TCE #1 Guida Mondiale 2014

GUIDA UFFICIALE TUTTOCALCIOESTERO.IT
INDICE
Intro...3
Calendario...4
Brasile...7
Messico...10
Croazia...14
Camerun...19
Spagna...23
Olanda...28
Cile...32
Australia...35
Colombia...39
Grecia...42
Costa d'Avorio...46
Giappone...49
Inghilterra...53
Uruguay...56
Costarica...61
Francia...64
Svizzera...68
Ecuador...72
Honduras...76
Argentina...80
Bosnia...84
Iran...89
Nigeria...94
Germania...99
Ghana...103
Portogallo...108
Stati Uniti...112
Belgio...115
Algeria...119
Russia...122
Corea del Sud...125
-2-
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Il primo sito in italiano dedicato al calcio estero
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Intro
A cura di : Paolo Bardelli
Il Brasile ritrova i Mondiali dopo 64 anni, è un incontro tra due parenti rimasti troppo lontani. Un
abbraccio antico, ma dal sapore nuovissimo, il pubblico verdeoro si augura che pure il risultato
sia diverso da quello - tragico - del 1950. Il calcio è cambiato tanto nel frattempo, ma gli spunti
che ci offre questa competizione iridata vanno ben oltre la retorica sul "calcio moderno", le
trasformazioni di questo pallone sono figlie di una sfera più grande, quella che tutti noi abitiamo
e che piano piano stiamo imparando a conoscere. Aumenta la curiosità per il mondo che ci
circonda, ogni popolo inizialmente ha rappresentato se stesso al centro delle cartine, il passare
dei secoli e l'incontro con "l'altro" hanno favorito un approccio diverso. Più curioso. È proprio la
curiosità la molla che ha fatto nascere due anni fa TuttoCalcioEstero.it, la voglia di conoscere e
far conoscere il bello di un mondo che non finisce tra Alpi e Sicilia. C'è molto altro da amare,
dall'idea di due giornalisti è nata una squadra di oltre 40 persone, da qui la guida che avete di
fronte. Di "prodotti" analoghi ne potete trovare molti in giro per il web, il nostro obiettivo era però
fornire un'opera corale, una guida nel vero senso del termine, per aiutarvi a scoprire il Mondo
che gli azzurri sono chiamati a interpretare. Mai come stavolta l'Italia arriva tranquilla, nessun
pronostico a far da zavorra, manca persino "il caso". Un vantaggio per chiunque, a patto che
non si chiami Italia. Siamo un popolo strano, multiforme e imprevedibile, le pressioni ci fanno
bene, guai quando ci sentiamo il centro del mondo. Non lo siamo infatti, non capirlo porta
delusioni ed ecco perché condividiamo con voi questo lavoro, qui trovate il Mondo, quello che
forse non conoscete. Scopritelo insieme ai ragazzi di Prandelli e alla squadra di TCE, 31 storie
da leggere e una da scrivere. Con curiosità.
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Calendario
GRUPPO A
12/06 ore 22:00 a Sao Paulo: Brasile-Croazia
13/06 ore 18:00 a Natal: Messico-Camerun
17/06 ore 21:00 a Fortaleza: Brasile-Messico
18/06 ore 24:00 a Manaus: Camerun-Croazia
23/06 ore 22:00 a Brasilia: Camerun-Brasile
23/06 ore 22:00 a Recife: Croazia-Messico
GRUPPO B
13/06 ore 22:00 a Salvador: Spagna-Olanda
13/06 ore 24:00 a Cuiaba: Cile-Australia
18/06 ore 21:00 a Rio De Janeiro: Spagna-Cile
18/06 ore 18:00 a Porto Alegre: Australia-Olanda
23/06 ore 18:00 a Sao Paulo: Olanda-Cile
23/06 ore 18:00 a Curitiba: Australia-Spagna
GRUPPO C
14/06 ore 18:00 a Belo Horizonte: Colombia-Grecia
14/06 ore 3:00 a Recife:Costa d’Avorio-Giappone
19/06 ore 18:00 a Brasilia: Colombia-Costa d’Avorio
19/06 ore 24:00 a Natal: Giappone-Grecia
24/06 ore 22:00 a Cuiaba: Giappone-Colombia
24/06 ore 22:00 a Fortaleza: Grecia-Costa d’Avorio
GRUPPO D
14/06 ore 21:00 a Fortaleza: Uruguay-Costarica
14/06 ore 24:00 a Manaus: Inghilterra-Italia
19/06 ore 21:00 a Sao Paulo: Uruguay-Inghilterra
20/06 ore 18:00 a Recife: Italia-Costarica
24/06 ore 18:00 a Natal Italia-Uruguay
24/06 ore 18:00 a Belo Horizonte: Costarica-Inghilterra
GRUPPO E
15/06 ore 18:00 a Brasilia: Svizzera-Ecuador
15/06 ore 21:00 a Porto Alegre: Francia-Honduras
20/06 ore 21:00 a Salvador: Svizzera-Francia
20/06 ore 24:00 a Curitiba: Honduras-Ecuador
25/06 ore 22:00 a Manaus: Honduras-Svizzera
25/06 ore 22:00 a Rio De Janeiro; Ecuador-Francia
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GRUPPO F
15/06 ore 24:00 a Rio De Janeiro:Argentina-Bosnia
16/06 ore 21:00 a Curitiba: Iran-Nigeria
21/06 ore 18:00 a Belo Horizonte: Argentina-Iran
21/06 ore 24:00 a Cuiaba: Nigeria-Bosnia
25/06 ore 18:00 a Porto Alegre: Nigeria-Argentina
25/06 ore 18:00 a Salvador Bosnia-Iran
GRUPPO G
16/06 ore 18:00 a Salvador:Germania-Portogallo
16/06 ore 24:00 a Natal: Ghana-USA
21/06 ore 21:00 a Fortaleza Germania-Ghana
22/06 ore 24:00 a Manaus: USA-Portogallo
26/06 ore 18:00 a Recife: USA-Germania
26/06 ore 18:00 a Brasilia:Portogallo-Ghana
GRUPPO H
17/06 ore 18.00 a Belo Horizonte: Belgio-Algeria
17/06 ore 24:00 a Cuiaba: Russia-Corea del Sud
22/06 ore 18:00 a Rio De Janeiro: Belgio-Russia
22/06 ore 21:00 a Porto Alegre:Corea del Sud-Algeria
26/06 ore 22:00 a Sao Paulo: Corea del Sud-Belgio
26/06 ore 22:00 a Curitiba: Algeria-Russia
mondiali 2014
OTTAVI DI FINALE
PARTITA 1 – (18:00) [1° Girone A - 2° Girone B] (Belo Horizonte) sabato 28/06
PARTITA 2 – (22:00) [1° Girone C - 2° Girone D] (Rio de Janeiro) sabato 28/06
PARTITA 3 – (18:00) [1° Girone B - 2° Girone A] (Fortaleza) domenica 29/06
PARTITA 4 – (22:00) [1° Girone D - 2° Girone C] (Recife) domenica 29/06
PARTITA 5 – (18:00) [1° Girone E - 2° Girone F] (Brasilia) lunedì 30/06
PARTITA 6 – (22:00) [1° Girone G - 2° Girone H] (Porto Alegre) lunedì 30/06
PARTITA 7 – (18:00) [1° Girone F - 2° Girone E] (San Paolo) martedì 1/07
PARTITA 8 – (22:00) [1° Girone H - 2° Girone G] (Salvador) martedì 1/07
QUARTI DI FINALE
PARTITA 9 – (18:00) [Vincitore PARTITA 5 - Vincitore PARTITA 6] (Rio de Janeiro) venerdì
4/07
PARTITA 10 – (22:00) [Vincitore PARTITA 1 - Vincitore PARTITA 2] (Fortaleza) venerdì 4/07
PARTITA 11 – (18:00) [Vincitore PARTITA 7 - Vincitore PARTITA 8] (Brasilia) sabato 5/07
PARTITA 12 – (22:00) [Vincitore PARTITA 3 - Vincitore PARTITA 4] (Salvador) sabato 5/07
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SEMIFINALI
PARTITA 13 – (22:00) [Vincitore PARTITA 9 - Vincitore PARTITA 10] (Belo Horizonte) martedì
8/07
PARTITA 14 – (22:00) [Vincitore PARTITA 11 - Vincitore PARTITA 12] (San Paolo) mercoledì
9/07
FINALE TERZO E QUARTO POSTO
[Perdente PARTITA 13 - Perdente PARTITA 14] (Brasilia) sabato 12/07 ore 22:00
FINALE
[Vincitore PARTITA 13 - Vincitore PARTITA 14] (Rio de Janeiro) domenica 13/07 ore 21:00
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Guida Brasile 2014, gruppo A: il Brasile
A cura di : Antonio Cupparo
Brasile: basta la parola. Cinque volte campione del mondo (1958, 1962, 1970, 1994, 2002) e
due volte finalista (1950, 1998), la squadra allenata da Scolari è una nazionale fra le più
importanti e invidiate del mondo, data la sua innata spettacolarità. Non vincere fra le mura
amiche equivarrebbe ad un disastro. A distanza di 64 anni dal "Maracanazo", il pubblico
brasiliano chiede ancora vendetta, ed anche per questo motivo la pressione sarà ai massimi
livelli. Nel Girone A affronterà Croazia (partita inaugurale), Messico e Camerun.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Scolari proporrà, presumibilmente, un 4-3-3 abbastanza offensivo, che può agevolmente
trasformarsi in un 4-2-3-1. La porta sarà difesa da Julio Cesar, ex estremo difensore dell'Inter,
che dà ampie garanzie nonostante, in MLS, abbia giocato con continuità solo negli ultimi mesi
(determinanti per la conquista della maglia numero uno verde-oro), dopo un paio di stagioni ai
margini. La difesa sarà rigorosamente a quattro: i due centrali titolari dovrebbero essere
Thiago Silva e Dante, quest'ultimo leggermente favorito sul neo parigino David Luiz; ai
lati, Dani Alves garantirà spinta sull'out destro, Marcelo (o in alternativa Maxwell) gli farà il paio
sulla fascia opposta, da tenere in seria considerazione anche il rinato Maicon, autore di una
stagione fantastica con la maglia della Roma. La linea mediana prevede molte opzioni.
-7-
Scolari, all'occorrenza, vorrebbe proporre Oscar ma, giocoforza, dovrà inserire calciatori come
Luiz Gustavo e Ramires per dare equilibrio ad una squadra di per sé già molto offensiva. Le
alternative sono rappresentate da Fernandinho (bravo nelle due fasi) e Paulinho, giocatore quest'ultimo - che potrebbe avere la meglio sui compagni di reparto grazie all'estrema duttilità
tattica. In avanti, la punta di diamante sarà Fred, rapace attaccante d'area di rigore che - come
il buon vino - migliora a vista d'occhio con il passare degli anni. Al lato sinistro del bomber del
Fluminense agirà Neymar: nonostante l'altalenante stagione trascorsa con la maglia del
Barcellona, l'intero paese si aggrappa alla sua classe e ai suoi numeri, e confida
nell'esplosione definitiva dell'ex stella del Peixe. La Selecao, d'altrocanto, non può fare a meno
di lui. Dall'altra parte, invece, giostrerà la fisicità di Hulk, che partendo da destra può sfoderare
più facilmente il suo potente piede mancino.
LA STELLA
Neymar è, per molti aspetti, il giocatore più atteso del Brasile. Ma tra i tanti campioni a
disposizione di Scolari, la nostra scelta ricade su un difensore, da molti etichettano come il più
forte del mondo nel suo ruolo: Thiago Silva. E' lui, al tirar delle somme, il fuoriclasse che
potrebbe incidere in maniera significativa nel mondiale dei verdeoro. Nel corso degli anni,
oltretutto, si è "europeizzato" diventando ancora più completo. E in Francia, nelle fila del PSG, è
diventato il leader assoluto (che coppia il prossimo anno con il connazionale David Luiz). Il
Milan lo rivorrebbe, ma conoscendo le ambizioni degli sceicchi parigini sarà pressoché
impossibile.
LA RIVELAZIONE
Imbottito di campioni, il Brasile dispone di un giocatore, attualmente poco noto a chi non segue
le vicende del calcio internazionale, che potrebbe senz'altro ritagliarsi uno spazio importante.
Parliamo del ventiduenne Bernard, funambolico mancino dotato di colpi importanti, che ha
esordito giovanissimo con la maglia verdeoro. Scolari, a sorpresa, lo potrebbe buttare nella
mischia, magari mettendolo in concorrenza con Hulk. L'avventura con lo Shakhtar sembra
ormai volta al termine, a causa del momento drammatico che sta vivendo l'Ucraina e per il poco
spazio trovato nell'ultima stagione. Sulle sue tracce si sono mossi Arsenal e Liverpool. Una
cosa è certa: Bernard sarà l'uomo mercato da seguire in questo mondiale.
PROSPETTIVE
Una sola parola: vincere. Altri risultati equivarranno ad un fallimento. E Scolari, che dovrà
reggere alla pressione del dover vincere ad ogni costo, lo sa benissimo. Il cammino verso la
finale del Mondiale, comunque, passa necessariamente attraverso il primo posto nel girone: un
incrocio negli ottavi con la prima del gruppo B (quello della Spagna), sarebbe una finale
anticipata che toglierebbe energie mentali preziosissime alla rosa di Felipao.
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I CONVOCATI
N.
1
12
22
2
3
4
6
13
15
23
14
5
18
11
19
16
17
8
9
10
7
20
21
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
A
Jefferson
Júlio César
Victor
Dani Alves
Thiago Silva
David Luiz
Marcelo
Dante
Henrique
Maicon
Maxwell
Fernandinho
Hernanes
Oscar
Willian
Ramires
Luiz Gustavo
Paulinho
Fred
Neymar
Hulk
Bernard
Jô
Data nascita
Squadra
2 gennaio 1983
3 settembre 1979
21 gennaio 1983
6 maggio 1983
22 settembre 1984
22 aprile 1987
12 maggio 1988
18 ottobre 1983
14 ottobre 1986
26 luglio 1981
27 agosto 1981
4 maggio 1985
29 maggio 1985
9 settembre 1991
9 agosto 1988
24 marzo 1987
23 luglio 1987
25 luglio 1988
3 ottobre 1983
5 febbraio 1992
25 luglio 1986
8 settembre 1992
20 marzo 1987
Botafogo
Toronto (Usa)
Atlético Mineiro
Barcellona (Spa)
Psg (Fra)
Chelsea (Ing)
Real Madrid (Spa)
Bayern Monaco (Ger)
Napoli (Ita)
Roma (Ita)
Psg (Fra)
Manchester City (Ing)
Inter (Ita)
Chelsea (Ing)
Chelsea (Ing)
Chelsea (Ing)
Wolfsburg (Ger)
Tottenham (Ing)
Fluminense
Barcellona (Spa)
Zenit (Rus)
Shakhtar (Ucr)
Atlético Mineiro
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Guida Brasile 2014, gruppo A: il Messico
A cura di : Antonio Cupparo
Sarà la quindicesima partecipazione del Messico alla fase finale di un mondiale, una
qualificazione arrivata con molta fatica solo dopo aver battuto la Nuova Zelanda nello
spareggio intercontinentale. I migliori piazzamenti in assoluto sono stati i quarti di finali nelle
edizioni svoltesi in casa nel 1970 e nel 1986. Grazie alla vittoria nella Gold Cup 2011 ha
partecipato alla Confederations Cup, perdendo i match contro Brasile ed Italia, e vincendo
solamente contro il Giappone. Attualmente occupa la posizione numero 20 nel ranking Fifa, ed
è stata sorteggiato nel girone A con Brasile, Camerun e Croazia
ANALISI TECNICO-TATTICA
Herrera proporrà uno schema 3-5-2 puntando molto sulla solidità della difesa, sulla spinta dei
fluidificanti che agiranno da elastico lungo le fasce, e sul talento dalla cintola in su. Il favorito a
coprire i pali della "Tri" è Corona, portiere del Cruz Azul, tra i migliori per rendimento della
Primera Division Mexicana, ma ha ancora qualche chance l'esperto Guillermo Ochoa dal
2011 all'Ajaccio.
Il tridente difensivo probabilmente sarà composto da un mix di esperienza e freschezza che
vede il capitano Rafa Marquez (al suo quarto mondiale) come leader incontrastato, affiancato
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da Francisco Rodriguez - meglio noto come "Maza", anche lui con esperienza passata in
Europa nel Psv Eindhoven - e Diego Reyes (il più giovane della compagnia), uno dei migliori
'92 in prospettiva, di proprietà del Porto.
A centrocampo i due esterni saranno come ogni probabilità Andres Guardado, e Luis
Aguilar. Il primo non ha bisogno di presentazioni: dopo tante stagioni in Spagna con il
Deportivo La Coruna e Valencia, a gennaio si è accasato al Bayer Leverkusen, scelto a
sorpresa nonostante un infortunio che lo ha tenuto lontano dai campi della Bundesliga. Il
secondo è il fluidificante di fascia destra dell'America Fc. In mezzo al campo mancherà
purtroppo la sostanza e la fisicità di Medina, infortunatosi alla caviglia pochi giorni fa
creando non pochi grattacapi al ct Herrera: probabile l'utilizzo di Salcido che
aggiungerà comunque esperienza e solidità nonostante abbia avuto una carriera da fluidificante
sinistro, oppure sarà Hector Herrera (mezz'ala del Porto) ad arretrare di qualche metro.
A supporto della trequarti ci sarà Carlos Pena, riccioluto tutto pepe, grande protagonista della
squadra campione nazionale del Leon. In attacco Herrera punterà al 99% sulla coppia Giovani
Dos Santos e Javier Hernandez che agirà da punta di riferimento: l'ex Barcellona, dopo
alterne stagioni tra Inghilterra e Turchia (con Tottenham e Galatasaray), quest'anno con la
maglia del Villarreal sembra aver trovato una buona continuità segnando 11 reti con 8 assist
all'attivo. invece, Chicharito ha vissuto un'annata difficilissima al Manchester United, con
Moyes che non l'ha mai visto di buon occhio facendolo giocare pochissime partite e quasi tutte
a partita iniziata. Questo trend aveva fatto trapelare l'idea di mettere in concorrenza il miglior
attaccante messicano di tutti i tempi per media gol/partite giocate con Oribe Peralta, eroe della
nazionale campione olimpica nel 2012 a Londra. Alla fine però sembra che la classe e la voglia
di dimostrare il suo immenso valore, abbia convinto mister Herrera a puntare su Hernandez. In
fin dei conti il numero 14 rimane l'idolo incontrastato dei tifosi della "Tri" che non vedevano
un'attaccante di queste qualità fin dai tempi di Hugo Sanchez
LA STELLA
Ha stregato "Sir" Alex Ferguson nell'inverno 2009, quando con la maglia del Chivas
Guadalajara è esploso definitivamente, parliamo naturalmente di Javier "Chicharito"
Hernandez, senza dubbio la stella della nazionale messicana. Figlio e nipote d'arte (suo padre
era Javier Hernandez Balcazar Gutierrez, soprannominato "Chicharo" per via degli occhi
verdissimi), ha esordito nella Primera Mexicana a 18 anni nel Chivas Guadalajara, giocando nei
primi tre anni poche partite prima di farsi largo nella stagione 2009 quando, con la maglia
biancorossa, ha battuto il record di reti segnate in una stagione e - come detto - ha
conquistato le simpatie di Alex Ferguson. Lo scozzese ha fiutato l'affare per il suo Manchester
United, bloccandolo subito in attesa dei mondiali sudafricani, competizione nella quale
Chicharito diventò protagonista nel match giocato contro la Francia: l'allora ct Aguirre lo inserì
dieci minuti dopo la ripresa, e il numero 14 segnò la rete del vantaggio. Il match fini poi 2-0 con
la rete di Blanco su rigore nel finale, una vittoria importante per il Messico. Chicharito segnò
poi un'altra rete, però inutile, nel match perso 3-1 contro l'Argentina.
Pochi giorni dopo venne presentato ad Old Trafford, il suo acquisto per otto milioni di euro fu
-11-
ufficializzato e Hernandez divenne il primo messicano della storia del Manchester
United. Segna la prima rete con la prestigiosa maglia dei Red Devils nella Community
Shields, nel tempio di Wembley, contro il Chelsea. A settembre arriva anche il primo gol in
Champions League al Mestalla contro il Valencia, una sua doppietta poi permette di battere il
Marsiglia e portare lo United agli ottavi. In finale però gli uomini di Ferguson persero proprio a
Wembley contro il Barcellona, Chicharito giocò da titolare a fianco di Rooney. Alla fine la sua
prima stagione fu positiva con 14 reti in Premier League, 1 in FA Cup, 2 in League Cup, e 4 in
Champions. Le successive annate, fino ad adesso, sono state purtroppo caratterizzate da alti e
bassi; soprattutto l'ultima, con in panchina David Moyes, ha registrato un minutaggio medio che
si è abbassato moltissimo. Questo Mondiale, a differenza di quattro anni fa, vede un
Hernandez con più esperienza, ma sopratutto con una gran fame: in fin dei conti rimane uno
dei migliori uomini d'area in circolazione, il Messico non ne potrebbe proprio fare a meno
LA SORPRESA
Diversi giovani si stanno mettendo in mostra in Messico (fantastica la squadra Under 17
vincitrice del mondiale di categoria nel 2011), ma Herrera di quella squadra non ha chiamato
nessuno. Tra i 22 convocati possiamo azzardare una possibile rivelazione, sopratutto dopo
l'infortunio di Medina che potrebbe stravolgere i piani di Herrera: un rimedio potrebbe essere
l'utilizzo di Marco Fabian, trequartista del Cruz Azul. Lui, uno dei grandi protagonisti delle
Olimpiadi di Londra 2012, possiede quella tecnica e sfrontatezza che in una competizione come
il Mondiale potrebbero fargli conquistare le simpatie del grande pubblico. Unico neo il carattere
particolare, Fabian é uno di quelli che non le manda a dire (anche ai suoi compagni e
allenatore). Se viene gestito al meglio, e se magari lui ci mette qualcosa di suo, potrebbe senza
dubbio ritagliarsi uno spazio importante
PROSPETTIVE
C'è da sfatare un tabù statistico mica da ridere: bisogna fare meglio degli ottavi di finale che il
Messico non riesce a superare da ben quattro edizioni consecutive. Il girone non è dei migliori,
il Brasile è naturalmente il favorito d'obbligo, la seconda piazza sarà da giocare con due
nazionali non facili come il Camerun di Eto'o e la Croazia di Modric. Un sorteggio non tanto
benevolo per la "Tri" che comunque cercherà senz'altro in tutti i modi di superare almeno la
prima fase.
CONVOCATI (I numeri sono quelli usati nelle amichevoli pre-mondiali)
N.
1
12
13
22
7
15
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
Jesús Corona
Alfredo Talavera
Guillermo Ochoa
Paul Aguilar
Miguel Layún
Héctor Moreno
Data nascita
Squadra
26 gennaio 1981
18 settembre 1982
13 luglio 1985
6 marzo 1986
25 giugno 1988
17 gennaio 1988
Cruz Azul
Toluca
Ajaccio (Fra)
América
América
Espanyol (Spa)
-12-
5
2
4
3
16
6
23
21
17
20
8
18
19
14
9
11
10
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
A
Diego Reyes
Francisco Rodríguez
Rafael Márquez
Carlos Salcido
Miguel Ponce
Héctor Herrera
José Juan Vázquez
Carlos Alberto Peña
Isaác Brizuela
Javier Aquino
Marco Fabián
Andrés Guardado
Oribe Peralta
Javier Hernández
Raúl Jiménez
Alan Pulido
Giovani dos Santos
19 settembre 1992
20 ottobre 1981
13 febbraio 1979
2 aprile 1980
12 aprile 1989
19 aprile 1990
14 marzo 1988
29 marzo 1990
28 agosto 1990
11 febbraio 1990
21 luglio 1989
28 settembre 1986
12 gennaio 1984
1º giugno 1988
5 maggio 1991
8 marzo 1991
11 maggio 1989
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Porto (Por)
América
León
Tigres UANL
Toluca
Porto (Por)
León
León
Toluca
Villarreal (Spa)
Cruz Azul
Bayer Leverkusen (Ger)
Santos Laguna
Manchester Utd (Ing)
América
Tigres UANL
Villarreal (Spa)
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Guida Brasile 2014, gruppo A: la Croazia
A cura di : Alessandro De Felice
La Croazia del selezionatore Nico Kovac, dopo aver conquistato il diritto di giocarsi lo
spareggio per entrare nelle 32 formazioni di Brasile 2014 grazie alla seconda posizione in un
girone non proprio semplice - alle spalle del quotatissimo Belgio - ha dovuto superare (con
molta sofferenza) una buona Islanda per qualificarsi ufficialmente per la quarta volta ad un
Mondiale. Dopo aver pareggiato 0-0 a Reykjavik, nella gara di ritorno la superiorità tecnica dei
biancorossi si è fatta sentire e la Croazia è riuscita a portare a casa la qualificazione grazie alle
reti di due dei suoi interpreti di maggior talento: il capitano Darijo Srna e l’attaccante del
Bayern Monaco Mario Mandzukic.
La storia calcistica di queste paese è molto recente: infatti la FIFA ha riconosciuto questa realtà
balcanica solamente dalla stagione 1991-1992, quando in seguito alla fine delle guerre
balcaniche il paese conquistò la sua indipendenza. Ed in questo ventennio (o poco più) si è già
qualificata ben tre volte alla massima competizione per nazioni.
Dopo l’exploit iniziale, con un 3° posto conquistato in Francia nel Mondiale del 1998, nelle
edizioni successive in Corea e Giappone nel 2002 e in Germania 2006 la nazionale a scacchi si
è dovuta arrendere nella prima fase eliminatoria, ai gironi, riuscendo pur sempre nell’impresa di
entrare tra le prime 32 nazioni del mondo.
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Oggi occupa il 16° posto del Ranking FIFA con 955 punti, dimostrando la continuità di risultati
conquistati dalla sua nascita fino ad oggi. Nel Mondiale ormai alle porte, l’undici di Kovac farà
parte del raggruppamento A, insieme ai padroni di casa del Brasile, al Camerun e al Messico.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Come ha mostrato nelle tre partite in cui ha guidato la selezione croata, il CT Kovac predilige
un gioco votato all’attacco, supportato dalle spinte sulle fasce. Tutto questo è possibile grazie
all’alto tasso tecnico di cui dispone la squadra dalla metà campo in su. Kovac ha già dimostrato
di saper utilizzare più sistemi di gioco, non cristallizzandosi su uno in particolare, nonostante la
sua propensione per il 4-2-3-1 che in fase difensiva si trasforma in un 4-4-2, schema attraverso
il quale il CT vuole sfruttare la velocità dei suoi esterni sulle corsie laterali per servire sia le
punte centrali, ma anche gli inserimenti da dietro dei centrocampisti centrali. E proprio con
questo sistema di gioco Kovac sembra sia orientato a presentarsi alla competizione iridata.
Tra i pali ci sarà lo storico portiere della Nazionale, Stipe Pletikosa, 35enne portiere del
Rostov, che con le sue 109 presenze con la maglia a scacchi rappresenta il secondo calciatore
ad averla indossata più volte. Il primo in questa speciale classifica è Darjio Srna, terzino destro
e capitano della spedizione brasiliana, che ha già indossato la maglia biancorossa 110 volte in
carriera. Non ci sarà il difensore Simunic, squalificato dalla FIFA per 10 anni per i cori filonazisti durante i festeggiamenti per la qualificazione al termine del match contro l’Islanda. Al
centro della difesa i titolari saranno Vedran Corluka, ex calciatore del Tottenham ora alla
Lokomotiv Mosca, e Dejan Lovren, autore di una splendida stagione in Premier League con la
maglia del Southampton ed in orbita Liverpool, mentre sulla fascia sinistra agirà Danijel
Pranjic, terzino mancino molto dotato tecnicamente, classe 1981, che in questa stagione ha
vestito la maglia del Panathinaikos, realizzando 5 reti in 24 presenze. Pranjic diede addio alla
Nazionale il 28 settembre 2012, in segno di protesta per la convocazione del giocatore di origini
brasiliane Sammir, ma ha deciso di ritornare circa 13 mesi più tardi, dopo essere stato
convocato dal suo ex compagno di nazionale, ora commissario tecnico, Nico Kovac, in seguito
al grave infortuno capitato a Ivan Strinic, che lo ha costretto a saltare le gare playoff contro
l’Islanda.
La regia della squadra croata sarà affidata ai due talenti in mezzo al campo, che avranno il
compito di servire sia gli esterni che le punte centrali in fase di possesso, mentre fungeranno da
incontristi nella situazione di non-possesso. Stiamo parlando di Luka Modric, centrocampista
centrale del Real Madrid, e Ivan Rakitic, faro del Siviglia che inaspettatamente si è aggiudicata
l’Europa League alla lotteria dei rigori contro il Benfica, nella finale che si è disputata allo
Juventus Stadium di Torino il 14 Maggio. Entrambii rappresentano due dei maggiori talenti del
calcio contemporaneo, incarnando la figura del calciatore moderno che riesce ad unire la qualità
alla quantità. Sulla trequarti, a destra agirà Ivan Perisic, classe 1989, centrocampista offensivo
che possiede fantasia e tecnica, oltre ad una spiccata visione di gioco. Per gli altri due posti
disponibili, Niko Kovac dovrà fare i conti una vera e propria abbondanza: Ilicevic, Kovacic e
Olic partono in vantaggio, ma vorranno stupire il CT e conquistare una maglia da titolare anche
gli outsider Badelj, Pasalic e Halilovic. Da non trascurare la “candidatura” di Eduardo,
giocatore duttile che ha dimostrato di saper muoversi bene sia come seconda punta che come
-15-
attaccante di riferimento.
Davanti ovviamente ci sarà Mario Mandzukic, centravanti del Bayern Monaco, che arriva alla
competizione in splendida forma: nonostante quest’anno sia stato impegnato con meno
continuità rispetto alla scorsa stagione a causa del sistema di gioco con il “falso nueve”
utilizzato da Guardiola, il bomber di Slavonsku Brod ha chiuso la stagione con 25 gol in 43
presenze tra Bundesliga, Champions League e Coppa di Germania. Dunque, un bottino niente
male!
LA STELLA
La Croazia vanta di calciatori di spiccata caratura tecnica, ma tra i tanti che faranno parte della
spedizione brasiliana quello di maggior talento è sicuramente Luka Modric, centrocampista del
Real Madrid nato a Zadar il 9 settembre 1985. Soprannominato “il Cruijff croato” per la sua
straordinaria capacità di “toccare” la palla, Modric possiede tra le sue doti migliori un’ottima
visione di gioco, la precisione dei passaggi e la qualità nella conclusione, caratteristiche che gli
hanno permesso nella sua carriera di ricoprire il ruolo di centrocampista centrale, ma anche
quello di regista e trequartista alle spalle delle punte, posizione che il centrocampista di Zadar
riesce ad interpretare ottimamente grazie alla sua propensione per gli inserimenti offensivi e per
la capacità di fornire l’ultimo passaggio ai propri compagni.
Modric inizia la sua carriera nel 2002, quando all’età di 16 anni firma con le giovanili
della Dinamo Zagabria. Viene mandato in squadre di caratura minore per “farsi le ossa”
(Zrinjski Mostar in Bosnia e l’Inter Zapresic in Croazia) e già dimostra il suo enorme
potenziale che gli vale il premio di Miglior Giocatore del Campionato Bosniaco all’età di 18
anni. Nel 2005 torna alla Dinamo Zagabria, dove in 4 stagioni realizza 31 gol e serve ai suoi
compagni ben 29 assist. Numeri impressionanti considerando il suo ruolo da regista davanti alla
difesa. Le sue prestazioni non passano di certo inosservate: il 16 Aprile 2008 il Tottenham lo
acquista per 16.5 milioni di sterline, 21 milioni di euro circa. Modric incanta il White Hart Lane,
dove gioca dal 2008 al 2012, segnando 13 gol nelle sue 127 presenze, ma fornendo nel
contempo una quantità smisurata di assist ai suoi compagni. Nel 2012 arriva per lui la definitiva
consacrazione, passando al Real Madrid guidato dal “Mago di Setubal”, Jose Mourinho, per
42 milioni di euro. E dopo due stagioni con la maglia dei Blancos, il Crujiff croato è già riuscito a
conquistare il cuore dei tifosi del Santiago Bernabeu.
LA SORPRESA
Se calciatori del calibro di Srna, Rakitic, Modric e Mandzukic rappresentano una certezza, in
casa Croazia la vera sorpresa può essere rappresentata da Mateo Kovacic, gioiellino
dell’Inter. I talenti di certo non mancano in casa croata: Halilovic, Pasalic e Rebic
rappresentano una certezza per il futuro della nazionale a scacchi, ma per quanto riguarda il
Mondiale ormai alle porte il Commissario Tecnico Kovac sembra puntare molto sul talentino
nato in Austria, a Linz, il 6 maggio 1994. Kovacic sembra aver stregato il CT per le sue
straordinarie doti tecniche e per la visione di gioco, mostrata anche nella partita giocata
dall’Inter contro la Lazio il 10 maggio 2014, in cui Mateo ha servito ben 3 assist ai suoi
-16-
compagni.
Kovacic iniziò la sua carriera proprio nella squadra del Linz. All’età di 13 anni si trasferisce
con la sua famiglia a Zagabria dove inizia a giocare nelle giovanili della Dinamo. Debutta tra i
professionisti il 20 novembre 2010 nella partita tra Dinamo Zagabria e Dragovoljac, gara nella
quale stabilisce i record di più giovane debuttante e marcatore della storia della Prva Hrvatska
con 16 anni e 198 giorni. Il 31 gennaio 2013 viene acquistato dall’Inter per la cifra di 11 milioni
di euro più 4 di bonus, e in 16 mesi mette insieme 44 presenze. Kovacic ha collezionato 27
presenze nelle nazionali giovanili della Croazia, mentre sono 8 le apparizioni con la maglia
della nazionale maggiore.
Kovacic possiede tutte le potenzialità per guadagnarsi un posto da titolare nell’undici croato e
potrebbe essere la vera sorpresa di questa squadra ricca di talenti.
PROSPETTIVE
L’obiettivo minimo di questa Croazia sembra essere l’approdo ai quarti di finale. A Zagabria ci
credono tutti. Sanno che, al di là della corazza Brasile, nettamente favorita del Girone A, la
formazione di Kovac rappresenta la seconda forza del gruppo, ma che nel contempo non dovrà
sottovalutare Camerun e Messico, due squadre che hanno dimostrato da sempre di saper
essere in grado di creare grattacapi a formazioni di gran lunga superiori a loro a livello tecnico.
Servirà dunque concentrazione per non fallire quello che è considerato l’obiettivo minimo. Dagli
ottavi di finale, la Croazia potrebbe rappresentare una vera e propria mina vagante, in grado di
poter impensierire qualsiasi squadra. Appuntamento a San Paolo il 12 giugno quando, nel
nuovo Stadio Corinthians, i biancorossi inizieranno ufficialmente l’avventura brasiliana.
CONVOCATI
N.
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
Stipe Pletikosa
Danijel Subašic
Oliver Zelenika
Darijo Srna
Vedran Corluka
Danijel Pranjic
Dejan Lovren
Domagoj Vida
Gordon Schildenfeld
Šime Vrsaljko
Luka Modric
Ivan Rakitic
Ognjen Vukojevic
Ivan Perišic
Mateo Kovacic
Data nascita
Squadra
8 gennaio 1979
27 ottobre 1984
14 maggio 1993
1 maggio 1982
5 febbraio 1986
2 dicembre 1981
5 luglio 1989
29 aprile 1989
18 marzo 1985
10 gennaio 1992
9 settembre 1985
10 marzo 1988
20 dicembre 1983
2 febbraio 1989
6 maggio 1994
Rostov (Rus)
Monaco (Fra)
Lokomotiv Zagabria
Shakhtar Donetsk (Ucr)
Lokomotiv Mosca (Rus)
Panathinaikos (Gre)
Southampton (Ing)
Dinamo Kiev (Ucr)
Panathinaikos (Gre)
Genoa (Ita)
Real Madrid (Spa)
Siviglia (Spa)
Dinamo Kiev (Ucr)
Wolfsburg (Ger)
Inter (Ita)
-17-
C
C
C
A
A
A
A
A
Sammir
Marcelo Brozovic
Ivan Mocinic
Ivica Olic
Eduardo
Mario Mandžukic
Nikica Jelavic
Ante Rebic
23 aprile 1987
16 novembre 1992
30 aprile 1993
14 settembre 1979
25 febbraio 1983
21 maggio 1986
27 agosto 1985
21 settembre 1993
-18Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)
Getafe (Spa)
Dinamo Zagabria
Rijeka
Wolfsburg (Ger)
Shakhtar Donetsk (Ucr)
Bayern Monaco (Ger)
Hull City (Ing)
Fiorentina (Ita)
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Guida Brasile 2014, gruppo A: il Camerun
A cura di : Il Renzaccio
Settima partecipazione al Mondiale per la nazionale camerunense, che, nelle ultime nove
edizioni, ha fallito l'accesso alla fase finale solo a Mexico 1986 e Germania 2006. I fasti di un
tempo, però, sembrano lontani. Il Camerun, nel lontano 1990, fu la prima squadra africana ad
accedere ai quarti di finale di un Mondiale, eliminato ai tempi supplementari dall'ottima
Inghilterra di Bobby Robson (miglior risultato colto dai Tre Leoni dopo la vittoria casalinga del
1966). Di quella epica squadra fece parte Roger Milla, attaccante entrato nella storia della
World Cup per il folklore (celeberrima la sua esultanza intorno alla bandierina del calcio
d'angolo) e per esser stato il giocatore più anziano a realizzare una rete durante la fase finale di
un Mondiale (contro la Russia a Usa '94).
Le tre partecipazioni successive, però, furono avare di soddisfazioni: a Usa '94, inclusa in un
girone di ferro con Brasile, Svezia e Russia, la selezione africana chiuse all'ultimo posto con un
miserabilissimo punto; in Francia, alla prese con un difficile ricambio generazionale, il Camerun
venne estromesso nel gruppo che vedeva coinvolte anche Italia, Austria e Cile; nel Mondiale
nippo-coreano del 2002, la squadra camerunense arrivò forte della conquista di due titoli
continentali e di una medaglia olimpica, ma dovette abbandonare subito la competizione
appannaggio di Germania e Eire. Dopo aver mancato l'accesso al mondiale tedesco a causa
del famosissimo errore dal dischetto di Wome contro l'Egitto, i Leoni Indomabili hanno
riassaporato il gusto del Mondiale in Sudafrica. I risultati, però, sono stati ancora una volta
deludenti: il Camerun, per la prima volta nella sua storia, chiuse il Mondiale senza realizzare
nemmeno un punto, complici le tre sconfitte di misura contro Giappone, Danimarca e Olanda.
-19-
Dopo aver strappato con i denti la partecipazione al mondiale brasiliano, al termine di un
percorso tortuoso accompagnato da infinite polemiche fra la Federazione e Samuel Eto'o, la
squadra di Finke si presenta ai nastri di partenza come pericolosissima mina vagante del
Gruppo A, girone che include Brasile, Croazia e Messico, compagini sulla carta superiori ai
Leoni Indomabili.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Dopo aver utilizzato il 4-4-2 per buona parte della fase di qualificazione al Mondiale, Volker
Finke sembra aver virato verso un 4-3-3 talvolta modificabile in un 4-3-1-2. I pali dei Leoni
Indomabili saranno difesi dal navigato Itandje, portiere in forza al Konyaspor con un passato
non troppo felice ad Anfield Road. In difesa, sono solo due i giocatori certi di indossare la
maglia da titolare: N'Koulou (centrale difensivo) e Bedimo (terzino sinistro). Per le altre due
maglie disponibili, sarà gran bagarre: a destra, Nyom è favorito sul giovane Djeugoue, mentre
per il ruolo di centrale difensivo a fianco di N'koulou, il ballottaggio fra Chejdou e Matip
dovrebbe essere vinto dal primo, anche se il secondo sta recuperando posizioni nelle gerarchie
di Fink. Pochi dubbi, invece, sul terzetto di centrocampo, composto prevalentemente da
giocatori d'interdizione forniti, comunque, di un discreto bagaglio tecnico.
Davanti alla difesa spadroneggerà Song, mediano in grado di dare un contributo anche in fase
offensiva, mentre da interni agiranno M'Bia (fresco vincitore dell'Europa League con il Siviglia)
e Enoh. Buona anche la prima alternativa a disposizione di Finke, che in caso di necessità
potrà contare su N'Guemo, navigato centrocampista del Bordeaux; da non sottovalutare
neppure l'apporto di Makoun, diventato celebre in patria per i due goal messi a segno nello
spareggio contro la Tunisia. Davanti, invece, le fortune dei Leoni Indomabili passeranno
inevitabilmente dai piedi di Samuel Eto'o, ai cui fianchi dovrebbero agire Choupo Moting
(giocatore in grado di ricoprire anche il ruolo di seconda punta) e uno fra Aboubakar (più punta
centrale che esterno, a dire il vero) e Moukandjo (favorito per il ruolo di titolare). Nel roster
offensivo è presente anche l'esperto Webò, preferito a Idrissou nonostante le precarie
condizioni fisiche.
LA STELLA
Il calciatore più rappresentativo del Camerun è ovviamente Samuel Eto'o, straordinario
attaccante africano, attualmente in forza al Chelsea. La sua partecipazione al mondiale
brasiliano, però, è restata in forte dubbio sino a pochi mesi fa a causa dei problemi, tutt'ora
irrisolti, con la Federazione camerunense, che hanno portato, in passato, anche ad un
allontanamento momentaneo dell'ex punta interista dalla nazionale. Sarà, comunque, un
mondiale da “record” per Eto’o. Il giocatore dei Blues, dopo le partecipazioni a Francia ’98,
Corea & Giappone 2002 e Sudafrica 2010, disputerà il quarto mondiale, traguardo raggiunto
nella storia della selezione camerunense dai soli Rigobert Song e Jacques Songo’o. Samuel,
però, ha un altro obiettivo a portata di mano: agguantare Roger Milla nella classifica “all-time”
dei calciatori camerunensi più prolifici nella storia dei mondiali. Il leggendario Roger,
protagonista delle notti magiche di Italia ’90, è a quota cinque, mentre l’ex interista è andato a
segno tre volte nelle tre edizioni a cui ha preso parte. Riuscirà nell'impresa? Ancora poche
-20-
settimane e lo sapremo.
LA SORPRESA
Difficile trovare una possibile sorpresa nella squadra di Finke: l'undici titolare, infatti, dovrebbe
essere composto da giocatori già affermati nei più importanti campionati europei. Fra le riserve
potrebbe stupire Salli, sgusciante ala destra del Lens ma di proprietà del Monaco, anche se al,
momento, pare alquanto improbabile possa rubare il posto a Moukandjo. Fra i componenti del
potenziale undici base, quindi, puntiamo forte su Choupo-Moting, mobilissimo e potente
attaccante del Mainz, dotato di ottima tecnica e buona cognizione tattica. Il calciatore dei
Nullfunfer, se verrà assistito dalla condizione fisica, potrà incidere in maniera profondamente
significativa nelle fortune dei Leoni Indomabili. Non si tratta di un nome nuovo per chi, da anni,
segue il calcio internazionale ed in particolare la Bundesliga. Ma Eric-Maxim, in Brasile, ha
una grande chance: farsi conoscere al grande pubblico planetario. E questa occasione,
considerato anche il contratto in scadenza con il Mainz al 30/6, non dovrà lasciarsela
assolutamente sfuggire.
PROSPETTIVE
Le prospettive per il Camerun non sono certo rosee. I Leoni Indomabili, infatti, sono i più
autorevoli candidati ad occupare l'ultimo posto del Gruppo A. La prova offerta contro la
Germania, però, ha ridato fiato alle speranze dei tifosi africani, impressionati dalla buona
prestazione fornita al cospetto di un'avversaria fra le più serie candidate alla vittoria finale.
Centrare gli ottavi di finale, quindi, sarebbe un risultato a dir poco straordinario, anche perché
verrebbe colto in un clima di guerra civile fra Federazione e giocatori, con questi ultimi che, a
pochi giorni dal via del Mondiale, minacciano di non scendere in campo per il mancato accordo
sui "premi-partita" da corrispondere.
CONVOCATI
N.
1
16
23
3
14
12
2
5
22
4
11
6
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
C
C
Loïc Feudjou
Charles Itandje
Sammy N'Djock
Nicolas N'Koulou
Aurélien Chedjou
Henri Bedimo
Benoît Assou-Ekotto
Dany Nounkeu
Allan Nyom
Cedric Djeugoue
Jean Makoun
Alexandre Song
Data nascita
Squadra
14 aprile 1992
2 novembre 1982
25 febbraio 1990
27 marzo 1990
20 giugno 1985
4 giugno 1984
24 marzo 1984
11 aprile 1986
10 maggio 1988
28 agosto 1992
29 maggio 1983
9 settembre 1987
Cotonsport Garoua
Konyaspor (Tur)
Fethiyespor (Tur)
Marseille (Fra)
Galatasaray (Tur)
Lyon (Fra)
Queens Park Rangers (Ing)
Be?ikta? (Tur)
Granada (Spa)
Cotonsport Garoua
Rennes (Fra)
Barcelona (Spa)
-21-
18
21
7
17
20
9
13
10
8
15
19
C
C
C
C
C
A
A
A
A
A
A
Eyong Enoh
Joël Matip
Landry N'Guémo
Stephane M'Bia
Edgar Salli
Samuel Eto'o
Maxim Choupo-Moting
Vincent Aboubakar
Benjamin Moukandjo
Pierre Webo
Fabrice Olinga
23 marzo 1986
8 agosto 1991
28 novembre 1985
20 maggio 1986
17 agosto 1992
10 marzo 1981
23 marzo 1989
22 gennaio 1992
12 novembre 1988
20 gennaio 1982
12 maggio 1996
-22Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)
Antalyaspor (Tur)
Schalke 04 (Ger)
Bordeaux (Fra)
Siviglia (Spa)
Lens (Fra)
Chelsea (Ing)
Mainz 05 (Ger)
Lorient (Fra)
Nancy (Fra)
Fenerbahçe (Tur)
Zulte Waregem (Bel)
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Guida Brasile 2014, gruppo B: la Spagna
A cura di : Alfonso Alfano
Nella leggenda è entrata da tempo, non sarà il Mondiale brasiliano a riscrivere la storia; la
Spagna vanta finalmente una nazionale al pari delle più forti e vincenti formazioni di sempre.
Perché l'impresa è stata proprio questa: imporre un proprio stile, rivoluzionario, e al tempo
stesso vincere tutto. Non c'erano riuscite l'Ungheria nel '54, l'Olanda nel '74 e '78, il Brasile nel
1982, le nazionali che più di tutte hanno colpito l'immaginario collettivo. La Spagna del "tikitaka", quello che annoia chi non lo sa fare, ha vinto gli ultimi due Europei, 2008 e 2012 (che si
aggiungono a quello del 1964) e in mezzo ha conquistato il Mondiale del 2010 in Sudafrica.
Qualcosa mai visto prima. Il fardello, che un paese così avanzato dal punto di vista calcistico
come quello iberico non riusciva più a sopportare, è scomparso. Sulle maglie della "Roja" da
quattro anni luccica una stella.
Nessun tifoso delle furie rosse, a dirla tutta, ebbe il coraggio di pronosticare la Spagna in cima
al mondo; tante, troppe, le delusioni patite nel corso degli anni, la maledizione dei quarti che seppur rotta negli Europei del 2008 con la vittoria ai rigori contro l'Italia - incombeva impietosa.
Eppure gli uomini di Del Bosque riuscirono nell'impresa: il cammino cominciato nel 2006 con
Aragones dava finalmente i suoi frutti. Il gol di Iniesta contro l'Olanda, oggi è icona in Spagna.
Più dell'urlo di Tardelli in Italia. Di colpo sono scomparsi tutti i complessi di inferiorità che da
decenni colpivano le furie rosse e i suoi sostenitori. E il 4-0 alla tanto temuta quanto "odiata"
Italia nella finale all'Europeo del 2012 ne è la più forte dimostrazione.
-23-
La Spagna, nonostante il pesante 3-0 patito in finale di Confederations Cup la scorsa estate
contro il Brasile, è la favorita assoluta del Mondiale 2014. Il rischio, come sempre accade in
questi casi e che teme Del Bosque, è quello di "poca fame". E' per questo che, da tempo, è
cominciato il ricambio generazionale nella nazionale maggiore che può attingere in modo
illimitato dalle rappresentative giovanili, dominatrici incontrastate negli Europei e Mondiali di
categoria. Un movimento in piena crescita, qualcosa di gigantesco. In Brasile, però, l'ex
allenatore del Real Madrid ha deciso di affidarsi a gran parte della rosa che trionfò in Sudafrica
e a Kiev: al momento delle scelte definitive, il ct non se l'è sentita di dare il benservito a chi gli
ha regalato tante gioie. Tra un mese sapremo se la scelta è stata azzeccata.
Il cammino verso Brasile 2014 non è stato privo di intoppi: inserita nell'unico girone a cinque
squadre in Europa, la Spagna ha duellato fino all'ultima giornata con la Francia per il primo
posto. Già, perché ci ha pensato qualche pareggio di troppo (sanguinoso quello interno con la
Finlandia, con sapore di beffa quello agguantato dalla Francia al 94', al Vicente Calderon) a
mettere alle strette i campioni del mondo. Che, come sempre, hanno risposto presente nel
momento della verità: il 26 marzo 2013, a Parigi, la Spagna batteva a domicilio la nazionale di
Deschamps grazie al gol di Pedro, conquistando il primo posto nel girone mai più mollato.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Il sistema è collaudatissimo, l'idea di calcio spagnolo prescinde dai freddi numeri. 4-3-3 o
4-2-3-1, poco cambia: il tiki-taka fa la differenza, i palleggiatori a centrocampo, il pressing alto, i
difensori centrali capaci di impostare l'azione, i terzini altissimi sono tutti elementi imprescindibili
del gran mosaico di Del Bosque. L'unica variabile "ideologica" resta così quella, ormai annosa,
relativa alla punta centrale. Centravanti classico o falso nove? Già, perché Torres a parte (Villa
viene considerato, a ragione, più una seconda punta) è stato forse questo l'unico punto debole
dei campioni di tutto in questi anni. Nel 2012, col "Nino" completamente fuori forma, Del
Bosque virò con decisione verso Fabregas falso nove, ricalcando quanto fatto al Barcellona da
Guardiola, con Messi. Oggi Torres è uno dei più in palla della rosa e c'è, anche se acciaccato,
anche il chiacchieratissimo Diego Costa. Sarà curioso conoscere le scelte del ct.
Qualche problemino in difesa: oltre all'infortunio di Valdes (che nonostante la splendida
stagione, la migliore probabilmente della sua carriera, sarebbe restato comunque il vice di
Casillas), Piqué è reduce da diversi problemini fisici nel finale di stagione e non è al meglio. Se
a questo aggiungiamo che la Spagna ha perso Puyol, ritirato, i più grossi cambiamenti
potrebbero esserci nel reparto arretrato. Albiol, dopo un buon inizio a Napoli, ha perso terreno
nelle gerarchie, il candidato principale a sostituire Piqué accanto al portentoso Sergio Ramos
(l'uomo del momento) è Javi Martinez. Il mediano del Bayern Monaco è stato schierato nelle
ultime amichevoli da difensore centrale, non sfigurando: è uno dei ballottaggi chiave nell'estate
brasiliana. Sulle fasce, sulla carta partono titolari Azpillicueta (reduce da un'annata super al
Chelsea) e il recuperato Jordi Alba. Juanfran è l'unica vera alternativa, considerato che il ct ha
"tagliato" Carvajal e Alberto Moreno e che Arbeloa non ha smaltito l'infortunio in tempo.
Spettacolo puro a centrocampo: Xavi lotta con la carta d'identità ma in una competizione sprint
come il Mondiale può essere ancora decisivo, Busquets e Xabi Alonso sono qualcosa in più di
-24-
semplici sicurezze. La batteria di trequartisti è poi impressionante: la leggenda Iniesta, il mago
Silva, Mata, Cazorla e il già citato Fabregas che avrà l'opportunità anche di districarsi in
attacco. E c'è poi il giovane Koke, tra i protagonisti principali del fantastico Atletico Madrid di
Simeone, una freccia tutta polmoni e qualità. A casa è rimasto l'acciaccato Thiago, Iturraspe è
stato tagliato dopo essere stato inserito nella lista preconvocati e aver debuttato in amichevole
contro la Bolivia, di Gabi (uno che sarebbe titolare nelle più forti nazionali del mondo) nemmeno
si è parlato in ottica "roja". Serve altro?
Dubbi forti anche in attacco: alla fine, le scelte di Del Bosque sono state quasi "dovute". Dato
per scontata la chiamata di Pedro, pupillo del ct, restavano tre posti per sei candidati. Diego
Costa è stato in dubbio per un infortunio muscolare ma, recuperato, è ovviamente
imprescindibile. Torres ha visto premiato l'ottimo finale di stagione, Villa è il miglior marcatore
di sempre nella storia della nazionale e attraversa un buon momento di forma. A casa sono
rimasti Soldado (deludente col Tottenham), Negredo (alti e bassi col Manchester City) e
soprattutto Llorente (rinato a Torino, con la Juventus). Diego Costa è il titolare, pochi dubbi,
ma tanto dipenderà dall'effettivo stato di salute dell'ispano-brasiliano.
LA STELLA
Più di Xavi, Casillas o Sergio Ramos, l'uomo in più della Spagna è Andres Iniesta. 30 anni, di
Albacete (al centro della Spagna), famiglia "umile", sposato con Anna e padre di una bimba,
basso, bruttino e con la pelle bianca come un fantasma. Insomma, l'anti-divo per eccellenza. E
al tempo stesso l'uomo che ha cambiato la storia del calcio in Spagna. Classe sopraffina,
rapidità negli spazi stretti, visione di gioco geniale, personalità in campo e fuori. Iniesta ha
legato il suo nome a quello del Barcellona, club nel quale milita dal 1996, anno in cui entrò a
far parte delle giovanili. Da allora ha vinto tutto col Barça: tre Champions League, sei
campionati, due Coppe del Re, sei Supercoppe di Spagna e due d'Europa, due Mondiali per
Club. E poi i trionfi in nazionale: due Europei, altri due sigilli continentali con l'Under 19 e l'Under
17 e, ovviamente, il trionfo nel Mondiale 2010. La finale fu decisa da un suo gol, nei tempi
supplementari: da allora è un simbolo nazionale, applaudito in ogni stadio spagnolo. Andres
Iniesta, l'uomo dai gol decisivi (come dimenticare quello che eliminò il Chelsea, all'ultimo
minuto, in una semifinale di Champions League), una leggenda.
LA SORPRESA
Difficile, in una rosa composta quasi esclusivamente da campionissimi, ormai entrati a pieno
titolo nei libri di storia del calcio, individuare un calciatore poco conosciuto al grande pubblico e
che allo stesso tempo trovi sufficiente minutaggio per mettersi in mostra. Si potrebbe così
puntare su Azpillicueta, cresciuto in modo esponenziale negli ultimi 12 mesi, o lo stesso Koke
(ma per il centrocampista dell'Atletico sarà difficile ritagliarsi dello spazio). Invece è forse il caso
di indicare un giocatore dato, forse troppo in fretta, per finito da molti. E' il caso di Fernando
Torres. Una carriera sfolgorante fino al 2011: gol a raffica sia nell'Atletico Madrid (dove è
cresciuto, lui nativo di Fuenlabrada, hinterland della capitale spagnola) che nel Liverpool,
potenza, esplosività, tecnica. Un centravanti moderno che fu regalato da Abramovich ad
Ancelotti il 31 gennaio 2011, dopo aver speso la modica cifra di 59 milioni di euro. Un peso
-25-
enorme, forse, per le spalle del Niño che si rivelerà poi uno dei più grandi flop di mercato della
Premier League.
I primi sei mesi caratterizzati da un solo gol in campionato non lasciavano presagire nulla di
buono. E, in effetti, le cose dal punto di vista realizzativo sono andate anche peggiorando: in
totale, in maglia blues, 20 gol in campionato in 110 presenze, 46 totali in 172 apparizioni. Medie
che manco José Mari. Quest'anno, in particolare gli ultimi quattro mesi, hanno forse segnato
una svolta. Torres è apparso di colpo smagliante dal punto di vista atletico, ha cominciato ad
essere costante anche sotto porta. In ritiro lo indicano tra i più in forma, Del Bosque dovrebbe
partire con Costa titolare ma è pronto a puntare anche sull'ex Liverpool. Che potrebbe diventare
l'arma in più, quella che non ti aspetti...
PROSPETTIVE
La finale è l'obiettivo da raggiungere. Se col Brasile, in modo da vendicare la debacle dello
scorso anno in Confederations, ancora meglio. Prima però c'è da evitare l'incrocio coi padroni di
casa negli ottavi di finale, e per far ciò bisognerà vincere un girone nient'affatto facile: Olanda
(vice-campione in carica) all'esordio, poi Australia e Cile, che ha sempre fatto soffrire negli
ultimi anni i ragazzi di Del Bosque. Gli incroci, poi, non sorridono: detto del gruppo A negli
ottavi, si prospetta poi l'Italia ai quarti e Argentina o Belgio in semifinale. Un cammino non
semplice ma che non può spaventare una delle nazionali più forti di sempre.
CONVOCATI
N.
1
12
23
2
3
5
15
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22
4
6
8
10
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14
16
17
20
21
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
Iker Casillas
David de Gea
Pepe Reina
Raúl Albiol
Gerard Piqué
Juanfran
Sergio Ramos
Jordi Alba
César Azpilicueta
Javi Martínez
Andrés Iniesta
Xavi Hernández
Cesc Fàbregas
Juan Mata
Xabi Alonso
Sergio Busquets
Koke
Santi Cazorla
David Silva
Data nascita
Squadra
20 maggio 1981
7 novembre 1990
31 agosto 1982
4 settembre 1985
2 febbraio 1987
9 gennaio 1985
30 marzo 1986
21 marzo 1989
28 agosto 1989
2 settembre 1988
11 maggio 1984
25 gennaio 1980
4 maggio 1987
28 aprile 1988
25 novembre 1981
16 luglio 1988
8 gennaio 1992
13 dicembre 1984
8 gennaio 1986
Real Madrid
Manchester United (Ing)
Napoli (Ita)
Napoli (Ita)
Barcelona
Atlético Madrid
Real Madrid
Barcelona
Chelsea (Ing)
Bayern Munich (Ger)
Barcelona
Barcelona
Barcelona
Manchester United (Ing)
Real Madrid
Barcelona
Atlético Madrid
Arsenal (Ing)
Manchester City (Ing)
-26-
7
9
11
19
A
A
A
A
David Villa
Fernando Torres
Pedro Rodríguez
Diego Costa
3 dicembre 1981
20 marzo 1984
28 luglio 1987
7 ottobre 1988
-27Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)
New York City (Usa)
Chelsea (Ing)
Barcelona
Atlético Madrid
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Guida Brasile 2014, gruppo B: l'Olanda
A cura di : Edoardo Battaglion
L'Olanda guidata da Louis Van Gaal arriva ai mondiali in Brasile con un convincente rullino di
marcia. Le nove vittorie ed un solo pareggio hanno consentito di passare agevolmente il girone
D ed accasarsi alla prima posizione. Gli uomini di Van Gaal hanno segnato la bellezza di 34 reti
e ne hanno subite solo 5. L'Olanda è stata estratta nel gruppo B, probabilmente uno dei più
difficile del mondiale sudamericano, visto che nel sopracitato gruppo vi sono Australia, Spagna
e Cile. Il format alquanto discutibile del ranking FIFA ha inserito nelle fase iniziali del torneo le
finaliste dell'edizione precedente.
La storia della nazionale Oranje è ricca di soddisfazioni, ma parca di trofei. I tulipani si possono
considerare la squadra che ha dato vita al calcio moderno, ovvero quello che noi conosciamo.
Negli anni '70 Cruijff & Co. inventarono un modello di gioco, sotto la guida sapiente di Michels,
che sorprese tutti gli avversari e fu emulato sin da subito. Solo i tedeschi e la dittatura di Videla
impedirono agli olandesi di portare a casa il mondiale, in due diverse occasioni che coincidono
con il mondiale del '74 e del '78. L'unico trofeo vinto dalla nazionale olandese è l'europeo dell'
'88 con gli Oranje capitanati da Ruud Gullit. Nelle seguenti edizioni gli olandesi si sono resi
protagonisti di alti e bassi impressionanti: nel 1998 l'Olanda esce ai rigori in semifinale contro il
Brasile, quattro anni più tardi non si qualifica nemmeno ai mondiali per colpa dello spareggio
perso contro l'Irlanda, nel 2006 esce agli ottavi contro il Portogallo in una partita che passerà
alla storia come "La rissa di Norimberga" per la quantità di gialli e rossi sventolati dal direttore di
-28-
gara; infine ricordiamo la finale persa contro la Spagna nel 2010. Inutile dire che l'Olanda è la
nazionale più forte a non aver mai vinto un Mondiale.
L'ANALISI TECNICO-TATTICA
L'Olanda ha stravolto in corsa il suo modulo di gioco, passando dal consueto 4-3-3 ad un
sorprendente 3-5-2. Le innovazioni tattiche sono molteplici, la fase difensiva differisce dalla fase
offensiva per posizioni in campo: quando la squadra deve proteggere la propria porta Blind e
Janmaat si allineano con i tre centrali, andando a formare una linea difensiva a cinque.
Sneijder retrocede dalla trequarti e si unisce ai due centrocampisti centrali per infoltire
ulteriormente la mediana. Le due punte Robben e Van Persie partecipano poco alla fase
difensiva, apportando un leggero pressing ai centrali difensivi avversari. In situazioni d'attacco,
invece, l'Olanda muta la propria forma e va a disporsi con 3-4-1-2, i tornanti si alzano e
forniscono profondità sulle fasce. Robben e Van Persie si allargano per permettere a Sneijder
di agire alle loro spalle qualche metro indietro nella posizione di fantasista. Louis Van Gaal
vuole una fase d'attacco spregiudicata che si controbilancia ad una fase difensiva molto
conservativa e poco aggressiva.
Un altro fattore molto importante sono le rimesse da fromboliere di Jasper Cillessen e le sue
doti in fase d'impostazione: questo è uno dei motivi per il quale l'estremo difensore dell'Ajax è
stato scelto come titolare degli Oranje. L'inerzia dei match sarà affidato alla "triade" d'oro
Robben - Van Persie - Sneijder. L'estro di quest'ultimo sarà determinante nella costruzione
della manovra, dai suoi piedi passa il gioco dei tulipani. Robben farà da incursore e la sua
velocità scatenerà il panico fra le fila difensive avversarie, Van Persie dal canto suo dovrà
finalizzare le occasioni create dai suoi compagni di reparto. La mediana è in fase di costruzione:
Nigel De Jong è una sicurezza in termini di solidità difensiva, mentre il compagno di reparto è
una grossa incognita. La difesa sarà formata da Ron Vlaar, Stefan De Vrij e Bruno Martins
Indi. Tre uomini in grado di unire prestanza fisica a doti in fase d'impostazione, tanto care a Van
Gaal. Janmaat sarà sicuramente più propositivo sull'out di destra rispetto al suo opposto
mancino Blind che invece agirà in maniera sicuramente più conservativa visto le sue
caratteristiche.
LA STELLA
I giocatori più rappresentativi sono tre: Robben, Sneijder e Van Persie. Il primo è una certezza
del Bayern Monaco ed è stato decisivo nella corsa al titolo e alla coppa di Germania. "Uomo
partita" della finale di Champions League del 2013 contro il Borussia Dortmund, Arjen
Robben sembra essere l'ultima ancora di salvataggio di una nazionale che parte alla volta del
Brasile con tutte le riserve del caso. I guai fisici sono lontanti ed in questa stagione Robben ha
convinto tutti, Guardiola compreso, di essere un giocatore fondamentale per il Bayern,
nonostante venga additato come "egoista".
Wesley Sneijder non brilla di quel fulgore che nel 2010 gli ha regalato un annata fantastica,
appesantito ed in più circostanze inconcludente non sembra aver ritrovato quel "quid"
necessario per fare la differenza. Le ultime prestazioni con il Galatasaray fanno ben sperare i
-29-
tifosi Oranje. Lo stesso Sneijder sembra esser sollevato dal non portare più la fascia di
capitano della sua nazionale e lo stesso Van Gaal si è detto soddisfatto della forma del suo
numero 10; questa dichiarazione fa sicuramente piacere poiché lo stesso tecnico olandese ha
criticato fortemente più volte Sneijder e la sua poca attitudine al sacrificio.
Robin Van Persie è il capitano degli Oranje ed è il cardine dell'attacco olandese, non ha mai
fatto sfracelli in nazionale ed in Olanda spesso ci si chiede se Huntelaar non meriti una chance
al posto del centravanti dei Red Devils. Il valore induscitibile del giocatore ed i suoi numeri
parlano chiaro, essendo comunque il miglior goleador in maglia arancione di sempre. La
speranza che pervade i tifosi olandesi è questa: RVP è determinato a riscattare una stagione
orribile con la maglia del Manchester United, oltre a mettere a tacere quelle voci che lo hanno
sempre messo al centro delle critiche quando veste la maglia Oranje.
LA SORPRESA
La nazionale Oranje è una fucina di talenti ed i mondiali in Brasile saranno una vetrina
davvero importante per diversi giovani, chiamati ad assurgere ruoli di importanza cruciale
nonostante la carta d'identità visto il mancato ricambio generazionale. La promessa per
eccellenza è Memphis Depay: nonostante partirà dalla panchina, il classe '94 del PSV
Eindhoven è una delle speranze più fulgide per l''avvenire dei tulipani. Il ruolo è quello di
Robben, solo che usa il destro al posto del mancino, ha una facilità di calcio impressionante. La
sua conclusione è molto potente, tanto da essere un vero e proprio cecchino dalla distanza. Il
controllo palla è eccezionale ed i suoi dribbling sono ubriacanti. Depay fisicamente non è un
colosso, ma possiede una velocità straordinaria oltre che ad una corporatura vigorosa che
risulta difficile da sovrastare. I suoi pregi sono la sopracitata velocità, il tiro, il dribbling e la
capacità di prendere in mano da leader la partita. Le sue "controindicazioni" sono le fasi
alternanti delle sue partita e la sua scarsa attitudine al sacrificio. Le premesse per far sì che
diventi un vero crack a livello internazionale ci sono, ora basta non mettere troppa pressione al
ragazzo e farlo crescere.
PROSPETTIVE
L'Olanda è stata estratta nel girone di ferro con Spagna, Australia e Cile. Il superamento della
fase a giorni stessa è d'obbligo per gli uomini di Louis Van Gaal, ma un eventuale secondo
posto non sorriderebbe di certo ai tulipani, poiché molto probabilmente andranno ad affrontare i
padroni di casa del Brasile. La Spagna è favorita nel passare il girone come prima classificata,
mentre l'Olanda dovrà scalzare un Cile tutt'altro che domo. Le speranze per gli uomini di Van
Gaal, nel caso dovessero affrontare il Brasile agli ottavi di finale, risiedono nella pressione che
sarebbe tutta per i padroni di casa. Un'eventuale vittoria aprirebbe le speranze per la conquista
di un mondiale mai arrivata.
CONVOCATI
N.
Pos Giocatore
Data nascita
-30-
Squadra
1
22
23
2
3
4
7
12
13
14
5
6
8
10
11
16
18
20
21
9
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17
19
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
Jasper Cillessen
Michel Vorm
Tim Krul
Ron Vlaar
Stefan de Vrij
Bruno Martins Indi
Daryl Janmaat
Paul Verhaegh
Joël Veltman
Terence Kongolo
Daley Blind
Jonathan de Guzmán
Nigel de Jong
Wesley Sneijder
Arjen Robben
Jordy Clasie
Leroy Fer
Georginio Wijnaldum
Memphis Depay
Robin van Persie
Dirk Kuyt
Jeremain Lens
Klaas-Jan Huntelaar
22 aprile 1989
20 ottobre 1983
3 aprile 1988
16 febbraio 1985
5 febbraio 1992
8 febbraio 1992
22 luglio 1989
1 settembre 1983
15 gennaio 1992
14 febbraio 1994
9 marzo 1990
13 settembre 1987
13 novembre 1984
9 giugno 1984
23 gennaio 1984
27 giugno 1991
5 gennaio 1990
11 novembre 1990
13 febbraio 1994
6 agosto 1983
22 luglio 1980
24 novembre 1987
12 agosto 1983
-31Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)
Ajax
Swansea(Ing)
Newcastle(Ing)
Aston Villa (Ing)
Feyenoord
Feyenoord
Feyenoord
Augsburg (Ger)
Ajax
Feyenoord
Ajax
Swansea(Ing)
Milan (Ita)
Galatasaray (Tur)
Bayern Monaco (Ger)
Feyenoord
Norwich(Ing)
PSV
PSV
Manchester Utd (Ing)
Fenerbahçe (Tur)
Dinamo Kiev (Ucr)
Schalke 04 (Ger)
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Guida Brasile 2014, gruppo B: il Cile
A cura di : Nicola Chessa
Una Roja così non la si era mai vista. Il Cile arriva ai Mondiali in Brasile con una gran voglia di
far bene. L'atmosfera a Santiago è caldissima e lo dimostrano i vari spot che circolano su
Internet. Simpatico quello che mostra i giocatori cileni nelle parti dei più famosi film horror
addirittura commovente quello dei minatori di San Josè che sfruttano la loro esperienza (sono
rimasti chiusi per sessanta giorni all'interno della miniera senza né acqua né cibo) per caricare
la loro nazionale e inviare un messaggio a tutte le concorrenti, i cileni non temono la morte
figurarsi delle partite di calcio.
La storia del Cile ai mondiali è fatta di alti e bassi. Già nel 1930, al primo Mondiale in Uruguay,
la Roja si dimostrava squadra temibile capace di piegarsi solo all'Argentina. Per rivedere i
cileni protagonisti nella coppa del Mondo bisognerà poi aspettare trentadue anni, quando nel
1962 si disputano i Mondiali proprio in terra cilena. Gli italiani ricorderanno bene quel mondiale
con i nostri azzurri eliminati dopo una vergognosa partita con un arbitraggio a favore dei padroni
di casa ( due rossi per l'Italia, partita che finì 2-0 per il Cile). Quel Mondiale li i cileni lo
onoreranno sino alla fine, capaci addirittura di eliminare la ben più quotata Unione Sovietica e
di crollare solamente contro il Brasile in semifinale, per poi andare a prendersi il terzo posto
nella sfida contro la Jugoslavia. Ha dell'incredibile quello che succede nel 1989 quando il Cile
si giocava l'ingresso a Italia 90' contro il Brasile. Resta ancora negli occhi dei più esperti il
trucchetto utilizzato dal portiere Rojas, che si tagliò un sopracciglio con un bisturi nascosto nel
-32-
guanto fingendo di esser stato colpito da un bengala lanciato dai supporter brasiliani. La FIFA
scoprì il fattaccio e squalificò a vita Rojas e impedì al Cile di partecipare alle qualificazioni per
Usa '94. Nel 1998 il Cile ritorna e fa una bellissima figura in Francia ma da li in poi più niente
sino al 2010 dove grazie a mister Bielsa la Roja ritrovò il Mondiale.
ANALISI TECNICO - TATTICA
Dal 3 dicembre 2012 siede in panchina Jorge Sampaoli, subentrato a Mario Borghi.
L'allenatore argentino ha ripreso tutto quello che di buono aveva fatto mister Bielsa nel 2010.
Unico problema della Roja riguarda il pacchetto difensivo, troppo fragile e alle volte molto
distratto, capace di subire 25 gol nelle qualificazioni ai Mondiali. Un chiaro esempio può essere
la partita giocata in Colombia durante le qualificazioni, con i cileni che in vantaggio di tre gol si
sono fatti recuperare sino al 3-3 finale. Il c.t Sampaoli adora giocare con il 3-4-3 anche se molto
spesso quest'anno a cambiato più volte il modulo schierando la propria formazione con un
inconsueto 3-1-3-3. In porta non dovrebbe cambiare niente, con l'esperto Bravo pronto a
difendere i pali della formazione cilena. In difesa hanno un posto assicurato Medel e il difensore
del Nottingham Forrest Jara. L'altro posto se lo contenderanno Rojas e Albornoz, con
quest'ultimo favorito visto che nell'ultima amichevole disputata contro l'Egitto, è stato lui il
titolare. Sulle corsie spazio a Mariano Isla e al beniamino dei tifosi Beausejour, uno che con la
maglia della Roja ci mette sempre il cuore. Intoccabile in mezzo al campo è Arturo Vidal,
leader di questa nazionale, che, dato la mancanza di Matias Fernandez, verrà affiancato da
uno tra Diaz e Carmona. Davanti Sanchez ed Edu Vargas avranno il compito di far impazzire
le difese avversarie. L'unica incognita resta la terza punta dove si daranno battaglia Pinilla,
Orellana e Paredes, ma occhio che anche Valdivia può giocare in posizione avanzata.
LA STELLA
Con tanto dispiacere per i tifosi juventini, che forse avrebbero voluto veder scritto il nome di
Arturo Vidal, la vera stella della squadra cilena è Alexis Sanchez. Il giocatore del Barcellona
è l'uomo in cui i tifosi cileni pongono le speranze per superare il girone e riuscire ad andare oltre
gli ottavi. Dopo la debacle della squadra catalana, il giocatore può essere uno dei pezzi forti del
mercato estivo tanto che molte squadre di Premier e di Serie A si sono mosse per avere il
giocatore. Il Barça aspetterà la fine della coppa del Mondo per vedere se il valore del suo
cartellino possa esser valutato maggiormente. Con i suoi gol ha portato il Cile sino in Brasile.
Adesso deve portarlo nella storia.
LA SORPRESA
In una squadra che conta tanti bei talenti la possibile sorpresa dei mondiali in terra carioca può
essere Edu Vargas. A Napoli lo ricordano in maniera negativa ma il prestito al Gremio prima e
il Valencia poi hanno rigenerato questo talento del calcio cileno. Assieme a Sanchez forma un
duo che Spagna e Olanda già temono. Nell'ultima amichevole contro l'Egitto è stata la sua
-33-
doppietta a completare la rimonta sudamericana. Non resta che sedersi e godersi lo spettacolo.
PROSPETTIVE
In verità l'obiettivo dichiarato è quello di far meglio rispetto al Mondiale in Sud Africa, dove già in
terra africana il Cile stupì tutti passando come secondo in un girone ostico con Spagna,
Svizzera e Honduras. La squadra di Sampaoli ritroverà nel girone proprio i campioni del
mondo spagnoli assieme ai vice campioni dell'Olanda e a una sempre temibile Australia.
L'esordio cileno sarà proprio con i Socceroos il 14 giugno.
I CONVOCATI
N.
1
12
23
2
3
4
13
17
18
5
6
8
10
15
16
19
20
21
7
9
11
14
22
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
A
Claudio Bravo
Cristopher Toselli
Johnny Herrera
Eugenio Mena
Miiko Albornoz
Mauricio Isla
José Rojas
Gary Medel
Gonzalo Jara
Francisco Silva
Carlos Carmona
Arturo Vidal
Jorge Valdívia
Jean Beausejour
Felipe Gutiérrez
José Pedro Fuenzalida
Charles Aránguiz
Marcelo Díaz
Alexis Sánchez
Mauricio Pinilla
Eduardo Vargas
Fabián Orellana
Esteban Paredes
Data nascita
Squadra
13 aprile 1983
22 giugno 1988
9 maggio 1981
18 luglio 1988
30 novembre 1990
12 giugno 1988
23 giugno 1983
3 agosto 1987
29 agosto 1985
11 febbraio 1986
21 febbraio 1987
22 maggio 1987
19 ottobre 1983
1 giugno 1984
8 ottobre 1990
22 febbraio 1985
17 aprile 1989
30 dicembre 1986
19 dicembre 1988
4 febbraio 1984
20 novembre 1989
27 gennaio 1986
1 agosto 1980
Real Sociedad (Spa)
Universidad Católica
Universidad de Chile
Santos (Bra)
Malmö (Sve)
Juventus (Ita)
Universidad de Chile
Cardiff City (Ing)
Nottingham Forest (Ing)
Osasuna (Spa)
Atalanta (Ita)
Juventus (Ita)
Palmeiras (Bra)
Wigan Athletic (Ing)
Twente (Ola)
Colo-Colo
Internacional (Bra)
Basilea (Svi)
Barcellona (Spa)
Cagliari (Ita)
Valencia (Spa)
Celta Vigo (Spa)
Colo-Colo
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Guida Brasile 2014, gruppo B: l'Australia
A cura di : Paolo Bardelli
Riecco l'Australia, ormai diventata una presenza fissa dei Mondiali dopo lunghi anni di
difficoltà. Isolata la presenza nel 1974 in Germania, esordio al quale non ha fatto seguito
nessuna qualificazione per 22 anni, poi dal 2006 a oggi Socceroos per tre volte ai gironi. In
occasione del mundial tedesco che ci ha fatto gioire gli australiani giunsero ai quarti di finale,
eliminati proprio dall'Italia agli ottavi di finale. Gara non semplice, risolta grazie a un rigore
procurato da Grosso e trasformato da Francesco Totti. Ce lo rinfacciano ancora. L'Australia
anni fa ha salutato l'OFC, federazione oceanica, per andare a svolgere le qualificazioni nel
raggruppamento asiatico, solo il Giappone è arrivato davanti. Piazzamento che sarà difficile
replicare nel raggruppamento B del Mondiale: Cile, Olanda e Spagna sono avversari proibitivi.
Inutile girarci intorno. Una curiosità: la maglia che l'Australia sfoggerà in Brasile è ispirata a
quella della prima partecipazione mundial. Si chiude il cerchio, è un nuovo inizio.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Nel 2006 sotto la guida Hiddink è andata bene, come abbiamo detto, eliminazione per mano dei
futuri campioni del mondo, un po' peggio la spedizione sudafricana, considerato però il girone
con Serbia, Ghana e Germania era oggettivamente difficile fare tanto meglio. Sono finiti i tempi
dei vari Kewell, Schwarzer e Viduka, la nomina di Ange Postecoglou nell'ottobre scorso è una
chiara scelta di rinnovamento e il tecnico di origini greche non ha disatteso le aspettative.
Grande conoscitore del campionato australiano, Ange ha deciso di cercare in casa la linfa per il
-35-
nuovo corso. Scorrendo i nomi dei 23 spiccano i big Cahill e Bresciano, che però partirà dalla
panchina, per il resto largo ai giovani. E all'attacco. Postecoglou è uno che non fa tanti
complimenti, dopo tutto con un girone simile fare calcoli sarebbe impensabile, il suo 4-2-3-1 è
molto più votato all'attacco di quanto dicano i freddi numeri. E' un mondiale per fare esperienza,
c'è un gruppo giovane da far progredire. A volte insegnano più i ceffoni delle carezze, la scelta
di unirsi alla confederazione asiatica nel 2005 è stata presa proprio per questo, avversari più
forti possono insegnare di più, da un 31 a zero contro le Samoa americane (è successo
davvero, record mondiale, correva l'anno 2001) si impara poco.
Schwarzer ha salutato la nazionale, va verso i 42 anni e non ha più niente da dare alla causa,
dopo due mondiali l'ex portiere del Fulham non è tornato sui suoi passi, addio definitivo alla
nazionale. Scelta da rispettare. Al suo posto due numeri uno che non lo faranno rimpiangere,
Mathew Ryan e Mitchell Langerak. Entrambi giocano in squadre competitive, Club Brugge e
Borussia Dortmund, conoscono le pressioni. Titolare dovrebbe essere il primo, giovane di belle
speranze che a 22 anni e con una stagione in Belgio alle spalle, può farsi vedere nella vetrina
più importante. In difesa troviamo uno dei pochi superstiti della vecchia guardia, Luke
Wilkshire. Nato centrocampista, dopo varie esperienze in giro per l'Europa è dal 2008 alla
Dinamo Mosca, dieci anni fa il suo esordio in nazionale. Un veterano per blindare la fascia
destra. In mezzo il punto fermo è Spiranovic, ex Norimberga giunto a pieno grado di
maturazione. Dovrebbe esserci spazio anche per Ivan Franjic dei Brisbane Roar.
In mezzo c'è una grande certezza, quel Jedinak che ha aiutato il Crystal Palace a raggiungere
una salvezza insperata. E' uno di quei giocatori che tutti i tecnici vorrebbero, quel volpone di
Tony Pulis si è fidato e lo stesso faranno i suoi compagni in Brasile, in primis Mark Milligan.
Percorso opposto a quello di Wilkshire, inizialmente centrale di difesa, come si desume dal
cinque sulla schiena, ha gironzolato un po' per Cina e Giappone prima di tornare a casa. La ALeague è infatti la grande protagonista di questo gruppo, c'è un progetto chiaro volto a far
crescere il movimento calcistico, non soffermiaci agli ingaggi stellari dei Del Piero & co. I
Socceros ne guadagneranno in affiatamento.
Del gruppo fa parte anche Mark Bresciano, lo abbiamo apprezzato a lungo in Italia, Empoli,
Parma, Palermo e Lazio per un curriculum di tutto rispetto. Postecoglou l'ha portato in Brasile
nonostante le 34 primavere, sarà utile in corso d'opera ma titolari saranno altri. Brutta botta
l'infortunio di Kruse, sulla fascia agirà Tommy Oar. Meno certezze per quanto riguarda la
trequarti, tanti i nomi in ballo a cominciare da Vidosic del Sion per continuare con Leckie,
attaccante che si è fatto le ossa in Germania. Tanti giovani ma le speranze australiane passano
comunque da Tim Cahill. 35 anni da compiere, nel 2006 è stato il primo australiano a segnare
(e fare doppietta) in un mondiale, valore aggiunto di questa squadra con un contributo fatto non
solo di gol ma anche di sapienza tattica. La volontà è quella di giocare senza frasi troppi
problemi, in caso di sofferenza c'è il 4-1-4-1 come variante tattica. Non prenderne però serve a
poco, questo Mondiale è un laboratorio per la squadra che verrà.
LA STELLA
-36-
Tim Cahill e chi sennò? Nel discreto gruppo australiano spicca il giocatore nato a Sydney. In
casa Everton lo ricordano con affetto, militanza lunghissima la sua, ben otto stagioni a
Goodison Park. Abbiamo accennato alla sua polivalenza, è bravo anche di testa nonostante
non arrivi al metro e ottanta. Sa leggere l'azione, a lui il compito di prendersi cura dei baby
Socceroos. Lui dei giovanissimi si è sempre preso cura, uomo Unicef di lungo corso, di figli ne
han quattro. Massimo goleador della nazionale, gol storici i suoi, ha l'ultima occasione per
scrivere un altro capitolo di storia australiana.
LA RIVELAZIONE
Scommettiamo su Mathew Ryan, giovane numero del Club Brugge. Impara l'arte e mettila da
parte, si suol dire, lui che di buoni maestri ne ha avuti fa sicuramente tesoro di questo detto. Nel
2010 si è unito ai Central Coast Mariners, dove ha rubato i trucchi del mestiere a Jess
Vanstrattan. Molti di voi lo ricorderanno per l'esperienza con la maglia del Verona, per lui pure
un fugace passaggio alla Juventus. All'infortunio del titolare, Mathew si è fatto trovare pronto
tenendo la porta inviolata per ben 12 turni. Ciò gli è valso la chiamata in nazionale due anni fa.
Precisiamo che ad aprile ha spento 22 candeline. La scorsa estate è arrivata la grande
occasione, il Club Brugge si è fatto avanti e il portiere non ha avuto dubbi. Stavolta a fargli da
chioccia c'è il portiere che incantò il mondo a Usa '94, uno dei più forti della storia: Michel
Preud'homme. Da uno così c'è tanto da imparare, un giovane estremo difensore non potrebbe
sognare allenatore migliore, anche se Ryan è molto diverso dal fuoriclasse belga. Non
altissimo, 184 cm, fisico esplosivo. "Alla Peruzzi", per intenderci. Buona la prima stagione i
nerazzurri, gli è valsa il prolungamento dell'ingaggio con tanto di cospicuo aumento. Se ascolta
lo zio Michel potrà diventare grande.
PROSPETTIVE
Fare bella figura, crescere e all'occorrenza stupire. Non parte con altri auspici la spedizione
australiana. Avversari pazzeschi, Olanda e Spagna, pure il Cile è di un altro pianeta. I
Socceroos si trovano davanti un bivio: limitare i danni oppure prendersi qualche rischio ma con
la possibilità di gettare basi importanti. Ange ha fatto la sua scelta l'ha fatta e solo per questo c'è
da fargli i complimenti.
CONVOCATI
N.
1
12
18
2
3
6
8
19
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
D
D
Mathew Ryan
Mitchell Langerak
Eugene Galekovic
Ivan Franjic
Jason Davidson
Matthew Špiranovic
Bailey Wright
Ryan McGowan
Data nascita
Squadra
8 aprile 1992
22 agosto 1988
12 giugno 1981
10 settembre 1987
29 giugno 1991
27 giugno 1988
28 luglio 1992
15 agosto 1989
Club Brugge (Bel)
Borussia Dortmund (Ger)
Adelaide United
Brisbane Roar
Heracles Almelo (Ola)
West. Sydney Wanderers
Preston North End (Ing)
Shandong Taishan (Cina)
-37-
22
5
10
11
13
14
15
16
17
20
21
23
4
7
9
D
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
Alex Wilkinson
Mark Milligan
Ben Halloran
Tommy Oar
Oliver Bozanic
James Troisi
Mile Jedinak
James Holland
Matt McKay
Dario Vidošic
Massimo Luongo
Mark Bresciano
Tim Cahill
Mathew Leckie
Adam Taggart
13 agosto 1984
4 agosto 1985
14 giugno 1992
10 dicembre 1991
8 gennaio 1989
3 luglio 1988
3 agosto 1984
15 maggio 1989
11 gennaio 1983
8 aprile 1987
25 settembre 1992
11 febbraio 1980
6 dicembre 1979
4 febbraio 1991
2 giugno 1993
-38Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)
Hyundai Motors (Cor)
Melbourne Victory
Fortuna Düsseldorf (Ger)
Utrecht (Ola)
Luzern (Svi)
Melbourne Victory
Crystal Palace (Ing)
Austria Wien (Aut)
Brisbane Roar
Sion (Svi)
Swindon Town (Ing)
Al-Gharafa (Qat)
New York Red Bulls (Usa)
FSV Frankfurt (Ger)
Newcastle Jets
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Guida Brasile 2014, gruppo C: la Colombia
A cura di : Andrea Gatti
La Colombia sogna in grande: gli uomini ci sono, l’allenatore pure, così come i presupposti per
battere la miglior prestazione in un Mondiale (gli ottavi di finale nel 1990, l’allenatore era
Francisco “Pacho” Maturana e in campo c’erano Escobar, Asprilla, Higuita e il “Pibe”
Valderrama).
Terzi nel ranking Fifa, i Cafeteros condividono con il Belgio il ruolo di mina vagante del torneo,
favoriti anche da un girone tra i meno competitivi del torneo, con Grecia, Giappone e la Costa
d’Avorio: il ct argentino José Pekerman può vantare una rosa valida in tutti i reparti ma
soprattutto di un pacchetto offensivo che ha poco da invidiare alle cosiddette “grandi”.
Convocati come previsto Ramos, Bacca, Muriel e Jackson Martínez, ma la vera notizia è il
mancato recupero di Radamel Falcao dall’infortunio ai legamenti, lui al Mondiale non ci sarà:
le sue condizioni restano in dubbio, tuttavia Pekerman lo ha incluso nella selezione preliminare
da cui usciranno i 23 che partiranno per il Brasile. Tra i convocati tanti “italiani”, da Guarín a
Cuadrado, oltre a Zúñiga, Zapata e la mezza sorpresa Ibarbo. Non manca neanche il
superveterano Yepes, ma se si parla di esperienza nessuno meglio di Faryd Mondragón,
43enne portiere del Deportivo Cali, bronzo nella Copa America del 1993 e presente come
secondo di Higuita ad USA 94. Le amichevoli d’avvicinamento hanno confermato i buoni
propositi delle qualificazioni, prima il pareggio subito in rimonta con il Senegal (sigilli di Gutierrez
e Bacca a cui hanno risposto Konate e N’doye), poi la facile vittoria per 3-0 sulla Giordania, con
Cuadrado e Rodriguez in gol.
-39-
Due righe anche su Pekerman. Il condottiero dei Cafeteros è un santone del calcio
sudamericano: José Pekerman, 64 anni, è uno degli allenatori più vincenti per quanto riguarda
le selezioni giovanili. Nel suo palmarès figurano 3 campionati del Mondo under 20 e 2 Coppe
sudamericane di categoria vinti sulla panchina dell’Albiceleste. Promosso alla guida della
nazionale maggiore, fecero scalpore le sue esclusioni di grandi nomi come Zanetti, Samuel,
Veron e Demichelis per il Mondiale del 2006 in Germania, terminato con l’uscita ai quarti e con
le sue conseguenti dimissioni. Dopo un paio d’anni in Messico, guida la Colombia dal gennaio
2012 ed è in scadenza al termine del Mondiale: il suo futuro si deciderà proprio in queste 3
settimane.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Il livello qualitativo della rosa è di assoluto valore: se non li superiamo, andiamo molto vicini ai
picchi della Nazionale di USA ’94, quella che implose fallendo la qualificazioni agli ottavi per un
harakiri nel match con i padroni di casa del leader difensivo Escobar, che pagò quell’autogol
con la vita, freddato al suo ritorno in patria (chi dice per aver fatto perdere scommesse
clandestine, chi per i suoi legami con il narcotraffico). In porta c’è David Ospina del Nizza,
tuttavia a far notizia è il suo secondo, “nonno” Faryd Mondragon, 43 anni e quattro Mondiali
sulle spalle.Con i 38 anni dell’atalantino Yepes ed i 35 di Perea il reparto difensivo è
all’insegna dell’esperienza, gli altri “italiani” Zuniga e Armero coprono le due fasce. A
centrocampo i muscoli di Sanchez e il carisma di Guarìn supportano un pacchetto di trequartisti
niente male: il monegasco James Rodriguez, Cuadrado e l’ex pescarese Quintero. L’attacco
è stellare. Pekerman deve rinunciare a Falcào? Poco male, Adriàn Ramos e Carlos Bacca,
coppia classe 86 non lo faranno certo rimpiangere, senza dimenticarci del sogno proibito
napoletano Jackson Martinez e di Ibarbo del Cagliari, in attesa dell’esplosione
definitiva. Téofilo Gutierrez vince il ballottaggio con Muriel per il ruolo di quinta punta in rosa,
condannando di fatto il talento dell’Udinese a guardare il Mondiale in tv.
LA STELLA
L’assenza di Falcào avrà ripercussioni più emotive che tecniche, le alternative infatti non
mancano: in Brasile brilleranno le stelle di Juan Guillermo Cuadrado, da Firenze oggetto del
desiderio di mezza Europa, e James Rodriguez, trequartista mancino strapagato la scorsa
estate dal Monaco. In attacco l’erede di Asprilla Jackson Martinez si è visto soppiantare il
posto dall’arrembante Carlos Bacca, esploso quest’anno con il Siviglia e Adriàn Ramos
dell’Hertha, il prossimo anno al Borussia Dortmund con Immobile.
LA SORPRESA
I talenti in avanti non hanno bisogno di presentazioni, la vera sorpresa può essere uno che in
Italia conosciamo bene, Victor Ibarbo, convocato per certi versi a sorpresa dal ct Pekerman: la
corsa e la resistenza fisica sono i suoi cavalli di battaglia, il clima afoso ed i plausibili ritmi lenti
possono giovare al suo calcio fatto di fiammate.
-40-
PROSPETTIVE
L’obiettivo primario è il raggiungimento del primo posto nel girone, è battaglia con la Costa
d’Avorio di Drogba e Yaya Touré: obbligatorio vincere con Grecia e Giappone, la vetta del
girone è ampiamente alla portata. Una volta nella fase ad eliminazione diretta, il ruolo di
outsider le calza a pennello.
CONVOCATI
N.
1
12
22
2
3
4
7
16
18
23
5
6
8
10
11
13
14
15
20
9
17
19
21
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
David Ospina
Camilo Vargas
Faryd Mondragón
Cristián Zapata
Mario Yepes
Santiago Arias
Pablo Armero
Éder Álvarez Balanta
Juan Camilo Zúñiga
Carlos Valdés
Carlos Carbonero
Carlos Sánchez
Abel Aguilar
James Rodríguez
Juan Guillermo Cuadrado
Fredy Guarín
Víctor Ibarbo
Alexander Mejía
Juan Fernando Quintero
Teófilo Gutiérrez
Carlos Bacca
Adrián Ramos
Jackson Martínez
Data nascita
Squadra
31 agosto 1988
1 settembre 1989
21 giugno 1971
30 settembre 1986
13 gennaio 1976
13 gennaio 1992
2 novembre 1986
28 febbraio 1993
14 dicembre 1985
22 maggio 1985
25 luglio 1990
6 febbraio 1986
6 gennaio 1985
12 luglio 1991
26 maggio 1988
30 giugno 1986
19 maggio 1990
7 settembre 1988
18 gennaio 1993
28 maggio 1985
8 settembre 1986
22 gennaio 1986
3 ottobre 1986
Nice (Fra)
Santa Fe
Senza squadra
Milan (Ita)
Atalanta (Ita)
PSV (Ola)
Napoli (Ita)
River Plate (Arg)
Napoli (Ita)
San Lorenzo (Arg)
River Plate (Arg)
Elche (Spa)
Toulouse (Fra)
Monaco (Fra)
Fiorentina (Ita)
Internazionale (Ita)
Cagliari (Ita)
Atlético Nacional
Porto (Por)
River Plate (Arg)
Sevilla (Spa)
Borussia Dortmund (Ger)
Porto (Por)
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Guida Brasile 2014, gruppo C: la Grecia
A cura di : Luca Nocentini
La Grecia si appresta a disputare la sua terza partecipazione al Campionato Mondiale dopo la
prima apparizione storica, ma alquanto disastrosa, di Usa 1994 e quella, sempre avara di
successi, di Sudafrica 2010. Dopo un testa a testa molto equilibrato con la Bosnia, nel Gruppo
G di qualificazione, la squadra ellenica ha dovuto cedere il primo posto solo per gli esiti degli
scontri diretti e ha dovuto rimandare il discorso qualificazione allo spareggio contro la Romania.
Nella gara di andata ad Atene, i greci hanno ipotizzato la qualificazione con una vittoria per 3-1,
grazie alla doppietta di Mitroglou, l’attaccante greco passato a gennaio dall’Olympiakos al
Fulham, dove però è stato perseguitato dagli infortuni, e una rete di Salpingidis. Nel ritorno
l’1-1 finale ha permesso alla Grecia di tornare tra le 32 squadre più forti del mondo.
Oltre alle due partecipazioni mondiali, con una vittoria e cinque sconfitte totali nelle sei gare
disputate, la storia della nazionale greca presenta anche quattro partecipazioni ai Campionati
Europei, competizione nella quale è riuscita a trionfare nel 2004, in Portogallo, bsconfiggendo
in finale proprio i padroni di casa.
Dopo un periodo storico piuttosto grigio, negli ultimi anni la nazionale ellenica sembra aver
ritrovato un buono smalto e la posizione attuale nel ranking Fifa ne è testimonianza: la
dodicesima posizione le permette infatti di stare davanti a nazionali più prestigiose come quella
-42-
inglese, e solo fino a poco più di anno fa perfino Francia e Brasile erano collocate dietro alla
Grecia in questa speciale classifica.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Fernando Santos, il c.t. portoghese attuale allenatore della nazionale greca: è a lui che si deve
la rinascita degli ultimi quattro anni. Arrivato dopo il mondiale in Sudafrica ha guidato la Grecia
fino ai quarti di finale dell’ultimo Europeo, dove ha dovuto arrendersi alla più forte Germania.
L’ex allenatore di Porto, Sporting Lisbona, Benfica, Aek Atene e Paok, predilige un calcio
difensivo, con un modulo che potremmo inquadrare in un 4-5-1, pronto a trasformarsi in un
4-3-3 in fase di possesso palla.
Tra i pali il titolare dovrebbe essere Karnezis, il portiere di proprietà dell'Udinese che ha giocato
tutte le partite di qualificazione, ma la sua scelta di abbandonare il Panathinaikos per andare a
difendere la porta del Granada, dove ha giocato solo sei partite, potrebbe giocare a suo
sfavore. In questo caso pronto a prenderne il posto dovrebbe essere Glykos, l’attuale portiere
titolare del Paok Salonicco, che non ha caso ha esordito in primavera nell'amichevole contro la
Corea del Sud.
Sulla linea dei 4 di difesa, i due posti esterni dovrebbero essere già assegnati: a destra
Torosidis, che ha disputato quest’anno il suo secondo campionato alla Roma, e a
sinistra Holebas, attuale esterno sinistro dell’Olympiakos Pireo; nato in Germania da padre
tedesco, ma con doppio passaporto, il giocatore ha accettato la convocazione della nazionale
greca nel 2011, subito dopo il suo trasferimento dal Monaco 1860 alla squadra della capitale
greca. Al centro della difesa giocherà sicuramente Sokratis Papastathopulos, che sta
mettendo in mostra il suo valore nel campionato tedesco, dopo gli alti bassi di Genoa e Milan.
Per l’ultimo posto, accanto al centrale del Borussia Dortmund, ci sarà un ballottaggio
tra Maniatis, centrale dei campioni dell’Olympiakos che parte leggermente in vantaggio
rispetto a Manolas, suo compagno di club in Grecia.
Le chiavi del centrocampo sono nelle mani di Tziolis, il regista greco passato a gennaio ai
turchi del Kayserispor; dalle sue geometrie dipenderà il cammino della nazionale greca a questi
mondiali. I due posti di interni di centrocampo se li giocheranno in tre: Katsouranis, del Paok,
che si è laureato campione d'Europa nel 2004, e che ha superato le 100 presenze con la maglia
greca; Karagounis, anche lui presente nel 2004, il leader della nazionale ma che con i suoi 37
anni avrà probabilmente qualche difficoltà a giocare più gare ravvicinate; Samaris, giovane, da
poco entrato nel giro della nazionale, ma con ottime prospettive di crescita, quest'anno è stato
una pedina fondamentale per la vittoria del campionato da parte dell'Olympiakos.
Konstantinos Mitroglou, meglio conosciuto come Kostas, sarà il terminale offensivo, infortuni
permettendo. 15 milioni di euro sono stati i soldi spesi dal Fulham a gennaio per acquistare il
bomber dell’Olympiakos, ma solo 3 le presenze in campo a causa di un doppio infortunio. Sulle
fasce Santos dovrebbe utilizzare, come suo solito, due attaccanti naturali ai quali verrà chiesto
un enorme sacrificio nella fase difensiva: Salpingidis a destra, autore di 10 gol in campionato
con la maglia del Paok e Samaras, ormai idolo dei tifosi del Celtic, dove ha vinto in questa
-43-
stagione il suo quarto scudetto.
LA STELLA
Difficile individuare una vera e propria stella all’interno di una squadra che fa del gruppo la
propria caratteristica principale, ma senza dubbio Sokratis Papastathopulos e Konstantinos
Mitroglou rappresentano i due punti di forza della squadra biancoceleste. Il primo, 26 anni è il
giocatore che detta i tempi nella difesa greca, ha scalato tutte le nazionali dalla under 17 a
quella maggiore e scorrendo la sua carriera si trova un rendimento costante con un'unica
annata negativa, quella disputata con la maglia del Milan nel 2010-2011 dopo che i rossoneri lo
avevo acquistato dal Genoa dove si era messo in mostra al di fuori dal proprio paese; il
secondo, in possesso di un ottimo fiuto del gol, sa far sfruttare la sua forza fisica e il suo stacco
di testa.
Purtroppo il suo trasferimento milionario al Fulham è stato rovinato da un infortunio con
successiva ricaduta al ginocchio destro, che non ha permesso al giocatore greco di provare a
salvare la squadra londinese dalla retrocessione; e adesso che l'infortunio sembra lontano e
che il Fulham ha bisogno di vendere alcuni pezzi pregiati, sembra che intorno al suo nome ci
siano molti operatori di mercato tra cui quelli di Fiorentina e Napoli. Tuttavia il leader
indiscusso di questa nazionale è Georgios Karagounis, il trentasettenne anche lui in forza al
Fulham, che con le sue 132 presenze vanta il record di numero di partite disputate con la
maglia della Grecia e indossa,come è giusto che sia, la fascia da capitano. Sarà probabilmente
la sua ultima apparizione con la maglia della nazionale e senza dubbio sarà molta la voglia di
onorare la sua partecipazione.
LA SORPRESA
Un nome su tutti, quello di Andreas Samaris, il venticinquenne centrocampista
dell'Olympiakos, arrivato quest'anno dopo un'ottima stagione al Panionios e che ha confermato
ogni aspettattiva, conquistando il posto da titolare e disputando anche una discreta Champions
Legaue, nonostante gli scarsi risultati della squadra di Atene. Avrà sicuramente più di
un'occasione per scendere in campo e secondo noi avrà i mezzi per provare ad affermarsi
anche a livello internazionale.
PROSPETTIVE
Difficile assegnare un vero e proprio obiettivo minimo a questa squadra, che pur non avendo
certo ambizioni di vittoria finale, rappresenterà comunque un avversario ostico per qualsiasi
nazionale, anche più attrezzata, che potrebbe incontrarla sul suo cammino. Sicuramente il
passaggio del girone, pur non essendo scontato, è alla portata della squadra greca, con la
Colombia sulla carta favorita e il Giappone, di Zaccheroni, e la solita incognita africana
rappresentata dalla Costa D'avorio, come avversarie da superare per centrare gli ottavi di
finale. Poi le cose si farebbero davvero complicate, poiché il tabellone prevederebbe la sfida
alla vincente del gruppo che comprende Italia, Uruguay e Inghilterra. In definitiva, il
-44-
raggiungimento degli ottavi di finale potrebbe essere visto come obiettivo minimo, dai quarti in
poi ogni eventuale qualificazione andrebbe festeggiata come una vera e propria vittoria.
CONVOCATI
N.
Pos Giocatore
1
12
13
2
3
4
5
11
15
19
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
20
6
8
10
16
D
C
C
C
C
18
21
22
23
7
9
14
17
C
C
C
C
A
A
A
A
Orestis Karnezis
Panagiotis Glykos
Stefanos Kapino
Giannis Maniatis
Giorgos Tzavellas
Kostas Manolas
Vangelis Moras
Loukas Vyntra
Vasilis Torosidis
Sokratis
Papastathopoulos
José Holebas
Alexandros Tziolis
Panagiotis Kone
Giorgos Karagounis
Lazaros
Christodoulopoulos
Giannis Fetfatzidis
Kostas Katsouranis
Andreas Samaris
Panagiotis Tachtsidis
Giorgos Samaras
Kostas Mitroglou
Dimitris Salpingidis
Theofanis Gekas
Data nascita
Squadra
11 luglio 1985
3 giugno 1986
18 marzo 1994
12 ottobre 1986
26 novembre 1987
14 giugno 1991
26 agosto 1981
5 febbraio 1981
10 giugno 1985
9 giugno 1988
Granada (Spa)
PAOK
Panathinaikos
Olympiacos
PAOK
Olympiacos
Hellas Verona (Ita)
Levante (Spa)
Roma (Ita)
Borussia Dortmund (Ger)
27 giugno 1984
13 febbraio 1985
26 luglio 1987
6 marzo 1977
19 dicembre 1986
Olympiacos
Kayserispor (Tur)
Bologna (Ita)
Fulham (Ing)
Bologna (Ita)
21 dicembre 1990
21 giugno 1979
13 giugno 1989
15 febbraio 1991
21 febbraio 1985
12 marzo 1988
18 agosto 1981
23 maggio 1980
Genoa (Ita)
PAOK
Olympiacos
Torino (Ita)
Celtic (Sco)
Fulham (Ing)
PAOK
Konyaspor (Tur)
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Guida Brasile 2014, gruppo C: la Costa D'Avorio
A cura di : Paolo Bardelli
La Costa D'Avorio ci riprova, terza qualificazione di fila e terza complessiva nella sua storia,
conferma della bontà di una generazione di calciatori, ma anche conferma di un movimento che
solo negli ultimi anni è riuscito a trovare gloria fuori dai confini continentali. Campioni d'Africa
nel 1992, gli Elefanti hanno sfiorato il titolo pure nel 2006 e nel 2012, sembra che ogni volta
qualcosa vada storto. Per quanto riguarda la kermesse iridata, il Diavolo ci ha messo lo
zampino nell'urna dei sorteggi, assegnando ogni volta gironi ai limiti dell'impossibile. In
Germania le avversarie furono Argentina, Olanda e Serbia. Pazzesco. Quattro anni dopo
Brasile (campione del mondo in carica, Portogallo e Corea del Nord. Almeno una Cenerentola
in questo caso. Stavolta è andata così, il raggruppamento C comprende Colombia, Giappone e
Grecia. Missione possibile. Basta starci con la testa.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Solo due tra i convocati - i due portieri di riserva - giocano in patria, tutti gli altri sono in giro per
il mondo e molti militano in club di primissima fascia. Enorme bacino di esperienza
internazionale, ma questo fattore è spesso stato una lama a doppio taglio, rendendo difficile
l'utilizzo contemporaneo di tutti i campioni e conseguentemente l'amalgama del gruppo. La
sensazione è spesso stata quella di un insieme di grandi calciatori, non di una vera squadra,
sfida complicata per un tecnico giovane come Sabri Lamouchi. L'ex di Inter e Parma non ha
-46-
iniziato benissimo, il fallimento nell'ultima Coppa d'Africa brucia ancora. Gli Elefanti sono stati
eliminati dalla Nigeria, vincitrice del trofeo, ma questo non rende meno amaro il tonfo, i favori
non possono uscire ai quarti di finale. Punto. Squadra difficile da mettere in campo, Lamouchi
allora decide di assecondare l'estro dei suoi grandi interpreti, primo violino ovviamente Drogba.
Gli anni passano per tutti ma l'ex Chelsea non si discute, alle sue spalle un terzetto che abbina
la verticalità di Kalou e Gervinho al genio calcistico a tutto tondo di Yaya Tourè. Questa
posizione ricorda un po' i tempi del City targato Mancini, periodo fondamentale nella crescita di
un giocatore che oggi è appena un gradino sotto ai vari Messi & Cristiano Ronaldo per
intenderci.
Diga mediana composta da Dié e Tioté. Leonardo al Milan ha proposto un 4-2-fantasia, molti lo
ricorderanno, lo stesso Lamouchi vuole offrire copertura ai suoi con due mediani bloccati per
affidarsi all'estro del suo quartetto d'archi. Forse è stata proprio questa scelta a causare
l'esclusione di Romaric. Come terzini abbiamo Zokora, bandiera della rappresentativa ivoriana
e recordman di presenze, e Aurier, giovane versatile: uno da tenere d'occhio. Esperienza e
gioventù dunque, ottimo mix. In mezzo alla difesa, a fianco della colonna Kolo Touré (per la
seconda volta in carriera alle prese con la malaria ma questo non lo fermerà) c'è Bamba, con
lui la battaglia non fa paura. Ha avuto i campi scozzesi (Dunfermline prima e Hibernian poi)
come palestra. Uno esperto e abile a far tutto, l'altro un gigante che punta tutto sulla fisicità.
Anche in questo caso: ok, il mix è giusto. Tra i pali c'è Barry, meglio conosciuto come Copa,
presente sia in Germania che in Sudafrica e a pieno titolo un senatore della squadra. Al
Lokeren dal 2007, non è esattamente una saracinesca per gli standard europei ma nel 2009 è
stato nominato miglior portiere del campionato belga. Per la cronaca, negli anni successivi il
titolo è andato a gente come Mignolet e Courtois. Sicuramente tra i migliori numero uno
d'Africa.
LA STELLA
Non ce ne voglia Didier Drogba, un mito, ma l'astro più splendente del firmamento ivoriano è
Yaya Touré. Poliglotta, parla francese, inglese, russo e spagnolo, in campo si esprime
fluentemente in ogni linguaggio. Difensore, metronomo, incursore, mediano, trequartista, vero e
proprio tuttocampista che la scorsa stagione ha trascinato il Manchester City al titolo con la
bellezza di 20 gol. Ricordiamo che non è un attaccante. Calciatore africano dell'anno per tre
volte di fila, un curriculum straordinario. Prende tanti soldi, li merita tutti, se i Citizens dovessero
perderlo il risparmio dell'ingaggio non varrebbe la perdita incalcolabile sotto il profilo tecnico.
LA RIVELAZIONE
Come prospetto da monitorare vi suggeriamo Serge Aurier del Tolosa, in molti vedono in lui il
nuovo Sagna altrettanti lo vogliono sulla propria corsia destra. Anche Roma e Arsenal in lizza.
Classe 1992, costa già un bel po' ma ne vale la pena perché è in grado di svolgere entrambe le
fasi con profitto, pure qualche gol che non guasta mai. Ragazzo giovane ma le idee sono già
-47-
chiarissime: "Penso che il girone sia alla nostra portata visto che siamo stati abituati in passato
a giocare in gruppi detti 'della morte'. Questo è molto equilibrato e motivante". Le sfide non lo
spaventano e guardando al suo passato si capisce perché. Ha esordito con la maglia del Lens
a soli 16 anni, predestinato, ha tagliato le treccine e a 22 è pronto per la consacrazione. Molto
probabilmente partirà titolare, Lamouchi può utilizzarlo anche come centrale.
PROSPETTIVE
Il girone non è semplice ma è oggetivamente fattibile per una squadra come la Costa D'Avorio.
La generazione di fenomeni ha già iniziato a perdere pezzi e per molti non ci sarà un'altra
opportunità mundial. Sarà necessario non incorrere negli errori del passato, in primis quelli di
tenuta mentale. Questa squadra ha valori enormi, pensando solo quelli sembra riduttivo
pensare al superamento del girone come obiettivo ma bisogna andare per gradini.
Singolarmente, i campioni ivoriani ne hanno percorsi tanti per andarsi a prendere trofei in giro
per l'Europa, la nazionale invece dovrà andare piano come l'Elefante che gli dà il soprannome.
Altrimenti si rischia d'andare ancora in bianco, stavolta non ci sono alibi che tengano.ù
CONVOCATI
N.
1
16
23
2
3
4
5
7
17
18
22
6
9
13
14
15
19
20
8
10
11
12
21
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
A
Boubacar Barry
Sylvain Gbohouo
Sayouba Mandé
Ousmane Viera
Arthur Boka
Kolo Touré
Didier Zokora
Jean-Daniel Akpa-Akpro
Serge Aurier
Constant Djakpa
Sol Bamba
Mathis Bolly
Cheick Tioté
Didier Ya Konan
Ismaël Diomandé
Max Gradel
Yaya Touré
Serey Die
Salomon Kalou
Gervinho
Didier Drogba
Wilfried Bony
Giovanni Sio
Data nascita
Squadra
30 dicembre 1979
29 ottobre 1988
15 giugno 1993
21 dicembre 1986
2 aprile 1983
19 marzo 1981
14 dicembre 1980
11 ottobre 1992
24 dicembre 1992
17 ottobre 1986
13 gennaio 1985
14 novembre 1990
21 giugno 1986
25 febbraio 1984
28 agosto 1992
30 novembre 1987
13 maggio 1983
7 novembre 1984
5 agosto 1985
27 maggio 1987
11 marzo 1978
10 dicembre 1988
31 marzo 1989
Lokeren (Bel)
Séwé Sport
Stabæk (Nor)
Çaykur Rizespor (Tur)
Stoccarda (Ger)
Liverpool (Ing)
senza squadra
Tolosa (Fra)
Tolosa (Fra)
Eintracht Francoforte (Ger)
Trabzonspor (Tur)
Fortuna Düsseldorf (Ger)
Newcastle United (Ing)
Hannover 96 (Ger)
Saint-Étienne (Fra)
Saint-Étienne (Fra)
Manchester City (Ing)
Basilea (Svi)
Lille (Fra)
Roma (Ita)
Galatasaray (Tur)
Swansea City (Ing)
Basilea (Svi)
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Guida Brasile 2014, gruppo C: il Giappone
A cura di : Enxhi Fero
Ventitre samurai e un italiano. Un titolo da film che riassume la spedizione giapponese per i
mondiali brasiliani. L’italiano del titolo è naturalmente Alberto Zaccheroni, allenatore emiliano
che siede sulla panchina nipponica dal 30 Agosto 2010. Dopo qualche difficoltà nella seconda
fase di qualificazione, il 4 giugno 2013 la nazionale allenata da Zac si è assicurata il pass per il
Brasile, chiudendo e dominando con 17 punti il gruppo B della terza fase di qualificazione.
Proprio per questo, Kagawa e compagni possono forgiarsi del titolo (virtuale) di prima qualificata
per Brasile 2014, eccezion fatta naturalmente per i padroni di casa del Brasile. La storia del
calcio giapponese è molto recente. La prima apparizione in un mondiale è datata 1998. Da
allora, il calcio giapponese si è evoluto costantemente, raggiungendo l'apice negli ultimi anni:
dalla consacrazione dei primi giocatori giapponesi sul finire del secondo millennio (tra tutti
Hidetoshi Nakata e Shunsuke Nakamura), i nipponici sono diventati una costante del
Mondiale. Dal mondiale francese, infatti, sono arrivate cinque partecipazioni consecutive, a
testimonianza di quanto detto.
Ma non per questo in Brasile ci sarà ad attenderli un tappeto rosso. Anzi, ad aspettare la
squadra di Zaccheroni ci sarà il girone più equilibrato e difficile di tutta la competizione. Costa
d’Avorio, Grecia e Colombia contenderanno la qualificazione nel girone C al Giappone che
comunque, per propria indole, sicuramente non si arrenderà fino all’ultimo secondo dell’ultima
partita. A guardare il ranking Fifa – in cui il Giappone occupa il quarantasettesimo posto – per
la squadra di Zaccheroni non ci sarebbero speranze. Ma il calcio fortunatamente non si gioca a
-49-
tavolino!
ANALISI TECNICO-TATTICA
Disciplina, buona tecnica, Honda e Kagawa: questi gli ingredienti del 4-2-3-1 dell’allenatore
emiliano. Basterà? Difficile dirlo. Il problema non è sicuramente nel reparto offensivo, che
potrebbe impensierire qualunque difesa (ne sa qualcosa l’Italia di Cesare Prandelli).
Il vero dilemma è il reparto arretrato, apparentemente troppo fragile - specie nella zona centrale
– per una competizione come il Mondiale. L’estate scorsa, nella Confederations Cup in
Brasile, furono otto i gol incassati dalla squadra di Zac nelle tre partite disputate. Sicuramente
l’allenatore ex Milan e Juventus avrà provato a sistemare le cose, ma difficilmente i problemi
sono scomparsi del tutto. Occorre comunque fare una distinzione nel reparto difensivo: la
fragilità del pacchetto arretrato è dovuta soprattutto alle disattenzioni dei due centrali, Yasayuki
Konno (Gamba Osaka) e Maya Yoshida (Southampton), mentre per i due terzini, Yuto
Nagatomo (Inter) e Atsuto Uchida (Schalke 04) – o Gotoku Sakai (Stoccarda) - c’è da fare
un discorso diverso. Pur con le loro – seppur rare – amnesie difensive, infatti, i due terzini sono
sinonimo di sicurezza. Attaccano e difendono con una faciltà disarmante, e potranno essere gli
assi nella manica della selezione giapponese.
In mediana, invece, a guidare la squadra ci saranno i stakanovisti Yashuito Endo (Gamba
Osaka) e Makoto Hasebe (Eintracht Francoforte), assolute colonne portanti della squadra di
Zaccheroni. Il loro mix di quantità ed esperienza (136 presenze in nazionale per il primo, record
di sempre) sarà fondamentale per una nazionale non abituata a questi tipi di competizione.
Veniamo al reparto nettamente più attrezzato del Giappone, quello offensivo. Keisuke
Honda(Milan), Shinji Kagawa(Manchester United), Hiroshi Kiyotake(Norimberga) e Shinji
Okazaki(Mainz) guideranno i nipponici nella metà campo offensiva. Oltre alla spinta degli
esterni, il pericolo maggiore di questo Giappone potrebbe venire proprio dai tre trequartisti alle
spalle di Okazaki. Honda, Kagawa e Kiyotake, infatti, non daranno punti di riferimento alle
difese avversarie, scambiandiosi costantemente le posizioni per tutti i novanta minuti. Questa
dovrebbe essere l’arma più importante e potenzialmente efficace. E Zaccheroni lo sa bene. La
sua squadra gira soprattutto intorno ai tre sopracitati, ed è proprio lì che l’allenatore emiliano
dovrà insistere. Un’altra variante tattica potrebbe essere l’inserimento di Yoichiro
Kakitani(Cerezo Osaka) al posto di Okazaki, per eliminare ancora di più i punti di riferimento in
attacco. Difficilmente però, Zaccheroni farà a meno dell’attaccante giapponese più prolifico in
attività, con trentotto gol in settantacinque presenze. Ultimo discorso da fare – ma non per
importanza – è quello riguardante il portiere. Eiji Kawashimi (Standard Liegi), con le sue
cinquantasei presenze, è diventato un’icona nazionale, e presidierà ancora una volta i pali della
porta della nazionale nipponica. Numero uno di grande affidabilità, su cui Zaccheroni punta
tantissimo.
LA STELLA
I giocatori più rappresentativi e importanti della nazionale giappone sono sicuramente Keisuke
Honda e Shinji Kagawa. Entrambi vengono da una stagione molto simile, con non molti minuti
nelle gambe. Ma questo non vuol dire però che sia un fattore negativo per il Giappone. Infatti,
arrivare in una competizione come il Mondiale - in cui la maggior parte dei giocatori vi arriva con
-50-
cinquanta o più partite nelle gambe - non “spremuti” completamente, potrebbe rivelarsi
un’arma vincente, specie in un clima torrido come quello brasiliano. La velocità e gli inserimenti
di Kagawa potrebbero far male a qualunque nazionale e la stessa cosa vale per la tecnica e il
mancino terrificante di Honda. Molto del cammino Mondiale del Giappone dipenderà da loro, a
patto che i due trequartisti tornino ad essere quelli che incantarono l’Europa con la
maglia di Borussia Dortmund e Cska Mosca, e non le brutte copie viste nell’ultima stagione
con le maglie di Manchester United e Milan. Costa d’Avorio, Grecia e Colombia sono
avvisate.
LA SORPRESA
Se ci dovesse essere una sorpresa tra i giapponesi, quella sarà sicuramente Yoichiro Kakitani,
ventiquattrenne attaccante del Cerezo Osaka. Le sue ottime prestazioni nel campionato
giapponese hanno attirato su di sè le attenzioni di tanti club europei, Fiorentina su tutti.
Attaccante dotato di grande rapidità e di ottimo fiuto del gol, le sue ventuno reti in trentaquattro
presenze nell’ultimo campionato ne sono la più fulgida testimonianza. Molto probabilmente
Zaccheroni non lo farà partire titolare, ma lo utilizzerà come jolly nella ripresa per sbloccare il
risultato o per rimontare una potenziale situazione di svantaggio. Forse, questo, sarà il
mondiale che lo farà conoscere al mondo intero, o forse no. Una cosa però è certa. Di questo
talento classe ’90 ne sentiremo parlare tanto negli anni a venire.
PROSPETTIVE
L’obiettivo è quello di superare il girone eliminatorio. L’impresa non sarà facile perché, Grecia
a parte, Colombia e Costa d’Avorio appaiono - almeno sulla carta - leggermente favorite per il
passaggio del turno. Occhio però a sottovalutare questo Giappone, che anche nel Mondiale del
2010, a detta di molti, non avrebbe dovuto superare il turno. Il campo però disse altro: sei punti
nel girone, e Camerun e Danimarca costrette a far le valigie anticipatamente. Poi
l’eliminazione contro il Paraguay ai calci di rigore negli ottavi di finale, che non ha permesso ai
samurai di raggiungere, per la prima volta nella loro storia, i quarti di finale. Inoltre, i nipponici
arrivano al mondiale accompagnati da un’ottima serie di risultati positivi nelle ultime gare
ufficiali: pareggio (2-2) con l’Olanda, e poi una serie di quattro vittorie, tra cui spicca il 3-2 rifilato
al Belgio. Si tratta pur sempre di amichevoli, ma qualcosa vorrà pur dire.
CONVOCATI
N.
1
12
23
2
3
5
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
Eiji Kawashima
Shusaku Nishikawa
Shuichi Gonda
Atsuto Uchida
Gotoku Sakai
Yuto Nagatomo
Data nascita
Squadra
20 marzo 1983
18 giugno 1986
3 marzo 1989
27 marzo 1988
14 marzo 1991
12 settembre 1986
Standard Liegi (Bel)
Urawa Red Diamonds
FC Tokyo
Schalke 04 (Ger)
Stoccarda (Ger)
Inter (Ita)
-51-
6
15
19
21
22
4
7
8
10
14
16
17
9
11
13
18
20
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
A
Masato Morishige
Yasuyuki Konno
Masahiko Inoha
Hiroki Sakai
Maya Yoshida
Keisuke Honda
Yasuhito Endo
Hiroshi Kiyotake
Shinji Kagawa
Toshihiro Aoyama
Hotaru Yamaguchi
Makoto Hasebe
Shinji Okazaki
Yoichiro Kakitani
Yoshito Okubo
Yuya Osako
Manabu Saito
21 maggio 1987
25 gennaio 1983
28 agosto 1985
12 aprile 1990
24 agosto 1988
13 giugno 1986
28 gennaio 1980
12 novembre 1989
17 marzo 1989
22 febbraio 1986
6 ottobre 1990
18 gennaio 1984
16 aprile 1986
3 gennaio 1990
9 giugno 1982
18 maggio 1990
4 aprile 1990
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FC Tokyo
Gamba Osaka
Júbilo Iwata
Hannover (Ger)
Southampton (Ing)
Milan (Ita)
Gamba Osaka
Norimberga (Ger)
Manchester United (Ing)
Sanfrecce Hiroshima
Cerezo Osaka
Eintracht Francoforte (Ger)
Mainz 05 (Ger)
Cerezo Osaka
Kawasaki Frontale
Colonia (Ger)
Yokohama F. Marinos
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Guida Brasile 2014, gruppo D: l'Inghilterra
A cura di : Paolo Bardelli
L'Inghilterra è una delle grandi nobili del calcio mondiale, la corona però è riuscita a indossarla
una sola volta, in casa nel 1966 con il famoso "gol fantasma" di Hurst, da allora tante delusioni
e poche gioie, unico acuto il quarto posto del 1990. Pochino per la nazionale più antica del
mondo (insieme alla Scozia), la Football Association ha spento 150 candeline lo scorso anno e
Hodgson le ha fatto gli auguri terminando senza sconfitte un girone di qualificazione insidioso.
Polonia, Montenegro e Polonia le avversarie di un raggruppamento insidioso, superato a quota
22 punti. Missione compiuta questa, ma è il minimo sindacale se ti chiami Inghilterra, ora c'è da
pensare al girone D con Italia, Costa Rica e Uruguay. Negativo lo storico con azzurri e celeste,
battesimo di fuoco con gli uomini di Prandelli.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Hodgson ha rivoluzionato il gruppo durante la sua gestione, età media considerevolmente
abbassata e alcuni senatori hanno salutato. Se da una parte diminuisce il tasso d'esperienza,
dall'altro sicuramente aumenta la corsa. Difesa reparto più affidabile, benché privo di stelle e
orfano di Terry, Cahill e Jagielka sono due dei quali ci si può fidare e sanno dare il meglio
soprattutto quando "presi a pallonate". Non mancano dubbi a livello tattico, con la stampa locale
che spingeva per l'esportazione del modulo Liverpool e Hodgson invece più orientato verso
un 4-3-1-2 che che comunque trarrà a piene mai dal bacino Reds. Pochi dubbi sul modulo al
-53-
momento. Importante potrebbe essere il contributo di Henderson, il suo dinamismo consente di
legare al meglio i reparti, c'è pure l'opzione Milner per avanzare il baricentro. Mancherà OxladeChamberlain, infortunatosi durante il pre-mondiale, ad aiutare Gerrard ci penseranno i piedi
buoni di Wilshere, giocatore ancora in mezzo al guado. Forte, ma ora deve dimostrarci quanto.
Una discreta mediana, forse leggermente monocorde.
Esistono comunque chiavi per evitare la monotonia, a Sterling o Lallana toccherà il compito di
accendere le manovre offensiva, Lampard è pronto ad offrire il suo contributo d'esperienza ma
tra pochi giorni la carta d'identità segnerà 36 anni. Da usare col contagocce dunque. Tenete
d'occhio Ross Barkley, che di anni invece ne ha solo 21, protagonista con la maglia
dell'Everton e uno dei prospetti più interessanti a livello mondiale.Bocche da fuoco ce ne sono,
basti pensare a Sturridge, reduce da una stagione entusiasmante, tatticamente però tutto sarà
nelle mani di Wayne Rooney, come al solito. Punta unica con ali a i lati, o attaccante mobile ad
aprire gli spazi. Lui sa fare tutto, ma ne parlermo nel dettaglio più avanti. Pronto all'uso anche
Lambert del Southampton, uno con il gol sempre in canna, per far saltare il banco c'è la
velocità di Welbeck. Carte da giocare ce ne sono, starà a Hodgson giocarsele bene
LA STELLA
Il Manchester United è andato alla deriva senza bussola, non è colpa di Wayne Rooney che
ora è chiamato ancora una volta a prendere il timone del veliero bianco e guidarlo nei mari
brasiliani. Rinnovo con i Red Devils praticamente a vita, forse ci sarà un'altra chanche mundial
ma il suo tempo è adesso. Una vita da mediano, ma nato con i piedi buoni, propensione al
sacrificio e spalle larghe, i suoi piedi sono sempre un porto sicuro per i palloni dei compagni.
La classe c'è, la voglia pure, è l'uomo che può assecondare i cambi tattici anche in corso
d'opera. La presenza di Sturridge lo obbligherà a girare a largo dalla porta? Forse, ma anche
partendo da lontano sa fare male.
LA RIVELAZIONE
Nella banda di ragazzini terribili dei tre Leoni spicca sicuramente Raheem Sterling. Lui di anni
ne ha solo 19 ma la stagione appena trascorsa l'ha fatto maturare tanto. Certo, i difetti ci sono
ancora, ama follemente il pallone, sentimento ricambiato ma spesso la testa è troppo bassa. E'
nato a Kingston, in Giamaica, terra di velocisti e il quando mette la freccia ha scatto da
centometrista. Benitez nel 2010 ci ha visto giusto quando lo ha portato a Liverpool
dall'accademia del Qpr, se impara a giocare con i compagni lo ferma solo l'autovelox.
PROSPETTIVE
Gli inglesi, dopo tante scottature, hanno smesso di sperare nella vittoria e questo è
paradossalmente un vantaggio. Al momento risulta difficile pensare ai bianchi tra le prime
quattro potenze al mondo, l'obiettivo vero è passare il primo turno e poi tentare la fortuna senza
calcoli. Hodgson è un tecnico che dalle nostre parti ispira sorrisini beffardi, non è un fenomeno
-54-
e lo sappiamo, gli va però riconosciuto il merito di aver puntato su giovani di talento e il girone di
qualificazione ha mostrato una solidità vista in poche occasioni. I prossimi avversari per la
difesa inglese si chiamano Uruguay e Italia, ossi duri, guai a prendere sotto gamba il Costa
Rica, è lì che si giocheranno i punti decisivi. I padri del calcio stavolta mandano ai Mondiali i
figli, meno esperienza ma meno spocchia e un pizzico di incoscienza. E' sempre God Save the
Queen, ma suonata dai Sex Pistols.
CONVOCATI
N.
1
13
22
2
3
5
6
12
16
23
4
7
8
14
15
17
19
20
21
9
10
11
18
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
Joe Hart
Benjamin Foster
Fraser Forster
Glen Johnson
Leighton Baines
Gary Cahill
Phil Jagielka
Chris Smalling
Phil Jones
Luke Shaw
Steven Gerrard
Jack Wilshere
Frank Lampard
Jordan Henderson
Alex Oxlade-Chamberlain
James Milner
Raheem Sterling
Adam Lallana
Ross Barkley
Daniel Sturridge
Wayne Rooney
Danny Welbeck
Rickie Lambert
Data nascita
Squadra
19 aprile 1987
03 aprile 1983
17 marzo 1988
23 agosto 1984
11 dicembre 1984
19 dicembre 1985
17 agosto 1982
22 novembre 1989
21 febbraio 1992
12 luglio 1995
30 maggio 1980
01 gennaio 1992
20 giugno 1978
17 giugno 1990
15 agosto 1993
4 gennaio 1986
8 dicembre 1994
10 maggio 1988
5 dicembre 1993
1º settembre 1989
24 ottobre 1985
26 novembre 1990
16 febbraio 1982
Manchester City
West Bromwich
Celtic (Sco)
Liverpool
Everton
Chelsea
Everton
Manchester Utd
Manchester Utd
Southampton
Liverpool
Arsenal
Chelsea
Liverpool
Arsenal
Manchester City
Liverpool
Southampton
Everton
Liverpool
Manchester Utd
Manchester Utd
Southampton
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Guida Brasile 2014, gruppo D: l'Uruguay
A cura di : Alessandro De Felice
Il Mondiale nella terra del “Fùtbol Bailado” rappresenta per l'Uruguay un vero e proprio tuffo
nel passato, in quella che tutti ricorderanno come la partita del Maracanazo, in cui per la prima
volta la selezione Celeste si fece notare dal mondo intero. 16 Luglio 1950, Stadio Maracanà di
Rio de Janeiro. Davanti a 170.000 persone (ma le stime non ufficiali parleranno di più di
200.000) l’Uruguay ed il Brasile si contendono la Coppa del Mondo. La formazione di casa è
strafavorita e, spinta dall’intera stampa mondiale, oltre che da un pubblico calorosissimo,
sembra essere destinata a vincere la sua prima Coppa del Mondo della storia. Lopèz Fontana
schiera tutte le sue armi migliori e il poker d’assi Ademir, Jair, Zizinho e Danilo fa ben sperare
i tifosi verdeoro, certi della conquista del titolo. Epilogo scontato? Tutt’altro! Nella prima
frazione di gioco domina proprio il Brasile, che però non riesce a sbloccare il match prima
dell’intervallo: 0-0. Al ritorno in campo, la formazione di Lòpez Fontana passa in vantaggio con
il gol di Friaça dopo meno di 120 secondi. Il pubblico è letteralmente in visibilio.
L’Uruguay però non si scompone e pareggia al 66’ con la rete di Schiaffino. La reazione del
Brasile è immediata: la formazione verdeoro si riversa in avanti cercando la rete decisiva, ma
nel contempo lascia la propria difesa scoperta. Al 79’ l’Uruguay ne approfitta. Ghiggia, servito
da Perez, batte il portiere di casa Barbosa e regala la seconda Coppa del Mondo
all’Uruguay. E davanti ad un pubblico letteralmente ammutolito, capitan Varela alza al cielo la
coppa, per la gioia immensa del popolo di Montevideo, conscio di aver fatto lo sgarbo calcistico
-56-
più grande della storia ai propri rivali verdeoro. Lutto nazionale e suicidi in tutto il paese, per
quella che i brasiliani ancora oggi ricordano tristemente come O Maracanaço, una partita che
ha lasciato un marchio indelebile nella storia calcistica e non solo del paese.
64 anni dopo, la Celeste si appresta a partecipare per la 12° volta alla competizione. Dopo
averla vinta nell’edizione del 1930 ed in quella del 1950, gli uruguaiani non sono più riusciti a
riportare a Montevideo la Coppa del Mondo. L’attesa è tanta, soprattutto perché la formazione
guidata da Oscar Washington Tabarez rappresenta una delle maggiori forze del calcio
mondiale: oggi infatti è al sesto posto del Ranking FIFA, grazie agli ottimi risultati conquistati
negli ultimi anni. Dopo il quarto posto del Mondiale sudafricano, è arrivata la vittoria nel 2011
della 15° Copa America della storia, mentre lo scorso anno l’ Uruguay si è piazzato al 4° posto
nella Confederations Cup, arrendendosi solamente ai calci di rigore di fronte all’Italia di Cesare
Prandelli.
Nonostante gli ottimi risultati raggiunti negli ultimi anni e le grandi doti tecniche e tattiche dei
calciatori, il cammino verso Brasile 2014 è stato tutt’altro che facile. Infatti non è bastato il
girone Conmebol a decretare una qualificazione che in partenza appariva scontata. La
formazione di Tabarez, a causa delle cattive prove offerte soprattutto in trasferta nel girone di
qualificazione, ha dovuto superare la Giordania nello spareggio per assicurarsi un posto in
Brasile. E dopo il 5-0 conquistato ad Amman, è bastato lo 0-0 nella gara di ritorno per
festeggiare la partecipazione al Mondiale.
Il CT Oscar W. Tabarez, nato a Montevideo il 3 Marzo 1947 è alla guida della selezione
Celeste dal 2006, dopo averla allenata già in precedenza tra il 1988 ed il 1990. Egli rappresenta
un vero e proprio punto di forza per i suoi ragazzi, con i quali ha sviluppato la sua idea di calcio:
pressing esasperato in fase di non possesso che si alterna ad una densità in fase di possesso
negli ultimi 20 metri, in cui le enormi qualità del tridente composto da Diego Forlan, Edinson
Cavani e Luis Suarez mettono in difficoltà qualsiasi difesa del panorama internazionale.
Tabarez vuole mostrare quella che molti definiscono come la “semplicità del gioco del calcio”:
recupero palla e ripartenza veloce. C’è da dire che se il tridente offensivo è sicuramente
nell’elite del calcio mondiale, non si può la stessa cosa dal centrocampo in giù: può essere
tranquillamente definito come il punto debole della Celeste, cioè la sua difficoltà in fase
difensiva, che molto spesso gli uruguagi hanno pagato a caro prezzo.
ANALISI TECNICO-TATTICA
L’infortuno di Suarez a poco meno di mese dall’inizio dei Mondiali in Brasile ha certamente
complicato i piani tattici di Oscar Tabarez. Il CT, soprannominato El Maestro per la sua grande
esperienza a livello calcistico ma anche per il suo passato come insegnante, ha trovato nel
4-3-3 il giusto assetto tattico per il suo Uruguay, modulo che offre una buona copertura
difensiva nonostante l’impronta offensiva della squadra, schierata con le 3 punte davanti.
Modulo che però difficilmente sarà utilizzato nelle prime partite dei Mondiali a causa
dell’assenza della punta di diamante, il centravanti del Liverpool Luis Suarez. Per questo
Tabarez ha deciso, in sua assenza, di ripiegare ad un 4-4-2, inserendo velocità e corsa,
abbinate ad un’ottima tecnica di base sugli esterni.
-57-
In porta ci sarà quella che ormai è diventata una certezza del calcio uruguagio, Fernando
Muslera, vecchia conoscenza del calcio italiano, vincitore di 1 Coppa Italia ed 1 Supercoppa
Italiana con la maglia della Lazio tra il 2007 ed il 2011, ora estremo difensore del Galatasaray
guidato da Roberto Mancini. Nella difesa a 4, Caceres e Maxi Pereira agiranno sugli esterni,
mentre la coppia centrale sarà formata da Diego Lugano, al suo ultimo Mondiale con la maglia
dell’Uruguay, ed il fresco vincitore della Liga Spagnola Diego Godin. Due difensori che
dall’alto della loro esperienza garantiscono una certa sicurezza a tutto il reparto arretrato, e non
solo.
A centrocampo, il CT Tabarez predilige l’utilizzo di incontristi, centrocampisti muscolari che
abbiano come caratteristica principale quella di spezzare le trame di gioco avversarie. Con
l’assenza di Suarez, Arevalo Rios, vecchia conoscenza del calcio italiano (ex Palermo) e
Walter Gargano detteranno i tempi di gioco a metà campo, mentre gli interpreti sulle fasce
saranno a sinistra Cristian Rodriguez, centrocampista tuttofare dell’Atletico Madrid e a
destra Gaston Ramirez, reduce da una stagione deludente a livello personale con il
Southampton di Mauricio Pochettino. Con il rientro di Suarez, Rodriguez passerà al centro,
come mezz’ala, mentre proprio Ramirez lascerà il posto al centravanti del Liverpool. Davanti ci
saranno Diego Forlan ed il Matador Edinson Cavani. Il primo potrà incrementare il suo record
di presenze con la maglia della Celeste, mentre il secondo arriva da una splendida stagione al
PSG in cui ha conquistato 2 titoli (Ligue 1 e Coupe de France), realizzando 16 reti in 28
presenze. Alle loro spalle scalpitano Abel Hernandez e Christian Stuani, che vorranno di certo
farsi trovare pronti nel caso di una chiamata di Tabarez.
LA STELLA
Nonostante l’intervento al menisco a 20 giorni dal Mondiale, la presenza di Luis Alberto
Suarez non dovrebbe essere in dubbio. Il “Pistolero” rappresenta senza dubbio la stella della
nazionale uruguagia, nonostante la presenza di campioni del calibro di Cavani e Forlan, per le
sue qualità tecniche straordinarie. Nato a Salto il 24 gennaio 1987, gioca nelle giovanili del
Nacional de Montevideo. Nella stagione 2005-2006 passa in prima squadra, con la quale
vince il campionato. Le sue prestazioni eccezionali non passano di certo inosservate. Infatti gli
osservatori del Groningen, squadra olandese di Eredivisie, lo acquistano al termine della
stagione per la cifra di 800'000 euro. 29 presenze e 10 gol, ma soprattutto le prestazioni d’alto
livello nell’arco della stagione, convincono l’Ajax a fargli indossare la maglia dei Lancieri: si
trasferisce ad Amsterdam per una cifra quasi 10 volte superiore a quella pagata dal Groningen
al Nacional (oltre 7.5 milioni di Euro). Suarez gioca all’Amsterdam Arena 4 anni, dalla stagione
2007-2008 alla stagione 2010-2011.
Qui si rivela un autentico fuoriclasse, mostrando caratteristiche tecniche e tattiche al di sopra
della norma. Realizza 81 gol in 110 presenze, debuttando anche in Coppa Uefa. Ma nonostante
un palmares tutt’altro che invidiabile con la maglia dei Lancieri (una sola Coppa d’Olanda
conquistata nella stagione 2009-2010), l’Ajax rappresenta per lui un trampolino di lancio per la
sua carriera. E infatti il 28 gennaio 2011 arriva la grande chiamata: il Liverpool lo acquista al
termine di una trattativa molto lunga per la cifra di 26.5 milioni di euro. Grazie alle sue reti
diventa subito un idolo della Kop, la gloriosa curva di Anfield. Suarez però si rende protagonista
-58-
di atteggiamenti tutt’altro che sportivi. Il 20 dicembre 2011 viene squalificato per 8 giornate a
causa di insulti razzisti nei confronti di Evra, terzino del Manchester United, mentre il 21 aprile
2013 morde il braccio del difensore del Chelsea Ivanovic, rimediando ben altre 10 giornate di
squalifica.
Ma nonostante questi episodi negativi, Suarez rappresenta, insieme a Steven Gerrard, il punto
cardine del Liverpool, squadra nella quale sta esprimendo tutto il suo potenziale calcistico,
realizzando 61 reti nelle 110 presenze timbrate fino ad ora. Nella stagione appena conclusa, ha
condotto i Reds ad un passo dal titolo, raggiungendo individualmente livelli molto alti: con 31
reti in 33 presenze si è aggiudicato il titolo di capocannoniere della Premier League
2013-2014, eguagliando il record detenuto da Cristiano Ronaldo ed Alan Shearer. Inoltre con le
sue 39 reti con la maglia della nazionale detiene anche il record di goleador della storia
della Celeste, record che potrà incrementare nei prossimi anni. Oggi, Luis Alberto Suarez
viene considerato uno tra i giocatori di maggior talento al mondo, nonostante un carattere
tutt’altro che facile: genio e sregolatezza al servizio della Celeste e del Liverpool.
LA SORPRESA
Complice proprio l’assenza di Suarez, la sorpresa di questo Uruguay potrebbe essere proprio
un suo sostituto, l’ex meteora del calcio nostrano Christian Stuani. L’attaccante
dell’Espanyol ha dimostrato di farsi trovare sempre pronto ogni qualvolta è stato chiamato in
causa da Tabarez, come nell’ultima amichevole pre-Mondiale contro il Mali decisa da un suo
gol. E proprio per questo motivo sembra aver messo in crisi anche lo stesso CT, che potrebbe
scegliere di schierarlo.
Nato a Canelones il 12 dicembre 1986, inizia la sua carriera nella squadra da cui sono partiti
gran parte dei talenti uruguagi, il Danubio di Montevideo. Qui entra a far parte delle giovanili
all’età di 17 anni, e vive la sua prima stagione in prima squadra nell’annata 2005-2006. Va in
prestito al Bella Vista, dove colleziona 16 reti in 20 partite in 2 anni. Una media gol
straordinaria che gli permette di tornare al Danubio, dove realizza nella stagione 2008-2009 19
reti in 14 incontri. Qui compie il grande salto, trasferendosi in Europa, ed esattamente
nella Reggina del presidente Foti. A Reggio Calabria però delude e la squadra amaranto,
retrocessa in B, decide di cederlo.
Nella stagione seguente si trasferisce in prestito all’Albacete, in Segunda Division spagnola,
dove realizza 22 gol. Poi l’esordio in Liga: Levante e Racing Santander lo prendono in prestito
dalla Reggina, fino alla definitiva consacrazione con la maglia dell’Espanyol di Barcellona, con
la quale Stuani in questa stagione ha siglato 7 reti in 32 presenze tra Liga e Coppa del Re. Il
centravanti 27enne partirà sicuramente alle spalle di Cavani e Forlan nelle gerarchie di
Tabarez, ma se riuscirà a convincere il CT, potrà sicuramente ritagliarsi uno spazio importante
nell’undici della Celeste.
PROSPETTIVE
-59-
Gli dèi del calcio non sono stati di certo benevoli nei confronti dell’Uruguay, sorteggiandolo nel
gruppo D in compagnia di Inghilterra ed Italia, oltre che al malcapitato Costarica. Ma la
squadra di Tabarez è consapevole delle proprie potenzialità e per questo non si fermerà di
certo davanti al primo ostacolo. L’infortuno di Suarez rappresenta una brutta perdita (almeno
per la primissima partita) per il CT, ma a Montevideo tutti sperano in un recupero lampo del
Pistolero, riponendo in lui, il giocatore di maggior talento, tutte le speranze calcistiche del
paese. Sarà difficile ripetere il 4° posto conquistato 4 anni fa in Sudafrica, e di questo ne sono
consapevoli gli stessi tifosi, ma se hai in squadra gente del calibro di Muslera, Godin, Suarez,
Cavani e Forlan come si può partire sconfitti in partenza?!
CONVOCATI
N.
1
12
23
2
3
4
13
16
19
22
5
6
7
14
15
17
18
20
8
9
10
11
21
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
A
Fernando Muslera
Rodrigo Muñoz
Martín Silva
Diego Lugano
Diego Godín
Jorge Fucile
José María Giménez
Maxi Pereira
Sebastián Coates
Martín Cáceres
Walter Gargano
Álvaro Pereira
Cristian Rodríguez
Nicolás Lodeiro
Diego Pérez
Egidio Arévalo Ríos
Gastón Ramírez
Álvaro González
Abel Hernández
Luis Suárez
Diego Forlán
Christian Stuani
Edinson Cavani
Data nascita
Squadra
16 giugno 1986
22 gennaio 1982
25 marzo 1983
2 novembre 1980
16 febbraio 1986
19 novembre 1984
20 gennaio 1985
8 giugno 1984
7 ottobre 1990
7 aprile 1987
23 luglio 1984
28 novembre 1985
30 settembre 1985
21 marzo 1989
18 maggio 1980
1 gennaio 1982
2 dicembre 1990
29 ottobre 1984
8 agosto 1990
24 gennaio 1987
19 maggio 1979
12 ottobre 1986
14 febbraio 1987
Galatasaray (Tur)
Libertad (Par)
Vasco da Gama (Bra)
Senza squadra
Atlético Madrid (Spa)
Porto (Por)
Atlético Madrid (Spa)
Benfica (Por)
Liverpool (Ing)
Juventus (Ita)
Parma (Ita)
São Paulo (Bra)
Atlético Madrid (Spa)
Corinthians (Bra)
Bologna (Ita)
UANL (Mex)
Southampton (Ing)
Lazio (Ita)
Palermo (Ita)
Liverpool (Ing)
Cerezo Osaka (Gia)
Espanyol (Spa)
Paris Saint-Germain (Fra)
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Guida Brasile 2014, gruppo D: il Costarica
A cura di : Andrea Gatti
Dal lontano 1958, anno in cui prese parte per la prima volta alle qualificazioni, il Costa Rica è
calcisticamente parlando un paese in netta e costante crescita: il piccolo Stato
centroamericano, definito dopo diversi studi universitari “lo Stato più felice del mondo”, ha
cambiato marcia a partire dagli anni ’80, raggiungendo la prima storica qualificazione ad una
fase finale ad Italia 90. Ne seguiranno altre 2, in Corea-Giappone nel 2002, in cui uscirono per
peggior differenza reti a favore della Turchia, e nel successivo Mondiale di Germania, in cui non
vinsero alcuna partita subendo 9 gol totali nei match con Polonia, Ecuador e con gli stessi
tedeschi padroni di casa.
In Brasile si festeggia quindi la quarta partecipazione in 24 anni: sorteggiati nell’infernale
Gruppo D i centroamericani sulla carta partono un gradino - o forse più - sotto a corazzate come
Inghilterra, Italia e Uruguay: per la maggior parte dei bookmakers “Los Ticos” non
ripeteranno l’impresa di Italia 90 quando, guidati dal giramondo Bora Milutinovic, raggiunsero
gli ottavi di finale e si arresero soltanto alla Cecoslovacchia di Skuhravy. Assenti a Sudafrica
2010, i centroamericani si presentano in Brasile come seconda classificata nel girone finale
della CONCACAF alle spalle degli Stati Uniti, sfruttando la crisi del Messico finito quarto e
preceduto anche dall’Honduras. L’allenatore colombiano Pinto ha sviluppato 2 punti di forza: il
rendimento casalingo (fattore che sparirà in Brasile) e la solidità difensiva (Costarica vanta con
soli 7 gol subiti la miglior difesa nelle qualificazioni del nordamerica). 48’ nel Ranking Fifa,
-61-
annovera nel proprio palmarès 3 Gold Cup (1963, 1969, 1989) e 6 Coppe delle nazioni UNCAF.
ANALISI TECNICO-TATTICA
“Los Ticos” si affideranno alle giocate di Bryan Ruiz, un passato nel Fulham e ora in Olanda nel
PSV, e del gioiellino dell’Olympiacos Campbell che dovranno fare gli straordinari per sopperire
alla pesante assenza di Saborio, infortunatosi in allenamento ad un osso del piede destro
proprio alla vigilia della partenza per il ritiro pre-mondiale negli Stati Uniti. Davanti a Keylor
Navas le chiavi della solida difesa sono affidate a Oscar Duarte. Spiccano (oltre al sopracitato
Saborio) le assenze di Gilberto Martinez, esperto difensore del Lecce con un passato nella
Roma e dell’esterno dell’Everton Bryan Oviedo, che non ha recuperato dall’infortunio ai
legamenti patito a febbraio con i Toffees. Il centrocampo tutto muscoli supporta la tecnica di
Ruiz e Campbell, mancando il riferimento offensivo si giocherà tanto in ripartenza e
contropiede. In rosa figurano molti emigrati all’estero, in particolare in Europa o nell’MLS, ma
rimane comunque un discreto blocco che milita in patria principalmente nelle tre formazioni
storiche, il Saprissa, l’Alajuelense e l’Herediano. Curioso il caso del talentuoso
portiere Esteban Alvarado, che milita in Olanda nell’AZ, inserito - tra le polemiche - da Pinto
nei 23 che andranno in Brasile: amato da stampa e tifosi ma odiato in spogliatoio, nel 2011 fu
accusato per violenza carnale su una donna, inoltre abbandonò senza motivi il ritiro della
nazionale e si fece espellere in un match di Coppa d’Olanda contro l’Ajax per aver dato un
calcio ad un tifoso avversario che aveva invaso il campo (squalifica poi revocata).
L'allenatore è Jorge Luis Pinto, colombiano di 61 anni, vanta diverse esperienze sia con i
club che con le nazionali. Ha allenato in patria praticamente tutte le maggiori squadre, dal
Deportivo Cali ai Milionarios, vanta inoltre una doppia esperienza con i peruviani dell’Alianza
Lima. Dal 2002 inizia la sua esperienza in Costa Rica, prima con l’Alajuelense, poi alla guida
della nazionale maggiore per un biennio. Dopo una breve esperienza come ct della Colombia
nel 2007, torna nel 2011 alla guida dei centroamericani, costruendo un gruppo giovane e solido,
portandoli al Mondiale dopo l’assenza in Sudafrica.
LA STELLA
Gli azzurri dovranno tenere d’occhio il talentino Joel Campbell, trequartista visto l’ultima
stagione in Grecia con l’Olympiakos ma di proprietà dell’Arsenal. 22 anni ancora da compiere,
rapido e tecnico, ama accentrarsi e convergere sull’amato mancino: se lo ricorda bene David
Moyes, il suo Manchester United sconfitto dai greci nell’andata degli Ottavi di Champions
proprio grazie a un suo gol che chiuse le marcature. L’altro uomo chiave è il portiere Keylor
Navas, estremo difensore del Getafe che prima dell’arrivo di ter Stegen piaceva tanto al
Barcellona. 27 anni, nel pieno della maturità agonistica, ha come doti migliori una buona
reattività e sicurezza tra i pali.
LA SORPRESA
In Brasile potremmo assistere alla definitiva consacrazione dei predetti Campbell e Navas,
-62-
entrambi autori di soddisfacenti stagioni con i rispettivi club e in odore di "top club". Da non
sottovalutare Celso Borges, regista di origine brasiliana (figlio dell'ex ct Alexandre Guimaraes),
che milita in Svezia nell'AIK Solna.
PROSPETTIVE
L’impresa di una possibile qualificazione agli ottavi di finale avrebbe del miracoloso, visto
anche il deludente test di Tampa con il Giappone, che ha visto i Ticos sconfitti per 3-1 dal
Giappone di Zaccheroni: Italia, Inghilterra e Uruguay sono di un altro pianeta e nonostante
l’orgoglio, la mente leggera e l’assenza di aspettative il ruolo di squadra materasso sembra
proprio calzare a pennello per la compagine centroamericana.
I CONVOCATI
N.
1
18
23
2
3
4
6
8
12
15
16
19
5
7
11
13
17
20
22
9
10
14
21
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
Keylor Navas
Patrick Pemberton
Daniel Cambronero
Johnny Acosta
Giancarlo González
Michael Umaña
Óscar Duarte
Heiner Mora
Waylon Francis
Júnior Díaz
Cristian Gamboa
Roy Miller
Celso Borges
Christian Bolaños
Michael Barrantes
Esteban Granados
Yeltsin Tejeda
Diego Calvo
José Miguel Cubero
Joel Campbell
Bryan Ruiz
Randall Brenes
Marco Ureña
Data nascita
Squadra
15 dicembre 1986
24 maggio 1982
14 febbraio 1987
21 luglio 1983
8 febbraio 1988
16 luglio 1982
3 giugno 1989
21 ottobre 1984
20 settembre 1990
12 settembre 1983
24 ottobre 1989
24 novembre 1984
27 maggio 1988
17 maggio 1984
4 ottobre 1983
25 ottobre 1985
17 marzo 1992
25 aprile 1991
14 febbraio 1987
26 giugno 1992
18 agosto 1985
13 agosto 1983
3 maggio 1990
Levante (Spa)
Alajuelense
Herediano
Alajuelense
Columbus Crew (Usa)
Saprissa
Club Brugge (Bel)
Saprissa
Columbus Crew (Usa)
Mainz 05 (Ger)
Rosenborg (Nor)
New York Red Bulls (Usa)
AIK (Sve)
Copenhagen (Dan)
Aalesund (Nor)
Herediano
Saprissa
Vålerenga (Nor)
Herediano
Arsenal (Ing)
PSV (Ola)
Cartaginés
Kuban Krasnodar (Rus)
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Guida Brasile 2014, gruppo E: la Francia
A cura di : Mattia Rossi
Qualificatasi al Mondiale solamente agli spareggi, la Francia potrebbe essere la mina vagante
della competizione a tinte verdeoro. Il cammino per giungere a Brasile 2014 è stato, a dir poco,
altalenante: inseriti in un girone proibitivo, vista la presenza della Spagna, i Bleus hanno
comunque creduto a lungo nel primo posto, rinvigoriti dal meritato pareggio conquistato a
Madrid grazie ad un colpo di testa di Giroud. La sconfitta interna a Saint-Denis contro le Furie
Rosse ha, però, spento i sogni francesi che nelle ultime partite del girone sono
progressivamente calati, accontentandosi di un secondo posto senza infamia, né lode.
La spirale negativa è continuata con la sconfitta nell'andata dello spareggio in Ucraina e
proprio quando sembrava ormai tramontata la possibilità di qualificarsi a Brasile 2014, la
squadra di Deschamps ha sfoderato una superba prestazione superando gli ucraini per 3-0
(decisiva la doppietta di Sakho) davanti al proprio pubblico, conquistando non solo il pass per il
Mondiale ma anche la fiducia di un Paese che ultimamente aveva voltato le spalle alla sua
nazionale. Nella storia della Coppa del Mondo, i Bleus hanno in bacheca un successo (1998, in
casa), mentre nel 2006 si sono arresi solamente ai rigori nella finale di Berlino. Per la Francia,
anche due terzi posti, nel 1958 (l'anno di Just Fontaine, capocannoniere con 13 reti, un record
tutt'ora imbattuto) e nel 1986 e un quarto posto nel 1982. Da dimenticare, invece l'ultima
apparizione, quella del 2010, conclusa con un punto in tre partite.
-64-
ANALISI TECNICO-TATTICA
Didier Deschamps ha diramato il 2 giugno, il giorno seguente l'amichevole con il Paraguay, la
lista dei 23 e tra i selezionati appare chiaro, eccezion fatta per un paio di maglie, quale sarà
l'undici titolare. Il modulo prescelto è il 4-3-3 che nelle ultime uscite è apparso come il piu adatto
per sfruttare al meglio le singole caratteristiche dei giocatori a disposizione del centrocampista
campione del mondo '98. Tra i pali, Hugo Lloris è ormai uno dei punti cardine della squadra
francese e dietro di lui, la new entry Stéphane Ruffier (in sostituzione dell'infortunato
Mandanda) sembra condannato al ruolo di dodicesimo. Chiude il terzetto, l'esperienza di
Mickael Landreau, ormai alle ultime battute di una lunghissima carriera.
La difesa titolare schierata dall'ex tecnico di Monaco, Juventus e Marsiglia potrebbe essere
interamente targata "Premier League" se verranno confermati gli ultimi esperimenti: al centro
Laurent Koscielny è sicuro del posto da titolare e al suo fianco Mamadou Sakho appare in
vantaggio su Raphael Varane. Sulle fasce Mathieu Debuchy a destra e Patrice Evra a sinistra
completeranno la linea difensiva, mentre dovrebbero accontentarsi, inizialmente, della panchina
Lucas Digne, Bakary Sagna e Eliaquim Mangala.
A centrocampo, il 4-3-3 francese prevede il collaudatissimo trio Paul Pogba - Blaise Matuidi Yohan Cabaye. I due parigini hanno potuto affinare l'intesa negli ultimi sei mesi di campionato
con la maglia del PSG, mentre Pogba è sicuramente tra gli uomini piu attesi e spera di poter
bissare il successo ottenuto un anno fa con la nazionale Under 20. Alle loro spalle, Clement
Grenier, Rio Mavuba e Moussa Sissoko non sembrano in grado di poter ambire ad una
maglia da titolare.
Arriviamo, infine, al tridente offensivo, là dove le precarie condizioni fisiche di Franck Ribéry
potrebbero cambiare le carte in tavola. Se il giocatore del Bayern Monaco dovesse superare gli
acciacchi, Deschamps farà sicuramente affidamento a lui e a Mathieu Valbuena per innescare
Karim Benzema che spera di trovare anche in nazionale la vena realizzativa che lo ha
accompagnato negli ultimi mesi al Real Madrid. Se Ribéry, invece, non dovesse farcela, spazio
alla novità Antoine Griezmann, mentre un altro rincalzo di lusso è Olivier Giroud, quasi
sempre positivo con la maglia della nazionale. La lista degli attaccanti si chiude con Loic Rémy,
un elemento su cui Didier Deschamps ha sempre riposto grande fiducia. L'esclusione dai 23 di
Samir Nasri ha destato parecchie polemiche in Francia ma, sebbene non se ne discutano le
qualità tecniche, la presenza del giocatore del Manchester City avrebbe probabilmente alterato
gli equilibri (psicologici, in primis) di una nazionale che già nel 2010 fece parlare di sé piu fuori
dal campo che dentro il rettangolo di gioco.
LA STELLA
Rivelatosi al grande pubblico in occasione del Mondiale 2006, Franck Ribéry, 31 anni, avrà
probabilmente quest'anno l'ultima possibilità per brillare in una Coppa del Mondo. Scottato dalla
mancata assegnazione dell'ultimo Pallone d'Oro dopo aver vinto quasi tutto con il Bayern
Monaco, l'ex marsigliese proverà ad essere decisivo anche in nazionale. Purtroppo un
-65-
fastidioso mal di schiena ne ha condizionato l'avvicinamento al Mondiale, tanto da far dubitare
alcuni media sulla sua presenza. Deschamps ha deciso di portarlo e probabilmente ne
centellinerà l'utilizzo nelle partite del girone, per poi sperare in una sua esplosione durante le
sfide ad eliminazione diretta, nel caso in cui la Franica dovesse fare strada.
LA SORPRESA
Se Ribery non dovesse farcela, proprio il suo sostituto potrebbe essere la sorpresa della
nazionale francese. Stiamo parlando di Antoine Griezmann, giocatore della Real Sociedad,
chiamato per la prima volta in nazionale proprio nelle sfide di preparazione al Mondiale.
Griezmann, cresciuto calcisticamente lontano dall'Esagono (fu scartato dal Centre de Formation
del Montpellier), sa farsi valere non solo in fase di rifinitura ma anche sotto porta (27 reti negli
ultimi due campionati spagnoli) e con la maglia della Francia, nonostante le poche presenze
(solamente 3), si è già sbloccato (sua la rete del vantaggio contro il Paraguay). Come la Francia
sarà la mina vagante del Mondiale, lui potrebbe essere la mina vagante dei Bleus.
PROSPETTIVE
E' difficile dire quale sia il vero obiettivo della Francia in questo Mondiale. Senza dubbio, Didier
Deschamps sarà "costretto" a superare il girone iniziale, dove affronterà le abbordabili
Svizzera, Honduras ed Ecuador. Una volta agli ottavi, il gioco si farà duro, ma dal secondo
dopoguerra tutte le volte che la Francia ha superato il primo turno, è poi giunta nelle prime
quattro. Una pura casualità o un segno del destino? In caso di flop, i Bleus avranno a
disposizione l'Europeo 2016 che affronteranno da padroni di casa per lasciare un segno nella
storia del calcio, come fecero nel 1984. Nel 1982, due anni prima di ospitare l'Europeo, la
Francia si fermò alle semifinali e nel 1996, due anni prima di ospitare il Mondiale, si fermò
nuovamente alle semifinali. Dunque, obiettivo top-4 per la Francia?
CONVOCATI
N.
1
16
23
2
3
4
5
13
15
17
21
6
7
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
D
C
C
Hugo Lloris
Stéphane Ruffier
Mickaël Landreau
Mathieu Debuchy
Patrice Evra
Raphaël Varane
Mamadou Sakho
Eliaquim Mangala
Bacary Sagna
Lucas Digne
Laurent Koscielny
Yohan Cabaye
Franck Ribéry
Data nascita
Squadra
26 dicembre 1986
27 settembre 1986
14 maggio 1979
28 luglio 1985
15 maggio 1981
25 aprile 1993
13 febbraio 1990
13 febbraio 1991
14 febbraio 1983
20 luglio 1993
10 settembre 1985
14 gennaio 1986
7 aprile 1983
Tottenham (Ing)
Saint Étienne
Bastia
Newcastle (Ing)
Manchester United (Ing)
Real Madrid (Spa)
Liverpool (Ing)
Porto (Por)
Arsenal (Ing)
Paris Saint-Germain
Arsenal (Ing)
Paris Saint-Germain
Bayern Monaco (Ger)
-66-
8
11
12
14
18
19
22
9
10
20
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
Mathieu Valbuena
Antoine Griezmann
Rio Mavuba
Blaise Matuidi
Moussa Sissoko
Paul Pogba
Clément Grenier
Olivier Giroud
Karim Benzema
Loïc Rémy
28 settembre 1984
21 marzo 1991
8 marzo 1984
9 aprile 1987
16 agosto 1989
15 marzo 1993
7 gennaio 1991
30 settembre 1986
19 dicembre 1987
2 gennaio 1987
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Marsiglia
Real Sociedad (Spa)
Lille
Paris Saint-Germain
Newcastle (Ing)
Juventus (Ita)
Lyon
Arsenal (Ing)
Real Madrid (Spa)
Queens Park Rangers (Ing)
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Guida Brasile 2014, gruppo E: la Svizzera
A cura di : Enxhi Fero
Ogni mondiale ha le proprie sorprese e anche i mondiali brasiliani molto probabilmente non
saranno un’eccezione. Una delle più quotate a guadagnarsi il ruolo di “outsider” è sicuramente
la Svizzera di Ottmar Hitzfeld. Un mix completo di esperienza, qualità e voglia di vincere. Alla
terza partecipazione consecutiva, la nazionale elvetica è pronta per l’exploit, visto che gli
ingredienti per stupire tutti ci sono eccome. Inoltre, la Svizzera è all’apice di un’evoluzione
partita nel lontano 1994, quando le prime leggende elvetiche – come Ciriaco Sforza e
Stephane Chapuisat – hanno iniziato a farsi conoscere in giro per il mondo. Il traguardo più
grande mai raggiunto in una competizione mondiale, comunque, rimangono i quarti di finale
raggiunti nel 1934, 1938 e nel mondiale in casa del 1954.
Il cammino degli elvetici verso il paese carioca non ha trovato ostacoli insormontabili:
ventiquattro punti, diciasette gol fatti e sei subiti hanno accompagnato gli svizzeri nel tutt’altro
che difficile girone E (con Islanda, Albania, Slovenia, Norvegia e Cipro). Nonostante il girone
non proprio impossibile però, Shaqiri e compagni sono riusciti a passare sotto la lente
d’ingrandimento grazie a ottime prestazioni, soprattutto sotto il punto di vista della solidità e del
gioco di squadra. Questo, e l’abbordabile girone E (con Francia, Ecuador e Honduras) che lo
aspetta in Brasile, fa ben sperare gli svizzeri. Per gli amanti delle statistiche, la nazionale
svizzera occupa il sesto posto del ranking Fifa. Un grande risultato, che ci testimonia come
l’evoluzione calcistica del paese elvetico sia arrivata davvero al suo apice storico.
-68-
ANALISI TECNICO-TATTICA
E’ la Svizzera più forte di sempre? Molto probabilmente si. Completa in ogni ruolo, con ottimi
ricambi e soprattutto, dotata di tanti pezzi da novanta. Innanzitutto lo schema: 4-2-3-1 che calza
a pennello con i pensieri calcistici di Hitzfeld e le caratteristiche tecniche dei giocatori svizzeri.
Tra i pali a meno di sorprese dell’ultimo minuto, ci sarà Diego Benaglio, numero uno del
Wolfsburg. Le sorprese di cui parlavamo potrebbero essere rappresentate da Yann Sommer,
promesso sposo al Borussia Moenchengladbach e autore di una stagione fantastica.
L’abbondanza per l’ex allenatore del Bayern Monaco parte già dall’estremo difensore. Nel
reparto difensivo invece pochi dubbi: Stephan Lichtsteiner, Fabian Schar, Johan Djourou e
Ricardo Rodriguez andranno a comporre il pacchetto arretrato. E che pacchetto! Lichtsteiner e
Rodriguez ormai sono terzini di livello mondiale, capaci di far la differenza contro qualsiasi
squadra. Schar è un centrale moderno con ottime doti di organizazzione di gioco, mentre
Djourou è il lontano parente di quello che, per disattenzioni difensive, aveva impressionato
all’Arsenal.
Il centrocampo invece è tutto di marchio Napoli. Blerim Dzemaili, Valon Behrami e Gokhan
Inler si giocheranno due maglie da titolari, con gli ultimi due nettamente favoriti. Senza
dimenticarsi di Gelson Fernandes (autore del gol che nel 2010 valse la vittoria contro la
Spagna), che però con tutta probabilità sarà poco utilizzato da Hitzfeld vista la feroce
concorrenza. Tantissima quantità a centrocampo quindi, ma anche buona qualità, presente
invece in abbondanza nella trequarti di gioco, dove Xherdan Shaqiri, Granit Xhaka e Valentin
Stocker sono pronti a creare scompiglio nelle difese avversarie. Una trequarti tutta mancina ma
con evidenti caratteristiche tattiche diverse: Stocker è un’ala vecchi tempi, che predilige il
gioco sulla fascia e non rientrare per vie centrali. Proprio per questo, viene utilizzato da Hitzfeld
sulla fascia del suo piede preferito, ovvero quella sinistra. Dall’altra parte del
campo troviamo Shaqiri, tatticamente opposto a Valentin Stocker. Rapidissimo nello stretto e
dotato di una tecnica sopraffina, Shaqiri rappresenta a tutti gli effetti l’ala moderna. Nello
schieramento elvetico partirà a destra, pronto per rientrare sul suo mancino terrificante. Xhaka
invece fungerà da collante tra centrocampo e attacco, pronto a punire le difese avversarie con i
suoi temibili inserimenti.
In attacco, per il ruolo di unica punta sarà una lotta a tre fino alla fine tra Josip Drmic, Haris
Seferovic e Admir Mehmedi, tre attaccanti molto simili. Per questo, con tutta probabilità – a
meno di incredibili exploit di uno di loro – Hitzfeld li utilizzerà a gir, con lo stesso minutaggio.
Una soluzione più offensiva invece, potrebbe vedere due dei tre nomi sopracitati in campo
contemporaneamente. La duttilità di Seferovic e Mehmedi, potrebbe portare Hitzfeld – in una
potenziale situazione di svantaggio – a sbilanciare la squadra, utilizzando uno dei due come
trequartista. Come in tutti i 4-2-3-1, un ruolo fondamentale è ricoperto anche dai due terzini, di
cui già abbiamo parlato. Se Rodriguez e Lichtsteiner riusciranno a sovrapporsi con costanza,
allora saranno guai per chiunque.
LA STELLA
-69-
10 Ottobre 1991. E’ questa la data di nascita di Xherdan Shaqiri, senza dubbio il giocatore più
importante di questa nazionale. Dopo la trafila di giovanili nel Basilea, il kosovaro ha esordito
con la prima squadra nel 2009, dove gli sono serviti soltanto tre stagioni per attirare su di sè le
attenzioni di tutte le big europee. Il Bayern Monaco ha spazzato via la concorrenza,
assicurandosi le prestazioni del numero 23 per dodici milioni di euro. Ci si aspettava
l’esplosione definitiva del talento classe ’91, ma le cose non sono andate così. Il suo poco
utilizzo ha fatto sì che il talento di Shaqiri si vedesse soltanto a scatti. Tutto questo però
potrebbe rivelarsi un’arma a favore di Hitzfeld e della Svizzera. Con soli 26 presenze
stagionali, infatti, Shaqiri arriverà al mondiale fresco fresco, pronto per dare il 110% in ogni
partita. E’ lui l’incaricato di fare la differenza. Le qualità ci sono e nessuno può metterlo in
dubbio, ora spetta a lui applicarle e metterle in campo. Se lo farà, Evra, Izaguirre e Ayovi –
rispettivamente i terzini sinistri di Francia, Honduras e Ecuador – non dormiranno sicuramente
sonni tranquilli.
LA SORPRESA
La sorpresa di questa Svizzera potrebbe essere Granit Xhaka, non tanto per le sue qualità
(ormai note a tutti) ma per la posizione tattica diversa che ricopre in nazionale rispetto a quando
gioca nel Borussia Moenchegladbach. Il ruolo di trequartista sembra molto più congeniale al
classe ’92 rispetto al ruolo di “semplice” centocampista centrale che ricopre nel Borussia.
Con Hitzfeld, Xhaka è molto più a suo agio. Può svariare da una parte all’altra del campo,
giocare un’infinità di palloni e soprattutto stare più vicino alla porta avversaria, in modo da
esaltare le sue spiccate doti offensive. L’opposto di quel che succede quando indossa la
maglia numero 34 del Borussia, dove il ruolo di centro-sinistra nel centrocampo a quattro
sembra limitarlo non poco. Il mondiale sarà la sua occasione per esplodere definitivamente e
magari approdare in una squadra ancora più importante. E magari, perchè no, diventare
finalmente agli occhi di tutti un trequartista, e non più un centrocampista centrale.
PROSPETTIVE
Come già detto, la Svizzera potrebbe essere l’outsider dei mondiali brasiliani. Comunque sia,
l’obiettivo minimo è sicuramente quello di superare il girone. Poi si aprirebbero due strade:
quella impossibile nel caso finisse seconda, perchè avrebbe di fronte quasi sicuramente
l’Argentina di Leo Messi e quella più abbordabile, nel caso finisse il girone come capolista.
Tutto questo partendo da una premessa: se la squadra di Hizfeld non dovesse superare il
girone, allora sarebbe davvero un quasi fallimento.
CONVOCATI
N.
1
12
21
2
Pos Giocatore
P
P
P
D
Diego Benaglio
Yann Sommer
Roman Bürki
Stephan Lichtsteiner
Data nascita
Squadra
8 settembre 1983
17 dicembre 1988
14 novembre 1990
16 gennaio 1984
Wolfsburg (Ger)
Borussia M'gladbach (Ger)
Freiburg (Ger)
Juventus (Ita)
-70-
3
4
5
6
13
20
22
7
8
10
11
14
15
16
23
9
17
18
19
D
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
Reto Ziegler
Philippe Senderos
Steve von Bergen
Michael Lang
Ricardo Rodríguez
Johan Djourou
Fabian Schär
Tranquillo Barnetta
Gökhan Inler
Granit Xhaka
Valon Behrami
Valentin Stocker
Blerim Džemaili
Gelson Fernandes
Xherdan Shaqiri
Haris Seferovic
Mario Gavranovic
Admir Mehmedi
Josip Drmic
16 gennaio 1986
14 febbraio 1985
10 giugno 1983
8 febbraio 1991
25 agosto 1992
18 gennaio 1987
20 dicembre 1991
22 maggio 1985
27 giugno 1984
27 settembre 1992
19 aprile 1985
12 aprile 1989
12 aprile 1986
2 settembre 1986
10 ottobre 1991
22 febbraio 1992
24 novembre 1989
16 marzo 1991
8 agosto 1992
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Sassuolo (Ita)
Aston Villa (Ing)
Young Boys
Grasshopper
Wolfsburg (Ger)
Hamburg (Ger)
Basel
Eintracht Frankfurt (Ger)
Napoli (Ita)
Borussia M'gladbach (Ger)
Napoli (Ita)
Hertha Berlin (Ger)
Napoli (Ita)
Freiburg (Ger)
Bayern Munich (Ger)
Real Sociedad
Zürich
Freiburg (Ger)
Bayer Leverkusen (Ger)
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Guida Brasile 2014, gruppo E: l'Ecuador
A cura di : Il Renzaccio
Nel 1998, un giovane attaccante ecuadoregno, di nome Ivan Kaviedes, sbarcò in Italia fra lo
scetticismo generale. Il Perugia di Gaucci, d'altronde, era solito stupire andando a "fare spesa"
in nazioni che, fino a quel momento, non erano oggetto del desiderio dei club's di Serie A.
L'arrivo di Kaviedes in terra umbra, nonostante le caterve di gol messe a segno in patria con la
maglia dell'Emelec, ebbe risvolti più folkloristici che tecnici. L'Ecuador, all'epoca, era una
nazione pressoché sconosciuta agli amanti del grande calcio internazionale: nessuna stella di
prima grandezza, mai una partecipazione ad una fase finale di un Mondiale e solo due quarti
posti, ottenuti (oltretutto) da paese organizzatore dell'evento, nelle tantissime partecipazioni alla
Copa America. L'esperienza di Kaviedes in Italia durò solo un anno: poche presenze e quattro
reti. Da quei giorni, però, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia.
L'Ecuador, oggi, è una solida realtà del calcio sudamericano, che si appresta a disputare il suo
terzo Mondiale. Il debutto, nel 2002, fu proprio contro la nostra selezione azzurra, che vinse 2-0
grazie ad una doppietta di Bobo Vieri. In quella edizione, l'Ecuador non oltrepassò il primo
turno ma fu determinante per la qualificazione agli ottavi di finale degli azzurri, grazie al
successo ottenuto ai danni della Croazia nell'ultima giornata del girone di qualificazione. Andò
decisamente meglio, invece, la partecipazione al mondiale tedesco del 2006. La squadra
all'epoca allenata dal colombiano Suarez, inclusa nel girone dei padroni di casa, strappò il pass
per gli ottavi di finale con una giornata d'anticipo, grazie ai rotondi successi ottenuti contro
-72-
Polonia (2-0) e Costa Rica (3-0), prima di essere eliminata dall'Inghilterra, che ebbe la meglio
sui sudamericani solo grazie ad una magia su calcio di punizione di Beckham. In terra
brasiliana, la squadra allenata da Rueda (ennesimo colombiano alla guida della selezione
ecuadoregna) punta a ripetere l'exploit ottenuto a Germania 2006. Ma se l'Honduras non fa
paura, altrettanto non si può dire di Francia e Svizzera, compagini, sulla carta, favorite per il
passaggio del turno nel gruppo E.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Nell'esperienza sulla panchina della selezione ecuadoregna, Rueda si è quasi sempre affidato
ad un classico 4-4-2, con esterni bassi votatI al gioco d'attacco e centrali di centrocampo con
caratteristiche più difensive che offensive. Anche se Noboa, perno ecuadoregno della zona
nevralgica del campo, si è ben disimpegnato sia da mediano che da trequartista, come
testimonia l'ottima esperienza che sta vivendo, ormai da tre stagioni, nella Russian Premier
League. La porta sarà difesa da Maximo Banguera, estremo difensore del Barcelona de
Guayaquil, che ha scavalcato Dominguez (LDU Quito) nelle preferenze di Rueda. La difesa a
quattro dovrebbe essere composta da due terzini decisamente di spinta - Paredes (a destra) e
l'espertissimo Ayovi (a sinistra) - e dai centrali Erazo (difensore in forza al Flamengo) e
Guagua (Emelec). Nonostante le ottime prove fornite a livello difensivo durante il girone di
qualificazione al Mondiale, il reparto arretrato lascia in ansia i tifosi ecuadoregni: troppi, infatti,
sono stati gli errori commessi durante le ultime amichevoli, complice l'atteggiamento, spesso
ultra offensivo, degli esterni bassi e una coppia centrale che, recentemente, ha palesato
eccessivi problemi d'intesa.
Se la difesa ingloba dubbi e ansie, altrettanto non si può dire del centrocampo, anche se
l'infortunio di Castillo, occorso nell'amichevole contro il Messico, desta qualche
preoccupazione al c.t. Rueda. Se l'esperto centrocampista dell'Al-Hilal non dovesse farcela, il
posto da mediano, a fianco del talentuoso e inamovibile Noboa, dovrebbe essere appannaggio
di Gruezo, giovanissimo centrocampista in forza allo Stoccarda. Sugli esterni, invece,
dovrebbero agire Valencia e Jefferson Montero: il primo, oltre a garantire spinta in fase
offensiva, risulterà certamente utile anche in ripiego, dove darà man forte a Paredes, terzino
più bravo a offendere che a difendere; il secondo, invece, potrebbe talvolta essere sacrificato
per motivi tattici, con lo spostamento da terzino ad esterno di centrocampo di Ayovi e
l'inserimento di un esterno basso (Bagui?) con caratteristiche decisamente più difensive. Pochi
dubbi, invece, in attacco. La coppia offensiva sarà composta, salvo incredibili ripensamenti
dell'ultima ora, da Enner Valencia e Felipe Caicedo: l'ex ala dell'Emelec, reduce da una
stagione strepitosa con la maglia del Pachuca, garantisce gol e movimento perpetuo su tutto il
fronte offensivo, mentre il giocatore dell'Al Jazira - attaccante noto agli amanti del calcio
internazionale per aver vestito le maglie di Manchester City, Sporting Lisbona, Levante e
Lokomotiv Mosca - agisce prevalentemente da punta centrale, pur essendo in grado,
all'occorrenza, di partire da destra per concludere a rete con il potente sinistro di cui dispone.
LA STELLA
-73-
Dici Ecuador e, calcisticamente parlando, pensi ad Antonio Valencia, esterno destro da
diverse stagioni in forza al Manchester United. Lo sbarco in Europa, a soli vent'anni, avvenne
in Spagna nelle fila del Villarreal, che lo cedette in prestito al Recreativo Huelva. Il sub-marino
amarillo, all'epoca semifinalista in Champions League, non credette nelle qualità dell'ala
ecuadoregna, che venne ceduto al Wigan con la formula del prestito con diritto di riscatto. Nelle
fila dei Latics, però, Antonio esplose definitivamente, disputando tre stagioni eccellenti che gli
valsero la chiamata di Sua Maestà, Alex Ferguson. Nel Manchester United, fra alti e bassi (e
qualche grave infortunio), ha saputo ritagliarsi uno spazio importante, rendendosi utile sia nel
ruolo, per lui classico, di ala destra, che in quello, assolutamente atipico, di esterno basso,
posizione ricoperta, ora, con buona disinvoltura. La sua esperienza internazionale, abbinata
alle indubbie doti tecniche, fanno di Valencia la stella della selezione ecuadoregna, che punta
sulla qualità dell'ala dei Red Devils per agguantare gli ottavi di finale.
LA SORPRESA
Attenzione a Enner Valencia, attaccante di movimento del Pachuca, reduce da una seconda
parte di stagione "monstre", condita dalla bellezza di diciassette reti in ventun partite disputate
fra campionato messicano e Copa Sudamericana. Dopo alcune ottime stagioni nell'Emelec, il
ventiquattrenne di San Lorenzo è esploso definitivamente in Mexico, complice anche lo
spostamento da laterale d'attacco a seconda punta, ruolo che gli consente di agire con maggior
libertà. In tandem con Caicedo, oltretutto, potrebbe mettere ulteriormente in mostra le proprie
doti: grazie alle differenti caratteristiche fisiche e tecniche, i due costituiscono una coppia ben
amalgamata che potrebbe creare non pochi problemi ai reparti arretrati avversari.
PROSPETTIVE
Se nel 2006 il sorteggio fu abbastanza accomodante con gli ecuadoregni, quello di questo
mondiale non è stato altrettanto benevolo. Inclusa nel gruppo E con Svizzera, Francia e
Honduras, la squadra di Rueda non parte certo con i favori del pronostico. Il sogno è l'ottavo
di finale, obiettivo non semplice da centrare vista la presenza di elvetici e transalpini, compagini
sulla carta maggiormente attrezzate. La nazionale ecuadoregna, però, è una squadra ostica e
volitiva. Svizzera e Francia sono avvisate: la Selección venderà cara la pelle!
CONVOCATI
N.
1
12
22
2
3
4
10
18
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
D
D
Máximo Banguera
Adrián Bone
Alexander Domínguez
Jorge Guagua
Frickson Erazo
Juan Carlos Paredes
Walter Ayoví
Óscar Bagüí
Data nascita
Squadra
16 dicembre 1985
8 settembre 1988
5 giugno 1987
28 settembre 1981
5 maggio 1988
8 luglio 1987
11 agosto 1979
10 dicembre 1982
Barcelona
El Nacional
LDU Quito
Emelec
Flamengo (Bra)
Watford (Ing)
Pachuca (Mex)
Emelec
-74-
21
5
6
7
8
9
14
15
16
19
20
23
11
13
17
D
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
Gabriel Achilier
Renato Ibarra
Christian Noboa
Jefferson Montero
Édison Méndez
João Rojas
Oswaldo Minda
Michael Arroyo
Antonio Valencia
Luis Saritama
Fidel Martínez
Carlos Gruezo
Felipe Caicedo
Enner Valencia
Jaime Ayoví
23 marzo 1985
20 gennaio 1991
9 aprile 1985)
1 settembre 1989
15 marzo 1979
14 giugno 1989
26 luglio 1983
23 aprile 1987
4 agosto 1985
20 ottobre 1983
15 febbraio 1990
19 aprile 1995
5 settembre 1988
11 aprile 1989
21 febbraio 1988
-75Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)
Emelec
Vitesse (Ola)
Dinamo Mosca (Rus)
Morelia (Mex)
Santa Fe
Cruz Azul (Mex)
Chivas USA (Usa)
Atlante (Mex)
Manchester United (Ing)
Barcelona
Univ. de Guadalajara (Mex)
Stoccarda (Ger)
Al-Jazira (Eau)
Pachuca (Mex)
Tijuana (Mex)
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Guida Brasile 2014, gruppo E: l'Honduras
A cura di : Simone Grassi
Per la terza volta - la seconda consecutiva - nella storia della piccola nazione (meno di 8 milioni
di abitanti), l'Honduras - conosciuto come la Bicolor - parteciperà ai Campionati Mondiali di
calcio.
La qualificazione all'edizione brasiliana in procinto di iniziare è stata guadagnata nel
raggruppamento della zona centro-nord americana (la CONCACAF), che ha visto ottenere il
pass anche a Costa Rica e Stati Uniti. Con la terza posizione, grazie ai 15 punti in 10 partite,
l'Honduras di Suárez ha preceduto addirittura la più quotata nazionale messicana, che ha
dovuto affrontare lo spareggio con la Nuova Zelanda per essere certa della presenza in Brasile.
Gran parte del merito va al goleador della squadra, in queste qualificazioni: Jerry Bengtson,
autore di ben 9 reti.
Il primo, storico, Mondiale disputato dall'Honduras è datato 1982. Nell'edizione spagnola, la
Bicolor esordisce con un incredibile pareggio proprio contro i padroni di casa, restando in
vantaggio per un'ora di gioco. Nonostante l'insperato punto ottenuto, non riuscirà a superare il
girone iniziale completato da Irlanda del Nord e Jugoslavia, chiudendo in ultima posizione con
due punti.
Dopo 28 anni di attesa, si qualifica al Mondiale sudafricano del 2010, ottenendo il medesimo
risultato della precedente edizione. Inserito nel gruppo H con Spagna, Cile e Svizzera,
l'Honduras chiude ultimo con un solo punto, conquistato nel pareggio a reti bianche contro i
-76-
rossocrociati.
Attualmente la Bicolor è al 30° posto del ranking Fifa, con 759 punti ed è stata inserita nel
girone E del Mondiale brasiliano, con Svizzera, Ecuador e Francia.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Il selezionatore tecnico, il colombiano classe 1959 Luis Suárez, guida la nazionale honduregna
da marzo 2011; ha dunque avuto la possibilità di imbastire un progetto triennale, che ha portato
i risultati sperati: la qualificazione diretta a Brasile 2014.
La Bicolor scenderà in campo con un ordinato e classico 4-4-2, la cui unica alternativa finora
sperimentata è un 4-4-1-1, con un trequartista alle spalle di un'unica punta.
A difendere la porta ci sarà Noel Valladares, capitano della spedizione iridata. A 37 anni,
festeggerà il secondo Mondiale da titolare: le sue 119 presenze in Nazionale ne fanno il
secondo recordman di sempre, dietro ad Amado Guevara. Gioca in patria, nell'Olimpia
Tegucigalpa.
I difensori centrali, nella difesa a quattro, sono Maynor Figueroa e Víctor Bernardez. Il primo,
30 anni, gioca in Premier League con la maglia dell'Hull City e ha festeggiato i 100 caps con la
maglia della Bi. Nella sua personale bacheca, un FA Cup vinta con il Wigan lo scorso anno ed
una persa in finale quest'anno contro l'Arsenal. Bernardez, classe 1982, ha conosciuto l'Europa
nel 2009, difendendo per un biennio i colori di Anderlecht e Lierse, in Belgio. Attualmente è
sotto contratto con gli statunitensi del San José Earthquakes.
La corsia laterale di sinistra è occupata da Emilio Izaguirre, tra i migliori della formazione. Il
terzino ventottenne di Tegucigalpa è un pilastro degli scozzesi del Celtic e, nel 2011, è stato
eletto Miglior Giocatore della Scottish Premier League. La fascia opposta è di competenza di
Brayan Beckeles, difensore dell'Olimpia Tegucigalpa di 1 metro e 86 centimetri; vanta 21
presenze con la H.
La responsabilità di recuperare palloni e arginare le avanzate degli avversari poggia sulle spalle
di Wilson Palacios, rude mediano dello Stoke City, con un passato tra le fila di Tottenham,
Wigan e Birmingham City. Senza dubbio, è il giocatore più rappresentativo dei 23 che
partiranno per il Brasile: le ultime due stagioni, anche a causa di qualche infortunio di troppo, lo
hanno spesso relegato in panchina e il Mondiale è un'occasione d'oro per dimostrare tutto il
proprio valore. A 29 anni ha già accumulato più di 90 presenze con la selezione nazionale e
ne è vicecapitano. Al suo fianco, un altro giocatore dalle spiccate qualità difensive: Luis
Garrido. Interno di centrocampo, classe 1990, anch'egli in forza all'Olimpia Tegucigalpa: il suo
modello di riferimento è lo stesso Palacios, ma con due giocatori con queste caratteristiche, c'è
da chiedersi chi potrà impostare un'azione e giostrare da regista. Per questo motivo l'alternativa
più credibile a Garrido è Oscar Boniek Garcia, trequartista fantasioso di 29 anni in forza
all'Houston Dynamo, con 89 presenze in nazionale alle spalle.
Roger Espinoza, centrocampista del Wigan, è stato adattato alla corsia sinistra dal ct
colombiano, nonostante il suo ruolo prediletto sia quello di interno di centrocampo. Dopo 5 anni
nella MLS, con la maglia del Kansas City, è approdato in Inghilterra, vincendo l'FA Cup nel
2012/2013 e guadagnando i playoff di Npower Championship quest'anno, nonostante
-77-
l'eliminazione in semifinale a favore del Queens Park Rangers. La fascia destra vedrà le corse
di Andy Najar, giovane gioiello in forza all'Anderlecht. Ha da poco vinto il campionato belga,
giocando 32 partite in stagione e si è imposto come una delle migliori sorprese della Jupiler Pro
League: su di lui è già alto l'interesse di alcuni club europei importanti.
I due centravanti titolari sono Jerry Bengtson e Carlos Costly. Il primo, classe 1987, veste la
maglia dei New England Revolution e ha onorato la casacca della Bicolor per 45 volte,
andando a segno in 22 occasioni. Costly è un'ariete d'area, grazie ai suoi 188 centimetri, ma
altrettanto prolifico in zona gol: sono 28 le sue realizzazioni con la Nazionale. Il 31enne di
San Pedro Sula ha deciso quest'anno di fare ritorno nel campionato honduregno, con la maglia
della Real España - team della propria città natale - dopo le esperienze estere in Messico,
Polonia, Inghilterra, Romania, Stati Uniti, Grecia e Cina: un nomade del pallone. La prima
alternativa per il reparto offensivo è Jhonny Palacios, fratello di Wilson, anch'egli presente
quattro anni fa in Sudafrica.
LA STELLA
La palma di 'star' della squadra andrebbe equamente divisa tra Emilio Izaguirre e Wilson
Palacios. Il primo ha dimostrato, dal punto di vista fisico e atletico, di essere decisamente più
preparato per l'evento mondiale: nelle ultime due stagioni ha disputato 111 gare senza subire
infortuni rilevanti e, cosa più importante, garantendo sempre la solita continuità sia in fase di
spinta, che in fase difensiva. Arrivato in Scozia a 24 anni, nella stagione 2009/2010,
dal Motagua (club honduregno), ha fin da subito messo in mostra una personalità fuori dal
comune, imponendosi come uno dei migliori terzini del campionato. Le vittorie ottenute con i
biancoverdi e le importanti esperienze nelle coppe europee lo hanno arricchito e plasmato sotto
ogni punto di vista.
Wilson Palacios, a differenza del compagno, ha giocato solamente 38 partite nelle ultime due
annate, ma in patria è considerato un'icona del movimento calcistico locale. Dal 2006 calca i
campi di calcio inglesi, dimostrando di esserne all'altezza, grazie alla sua generosità tattica
associata ad una discreta tecnica. Sarà la guida carismatica del gruppo honduregno, a lui
spetterà imporre il ritmo alla squadra durante le partite: tutto l'Honduras si aspetta molto da
Wilson, così come Luis Suárez.
LA SORPRESA
Andy Najar è sicuramente il giocatore che sarà maggiormente osservato in Brasile. Il
centrocampista laterale è stato acquistato per 2 milioni di euro nel gennaio 2013
dall'Anderlecht, da sempre attento alle giovani promesse del calcio. In Belgio ha trovato
l'ambiente ideale per crescere e migliorarsi, riuscendo a ritagliarsi un posto da titolare anche
nella squadra di John van den Brom. Veloce e tecnicamente dotato, deve crescere ancora in
fase realizzativa e cercare di aiutare di più la squadra nel momento in cui bisogna difendere.
Alcuni club, quali Valencia, Tottenham e Hull City, hanno già messo nel mirino l'acquisto del
giocatore e il Mondiale brasiliano può rappresentare un'ottima vetrina per Najar. Il suo contratto
scade nel 2018 e i biancomalva campioni del Belgio non intendono privarsene per meno di 5/6
milioni di euro.
-78-
PROSPETTIVE
La formazione honduregna arriverà in Brasile senza grandi speranze, con la consapevolezza di
dover compiere un miracolo per superare il girone eliminatorio. Non avendo niente da
perdere, la pressione sui ragazzi caraibici è minima: l'obiettivo principale è quello di non
sfigurare con nessun avversario e, magari, riuscire a vincere la prima partita di un Mondiale.
Francia, Svizzera e Ecuador non sono propriamente le avversarie più abbordabili per tentare
l'impresa, ma nel calcio, mai dire mai. Il primo match andrà in scena il 15 giugno a Porto Alegre,
contro i transalpini, per poi scendere in campo il 21 a Curitiba e il 25 a Manaus, rispettivamente
contro Ecuador e Svizzera.
CONVOCATI
N.
Pos Giocatore
Data nascita
Squadra
Real España
Olimpia
Olimpia
Qingdao Jonoon (Cina)
Hull City (Ing)
Motagua
San Jose
Earthquakes (Usa)
Wigan Athletic (Ing)
Celtic (Sco)
Rangers (Sco)
Olimpia
Stoke City (Ing)
Herediano (Crc)
Houston Dynamo (Usa)
Wigan Athletic (Ing)
Anderlecht (Bel)
Olimpia
Motagua
Chivas USA (Usa)
Alajuelense (Crc)
New England
Revolution (Usa)
Real España
Real Sociedad
1
18
22
2
3
4
5
P
P
P
D
D
D
D
Luis López
Noel Valladares
Donis Escober
Osman Chávez
Maynor Figueroa
Juan Pablo Montes
Víctor Bernárdez
13 settembre 1993
3 maggio 1977
3 febbraio 1980
29 luglio 1984
2 maggio 1983
26 ottobre 1985
24 maggio 1982
6
7
12
21
8
10
14
15
17
19
20
23
9
11
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
C
A
A
Juan Carlos García
Emilio Izaguirre
Arnold Peralta
Brayan Beckeles
Wilson Palacios
Mario Martínez
Óscar García
Roger Espinoza
Andy Najar
Luis Garrido
Jorge Claros
Marvin Chávez
Jerry Palacios
Jerry Bengtson
8 marzo 1988
10 maggio 1986
29 marzo 1989
28 novembre 1985
29 luglio 1984
30 luglio 1989
4 settembre 1984
25 ottobre 1986
16 marzo 1993
5 novembre 1990
8 gennaio 1986
3 novembre 1983
1 novembre 1981
8 aprile 1987
13
16
A
A
Carlo Costly
Rony Martínez
18 luglio 1982
16 ottobre 1988
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Guida Brasile 2014, gruppo F: l'Argentina
A cura di : Lorenzo Guarnieri
Ventotto anni dopo il trionfo a Mexico ’86 con Maradona in campo, l’Argentina cercherà di
tornare in cima al mondo. E’ tuttavia dal 1990 che non arriva tra le prime 4, quindi il primissimo
obiettivo sarà almeno quello di arrivare a Sao Paulo o Belo Horizonte per giocare una delle due
semifinali. Se arriverà effettivamente a quel punto è più probabile che nel penultimo atto
troveremmo l’albiceleste il 9 luglio nella capitale paulista, visto che sembra difficile che qualcuno
possa sottrarle il primo posto nel gruppo F e destinarla all’altro lato del tabellone. Nel sesto
girone del torneo, i rivali della nazionale di Alejandro Sabella saranno la Bosnia Erzegovina il
15 giugno al Maracanã di Rio de Janeiro alle 21 italiane; l’Iran il 21 giugno al Mineirão di Belo
Horizonte alle 18 di Roma; e il 25 giugno la Nigeria al Beira Rio di Porto Alegre, nuovamente
alle 18 orario italiano.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Con un girone tranquillo, il migliore al mondo (manco a dirlo) Lionel Messi nella rosa assieme
ad altri campioni come Ángel Di María, Sergio Agüero e Gonzalo Higuaín, fanno
dell’Argentina una delle super candidate alla vittoria finale, soprattutto perché dalla cintola in su
nessun’altra nazionale sembra disporre di un bagaglio tecnico così elevato. Dall’altra parte,
preoccupa il comportamento in difesa, nella cui linea a 4, a parte la forza propulsiva di
Zabaleta, spesso domina il disordine e la debolezza nel gioco aereo, nonostante la crescita nel
-80-
finale di stagione di Garay nel Benfica faccia ben sperare. E’ probabilmente per i difetti
evidenziati sulle palle alte che Sabella ha deciso di portare alla fine in Brasile Martín De
Michelis, dopo due anni e mezzo di assenza dalla nazionale e lasciare a casa Nicolás
Otamendi. Il difensore centrale del Manchester City, più di quello dell’Atletico Mineiro,
potrebbe trasformarsi in una variante molto utile in caso di confronti in cui la palla inattiva
assuma un ruolo preponderante, e non solo in chiave difensiva.
Come sarà poi il Mondiale di Sergio Romero tra i pali? E’ questo indubbiamente uno dei punti
interrogativi più grandi, dato lo scarso impiego avuto durante l’ultima stagione nel Monaco per il
portiere che tornerà alla Sampdoria dopo il Mondiale: per lui nel 2013/14 appena 9 presenze
per un totale di 828 minuti. Davvero poco per un estremo difensore tutt’altro che consolidato
nel proprio ruolo. Ci saranno occasioni per Augustín Orión e Mariano Andujar a torneo in
corso? A centrocampo ha sorpreso l’esclusione dalla lista di 23 di Ever Banega, il quale nel
semestre trascorso al Newell’s Old Boys non ha brillato per continuità e per questo Sabella ha
deciso di puntare nel 4-3-3 che ha in mente, su Fernando Gago, regista al fianco di
Mascherano, dedicato alla fase di contenimento, e Di María, deputato a creare superiorità con
le sue folate a partire da sinistra. Nonostante la precaria condizione fisica con cui Gago arriverà
all’appuntamento in Brasile dopo i quasi due mesi di stop per uno stiramento al ginocchio
sinistro sofferto in aprile, Sabella ha piena fiducia nell’ex centrocampista di Real Madrid e
Roma per il ruolo di regista. Dell’attacco si è già detto, forse il più completo dell’intero torneo e
se si aggiunge la presenza di valide alternative come Lavezzi, che ama partire da lontano e
Palacio, navigato uomo d’area, la nazionale sudamericana dispone altresì di ricambi che pur
non essendo all’altezza dei titolari, sono comunque giocatori preziosi per tornei brevi dove
l’esperienza può prevalere sul puro talento.
Lucas Biglia, Hugo Campagnaro, Enzo Pérez Federico Fernández e José Maria Basanta
sono alcuni dei nomi che completano la rosa dell’Argentina: non giocatori straordinari e di
classe eccelsa, ma la cui inclusione riflette la scelta di Alejandro Sabella di puntare su quello
zoccolo duro sorto a Barranquilla il 15 novembre 2011 nella quarta giornata delle qualificazioni.
Quel giorno l’Argentina superò 2-1 la Colombia e quel trionfo è da tutti ritenuto come l’atto di
fondazione dell’idea di nazionale voluta dall’ex allenatore dell’Estudiantes, dove l’equilibrio
collettivo prevalga sulle aspirazioni individuali, accompagnando con sacrificio e umiltà la classe
di chi dovrà finalizzare il gioco. E’ per questo che Carlos Tevez non è in questo Mondiale,
mentre interpreti inferiori a livello tecnico avranno la loro chance.
LA STELLA
Ma la sintesi del sogno argentino è tutta sulle spalle di quel ragazzo venuto da Rosario e
diventato grande a Barcellona: il suo terzo mondiale dovrà essere quello dell’apoteosi
per Lionel Messi. Dopo il Sudafrica ha vinto altri tre Palloni d’Oro, Champions e titoli nazionali
con il Barça, segnando in appena 4 stagioni la bellezza di 227 gol con la squadra catalana. 40
milioni di argentini aspettano da lui la prova del nove, affinché dopo l’azulgrana anche
l’albiceleste tinga di gloria la sua carriera di fuoriclasse indiscusso. L’ultimo non è stato l’anno
calcistico migliore: ulteriori infortuni e la mancanza di vittorie nel mese di maggio lo hanno un
po’ messo in chiaroscuro. Ma la sua frase “ho cambiato il chip” appena sbarcato all’aeroporto
-81-
di Ezeiza il 20 maggio, è stata adottata da tutto il giornalismo sportivo argentino come lo slogan
di un cambiamento di tendenza, nel quale non solo è espressa la speranza che l’Argentina
diventi una nobile veste della Pulga, ma che soprattutto l’Argentina torni dopo quasi un quarto
di secolo nell’Olimpo del calcio mondiale.
LA SORPRESA
La sorpresa in verità dovrà essere una conferma e una chiave di volta fondamentale
nell’ingranaggio albiceleste. Fernando Gago non ha certamente attraversato annate altisonanti
negli ultimi tempi: opaco nella Roma di Luis Enrique, poco presente con il Valencia di Unay
Emery e il Velez di Gareca, ha ritrovato brillantezza nell’Inicial 2013 nel nuovo Boca di Bianchi,
il tecnico che lo ha riportato al Xeneize , suo club di origine. Ma dopo poche giornate del Torneo
Final, Gago ha subito un duro stiramento ai legamenti collaterali del ginocchio, che gli ha
imposto un lungo stop, durato fino all’inizio del ritiro della selección nel centro tecnico nazionale
di Ezeiza. Bianchi all’inizio dell’anno stoppò l’acquisto di Banega adducendo che “se ho già gli
spaghetti nel piatto(Gago), perché dovrei aggiungervi dei tagliolini(Banega)?” ragionamento
che evidentemente deve aver fatto anche Sabella, visto che il ct lo ha finalmente preferito
proprio all’ex compagno nel Boca. Una fiducia che Gago dovrà ripagare prendendo in mano il
centrocampo e supportando l’azione di Messi, Aguero e Di María, i tre grandi creatori di gioco.
Se tutto filerà liscio probabilmente passerà inosservato, perché saranno altri a prendersi la
ribalta, a partire dalla fluidità di manovra. Ma se qualcosa dovesse andare storto sarà in molti ad
accorgersi della sua presenza.
PROSPETTIVE
Non può fallire:è una delle favoritissime ad alzare la Coppa del Mondo nel cielo del Maracanã il
13 luglio.
CONVOCATI
N.
1
12
21
2
3
4
15
16
17
23
5
6
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
C
C
Sergio Romero
Agustín Orión
Mariano Andújar
Ezequiel Garay
Hugo Campagnaro
Pablo Zabaleta
Martín Demichelis
Marcos Rojo
Federico Fernández
José María Basanta
Fernando Gago
Lucas Biglia
Data nascita
Squadra
22 febbraio 1987
26 luglio 1981
30 luglio 1983
10 ottobre 1986
27 giugno 1980
16 gennaio 1985
20 dicembre 1980
20 marzo 1990
21 febbraio 1989
3 aprile 1984
10 aprile 1986
30 gennaio 1986
Monaco (Fra)
Boca Juniors
Catania (Ita)
Benfica (Por)
Internazionale (Ita)
Manchester City (Ing)
Manchester City (Ing)
Sporting Lisbon (Por)
Napoli (Ita)
Monterrey (Mex)
Boca Juniors
Lazio (Ita)
-82-
7
8
11
13
14
19
9
10
18
20
22
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
A
Ángel di María
Enzo Pérez
Maxi Rodríguez
Augusto Fernández
Javier Mascherano
Ricardo Álvarez
Gonzalo Higuaín
Lionel Messi
Rodrigo Palacio
Sergio Agüero
Ezequiel Lavezzi
14 febbraio 1988
22 febbraio 1986
2 gennaio 1981
10 aprile 1986
8 giugno 1984
12 aprile 1988
10 dicembre 1987
24 giugno 1987
5 febbraio 1982
2 giugno 1988
3 maggio 1985
-83Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)
Real Madrid (Spa)
Benfica (Por)
Newell's Old Boys
Celta Vigo (Spa)
Barcelona (Spa)
Internazionale (Ita)
Napoli (Ita)
Barcelona (Spa)
Internazionale (Ita)
Manchester City (Ing)
Paris Saint-Germain (Fra)
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Guida Brasile 2014, gruppo F: la Bosnia-Erzegovina
A cura di : Alex Alija Cizmic
Leggenda vuole che Sergej Barbarez, storico capitano della Bosnia-Erzegovina ritiratosi dalla
nazionale il 7 ottobre 2006 contro la Moldavia, il giorno prima della partita successiva (l’11
ottobre contro la Grecia), abbia invitato l’attuale capitano Emir Spahic a prendere un caffè.
Barbarez, quel pomeriggio, avrebbe comunicato a Spahic la volontà di lasciare la nazionale e,
mettendogli al braccio una fascia da capitano che teneva nella giacca, lo avrebbe eletto nuovo
leader della nazionale balcanica. Una sola era la missione che Spahic avrebbe dovuto portare
a compimento: guidare la Bosnia-Erzegovina alla fase finale di una grande competizione,
europeo o mondiale che fosse.
Bene, sette anni e cinque giorni più tardi, in quel 15 ottobre 2013 a Kaunas (Lituania), Spahic,
Džeko e compagni si ritrovarono in lacrime a percorrere il giro di campo del St. Dariaus e St.
Girenas, applauditi dai loro commoventi tifosi, giunti in migliaia per festeggiare dal vivo e con i
loro eroi un successo atteso dal 1° marzo 1992, giorno dell’indipendenza dall’ex Jugoslavia.
La missione era stata raggiunta. Brasile 2014 era diventato realtà.
Il girone di qualificazione è stato praticamente una passeggiata, se si esclude il passo falso
casalingo contro la Slovacchia. Grecia - inutile il buon girone disputato visto che la differenza
reti della Bosnia è risultata nettamente superiore - Slovacchia, Lituania, Lettonia e Lichtenstein
non si sono rivelati avversari all’altezza per la generazione d’oro bosniaca. 25 punti (frutto di 8
-84-
vittorie,1 pareggio e 1 sconfitta), 30 gol fatti e solo 6 subiti sottolineano il ruolino di marcia
schiacciante che ha permesso alla Bosnia di potersi iscrivere tra le trentadue nazionali che
parteciperanno alla rassegna mondiale.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Emir Spahic, che come detto in precedenza è il capitano, rappresenta il perno difensivo della
nazionale, il comandante indiscusso della retroguardia. Accanto a lui, negli ultimi due anni, si
sono avvicendati vari difensori centrali ma il prescelto per far coppia con il giocatore del Bayer
Leverkusen è Ermin Bicakcic. Il centrale dell’Eintracht Braunschweig è il prodotto dell’ottimo
lavoro di scouting che la federazione sta svolgendo nei paesi che hanno ospitato la diaspora
bosniaca dopo i cruenti fatti della guerra civile degli anni ’90. Bicakcic, dopo il 21°
compleanno, rinunciò alla cittadinanza bosniaca perché desiderava difendere i colori della
Germania. Qualche mese più tardi tornò sui suoi passi e riprese la cittadinanza del paese
d’origine dei suoi genitori. Esordì nel 2013 contro gli Stati Uniti e da allora non è più uscito
dall’undici titolare. Il centrale difensivo - acquistato qualche giorno fa dall'Hoffenheim - è
arrivato in ritiro con un serio infortunio che lo ha costretto a svolgere allenamenti individuali sin
dall'inizio della preparazione. Se recupererà il posto accanto a Spahic sarà suo; in alternativa
potrebbero sostituirlo Toni Šunjic o Vranješ.
Il padrone della fascia destra è, virtualmente, Mensur Mujdža, terzino destro del Friburgo.
Virtualmente perché il ragazzo, essendo assai fragile, ha sofferto diversi infortuni in carriera e
questa stagione non ha fatto eccezione. Per questo, Avdija Vršajevic, giocatore dell’Hajduk
Spalato che può ricoprire sia il ruolo di terzino che quello di esterno alto, ha più di una chance di
impadronirsi del posto; Ognjen Vranješ, invece, rappresenterebbe la variante più difensiva.
A sinistra, è stata costante la presenza di Sejad Salihovic, centrocampista tuttofare
nell’Hoffenheim ma terzino sinistro in nazionale. A St. Louis, però, nell’amichevole contro
l’Argentina, ha fatto il suo esordio un talento – un altro figlio della diaspora - nato e cresciuto in
Germania: si tratta di Sead Kolašinac, laterale classe 1993 dello Schalke 04 che si è imposto
alla grande in Bundesliga.
A difendere i pali di una delle porte meno battute nella fase di qualificazione europea è presente
un estremo difensore non spettacolare ma molto solido e sempre attento, Asmir Begovic dello
Stoke City. Grazie alle sue ottime prestazioni in Premier League ha attirato l’attenzione dei più
importanti club europei. Una garanzia per la piccola nazionale balcanica.
La Bosnia-Erzegovina adotta un sistema di gioco prettamente offensivo, un 4-1-3-2 teso a
mantenere il possesso palla nella metà campo avversaria per larghi tratti del match e dunque a
lasciare spesso nell’uno contro uno i difensori centrali, per cui è fondamentale la posizione del
mediano davanti alla difesa. Anche in questo ruolo si sono alternati più giocatori. La scelta
dipende dall’avversario: se il rivale è di caratura inferiore - come spesso è capitato nel girone di
-85-
qualificazione - nel ruolo può giocare un centrocampista di costruzione, vedi Haris Medunjanin
del Gaziantepspor, altrimenti, nel caso di avversario superiore qualitativamente, è più probabile
che venga schierato un incontrista il cui compito consta esclusivamente nel supportare la fase
difensiva, vedi Muhamed Bešic, convocato in extremis per sopperire, con la sua freschezza e
dinamicità, alla scarsa condizione degli esclusi Rahimic del CSKA Mosca (ormai
39enne) e Zahirovic del Bochum; questi ultimi due, relegati in panchina dai loro allenatori di
club, hanno dovuto giocoforza rinunciare al biglietto per il Brasile.
Qui si colloca anche l’idea di proporre Salihovic in questa posizione di mediano come accade
nell’Hoffenheim, in virtù del fatto che la casella di terzino sinistro è ora ben
coperta. L'esperto Salihovic, in caso di bisogno, può ricoprire anche il ruolo di mezz'ala
sinistra, scelta che trasformerebbe il centrocampo bosniaco in un classico rombo con il vertice
basso occupato da un distruttore di gioco, Pjanic interno destro e Misimovic vertice alto.
Non è da escludere - anzi sta prendendo sempre più piede nelle ultime settimane - l'idea di
schierare il doppio mediano (costruttore + distruttore) per offrire maggiore protezione al reparto
difensivo e alla squadra intera. Stiamo parlando di un 4-2-3-1 nel quale Pjanic verrebbe
abbassato per gestire l'uscita della palla dalla difesa e impostare il primo passaggio della
manovra; Bešic supporterebbe il romanista con la sua gran dose di aggressività. In ogni caso,
Medunjanin rischia di perdere il posto a causa di una troppo rimarcata staticità in fase di non
possesso.
Davanti al mediano (o doppio mediano) giostrano a loro piacimento tre centrocampisti di qualità
e quantità: solitamente sulla sinistra agisce Senad Lulic della Lazio, capace di coprire senza
affanni tutta la fascia di competenza e pericoloso con i suoi continui tagli alle spalle degli
attaccanti che vengono incontro; la trequarti è territorio di Zvijezdan Misimovic (attualmente in
Cina al Guizhou Renhe) classico numero dieci fantasioso, l’uomo dell’ultimo passaggio;
infine Miralem Pjanic (in caso di utilizzo di un solo mediano), forse il regista più importante
della squadra, un geometra libero di svariare per tutto il campo e inventare magie. Una variante
per i tre “trequartisti” possono offrirla Edin Višca dell'?stanbul Spor Kulübü, rapido attaccante
laterale brevilineo e bravo nel dribbling, e Izet Hajrovic del Galatasaray, l'uomo della
provvidenza con il suo gol-vittoria in Slovacchia, un gioiellino - forse non ancora pronto per certi
palcoscenici - che la federazione è andata a pescare in Svizzera prima che scegliesse la
nazionale elvetica.
Nel reparto offensivo sembrava imprescindibile la coppia Edin Džeko-Vedad Ibiševic, coppia
che l'ipotesi di 4-2-3-1 dividerebbe. Sono entrambi letali: dei due, colui che staziona
maggiormente nell’area di rigore è Ibiševic, sicuramente più spietato sotto porta. Džeko,
invece, ama allargarsi sulla sinistra per convergere e sfruttare il piede forte. Tra i due, il
"diamante" del City, per la sua classe innata, sarebbe l'unica punta.
Il primo modulo (4-1-3-2), così votato all’attacco, risulta assai poco equilibrato durante la
-86-
transizione negativa. Sono pochi i giocatori che possiedono nelle loro corde caratteristiche quali
filtro difensivo, copertura e sacrificio. Si predilige forse troppo la qualità e ciò potrebbe rivelarsi
dannoso contro compagini più attrezzate dal punto di vista tecnico e in fase di ripartenza. Per
questo, la variante col doppio mediano (4-2-3-1) potrebbe rivelarsi più di un ripiego da mettere
in campo contro nazionali di rango superiore. Sarebbe stato utile, in questo biennio, lavorarci
maggiormente. Ora i tempi sono ristretti per abituare la rosa al nuovo sistema ma l'ultima
amichevole contro la Costa d'Avorio, in questo senso, pare aver dato indicazioni confortanti.
Resta da vedere se Safet Sušic riterrà necessario cambiare o se continuerà a voler imporre la
sua idea di gioco contro qualsivoglia avversario.
Per il resto, la spedizione bosniaca è completata dal nuovo che avanza, Anel Hadžic dello
Sturm Graz e Tino Sven Sušic (nipote del tecnico) dell’Hajduk Spalato, e da una vecchia
guardia come Senijad Ibricic che milita in Turchia nell'Erciyesspor. La profondità della rosa è
un'annosa e irrisolta questione per la nazionale balcanica che la federazione sta provando a
risolvere. Solo un evento di grande portata come il mondiale potrà dirci se i giovani bosniaci
sono pronti per raccogliere l'eredità di chi, prima o poi, lascerà.
LA STELLA
Edin Džeko e Miralem Pjanic sono, obiettivamente, i giocatori di maggior talento della BosniaErzegovina.
Pjanic, però, esprima in maniera più completa il significato che, nel gergo calcistico,
assegniamo alla parola "stella". Pjanic ha visione e tecnica da vendere (88,5% di passaggi
riusciti), sforna assist a ripetizione (5), batte i calci piazzati e contribuisce notevolmente alla fase
realizzativa (6 gol). Pjanic, come direbbero gli americani, è un "five-tool player": sa fare tutto e
sarà il faro del centrocampo bosniaco incaricato di illuminare la strada ai compagni.
LA SORPRESA
Muhamed Bešic ha tutta l'aria del ragazzo entrato in un gruppo in punta di piedi ma con la
personalità di chi è consapevole del proprio valore. È finito in Ungheria, al Ferencvaros, dopo
essere stato cacciato dall'Amburgo per motivi disciplinari. Sušic ha affermato di averlo seguito
costantemente in questi ultimi anni e il carattere fumantino del difensore - provato mediano
da Sušic in preparazione e nella prima amichevole di venerdì scorso - non sembra costituire un
problema. Dinamicità, aggressività e discreta proprietà di palleggio sono le sue peculiarità. Il
mondiale è un'enorme vetrina, la stoffa c'è e la circostanza del cambio di modulo potrebbe
favorire la sua esplosione.
PROSPETTIVE
La Bosnia-Erzegovina è una signora squadra, occupa la 25esima posizione nel ranking
FIFA e volerà in Brasile con l'umiltà della nazionale esordiente ma, allo stesso tempo, con il
-87-
desiderio di non interrompere il processo di maturità intrapreso negli ultimi anni. L'Argentina è
la favorita del girone F e non dovrebbero esserci dubbi. La Nigeria, campione d'Africa in carica,
è inferiore alla formazione del C.T. Safet Suši? ma ha dalla sua la maggior fisicità unita
all'esperienza delle precedenti edizioni dei mondiali; sarà la diretta concorrente della Bosnia per
la qualificazione agli ottavi di finale. L'Iran di Queiroz non va sottovalutata ma è di gran lunga la
peggior squadra del raggruppamento e non dovrebbe mettere bastoni tra le ruote ai balcanici.
Riassumendo: la Bosnia-Erzegovina può ambire agli ottavi di finale dove incontrerebbe,
probabilmente, la prima del girone E (Francia, Svizzera, Ecuador, Honduras). Non sarebbe, in
ogni caso, una sfida impossibile. Sognare non costa nulla.
I CONVOCATI
N.
1
12
22
2
3
4
5
6
7
13
15
8
10
14
16
17
18
20
21
23
9
11
19
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
Asmir Begovic
Jasmin Fejzic
Asmir Avdukic
Avdija Vršajevic
Ermin Bicakcic
Emir Spahic
Sead Kolašinac
Ognjen Vranješ
Muhamed Bešic
Mensur Mujdža
Toni Šunjic
Miralem Pjanic
Zvjezdan Misimovic
Tino-Sven Sušic
Senad Lulic
Senijad Ibricic
Haris Medunjanin
Izet Hajrovic
Anel Hadžic
Sejad Salihovic
Vedad Ibiševic
Edin Džeko
Edin Višca
Data nascita
Squadra
20 giugno 1987
15 maggio 1986
13 maggio 1981
6 marzo 1986
24 gennaio 1990
18 agosto 1980
20 giugno 1993
24 ottobre 1989
10 settembre 1992
28 marzo 1984
15 dicembre 1988
2 aprile 1990
5 giugno 1982
13 febbraio 1992
18 gennaio 1986
26 settembre 1985
8 marzo 1985
4 agosto 1991
16 agosto 1989
8 ottobre 1984
6 agosto 1984
17 marzo 1986
17 febbraio 1990
Stoke City (Ing)
VfR Aalen (Ger)
Borac Banja Luka
Hajduk Spalato (Cro)
Hoffenheim (Ger)
Bayer Leverkusen (Ger)
Schalke 04 (Ger)
Elaz??spor (Tur)
Ferencváros (Ung)
Friburgo (Ger)
Zorya Luhansk (Ucr)
Roma (Ita)
Guizhou Renhe (Cina)
Hajduk Spalato (Cro)
Lazio (Ita)
Kayseri Erciyesspor (Tur)
Gaziantepspor (Tur)
Galatasaray (Tur)
Sturm Graz (Aut)
Hoffenheim (Ger)
Stoccarda (Ger)
Manchester City (Ing)
?stanbul BB (Tur)
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Guida Brasile 2014, gruppo F: l'Iran
A cura di : Saman Javadi
Alla sua quarta partecipazione ai mondiali di calcio, il Team Melli - nome con cui è noto l'Iran in
patria - si prepara ad affrontare il Girone F dove affronterà la Bosnia-Erzegovina, la Nigeria, e
soprattutto l'Argentina di Leo Messi. Dopo aver perso il lasciapassare per Sudafrica 2010 a
causa di un pareggio in casa della Corea del Sud nell'ultima partita di qualificazione, questa
volta l'Iran ha restituito il colpo battendo i sudcoreani sia a Tehran sia a Seoul, classificandosi
come prima del Gruppo A asiatico e qualificandosi direttamente alla fase finale di Brasile 2014.
Argentina 78 - La prima volta dell'Iran alla Coppa del Mondo è stata sotto la guida del CT
iraniano Heshmat Mohajerani che, dopo aver portato il Team Melli alla vittoria della Coppa
delle nazioni asiatiche del 1976, due anni dopo riuscì a portare la sua nazionale al mondiale
argentino. I ragazzi di Mohajerani persero 3-0 contro i futuri vice-campioni dell'Olanda, per poi
ottenere uno storico pareggio per 1-1 contro la Scozia di Joe Jordan, e infine perdere 4-1 contro
il Perù: l'Iran terminò ultimo nel suo girone con 1 punto. Soltanto due anni dopo sarebbe
scoppiata la guerra contro l'Iraq (durata 8 anni) che avrebbe tenuto lontano l'Iran dal mondo
dello sport per molti anni. I giocatori che si misero in mostra furono quattro: l'attaccante Hassan
Rowshan (che segnò contro il Perù); il portiere Nasser Hejazi, che - a causa dei disordini
rivoluzionari del 1979 - non poté essere ingaggiato dal Manchester United; il difensore
Andranik Eskandarian e il centrocampista Iraj Danaeifard (autore della rete del pareggio
contro gli scozzesi), questi ultimi trasferitisi poi negli USA per giocare nella North American
Soccer League (antenata della MLS).
-89-
Francia 98 - A vent'anni di distanza dal suo primo mondiale, l'Iran tornava nel calcio che conta:
grazie alla qualificazione in extremis ottenuta nel doppio spareggio con l'Australia (1-1 a
Tehran, 2-2 a Melbourne), il Team Melli ottenne un posto nella lista dei 32, dopo aver cambiato
ben 4 allenatori di cui uno (il plurivincitore Tomislav Ivi?) durante il ritiro pre-mondiale! A sedersi
in panchina in Francia alla fine fu Jalal Talebi, allenatore iraniano emigrato negli USA; d'altra
parte la nazionale poteva contare su tre giocatori professionisti, tutti reduci da un campionato in
1.Bundesliga: Khodadad Azizi, attaccante del Köln; l'attaccante Ali Daei e il centrocampista
Karim Bagheri, entrambi nell'Arminia Bielefeld. L'esordio contro la Yugoslavia di Predrag
Mijatovi? fu sorprendente, per quella che veniva definita dai media "squadra materasso":
soltanto una punizione dello specialista Siniša Mihajlovi? al 72' riuscì a battere la porta iraniana.
Carica di significati politici era la gara contro gli USA, che fortunatamente si rivelò per quello
che doveva essere, cioè una partita di calcio: l'Iran vinse 2-1 con le reti di Hamid-Reza Estili e
Mehdi Mahdavikia, mentre il goal della bandiera americano portò la firma di Brian McBride.
Conquistata la sua prima vittoria in una Coppa del Mondo, l'Iran perse 2-0 contro la Germania
di Bierhoff e Klinsmann, terminando terza con 3 punti nel Girone F di Francia 98. Dopo il
mondiale, si aprirono le porte dell'Europa anche per altri membri del Team Melli: il difensore
Mehdi Pashazadeh nel Bayer Leverkusen (poco spazio a causa di un grave infortunio); l'ala
Mehdi Mahdavikia nel Bochum (e poi nell'Amburgo), l'esterno sinistro Mehrdad Minavand
nello Sturm Graz (tre anni in Austria). Lo stesso Ali Daei passò al Bayern Monaco, diventando il
primo giocatore asiatico a disputare la Champions League, per poi trasferirsi alla Hertha
Berlino.
Germania 2006 - Sfumata la partecipazione al torneo nippo-coreano del 2002 dopo lo
spareggio contro l'Irlanda (vittoria irlandese per 2-0 a Dublino, vittoria iraniana per 1-0 a
Tehran), la squadra guidata dal CT croato Branko Ivankovi? ebbe l'accesso alla competizione
tedesca piazzandosi seconda alle spalle del Giappone nel girone di qualificazione. Erano molte
le aspettative nei confronti del Team Melli, dovute al fatto che era la nazionale asiatica con più
giocatori in Europa: il già citato Mehdi Mahdavikia (Amburgo), Rahman Rezaei (ex Perugia,
poi Messina), Ali Karimi (Bayern Monaco), Vahid Hashemian (ex Bayern, poi Hannover
96), Fereydoon Zandi (Kaiserslautern), Moharram Navidkia (Bochum, una carriera costellata
da infortuni). Invece fu una completa delusione per i tifosi: la partita d'esordio terminò 3-1 per il
Messico (goal iraniano di Yahya Golmohammadi); prevedibile invece la successiva vittoria per
2-0 del Portogallo di Luis Figo e Cristiano Ronaldo, nella quale venne tenuto in panchina il
37enne capitano Ali Daei in un clima di divisione della squadra; imbarazzante il pareggio per
1-1 ottenuto con l'Angola grazie al goal di Sohrab Bakhtyarizadeh. Così l'Iran tornò a casa
ultimo del suo girone con 1 solo punto; ma la vetrina mondiale servì a mettere in luce forze
nuove che raggiunsero l'Europa: il difensore Hossein Kaebi (un anno al Leicester); i mediani
Javad Nekounam (primo iraniano a giocare in Spagna, nell'Osasuna) e Andranik Teymourian
(Bolton Wanderers); il centrocampista offensivo Masoud Shojaei (che due anni dopo raggiunse
Nekounam all'Osasuna).
ANALISI TECNICO-TATTICA
Carlos Queiroz è diventato CT dell'Iran nell'aprile 2011, quando la squadra era reduce
dall'eliminazione ai quarti di finale della Coppa delle nazioni asiatiche ad opera della Corea del
-90-
Sud: a parte gli "spagnoli" Nekounam e Shojaei, il Team Melli era composto da soli giocatori
del campionato iraniano. Non deve stupire che Queiroz abbia cambiato più volte buona parte
della squadra nell'arco di 3 anni, chiamando i cosiddetti "legionari" (coloro che giocavano
all'estero), ma anche svolgendo un'opera di talent scouting degna di un osservatore per scovare
calciatori di origine iraniana nati o cresciuti lontano dall'Iran. Da questo punto di vista
l'allenatore portoghese ha incontrato molte difficoltà, non ultime gli ostacoli burocratici. Il
risultato è un'arma a doppio taglio: da un lato, si hanno giocatori provenienti da campionati di
livello più alto (Inghilterra, Spagna, Germania, Olanda); dall'altro manca un gruppo stabile e
collaudato, a causa dei continui nuovi innesti e dello scarso numero di amichevoli giocate.
Questo ha portato anche a due abbandoni della nazionale eccellenti: il portiere titolare Mehdi
Rahmati e il fantasista Mojtaba Jabbari, punti fermi durante le gare di qualificazione.
Alla vigilia dei mondiali, il primo punto interrogativo è: chi sarà tra i pali? Rahman Ahmadi ha
ereditato il posto di Rahmati, ma non bisogna dimenticare che Queiroz ha fatto giocare nelle
ultime partite sia il tedesco-iraniano Daniel Davari (padre iraniano e madre polacca), titolare
dell'Eintracht Braunschweig, sia Alireza Haghighi, negli ultimi 6 mesi in prestito allo Sporting
Covilhã in Portogallo.
La difesa - solitamente a 4 - conta giocatori perlopiù sconosciuti al di fuori dell'Iran, eppure è
stata una delle migliori durante le gare di qualificazione, concedendo 2 reti in 8 partite: buona
l'intesa tra S. Jalal Hosseini e Pejman Montazeri (difensore dell'Umm Sal in Qatar); la novità è
l'iraniano-americano Steven Beitashour (Vancouver Whitecaps), robusto terzino destro
all'occorrenza offensivo, che potrebbe presto diventare titolare; l'incognita è il terzino sinistro
Hashem Beikzadeh infortunatosi nell'amichevole contro il Montenegro.
Tradizionalmente, il Team Melli è una squadra che ha giocatori dotati di tecnica, ma più nella
fase offensiva. Infatti, Queiroz opta solitamente per il 4-2-3-1 altrimenti per il 4-3-3. Fermo
restando che davanti alla difesa ci saranno il capitano Javad Nekounam (Kuwait SC) e il vice
Andranik Teymourian, Queiroz a centrocampo avrà l'imbarazzo della scelta tra i
centrocampisti puri e le mezzepunte: tra le prime, a destra c'è Khosro Heydari, a sinistra
Ehsan Hajsafi; tante le mezzepunte: il tedesco-iraniano Ashkan Dejagah (Fulham) e il
giovane Alireza Jahanbakhsh (NEC Nijmegen), Masoud Shojaei (Las Palmas).
In attacco l'unica vera punta è Reza Ghoochannejhad (Charlton Athl.), che si è sbloccato
nell'ultima amichevole contro Trinidad e Tobago, dopo mesi di digiuno; altrimenti c'è il fantasista
Karim Ansarifard.
LA STELLA
In una squadra così sperimentale, sicuramente il capitano Javad Nekounam ha fatto da trait
d'union tra vecchi e nuovi compagni per fare spogliatoio, rimanendo la bandiera durante la
rivoluzione Queiroz. Il capitano iraniano divenne titolare nel Team Melli a 21 anni sotto la
gestione di Miroslav Blaževi? durante le qualificazioni alla Coppa del Mondo del 2002,
costringendo l'icona Karim Bagheri ad arretrare nel ruolo di terzino destro. Dopo il ritiro di
Bagheri dalla nazionale, Nekounam ne ereditò anche il numero 6 al quale è sempre stato
affezionato anche negli anni spagnoli in forza all'Osasuna. Oltre ad essere il primo iraniano in
-91-
assoluto ad aver giocato nella Liga, è diventato uno dei beniamini dei tifosi per il suo vizio del
goal (8 reti in 35 presenze nel campionato 2008/09) e l'attaccamento alla maglia (sei stagioni a
Pamplona).
LA SORPRESA
Due goal contro il Qatar il 29 febbraio 2012 nelle qualificazioni a Brasile 2014: questo è stato
l'esordio di Ashkan Dejagah nella nazionale iraniana, dopo aver giocato nelle nazionali
giovanili della Germania. Da quel giorno il suo apporto è stato determinante per finalizzare in
rete le azioni offensive del centrocampo iraniano. Cresciuto nell'Hertha Berlino,
successivamente vincitore di una Bundesliga con il Wolfsburg, Dejagah ha disputato l'ultimo
campionato in Premier League con il Fulham senza riuscire a salvarlo dalla retrocessione.
Dotato di spirito combattivo e di un ottimo tiro (anche su calcio piazzato), potrebbe diventare il
nuovo leader della squadra e complicare i piani degli avversari del girone dell'Iran (Nigeria,
Argentina, Bosnia-Erzegovina), a patto di non cedere a scatti impulsivi che qualche volta
potrebbero portare conseguenze preoccupanti.
PROSPETTIVE
Il girone è difficile, la vittoria contro l'Argentina è uno dei risultati più improbabili secondo i
bookmakers, eppure Goldman Sachs ha previsto per il Team Melli il passaggio del turno. A
parte le scommesse e le statistiche della banca d'affari, questo Iran ricorda le vicende degli
"oriundi" in Italia, non da ultime le storie di Altafini e di Camoranesi: può darsi che una squadra
che mette insieme storie ed esperienze anche molto diverse, ma accomunate dall'appartenenza
alle stesse origini, possa trovare quella marcia in più che permetta di affrontare con coraggio e
voglia di fare bella figura. L'Iran può passare il girone alle spalle dell'Argentina, ma solo se
batterà la Nigeria. L'appuntamento, quindi, è fissato al prossimo 16 giugno a Curitiba.
CONVOCATI
N.
Pos Giocatore
Data nascita
Squadra
Foolad Sepahan Esfahan
Sporting Covilhã (Por)
Eintracht Braunschweig
(Ger)
Persepolis Tehran
Esteghlal Tehran
Persepolis Tehran
Umm-Salal (Qat)
Naft Tehran
Esteghlal Tehran
Vancouver
Whitecaps (Can)
Persepolis Tehran
1
12
22
P
P
P
Rahman Ahmadi
Alireza Haghighi
Daniel Davari
30 luglio 1980
2 maggio 1988
6 gennaio 1988
4
5
13
15
17
19
20
D
D
D
D
D
D
D
Jalal Hosseini
Amir Hossein Sadeghi
Hossein Mahini
Pejman Montazeri
Ahmad Alenemeh
Hashem Beikzadeh
Steven Beitashour
3 febbraio 1982
6 settembre 1981
16 settembre 1986
6 settembre 1983
20 ottobre 1982
22 gennaio 1984
1 febbraio 1987
23
D
Mehrdad Pouladi
26 febbraio 1987
-92-
2
3
6
8
11
14
18
7
9
10
16
21
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
A
Khosro Heydari
Ehsan Hajsafi
Javad Nekounam
Reza Haghighi
Ghasem Haddadifar
Andranik Teymourian
Bakhtiar Rahmani
Masoud Shojaei
Alireza Jahanbakhsh
Karim Ansarifard
Reza Ghoochannejhad
Ashkan Dejagah
14 settembre 1983
25 febbraio 1990
7 settembre 1980
31 gennaio 1989
12 luglio 1983
6 marzo 1983
22 novembre 1991
9 giugno 1984
8 ottobre 1993
3 aprile 1990
20 settembre 1987
5 giugno 1986
-93Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)
Esteghlal Tehran
Foolad Sepahan Esfahan
Al-Kuwait (Kuw)
Persepolis Tehran
Zob Ahan Esfahan
Esteghlal Tehran
Foolad Khuzestan
Las Palmas (Spa)
N.E.C. Nijmegen (Ola)
Traktor-Sazi Tabriz
Charlton Athletic (Ing)
Fulham (Ing)
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Guida Brasile 2014, gruppo F: la Nigeria
A cura di : Simone Grassi
La Nigeria arriva al Mondiale brasiliano con la fama di miglior nazione africana, in questo
momento. Almeno, ciò è quanto ha decretato la Coppa d'Africa del 2013, che ha visto
proprio le super eagles imporsi nell'edizione sudafricana, in finale contro il Burkina Faso.
Il ct Keshi (ex stella e capitano della Nigeria) ha condotto i suoi ragazzi al quinto mondiale della
propria storia: nelle edizioni precedenti, sono giunti per ben due volte sino agli ottavi di finale,
ad Usa '94, eliminati dall'Italia, e in Francia, nel 1998, estromessi dalla nazionale danese. Il
cammino nelle qualificazioni della zona africana è stato abbastanza agevole; dopo aver
superato il girone eliminatorio con facilità, ha guadagnato il pass mondiale nei playoff,
regolando l'Etiopia con un risultato aggregato di 4 a 1. Il miglior marcatore è stato Emmanuel
Emenike, autore di tre reti nella cavalcata di qualificazione.
Attualmente, la Nigeria si trova al 44° posto nel ranking ufficiale della Fifa, con 631 punti.
L'urna mondiale ha inserito gli africani nel gruppo F, insieme ad Argentina, Bosnia ed Iran.
La situazione calcistica in Nigeria non è affatto semplice. Il campionato locale è uno dei più
corrotti al mondo, la Federazione recita spesso un ruolo dittatoriale e il selezionatore 52enne ha
subito molte pressioni in vista del Mondiale. Keshi ha infatti dimostrato la sua predilezione per
alcuni calciatori del torneo nigeriano, a discapito di alcuni 'grandi' (Yobo su tutti, ma
anche Ikechukwu Uche e Odemwingie), spesso esclusi dalle convocazioni; la Federazione
non ha esitato a imporgli la chiamata di certi nigeriani 'europei', sostanzialmente scavalcando il
-94-
ruolo decisionale del ct. Come ringraziamento per le convocazioni 'politically correct', gli sono
stati versati tre mesi di stipendio anticipati: niente male per un allenatore che, durante il suo
cammino alla guida delle Aquile verdi, ha aspettato anche quattro mesi per ricevere i suoi
10mila euro mensili.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Il modulo che accompagnerà la Nigeria a questo Campionato del Mondo sarà il 4-2-3-1,
ampiamente provato sia nelle qualificazioni al torneo iridato che durante la Coppa d'Africa dello
scorso anno.
A difendere la porta africana ci sarà Vincent Enyeama, 31 anni, estremo difensore del Lilla e
uno dei più affidabili dell'intera Ligue1 francese. Le sue 88 presenze con la maglia biancoverde
ne fanno uno dei veterani della squadra.
I centrali difensivi sono, secondo le gerarchie di Stephen Keshi, Godfrey Oboabona, classe
1990 e in forza ai turchi del Rizespor – cresciuto esponenzialmente nell'ultima stagione – e
Azubuike Egwuekwe (24 anni), uno dei fedelissimi di Keshi. Gioca in patria, nei Warri Wolves
e questo Mondiale potrebbe essere l'occasione per lui per trovare un buon ingaggio in Europa.
Da capire che ne sarà di Joseph Yobo (Norwich, in prestito dal Fenerbahce), recordman di
presenze in nazionale (95), convocato per mediazione dei vertici federali nigeriani e a cui è
stata affidata la fascia di capitano.
Il terzino destro risponde al nome di Efe Ambrose, che con il proprio club di appartenenza – il
Celtic Glasgow – gioca al centro della difesa. Dopo un biennio in Israele, con l'MS Ashdod, è
stato acquistato per 400mila euro dagli scozzesi, che ne hanno fatto esplodere il potenziale: ad
oggi la sua valutazione si aggira sui 5 milioni di euro. Sulla fascia opposta, saranno le corse di
Elderson Echiejile, 26 anni e 38 partite in Nazionale, ad essere determinanti in fase offensiva
e difensiva. Elderson si è trasferito a gennaio dallo Sporting Braga al Monaco, che ne ha
rilevato le prestazioni sportive per 6 milioni di euro.
I due mediani davanti alla difesa, con compiti di impostazione e di recupero dei palloni, sono
John Obi Mikel e Ogenyi Onazi. Il primo, 27 anni, è il giocatore più vincente della spedizione
brasiliana: nel suo palmarés, oltre alla Coppa d'Africa, troviamo 1 campionato inglese, 1 FA
Cup, 4 Coppe di Lega, 1 Champions League e 1 Europa League, tutte vinte con il Chelsea, suo
club d'appartenenza.
Se Yobo non scenderà in campo, sarà lui a portare la fascia di capitano al braccio, dall'alto delle
sue 51 presenze con le Super Eagles. Onazi, mediano di quantità della Lazio, è un classe
1992 dalle spiccate qualità difensive. Nelle ultime due stagioni è migliorato moltissimo anche
sotto l'aspetto realizzativo, compito che comunque non gli viene richiesto in Nazionale. Corsa e
interdizione sono le sue qualità migliori e al fianco di un 'mostro sacro' come Obi Mikel non può
che migliorare e imparare tanto. Con la casacca nigeriana è già andato in gol in un'occasione, a
novembre 2012, contro il Venezuela. Nosa Igiebor (Betis Siviglia) è il rimpiazzo ideale di
Onazi.
La linea a tre dietro l'unica punta centrale è un concentrato di fantasia, duttilità ed esperienza.
Sul centrosinistra il posto da titolare è ricoperto da Nnamdi Oduamadi, ala classe 1990
cresciuta nel Milan, prima di approdare in serie B, al Varese. In Nazionale è tenuto in grande
-95-
considerazione da Keshi, a ragion veduta: 6 presenze e 4 gol per il giovane trequartista, che
nell'esordio della Confederations Cup 2013 rifilò una splendida tripletta ad Haiti. Oduamadi
spesso si scambia di ruolo con il coetaneo Victor Moses, che nei piani del selezionatore
africano dovrebbe agire centralmente. Il giocatore del Chelsea, quest'anno in prestito al
Liverpool, non ha vissuto una stagione esaltante, segnando la miseria di un gol in campionato
nelle sue 19 apparizioni. Il Mondiale rappresenta per lui un palcoscenico importante per
dimostrare tutto il proprio valore e convincere la squadra di Mourinho a puntare anche su di lui
per la prossima annata sportiva.
Sulla zona sinistra della trequarti giostra l'esperto Shola Ameobi, gigante 32enne di 191
centimetri. Le presenze con la maglia nigeriana dell'attaccante del Newcastle sono soltanto 6,
ma con ogni probabilità sarà lui il titolare in quella zona del campo. Anche per Shola si tratta di
un'occasione da non fallire, dal momento che a luglio il suo contratto con i Magpies scadrà:
durante la competizione iridata avrà addosso molti occhi di addetti al mercato.
Il centravanti boa, primo nelle gerarchie dell'allenatore, è Emmanuel Emenike, campione di
Turchia con i il Fenerbahce e autore di 12 reti in campionato. A 27 anni, ha raggiunto la
maturità adatta per calarsi nel ruolo di protagonista anche in Nazionale, dove ha già siglato 16
gol in 27 presenze. In caso di fallimento, in panchina saranno a disposizione Obinna (Chievo,
ma di proprietà del Lokomotiv Mosca), Peter Odemwingie (Stoke City) e Uche (22 anni,
Herenveen). La scelta di convocare quest'ultimo ha lasciato molto stupiti i tifosi africani: il
centravanti di Lagos quest'anno ha risentito di un brutto infortunio alla caviglia e non è mai
andato in rete, a differenza dello stato di forma palesato dall'omonimo Ikechukwu (14 gol con il
Villarreal) o, piuttosto, da Kalu Uche, ora all'Al-Rayyan e ancora bomber discreto.
LA STELLA
La stella della selezione nigeriana è John Obi Mikel, per quanto ha dimostrato in carriera, sia
con la maglia africana, sia con quella del Chelsea. La società londinese lo prelevò nell'estate
del 2006 dai norvegesi del Lyn e in poco tempo John, oggi 27enne, diventò uno dei pilastri dei
Blues.
Attualmente, la sua situazione è in evoluzione, motivo per cui il Mondiale brasiliano dirà
molto sul futuro del mediano. Alcune squadre europee, tra cui l'Inter, hanno da tempo messo
gli occhi sul centrocampista nigeriano, che non sembra più essere al centro del progetto di
Mourinho, a Londra. Con un torneo iridato su alti livelli, il prezzo del suo cartellino potrebbe
crescere ancora e convincere la dirigenza inglese a trattenerlo; in caso contrario, le possibilità di
vederlo con un'altra maglia dalla prossima stagione, si moltiplicherebbero.
LA SORPRESA
Buone notizie potrebbero arrivare, in mezzo al campo, da Ogenyi Onazi, metronomo classe
'92. Dopo essersi ritagliato un ruolo importante nella Lazio, può dimostrare di riuscire a reggere
la pressione di un Mondiale da vivere come titolare in compagnia di un idolo nigeriano come Obi
Mikel. Keshi gli chiederà più inserimenti offensivi, in fase di spinta; le sue qualità migliori –
sacrificio, generosità e corsa – saranno indispensabili alla compagine nigeriana per tentare di
-96-
andare il più avanti possibile. Anche su di lui da tempo ci sono insistenti voci di mercato: il
Liverpool è sempre attento alla situazione del laziale, che oggi Lotito valuta almeno 7/8 milioni
di euro. Con un ottimo Mondiale, però, le pretendenti aumenterebbero e c'è da scommettere
che il patron capitolino rifiuterebbe di sedersi al tavolo delle trattative per meno di 15 milioni.
PROSPETTIVE
Nonostante la vittoria dell'ultima Coppa d'Africa, la squadra allenata da Keshi non sembra
essere la favorita tra le africane presenti in Brasile. In Sudafrica, lo scorso anno, i suoi ragazzi
avevano messo in mostra un calcio offensivo e a tratti spettacolare, fatto di corsa e gran densità
in mezzo al campo, come spesso accade a quelle latitudini. Proprio la vigoria fisica e la tenuta
atletica saranno alla base dei risultati che questi ragazzi riusciranno a raggiungere in Brasile:
molti di loro arrivano da una stagione lunga e complessa, altri – paradossalmente – da
un'annata vissuta tra panchina e tribuna: tirare fuori le migliori motivazioni da tutti sarà il
compito principale di Stephen Keshi.
Con tutta probabilità, sarà la Bosnia l'avversario su cui fare la corsa per il passaggio del
girone F, con Argentina favorita e Iran probabile quarta forza. Gli ottavi – che potrebbero
riservare una tra Francia e Svizzera – sono alla portata della Nigeria, che con un po' di fortuna
può sognare anche i quarti di finale, risultato che sarebbe storico per le Super Eagles.
CONVOCATI
N.
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
Vincent Enyeama
Austin Ejide
Chigozie Agbim
Joseph Yobo
Efe Ambrose
Godfrey Oboabona
Azubuike Egwuekwe
Kenneth Omeruo
Juwon Oshaniwa
Kunle Odunlami
John Obi Mikel
Victor Moses
Ejike Uzoenyi
Ogenyi Onazi
Reuben Gabriel
Michel Babatunde
Ramon Azeez
Peter Odemwingie
Ahmed Musa
Emmanuel Emenike
Uche Nwofor
Data nascita
Squadra
29 agosto 1982
8 aprile 1984
28 novembre 1984
6 settembre 1980
18 ottobre 1988
16 agosto 1990
16 luglio 1989
17 ottobre 1993
14 settembre 1990
5 marzo 1990
22 aprile 1987
12 dicembre 1990
23 marzo 1988
25 dicembre 1992
25 settembre 1990
24 dicembre 1992
12 dicembre 1992
15 luglio 1981
14 ottobre 1992
10 maggio 1987
28 febbraio 1989
Lille (Fra)
Hapoel Be'er Sheva (Isr)
Gombe United
Norwich City (Ing)
Celtic (Sco)
Çaykur Rizespor (Tur)
Warri Wolves
Middlesbrough (Ing)
Ashdod (Isr)
Sunshine Stars
Chelsea (Ing)
Liverpool (Ing)
Enugu Rangers
Lazio (Ita)
Waasland-Beveren (Bel)
Volyn Lutsk (Ucr)
Almería (Spa)
Stoke City (Ing)
CSKA Moscow (Rus)
Fenerbahçe (Tur)
Heerenveen (Ola)
-97-
A
A
Shola Ameobi
Michael Uchebo
12 ottobre 1981
2 febbraio 1990
-98Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)
senza squadra
Cercle Brugge (Bel)
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Guida Brasile 2014, gruppo G: la Germania
A cura di : Il Renzaccio
Roma, 8 luglio 1990. La Germania Ovest, si perché il muro era crollato da qualche mese ma a
livello calcistico occidente e oriente erano ancora separati, alzò al cielo la Coppa del Mondo, la
terza della sua storia, al termine di una contestatissima finale contro l'Argentina, vinta grazie ad
un generoso rigore trasformato da Bremhe e concesso per un lieve contatto fra Sensini
e Völler. La storia delle finali vinte dai tedeschi, d'altronde, è ricca di aneddoti e polemiche. Il
primo successo, nel mondiale svizzero del '54, fu conquistato al termine della celeberrima finale
contro lo squadrone ungherese, che batté i tedeschi nel girone eliminatorio (8-3) prima di
essere sconfitto all'atto conclusivo. Su quella partita, ribattezzata e celebre con il nome di
"Miracolo di Berna", si sono consumati litri di inchiostro. C'è chi sostiene che la squadra
tedesca si dopò pesantemente per battere lo squadrone magiaro. E i vari problemi fisici
accusati dalla quasi totalità dei giocatori di quella Germania, ne sono, forse, la più fulgida
testimonianza.
A distanza di ventiquattro anni, nel mondiale giocato in casa, la superba Germania di
Beckenbauer s'impose, in finale, sull'Olanda di Cruyff. Ma anche in quel caso, nonostante il
valore indiscutibile della squadra all'epoca allenata da Helmut Schön, qualcuno ipotizzò dei
favoritismi in quanto nazione organizzatrice del torneo. Di tempo dall'ultimo successo, però, ne
-99-
è passato davvero parecchio. Ventiquattro anni d'attesa, per la Nationalmannschaft, sono un
periodo di tempo lungo, lunghissimo. Quasi intollerabile. Ed è per questo motivo che
quest'anno, complice una squadra dotata di grande talento (ma con alcuni punti deboli piuttosto
evidenti), i tifosi della Germania si attendono la Coppa, la prima dalla riunificazione fra la parte
occidentale e quella orientale. Mai, nella lunga storia del Campionato del Mondo, una squadra
europea ha portato a casa la preziosa scultura del Cazzaniga quando la manifestazione è stata
organizzata nel continente americano: ci riusciranno gli uomini di Joachim Löw?
ANALISI TECNICO-TATTICA
Una sola certezza: la Germania, come da dieci anni a questa parte, scenderà in campo il
collaudatissimo 4-2-3-1, che può variare "filosofia" in base agli interpreti che, di volta in
volta, Löw metterà in campo. Per il resto, tanti dubbi e poche certezze: fra infortunati dell'ultimo
minuto (pesantissima l'assenza di Reus) e giocatori che si presenteranno al via in uno stato di
forma tutt'altro che eccellente, Löw arriva in Brasile con molti punti interrogativi ancora da
sciogliere. La porta sarà difesa da Neuer, abile e arruolato con "riserva", visti i problemi fisici
che lo hanno tormentato nell'ultima parte di stagione; non è casuale che il c.t. tedesco, nelle
amichevoli pre-mondiale, abbia preferito schierare fra i pali Weidenfeller anziché Manuel, per
preservarlo da eventuali ricadute. La linea a quattro è un rompicapo assai complicato. A destra,
le opzioni sono tre: Boateng (terzino bloccato), Grosskreutz ( bravo più a offendere che a
difendere) e Lahm (terzino a tutto tondo, che quest'anno ha giocato con continuità come
mediano). In mezzo alla difesa, invece, la coppia titolare, complice il probabile impiego di
Boateng come terzino bloccato, dovrebbe essere composta,da Mertesacker e Hummels, che
nelle ultime amichevoli hanno palesato qualche problema d'intesa. Per il ruolo di esterno basso
sinistro, le alternative sono ben quattro: Boateng, Höwedes, Lahm e Durm; i primi due sono
centrali difensivi che, giocoforza, offrirebbero un'interpretazione del ruolo decisamente
prudente, mentre il terzo (comunque più produttivo sulla fascia destra) e il quarto garantiscono
maggior incisività in fase offensiva.
Passando al centrocampo, la coppia davanti alla difesa dovrebbe essere formata da
Schweinsteiger e Khedira. Dovrebbe, per l'appunto, perché la condizioni fisiche di entrambi
non lasciano tranquillo Löw. Le primissime alternative sono rappresentate da Lahm (che il c.t.
tedesco preferirebbe schierare come esterno basso), Kroos (che ha buone chance di essere
avanzato sulla trequarti a causa dell'infortunio di Reus), Kramer e, in ultima battuta, Ginter.
Infinite anche le opzioni sulla trequarti, dove i tedeschi, nonostante l'esclusione di Reus,
esibiscono un Parterre de Rois davvero eccellente: Götze, Özil, Müller, Schürrle, Kroos e
Podolski, compongono un reparto con pochi eguali nelle altre trentuno partecipanti. Se la
trequarti fa dormire sonni tranquilli allo staff tecnico, altrettanto non si può dire per il comparto
prime punte. L'unica di ruolo, infatti, è Miroslav Klose, che si presenta al via con qualche
acciacco di troppo. In alternativa al calciatore della Lazio, Joachim potrebbe optare per il tanto
famigerato "finto nueve", ruolo che potrebbe essere ricoperto da Müller e Götze. Ad oggi,
quindi, è alquanto complicato stabilire quali saranno i quattro giocatori offensivi della selezione
tedesca. Gli unici che sembrano certi dalla maglia da titolare sono Özil e Müller, anche se non
-100-
è ancora ben definito quale ruolo andranno a ricoprire.
LA STELLA
La selezione tedesca abbonda di giocatori importanti ed affermati a livello internazionale. Quello
maggiormente rappresentativo, dotato di ottima tecnica, straordinarie doti tattiche (come
pochissimi altri al mondo) e di una leadership silenziosa ma non per questo poco efficace, è
Philip Lahm, capitano della Nationalmannschaft e del Bayern Monaco. Esterno basso, a
destra o a sinistra, oppure play basso, Lahm offre sempre prestazioni generose ed
assolutamente all'altezza delle aspettative. Al mondiale non arriva nelle condizioni fisiche
migliori, ma Low non può fare a meno del suo capitano. Capitano dentro e fuori dal campo.
LA SORPRESA
L'infortunio di Reus potrebbe lanciare un ragazzo dell'altra sponda della Ruhr: Julian Draxler,
trequartista dello Schalke 04. Il nome non è nuovo agli amanti del grande calcio internazionale.
Il calciatore, infatti, è seguito da tutti i più importanti club a livello internazionale, pronti a fare
carte false per questo giovanissimo talento tedesco che, a soli venti anni, vale già trentacinque
milioni. Il Mondiale potrebbe essere la vetrina ideale per mostrare al mondo intero le
straordinarie doti tecniche di cui dispone. E lo Schalke, che ha già in rampo di lancio altri
giovanissimi talenti dal futuro assai promettente (Meyer e Goretzka su tutti), potrebbe
incassare una cifra ancora più alta rispetto all'attuale valutazione del calciatore. La montagna
da scalare, però, non è delle più semplici: rubare il posto a gente come Kroos, Müller e Özil, è
impresa tutt'altro che facile.
LE PROSPETTIVE
In territorio tedesco, si attendono una sola cosa: riportare a casa la Coppa del Mondo.
Ventiquattro anni di attesa sono un periodo troppo lungo per un popolo che, da sempre, è
abituato a mietere successi. I dubbi che accompagnano questa spedizione, però, sono
molteplici. La difesa, specie durante le ultime amichevoli, è sembrata tutt'altro che solida,
mentre la mediana potrebbe soffrire a causa dello stato di forma non eccellente di
Schweinsteiger, Khedira e Lahm. La straordinaria abbondanza sulla trequarti, inoltre, mal si
concilia con la presenza di una sola vera prima punta, Klose, in condizioni fisiche non
entusiasmanti. L'attesa è tanta, ma lo stato di salute non eccellente con le quali si presenta una
fetta considerevole della rosa, potrebbe pesare, e non poco, sulle fortune della
Nationalmannschaft.
CONVOCATI
N.
1
12
Pos Giocatore
P
P
Manuel Neuer
Ron-Robert Zieler
Data nascita
Squadra
27 marzo 1986
12 febbraio 1989
Bayern Munich
Hannover 96
-101-
22
2
3
4
5
15
16
17
20
21
6
7
8
9
10
13
14
18
19
23
P
D
D
D
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
C
C
C
Roman Weidenfeller
Kevin Großkreutz
Matthias Ginter
Benedikt Höwedes
Mats Hummels
Erik Durm
Philipp Lahm
Per Mertesacker
Jérôme Boateng
Shkodran Mustafi
Sami Khedira
Bastian Schweinsteiger
Mesut Özil
André Schürrle
Lukas Podolski
Thomas Müller
Julian Draxler
Toni Kroos
Mario Götze
Christoph Kramer
6 agosto 1980
19 luglio 1988
19 gennaio 1994
29 febbraio 1988
16 dicembre 1988
12 maggio 1992
11 novembre 1983
29 settembre 1984
3 settembre 1988
17 aprile 1992
4 aprile 1987
1 agosto 1984
15 ottobre 1988
6 novembre 1990
4 giugno 1985
13 settembre 1989
20 settembre 1993
4 gennaio 1990
3 giugno 1992
19 febbraio 1991
11
A
Miroslav Klose
9 giugno 1978
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Borussia Dortmund
Borussia Dortmund
SC Freiburg
Schalke 04
Borussia Dortmund
Borussia Dortmund
Bayern Munich
Arsenal (Ing)
Bayern Munich
Sampdoria (Ita)
Real Madrid (Spa)
Bayern Munich
Arsenal (Ing)
Chelsea (Ing)
Arsenal (Ing)
Bayern Munich
Schalke 04
Bayern Munich
Bayern Munich
Borussia
Mönchengladbach
Lazio (Ita)
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Guida Brasile 2014, gruppo G: il Ghana
A cura di : Damiano Benzoni
Quattro anni fa, era arrivato a un soffio dalla storia: il Ghana sarebbe potuto diventare la prima
squadra africana a raggiungere le semifinali di una Coppa del Mondo. A mettersi di mezzo, la
mano dell'uruguagio Suárez su un colpo di testa di Adiyiah che stava per attraversare la linea;
poi, la traversa sul successivo rigore calciato da Gyan. Sarà più dura quest'anno per il Ghana,
che dovrà confrontarsi, oltre che con un girone di ferro composto da Germania, Portogallo e
Stati Uniti, con le proprie problematiche interne: negli ultimi anni la squadra ha dimostrato un
personalismo eccessivo, con giocatori spesso sospesi o in sabbatico dalla nazionale, e qualche
problema dal punto di vista mentale, sfociato nelle eliminazioni contro Zambia e Burkina Faso
nelle ultime due semifinali di Coppa d'Africa.
Proprio la sconfitta contro lo Zambia nel 2012 ha segnato la fine del mandato del CT
Goran Stevanovi? (serbo come il suo predecessore, quel Milovan Rajevac che portò le Black
Stars ai quarti nel 2010). Nonostante per la sua successione fosse stato fatto il nome di Marcel
Desailly, a spuntarla fu James Kwesi Appiah, allenatore in seconda della nazionale fin dal
2008, ex terzino sinistro dell'Asante Kotoko e campione d'Africa a livello di club ed ex capitano
della nazionale. Kwesi Appiah avrà un incarico di per sé storico: sarà il primo allenatore
ghanese a guidare la propria nazionale a una Coppa del Mondo.
Durante il girone di qualificazione il Ghana non ha avuto difficoltà fin dalla prima partita, una
-103-
vittoria 7-0 contro il Lesotho. L'unica sconfitta è arrivata contro lo Zambia, battuto però nella
gara decisiva al ritorno per 2-1 grazie alle reti di Waris e Asamoah. Complessivamente il
Ghana ha superato il girone D (composto, oltre dalle squadre già citate, anche dal Sudan)
vincendo cinque delle sei partite, segnando diciotto reti e subendone tre. Ai play-off i ghanesi
hanno chiuso subito il confronto con l'Egitto, vincendo 6-1 a Kumasi e rendendo così indolore la
successiva sconfitta 2-1 patita al Cairo.
Sarà la terza partecipazione mondiale per i ghanesi, la cui storia internazionale inizia nel 1950,
quando il paese si chiamava ancora Costa d'Oro ed era ancora una colonia del Regno Unito.
Nella sua storia il Ghana ha vinto quattro volte la Coppa d'Africa. Il periodo d'oro della
nazionale nella competizione coincise con gli anni '60: dal 1963 al 1970 il Ghana fu sempre
presente in finale, vincendo le prime due edizioni grazie a giocatori come Edward Acquah,
Osei Kofi e Ben Acheampong e perdendo le successive due contro Congo e Sudan.
Seguirono tre edizioni in cui le Black Stars non si qualificarono, prima del successo casalingo
del 1978 e del quarto titolo nel 1982, ai rigori contro la Libia. Da allora il Ghana è arrivato due
volte in finale (1992 e 2010), perdendole entrambe, ma si è rifatto con un bronzo olimpico e
con le sue prime partecipazioni mondiali.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Sembrano essere due i potenziali schieramenti del Ghana di Kwesi Appiah. La scelta tra
4-2-3-1 e 4-3-3 potrebbe dipendere dalla forma di Kevin-Prince Boateng, la scelta ovvia in
centro alla linea dei trequartisti. Con Boateng in campo dietro alla punta Asamoah Gyan, le ali
potrebbero essere affidate ai fratelli Jordan e André Ayew con il possibile utilizzo di Christian
Atsu o Majeed Waris. In mediana la notizia migliore è quella del ritorno in nazionale di Michael
Essien, regista arretrato che sarà accoppiato con Sulley Muntari.
La difesa sarà affidata alla coppia di centrali Mensah e Boye, con il probabile ricorso
a Kwadwo Asamoah come terzino sinistro piuttosto che nel ruolo di regista a cui siamo
abituati: le recenti prestazioni di Jordan Ayew (tripletta contro la Corea del Sud) sembrano
avere ipotecato l'ala sinistra e Kwesi Appiah deve fare i conti con la carenza di difensori puri e
con il fatto che il principale candidato per la maglia numero 3, David Addy, non figura nella lista
di 23 del Ghana. Tra i pali è ormai sicuro del posto il portiere dello Strømsgodset Adam
Larsen Kwarasey, nato in Norvegia da padre ghanese: la maglia numero uno (anche se
Kwarasey porterà il 12) è stata cementata dopo la controversa scelta del principale concorrente
Fatau Dauda, prima scelta alla Coppa d'Africa 2013, di trasferirsi in Sudafrica agli Orlando
Pirates, dove ha raccolto minuti di gioco solo grazie all'infortunio del portiere titolare Senzo
Meyiwa.
Una difesa solida e disciplinata, uno schermo di mediani combattivo e un pacchetto avanzato
adatto al gioco di contrattacco: paradossalmente il girone di ferro del Ghana pone le Black
Stars nelle migliori condizioni. I ghanesi potrebbero infatti trovarsi più in difficoltà con squadre
difensive e che tendenzialmente creano densità in area di rigore. Non c'è però una Grecia o
una Svizzera nel gruppo G, ma ci sono squadre che creano gioco e che quindi favoriscono il
contropiede del Ghana. Le difficoltà maggiori arriveranno nel momento in cui il Ghana dovesse
-104-
trovarsi a rincorrere una partita: a tanta forza nel gioco di contrattacco fa da contraltare la
carenza di un uomo in grado di scardinare una difesa profonda.
LA STELLA
Ci sono giocatori che, di fronte all'appuntamento con la storia, sbagliano e accusano il colpo. Un
esempio è la punta del Ghana, Asamoah Gyan, che in passato aveva ripetuto più volte di non
essersi mai ripreso dal rigore mandato contro la traversa alla Coppa del Mondo del 2010, al
punto che - dopo aver sbagliato un rigore anche nella semifinale di Coppa d'Africa persa
contro lo Zambia nel 2010 - aveva annunciato l'intenzione di prendersi un periodo sabbatico
"indefinito" dalla nazionale. La carriera internazionale di Gyan sembrava finita, con una storia fin
troppo banale di un campione privo di forza mentale che non regge alla pressione dell'alto
livello. La resurrezione di Gyan, invece, è diventato il principale miracolo operato da Kwesi
Appiah. Il CT, al ritorno in squadra dell'attaccante pochi mesi dopo il ritiro, ha deciso di
nominarlo capitano della squadra, dichiarando: "Ho realizzato che Gyan è un giocatore amato
moltissimo dagli altri. Lo ascoltano. Quando la squadra è giù, lui li incoraggia, risolleva i loro
spiriti". Gyan ha ricambiato questo rispetto segnando sei reti durante il percorso di
qualificazione mondiale e laureandosi capocannoniere delle qualificazioni africane a pari merito
con gli egiziani Aboutrika e Salah.
Miglior realizzatore nella storia della nazionale e giocatore africano dell'anno per la BBC nel
2010, Gyan è cresciuto nei Liberty Professionals prima di approdare in Italia: due stagioni e
quindici reti in serie B con il Modena, poi portato da Galeone all'Udinese, dove disputa altre
due stagioni, segnando undici gol e centrando una qualificazione in Coppa UEFA. Nel 2008
Gyan passa allo Stade Rennais in Ligue 1 francese e poi al Sunderland nella Premier
League inglese. Dal 2011 l'attaccante gioca nel campionato degli Emirati Arabi Uniti: sono 80
in 65 partite i gol segnati con la maglia dell'al-Ain, con cui ha vinto due scudetti e una
supercoppa.
LA SORPRESA
Buon sangue non mente, e in Ghana il sangue degli Ayew è garanzia di buon calcio. A
dimostrarlo ci sono due fratelli (Jordan e André) tra i ventitré di Kwesi Appiah e un terzo,
Ibrahim, che gioca nell'Asante Kotoko e che ha già vestito la maglia della nazionale maggiore.
Il padre è una leggenda del calcio ghanese, Abédi Pelé: in Italia vestì la maglia del Torino, ma
tra gli anni '80 e '90 la sua carriera lo portò a giocare per Olympique Marsiglia, Lille, Lione e
Monaco 1860. Anche gli zii, Kwame e Sola, vestirono la maglia della nazionale ghanese:
Kwame Ayew ci guadagnò un bronzo olimpico a Barcellona 1992. Anche lui, come il fratello
Abédi, fece capolino anche in Italia, con la maglia del Lecce.
C'è quindi poco da stupirsi del modo con cui Jordan Ayew sta assaltando la posizione da
titolare all'ala sinistra delle Black Stars. Decisiva potrebbe essere la prestazione dell'altro ieri
contro la Corea del Sud: entrato durante il primo tempo per sostituire l'infortunato Majeed
Waris, Ayew ha segnato una tripletta in una partita terminata 4-0. Non brilla per disciplina e il
suo posto in squadra potrebbe essere insidiato dall'avanzamento di Kwadwo Asamoah
-105-
qualora Kwesi Appiah dovesse scegliere di impiegare un giocatore chiave come lo juventino
come ala, ma Jordan Ayew, a giudicare dalle premesse, potrebbe essere la grande sorpresa
del Ghana alla Coppa del Mondo.
Nato nel 1991 a Marsiglia mentre il padre giocava per l'Olympique, Jordan ha trascorso quasi
tutta la sua carriera nella squadra del padre, se si eccettua una parentesi in prestito al Sochaux
nell'ultima stagione. Tredici presenze e cinque gol in maglia ghanese, ha segnato i primi due gol
nell'incontro di qualificazione contro il Lesotho ed è stato incluso tra i convocati alla Coppa
d'Africa 2012. Come il fratello e il padre, Jordan è musulmano osservante.
PROSPETTIVE
Sul campo è la squadra più compatta ed "europea" del calcio africano e vorrà sicuramente
replicare il quarto di finale di quattro anni fa. Il girone però non li agevola affatto, con Germania
e Portogallo favoriti per il passaggio del turno. La grande forza di Kwesi Appiah è quella di
aver portato maggiore coesione a una squadra che negli ultimi anni è stata bloccata
dall'eccessivo personalismo di alcuni suoi interpreti e da qualche limite mentale. Per scippare
un secondo posto contro Özil e Cristiano Ronaldo sarà necessaria tanta disciplina e la
squadra dovrà accendere la luce nello stesso momento e sperare di poter sfruttare il proprio
gioco di contrattacco, per esempio senza passare in svantaggio e trovarsi a rincorrere una
partita contro una squadra che si chiude a proteggere il risultato. Se da una parte sembra
difficile che il Ghana possa riuscire nell'impresa, la cosa non sembra spaventare James Kwesi
Appiah, che nel giorno del sorteggio dei gironi sorrideva sornione e prometteva "un sacco di
sorprese". A Kwesi Appiah piace essere dato per sfavorito: nella stessa condizione ha spuntato
la corsa al posto di CT contro il quotato Marcel Desailly. E forse i pronostici non idilliaci e lo
status di sfavoriti sono ciò di cui Appiah ha bisogno per tenere insieme la squadra e accendere
la scintilla necessaria a sorprendere il "Gruppo della Morte".
CONVOCATI
N.
Pos Giocatore
Data nascita
Squadra
Aduana Stars
Strømsgodset (Nor)
Orlando Pirates (Saf)
Dnipro
Dnipropetrovsk (Ucr)
Porto (Por)
Mamelodi Sundowns (Saf)
Évian (Fra)
Rennes (Fra)
Espérance (Tun)
Milan (Ita)
Hoffenheim (Ger)
Vitesse (Ola)
1
12
16
2
P
P
P
D
Steven Adams
Adam Kwarasey
Fatau Dauda
Samuel Inkoom
28 settembre 1989
12 dicembre 1987
6 aprile 1985
1 giugno 1989
4
15
19
21
23
5
6
7
D
D
D
D
D
C
C
C
Daniel Opare
Rashid Sumaila
Jonathan Mensah
John Boye
Harrison Afful
Michael Essien
Afriyie Acquah
Christian Atsu
18 ottobre 1990
18 dicembre 1992
13 luglio 1990
23 aprile 1987
24 giugno 1986
3 dicembre 1982
5 gennaio 1992
10 gennaio 1992
-106-
8
C
9
10
11
14
17
20
22
3
13
18
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
Emmanuel AgyemangBadu
Kevin-Prince Boateng
André Ayew
Sulley Muntari
Albert Adomah
Mohammed Rabiu
Kwadwo Asamoah
Wakaso Mubarak
Asamoah Gyan
Jordan Ayew
Majeed Waris
2 dicembre 1990
Udinese (Ita)
6 marzo 1987
17 dicembre 1989
27 agosto 1984
13 dicembre 1987
31 dicembre 1989
99 dicembre 1988
25 luglio 1990
22 novembre 1985
11 settembre 1991
19 settembre 1991
Schalke 04 (Ger)
Marseille (Fra)
Milan (Ita)
Middlesbrough (Ing)
Kuban Krasnodar (Rus)
Juventus (Ita)
Rubin Kazan (Rus)
Al-Ain (Eau)
Marseille (Fra)
Spartak Moscow (Rus)
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Guida Brasile 2014, gruppo G: il Portogallo
A cura di : Alessio Dell'Anna
Parlare del Portogallo alle porte di qualsiasi manifestazione internazionale vuol dire come
minimo speculare un po' sulla sua tradizione di bella e perdente, sul suo destino
assolutamente avverso, che pur di compiersi è riuscito a trovare le vie più improbabili e
beffarde (vedi Euro 2004), ma è inevitabile che un’analisi un minimo seria, anche in una
scienza assolutamente inesatta come il calcio, debba tenere conto di qualche dato concreto da
cui partire.
Dove può arrivare questo Portogallo in Brasile? La Seleçao allenata dal giovane di belle
speranze Paulo Bento si presenta un gradino sotto le favoritissime, ma con una storia
recente alle spalle di tutto rispetto: semifinale raggiunta a Euro 2012, persa solo ai rigori contro
la Spagna, e ottavo di finale in Sudafrica raggiunto dopo un girone eliminatorio difficilissimo, e
perso, ancora, contro la Spagna poi campione.
Tante buone prove, quindi, ma poca fortuna, perlomeno nelle urne, che anche questa volta
hanno riserbato ai lusitani un girone della serie "niente scherzi"; esordio a Salvador contro la
Germania di Low, e poi i complicatissimi match contro Ghana e Stati Uniti. Ma il percorso
verso questi i mondiali è stato un cammino irto fin dalle prime battute: nonostante un
girone relativamente facile, con Lussemburgo, Irlanda del Nord, Israele e Azerbaijan, la
sorprendente Russia di Capello ha costretto i lusitani ad agguantare il passaporto per il
-108-
Brasile solo dopo uno spareggio da brividi contro la Svezia; superato poi brillantemente grazie a
ben quattro reti di Cristiano Ronaldo, valse da nulla osta per la conquista del Pallone d’Oro
solo qualche mese dopo.
ANALISI TECNICO TATTICA
Il Portogallo si presenta con una formazione solida, che privilegerà come suo solito il vertice
alto di centrocampo a cercare gli inserimenti sugli esterni dei suoi giocatori migliori.
Fra i pali dovrebbe trovare spazio Rui Patricio, ma Beto, fresco campione d’Europa League
col Siviglia, potrebbe sopravanzare il portiere dello Sporting. Difesa d’esperienza, capeggiata
da Pepe in coppia centrale col veterano Bruno Alves, mentre sugli esterni spazio a João Pereira
(Sporting Lisbona) e Fabio Coentrão. Tanta quantità anche a centrocampo, ma soprattutto
qualità, dove João Moutinho, il geometra di Portimao, costituirà il perno attorno al quale
ruoteranno probabilmente Miguel Veloso e Raul Meireles a fare da diga, ma anche per
innescare le classiche ripartenze sugli esterni. Esterno alto di sinistra sarà ovviamente
Cristiano Ronaldo, con Nani a destra, a supportare quella che sarà probabilmente l’unica vera
punta, cioè uno tra Hugo Almeida e Helder Postiga.
Sulla carta dunque una formazione in grado di giocarsela con chiunque, non fosse altro che
i maggiori grattacapi arrivano proprio dai suoi giocatori migliori.
Cristiano Ronaldo ha rischiato di saltare la finale di Champions, e per lo stesso problema al
ginocchio potrebbe saltare l’importantissima partita d’esordio contro la Germania.
L’intenzione di Paulo Bento sarebbe quella di non schierarlo se non in perfetta condizione, ma
le poco brillanti amichevoli pre-mondiali disputate senza CR7 (solo un gol segnato) potrebbero
tentare l’allenatore a rischiare questa carta. Nemmeno le condizioni di Fabio Coentrão sono le
migliori. Il terzino del Real ha passato una stagione ai margini della rosa, ed è rientrando con
continuità solo nella fase finale, dove, pur giocando una finale di Champions, non ha lasciato il
segno. Che lasci la Spagna per l’Inghilterra, o addirittura il Napoli, non è ancora chiaro, ma di
certo in Brasile il rischio di pagare le sole 10 presenze in Liga è più che concreto. Situazione
ancora più complicata per Nani, in balia degli infortuni per due terzi della stagione, e rientrato
praticamente da comparsa nelle ultime partite di Premier.
Oltre a questo, il Portogallo si porta dietro l’annoso problema di un attacco non all'altezza del
resto dei reparti. Un attacco che oltretutto non arriva nemmeno al massimo della forma. Helder
Postiga, decisivo nelle qualificazioni con cinque gol, ha vissuto la stagione tra panchina e
infortuni, concludendo con un prestito alla Lazio che in pochi ricorderanno. A sostituirlo ci sarà
probabilmente Hugo Almeida. Per lui una buona stagione al Be?ikta?, arricchita da un'ottima
media gol, ma i palcoscenici del mondiale non sono esattamente quelli della Süper Lig turca.
LA STELLA
Parlare di Cristiano Ronaldo è tanto scontato quanto dovuto. Dopo qualche anno in cui ha
dovuto scontare la diffidenza dei suoi tifosi è riuscito alla fine a diventare leader della Seleçao
-109-
caricandosene il peso sulle spalle e guidandola verso traguardi importanti. Ronaldo è diventato
infatti il miglior marcatore di sempre della nazionale davanti a Figo, Eusebio e Pauleta, e
durante le qualificazioni ha trascinato il Portogallo in Brasile con 9 reti. Alle medie gol
devastanti con il Real Madrid si sono affiancate dunque quelle con la nazionale, ora in linea con
quelle degli altri grandi bomber del mondiale; stessa media gol infatti di Messi con
l’Argentina (0,45), solo leggermente inferiore a quelle di Eto’o, Van Persie, Klose e Suarez
(0,5) e di Neymar, Villa e Drogba (0,6). Quello che gli si chiede, cioè essere praticamente quello
che fu Maradona per l’Argentina ai mondiali del 1986 non è però un compito semplice. La
differenza, più che la motivazione, la farà il suo stato di forma fisica, ma certamente il
Portogallo avrà il vantaggio di giocare con quello che in questo momento è probabilmente il
giocatore più forte del mondo.
LA SORPRESA
William Carvalho, classe '92, troverà concorrenza a centrocampo, ma vista la sua ultima
stagione avrà poco da temere. Il giovane centrocampista dello Sporting Lisbona è un mediano
adattabile anche come centrale difensivo, veloce, ma dal fisico possente, con uno straordinario
senso della posizione e 'abilità di recupero palla unita a un'ottima tecnica inedita per un ruolo
come il suo. Già cercato da Inter, Juventus, e soprattutto Manchester United, è arrivato per lui
addirittura l'endorsement di Cristiano Ronaldo dal Real Madrid. Il fatto che Paulo Bento abbia
deciso di farlo esordire in nazionale maggiore proprio nello spareggio mondiale contro la
Svezia è forse un ulteriore indizio che molto probabilmente per lui in Brasile si profili un ruolo
tutt'altro che marginale.
LE PROSPETTIVE
Sulla base di tutto questo è difficile dire quali possano essere le prospettive del Portogallo
a questi mondiali, ma senza dubbio la squadra di Paulo Bento ha il potenziale per arrivare
almeno fra le prime quattro. Importante sarà cercare di centrare il primo posto nel girone,
soprattutto in prospettiva di un possibile scontro agli ottavi contro lo spauracchio Belgio. Come
detto, un ruolo fondamentale lo giocherà la condizione fisica dei suoi giocatori migliori, ma
soprattutto la consapevolezza di poter arrivare a traguardi importanti, quella consapevolezza
che, anche a livello di club, quest’anno è un po’ mancata. Ma dopotutto, se il calcio
portoghese rifornisce da anni le migliori squadre europee, e si presenta regolarmente alle fasi
finali di ogni competizione, un motivo ci sarà. L’entusiasmo che si respira in patria sarà solo un
motivo in più per questo calcio in crescita di poter riuscire a diventare finalmente grande.
CONVOCATI
N.
1
12
22
Pos Giocatore
P
P
P
Eduardo
Rui Patrício
Beto
Data nascita
Squadra
19 settembre 1982
15 febbraio 1988
1 maggio 1982
Braga
Sporting
Sevilla (Spa)
-110-
2
3
5
13
14
D
D
D
D
D
Bruno Alves
Pepe
Fábio Coentrão
Ricardo Costa
Luís Neto
27 novembre 1981
26 febbraio 1983
11 marzo 1988
16 maggio 1981
26 maggio 1988
19
21
4
6
8
10
15
16
17
18
20
7
9
11
23
D
D
C
C
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
André Almeida
João Pereira
Miguel Veloso
William Carvalho
João Moutinho
Vieirinha
Rafa Silva
Raul Meireles
Nani
Silvestre Varela
Rúben Amorim
Cristiano Ronaldo
Hugo Almeida
Éder
Hélder Postiga
10 settembre 1990
25 febbraio 1984
11 maggio 1986
7 aprile 1992
8 settembre 1986
24 gennaio 1986
17 maggio 1993
17 marzo 1983
17 novembre 1986
2 febbraio 1985
27 gennaio 1985
5 febbraio 1985
23 maggio 1984
22 dicembre 1987
2 agosto 1982
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Fenerbahçe (Tur)
Real Madrid (Spa)
Real Madrid (Spa)
Valencia (Spa)
Zenit Saint
Petersburg (Rus)
Benfica
Valencia (Spa)
Dynamo Kyiv (Ucr)
Sporting
Monaco (Fra)
Wolfsburg (Ger)
Braga
Fenerbahçe (Tur)
Manchester United (Ing)
Porto
Benfica
Real Madrid (Spa)
Be?ikta? (Tur)
Braga
Lazio (Ita)
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Guida Brasile 2014, gruppo G: gli Stati Uniti
A cura di : Giacomo Costa
E' stato un lungo cammino quello degli Stati Uniti per il Brasile, terminato nel miglior dei modi
con il primo posto nel girone di qualificazione della CONCACAF e una Gold Cup conquistata in
mezzo. I tifosi saranno in tanti, tantissimi, a volare in Brasile. Gli Stati Uniti sono il paese con
più biglietti comprati, anche se parte di essi appartengono a tifosi del Messico residenti negli
States. Nei Mondiali il miglior risultato è il terzo posto del 1930, anche se allora mancarono
diverse importanti nazionali. Da citare anche i quarti di finale nel 2002, quando gli statunitensi
furono sconfitti per 1-0 dalla Germania (goal di Ballack), partita che crea ancora rammarico per
un tiro salvato di mano da un difensore tedesco sulla linea, con l'arbitro che non concesse il
penalty. Gli USA sono una presenza fissa nella World Cup dal 1990 ad oggi. Nell'ultimo
Mondiale, dopo aver chiuso primi nel girone precedendo l'Inghilterra, Bob Bradley e giocatori
persero contro il Ghana agli ottavi, nei supplementari. Ottimo risultato anche il secondo posto
nella Confederations Cup del 2009, quando la nazionale a stelle e strisce si arrese al Brasile
in finale per 3-2, dopo essere passata in vantaggio per 2-0. In semifinale fu sconfitta addirittura
la Spagna. In bacheca anche 5 Gold Cup e un quarto posto nella Copa America 1995,
competizione che proprio gli Stati Uniti ospiteranno nel 2016.
ANALISI TECNICO - TATTICA
Jurgen Klinsmann può contare su una rosa che gli mette a disposizione (grazie anche alle
scelte) diversi moduli. Per tutte le qualificazioni ha optato per un 4-2-3-1, che dovrebbe essere il
-112-
modulo prediletto, ma potrebbero essere utilizzati anche il 4-3-1-2 (adoperato contro il Messico
a marzo) e un 4-4-2 più coperto.
Curioso il fatto che nei 23 scelti dall'allenatore tedesco ci siano ben 4 giocatori che possono
giocare da terzino destro: Fabian Johnson, che lo ha fatto quest'anno all'Hoffenheim (ma è un
terzino sinistro), Yedlin, Cameron, che è titolare in quel ruolo allo Stoke, e Chandler del
Norimberga. Tuttavia, proprio Chandler dovrebbe agire da centrale, con Johnson a sinistra e
Cameron al centro. Gli altri difensori sono Besler, Beasley, Omar Gonzalez e John Brooks.
Quattro centrocampisti centrali/mediani in rosa (Bradley, Jones, Beckerman e Diskerud),
quattro esterni (Bedoya, Zusi, Davis, Green), un trequartista (Dempsey) e tre prime punte
(Wondolowski, Altidore, Johannsson). I tre portieri sono Howard, Guzan e Rimando.
Dei 23, dieci provengono dalla Major League Soccer, quattro dalla Premier League,
quattro dalla Bundesliga, uno dalla Ligue 1, uno dalla Turchia, uno dalla Norvegia, uno dal
Messico e uno dall'Olanda. Non convocati tutti i giocatori della Championship (in totale sono 7,
più Shea dello Stoke), così come sono stati lasciati a casa Agudelo dell'Utrecht e Boyd del
Rapid Vienna. Una menzione anche per la clamorosa esclusione di Donovan, che ha fatto
discutere parecchio, diventando anche primo argomento di discussione per la nota trasmissione
sportiva Sportscenter.
LA STELLA
Clint Dempsey è la vera e propria stella della squadra. "Deuce" è tornato nella Major League
Soccer, a Seattle, nell'agosto 2013. Precedentemente aveva giocato una buonissima stagione
con il Tottenham, che lo aveva acquistato dal Fulham. Proprio con i cottagers disputò
un'annata strepitosa nel 2011/12 quando siglò 17 reti nella sola Premier League. I suoi
inserimenti in area di rigore, le sue invenzioni in fase di rifinitura, saranno fondamentali per le
speranze di qualificazione a stelle e strisce.
LA SORPRESA
Graham Zusi potrebbe essere la sorpresa, per chi non segue assiduamente la nazionale
statunitense o la Major League Soccer. L'ala, nata nel 1986, dello Sporting Kansas City è già
in odor di Premier League da tempo. E' un giocatore intelligente tatticamente, dalla buona
tecnica e visione di gioco, molto resistenze ma non velocissimo. Tra i suoi punti di forza i calci
d'angolo, che calcia in modo perfetto. Stesso discorso per Matt Besler, difensore centrale del
1987 proprio dello Sporting Kansas City. Partirà titolare e anche lui ha diverse squadre di
Premier League che lo osservano. Da citare anche Johannsson (bomber 23enne dell'AZ),
Brooks (centrale 20enne dell'Hertha) e Julian Green (baby fenomeno del '95 del Bayern),
anche se non dovrebbero partire da titolari.
ASPETTATIVE
Gli USA sono capitati nel girone "della morte" con Ghana, Germania e Portogallo. Oltre ai
-113-
tedeschi e ai portoghesi anche il Ghana è un avversario ostico, decisamente, senza contare
che la nazionale africana rappresenta la bestia nera di Dempsey e compagni. Il primo match
sarà proprio contro le black stars e sarà fondamentale una vittoria se si vuole sperare nel
passaggio del turno.
CONVOCATI
N.
1
12
22
2
3
5
6
7
20
21
23
4
10
11
13
14
15
16
19
8
9
17
18
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
Tim Howard
Brad Guzan
Nick Rimando
DeAndre Yedlin
Omar Gonzalez
Matt Besler
John Brooks
DaMarcus Beasley
Geoff Cameron
Timothy Chandler
Fabian Johnson
Michael Bradley
Mikkel Diskerud
Alejandro Bedoya
Jermaine Jones
Brad Davis
Kyle Beckerman
Julian Green
Graham Zusi
Clint Dempsey (captain)
Aron Jóhannsson
Jozy Altidore
Chris Wondolowski
Data nascita
Squadra
6 marzo 1979
9 settembre 1984
17 giugno 1979
9 luglio 1993
11 ottobre 1988
11 febbraio 1987
28 gennaio 1993
24 maggio 1982
11 luglio 1985
29 marzo 1990
11 dicembre 1987
31 luglio 1987
2 ottobre 1990
29 aprile 1987
3 novembre 1981
8 novembre 1981
23 aprile 1982
6 giugno 1995
18 agosto 1986
9 marzo 1983
10 novembre 1990
6 novembre 1989
28 gennaio 1983
Everton (Ing)
Aston Villa (Ing)
Real Salt Lake
Seattle Sounders FC
LA Galaxy
Sporting Kansas City
Hertha Berlino (Ger)
Puebla (Mex)
Stoke City (Ing)
Eintracht Frankfurt (Ger)
Borussia M'gladbach (Ger)
Toronto FC
Rosenborg (Nor)
Nantes (Fra)
Be?ikta? (Tur)
Houston Dynamo
Real Salt Lake
Bayern Monaco (Ger)
Sporting Kansas City
Seattle Sounders FC
AZ (Olanda)
Sunderland (Ing)
San Jose Earthquakes
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Guida Brasile 2014, gruppo H: il Belgio
A cura di : Nicola Chessa
In un mondiale che già da adesso verrà ricordato come quello delle grandi assenze il Belgio di
Marc Wilmots arriva in Brasile con una rosa intatta. Les garçons terribles sono pronti a
estasiare il pubblico carioca, pronti a stupire tutti, pronti se è necessario ad assumere il ruolo di
mina vagante. In questi ultimi anni les diables rouges hanno avuto una crescita notevole
complice un cambio generazionale favorevole. La storia del Belgio nella coppa del Mondo
conta di 12 partecipazioni ma è bizzarro notare come prima del primo mondiale giocato in
Uruguay, il Belgio fu vincitore di un Olimpiade di Anversa nel 1920, competizione che venne poi
vinta nel 24' e nel 28' dall'Uruguay che ancora oggi sente quei titoli suoi segando nella maglia
quattro stelle e non due come i mondiali riconosciuti dalla Fifa.
Il Belgio però non ha mai sentito sua quella vittoria. In Uruguay nel 1930 fu una delle poche
nazionali europee a compiere il viaggio transatlantico e la figura fu pessima. con l'eliminazione
patita al primo turno dopo le sconfitte con Stati Uniti e Paraguay. Stessa sorte accadde nei
mondiali del 34', 38', 54' e nel 70'. Proprio nei mondiali messicani il Belgio ottenne la prima
vittoria nella coppa del Mondo contro El Salvador. Ma le sconfitte successive contro U.R.S.S e
Messico costrinse i rossi a lasciare il mondiale anzitempo. Nel 1980 ebbe inizio un periodo
florido per il Belgio con la finale degli Europei conquistata e persa contro la Germania Ovest,
les diables rouges si presentano nell'82' in Spagna e fanno un 'ottima impressione vincendo il
girone e venendo eliminati soltanto nel secondo turno da U.R.S.S e Polonia.
-115-
Nell'86 ottiene il suo miglior piazzamento in un mondiale. Si qualifica come miglior terza e e
batte per la prima volta agli ottavi l'U.R.S.S e ai quarti la Spagna. Verrà eliminato in semifinale
dall'Argentina con un Diego Maradona in versione divina. I mondiali del 1990 sono sicuramente
quelli che hanno fatto più male ai tifosi belgi. In Italia infatti vennero eliminati agli ottavi
dall'Inghilterra con un gol all'ultimo minuto dei supplementari di David Platt. Quattro anni più
tardi negli Stati Uniti capita la stessa sorte ma questa volta i giustizieri belgi sono i tedeschi che
vincono agli ottavi per 3-2. Il 98' è il Mondiale dei pareggi, tre punti, rispettivamente contro
Olanda, Messico e Corea del Sud, e eliminazione al primo turno. Nel 2002 il Belgio viene
eliminato dal Brasile agli ottavi di finale dopo essersi vista annullare nel primo tempo un gol
regolare di Marc Wilmots. Dodici anni di buio hanno permesso ai diavoli rossi di ripartire, proprio
con Wilmots che con i suoi ragazzi ha superato con estrema facilità ottenendo otto vittorie e due
pareggi. The Future is now.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Soltanto nel 2010 la squadra di Marc Wilmots era la numero 62 del Ranking Fifa. Ora si trova
a partecipare a un mondiale come teste di serie e come numero 5 al mondo, posizione che fa
di questa nazionale la vera outsider dei mondiali brasiliani. In porta il c.t Wilmots potrà contare
su uno come Courtois, campione della Liga e vice campione d'Europa con l'Atletico Madrid. Il
portierone di Bree, cittadina di 14.000 abitanti, ha stupito tutti quest'anno con prestazioni
eccellenti tanto che ha fatto si che il tecnico del Chelsea Josè Mourinho lo riportasse in
Inghilterra per la prossima stagione. Per chi pensa che la difesa sia il punto debole si sbaglia di
grosso. Nelle retrovie il Belgio potrà contare sull'esperienza di gente come Verthonghen, Van
Buyten e Kompany con Alderweireld che sgalopperà sulla fascia sinistra. Vermaelen, Gillet e
Lombaerts scalpitano per un posto da titolare in panchina. La vera gatta da pelare è a
centrocampo con tanti giocatori che possono giocare. Per il momento Wilmots si affida alla diga
formata da Fellaini e Dembelè con Witsel che parte in questo momento sfavorito rispetto a
questi due. Le tre pedine di cui sicuramente i diavoli rossi non possono fare a meno sono
Hazard, De Bruyne e Mirallas, con quest'ultimo che parte favorito rispetto a Mertens. In avanti
il Belgio affiderà le sue speranze nella macchina da gol Lukaku, anche se in questi ultimi giorni
si è parlato di un suo leggero infortunio che rischia di fargli saltare la gara inaugurale contro
l'Algeria
LA STELLA
Classe 1991. Così giovane e pure così esperto. Si perché Eden Hazard la maglia della
nazionale maggiore la veste dal 2008, da quando aveva solo 16 anni. Un balzo che lo ha
portato dalle partite dell' Under 19 a quelle nei grandi palcoscenici mondiali. Con la nazionale
belga Eden conta 45 presenze e 6 gol, pochi è vero ma la sua qualità e far segnare. Cresciuto
nelle giovanili del Lille, comincia nel 2017 la prima esperienza in Ligue 1 che lo porterà poi a
conquistare un double nel 2012, vincendo il campionato e la coppa di Francia, e a collezionare
145 presenze e 36 gol. Nell'estate del 2012 Roman Abramovich non ci pensa su e sborsa nelle
casse del Lille 40 milioni di euro. Con la maglia del Chelsea conquista subito una Champions
ma per infortunio non disputa la finale. A soli 23 anni Hazard è la stella indiscussa del Belgio,
-116-
l'uomo che può far sognare una nazione intera.
LA SORPRESA
Immancabile nella formazione titolare è David De Bruyne. Un altro talento del calcio belga, ma
questi rispetto a Eden Hazard ha avuto minor fortuna o forse è meglio dire minor possibilità di
metter in mostra le sue doti. Acquistato dal Genk nel 2008 diventa a soli 16 anni un punto
cardine della squadra con prestazioni eccellenti. Nel 2012 il Chelsea lo acquista e lo manda in
prestito per formarsi. Ovunque vada fa bene, prima con il Genk poi in Germania con il Werder
Brema dove realizza 10 reti in 33 presenze da centrocampista avanzato. Il ritorno ai blues è
immediato ma David trova poco spazio e decide di cambiare area. Abramovich dopo aver
cercato in tutti i modi di convincere il ragazzo a rimanere decide di accettare l'offerta di 16
milioni di sterline del Wolfsburg. Questo mondiale potrebbe consacrare il suo talento che sino a
questo momento è rimasto troppo nascosto.
PROSPETTIVE
Il Belgio arriva ai mondiali consapevole di essere una squadra che farà paura a molti. Nel
girone dovrà affrontare Algeria, Corea del Sud e Russia, con la squadra di Capello che sarà
sicuramente la squadra più temibile del girone. I diavoli rossi non dovranno specchiarsi troppo
però perché in un mondiale tutte le partecipanti daranno il massimo. Il vero tabù per il Belgio
sarà superare gli ottavi, fase che l'ha visto per troppe volte venire eliminato anche
immeritatamente.
CONVOCATI
N.
1
12
13
2
3
4
5
15
18
21
23
6
7
8
16
19
22
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
Thibaut Courtois
Simon Mignolet
Sammy Bossut
Toby Alderweireld
Thomas Vermaelen
Vincent Kompany
Jan Vertonghen
Daniel Van Buyten
Nicolas Lombaerts
Anthony Vanden Borre
Laurent Ciman
Axel Witsel
Kevin De Bruyne
Marouane Fellaini
Steven Defour
Mousa Dembélé
Nacer Chadli
Data nascita
Squadra
11 maggio 1992
6 agosto 1988
11 agosto 1985
2 marzo 1989
14 novembre 1985
10 aprile 1986
24 aprile 1987
7 febbraio 1978
20 marzo 1985
24 ottobre 1987
5 agosto 1985
12 gennaio 1989
28 giugno 1991
22 novembre 1987
15 aprile 1988
16 luglio 1987
2 agosto 1989
Atlético Madrid (Spa)
Liverpool (Ing)
Zulte Waregem
Atlético Madrid (Spa)
Arsenal (Ing)
Manchester City (Ing)
Tottenham Hotspur (Ing)
Bayern Munich (Ger)
Zenit (Rus)
Anderlecht
Standard Liège
Zenit (Rus)
Wolfsburg (Ger)
Manchester United (Ing)
Porto (Por)
Tottenham Hotspur (Ing)
Tottenham Hotspur (Ing)
-117-
9
10
11
14
17
20
A
A
A
A
A
A
Romelu Lukaku
Eden Hazard
Kevin Mirallas
Dries Mertens
Divock Origi
Adnan Januzaj
13 maggio 1993
7 gennaio 1991
5 ottobre 1987
6 maggio 1987
18 aprile 1995
5 febbraio 1995
-118Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)
Everton (Ing)
Chelsea (Ing)
Everton (Ing)
Napoli (Ita)
Lille (Fra)
Manchester United (Ing)
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Guida Brasile 2014, gruppo H: l’Algeria
A cura di : Edoardo Del Principe
Per l'Algeria questo è il quarto mondiale, secondo di seguito come successe nell' 82’-86’, la
storia si ripete nel quadriennio tra il 2010 e il 2014. La nazionale di Vahid Halilhodži? si
presenta al mondiale dopo aver vinto le ultime due amichevoli con Armenia e Romania
denotando un buono stato di forma e un solido gioco. Nel girone H le Volpi del deserto
affronterano la possibile rivelazione del torneo ovvero il Belgio, la Russia di Capello e la Corea
Del Sud.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Si potrebbe pensare all’Algeria come una nazionale poco esperta ma molti dei suoi convocati
sono presenti nei maggiori campionati europei tra Spagna, Italia e Francia per la maggiore.
Halilhodži? è solito proporre un 4-3-3 con le ali molto larghe a far il doppio turno sia da
centrocampisti che da attaccanti, compito richiesto soprattutto a Feghouli che nel Valencia si
alterna tra la fascia sinistra e la trequarti di centrocampo. L’Algeria inoltre può contare anche su
un terzino duttile come Ghoulam, abile sia in fase offensiva che difensiva, capace
all’occorrenza di spostarsi anche come ala. Le chiavi del centrocampo saranno affidate
a Taider per la cabina di regia, Bentaleb si occuperà delle incursioni offensive, con 15
presenze in Premier ci si aspetta molto da lui, e probabilmente uno tra Medjani e Yebda per la
fase di contenimento.
-119-
Davanti si spera di ritrovare un Ghilas al top della forma, in dubbio sino all’ultimo per il
mondiale. L’attaccante del Porto, reduce da una stagione poco fortunata che lo ha visto
segnare solo un gol nel campionato portoghese, è sicuramente il maggior punto interrogativo
dei 23 convocati per il Brasile. Capitan Bougherra e Cadamuro invece saranno i centrali della
formazione: il primo ha una lunga esperienza nei Rangers di Glasgow, roccioso e fisico è un
pilastro oramai da anni della difesa algerina. Cadamuro si è riadattato centrale dopo essere
stato, per la maggior parte del suo tempo alal Real Sociedad, un terzino.
LA STELLA
Senza dubbio Feghouli sarà il vero trascinatore di questa Algeria. Indipendentemente dal piede
magico, il giocatore del Valencia riuscirà ad essere una minaccia per la sua ambivalenza sia da
assist man che da rifinitore, senza contare le sue doti sotto il punto di vista fisico, un marciatore,
sostanza e qualità. Doppio passaporto per lui che, dopo aver giocato con l’Under 21 francese,
scelse l’Algeria con cui ha collezionato sino ad ora 19 presenze e 5 gol.
LA RIVELAZIONE
Il giocatore da cui ci si aspetta il maggior salto di qualità è senza dubbio l’interista Taider ma tra
gli outsider che potrebbero avere il loro ruolo durante questo mondiale non è da escludere che
l’ala offensiva della Dinamo Zagabria, El Arbi Hillel Soudani, potrebbe riservarci delle
sorprese. Nel suo primo campionato croato ha collezionato 31 presenze con 16 gol e 7 assist,
un rullino impressionante per un giocatore venuto dal Portogallo che con questa stagione ha
quadruplicato il suo valore di mercato. 22 presenze ed 11 gol con la nazionale maggiore, non si
fa fatica ad immaginare una sua marcatura in questo torneo.
PROSPETTIVE
Il girone è veramente impegnativo per l'Algeria ma niente è scontato in manifestazioni di questo
livello. Il Belgio è avviato verso la conquista del primo posto nel girone, ma l'età media
parecchio bassa dei diavoli rossi può giocare un brutto scherzo agli uomini di Wilmots. La
Russia è sicuramente più esperta e navigata e può contare su uno dei migliori portieri del
mondo, ovvero Akinfeev. La Corea del Sud apparentemente sembra la squadra cuscinetto del
girone, il terzo posto quindi è l’ipotesi più probabile delle quattro.
CONVOCATI
N.
Pos Giocatore
1
16
P
P
23
2
3
P
D
D
Cédric Si Mohamed
Mohamed
Zemmamouche
Raïs M'Bolhi
Madjid Bougherra
Faouzi Ghoulam
Data nascita
Squadra
9 gennaio 1985
19 marzo 1985
CS Constantine
USM Alger
25 aprile 1986
7 ottobre 1982
1 febbraio 1991
CSKA Sofia (Bul)
Senza squadra
Napoli (Ita)
-120-
4
5
6
12
17
20
22
7
8
10
11
14
18
19
9
13
15
21
D
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
Essaïd Belkalem
Rafik Halliche
Djamel Mesbah
Carl Medjani
Liassine Cadamuro
Aïssa Mandi
Mehdi Mostefa
Hassan Yebda
Medhi Lacen
Sofiane Feghouli
Yacine Brahimi
Nabil Bentaleb
Abdelmoumene Djabou
Saphir Taïder
Nabil Ghilas
Islam Slimani
El Arbi Hillel Soudani
Riyad Mahrez
1 gennaio 1989
2 settembre 1986
9 ottobre 1984
15 maggio 1985
5 marzo 1988
22 ottobre 1991
30 agosto 1983
14 maggio 1984
15 maggio 1984
26 dicembre 1989
8 febbraio 1990
24 novembre 1994
31 gennaio 1987
29 febbraio 1992
20 aprile 1990
18 giugno 1988
25 novembre 1987
21 febbraio 1991
-121Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)
Watford (Ing)
Académica (Por)
Livorno (Ita)
Valenciennes (Fra)
Mallorca (Spa)
Reims (Fra)
Ajaccio (Fra)
Udinese (Ita)
Getafe (Spa)
Valencia (Spa)
Granada (Spa)
Tottenham Hotspur (Ing)
Club Africain (Tun)
Internazionale (Ita)
Porto (Por)
Sporting Lisbon (Por)
Dinamo Zagreb (Cro)
Leicester City (Ing)
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Guida Brasile 2014, gruppo H: la Russia
A cura di : Matteo Mongelli
Belgio, Corea del Sud, Algeria. Un girone alla portata per la Russia di Fabio Capello, che
deve riscattare la brutta parentesi di Euro 2012 sotto la guida di Advocaat. Convinto dalla RFU
con un ricco contratto a lungo termine, l'ex tecnico - tra le altre - di Roma e Real Madrid si è
però ritrovato con una rosa alquanto vecchia, priva di ricambi generazionali di alta caratura (se
si escludono Dzagoev e Kokorin, che devono ancora affermarsi però a livello internazionale).
La rosa è composta da molti veterani (V.Berezutskiy, Ignashevich, Kerzhakov per fare
qualche nome dei più noti) e una manciata di giovani che bene hanno fatto nell'ultima stagione
(Semenov del Terek Grozny, Mogilevets e Kanunnikov, vivaio Zenit e futuri compagni di
squadra al Rubin). Pesante sarà l'assenza di Roman Shirokov, forse il miglior calciatore russo
convocabile ma rimasto KO e dunque non partito per la spedizione in terra carioca. Una
curiosità: tutti i giocatori convocati da Capello provengono dalla RPL.
ANALISI TECNICO-TATTICA
Dovrebbe oscillare tra il 4-2-3-1 ed il 4-3-3 il posizionamento tattico russo ai mondiali carioca.
Molto dipenderà infatti dalla posizione del talentino dello Zenit Oleg Shatov, capace di agire sia
come mezzala che come trequartista. Tra i pali davanti ad Akinfeev, eletto miglior portiere
dell'ultima RPL dove ha vinto il secondo titolo consecutivo con il CSKA Mosca, la coppia
-122-
centrale sarà composta dai compagni di club Vasily Berezutskiy e Sergey Ignashevich,
rispettivamente trentuno e trentaquattro anni, all'ultima competizione iridata della carriera ma
ancora senza sostituti in vista di quel mondiale casalingo che tutti, sotto il Cremlino, aspettano.
Si tratta di una coppia affiatata, ma che negli anni ha sempre mostrato diversi problemi,
soprattutto contro avversari piuttosto rapidi, che sarà messa a dura prova specie nella partita
contro i giovanotti belga. A sinistra dovrebbe agire Georgi Schennikov, mentre a destra sarà
ballottaggio tra Aleksey Kozlov della Dinamo e l'adattabile Andrey Eschenko, uno dei pochi
giocatori rimasti nel derelitto e retrocesso Anzhi, che cercherà di sfruttare il mondiale per
mettersi in mostra.
In mezzo al campo, detto già della posizione ambigua ed ambivalente di Shatov, giocheranno
Igor Denisov, reduce da una stagione in chiaroscuro, con il passaggio dallo Zenit alla Dinamo
passando per l'Anzhi, e Viktor Fayzulin, diventato elemento imprescindibile dello Zenit targato
Villas Boas e meritatamente convocato per la spedizione brasiliana. Rimarranno invece in
panchina, almeno all'inizio, Denis Glushakov e soprattutto Pavel Mogilevets (convocato al
posto dell'infortunato Shirokov) che dalle giovanili dello Zenit a gennaio si è ritrovato titolare al
rinnovato Rubin Kazan, offrendo prestazioni di buon livello e lasciando intravedere di poter
diventare un buon giocatore in futuro. Passando agli esterni offensivi, spazio a destra ad
Aleksandr Samedov, reduce da una buona stagione nella sorprendente Lokomotiv, mentre a
sinistra sfida tra il rinato Yuri Zhirkov, che qualche giorno fa ha trovato il primo goal con la
casacca della nazionale, ed il talento Alan Dzagoev, che ha finora sempre steccato nelle sfide
importanti, dalla tecnica sopraffina ma dal carattere fin troppo fragile. Per il ruolo di punta
centrale nelle amichevoli Aleksandr Kokorin, classe 1991, parte favorito sul sempreverde
Aleksandr Kerzhakov, reduce per la verità da una stagione non granchè allo Zenit.
LA STELLA
Occhi puntati, in Brasile, su Alan Dzagoev e Aleksandr Kokorin. Giovani (anche se non
troppo), immaturi (l'anno scorso il secondo fu coinvolto in uno scandalo dopo che foto di lui e
Mamaev nella vasca da bagno insieme uscirono sui giornali russi), discontinui e a volte fin
troppo presuntuosi, sono il futuro su cui si dovrà puntare per non sfigurare nel mondiale che si
terrà tra quattro anni. Trequartista/esterno offensivo il primo, nelle amichevoli ha dimostrato
quasi svogliatezza ed indolenza: la speranza è che si sia trattenuto per il più bello. Punta
centrale/seconda punta il secondo - perdonate il gioco di parole - che alla Dinamo aveva trovato
in Kuranyi un compagno di reparto valido. In nazionale, da solo, riuscirà a reggere tutto il peso
offensivo?
LA SORPRESA
Parlare di sorpresa, per una squadra come la Russia, dove i giocatori sono conosciuti a livello
internazionale, è abbastanza complesso. Si finisce così a parlare dei tre giocatori convocati a
sorpresa: Maksim Kanunnikov, vivaio Zenit, la scorsa stagione nell'Amkar, per la prossima già
acquistato dal Rubin. E' stato preferito al vicecannoniere della RPL Artem Dzyuba per la sua
duttilità tattica: impiegato in passato come seconda punta, è stato riscoperto da Khuzin prima e
-123-
da Cherchesov poi come esterno mancino nel tridente sulla trequarti. Se dovesse riuscire a
ritagliarsi un po' di minutaggio, potrebbe lasciare intravedere qualche cosa di buono. Più
improbabile invece che giochino Andrey Semenov, difensore che ha chiuso la stagione alla
grandissima al Terek, ma che rappresenta la quarta scelta del reparto arretrato, e Pavel
Mogilevets, chiamato soltanto per l'infortunio di Shirokov.
PROSPETTIVE
L'obiettivo è raggiungere almeno gli ottavi di finale. Senza una vera e propria corazzata nel
girone, favoriti per il passaggio del turno insieme al Belgio, per la Russia una prematura
eliminazione - come successe nell'Europeo del 2012 - sarebbe un boccone amaro da mandare
giù. Per il resto, tutto quanto verrà in più sarà considerato un buon risultato. Le amichevoli (1-0
alla Slovacchia, 1-1 con la Norvegia, 2-0 al Marocco) hanno dato alcune buone indicazioni ma
anche diversi punti su cui lavorare, come le amnesie difensive e la lentezza nel giro-palla russo.
Per lavorarci su, c'è ancora qualche giorno.
I CONVOCATI
N.
1
12
16
2
3
4
5
13
14
22
23
7
8
10
15
17
18
19
20
21
6
9
11
Pos Giocatore
P
P
P
D
D
D
D
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
Igor Akinfeev
Yuri Lodygin
Sergey Ryzhikov
Aleksei Kozlov
Georgi Schennikov
Sergei Ignashevich
Andrey Semyonov
Vladimir Granat
Vasili Berezutski
Andrey Yeshchenko
Dmitri Kombarov
Igor Denisov (Captain)
Denis Glushakov
Alan Dzagoev
Pavel Mogilevets
Oleg Shatov
Yuri Zhirkov
Aleksandr Samedov
Viktor Fayzulin
Aleksei Ionov
Maksim Kanunnikov
Aleksandr Kokorin
Aleksandr Kerzhakov
Data nascita (età)
Squadra
8 aprile 1986
26 maggio 1990
19 settembre 1980
16 novembre 1986
27 aprile 1991
14 luglio 1979
24 marzo 1989
22 maggio 1987
20 giugno 1982
9 febbraio 1984
22 gennaio 1987
17 maggio 1984
27 gennaio 1987
17 giugno 1990
25 gennaio 1993
29 luglio 1990
20 agosto 1983
19 luglio 1984
22 aprile 1986
18 febbraio 1989
14 luglio 1991
19 marzo 1991
27 novembre 1982
CSKA Moscow
Zenit Saint Petersburg
Rubin Kazan
Dynamo Moscow
CSKA Moscow
CSKA Moscow
Terek Grozny
Dynamo Moscow
CSKA Moscow
Anzhi Makhachkala
Spartak Moscow
Dynamo Moscow
Spartak Moscow
CSKA Moscow
Rubin Kazan
Zenit Saint Petersburg
Dynamo Moscow
Lokomotiv Moscow
Zenit Saint Petersburg
Dynamo Moscow
Rubin Kazan
Dynamo Moscow
Zenit Saint Petersburg
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Guida Brasile 2014, gruppo H: la Corea del Sud
A cura di : Edoardo Battaglion
La Corea del Sud di Hong Myung-Bo si è qualificata ai mondiali brasiliani non senza qualche
grattacapo, riuscendo a strappare un posto per la coppa del mondo sudamericana solo grazie
alla differenza reti a discapito dell'Uzbekistan: un solo goal in più ha permesso alla tigri
asiatiche di partecipare al mondiale. La Corea del Sud è una delle nazionali asiatiche con più
partecipazioni alla coppa del mondo, assodando il fatto che vi partecipa in maniera ininterrotta
sino dal 1986. Il migliore risultato arrivò nel 2002 nei mondiali casalinghi tanto “chiaccherati”,
quando i coreani riuscirono ad arrivare quarti. Le tigri asiatiche sono state sorteggiate nel
girone H, composto da Russia, Belgio ed Algeria. La Corea attualmente occupa la 58°
posizione nel ranking FIFA.
ANALISI TECNICO-TATTICA
I coreani possiedono un ottimo reparto avanzato, la presenza di un centravanti di esperienza
come Park Chu Yong permette una valida soluzione all'interno dell'area. L'attaccante del
Watford fa del gioco aereo, nonostante non sia dotato di una stazza imponente, la sua
caratteristica migliore. Le rapide ali di cui dispone il tecnico Hong Myung-Bo arriveranno sul
fondo per crossare in mezzo palloni utili per il sopracitato centravanti. In attacco le alternative
non mancano, visto che in panchina la Corea del Sud dispone di un attaccante giovane, ma
con una certa esperienza, Ji Dong-Won, punta dell'Ausburg. Lo snodo dell'azione offensiva
passerà dai piedi educati di Son Heung-Min vero leader di questa compagine. La cerniera di
-125-
centrocampo ha sicuramente molta esperienza nei rispettivi campionati: Koo Ja-Cheol è
un calciatore interessante e Kim Bo-Kyung, retrocesso con il Cardiff quest'anno, rappresenta
un elemento di tutto rispetto a livello di mediani.
I problemi sicuramente si possono imputare al reparto arretrato che sembra essere in deficit di
quella esperienza necessaria per disputare una competizione come il mondiale. Gli elementi
della linea difensiva giocano quasi esclusivamente nel proprio paese o nel più quotato
Giappone, ove comunque le realtà calcistiche sono sicuramente minori e mediocri. Parlando
puramente di tattica possiamo aspettarci una manovra piuttosto rapida e corale, votata ad una
serie infinita di movimenti e sovrapposizioni, sfruttando la proverbiale rapidità delle Tigri
Asiatiche. In termini atletici di velocità e resistenza le qualità dei coreani sono indubbie, ma
rimane un incognita la prestanza fisica di quest'ultimi. I centimetri e la prepotenza fisica sono
qualità che non rientrano nel bagaglio della Corea del Sud, perciò sembra ampiamente
preventivabile una certa sofferenza sui calci piazzati a sfavore e nella riconquista del pallone.
Un gioco palla a terra come si auspica di vedere Hong Myung-Bo potrà in parte sopperire a
queste carenze. La giornata di Son Heung-Min la dirà lunga sulle sorti delle TIgri Asiatiche,
nonostante il gioco collettivo sia un marchio di fabbrica della compagine asiatica.
LA STELLA
La Corea del Sud conta un parco di giocatori piuttosto interessanti di giovane età che giocano
nei più prestigiosi campionati europei, però uno su tutti spicca: Son Heung-Min. L'attaccante
del Bayer Leverkusen, classe '92, rappresenta il fulgore del calcio orientale. Nato
calcisticamente all'Amburgo si è trasferito alla corte delle “aspirine” per una cifra intorno ai 10
milioni di euro. Heung-Min è un calciatore piuttosto duttile in grado di ricoprire il ruolo di punta
centrale grazie alla sua buona fisicità, ma ha fatto intravedere le prestazioni migliori da esterno
d'attacco. La velocità ed il dribbling sono il suo punto forte che terrorizza ogni difesa, oltre ad
una conclusione secca e precisa. Non a caso è stato più volte etichettato come uno dei migliori
talenti del continente orientale e l'investimento del Leverkusen non è stato sicuramente esiguo.
Nella Corea del Sud Heung-Min gioca sull'esterno, lasciando la posizione di centravanti al
navigato Park Chu Yong. Lo stesso giocatore del Watford, in passato in forza all'Arsenal, è un
elemento fondamentale nelle gerarchie di Myung-Bo. Uno dei pochi, fra le fila dei sud coreani,
abile nel colpo di testa potrà rivelarsi decisivo sotto porta, ma anche determinante in fase
difensiva.
LA SORPRESA
Il giocatore che potrà sorprendere i telespettatori meno navigati nel calcio sud coreano è
sicuramente Koo Ja-Cheol, capitano delle tigri asiatiche. Koo, classe 89', è dal 2011 un
giocatore della Bundesliga ed ha vestito le maglie di Ausburg e Wolfsburg, attualmente
indossa i colori dei bavaresi del Mainz. Koo è un instancabile centrocampista centrale dotati di
un ottima resistenza, oltre ad essere un giocatore completo, sia a livello tecnico che fisico.
Nonostante la predisposizione alla fatica, è un buon velocista, abbinata ad un discreto controllo
palla che gli permette di cavarsela al meglio nelle situazioni spinose a centrocampo. Dotato di
-126-
un piede educato, dalla media distanza Koo è uso colpire con il suo destro al veleno. Un altro
giocatore che si rivelerà importante per le sorte dei coreani è Lee Keun-Ho, giocatore dello
Sangju Sangmu, classe 85'. Keun-Ho di professione fa l'ala ed ha raggiunto la propria maturità
calcistica in questo ruolo, le sue doti migliore sono un elevata velocità individuale che gli
permette di infilarsi fra le maglie della difesa avversaria ed una pregevole attitudine al dribbling,
tramite la qualI è in grado di creare la superiorità numerica e mandare i compagni in rete.
PROSPETTIVE
La Corea del Sud non rappresenta di certo una delle compagini più quotate alla conquista del
titolo, ma non è da sottovalutare l'attitudine alla resistenza ed al duro lavoro delle squadre
asiatiche. Il clima torrido che si respira in Brasile può essere un surplus per i coreani,
tradizionalmente predisposti a grandi cavalcate e partite di sacrificio. Le tigri asiatiche
realisticamente potranno raggiungere gli ottavi se riusciranno a giocarsela con la Russia, in
caso contrario è preventivabile un 3° posto nel girone dietro agli stessi sovietici ed il Belgio.
CONVOCATI
N.
Pos Giocatore
Data nascita
Squadra
Suwon Bluewings
Ulsan Hyundai
Busan IPark
Kashiwa Reysol (Gia)
Queens Park Rangers (Ing)
Al-Hilal (Sau)
Guangzhou
Evergrande (Cina)
Sanfrecce Hiroshima (Gia)
Ulsan Hyundai
Augsburg (Ger)
Mainz 05 (Ger)
Cardiff City (Ing)
Beijing Guoan (Cina)
Mainz 05 (Ger)
Kashiwa Reysol (Gia)
Guangzhou R&F (Cina)
Swansea City (Ing)
Bolton Wanderers (Ing)
Bayer Leverkusen (Ger)
Arsenal (Ing)
Sangju Sangmu
Ulsan Hyundai
Borussia Dortmund (Ger)
1
21
23
2
3
4
5
P
P
P
D
D
D
D
Jung Sung-Ryong
Kim Seung-Gyu
Lee Bum-Young
Kim Chang-Soo
Yun Suk-Young
Kwak Tae-Hwi
Kim Young-Gwon
4 gennaio 1985
30 settembre 1990
2 aprile 1989
12 settembre 1985
13 febbraio 1990
8 luglio 1981
27 febbraio 1990
6
12
20
22
7
8
13
14
15
16
17
9
10
11
18
19
D
D
D
D
C
C
C
C
C
C
C
A
A
A
A
A
Hwang Seok-Ho
Lee Yong
Hong Jeong-Ho
Park Joo-Ho
Kim Bo-Kyung
Ha Dae-Sung
Koo Ja-Cheol
Han Kook-Young
Park Jong-Woo
Ki Sung-Yueng
Lee Chung-Yong
Son Heung-Min
Park Chu-Young
Lee Keun-Ho
Kim Shin-Wook
Ji Dong-Won
27 giugno 1989
24 dicembre 1986
12 agosto 1989
16 gennaio 1987
6 ottobre 1989
2 marzo 1985
27 febbraio 1989
29 aprile 1990
10 marzo 1989
24 gennaio 1989
2 luglio 1988
8 luglio 1992
10 luglio 1985
11 aprile 1985
14 aprile 1988
28 maggio 1991
-127Powered by TCPDF (www.tcpdf.org)