei primi mercati pilota
per la soluzione dedicata
alle agenzie di viaggi.
A livello europeo Amadeus
ha, infine, due importanti
dossier aperti: è partner in
Tourismlink, la piattaforma
unica b2b che sta settando
gli standard di interoperabilità, e lo sviluppo di un’app
Google, Ryanair
e la ricerca dei voli
ella prima metà di
gennaio e nell’arco di 48 ore Ryanair è riuscita a tenere banco
su due argomenti apparentemente distinti: la ricerca
voli online b2c e quella b2b.
Dalle pagine del Sunday Independent l’a.d. Michael
O’Leary dichiara: “Diffonderemo le tariffe attraverso tutti i canali di Google. Così
che, quando ti colleghi, ogni
strumento ti proponga la selezione dell’itinerario, il prezzo più economico e via elencando”. Si potrebbe banalmente intuire che l’irlandese
salirà a bordo del motore di
ricerca voli di Big G (Flight
Search) lanciato a marzo
2013, ma a voler essere insidiosi sulla frase "in futuro
N
Google si spingerà ben oltre, offrendo un motore per
la ricerca dei biglietti, con la
possibilità per l’utente di effettuare in modo semplice e
veloce l’acquisto di quelli più
economici”, si potrebbe anche convenire che da
Mountain View il tema della
ricerca voli online non si è
ancora esaurito. Da parte
sua la low cost non finisce
di sbalordire e qualche ora
dopo queste dichiarazioni
circola l’indiscrezione che
ha attivato i contatti con tutti i Gds: Amadeus, Sabre e
Travelport. Nulla di confermato, ma è certo che per
mantenere i trend di crescita verso i 110 milioni di passeggeri entro il 2019 la
compagnia aerea sta agendo su molteplici fronti. L’attivazione del servizio gruppi
e viaggi aziendali associati
a nuovi prodotti business
sono solo l’ultimo tassello di
un puzzle diabolico. P. Ba.
mobile (VisitEurope) per
promuovere l'Europa come
destinazione turistica, che
sia di supporto alle singole
organizzazioni turistiche nazionali. Essa integrerà la
tecnologia di ricerca online
del Gds e sarà disponibile
inizialmente per iPad sul
mercato statunitense, seguiranno poi Argentina, Brasile, Canada e Cile, infine sarà
la volta di una versione
"globale". Tra i plus anche
la possibilità, irrinunciabile
ormai, della condivisione
social.
Il mobile
detta lo sviluppo
A metà novembre 2013 Sabre ha annunciato il lancio
di una piattaforma per la ricerca di tariffe aeree, in grado di ricercare il prezzo più
basso in pochi millesimi di
secondo.
Lo strumento si basa su un
algoritmo sviluppato appositamente dal Gds che analizza e classifica più di un
miliardo di combinazioni tariffarie per poi fornire un
elenco delle tariffe più basse
disponibili.
“I trend del mobile e dei social media stanno modificando il modo in cui i viaggiatori cercano, trovano e
acquistano viaggi – spiega
Marco Benincasa, country
director in Italia -. Nei
prossimi anni è previsto un
decollo nella personalizzazione delle ricerche, aumenteranno il numero delle opzioni e di filtri per le tariffe
aeree, senza tuttavia incide-
re sul desiderio primo di
ogni viaggiatore: trovare la
tariffa più bassa disponibile.
Le implementazioni apportate al nostro sistema ci preparano per questa prossima
fase della commercializzazione di viaggi”.
Nel frattempo è stata lanciata anche l’app di Red Workspace, così che le agenzie di
viaggi possano rispondere
alle richieste dei clienti tramite iPad, attraverso la tecnologia cloud per condividere e sincronizzare automaticamente tutte le informazioni relative alle prenotazioni, i profili dei clienti,
le preferenze degli utenti e i
collegamenti tra i dispositivi.
La chiave
business travel
Focalizzato sul business travel, Travelport ha continuato per tutto il corso del
2013 a innovare con soluzioni ad hoc per i big dei
viaggi corporate.
Da Book2Go, l’online
booking tool realizzato per
Carslon Wagonlit specificatamente per il mercato italiano, a Kds Corporate per il
Gruppo Uvet.
Una sfida, questa italiana
delle trasferte aziendali, che
ci vede ancora in difetto sull’informatizzazione: “In Italia la quota di business travel che viene gestita da parte delle aziende in maniera
strutturata, con l’applicazione di travel policy rigorose, e procedure automatizzate end-to-end è molto inferiore a quella di Francia,
Germania e Regno Unito” –
spiega il vp Western Europe Damiano Sabatino – .
Questo comporta minore
efficienza e le Tmc italiane
devono impegnarsi ulteriormente, anche sulle piccole e medie imprese, per
colmare questo divario e
svolgere in maniera ancora
più efficace l’ottimo lavoro
che già stanno portando
avanti a supporto della ripresa di competitività del
sistema imprenditoriale
nazionale”. Ma la ripresa
già in atto del business travel impone il presidio costante del segmento di mercato.
Secondo gli analisti di Capa
nella ricerca di dicembre
sulle Corporate Travel Intentions 2014, con le interviste ai travel buyer di colossi
come Unilever o Ikea, il
54% degli intervistati prevede di spendere fino al
10% in più in trasporto aereo quest’anno e solo il 6%
intende ridurre le spese. E
non solo: la metà degli intervistati non esiterebbe sui
vettori low cost anche per
viaggi di oltre cinque ore, e
il 37% conta di usarli di più
nel 2014.Ryanair già lo sa e
ha avviato i colloqui con tutti e tre i global distribution
system.
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27 Gennaio 2014 - n° 1431
GuidaViaggi
ecnologia
3
di Paola Baldacci
Ndc, lo standard scomodo
Secondo il segretario generale dell’Ectaa i vettori sperano di vendere servizi accessori
e Iata conta di incrementare le sue fonti di guadagno
acciamo il punto
sul progetto Ndc,
il new distribution
capability di Iata temuto dai
Gds in quanto sospettabilmente “alternativo” nonostante gli spergiuri dell’associazione mondiale delle
compagnie aeree. Per fugare
i dubbi Iata ha persino aperto
un blog (ndc-blog.iata.org)
sul tema, che aggiorna puntualmente sullo stato dei lavori. Il blog si apre così: “Il
percorso è cominciato nell’ottobre 2011 con la pubblicazione dell’Stb White Paper e 5 obiettivi per prepararci al passeggero del futuro”, poi la premessa: “I
clienti vogliono scelta e trasparenza quando comprano
viaggi aerei”. Quindi il primo dei cinque scopi del
White Paper è stato quello di
rendere disponibile un miglior accesso ai contenuti
delle compagnie aeree, attraverso i canali distributivi.
Come? Creando uno standard (adottato a ottobre
2012 con la risoluzione 787)
che diverse compagnie pilota hanno testato nel 2013. Le
associazioni delle agenzie di
viaggi riaprono le proteste
puntualmente sulla questio-
F
ne: “Le agenzie dovrebbero
fornire un certo numero di
informazioni riguardanti i
clienti prima di poter ottenere le tariffe – ha detto Michael de Blust, segretario
dell’Ectaa - e solo dopo
Ndc fornirà un'offerta di
prezzo per una certa compa-
gnia. Il raffronto di tariffe
multiple, come è possibile
oggi grazie ai gds, non sarà
più possibile. Non è certo
che le adv possano ottenere
offerte di prezzo formulando
domande anonime, ovvero
senza divulgare il profilo del
cliente". Questo è solo uno
dei problemi dal punto di vista della distribuzione. Iata
scrive: “Dopo due anni abbiamo imparato molto ed è
tempo di dire a che punto
siamo arrivati”.
Commenti sui blog
Riportiamo solo alcuni ele-
menti di una lunga riflessione pubblicata sul suddetto
blog: “Il focus di Ndc è abilitare l’industria a definire
una tecnologia standard,
non si tratta di un business
model. Il ruolo di Iata è sviluppare standard e facilitarne l’adozione, così come
L’agenda digitale e il turismo
“
Con l'incremento
di contenuti turistici online in Italia si potrebbe dare impulso
all’economia per 250mila
posti di lavoro in più”, ha
detto Diego Ciulli, senior
policy analyst di Google
Italy all’ultima Bto a Firenze. Una ricerca commissionata a Oxford Economics
mostra come in Grecia, Italia e Spagna “internet sia
sottoutilizzato dagli operatori, nonostante il 76% dei
nuclei familiari sia online e
ben il 51% lo utilizzi per
viaggiare”. Il neo sta nel fatto che “solo una proporzione relativamente bassa di
operatori in questi Paesi usa
il commercio elettronico per
entrare in contatto con potenziali clienti. Un tale squilibrio presenta una signifi-
cativa opportunità per incrementare le vendite mediante un'adozione più ampia da parte del settore delle piattaforme di vendita e di
marketing via internet", sin-
tetizza il manager. Su questo
ragionamento vediamo a
che punto è l’agenda digitale italiana, di cui abbiamo un
commissario per l’attuazione (Francesco Caio), affian-
cato da 12 esperti per la realizzazione del piano. Tra
essi Edoardo Colombo è il
riferimento per noi del turismo, con l’incarico di consigliere del nucleo di supporto
alla Struttura di Missione
per l'attuazione dell'Agenda Digitale. Per inciso, ad
un anno dal Decreto “Crescita 2.0”, il Governo ne ha
definito le priorità: fattura
elettronica, anagrafe e identità digitale. E il turismo
come ci entra? Con un impegno a tre tra Enit, Expo
2015 e l’Agenda stessa. Lo
scopo? Per cominciare, aiutare gli alberghi a recuperare
margini e commissioni dalle
Olta straniere, dunque fiscalità per lo Stato italiano.
“L’obiettivo – ha spiegato
Colombo – è anzitutto quello di recuperare fiscalità, in-
cassi persi per l’erario su
transazioni di prodotto italiano che di fatto si compiono all’estero, ma anche
quello di restituire agli alberghi italiani il controllo
del prodotto”.
Il consigliere ha detto che si
vorrebbe farlo durante il semestre di presidenza italiana
dell’Unione europea. Ma in
cosa si traduce in pratica
questa partnership a tre? Lo
dice un comunicato di metà
ottobre della presidenza del
Cdm: Enit svilupperà il registro digitale dell’offerta turistica e ha concordato con
Expo di aderire allo standard
dei servizi digitali di Expo2015 (piattaforma Cefriel
E015). “È un esempio della
strategia del Governo per
l’adozione di standard digitali nazionali che garanti-
con l’e-ticket e l’Emd. Dunque, Ndc non è un sistema e
Iata non sta realizzando un
nuovo sistema. Sono i fornitori IT e i Gds a costruire sistemi basati sugli standard
Iata”. La parte interessante
è che “le compagnie aeree
ci hanno detto che vogliono
essere maggiormente cliente-centriche e offrire prodotti molto diversificati su ogni
canale possibile”.
Chiaro come l’acqua. Ora la
battaglia delle rappresentanze sindacali guarda alla legislazione europea: il libero
accesso alle tariffe dei vettori, il rispetto della legge sui
dati personali, il rispetto delle disposizioni del codice di
condotta sui gds e, infine,
l'applicazione del diritto europeo della concorrenza. Ma
sul perché Iata abbia deciso
di realizzare questo sistema,
il segretario generale Ectaa
ha le idee chiare: "Da una
parte i vettori sperano di
vendere servizi accessori,
dall'altra Iata di consentire
ai suoi membri un maggior
controllo della distribuzione, generando nuove fonti di
guadagno per Iata, come le
licenze di utilizzo dello standard Ndc".
scano accesso e interoperabilità, con benefici concreti
per cittadini e imprese”, si
legge.
Riepiloghiamo: da una parte
è stato dato il via al primo
registro digitale delle strutture ricettive, uno strumento
che sarà promosso dall’Enit
per diventare il riferimento
unico nazionale. Dall’altra,
Expo2015 ed Enit hanno
concordato che il registro digitale sarà parte dell'ecosistema digitale E015.
Il sogno che speriamo non
s’infranga prevede che “ogni operatore turistico, grande o piccolo che sia, avrà
modo di presentarsi secondo
uno standard condiviso, inserendo una immagine della
propria struttura e tutti i link
ai suoi siti di riferimento commenta Roberta Milano, docente di marketing
turistico 2.0 -. Si tratterà di
un catalogo virtuale dinamico e personalizzabile, realizzato secondo standard digitali internazionali”. Non
sappiamo quando.
P. Ba.
4 GuidaViaggi
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L’evoluzione mobile
ecnologia
27 Gennaio 2014 - n° 1431
di Paola Baldacci
Gli strumenti mobili entrano prepotentemente nella pianificazione del viaggio.
Entro il 2015 rappresenteranno il 25% del mercato travel negli Usa
n video di Travelport mostratoci
durante una due
giorni nel quartier generale
europeo del Gds a Langley
(Londra) sintetizza simpaticamente come la tecnologia
mobile stia diventando dominante: la metà della popolazione ha 25 anni e i due
terzi di coloro che ne ha vissuti 65 sono ancora in vita;
ogni giorno nascono più Android che bambini, controlliamo il telefono una volta
ogni 6,5 minuti e oggi Apple
ha più cash da spendere del
Governo federale americano. “Certamente non possiamo predire il futuro, ma
possiamo consegnarlo”, chiude lo slogan dell’ultimo fotogramma.
Secondo l’agenzia di mobile
analytics Flurry, Il 2013 è
stato l’anno della crescita a
tre cifre per questi device:
U
+115%, trainata da social
media e messaggistica. Fa-
cebook e Twitter hanno
messo al centro dei loro pia-
ni di sviluppo proprio questo
settore e i risultati in termini
di advertising li avrebbero
premiati. App di messaggistica come come Whatsapp,
Line, WeChat, Facebook
Mes-senger e Snapchat hanno incrementato gli utenti
del 200% mediamente secondo e rilevazioni di GlobalWebIndex.
WeChat ha battuto tutti, con
un incremento del 375%.
Tutto ciò applicato alle prenotazioni di viaggi e servizi
di turismo ha notevoli ripercussioni. Secondo molti studi, i booking che gli hotel ricevono da smartphone e tablet crescono vistosamente,
ma i dati forniti discordano
sui volumi. Negli Stati Uniti l’incremento è addirittura
a tripla cifra nel 2013, secondo Phocuswright che asserisce: “Il mobile negli States rappresenterà il 25% di
tutto il mercato online dei
viaggi entro il 2015”.
L’innovazione in arrivo
dal Tis di PhocusWright
e più audaci innovazioni del settore
sono state presentate al Travel Innovation
Summit (Tis) di Phocuswright a Fort Lauderdale nel
novembre scorso. Non potendo essere in Florida abbiamo seguito via Twitter
con l’hashtag #tis13 le presentazioni.
Trenta sono i progetti che
hanno partecipato in questa
sorta di concorso per nuovi
talenti dell’It applicata al travel. Due i temi principali delle applicazioni presentate:
hotel e personalizzazione
dei servizi di viaggio.
Dell’hotellerie sette progetti
hanno avuto come focus il
miglioramento della prenotazione e il modo di presentarsi online delle strutture, ad
esempio la piattaforma Global.li per boutique hotel in
Asia, Africa e Latin America.
Quanto alla personalizzazione, l’innovazione tecnologica si è sbizzarrita mostrando
all’industria delle vacanze
come può tagliare su misura
l’offerta utilizzando i social
media e altri mezzi i cui con-
L
tenuti sono generati dagli
utenti. Ad esempio Peek (di
San Francisco) che offre
una quantità inesauribile di
escursioni e attività in 19 destinazioni, dai food tour a
South Beach Miami ai workshop di arte di strada a Parigi. Oppure Mygola che permette di costruire un viaggio
completamente personalizzato in 15 minuti. L’azienda
londinese What Now Travel
ha illustrato un’app che consente ai viaggiatori di essere
online senza i crucci del roaming quando si viaggia all’estero, evitando così d’incorrere in bollette salate e sparire dalla vista dei follower
durante le vacanze.
La newyorchese VerbalaizeIt offre l’accesso in tempo
reale a una community di
migliaia di traduttori in carne
e ossa “per facilitare le conversazioni multilingua e non
sentirsi mai persi nella traduzione”, che potrebbe sembrare anche una banalità,
ma Forbes scrive che il 72%
dei compratori preferisce acquistare nella propria lingua.
Travel Innovation Summit Fort Lauderdale 2013
Tra tutte ha vinto i 250mila
dollari messi in palio da
Brand Usa, l’organismo
pubblico-privato creato per
la promozione dell’America
nel mondo, SafelyStay di
Atlanta, che offre servizi assicurativi e investigativi sia
agli affittuari di una casa di
vacanza sia ai proprietari, indagando sull’identità dei
viaggiatori, garantendo pagamenti e piani di tutela.
Nel gruppo dei secondi
classificati Routehappy,
che permette di ricercare i
voli in base ai fattori di felicità dei passeggeri: tipo di
aeromobile, spazio, intrattenimento di bordo, wi-fi, configurazione di cabina, aeroporti, tempi di connessione.
Poi il servizio si è evoluto e
ora sta collaborando con
cinque compagnie aeree
che consentono ai clienti di
organizzare un volo inusuale e unico, con esperienze
esclusive.
L’unica start up italiana, fiorentina, che ha sfidato il palcoscenico internazionale è
stata Freeppie, social network che ripaga gli utenti in
crediti dopo che essi condividono le esperienze di
viaggio con recensioni e altri contenuti presso le proprie community.
P. Ba.
Più tablet,
più web in mobilità
La società di analisi del
Connecticut ha recentemente rilasciato lo studio “Travel Technology Survey
2013” dove mette in evidenza un nuovo attore in gioco:
il tablet. Il 44% dei viaggiatori americani ne possiede
uno e altri quattro su 10 pianificano di acquistarne entro
il 2014.
“Dopo la penetrazione di
smartphone al 75%, la rapida ascesa del tablet significa una quota crescente di
viaggiatori che sta dividendo la propria pianificazione
di viaggi online su più dispositivi web – si legge -.
Nel 2013, un terzo dei viaggiatori online negli Stati
Uniti possedeva uno smartphone, laptop e tablet, da meno di un quarto nel 2012”.
Marcello Gasdia, ricercatore di Phocuswright, osserva: “Una volta che un
viaggiatore acquista un tablet, vediamo che raddoppia
l’utilizzo del web in mobilità”.
I quaderni digitali stanno
avendo un impatto sulle abitudini di pianificazione di
viaggio che va ben oltre la
semplice aggiunta di un dispositivo in più nel mix di
strumenti.
Ciò che accade
in Italia
L’agenzia online Tripsta.it
ha analizzato i dati relativi al
traffico degli utenti nel 2013
in 9 Paesi, per ognuno dei
quali sono stati considerati il
numero di biglietti acquistati e gli accessi da mobile device. Con il 10,7% di prenotazioni, l’Italia si attesta al
quarto posto, mentre il podio è occupato da Russia,
(27,26%), Germania (20,99%)
e Francia (13,92%). Rispetto al 2012, gli utenti italiani
hanno aumentato del 30%
gli accessi online da strumenti mobili.“Ciò conferma
la sempre maggiore centralità di smartphone (da cui
proviene il 63% delle visite)
e tablet (37%)”, spiega l’agenzia.
Ruolo chiave ha il last minute: nel 2013 il 43,8% degli
italiani lo ha fatto da
smartphone, il 45,3% da tablet. Coloro che si affidano
maggiormente al mobile
hanno un’età compresa tra i
30 e i 40 anni, con il 33,9%
del totale.
D
Network: quattro poli
6 GuidaViaggi
istribuzione
27 Gennaio 2014 - n° 1431
di Stefania Vicini
a contendersi il mercato
Si rafforzano i processi di integrazione, ma la strada non è solo lo scambio di quote
e previsioni fatte
un anno fa si sono
avverate. La parola chiave di allora era maggiore aggregazione tra le
reti, verticale o orizzontale
che sia, scelta che avrebbe
portato alla creazione (o al
rafforzamento) di pochi poli
distributivi, che avrebbero
dominato il mercato.
La notizia attesa da tempo è
arrivata: Gattinoni Travel
Network è salito alla maggioranza di G40 Travel
Group Spa, acquisendone il
51%. Ora i riflettori sono
puntati sul network unico e
integrato che si rafforza nella sua strategia.
Il progetto di integrazione
era stato annunciato a maggio del 2013 con l’acquisizione del 29% della società
da parte di Gattinoni e riconfermato ad ottobre, con la
presentazione del progetto.
Sono 9 le quote societarie
G40 Travel Group Spa acquistate da Gattinoni Travel
Network Srl. Ora la compagine societaria di G40 vede
17 soci e un socio maggioritario, Gattinoni Travel Network, al 51,8%. A breve ci
sarà la presentazione del
brand unico.
Lo scenario attuale si mostra
quindi in linea con la visione
tracciata un anno fa. Il mercato vede 4 poli, che insieme rappresentano quasi
L
5.752 adv, ma che potrebbero salire anche a 5/6 poli,
per circa 7mila adv rappresentate, dipende dai calcoli.
In pratica pochi attori che
regolano le fila di un numero molto alto di punti vendita. Intanto il settore è diventato sempre più intricato a
seguito del rafforzamento
delle collaborazioni tra le
reti o dei network che, come
più volte detto, offrono servizi ad altri network. Non è
detto infatti che le aggregazioni si sviluppino solo per
vie societarie con relativo
scambio di quote o acquisizioni, ci sono anche gli accordi commerciali, chance
giocata per creare sinergie,
basate sulla complementa-
rietà degli attori. Senza dimenticarsi che poi c’è anche
il fronte dei network indipendenti quanto alle politiche commerciali.
Nascite
Nuove mosse sul mercato,
che ha visto la nascita di realtà come il Gruppo Valmare (Cts Viaggi, Settimotour, Periplo, LeMarmotte),
che si propone quale nuovo
polo distributivo da 210 adv.
La mossa parte da un investitore extrasettore che ha
deciso di giocare la sua partita (anche) in ambito turistico. Adesso che l’impianto
societario è realizzato, l’operazione Valmare entra nel
vivo e si passa al consolida-
mento. La strategia prevede
che le quattro realtà, finora
abituate ad operare in modo
a se stante, ragionino secondo una logica sinergica.
E’ notizia di quest’anno la
nascita di b&LL, il brand
lanciato da Travel Consultants City Center Italy
(Tccci), che ha inglobato
Cta, Consulenti Turistici
Associati. Il gruppo conta
21 adv (con 24 punti vendita Iata, ndr), di cui 10 sono
agenzie Lufthansa City Center. Il gruppo ha scelto la
strada degli accordi con altre
reti, tra cui quello siglato
con Geo Travel Network.
Dal primo gennaio il presidente di b&LL, Ulisse Salvatore Marascia, ha termina-
to la sua esperienza nel
network. Le dimissioni sono
il frutto di una scelta professionale e di vita da parte del
manager. C’è attesa per conoscere i prossimi passi del
gruppo, che aveva già annunciato progetti che sanno
di accordi con altre reti e di
sviluppo del fronte leisure,
che rappresenta il 30% del
fatturato contro un 70% di
bt. Il panorama si è arricchito anche di realtà che, a nostro avviso, si possono definire ibride, quale il consorzio Alliance, che vede tra
gli attori aderenti, due t.o. e
un network (Focus Vacanze,
Caldana Travel Service e
SeaNet). Operazione nuova
sul mercato, che sarà oggetto di possibili sviluppi, quale l’ingresso di un quarto attore per completare il quadro dei prodotti offerti. Secondo quanto è stato annunciato, si tratterebbe di una
Dmc attiva sul fronte Mare
Italia. Si resta quindi in attesa di scoprire chi sarà.
Tra le tendenze che sono
state più volte messe in luce
in ambito distributivo vi è
quella del processo di disintermediazione da parte
della distribuzione verso la
produzione, con i network
che tendono a fare da t.o. e
le adv che si costruiscono il
prodotto in casa, rivolgendosi direttamente ai fornito-
Disaffezione? “Solo apparente”
hiusure di punti
vendita, fuoriuscite dai network,
scelte di indipendenza, desiderio di cambiare il proprio
modello di business. Le adv
si interrogano, soprattutto se
sia ancora utile affiliarsi. Secondo i risultati emersi da un
recente poll lanciato da Guida Viaggi sul proprio sito, il
64% dei rispondenti ha dato
risposta negativa. Un verdetto che fa riflettere. Le adv
si domandano se sia ancora
il caso di far parte di un network o piuttosto scegliere la
strada dell’indipendenza,
forti anche del fatto che la
partita non si gioca solo sul
punto percentuale in più. Vero è che, tra i vantaggi che
C
derivano dall’affiliarsi, vi è una maggiore forza contrattuale, ma in alcuni casi le
adv sono pronte a rinunciarvi per affrontare il mercato
da sole. Il motivo? Forse, la
necessità di risparmiare i costi di affiliazione. Secondo
Massimo Caravita, vicepresidente
Marsupio
Group, non è questa la motivazione, ma piuttosto “il
percepito del valore”. Il manager riconosce che, in generale, “le adv hanno dimostrato un’apparente disaffezione al network, dovuta ad
un appiattimento dell’offerta,
ma si sono anche rese conto che non ne possono fare
a meno”. A suo dire il fenomeno delle fuoriuscite dalle
reti è un allarme che si può
considerare rientrato. Il tema era emerso negli scorsi
mesi, ma “l’esigenza delle
adv di appartenere ad una
rete è ancora molto alta”,
scelta che viene fatta anche
solo per poter avere alcuni
servizi.
Le adv
chiedono servizi
Quale sarà la politica che le
reti porteranno avanti? Rivedranno alcuni criteri di affiliazione o cercheranno di lusingare i punti vendita, giocando la carta dei servizi?
C’è da considerare che il processo ulteriore di concentrazione in atto tra i network “evidenzia polarizzazioni forti”,
con le piccole reti che gravitano sempre di più sotto le
ali di un grosso network. Il
che non stupisce più di tanto, visto che queste ultime
“sono sempre più deboli e le
adv hanno sempre più bisogno di servizi qualificati, che
i network di piccole dimensioni fanno fatica a fornire”.
Pertanto a detta del manager,
oggi “non può esistere un
network che non abbia fatto
almeno dei piccoli investimenti tecnologici oltre ad accordi
commerciali di livello”.
Prodotto dedicato
Il futuro? A titolo personale
Luca Caraffini, a.d. di Geo
Travel Network, pensa che
sia “corretto che un network
arrivi ad avere prodotti dedicati alle proprie adv. Però la
rete deve essere pronta a
seguire le vendite”, ammonisce. Il settore deve confrontarsi con un’omologazione di
prodotto. E’ vero che ci sono
reti che si strutturano con
tentativi di tour operating fatto in casa, ma forse il discorso ha una portata più ampia.
Il fatto che un network possa
avere del prodotto in esclusiva è sicuramente una chance di differenziazione, ma anche una forte responsabilità
che la stessa rete si assume
in termini di impegni di vendita e non è detto che alla
produzione possa sempre
interessare dare posti in
esclusiva.
S.V.
ri. Ed ecco che sulla scena
compare Go Network, progetto nato nella primavera
del 2013. La sua caratteristica è porsi come un network
differente dal classico modello. Lo si potrebbe definire una sorta di anello di congiunzione tra le adv e i fornitori di servizi. Infatti, è
stato creato un pool di corrispondenti, prevalentemente
sul lungo raggio, per offrire
alle adv che lavorano sul tailor made la possibilità di costruire il viaggio in modo
sartoriale. Occasione di business che vira sempre più
sulla disintermediazione.
Stato di attesa
Oggi forse più di qualche mese fa lo scenario della distribuzione appare in ebollizione con alcuni colloqui in corso tra le reti e non è escluso
che dal cappello del mago
qualche novità possa arrivare per la fetta di network dalle 100 adv in su che, in alcuni casi, potrebbero essere in
azione. Intanto qualche nuovo accordo commerciale sul
mercato è stato stretto, come
quello tra Marsupio Group
e Achille Lauro Network.
Quest’ultimo network conta
35 adv, di cui il 95% in
Campania, quindi con un
buon posizionamento al
Sud. L’accordo è pertanto
un buon viatico per il gruppo per rafforzarsi nell’area e
diventare a tutti gli effetti un
polo a livello nazionale.
Nuovo modello
di affiliazione
Lo scenario attuale segna un
cambio di passo a livello di
modelli di affiliazione. E
B&O è la mossa nuova per
il settore distributivo. La newco, creata da Bluvacanze e
Open Travel Network, porterà avanti lo sviluppo del sistema di affiliazione di entrambi i network (si punta a
250 affiliazioni), secondo un
modello di affiliazione commerciale. Si fa leva sulla complementarietà delle due reti e
sul riconoscimento reciproco delle loro competenze,
forza contrattuale per Bluvacanze e capacità affiliativa per Otn. I due network
hanno già stretto un accordo
commerciale, l’ipotesi che
in futuro possa evolvere in
uno scambio di quote non è
una mossa ambita, in quanto
giudicata non funzionale in
questa fase.
D
L’adv del futuro
27 Gennaio 2014 - n° 1431
D
no, io sono ottimista e penso
di sì, ma con caratteristiche
ben precise”, afferma Rinaldo Bertoletti, a.d. One!
Travel Network, secondo il
quale la “prima dovrà essere
la marcata professionalità”.
Sul fronte della distribuzio-
ne prende sempre più piede
l’idea che il lavoro non si
svolge solo in agenzia, ma
anche al di fuori, dimostrandosi attivi sul territorio. Ne è
convinto Massimo Caravita,
di Marsupio Group, ma
senza perdere di vista l’atti-
7
di Stefania Vicini
Dinamica, tecnologica, aperta, di nicchia, social,
ma anche un po’ pioniera
inamica, più elastica, di nicchia,
flessibile
negli
orari e con una targetizzazione spinta, con una marcata professionalità ed aggregata in gruppi forti dal punto di vista contrattuale, ma
profilati sul fronte tecnologico. Dovrà essere in grado
di cogliere i cambiamenti
del mercato, fare marketing
territoriale, ma soprattutto
avere un’inclinazione social.
Sono alcune delle caratteristiche che dovrà possedere
l’adv del futuro. A tratteggiarne il profilo alcuni
network che hanno partecipato al sondaggio lanciato
da Guida Viaggi. Volendo
partire da una provocazione
la domanda che qualcuno si
pone è: “Ci sarà ancora l’agenzia di viaggi nel prossimo futuro? Forse sì, forse
GuidaViaggi
istribuzione
vità svolta nel punto vendita, “in quanto il cliente ha
comunque piacere ad andare in agenzia e il negozio fisico deve essere valorizzato”. Secondo il manager tra
le parole chiave ci sono dinamicità, targettizzazione e
orientamento alle nicchie. Il
target di clientela da catturare in questo caso è ampio. Ci
sono adv che si sono mosse
in tal senso e il passo da fare
è sviluppare il punto vendita
in modo che possa fungere
“da supporto, proponendo
viaggi speciali per fasce di
clientela”.
Ha una visione in linea Piergiorgio Reggio, a.d. Mondo di Vacanze di G40 Travel Group, che focalizza
l’attenzione sull’interazione
con il cliente, sulla realizzazione di “attività di marketing e comunicazione sul
territorio; spesso è importante anche uscire dall’agenzia per andare a trovare
il cliente in altri luoghi”.
Tra le carte giocate “la proposta non solo di pacchetti
turistici, ma di prodotti e
servizi per il tempo libero”.
Tempo libero, il luogo virtuale in cui cercare di conquistare il cliente.
L’adv deve, infatti, “diventare un negozio di viaggi”,
sostiene Andrea Pesenti,
direttore commerciale Seanet. Grinta, fantasia, conoscenza, capacità tecnica,
sono gli ingredienti su cui
pone l’accento. La trasformazione in “negozio di
viaggi” deve indurre a pensare che si ha la possibilità
di rifarsi a tanti strumenti, in
quanto il termine ‘negozio’
racchiude in sé l’idea di
“completezza, coinvolgimento, di maggiore vicinanza al
cliente, ma soprattutto di un
luogo più confidenziale”.
Un format
sperimentale
L’adv del futuro dovrà anche essere un po’ pioniera,
dovrà avere il coraggio di
sperimentare. Dal canto suo
Gattinoni Travel Network
è intenzionato a portare
avanti un progetto iniziato
con una adv di Bologna, che
ha fatto da pioniera, appunto, per un nuovo modello di
business legato all’idea del
‘concept store’. “Si tratta di
agenzie/negozi con diverse
tipologie merceologiche, viaggi/calzature nel caso dell’adv di Bologna - spiega
Isabella Maggi, responsabile marketing e comunicazione -, che sfruttano al
meglio le potenzialità dei
due settori, ampliando così
il portfolio clienti e incuriosendo la clientela”.
C’è chi poi la immagina
come “uno show room, un
hub dove condensare le attività di presidio territoriale
svolte dai personal travel
agent”, afferma Paolo
Scoffone, presidente e a.d.
Liberi Tutti Travel. Inutile
dire che dovrà essere “un’alternativa di qualità al web”
ed avrà anche “bisogno di
vendere nuovi servizi accessori al viaggio”.
In una parola dovrà essere
“aperta, in senso fisico e
quindi non tra il 30% delle
agenzie in eccesso sul territorio nazionale - fa presente
- Paolo Tuccitto, direttore
vendite Last Minute Tour e aperta in senso commerciale e quindi pronta ad imparare ad ascoltare il cliente, a studiare e approfondire
ogni opportunità”.
T
L’industria riparte
8 GuidaViaggi
27 Gennaio 2014 - n° 1431
rasporto aereo
di Paolo Stefanato
con gli ordini
I nuovi colossi si lanciano nel rinnovamento delle flotte
l 2013 del trasporto aereo si è chiuso con una notizia
di grande importanza che
non ha avuto in Italia l'eco
che meritava: dalla fusione,
negli Stati Uniti, di American Airlines e Us Airways
è nata la più grande compagnia aerea del mondo, con
un aggregato di 188 milioni
di passeggeri trasportati. Il
fatto ha grande rilievo non
tanto sotto l'aspetto spettacolare e statistico – in questi
anni più volte le compagnie
I
passeggeri) e United e Continental (140 milioni, terza).
Quarta nell'elenco mondiale
è ancora un'americana,
Southwest (135 milioni),
che invece è rimasta sola.
Com'era già avvenuto in Europa, dove negli ultimi dieci
anni si sono consolidati i tre
poli di Lufthansa, Air
France-Klm e British-Iberia, anche negli Stati Uniti il
mercato si è riordinato, le
compagnie hanno messo in
cantiere enormi economie di
scala e l'offerta si è raziona-
I numeri
+31%
3,91 mld
Incremento dei pax
Passeggeri totali
previsto dalle
compagnie aeree
tra il 2012 e il 2017
raggiunti entro il 2017
secondo le previsioni
della Iata
Usa si sono avvicendate al
vertice della classifica –
quanto per un fatto industriale. Si può a questo punto considerare conclusa la
fase di ristrutturazione e di
consolidamento del mercato
nordatlantico: negli anni
scorsi già si erano fuse Delta e Northwest (Delta oggi
è seconda con 165 milioni di
lizzata. Le ricadute si cominciano già a vedere: aumentano gli utili e i ricavi
per passeggero; aumentano,
d'altro canto, anche le tariffe, perché si è ridotta la concorrenza.
A prima vista, chi sta dalla
parte dei consumatori potrebbe gridare allo scandalo.
Invece non è così: proprio la
concorrenza esasperata da
decenni aveva messo in ginocchio il trasporto aereo americano, che si era usurato,
con servizi scadenti e flotte
vecchie.
Ora ricominciano i grandi
ordini di aeroplani da parte
dei nuovi colossi, e questo è
sempre un indice di prospettive economiche positive.
Anno in crescita
Il 2013 è stato un anno denso di avvenimenti, complessivamente in crescita anche
se quest'ultima si è concentrata soprattutto nelle aree
asiatiche e mediorientali. Le
prospettive sono comunque
positive. Le compagnie aeree prevedono un incremento dei passeggeri del 31% tra
il 2012 e il 2017. La stima,
diffusa a fine anno, è della
Iata, l'associazione internazionale del trasporto aereo
che riunisce 240 vettori
mondiali, corrispondenti all'84% del trasporto aereo.
Entro il 2017 il numero totale dei passeggeri dovrebbe
salire a 3,91 miliardi, con un
incremento di 930 milioni
dai 2,98 miliardi trasportati
nel 2012. Le previsioni indicano una crescita della domanda ad una media del
5,4% annuo tra il 2013 e il
2017 (contro il +4,3% registrato tra il 2008 e il 2012).
Di questi nuovi passeggeri,
precisa la Iata, circa 292 milioni saranno trasportati sulle rotte internazionali, mentre 638 milioni sulle rotte
domestiche.
A livello geografico, la maggior crescita dei passeggeri
internazionali è attesa dalle
economie emergenti del
Medio Oriente e dell'AsiaPacifico, con un rispettivo
+6,3% e +5,7%, seguite da
Africa (+5,3%) e America
Latina più 4,5%.
Alitalia domina
la scena
nel Belpaese
Sempre secondo le stime
della Iata, le compagnie
chiuderanno il consuntivo
del 2013 con utili pari a 11,7
miliardi di dollari e ricavi
per 708 miliardi: risultati in
crescita rispetto al 2012.
Ma andando più ai fatti, il
“nostro” 2013 è stato ancora
una volta dominato dalle vicende dell'Alitalia, che solo
verso fine anno è parsa trovare qualche spiraglio di pace. I conti sono andati male
– la stima delle perdite è di
circa 300 milioni – e le vi-
Europa sotto tensione
n Europa non è
che le cose vadano molto meglio
che da noi. I tre giganti sono
tutti sofferenti, e tutti in rosso. Iag – la holding nata dall'integrazione di British e
Iberia – soffre soprattutto
per la crisi che ha investito la
compagnia spagnola, e anche per qualche difficoltà di
portare a regime l'unione di
due società dalla mentalità
molto diversa.
In rosso è Lufthansa, in rosso Air France; entrambe nel
corso dell'anno hanno sacrificato personale e dato corso a piani di ristrutturazione.
A Parigi la guida è passata
da un personaggio storico
come Jean Cyril Spinetta a
Alexandre de Juniac. E, nel
tentativo di arginare la concorrenza delle low cost, è
stata lanciata una compa-
I
gnia con un nuovo marchio
giovane e saltellante: Hop!.
Ma le low cost ormai hanno
conquistato il mercato europeo e con esse non è più
possibile una resa dei conti.
Ryanair per numero di passeggeri (un indice indubbiamente fuorviante perché
essa non fa il lungo raggio,
ma che rende l'idea) è la seconda compagnia europea,
con 79 milioni di passeggeri,
dopo Lufthansa (103) e prima di Air France (77).
Ryanair
rivede il modello
Eppure anche Ryanair denuncia qualche scricchiolio,
dovuto a un business che si
avvia ad essere anche qui
maturo: a fine anno ha tagliato le stime degli utili
2013-2014 (il bilancio chiude
il 31 marzo), che saranno di
Ryanair, l’a.d. Michael O’Leary
500-520 milioni. Ma nel primo semestre Ryanair ha registrato utili per 602 milioni:
questo significa che il secondo semestre avrà perdite
per un centinaio di milioni.
Intanto, anche il suo modello
“infallibile” è in corso di revi-
sione: ha fatto sensazione,
infatti, che la rigidissima
compagnia irlandese abbia
reso meno irritanti certe sue
tariffe e che abbia ammesso che la borsetta delle signore non va considerata
un bagaglio.
P.S.
cende che hanno caratterizzato la compagnia sono state complesse e tormentate.
L'ulteriore cambio dell'amministratore delegato – da
Andrea Ragnetti a Gabriele
del Torchio – già dimostra le
carenze riscontrate nella gestione. La Milano-Roma, la
tratta tradizionalmente più
profittevole, è stata messa in
ginocchio prima dall'efficienza del treno ad alta velocità, poi dalla decisione dell'Autorità per la concorrenza
di mettere fine al monopolio
Linate-Fiumicino e di aprire
alla concorrenza, che oggi è
rappresentata da easyJet.
Alitalia, che è stata prossima nel corso dell'anno a
portare i libri in tribunale, ha
dovuto chiedere soldi ai
soci: in prima battuta con un
prestito convertibile che ha
ottenuto un'adesione tiepida, poi con un aumento di
capitale da 300 milioni, questo sì andato a buon fine, ma
che ha visto entrare come
secondo azionista le Poste,
cioè il capitale pubblico.
La situazione industriale è
sempre molto tesa, tanto che
si dovrà mettere mano a misure di solidarietà e a cassa
integrazione pari a 1.900
posti di lavoro in esubero.
Non ci sono ordini di nuovi
aerei, il network dev'essere
riorganizzato per concentrare l'attività sui voli di maggior profitto.
Il partner storico, Air France, in quest'ultima fase si è
un po' defilato, lasciando
scendere la propria quota a
un livello poco più che simbolico. Ma la vera speranza
oggi è riposta nel Cavaliere
bianco di Abu Dhabi, la
compagnia Etihad che ormai ha ufficializzato il proprio interesse a un ingresso
nel capitale, facendo immaginare forti prospettive e sinergie industriali.
La sofferenza
dei player
Nel frattempo, l'intero comparto aereo sia italiano che
europeo, è in stato di sofferenza. E’ di questi giorni la
notizia che l’Enac ha sospeso la licenza a Small Planet
Airlines. In generale in Italia il 2013 è stato un anno
sofferto anche per la seconda compagnia, Meridiana,
che sta vivendo un profondo
lavoro di ristrutturazione.
Lo scorso anno la società,
che era quotata in Borsa, è
stata delistata e l'azionista di
maggioranza, Karim Aga
Khan, si è assunto l'onere di
rilevare le azioni sul mercato e di finanziare l'attività
con risorse adeguate. Si può
dire, come pura constatazione, che se Meridiana non
avesse avuto un azionista
forte e convinto, avrebbe
avuto tutt'altro destino. Invece la cura sta dando i frutti sperati: il primo è un dimezzamento delle perdite
che fa ben sperare per il futuro. Un'altra compagnia in
difficoltà è Blue Panorama,
che dal 2012 è in regime di
concordato in continuità,
cioè sotto la protezione dai
creditori garantita dal Chapter 11 italiano. Non si sa
come andrà a finire. Come
sempre in questi casi, è d'obbligo tifare per l'azienda e
per chi ci lavora, ma ad ora
non ci sono segnali sufficienti a far intuire che il peggio sia passato. Blue Panorama ha subito anche la crisi
e la trasformazione del mercato charter, che è stato in
parte eroso dall'attività delle
compagnie di linea, favorite
anche da un nuovo approccio al viaggio consentito ai
clienti dalle nuove tecnologie. Questo settore, tuttavia,
resta ben presidiato da Neos
e dalla nuova Livingston di
Riccardo Toto.
T
Presente e futuro in mano al Golfo
10 GuidaViaggi
27 Gennaio 2014 - n° 1431
rasporto aereo
di Paolo Stefanato
Le compagnie dell’area guideranno l’espansione;
stima di utile netto di 16,4 miliardi di dollari per il trasporto mondiale
l trend di miglioramento del trasporto aereo mondiale
registrato dalla Iata nel
2013, continuerà nel 2014,
quando si stima un utile netto di settore pari a 16,4 miliardi di dollari. Il 2014 potrebbe così diventare il secondo miglior anno del secolo, dopo il record di 19,2
miliardi di dollari di utile
raggiunto nel 2010. Il 2014
si sta profilando con un risultato più che doppio rispetto al 2012.
In questa cornice generale
rassicurante, possiamo ben
sperare anche per la nostra
più grande compagnia, l'Alitalia, che ha aperto l'anno
con notizie positive. James
Hogan, presidente Etihad,
pur con una certa prudenza,
ha ammesso l'interesse per
acquisire un'importante quota di Alitalia. I colloqui sono
avanzati e sono attesi fatti
concreti per la primavera inoltrata. Molti si chiedono
quale sarà il ruolo di Air
France, che è e resta primo
partner industriale di Alitalia. Va detto che Parigi non
solo è consenziente sull'in-
I
James Hogan
Le mosse di Etihad
La strategia di Etihad – che
in questi anni ha investito
parecchio in Europa, dalla
Germania, alla Svizzera, al-
degli aerei così copiosamente ordinati nel corso del
2013. Sebbene la quota di
Etihad non possa essere di
maggioranza, gli arabi co-
I numeri
liana, che non ha mai del tutto abbandonato il proprio
spirito monopolista e le interferenze della politica,
principali fonti di tutti i suoi
guasti.
Fa specie pensare che compagnie ricchissime, efficientissime e apprezzatissime
come quelle del Golfo siano
delle giovinette: Emirates è
nata nel 1985, Etihad nel
2003, la più vecchia è Qatar
Airways, nata nel 1971. Eppure il presente e il futuro
del trasporto aereo è qui, da
qui si sta espandendo e c'è
da chiedersi a che livello arriveranno i loro successi nei
prossimi anni, tenendo anche conto che, progressivamente, vanno cadendo nel
mondo le tante barriere protezionistiche ancora esistenti. Un esempio viene proprio
dall'Italia: a Emirates è stato
accordato lo scorso anno il
diritto di Quinta libertà grazie al quale la compagnia
può collegare Dubai con
New York facendo scalo a
Malpensa, dove ha il diritto
di caricare passeggeri. Un'apertura alla concorrenza sulla quale non si sono ancora
spente le voci critiche.
Anno in cui è nata
Anno di nascita
Utile record
la più vecchia delle
compagnie del golfo,
Qatar Airways
della compagnia
di Abu Dhabi
Etihad Airways
registrato dal settore
del trasporto aereo
nel 2010
la Serbia – sembra essere
quella del doppio hub – Abu
Dhabi e Fiumicino – dotando anzi Alitalia di una parte
manderanno, scegliendo il
management senza interferenze. Sarà la vera svolta per
una compagnia, quella ita-
La regola
del successo
Il successo delle compagnie
del Golfo è stato messo bene
a fuoco da un recente studio
effettuato nell'ambito dell'Università di Amsterdam.
L'elemento forte - prima ancora del petrolio - è la loro
ubicazione geografica, grosso modo a metà strada tra
Europa ed Estremo Oriente.
Il ragionamento è sottile: in
email: [email protected]
Corrispondente a Roma:
2003
1971
tervento di Etihad, ma forse,
nella fase del suo ingresso,
potrà riprendersi un maggior
peso nel capitale di Alitalia.
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Vittorio Agostini
Giorgio Castoldi
Ada Cattaneo
Antonio O. Ciampi
Ornella D’Alessio
Annamaria de Ritis
Paolo Ferrari
Gianfranco Nitti
Franca Rossi
Angelo Scorza
Paolo Stefanato
un sistema hub and spoke
normalmente si sommano
un viaggio di breve raggio
con uno di lungo. I costi operativi al chilometro del
primo sono proporzionalmente più elevati di quelli
del secondo; per cui normalmente le compagnie che alimentano i propri aeroporti
hub con voli più brevi e aerei più piccoli, sono disposte
a rinunciare al guadagno o
addirittura a perdere sul segmento di avvicinamento,
pur di caricare passeggeri
sugli aerei di lungo raggio,
sui quali i posti sono molto
più redditizi.
Bene, questo meccanismo è
diverso per le compagnie
del Golfo. L'avvicinamento
agli aeroporti di Dubai, Abu
Dhabi e Doha avviene in
gran parte da distanze non
brevi. Questo significa che i
costi operativi del primo
tratto sono per queste compagnie più bassi (due voli
lunghi) rispetto a quelli della concorrenza, che somma
un volo breve con uno lungo
a parità di istanza complessiva.
Il piano aeroporti
In Italia quest'anno ci si
aspetta anche un nuovo
piano degli aeroporti. Il
ministro dei Trasporti,
Maurizio Lupi, lo ha
presentato a metà gennaio ed entro la fine del
mese corrente dovrebbe essere formalmente
approvato con decreto.
Il piano messo a punto
durante la gestione dei
Trasporti dal ministro
Corrado Passera non è
mai decollato. Ora il
nuovo titolare ha dato
incarico a un grande eMaurizio Lupi
sperto, Giuseppe Bonomi – ex presidente della
Sea ed ex presidente di Alitalia – di riorganizzare un
comparto troppo contraddittorio. Vedremo se ce la faranno. Intanto Fiumicino sogna un nuovo sviluppo firmato
Alitalia-Etihad e Malpensa si consola pensando che l'Expo porterà 21 milioni di visitatori a Milano nel 2015: molti di essi atterreranno e ripartiranno proprio dallo sfortunato scalo lombardo, nato come hub e vittima delle scelte ondivaghe e distruttive di governi nazionali e di politici locali.
Annarosa Toso
Letizia Strambi
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12 GuidaViaggi
C
Navi alla sfida redditività
27 Gennaio 2014 - n° 1431
rociere
di Angelo Scorza
Abilità mediatica, campagne di promozione sui prezzi e incentivi mirati
hanno permesso un progressivo recupero del pricing
industria europea
delle crociere, rappresentata da Clia
Europe – associazione tra le
compagnie internazionali
che col nuovo anno ha cambiato nocchiero (al presidente Manfredi Lefèbvre d’Ovidio, di Silversea, dopo tre
anni e mezzo, è succeduto il
vicepresidente dell’associazione e presidente esecutivo
di Msc, Pierfrancesco Vago)
- è ancora in fase ascendente, malgrado le difficoltà oggettive dell’attuale congiuntura sfavorevole, ma soprattutto si presenta in maniera
unitaria all’appuntamento
con alcune sfide ad alto
coefficiente di difficoltà che
deve affrontare.
Dopo il disastro umano e
tecnologico del tragico
affondamento della Costa
Concordia esattamente due
anni fa, per il movimento
crocieristico si poteva temere il peggio, unitamente alla
crisi economica che già batteva duro: tuttavia, grazie
anche a una positiva opera-
L’
zione di recupero fisico del
relitto, condotta con sapiente abilità mediatica, e anche
in virtù di un’abile campagna promozionale sui prezzi
e incentivi ai croceristi da
catturare in tale fase di incertezza, in effetti non c’è
stato alcuno dei temuti contraccolpi, neppure all’immagine del settore: e la nave
(da crociera) va, dunque
…anche se qualche balbettio si ravvisa.
Il recupero si è ottenuto con
la collaborazione del comparto da sempre fedele alleato. Non è noto da ieri per
l’industria delle crociere il
proprio legame con le agenzie di viaggio, che a distanza
di mezzo secolo abbondante
dalla nascita del fenomeno,
continuano a rappresentare
il principale canale di vendita del prodotto, più ancora
delle moderne tecnologie
informatiche.
Dieci anni
di crescita
Nel suo complesso l’indu-
Adv ottimiste
I dati, oggettivamente negativi, rilevati da Risposte Turismo sembrano in parte stemperati dal sentiment degli operatori.
Con riguardo all’andamento del fatturato degli agenti di
viaggi generato dal prodotto crociera (indagando su un
campione di riferimento di 173 agenzie), il report mostra infatti importanti segnali di ottimismo: il 75% degli
intervistati stimava un incremento o una stabilità del
proprio giro d’affari a fine 2013, con una percentuale
che sale all’89,8% in previsione del 2014. Secondo gli
agenti di viaggi interpellati, i principali fattori di scelta
della clientela riferiti al prodotto crociera restano invariati: “soddisfazione per crociere già effettuate”
(61,3%), “sconti, promozioni e costo complessivo crociera” (58,4%), “novità delle destinazioni proposte”
(28,9%).
Porto di Palermo
stria delle crociere continua
ad apportare un contributo
significativo all’economia
europea, mostrando una solida crescita nell’intero scorso decennio, anche in un
contesto di recessione economica spinta, generando
come branca 38 miliardi di
euro di fatturato.
In Europa il numero di cittadini europei che scelgono di
trascorrere le proprie vacanze in crociera è più che raddoppiato dal 2003, raggiungendo oggi i 6 milioni, mentre il numero di passeggeri
che si sono imbarcati a bordo da un porto del Vecchio
Continente ha registrato un
aumento significativo, arrivando a quota 5,7 milioni, di
cui 1 milione proviene, come matrice geografica, da
fuori Europa. La maggioranza delle lussuose navi da
crociera di tutto il mondo è
costruita alle nostre latitudini; attualmente i cantieri
continentali stanno lavorando a 20 nuove navi, con capacità complessiva superiore a 60.000 passeggeri, la
cui consegna è prevista entro il 2016 e il cui valore supera i 10 miliardi di euro.
Europa e Mediterraneo sono
sempre aree di grande rilievo per l’impiego delle navi:
in coincidenza con l’inizio
dell’estate 2013, ben 96 navi
da crociera hanno fatto il
proprio ritorno nelle acque
europee provenienti dalle
rotte invernali nei Caraibi,
America Latina, Africa e
Asia, portando così la flotta
continentale a 200 unità, ap-
partenenti a 65 compagnie e
operanti su 530 destinazioni
distribuite dal Mediterraneo
all’Artico.
A ulteriore testimonianza
della continua crescita dell’industria delle crociere in
Europa, la flotta si è arricchita di 11 nuove navi consegnate nel 2013.
L’Italia si conferma anche
prima destinazione crocieristica della regione europea,
assorbendo oltre il 20% del
totale europeo di ospiti, con
circa 2 milioni di passeggeri
imbarcati dai nostri porti.
Contrazione
in vista
Il punto sulla cruise industry
tricolore è stato fatto lo
scorso autunno in occasione
dell’Italian Cruise Day,
terza edizione del forum dedicato all’argomento tenutosi al porto di Livorno, dove
tuttavia si sono evidenziate
alcune criticità che pongono
il comparto in una fase delicata. L’Italian Cruise Watch 2013, rapporto di ricerca
realizzato dalla società Risposte Turismo diffuso nell’occasione, ha rilevato che,
dopo un primo semestre
2013 contraddistinto da una
forte crescita del numero di
passeggeri movimentati negli scali crocieristici italiani
rispetto allo stesso periodo
del 2012 (4,42 milioni contro 3,8 milioni per un
+16,5%) e una seconda parte che, seppure in rallentamento, ha permesso di chiudere l’anno ancora con deciso segno positivo (11,4 milioni contro 10,9 milioni per
un +5,1%), stando alle previsioni per il 2014 è attesa
una contrazione notevole,
quantificata nel -6,9% (10,6
milioni di passeggeri e
4.772 le toccate navi a fronte delle 5.235 del 2013, per 8,8%), dovuta allo spostamento di alcune navi dal
Mediterraneo verso altre
aree della mappa crocieristica mondiale in ragione di un
cambio di strategie di impiego da parte di alcuni nomi
del settore.
Per le infrastrutture portuali,
viceversa – spesso, e a ragione, specie in Italia – tacciate di essere inadeguate al
vettore marittimo che debbono accogliere - si evidenzia un trend di crescita dei
terminal crocieristici nei porti nazionali, passati dai 38 del
2012 ai 41 del 2013, in attesa
di altre 7 stazioni marittime
che dovrebbero essere realizzate nel 2014.
C
Le strategie
27 Gennaio 2014 - n° 1431
GuidaViaggi
rociere
13
di Angelo Scorza
degli armatori
Riorganizzazioni interne e revisione degli itinerari
l mercato italiano
– nonostante l’ingresso di altre
compagnie europee e americane - vive sempre più sul
testa a testa dei due rivali
storici: la blasonata Costa
Crociere e l’aggressiva Msc
Crociere, le quali sono oramai in situazione di sostanziale duopolio di mercato.
La vicenda del 13 gennaio
2012 ha cambiato gli assetti
interni. Nel giro di un biennio la casamadre ha provveduto ad un completo cambio
di management. Con l’uscita di scena di questi giorni
dal gruppo Carnival di Pierluigi Foschi – che aveva
ininterrottamente guidato
per oltre 15 anni la prepotente ascesa di Costa al vertice non solo continentale
del fenomeno crociere, ma
già rimpiazzato al vertice
tricolore da oltre un anno dal
tedesco Michael Thamm –
si è chiuso un ciclo. Il ritor-
I
risposta a tutte le tipologie
di clienti, soluzione premiante per chi prenota in anticipo, ma che riserva opportunità anche a coloro che
prenotano sotto data. Tra le
ultime novità, la campagna
di incentivazione invernale
per il trade (commissione
aggiuntiva a quella in uso e
sui voli per le crociere primaverili).
Costa ha anche variato l’organizzazione commerciale
con l’introduzione di tre
area manager - uno per il
Nord Italia, uno per le regioni del Centro e uno per il
Sud e le isole – quali punti
di riferimento per gli agenti
e il territorio, ridefinendo su
base territoriale il portfolio
dei 35 sales manager, oltre a
introdurre un nuovo middle
management nell’area marketing.
Sotto il profilo della flotta,
Costa è in attesa della sua
nuova ammiraglia, la Dia-
la ciliegina sulla torta della
propria prepotente ascesa
(da 127 mila passeggeri nel
2003 a 1 milione e 600 mila
passeggeri a fine 2013) partita, con una sistematica pianificazione una decina di
anni fa, mirando al sogno
neanche troppo proibitivo
del sorpasso al vertice.
La compagnia acquartierata
operativamente a Napoli ma
con ‘cervello’ insediato nella
centralina strategica della
proprietà a Ginevra, dove risiede da quaranta anni la famiglia Aponte di Sorrento,
ha attraversato un periodo di
rapida espansione, che ha
visto la costruzione di 10
nuove unità in meno di dieci
anni, la creazione di tre nuove classi di navi e l’apertura
di 45 uffici in tutto il mondo,
a coronamento di un poderoso piano di investimenti
da 6 miliardi di euro avviato
nel 2003 che ha trasformato
la compagnia da una ambi-
Msc Divina
no di Carlo Schiavon, direttore sales & marketing Italia, rientrato a metà 2013, ha
l’obiettivo di ravvivare i
rapporti della compagnia
genovese con la distribuzione. Sono state introdotte interessanti novità, che hanno
mandato in archivio una stagione caratterizzata da un
recupero in termini di ricavi
medi per passeggero, pur
nella piena consapevolezza
che il ritorno ai livelli ‘aurei’ passati si concretizzerà
solo nei prossimi anni.
Il recupero
Il 2013 di Costa ha fatto registrare a livello globale un
incremento del 10% rispetto
alla stagione 2012. Una nuova formula tariffaria escogitata viene ritenuta la giusta
dema, costata 550 milioni di
euro, la cui consegna è prevista il prossimo autunno. Si
tratta della decima nave costruita da Fincantieri in Italia dal 2000 ad oggi, per un
investimento complessivo
di quasi 5 miliardi di euro da
parte della compagnia italiana. Nella stagione invernale
2014/15 la nave proporrà un
itinerario che farà scalo a
Savona, Marsiglia, Barcellona, Palma di Maiorca, Civitavecchia e La Spezia.
Dal suo canto Msc, che ha
‘strappato’ al principale
concorrente un manager
esperto come Gianni Onorato, diventato ora nuovo
ceo a supportare direttamente l’ex ceo e ora nuovo presidente esecutivo Pierfrancesco Vago, punta a mettere
ziosa start up ad uno dei
gruppi top three mondiali
(considerando i due poli fortissimi, e irraggiungibili per
dimensioni, Carnival e
Royal Caribbean).
Già compagnia leader in
Sud Africa e in Brasile, Msc
oggi possiede una flotta moderna composta da 12 navi
che operano tutto l’anno nel
Mediterraneo e offrono
un’ampia gamma di itinerari
stagionali nel Nord Europa,
nell’Oceano Atlantico, nei
Caraibi, nelle Antille Francesi, nel Nord e Sud America, nell’Africa del Sud, in
quella occidentale e nel Mar
Rosso, appartenenti alla
classe Fantasia; Musica e
Lirica. Proprio alla vigilia di
Natale 2013, Msc ha annunciato un ulteriore piano di
rinnovamento nei prossimi
due anni delle quattro navi
della classe Lirica, battezzato Rinascimento; una commessa del valore complessivo di 200 milioni di euro,
che sarà iniziata la prossima
estate e completata entro
fine 2015, affidata a Fincantieri, per modernizzare e
ampliare la capacità delle
quattro navi.
Tale programma peraltro
non esclude la possibilità, di
cui si vocifera da tempo, che
Msc possa affidare – forse
allo stesso gruppo cantieristico ancora oggi statale,
seppur da tempo in odore di
privatizzazione – l’ordine
per costruire altre unità di
nuova foggia. Il numero uno
Vago ha recentemente ammesso che la società sta parlando con tre cantieri (Stx
France, Stx Finland e Fincantieri) cui affidare un investimento da oltre 700 milioni a nave dotata di capacità da 4.000 passeggeri per
poter coprire un numero
maggiore di destinazioni.
Nel 2013, la compagnia crocieristica del gruppo di
Gianluigi Aponte ha movimentato nei diversi porti in
Italia 2.933.000 passeggeri,
con 752 scali in 17 porti.
La programmazione nel
2013/2014 è di 590 crociere,
157 itinerari, 184 porti di cui
57 nel Mediterraneo; nel
2014 la flotta napoletana effettuerà 636 scali in 14 portti italiani (dai 143 di Genova
all’unica toccata a Livorno).
Allontanamento
temporaneo
La crisi nel 2014 terrà lontana dall’Italia e dal Mediterraneo l’americana Royal
Caribbean, la quale ritirerà
mezza flotta (2 navi su 4)
per spostarle in Nord Europa e in Medio Oriente.
Si tratta di un allontanamento temporaneo dal Mediterraneo perché nel 2015 potrebbe esserci la reintroduzione di almeno una nave e
Genova dovrebbe tornare all'interno delle rotte di Royal
Caribbean, seppure come
porto di transito e non più
come porto di imbarco,
avendo la compagnia di
Miami deciso di concentrarsi su Civitavecchia e Venezia quali homeport in Italia,
malgrado Genova - dove peraltro si prevede di ridurre di
una decina di unità l'organico di 32 dipendenti - rimarrà
Costa neoRiviera
la sede principale in Italia.
La decisione di ‘dirottare’
da Genova è dovuta al fatto
che Roma e Venezia hanno
un aeroporto intercontinentale; il nuovo posizionamento delle navi ha finalità di
agevolare l’arrivo di turisti
dagli Stati Uniti, Australia e
Asia, che sono ritenuti i bacini di utenza emergenti per
il settore.
“Royal Caribbean resta una
compagnia fortemente orientata al mercato americano.
Ma certamente è nostra intenzione continuare a sviluppare la componente italiana della clientela; anche
per questo manteniamo come homeport sia Civitavecchia che Venezia”, spiega
Gianni Rotondo, direttore
generale di Rcl Italia, che
ravvisa il problema della
stagionalità del prodotto
crocieristico in Europa.
“Nel 2013, nonostante un
calo dei passeggeri movimentati, siamo riusciti ad
incrementare la redditività
grazie ad una razionalizzazione dell’offerta. Nel 2014
l’ulteriore riduzione della
capacità in Mediterraneo
mira a riportare il prezzo
medio delle crociere, sceso
troppo a causa della crisi e
della necessità delle compagnie di non perdere quote di
mercato”.
Carnival torna
a Genova con P&O
Farà invece il suo ritorno a
Genova nel 2014 (con conferma per il 2015) il Gruppo
Carnival, tramite una della
controllate; P&O Cruises ha
annunciato di aver inserito
lo scalo del capoluogo ligure al posto di Savona nella
rotazione delle crociere nel
Mediterraneo occidentale
fra marzo e ottobre 2014
della nave Ventura. Per il
terminalista Stazioni Marittime - lo scalo è homeport in
coabitazione con Venezia,
con partenze alternate ogni
settimana – il traffico addizionale che comporteranno
le 15 toccate annuali di Ventura, nave da oltre 3.000
passeggeri, saranno 15 nel
2014 e altrettante l’anno
successivo. Incidentalmente,
anche un’altra controllata di
Carnival sarà di nuovo
cliente regolare in Italia.
Come già capitato in passato, la perdurante instabilità
politica dei Paesi del Maghreb – nel caso, dell’Egitto e
Siria – ha costretto a sostituire le toccate previste su
queste coste con scali sull’altro versante del Mediterraneo. Ad annunciare un redeployment è stata a fine novembre Holland America
Line, che aveva previsto di
posizionare la Noordam nel
Mediterraneo orientale per
l’estate 2014. Hal ha deciso
di rimodulare la programmazione eleggendo quali
nuovi homeport Civitavecchia, Venezia e Barcellona.
I piani
di Norwegian
Cruise Line
Ncl ha già svelato i programmi per la stagione
2015/2016, compresa la Norwegian Getaway, appena
consegnata a inizio 2014.
Per quanto riguarda il Vecchio Continente, la compagnia specialista nelle cosiddette crociere ‘freestyle’ vi
posizionerà 4 navi nell’estate 2015 in partenza da Civitavecchia e Venezia dal 25
aprile al 17 ottobre 2015,
con crociere di 7 notti nelle
isole greche e nell’Adriatico, in Grecia per quanto riguarda l’Italia.
T
14 GuidaViaggi
27 Gennaio 2014 - n° 1431
raghetti
di Angelo Scorza
Ferry, il tempo si è fermato
Il settore resta indietro, nonostante la privatizzazione di Tirrenia,
e il trend dà segnali involutivi
Traghetti, mercato
maturo alla ricerca di nuovi equilibri. Le attenzioni degli operatori sono sull'eventuale
cessione della Tirrenia, una
manovra ormai non più procrastinabile”. Scrivevamo
così sulle colonne di questa
testata nel gennaio 2006.
Otto anni sono passati e, apparentemente, mentre il
mondo esterno ha fatto passi
da giganti, sotto diversi profili il comparto del ferry business tricolore sembra avere fermato il tempo. Un’affermazione che va valutata
con accezione negativa.
Stiamo parlando di un giovanotto perennemente in attesa di diventare adulto bello e fatto ma che invece,
malgrado tutto intorno a lui
si evolva giorno per giorno,
continui a dare segnali di
eterna immaturità, di costante instabilità, di assillante
squilibrio.
Che il mercato dei traghetti
italiani sia rimasto indietro
lo testimoniano prima di tutto le cifre in ballo. Il business ristagna, i dati di tra-
“
Moby
sporto che le compagnie gelosamente conservano come
un segreto strategico inaccessibile, per quanto si può
desumere incrociando i dati
di sbarco e imbarco nei porti ed altre statistiche a disposizione, confermano che il
trend è involutivo, all’opposto ad esempio di quello di
un settore affine come quello delle crociere.
Alla fine si tratta sempre di
trasportare passeggeri a bordo di un nave, seppure con
finalità nettamente diverse e
Grandi Navi Veloci
al limite opposte: il beneficio per il traghettato è lo
spostamento da A a B, possibilmente con l’auto al seguito, dunque minore è il transit
time, maggiore sarà l’apprezzamento del servizio
(ferma restando la variabile,
Traffico in sofferenza
dati statistici sembrano non dare
tregua. Genova,
principale porto d’imbarco
del “popolo dei traghetti”, e
dunque ideale termometro
del mercato, denuncia un
preoccupante calo da ormai
tre anni del traffico (-40% dei
passeggeri registrato) sino
al 2013 (chiuso col -6,3%),
per circa 800 mila passaggi
in meno in un triennio.
Rispetto a quanto accaduto
nel 2012, a Genova (in totale quasi 1,9 milioni di passeggeri traghetti lo scorso
anno) il calo nel 2013 è stato comunque minore, facendo registrare percentuali di
decremento meno alte e mitigando il trend pesante degli
ultimi anni.
La Sardegna ha perso
79.500 passeggeri, il Nord
Africa 44.000 passeggeri,
ma la Corsica ne ha registrato 14.500 in più.
E come se non bastasse la
crisi economica, ci si mette
I
anche la “magistratura della
libera concorrenza” a mettere i bastoni fra le ruote delle
sofferenti compagnie di traghetti.
Lo scorso giugno, a due
anni dall’apertura dell’istruttoria, è arrivata la conclusione della procedura avviata
dall’Antitrust sul presunto
cartello fra armatori per l’aumento delle tariffe dei traghetti nella stagione estiva
2011. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha deliberato che le società Moby, Snav, Grandi
Navi Veloci e Marinvest (leggi Msc) hanno posto in essere, per almeno un anno,
un’intesa finalizzata all’aumento dei prezzi sulle rotte
Civitavecchia-Olbia, Genova-Olbia e Genova-Porto
Torres.
Le sanzioni comminate, che
hanno tenuto conto della situazione di bilancio delle singole aziende, oltre che del rispettivo peso nella vicenda,
Corsica Sardinia Ferries
sono state anche molto salate per i primi due operatori
coinvolti: Moby 5.462.310
euro, Gnv 2.370.795 euro,
Snav a 231.765 euro, Marinvest 42.575 euro. Del tutto
scagionata, invece, Corsica
Sardinia Ferries.
E oltre al danno, la beffa: il
provvedimento dell’Antitrust
avrà il presumibile effetto di
far scattare le class action
promosse da alcune associazioni di consumatori, finora rimaste ferme al Tribunale di Genova proprio in
attesa del pronunciamento
dell’Autorità garante. A.S.
quasi sempre ormai decisiva
nella scelta del fruitore del
traghettamento, della minimizzazione della tariffa);
mentre per il crocierista, al
contrario, più lunga sarà la
permanenza a bordo, a godere appieno di facilities e
servizi offerti dalla compagnia (quasi più ancora che
delle destinazioni turistiche
servite dai porti toccati),
maggiore sarà il ritorno dell’investimento, sicché più
giorni in vacanza significano un migliore ammortamento del prezzo pagato.
L’utilizzo
del mezzo
Sotto questo profilo, di fronte al battere forte della crisi
economica, la politica di
pricing adeguata ai tempi
duri congiunturali offerta
dalle compagnie di traghetti
(capaci di adattarsi abbastanza velocemente alla
nuova situazione) nel corso
degli anni – mutuando concetti come quelli del low
cost e dell’early bird già cari
a settori più avanzati come
quelli del trasporto aereo e
dei resort di terra – poco ha
inciso nel favorire l’utilizzo
del ferry; tanto che al limite
si assiste oggi a turisti che,
pur disponendo della seconda casa su una delle tante
isole nostrane, rinunciano di
tanto in tanto a soggiornarvi
nei periodi di vacanza perché il computo del costo del
trasferimento (auto compresa) sul traghetto è più penalizzante rispetto magari a un
pacchetto di vacanza fly &
drive in una località del Mediterraneo. Ma torniamo all’incipit. Nel 2006 si profilava la privatizzazione della
compagnia di bandiera, sorta di Mamma Rai del mare
che quasi tutti noi abbiamo
dovuto, almeno una volta
nella vita, utilizzare per un
trasferimento da A a B.
Occorre dire che il concetto
di cruise ferry, ovvero di traghetto ibrido che coniuga la
valenza di Caronte a quella
di servizio crocieristico, importato timidamente dal
Nord Europa al Mare Nostrum da parte di un armatore lungimirante quale Aldo
Grimaldi (che proprio nel
1992 lanciava la compagnia
genovese Gnv Grandi Navi
Veloci ispirata a tale progetto) è ormai invalsa parecchio, nel tempo generando
numerosi emuli, che più tardi hanno coniato appetitosi
slogan di marketing del tipo
“la vacanza comincia a bordo” proprio per allettare la
clientela e farla entrare in
una nuova mentalità di prodotto. Dapprima nei rivali
più diretti quali Moby e
Corsica Ferries, quindi attualmente trovando l’epigono di gran lunga più rappresentativo in un altro armatore Grimaldi, ovvero i cugini
di Napoli, titolari della Grimaldi Lines, che a ragione
si può oggi ritenere forse
l’unica compagnia di traghetti italiani che stia in salute, grazie alla rara abilità
di aver saputo coniugare i
due business complementari
dei passeggeri (turisti) e delle merci (camion) dosandoli
nella giusta ricetta.
Vendite e aste
Da quella data fatidica da
cui abbiamo preso spunto la
privatizzazione del Moloch
di Stato, seppure con grande
fatica, mediante una procedura che ancora oggi dà adito a dubbi e strascichi polemici, è finalmente avvenuta,
come abbiamo più volte riferito anche nelle ultime
puntate del nostro report annuale ‘Due anni di turismo’.
Insieme alla vendita di Tirrenia (alla Cin Compagnia
Italiana di Navigazione,
con una compagine azionaria composita, assortita e già
variata nel tempo, e che oggi
paventa addirittura un nuovo clamoroso rimpasto), il
Governo ha proceduto a
mettere all’asta le varie Tir-
27 Gennaio 2014 - n° 1431
renia territoriali, ovvero le
compagnie regionali; oltre
alle quattro, ben note, che
servono i diversi arcipelaghi
– Saremar (Sardegna), Caremar (Campania), Toremar (Toscana), Siremar
(Sicilia) – anche la neonata
Laziomar (Lazio).
Non si è trattato, peraltro, di
procedure di privatizzazioni
parallele, simili e neanche
tutte filate lisce; possiamo
solo ricordare che, in ordine
sparso, sono entrati come
parte attiva delle procedure
di vendita sia operatori presistenti (armatori come Moby, Alilauro, Snav, Ttt Lines) che nuove società di
impronta istituzionale (come quelle create ad hoc, non
sempre con successo, da Regione Siciliana, Regione
Sardegna) o anche imprenditoriale di “piccolo cabotaggio” senza particolari
competenze specifiche (come quelle messe in piedi da
associazioni di albergatori e
altri operatori turistici, come
avvenuto in Sardegna, all’Isola d’Elba e a Ischia), ovvero infine anche i famigerati fondi di investimento,
(quali Clessidra e altri), i
quali non perdono occasione
di sondare nuovi territori in
cui implementare la propria
logica finanziaria, solita-
T
GuidaViaggi
raghetti
mente poco avvezza alla logica di una politica industriale di lungo termine.
Un coacervo
di manovre
Nell’insieme, un coacervo
magmatico di manovre e
tentativi a volte sfumati di
acquisizione e allargamento
della propria sfera imprenditoriale. Tirando le somme di
questo mare magnum di
operazioni più o meno oggi
assestate, sebbene non tutte
concluse, possiamo rilevare
alcuni poli forti attorno ai
quali si concentra il business.
Sia detto che gli operatori
cosiddetti minori, seppure
riverbererando in scala (inversamente proporzionale
alla loro dimensione) le
stesse problematiche e angustie sofferte dai grandi,
malgrado la sparizione di alcuni di loro (a volte fagocitati dai big), continuano a
sopravvivere, grazie alla
forza della loro nicchia di
specializzazione non fungibile su tratte molto specifiche.
Possiamo così individuare
sul mercato, a grandi linee e
ovviamente senza alcuna
pretesa di infallibilità, i seguenti player che in prospettiva sembrano quelli desti-
nati a dire la loro anche in
futuro, cercando di realizzare attorno a se stessi un consolidamento che, peraltro,
per la specifica struttura del
mercato italiano - a differenza invece di quanto accade
nel comparto delle crociere,
dove come visto in precedenza il mercato è dominato
da due grandissimi operatori
- non potrà mai reiterare uno
schema a elevata concentrazione dell’offerta.
La geografia
dei player
Partendo dal Sud, il Gruppo
Grimaldi di Napoli, capace
di svariare su vari fronti
(Sardegna, Sicilia, Spagna,
Malta, Nord Africa e Adriatico, quest’ultima meta sia
direttamente col proprio
brand che tramite la controllata Minoan Lines).
Sempre sotto il Vesuvio, la
Snav, operatore all around
(dalla Liguria alla Sicilia,
dalla Campania alla Sardegna) che fa capo al Gruppo
Msc, già pesantemente dentro a Gnv (un marchio che
forse potrebbe persino essere modificato), con fame perenne di nuove acquisizioni
e in particolare sempre interessato all’evoluzione dei
giochi in Tirrenia-Cin, oltre
ad avere rispolverato l’inte-
15
di Angelo Scorza
resse, mai sopito malgrado
le discrasie infrastrutturali
dei porti di partenza, per i
collegamenti veloci con la
Croazia dall’Adriatico centromeridionale.
In Tirreno, la Moby della famiglia Onorato, a sua volta
tormentato partner di riferimento di Tirrenia-Cin, oltre
che quasi monopolista dei
servizi con l’Isola d’Elba,
nonché leader in Sardegna;
e il contraltare franco-italiano Corsica Sardinia Ferries, quest’ultima in perenne
contenzioso commerciale e
giudiziario con la ex-compagnia di stato Sncm (che
sta passando una stagione di
guai, sotto l’affilata mannaia
Ue di Bruxelles), la “Tirrenia francese”, ma rimane
l’operatore di riferimento
per la Corsica.
Come operatori di nicchia di
primo livello, ma in grado di
difendere le proprie posizioni di mercato, vi sono la siciliana-campana Ustica Lines
(passata nel tempo dalla sola
alta velocità ai traghetti convenzionali), la Caronte Turist che ha ramificazioni in
diverse società, tratte e business (comprese le merci rotabili) e il Gruppo Alilauro
nelle sue svariate declinazioni (Compagnia delle Isole-Siremar, Laziomar ecc.).
Grimaldi Lines
Arretramento
straniero
In arretramento sembrano
gli operatori stranieri dei
Paesi limitrofi e dirimpettai
che, facendo servizi di spola
con l’Italia, una volta avevano saputo creare una propria
riserva di traffico, oggi inve-
ce più a repentaglio; parliamo dei traghetti (di compagnie sia private che di stato),
greci in primis (il cui numero è in costante ridimensionamento) ma anche di compagnie croate, albanesi, maltesi, tunisine, marocchine algerine.
M
Europa: c’è chi sorride
16 GuidaViaggi
27 Gennaio 2014 - n° 1431
ercati esteri
di Mariangela Traficante
Da Germania e Regno Unito arrivano fatturati in crescita.
In controtendenza la Francia, con risultati in calo
è positività all’estero, e non stupisce che ad esprimerla sia in primis la Germania: la sua industria turistica continua a godere di
buona salute e se non bastassero i conti aziendali a dimostrarcelo, ci sono anche
altre cifre importanti. Sono
quelle, ad esempio, di Itb.
C’
rispondono a circa l’80%
del mercato mostrano un incremento del 3,8% a quota
19,9 mld di euro. Si tratta di
una crescita ma comunque
inferiore a quella registrata
nell’anno prima, anche se
dalla crisi 2009 il mercato
globalmente ha accumulato
una progressione di ben il
17%. Ma attenzione: non si
E ora si guarda al 2014: gli
operatori tedeschi si attendono ancora una lieve crescita, intanto il prenotato
fino alla fine di novembre
dell’anno scorso segnava un
aumento del fatturato del
5% e per l’intero esercizio si
stima un incremento tra il 3
ed il 4%.
Sempre Spagna, Turchia e
I numeri
25 mld di euro
46%
-9,8%
Il giro d’affari
La quota
Il calo dei clienti
dei tour operator
tedeschi l’anno scorso.
Cifra in crescita
dei pacchetti sulle
vendite in Uk del 20122013 (totale 38 mld)
registrato dai t.o.
francesi del Seto
nel 2013
tratta, nell’esercizio in questione, di un aumento di
clienti, che invece rimangono costanti.
Ha inciso invece l’andamento positivo di prodotti ad alta
spesa, come crociere e lungo
raggio, oltre al fatto che gli
operatori hanno a volte riversato sul cliente aumenti
di costo dell’acquisto di hotel e posti aerei.
Nonostante una situazione
stagnante di fatturato, Tui
mantiene il primo posto nel
ranking, seguito da Thomas
Cook che, nonostante un
calo dei passeggeri, è riuscito ad aumentare il giro d’affari. Seguono Der Touristik,
Fti Group, Alltours, Aida
Cruises e Schauinsland, tutti
in forte crescita dietro i big.
Grecia le favorite, mentre
pare che l’Italia abbia sofferto un calo della domanda.
La fiera del turismo di Berlino, in programma come
sempre all’inizio di marzo,
non conosce crisi e i numeri
parlano da soli: ad oggi si attendono 10mila aziende
espositrici, che copriranno
180 Paesi, e si spalmeranno
su 26 padiglioni. Poi, ovvio
che si dovrà tastare il terreno
in loco per avere conferme,
ma intanto le premesse ci
sono e sono positive.
Tedeschi
a due cifre
Non solo giro d’affari, ma
anche profitti: crescono i numeri dei tour operator tedeschi, che nel passato esercizio hanno messo a segno un
volume d’affari di 25 mld di
euro. I 57 operatori che cor-
Per gli inglesi
torna il pacchetto
Cauto ottimismo è quello
che si respira nel Regno
Unito: lo dice l’Abta, l’associazione trade di riferimento, che sintetizza così i
trend attesi per il 2014: consumatori che intendono
spendere di più rispetto all’anno scorso ma mantenendo al tempo stesso forte l’attenzione sul value for money, insieme ad un ritorno di
buone performance per il
pacchetto organizzato. “Dopo diversi anni di mercato
difficile stiamo vedendo i
primi segni di ottimismo tra
i consumatori – fa sapere
Mark Tanzer, chief executive dell’associazione -. Tuttavia, proprio per la sempre
alta attenzione ai budget familiari, ci aspettiamo che
siano le destinazioni consolidate ad avete la meglio”.
Insomma, si andrà sul sicuro, ma con qualche variazione sul tema: stessa meta,
magari, ma un diverso resort. Continuerà anche l’onda lunga degli eventi come il
Giubileo di Elisabetta II e le
Olimpiadi che, insieme alle
campagne portate avanti da
tempo dall’Ente del turismo,
favoriranno ancora il turismo domestico. E daranno
ancora soddisfazioni i baby
boomers, vale a dire la fascia 55-64 anni.
La Sicilia
tra i favoriti
Ma ci sono buone notizie
anche per noi: tra le dodici
destinazioni “da tenere
d’occhio” nel 2014 spicca la
nostra Sicilia, favorita insieme a Brasile (per ovvi motivi sportivi), Antigua, Costa
Rica, Grecia, Malesia, Mauritius, Costa pacifica e Baja
California in Messico, Oman, Portogallo, Slovenia e
Stati Uniti come Texas, New
Mexico e Alaska.
Intanto l’anno passato si è
chiuso con un segno positivo. Tour operator e agenzie
hanno fatturato 38 mld di
euro nell’esercizio 20122013, il 4,3% in più dell’an-
no prima. Di tutte le vendite,
il 46% è stato appannaggio
dei pacchetti, per circa 16,5
milioni di clienti. E’ una
performance altalenante, nel
senso che segna un lieve
calo (due punti percentuali)
rispetto all’anno prima, ma
è tuttavia un bel balzo in
avanti rispetto al 37% del
2010. Potenza dell’all inclusive, molla all’acquisto del
pacchetto nel 35% dei casi.
Francia
col segno meno
Di segno opposto quanto accaduto in Francia nel 2013.
A dicembre il Seto, Syndacat des entreprises du tour
operating, ha presentato un
bilancio tutt’altro che soddisfacente, su cui hanno pesato il calo dei consumi, la crisi economica, la disaffezione da mete importanti per il
mercato d’Oltralpe quali
Tunisia ed Egitto. I clienti
dei t.o, nel periodo primo
novembre 2012-31 ottobre
2013, sono stati 6 milioni
674mila 332 (-9,8%). La diminuzione dei clienti di pacchetti di viaggio, scesi a 3
milioni 997mila 059, è stata
pari all’8,2%, mentre per i
voli secchi è stata addirittura
del 12%. “Non è un risultato brillante”, ha commentato René-Marc Chikli, presidente del Seto, che evidenzia come buona notizia
unicamente l’aumento dell’entrata unitaria media del
4,9%, che si attesta a 756
euro. Il volume d’affari, nel
complesso, è pari a 5 milioni 48mila euro, -5,4% rispetto al’anno precedente.
In termini di destinazioni, da
notare che il Marocco diventa la prima nel medio
raggio, superando la Tunisia, con quasi 336mila passeggeri. Brilla, poi, la Sardegna con un aumento dei passeggeri del 46%: con un totale di circa 97mila, l'isola si
piazza al nono posto della
top ten delle mete di medio
raggio davanti alla Grecia
continentale, scesa di tre posizioni.
Sul lungo raggio perdono
tutte le mete solitamente più
gettonate, eccezion fatta per
Messico (+3%) e Senegal
(+1%).
L’ottimismo d’Oltreoceano
l 2014 anno del record: non per tutti
le previsioni sono
così ottimistiche ma quel
che è certo è che buona parte dei tour operator america-
I
ni si attende un aumento
delle vendite nel corso di
questi dodici mesi. Anzi,
quasi tutti, il 93,3%, con più
della metà (il 59,6%) ad
aspettarsi un boom, con au-
Le cifre
93,3%
62%
La quota
La percentuale
di adv e operatori che
si attendono un
aumento delle vendite
nel 2014. Il 59,6% è
molto positivo
di iscritti ad Ustoa che
ha raccolto l’anno
scorso incrementi di
oltre il 10% del
fatturato
menti tra il 7 e il 10%. Sono
dati raccolti dalla Ustoa (la
United States Tour Operator Association) che parte
già da una buona base: nell’anno passato l’89% degli
iscritti ha visto aumentare il
giro d’affari (con il 62% che
ha addirittura superato il
10% di incremento).
Europa regina
ma avanza l’Est
L’Europa rimarrà sempre un
punto di riferimento, con l’Italia a confermarsi tra le destinazioni più popolari insieme a Regno Unito, Cina e
Perù, mentre gli emergenti
sono tutti ad Est: Myanmar,
Vietnam, Cambogia e India.
La scelta di viaggi long haul
naturalmente condiziona
anche la prenotazione: nel
62% dei casi, gli addetti ai
lavori parlano di booking dai
6 mesi ad addirittura un
anno prima della partenza.
Le famiglie sembrano essere ancora un segmento debole, ma già nel 2013 ci
sono stati i segnali di una
crescita, anche se parliamo
ancora di un incidenza bassa, genitori e bambini pesano oltre il 75% dei fatturati
solo per il 9% degli interpellati dall’Ustoa.
M.T.
M
Tecnologia: i dieci trend del 2014
27 Gennaio 2014 - n° 1431
GuidaViaggi
ercati esteri
17
di Mariangela Traficante
Intersecati uno all’altro come le tessere di un mosaico, li ha sintetizzati PhocusWright
per orientarsi nel mare di servizi al cliente e strumenti di back-office
è chi accusa il colpo e chi invece
promette di restare
a lungo. Ci sono i boom che
rischiano di finire passeggeri, come i flash deals, e quelli che mutuati da sfere più
ampie racchiudono un potenziale di lungo termine,
come il cloud.
Lo dicono gli esperti di PhocusWright, che provano a
mettere un po’ d’ordine in
questo mare magnum tecnologico e di trend ne hanno
individuati dieci, quelli che
vale la pena cavalcare quest’anno ed a cui già diverse
aziende, in vari mercati internazionali, stanno facendo
riferimento. Dieci trend che
ovviamente sono intersecati
uno all’altro come le tessere
di un mosaico.
C’
Nuovi modelli
di contenuto
lanciano la sfida
alla distribuzione
La distribuzione così come
la conosciamo, filtrata da
grandi intermediari che aggregano contenuti per le prenotazioni, è un modello vecchio. E’ stato superato dalla
nuvola che permette di accedere ad informazioni ovunque e su qualunque dispositivo: questa connettività ubiqua fa sì che anche piccole
catene di hotel possano riuscire ad entrare in contatto
in tempo reale con i potenziali clienti. Senza contare
l’utilità pratica di nuvole di
dati condivise grazie a strumenti come iCloud, Dropbox, Google Drive.
Gli esempi: Expedia e
Gray Line Tours hanno entrambi annunciato iniziative
che permettono ai piccoli
fornitori di automatizzare
completamente la gestione
dell’inventory ed i processi
di distribuzione. E poi c’è
InnHand, un sistema di
booking online per strutture
fino a 25 camere. E’ basato
sul cloud, è accessibile via
mobile e si può integrare nei
siti delle strutture e nelle
loro pagine Facebook.
Troppa scelta:
forse less is better
Le Olta erano solite offrire
più opzioni possibili per esibire la propria forza. Oggi il
focus si sposta: importante è
fornire risultati rilevanti per
le esigenze specifiche di
ogni viaggiatore. Non serve
più impressionare il navigatore con una mole di informazioni, a lui interessa trovare quella giusta. E questo
diventa ancora più cruciale
nell’arena mobile, anche
perchè gli schermi più piccoli necessitano di un’offerta che sia semplificata ma
ben presentata.
modo per coinvolgere i
clienti che cerchiamo.
Gli esempi più classici sono
le aziende che hanno capito
il potenziale di Twitter per
comunicare con gli ospiti e
gli aspiranti tali. Ma c’è spazio anche per forme insolite
di marketing. Come quella
di WestJet, che nel 2012
IT ha sviluppato per compagnie come Alaska Airlines,
Amtrak e United Airlines
(la cui virtual assistent,
Alex, in una giornata arriva
a gestire 75mila richieste).
Oppure il servizio di Delta
Air Lines che traccia il bagaglio in real-time sui dispositivi mobili del passeggero.
guide per iPad, che usa tecnologie simili a quelle di
Siri (l’assistente personale
virtuale Apple) per rispondere a quesiti di viaggio.
Futuro nuvoloso
ma pur sempre
un futuro
Qui in realtà si gioca sulle
di saper cogliere ciò che di
davvero rilevante c’è. “Invece di vendere semplicemente
la migliore tariffa aerea tra
il punto A e il punto B, l’intermediario deve riuscire ad
estrarre la migliore (o più
economica) esperienza di
viaggio d’insieme. E questo
imperativo spesso necessita
cambiamenti anche drastici,
in investimenti, tecnologia,
training, tempo speso nella
customer care. Se gli intermediari non ci riescono, lasceranno campo libero ai
fornitori”.
Big data per un
viaggio “smart”
Spostare il focus dalla transazione ai dati: questo, dicono gli esperti, dovrebbero
fare le aziende per capire
meglio come, dove, quando
e perché i viaggiatori acquistano nel modo in cui lo fanno. E citano l’esempio di
Choice Hotel International, che registra per ogni
ospite o membro del programma di loyalty una serie
di dati sulla storia delle sue
prenotazioni, richieste, e
così via. E’ costoso, ma funziona.
L’esempio: il Featured Results di cui ha parlato Amadeus, che integra le tecnologie di ricerca voli e travel
business intelligence per
presentare all’utente una lista delle opzioni più convenienti, veloci e rilevanti.
Tecnologie social
cambiano il modo
di viaggiare
Anche se nel mondo i social
media raggiungono ormai
l’85% degli utenti Internet,
dice Florence Kaci, director of sales per Europa,
Medio Oriente ed Africa
di PhocusWright, le aziende del turismo devono ancora liberarne il vero potenziale. Nodo cruciale è quello
del Roi, return on investment. Come si fa a calcolarlo? Ma serve ancora? In
realtà, occorre uno slittamento di strategia: il discorso sul Roi è vecchio, dice il
report, bisogna piuttosto
guardare i social come un
lanciò il suo nuovo servizio
di trasporto bambini in modalità merci (Kargo Kids)
sui social: la campagna era
ovviamente un falso, ma generò qualcosa come 650mila
visualizzazioni Youtube in
194 Paesi e 3.300 condivisioni. E, dicono, anche buoni ritorni in termini di
booking (4mila, per un valore di 1,3 mln di dollari).
Nuove efficienze
nuova energia
Cresce la richiesta di customer service, e gli sviluppi
tecnologici abbasseranno i
costi per fornirlo. Attenzione, però, al taglio eccessivo,
che invece deve sempre trovare il suo equilibrio con la
soddisfazione del cliente.
Troppo outsourcing, per intenderci, può ridurre la spesa monetaria ma rischia di
frustrare il cliente.
Esempi: la tecnologia degli
assistenti virtuali che Next
Il “cross platform”
coinvolge gli utenti
E’ la multicanalità: per i
clienti realizzare che le
informazioni desiderate si
possono raggiungere attraverso ogni tipo di device e
piattaforma è ovviamente
magnifico, ma le aziende nel
riuscire a stare al passo con
il necessario sviluppo e supporto possono giocarsi il
successo.
Secondo Cees Bosselaar,
director of business development, “una soluzione potrebbe essere l’Html 5, che
permette ai programmatori
di ‘scrivere una volta sola,
funzionare ovunque’. Ciò
che non si può ignorare è la
necessità di sviluppo attraverso browser, interfacce e
strumenti diversi. Coloro
che supporteranno l’interfaccia più adatta e userfriendly vedranno crescere il
proprio market share”.
Esempi: Desti, una travel
parole. La nuvola è infatti
ancora il concetto di cloud,
che diventando sempre più
sofisticata aiuta a tagliare i
costi di It, oltre che ad agevolare la combinazione dei
vari acquisti al cliente. Ma la
travel industry si è dimostrata lenta ad adattarsi. Se, infatti, è stato stimato che entro il 2015 un dollaro su sette spesi per server, software
e sistemi di storage lo farà
attraverso questo modello, il
55% delle aziende travel interpellate da PhocusWright
dice di spendere solo il 4% o
anche meno, del loro budget
It, in cloud computing.
Approcci freschi
per gli intermediari
Siamo circondati da un eccesso di informazioni e serve qualcuno che aiuti il consumatore a navigarci. Emerge un nuovo ruolo, prezioso,
per l’intermediario, quello
di affiancare il cliente ed essere capace di dimostrargli
Intelligence
al passo
In questo campo, ricorda il
report, l’industria del turismo è stata all’avanguardia.
Ma con l’evolversi dei canali di distribuzione e di fornitura di servizi, non si è riusciti a mantenere il ritmo. Le
aziende devono dunque individuare le proprie best
practice per ottimizzare l’acquisizione di contenuti e la
loro distribuzione.
Comunicazione
in prossimità
Non solo il Bluetooth: la
questione è molto tecnica
ma PhocusWright cita anche
Rfid, un sistema di identificazione in radio-frequenza,
ed Nfc: entrambi possono
trovare utilizzo a esempio
per tracciare oggetti o in sistemi di pagamento contactless. Come il braccialetto
MagicBand che la Disney
ha creato per i suoi parchi.
Gli ospiti lo indossano e lo
usano un po’ per tutto: accedere alle attrazioni o in camera, pagare servizi. Uno
strumento comodo per i
clienti, ed utile per la compagnia che ne riesce a tener
traccia in ogni momento.
I
Fiducia nelle stime
18 GuidaViaggi
27 Gennaio 2014 - n° 1431
ncoming
di Laura Dominici
Il 2014 sarà un altro anno di recupero sugli esteri,
ma il governo non fa ancora la sua parte
segnali di fine
2013 lasciano ben
sperare per l’incoming del nostro Paese, ma
non basta. “Il settore alberghiero – commenta il presidente di Confindustria Alberghi, Giorgio Palmucci
– è in lieve ripresa rispetto
al passato, anche se vive tuttora un periodo di restrizioni dovuto alla crisi economica”. La bilancia dei pagamenti turistica registra, da
gennaio a ottobre 2013, un
avanzo di 12,076 miliardi,
con le spese dei viaggiatori
stranieri in Italia in aumento
del +3,1%. Ciliegina sulla
torta, i mercati extra Ue, che
nei primi dieci mesi del
2013 hanno speso il 13% in
più. Palmucci prevede, per il
2014, un ulteriore incremento di turisti stranieri, “attorno al +3%”.
I
Il ritardo politico
Una premessa positiva che,
però, si scontra con il ritardo
della politica in tema turistico. Il decreto Valore Turismo, che doveva essere licenziato il mese scorso è ancora in stand-by e slitterà a
febbraio. A questo si somma
la crescente insoddisfazione
delle regioni. Nei giorni
scorsi è stato l’assessore al
Turismo della Regione
Emilia Romagna e membro del cda Enit, Maurizio
Le Regioni hanno presentato diverse proposte per sollevare il settore, sono sul tavolo e sono praticabili, com-
viene visto come comparto
economico, ma si pensa che
funzionerà da solo, in maniera subordinata rispetto
L’andamento alberghiero regione per regione
Fonte: Rilevazione Str Global per Osservatorio Aica
Melucci, a lanciare il suo
j’accuse: “C'è una resistenza all'innovazione da parte
del ministero della Cultura.
patibili con la situazione
economica del Paese". Il
problema, secondo l'assessore, è che il turismo "non
alla cultura". Un’azione del
Governo sulle politiche del
settore non è più rinviabile.
Su questo punto c’è un’inte-
sa interassociativa, da Confindustria a Confcommercio
la richiesta è sostenere gli
investimenti con agevolazioni fiscali e maggior accesso al credito, prevedere
una promozione massiccia
della destinazione Italia, una
riduzione del costo del lavoro e della pressione fiscale,
snellire la burocrazia. Il presidente di Federalberghi,
Bernabò Bocca, commenta: “È trascorso un anno da
quando il Consiglio dei ministri esaminò il piano nazionale strategico per lo sviluppo del turismo in Italia,
che si proponeva di far crescere il Pil di 30 miliardi di
euro e di creare 500.000
nuovi posti di lavoro entro il
2020. Occorre approvare in
tempi rapidi il decreto Valore Turismo”.
L’Expo si avvicina
Manca ormai poco più di un
anno all’appuntamento con
l’Expo e il settore “dovrebbe essere nelle condizioni di
agire al meglio”, reclama
Melucci, ricordando anche
che “le Regioni avrebbero
preferito che il turismo fosse
collocato nell’ambito del
ministero dello Sviluppo
economico. I beni culturali
sono strategici, ma nel turismo continuiamo a perdere
quote di mercato”.
E l’Enit, con una dotazione
in grado di coprire esclusivamente i costi di struttura,
non può fare molto.
L’Italia è attualmente al 5°
posto per arrivi nella graduatoria
internazionale
2012 e al 6° per gli introiti
valutari, tallonata dalla Turchia, che continua a rafforzarsi rapidamente, affian-
Il manifesto per il rilancio
Serve un cambio
di passo dell'Italia
in materia di politiche del turismo per colmare
i ritardi accumulati”. A dirlo a
Gv è Armando Cirillo, consulente del ministro Massimo Bray ed esperto di
questioni turistiche nella sua
veste di responsabile del
settore per il Pd. Ecco il manifesto, che fa leva sull’attuazione delle misure indicate dall’ex ministro Gnudi e
sull’erogazione delle risorse
assegnate allo sviluppo: reti
di impresa (sono immediatamente disponibili 8 milioni di
euro), buoni vacanze (5 milioni di euro), fondazione per
l'alta formazione (2 milioni di
euro per gli anni 2014-2015,
oltre ai 2 milioni del 2013), risorse dei fondi strutturali
2007-2013 per le Regioni ad
obiettivo Convergenza (Ca-
“
labria, Puglia, Sicilia, Campania). “In questi ultimi mesi
– aggiunge Cirillo - qualche
segnale dal governo è arrivato: sono stati stanziati 100
milioni di euro per i contratti
di sviluppo gestiti dal ministero dello Sviluppo economico; deducibilità dell'Imu
del 20% sui beni strumentali
delle imprese. Ora bisogna
fare di più”. I punti su cui lavorare:
1)Imposta di soggiorno:
trasformazione dell'imposta
di soggiorno in contributo di
scopo per il turismo. L'80%
degli introiti resta ai comuni
per politiche locali in materia
di turismo, per i servizi turistici, per interventi di manutenzione e recupero dei beni
culturali; una quota pari al
10% degli introiti destinata all'Enit per politiche di promo-
commercializzazione e una
quota pari al 10% da destinare alle regioni per finanziare interventi in materia di
turismo.
2)Visti turistici: dovrà essere rafforzata la collaborazione tra l'Enit e la Farnesina
per il rilascio dei visti turistici,
ricorrendo a strumenti informatici per la loro emissione;
bisogna evitare l’eccessiva
esternalizzazione dei servizi
di raccolta dati per l'emissione dei visti che ha causato
un aumento eccessivo dei
costi. Occorre razionalizzare
il sistema aeroportuale per
orientarlo allo sviluppo dei
flussi previsti in crescita.
scalizzazione degli investimenti fino ad un massimo di
200.000 euro. La crisi ha
rallentato e in molti casi
bloccato gli investimenti in
innovazione e riqualificazione delle strutture ricettive.
Aumentare dal 20% al 50%
la deducibilità dell'Imu sui
beni strumentali. Al fine di
ampliare l’ambito di operatività del Fondo di garanzia
per i turisti previsto dal Codice del turismo bisogna
estendere l’operatività ai
casi di annullamento generalizzato dei pacchetti di
viaggio dovuti a causa di
forza maggiore connessi a
calamità naturali, crisi politiche e alla biglietteria aerea.
3)Alberghi e agenzie di
viaggi: per le ristrutturazioni
edilizie degli alberghi, sarebbe da prevedere una defi-
4)Fondo nazionale per i
prodotti turistici e circuiti
di eccellenza: costituzione
di un fondo nazionale per la
valorizzazione dei prodotti
turistici non inferiore a 70
milioni di euro per ciascuno
degli anni 2014-2015-2016
per finanziare politiche di
prodotto legate a circuiti interregionali di eccellenza.
5)Concessioni demaniali
ad uso turistico-ricreativo: occorre risolvere i principali problemi che attualmente riguardano il rilascio
e il rinnovo delle concessioni demaniali marittime ad
uso turistico-ricreativo salvaguardando le imprese
balneari italiane, rivedendo
anche il sistema dei canoni.
I maggiori introiti previsti
dalla rivisitazione dei canoni
rispetto ai 102 milioni attuali potrebbero alimentare un
fondo nazionale per la salvaguardia ambientale delle
coste.
L.D.
candosi alla Spagna come
principale competitor nel
Mediterraneo.
Il bilancio 2013
Il mese di dicembre è stato
trainato dalla crescita della
domanda internazionale,
che ha consentito al comparto di chiudere il 2013 con un
risultato di sostanziale equilibrio nel numero dei pernottamenti, che tuttavia non arresta la flessione dei fatturati delle imprese ricettive e
l’inevitabile calo degli occupati. È l’analisi di Federalberghi in base al consuntivo
del sistema turistico-alberghiero nel 2013.
“La crescita della clientela
straniera – dichiara Bocca testimonia lo sforzo che le
imprese stanno compiendo.
Abbiamo sicuramente uno
dei poli turistici di eccellenza tra i più attrattivi del
mondo, con una gamma di
soluzioni adeguate ai gusti
ed alla capacità di spesa di
chiunque scelga l’Italia per
un proprio soggiorno”.
II 2013 ha registrato una variazione del +0,27% di presenze alberghiere tra italiani
e stranieri. Ciò ha significato una crescita di appena
686 mila pernottamenti alberghieri che, combinata
con la flessione delle tariffe
volta ad assecondare le difficoltà della domanda, ha generato un ulteriore calo del
giro d’affari.
Secondo l'Istat, nei primi
nove mesi del 2013 il fatturato dei servizi ricettivi ha
registrato un calo dell'1,4%
rispetto al corrispondente
periodo dell'anno precedente. La componente straniera
è cresciuta del +3,7% in termini di pernottamenti.
Nonostante il contributo apportato dalla clientela straniera, il totale dei pernottamenti del 2013 si attesta ad
un valore inferiore a quello
del 2011 (-1,39%). Entrando
nel dettaglio, gli stranieri
hanno segnato solo tre mesi
di trend negativo (gennaio,
aprile e novembre), inanellando invece incrementi record a dicembre (+7,5%),
maggio (+7,3%) e marzo
(+6,6%).
Clima
di speranza
Fiducia nei numeri viene
espressa anche dall’Associazione Italiana Confindustria Alberghi, che parla
di un tasso di occupazione in
leggero aumento grazie alla
componente straniera, con
un +1,23% rispetto allo stesso indice dello scorso anno.
Favorito il segmento medioalto. “I 4 stelle – segmento
favorito dai turisti stranieri
tra cui russi, cinesi e tedeschi – hanno optato per un
contenimento delle tariffe e
sono stati premiati con
un’occupazione in crescita
del 3%”, svela l’analisi.
I
L’armata degli stranieri
27 Gennaio 2014 - n° 1431
ncoming
GuidaViaggi
19
di Laura Dominici
Flussi asiatici e sudamericani in crescita a doppia cifra secondo le stime Enit,
ma occorre sostenere anche gli europei, che spendono meno di un tempo
arà un anno positivo per l’incoming.
Le antenne dell’Agenzia nazionale del turismo all’estero lo confermano. Il monitoraggio condotto avvalendosi della rete
estera, e che analizza le tendenze dei principali tour
operator di 18 mercati europei e di 10 oltreoceano, capta segnali rassicuranti.
S
Ottimismo diffuso
nelle sedi estere
La stragrande maggioranza
dei tour operator interpellati
è ottimista: il 71% di essi stima un incremento di vendite, il 25% afferma che rimarranno stabili e appena il 4%
sostiene che saranno in diminuzione rispetto al 2013.
Ciò significa che il 96% degli interpellati dichiara che il
volume delle vendite aumenterà o rimarrà stabile.
Asia e Sud America le aree
più favorite per l’anno da
poco iniziato, perché registrano in assoluto le migliori
performance economiche
interne, dati che si riflettono
su un maggior consumo di
chiesta di un turismo più di
nicchia e specializzato.
Budget di viaggio
tra contrazioni
e crescite
I dati che emergono da Banca d’Italia fanno però riflettere sulla contrazione delle
spese di viaggio da parte di
bacini d’utenza importanti
per il nostro Paese. Sono
quattro i mercati che confermano il trend di crescita, e
cioè Usa, Russia, Francia e
Australia, mentre risulta negativo il trend di Germania,
Regno Unito, Spagna e
Olanda.
Nel periodo gennaio-settembre 2013 le maggiori entrate dai mercati Usa, Russia, Austria, Svizzera, Francia e Australia (867 milioni
in più) hanno compensato le
minori entrate dei 4 bacini
in negativo (-626 milioni).
Dati che fanno riflettere e
inducono l’Enit a promuovere delle azioni per sostenere e consolidare gli arrivi
dai mercati storici. Sul fronte extraeuropeo, invece, prosegue la politica sui visti,
(+35%, 140.000). Il nostro
Paese sta ora lavorando in
sede comunitaria per l'ulteriore ampliamento della lista
dei paesi esenti. Parallelamente il governo italiano ha
in agenda lo snellimento
delle pratiche per specifiche
La spesa degli stranieri in Italia
(in mln di euro)
Fonte: elaborazione Enit su dati Banca d'Italia
servizi turistici a vantaggio
del nostro stesso Paese.
Chi sale
e chi scende
In linea generale continueranno a tirare le classiche
città d’arte (Roma, Firenze,
Venezia), ma tra i mercati
più maturi si avverte la ri-
che già nel corso del 2013
ha dato ottimi risultati. Nei
primi nove mesi del 2013
l'Italia ha rilasciato il 14,6%
di visti in più rispetto allo
stesso periodo del 2012. La
crescita si è consolidata,
concentrandosi a Mosca
(+22%, 543.000), Istanbul
(+37%, 61.000) e Pechino
categorie di richiedenti, quali imprenditori, studenti e
personale altamente qualificato. “Anche in vista di Expo
2015 – aveva a suo tempo
detto Simonetta Giordani,
sottosegretario al Turismo,
al meeting dei ministri per il
Turismo dei paesi più industrializzati - i consolati italia-
ni nel mondo stanno rilasciando visti pluriennali per
entrate ripetute”.
La geografia
dei mercati
In Germania la stabilità
economica favorisce i consumi turistici e le aspettative
dell’outgoing verso l’Italia
per il 2014 sono piuttosto
positive. L’aumento dei collegamenti aerei diretti dovrebbe favorire i flussi turistici verso il nostro Paese.
L’Austria sta spingendo il
proprio interesse verso il
Sud Italia e per l’estate è
previsto un aumento di voli
charter verso la Puglia. Forte interesse anche per Toscana e montagna. Stabili le
previsioni in Svizzera, mentre dal Belgio si stima un incremento del 2,3% rispetto
al 2013, in particolare grazie
ai voli low cost.
Nei Paesi Bassi continuerà
il trend di abbreviare la vacanza principale e di fare un
secondo viaggio più breve.
Sono attesi leggeri aumenti
con l’inserimento nell’offerta di nuove strutture ricettive
e località italiane.
Ottimistiche le aspettative
dal Regno Unito: tra le novità l’introduzione di nuovi
voli per Sicilia e Sardegna.
In Francia, dove cresce l’uso del web per la vacanza,
gli operatori stanno offrendo
pacchetti à forfait anche ai
single, oltre che per famiglie
e coppie. Oscillano tra stabilità e aumento le previsioni
2014 della Spagna. A favorire i flussi, il piano di
espansione della compagnia
low cost Vueling. In aumento i movimenti dal Portogallo, grazie all’arrivo su Lisbona di Ryanair.
Positivo anche l’incoming
dalla Scandinavia, con un
trend verso enogastronomia
e vacanza attiva. Europa
dell’Est sempre in primo
piano, con stime positive per
Polonia (+10/15%), Repubblica Ceca (+10%),
Ungheria e Ucraina soprat-
l’Italia (+35% di presenze è
la stima).
Effetto eventi
sulle previsioni
I tour operator hanno grandi
aspettative, soprattutto in vista dell’evento Expo 2015.
L’India, dal canto suo, sta
iniziando a scoprire il Sud
Italia. Gli operatori stanno
potenziando la programmazione verso regioni alternative a quelle classiche delle
Le cifre
51%
+35%
La percentuale
L’aumento
dei clienti di lusso
che prenota
più di quattro viaggi
all’anno a livello
internazionale:
era il 35% due anni fa
stimato di presenze
cinesi. L’Italia
viene inserita
in programmi di viaggio
che includono
almeno altri 2-3 Paesi
tutto per località balneari
dell’Adriatico, lago di Garda e Sud Italia.
Oltreoceano gli operatori
canadesi fanno previsioni
ottimistiche, con un aumento medio del 10%. In espansione anche l’outgoing dal
Brasile, con un miglioramento dei voli verso l’Italia.
Italia ai primi posti per interesse anche per gli argentini, dove Aerolineas Argentinas da gennaio incrementa i
voli per Roma. E dagli Emirati arabi uniti la stima è di
raggiungere un +18% di
flussi verso l’Italia.
Dalla Cina è previsto un
forte flusso di arrivi verso
città d’arte e la previsione
2014 per la vendita del prodotto Italia è ottimistica, con
stime di crescita a due cifre.
Tra gli americani si fa strada la ricerca del turismo di
nicchia. Sempre più numerosi sono i turisti statunitensi attratti dalla vacanza attiva, benessere, accanto all’enogastronomia.
Da parte dei senior prosegue, invece, la passione per
le crociere. Nella stagione in
corso la Corea del Sud svilupperà l’offerta di specifiche regioni e città minori del
nostro Paese, mentre il
Giappone si rafforzerà nel
Nord-Est.
1431 pag.20 indice_1307 Castoldi da pag.22.qxd 22/01/2014 12.21 Pagina 1
I
Sale l’ottimismo
20 GuidaViaggi
ndice di fiducia
27 Gennaio 2014 - n° 1431
di Emanuela Comelli
e accomuna Nord, Centro e Sud
Nel 2013 il sentire di tutte le agenzie italiane verso il futuro pare tornato più positivo
Il dettaglio,
mese per mese
L’analisi in dettaglio comincia con il mese di gennaio a
quota 38, valore più basso
del 51 con cui avevamo lasciato il 2012. Se anche l’ultimo mese dell’anno aveva
fatto ben sperare, le attese
degli adv sembrano scontrarsi successivamente con
una certa delusione. Ma, fortunatamente, dura poco. A
Come si calcola
La rubrica di Guida Viaggi ha l'obiettivo di fare il punto
sulla percezione dell'andamento del settore turistico da
parte degli agenti di viaggi. A tal fine, tramite l'Osservatorio Guida Viaggi, periodicamente viene sottoposta alla
rete agenziale la domanda "Come pensate che andrà il
vostro business nei prossimi mesi?". In base alle risposte date viene calcolato un indice che misura, in un unico valore, il feeling positivo, negativo o neutro che le
agenzie hanno del proprio business. Il valore dell'indice
pari a 100 è relativo al sentire neutro degli agenti nei confronti del proprio futuro lavorativo. Mediamente vengono
interpellate, in occasione di ogni indagine, circa 300
agenzie in tutta Italia.
Indice di fiducia nazionale 2013
Fonte: Guida Viaggi
U
febbraio, mese delle elezioni, mese di grandi incertezze, il valore del nostro indice non solo sale, e di tanto,
ma supera quella quota 100
che nel 2012 non si era davvero mai vista. Nonostante
tutto, a dispetto del clima
politico ed economico generale, le agenzie ci credono, e
marzo va ancora meglio, indice a 139. Poi lo stop di primavera, decisamente più
netto che nel 2012. Giù, in
picchiata fino a giugno, fino
a sfiorare quota zero.
Aprile vede un valore pari a
50, sotto la significativa soglia del 100, di poco inferiore è maggio, 46, ancora meno giugno, 29. Sono i mesi
dei ponti, che non sono bastati, il meteo sfavorevole
non ha fatto decollare a pieno la “mezza stagione” e ha
tardato non poco a far partire quella “alta”.
L’opinione pubblica discuteva, e in realtà non ha smesso
di farlo, di tasse dagli strani
acronimi, che non si sa bene
se e quando si dovranno pagare, e chi le dovrà pagare,
di un governo che non si sa
se dura, di dati economici
sempre più preoccupanti,
della ripresa rinviata di trimestre in trimestre.
Morale, si fa fatica a pensare di spendere per le vacanze. Meglio aspettare e vedere che succede. E allora si
aspetta, e si comincia ad entrare in agenzia sempre più
sotto data, sempre più vicini
al giorno in cui si vorrebbe
partire. Però si entra.
Almeno così interpretiamo
il ritorno all’ottimismo in agenzia che riscontriamo nel
mese di settembre, figlio di
una estate che sembra proprio aver ridato fiato al trade. Nel mese l’indice è a 76,
poi si risale a 129 in ottobre
e a ben 154 in dicembre.
Feeling suddiviso per macro-aree geografiche
Fonte: Guida Viaggi
n anno di maggiore ottimismo rispetto al 2012, anche se non sono mancati
momenti di “sconforto”.
Questo il 2013 fotografato
dall’andamento del nostro
tradizionale indice di fiducia, un andamento che ricalca in qualche modo quello
dell’anno precedente, anche
se, come detto, caratterizzato da una maggiore propensione a vedere rosa.
Gennaio parte con una certa
fatica, con un sentiment in
calo rispetto al mese precedente (dicembre 2012), poi
una ripresa, un calo verso
l’estate e da qui, come già
nel 2012 una decisa risalita
sino a fine anno.
Questa volta, però, nessun
numero negativo, e ben
quattro mesi “ottimisti”, sopra quota 100 dell’indice,
che rappresenta il sentire
neutro degli agenti verso il
loro futuro.
Altro dato interessante, e
che fa ben sperare, il fatto
che se nel 2012 ad avere una
certa fiducia erano in particolare gli agenti del Nord
Italia, mentre Centro e Sud
si mostravano più pessimisti, nel 2013 le cose cambiano. Il Nord non sempre ha i
valori dell’indice più alti,
anzi, e le altre zone della Penisola sembrano aver ritrovato un certo slancio.
L’autunno pare essere stato
un momento di maggiore fiducia degli agenti di viaggi.
Possiamo pensare ad una
svolta che davvero pare vicina, a più viaggi venduti, ad
un contesto generale più positivo.
Un trend che, come si diceva in apertura, ha contraddistinto l’intera Penisola.
Il trend
delle singole aree
Nei tanti mesi in cui abbiamo calcolato l’indice di fiducia, è emerso quasi sempre che il Nord è l’area più
ottimista e il Sud l’area più
negativa, con un Centro so-
litamente via di mezzo tra le
due. Nel 2012 lo scarto tra la
prima e le altre due è stato
ancora più evidente.
Quest’anno qualche cosa è
cambiato.
Prima di ritrovare gli agenti
settentrionali i più ottimisti
dobbiamo arrivare a giugno
quando, pur in un contesto
non molto roseo, il Nord distacca con il suo indice a 50
Centro e Sud rispettivamente con indici a 7 e 4. Nei tre
mesi successivi all’estate il
primato si conferma, ma
sono tutte e tre le aree a crescere: a dicembre il Nord è
addirittura sopra la media
nazionale, con 160, e lo è
anche il Sud, che ha un indice a ben 156.
Va detto che il Meridione ha
vissuto nell’anno appena
passato momenti di vivacità
inusuali, come potrà confermare chi ha seguito la nostra
rubrica anche in passato. Seguiamone il grafico. A marzo gli adv meridionali raggiungono un indice pari a
166, valore più alto anche
della media nazionale che è
di 139. Ad aprile scendono
tutti, ma il Sud è ancora primo, gli agenti di quest’area
sono quelli che meno perdono fiducia nel futuro. A
maggio e giugno si fatica,
ma la ripresa delle ultime tre
rilevazioni c’è, e si vede. E il
Centro? Anche qui dobbiamo rendere conto di una situazione decisamente più
brillante che in passato. Nel
primo semestre l’area è quasi sempre sopra la media nazionale, eccetto che a giugno. Settembre ed ottobre
non brillano particolarmente, ma anche gli agenti del
Centro chiudono l’anno con
una buone dose di ottimismo.
Attendiamo i valori di gennaio per capire se si ripeterà
il copione già visto negli
anni passati, se ci sarà un
calo della fiducia, o se davvero si è voltata pagina.
B
22 GuidaViaggi
27 Gennaio 2014 - n° 1431
ilanci t.o.
di Giorgio Castoldi
Crisi di ricavi
per il turismo organizzato
Nel 2012 84 società producono incassi per 7 miliardi di euro, contro i 7,3 del 2011
alla complessità
nasce il nowism.
Tradotto: più viviamo in un mondo complesso e più siamo portati a
cercare scorciatoie immediate, presi dalla fretta del
“tutto e subito”, che trova
orribile espressione nel neologismo “adessismo”.
E quindi il fatto di dover riconoscere che ci troviamo a
fronteggiare tre diversi ordini di crisi crea come minimo
fastidio. Quali sono queste
crisi? La prima è quella ciclica: l’economia è in picchiata dal 2008.
L’aspetto consolante è che,
quando avremo toccato il
fondo, ci sarà la risalita.
Quando avverrà? I dati ufficiali del governo ci dicono
che la svolta sarà nel 2014 e
abbiamo un gran desiderio
di crederlo.
La seconda è la crisi del sistema Italia, con le sue burocrazie, la sua corruzione, la
sua scarsa produttività e, soprattutto, la scarsa voglia di
iniziare il lungo cammino
necessario per apportare
correzioni, che è incompatibile con l’adessismo e con i
tempi della politica.
La terza, che ovviamente risente delle prime due ma ha
suoi elementi di autonomia,
è la crisi dei tour operator
italiani, iniziata già quando,
nella seconda metà degli
anni Novanta, in pochi hanno realmente compreso i
cambiamenti in atto.
D
I risultati dei bilanci dei t.o.
che qui si esaminano, relativi al 2012, sono evidente
frutto della somma delle tre
crisi e non ci si può, per ora,
consolare pensando che
quando arriveranno i consuntivi del 2013 conterranno
dati migliori.
Enrico Scotti, creatore del
primo network di agenzie
Buon Viaggio, già nel 2003,
quando il ciclo di sviluppo
del tour operating mostrava
il suo andamento discendente, diceva che “laddove la
macroeconomia non ce la fa
interviene la microeconomia”. Si tratta solo di un
modo colto per dire “aiutati
che il ciel t’aiuta”. Tradotto
per i tour operator: le responsabilità non sono sempre degli altri e non tutto è
ineluttabile. La buona notizia è che cresce il numero
delle aziende che mostrano
di averlo capito.
Una crisi di settore
L’annuale analisi di Guida
Viaggi sui bilanci dei tour
operator italiani ha esaminato, per il 2012, i consuntivi
di 84 società, per un ricavo
totale di poco più di 7 miliardi di euro.
L’anno precedente ne erano
stati esaminate 67 che avevano registrato ricavi complessivi più elevati, pari a
7,3 miliardi.
Le società delle quali è stato
trovato un conto economico
con un valore della produ-
zione superiore a 100 milioni sono state solo sei, contro
le sette del 2011, le undici
del 2010 e le 14 del 2008.
È vero che mancano i bilanci di alcune società importanti (non reperiti in Camera
di Commercio) ma i numeri
sembrano comunque esprimere che è in atto una contrazione significativa del
comparto.
Non si sa qual è il giro d’affari complessivo del tour
operating in Italia, anche
perché sempre più si tratta di
un’attività che non viene
svolta solo da imprese che la
svolgono in modo esclusivo,
ma in misura crescente da
aziende che la mescolano
con altre. Si pensi alle numerose agenzie che organizzano viaggi e predispongono anche cataloghi pur se si
occupano prevalentemente
di intermediazione.
È da ritenere che complessivamente la produzione di
pacchetti non vada oltre gli
8-8,5 miliardi e quindi il totale esaminato copra una
buona quota del venduto.
È difficile giudicare, considerata la frammentazione
dell’offerta, l’andamento del
settore nel suo complesso,
certa è invece la riduzione di
fatturato della maggior parte
dei t.o. più grandi, come si
vede nella tabella 1, e la
conseguente diminuzione
dell’incidenza delle imprese
che dichiarano più di 100
milioni di ricavi sul totale,
Tabella 1 - I ricavi dei t.o. che hanno superato
i 100 milioni all’anno (valori in milioni di euro)
evidenziata dalla tabella 2.
Se poi si esclude dal calcolo Costa Crociere che, nonostante la flessione di fatturato del 2012 ha uno share pari al 43% delle aziende
esaminate, si vede che gli
altri big sono sempre meno
tali e contano ormai per un
quarto del totale. Insomma,
mentre un po’ dappertutto si
assiste, nelle attività produttive, a una tendenza alla
concentrazione, il tour operating italiano si distingue
per la progressiva frammentazione.
I numeri
Se si dividono le imprese
Nota metodologica
Tutti i dati che compaiono in questa ricerca provengono dai bilanci ufficiali relativi al 2012 depositati in Camera di Commercio da “agenzie di viaggio che svolgono attività di produzione dei servizi” (ricordiamo che nella
nostra normativa il termine tour operator non esiste). Per avere i consuntivi del 2013 bisognerà attendere il prossimo autunno.
Per delimitare il campo si sono presi solo i documenti finali delle società
che per l’anno indicato hanno dichiarato più di 10 milioni di valore della
produzione. Questo valore, contenuto nel punto A del conto economico, si
compone, oltre che dei ricavi delle vendite, di altre voci minori, la cui incidenza è in genere irrilevante ed è per questo che, in prima approssimazione, in questa sede, il suo importo è considerato pari a quello del fatturato e dei ricavi delle vendite.
Ovviamente le imprese considerate non esauriscono il panorama del tour
operating italiano, che è sempre più frazionato in un gran numero di aziende, fra le quali molte svolgono diverse attività.
Inoltre, fra gli 84 mancano operatori importanti, di cui non è stato reperito
il bilancio, come Boscolo, Valtur, Cts, Naar, Kuoni (tanto per citarne alcuni). Di altri, come Msc e Club Med, non è possibile avere dati perché non
presentano più il loro consuntivo in Italia.
Il totale del valore della produzione delle società esaminate supera i 7 miliardi (7,076) e quindi si ritiene che esse possano essere viste come una
quota importante di questo mercato, che, dal punto di vista del numero
delle imprese, si caratterizza per le piccole e piccolissime dimensioni uni-
tarie. Alle aziende esaminate nel 2011 se ne sono aggiunte altre di minori dimensioni (21 con valore della produzione compreso fra 10 e 15 milioni di euro) perché altrimenti il campione, oltre che non statisticamente significativo, sarebbe risultato troppo ridotto.
Nonostante si paragonino aziende differenti, i confronti che vengono fatti
con gli anni precedenti possono essere comunque ritenuti indicativi perché evidenziano le tendenze del mercato nel suo complesso.
La prima parte dell’analisi si sofferma sullo stato patrimoniale (il prospetto che illustra la struttura del patrimonio aziendale), utilizzando non i valori assoluti, ma la composizione percentuale dei suoi elementi.
La composizione del patrimonio viene verificata nella sua forma finanziaria, cioè dividendo le componenti fisse, di lunga durata, da quelle correnti, di breve durata, per valutare se esiste il necessario equilibrio fra l’attivo,
il passivo corrente e quello a medio-lungo termine.
Il conto economico è il prospetto in cui si evidenzia la redditività dell’impresa, in quanto confronta i ricavi con i costi relativi all’esercizio trascorso.
Di esso vengono valutate le componenti nei loro rapporti percentuali. In
sostanza, fatto pari a 100 il valore della produzione, si rileva l’incidenza dei
costi di produzione, degli oneri e dei proventi finanziari, degli oneri e proventi straordinari e così via, per fornire un quadro della composizione del
reddito, inteso proprio come differenza fra i ricavi e i costi.
Tutte le tabelle che elencano le diverse aziende seguono un ordine decrescente di valore della produzione (dal più alto al più basso).
analizzate in quattro gruppi
per fasce di ricavi (vedi tabella 3), si possono osservare alcuni dati medi interessanti. È evidente che le medie calcolate su alte varianze, cioè su risultati disomogenei, significano poco, ma
in questo caso sembra che
qualche indicazione la forniscano.
Le imprese maggiori sono
per la metà in perdita. Quelle con valore della produzione compreso fra 30 e 100
milioni sono in perdita per
un terzo e i dati medi relativi alla redditività sono quasi tutti negativi.
Non vanno molto meglio le
cose per le aziende con ricavi compresi fra 15 e 30 milioni, fra le quali quelle in
perdita raggiungono il 38%,
mentre sono decisamente
migliori i risultati delle società con fatturato sotto i 15
milioni, che forniscono solo
numeri positivi, con un ridotto 10% di imprese in
perdita.
L’aspetto
patrimoniale
C’è stato un periodo, a cavallo fra il secolo scorso e
gli anni Duemila, in cui l’aspetto dei bilanci che più
sembrava interessare era
B
27 Gennaio 2014 - n° 1431
*
*
*
*Valori in migliaia di euro
zione che può essere apprezzata solo scorrendo le tabelle analitiche proposte di seguito. Va rilevato che è necessario, come accennato,
distinguere due tipi di integrazione, che hanno un ruolo molto diverso.
Se, per aziende tutto sommato non enormi come sono
i t.o. italiani, l’integrazione
verticale si è rivelata in molti casi un problema, non altrettanto si deve dire di quella orizzontale.
Nel primo caso si attua soprattutto l’acquisizione di
strutture ricettive, in particolare di villaggi. E si tratta di
un’operazione molto rischiosa per aziende che non
sono grandi abbastanza da
differenziare i loro investimenti: comprare pochi villaggi in poche aree significa
legare strettamente il rischio
d’impresa con l’andamento
di destinazioni che possono
23
di Giorgio Castoldi
Tabella 2 - Quota di mercato dei tour operator maggiori
quello patrimoniale. I redditi bene o male arrivavano e
quindi l’attenzione era rivolta in particolare alla crescente propensione da parte dei
t.o. italiani a integrarsi (acquistando partecipazioni in
altre aziende), sia sul piano
orizzontale, concentrando
diversi marchi, sia su quello
verticale, acquisendo soprattutto strutture ricettive.
La conseguenza è stato un
progressivo irrigidirsi dei
patrimoni, nei quali il peso
delle immobilizzazioni è
passato dal 27,73% del 1996
al 38,45% del 2002. Nel
2003 la corsa sembra arrestarsi e le immobilizzazioni
ridiscendono al 35,82% del
totale, poi ancora al 35,50%
nel 2004, al 33,4% nel 2005
e fino ad arrivare, pur con
una tendenza non rettilinea,
al 27,05% del 2012.
Anche questo è un dato medio, frutto di una diversifica-
GuidaViaggi
ilanci t.o.
diventare problematiche (e
purtroppo gli esempi ben
noti, anche per il 2012, non
mancano).
Diversa è la scelta di chi investe in altri marchi, altre
aziende che integrano l’of-
ferta diversificandola e consentendo l’allargamento del
proprio mercato con l’acquisizione di nuova domanda:
integrazioni orizzontali ben
studiate possono costituire
un importante elemento di
crescita anche per società
non troppo grandi.
L’acquisizione di partecipazioni accresce comunque la
parte fissa del bilancio.
Il patrimonio più rigido è
quello di Europlan, che opera sul lago di Garda ed è soprattutto albergatore, con il
96,9% di immobilizzazioni.
Segue Costa crociere, con il
94,2% di investimenti fissi,
riconducibili alla proprietà
delle navi.
Le aziende che presentano
più dei due terzi del loro attivo immobilizzato, che erano otto nel 2011, sono ridotte a sei nel 2012. Fra questi
è Alpitour, l’unico gruppo
italiano proprietario di una
compagnia aerea, la Neos, il
cui attivo fisso è il 68,2%
del totale.
Sul fronte dei finanziamenti,
l’incidenza del capitale proprio nel 2012 che viene evi-
denziata nei bilanci è del
21,7% del totale degli investimenti, di non molto inferiore al 27% costituito dal
totale delle immobilizzazioni, mentre negli anni precedenti, a fronte di un attivo rigido più consistente l’incidenza del patrimonio era inferiore (tabella 4). Il risultato è una riduzione dell’indebitamento complessivo e un
aumento del rapporto fra attivo circolante e debiti a breve che, nel momento in cui
si creano problemi di incasso dei crediti, potrebbe non
essere considerato un elemento positivo.
Sul fronte della redditività il
dato medio -2,94% è il peggiore in assoluto fra i 17
anni presi in considerazione.
Gli indici
patrimoniali
Le analisi di bilancio si fan-
Tabella 3 - I valori medi (2012)
Tabella 4 - Composizione % del patrimonio
di molti fra i maggiori t.o. italiani (2012-1996)
Che cos'è il bilancio d'esercizio?
È il documento riassuntivo dell’attività di un’azienda per
un periodo amministrativo. Il periodo amministrativo di
solito coincide con l’anno solare e quindi il bilancio viene redatto con data 31 dicembre.
C’è però da sottolineare che, nell’attività di produzione
di viaggi, alcune aziende chiudono il bilancio al termine
della stagione, il 31 ottobre. E quindi il loro anno contabile apre il 1° novembre. Si tratta, per esempio, fra quelle esaminate, di Best Tours, Burgunitour, Damare, Eden
Viaggi, Futura, i Grandi Viaggi, Hotelplan, Italturist,
Olympia e Alpitour World. Costa Crociere chiude il bilancio al 30 novembre, Press Tours al 31 marzo, Acampora e i Viaggi del Turchese al 30 settembre.
Il bilancio è chiamato d’esercizio perché in questo modo
si definisce l’insieme delle operazioni che si svolgono
nell’arco del periodo amministrativo, della durata di un
anno. Il documento si compone di tre parti obbligatorie:
lo stato patrimoniale, il conto economico e la nota
integrativa. In più è sempre corredato della relazione
che gli amministratori fanno all’assemblea dei soci alla
quale lo presentano.
La struttura del bilancio è obbligatoria, è definita dal codice civile, negli articoli dal 2423 al 2435bis, ed è il frutto di direttive dell’Unione europea, introdotte in Italia
con decreto legislativo n.127 nel 1991. È grazie a questa normativa che i bilanci, precedentemente redatti in
modo eterogeneo, sono ora confrontabili fra loro.
I gruppi societari devono redigere, oltre a quello delle
singole imprese componenti, anche il bilancio consolidato, cioè il documento riassuntivo di tutte le attività del
gruppo, che somma i fatturati ed elide le attività infragruppo.
Nell’elenco riportato i bilanci consolidati reperiti sono
quelli di Aeroviaggi, Alpitour World, Costa Crociere e i
Grandi Viaggi.
NB: Il patrimonio viene espresso utilizzando un prospetto definito “conto”, la cui colonna di sinistra (in questo caso l’attivo) è definita il “dare”, mentre la colonna di destra (in questo caso il passivo) è definita l’”avere”. I termini “dare” e “avere”, quindi significano rispettivamente sinistra e destra. Il fatto che nella presentazione qui proposta l’attivo sia indicato sopra il passivo (e non a
sinistra) deriva da esigenze grafiche.Si noti anche che l’attivo e il passivo patrimoniale devono sempre essere uguali, in quanto nell’attivo sono indicati gli investimenti dell’impresa, vale a dire dove sono andati a finire i soldi a sua disposizione, mentre nel passivo sono contenuti i finanziamenti, cioè la provenienza del denaro di cui l’azienda dispone. È chiaro che, indicando le due facce
della stessa somma di denaro, non possono essere diversi.
CONTINUA A PAG 24
24 GuidaViaggi
CONTINUA DA PAG 23
no utilizzando molto gli indici, cioè i rapporti fra alcune grandezze ritenute significative.
Gli americani li chiamano
ratios (pronunciati rescios),
storpiando, come loro abitudine (si pensi ai media) una
parola latina. E noi li imitiamo. Ratio significa rapporto
e, in effetti, gli indici di bilancio non sono altro che
rapporti fra le diverse voci
del bilancio.
Permettono di stabilire connessioni fra le grandezze che
le compongono, ma non
consentono mai di trarre
conclusioni.
Quindi non è corretto soffermarsi sui singoli risultati.
Devono essere visti nel loro
insieme, sempre con molta
cautela. Dallo stato patrimoniale delle aziende esaminate traiamo gli indici patrimoniali e finanziari fondamentali, cioè i ratios che ci consentono di esaminare la
composizione del loro patrimonio e come funziona il
flusso del denaro.
1.L’indice di liquidità. È
dato dal rapporto fra attivo
circolante e passivo a breve.
L’attivo circolante contiene i
mezzi finanziari di cui l’impresa dispone (nell’immediato o nel breve termine).
Il passivo a breve termine
riguarda i debiti in scadenza
entro 12 mesi.
Si può dire che l’attivo circolante (composto di crediti
a breve scadenza e di disponibilità liquide) precostituisce i mezzi finanziari per far
fronte ai debiti da pagare.
Il dato ottimale è quindi costituito da un rapporto attorno a uno, considerato che
l’attivo non contiene, per i
tour operator, le rimanenze
materiali di magazzino, la
cui liquidabilità è sempre da
verificare. Nel 2012, il dato
medio rilevato sugli 84 tour
operator esaminati è 1,15,
identico a quello dell’anno
precedente, e si può considerare adeguato.
Ovviamente si tratta di un
valore medio che, come si
può vedere dalle tabelle 5, 6
e 7, è diverso da azienda ad
azienda.
Si tratta di un indice fondamentale perché segnala la
capacità dell’impresa di pagare i propri debiti.
Come tutti gli indici, però,
non va preso come dato isolato e deve essere visto alla
luce dell’andamento complessivo dell’azienda.
La liquidabilità dei crediti,
in primo luogo: un indice
alto che è dovuto alla presenza di crediti non facili da
incassare non rappresenta
certo un buon risultato.
Viceversa un indice sotto il
valore ideale di 1 rilevato da
un’azienda che è in grado di
riscuotere i crediti più rapidamente di quanto paghi i
suoi debiti può essere inter-
B
27 Gennaio 2014 - n° 1431
ilanci t.o.
pretato come un valore positivo.
2. L’indice di rigidità del
patrimonio. È l’incidenza
delle immobilizzazioni, cioè
degli investimenti fissi, di
durata superiore a 12 mesi,
rispetto al totale dell’attivo.
Questo valore segnala il livello di controllo dei mezzi
di produzione da parte dell’impresa. Il tour operator
che non ha alberghi propri,
non ha edifici di proprietà,
non possiede aerei ha poche
immobilizzazioni e presenta
un basso indice di rigidità.
Viceversa è più alto il valore
per gli operatori integrati,
che possiedono strutture ricettive, mezzi di trasporto o
anche, come si è visto, partecipazioni in altre aziende
del comparto.
Si è visto che il valore medio del 27% (uguale a quello dell’anno precedente),
appare come un ritorno al
passato (è praticamente ai livelli del 1996) dopo gli anni
a cavallo dell’inizio del nuovo millennio, caratterizzati
da una crescita di questo valore ben presto rivelatasi eccessiva.
Ovviamente le aziende
maggiori hanno una rigidità
più elevata: il 48,96%. Ma
complessivamente si trova
di tutto, con livelli compresi
fra il minimo dello 0,10% di
Aim e il massimo del 96,9%
di Europlan.
È opportuno precisare che
questo indice non ha nulla a
che fare con le operazioni a
rischio che le aziende compiono concludendo contratti
vuoto/pieno, non rilevabili
nel patrimonio.
3. L’indice di indebitamento. Il rapporto fra il totale dell’attivo di un’impresa e il suo capitale proprio
indica quanti investimenti
questa è riuscita a fare usando i mezzi propri. Il fatto
che tale rapporto nel 2012
per i tour operator italiani
esaminati risulti 24,28 significa che per ogni euro
che il proprietario (i soci) ha
immesso nell’azienda ne
sono stati investiti, appunto,
24,28. Gli altri 23,28, quindi, sono stati presi a prestito.
Se poi non si tiene conto di
alcune situazioni particolari
(il 305,94 di Italturist, il
332,25 di Falktour, e il
300,97 di Mappamondo), si
ha un valore medio di 12,87.
Va comunque rilevato che
avere tanti debiti, per un’azienda, non rappresenta, di
per sé, un dato negativo.
Anzi.
Prima di essere denaro da
pagare, le somme altrui di
cui le aziende dispongono
costituiscono finanziamenti,
senza i quali esse non potrebbero lavorare ed espandersi.
L’importante è che l’indebitamento vada di pari passo
di Giorgio Castoldi
Tabella 5 - La composizione % del patrimonio di 6 t.o.
con più di 100 milioni di valore della produzione nel 2012
Legenda
Imm = immobilizzazioni
Ac = attivo circolante
Cp = Capitale proprio
Utile
Cons = debiti a medio e lungo termine
Pb = passivo a breve termine (sono espressi in percentuale ri-
spetto al totale dello Stato patrimoniale
Liq = indice di liquidità (rapporto fra attivo circolante e passivo a breve)
Indeb = indice di indebitamento dato dal rapporto fra investimenti e capitale proprio
Tabella 6 - La composizione % del patrimonio di 23 t.o.
con un valore della produzione nel 2012 compreso fra 30 e 100 milioni
con la redditività (cioè renda) e con l’equilibrio finanziario (cioè si sia sempre in
grado di pagare i debiti).
Considerato che i rendimenti medi degli investimenti
sono negativi (è il -0,5% costituito dal ROA di cui si
parla in seguito), sembra che
la prima condizione non sia
gran che soddisfatta.
Per quanto riguarda la seconda, non ci sono problemi
(sempre nella media) riguardo al pagamento dei debiti,
come si è visto dall’indice di
liquidità di 1,15. Si è già osservato però come anche
questo indice vada considerato con prudenza, vista la
crescente difficoltà di incas-
sare i crediti. E se non necessariamente possono stare
tranquilli gli operatori che
hanno un’alta liquidità, certamente hanno di che preoccuparsi quelli il cui indice è
sotto il valore 1.
Il patrimonio
degli 84 t.o.
Come si vede dalla tabella 5
i dati dei big 6 sono molto
disomogenei, a partire dalla
rigidità (compresa fra il
94,2% di Costa Crociere e il
14,6% di Settemari), al capitale proprio, la cui incidenza
rispetto alle immobilizzazioni indica il livello di capitalizzazione, all’utile, compreso fra il +5,85% di Vera-
tour e il -77,76% di Hotelplan, all’indice di liquidità.
L’unico dato che si può considerare uniformemente basso è l’indebitamento, il cui
valore medio di 3,86 appare
decisamente modesto, segnalando nel complesso una
situazione di imprese piuttosto capitalizzate.
Anche l’esame dei patrimoni dei t.o. con valore della
produzione sotto i 100 milioni mostra situazioni estremamente eterogenee, che
hanno in comune, come differenza rispetto alle società
maggiori, un minore indice
di rigidità, praticamente dimezzato rispetto alle big 6.
L’azienda in assoluto più
elastica è Aim Travel, con lo
0,10% di incidenza delle immobilizzazioni sul totale attivo, ma è in questo ampio
gruppo che si trova anche
Europlan, che ha il 96,2% di
investimenti fissi.
Da notare che la minore rigidità porta anche, nella maggior parte dei casi, a una migliore situazione finanziaria
e a un maggior ricorso al capitale di terzi, testimoniato
dal valore dell’indebitamento, che tendenzialmente cresce in maniera inversa rispetto alle dimensioni.
Una costante è il segno
meno nelle medie relative
agli utili, che sono però influenzati da alcuni risultati
27 Gennaio 2014 - n° 1431
pesantemente negativi (tabelle 6 e 7).
Il problema
è nei ricavi
Passato il periodo delle integrazioni, con le conseguenti
ricadute sui patrimoni aziendali, i bilanci del 2012 presentano situazioni finanziarie complessivamente tranquille, pur con non poche
eccezioni.
Non si può dire altrettanto
dell’esame dei conti economici, dai quali emerge che
molte imprese uniscono a
una riduzione del giro d’affari anche una contrazione
dei margini, facendo pensare a un mercato che si restringe e rende sempre
meno. C’è ovviamente chi la
riduzione delle vendite la
subisce e, non riuscendo a
contenere nello stesso modo
i costi, si vede diminuire il
reddito. Ma c’è anche chi il
proprio ridimensionamento
lo sta studiando come strategia di medio periodo, rendendosi conto di trovarsi
nella posizione di chi è troppo grande per essere piccolo
e troppo piccolo per essere
grande.
Delle 27 aziende in perdita
(il 32,1% di quelle esaminate, quindi quasi un terzo), 21
hanno anche ridotto i ricavi.
E complessivamente sono
state 42 (quindi la metà) le
imprese che hanno registrato per il 2012 redditi inferiori al 2011. Di queste 14 sono
passate dall’utile alla perdita. Esistono anche casi (purtroppo solo 6) di tour operator che sono passati da una
perdita nel 2011 a un utile
nel 2012, mentre sono di più
(14 come si è detto) quelli
che hanno compiuto il percorso contrario. Come si
vede dalla tabella 8, si tratta
dei peggiori risultati degli
ultimi quindici anni.
La redditività di un’azienda
la si calcola sottraendo ai ricavi i costi, e quindi, se i
margini non ci sono è perché
i primi non coprono i secondi. Ne consegue che non ha
senso parlare solo di uno dei
due. Poiché però la tendenza
di molti imprenditori è quella di prestare più attenzione
al fronte dei costi che a quello dei ricavi, si potrebbe rivolgere l’invito a cambiare
prospettiva, notando che la
sofferenza maggiore è nel
giro d’affari e si riflette sugli
oneri solo di conseguenza.
Insomma, si potrebbe dire
con una semplificazione: è il
momento di trovare il modo
di incentivare le vendite più
che di tagliare i costi.
Come si valuta
il rendimento
di un’azienda?
Quando si legge un bilancio
d’esercizio, l’occhio corre a
osservare subito il risultato
finale, costituito dal reddito
(utile o perdita) d’esercizio.
B
GuidaViaggi
ilanci t.o.
Si tratta del dato che dovrebbe rispondere alla prima domanda che ogni imprenditore si pone: “Ho guadagnato
o perduto?” In realtà si tratta di un’informazione che
può trarre in inganno, perché può essere composta anche di elementi di costo e di
ricavo che poco hanno a che
fare con l’effettiva redditività dell’impresa, in particolare con i proventi e gli oneri straordinari, o con le imposte, componenti estranee
alla ordinaria gestione dell’azienda.
È proprio per poter eseguire
verifiche e valutazioni relative alla composizione del
reddito e non limitarsi al risultato finale che la struttura
del conto economico imposta dalla legge prevede la
determinazione anche di un
risultato parziale, il margine
operativo, dato dalla differenza fra i ricavi ottenuti con
l’attività di vendita (il valore
della produzione), e i costi
di produzione, per beni, servizi, personale, ammortamenti. Il risultato (o margine) operativo è detto anche
Ebit (earning before interests and taxes) e indica il rendimento dell’attività tipica
dell’impresa.
25
di Giorgio Castoldi
Tabella 7 - La composizione % del patrimonio di 55 t.o.
con un valore della produzione nel 2012 compreso fra 10 e 30 milioni
Il risultato
operativo (Ebit)
Dall’esame dei bilanci del
2012 si vede che l’Ebit medio è negativo (-0,3% dei ricavi). Si tratta del peggior risultato di sempre, se si considera nel 2011 era lo 0,5%,
nel 2010 era lo 0,9% e nel
2007 era il 3,4%. Il risultato
operativo è l’unico intermedio previsto dalla legge di
bilancio, ma, come si può
vedere anche dalla tabella 9,
esso si ottiene togliendo ai
ricavi una quantità di costi
tale da rappresentare quasi
l’intera massa degli oneri di
bilancio (nel 2012 erano addirittura superiori ai proventi). Questo fa sì che si sia
sentita la necessità di articolare ulteriormente i valori di
bilancio per ottenere altri risultati parziali.
Il valore aggiunto
Il primo è il valore aggiunto, calcolato come differenza fra i ricavi di vendita e i
costi di acquisto di beni e
servizi esterni: in sostanza si
tratta del valore (fatture di
vendita meno fatture di acquisto) sul quale viene determinata l’imposta che
prende quella denominazione. Può fornire indicazioni
sulla correttezza del rapporto con il mercato e, messo in
relazione con i costi interni
(personale e ammortamenti), può aiutare nelle scelte
imprenditoriali relative al
reperimento dei servizi.
Questo valore (non evidenziato nella tabella 8), nel
2012 è stato il 7,6%. Anche
in questo caso si tratta di un
valore in continua contrazione: nel 2011 è stato dell’8%,
più basso rispetto al 9,3%
del 2010 e del 2009 e ancor
più ridotto rispetto al 9,6%
del 2008 e al 10,4% del
2007. Il valore medio del
costo del lavoro è stato del
6,8%, più del 6,4% del 2012
ma meno del 7% del 2010 e
comunque superiore rispetto
al 6,3% del 2009, che era
uguale alla percentuale del
2008.
Il risultato
operativo lordo
(Ebitda)
È proprio nel rapporto fra
valore aggiunto e costo del
personale che si giocano le
possibilità di reddito delle
imprese ed è per questo che
un dato sempre più preso in
considerazione è l’Ebitda
CONTINUA A PAG 26
26 GuidaViaggi
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(earning before interests,
taxes, devaluations and
amortizations), cioè il risultato operativo lordo, che indica il rendimento prima degli ammortamenti. È dato
proprio dall’importo del valore aggiunto meno il costo
del lavoro. E la sua progressiva erosione, dal 3,5% del
2008, al 2,6% del 2009, al
2,3% del 2010, all’1,6% del
2011, fino allo 0,8% del
2012 non è un segnale positivo, anche se, trattandosi di
un valore medio va riesaminato caso per caso.
Si ricorda che non ha senso
soffermarsi a valutare separatamente le singole voci di
costo. Non ha senso fare
benchmarking, cioè confronti con altre aziende,
prendendo in considerazione solo quella che in genere
attrae l’attenzione degli imprenditori: il costo del lavoro. Si tratta di un elemento
strettamente legato al valore
aggiunto (e quindi all’Ebitda) e può e deve avere valori molto diversi a seconda
del tipo di attività svolto.
Per esempio, se si esaminano queste grandezze nel bilancio di Europlan, che ha
l’indice di rigidità più alto
fra tutte le aziende considerate (96,92%), si vede che
ha un valore aggiunto molto
superiore
alla
media
(29,23%), al quale corrisponde anche un costo del
lavoro
molto
elevato
(20,94%). Questo perché
evidentemente si tratta di
un’impresa che produce
molti servizi al suo interno e
quindi da una parte compra
meno all’esterno (realizzando un alto valore aggiunto) e
dall’altra necessita di molto
personale (alto costo del la-
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27 Gennaio 2014 - n° 1431
ilanci t.o.
voro). Viceversa, se prendiamo King Holidays, il cui
indice di rigidità è 0,41%,
ha un valore aggiunto basso
(6,67%) perché acquista all’esterno quasi tutti i servizi
che propone al pubblico, ma
conseguentemente ha anche
un minore costo del lavoro
(6,31%). L’importante è che
i due dati (valore aggiunto e
costo del lavoro) siano coerenti e siano conseguenti
l’impostazione gestionale
dell’impresa e, soprattutto,
il secondo non superi il primo, altrimenti si produce un
Ebitda negativo.
Il risultato
di gestione
ordinaria
Un altro risultato economico parziale, non previsto
dalla normativa, è quello di
gestione ordinaria, rappresentato dalla somma algebrica del risultato operativo
con gli oneri e i proventi finanziari. È importante perché tiene conto dell’aspetto
operativo e di quello finanziario, tralasciando gli elementi straordinari e quelli
fiscali, che non hanno a che
fare in modo diretto con la
gestione. Il dato medio del
2012 è negativo (-0,6%),
cosa che non succedeva da
undici anni.
Gli indici
economici
I ratios che si desumono dal
conto economico hanno lo
scopo di identificare la capacità di reddito di un’azienda rispetto alle sue diverse componenti.
Gli analisti di bilancio ne
estraggono a decine.
Qui ci limitiamo ai tre più
famosi.
di Giorgio Castoldi
Tabella 8 - Composizione % del conto economico dei maggiori t.o. italiani
dal 1996 al 2012
1. Roe (Return on equities).
Si calcola dividendo l’utile
d’esercizio per il capitale
proprio e indica il rendimento dei finanziamenti del proprietario.
Nel 2012 l’indice medio è,
per la prima volta, pesantemente negativo (-19,8%). Si
tratta, in questo caso, di una
media particolarmente poco
significativa perché data da
risultati estremi abissalmente diversi che hanno come limiti estremi da una parte il
-3598% di Mappamondo e
dall’altra il +1250% di Golden Globe. La buona notizia
è che non vuol dire quasi
nulla. A prima vista sembrerebbe il dato che più potrebbe interessare l’imprenditore, perché gli segnala quanto
rende il capitale che ha investito. In realtà, soprattutto
nelle imprese di servizi
come i tour operator, spesso
è sufficiente un patrimonio
molto limitato per procurarsi un giro d’affari anche
consistente. Si prenda proprio il bilancio di Golden
Globe che, con un capitale
di poco più di 24mila euro
produce un utile di 301mila
euro, appunto il 1250%. Costa crociere, il cui reddito
netto supera i 168 milioni,
non va oltre il 3,5% di ROE
perché ha un capitale investito di 4,7 miliardi.
Come si vede si tratta di dati
non confrontabili.
2. Roa (Return on assets), in
precedenza noto come ROI
Tabella 9 - La struttura
Tabella 10 - Gli indici economici
del conto economico
dei maggiori t.o. italiani (1996-2012)
(Return on investments). È
dato dal rapporto fra il risultato operativo e gli investimenti (cioè l’attivo) del patrimonio e indica la capacità
produttiva dell’impresa: praticamente quanto rendono
100 € investiti.
Per valutare la positività dell’indice, oltre che il raffronto con gli anni precedenti, va
fatto il confronto con il costo del denaro: se il rendimento di quanto si investe
supera il costo del finanziamento significa che il rapporto è positivo, altrimenti si
lavora in modo non conveniente. Nel 2012 anche questo indice è stato per la prima volta negativo (-0,5%): è
la situazione peggiore di
sempre e non necessita di ulteriori commenti.
3. Ros (Return on sales). È
dato dal rapporto fra il risultato operativo e i ricavi di
vendita e segnala il rendimento delle vendite dell’impresa. Anche per questo indice si è avuto un 2012 negativo (-0,3%).
I 6 grandi,
sempre meno
Si è detto che, mentre nel
2008 i tour operator che denunciavano un valore della
produzione superiore ai 100
milioni erano stati 13, sono
scesi a 9 nel 2009, ridotti a 7
nel 2011 e a 6 nel 2012 (pur
se mancano i bilanci di Boscolo e Valtur oltre a quelli,
ormai non più ottenibili, di
Msc). Si è anche mostrata la
generalizzata caduta di fatturato.
La tabella 10 mostra la buona performance di Veratour,
la tenuta di Costa Crociere e
di Eden. Da segnalare anche
il discreto recupero di Settemari. Non sono invece buoni, pur se in modo diverso, i
risultati di Alpitour e di Hotelplan.
Gli inseguitori
che non inseguono
Fino al 2011 il gruppo degli
operatori con valori della
produzione compreso fra i
30 e i 100 milioni si divideva in diverse categorie:
quelli che entravano dall’alto, perché esclusi per riduzione di ricavi dal novero
dei big; quelli che crescevano, avvicinandosi sempre di
più ai livelli più alti, e quelli
che entravano dal basso.
Nel 2012 non si sono registrati spostamenti rilevanti.
Nessun operatore ha ulteriormente lasciato il gruppo
degli over 100 milioni, nessuno è cresciuto tanto da avvicinarsi a quella soglia e
Tabella 14 - Il Roa dei big 6
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I più del 2012
Le alterne vicende
dei vice-grandi
I tour operator con valore
della produzione compreso
fra i 15 e i 30 milioni costituiscono il gruppo più nutrito di società di capitale che
deve depositare il bilancio in
Camera di Commercio. Sono stati reperiti 34 consunti-
27
di Giorgio Castoldi
Tabella 11 - I rendimenti dei primi (valori in migliaia di euro)
• Il fatturato più alto è di Costa Crociere (3,03 miliardi di
euro).
• Il maggior incremento di fatturato in termini percentuali è di
Italica (+2248%).
• Il maggior incremento di fatturato in valore assoluto è di Veratour (13,7 milioni).
• L’utile più alto in valore assoluto è di Costa Crociere (168
milioni di euro).
• L’utile più alto in percentuale sui ricavi è di Fourth Dimension (13,64%).
• Il miglior risultato operativo (Ebit) è di Fourth Dimension
(20,21% del valore della produzione).
• Il miglior risultato di gestione ordinaria è di Fourth Dimension (20,50% del valore della produzione).
• Chi paga, in proporzione ai ricavi, più imposte sui redditi è
Fourth Dimension (6,85% del valore della produzione).
• Il miglior rendimento degli investimenti (Roa) è di Fourth
Dimension (60,38%).
• Il patrimonio con maggiori investimenti fissi è di Europlan,
con il 96,92% del totale.
• Il patrimonio più elastico è di Aim travel (0,10% di immobilizzazioni e 99,90% di attivo circolante).
• L’indice di liquidità più alto è di I Grandi Viaggi, il cui attivo
circolante è 4,35 volte il passivo a breve.
• Il maggior indebitamento è di Falkstour, 332 volte rispetto
al capitale.
anche le nuove entrate dal
basso sono state solo due,
quelle di Alidays e Ventura.
Anche questo gruppo (fatta
salva la consueta disomogeneità di dati) presenta comunque risultati negativi sia
sul piano operativo (-0,1%),
sia nel reddito finale (0,4%). C’è però un aspetto
positivo: l’aumento di fatturato, che a livello medio è
stato del 3,6%.
Spiccano gli incrementi nei
ricavi di Going (+30%), di
Ventura (+30%) e di Swantour (+25%) e i Roa di
Ignas (24,62%) e di Interstudio Viaggi (21,09%).
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ilanci t.o.
vi. Anche per queste imprese le medie sono quasi tutte
negative, a partire dal valore
della produzione (-1,3%), al
risultato operativo (-0,6%),
al reddito netto (-1,2%), al
Roa (-1,8%).
In controtendenza, appare
particolarmente interessante
la prestazione di Norma Vacanze, di Palermo, che non
solo incrementa il fatturato
quasi dell’80%, ma lo fa aumentando il reddito dell’83% e registrando un Roa
dell’11,4%.
I segni più
dei più piccoli
Ancora una volta i risultati
migliori li forniscono gli
operatori più piccoli. I valori medi sono tutti positivi.
Crescono i fatturati e su 21
t.o. considerati solo tre denunciano perdite.
Sono diverse le performance
positive, ma su tutte spicca
quella di Fourth Dimension.
L’operatore romano raddop-
Tabella 13 - L’andamento del reddito di 6 t.o. italiani
con valore della produzione 2012 oltre 100 milioni di euro (migliaia di euro)
pia il fatturato, quadruplica
l’utile, portandolo a 1,4 milioni, e triplica il Roa, che va
a superare il 60%.
Conclusioni
Lo si è detto all’inizio: la
crisi economica esplosa nel
2008 è una crisi ciclica che
si innesta su una crisi di sistema, per la quale erano già
state poste le premesse negli
anni Ottanta, con il ridimensionamento dello Stato sociale e il ritorno a un liberismo in parte accantonato negli anni Settanta.
Qual è il problema a livello
macro? È che con il crescere
della disuguaglianza nei redditi, con la continua contra-
zione delle spese pubbliche
miranti all’equità sociale, si
va contraendo la classe media, che è quella che alimenta i consumi.
Evidentemente chi ha pochi
soldi consuma poco. Ma anche chi ne ha tanti. Come sostiene l’economista americano Robert Reich, già consigliere di molti presidenti
USA, chi ha redditi pari a
mille volte quelli medi non è
che compra mille cuscini,
mille bistecche e mille frigoriferi. Inevitabilmente dirotta gran parte delle sue entrate verso gli investimenti speculativi finanziari. Che sono
quelli che alimentano le ricchezze di chi ha di più, met-
tendo in atto un circolo vizioso che aggrava la crisi.
Ma c’è anche un problema
micro, di settore. Di fronte a
questa situazione continua a
valere il teorema del lampione, esposto dall’economista francese Jean Paul Fitoussi con il racconto della
storiella di quel signore che
viene visto cercare le chiavi
di casa sotto un lampione.
“Ma è sicuro di averle perse
lì?” gli chiede un passante
che vorrebbe aiutarlo. “Assolutamente no”, risponde il
signore. “E allora perché le
cerca solo in quello spazio?”, ribatte il passante stupito. “Perché è l’unico posto
dove c’è la luce”. L’unica
cosa certa è che in questo
modo le chiavi non si trovano. La tabella 18, che raccoglie alcuni di quelli che a bilancio appaiono come casi
di successo sembra suggerire due costanti: le aziende
che vanno meglio sono
quelle che hanno un chiaro
target e un prodotto facilmente riconoscibile. E fra
queste spiccano quelle che si
occupano di incoming.
E forse lì, anche se il lampione non illumina quello
spazio, che bisogna cercare
le chiavi.
La quarta
dimensione
Giudicare e confrontare i bi-
Tabella 12 - Il conto economico di 6 t.o. con valore della produzione** superiore a 100 milioni di euro nel 2012
(valori in migliaia di euro e in percentuali calcolate sul valore della produzione)
*Totale
**Il valore della produzione (punto A del conto economico) è dato dalla somma dei “ricavi delle vendite e delle prestazioni” (punto A1), che costituiscono la voce di gran lunga prevalente, più importi minori connessi con “altri ricavi e proventi”
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di Giorgio Castoldi
Tabella 15 - Il conto economico di 23 t.o. con valore della produzione nel 2012 compreso fra 30 e 100 milioni di euro
Legenda
colonna 1 – Vp/1000 indica il valore della produzione del 2012 in migliaia di euro
colonna 2 – Var%12/11 contiene la variazione percentuale del valore della produzione del 2012
rispetto al 2011
colonna 3 – Va è il valore aggiunto in percentuale rispetto ai ricavi
colonna 4 – Lavoro riguarda l’incidenza percentuale sui ricavi del costo del lavoro
colonna 5 – Ebitda è il valore percentuale del margine operativo lordo (valore aggiunto meno costo del lavoro) calcolato sui ricavi
lanci delle aziende è un’operazione che nasce inevitabilmente male.
Le variabili da considerare,
le circostanze operative e
anche le impostazioni gestionali e contabili sono così
disomogenee e così tante
che è praticamente impossibile paragonarle.
Tuttavia, se si comprende
come la classifica è strutturata, e quindi se ne vedono
tutti i limiti, può acquisire
un suo senso e fornire qualche indicazione.
La classifica dei tour operator che qui viene proposta è
impostata sulle progressioni
e, per dar modo anche ai più
piccoli di gareggiare alla
pari con i maggiori, attribuisce i punteggi più alti a chi
mostra di crescere meglio rispetto al punto di partenza,
indipendentemente dalle dimensioni. Quest’anno accade, per la prima volta, pur
tenendo conto di quanto detto, che è difficile possano insorgere dubbi nel reperire il
miglior bilancio.
Il consuntivo di un’azienda
che aumenta il valore della
produzione del 111%, incrementa gli utili del 412%,
portandoli a livello del
13,6% dei ricavi, con un risultato operativo del 20% e
un Roa del 60% è molto difficile vederlo, soprattutto
nel turismo.
E soprattutto in un anno
come il 2012 nel quale,
come evidenziato in fondo
alla tabella 19, i punteggi
medi assegnati ai loro bilanci si sono ulteriormente ridotti rispetto ai già non entusiasmanti anni precedenti.
colonna 6 – Ro indica il valore percentuale del risultato operativo (o Ebit) sul totale dei ricavi
colonna 7 – Pof contiene l’incidenza percentuale dei proventi e oneri finanziari sui ricavi
colonna 8 – Rgo è il margine di gestione ordinaria in percentuale sui ricavi
colonna 9 – Ps segnala il peso percentuale della parte straordinaria
colonna 10 – Imp è il valore percentuale rispetto ai ricavi delle imposte sul reddito
colonna 11 – Reddito indica il risultato finale percentuale (utile o perdita d’esercizio)
colonna 12 - Roa sta per return on assets, ritorno sugli investimenti
Tabella 18 - I casi positivi: alcune società cresciute nel venduto
senza sacrificare i rendimenti (2012) (valori in migliaia di euro)
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Tabella 16 - Il conto economico di 34 t.o. con valore della produzione nel 2012 compreso fra 15 e 30 milioni
Tabella 17 - Il conto economico di 21 t.o. con valore della produzione nel 2012 compreso fra 10 e 15 milioni
*Totale
**Sedici mesi
Dalle medie sono stati tolti i valori anomali del bilancio di Italica.
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Tabella 19 - La classifica dei bilanci degli 84 tour operator esaminati
Criteri di classificazione
Liquidità: 1-1,1 punti 2; 0,9-1 punti 1; <=,9 punti 0
Variazione liquidità: aumento 2, stabile 1 punto, riduzione 0 punti.
Ro (risultato operativo): positivo 1 punto, negativo 0 punti
Variazione Ro: aumento 3 punti, stabile o aumento ma negativo 2 punti,
riduzione positivo 1 punto, riduzione negativo 0 punti
% Ro: negativo -1, 0-1% 1 punto, 1-3% 2 punti, 3-5% 3 punti, 5-10% 4 punti, 10-15% 5 punti,
oltre 15% 8 punti
Rgo (risultato di gestione ordinaria): positivo 1 punto, negativo 0 punti
Variazione Rgo: aumento 3 punti, stabile o aumento ma negativo 2 punti,
riduzione positivo 1 punto, riduzione negativo 0 punti
% Rgo: negativo -1, 0-1% 1 punto, 1-3% 2 punti, 3-5% 3 punti, 5-10% 4 punti, 10-15% 5 punti,
oltre 15% 8 punti
Roa: positivo 1 punto, negativo 0 punti
Variazione Roa: in aumento punti 2, stabile, in aumento ma negativo, o in riduzione ma positivo
punti 1,
in riduzione punti 0
% Roa: negativo -1, 0-1% 1 punto, 1-3% 2 punti, 3-5% 3 punti, 5-10% 4 punti, 10-15% 5 punti,
oltre 15% 8 punti
Ro, Rgo, Roa; variazioni calcolate su percentuali (se i valori assoluti crescono e le percentuali no
si considera dato stabile)
Reddito: positivo 1 punto, negativo 0 punti
Variazione reddito: se aumenta 2 punti, se stabile o aumento negativo 1,
se diminuisce ma positivo 0, perdita -1
se aumenta di oltre il 50% 1 punto, di oltre il 100% 2 punti,
di oltre il 200% 3 punti, di oltre 300% 4 punti.
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Schema del bilancio della Fourth Dimension
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