Anno pastorale 2014-2015 Camminare insieme Il Jobs act

MENSILE DELLA FEDERAZIONE OPERAIA CATTOLICA LIGURE - ANNO 130° - N. 5
settembre 2014
in necessaris unitas,
in dubiis libertas,
in omnibus charitas
POste ItALIANe s.P.A. – sPeDIZIONe IN AbbONAmeNtO POstALe – D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) Art. 1, COmmA 2, (tIPO C) - Cb-NO /GeNOVA – N. 5 - ANNO 2014
Anno pastorale
2014-2015
Il Jobs act risponde al bene comune?
di mons. luiGi molinaRi,
Ass. Ecclesiastico FOCL
Se la risposta è positiva, allora occorre impegnarsi a
fondo per spazzare via veti
e preclusioni ideologiche ed
evitare che diventi terreno
di scontro fra fazioni e categorie sociali.
Giocare, su questo tema la
partita degli schieramenti
o delle ideologie del secolo
scorso o delle rendite di posizione è decisamente criminale.
Forse è opportuno ricordare a noi stessi che la Costituzione si apre con questa
dichiarazione “L’Italia è una
Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, da cui ne consegue che il lavoro deve esserci, per tutti, con uguali diritti e doveri senza privilegi di alcun tipo per nessuno siano essi lavoratori dipendenti, autonomi, pubblici
o privati.
Per questo il criterio del bene comune, concretamente legato alle persone
in carne ed ossa, deve prevalere nella valutazione dei contenuti del Jobs act.
Domenica 14 settembre, con la celebrazione della S. Messa in Cattedrale presieduta dal Cardinale Arcivescovo, è iniziato
l’anno pastorale. Il programma pastorale
che riguarda la Diocesi di Genova, sarà
il completamento del lavoro di studio e
riflessione compiuto lo scorso anno dalle
parrocchie e dalle associazioni ecclesiali.
Nel 2014/2015 si cercherà di individuare
iniziative concrete che offrano la risposta
ai vari problemi e sfide che le famiglie
si trovano oggi ad affrontare. Iniziative
e sfide che sono state sintetizzate dal
Vicario Generale, Monsignor Marco
Doldi, in una lettera inviata il 29 agosto ai
Vicari Foranei in cui si comunicano temi
e modalità da adottare nel nuovo anno pastorale. Gli aspetti della vita familiare ai
quali si porrà particolare attenzione sono:
l’educazione affettiva dei bambini e degli
adolescenti, la preparazione dei fidanzati
al matrimonio, il sostegno all’amore delle
coppie in crisi, la crescita dell’impegno
sociale della famiglia, il sostegno alle
persone separate, l’aiuto alle famiglie in
difficoltà economiche.
L’attenzione al piano pastorale diocesano
e alle iniziative che saranno assunte dalle
parrocchie dei Vicariati è doverosa da
parte della FOCL e delle Società Operaie Cattoliche. La Chiesa e con essa il
popolo di Dio, con la consapevolezza
dell’appartenenza a tale realtà della quale
il Signore è il capo, va sempre rinnovata,
meglio compresa e tradotta in atteggiamenti operativi.
Le Società Operaie Cattoliche nel loro
ultra secolare cammino, hanno sempre
riservato attenzione alla famiglia che
concretizza i dialogo intergenerazionale
tra nonni, genitori e figli. Hanno impostato la loro attività evitando settorializzazioni rigide, aprendo le loro sedi alle
persone indipendentemente dalla loro
età. Oltre al dovere di coltivare il senso
di appartenenza alla Chiesa locale e alla
propria comunità parrocchiale, hanno
pure una innata sensibilità verso tutto ciò
che riguarda la famiglia e con la forza di
coesione familiare che è il lavoro.
Sull’importanza e centralità della famiglia papa Francesco ha disposto che sia
dedicato il prossimo Sinodo dei Vescovi.
Ripetutamente i Papi e il Cardinale Arcivescovo hanno trattato le tematiche della
famiglia. È indubbio che soltanto la Chiesa è fortemente impegnata nel sostegno
della famiglia, in questo momento in cui
il concetto di famiglia fondata sul matrimonio e composta da uomo e donna viene
costantemente messo in discussione, con
l’intento di scardinarlo. Purtroppo nel
nostro Paese la famiglia non è al centro
di una adeguata politica familiare e non
è riconosciuto il contributo essa offre
alla società da molteplici punti di vista.
Anche l’apporto fondamentale e insostituibile che la famiglia unita fornisce
all’educazione dei figli e alla formazione
di personalità equilibrate, stabili e capaci
di dialogo costruttivo, non riscuote nella
nostra società l’attenzione che merita.
Ci sentiamo quindi fortemente motivati
a condividere e promuovere tutte le
iniziative che, a livello parrocchiale e
diocesano, verranno assunte nel corso
dell’anno pastorale 2014/2015 dedicato
alla famiglia.
Giornate sociali
cattoliche per l’Europa
a pagina 2
Estate 1914
Sarajevo
a pagina 2
Ricordo di Elena Bono
a pagina 3
Mamma li Turchi
Gli 800 martiri di Otranto
a pagina 3
Camminare insieme
di alBeRto RiGo, Presidente FOCL
La prima Società Operaia Cattolica è sorta nel 1854
e buona parte delle consorelle ha visto la luce nella
seconda metà del secolo diciannovesimo; dopo aver
attraversato vicende a volte anche burrascose ed essersi misurate con profondi mutamenti della società
civile, sono ancora vive ed operanti nelle nostre comunità parrocchiali. Molti Presidenti e membri dei
consigli direttivi si sono avvicendati alla loro guida,
in genere orientati verso un duplice obiettivo: curare
e servire la propria Società Operaia Cattolica e mantenersi collegati con la Federazione Operaia Cattolica
Ligure.
Nel loro lungo cammino le Società Operaie Cattoliche
hanno visto sorgere, affermarsi, a volte tramontare,
in campo cattolico, associazioni a volte concorrenti
sul piano della finalità. Ciò ha probabilmente portato
anche benefici, comunque , dopo momenti di smarrimento, di crisi, di regresso le Società Operaie Cattoliche hanno ripreso il loro cammino.
La vitalità delle Società Operaie Cattoliche è sotto gli
occhi di tutti e vale la pena di chiedersi da quali cause
proviene. Si tratta di cause molteplici e concomitanti
ed in questa sede non è possibile avventurarsi in una
esauriente ricerca. Voglio però indicare un fattore che
si impone di fatto di conferimento di vitalità, si tratta
della Federazione Operaia Cattolica Ligure sorta nel
1881, Secondo lo statuto approvato dagli Ecc.mi Vescovi Liguri , essa ha “lo scopo di favorire lo sviluppo
delle società federate, assisterle, coordinare le attività
e garantirne il buon andamento. La federazione cura
particolarmente la diffusione della conoscenza della
Dottrina Sociale della Chiesa e la formazione cristiana,
fattori indispensabili per scrivere la legge di Dio nella
vita terrena”.
Il Comitato federale e la giunta federale, organi della
FOCL, agiscono in costante e convinta collaborazione
con l’Assistente Ecclesiastico, promuovono attività di
particolare significato come la festa di San Giuseppe
lavoratore nella Cattedrale di San Lorenzo a Genova,
il pellegrinaggio diocesano genovese del mondo del
lavoro al santuario della Madonna della Guardia e col-
www.focl.eu
Can. Giacomo Chiappori
e la FOCL
a pagina 6
laborano alle celebrazioni centenarie delle società federate.
Il secolo e mezzo della nostra storia prova ampiamente quanto sia stata preziosa l’attività svolta dalla FOCL.
Ad essa si deve in buona parte la salvezza di società
operaie, in via di estinzione, la nascita di nuove società operaie, la rinascita di altre estinte da anni. Il patrimonio ideale delineato dai fondatori è sintetizzato nei
primi sei articoli dello statuto delle società Operaie
Cattoliche che conferisce forza e significato all’impegno quotidiano delle nostre sedi sociali. La FOCL ha
custodito e diffuso questa consapevolezza, indispensabile per mantenere l’identità delle Società Operaie
Cattoliche, pur armonizzata con gli indispensabili aggiornamenti richiesti dalle condizioni di oggi.
Esistono in Italia oltre 500 Società Operaie Cattoliche
delle quali ben poco si sa. Operano in diocesi e regioni
prive di strutture federali e vivono in maniera isolata.
La lungimiranza degli Arcivescovi genovesi e l’impegno del laicato hanno saggiamente messo a disposizione delle Società Operaie Cattoliche, la Federazione
Operaia Cattolica Ligure: una struttura di servizio che
va saggiamente considerata, apprezzata irrobustita.
Da Haiti esperienze forti
che cambiano la vita
a pagina 7
Jobs act,
è scontro politico
sul lavoro
a pagina 7
Il Califfato
islamico
La maggior parte delle nostre Società Operaie Cattoliche è sensibile alle iniziative della FOCL ciò torna a loro
lode. Altre Società Operaie Cattoliche vivono in una
sorta di isolamento, forse confidando in una sorta di
autosufficienza, facendo mancare in sede comunitaria
il contributo della propria esperienze privandosi del
sostegno che deriva dalla partecipazione ad iniziative
comunitarie.
L’affetto che provo per le Società Operaie Cattoliche mi
ha spinto ad esporre queste riflessioni utili per agevolare una maggiore consapevolezza dell’importanza della FOCL della preziosità delle sue funzioni e sollecitare
una maggiore partecipazione alle iniziative da questa
promosse.
il sito web della Federazione Operaia Cattolica Ligure
a pagina 8
2
vita della Chiesa
settembre 2014
GIORNATE SOCIALI
CATTOLICHE
PER L’EUROPA
di Redazione
L’obiettivo fondamentale della seconda
edizione delle Giornate sociali cattoliche per
l’Europa, svoltesi a Madrid dal 18 al 21 settembre, è di riflettere sul futuro dell’Europa, come il
titolo dell’incontro suggerisce, nell’ottica della
nostra fede cristiana. Attraverso il prisma della
dottrina sociale della Chiesa, i cristiani cercano
una comprensione più profonda della crisi socio-economica che continua a colpire il nostro
Continente e vogliono approfondire insieme,
come Chiesa che è una vera famiglia, il cammino
verso una società plasmata da valori autentici.
“Far sentire la propria voce nelle politiche europee e proclamare e sostenere la dottrina sociale
della Chiesa nell’arena politica”. Questa la richiesta rivolta ai laici cattolici dal cardinale Reinhard Marx, presidente della Commissione degli
Episcopati della Comunità Europea (COMECE),
inaugurando la II edizione delle Giornate Sociali Cattoliche per l’Europa, sul tema “La fede
cristiana e il futuro dell’Europa”.
Nel suo discorso inaugurale, intitolato “Un’Europa sociale?”, il cardinale ha sottolineato l’importanza dell’anno in corso, che segna il centenario dell’inizio della I Guerra Mondiale e il
25° anniversario del collasso del comunismo
nell’Europa centrale e orientale e che ha visto
la situazione internazionale complicata dal
conflitto in Ucraina e dalle vicende sanguinose
in Medio Oriente – Gaza, Siria e Iraq.
Aggiungendo a questo contesto la crisi economica che attanaglia il mondo negli ultimi
anni, ci si può chiedere quale debba essere
la posizione dell’Europa nel panorama internazionale. Ciò, ha osservato il cardinale, porta
alla richiesta di un’“Europa sociale”, ma cosa
significa?
L’Unione Europea, ha ricordato, ha solo “possibi-
lità limitate” nel campo sociale: “la divisione delle
responsabilità all’interno dell’UE lascia la politica
sociale alla responsabilità degli Stati membri”, e “le
tradizioni nazionali istituite sono troppo diverse
e le differenze economiche e sociali troppo pronunciate per permetterci di aspirare a soluzioni
paneuropee in campo sociale”. Non è inoltre semplice separare le questioni economiche e quelle
sociali all’interno della politica europea.
In tale contesto, il cardinale ha indicato “cinque
sfide sociali” che l’Europa deve affrontare con
urgenza: la disoccupazione giovanile, l’attuale
crisi economica, i cambiamenti demografici, le
migrazioni e il traffico di esseri umani.
Quanto alla situazione dei giovani, per Marx
è fondamentale lavorare su due “topici”,
“educazione e impiego”.
Nel contesto di crisi economica attuale, ha sottolineato la necessità di “rispettare il principio
di giustizia sociale”, concentrando l’attenzione
soprattutto su “chi è meno capace di farsi sentire”, particolarmente le persone socialmente
vulnerabili e quelli che non sono ancora nati.
“Gli sforzi necessari di austerità nei Paesi europei
non devono avvenire a spese dei più deboli della
nostra società”, e allo stesso tempo non si può
“imporre un immenso fardello alle generazioni
future contraendo sempre più debiti”.
Circa i cambiamenti demografici, il cardinale ha
riconosciuto che provocano “grandi tensioni nei
nostri sistemi di sicurezza sociale”, e per questo
bisogna fare attenzione a mantenere un equilibrio tra gli interessi delle varie generazioni.
Marx ha quindi esortato a considerare maggiormente le migrazioni come “un’opportunità”
e ad affrontare la questione del traffico di persone, che molti ritengono un problema “lontano” anche se non è così, perché è ormai arrivato
sotto varie forme anche nelle nostre società.
Qual è il contributo che la Chiesa può offrire
in questo contesto? Il cardinale ha riconosciuto che la Chiesa “non ha soluzioni tecniche nella
manica”, né “concezioni politiche o economiche
proprie che possano competere con l’arena politica”, ma la sua dottrina sociale costituisce “un
concetto olistico che si concentra sulle persone e
sulla loro dignità, senza strumentalizzarle. Prendere i suoi principi di personalità, solidarietà e
sussidiarietà come orientamento ci permette di
stabilire un sistema societario sociale che non è
orientato solo alle questioni economiche, ma si
concentra sui membri individuali”.
Con l’incontro di Madrid, ha aggiunto, si vuole non solo ricercare le vie di una solidarietà
dell’Europa di fronte alla crisi mondiale attuale, ma anche “incoraggiare la partecipazione
dell’Unione Europea a una civiltà dell’amore che
non lascia nessuno da parte in nessuna parte del
globo”.
“Una delle grandi sfide per la Chiesa in Europa
consiste nel trovare dei modi efficaci per far sì
che la luce del Vangelo entri in relazione con le
questioni urgenti che il continente si trova ad
affrontare”. E’ quanto si legge in un messaggio
di Papa Francesco, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, letto in apertura
delle “Giornate sociali cattoliche per l’Europa”,
organizzate da Ccee e Comece, assieme all’arcidiocesi di Madrid e alla conferenza episcopale
spagnola. Il Papa con le sue parole incoraggia i circa 200
partecipanti ad “approfondire la ricerca della
santità attraverso un fermo impegno alla pre-
ghiera e alla conversione personale”, per poter
poi “offrire ai diversi settori della società una
testimonianza più coerente e gioiosa che risvegli le coscienze alla realtà che i beni temporali e
l’ordinamento della società debbono essere al
servizio della persona umana e della sua realizzazione finale in Dio”. La preghiera e l’auspicio
di Francesco sono soprattutto che l’evento
“metta in evidenza i modi in cui la fede ci porta a
trasmettere l’amore della Chiesa per i poveri, per
quelli che subiscono persecuzioni, per tutti coloro
che sono costretti a fuggire dalle loro case e per
coloro che vengono in Europa in cerca di rifugio”.
“Una Chiesa che presta maggiore attenzione ai
bisogni materiali di coloro che soffrono - conclude il messaggio imparerà anche a offrire un
annuncio più convincente di verità e di salvezza
a coloro che hanno fame e sete di vita eterna e a
coloro che vi domandano ragione della speranza
che è in voi”.
“Una delle grandi sfide per la Chiesa in Europa consiste nel trovare dei modi efficaci per far sì che la luce del Vangelo entri in relazione con le questioni
urgenti che il continente si trova ad affrontare”. E’ quanto si legge in un messaggio di Papa Francesco, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro
Parolin, letto in apertura delle “Giornate sociali cattoliche per l’Europa”, organizzate da Ccee e Comece, assieme all’arcidiocesi di Madrid e alla
conferenza episcopale spagnola. Il Papa con le sue parole incoraggia i circa 200 partecipanti ad “approfondire la ricerca della santità attraverso un fermo impegno alla preghiera e alla
conversione personale”, per poter poi “offrire ai diversi settori della società una testimonianza più coerente e gioiosa che risvegli le coscienze alla realtà
che i beni temporali e l’ordinamento della società debbono essere al servizio della persona umana e della sua realizzazione finale in Dio”. La preghiera
e l’auspicio di Francesco sono soprattutto che l’evento “metta in evidenza i modi in cui la fede ci porta a trasmettere l’amore della Chiesa per i poveri,
per quelli che subiscono persecuzioni, per tutti coloro che sono costretti a fuggire dalle loro case e per coloro che vengono in Europa in cerca di rifugio”.
“Una Chiesa che presta maggiore attenzione ai bisogni materiali di coloro che soffrono - conclude il messaggio – imparerà anche a offrire un annuncio
più convincente di verità e di salvezza a coloro che hanno fame e sete di vita eterna e a coloro che vi domandano ragione della speranza che è in voi”
Il matrimonio
è simbolo
della vita, non è
una “fiction”
Domenica 14 settembre, in San Pietro,
Papa Francesco, ha sposato venti coppie di sposi
ed all’omelia si è rivolto loro con queste parole:
La prima Lettura ci parla del cammino del popolo nel deserto. Pensiamo a quella gente in
marcia, guidata da Mosè; erano soprattutto famiglie: padri, madri, figli, nonni; uomini e donne
di ogni età, tanti bambini, con i vecchi che facevano fatica… Questo popolo fa pensare alla
Chiesa in cammino nel deserto del mondo di
oggi, fa pensare al Popolo di Dio, che è composto in maggior parte da famiglie.
Questo fa pensare alle famiglie, le nostre famiglie, in cammino sulle strade della vita, nella
storia di ogni giorno… E’ incalcolabile la forza,
la carica di umanità contenuta in una famiglia:
l’aiuto reciproco, l’accompagnamento educativo, le relazioni che crescono con il crescere delle persone, la condivisione delle gioie e delle
difficoltà… Le famiglie sono il primo luogo in
cui noi ci formiamo come persone e nello stesso tempo sono i “mattoni” per la costruzione
della società.
Ritorniamo al racconto biblico. A un certo
punto «il popolo non sopportò il viaggio» (Nm
21,4). Sono stanchi, manca l’acqua e mangiano
solo la “manna”, un cibo prodigioso, donato da
Dio, ma che in quel momento di crisi sembra
troppo poco. Allora si lamentano e protestano
contro Dio e contro Mosè:“Perché ci avete fatto
partire?...” (cfr Nm 21,5). C’è la tentazione di tornare indietro, di abbandonare il cammino.
Viene da pensare alle coppie di sposi che “non
sopportano il viaggio”, il viaggio della vita coniugale e familiare. La fatica del cammino diventa una stanchezza interiore; perdono il gusto del Matrimonio, non attingono più l’acqua
dalla fonte del Sacramento. La vita quotidiana
diventa pesante, e tante volte, “nauseante”.
In quel momento di smarrimento – dice la Bibbia – arrivano i serpenti velenosi che mordono
la gente, e tanti muoiono. Questo fatto provoca
il pentimento del popolo, che chiede perdono
a Mosè e gli domanda di pregare il Signore perché allontani i serpenti. Mosè supplica il Signore ed Egli dà il rimedio: un serpente di bronzo,
appeso ad un’asta; chiunque lo guarda, viene
guarito dal veleno mortale dei serpenti.
Che cosa significa questo simbolo? Dio non elimina i serpenti, ma offre un “antidoto”: attraverso quel serpente di bronzo, fatto da Mosè, Dio
trasmette la sua forza di guarigione che è la sua
misericordia, più forte del veleno del tentatore.
Gesù, come abbiamo ascoltato nel Vangelo,
si è identificato con questo simbolo: il Padre,
infatti, per amore ha «dato» Lui, il Figlio Unigenito, agli uomini perché abbiano la vita (cfr Gv
3,13-17); e questo amore immenso del Padre
spinge il Figlio, Gesù, a farsi uomo, a farsi servo,
a morire per noi e a morire su una croce; per
questo il Padre lo ha risuscitato e gli ha dato
la signoria su tutto l’universo. Così si esprime
l’inno della Lettera di san Paolo ai Filippesi
(2,6-11). Chi si affida a Gesù crocifisso riceve
la misericordia di Dio che guarisce dal veleno
mortale del peccato.
Il rimedio che Dio offre al popolo vale anche, in
particolare, per gli sposi che “non sopportano
il cammino” e vengono morsi dalle tentazioni
dello scoraggiamento, dell’infedeltà, della regressione, dell’abbandono... Anche a loro Dio
Padre dona il suo Figlio Gesù, non per condannarli, ma per salvarli: se si affidano a Lui, li guarisce con l’amore misericordioso che sgorga
dalla sua Croce, con la forza di una grazia che
rigenera e rimette in cammino sulla strada della vita coniugale e familiare.
ESTATE
DEL 1914
La guerra, la morte di Pio X
e l’elezione di Benedetto XV
di Giovanni B. Varnier
Nell’articolo pubblicato in questo
periodico nel numero dello scorso mese
di giugno, richiamai l’attenzione sulla
posizione dei cattolici italiani dal Patto
Gentiloni (1913) all’entrata dell’Italia
nella grande guerra. Siamo ad un secolo
esatto dall’inizio della catastrofe rappresentata dalla prima guerra mondiale,
che per noi sarà tale solo a partire dal
24 maggio 1915, e - anche se il tema è
vastissimo - cerchiamo ora di riflettere
sulle posizioni espresse dalla Chiesa
cattolica in ordine al conflitto, anche
a seguito dell’elezione a pontefice di
Benedetto XV.
Come è noto, il 28 agosto 1914 fu assassinato a Serajevo l’arciduca Francesco
Ferdinando d’Asburgo, erede designato alla corona dell’Impero Austro-Ungarico. All’origine del gesto ci fu la Mano
Nera, una organizzazione terroristica
bosniaca che mirava all’unione della
Bosnia ed Erzegovina alla Serbia, staccandole da Vienna (che nel 1908 le aveva
inglobate dopo trent’anni di protettorato,
così come previsto dagli accordi di pace
di Berlino del 1878).
A seguito di quel delitto, l’Austria-Un-
gheria, dopo un pressoché inaccettabile
ultimatum, dichiarò guerra alla Serbia.
La Russia intervenne a favore della
Serbia e la Germania a fianco dell’Austria-Ungheria, mentre Gran Bretagna e
Francia si schierarono a sostegno della
Russia. Fu l’inizio della guerra europea,
che presto diventò mondiale.
L’amore di Gesù, che ha benedetto e consacrato l’unione degli sposi, è in grado di mantenere il loro amore e di rinnovarlo quando
umanamente si perde, si lacera, si esaurisce.
L’amore di Cristo può restituire agli sposi la
gioia di camminare insieme; perché questo è
il matrimonio: il cammino insieme di un uomo
e di una donna, in cui l’uomo ha il compito
di aiutare la moglie ad essere più donna, e la
donna ha il compito di aiutare il marito ad essere più uomo. Questo è il compito che avete
tra voi. “Ti amo, e per questo ti faccio più donna” – “Ti amo, e per questo ti faccio più uomo”.
E’ la reciprocità delle differenze. Non è un
cammino liscio, senza conflitti: no, non sarebbe umano. E’ un viaggio impegnativo, a volte
difficile, a volte anche conflittuale, ma questa
è la vita! E in mezzo a questa teologia che ci
dà la Parola di Dio sul popolo in cammino, anche sulle famiglie in cammino, sugli sposi in
cammino, un piccolo consiglio. E’ normale che
gli sposi litighino, è normale. Sempre si fa. Ma
vi consiglio: mai finire la giornata senza fare
la pace. Mai. E’ sufficiente un piccolo gesto. E
così si continua a camminare. Il matrimonio è
simbolo della vita, della vita reale, non è una
“fiction”! E’ sacramento dell’amore di Cristo e
della Chiesa, un amore che trova nella Croce
la sua verifica e la sua garanzia. Auguro a tutto voi un bel cammino: un cammino fecondo;
che l’amore cresca. Vi auguro felicità. Ci saranno le croci, ci saranno. Ma sempre il Signore è
lì per aiutarci ad andare avanti. Che il Signore
vi benedica!
L’Italia, che in quel conflitto non aveva una diretta posta in gioco ed era
legata dal 1882 da alleanza difensiva
agli Imperi Centrali (Germania e
Austria-Ungheria), il 2 agosto dichiarò la propria neutralità. Rimanendo
neutrale il governo italiano avrebbe
potuto pesare nelle trattative di pace
e forse ottenere, in un riassetto dello
scacchiere europeo, compensi per via
diplomatica. Ma la conflagrazione
risultò subito violentissima e fu chiaro
che non si sarebbe risolta in poche
settimane, come era accaduto in tutti
i conflitti dell’Ottocento; la guerra divenne di logoramento e, specialmente
dopo le prime gigantesche battaglie
che distrussero un numero enorme di
vite umane e di risorse materiali, gli
eserciti – incapaci di vittorie decisive –
sprofondarono nei campi trincerati dai
quali milioni di uomini furono spinti
fuori per assalti mai risolutivi.
Di riflesso nel
nostro Paese
la situazione
si manifestò
ogni giorno
più difficile
e, già dall’ottobre 1914,
il 20 agosto
1914 alcuni
membri del
g o v e r n o Antonio Salandra
presieduto
da Antonio Salandra si domandarono
sino a quando l’Italia avrebbe potuto
rimanere neutrale, mentre il sovrano
Vittorio Emanuele III mirava a coronare il disegno della dinastia sabauda
di completare il Risorgimento, facendo
coincidere i confini politici con quelli
geografici ed elevare l’Italia al rango di
potenza europea.
Intanto la piazza era agitata dalle manifestazioni degli interventisti, sostenuti dalla Francia e dalla massoneria internazionale, che propugnava l’affermazione del
principio di nazionalità a scapito degli
imperi plurinazionali. In quei frangenti,
mentre era ancora aperta la Questione
romana, i cattolici italiani erano smarriti:
lontani per indole dall’interventismo,
erano orientati
su posizioni più
vicine all’Austria cattolica
che alla Francia
laica.
A questo si aggiunga che, alle
notizie degli
eventi bellici,
Papa Pio X
il pontefice
Pio X il 2 agosto rivolse l’esortazione
apostolica Ad universos orbis catholicos,
che fu l’ultimo documento del pontificato. Egli temeva le conseguenze del conflitto, che definiva il guerrone, ma la sua
posizione risultò diplomaticamente assai
isolata e frattanto la sua salute precipitò
e il 20 agosto 1914 morì.
Fu proprio grazie alla neutralità italiana
che il conclave poté svolgersi regolarmente e a Roma si incontrarono cardinali
appartenenti a Stati in guerra tra loro,
i quali il 30 settembre elessero papa l’
arcivescovo di Bologna, il genovese
Giacomo Della Chiesa, che assunse il
nome di Benedetto XV.
Si presentava, quindi, un scenario ulteriormente nuovo, in relazione al quale
sarebbe opportuno continuare a riflettere.
CultuRa
settembre 2014
3
Ricordo di Elena Bono
MAMMA LI TURCHI!
di Redazione
di Redazione
Il 26 febbraio è morta a Lavagna Elena
Bono, una delle più grandi scrittrici e poetesse italiane della seconda metà del XX secolo,
emarginata dalla cultura e dalla grande editoria per la sua fede cattolica. Venerdì 28 febbraio
sono stati celebrati i funerali. Nell’omelia funebre il vescovo di Chiavari Mons. Tanasini ha
detto: «Vogliamo finalmente rompere quell’incomprensibile silenzio che ha avvolto una voce
così alta; silenzio da lei accettato pur nella consapevolezza di avere molto da dire agli uomini nella forma dell’arte, servizio alla bellezza; silenzio
che l’ha seguita fino alla corsia di ospedale dove
si è spenta l’altra sera».
opere drammaturgiche, ha conseguito numerosi Premi letterari tra cui il Premio «Vallombrosa» (per la poesia religiosa), il Premio «Dante
Alighieri – Cultura ligure», il Premio «Universo
Donna», il Premio del Consiglio Organizzativo
Mondiale Arte e Cultura a Città del Messico.
Visconti e Pasolini avrebbero voluto trarre film
dalle sue opere, ma lei rifiutò. Imminenti sono
la pubblicazione in e-book del suo capolavoro
“Morte di Adamo” e l’inizio delle riprese di un
film sulla sua vita, la cui sceneggiatura è stata
scritta dalla regista, critica d’arte e gallerista
Gabriella Bairo Puccetti. Possiamo considerare
anche Elena Bono un vero e proprio caso letterario. Ci auguriamo che la sua
opera possa essere conosciuta e apprezzata da un vasto
pubblico.
Per i compagni caduti
nella Resistenza
O miei compagni, perché mai
io vi vedo smarriti
e quasi aver vergogna di voi stessi?
È difficile il bene,
coraggioso e virile
ogni errore
incontrato nel compierlo.
Difficile sopra ogni bene
la libertà
e chi commette colpa per lei
sempre si tormenta
per averne intravisto
l‛ariosa veste lucente,
e insieme si conforta.
Sola vergogna è non aver mai cercato
la libertà
e vivere contenti di sé
non esistendo.
Non sono questi, o cari,
coloro che vi accusano
più duramente?
Ma guardateli in viso
come guardavate un giorno
chi puntava le armi
al vostro petto.
Sono gli stessi ancora
e voi gli stessi.
Voi uomini
ed essi come pecore matte
Tanti sono i casi letterari nella letteratura del
Novecento. Poeti e romanzieri dimenticati,
soprattutto donne, come Ada Negri o il Premio Nobel Grazia Deledda (ricorreva nel 2013
il centenario della pubblicazione di “Canne al
vento”). «È un fatto che quella che riteniamo la
scrittrice italiana più importante della seconda
metà del XX secolo sia da quasi quarant’anni
emarginata dalla cosiddetta grande editoria».
Così scrive il critico Giovanni Casoli in Novecento Letterario Italiano ed Europeo (2002) su
Elena Bono. Poetessa, autrice di romanzi e di
«Una notte che ero molto malata, improvvisamente, aprii gli
occhi e vidi di spalle una figura
umana. Pensai sgomenta: hanno fatto del male a quest’Uomo... Lo riconobbi: era Gesù flagellato. Il suo volto raccoglieva
tutto il dolore del mondo. Da
quello sguardo è scaturito
Morte di Adamo». Così, poco
tempo fa Elena Bono spiegò
ad “Avvenire” la gestazione
di quel libro epocale, edito
da Garzanti nel 1956 e poi
finito ingiustamente nel dimenticatoio. Una perla d’autentica narrativa a sfondo
religioso (come tutti gli otto
racconti biblico-evangelici
che lo compongono) che
Emilio Cecchi salutò come
un capolavoro: «Vent’anni in
anticipo – scrisse il critico – sul
“Quinto Evangelio” di Mario
Pomilio (pubblicato nel 1975) e
su tutto il filone da esso discendente delle riscritture della
Buona Novella».
Una poetica in odore di misticismo quella della Bono, convinta dal profondo del suo
buon cuore di non aver mai scritto un solo rigo,
della vasta e ancora ignota bibliografia, se non
sotto dettatura della “Voce”. «È quella “Voce” che
mi presenta i personaggi dei miei libri e io ho solo
il compito di decifrare i loro pensieri, le diverse lingue in cui si esprimono per poi trascriverle».
Con estrema lucidità, seduta alla poltrona del
suo salotto letterario (l’unico salotto che ha
frequentato) amava incontrare le persone
desiderose di confrontarsi con la «Storia» che
l’aveva vista impegnata in prima linea come
“poetessa della Resistenza”. Memorie partigiane che racconta nel “Fanuel Nuti” che non si
può non far leggere nelle scuole. «Con la mia
trilogia Uomo e superuomo (conclusa dal tomo
del “Fanuel Nuti”) ho voluto raccontare anche la
guerra vista dalla parte tedesca». La sua lunga
notte del 1943, rivive nei versi struggenti della
raccolta “I galli notturni” (Garzanti 1952): «Così
semplice era tutto: chiudere gli occhi e guardare».
Luchino Visconti guardò con vivo interesse al
testo del romanzo “Una valigia di cuoio nero”,
al punto da volerne fare un film. «Poi non se ne
fece nulla, ma una sera, a casa di Emilio Cecchi,
Visconti disse che il mio “Ippolito” (testo teatrale
edito da Garzanti nel 1954) gli aveva ispirato il
personaggio di Rocco per “Rocco e i suoi fratelli”»,
raccontava orgogliosa la Bono che amava il cinema, così come ha sempre avuto una spiccata
simpatia per i giovani venendone ricambiata.
Eppure proprio ora che ci ha lasciato si segnalano in aumento le voci critiche che la
considerano tale: «Autrice con la “A” maiuscola»,
dice la ricercatrice Stefania Segatori, che con
Giuseppe Langella, docente all’Università Cattolica di Milano, da tre anni sta curando una
biografia monumentale sulla figura e le opere
della Bono.
Le traduzioni dei suoi testi in lingua straniera
testimoniano quanto Elena sia forse stata più
apprezzata all’estero che non in Italia stante
che la critica irregimentata degli anni ‘50 che
nella Bono vide una «ex lege, fuori dall’industria
culturale».
La Garzanti all’epoca, nonostante le buone recensioni di “Morte d’Adamo” preferì puntare
tutto su Pier Paolo Pasolini, il quale quando lesse il testo teatrale “La testa del Profeta” (pubblicato nel 1965): anche lui, come Visconti, voleva
portarlo sul grande schermo. Ma la Bono, fiera,
sia pur con rispetto, rispose negativamente: «Mi
pare che ognuno debba andare, quindi ognuno
vada per la sua strada...».
Non era rancorosa, ma ferma e coerente con
le sue idee, sorretta fino all’ultimo soffio di vita
da una fede profonda. Una spiritualità vissuta
a pieno da terziaria francescana che gli faceva
dire: «Senza l’esperienza religiosa, l’uomo è una
bestia, allora tanto vale non essere mai nati».
Era nata per incantare e parlare con gli angeli,
e invece gli è toccato un destino dolceamaro
come questo ricordo, di donna che ha dovuto
combattere tra pene e oblio per non diventare
un’ombra agli occhi della pubblica ottusità.
VIN DÖÇE E CASTAGNE
di PieRo Bozzo
Amixi sciù vegnî! Vegnî in demôa!
Piggiaeve ûn gotto netto e faeve avanti,
gh‛è o mosto sc-ciumezzante ch‛o fa gôa…
Coraggio che ghe n‛è pe tutti quanti!
Impî o gotto vêuo e vêuae quello pin
E demoghe drento aspëttando a mattin
Vin döce e castagne – balletti e rostie
(e ûn pö de rimpianto – pe-e ferie finie)
Chi ha perso n‛amigo, che pensa a figgeua…
E i nostri battôzi commensan a schêua.
Addio, lense, canne e bolentin…
L‛è tempo de sc-ciuppetta e cartuccea,
de braghe de fustagno e di scarpoin
pe andâ ‘appostâse drento all‛oxellea.
Vin döce e castagne…. – faxen e pernixi:
regalli d‛ottobre – pe-e çenn-e fra amixi!
Co-i pê sott‛a-a toua-se scaccia i malanni
Se schersa se rie… - se vive çent‛anni!
Otranto ha vissuto nel 1480 uno degli even- struttura della città non scalfirono la resistenza
ti più drammatici della sua storia: la presa della Otrantina.
città da parte dell’esercito Turco con il successivo Dopo due settimane l’esercito turco riuscì ad
martirio di 800 suoi cittadini. La storiografia mo- aprire tra le mura un varco da cui penetrò. Gli
derna ha inspiegabilmente ignorato gli eventi del otrantini riuscirono però a respingerli ricacciando
1480 o l’ha relegati a livello di semplici scaramuc- fuori la città l’invasore. Nulla poterono invece al
ce piratesche.
secondo tentativo turco. L’esercito riuscì a dilaIn realtà ad Otranto si è consumato uno degli gare per la città compiendo atti di grande efferascontri ed eccidi religiosi più cruenti che la sto- tezza e crudeltà. La spada turca passava chiunque
ria ricordi e lo stesso disegno che aveva portato incontrasse per la strada, neanche vecchi, donne
l’impero Turco alla presa della città era tutt’altro e bambini furono risparmiati.
che una piccola angheria ma rientrava in un più Le vie erano colme di cadaveri e ovunque scorvasto disegno di conquista della penisola e del- revano rivoli di sangue. Alcuni cittadini cercarono
la sede del Papato. L’impero Turco, sotto la guida rifugio tra le mura della cattedrale ove l’anziano
del sultano Maometto II Fatih (il conquistatore) arcivescovo Stefano Pendinelli era intento a cesi era mosso alla conquista dell’Impero Bizantino lebrare la messa. Il portone della Cattedrale (poi
provocandone, dopo più di 1000 anni di storia, la trasformata un moschea durante l’occupazione
definitiva caduta nel 1453.
turco) crollò sotto l’impeto turco ed anche qui vi
L’avvenimento aveva suscitato profondo scalpo- compì una strage. All’invito turco fatto all’arcivere e sconcerto negli ambienti diplomatici euro- scovo a presentarsi così rispose: “sono il pastore
pei e nella sede del papato in particolare. Infatti a cui indegnamente è affidato questo popolo di
era venuto meno l’ultimo baluardo cristiano in Cristo”. A questa frase seguì un colpo di scimitarra
Oriente ed ora il pericolo musulmano veniva av- con la quale gli fu mozzata la testa. Solo a questo
vertito come molto più vicino. Lo stesso sultano punto le violenze Turche sembrarono placarsi.
Maometto II non nascose mai i propri propositi di Ma in realtà i pochi cittadini rimasti dovevano suespansione che lo avrebbero voluto conquistato- bire ancora un ulteriore crudeltà. La mattina del
re dell’Occidente con il segreto sogno di portare 14 agosto Achmet Pascià ordinò che tutti i maschi
i propri cavalli in Vaticano. Per raggiungere il suo dai 15 anni in poi fossero accompagnati sul colle
scopo attuò una manovra a tenaglia: da un lato della Minerva poco fuori la città. Qui vi giunsero
risalì lungo la penisola balcanica fino a giungere in 800 e fu chiesto loro di abbondare il credo catad insidiare prima i possedimenti di Venezia poi tolico e di abbracciare il Corano per avere salva la
la città vera e propria, e dall’altro partendo dal vita. A nome degli ottocento parlò Antonio PezMediterraneo attraverso l’Egeo per giungere zulla il quale disse “se fino ad oggi abbiamo lottaquindi in Italia attraverso la Puglia.
to per la nostra patria ora dinanzi ci resta di lottare
Nella primavera del 1480 cominciò ad ammassare per la nostra fede cristiana”. Un coro di consenso si
nel porto di Valona, a soli 70 km da Otranto, una levò dagli ottocento. Achmet, ferito nell’orgoglio,
grande quantità di uomini e navi.
ordinò la decapitazione ed il primo a passare per
La scelta del periodo per l’attacco non fu casuale. la mano del boia fu proprio da Antonio Pezzulla
Infatti il contesto politico in Italia era dominato che da allora fu ricordato come il “Primaldo”.
dalle continue guerre tra i vari principi. In parti- I racconti dell’epoca vogliono che il busto del
colare il Re di Napoli Ferdinando d’Aragona Primaldo pur privo di testa non ne volle sapere
aveva posto sotto assedio la città di Siena lascian- di andare giù malgrado i maldestri tentativi dei
do militarmente sguarnita la parte orientale del soldati turchi. Il corpo cadde solo quando l’ultiproprio regno. Venezia, stretta alleata di Firenze, mo sacrificio otrantino fu compiuto. Girava tra gli
malgrado le sconfitte subite ad opera dei turchi ottocento, poco prima della decapitazione, un incontinuava ad avere il
terprete turco che con
predominio sul mare e
in mano il Corano tennessuno sbarco in Italia
tava per l’ultima volta
Il 12 maggio 2013,
poteva avvenire senza
all’apostasia per avere
Papa Francesco
la sua accondiscenza.
salva la vita.
Tutto l’Adriatico poteva
Achmet dopo le prime
ha innalzato
dirsi come una specie
decapitazioni offrì agli
all’onore degli altari,
di Golfo di Venezia e la
Otrantini di avere salva
linea Otranto – Valona
la vita mantenendo la
proclamandoli santi,
ne veniva a costituire il
propria fede pagando
gli 800 martiri
limite meridionale.
20 sesterzi una cifra tutSeguendo una sapiento sommato accettabile
di Otranto
te opera diplomatica i
ma solo in 20 accettaturchi seppero avere il
rono. Papa Sisto IV implacet Veneziano ad uno sbarco in Puglia. Le ope- pressionato dagli avvenimenti in Puglia cominciò
razioni militari nel porto di Valona non passarono a fare pressioni sui principi italiani affinché si coinosservate, ma i Turchi le seppero camuffare e alizzassero contro il pericolo Turco ed organizzasdepistare facendo prima credere che l’obiettivo sero un esercito di liberazione di Otranto.
fosse Rodi o Ragusa, poi sciogliendo le truppe Ma i Principi tergiversavano ed i turchi ebbero
mascherandone così un abbandono dell’opera- tutto il tempo per mettere mano al sistema difenzione. Lo stesso Re di Napoli sottovalutò il peri- sivo di Otranto potenziandolo. Inoltre continuarocolo preferendo concentrare le proprie truppe in no con i saccheggi giungendo ad assediare città
Toscana e lasciando a presidio della città di Otran- come Lecce, Nardò spingendosi con più spedizioto soli 400 soldati ed il comando a due capitani ni sino alla zona Garganica.
Francesco Zurlo e Giovanni Antonio Delli Fal- Intanto gli stati italiani riuscivano ad unirsi, senconi. La mattina del 28 luglio del 1480 una vista za però l’appoggio di Venezia ed organizzarono
terrificante si presentò all’orizzonte di Otranto: un esercito di liberazione con al comando il duca
una flotta di 150 navi con 18.000 uomini a bordo Alfonso d’Aragona figlio di Ferdinando Re di Nasi muoveva verso la città.
poli. Giunto nel Salento nella primavera del 1481
Le truppe sbarcarono a nord di Otranto in una si accampò nel Castello di Roca a pochi km a nord
zona chiamata Frassanito e subito si diedero al di Otranto. Ma nel frattempo una improvvisa notisaccheggio dei casali circostanti creandosi così zia irruppe nello scenario: Maometto II era morto
una zona di sicurezza. Mossero quindi verso la cit- ed in Turchia era scoppiata la guerra civile per la
tà ove fecero razzia del borgo poco fuori le mura. successione tra i figli del sultano.
La notizia fu presa con un grosso respiro di solLa caduta dell’Impero Bizantino aveva fatto pas- lievo da tutte le corti Europee e dal Vaticano, le
sare Otranto improvvisamente da centro e ponte campane risuonarono a festa un po’ ovunque.
con l’oriente ad estrema periferia d’Europa. Al co- Pare che in Anatolia Maometto II, prima della
mando delle truppe turche vi era Achmet Pascià morte, avesse raccolto uno sterminato esercito di
già noto per la sua crudeltà ed efferatezza.
300.000 uomini col quale aveva in programma di
Mandò un emissario chiedendo la resa della città muoversi alla conquista dell’Italia utilizzando proponendo condizioni piuttosto vantaggiose agli prio Otranto come punto di partenza e realizzare
Otrantini. Il Consiglio dei vecchi comunque rifiutò il proposito di islamizzare l’occidente. Le truppe
le richieste turche e mandò un emissario al Re di turche a Otranto rimasero quindi isolate e questo
Napoli per informarlo del pericolo incombente fu il momento utilizzato da Alfonso d’Aragona
sulla città e sul suo Regno chiedendo un pronto per cingere d’assedio la città e liberarla dall’invaintervento ed aiuto militare. Aiuto che invece non sore. Otranto fu quindi liberata ma dei suoi abiarriverà mai.
tanti ne rimasero ben pochi.
All’incalzare degli eventi molti dei soldati posti a Otranto dovette subire, nei secoli a venire, nuovi
presidio della città si calarono nottetempo con assalti turchi ma anche grazie alle nuove difese gli
funi dalle mura cittadine, e si diedero a precipi- attacchi verranno sempre respinti. Una moderna
tosa fuga. A difendere Otranto rimasero quindi rilettura dei fatti del XV fanno comprendere come
solo i suoi abitanti, per lo più contadini e pesca- il sacrificio degli Otrantini abbia salvato le sorti
tori che poco o nulla conoscevano dell’arte della dell’Italia: le difficoltà opposte all’esercito turco ne
guerra ma che dimostrarono un orgoglio ed un fecero rallentare pesantemente le operazioni milicoraggio che il turco non riuscirà mai a domare. tari consentendo alle altre città del Salento in priAchmet Pascià ordinò l’assedio e fece catapul- mis Lecce e Brindisi di prepararsi alla propria difesa
tare all’interno della città una mole enorme di e di reggere ai successivi assalti turchi. La storia
palle di granito che pur arrecando notevoli alla odierna deve molto al sacrificio degli 800 martiri.
4
VITA ASSOCIATIVA
settembre 2014
Sei invidioso perché io sono buono?
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba
per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò
con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito
poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza,
disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello
che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso
mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso
le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché
ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero:
“Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate
anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando
dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando
arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro.
Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e
li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con
me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare
delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi
e i primi, ultimi».
(dal Vangelo secondo Matteo 20, 1 – 16; Domenica 21 settembre 2014)
Dio non si merita, si accoglie
di Padre Ermes Ronchi
Il Vangelo è pieno di vigne, forse perché fra
tutti i campi, la vigna è il preferito di ogni
contadino, quello che coltiva con più cura
e intelligenza, in cui si reca più volentieri.
Questa parabola ci assicura che il mondo, il
mondo nuovo che deve nascere, è vigna e
passione di Dio; che io sono vigna e passione di Dio, il suo campo preferito, di cui ha
cura uscendo per ben cinque volte, da un
buio all’altro, a cercare operai.
Il punto di svolta del racconto risiede nel
momento della paga: comincia dagli ultimi della fila e dà a chi ha lavorato un’ora
sola lo stesso salario concordato con quelli
dell’alba. Finalmente un Dio che non è un
«padrone», nemmeno il migliore dei padro-
ni. Non è un contabile. Un Dio ragioniere
non converte nessuno. È un Dio buono (ti
dispiace che io sia buono?).
È il Dio della bontà senza perché, che crea
una vertigine nei normali pensieri, che trasgredisce le regole del mercato. Un Dio che
sa ancora saziarci di sorprese. «E mentre
l’uomo pensa secondo misura, Dio agisce
secondo eccedenza» (cardinale Carlo Maria
Martini). Non segue la logica della giustizia,
ma lo fa per eccesso, per dare di più. Vuole
garantire vite, salvare dalla fame, aggiungere futuro. Mi commuove questo Dio che
accresce vita, con quel denaro immeritato,
che giunge benedetto e benefico, a quattro quinti dei lavoratori.
N.S. del CARMINE di Geminiano
GE-Valpolcevera
che si sono impegnati per la buona
riuscita della manifestazione.
Nell’ambito della festa patronale della
Parrocchia, la Società ha organizzato la
terza “Festa della Birra” nella serata di
Venerdì 18 luglio 2014; la serata è stata
allietata dal musica dal vivo eseguita dal
complesso “Roads”.
SAN BARTOLOMEO di CRAVASCO
Campomorone
SACRA FAMIGLIA di Manesseno
Sant’Olcese
In occasione della festa del locale
Oratorio di Sant’Alberto, la Società
ha organizzato nei giorni 12, 13 e 14
luglio 2014 la tradizionale “Lumacata”
con una grande partecipazione di soci e
simpatizzanti; tutte le serate sono state
allietate da musica dal vivo da parte di
diversi complessi musicali. Un ringraziamento a tutti coloro che hanno reso
possibile, con la loro opera, la riuscita
della manifestazione.
N.S. della PROVVIDENZA e
S.MAURO di Teglia
GE-Valpolcevera
La festività di Sant’Anna, patrona della
Parrocchia, ha visto la Società impegnata
nell’organizzazione della tradizionale
“Muscolata” nella serata di Sabato 26
luglio 2014; la presenza di soci e simpatizzanti, allietati da musica dal vivo, è
stato il puntuale riconoscimento a coloro
Ai piedi dei monti Leco e Taccone, si
apre la Valle che prende il nome dal
torrente Verde” che li nasce. Poco più
a Valle Cravasco noto per essere stato
parzialmente bruciato dai tedeschi e per
i martiri lì trucidati alla fine dell’ultima
Guerra.
In questa piccola località l’unico punto
di aggregazione è la Società Operaia
Cattolica che oltre alla normale attività
organizza manifestazioni e sagre per
tenere viva la vita di questa realtà un
tempo contadina. Tra queste e unica
nel suo genere c’è la “Gara della Fienagione”, quest’anno giunta alla sua
22° edizione.
L’idea nata 22 anni fa da un gruppo
di soci ha visto la partecipazioni di
“Segagini” provenienti da tutto il circondario, e di tutte le età dai 16 ai 90
anni compreso il gentil sesso.
Un’apposita giuria sulla base di parametri (tempo, larghezza campata, rasatura,
lingarità residuo ecc.) con punteggi diversificati, stabilisce le classifiche delle
quattro categorie in cui si sono divisi i
concorrenti e cioè: giovani, donne, big,
over 75.
I concorrenti vengono alla fine premiati
tutti con attrezzi, utensili, vestiario,
Gli operai che hanno lavorato fin dal mattino protestano, sono tristi, dicono «non è
giusto». Non riescono a capire e si trovano lanciati in un’avventura sconosciuta:
la bontà: «ti dispiace che io sia buono?». È
vero: non è giusto. Ma la bontà va oltre la
giustizia. La giustizia non basta per essere
uomini. Tanto meno basta per essere Dio.
Neanche l’amore è giusto, è altra cosa, è di
più. Perché non si accende la festa davanti
a questa bontà, perché non sono contenti
tutti, i primi e gli ultimi? Perché la felicità
viene da uno sguardo buono e amabile sulla vita e sulle persone. Se l’operaio dell’ultima ora lo sento come mio fratello o mio
amico, allora sono felice con lui, con i suoi
donati dai commercianti della zona oltre
le coppe e le targhe offerte dai vari Enti.
La Santa Messa delle ore 09.00 con l’altare
abbellito da attrezzi della fienagione e meravigliose composizioni di fiori di campo, e
sul piazzale la benedizione della campagna
ai quattro punti cardinali , la recita della
preghiera composta per l’occasione sono
la parte religiosa che precede la gara.
(Silvio Scotto)
N.S. di MISERICORDIA
Savona
Giovanni Tinti
Divenuto, ormai, un appuntamento fisso
anche quest’anno la Società ha organizzato – con la collaborazione di altre realtà
associative savonesi – la manifestazione
“Estate alle antiche mura” nel giardino
attiguo alla sede sociale. Aperta da venerdì
11 luglio a domenica 3 agosto 2014 ha
ricordato il maestro savonese Giovanni
Tinti (1917 – 2012) con una mostra delle
sue opere in ceramica.
bambini, per la paga eccedente. Se invece
mi ritengo operaio della prima ora e misuro
le fatiche, se mi ritengo un cristiano esemplare, che ha dato a Dio tanti sacrifici e tutta la fedeltà, che ora attende ricompensa
adeguata, allora posso essere urtato dalla
retribuzione uguale data a chi ha fatto molto meno di me. Drammatico: si può essere
credenti e non essere buoni!
Nel cuore di Dio cerco un perché al suo agire. E capisco che le sue bilance non sono
quantitative, davanti a Lui non è il mio diritto o la mia giustizia che pesano, ma il
mio bisogno. Allora non calcolo più i miei
meriti, ma conto sulla sua bontà. Dio non si
merita, si accoglie!
Nel corso della manifestazione sono stati
proiettati ii film “Veronica Guerin. Il prezzo
del coraggio” (venerdì 11 luglio 2014, con
introduzione del giornalista di “Avvenire”
Pino Ciociola), “Il padre di famiglia” (venerdì 18 luglio 2014, con l’intervento del
prof. Armando Fumagalli dell’Università
Cattolica del S. Cuore di Milano), “Le
ricamatrici” (venerdì 25 luglio 2014, a cura
del CAV, Centro di Aiuto alla Vita).
Giovedì 24 luglio 2014 è stato presentato
il libro “E venne ad abitare in mezzo a noi.
La rivoluzione cristiana nella storia” di
Christian Peluffo, mentre Giovedì 31 luglio 2014 è stata la volta del libro “Dimmi
chi sono” di Flavia Aonzo; quest’ultima
presentazione è stata accompagnata da
brani musicali a cura di Clariphònia
Quartet (Matteo Bariani, clarinetto, Igor
Barra, Clarinetto, Gaia Gaibazzi, clarinetto-corno di bassetto, Alberto Oliveri,
clarinetto-clarinetto basso).
Venerdì 1 agosto 2014 Graziella Mottola
ha letto dei racconti di Maria Cristina
Taddeucci, presente all’incontro.
La manifestazione di quest’anno si è
conclusa Domenica 3 agosto 2014 con
il Concerto del cantautore Claudio
Sanfilippo (nel 2013 ha fondato “Scuola
Milanese”, un progetto di intrattenimento
culturale tra musica d’autore e narrazione. Nel Maggio 2014 è uscita una
sua canzone, interpretata da Mina, che
è stata adottata da Rai Sport quale sigla
per i programmi dedicati ai mondiali
brasiliani di calcio).
SAN BIAGIO
GE-Valpolcevera
La Società Operaia Cattolica San Biagio
in Valpolcevera ha organizzato nella
giornata di sabato 26 Luglio per coinvolgere tutta la comunità Parrocchiale,
una manifestazione dal titolo “Insieme
per pregare, confrontarci e divertirci”. Il
momento della Preghiera si è tenuto nella
Chiesa Parrocchiale con la Santa Messa
VITA ASSOCIATIVA
celebrata da Don Carlo Aluigi, Parroco
di San Biagio e Assistente Ecclesiastico
della Società. Le varie parti della Messa
sono state animate dai Soci. Al termine
della Santa Messa i presenti si sono
trasferiti nei locali della Società per la seconda parte dell’incontro : “Insieme per
confrontarci ” diviso su due interventi. Il
primo tenuto dal Presidente della FOCL
Alberto Rigo che ha parlato del ruolo
delle Società Operaie Cattoliche nella
società di oggi. Il secondo intervento
tenuto dalla Dottoressa Cristina Lodi
che ha parlato del ruolo della donna nella
politica e nella Società di oggi. La terza
parte dell’incontro dal tema insieme per
divertirci è stato veramente un momento
di condivisione in famiglia dove si è
potuto degustare dell’ottima pizza, focaccia al formaggio e normale preparate
e cotte dal Presidente Franco Parodi che
si è rivelato un ottimo fornaio, Un grazie alle persone che hanno preparato il
necessario per rendere ricco il rinfresco
a base di tutti prodotti locali. Oltre al
Presidente della FOCL erano presenti
la Consigliere Carla Musso, la Revisore
dei Conti Gastaldi e Il Rappresentante di
zona Lagorio.
La Società Operaia Cattolica funziona
quale punto di aggregazione per gli
abitanti di San Biagio , invita tutti a frequentare la società e a partecipare alle
attività da essa promosse. Via spettiamo
numerosi (D.T.)
N.S.DELLA GUARDIA
DI PONTEDECIMO
GE-Valpolcevera
Sabato 30 Agosto la Società ha ricordato
la festa della Madonna della Guardia con
una giornata piena dedicata a tutti i Soci.
Il pranzo sociale preparato dai nostri
cuochi ha dato inizio alla giornata che
è proseguita con la tombolata e la gara
di bocce. Alla sera nel giardino sociale,
la banda Musicale ha tenuto il tradizionale concerto al quale ha partecipato il
Presidente FOCL Rigo , veramente uno
spettacolo di alta qualità, durante il quale
abbiamo potuto constatare l’esibizione
del complesso Bandistico formato da tantissimi giovani. Un grazie particolare al
gruppo amici della terza età che anche in
questa occasione ha organizzato e curato
la vendita della sottoscrizione a premi.
Intanto al Martedì e al giovedì continuano le gare serali di Bocce aperte a tutti
i Soci. Infine è ormai prossima la festa
del 135° di Fondazione che si celebrerà
insieme alla consorella di Campomorone.
Cerchiamo di vivere questo momento di
ricordo per far crescere la Società iniziando a mettere in pratica l’insegnamento di
Papa Francesco a proposito di chiacchere
e giudizi. (A.R.)
N.S. ASSUNTA
E S. ANTONIO AB.
BARGAGLI
A Bargagli la Società Operaia Cattolica
ha sede in un complesso di proprietà della
locale sezione degli Alpini che Domenica
7 Settembre ha celebrato i 50 anni di
fondazione. Per l’occasione la sede di
Bargagli ha ospitato l’adunata Provinciale
degli Alpini. Circa quattrocento gli Alpini
che si sono dati appuntamento a Bargagli,
che hanno sfilato per il paese. Le cerimonie dell’alza Bandiera, la Sfilata, l’onore
ai Caduti sono stati accompagnati dalle
note della Banda Musicale della SOC
“N.S. della Guardia di Pontedecimo”. La
santa Messa al Campo celebrata da Don
Roberto Tartaglione Parroco di Bargagli
e Assistente Ecclesiastico della Società
è sta accompagnata dal Coro ANA di
Genova.
Dopo aver consumato un lussuoso rancio
Alpino, la Banda Musicale ha allietato i
presenti con un concertino di marce. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato e
a quanti hanno collaborato per la buona
riuscita della manifestazione. (M.C.)
SAN GIUSEPPE
Mignanego
Si è svolto, come gli anni scorsi in
occasione della Fiera di Mignanego, il
6° Memorial dedicato a Remo Servetti.
Per merito di Giuseppe Cervetto, Mino
Ghiglione e Lilli Pietrucci il Trofeo Challenger è tornato alla consorella di Pontedecimo, che ringraziamo per il bel trofeo
messo a disposizione. Alla premiazione,
accanto alla moglie Anna, erano presenti
l’amico Gianni Vassallo, componente il
Consiglio Nazionale Comuni Italiani;
il Sindaco di Mignanego Maria Grazia
Grondona; Mario Graziano che è stato
Consigliere nel Comune di Mignanego
assieme a Remo; Federico Lochtmans
che non ha bisogno di presentazioni, dopo
i suoi 37 anni di presidenza della SOC.
Hanno fatto pervenire i saluti e gli auguri:
il Presidente FOCL A. Rigo e l’amico
Giulio Torti. A tutti il nostro sentito grazie. Di contorno alla manifestazione ha
preso vita la Mostra fotografica dedicata
a Remo e un pieghevole con alcune sue
frasi che ci riportano agli anni ‘80/’90.
Ne riportiamo alcune:
Quando preparare la cena sociale della
Cattolica S. Giuseppe con Claudio, era
l’occasione per creare qualcosa tutti assieme e, tornati a casa, coricarsi “appagati”
al solo pensiero che i Soci erano stati
contenti. Quando a Silvia, bimba di quattro anni, erano bastati pochi minuti per
decidere di essere amici e prendermi per
mano. Quando quella cena sul terrazzo di
casa, non ha soltanto fatto aggiungere più
tavoli, ma ha legato d’amicizia più forte
tanti vicini di casa.
Ora che … la tua Anna scrive:”ho sentito
dire che la vera distanza non è quella dei
corpi, ma quella dei cuori. Forse è per
questo che non ti ho mai perso.”.
Proseguiamo ricordando solo alcuni
“quando” tratti dai pieghevoli degli anni
passati. Nel secondo Memorial Remo
ricorda il suo primo decennio di vita,
siamo tra il 1947 e il ’57.
Quando si andava a piede all’asilo sulla
Costa e si portavano alle Suore ora la
pasta o l’olio, ora lo zucchero e c’era
la Suora che tabaccava. Quando alle
elementari, con la maestra Carbone, ci si
portava un pezzo di legna per la stufa; si
usava il pennino9 e con l’inchiostro ci si
macchiava sempre. Quando avevamo le
galline e la mamma Zita impastava tutte
le domeniche. Quando si abitava “in ta
maccia” e si entrava in casa delle vicine
senza suonare il campanello perché le
porte erano sempre aperte e se ti fermavi
a mangiare il minestrone, ti sentivi come
a casa. Quando si andava a trovare Padre
Generoso e la volta che ci ha portati in
barca, al largo di Sestri Levante, ci è
sembrato tanto strano che lui facesse
il bagno. Ora che, un anno dopo la sua
morte, scrivono con un SMS indirizzato
alla moglie Anna: “E sai Remo c’è e non
solo nelle foto, nelle parole degli amici.
E così vivo nei tuoi occhi che giureresti
di averlo appena salutato nel sole di quel
terrazzo …(24 aprile 2010).
Terzo Memorial 1957/’67 /i suoi 10-20
anni): “Quando si marinava la scuola e
si andava a giocare a calciobalilla a San
Cipriano. Quando a 13 anni lavoravo
orgoglioso nella fabbrica lampadari di
papà ed ero io, di noi tre, a fermarmi
nell’ora di pranzo con gli operai, scal-
settembre 2014
dando il mio gavettino con il saldatore a
gas. Quando le ferie si chiamavano “vacanze” e noi “uomini” passavamo una
decina di giorni in Praglia con papà e i
suoi amici, dormendo nei fienili. Ora che,
due anni dopo la sua morte, nelle parole
di una preghiera , Anna riconosce il loro
amore: (…) ho letto da qualche parte
che gli uomini sono angeli con un’ala
soltanto: possono volare solo rimanendo
abbracciati (…).
Quarto Memorial 1967/’77 (20/30 anni):
“Quando a judo era la mia occasione per
imitare Bruce Lee. Quando si usava il
baracchino, “Club C.B. Valverde”, come
oggi si naviga in Facebook. Quando si
era impegnati nel Partito e l’entusiasmo
e la fede in quegli ideali nobili ci accomunava. Quando i numeri di telefono
degli amici si scrivevano sulle agendine
tascabili. Ora che Anna scrive: Mi sono
accorta solo quando è morto che Remo
non era solo mio… Era ed è nel cuore di
tanti amici che hanno sofferto della sua
perdita. Mi è chiaro solo ora che Remo,
prima di essere mio, apparteneva da
sempre a Nostro Signore: l’Amico che ti
disarma e che è bontà e amore infinito.
Remo ed io abbiamo vissuto trent’anni
l’uno per l’altra, ma forse “eravamo
in prestito”. Il mio sentimento adesso è
quello di un giocatore che, seguendo le
regole del gioco, “passa”; non è più un
protagonista, ma continua a tifare con
coinvolgimento e gioia. Quel giocatore
non sa quando, ma è certo di tornare
in squadra, di riabbracciare ed essere
abbracciato. Così io con Remo”.
Quinto Memorial 1977/’87 (30/40 anni):
Quando a caccia si prendeva l’umidità
della mattina e davo colpa a quella per
tutti i miei sternuti. Quando constatai che
non era colpa del freddo, ma dell’allergia
al pelo del cane. Quando sperando di
dimagrire un po’, iniziai a sperimentare
la validità di alcune diete, (…) salvo
poi ritagliare da un giornale l’articolo:
“e ora conservate la vostra linea con
cannelloni, lasagne, pizza e insalatone
di tonno e gamberi”. Quando raccontavo
di me alla persona che sarebbe diventata
mia moglie. Quando era normale “sposarsi”, nel sacramento del matrimonio.
Ora che Anna scrive: “Guardo le foto del
nostro matrimonio. Essere innamorata,
allora, era abbandonarmi a te con fiducia piena. Io trovavo posto in te come il
tassello di un intarsio che perfettamente
si incastona. Intarsio che il tempo poi ha
reso perfetto.
Si prega – al fine di poter dar spazio a tutti – di voler contenere le relazioni circa le
attività sociali nell’ambito delle 1.500 battute; la Redazione si riserva la facoltà di
“sforbiciare” le relazioni senza alterare il
senso della stessa. Gli avvisi per le attività
future debbono essere contenute in articolo
a parte. Per il prossimo numero il materiale deve pervenire entro il 25 ottobre 2014.
Per l’invio del materiale si prega utilizzare,
per quanto possibile, la posta elettronica
([email protected]).
Salute e S. Stefano di Borzoli” (GE-Medio
Ponente) alla premiazione del Trofeo
FOCL;
zzMercoledì 18 giugno si è riunito il Comitato FOCL con la partecipazione del
Presidente Rigo, dell’Ass. Eccl. Mons. Luigi Molinari, dei Vice Presidente Cazzulo e
zzDomenica 8 giugno il Presidente Rigo
Pienovi, del Resp.Amministrativo Brizzi
ed il Segretario Orlandi hanno partecie dei Consiglieri Cappello, Franceschetti
pato, nella Cattedrale di San Lorenzo in
e Musso;
Genova, alle Ordinazioni Sacerdotali;
zzSabato 21 giugno il Presidente Rigo, l’Ass.
zzDomenica 15 giugno al mattino il PreEccl. Mons. Molinari, il Segretario Orlandi
sidente Rigo ha partecipato a Borzoli
ed il Resp.Amm. Brizzi, hanno partecipaalla S. Messa del Trofeo FOCL, mentre
to alla Processione del Corpus Domini
il Consigliere Cappello ha partecipato
dell’Arcidiocesi di Genova;
alla S. Messa alla SOC “Santa Margherita
di Marassi” (GE-Bassa Valbisagno); a zzMartedì 24 giugno al mattino il Presidente Rigo ha partecipato alla S. Messa nella
mezzogiorno il Presidente Rigo ed il
SOC “Giovanni Battista di S. Quirico”
Responsabile di Zona Lagorio hanno par(GE-Valpolcevera); nel pomeriggio il Pretecipato alla Festa di San Quirico presso
sidente Rigo, l’Ass. Eccl. Mons. Molinari, il
la SOC “San Giovanni Battista”; alle ore
Segretario Orlandi, la Consigliera Musso
17.00 il Presidente Rigo, l’Ass. Eccl. Mons.
ed il Resp. Zona Lagorio hanno parteMolinari, la Vice-Presidente Pienovi ed il
cipato alla Processione di San Giovanni
Responsabile di Zona Lagorio sono inBattista dell’Arcidiocesi di Genova;
tervenuti alla cerimonia della SOC “Elio
Carlini di Cesino”(GE-Valpolcevera); zzVenerdì 27 giugno il Presidente Rigo,
sempre alle 17.00 la Consigliera Musso il Segretario Orlandi, il Resp. Amm.
ha partecipato, presso la SOC “N.S. della
Brizzi ed il Consigliere Gaibissi hanno
Focl
5
Avvisi
Sul sito web www.focl.eu nella rubrica “eventi” sono riportate, per ogni mese, le attività che vengono
organizzate dalla FOCL o dalle singole Società; l’aggiornamento del sito viene eseguito in tempo
reale e la notizia viene inserita ancor prima che venga pubblicata su “L’Operaio Ligure”. Si invitano le
SOC a trasmettere ogni notizia delle proprie attività a questo indirizzo [email protected]
FOCL
zz Avvicinandosi la ricorrenza del 2
Novembre, tutte le Società come da
statuto Sociale sono tenute a ricordare i Soci Defunti nell’anno 2014,
partecipando a iniziative comunitarie
oppure celebrando la Santa Messa
presso la sede Sociale o la Parrocchia
d’appartenenza. Per quanto possibile
vengano avvisati i familiari dei Soci
Defunti.
zz Il Pellegrinaggio del mondo del lavoro
dell’Arcidiocesi di Genova è stato
fissato per Domenica 31 maggio
2015 . Le Società Operaie Cattoliche
sono pregate di annullare qualsiasi
tipo di manifestazione concomitante
in modo da consentire la massima
partecipazione.
anniversari
zz SOC “N.S. del Soccorso e S.
Giovanni Battista” (GE-Centro)
Sabato 11 ottobre 2014, la SOC
festeggerà il 160° anniversario di
fondazione. Il programma è riportato nel box sottostante. Si invitano
le SOC Consorelle che intendono
presenziare tutto il giorno, come da
programma, di segnalare il numero
dei partecipanti in Segreteria FOCL
in modo da organizzare per il Rinfresco. A tutte l’invito di essere presenti,
con bandiera, almeno nella seconda
parte della giornata
Attività SOC
zz La SOC “Sacro Cuore di Gesù di Comago” (Sant’Olcese) organizza per
ff Domenica 12 Ottobre 2014 Castagnata - Ore 12.00 apertura stand gastronomici - ore 15.00
pomeriggio danzante.
cessione biliardo
La SOC “S, Francesco d’Assisi” di Mele
ha deciso di disfarsi di un biliardo il
cui stato e molto buono, necessità
forse della sostituzione del panno.
La cessione avviene tramite offerta
alla Parrocchia di Sant’Antonio
Abate di Mele.
Per accordi telefonare al Presidente
della SOC, sig. Lorenzo Canepa (tel.
3471082582) oppure al Rev. Padre
Giuseppe (tel. 389203773).
Società Operaia Cattolicali Nostra Signora del Soccorso
e San Giovanni Battista di Genova
Ricorrenza del 160° della Fondazione
sabato 11 ottobre 2014 - Oratorio di San Filippo Neri - Via Lomellini, 12 - Genova
programma
10,30 Accoglienza e registrazione partecipanti
11,00 Saluti del Presidente de!la S.O.C.
Emestina Balbiano e delle Autorità
Apre i lavori: Mons. Luigi Molinari
della Curia di Genova - prelato d’Onore di Sua Santità
Responsabile Regionale per la Pastorale del Lavoro
11,30 Conferenze/intervista con intermezzi musicali
Intervista Alberto Viazzi
Anna Maria D’Adda Battaglia
Casa Famiglia di Murta
Rev.da Madre Rosangela Sala Madre
Generale delle Suore della Immacolata di Genova
12,30 Proiezione documentario sulla storia
della S.O.C. N.S. del Soccorso e S.G. Battista
13,00 Pausa Rinfresco
14,30 Giulio Conti Vice Presid. della S.0.C
N.S deI Soccorso e S. G. Battista di Genova
Dott.ssa Marcella Rossi Patrone
Alberto Rigo Presidente della FOCL
partecipato, a Savona, alla presentazione
del libro ”Il mutualismo cattolico nel
savonese”;
16,00 Conclusioni degli Assistenti Ecclesiastici
Mons. Michele De Santi e
Padre Gabriele Maria Gallotti
16,30 Chiusura Evento
La Corale di San Giorgio esegue
”Ave Maria Zeneixe” di Bozzo/Dodero
17,00 Santa Messa
concelebrata da Mons. Luigi Molinari,
Mons. Michele De Santi e
Padre Gabriele Maria Gallotti
Chiesa di San Filippo Neri Via Lomellini - Genova
Intermezzi musicali:
Lucia Sosnova, soprano
Ruggiero Licata, chitarra
Angelino Satta, armonica cromatica
Si ringrazia:
Entel
Ente Nazionale del MCL, Movimento Crisrtiani Lavoratori
zzDomenica 13 luglio il Presidente Rigo, la
Vice-Presidente Pienovi, la Consigliera
Musso e la Revisore dei Conti Garri hanno fatto visita alla SOC “Sacra FamizzSabato 28 giugno il Presidente Rigo,
glia di Manesseno” (Sant’Olcese);
l’Ass. Eccl. Mons. Molinari, il Segretario
Orlandi e la Consigliera Musso hanno zzSabato 19 luglio il Presidente Rigo ha
fatto visita alla SOC “Elio Carlini di
partecipato al 25° di Fondazione della
Cesino” (GE-Valpolcevera);
SOC “San Pietro ap. di Fontanegli” (Media Valbisagno);
zzSabato 26 luglio il Presidente Rigo, i
Consiglieri Gastaldi e Musso, il Resp.
zzDomenica 29 giugno al mattino il SegreZona Lagorio hanno partecipato alla
tario Orlandi ha partecipato alla S. Messa
manifestazione organizzata dalla SOC
nella SOC “N.S. Addolorata e S. Ambro“San Biagio” (GE-Valpocevera);
gio di Fegino” (GE-Valpolcevera); nel
pomeriggio la Vice Presidente Pienovi ed zzDomenica 27 luglio il Presidente Rigo
il Segretario Orlandi hanno partecipato
ha partecipato alla Festa Patronale
alla premiazione della Gara di petanque
della Parrocchia di Pontedecimo (Gesvoltasi nella stessa Società;
Valpolcevera);
zzLunedì 30 giugno il Presidente Rigo si è zzDomenica 10 agosto il Presidente Rigo
incontrato il Direttivo della SOC “S. Maha partecipato alla festa della SOC “San
ria e S. Claro di Valleregia” (Serra Riccò);
Lorenzo di Casanova”(Sant’Olcese);
zzSabato 5 luglio il Presidente Rigo, l’Ass. zzVenerdì 29 agosto il Presidente Rigo ha
Eccl. Mons. Molinari, il Segretario Orpartecipato alle celebrazioni al Sanlandi, la Revisore Conti Garri, il Resp.
tuario di N.S. della Guardia sul Monte
Zona Poggi hanno partecipato al 130 °
Figogna; alla sera ha partecipato alla
di Fondazione della SOC “S. Maria e S.
festa della SOC “N.S. della Guardia di
Claro di Valleregia” (Serra Riccò);
Pontedecimo” (GE-Valpolcevera).
6
VITA ASSOCIATIVA
settembre 2014
Il Canonico Giacomo Chiappori
di Alberto RIGO
assistente fin dal lontano 1944 in sostanza
più di 40 anni , partendo dal tempo della
guerra e attraversando gli anni travagliati
del dopoguerra. Prima di approdare alla
FOCL come Assistente regionale e diocesano, Don Chiappori era stato per sette
anni educatore in Seminario, poi Vice
Parroco a san Bartolomeo della Certosa
e a Sant’Ambrogio di Cornigliano. In
queste due ultime parrocchie formate
in prevalenza da famiglie di estrazione
operaia, il giovane Don Giacomo aveva
avuto modo non solo di conoscere ma
anche di condividere le condizioni, allora
non certo floride di molti lavoratori.
Forse anche a motiva di questa sua
personale esperienza, veniva chiamato
dall’Arcivescovo a far parte della prima
eroica pattuglia di “cappellani del Lavoro” che prendeva il nome di ONARMO
“Opera nazionale per l’assistenza religiosa e morale dei lavoratori”. I primi
preti chiamati a entrare in fabbrica , negli
ultimi due anni di guerra, in mezzo alle
macerie, ai bombardamenti, più volte, tra
le rovine delle stesse fabbriche assistendo gli operai colpiti e le loro famiglie.
Nel 1944 Don Chiappori viene nominato
assistente della FOCL e nel 1947 canonico della Basilica dell’Immacolata di
Via Assarotti . Non avendo in quegli
anni la cura diretta di
una Parrocchia , i suoi
1957 – Can. Chiappori e dott. Gavotti
parrocchiani divennero i
Poco più di trent’anni fa il 6 marzo
1984, si spegneva all’età di 85 anni il
Canonico Giacomo Chiappori. Era nato
a Multedo del 1889 . I meno giovani delle
Società Operaie Cattoliche , a Genova e
in Liguria, lo ricordano certamente per il
suo lungo e fecondo ministero a servizio
dei lavoratori aggregati associazioni.
Si può dire tranquillamente che è stato
la figura storica della FOCL essendone
lavoratori delle fabbriche e quelli delle
Società Operaie Cattoliche. Un impegno
costante che non trascurò mai sino alla
sua morte.
Negli anni del dopoguerra in cui tutto
o quasi tutto si doveva ricostruire o
mettere in piedi moralmente e materialmente. Non poche sedi delle Società
erano state, a suo tempo, sequestrate dal
governo fascista. Bisognava riaprirne le
sedi o rivendicarne, secondo giustizia,
la proprietà. Fu un impresa cui il Can.
Chiappori, in appoggio al Dott. Gavotti
Presidente FOCL di allora , si dedicò
con tutte le forze, bussando alla porta
dei politici e di quanti si dimostravano
sensibili alla causa delle Società. Riuscì
quasi sempre le suo intento , mentre non
cessava di dedicarsi alla formazione cristiana dei Soci e dei loro dirigenti. Chi
lo ha conosciuto ebbe modo di vederlo
uscire dalla Basilica dell’Immacolata e
prendere non la macchina che non aveva
e prendere il tram per recarsi in visita ad
una Società, magari la più lontana. Io
conobbi il Canonico Chiappori nel 1979
in occasione del centenario di fondazione
della mia Società Operaia Cattolica, di
lui ricordo la grande semplicità e con
quanto impegno lavorava per le sue Società Operaie Cattoliche. A lui va, ancora
oggi, il ricordo e la gratitudine di quanti
molti, hanno beneficiato del suo generoso
ministero sacerdotale.
Necrologi
Il Presidente, l’Assistente Ecclesiastico,
la Giunta, il Comitato ,i Revisori dei Conti
della Federazione Operaia Cattolica Ligure, il Direttore Responsabile , il Direttore
Editoriale dell’Operaio Ligure, pregano il
Signore per l’anima del
Can. Giacomo Chiappori
Nel trentesimo anniversario della sua
morte. Ricordano il grande impegno
profuso per le Società Operaie Cattoliche
in qualità di Assistente Ecclesiastico della
Federazione Operaia Cattolica Ligure.
Il Presidente, il Consiglio Direttivo i Soci
tutti della SOC “N.S. della Guardia di
Pontedecimo” (GE-Valpolcevera), esprimono ai familiari sentimenti di cordoglio
per la scomparsa del socio
Luigi Barbieri
(Ginin)
assiduo frequentatore della nostra Società e grande amico di tutti. Il Signore lo
accolga nel suo Paradiso.
La SOC “S.S. Pietro e Paolo e N.S.
Assunta di Sestri Ponente” (GE-Medio
Ponente), sempre grati alla Famiglia Bagnara, partecipa al dolore dalla famiglia
Saccomanno per la scomparsa del caro
amico e socio
Andrea
Il Presidente e tutti i Soci della SOC
“Sacra Famiglia di Manesseno” (Sant’Olcese) profondamente addolorati per la
morte della cara Socia
Franca Riccardi
in Pittaluga
avvenuta dopo lunga malattia sopportata
con cristiana rassegnazione esprimono al
marito Marino e alla figlia le più sentite
condoglianze
Il Presidente, il Consiglio Direttivo
e i Soci tutti della SOC “S. Siro di
Struppa”(Media Valbisagno), si raccolgono in preghiera per l’anima buona di
La SOC “S. Maria – S. Rocco di Rivarolo” (Ge-Valpolcevera) annuncia la perdita
del Socio
Antonio Muccioli
Tutti i Soci si uniscono al dolore dei Familiari e, ricordandolo al Padre Celeste,
rinnovano sincere condoglianze.
Antonio Di Pietro
affinché venga accolta nella Casa del
Padre Celeste. Ai familiari sentite condoglianze.
Il Consiglio e i Soci della SOC “S.
Giuseppe di Mignanego” si stringono ai
familiari di
Nicola Pedemonte
(Lino)
La SOC “N.S. dell’Orto di Chiavari” si
è raccolta in preghiera di suffragio per le
anime buone dei Soci
Maria Luisa Dasso
Quirino Cresti
Serafino Bordo
Soci affezionati che lasciano in noi un
caro ricordo. Nella tristezza della perdita,
il conforto della fede. Ci uniamo nella
preghiera a Tina, Paola, Mauro e Monica
(Pedemonte); a Carla, Lino, Andrea e
Maurizio, esprimendo il cordoglio dei
Soci tutti.
che sono tornati alla Casa del Padre Celeste. Ai familiari la vicinanza e le sentite
condoglianze dei Soci.
I Soci e il Consiglio Direttivo della SOC
Periodico mensile della Federazione Operaia Cattolica Ligure - Fondato nel 1884
N. 5 - settembre 2014
Direzione, Redazione, Amministrazione:
Vico Falamonica 1/3 - 16123 Genova - tel. 010.247.45.93 - fax 010.251.72.64
e-mail: [email protected] - www.focl.eu
Codice Fiscale FOCL 80048590105
Presidente FOCL ed Amministratore: Alberto Rigo
Assistente Ecclesiastico FOCL: Luigi mons. Molinari
Direttore Responsabile: Adriano Torti
Direttore Editoriale: Guido Garri
Autorizz.: Tribunale di Genova n. 2950 del 2.10.1958 - Registro della Stampa n. 436
Associato
all’Unione Stampa
Periodica Italiana
“N.S. dell’Orto di Chiavari” sono addolorati per la perdita del Consigliere
Giuseppe Podestà
e pregano il Padre Santo affinché accolga
la Sua anima buona. Ai familiari le sentite
condoglianze di tutti i Soci.
Centro Stampa: NUOVA GRAFICA L.P.
Via Pastorino, 200 r. - 16162 Genova
tel. 010.745.02.31 - fax 010.745.02.60 e-mail: [email protected]
Tiratura di questo numero: 5.663 copie
Il Presidente , Il Consiglio Direttivo, il
Gruppo Alpini Altavalpolcevera, i soci
tutti della SOC “N.S. della Guardia di
Pontedecimo” (GE-Valpolcevera), partecipano al dolore di Chiara, Umberto
e Andrea per l’improvvisa scomparsa
del papà
Francesco Bagnasco
(Franco)
ricordando la grande figura di Socio Alpino dalle grandi doti umane e cristiane.
Certi di vederlo in cielo unito alla sua
cara e adorata moglie Martina, pregano
per la sua anima.
La pubblicazione dei necrologi avviene, a
titolo gratuito, sulla base delle segnalazioni
pervenute dalle Società Operaie Cattoliche. Per
il prossimo numero devono arrivare entro il 25
ottobre 2014.
Convenzioni in vigore a favore dei
soci delle Società Operaie Cattoliche
La Federazione Operaia Cattolica Ligure ha stipulato apposite convenzioni di cui possono beneficiare i soci delle Società Operaie Cattoliche e dei Circoli CSI della Liguria
che siano in possesso della Tessera sociale dell’anno in corso. Per tutte le prestazioni di
natura sanitaria la Tessera Sociale deve essere esibita al momento dell’accettazione.
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sono indicati i dettagli di tutte le convenzioni.
attualita’
settembre 2014
Da Haiti esperienze forti
che cambiano la vita
di massimo achini, Presidente CSI
Lo sanno tutti. Questa estate una
delegazione del Csi è andata ad Haiti con
40 giovani delle società sportive per dare
vita al nono capitolo della missione “Il
Csi per Haiti”. Ciò che non tutti sanno,
e forse nemmeno possono immaginare,
è cosa si prova a vivere un’esperienza
del genere, tanto “forte” da cambiarti la
vita. Ci si può fare un’idea andando alla
pagina Facebook “csiperhaiti”, dove c’è
il diario di viaggio di questa esperienza,
con le testimonianze dei nostri ragazzi.
Vale la pena leggerle, farle girare nelle
società sportive e non solo. Ne riportiamo
una tra le tante, di Giulia.
«Un giorno lontano, in una terra lontana,
una donnina piccola piccola ha detto
“L’importante non è ciò che facciamo,
ma quanto amore mettiamo in ciò che
facciamo; bisogna fare piccole cose con
grande amore”. Haiti mi ha insegnato che
stanno sfuggendo di mano. Haiti mi ha
insegnato che ci si può emozionare per
un sorriso di un bambino, per una manina
tesa a cercare la tua... mi ha insegnato
che si, anche i grandi possono piangere,
non è affatto una cosa da bambini! Mi ha
insegnato che senza il cuore tutto ciò che
facciamo non vale nulla... Mi ha insegnato a credere davvero nei miei progetti, che
a volte le cose impossibili accadono... e
mi ha insegnato che ogni tanto, nel nostro
mondo che corre veloce, tutti dovremmo
fermarci un attimo a guardare il cielo...
ci aiuta a capire che il mondo è grande,
forse Haiti da dove si vede lo stesso cielo,
non è poi così lontana».
(Conquiste del Lavoro) Per non
mollare la presa, prima di partire per gli
Usa il premier ci va giù duro assai dagli
schermi del Tg2. “Sul lavoro nessuno
vuole togliere i diritti ma darli a chi
non li ha avuti, e nel mio partito c’è chi
pensa di usare invece le europee per fare
ammuina. Della serie si mette lì Renzi
e si va avanti come prima: son cascati
male, io non faccio la foglia di fico, io ho
preso questi voti perché voglio cambiare
davvero il Paese”, dice Renzi. “Io vecchia
guardia? Chi è più vecchia guardia di
Berlusconi e Verdini, trattati con rispetto?
Chissà che prima o poi non capiti anche
a me”, reagisce Bersani al Tg.
Non è necessario andare nei Caraibi per
vivere Haiti. Ci sono tante Haiti in altre
latitudini e intorno a noi, che possono
insegnarci piccole grandi cose. Basta
guardare con grande amore.
La testimonianza di Daniele Porro, uno
dei 40 giovani educatori provenienti dalle
società sportive CSI che hanno deciso di
trascorrere le proprie vacanze sostenendo
il progetto Il Csi per Haiti, mettendosi
a disposizione della comunità haitiana e
delle centinia di bambini rimasti orfani
dopo il tragico terremoto del 2010.
emozione, qualcosa di indescrivibile, che
ti riempie l’anima. Non è stato solo un
viaggio, ma un sogno. Adesso che sono
in Italia e porto dentro di me questa esperienza, vivo meglio la mia vita. Mi sento
pieno di energie e il mondo mi fa un po’
meno paura! Non cancellerò mai dalla
memoria i loro occhi, così grandi e così
espressivi. Se dovessi soffermarmi su tutto
quello che mi è successo e che ho provato,
dovrei scrivere un libro, ma non ci sono
abbastanza parole. Posso solo dire che
è stata una bellissima esperienza, dove
ho conosciuto persone fantastiche che
porterò sempre nel cuore.
La Cisl non ha mai fatto dispute ideologiche. “Chiediamo al ministro del Lavoro,
Poletti che oltre ad essere una persona
saggia e competente, è l’interlocutore
istituzionale delle parti sociali: perché si
vuole inquinare il dibattito sulla riforma
del lavoro con la vicenda dell’articolo 18
che è stato riformato, dopo un non facile
confronto con le parti sociali, dal Governo Monti appena due anni fa?”. E’ quanto
scrive il segretario generale della Cisl,
Raffaele Bonanni in una lettera aperta
pubblicata il 20 settembre su “Avvenire”
Ma nascerà
una nuova Scozia
di silvia Guzzetti
(Agenzia SIR) Non ce l’hanno fatta gli
indipendentisti discendenti di Braveheart
a separare questo Regno unito dal 1707 né
a far diventare più piccola la Gran Bretagna.
Per adesso finisce nel cassetto il sogno di
uno Stato stile norvegese, dove il petrolio
del Mare del Nord avrebbe aiutato i poveri,
vittime del declino industriale e dei tagli
selvaggi al welfare, prima da parte della
Thatcher e poi di Cameron. Con il 55,4% dei
voti, oltre 1,9 milioni di scozzesi hanno detto che preferiscono stare insieme con gli
inglesi. A scegliere l’indipendenza, ovvero
il sì, sono stati più di un milione e mezzo,
il 44,6% dei votanti. Intanto a Bruxelles e in
diverse capitali europee si tira un sospiro di
sollievo: un continente attraversato dai secessionismi aveva turbato molti sonni.
Verso uno Stato federale. La Scozia non è
dunque diventata un apripista per altre regioni europee che vogliono l’indipendenza
dallo Stato centrale, come i Paesi Baschi e
la Catalogna, come spiega Francis Campbell, ex ambasciatore britannico presso
la Santa Sede, uno dei cattolici più stimati
nel Regno Unito. “Il voto non comporta un
nuovo assetto costituzionale per la Scozia”,
spiega Campbell al Sir, che oggi è vicerettore dell’università londinese di st.Mary’s.
“Ci sarà probabilmente la fine dell’Unione
tra Inghilterra, Scozia, Galles e Nord Irlanda
e la sua sostituzione con uno Stato federale.
A Westminster i tre partiti hanno promesso la
Jobs Act,
è scontro politico sul lavoro
le piccole cose, i piccoli gesti, possono
essere così pieni d’amore da far mancare
il fiato. Haiti mi ha insegnato che basta
poco, davvero poco, per far felice chi
mi sta accanto... basta “una piccola cosa
fatta con grande amore”. Siamo tutti così
indaffarati, nel nostro mondo che va di
fretta, tanto di fretta da farci perdere di
vista le piccole cose... non c’è tempo nel
nostro mondo per i sorrisi gratuiti agli sconosciuti, per i gesti gentili che migliorano
le giornate... non c’è tempo per ascoltare
davvero qualcuno, dedicargli del tempo
senza altri pensieri in testa... non c’è tempo
per fermarsi a guardare il cielo quando
ha dei colori che ci piacciono tanto, anzi
forse il cielo non lo guardiamo neanche
più. Non c’è tempo, non c’è mai tempo.
Haiti mi ha insegnato che le piccole cose,
quelle piene di amore, richiedono tempo.
Che bisogna fermarsi a volte, rallentare...
e dare spazio a tutte quelle cose che ci
Da quando sono tornato la domanda che
mi fanno più spesso è “Com’è Haiti?”
Sembra la domanda più difficile del
mondo, cerchi di dare una risposta, ma
ciò che dici e spieghi non ti sembra mai
sufficiente. Haiti è stata una vera e grande
immagini di donne anziane insultate per
strada perché portavano un cartello al collo
contro l’indipendenza. Si sono visti politici
e giornalisti attaccati con uova e insulti. Varie amicizie si sono rotte. In non pochi casi
parenti hanno smesso di parlarsi a cena…
Una funzione ecumenica. Anche per
questo migliaia di persone, a favore e
contro l’indipendenza, domenica prossima, nella cattedrale di st.Giles, a Edimburgo, pregheranno insieme, guidate
dai loro leader, chiedendo a Dio la pace
per queste isole e affinché risani le divisioni della campagna elettorale, garantendo pace e prosperità. Un “healing
service”, una “funzione per la guarigione”,
organizzata dalla presbiteriana “Church
of Scotland” e aperta a tutte le altre fedi.
Divisi anche cattolici e italiani. Perché
divisi tra “yes” e “no” sono stati tutti. Anche
i cattolici, 850mila, il 16,7% di tutti gli scozzesi. Anche gli italiani, circa 100mila, il 2%
della popolazione. Tom Devine, il più importante storico contemporaneo scozzese,
cattolico, si è battuto per l’indipendenza
“perché”, spiega, “dagli anni Ottanta due diverse culture politiche si sono sviluppate in
Inghilterra e Scozia. Noi scozzesi preferiamo
un governo e un welfare forti che si occupino
dei più deboli mentre a Westminster seguono una politica di destra”. Ronnie Convery,
giornalista e portavoce dell’arcivescovo
di Glasgow, monsignor Philip Tartaglia, di
origini italiane anche lui, afferma: “Per il no
hanno votato anziani, anche molti italiani,
È ora di riconciliazione. Intanto per que- che hanno lavorato tutta la vita e hanno avusta nazione antichissima, che ha sempre to un po’ paura di perdere tutto quello per cui
avuto il proprio sistema legale ed educa- hanno sudato per avventurarsi in un Paese
tivo, una sua religione, presbiteriana e non nuovo sì, ma più vulnerabile”. “Il sì all’indianglicana, una sua famiglia reale e una sua pendenza sulla scheda”, spiega il portavoce
politica estera è l’ora della riconciliazione, dell’arcivescovo di Glasgow, “l’ha messo chi
di sanare le divisioni provocate dal refe- non ha nulla da perdere perché magari non
rendum. Non si possono dimenticare le ha casa né lavoro”.
‘massima devoluzione’ o ‘home rule’, ovvero
quello che è successo in Irlanda nel 1914 che
ha portato all’indipendenza del Paese”.
Una nuova costituzione. La cosiddetta
“devomax” trasferirà a Edimburgo quasi
tutti i poteri rimasti a Westminster tranne difesa e politica estera. Secondo Alan
Renwick, professore di politica comparata
all’università di Reading, “questo solleverà
ogni sorta di problema costituzionale sui
poteri per il Galles e il Nord Irlanda e anche
su che cosa dovrà succedere al governo di
Inghilterra. Ci vorranno molte discussioni,
nei prossimi mesi e probabilmente anni, per
mettere a punto una nuova costituzione per
l’Unione nel suo complesso”.
Indipendenza senza ritorno. Insomma
la via verso l’indipendenza appare senza
ritorno, anche se hanno vinto i no. “L’intero
processo e dibattito di questo referendum
ha costretto gli scozzesi a pensare all’indipendenza in un modo in cui non avevano
mai fatto fino ad ora”, spiega il professor
Renwick. “Molti di loro non avevano mai
preso in considerazione la possibilità che
capitasse davvero, in breve tempo. Continueranno a pensarci. Difficile dire se un altro
referendum, magari tra 10 o 15 anni, porterà
all’indipendenza. In Quebec ne hanno fatto
uno nel 1980 e un altro nel 1995 per lo stesso obiettivo. In entrambi i casi ha prevalso il
no. Molto dipende da quello che succederà
a Westminster tra adesso e qualsiasi futuro
referendum”.
7
“Sarebbe molo utile che lo stesso Poletti
comunicasse all’opinione pubblica la
reale portata ed i dati ufficiali dei contenziosi sull’articolo 18 dopo l’ultimo
intervento legislativo, che ha introdotto,
proprio su proposta della Cisl, il ricorso
all’arbitrato nelle controversie sui licenziamenti, in modo da evitare il ricorso
alla giustizia civile” aggiunge nella
lettera il leader della Cisl. Per Bonanni
“i casi di reintegro in Italia sono davvero
pochissimi, a dimostrazione che il tema
dell’art.18 è solo un totem ideologico da
agitare in ogni stagione politica. E’ il simbolo di “Un’ Italia rancorosa, che vuole
far leva sull’invidia sociale, mettendo
sempre i padri contri i figli, i lavoratori
tutelati contro i giovani”.
La posizione di Bonanni è nota: “Va
bene invece il contratto a tutele crescenti
“va bene” ma solo “a condizione che
serva a far fuori tutte le truffe in cui sono
incappati i giovani”. Bisogna “eliminare
quelle forme di lavoro truffa”, “come le
false partite Iva”, avverte: “Diversamente
sarebbe solo l’ennesimo contratto di lavoro e più di un milione di persone continueranno ad essere truffate”. E rispetto
ad iniziative sindacali unitarie afferma:
“Ora possiamo discutere insieme per
far sentire la voce dei lavoratori, perché
si sta discutendo su tutto tranne che di
economia “ facendo riferimento alla volontà della Cgil di valutare iniziative di
mobilitazione e di aprire un confronto con
Cisl e Uil con l’obiettivo di arrivare a una
iniziativa unitaria. “Nessuno si occupa di
economia, di tasse e di pensioni. Vedo di
buon occhio un’iniziativa sindacale se
parte da questa premessa e per far sentire
la voce dei lavoratori. I sindacati - ha
aggiunto - non fanno politica si devono
muovere su questioni concrete”.
Ogni giorno che passa lo scontro si infiamma e nel Pd si guerreggia a colpi di
ultimatum: quello sventolato dalla truppa
bersaniana, convinta di avere largo seguito
nel popolo della sinistra, è che “se Renzi
non sente ragioni faremo un referendum
tra i nostri iscritti e lo vinceremo”, annuncia battagliero il braccio destro di
Bersani, Alfredo D’Attorre. Non è solo
Civati dunque a volere giocare la carta
della “consultazione della nostra gente”.
Le varie tribù della minoranza si sono ricompattate. Ma dietro le minacce roboanti
si intravede la volontà di scendere a patti
per non farsi troppo male. E dunque meglio
trattare facendo la voce grossa.
Ma le scudisciate nel Pd si sprecano: i
renziani, citando il caso del Mattarellum
quando loro si allinearono al no imposto
dall’alto, stroncano la tesi della libertà di
voto su un tema come il lavoro, evocata
da Bersani e compagni. E Cuperlo liquida in malo modo la strategia del premier
mirata a dividere il campo tra chi frena
e chi traina il cambiamento, uno schema
di narrazione al paese molto insidioso per
la sinistra più barricadera, “Basta con le
provocazioni e gli ultimatum. La delega
sul lavoro è ancora troppo vaga. Chi fa
il segretario ha il dovere di indicare il
percorso. Non possiamo accettare una
discussione strumentalizzata per dividere
il Pd tra innovatori e conservatori o minacciare decreti”. I bersaniani provano
pure a non restare schiacciati nel ruolo di
boicottatori: domani si chiuderanno nella
sala Berlinguer alla Camera per contarsi loro prevedono di essere un centinaio - e
provano a uscire dallo schema renziano
“di un derby tra vecchio e nuovo. Non
siamo intenzionati a mettere in difficoltà
il premier, ma a metterlo sulla retta via”,
chiarisce D’Attorre.
Il tutto sarà trasfuso in un Documento
da portare in Direzione. Con frecciate ai
“giovani turchi” che ormai “fanno parte
della maggioranza del partito. Orfini dice
che la minoranza si deve preoccupare
dell’unità del Pd? Prima ancora se ne
deve preoccupare il segretario. Certo
Renzi non può stare con Sacconi e contro
di noi su una materia che tocca la carne
viva di milioni di persone”.
La proposta del Governo
Nell’esercizio della delega sul mercato del lavoro contenuta nel Jobs
act, dovrà prevedere “per le nuove assunzioni” il contratto a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio. È quanto specifica
l’emendamento all’articolo 4 del ddl Poletti depositato dall’esecutivo
in commissione Lavoro del Senato. L’obiettivo è di far diventare il contratto a tutele crescenti la forma principale di inserimento del mondo
del lavoro per il tempo indeterminato. Il testo dell’emendamento è stato concordato dal governo e i partiti della maggioranza durante una
riunione questa mattina a Palazzo Madama.
8
attualita’
settembre 2014
Islam alla prova:
le barbare
crudeltà
del Califfato
120 ulema
sunniti scrivono
al Califfo:
«Sbagliata la sua
visione di islam»
(Tratto da Avvenire.it) - Più di 120
ulema sunniti di tutti il mondo hanno
denunciato, in una missiva inviata al
‘califfo’ Abu Bakr al Baghdadi, che il
suo gruppo Stato Islamico viola i precetti dell’islam perché compie stragi e
persecuzioni di altre comunità religiose.
Nel testo, gli eruditi chiedono ad al
Baghdadi di tornare sui suoi passi e gli
ricordano che l’islam vieta di “uccidere
gli innocenti, i diplomatici, i giornalisti
e gli operatori umanitari”.
Basandosi sui versetti del Corano, gli
ulema osservano che la religione non
permette di “arrecare danno o maltrattare” i cristiani o qualsiasi altro
rappresentante di fede monoteista, tra
cui gli yazidi, una delle comunità che
ha più patito le atrocità dell’Isis in Iraq.
Quanto alla guerra santa, insistono che
si tratta di una “guerra difensiva” che
si può realizzare solo con “una causa,
un proposito e norme di condotte corrette”. Gli ulema segnalano inoltre che
nell’islam “è proibito anche forzare alla
conversione, negare i diritti a donne
e bambini, torturare” e “attribuire atti
diabolici a Dio”.
La lettera definisce poi l’uccisione dei
prigionieri come “crimini di guerra
ignobili”, riferendosi nello specifico
al massacro di 1700 rapiti nella base
militare di Camp Speicher a Tikrit il 20
giugno, ai 200 ostaggi nel gasdotto di
Shàer a luglio, ai 700 rapiti della tribù
Shàetat a Deir el-Zor (600 dei quali
erano civili disarmati) e ai 250 nella
base dell’aviazione di Tabqah ad AlRaqqah ad agosto. Condannata come
contraria all’islam anche l’uccisione dei
giornalisti, tra cui gli americani James
Foley e Steven Sotloff, e degli operatori
umanitari, come il britannico David Haines.
punto. È un imperativo amalgamare tutti
i testi il più possibile”.
Un passaggio della lettera è poi dedicato all’uccisione deliberata di bambini.
“Nelle vostre scuole alcuni bambini
vengono torturati e costretti con la
forza a chiedere l’elemosina, mentre
altri vengono giustiziati. Questi sono
crimini contro innocenti così giovani
da non potersi considerare moralmente
responsabili” di un qualunque reato.
Il testo afferma inoltre che “per oltre un
secolo, i musulmani e il mondo intero
sono stati uniti nel vietare e punire la
schiavitù. Voi avete violato questo principio. Avete preso le donne come vostren
concubine e riportato alla luce conflitti
e sedizione, corruzione e oscenità sulla
terra. Avete resuscitato qualcosa che la
Sharia aveva lavorato in modo instancabile per annullare”.
Intanto, il presidente del Consiglio francese della fede islamica (Cfcm), Dalil
Boubakeur, ha lanciato un appello ai
musulmani per una manifestazione venerdì pomeriggio alla moschea di Parigi,
esortando a riunirsi in un “momento di
meditazione e solidarietà” contro la “barbara” esecuzione di Gourdel. La comunità
islamica francese, la più grande d’Europa
con 5 milioni di persone, ha reagito
duramente all’assassinio dell’ostaggio
francese, nonostante le tensioni di radicalizzazione che si registrano al suo interno.
Sono diverse decine gli estremisti islamici
che hanno lasciato la Francia per andare
a combattere in Siria e Iraq al fianco
dell’Isis, un fenomeno che le autorità
cercano di monitorare nel timore delle
conseguenze nefaste che questi possono
avere una volta tornati in patria.
Riguardo all’uso e alla
comprensione dei testi
della religione islamica
da parte dell’Isis, gli ulema ricordano che “non è
ammesso citare un versetto, o parte di esso, senza
considerare e comprendere ciò che l’intero Corano
dice a proposito di quel
Occidente
torni a
Cristo
se vuole
sconfiggere
il terrore
del Califfato
di Piero GHEDDO
Milano (AsiaNews) - Le atrocità
del “Califfato islamico” in Iraq e Siria
hanno scosso l’Occidente, che nella
sua crisi politico-economica-religiosomorale diventa sempre più indifferente
a quanto succede in Paesi a noi vicini e
alle migliaia di profughi disperati (circa
100mila dall’inizio dell’anno) che la
nostra Italia accoglie.
Da quando il nascente Isis (Califfato
islamico del Levante e dell’Oriente)
ha conquistato in Siria e Iraq una vasta
base territoriale - affermandosi con
violenze orrende e demoniache contro
chi non si converte all’islam sunnita,
costringendo Stati Uniti e alcuni Paesi europei ad intervenire - pare che
l’opinione pubblica occidentale abbia
preso coscienza di quanto odio animi
quei fantasmi da incubo che sventolano una bandiera nera.
Odio non solo anti-cristiano, ma contro
l’Occidente e il nostro modo di vivere,
che essi vedono come nemico mortale
dell’islam perché distrugge i fondamenti della religione coranica: sviluppo economico-liberale e benessere,
di Samir Khalil Samir
Beirut (AsiaNews) - I social network
sono pieni di video e immagini che ritraggono le violenze assurde e crudeli dei militanti
dell’Esercito Islamico (EI) legati al Califfato
inaugurato da Abu Bakhr al Baghdadi alla fine
di giugno in Siria e in Iraq. Davanti a queste
violenze oltre ogni limite di umanità, il mondo
musulmano sta reagendo con condanne formali, ma soprattutto con il silenzio.
Di fronte a tanto sangue versato, alle esecuzioni di massa, alle decapitazioni, sembra esservi quasi assuefazione e fatalismo: “non si
può fare niente”,“quelli sono degli scalmanati”,
ecc...
In queste settimane fanno notizia anche le
violenze della guerra di Gaza. Voglio far notare la differenza di comportamento fra gli ebrei
verso Israele e fra i musulmani riguardo all’EI.
Nelle scorse settimane, ho ricevuto una decina di petizioni inviate da ebrei americani che
criticano Israele: si nota una coscienza viva ed
un’abitudine culturale all’autocritica.
Nel mondo islamico non vi è questa abitudine:
non c’è - o è molto rara - una critica al proprio
governo e da esso si accetta qualunque cosa.
Se prendiamo un Paese culturalmente medio,
come l’Egitto, qualunque governo è accettato
e basta; a parte alcuni elementi, come giornalisti o intellettuali, il popolo non se la sente
di criticare. Manca un tipo di educazione alla
critica costruttiva. Anche nella famiglia tradizionale, una messa in questione della parola
dei genitori è impensabile. Da una parte, questo garantisce il rispetto, ma dall’altra viene a
mancare uno spirito critico.
Lo stesso si può notare nella scuola: non c’è
un’educazione alla critica in senso positivo, al
dibattito, come modo per discernere.
L’educazione nel sistema islamico è basata essenzialmente sulla memorizzazione, anzitutto
del Corano. Il Corano non si discute, va imparato a memoria e lo si ripete di continuo per
non dimenticarlo. E’ la parola di Dio fatta libro.
La formula islamica è che il Corano è “disceso”
(nazala) su Muhammad, il quale l’ha trasmesso tale quale. Non c’è “ispirazione”, c’è discesa:
cioè, il Corano non è del profeta Muhammad,
è direttamente di Dio: il profeta sarebbe solo
un registratore.
In Egitto, l’educazione islamica dei bambini nel
kuttâb (la scuola islamica) si fa a forza di bastonate per spingerli a memorizzare il Corano. Ciò
che vale per il Corano, si trasferisce anche nella
filosofia: gli studenti universitari imparano pagine intere - magari appunti del professore - a
memoria, e le recitano all’esame.
Diverse persone accusano le religioni monoteistiche di essere fonte di violenza e d’intolleranza
Quest’affermazione sembra vera soprattutto
nel caso dell’islam; nelle altre religioni (cristianesimo e ebraismo) è molto meno evidente.
Ora, il dominio del Corano e della religione
islamica sull’individuo, porta alla paura di dire
o fare qualcosa contro il Corano. Del resto, la
condanna più severa che esiste nel mondo
islamico è la blasfemia, il dire qualcosa contro
Maometto o il Corano può condurre alla pena
di morte. Tutto questo paralizza il pensiero,
e perciò nessuno osa dire più qualcosa sulla
personalità di Maometto, o sugli aspetti religiosi, perché se ti sbagli, rischi grosso.
Questo effetto paralizzante nasce da due
elementi: uno di adorazione indiscussa per la
propria religione, come stando davanti ad un
tabù; l’altro di mancanza di sensibilità critica.
Quando si entra nel dominio della religione,
c’è una paralisi del pensiero, dell’intelletto.
Come se la religione non appartenesse alla
sfera dell’umano, ma dovesse essere giudicata
con altri criteri. E questo è trasmesso da secoli.
Certo, in passato e ancora oggi, abbiamo dei
rivoluzionari religiosi, ma sono emarginati dai
giornali, dalle assemblee e dalla mentalità comune in nome del conformismo.
Un errore fondamentale dell’EI è di prendere modi di vita dei primi secoli dell’Islam per
ripresentarli tali e quali nel mondo moderno.
Anche per noi cristiani è importante la Tradizione, ma ne rimaniamo anche distaccati:
le cose che leggiamo in san Paolo sul silenzio delle donne nell’assemblea, o sul capo
velato, non le prendiamo alla lettera perché
comprendiamo che quelle indicazioni erano
normali per il suo tempo. Magari ne facciamo
fonte d’ispirazione, ma non le applichiamo
alla lettera.
Inoltre, riprodurre materialmente il comportamento in uso nel settimo secolo non
corrisponde allo spirito dell’Islam. La buona
tradizione islamica vuole che, nell’applicazione della sharia, si debba sempre esaminare le
maqāssed (gli scopi) della sharia, relativizzando i metodi. Invece, l’EI prende alla lettera la
sharia, e usa la violenza per la violenza. Questo
modo di fare non è islamico: è una barbarie.
C’è però un problema: nell’islam è prevista la
violenza per combattere i “nemici di Dio”. Tale
precetto forse poteva essere comprensibile ai
tempi di Maometto in cui la causa di Dio era
riconducibile con facilità alla difesa del territorio della comunità islamica. Ma oggi...
Tutto questo rende ambiguo l’insegnamento
islamico. Il problema diviene più pesante se si
pensa che per l’esercizio di tale violenza religiosa si delega lo Stato. Vi è quindi un corto circuito
fra la morale e lo Stato, che genera l’ambiguità
in cui viviamo oggi: tutti i Paesi islamici hanno
come norma - chi più, chi meno - la sharia. Ma
la sharia è un sistema etico o una legge di Stato?
Proprio questa confusione (tra l’etico e il politico
o il giuridico) genera violenza.
Facciamo un esempio: l’omosessualità. Nella
maggioranza delle culture essa è vista come
una cosa negativa. Ma un conto è dire: questa
è una cosa negativa dal punto di vista morale;
un conto è dire che l’omossessuale deve essere condannato dallo Stato, ucciso o messo
in prigione.
Da questo punto di vista, il Vangelo è un passo
avanti nella civiltà: in esso Gesù non parla mai
di un castigo umano, giustificando religiosamente una legge socio-politica.
Invece con l’islam tutto è bloccato perché per
i musulmani la loro religione è la perfezione
assoluta.
In questi giorni, a causa delle violenze efferate
dell’EI, vi sono state diverse condanne da parte di personalità e istituzioni musulmane. Lo
ha fatto l’Arabia saudita, la Tunisia, la Turchia,
ecc... Ma questo, cosa cambia? La condanna dell’Arabia saudita non giunge fino alla
questione fondamentale: una religione non
dovrebbe promuovere la violenza. Invece,
proprio l’Arabia saudita fa ricorso alla violenza giustificata dalla religione, in particolare
nell’applicazione dei castighi previsti dalla
shari’a.
Il punto è che ogni religione deve essere ripensata per il tempo attuale. Ma questo si può fare
domandandosi sul “motivo” della legge, salvando tale motivo e cambiando i modi superati. In
un certo senso, questa dialettica fra motivo e
legge è simile a quella paolina di lettera e spirito:
«La lettera uccide, lo Spirito vivifica» (2 Corinzi 3,6).
Per fare questo passo è necessario un dialogo fra intellettuali di varie religioni, che attui
questa differenza fra legge e spirito, pratica e
ideali. E bisognerebbe poi che i media ne diffondano i risultati. Ma nessun Paese islamico
osa proporre una cosa simile.
E’ tempo di ripensare l’Islam per l’uomo moderno, di distinguere tra Stato e Religione, tra etica
e politica, fra lettera e spirito. L’Islam è capace
di farlo, come l’hanno fatto altri gruppi sociali
o religiosi, ma deve riesaminare totalmente e
profondamente tutto il sistema educativo, e in
particolare la formazione degli imam.
democrazia e diritti dell’uomo e della
donna, scienze e tecniche, alfabetizzazione universale, libertà di stampa e di
costumi, ecc.
La civiltà islamica è fondata sull’obbedienza a Dio (naturalmente il Dio
dell’islam), quella occidentale sull’uomo che si costruisce il futuro con la sua
ragione, la sua libertà, i suoi diritti. La
nostra civiltà, che ha profonde radici
cristiane, crede di poter fare a meno di
Dio. Islam vuol dire dipendenza da Dio,
mentre Occidente significa (per quei
popoli) sviluppo umano senza Dio: laicismo, ateismo pratico, “morale laica”
(cioè, la “morale fai da te”, il primato
assoluto della coscienza individuale che
ignora Dio e Gesù Cristo, ecc).
Se questa analisi molto sommaria è esatta o almeno plausibile, ci indica anche
come affrontare le minacce dell’islam
radicale all’Occidente ed essere fratelli
dei popoli islamici, in grande maggioranza contrari alle violenze del Califfato, che però si stanno diffondendo non
solo nel Medio Oriente, ma in Nigeria,
Repubblica centro-africana, Mali,
Libia, Sudan, Mauritania, e minaccia
i governi dell’Egitto e dell’Algeria).
La storia recente ci dimostra alcune
cose:
1) La guerra non risolve nulla, anzi peggiora la situazione (vedi le due guerre in
Iraq). Chi si augura una nuova Crociata
e una nuova Lepanto non tiene conto
del miliardo e 300 milioni di islamici,
che se attaccati ritornano uniti contro
l’Occidente.
2) La riforma dell’islam verrà dalla
formazione dei popoli islamici attraverso la scuola e la libertà di ricerca
storico-critica delle fonti islamiche, per
contestualizzare il Corano e Maometto
al mondo moderno, come avviene nella
Chiesa attraverso i Concili e il succedersi dei 265 Papi che la guidano;
3) L’Occidente può aiutare questo
processo di maturazione con l’aiuto ai
profughi e ai perseguitati, il dialogo con
i musulmani “moderati” e i musulmani
in Occidente, il rispetto della verità nel
descrivere le atrocità dei guerriglieri
e terroristi islamici, denunziando la
radice coranica e storica dell’islam,
come lo sterminio degli ebrei è attribuito all’ideologia razzista dei nazisti.
Il dialogo senza il rispetto della verità
storica diventa una finzione ipocrita
che non serve e non convince nessuno.
4) Soprattutto, se l’Occidente vuol dialogare e affrontare la sfida dell’islam,
deve ritornare a Cristo. La civiltà che
abbiamo fondato noi cristiani oggi non
accontenta nessuno, nemmeno i nostri
popoli che l’hanno iniziata. È una civiltà senz’anima, senza speranza, senza
bambini e senza gioia, di cui sono
segno i troppi fallimenti di una società
senza Dio. Non si è ancora capito che i
Dieci Comandamenti e il Vangelo sono
gli orientamenti che Dio ha dato, a noi
uomini da lui creati, per vivere una vita
che porti alla serenità, alla fraternità e
solidarietà, all’autentico sviluppo, alla
giustizia e alla pace (vedi la sintesi
nella “Populorum Progressio”).
Se l’Occidente non ricupera le sue
“radici cristiane” e non le mette a fondamento della sua vita e della sua cultura,
rimane solo la guerra e l’autodistruzione
dei nostri popoli.