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Attualità
periodico indipendente
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Anno XXXVI - n. 6 - GIUGNO 2014 - distribuzione gratuita
www.ilbassoadige.it - e-mail: [email protected] - 37045 Legnago (Verona)
LA NAVIGAZIONE DALL’ADIGE AL PO
TRA TORRI E PALUDI
Un volume sulla storia idrogeografica del
Basso Veronese, opera di Remo Scola Gagliardi
di Pierantonio Braggio
VIENNA: GIORNATE SALIERIANE
di Gianni Galetto
Fortemente voluta dal Comitato Legnago per Salieri, è stata recentemente realizzata a Vienna una sentita manifestazione musicale in onore
del grande compositore legnaghese.
Il Comitato Legnago per Salieri, costituito da alcuni anni per valorizzare le opere di Salieri e per verificarne la possibilità di trasferire
a Legnago i suoi resti mortali, grazie all’intraprendente Presidente
Loretta Paola Giacomelli, ha promosso a Vienna un evento di portata
europea in occasione dell’anniversario della morte del grande musicista. Alla presenza dell’Ambasciatore italiano a Vienna dott. Giorgio
Marrapodi e di numerose autorità locali, si è assistito nell’affascinante Minoritenkirche ad un pregevole concerto con la partecipazione
dell’Associazione Culturale Giovanile” Antonio Salieri” di Valladolid
(Spagna) diretta dal Maestro Ernesto Monsalve, già presente lo scorso anno a Legnago in occasione delle “Giornate Salieriane”, unitamente al “Coro Antonio Salieri” di Vienna. (continua a pagina 3)
PIANOLIBERO
Legnago ha scelto
il nuovo sindaco:
clara scapin
Foto Navarro
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attentamente il Fascicolo Informativo disponibile sul sito www.cattolicaprevidenza.com
Si legge, si studia, si ricerca, ma non si conosce mai a fondo la
storia. Nemmeno quella della propria terra, che, in questo caso,
riguarda direttamente il territorio dell’attuale provincia di Verona, ai
tempi della Repubblica di Venezia. Nel caso particolare dell’opera
La navigazione dall’Adige al Po - Tra torri e paludi – un dettagliato lavoro del ricercatore-studioso e storico, Remo Scola Gagliardi,
51 pagine, 19 riproduzioni di mappe rarissime e 6 fotografie ed
edito dal Consorzio di Bonifica Veronese, Genovesa, Verona, 2014,
per i tipi di Grafiche Stella srl, San Pietro di Legnago, Verona –
permette di venire a conoscere dettagli inediti, particolarmente
sulla politica secolare della Serenissima, in merito all’utilizzo dei
corsi d’acqua per commercio e difesa, al punto di avere tentato
ogni mezzo, per congiungere l’Adige al Po. (continua a pagina 4)
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Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014
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Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014
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The long and winding road
Qualche sera fa nella principale emittente televisiva satellitare programmavano lo
storico cartone animato disneyano di Pinocchio e già la sola lettura dei titoli mi aveva
sollecitato un ardito quesito dalla non facile
risposta: cosa avrebbe scritto Carlo Collodi
se fosse vissuto nella nostra epoca e avesse
tratto ispirazione dalle vicende contemporanee Questa domanda può risultare per alcuni
incomprensibile o non pertinente, trattandosi
di un romanzo per bambini con ispirazioni
fantastiche e con un intento pedagogico piuttosto evidente. In realtà non è proprio così,
in quanto soprattutto nella prima versione
dell’opera, quella pubblicata a puntate su
un giornale locale e che si conclude con la
morte del burattino impiccato ad un albero
dal Gatto e la Volpe, appaiono chiari i riferimenti ad una certa letteratura dell’Ottocento,
di ispirazione dickensiana, che prende spunto
dalle condizioni di vita dei minori ai tempi
della rivoluzione industriale, con punte di
cattiveria e crudeltà anche molto forti. Interpretare le Avventure di Pinocchio come una
sorta di allegoria della società dell’epoca
non pare quindi una forzatura esegetica, ma
piuttosto come il tentativo di portare alla luce
il contrasto fra i buoni sentimenti ed una concezione estrema del libero arbitrio che sfocia
nell’inganno, nella sopraffazione, nella sofferenza inflitta al prossimo. Prendendo le mosse
da questa re-interpretazione del romanzo, di
sicuro all’ipotetico Collodi contemporaneo
il materiale non sarebbe mancato, ad iniziare
dalla caratterizzante presenza dei personaggi
di contorno. Quanti sono i Gatti e le Volpi
che popolano le Istituzioni, il mondo degli
affari, o più semplicemente la nostra vita
quotidiana? La pletora di imbroglioni, truffatori, bugiardi, di alto medio e basso livello,
è talmente affollata che spesso si ha la sgradevole sensazione che la contravvenzione di
ogni regola attinente alla moralità economica
non sia più l’eccezione in un corpo sociale
sostanzialmente sano ma una prassi comportamentale da molti condivisa e che solo la
impossibilità di partecipare alla “spartizione
della torta” costituisca il vero argine ad una
massificazione del fenomeno. Colpiscono a
tale proposito alcune risposte che ho personalmente udito in alcuni TG regionali e nazionali, risposte rese da comuni cittadini chiamati a commentare i recenti scandali riguardanti
le vicende dell’Expo e del Mose. In moltissimi intervistati il tono vocale del “così fan
tutti” non sembrava tanto una decisa anche se
un po’ rassegnata dichiarazione di accusa nei
confronti di chi abusa di posizioni di potere.
In quelle parole si faticava a percepire un
qualsiasi fremito di indignazione per comportamenti che non solo minano la già scarsa
credibilità del nostro Paese ma sottraggono
risorse a tutta la popolazione onesta; traspariva invero una qual sorta di invidia mista a
dileggio, quasi a far sottintendere che la colpa
più grande non è stata tanto quella di rubare
ma di averlo fatto con poca perizia facendosi
alfine scoprire. Come dire, al posto loro avrei
fatto probabilmente lo stesso ma avrei cercato di essere più furbo. Se in una parte non
marginale della popolazione prevale la convinzione che la posizione di potere si coniuga
quasi per inevitabile e naturale conseguenza
con la ruberia significa che il deficit di senso
civico è talmente profondo da minare dalle
fondamenta il contratto sociale che regola
l’esistenza di una collettività. E come avrebbe ridisegnato il Collodi i protagonisti del
suo romanzo? Probabilmente Pinocchio non
sarebbe stato un burattino discolo e ingenuo
ma un iperattivo Presidente del Consiglio,
molto comunicativo e tecnologico, un po’
guascone con qualche punta di “bauscismo” ,
ma in tutta evidenza una delle poche speranze
visibili in questa nostra Italia piuttosto mal
ridotta. E Geppetto? Il meritorio mestiere del
falegname è quasi scomparso ed è difficile
pensare che i pochi rimasti siano dediti anche
solo per hobby alla fabbricazione di burattini.
Possiamo immaginare che, come quello d’antan, anche il Geppetto contemporaneo sia, o si
ritenga, una sorta di padre putativo di Pinocchio e magari abbia in comune con l’altro la
capigliatura posticcia, magari non gialla ma
più adattata ai tempi ed alla chirurgia estetica.
Altro discorso è la medesima identificazione
come uomo di pochi, semplici e sani principi
e che in forza di essi si candida quale guida
spirituale del figlio/figlioccio o considerato
tale. Sarebbe necessario essere dotati di fantasia smisurata nonché di totale alienazione
dalla realtà, ma anche con queste doti la trama
appare difficilmente perseguibile. E la voce
critica, la coscienza rappresentata da quel
minuscolo animaletto che con vocina flebile
mette in guardia il burattino dalle insidie
della vita? Non mi sentirei affatto di escludere, anche per la coincidenza del vocabolo, la
permanenza del personaggio, ma più che parlante nel vissuto attuale diverrebbe sbraitante,
insultante, dedito non al consiglio pacato e
saggio bensì all’invettiva permanente e tutto
sommato la martellata alfine ricevuta dal
nostro Pinocchio avrebbe un che di liberatorio e non parrebbe invero immeritata. Di Fate
Turchine educatrici e maestre di vita ai giorni
nostri nei consessi che contano e decidono se
ne vedono poche, mentre paiono decisamente
più numerose le soubrette o più in generale
le figure provenienti dal mondo dello spettacolo, riciclate e lanciate nell’agone politico,
senza peraltro che dal lavoro profuso nella
nuova attività resti traccia imperitura. Al più
si può immaginare che il Collodi potrebbe
affidare questo ruolo di personaggio positivo,
emblema di valori quali responsabilità e dirittura morale, a qualche canuto vecchietto, che
suo malgrado rimane in servizio istituzionale
permanente effettivo a motivo dell’incapacità altrui di trovargli una valida e credibile
alternativa. Come si vede, le Avventure di
Pinocchio scritte da un Collodi degli anni
2000 probabilmente risentirebbero in misura
determinante di quello che si è soliti chiamare
“il contesto”, il quale non appare propriamente edificante. Tutto questo gioco di esercizio
letterario “a posteriori” soltanto per la stravaganza dell’ennesima narrazione di una deriva
che sembra senza sbocchi? Ebbene no, sicuramente non verremo catapultati per incanto
fuori dal ventre della crisi/pescecane verso un
mondo di gioia e felicità, ma dopo quasi un
quindicennio di continuo scivolamento verso
il basso, non soltanto nelle cifre dell’economia, qualche timido segnale di inversione di
tendenza sembra materializzarsi; non solo
perché lo attestano i principali indicatori sulla
fiducia rilevati presso tutti i players del nostro
sistema economico, ma in quanto la maggioranza dei cittadini percepisce distintamente
che altre chance non ce ne saranno e non ce ne
daranno. La strada verso la risalita sarà long
and winding, lunga e tortuosa, con rallentamenti imprevisti e qualche brusca frenata,
ma se prevale la consapevolezza collettiva
dovremmo farcela.
Andrea Panziera
VIENNA: GIORNATE SALIERIANE
(segue da pagina 1) Oltre a celebri composizioni di Salieri sono stati eseguiti brani di
J. Haydn, P. Casals e G.F. Handel per finire,
insieme Coro e Orchestra, con l’emozionante sinfonia “Europa Hymne” di L. van
Beethoven.
Le giornate salieriane viennesi si sono
concluse il 7 maggio, anniversario della
morte di Antonio Salieri, con la posa di una
corona di fiori sulla sua tomba nel Cimitero
Monumentale di Vienna, offerto dal “Comitato Legnago per Salieri”, alla presenza
del Prefetto della Congregazione dott.ssa
Daniela Panella Jirout e da Loretta Paola
Giacomelli.
Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014
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LA NAVIGAZIONE DALL’ADIGE AL PO TRA TORRI E PALUDI
(segue da pagina 1) Quest’ultima via
d’acqua permetteva a Venezia di commerciare parte delle merci, importate dal
Levante, sino al Piemonte ed altre mete.
L’opera di Gagliardi è molto indovinata e particolareggiata, trattando un tema
in buona parte sconosciuto e meritevole di massima attenzione, perché è storia di Venezia e di Verona, che, sotto
esame, riguarda anche eventi, che nell’arco di mille anni, provocarono il degrado
dell’ordine idrografico del territorio e
determinarono il formarsi delle Grandi
Valli, che si estendono fra Legnago ed
Ostiglia. Terre, in epoca romana, diffusamente coltivate, come testimoniano
numerosi ritrovamenti archeologici di
aziende agricole romane. Il primo evento
catastrofico, comunque, che toccò la zona
in parola, risale al 589, quando l’Adige
ruppe alla Cucca, tra Albaredo e Cologna
e mutò il suo percorso, portandosi più a
sud sino a lambire Legnago…, condizionando terreni e corsi d’acqua… e dando
origine alle sopra già citate Grandi Valli
Veronesi… L’Autore riporta dati precisi
sino a giungere a tempi recentissimi, anni
Settanta compresi… Molto, comunque,
di quanto nel libro descritto non è oggi
visibile, sia per le trasformazioni citate e
create dalla natura – alluvioni sia del Po
(a regime pluviometrico), che dell’Adige
(a regime alpino), nonché per l’intervento dell’uomo, tanto in senso costruttivo
che negativo. L’Austria, da parte sua,
interrò parte delle Valli stesse, in quanto
usate come nascondiglio, da chi voleva
liberare il territorio dalla sua presenza.
Per centrare il tema del congiungimento fra Adige e Po, va detto che la
prima l’iniziativa risale a circa l’ultimo decennio del 1300, quando un primo
tentativo fu ottenuto, anche se non con
navigazione diretta, da Gian Galeazzo
Visconti, quando fu costruito un canale
fra Legnago, Naviglio Bussé-Tartaro-Po,
canale, che fu successivamente interrato
da Venezia, per meglio affrontare possibili
attacchi da parte di Mantova, la quale,
pure mirava a collegare il Po all’Adige.
Le “torri”, giustamente menzionate
anche nel titolo dell’opera, erano in vero
fortezze in cotto e, al tempo, testimonianza della presenza di ramificazioni di
vie d’acqua e di confluenze… Le stesse,
erette soprattutto da Venezia, o erano
punti per la riscossione di dazi, relativi
alle merci in transito, o per il controllo e
la difesa militare del territorio e del traffico commerciale veneziano, sui numerosi
corsi d’acqua della zona. Di tali edifici, di
solito a forma quadrangolare, nulla oggi
resta – se non il rudere di Pontemolino,
fra Ostiglia, un tempo veronese, e Verona
– ma chiara conferma della loro presenza
si trova in molte delle mappe o disegni, pure inediti, che il saggio Autore ha
saputo rintracciare e proporre ai Lettori.
Non tutto abbiamo detto sul contenuto
del lavoro di Gagliardi… Bisogna leggerlo, centellinarne le innumeri indicazioni, perché attraverso le stesse, s’apre all’appassionato un amplissimo
quadro storico-idrografico e geomorfologico che, ci inserisce in un mondo
straordinario, tutto dettagli, che storicamente incuriosiscono e affascinano.
L’opera è stata presentata, il 9 maggio scorso, presente l’Autore, dal presidente dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere, ing. Galeazzo Sciarretta, dal presidente del Consorzio di Bonifica Veronese, Antonio
Tomezzoli e dal prof. Silvino Salgaro.
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1914-18: ITALIANI “DALL’ALTRA PARTE”
Di solito non è buona norma partire da
un’auto-citazione, ma nel mio romanzo storico
Sotto l’Aquila bicipite, Antonio, il nostro
eroe-contadino, costretto suo malgrado a
diventare soldato austriaco e rassegnatosi a
seguire la carriera militare, nell’ultima pagina
si ritrova nel suo appartamento viennese, con
una moglie polacca di origine ebraica e tutta
la sua discendenza, a chiedersi ironicamente
come avesse fatto a mettere al mondo un
figlio austriaco, uno polacco e uno ebreo, cosa
praticamente impossibile nel Veneto di inizio
Novecento, ma non nell’Impero Bicipite. Giusto
all’ultima riga, un nipotino irrompe trafelato ed
esclama «Nonno! è spaventoso… hai sentito
quello che è successo a Sarajevo?» In effetti, il
romanzo iniziato con il Vormärz, ossia il periodo
antecedente la grande rivoluzione del ’48, si
conclude con l’inizio della fine dell’Impero, il
1914. Un caso un po’ bizzarro di un italiano
diventato austriaco, ma tutt’altro che assurdo
in un mondo, quello absburgico, dove la fedeltà
dinastica contava molto più dell’origine etnica.
L’argomento della conversazione di oggi
riguarda dunque quegli italiani che, per una
ragione o per l’altra, simpatizzarono per la
causa austriaca o comunque servirono l’Austria
in qualche modo o forma. Se tutti infatti
conosciamo gli irredentisti, e in particolare quei
trentini o giuliani che, arruolatisi nel Regio
Esercito e poi catturati dal nemico, finirono
impiccati come traditori, ci si può chiedere
se ci furono casi di situazioni invertite. È un
tema che sinceramente conosco solo a grandi
linee, e che mio piacerebbe approfondire; anzi,
probabilmente lo farò con qualche ricerca
personale, ma già in questa sede potremmo
tracciare almeno alcuni percorsi.
In primo luogo, ricordiamoci di una cosa
spesso dimenticata: l’Austria-Ungheria
era nostra alleata, dal 1882, nella cosiddetta
“Triplice Alleanza”, comprendente anche il
Reich tedesco, un’alleanza rinnovata l’ultima
volta appena nel 1912; quindi, per più di
trent’anni, Stati Maggiori e diplomazie avevano
elaborato assieme piani e delineato obiettivi
comuni, concordato strategie militari offensive
e difensive. Salvo che l’Italia, nel ’15, fece il
suo abituale salto della quaglia accordandosi
con gli avversari e facendo la guerra agli alleati.
Tanto per intenderci, come se, dopo trent’anni
di Nato, ci fossimo alleati col Patto di Varsavia
e avessimo attaccato gli Stati Uniti. E in effetti,
qualcuno aveva pensato, nei primi giorni di
guerra, che avremmo marciato assieme ai nostri
camerati austriaci e tedeschi contro la Francia;
fra loro, evidentemente, quei veneti e tirolesi di
Caxias, in Brasile, che regalarono a Francesco
Giuseppe un aeroplano militare: sicuramente
non avevano capito molto delle sottigliezze
della politica. Se pensiamo poi che la Chiesa
cattolica aveva molti più motivi di attrito con
l’Italia massone e laicista, possibile alleata di
una Francia se possibile ancora più anticlericale,
che con il vecchio Impero cattolico di Franz
Joseph, possiamo capire come qualche prete
veneto, alla notizia di Caporetto, si fregasse
le mani al pensiero che “finalmente tornava il
nostro Imperatore”. Nelle zone di confine, non
furono pochi i preti, soprattutto di lingua slovena
ma non solo, deportati per sospetto spionaggio
in favore dell’Austria. Si trattava ovviamente
paranoie da militari o piccole vendette private
di compaesani, mentre molto più reali furono
gli attentati a navi da guerra italiane, centrali
elettriche, fabbriche di munizioni, organizzati
dai servizi segreti imperiali utilizzando
personale italiano, sia di passaporto austriaco,
sia arruolato in loco. Questi sabotatori agivano
per lo più per motivi personali, e la rete fu
smantellata grazie soprattutto a un autentico
professionista dell’effrazione, un ex scassinatore
che violò la cassaforte del consolato austriaco di
Zurigo dove erano custodite – si fa per dire – le
informazioni sulle spie.
Tornando alla posizione dei cattolici, benché
tanto Pio X quanto Benedetto XV fossero
sospettati di essere filo-austriaci, la posizione
del Vaticano, e di rimando quella della maggior
parte del clero, fu di neutralità e pacifismo,
fatta salva la vicinanza umana e l’assistenza ai
combattenti.
Quanto alla gente comune, generazioni di
maestri elementari avevano esaltato le guerre
del Risorgimento, ma si sa che i discorsi fatti
dalla cattedra tendono a scivolare via, mentre
facevano molto più effetto le pubbliche proteste
degli emigranti che tornavano dalla Germania
infuriati con la politica del nostro Governo
al punto che qualche esaltato prometteva di
infilare la prima pallottola datagli in dotazione
nella schiena del suo ufficiale; a questi
emigranti, soprattutto veneti, per motivi di
vicinanza, l’Austria e la Germania avevano
dato il lavoro che in Italia non si trovava; di
qui gli ironici applausi e i “viva l’Austria,
viva la Germania!” che si sentivano nelle
manifestazioni. A Montagnana, nel 1914, si
ricorda una dimostrazione contro la guerra che
coinvolse oltre 3000 partecipanti e richiese
l’intervento del presidio militare.
Ma italiani, sia pure a modo loro, erano
anche i trentini, i friulani orientali, i triestini,
gli istriani e i dalmati costretti a combattere
per la loro patria di allora, esattamente come
i loro e - nostri - nonni avevano combattuto
in divisa austriaca nel 1866. In particolare, si
ricorda la sorte dei 60.000 trentini partiti per lo
più per il fronte russo, dove l’esercito imperiale
subì una serie di terribili disfatte, con episodi
di cedimento morale, soprattutto da parte dei
soldati di lingua slava e rumena. I trentini non ci
andarono sicuramente cantando di gioia, anche
perché erano guardati con sospetto, a volte
umiliati perché considerati potenziali traditori,
ma si batterono con il consueto coraggio dei
bravi montanari. Moltissimi di loro, però, furono
fatti prigionieri, come del resto avvenne in tutta
l’armata dei Carpazi. Il governo italiano si
mosse allora presso quello russo suo alleato per
farli giungere in Italia via mare; poi però arrivò
la rivoluzione del ‘17 e quindi l’Armistizio della
nuova Russia sovietica con gli Imperi Centrali,
e alcuni di questi “irredenti” dovettero essere
evacuati attraverso la Transiberiana fino alla
Concessione italiana in Cina di Tien-Tsin. Nel
caos, alcuni si persero o combatterono nella
guerra civile, in genere dalla parte dei “bianchi”.
Un bellissimo racconto di Mario Rigoni Stern,
In un villaggio sepolto nella balca, parla proprio
di un alpino trentino che, durante la ritirata
di Russia del ‘43, finisce in un’isba dove, per
un incredibile caso, incontra suo padre, ex
militare asburgico, che si era formato una nuova
famiglia in Russia, mentre in Italia veniva dato
per disperso.
Quando le cose iniziarono ad andare male per
l’Impero, e spesso anche prima, non fu difficile
per le potenze dell’Intesa reclutare disertori
delle etnie minoritarie con la prospettiva di far
ottenere loro l’indipendenza. Gli stessi austriaci
di lingua tedesca guardavano ormai più alla
Grande Germania che all’Impero, così come
da parte loro i magiari sognavano la Grande
Ungheria.
Non è quindi un paradosso se i migliori
combattenti di parte austriaca furono i bosniaci,
slavi musulmani circondati da un mare
di cattolici e ortodossi, che si dimostrarono
fedelissimi alla Monarchia oltre che soldati duri
e temuti. E un altro popolo senza patria, gli
ebrei, ebbe più di un motivo per guardare con
tristezza la decadenza e la fine degli Absburgo.
Curioso destino quello della Casa d’Austria:
l’ultimo imperatore, il devotissimo Carlo I,
è stato fatto di recente beato dalla Chiesa,
eppure a piangere sulla sua fine furono ebrei e
musulmani…
Alberto Costantini
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FONDATO NEL 1979
Direttore responsabile:ROBERTO TIRAPELLE
Direttore editoriale:
GIANNI GALETTO
Autor. 462 del 25.05.1979 Tribunale di Verona.
Sede in Legnago (VR) - Corso della Vittoria, 36
Pubblicità tel. 349 3157148.
Foto di Paolo Pravadelli.
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“Il Basso Adige” è portavoce dell’Associazione
Culturale “Il Basso Adige”, fondata con atto
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Consiglieri:
Gianni Galetto
Alessandro Belluzzo
Francesco Occhi
Giuseppe Mutti
Armandino Bocchi
Renzo Peloso
Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014
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10 ANNI DI GEMELLAGGIO PER UNIRE CASTAGNARO E Fischbachau
Foto D. Montagnana
Galetto con alcuni componenti del direttivo.
Dalle 22 concerto della Banda Filarmonica e del
Gruppo musicale di Fischbachau. Dalle 22 invece per i giovani, ritrovo in saletta per un party di
musica tutto dedicato a loro. Domenica 1 giugno
dalle 9.30 in poi, nella Sala polifunzionale di
Menà, saggio musicale della Scuola di musica
del professor Massimiliano Negri e, alle 11,
messa solenne nella chiesa di Menà cantata dalle
corali di Menà, di Castagnaro e di Fischbachau
in un tripudio di musica ed emozioni. Alle 12
aperitivo in Sala polifunzionale a Menà offerto
dall’AVIS e breve commemorazione per Franco
Giuseppe l’ideatore del gemellaggio
scomparso prematuramente e, al termine, pranzo di saluto
in Sala polifunzionale di Castagnaro
con il commiato
agli amici gemellati
tedeschi. “E’ stato
un grande momento
che ha messo in luce gli ottimi rapporti che esistono tra le due comunità- ha esordito il sindaco
di Castagnaro Andrea Trivellato- ed aver avuto
con noi alla festa anche i due sindaci che 10 anni
fa hanno sancito il gemellaggio, è segno di continuità. Sono stati in 150 a venire a trovarci ed il
nostro comune è orgoglioso di questa amicizia
che ha permesso anche l’avviarsi di vari contatti
a diversi livelli. Saremo noi ora a contraccambiare la visita e lo faremo molto motivati”. “Il
mio grazie va a tutte le persone che hanno lavorato alla buona riuscita di questi tre giorni –ha
concluso Biasio- abbiamo lasciato un bellissimo
ricordo in tutti loro ed è stata una grande testimonianza di come essere gemellati voglia dire
essere veramente uniti”.
Francesco Occhi
Foto V. Haensel
to offerta dall’Amministrazione
Comunale ed inaugurazione di una
Mostra di pittura tra artisti italiani
e pittori tedeschi per una collettiva
artistica Castagnaro/Fischbachau;
sabato 31 maggio già dalle 8.30,
i 150 tedeschi si sono divisi in
vari gruppi con visita degli studenti tedeschi alla Scuola media
di Castagnaro, una mini podistica presso il Centro sportivo degli
alunni delle Scuole Elementari, visita di Castagnaro e dei paesi limitrofi, gita in bicicletta di 25
km lungo le Grandi
Valli Veronesi e visita turistico/culturale
guidata a Montagnana e alla Cantina
Sociale di Merlara.
Alle 13 pranzo per
tutti in Sala polifunzionale e, dalle 15 in
poi, Giochi Insieme,
giochi, divertimento
ed esibizioni allestiti sia dagli amici tedeschi, sia
dagli italiani. Alle 17, premiazione degli elaborati grafici, audiovisivi o temi dei ragazzi delle
scuole, in base al concorso sul tema del gemellaggio con intrattenimento musicale del gruppo
strumentale della Scuola Media di Castagnaro.
Alle 18.30 Concerto
della Banda Filarmonica di Castagnaro e,
alle 20.30, Cena di
Gala con le istituzioni e per tutta la gente
del paese in Sala
polifunzionale a cui
era presente anche
il Presidente de “Il
Basso Adige” Gianni
Foto F. Occhi
è stata una tre
giorni indimenticabile sia per i paesi di
Castagnaro e Menà,
sia per i 150 ospiti
di Fischbachau (cittadina tedesca) che
da venerdì 30 maggio e fino a domenica 1 giugno, hanno
visitato il comune di
Castagnaro per festeggiare e solennizzare i 10
anni del gemellaggio tra i due comuni. Ed in
effetti la festa per questi 10 anni di unione tra
la cittadina tedesca e quella veronese, sono stati
non solo proficui ma quasi entusiasmanti. Così,
per vivere assieme tre giorni da veri amici, il
Comitato per il Gemellaggio cioè gli Amici di
Fischbachau, hanno organizzato tutto nel migliore dei modi per dare una solenne accoglienza agli
amici d’oltralpe.
“è vero dice soddisfatto il presidente del Comitato Franco Biasio- un’amicizia così bella, sana
e genuina doveva essere festeggiata nel migliore
dei modi ed ecco che, grazie alla sinergia con il
Comune, le associazioni Pro Loco, Gruppo Alpini, Avis di Castagnaro e Menà, Gruppo Podistico
San Nicola, Istituto Comprensivo, le parrocchie
di Menà e di Castagnaro e tanti altri volontari e
associazioni, siamo riusciti ad organizzare tre
giorni intensi e molto
belli per far conoscere
ed apprezzare a tutti la
nostra terra”.
Ed in effetti dal loro
arrivo e per tre giorni
di fila, il programma
è stato intensissimo.
Venerdì 30 maggio
arrivo a Castagnaro
e cena di benvenu-
BIBLIO FILIA - ALLA SCOPERTA DEI LIBRI di Sergio Bissoli - Parte 37
I GRANDI SCRITTORI ITALIANI DIMENTICATI
FRANCO CALABRESE (Ancona 1920)
Tratto dal romanzo: UN AMORE PER LA
LUNA D’INVERNO (Editore Rebellato, 1970).
Talvolta, a freddo, mi mettevo a esaminare il
personaggio me stesso e lo trovavo grottesco:
io, alla mia età, più sfrenato d’un ra­gazzo, perso
dietro quell’amore senza logica e senza speranza,
frut­to della disperazione, figlio della solitudine,
che aveva generato nuo­vi dolori e nuove solitudini; quell’amore strano, incalzante, dolcis­simo,
dolente, fuggitivo, clandestino, solare, ardente,
crepuscolare, che mi aveva rinnovato e distrutto,
che mi aveva riconciliato alla vita e distaccato
dal mondo, che mi aveva riempito l’anima di
musica e di pianto.
Certe volte, da solo a solo, chinandomi nello
specchio del cuore, mi chiedevo: dove vado?
dove andrò? dove mi porterà questa sto­ria? E
non trovavo risposta. Siamo soli, disperatamente
soli, di fronte all’amore, come dinanzi alla morte.
Nessuno può risponderci nel vento che ci mulina
intorno, nessuno può aiutarci nell’in­cendio che
crepita, nessuno può medicare la febbre che ci
divampa dentro. E, cosí, mi aggiravo, inquieto
e triste, per le strade della cit­
tà,
senza pace, sempre solo, mai solo,
maledicendo e benedicendo in cuor
mio l’amore che mi faceva soffrire
e gioire, e a nessuno avrei potuto
affidare le pene del cuore cosí prossimo alla felicità e alla follia.
********
Che cosa stupenda e pericolosa, che
giocattolo misterioso e su­
blime,
che animalucolo tenero e crudele,
sfrontato e romantico, pen­savo, è la donna. Ella
è stata creata per l’allegrezza, il tormento, la
dannazione, la gioia, la festa, il dolore dell’uomo. E sempre l’uomo ha bisogno di lei, della
donna, dalla culla alla bara, di lei, stranis­sima
indecifrabile creatura della terra, piccola madonna di creta e di carne, strumento d’amore, di
maledizione, di pena, di piacere, sempre di lei ha
bisogno l’uomo. Da piccolo, la mamma, la santa
infermiera dei primi passi, delle prime gioie,
delle prime parole, delle prime lacrime sulle
strade del mondo. E piú si va avanti nella vita,
piú si ha bisogno di lei, della mamma, e sempre
fino alla morte, e, quando lei è morta, non ci sarà
mai nessuna donna che possa prenderne
il posto, e il vuoto di lei sarà sempre un
abis­so, una voragine nel cuore dell’uomo. E, poi, appena si lascia la beata oasi
dell’infanzia, la donna, con le sue moine,
i suoi capricci, le sue gonnelline colorate,
i suoi vezzucci, comincia a farti tremare
il cuore in petto, a farti rigirare per la
strada, a farti perdere la pace e il sonno,
a farti desiderare soltanto e sempre una
donna, una don­na morbida e calda, come
una febbre, una follia nuova, immensa, strana,
dolcissima e terribile.
E poi, fra le tante - sono tante le belle donne
che fanno impaz­zire e tutte diverse e tutte possono offrire e accettare l’amore, bion­de, brune,
giovani, piú giovani, meno giovani, sono tutti
fiori che camminano e vorresti prenderne da
tutte il profumo, da ognuna un po’ di miele - e,
poi, fra tante, ne scegli una, una per la vita, una
che ti ami, che si lasci amare, che dorma con te,
ogni notte, che di­vida con te pane e lacrime, che
ti schiuda il grembo umido e caldo ogni volta che
vuoi, per affogarvi la tristezza e la disperazione
dei lunghi giorni uguali.
periodico indipendente
Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014
7
ARTE GASTRONOMIA E BENEFICENZA
Domenica 18 maggio 2014 alle 18.30
a Cerea, presso la
gastronomia di Luca
Faggioni, si è tenuto
un evento singolare
che ha visto protagoniste arte, gastronomia
e beneficenza.
Infatti l’artista ceretano Gabriele De Berti
ha presentato 10 suoi lavori, ciascuno dei quali era
abbinato ad un prodotto gastronomico tipico, ed ha
gentilmente offerto uno dei suoi quadri per un’asta
di beneficenza a sostegno di un’iniziativa promossa
da Slow Food.
Dapprima Matteo Merlin, fiduciario di Valli
Grandi Veronesi, ha illustrato il progetto di Slow
Food for Africa: 10.000 orti per coltivare il futuro.
è un’iniziativa che ha come scopo quello di promuovere il diritto alla sovranità alimentare delle
comunità locali dell’Africa. Gli strumenti del riscatto africano sono questi: la conoscenza del proprio
patrimonio di varietà, di razze locali, di prodotti
agroforestali, la valorizzazione della gastronomia
africana che ha mille sfaccettature. I 10.000 orti
rappresentano questo riscatto. Attualmente ne sono
stati realizzati 1.000 ma, nei prossimi quattro anni,
si vorrebbe appunto raggiungere l’ambizioso traguardo di 10.000 anche grazie ai contributi raccolti
durante vari eventi.
Successivamente l’artista Gabriele De Berti, visibilmente emozionato, si è presentato al pubbli-
(segue dal numero precedente)
co. Geometra, 49 anni ceretano doc, da sempre
appassionato di fotografia (molti dei suoi quadri
sono trasposizioni su tela di fotografie) nell’ultimo anno ha deciso di sperimentare la pittura.
In questa sua prima mostra sono state esposte 10
opere: due sono dedicate all’Avana (in omaggio
alla moglie) e le rimanenti riguardano Cerea. De
Berti ha utilizzato una tecnica
mista ( olio, acrilici, ecc.) ed è
autodidatta. Ha voluto definire
questa sua prima esposizione
“Senza Tempo” proprio perchè
le opere presentate non hanno
una collocazione temporale ben
definita.
L’esperto d’arte Antonio
Camardi ha sottolineato come
De Berti abbia seguito un processo creativo al contrario: è partito dall’astrattismo
(nessuna opera di questo tipo era però esposta) per
arrivare al figurativo mentre, di solito, avviene l’opposto. Egli ha poi messo in evidenza che la cifra
pittorica non è ancora ben definita, spicca spesso il
concetto dell’incompleto, quasi come Gabriele stesse ancora cercando la sua “ strada artistica”.
Charlie, noto pittore e critico d’arte, ha così commentato questa esposizione. “Significativo l’esordio
artistico di Gabriele De Berti. In questo percorso
egli ci propone, attraverso le sue sperimentazioni,
quei concetti che aspirano ad elevare la quotidianità
in ambiti più riflessivi. Dai suoi fermo immagine,
dai suoi flash possiamo cogliere l’evidente provenienza tecnico-stilistica dell’autore che, attraverso
la luce stagliata con impeto su fredde campiture
nero-bluastre nobilita le strade e le imponenti architetture dei palazzi periferici di L’Avana, oppure allo
stesso modo della città Caraibica, quelle dei cantieri
e delle case in costruzione della nostra provincia”.
Io, osservando i 10 lavori esposti, ho notato alcune cose: anche in queste opere, che Gabriele realizza per hobby e con passione,
è presente una componente
del suo lavoro. Molti quadri,
infatti, rappresentano palazzi
costruiti o in costruzione. In
secondo luogo, in molti di essi,
è presente un forte contrasto
cromatico: cio che è ancora
incompiuto, in fieri è rappresentato in bianco e nero; ciò
che è definito è invece caratterizzato da un’esplosione di colori. In particolare il
quadro messo all’asta per beneficenza raffigura un
palazzo in costruzione, appunto grigio-nero, a cui
fa seguito una miscellanea di colori vivacissimi che
catturano lo sguardo.
Terminata l’asta vi è stata la degustazione di prodotti gastronomici di alta qualità offerti, appunto,
dalla gastronomia Faggioni. è stato un evento unico
per Cerea e speriamo che non rimanga una caso
sporadico ed isolato.
Mariapia De Carli
Se volete esprimere il vostro parere su questo o
altri argomenti trattati in precedenza mandatemi
una mail a: [email protected]
STORIA DELLA LIRA di Pierantonio Braggio - Parte 6
• 1959: la lira è forte, diventa, purtroppo, solo
provvisoriamente, moneta di riserva e si vede
assegnato il premio internazionale “Oscar delle
monete”. Diciamo “provvisoriamente”, perché, per
errate politiche, nei decenni successivi, la lira perderà continuamente di valore…, rispetto al dollaro
americano, al marco tedesco ed alle altre valute
europee. Nel 1956, un marco tedesco, valeva 146
lire e, nel 1992, 2200 lire… Ripreso un po’ di
fiato e facendo parte la lira del Serpente Monetario
Europeo, un ECU corrispondeva, nel 1996, a 1950
lire…
• Le monete e le banconote sono semplici mezzi di
scambio o di pagamento, ma, quantunque non siano
spesso bene osservate e trattate da chi le tiene in
tasca, pensando egli, ovviamente, esclusivamente
ad utilizzarle, esse hanno pur sempre molto di artistico da mostrare: le loro vignette. Esaminando la
nostra monetazione e la nostra cartamoneta, non si
può fare a meno di rilevare che esse presentano raffigurazioni di ottima qualità, sia dal punto di vista
artistico che estetico: due elementi molto evidenti,
sia nelle emissioni del Regno che della Repubblica,
della quale il biglietto più straordinario è certamente il pezzo da 500.000 lire, il valore più alto, emesso
nella storia della lira, con il suo bel “Raffaello”…
Una vera opera d’arte, che meriterebbe d’essere
incorniciata, quale biglietto da visita delle nostrane
ed importanti capacità artistiche. Peccato, che tale
pezzo, 1997, non abbia goduto di un periodo di
circolazione consono alla sua eccezionale bellezza,
dalla quale emergono vigorosamente, oltre allo
straordinario artista “Raffaello”, “Galatea” trainata
dai delfini, e “la Scuola d’Atene”…
• Il 1° gennaio 2002, la lira cessa di esistere, dopo
secoli di circolazione in forma di metallo e di carta
e dopo avere attraversato situazioni economicofinanziarie di grande difficoltà, determinate da
governi, guerre, congiunture economiche e svalutazioni. Ad essa subentra l’euro, ad un cambio fisso
ed irrevocabile di 1936,27 lire per unità monetaria
europea, che diventa nostra e quotidiana moneta.
Con il che, facciamo parte del grande complesso
di ben diciassette Paesi a moneta unica, mirante
ad una stabilità, che dipende necessariamente da
un’Europa “politica”, che non c’è e che va creata.
Da essa ed in essa, devono essere fissate regole
comuni ed obbligatorie, in fatto di amministrazione
finanziaria in ogni Stato-membro. Il “Patto per
l’euro” del marzo scorso è un buon passo avanti.
Quanto al cambio fisso, applicato nel 2002 per
il passaggio dalla lira all’euro – e questa è pure
storia della lira – qualcuno ritiene che si sarebbe
dovuto preferire un cambio di 1500 lire per euro.
Tale rapporto, tuttavia, avrebbe frenato gli investimenti in Italia e le nostre esportazioni, sebbene, in
verità, con esso, su ogni 100.000 lire cambiate, si
sarebbero potuto ottenere 15,02 euro in più. Fatto,
questo, che però non ci avrebbe assolutamente salvato da quella speculazione immediata e selvaggia,
che ha fatto passare, d’un tratto, da 1000 lire ad 1
euro – quasi 2000 lire – il costo d’un determinato
prodotto, diminuendo del 100%, quindi, il nostro
già basso potere d’acquisto.
• Uscendo dai limiti storici, strettamente relativi al percorso della “lira”, conviene segnalare
che: – una moneta “lira” circola fra il 1812 ed
il 1813, nel Regno delle Due Sicilie, essendo re
Gioacchino Napoleone Murat (1808-1815); – l’Austria, nell’ambito del Regno Lombardo-Veneto
(1815-1866) e, nel 1918, dopo Caporetto, nel
Veneto occupato sino alla linea Piave-Grappa,
usa la voce “lira”, per la sua locale e provvisoria
moneta; – l’attuale unità monetaria di Turchia è,
dal 1933, la “lira turca”; – la Gran Bretagna – la
cui moneta denominiamo in italiano “lira sterlina”,
perché derivante dalla “libra” del sistema carolingio, pone in circolazione, nel 1943, banconote in
“lire”, in lingua inglese, nella Tripolitania, parte
settentrionale della Libia, conquistata all’Italia;
– lo stesso fanno gli Stati Uniti d’America con
proprie banconote in “lire”, con scritta “Italy”, in
occasione della loro occupazione dell’Italia, fra il
1943 ed il 1945; – biglietti in “lire”, parte dei quali,
con scritte in slavo, e, parte, con scritte in tedesco,
vengono emessi, nel 1944, in Slovenia e nella costa
di Dalmazia, occupate da italiani e da nazisti; –
anche Josip Broz Tito, presa la Jugoslavia, emette
nel 1945 nei territori italiani d’Istria, di Fiume e del
Litorale, banconote in “lire”; – usano la lira, sino al
2002, anche la Repubblica di San Marino e la Città
del Vaticano.
La “lira”, dunque, ha una sua lunga storia, durata
come accennato sino a tutto il 2001. Storia che,
oltre ad essere documentata da leggi, lo è anche
dalle belle monete e dalle straordinarie banconote,
attraverso le quali essa ha circolato. La “lira” ha
contribuito alla crescita, sia pure difficile e lenta,
del Paese ed è, quindi, parte integrante della nostra
cultura. Un’azione politica, negli ultimi quattro
decenni ante 2002, meno condizionata dalla demagogia, avrebbe conferito alla “lira” una vita migliore e maggiore dignità, annullate da un costantemente crescente debito pubblico, che, dal 35% dei primi
anni Settanta, è oggi al 120% del PIL, superando i
2000 mld di euro.
Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014
8
periodico indipendente
QUEST’ANNO LA BORSA DI STUDIO LUIGI CARMAGNANI NON SARÀ ASSEGNATA
Luigi Carmagnani, il professore legnaghese
caduto da eroe in Russia, alla cui memoria venne
istituita una “borsa di studio perenne” per
alunni bisognosi meritevoli, quest’anno non sarà
ricordato nell’abituale cerimonia di inizio anno
scolastico 2014-15. L’Istituto bancario, che nel
2008 aveva assunto l’impegno di portare avanti
questa lodevole iniziativa sociale, ha deciso di
sospendere l’erogazione di 1.500 € all’anno che
da allora elargiva.
La notizia, comunicata ai dirigenti
scolastici telefonicamente da un funzionario della banca in
questi ultimi giorni
di scuola, deriva da
valutazioni e scelte
prioritarie del C.d.A.
della stessa. Rispetto per la decisione,
ma è da chiedersi
se un investimento
così contenuto per una finalità socialmente così
rilevante, possa essere messo in discussione e
cancellato.
Questa la storia della borsa di studio Luigi Carmagnani. Istituita nei primi anni sessanta con una
mobilitazione popolare senza precedenti, era stata
erogata per più di trent’anni ma negli anni novanta veniva sospesa per esaurimento fondi. Nel
gennaio 2008, a seguito della ricerca storica del
L’APPELLO DI GIORGIO SOFFIANTINI
legnaghese Giorgio Soffiantini, venne presentato
il libro che consentì di far riemergere la figura del
professore di Porto: “Luigi Carmagnani, Lettere
dalla Guerra (1940-41), Campagne militari di
Jugoslavia e Russia”. Al Teatro Salieri fu realizzata una memorabile presentazione, con più di
cinquecento persone, autorità comunali, provinciali, Associazione dei Fanti, etc. e il responsabile
dell’Istituto di Credito annunciò che la borsa di
studio in memoria
del professore era
stata ripristinata,
con un’erogazione
annuale di 1.500 €
a favore del miglior
alunno della terza
media di Legnago.
E questo per sempre. Ora invece,
dopo appena cinque
anni, ci si ritrova
punto e a capo.
L’assegnazione
della borsa di studio Luigi Carmagnani era
divenuta l’appuntamento più significativo per i
ragazzi e le famiglie delle medie di Legnago e
frazioni, e dal 2009 alla presenza di circa 400
alunni veniva assegnata al più meritevole e
bisognoso. Tutto ciò avveniva nel contesto di
una significativa cerimonia, molto seguita dalla
cittadinanza e con una visibilità notevolissima
per l’ente erogatore. Giorgio Soffiantini è stato
informato in questi giorni dai vertici scolastici
della decisione dell’Istituto bancario e, sentito in
proposito, riferisce che in qualche modo la palla
gli sarebbe stata ripassata, ma ritiene che la cosa
non può essere una questione sua personale. Soffiantini ha eseguito la ricerca storica, ha trovato
lo sponsor per la pubblicazione del libro, stampato nelle duemila copie esaurite in poche settimane, si è occupato del progetto della lapide al Cotta
che era stata danneggiata, ha organizzato tutte le
presentazioni, inclusa quella annuale agli alunni
delle medie, e riteneva che maggior garanzia di
una banca non poteva esserci per il finanziamento
di una borsa di studio. Ora invece la cosa si ripropone e quindi per proseguire con questo progetto,
così nobile nelle sue finalità, serve un nuovo
intervento. Giorgio Soffiantini lancia pertanto un
appello a tutte le persone di Legnago che ricordano la figura del professore legnaghese eroe in
terra di Russia, a tutti coloro che hanno vissuto
l’emozionante serata al Teatro Salieri, alle istituzioni locali e provinciali che erano presenti,
agli Istituti scolastici Liceo Cotta, Scuole Medie
Frattini, Barbieri, Cavalcaselle, all’Associazione
dei Fanti, affinché si possa risolvere definitivamente il problema del finanziamento della borsa
di studio Luigi Carmagnani, identificando un
nuovo sponsor o co-finanziando annualmente
l’iniziativa con soggetti vari. In fondo se più enti
(Comune, Scuole, Aziende, etc.) decidessero di
aderire all’iniziativa la cifra annuale da elargire
cadauno diverrebbe abbastanza relativa.
Il Cinema si celebra in SetÚbal (Portogallo) per la 30a FESTROIA
(6 – 15 Giugno 2014): 188 film, 40 paesi
In 10 giorni, 188 film, provenienti da oltre 40 paesi, saranno proiettati in
Setúbal , al Forum Luísa Todi, l’ Auditorio Municipale Charlot e l’ Auditorio José Afonso.
Per questa 30a edizione il paese omaggiato è la Germania, e saranno presentati 35 film tedeschi - 21 lungometraggi e 14 corti. “Stations of the Cross” di Dietrich
Brüggemann, presentato al Festival di Berlino e vincitore
dell’Orso d’Argento per la miglior sceneggiatura e Premio
FIPRESCI, avra l’onore di essere il film d’apertura al Forum Luisa Todi.
Poiché si tratta di una doppia serata, “BANKLADY”, di
Christian Alvart, inserito nella sezione “Based On”, sarà il
secondo film ad essere proiettato. All’Auditorium Charlot,
i film in programma sono “LIFE’S NO PIECE OF CAKE”
di André Erkau, seguito da “OH BOY”di Jan Ole Gerstner.
Sicuramente una notte del grande cinema tedesco.
La vetrina tematica di questa edizione, dal titolo “Based
On”, è la più poderosa mai programmata e comprende 20
lungometraggi europei. I film sono basati su storie vere o romanzi. Una
forte vetrina a cui nessuno sarà indifferente. I due episodi della mini serie
tv “O Segredo de Miguel Zuzarte”, scritti da Mário Ventura, faranno parte
di questa sezione.
Ci saranno 45 film in concorso, suddivisi tra la “Official Section”, the
“First Works” and the “Man and His Environment”.
Con una selezione molto forte, il Concorso Ufficiale propone il Portogallo con una co-produzione “BLACK DIAMONDS”, ma ci sono anche
altri contendenti, come “IN ORDER OF DISAPEARANCE”, che porta
ancora una volta insieme Hans Petter Moland e Stellan Skarsgård, premiati
con 4 Dolphins nel 2010, tra cui Miglior Film. In quest’ultimo caso hanno
collaborato con l’attore svizzero Bruno Ganz. Un altro vincitore di diversi
premi a Festroia è Dome Karukoski, che dalla Finlandia porta il suo ultimo
film “HEART OF A LION”, una commovente storia attuale.
Il concorso sarà anche caratterizzato da un’insolito western europeo
“THE DARK VALLEY”, una coproduzione tra Austria e Germania. Altre
due commedie (oltre a “IN ORDER OF DISAPEARANCE”) cercheranno di alternare una sezione potente e talvolta drammatica: “CUPCAKES”, una parodia israeliana
della Eurovision Song Contest, e Vinko Bresan con “THE
PRIEST’S CHILDREN” dalla Croazia.
Per i più piccoli, Festroia ha programmato un buon numero di film e il panorama giovanile si compone di 7 lungometraggi che saranno proiettati l’ultimo fine settimana
del Festival.
The ”Kids Panorama” dispone di 7 cortometraggi che
delizieranno i più piccoli la mattina del 10 e del 12, all’Auditorio Charlot. Le Scuole materne interessate devono effettuare la prenotazione.
Per festeggiare i suoi 30 anni il Festival ha invitato solo
vincitori Dolphin per la giuria ufficiale: Jos Stelling (Paesi
Bassi) - Career Achievement Dolphin; Shemi Zharin (Israele) – Delfino
d’Oro per il Miglior Film e Delfino d’Argento per la Miglior Sceneggiatura; Ingvar Sigurdsson (Islanda) - Delfino d’Argento per il miglior attore;
Monika Hilmerova (Repubblica Ceca) - Delfino d’Argento per la migliore
attrice; Anca Damian (Romania) - Delfino d’Argento per il Premio Speciale della Giuria; Karel Fairaisl (Repubblica Ceca) - Delfino d’Argento per
la Migliore Fotografia.
Quest’anno, il festival rende omaggio anche al produttore portoghese
Paulo Branco che ha al suo attivo più di 270 film a livello internazionale.
Paulo Branco rappresenta un punto fermo per numerosi cineasti che sono
riusciti con lui ad imporsi sulla ribalta dei più importanti festival. Festroia
presenta una piccola vetrina di sua scelta.
Roberto Tirapelle
periodico indipendente
Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014
Gli appuntamenti dell’estate al
Castello Bevilacqua
9
Al Castello Bevilacqua mistero e delitti non vanno in vacanza e ti aspettano venerdì 27 giugno alle ore 20.30 per la Cena con delitto “L’ispettore L. Volpe e il caso Gennari”, (prezzo a
persona 49,00 euro, bevande incluse, su prenotazione).
Il giallo va in scena e voi siete i protagonisti dell’intrigo. Potete indossare i panni di Sherlock
Holmes, Monsieur Poirot o Miss Marple e divertirvi a scoprire indizi e smascherare l’assassino. Durante la serata il fasto dei saloni del Castello di Bevilacqua si tinge di giallo e fa da
scenografia al mistero, dando vita ad un gioco deduttivo nel quale una compagnia di attori
mette in scena per gli ospiti la trama di un vero enigma.
A completare la serata il menù proposto dai nostri chef, che propongono i migliori prodotti del
territorio e un’interpretazione sempre innovativa della cucina veneta.
CENA CON DELITTO
Venerdì 27 giugno 2014 – ore 20.30
Antipasto
Burratina su insalatina di pomodori datterini,
olive taggiasche Roi e basilico fresco
Primo piatto
Gnocchetti sardi con fagiolini e patate novelle con pesto alla genovese
su coulis di pomodoro
Secondo piatto
Trancio di Flank Steak australiano con pesche gialle nettarine
e spiedo di verdure profumate al timo
Dessert
Millefoglie con crema al mascarpone, cioccolato a scaglie e fragole di Bonavigo
Caffè, acqua, vino in bottiglia
Costo a persona € 49,00
compresi acqua e vino (su prenotazione)
Al Castello Bevilacqua la passione e l’attenzione per la buona cucina e il buon vino non si
perdono mai. Il Ristorante All’Antica Ala vuole farvi riscoprire la bellezza del primo giorno
della settimana con un menù preparato in bella vista nel suggestivo chiostro del castello,
illuminati e coccolati dal chiarore della Luna. I profumi e i sapori dei vostri piatti saranno
esaltati da ottimi vini che il sommelier del castello vi saprà consigliare.
A partire da lunedì 7 Luglio, e per tutti i lunedì d’estate, il ristorante All’Antica Ala vi aspetta
con uno speciale menù:
IL GIORNO DELLA LUNA NEL CHIOSTRO
Ogni lunedì d’estate dalle ore 19.30
Entrée della casa
Crudo di Montagnana con palline di melone bianco
Antipasto
Insalatina di rucola selvatica e ravanelli con gamberetti crudi e mayo leggera al lime
Primo piatto
Ravioli fatti in casa ripieni alle ortiche e bufala saltati ai semi di papavero e burro salato
Secondo piatto
Filetto di manzo al pepe verde
Dessert
Granatina artigianale accompagnata da frutta in bella vista
Caffè, acqua, vino in bottiglia
Costo a persona € 49,00
compresi acqua e vino (su prenotazione)
Il Relais Castello Bevilacqua è la vostra
nuova destinazione nel cuore della storia.
Regalatevi un soggiorno in una delle 7
splendide junior suite, e scoprite i nostri
pacchetti Classic, Romance, Wellness e
Gourmet.
Il ristorante “All’Antica Ala” vi aspetta tutti
i giorni dal lunedì sera alla domenica, per
un viaggio nel gusto attraverso i sapori e le
tipicità della tradizione locale, in un’ottica
di valorizzazione dei prodotti del territorio.
Per informazioni e prenotazioni: tel. 0442 93655 - [email protected] - www.castellobevilacqua.com
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Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014
periodico indipendente
di Montagana
FilialeFiliale
di Montagnana
Tel. 0429 179300
[email protected]
Filiale di Terrazzo
Filiale di Albaredo Tel. 045 7000200
[email protected]
Filiale
di Urbana
Filiale di Bevilacqua Tel. 0442 93622
Filiale di Cerea
[email protected]
Filiale di Bonavicina Tel. 045 7155199
Filiale di Casale Di Scodosia
[email protected]
Filiale
di Bovolone
Tel. 045 6902097
Filiale
di Bovolone
[email protected]
Filiale
di Merlara
Filiale di Casale
di Scodosia
Tel. 0429 878000
[email protected]
Filiale di Legnago
Filiale di Cerea - Tel. 0422 320745
[email protected]
Filiale
di Megliadino San
Filiale di ColognaFidenzio
Veneta - Tel. 0442 411624
[email protected]
Filiale
di SanaiPietro
Di045
Legnago
Filiale di Cologna
Colli - Tel.
6152033
[email protected]
Filiale di Isola della Scala - Tel. 045 6631266
[email protected]
Filialedidi
Minerbe
Filiale
di Bevilacqua
Filiale di Roveredo
Guà
- Tel. 0442 468511
Filiale
di Legnago
- Tel. 0442 631603
[email protected]
[email protected]
Filiale di Bonavicina
Filiale di San Bonifacio
Filiale di San Bonifacio - Tel. 045 7611900
Filiale di Lonigo - Tel. 0444 437031
[email protected]
Filiale
di Cologna Veneta
Filiale di [email protected]
San Giovanni Lupatoto
Filiale di S. Giovanni Lupatoto - Tel. 045 8753684
Filiale di Mantova - Tel. 0376 244950
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Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014
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GORDON PARKS: Una storia Americana
Dopo Milano e Roma, un approdo significativo a Verona, presso il Centro Internazionale di
Fotografia agli Scavi Scaligeri, per l’importante
retrospettiva europea dedicata a Gordon Parks,
curata da Alessandra Mauro.
L’opera del grande ‘cantastorie’ afroamericano: organizzata da Fondazione Forma per
la Fotografia in collaborazione con la Gordon
Parks Foundation e Contrasto, l’esposizione
presenta circa 160 immagini in bianco e nero
e a colori, stampe moderne e molti vintage.
Scomparso nel 2006 a 93 anni, Parks è stato
fotografo, musicista, poeta, scrittore, regista (fu il
primo afroamericano a dirigere un film per una major, nel 1969: Ragazzo la tua pelle scotta per la Warner Bros) e, a seguire, i film sul detective
Shaft), attore: una personalità dallo straordinario eclettismo, che gli
valse il soprannome di “Uomo del Rinascimento”. Considerato uno dei
fotografi più importanti del ventesimo secolo, Parks è stato un narratore unico e instancabile degli Stati Uniti d’America. Attivo dagli anni
‘40 fino alla sua morte, attraverso le sue lenti è stato costantemente alla
ricerca di immagini esemplari capaci di raccontare il suo Paese e la propria epoca, la difficoltà di esser nero in un mondo di bianchi, la segregazione, la povertà, i pregiudizi, le battaglie per i diritti civili. La sua
opera sfugge dunque a semplici catalogazioni: la definizione che forse
meglio rende merito alla sua varietà e complessità è quella di storyteller: Parks ha, come nella tradizione della storia orale, fatto della propria
esperienza personale un tramite fondamentale di una narrazione autentica, legata al desiderio di affermare il proprio punto di vista sul mondo
e di incidere sulla realtà. Amava affermare: “Le persone che vogliono
usare una macchina fotografica devono avere
qualcosa in mente, deve esserci qualcosa che
vogliono mostrare, qualcosa che vogliono dire.” Nato nel 1912 in una famiglia povera di Fort
Scott, in Kansas, acquista la sua prima macchina
fotografica al banco dei pegni nel 1937, impara
a usarla da autodidatta e dal ‘41 al ‘43 entra a
far parte del celebre gruppo di fotografi, capitanato da Roy Striker, attivo per la Farm Security
Administration , l’ente governativo istituito da
Roosevelt per documentare fotograficamente l’economia agricola in trasformazione, negli anni
della Grande Depressione. Conclusa questa esperienza, inizia a operare da freelance, alternando il lavoro per riviste di
moda (soprattutto Vogue) a progetti di fotogiornalismo. Dopo che un suo
reportage su una gang giovanile di Harlem, nel 1948, conosce un grande successo, Parks diventa il primo fotografo e scrittore afroamericano
della celebre testata Life , per la quale racconta storie legate al razzismo,
alla povertà, alla segregazione; e realizza intensi ritratti di scrittori, attori
(nella gallery vediamo Ingrid Bergman e Sidney Poitier) e leader neri
emergenti come Muhammed Alì, Malcolm X, Adam Clayton Powell Jr.
e Stokely Carmichael.
Federica Tirapelle
Verona, Centro Internazionale di Fotografia agli Scavi Scaligeri.
Fino al 28 Settembre 2014.
La mostra, è promossa dall’ Assessorato alla Cultura del Comune di
Verona, grazie a The Gordon Parks Foundation di New York, con l’organizzazione di Fondazione FORMA per la Fotografia e Contrasto.
Linguaggi plastici del XX secolo
“Scultura Lingua Morta” è il titolo che
Arturo Martini volle dare a una breve raccolta di riflessioni, data alle stampe nel
1945: parlare della scultura del Novecento
rende imprescindibile questa espressione che
negli anni ha assunto il carattere di aforisma,
ripresa nel 2003 da una fortunata mostra
allestita al Mart e curata da Penelope Curtis per l’Henry Moore Institute di Leeds. In
quell’evento, accanto ad alcuni maestri del ‘900 - Fausto Melotti,
Arturo Martini e Lucio Fontana – si presentò un omaggio a Othmar Winkler.
Undici anni dopo viene inaugurata presso la Galleria Civica
a Trento una nuova significativa mostra: “Linguaggi plastici del XX secolo”, a cura dell’architetto Michelangelo Lupo,
con cui il Mart approfondisce il tema della scultura scegliendo quali portavoce alcuni tra i più rilevanti interpreti trentini:
Fausto Melotti, Alcide Ticò, Othmar Winkler, Eraldo Fozzer
e Mauro De Carli, scomparso nel 2008 e mai adeguatamente
valorizzato. Ad eccezione di quest’ultimo, si tratta di artisti
nati nei primi anni del XX secolo che hanno privilegiato quale
mezzo espressivo quello della scultura, in aperto contrasto
con quanti negli stessi anni ritenevano la scultura un linguaggio antico, inadeguato alla narrazione artistica contemporanea.
La Civica diventa per l’occasione un immaginario e inedito atelier collettivo, condiviso da importanti maestri del ‘900. Allestite
come in un grande studio d’artista, infatti, le sculture dialogano
con alcune fondamentali opere pittoriche, in un dialogo basato
sulla tridimensionalità reale delle sculture con quella suggerita
da tele a forte connotazione plastica. Si possono così ammirare
alcuni capolavori provenienti dalle prestigiose collezioni del Mart
di Giuseppe Capogrossi, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Lucio
Fontana, Mariano Fracalossi, Tullio Garbari, Alberto Magnelli,
Piero Manzoni, Joan Miró, Enrico Prampolini, Alberto Savinio,
Mario Schifano, Emilio Scanavino, Mario Sironi, Graham Sutherland ed Emilio Vedova.
Come sottolinea in catalogo il curatore Michelangelo Lupo:
“Questa mostra non ha la pretesa di ripercorrere tutta la carriera artistica di questi
scultori, ma ricorda di loro i periodi più
significativi, mettendoli a confronto (e qui
ho accolto con piacere il suggerimento di
Cristiana Collu) con alcune opere pittoriche
dei maggiori interpreti del dibattito artistico
nazionale presenti nelle collezioni del MART,
che con le loro sculture hanno assonanze e
rimandi”.
La mostra sarà quindi l’occasione per approfondire la conoscenza di alcuni tra i maggiori artisti contemporanei, per ripensare criticamente il secolo scorso e le sue correnti e, non
ultimo, per scoprire alcuni angoli suggestivi e spesso poco
noti di Trento e Rovereto dove molti di questi autori vennero chiamati a installare opere d’arte pubblica e monumenti. Ai visitatori viene infatti suggerito un vero e proprio percorso
espositivo attraverso le due città trentine alla ricerca delle opere
presenti in luoghi pubblici realizzate da Melotti, Ticò, Winkler,
Fozzer e De Carli. Questo particolare viaggio parte idealmente dal
Parco delle sculture del Mart, dove è esposta Scultura H (La grande clavicola) di Fausto Melotti, del 1971, e si conclude a Trento
dove si trovano tre realizzazioni pubbliche di Mauro De Carli il
cui anelito sociale si fa forte e drammaticamente espressionista.
Completa la mostra un intervento site-specific di Davide Rivalta
(Bologna, 1974) che invade la Galleria disegnando, direttamente
su alcune pareti, grandi figure di animali. L’artista costruisce per
masse e volumi, proprio come nella modellazione, aggiungendo
e togliendo. Il disegno, come nelle più antiche rappresentazioni,
si focalizza sul ritratto dell’animale, escludendo ogni riferimento
al paesaggio. Fino al 14 settembre, data di chiusura della mostra,
l’opera su entrambi i piani della Civica, si snoda creando sinergie
e attriti con l’architettura della Galleria e con le opere esposte.
Caterina Berardi
Trento. Galleria Civica. Fino al 21 Settembre 2014.
Info (Mart) 800 397760
Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014
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periodico indipendente
CARMEN 2014: DA 100 ANNI IN ARENA
Il 5 maggio del 1914 il Consiglio Comunale di Verona delibera di dare
Carmen in Arena per il secondo “Festival dell’Opera Lirica”, concedendo
l’utilizzo dell’Anfiteatro per tre anni (1914-1916), nei mesi di luglio e di
agosto, al tenore Giovanni Zenatello ed all’impresario teatrale Federico
Rovato. Purtroppo la prima guerra mondiale, oltre ad influire negativamente
sull’andamento della stagione, interrompe anche la gestione ZenatelloRovato dopo il primo anno e l’opera in Arena riprenderà nel 1919 a guerra
conclusa.
Carmen è Maria Gay, già affermato mezzosoprano spagnolo, compagna
di Zenatello, prima Amneris areniana in Aida. Difficoltà invece per trovare
Don Josè, a causa “delle esagerate e paradossali pretese degli artisti italiani per cui si dovrà ricorrere a qualche grande tenore straniero” (dal giornale Arena 4-5 giugno 1914). L’occasione si presenta a giugno quando canta a
Verona Amador Famadas, già famoso in Spagna, che viene
subito scritturato da Rovato, concludendo così il cast con
Sarah Fidelia Solari nel ruolo di Micaela, Domenico Viglione Borghese e Mattia Morro per Escamillo, Wanda Ferrario
(Franquita), Ada Corbetta (Mercedes), Giordano Paltrinieri
(Il Dancairo), Gaetano Morellato (Il Remendado), Luigi
Mugnoz (Zuniga) e Angelo Algos (Morales).
Direttore d’orchestra il M° Roberto Moranzoni, nato a
Bari da una famiglia di origine veneziana. Maestro sostituto
e direttore del coro Ferruccio Cusinati (Caldiero 1872 Verona 1954), molto conosciuto anche nella Bassa, per aver
portato la famosa Banda di Castagnaro ai più alti traguardi
nazionali ed internazionali. Le scene, costruite e dipinte da
Bertini e Pressi, sono disegnate dagli architetti Ettore Fagiuoli veronese e Giovanni Greppi, milanese.
Si può dire che la scelta di Carmen e di Maria Gay (nata
Maria de Lourdes Lucia Antonia Pichot Girones) abbiano
influenzato l’organizzazione, tanto che “molta Spagna autentica“ concorre
all’allestimento dell’opera; dagli interpreti principali, allo splendido manifesto pubblicitario del pittore catalano Ramon Pichot Girones, fratello di
Maria Gay, alle sei ballerine soliste del Liceo di Barcellona: Candida e
Lionor Ortega, Angela e Lola Pros, Lola Tallador e Carmen Vozcerraiz,
che, riferisce il Numero Unico Ufficiale, eseguono in costume “mavas”
le “seguidillas” del secondo atto, il preludio e la farandola del quarto atto.
Queste si affiancano alle 36 ballerine italiane, alle masse corali composte da
50 bambini, 180 coristi tra uomini e donne e 130 orchestrali (20 archi in più
della scorsa stagione), e 300 comparse. Inoltre venti cavalli e dieci asinelli.
Per iniziativa dell’Associazione veronese dei Commercianti e Industriali,
che concorrono a finanziare l’Impresa Zenatello-Rovato con 30.000 lire
(più 100.000 dal Comune di Verona) viene emessa una cartolina ufficiale,
tratta dal manifesto di Pichot, venduta presso l’Impresa Federico Rovato al
Teatro Ristori e all’Agenzia Scolari di via Mazzini, con la seguente presentazione: “ Sull’azzurro sfondo d’un cielo stellato, da una marea oscura ed
imponente di pubblico s’aderge, sul candido sfavillar della luce elettrica,
l’ala dell’Arena. Dinanzi audace e bella, le mani sui fianchi, elegante e
perversa nella veste rossa come le rose sulle corvine chiome come il sangue
che le freme nelle vene, è Carmen, voluttuosa e superba”.
Ulteriore pubblicità viene diffusa da quattro cartoline ufficiali tratte
dai quattro bozzetti di Fagiuoli e Greppi e stampate dalla Ditta Cavadini
di Verona, nonché da due private, vendute dalla signora Paolina Gallone
dell’Edicola di Piazza Vittorio Emanuele e da Ruggero Fabbro della Tipografia Marchiori.
Otto le serate inizialmente programmate per Carmen, portate poi a dieci,
il 15 e 16 agosto a prezzi dimezzati, pro-emigranti che rientravano dalla
stazione di Porta Vescovo causa la guerra.
La seconda edizione areniana di Carmen è programmata nel 1940, ma
causa seconda guerra mondiale, viene annullata, come tutte le stagioni
liriche in Arena e l’opera rientra in cartellone nel 1948, dopo 34 anni dalla
prima del 1914, soprintendente Giovanni Zenatello. Interpreti principali Elena Nicolai, il cileno Ramon Vinay, che
debutta in Arena con Otello e Don José, Benvenuto Franci e
ancora Ferruccio Cusinati maestro del coro. Dirige Oliviero
De Fabritiis, Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano.
Dopo gli anni cinquanta Carmen è sempre più presente
nei cartelloni areniani. La troviamo nel 1955 col debutto
veronese di Franco Corelli, che canterà anche nel 1957 e
1961 con Giulietta Simionato, Fedora Barbieri ed Ettore
Bastianini. Con la regia di Sandro Bolchi ancora Simionato
nel 1965, con Mirella Freni e Marcella Pobbe nel ruolo di
Micaela. Nel 1970 con la regia di Luca Ronconi e scene di
Pier Luigi Pizzi Carmen è Adriana Lazzarini, Corelli è Don
Josè e Piero Cappuccilli Escamillo. Nel 1975 si alternano
tre interpreti eccezionali Viorica Cortez, Carmen Gonzales
e Grace Bumbry e, per l’ultima presenza in Arena, Franco
Corelli, che viene festeggiato nell’intervallo da Giulietta
Simionato, ritiratasi dalle scene già dal 1966. Nel 1980 la scenografia di
Aligi Sassu presenta una Carmen dai colori brillanti, bianco vivo, azzurro
ed arancione, con montagne che “sembrano falò ardenti”. Ancora Carmen
nel 1984 con il debutto di Josè Carreras e la Micaela di Alida Ferrarini; nel
1990 con le scene di Berrocal ed il debutto del balletto spagnolo di El Camborio. Nel 1993 con le scene di Rinaldo Olivieri cantano Giovanna Casolla
e Giorgio Zancanaro..
Ma è dal 1995 che Carmen è di casa in Arena. Da quando il Maestro
Franco Zeffirelli ha ideato una spettacolare scenografia, grandiosa per
l’Arena. E da quell’anno è ritornato il balletto spagnolo di El Camborio,
ultimamente gestito dalla moglie Lucia Real, da quando Elvezio Brancaleoni Cavallaro di Giacciano con Baruchella, in arte El Camborio, non è più
tra noi. E la spagnola Lucia Real è ancora prima ballerina, che rivedremo
anche quest’anno, tra la scenografia del Maestro Zeffirelli, per i cento anni
di Carmen in Arena, compleanno che scadrà il 1° Agosto, alle ore 20,45
come nel 1914.
Recite di Carmen alle ore 21 del 21 e 26 giugno, 4, 10, 18, 25 luglio e alle
ore 20,45 del 1, 7, 14, 29 agosto e 3 settembre 2014.
Ivano Zanoli
Presentato alla Feltrinelli Express di Verona
la compilation “Capo Verde, terra d’amore - vol. 5 - In Jazz”
Presentato alla Feltrinelli Express di Verona,
il volume 5 della collana “Capo Verde terra
d’amore” era allegato alla rivista specializzata
“Musica Jazz” del mese scorso. Se è vero che
il merito principale dell’iniziativa – che ha finalità
benefiche (gli utili vanno a favore del Programma
Alimentare Mondiale dell’ONU) - si deve al
produttore friulano Alberto Zeppieri (discografico,
traduttore/autore, nonché «catalizzatore» del
progetto avviato nel 2006), va sottolineato che
proprio a Verona si è sviluppato un rapporto
privilegiato tra Zeppieri e l’Accademia di Alta
Formazione Musicale, diretta dalla cantante
originaria capoverdiana Karin Mensah. E
Roberto Cetoli, pianista/compositore di vaglia
nonché marito di Karin, è anche il responsabile
dell’Accademia Recording Studio, dove la
maggior parte dei brani inclusi nella compilation
sono stati registrati.
Le canzoni sono tradotte in italiano da Zeppieri
e tutto il disco scorre piacevolmente, con alcune
perle. A cominciare dal brano d’apertura, Buona
vita: un pezzo ottimamente interpretato da
Ornella Vanoni, a suo agio accanto a Teofilo
Chantre, Kaiti Garbi e Paolo Fresu. Di grande
classe, come sempre, Gino Paoli con il piano di
Remo Anzovino in Santo me, canzone che ben si
adatta alle sue più classiche corde interpretative.
Splendida So già (versione italiana della
famosissima Sodade) con Stefano Bollani e il
canto della polacca Dorota Miskiewicz. Molto
brava la cantante sarda Franca Masu con il suo
quintetto in Luna mia testimone, così come Petra
Magoni e Ferruccio Spinetti con Omar Sosa in
Capo Verde
Corner
A-mar-o-mar. Conclusione ideale con la bonus
track La voce dell’amore, che la grande Cesaria
Evora interpreta con Ron.
Ultimo particolare, ma non meno importante:
accanto ai nomi stellari del cast, nelle registrazioni
figurano molti musicisti scaligeri, ormai affermati
sulla scena jazz nazionale. Di questo ruolo
importante rivestito dalla nostra città per Capo
Verde terra d’amore vol. 5 c’è di che essere
orgogliosi, perché il lavoro è veramente riuscito,
senz’altro il più ricco, variegato e di maggior
impatto tra quelli realizzati a tutt’oggi per questa
serie dedicata alla musica dell’arcipelago al largo
della costa occidentale africana, già colonia
portoghese e terra di Cesaria Evora, che ne ha
diffuso a fama mondiale la morna.
G.G.
periodico indipendente
Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014
13
Acqu@tube: Tra i banchi di scuola di tutta la provincia
un concorso sull’ “Oro Blu” del terzo millennio
Per il secondo anno consecutivo Acque Veronesi premia progetti
ed idee su un uso consapevole e responsabile delle risorse idriche.
Dopo il grande successo dell’anno scorso, si è conclusa la seconda
edizione di Acqu@tube. Un progetto di Acque Veronesi che si è articolato in laboratori didattici, visite guidate, attività di gruppo con personale specializzato, esperimenti, e la realizzazione di video, cartelloni,
brochure e diapositive per educare le famiglie ad un uso responsabile
ed intelligente dell’acqua. Il percorso didattico ha coinvolto sette istituti
superiori di Verona e provincia, per un totale di quindici classi. Complessivamente l’iniziativa ha interessato oltre cinquecento studenti. Una
giuria, presieduta da esperti e tecnici di Acque Veronesi, del museo di
Scienze Naturali di Verona e dell’Ecosportello del Comune scaligero,
ha voluto premiare i lavori di tre classi che si sono contraddistinti per
originalità, efficacia del messaggio e fruibilità. Gli alunni, grazie al supporto degli insegnanti, hanno elaborato analisi, ricerche e opere artistiche interamente dedicate all’“oro blu”, con particolare attenzione al
consumo dell’acqua del rubinetto (quella di Verona, secondo numerosi
studi, è una delle migliori d’Italia). Ad aggiudicarsi il primo premio del
concorso e un assegno di 1.500 euro - contributo che Acque Veronesi
ha voluto mettere a disposizione in un periodo in cui le scuole sono
costrette a far i conti con una significativa carenza di fondi - è stata la
classe 3°F del Liceo Messedaglia di Verona. Secondo e terzo gradino
del podio, e rispettivamente 1.000 e 500 euro di premio ciascuno, per
la classe 1°E dell’istituto tecnico commerciale Pasoli di Verona e per
la 1°A dell’istituto tecnico commerciale Bolisani di Isola della Scala.
Le scuole Galileo Ferraris e Copernico hanno inoltre vinto la fornitura
per un anno di acqua mediante un erogatore di acqua fresca e gasata.
Inoltre a tutti i finalisti e ai loro insegnanti sono stati consegnati attestati
e alcune pubblicazioni sulla storia dell’acqua di Verona. Durante l’anno scolastico, l’approccio degli esperti di Acque Veronesi nei confronti
degli alunni è stato chiaro e diretto. Gli studenti hanno potuto conoscere così sia l’aspetto gestionale, che quello della composizione chimica
dell’acqua, approfondendo temi fondamentali come la gestione integrata ed i suoi relativi costi, la struttura del sistema fognario e i principali
trattamenti delle acque di scarico urbane. Oltre alle scuole premiate,
hanno preso parte all’iniziativa anche gli istituti Silvaricci di Legnago e Dal Cero di San Bonifacio. «E’ bello vedere come i temi legati
all’ambiente ed in particolare all’acqua interessino sempre di più alle
nuove generazioni», ha detto il Presidente di Acque Veronesi, Massimo
Mariotti, che ha personalmente premiato gli studenti. «I primi progetti
di educazione ambientale devono iniziare proprio sui banchi di scuola.
L’iniziativa, giunta alla seconda edizione, sarà sicuramente ripetuta anche nei prossimi anni».
A cura dell’ufficio Stampa di Acque Veronesi
PREMIATE LE CLASSI VINCITRICI DEL CONCORSO
“L’ACQUA NON E’ INFINITA… RISPARMIALA PER LA VITA”
Si è svolta a Palazzo Barbieri la premiazione delle classi vincitrici del concorso “L’Acqua non è infinita… Risparmiala per la vita”
– “L’Acqua a fumetti” promosso dal Comune di Verona e da Acque
Veronesi. Le classi vincitrici sono state premiate dall’assessore all’Istruzione Alberto
Benetti e dal presidente di Acque Veronesi
Massimo Mariotti. All’iniziativa hanno aderito complessivamente 5 scuole, per un totale
di 13 classi partecipanti al concorso. Questi
i vincitori: prima classificata, la classe 2aD
della scuola “Mazza”; seconda classificata, la
classe 2aD della scuola “Fedeli”; terza classificata, classe 2aG della scuola “Fedeli”. “Il
progetto, rivolto agli studenti delle scuole secondarie di primo grado
– spiega l’assessore Benetti – punta a sensibilizzare i ragazzi sul tema
dell’acqua e sul suo uso consapevole, attraverso un approccio didattico
creativo e divertente, che ha portato gli studenti alla realizzazione di
splendide storie a fumetti sul tema dell’acqua”. “L’iniziativa – afferma
il presidente Mariotti – si inserisce all’interno di un più ampio programma di sensibilizzazione ad un corretto utilizzo delle risorse naturali che, in questo caso,
vuole accrescere l’attenzione, in particolare
nei giovani, sul tema dell’acqua e sui buoni
comportamenti per utilizzare al meglio questo bene, che diventa sempre più prezioso”.
Durante il progetto, con la collaborazione dei
curatori del giornalino “Il Piccolo Missionario”, i ragazzi hanno ottenuto la preparazione
di base per elaborare un fumetto ed hanno potuto approfondire l’aspetto scientifico del tema acqua con interventi in
classe da parte di Acque Veronesi.
A cura dell’ufficio Stampa di Acque Veronesi
La scuola “Olga Visentini” più bella “con Arte” grazie al Comitato Genitori
La scuola primaria Olga Visentini abbellita da un gruppo di genitori:
è questa la lodevole iniziativa del nuovo Comitato Genitori, nato dalla
volontà di alcuni rappresentanti di classe di mettersi a disposizione in
modo organizzato per aiutare a rendere migliore la scuola. “Dopo averne parlato con la direzione didattica e l’Amministrazione comunale”
racconta il loro coordinatore, Luca Borini “a dicembre abbiamo costituito il “Comitato Genitori” composto inizialmente dai rappresentanti di
classe della scuola primaria Olga Visentini, come è previsto dalla legge.
La partecipazione è stata poi estesa a tutti genitori”.
Come prima azione tangibile il Comitato ha voluto realizzare un progetto che potesse rendere più bella la scuola, ossia “Facciamo bella la
scuola con Arte”, coinvolgendo bambini, insegnanti, genitori, direzione
didattica e Amministrazione comunale, che ha contribuito economicamente con l’acquisto del materiale necessario per i lavori. Ai bambini
è stato assegnato il compito di realizzare i propri autoritratti, in tutto
232, posizionati poi sui pannelli dell’atrio con la frase di Picasso “Ogni
bambino è un artista”. La scala esterna è stata abbellita da figure in stile
pop-art che richiamano Keith Haring e da una frase del medesimo. Al
lavoro artistico è stato abbinato quello manuale con la pulizia dei muretti esterni e il riordino del giardino.
“In tutto una quindicina di genitori si è alternata per la buona riuscita
di questa prima iniziativa che trova il completo appoggio e sostegno da
parte dell’Amministrazione comunale” ha dichiarato l’assessore all’Istruzione Gianluca Possenti. “L’auspicio è che questo ambizioso progetto possa essere imitato da altre realtà del territorio”.
A cura Ufficio Stampa Cerea
LEGNAGO - Via Matteotti, 94 - Tel. e Fax 0442 601749
Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014
14
periodico indipendente
A Milano, 600 agricoltori veronesi con Coldiretti,
guidati dal presidente, Claudio Valente
Presentato con successo da Fiorella Dal Negro un prodotto per la depurazione del fegato,
derivato dal Cardo mariano o Silybum marianum.
Offre verdura, frutta, cereali, nonché piante e
fiori spontanei, atti a creare rimedi genuini per la
salute. La campagna, grazie al saggio impegno
dell’agricoltore, è, in una parola, vita, garantita
dalla genuinità dei suoi prodotti.
A Milano, migliaia di
agricoltori, dei quali 3000
veneti e, di questi, 600
da Verona, accompagnati dal presidente Claudio
Valente, si sono incontrati,
il 21 maggio 2014, sotto
la bandiera di Coldiretti,
nel quadro del congresso
Anticipando l’Expo 2015
– “Idee innovative”, un
angolo, cioè, dedicato alle
aziende, che migliorano le
performances, nonostante i divieti ed i trucchi, trascurati da un’Europa, che chiude gli occhi, davanti
alle irregolarità del sistema degli scambi commerciali. In poche parole: un congresso, riservato alle
aziende che producono genuinità. Aziende, che non
mancano e che, quando scoperte – visto che lavorano in silenzio e non nutrono tendenze di grandeur
– vanno riconosciute e giustamente lodate.
Questa volta è toccato a Fiorella Dal Negro
dell’Agriturismo alle Torricelle, Verona, che, nel
capoluogo
lombardo
ha proposto i suoi infusi, le sue tisane e i suoi
preparati, a base di erbe
spontanee, che la stessa
raccoglie nei prati collinari, che circondano la
sua azienda. Ma, fra tanto
bene di Dio, Fiorella ha
presentato un prodotto – derivante dal Cardio mariano o Silybum
marianum – quale potente
rimedio per purificare il fegato. La pozione ha
attirato immediatamente l’attenzione degli addetti
ai lavori e non, onde, Franca Castellani, presidente delle Donne di Coldiretti Veneto e Verona, ha
sottolineato: Quanto riesce a fare Fiorella non ha
limiti. Con poco e con ingredienti semplici, ella
valorizza la natura, ponendola a portata di mano
dei consumatori, che possono, così, apprezzare i
prodotti spontanei della campagna e beneficiare
degli stessi. Fiorella, infatti, segue da vicino, studia,
coltiva la natura, crea cultura, per sé e per gli altri,
avendo sempre massima attenzione al settore della
botanica, nonché attenendosi al naturale e all’originale, così come madre terra li propone. Un esempio
da seguire, perché la correttezza nel procedere
può sempre tenere la porta aperta, per passare dal
piccolo al grande, dall’aziendina all’impresa, che
è quanto di cui il Paese ha estremo bisogno, ma
che lo stesso deve assolutamente appoggiare, per
creare occupazione e ricchezza, tenendo presente
che quanto sopra significa pure valorizzazione del
territorio e costante monitorizzazione dello stesso.
Pierantonio Braggio
Nella foto: da sinistra a destra: Franca Castellani, presidente di Donna Impresa di Coldiretti, Fiorella Dal Negro,
Stefania Barana, coordinatrice di Donna Impresa; Claudio
Valente, presidente di Coldiretti, Verona, e Chiara Recchia,
a Milano.
DE CASTRO: CON FINE DELLE QUOTE LATTE AUMENTERÀ LA VOLATILITÀ DEI PREZZI
CINA CHIAMA ITALIA: OPPORTUNITÀ PER EXPORT, MERCATO DA ESPLORARE
Che cosa succederà con la fine del regime delle quote latte, previsto per il 31 marzo 2015? «Aumenterà
indubbiamente la volatilità dei prezzi, che già oggi
mostra forti scosse: a Natale il latte spot era quotato
50 centesimi al litro, oggi siamo a 30 centesimi. Per
questo l’Unione europea dovrà il prossimo settembre
occuparsi di adottare un Pacchetto Latte bis, per gestire il futuro con minori incertezze». A dirlo è Paolo
De Castro - presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo e tra i candidati più autorevoli a ricoprire il ruolo di commissario Ue all’Agricoltura - intervenendo questa mattina al 4° Dairy
Forum di Clal a Bardolino (Verona), evento dedicato
alla filiera lattiero casearia, di cui Fieragricola (www.
fieragricola.it) è partner.
Dal palco del Dairy Forum, De Castro invita tutto il
comparto lattiero caseario presente a compattarsi per
formulare proposte concrete su come gestire la fase
post-quote. Anche perché, se è vero che «la produzione dell’Unione europea prevista in aumento dello 0,8
per cento nei primi due anni dall’abolizione del regime contingentato – afferma De Castro – è anche vero
che con lo scenario mondiale che si andrà a delineare
non ci attendiamo un impatto negativo sui prezzi».
Il portale Clal (www.clal.it), che offre una panoramica completa sui prezzi, i trend e gli scenari mondiali del comparto lattiero caseario, indica un aumento di
latte a livello globale, con il colosso cinese proiettato
in una corsa all’import in rapida accelerazione. La
conferma arriva direttamente da uno dei più importanti player dell’ex Celeste Impero.
«Le previsioni di crescita del mercato lattiero caseario sono del 10-12% nei prossimi 5 anni, con un
aumento del 7% del latte liquido – specifica Liu Yan,
vicepresidente delegata allo sviluppo strategico di
Mengniu Dairy Group, realtà che ogni giorno consegna 10mila tonnellate di latte uht a 70 milioni di
consumatori –. Oggi i consumi di latte sono stimati in
14 milioni di tonnellate, con una media pro-capite an-
nuale di 29,4 chilogrammi consumo medio annuale».
Se il mercato cinese rappresenta un’opportunità per i
produttori di latte e formaggi anche europei e italiani,
Liu Yan avverte che «lo scenario è complicato: i cinesi
non amano l’odore del formaggio, conoscono molto
bene la mozzarella e pensano che tutti i formaggi debbano essere bianchi e non gialli, apprezzano in modo
particolare il gelato. Siamo comunque disponibili a
collaborare con l’Italia e a trovare sinergie».
Quello che appare assodato è che «la domanda
mondiale di latte è in aumento in tutto il mondo, ma
non in Europa: dovremo quindi esportare verso i Paesi emergenti. E le previsioni per l’Ue-28 di export di
latte nel 2022 sono di una crescita di 22 punti percentuali», preconizza il professor Holger Thiele dell’Università do Kiel (Germania).
Lo scenario impone strumenti per contenere la volatilità, come potrebbero essere i futures. Strumenti
presentati da Charles Piszczor del Chicago Mercantile Exchange (Cme) come «opportunità per ridurre la
volatilità e assicurare il rischio delle eccessive oscillazioni di prezzo». Il Cme Group, che annualmente
gestisce contratti per oltre 3 miliardi di dollari in
settore dell’agricoltura, energia, metalli, ha da poco
aperto una sede londinese, con l’obiettivo di spingere
sullo strumento dei futures, anche nel comparto lattiero caseario. «I requisiti necessari sono la trasparenza
dei mercati, che non vi siano regimi di monopolio o
duopolio, che la burocrazia o i governi non esercitino
pressioni – avverte Piszczor – e che, se parliamo di
piccole e medie imprese di allevamento, che vengano
sottoscritti contratti dai quali è facile entrare o uscire».
Negli Stati Uniti funzionano, tanto che sono quasi 29mila i contratti futures aperti nel settore del
«milk», in Italia gli operatori sono piuttosto timidi,
forse anche perché il 55% della produzione di latte
viene trasformata in formaggi Dop, che hanno una
qualità molto elevata. «Approfondiremo il discorso
– commenta Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte, l’associazione di categoria dell’industria di
trasformazione del latte – ma se i futures sono uno
strumento per assicurarsi contro il rischio di volatilità
eccessiva dei prezzi, bisognerà valutare attentamente
che non si trasformino in un doppione delle assicurazioni».
Servizio Stampa Veronafiere
Comites: Prestigioso riconoscimento
per il medico veronese Antonio Bazzan
Premiate le eccellenze italiane all’estero
Il Comites di Philadelphia (Comitato
degli Italiani residenti all’estero) ha premiato il medico veronese, il prof. Antonio
Bazzan (nella foto), direttore del “Functional & Wellness Sciences Intitute of
Philadelphia. Un riconoscimento di prestigio e di livello internazionale, attribuito dall’associazione presieduta dall’ On.
Salvatore Ferrigno, ai professionisti italiani che si
sono contraddistinti fuori dai confini nazionali nei
rispettivi ambiti di competenza. La premiazione è avvenuta in occasione del 68°
Anniversario della nascita della Repubblica Italiana, alla presenza del Console
Generale di Philadelphia Andrea Canepari e di numerose rappresentanti delle Istituzioni. Un riconoscimento che premia le
eccellenze italiane che hanno contribuito
in modo importante alla crescita culturale e sociale
nel mondo ed in particolare negli Stati Uniti.
Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014
periodico indipendente
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IL PAESAGGIO AGRARIO: TRA EMOZIONE E VALORIZZAZIONE
La grande bellezza della campagna un’emozione senza prezzo
Prende spunto dal film italiano premiato con
l’Oscar “La grande bellezza” il convegno organizzato da Donne Impresa di Coldiretti Veneto
alla Gran Guardia di Verona giovedì 5 giugno ore 15. Come il capolavoro di Sorrentino
parla di decadenza, cosi l’incontro organizzato
dalle imprenditrici agricole mette in evidenza
la necessità di riscattare il valore del paesaggio
agrario veneto tra arte e cultura.
Prendere coscienza del valore del territorio
è un atto dovuto, che la Regione Veneto ha già
anticipato orientando le normative che offrono
al Nord est una chance in più per la campagna.
I dati sono ormai noti: negli ultimi 40 anni
il Veneto ha perso il 18% della superficie coltivata, una perdita di 1800 chilometri quadrati
equivalente all’intera provincia di Rovigo e
dovuta all’urbanizzazione, alla realizzazione
di infrastrutture e all’abbandono di pascoli e
campi. Le province di Padova e di Treviso nel
2011 risultano tra le 10 più cementificate d’Italia, rispettivamente con il 23% e il 19% del
proprio territorio occupato da superfici edificate
(contro una media italiana del 6,7%).
Le campagne coltivate sono scese dal 54% al
44% dell’intero territorio veneto, sfondando la
soglia critica individuata dagli urbanisti. Quando il terreno coltivato è meno del 50% della
superficie complessiva, nelle aree di pianura è
già allarme potenziale per l’equilibrio idrogeologico.
“Un bel panorama è un’emozione aggiunta al
nostro mestiere intesa come qualità superiore
- spiega Franca Castellani presidente di Donne
Impresa Veneto - vorremmo celebrarla cosi
spontaneamente trattando con i docenti presenti
i vari aspetti: la buona architettura come valorizzazione delle opere edilizie incastonate tra
collina, mare e pianura, i giardini e gli orti nella
storia dell’arte, quanto vale economicamente
una terra curata sulla nostra offerta quotidiana di
prodotti, servizi e infine, la storia, l’esperienza
concreta di chi è riuscito ad interpretare questo
nostro messaggio.” “Abbiamo invitato al nostro
tavolo - continua la leader delle imprenditrici
agricole - del 30% delle imprese femminili ospiti che discuteranno con noi quanto vogliamo trasmettere alla società, alla politica e a
tutti coloro i quali vogliono intraprendere una
riflessione”.
Al convegno, dopo i saluti di apertura di Flavio Tosi, Sindaco di Verona, Claudio Valente,
presidente di Coldiretti Verona e Franca Castellani, sono intervenuti: Nathalie Grenon architetto di fama europea, Stefano Masini docente di
diritto agrario, Raffaela Salmaso professoressa
di storia dell’arte, Paolo Andrich urbanista e
agricoltore a Torcello. I lavori saranno aperti da
Giorgio Piazza e Pietro Piccioni, rispettivamente
presidente e direttore di Coldiretti Veneto e conclusi da Lorella Ansaloni responsabile nazionale
di Donne Impresa Coldiretti. L’evento, realizzato in collaborazione con l’Assessorato veronese
all’Ambiente, sarà moderato da Marco Ambrosi,
fotografo locale.
Ada Sinigalia
Più frutta nei succhi: Odg della Giunta del Veneto in favore di Coldiretti
Alla delibera regionale si aggiungono quelle comunali e provinciali
Approvata dalla Giunta del Veneto la delibera
proposta da Coldiretti che impegna le istituzioni
a sostenere le richieste dell’organizzazione agricola per l’innalzamento del contenuto di succo
di frutta nelle bibite analcoliche vendute con il
nome di ‘frutta a succo’. L’iniziativa presentata
dall’Assessore regionale all’Agricoltura, Franco
Manzato è volta ad intraprendere un percorso
utile e condiviso per far sì che il Parlamento approvi l’emendamento al fine di rendere
effettivo l’aumento della percentuale minima
di presenza di frutta dal 12% al 20%. A tal
proposito era già intervenuto il collega dell’Ambiente, Maurizio Conte che aveva predisposto
una mozione ad hoc rivolta proprio al Governo
regionale affinchè si facesse carico dell’istanza
sollecitando un intervento coordinato. Il plauso di Coldiretti va nella direzione di chi sta
sostenendo questa operazione di sensibilità che
riconosce il lavoro degli agricoltori che dalle
piante raccolgono frutti veri e non surrogati o
polverine per ingrassare solo gli interessi di
chi non ha a cuore il “Made in Italy”. “In un
momento di grave crisi per il nostro Paese, il
settore agroalimentare può rappresentare una
leva per lo sviluppo economico – spiega il presidente Giorgio Piazza – i benefici conseguenti a
questa scelta - continua - sono il miglioramento
della qualità dell’alimentazione e la riduzione
delle spese sanitarie dovute alle malattie causate
dall’obesità”. Coldiretti ricorda che ad ora si
sono schierati la Provincia di Treviso e sul territorio più di 27 comuni. Primi tra tutti le amministrazioni comunali di Roverchiara nel veronese
con Alonte e Lonigo nel vicentino.
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Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014
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consumi di frutta e verdura sotto i riflettori
Il calo progressivo dei consumi di frutta e verdura in Italia è un fenomeno in atto da oltre 10 anni, con una perdita di quantità acquistate per
famiglia di circa 140 Kg annui dal 2000 al 2013.
L’Europarlamentare On. Paolo De Castro intervenendo all’assise ha
dichiarato “In autunno avremo la riforma dell’ OCM Ortofrutta con modifiche che fanno riferimento al libro bianco, dobbiamo quindi lavorare
fin da subito sul nuovo regolamento, sul biologico e sui programmi di
promozione che per le imprese significano circa 200 milioni euro l’anno.
Per quanto riguarda le pere mi sono attivato anche per l’etossichina – ha
proseguito De Castro – ma il problema è che l’Italia non ha chiesto la
deroga come gli altri Paesi. Inoltre – ha concluso De Castro - per il settore
ortofrutta l’imperativo è esportare”.
L’Assessore all’agricoltura Tiberio Rabboni ha ricordato gli sforzi che
l’Emilia Romagna ha compiuto verso la qualità e l’innovazione, raggiungendo l’80% di produzione ortofrutticola integrata ed ha illustrato le nuove
linee del Piano di Sviluppo Rurale che daranno priorità all’innovazione
delle filiere, alla logistica ed alla formazione dei giovani anche attraverso
il rifinanziato Progetto di Frutta nelle Scuole .
“Dall’analisi dei dati – ha dichiarato Elisa Macchi Direttore di CSO emergono delle evidenze importanti su cui è necessario riflettere: in primo
luogo è palese che il prezzo non è l’unico fattore condizionante per l’acquisto, lo si vede dallo sviluppo del biologico o di referenze alte di gamma
come il radicchio ( +61% di acquisti dal 2006 ad oggi), o le fragole (+34%
dal 2000 al 2013).
I consumatori - ha continuato Elisa Macchi - stanno premiando l’innovazione di prodotto che negli ultimi anni ha reso disponibili sul mercato
varietà più apprezzate anche dal punto di vista organolettico-gustativo. Mi
riferisco, ad esempio alla crescita dei consumi di albicocche (+ 6% dal
2000) o anche delle pesche (+3% dal 2006) o dei meloni che hanno vissuto
un profondo rinnovamento varietale e un ampliamento del calendario di
commercializzazione. Soffrono i prodotti anonimi e indifferenziati su cui
sarà necessaria una profonda segmentazione e differenziazione. Penso alla
pera, in primo luogo, ma anche alle arance e all’uva.
Gli indicatori – ha concluso Macchi - stanno dando segnali di timida
ripresa per il comparto e ci dovremo giocare bene le opportunità consapevoli del fatto che sarà sempre più importante conoscere a fondo la dimen-
sione delle produzioni italiane che è la base di partenza per ogni scelta
strategica e di fatto oggi è ancora incompleta.”
L’analisi dei dati presentati al Convegno evidenzia un andamento dei
consumi di ortofrutta a due velocità sul territorio nazionale. Mentre nelle
aree del Nord e del Centro gli acquisti sono stabili o in crescita, nel Sud
diminuiscono in misura importante, poiché la distribuzione moderna è
ancora poco presente.
Commentando l’analisi del CSO, Francesco Pugliese Presidende di
ADM, Associazione Distribuzione Moderna, ha sottolineato il fenomeno
discount che aveva una politica iniziale di basso prezzo a fronte di un
basso servizio ma che ora sta evolvendo verso un maggior servizio. Il
Presidente di ADM ha inoltre evidenziato la negatività della pressione
promozionale che finisce esclusivamente per togliere valore al prodotto.
Sono intervenuti anche i rappresentati della produzione Renzo Piraccini
(Apofruit) che ha sottolineato l’importanza della marca e dell’innovazione
per conquistare quote di mercato; Cristian Moretti ( Agrintesa) ha ribadito
la necessità di fare uno sforzo per ritrovare redditività per la produzione,
mentre Marco Salvi (Fruitimprese) ha evidenziato la necessità di trovare
sbocchi commerciali verso i Paesi esteri. Tutti infine hanno concordato che
per migliorare i consumi occorre una stretta sinergia tra la Produzione e la
Grande Distribuzione.
“Dobbiamo prestare la massima attenzione alle esigenze dei consumatori – ha dichiarato Paolo Bruni, Presidente di CSO – sintetizzabili in 5
punti chiave: sicurezza, benessere, legame con la natura, facilità d’uso,
stile di vita semplice, risparmio e lotta allo spreco. Da parte di CSO - ha
rimarcato il Presidente Bruni - ci mettiamo a disposizione, come tavolo
tecnico, per studiare a fondo i problemi e dare supporto alle Istituzioni e
alle Organizzazioni dei Produttori per sollevare questioni importanti sul
fronte consumi, come il riconoscimento dei requisiti salutistici della frutta
e della verdura da parte di EFSA, l’armonizzazione europea dell’uso dei
fitofarmaci, la creazione di un catasto nazionale delle principali specie
frutticole.
In chiave di comunicazione – ha concluso Bruni- il nostro impegno è
oggi più che mai indirizzato verso la creazione di un rapporto stretto con
la Grande Distribuzione per collaborare ad inventare spazi dedicati all’ortofrutta più vicini alle nuove esigenze del consumatore.”
Una grande azienda italiana, una grande produzione di oli vegetali
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periodico indipendente
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PATTINAGGIO “SIME” LEGNAGO
AI VERTICI VENETI
Il mese di maggio è stato per i rotellisti legnaghesi un mese favoloso. Il
primo segnale si è avuto domenica 18 maggio con il trofeo “Bruno Menini”
facente parte del Circuito interregionale ‘Gran Premio Giovani’ svoltosi
proprio a Legnago nel pattinodromo di Casette. Un successo di squadre
partecipanti (31) provenianti da tutto il Veneto, Friuli, Lombardia, Emilia
e Toscana. 217 gli atleti iscritti, un centinaio i cuccioli (primi passi). Nella
sfilata di presentazione, tutti i 314 metri della pista erano gremiti di atleti,
un colpo d’occhio veramente emozionante, gli applausi degli appassionati
presenti hanno commosso. Legnago non si aggiudicava il trofeo dal 2011,
trofeo dedicato al suo primo sponsor perciò, al momento delle premiazioni,
l’esultanza dei legnaghesi è stata enorme. Tutti gli atleti partecipanti sono
stati premiati. Ai cuccioli una mini coppa con inciso il simbolo dei legnaghesi (la tartarughina) mentre le prime sei società classificate sono state
premiate. Vincitrice è risultato Pattinaggio “Sime” Legnago con 253 punti.
Secondo classificato con 234 punti Pattinaggio Alte di Ceccato. Al terzo
posto con 228 i Pattinatori Spinea. Al quarto con 208 Pattinaggio Corsa
Azzurra di Trebaseleghe. Quinto, punti 190, Pattinaggio Marghera. Sesto,
punti 153, Hockey Pattinaggio Padova. Un successo così di atleti, pubblico
e squadre non si vedeva da anni.
Sette giorni dopo c’è il recupero dei campionati provinciali su strada
rimandati per il cattivo tempo, Salizzole li ospita. Presenti quattro società
veronesi e quattro società rodigine. Si uniscono le due province per eliminare certi costi. Diciotto sono le gare in programma. Il Gruppo Pattinaggio
“Sime” Legnago ottiene 15 vittorie, 6 secondi posti e parecchi piazzamenti.
Ora si prosegue coi vari Gran Premi riservati ai giovani e agli esordienti.
Il più importante si è tenuto a Fanano (Modena) dal 12 al 15 giugno che ha
visto atleti giovanissimi ed esordienti da tutta Italia. Un vero campionato
italiano! Legnago è stata rappresentata da 6 atleti dai 7 ai 10 anni. Domenica 29 giugno il comitato veneto ha convocato 4 atleti giovani legnaghesi
per la selezione e invio ai Giochi della Gioventù che si terranno all’Acquacetosa di Roma.
G.M.
Nella foto: alcuni atleti legnaghesi.
serie D: nuovo staff tecnico
per il Legnago
Nuovo staff tecnico
per il Legnago che sostituisce il precedente
(Di Loreto, Romanato, Sganzerla, Alban):
il nuovo allenatore
è Leonardo Rossi,
54 anni, ex Spal con
esperienze di serie C1
e C2, il preparatore
atletico Nicola Zanni,
classe 1971, e il preparatore dei portieri Emanuele Tobaldini, classe
1968.
Il Legnago inizierà la preparazione del suo quinto campionato consecutivo in serie D giovedì 24 luglio a Terranegra.
A.N.
Nelle foto Navarro: il nuovo allenatore del Legnago Leonardo Rossi con Emanuele Tobaldini nuovo preparatore dei portieri.
Seconda categoria: Porto salvo
nello spareggio con il Sanguinetto
Il Porto Legnago ha sconfitto il Sanguinetto due volte in campionato
(3-1 e 3-2) e per la terza volta (4-2) nello spareggio-salvezza del 18
maggio a Porto. Per i biancorossi di Passera è stato poker con un primo
tempo in gran spolvero con protagonista il giovane Marco Dal Bosco
(7 gol) che ci ha messo lo zampino nel primo gol ed ha realizzato una
doppietta.
A.N.
Nella foto Navarro: il Porto Legnago porta in trionfo Marco Dal Bosco e festeggia la la salvezza.
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Anno XXXVI - n. 6 - Giugno 2014
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CUPIDO
Eccoci giunti ad un’altra puntata della rubrica di AstroMitologia del Basso Adige. Oggi
descriveremo Cupido. Cupido, che nella mitologia greca corrisponde ad Eros, è il dio del
desiderio, dell’amore fisico, della bellezza e
dell’erotismo. È figlio della dea dell’amore
Venere e del dio della guerra Marte (ma secondo altre fonti del dio del commercio e messaggero degli dèi Mercurio). Il dio è raffigurato
come un fanciullo alato, scaltro ma maldestro,
che con le sue frecce fa innamorare gli esseri
mortali e gli immortali. È una delle icone più
famose del giorno di San Valentino, dove il
piccolo dio viene ritratto mentre scocca una
freccia. Inoltre spesso viene anche rappresentato mentre gioca con le armi del padre Marte,
volendo con ciò raffigurare che l’amore vince
anche sulla guerra. I suoi simboli sono le ali,
l’arco e le frecce. Nella cultura greca Eros è
ciò che fa muovere verso qualcosa, un principio divino che spinge verso la bellezza. Lo scrit-
tore latino Esiodo inoltre, in una sua opera, attesta che Eros è quel dio primordiale in grado
di domare con la passione sia gli dèi che gli
uomini. L’episodio mitologico più famoso di
Cupido è sicuramente il suo amore per Psiche
(dove il dio prende l’altro suo nome: Amore).
La storia di Amore e Psiche è stata narrata da
Apuleio all’interno della sua
opera “Le Metamorfosi”.
Psiche è una delle tre figlie di un re e una regina ed
era una fanciulla talmente
bella, che alcuni pensavano che fosse l’incarnazione
di Venere e trascuravano la
dea stessa. Venere quindi,
gelosa e invidiosa della ragazza, inviò suo figlio Cupido perché la facesse
innamorare dell’uomo più brutto e avaro della
terra. Cupido però si innamorò della fanciulla
e la fece condurre, grazie a Zefiro, in un magnifico palazzo dove ogni notte si recava a farle
visita, proprio per non rivelare la sua identità
e non incorrere così nelle ire della madre Venere. Cupido chiese però alla giovane di non
tentare di conoscere la sua identità, pena il suo
abbandono immediato. Così per molte notti
Cupido e Psiche si trovarono insieme e compirono il loro amore. Una notte però Psiche,
istigata dalle sorelle invidiose e credendolo il
mostro a cui era stata destinata dalla sua profezia, armata di un coltello si avvicinò al dio
dormiente facendosi luce con una lampada ad
olio per vedere il volto del suo amante. Nel
vedere la sua bellezza, rimase estasiata ed dis-
periodico indipendente
trattamente fece cadere una goccia d’olio bollente dalla lampada sulla spalla di Eros, che,
dopo essersi svegliato di soprassalto, abbandonò subito la fanciulla. Psiche straziata dal
dolore tentò più volte il suicidio, ma gli dèi
glielo impedirono e così iniziò a vagare per diverse città alla ricerca del suo sposo cercando
di procurarsi la benevolenza
degli dèi fino al suo arrivo
al tempio di Venere. Qui
la dea dell’amore, mossa
dall’ira, sottopose la fanciulla ad una serie di prove
che Psiche, alla fine, riuscì a
superare grazie all’aiuto di
esseri divini (come Giove).
Cupido intanto, in preda
alla nostalgia, cercò l’amata in lungo e in largo
e trovatala chiede a Giove il permesso di sposarla: Psiche divenne quindi una dea e sposò
Cupido. Il racconto termina con un grande
banchetto al quale parteciparono tutti gli dèi,
alcuni anche in funzioni inusuali: per esempio,
Bacco fece da coppiere, le tre Grazie suonano
e il dio Vulcano si occupò di cucinare il sostanzioso pranzo. Più tardi venne al mondo la
figlia, concepita da Psiche durante una delle
tante notti di passione dei due amanti prima
della fuga dal palazzo. Questa venne chiamata
Voluttà, ovvero Piacere, che metaforicamente
è l’unione tra il desiderio e l’anima. Nel prossimo numero della rubrica parleremo della dea
del focolare domestico: Vesta/Estia. Arrivederci al prossimo mitologico numero!!
Gianluigi Viviani
IL RELAIS CASTELLO BEVILACQUA
RICEVE IL CERTIFICATO DI ECCELLENZA
TRIPADVISOR 2014
escluse le festività
escluse le festività
E’ ar r i vato i l C aste llo M ag i c o p e r i p iù p i c c o li
chi fritti
non è utilizzabile per le nostre proposte di giro pizza, gnocchi fritti
e paella durante le serate speciali.
Scade domenica 29 giugno 2014
Premiato e apprezzato come HOTEL dalle recensioni dei viaggiatori
sul portale di viaggi più conosciuto al mondo
Il Relais Castello Bevilacqua annuncia di aver ricevuto l’ambito Certificato di Eccellenza da parte di TripAdvisor® L’encomio, che rende omaggio
al settore alberghiero, è assegnato solo alle strutture che con costanza
ricevono recensioni eccellenti da parte dei viaggiatori di TripAdvisor.
Solo il 10 percento delle migliori strutture presenti in tutto il mondo su
TripAdvisor ha l›onore di ricevere questo prestigioso premio.
Per ricevere un Certificato di Eccellenza, le strutture sono tenute a mantenere un punteggio complessivo pari o superiore a 4 punti su 5, secondo
le recensioni dei viaggiatori su TripAdvisor, e devono essere presenti sul
portale da almeno
12 mesi. Un ulteriore criterio
escluse le festività
escluse le festivitàdi valutazione è la quantità
di recensioni ricevute negli ultimi 12 mesi.
«Il Relais Castello Bevilacqua è onorato di ricevere questo premio di
eccellenza», ha dichiarato il sig. Roberto Iseppi titolare del Relais Castello
Bevilacqua.
«Il nostro obiettivo è, da sempre, far vivere ai nostri ospiti il
E’ ar r i vato i l C aste llo M ag i c o p e r i p iù p i c c o li
comfort, l’eleganza e la magia che il nostro hotel, situato all’interno del
trecentesco Castello Bevilacqua, sa offrire e il riconoscimento che ci è stato assegnato prova che il nostro impegno costante si traduce in recensioni
positive su TripAdvisor».
«TripAdvisor è lieta di celebrare e onorare il successo delle strutture di
tutto il mondo, da Sydney a Vancouver, da Sao Paulo a Roma; strutture
eccellenti che offrono costantemente ai viaggiatori di TripAdvisor
un’esperienza unica», sostiene Marc Charron, Presidente di TripAdvisor
per il Business. «Il Certificato di Eccellenza premia le strutture più
apprezzate in tutto il mondo con il riconoscimento che meritano, sulla base
del feedback di coloro che contano di più: i clienti».
Anna Mariniello
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periodico indipendente
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