Il progetto: dalla “visione” al “prodotto”

Come possiamo dare un
significato clinico all’uso di
sostanze, fare una ipotesi
diagnostica e prevenire lo
sviluppo di patologie da
dipendenza e le sue complicanze
Emanuele Bignamini
• L’uso di sostanze con effetti psicotropi fa parte della
storia dell’Uomo e attualmente è diffuso in modo
capillare, in particolare nel mondo occidentale
• Alcol, tabacco, cannabinoidi, psicofarmaci fanno
parte della vita della quasi totalità dei cittadini del
primo mondo
• Oppiacei, cocaina, anfetamine, allucinogeni e altre
sostanze ancora sono anch’esse di largo consumo
2
Si stima che siano tra i 200 e i 300 milioni nel
mondo le persone che assumono, con pattern
differenti, sostanze illecite (da questa stima sono
esclusi alcol, tabacco, psicofarmaci e le dipendenze
non da sostanze ma da comportamenti e situazioni
come gioco d’azzardo, lavoro, sesso, rischio, etc.)
3
• L’ampia diffusione non significa che l’assunzione di queste
sostanze sia da considerare normale e neppure che abbiamo
imparato ad utilizzarle in modo sicuro
• Però dobbiamo riconoscere che la diffusione dell’uso di
sostanze psicoattive è molto maggiore della diffusione delle
patologie da dipendenza
4
• Dobbiamo quindi prendere atto che la
semplice assunzione di una sostanza non
definisce a priori alcun quadro patologico di
per sé e non ha necessariamente rilievo
clinico: deve sempre essere fatta una
diagnosi, cioè deve essere dato un significato
a ciò che si osserva
• Questo vale per tutte le sostanze: è più facile
accettarlo per l’alcol, con cui abbiamo una
familiarità culturale, ma vale anche per tutte
le altre
5
Questa prima considerazione di ordine culturale
e epidemiologico, ci consiglia da una parte di
non trarre conclusioni affrettate (assunzione di
sostanza = patologia) e dall’altra di non
banalizzare e non sottovalutare (è una droga
leggera, lo fanno tutti = è normale); è
necessario, invece, cercare di dare un senso al
fenomeno che osserviamo
6
• Abbiamo quindi di fronte una serie di
interrogativi a cui bisogna dare le risposte più
ragionevoli e aggiornate oggi possibili
• Prima cercheremo di capire che cosa è una
patologia da dipendenza
• Poi vedremo come si può diagnosticare e
differenziare da altre condizioni
7
• Esploreremo le due estremità del range in cui
si distribuiscono le modalità di rapporto con
le sostanze: il consumo non patologico da una
parte e lo sconfinamento nella follia
autodistruttiva dall’altro
• Vedremo quali elementi culturali, sociali e
comunicativi dobbiamo tenere presenti per
poter parlare di questi problemi con i diretti
interessati e con i loro familiari
8
• Cercheremo di focalizzare l’attenzione sugli
elementi che possono indurre precocemente
il sospetto di una condizione problematica
• Cercheremo di capire se possiamo fare
qualcosa, come medici, per orientare i nostri
assistiti verso uno stile di vita sano e
autentico, senza dipendenze
9
Attenzione ai pre-giudizi
• Non vi è nessuno che non abbia una opinione sulle
droghe e sui drogati, anche se sono ben pochi quelli
che hanno approfondito l’argomento e conoscenze
adeguate
• I pareri comunemente diffusi originano dall’impatto
emotivo di notizie di cronaca o di esperienze personali,
da convinzioni e giudizi morali, da considerazione di
valore
10
In effetti, le convinzioni personali si strutturano attraverso
due processi molto importanti:
• L’ancoraggio: quando cerchiamo di capire che cosa
sia un oggetto sconosciuto, cerchiamo di trovare nella
nostra esperienza qualcosa che gli assomigli per
potergli dare un significato. Questo meccanismo è
dovuto al disagio provocato dal contatto con l’ignoto:
il bisogno di dare un significato alle cose fa sì che,
piuttosto che stare nell’incertezza, accettiamo come
valido (ci ancoriamo) il significato piu vicino tra quelli
che già conosciamo
11
• La semplificazione : la realtà è talmente complessa che
non siamo in grado di tenerne in mente tutti gli aspetti.
Sul piano pratico dobbiamo isolare alcuni elementi della
realtà sufficienti per poter operare. Ovviamente,
isoliamo quelli che servono dal nostro punto di vista, per
i nostri obiettivi. Tuttavia, il fatto di aver fatto una
semplificazione operativa, non significa che la realtà si è
ridotta agli elementi che noi abbiamo isolato: la realtà
non è diventata semplice, rimane complessa. È però
fenomeno comune che si tenda a dimenticarlo e ad
assumere il proprio punto di vista come corrispondente
alla realtà nella sua totalità
12
Alcuni esempi renderanno chiaro come queste
due operazioni automatiche, che avvengono al di
fuori dei processi intenzionali e consapevoli,
giocano un ruolo importante nell’approccio alla
patologia da dipendenza
13
Le pre-comprensioni
• I modi più comuni di vedere la tossicodipendenza sono:
• è un vizio
• è una intossicazione
• è una condizione secondaria ad un “disagio”
14
“La td è un vizio”
• Per vizio si intende
• Indulgere al piacere senza subordinarlo ad altri principi
• Reiterare il comportamento anche se provoca danno a sé e agli
altri
• Interrompere le attività utili per dedicarsi al vizio
15
• In effetti, la tossicodipendenza assomiglia ad un vizio, ad una
debolezza di carattere e a un difetto di volontà
• Visto che assomiglia ad un vizio (ancoraggio), alcuni assumono
che sia effettivamente un vizio (semplificazione)
• Un volta assunto questo punto di vista, ne conseguono effetti
operativi
16
Vizio: obiettivi della cura
• Riaffermare i principi/valori
• Prendere coscienza dei danni e interrompere il
comportamento (responsabilità)
• Riprendere le attività “utili” e il proprio posto nella comunità
17
Vizio: strumenti e tecniche
• Utilizzo dei gruppi di confrontazione, per far sì che si sviluppi la
consapevolezza delle proprie debolezze
• Organizzazione del tempo quotidiano (l’ozio è il padre dei vizi)
• Controllo (sostegno e pressione) dell’ autorità e del gruppo (automutuo aiuto)
• Richiesta di sottomissione (tu sei debole, non puoi fidarti della tua
volontà, devi affidarti alla mia)
18
Vizio: l’organizzazione per curare
• È necessaria una struttura totalizzante: o si sta dentro e si accetta in
tutto e per tutto il modello, o si sta fuori
• Pervasività in ogni aspetto della vita del paziente: non si controlla
solo l’uso di droghe, ma il modo di vivere in generale
• Queste strutture hanno un rapporto costo/controllo molto elevato
19
Vizio: esito della cura
• I pazienti sono visti come probandi
• La verifica è fatta sulla adesione alle regole
• Il successo è dovuto alla cura (“hai fatto come ti ho detto e le cose
ora vanno bene”)
• L’insuccesso è dovuto al soggetto (“perchè non hai fatto come ti ho
detto”)
20
“La td è una intossicazione”
• Secondo quest’altra visione, la sostanza altera il funzionamento
“normale” dell’organismo, sia sul piano fisico sia sul piano
psichico
• Si costituiscono i fenomeni della tolleranza e della astinenza
21
Intossicazione: obiettivi della
curala crisi di astinenza
• Superare
• “depurare” gli organi (“lavare il sangue”), “liberare i recettori”
• Recuperare la funzionalità fisiologica, fisica e psichica
(restitutio ad integrum)
22
Intossicazione: strumenti e
tecniche
• Terapie (ortodosse ed eterodosse) disintossicanti
• Applicazione di regole igieniche (seguire consigli di vita sana)
23
Intossicazione: organizzazione
• Sono necessarie strutture contenitive per far sì che il paziente
“resista” alla sindrome da astinenza acuta
• Il paziente in genere presenta una condizione di malessere per
cui è necessario accudirlo in modo puntuale
24
Intossicazione: esito della cura
•
•
•
•
Paziente restituito alla normalità fisiologica
Successo praticamente certo
Negazione o minimizzazione di altri aspetti
La ricaduta è responsabilità del paziente
25
“la td è secondaria ad un
disagio”
• Questa visione della tossicodipendenza presuppone che essa
sia la conseguenza di un disagio psichico o sociale, o anche di
un malessere dovuto a squilibri o malfunzionamenti
costituzionali di sistemi biologici
26
• Secondo questa visione la tossicodipendenza è
• secondaria ad altri problemi
• Un modo di compensare dei deficit (per quanto patologico)
• un epifenomeno che segnala che altrove vi è un problema (il vero
probema)
• La dipendenza, quindi, non ha rilevanza in sé, semplicemente
rivela che c’è altro di cui occuparsi
27
• Questo punto di vista è il più diffuso e utilizzato, anche da chi si
occupa professionalmente di dipendenza: ha il vantaggio di rendere
ragione del perché una persona si droghi e consente di cercare
ipotetiche cause del problema, cosa che ha un effetto molto
rassicurante
• è molto più difficile sopportare l’idea che una persona si droghi senza una
causa accettabile: rimarrebbe solo il giudizio morale sulla cattiva volontà
del soggetto
28
• Tuttavia, vi è il rischio che viene definito di “indottrinamento” del
paziente: a furia di insistere nella ricerca di cause ipotizzate dal
terapeuta, il paziente può convincersi (o accettare, per compiacere
il curante) di aver problemi che danno origine alla
tossicodipendenza
29
• Anche in questa visione vi è il rischio di adattare la realtà a
schemi precostituiti semplificati, finendo per disconoscere la
realtà e scotomizzare la patologia da dipendenza
• La conseguenza peggiore è che dal paradigma “comprensivo” si
torni a quello giudicante: se la rimozione della ipotetica causa
origine della dipendenza non estingue al dipendenza, allora la
colpa ricade sul paziente
30
• Avvertiti sui più comuni pregiudizi sulla tossicodipendenza,
possiamo chiederci come è possibile pensarla oggi, alla luce
delle conoscenze che si sono sviluppate dagli anni Novanta in
poi
31
L’imprinting tossicomanico
• Perché si verifichi la tossicodipendenza bisogna che un soggetto
faccia esperienza degli effetti di una sostanza
• Si tratta di una esperienza radicale e trasformativa (imprinting
tossicomanico)
32
La trasformazione tossicomanica:
aspetti psicologici
• Cambia il modo di vedere la realtà, la gerarchia degli
interessi, dei valori, il sistema delle gratificazioni e delle
motivazioni
• I bisogni primari e tutti gli altri bisogni sono superati dal
bisogno di assumere sostanza, sostenuto dal rinforzo
gratificante provocato da questa
• Il soggetto sopporta ogni sacrificio per il suo scopo, non
riesce a provare piacere diversamente
• L’esperienza, una volta fatta, non è cancellabile
33
• Questi cambiamenti sono sostenuti dagli effetti farmacologici
delle sostanze
• Le “droghe” sono tali perché, oltre ad altri effetti specifici che le
differenziano, inducono tutte una liberazione massiva di
dopamina nel nucleo accumbens
34
Conseguenze della stimolazione DA
• Modificazioni funzionali e strutturali del SNC
• Gratificazione (sistema mesolimbico)
• Fissazione nella memoria della esperienza di riferimento (specializzazione
della gratificazione)
• Impairment frontale (impulsività - compulsività)
• Regolazione omeostatica
• Regolazione allostatica
35
• La gratificazione è il più evidente degli effetti sperimentati dal
soggetto
• Ma non è tanto questo che mantiene la dipendenza
36
• L’effetto più importante è che la dopamina fa fissare nella
memoria (ippocampo) l’esperienza di piacere come una
esperienza “buona” e “utile”
• Vengono utilizzati i circuiti cerebrali che garantiscono la
sopravvivenza dell’individuo e della specie: mangiare e
accoppiarsi sono comportamenti associati filogeneticamente ad
un premio, il piacere, che motiva il soggetto a ripeterli
37
• Le droghe utilizzano gli stessi circuiti dei comportamenti
istintuali: per cui il cervello recepisce che, dato che quel
comportamento dà lo stesso piacere dei comportamenti
importanti per la sopravvivenza, allora è buono e utile e va
ripetuto
• L’esperienza intensa di gratificazione diventa un parametro
rispetto al quale il piacere prodotto da altri comportamenti
risulta molto meno significativo e quindi meno “motivante”
38
• La fissazione nella memoria fonda il meccanismo “ossessivo”
che tiene vivo il desiderio della droga (craving), che parte dalle
strutture arcaiche del cervello
• La DA, inoltre, ha un effetto di indebolimento sulle funzioni
della corteccia prefrontale, che è deputata alla inibizione dei
comportamenti impulsivi
39
• Pertanto, il tossicodipendente si trova ad avere una forte spinta
(drive) verso la droga che arriva dai centri cerebrali della
gratificazione e della memoria, non controbilanciata da una
azione inibitoria adeguatamente forte della corteccia
prefrontale
• Il risultato è che il soggetto non riesce a controllarsi e il
comportamento si ripete (recidiva)
40
• La fissazione nella memoria mantiene a lungo termine il
ricordo, che è incancellabile (cronicità), e il desiderio (craving),
che viene riacceso da stimoli (cue) associati alla assunzione
della sostanza (luoghi, orari, situazioni, stati d’animo, etc.)
41
• Gli effetti delle sostanze, che inizialmente sono molto piacevoli,
inducono adattamenti per cui i sistemi cerebrali rispondono in modo
meno intenso alle droghe (regolazione allostatica)
• Con il tempo, gli effetti piacevoli quasi scompaiono, ma questo non ha
un effetto deterrente: la memoria degli effetti iniziali spinge il
soggetto a reiterare il comportamento nella illusione di poter
sperimentare nuovamente il godimento originale
42
• In sintesi, le droghe inducono una vera e propria trasformazione
dapprima funzionale, poi plastica (cambia la microanatomia dei
circuiti cerebrali) del cervello, che si adatta a funzionare in
presenza di droghe
• Il tossicodipendente si trova ad avere un cervello “diverso” da
quello che aveva prima, per cui sente e pensa la realtà in un
modo diverso
43
• Possiamo quindi comprendere perché la dipendenza non può essere
ridotta ad un problema di intossicazione e come mai la disintossicazione
non incida sul comportamento: non è un problema di legame con i
recettori, ma di trasformazioni neurofunzionali e neuroplastiche che
devono essere controbilanciate
• Questo richiede tempo e la rapidità della disintossicazione non è
compatibile con i processi psicobiologici di riparazione
44
• Analogamente possiamo capire perché la dipendenza assomigli
così tanto ad un vizio, ma non lo sia
• La funzione inibitoria della CPF è molto indebolita e la memoria
spinge alla reiterazione del comportamento, ma possiamo
riconoscere che il problema della “debolezza di volontà” non è
di tipo morale, ma ha un fondamento neurobiologico
45
• Ancora, che la dipendenza sia secondaria ad un disagio può
indicare qualcosa solo su ciò che può aver spinto il soggetto a
sperimentare le droghe
• Però, una volta avvenuto il contatto con le sostanze, i
meccanismi appena descritti si sviluppano a prescindere dalle
cause, strutturando una patologia specifica e autonoma
46
• Possiamo fare adesso un ulteriore passo avanti per cercare di
comprendere meglio come si declina questo meccanismo nelle
diverse situazioni: abbiamo detto infatti che l’assunzione di
sostanze non definisce tautologicamente la dipendenza e che ci
sono persone che possono assumere droghe senza essere o
diventare dipendenti
47
SOGGETTO
OGGETTO
La dipendenza
è il risultato
della interazione
soggetto-oggetto in
un dato ambiente
AMBIENTE
48
1) Il soggetto
• Il soggetto consente gli effetti della sostanza, li modula e li
direziona
• Consente: anche nei confronti delle droghe esistono i “nonresponders”, i metabolizzatori lenti e quelli veloci, esattamente
come per gli altri farmaci. La risposta alla droga avviene quindi in
relazione al sistema neurobiologico geneticamente dato
49
• Modula: gli effetti delle sostanze subiscono le influenze dei fattori
che interagiscono con qualsiasi farmaco, compreso l’effetto
placebo/nocebo. Il soggetto, quindi, ha aspettative positive e
negative sull’effetto della droga, che gli vengono dalla fase
preparatoria: racconti, osservazioni di altri, informazioni, stati
d’animo, ambiente in cui avviene l’assunzione, tempi, etc. Gli effetti
si esprimono in modo personale per ognuno, soprattutto nelle
prime esperienze
50
• Direziona: il soggetto interagisce con gli effetti della sostanza, cercando di
ottenere ciò che desidera. Finalizza l’assunzione ai risultati che si era
prefisso: aumentare l’eccitazione, disinibirsi, sedarsi, fare esperienze
psichiche, rinforzando o attenuando gli effetti non desiderati
• In conclusione, l’interazione soggetto – droga è complessa e vede il
soggetto plasmare gli effetti in relazione al suo patrimonio genetico,
alle sue aspettative e conoscenze e alle finalità dell’assunzione
51
2) La sostanza
• Peraltro, la sostanza (l’oggetto che dà dipendenza) ha un proprio
effetto farmacologico che, se il terreno costituzionale lo consente,
produce concreti effetti funzionali e plastici sul SNC trasformando il
soggetto, il suo modo di reagire alle droghe (tolleranza, astinenza,
regolazione allostatica) e più in generale il suo essere e il suo
rapporto con gli altri e la realtà (la sua identità)
52
3) l’ambiente
• Le condizioni ambientali hanno enorme influenza sia facilitante sia
deterrente sulla possibilità di sviluppare una dipendenza: la
disponibilità di sostanze, il significato attribuito alle droghe, la
cultura e i valori sociali, l’educazione, le relazioni che si
intrattengono, il ruolo e le prospettive, etc.
53
• Dalla interazione tra questi tre elementi e quindi dalla relazione
soggetto-oggetto che si sviluppa in determinate condizioni
ambientali, possono originare diverse situazioni, tra cui la
dipendenza
• Sottolineiamo che la dipendenza non sta nel soggetto, né nella
sostanza, né nelle condizioni ambientali: si genera nella particolare
interazione tra questi elementi
54
• Considerando le diversità che esistono tra le persone, le
differenze degli effetti delle sostanze e le particolarità di
ambienti diversi, non sempre e non necessariamente dalla
interazione soggetto-sostanza si genera una condizione di
dipendenza
55
Il tipo di problema
• Tra “soggetto” e “oggetto-sostanza tossicomanigena” si
possono stabilire diversi tipi di relazione:
•
•
•
•
USO
ABUSO
DIPENDENZA
MANIA
56
USO
• È possibile una assunzione di sostanza esclusivamente
voluttuaria, senza alcun problema correlato
• Questo è chiarissimo e generalmente accettato per l’alcol, che pure
è una sostanza psicotropa pericolosissima; vale anche per le altre
sostanze
57
• L’assunzione sporadica, occasionale, con tempi che non determinano
abitudine, in quantità limitata, in condizioni ambientali di sicurezza,
senza effetti negativi diretti sul proprio organismo e senza
conseguenza per altri, può essere riprovevole o illecita, ma non ha
rilievo clinico
58
ABUSO
• L’abuso si distingue dall’uso solo perché il contesto in cui
avviene l’assunzione della sostanza non è compatibile
• Ad esempio, bere qualche bicchiere di vino può essere del tutto
legittimo e non comportare conseguenze sulla saluta e sul
comportamento: ma se poi si deve guidare si incorre in una
infrazione di una norma
59
• Il contesto può essere di tipo normativo (divieti per legge), di
tipo sanitario (protezione da rischi), di tipo relazionale
(conflittualità)
• Si configura come un problema clinico nella misura in cui il
soggetto è informato del fatto che sta esponendosi a possibili
conseguenze negative, ma decide ugualmente di assumere la
sostanza
60
• Ci si deve chiedere come mai una persona che sa che quel
comportamento è vietato, oppure è dannoso per la sua salute o
gli crea un contrasto con altri decide comunque di non
rinunciare, rimandandolo ad un contesto più propizio
• Si possono profilare una serie di condizioni di difficoltà
relazionale o psicologica, ma non di dipendenza
61
DIPENDENZA
(tossico-dipendenza)
• È la necessità di assumere la sostanza per compensare una
alterazione dell’omeostasi biopsicologica dell’individuo indotta
dalla sostanza stessa, alterazione che ne compromette la
funzionalità (cognitiva, emotiva, fisiologica)
62
• In pratica, la droga altera le condizioni omeostatiche del
soggetto (da cui la tolleranza), inducendo un nuovo equilibrio di
funzionamento che richiede la presenza della sostanza stessa
• In assenza della sostanza, il soggetto non si sente “a posto” (in
casi estremi, si sviluppa la sindrome astinenziale), mentre
assunta la sostanza ritorna l’equilibrio
63
• Il CRAVING tipico della dipendenza compare quando la
concentrazione plasmatica della sostanza scende sotto il livello
di astinenza
64
• La distinzione tra dipendenza fisica e psichica è superata e
fuorviante: i sistemi interessati dal meccanismo della dipendenza
rappresentano l’anello di congiunzione tra cervello e mente, tra
biologico e psicologico, per cui la dipendenza coinvolge sempre
l’unità psicosomatica dell’individuo (anche se, a seconda dei soggetti
e delle sostanze possono essere più evidenti i segni di uno o
dell’altro versante)
65
• Non si considera dipendenza la necessità di assumere
sostanza (farmaco) se la sostanza non corregge uno
squilibrio da essa stessa determinato. Ad esempio, la
necessità di assumere oppiacei per una sindrome
dolorosa non determinata dalla cessazione della
sostanza stessa non può essere considerata
dipendenza
• Lo sviluppo di tolleranza e astinenza in queste
condizioni non è sufficiente per definire una
dipendenza: sono fenomeni biologici inevitabili che, se
non accompagnati da altri sintomi e segni (in
particolare il craving) non hanno significato patologico
66
• Si propone, a mo’ di sintesi, una definizione sintetica e
riassuntiva che dovrebbe dare un riferimento per
l’inquadramento concettuale della dipendenza
67
• condizione patologica
• correlata ad una alterazione del sistema della
gratificazione
• e ad una coartazione delle modalità e dei mezzi
con cui il soggetto si procura piacere
• caratterizzata da craving
• e da una relazione con un oggetto (sostanza,
situazione, comportamento) connotata da
reiterazione e marcata difficoltà alla rinuncia
Bignamini et al., 2001
68
MANIA (tossico-mania)
• È una assunzione di sostanza dominata dalla
compulsività, dalla escalation della avidità, dalla
coartazione della coscienza anche durante e
dopo l’assunzione
• La sostanza non apporta equilibrio e compenso e
non consente una ripresa apparentemente
normale delle funzioni cognitive, emotive,
biologiche, ma anzi amplifica lo squilibrio
69
• Il craving tipico della mania compare quando la concentrazione
plasmatica della sostanza è al di sopra del livello di tolleranza
70
PATOGENESI
• Abbiamo visto che l’assunzione di sostanza di per sé non
costituisce necessariamente una condizione patologica
• Abbiamo visto anche che la relazione tra soggetto e sostanza
può essere di diverso tipo (abbiamo descritto uso, abuso,
dipendenza, mania)
71
• Abbiamo richiamato il fatto che i diversi esiti dell’incontro con
la droga dipendono dalle caratteristiche biopsicologiche
dell’individuo, dagli specifici effetti farmacologici delle sostanze,
dalle influenze dell’ambiente
• Cerchiamo ora di vedere perché una persona si avvicina alla
droga (fatto salvo che condizione indispensabile è che la droga
sia disponibile nell’ambiente a costi accessibili)
72
AVVISO
• Le slide che seguono, fino alla prossima slide segnaletica gialla,
sono di tipo più tecnico. Si può:
• Lasciarle così come sono
• Integrarle con ulteriori spiegazioni
• Estrarre alcuni punti che sembrano più interessanti
• Toglierle e metterle in una appendice per gli interessati
73
• Comprendere questo può aiutare ad inquadrare la situazione e
anche a comprendere come impostare un eventuale counseling
• Per farlo, utilizziamo come guida la sistematizzazione fatta da
Robert West, che nel 2006 ha pubblicato “Theory of addiction”
74
• La definizione operativa di dipendenza (in inglese si distingue
tra dependence e addiction, cosa che in italiano non è possibile)
che West dà è:
Perdita di controllo
su un comportamento
di ricerca di gratificazione,
cui segue un danno
75
1) Dipendenza come scelta razionale
basata su preferenze stabili
• “rational informed stable choice” (RISC): tra le opzioni
di vita realmente possibili, la dipendenza è considerata
dal soggetto la migliore al momento
• Importanza del punto di vista del paziente: non è detto
che la “vita migliore” (= libera dalla droga) che altri
immaginano per lui sia considerata una vita migliore
anche da lui
• In questa prospettiva, la dipendenza è un costrutto
sociale
76
• Tra le teorie che assumono la dipendenza come una scelta è inclusa
quella famosissima della “automedicazione” (Khantzian, 1997)
secondo la quale il soggetto che ha un malessere cerca nella droga
un sollievo come fosse una terapia
77
2) Dipendenza come scelta irrazionale,
condizionata dalla patologia e con
preferenze instabili
• L’addiction è mantenuta da errori (biases) nel sistema cognitivo,
come credenze, aspettative, scarsa stima di sé, attribuzioni di
significato errate
78
• Le scelte sono malinformate (biases cognitivi)
• Le scelte e le preferenze del paziente cambiano nel tempo
• Le scelte sono governate da appetiti e motivi in conflitto (sono
instabili)
79


Questa teoria generale fa da base per il “modello motivazionale” che
ha descritto gli “stadi del cambiamento” (Prochaska e Diclemente,
1985)
Secondo la teoria motivazionale il soggetto si dispone al cambiamento
attraversando una serie di tappe, ognuna delle quali ha specifiche
caratteristiche e deve essere trattata in modo appropriato
•
Solo a scopo di riferimento si riporta lo schema degli stadi del
cambiamento definiti dalla teoria
80
81
3) Dipendenza come problema
di impulso e self-control
• Modello della “malattia”: cambiamenti patologici nel cervello
determinano “bisogni” che sopraffanno il controllo
• Modello dei sistemi neurotrasmettitoriali: il livello di attività
geneticamente determinato dei principali sistemi
neurotrasmettitoriali determina specifici comportamenti rischiosi,
tra cui la ricerca di stimoli gratificanti
82
• Questa teoria, proposta da Cloninger, ha avuto una grande
diffusione perché collega aspetti neurobiologici a
comportamenti osservabili
• A solo scopo di documentazione si riporta uno schema riassuntivo
della teoria
83
Sistema cerebrale
correlato alla
dimensione di
personalità
Attivazione
comportamentale
(novelty seeking)
Inibizione
comportamentale
(harm avoidance)
Principale
Stimoli rilevanti
neuromediatore
Dopamina
DA
Serotonina
5-HT
Mantenimento
comportamentale
(reward
dependence)
Noradrenalina
NA
Novità
Potenziale
gratificazione
Potenziale
evitamento della
monotonia o della
punizione
Segnali di
punizione, di
novità o di
frustrante
mancanza di
gratificazione
Segnali di
gratificazione o di
evitamento della
punizione
Risposte
comportamentali
Attività
esploratoria
Approccio
appetitivo
Evitamento
attivo, fuga
Evitamento
passivo,
estinzione
Resistenza
all’estinzione
84
• In questo gruppo di teorie, che mettono al centro la perdita di
controllo, si è sviluppato il concetto di craving (letteralmente
“fame”), uno stimolo irresistibile che si impone in modo
ossessivo come una urgenza da soddisfare immediatamente
• Il concetto ha avuto una evoluzione nel tempo
85
Craving: evoluzione storica
Jellinek, 1960
“Loss of control”
Marlatt, 1978
“Cognitive rationalization used by
drinkers to explain relapse”
Edwards, 1978 “Subjective awareness of compulsion to
drink”
Kozlowsky &
Wilkinson,
1987
“…narrowing of the behavioral repertoire,
a strong predisposition for actual use or
compulsive use that is “ego dystonic”.
Bandura, 1997 “Craving is simply a learned expectation
Niaura, 2000
that could vary dramatically across
different substances,people, situations,
occasions and cultural norms”
Comportamento
Post - hoc
(epifenomeno)
Impellenza
Compulsione
Costrutto
Drummond,
2000
“Conscious experience of a desire to take
a drug”
Motivazione
Abrams, 2000
“Measurement of individual differences
that predict why some individuals (…) will
have difficulty controlling their addictive
behaviors or will be prone to relapse,
while others will not.
Parametro
86
Correlazione
tra desiderio e uso di sostanze
Non-problematic
use
Craving
Liking
Abuse Addiction
87
• In realtà il craving non è sempre presente ed è un concetto
ancora da definire chiaramente
• Tuttavia, è usato frequentemente nella clinica per indicare
l’impulso del dipendente verso l’assunzione di droga
88
4) Dipendenza come habit e
condizionamento operante
• L’apprendimento avviene al di fuori dei meccanismi coscienti
(rinforzi positivi, rinforzi negativi, rinforzi occasionali)
• Questo ambito teorico è dominato dalla teoria dopaminergica
che, come è stato sopra descritto, considera centrale il ruolo della
DA nei fenomeni neuroplastici che strutturano la dipendenza
(Nestler, 2004)
89
• Altre teorie rilevanti in questo ambito sono
• Incentive sensitisation theory (Robinson, 2003): la sensibilizzazione
determina la salienza di determinati stimoli (cue) come trigger per il
comportamento appetitivo
• Social learning (Bandura, 1977): l’apprendimento del comportamento
avviene attraverso l’osservazione e la comunicazione
• A solo scopo esemplificativo si riporta uno schema delle teoria
dopaminergica
90
Key Common Neurocircuitry Elements in Drug
Seeking Behavior of Addiction
da Koob
91
• Particolare rilievo ha, in questo ambito teorico, la memoria.
• Abbiamo già visto che la DA media la fissazione del ricordo del
comportamento tossicomanico e che il ricordo gioca un ruolo
fondamentale nella ricaduta
92
“Addiction memory”
• Disturbo acquisito individuale del software che integra "feedback
loops” e “comparator systems” nella processazione neuronale delle
informazioni
• Diventa parte della personalità, come comportamento additivo di
“perdita di controllo” e “craving ossessivo-compulsivo”
Boening, 2001
93
Memoria, individuazione
• Il ricordo è innanzitutto “ri-accordo” che dalla dispersione genera
unità e, da questa, identità soggettiva e oggettiva
• La memoria inaugura il punto di vista dell’individuo, costruisce le
rappresentazioni dell’Io e del Mondo, apre al senso, espone alla
ricerca della felicità
94
Memoria, felicità
• Nella mitologia greca, l’uomo invidia l’animale per la sua felicità, ma
l’animale “dimentica subito ciò che vuole dire”
• Lo sguardo della Natura sulla progettualità individuale ne evidenza
l’insignificanza e mette a nudo la contraddizione di una esistenza
aperta al senso per il naufragio di ogni senso
95
Memoria, tragedia
• “Nella memoria è custodita l’essenza del tragico” (Galimberti, 2003)
• Sileno dice a re Mida “stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e
della pena, il meglio per te è irraggiungibile: non essere nato, non
essere, essere niente. La seconda cosa migliore per te è morire presto”
96
Piacere e felicità
• Nella esaltazione dionisiaca la vita è un flusso che divora
continuamente le sue forme, che si libera da ogni visione
antropomorfica, ogni individuazione è apparenza
• La potenza della vita distrugge, ma continuamente ricrea, le sue
forme, senza fedeltà e senza memoria
97
Td e memoria
• La tossicodipendenza è al contempo fuga e soluzione dalla
memoria che alimenta la tragedia del vivere
• La ricerca di felicità viene scambiata per il piacere (o sollievo del
dolore), che è legato all’attimo, non al progetto
98
• Quanto più ci si lascia conquistare dall’immediatezza della
soddisfazione, tanto più la felicità diviene un pericolo … che fa
dimenticare la complessità dell’esistenza. Se la felicità sta nell’attimo, la
si guadagna e la si perde, il tempo la consuma. Se sta nella prospettiva
della vita, è qualcosa che si accumula nel tempo
Natoli, 1994
99
Td e memoria
• La memoria viene modificata, sia sul piano neurobiologico, sia su quello
psicologico
• Si passa dal piano del senso al piano sensoriale, da quello verbale al
non verbale, dall’azione all’agito, dallo psichico al somatico
• O, meglio, li si con-fonde
100
• È come se le sostanze fossero in grado di “fondere” ciò che
Mancia distingue in memoria implicita ed esplicita
• La memoria implicita deriva dalle esperienze precocissime ed è quella
che determina il tono affettivo della persona per tutta la vita; non è
consapevole
• La memoria esplicita è quella che utilizziamo consapevolmente per
agire nel mondo e che struttura la nostra identità attraverso il ricordo
di chi siamo
101
MEMORIA (Mancia, 2004)
• IMPLICITA/non dichiarativa (correlazione
automatica tra stimolo e interpretazione)
 Priming
 Procedurale
 Emozionale e affettiva
• ESPLICITA/dichiarativa (capacità di dare un
senso alla propria storia)
 Episodica
 Semantica
102
Memoria
IMPLICITA
• Inconscia non rimossa
• Non verbalizzabile
ESPLICITA
• Conscia ed inconscia
• Verbalizzabile
• Amigdala, cervelletto,
gangli della base, aree
corticali associative
occipito-temporali e
parietali (emisfero destro)
• Ippocampo, lobo
temporale mediale,
nucleo medio-dorsale del
talamo, corpi mammillari,
aree corticali associative
103
Sintesi di West
• La dipendenza è un costrutto sociale e non un oggetto che può
essere definito in modo univoco
• È utile vederla come una condizione cronica del “sistema
motivazionale” in cui un comportamento “reward seeking” è
andato fuori controllo; spesso, ma non necessariamente, vi può
essere craving e sindrome da astinenza
104
AVVISO
• FINE DALLE SLIDE TECNICHE
• DA QUI RIPRENDE IL TESTO BASE
105
Le dipendenze secondarie
• L’uso di sostanze “autoterapeutico” o comunque associato ad altri
problemi o disturbi, è certamente un fatto frequente.
• In condizioni di malessere o anche solo di disagio, le sostanze con
effetti calmanti o antiangoscia, euforizzanti, estranianti, disinibenti
possono essere utilizzate per sentirsi o per funzionare meglio
106
Le sostanze tossicomanigene…
1.
Curano una sofferenza strutturata in patologia (Khantzian
1985, Mueser 1998)
2.
Consentono il miglioramento della percezione di Sé alla
persona in difficoltà esistenziale (Rigliano 2004)
107
• Va ricordato che, anche se la genesi della dipendenza è
associata ad altri disturbi che possono avere un ruolo cocausale, una volta strutturata la patologia da dipendenza ha sue
specifiche caratteristiche e si configura come una condizione
clinica a se stante
• (cioè non basta curare la causa per estinguere
automaticamente la dipendenza)
108
Le dipendenze primarie
• In molti casi, non è possibile rintracciare nell’anamnesi e
nell’esame del soggetto condizioni di malessere o disagio di
particolare rilievo
109
• In effetti, è sempre più comune che il soggetto si avvicini alle
droghe semplicemente perché sono ampiamente disponibili,
hanno prezzi accessibili, vi è una forte pressione del gruppo dei
pari, si è culturalmente orientati ad interpretare la vita come
godimento, il loro uso è considerato normale o addirittura
migliorativo dello status della persona, si possiedono
informazioni che fondano aspettative di prestazioni o sensazioni
accentuate
110
• In questo contesto, che costituisce di fatto la “normalità” della
nostra cultura sociale, persone che cercano di godersi la vita e
di fare esperienze piacevoli, senza per forza avere condizioni di
sofferenza, possono avvicinarsi alle droghe
• Naturalmente, una volta avviati, i meccanismi neurobiologici
che fissano l’esperienza e inducono la dipendenza procedono
autonomamente
111
•
La sofferenza, non necessariamente presente prima, si sviluppa
invece dopo l’assunzione di sostanze che
3.
Rivelano la condizione precedente come dolorosa (effetto di
disvelamento) (Bignamini 2004)
Inducono una sofferenza prima sconosciuta attraverso la
“trasformazione” del soggetto (Bignamini 2004)
4.
112
• Una volta assunta la sostanza, se il soggetto è sensibile agli
effetti gratificanti e quindi tende a ripetere l’assunzione, gli
effetti farmacologici trasformano il soggetto e strutturano la
dipendenza
• Da quel momento, le possibilità sono due
113
a)
La gratificazione radicalmente intensa della droga “svela” al
soggetto che esiste un insospettato godimento al cui paragone
ogni altra gratificazione appare insoddisfacente
•
Il soggetto rivede le sue esperienze precedenti rendendosi conto
che fino a quel momento non aveva mai goduto fino in fondo
114
b)
La trasformazione induce nel soggetto una trasformazione per
cui è condizionato, per mantenere il suo benessere, a
continuare la assunzione della droga
•
la cessazione dell’assunzione mette il soggetto di fronte ad un
dolore psicofisico nuovo, di straordinaria intensità e difficoltà di
gestione
115
Alcuni elementi che vanno
tenuti presenti
• Nel valutare il fenomeno dell’uso di droghe, ben più ampio
della dipendenza, bisogna essere consapevoli del contesto
culturale e sociale in cui ci muoviamo. Vanno in particolare
ricordate le questioni riguardanti l’identità personale e i valori
sociali che portano al successo
116
L’ IDENTITÀ
• Innanzitutto, si deve tenere presente che il modo di vedere sé
stessi e il proprio rapporto con il mondo sta cambiando: le
caratteristiche della identità personale si sono modificate
117
Identità “classica”
In genere si è abituati a pensare alla identità personale con queste
caratteristiche
•
•
•
•
•
•
•
•
Continuità
Limite (confini del Sé)
Coerenza
Costanza
Unità
Unicità
Intenzionalità
Profondità
118
• In pratica, si tende a pensare ad una persona (anche a sé) come
a qualcosa di costante nel tempo, i cui cambiamenti sono in
continuità e coerenti con il modo di essere precedente. Se si
prende un impegno e poi si deve cambiare la decisione, si cerca
di spiegare le ragioni che hanno portato al cambiamento, cioè si
cerca di collegare il prima e il dopo
119
• I nuovi stili di vita sociale, fortemente influenzati dai mezzi di
comunicazione (in particolare, dalla “rete”), introducono
diverse possibilità di essere
• Relazioni e comunicazioni virtuali molto intense e “intime”
possono essere del tutto fittizie: in rete ci si può presentare in
modo diverso da come si è, si può cambiare genere, età, profilo
personale, assumere più identità
120
• Prevale il verosimile, cioè la simulazione, sul vero, che
presuppone una oggettività condivisa
• L’identità personale, nel web, diventa una funzione
manipolabile. I cambiamenti non devono essere collegati al
prima e al dopo: basta fare un nuovo account e ripartire da
capo, fare una storia e una identità nuova
121
• Il tipo di identità che ne deriva è chiamata “postmoderna” ed
ha caratteristiche molto diverse da quella “classica”
122
Identità “post-moderna”







Discontinua
Limiti imprecisati, modificabili
Incostante nel tempo
Incoerente tra le parti di sé
Condivisibile, fungibile
Casuale, reattiva, aprogettuale
Superficiale
123
• Ne consegue una notevole difficoltà a definire i confini del
“patologico” in una condizione dove manca il concetto di unità
e coerenza della personalità, mentre irrompe la discontinuità e
la nuova psicopatologia della frammentazione
• Il rapporto terapeutico è sfuggente: oggi ci si trova davanti una
cosa e domani un’altra
124
• Sarà irrealistico fare un “contratto
terapeutico” in una condizione di
mutevolezza e fluidità superficiale e
aspettarsi che venga rispettato nel suo
senso logico e nelle sue finalità
• Le difficoltà diagnostiche e di
strutturazione di un progetto terapeutico
non dipendono, in questo caso, da limiti
del terapeuta o del paziente, ma da una
incongruenza culturale e strategica tra
oggetto e soggetto dell’intervento
125
• In modo analogo, cercare risposte razionali a problematiche
spostate in una dimensione ipotetica e temporanea non sembra
potere avere molto successo. Interrogarsi sulla additività di
alcuni comportamenti (ad esempio l’uso del WEB) è un po’
come cercare di dare coordinate al volo di una farfalla:
possibile, ma sensato?
126
I VALORI SOCIALI
• L’ambiente culturale nel quale viviamo influenza
profondamente il funzionamento mentale, al di là di quello che
si pensa
127
Luois Cozolino. Il cervello sociale, 2008
Il cervello è un organo sociale costruito tramite l’esperienza;
è un sistema vivente progettato dall’evoluzione per
l’apprendimento e la memoria;
è intersecato da reti neurali destinate a ricevere, elaborare e
comunicare messaggi attraverso la sinapsi sociale
128
128
La sinapsi sociale è lo spazio che ci separa e il mezzo che ci lega
insieme in organismi più ampi (famiglia, gruppi, società, specie)
Gran parte della comunicazione è automatica e al di sotto del
livello di consapevolezza, per cui molto di ciò che accade è
invisibile e apparentemente ovvio
129
129
• Nel nostro ambiente non può essere sottovalutato il ruolo dei
mass media e in particolare del “mercato globale” che fonda sul
consumo il benessere (economico) della società
• Spesso si sente dire che si uscirà dalla crisi solo se ci sarà una
ripresa dei consumi
130
Ma i mezzi di marketing, sempre più raffinati, non sono
orientati alla crescita della felicità
“Sono un pubblicitario. Farvi sbavare è la mia missione. Nel mio
mestiere nessuno desidera la vostra felicità, perché la gente
felice non consuma” (F. Beigbeder)
131
131
Il “consumo” è un dogma sociale. In modo ormai automatico si
aderisce a stimoli, si orienta il desiderio ad oggetti, ci si pone il
problema del costo invece che del senso
Per consumare servono i soldi: “i soldi non fanno la felicità ma
quello che affascina è come la sanno imitare”: manierismo
cinico che svela un vero equivoco (simulazione)
132
132
Economisti e sociologi hanno riconosciuto che l’aumento del PIL
è in controtendenza con l’aumento del senso di felicità
La riduzione del senso di “felicità” è collegata con l’aumento
della “povertà relazionale”: solitudine, difficoltà comunicative,
paura, isolamento, diffidenza, sfiducia, instabilità delle relazioni,
peggioramento del clima sociale (General Social Survey, 19752004)
133
133
Inoltre, l’individualismo radicale delle società occidentali è
stato collegato alla maggiore incidenza di disturbi psichici e
tossicodipendenza (Kessler, 2003; Kawakami, 2004)
134
134
Viviamo immersi in un ambiente che determina le
nostre esperienze anche al di là delle relazioni di cura,
affettive e delle esperienze specifiche







spazio urbano (città a bassa densità, piazza, periferie)
pervasività del lavoro (bisogno di denaro)
il traffico
la scuola
il sistema sanitario
la pubblicità e i mass-media
il sistema post-democratico (C. Crouch)
135
135
Sintesi
• Coerentemente con la cultura in cui siamo immersi, sembra
che si perda il senso di ciò che succede, in una frantumazione
di riferimenti e di percorsi individuali, che rendono tutto
verosimile e niente vero
136
136
La cultura sociale e il sistema economico attuali favoriscono un
funzionamento mentale “simulante”, in quanto più funzionale
alla espansione del desiderio e alla logica del consumo
137


L’identità subisce una radicale trasformazione, anche
attraverso lo sviluppo delle protesi tecnologiche e
farmacologiche (droghe comprese)
Le dinamiche del desiderio diventano centrali e
totalizzanti (avidità e craving, ma anche paura della
perdita)
138
138
Lo scambio “felicità per piacere” non è limitato alla
tossicodipendenza, ma è il paradigma culturale su cui si regge il
nostro sistema sociale ed economico
L’uso di sostanze si è progressivamente trasformato da
comportamento deviante a strumento adattativo
139
• Tutto questo ci rende ragione della ampia diffusione del
consumo di sostanze e anche della difficoltà di distinguere
l’uso patologico dall’uso adattato ai sistemi sociali
140
Una precisazione sugli
adolescenti
• L’uso di sostanze psicotrope negli adolescenti e nei giovani
fino ai 25 anni anni va considerato con particolare attenzione
141
La vulnerabilità del SNC
in adolescenza
• Il SNC ha uno sviluppo top-down (da genetica) e bottom-up (da
ambiente)
• Maturano per prime le aree senso motorie, per ultime
orientamento temporo-spaziale, linguaggio, ragionamento
• Lo sviluppo si completa verso i 25 anni
142
• Meccanismi della maturazione: mielinizzazione;
sinaptogenesi; pruning (“use it or lose it”)
• In adolescenza sono ancora immaturi i fasci associativi e
proiettivi e le connessioni interemisferiche
143
• Da considerare con attenzione anche la maturazione dei
circuiti e non solo quella delle regioni: la maturazione
delle connessioni (mielinizzazione) e il pruning
proseguono durante tutta l’adolescenza in modo
tumultuoso
144
• Non basta l’immaturità della corteccia a spiegare il
comportamento dell’adolescente (se no il bambino
sarebbe un piccolo adolescente)
• Ha invece molta importanza l’ asincronia tra la
maturazione del sistema limbico e quella della corteccia
prefrontale
145
• Il sistema limbico, che stimola il comportamento esplorativo e
la sottovalutazione dei rischi matura prima della corteccia
prefrontale che ha funzioni inibitorie
• Nella adolescenza lo squilibrio tra i due sistemi è massimo
146
Maturazione
del SL e della CPF
Nel gap dei tempi di maturazione vi è la ragione della
differenza dell’adolescente sia dal bambino sia dall’adulto
147
• L’impulsività è in riduzione dal bambino all’adulto, anche
durante l’adolescenza, per la progressiva maturazione della CPF
che inibisce i comportamenti inappropriati al raggiungimento
dell’obiettivo, soprattutto se incentivato da gratificazioni
148
• Invece, durante l’adolescenza aumenta la propensione alla
assunzione di rischi, per un aumento relativo della funzionalità
del sistema limbico, che matura prima della CPF
• Ciò determina uno squilibrio tra i sistemi, una “insufficienza”
del controllo sul sistema limbico da parte delle aree
prefrontali
• (mentre nel bambino entrambi i sistemi sono immaturi e sono
quindi più bilanciati)
149
• Questo meccanismo avrebbe un significato evolutivo: la
propensione al rischio aiuta a lasciare i genitori e il nido,
induce comportamenti esplorativi e, unitamente alla
maturazione sessuale, alla ricerca del partner
150
• Molti comportamenti di “sperimentazione” delle droghe sono
riconducibili a questa condizione
• È una fase rischiosa perché se si fissa la dipendenza si strutturano
i quadri patologici più gravi e più difficilmente reversibili
• Peraltro, molte situazioni di uso di sostanze si estinguono
spontaneamente con la maturazione del SNC e il potenziamento
delle funzioni inibitorie della CF
151
LA DIAGNOSI
• Da tutto quanto sopra detto, risulta evidente che la diagnosi di
dipendenza non coincide con il riscontro positivo di cataboliti
di droghe in campioni biologici (urina, capelli)
• Va sempre posta in ambiente specialistico
152
• Lo diagnosi, che segue la classica metodologia, si fonda
sulla raccolta dell’insieme di informazioni, sintomi e segni
che legittimano l’interpretazione
• Data la natura multifattoriale della patologia da
dipendenza, il processo diagnostico è sempre
multidisciplinare
• Ineludibile è l’osservazione nel tempo (due/tre mesi) della
risposta al trattamento della persona (trattamento
diagnostico)
153
• La diagnosi, oltre a tecniche e metodi generali (anamnesi,
esame obiettivo indagini mediche e di laboratorio, colloqui
psicologici e valutazione sociale) utilizza alcuni strumenti
specifici per le dipendenze (Addiction severity index; MAC:
test per riconoscere la fase di motivazione al
cambiamento) e altri strumenti non specifici (test
psicodiagnsotici, scale di valutazione sociale, etc)
154
• Si indagano aree specifiche:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
L’oggetto della dipendenza
La dinamica della dipendenza
La situazione di salute
La situazione sociale
La situazione giuridica
La situazione affettiva e relazionale
155
• Come si raccolgono le informazioni?
ascolto
restituzione
osservazione
intervista
indagini
strumentali
156
• Ascolto: dare la possibilità di esprimere, (far) accogliere,
stare nella relazione
• Intervista: necessario contratto che espliciti finalità e
metodo
• Indagini strumentali: necessario contratto che espliciti
finalità e metodo
• Osservazione: creare/cogliere occasioni di “reattività” e
registrare gli accadimenti
• Restituzione e verifica delle sintesi
157
• L’insieme dei dati viene raccolto in sintesi diagnostiche, anche
attraverso strumenti standard appositi, nei quali sono
riportati, se del caso, anche gli obiettivi del trattamento, da
rivalutare periodicamente
158
Come deve muoversi il MMG
• AL MMG non è richiesto di formulare diagnosi specifiche, ma
di far emergere il problema se presente
• La prima cosa è pensare che ci può essere un problema
• Va introdotto, nell’insieme degli interrogativi che il MMG si
pone sulla salute dei suoi assistiti, anche il pensiero che i
comportamenti di dipendenza sono estremamente frequenti
159
• Vanno quindi sempre tenuti presenti per poter:
• Offrire suggerimenti, informazioni e orientamenti di tipo preventivo
• Intercettare il prima possibile condizioni di dipendenza al suo
esordio
• Interagire con stili di consumo giovanile che, apparentemente
“normali”, possono costituire un danno per la salute
160
Fattori di rischio
• I fattori di rischio riconosciuti correlano in genere con
situazioni di dipendenza piuttosto gravi
• Sono riassunti nella tabella che segue
161
Carenza o mancanza dell’attività educativa
dei genitori (negligenza, omissione di
sorveglianza, abusi o violenze in famiglia)
 Adozione di modelli di comportamento
fondati sulla violenza e appartenenza a un
giro di amici deviante
 Assenza di sostegno o strutture per attività
nel tempo libero
 Basso livello d’istruzione scolastica o
abbandono precoce
162

• È importante esplorare le relazioni tra genitori e figli cercando
di cogliere il clima comunicativo, la conoscenza delle abitudini
dei figli, il livello di attenzione
• Ricordarsi che molto spesso i genitori sottovalutano, fino a
disconoscere, i comportamenti dei figli: invitarli ad osservare, a
riflettere e a comunicare è un intervento cruciale
163
• Con i più giovani possono essere utili materiali informativi
(pieghevoli, gadget che vengono spesso offerti durante
iniziative di progetti dei SERD sul territorio) che fungono da
“oggetto mediatore” per introdurre il discorso
164
• Fondamentale che il MMG abbia conoscenza dei Servizi e delle
Agenzie educative e sociali attivi sul suo territorio, dai quali
ricevere materiale, informazioni e suggerimenti e ai quali
rivolgersi
165
• Da osservare con estrema attenzione ogni cambiamento
improvviso nella condotta o nell’umore della persona
• In questi casi, mai sottovalutare le influenze di un possibile
uso di sostanze
166
Condotte di rottura
• Negli adolescenti alcuni comportamenti sono segno di gravità e
sono spesso associati anche all’uso di droghe. Sono stati
individuati gli elementi riportati nella tabella seguente
167
• Scarificazioni e deformazioni del corpo
•
Disturbi del comportamento alimentare
•
Precocità: comparsa di disturbi prima dei 15 anni
Associazioni di più comportamenti rischiosi o di sfida
quali fumo di tabacco, alcol, guida pericolosa, guida in
stato di ebbrezza, furti
•
168
Fattori di protezione
• I fattori protettivi, che solo da pochi anni hanno ricevuto
attenzione scientifica, vengono definiti sia come situazioni che
diminuiscono la probabilità di coinvolgimento nel rischio, sia
come fattori che ne riducono i danni, sia come elementi che
influenzano i fattori ambientali
169
• Si parla di resistenza (resilience) per indicare il risultato
della negoziazione fra individuo e ambiente che permette
un ottimale livello di adattamento
• I fattori protettivi sono essenzialmente di tipo ambientale:
la famiglia, la scuola, la comunità in cui si vive (i pari e le
relazioni con gli adulti)
• Come detto prima questi fattori protettivi stanno
attraversando, in generale un periodo di particolare
difficoltà
170
Tuttavia, sul piano individuale, è possibile e necessario prestare
estrema attenzione a questi aspetti.
171