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Psicologia di Comunità
Giornale della Società Italiana di Psicologia di Comunità
Anno XVI, Numero 29
Giugno 2014
Newsletter
Editoriale - di Patrizia Meringolo
Carissimi soci e socie,
siamo al X Convegno
SIPCO!
Vorrei sottolineare in primo luogo l‟importanza di
questa tappa per la nostra
Associazione. Dopo Roma,
Torino, Palermo, Lecce,
Firenze, Milano… oggi ci
accoglie Cesena, con la
ricchezza culturale e
l‟ospitalità del suo territorio.
I nostri sono convegni
nazionali, ma con una
apertura in primo luogo
all‟Europa e poi a tutti gli
altri paesi, che producono
nuove idee, nuovi stimoli,
nuove domande.
La psicologia di comunità
in questi anni è cresciuta,
ha reso più evidente il suo
statuto scientifico, il metodo di ricerca e gli interventi promotori di buone pratiche, cercando sempre di
coniugare il rigore dell‟approccio con la vicinanza ai
problemi che emergono
dalle realtà sociali. È cresciuta, nonostante si siano ridotti gli spazi disponibili: nel mondo accademi-
co, anche se le opportunità pubbliche offerte alla
ricerca e all‟istruzione
superiore siano pericolosamente limitate, e nel
sociale, dove gli spazi di
lavoro fronteggiano il momento di crisi e la conseguente carenza di fondi.
Nonostante tutto ci siamo,
a volte anche in modo più
incisivo del passato, grazie all‟apporto e alla passione con cui si lavora
perché
si
affermi
l‟importanza di un punto
di vista scientifico e metodologico adeguato per
comprendere il mondo
sociale e intervenire per
cambiarlo.
E di cambiamento ce n‟è
particolarmente bisogno:
come hanno scritto Francescato e Zani (2010)
stiamo attraversando una
fase di particolare complessità, in cui all‟aumentare delle domande provenienti dai contesti, che
richiedono di essere ridefinite con un approccio di
comunità (more needeed),
tendono a diminuire, per
la crisi economica, politi-
ca, sociale, tutte quelle
risorse – sia pubbliche,
che private e di terzo settore – che permetterebbero di incrementare gli interventi (less wanted).
Riusciremo ad “attraversare” la sfida solo se faremo tesoro della nostra
elaborazione, individuale
e collettiva, e della nostra
creatività per proporre
soluzioni innovative.
Un congresso è in primo
luogo questo: confrontare
le opinioni, elaborare strategie comuni, tessere reti
per offrire “prodotti scientifici” migliori e maggiormente partecipati. Un
aspetto che contraddistingue gli studiosi della nostra disciplina è, infatti, la
partecipazione comune al
processo di definizione
dell‟oggetto delle ricerche
e degli interventi, che –
come ha sostenuto Amerio (2000) – non si caratterizza per un qualche
aspetto del mondo, ma
per l‟ottica con cui tale
aspetto viene “visto e
ricostruito in forma problematica all‟interno di un
SIPCO - SOCIETÀ ITALIANA DI PSICOLOGIA DI COMUNITÀ
PRESIDENTE:
DIRETTIVO:
Sommario
Report convegni
4
Presentazione Xº Convegno
Sipco 2014
4
Congresso ECPA, Napoli
5
ECPA, Focus 1
6
ECPA, Focus 2
7
ECPA, Focus 3
8
ECPA, Focus 4
9
Condividere le esperienze
10
Beni confiscati, Milano
10
Percorsi sul genere, Bologna
11
Lo psicologo di condominio
12
Laboratorio di psicologia di
comunità on line, Roma
13
Interventi Electronic Town
Meeting a Palermo
14
Post it
16
La ricerca “giovane”
18
Appuntamenti
19
PATRIZIA MERINGOLO (UNIVERSITÀ DI FIRENZE)
MAURA BENEDETTI (UNIVERSITÀ DI ROMA)
CIPC, Fortaleza sett. 2014
19
ECPP, Olanda luglio 2014
20
AGOSTINO CARBONE (UNIVERSITÀ FEDERICO II NAPOLI)
EHPS, Austria agosto 2014
21
TERRI MANNARINI (UNIVERSITÀ DEL SALENTO)
ELENA MARTA (UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO)
LUANA VALLETTA (UNIVERSITÀ DI BOLOGNA)
RAFFAELLO MARTINI (MARTINI ASSOCIATI MILANO)
LOREDANA VARVERI (UNIVERSITÀ DI PALERMO)
ALESSIO VIENO (UNIVERSITÀ DI PADOVA)
Schede bibliografiche
22
Motivare è riuscire
22
Photovoice
22
Salute e qualità della vita
23
Sono caduta dalle scale
24
Rivista Psicologia di comunità
26
segue dalla pag. 1
Editoriale
sistema di concetti e modelli teorico-empirici”.
Nell‟ottica della condivisione dell‟elaborazione
progettuale abbiamo previsto, come vedrete, anche attività comuni con la
Società di Psicologia della
Salute, ritenendo che forme di collegamento trasversale tra discipline
contigue siano indispensabili per ottimizzare le
nostre attività.
Il tema del convegno che
abbiamo scelto, Costruire
comunità ospitali e sostenibili. Nuove sfide per la
psicologia di comunità, va
al cuore del dibattito. Intendiamo affrontarlo,
nell‟articolazione dei temi,
a partire dai costrutti di
ospitalità e sostenibilità.
Nella newsletter troverete
un commento più puntuale sui temi, fatto da Elvira
Cicognani, presidente del
Convegno.
Oltre a celebrare il momento
attuale,
la
newsletter vi offre anche
una riflessione sul Congresso Europeo di Psicologia di Comunità che si è
svolto a Napoli nel novembre scorso: vedrete una
presentazione di Caterina
Arcidiacono e dello staff
organizzatore, ma anche
la presentazione di alcuni
momenti che ci sono sembrati significativi, come il
workshop esperienziale
sulla tecnica Photovoice,
e alcuni “sguardi di giovani” che hanno partecipato
alle sessioni rielaborandone i contenuti.
Pagina 2
Altri temi da segnalare
riguardano – come di consueto – la condivisione di
esperienze, tra le quali
ricordiamo la figura dello
psicologo di condominio,
proposta da Raffaello
Martini, un “operatore di
prossimità che agisce sul
confine fra diversi territori
disciplinari, operando in
contesti e setting non
convenzionali per intercettare i bisogni psicologici
attraverso un‟azione basata sulla vicinanza”. Una
professionalità innovativa,
che sarà oggetto anche di
un simposio interattivo nel
Convegno di Cesena.
E poi gli Electronic Town
Meeting di Palermo, esempio di innovazione nel
settore della partecipazione nella Pubblica Amministrazione, che ha la finalità di creare spazi originali
di scambio e di approfondimento su temi “caldi”
del vivere urbano, come la
pedonalizzazione e la riqualificazione di quartieri
cittadini, il decentramento, la raccolta differenziata, il piano regolatore.
Tra le esperienze presentiamo il Laboratorio di
psicologia di comunità
online per lo studio delle
comunità territoriali, delle
comunità di apprendimento virtuali e dei social networks, di Roma, che si
occupa non solo di relazioni di contesto, ma anche
delle dinamiche virtuali e
del loro essere sempre più
importanti nel nostro stile
di vita.
Vi segnaliamo alcuni convegni già svolti: non sempre è possibile seguire
quanto ci interesserebbe,
e avere qualche nota da
chi vi ha partecipato è
utile per conoscere quanto di nuovo emerge e
mantenere la possibilità di
attivare reti. Tra gli eventi
che presentiamo, Le ma-
fie restituiscono il maltolto, sul riutilizzo sociale dei
beni confiscati alle mafie,
che si è svolto a Milano, e
il Convegno Fare e disfare
il genere. Percorsi formativi e buone pratiche nella
scuola, svoltosi a Bologna.
Infine le nostre rubriche:
la presentazione dei dottorandi, le recensioni di
libri (questa volta particolarmente ricche), la presentazione della nuova
rivista Community Psychology in Global Perspective,
le segnalazioni dei prossimi convegni, tra i quali
ricordiamo la V Conferenza Internazionale di Psicologia di Comunità, che il
prossimo settembre si
svolgerà a Fortaleza, in
Brasile, e alla quale, nonostante la lontananza geografica, saremo presenti
con molte esperienze italiane.
E ancora – last but not
least – nella rubrica Post
it troverete una pagina di
auguri informali, creativi e
corali per la "maggiore
età" della nostra carissima Donata.
Un‟ultima riflessione: il
Convegno, oltre ad essere
un momento di approfondimento culturale e di
scambio di esperienze
che speriamo sia utile e
produttivo per tutti, sarà
anche il luogo in cui è
convocata l‟Assemblea
dei soci e si rinnoveranno
i nostri organismi statutari, Consiglio Direttivo e
Presidente. I nostri momenti di incontro non sono, solitamente, occasioni
formali, ma un luogo reale
di dibattito, di bilanci, di
elaborazione di prospettive future, per i quali la
partecipazione di tutti i
soci e le socie è fondamentale.
Negli ultimi anni la SIPCO,
nella sua forma associati-
va, ha inaugurato cambiamenti significativi. Abbiamo favorito, forse unico
esempio nel panorama
delle società scientifiche,
la presenza dei giovani,
creando la categoria del
socio junior non solo per
agevolarne economicamente la presenza ma
dedicando attenzione alle
iniziative formative e alla
loro partecipazione a pieno titolo e con pari diritti
ai processi decisionali.
Con “giovani” non intendiamo solo gli studenti,
ma anche coloro che si
affacciano al mondo della
professione in un periodo
di grande incertezza economica.
Strutturare istituzionalmente la presenza giovanile nell‟associazione non
è stato semplice: si è trattato di armonizzare linguaggi, esperienze e soprattutto modalità di comunicazione nettamente
diverse, in cui talvolta noi
seniores ci muoviamo con
difficoltà.
E se non è stato facile
evitare i rischi opposti di
paternalismo e giovanilismo, non in dichiarazioni
di principio ma nella concretezza delle attività da
svolgere, ne abbiamo però
ricavato molto: stimoli per
visioni diverse, confronto
con una realtà più vasta e
con scenari differenti,
capacità di mediazione
intergenerazionale (che in
ambito scientifico e professionale non è affatto
scontata). Una sorta di
meta-apprendimento,
quindi, che è stata occasione di crescita culturale
e di approfondimento
politico-aggregativo per
tutti e per tutte.
Abbiamo messo in cantiere diverse attività. Stiamo
cercando di consolidare il
rapporto con i soci, attraverso strumenti istituzionali (il sito www.sipco.it e
la newsletter) e informali
(i social network), e di
istituire relazioni di rete
con le associazioni che
hanno obiettivi simili ai
nostri. Un esempio di
quest‟ultimo aspetto è il
rapporto con la Società di
Psicologia della Salute,
che sperimenterete in
questo Convegno, ma
anche momenti simili con
l‟Associazione Metodi
Attivi e con la Società Italiana di Psicologia Positiva.
Proseguono i workshop
formativi, sperimentati
con successo già negli
anni passati (e che
quest‟anno si aprono anche ai soci “non giovani”),
e stiamo progettando una
summer school per il
2015, che proporremo in
collaborazione
con
l‟European Community
Psychology Association.
Anno XVI, Numero 29
La SIPCO del X Convegno
porta i frutti di questo
lavoro. Frutti dinamici,
aperti, ancora non definiti
e da approfondire ulteriormente con quanti vorranno partecipare portando il
loro contributo.
Con un ringraziamento
particolare a Cinzia Albanesi e a Cinzia Novara,
per il lavoro prezioso che
svolgono nella redazione
della newsletter e del sito
dell‟associazione, speriamo che quanto vi proponiamo possa esservi utile,
nei vostri studi e nella
vostra professione.
Augurandoci che sempre
più soci e socie vogliano
unirsi a noi, vi rinnoviamo
il benvenuto al Convegno
di Cesena!”
Editoriale
Patrizia Meringolo
Presidente SIPCO
Pagina 3
Benvenuti a Cesena!
Report
convegni
Pagina 4
“Ospitalità” e “sostenibilità” sono i temi scelti
per questa decima edizione del Convegno della
Società Italiana di Psicologia di Comunità: concetti
che si è voluto assumere
come stimolo a rivisitare –
attraverso la riflessione
teorica e la presentazione
di esperienze concrete di
ricerca ed intervento –
due temi centrali per la
disciplina, tra loro strettamente interconnessi:
quello della relazione con
l‟altro”(che comprende il
“diverso” da sé, per provenienza, cultura, genere,
condizione di salute, ecc.)
e quello del benessere. Il
concetto di sostenibilità
aggiunge alle tradizionali
categorie analitiche del
benessere anche quella
del tempo (la sostenibilità
futura del benessere, di
cui la crisi economica che
stiamo vivendo ci sta mostrando tutta la rilevanza,
e le implicazioni, ad es.
sul piano delle relazioni
intergenerazionali e delle
politiche sociali). Sono
condizioni che impongono
un cambiamento sociale
inevitabile e “necessario”,
carico di tensioni, ansie,
conflittualità, ma nelle
quali l‟occhio attento dello
psicologo di comunità può
cogliere – e stimolare,
sviluppare – i germi del
potenziale trasformativo
positivo della comunità.
Lo stimolo a questa riflessione è offerto in primo
luogo da alcuni eventi
centrali del convegno. Il
tema dell‟ospitalità e quello della sostenibilità sono
affrontati, rispettivamente, dalla lezione magistrale del Presidente della
European Community
Psychology Association, e
dalla tavola rotonda, aperta alla cittadinanza, dove
“voci” (e discipline, ambiti
professionali) differenti
saranno chiamati a inter-
rogarsi e a dialogare sulle
nuove forme di welfare
sostenibile. Il contributo
della Psicologia di comunità sui temi delle relazioni
con l‟altro e del benessere
sarà inoltre offerto alla
comunità cesenate, in
occasione di un evento
culturale che concluderà
la prima serata del Convegno. Infine, il ruolo della
capacità trasformativa
(“dal basso”) della comunità e le sfide che essa
pone alla nostra disciplina
sarà al centro della lezione magistrale inaugurale
di Catherine Campbell
(Psicologa sociale e di
comunità, direttore del
programma
Health,
Community and Development alla London School
of Economics), sulle nuove forme di protesta e i
nuovi movimenti sociali.
Anche i contributi pervenuti hanno accolto questo
invito alla riflessione, e
hanno permesso di offrire
un programma ampio
dove trovano spazio numerosi stimoli, offrendo
uno spaccato su come si
stia muovendo la Psicologia di comunità italiana
nel rispondere a queste
“ n u ov e sf id e” a lla
“costruzione di una comunità ospitale e sostenibile”.
Complessivamente 7 simposi, 9 sessioni tematiche
e 3 sessioni poster (per
un totale di 120 contributi
individuali) permettono di
articolare l‟analisi lungo
alcune direttrici principali,
fra le quali spiccano, fra
gli altri, temi come: la promozione della convivenza
e delle relazioni di vicinato
solidali, la partecipazione
della comunità attraverso
forme di democrazia partecipativa, lo sviluppo di
comunità e dell‟empowerment in contesti formativi
e lavorativi, le relazioni
interetniche e la promozione del senso di comuni-
tà, la promozione di inclusione sociale nella marginalità e disabilità, la psicologia di comunità di fronte
alle differenze di genere,
le opportunità e i rischi dei
nuovi media, la prevenzione e la promozione della
salute. Quest‟ultimo tema,
nel quale si intrecciano
tradizionalmente interessi
di psicologi di comunità e
psicologi della salute, è
oggetto anche di un simposio congiunto organizzato dalle due società SIPCO
e S.I.P.Sa.
Infine, e per concludere,
“ospitalità” e “sostenibilità” esprimono anche
concretamente lo spirito
con cui si è affrontato lo
sforzo organizzativo e per
il quale va a tutti il mio
personale ringraziamento.
Elvira Cicognani
Presidente del Comitato
Organizzativo del 10° del
Convegno SIPCO
Anno XVI, Numero 29
Il 9 Congresso di Psicologia di Comunita organizzato dall‟ECPA a Napoli Beyond the crisis. Building
community and critical
visions to achieve justice,
fairness and well-being” si
è svolto a Napoli dal 6 al
9 Novembre 2013.
Molte le organizzazioni
che hanno partecipato
alla sua realizzazione in
forma diretta e indiretta
(SIPCO, Fondazione Mediterraneo, Ordine degli
Psicologi della Regione
Campania, LA Res, la cooperativa Altri Orizzonti,
NCO-Nuova cucina organizzata, EFPA Standing
Committee of Community
Psychology, e il team incoparde e il Dipartimento di
Studi Umanistici della
Uiversità Federico II).
Il congresso si è avvalso
della piattaforma di registrazione, raccolta e monitoraggio degli abstract
proposta da Conftool e del
sistema di interazione
congressuale LINKPASS,
una rivoluzionaria Business Social Discovery APP
che ha permesso ogni
forma di contatto e networking tra I partecipanti
iscritti al congresso.
Abbiamo attivato la pagina “Beyond the crisis” in
facebook che ha avuto
oltre 400 iscrizioni
(www.facebook.com/
groups/1566024378300
36/) e la pagina web con
tutte le informazioni e
foto, nonché abstract delle presentazioni al congresso, oggi reperibile in
www.communitypsycholog
y.eu Abbiamo avuto la
presenza di oltre 200
partecipanti provenienti
dall‟Europa e dagli altri
continenti (Australia, New
Zealand, the USA, Japan,
South America (Brazil,
Chile, Peru), Mexico, Canada, Ghana). In particolare, per l‟Europa erano
presenti Austria, Norway,
Sweden, The Netherlands,
Ireland, France, Spain,
Portugal, Italy, the UK,
Hungary, e Paesi MENA
(Turkey, Egypt) con (via
Skype) la Palestine.
Il congresso si è svolto in
tre giorni per un totale di
50 sessioni, compresi due
workshop di apertura uno
sui metodi visivi, di cui più
sotto sono descritti i lavori, e quello con Tom Fox. Il
tutto è stato possibile
attraverso il suporto di 13
volontari, 14 membri di
staff e ospiti di rilievo,
quale il president EFPA,
Robert Roe.
Esperienze di economia
sociale proposte dalla
Res, la mostra di Lilliana
Comes, e l‟esperienza di
gusto con la Nuova Cucina
Organizzata, la mostra di
abiti della cooperativa
“Altri orizzonti” e la presenza dei manichini della
salute (Performance
dell‟artista Giovanni Pirozzi alla NCO, vedi anche
www.youreporter.it/video_
Terra_dei_Fuochi _svegli)
e l‟attività di lettura della
città effettuata con Tom
Fox dagli studenti della
laurea triennale in psicologia della Università Federico II, hanno accompagnato il congresso. La competenza e la qualità delle
interazioni della equipe
organizzativa napoletana,
insieme ai volontari internazionali e il team di revisione degli abstract sono
stati “il glutine” che ha
permesso il successo
della intera iniziativa. A
tutti un megaringraziamento!
Caterina Arcidiacono
Presidente 9 Congresso
europeo di Psicologia di
Comunità
Per saperne di più:
www.communitypsycholog
y.eu
Una sintesi
Il tema proposto sui cui gli
autori sono stati chiamati
a contribuire ha riguardato modelli e esperienze di
ricerca e intervento capaci
di promuovere empowerment nei contesti deprivati in generale, dagli effetti
dalla crisi economica e, in
particolare, dalle politiche
di austerity messe in atto
dai governi nazionali e
dalle linee di risoluzione
del debito previste dalla
troika (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario
internazionale).
Quali conseguenze per i
modelli di convivenza in
quei paesi in cui lo stato
non garantisce le condizioni per mantenere e
promuovere la salute dei
suoi cittadini?
Taglio alla spesa della
sanità e inoccupazione
sono le due principali cause di malessere entro e
tra le classi sociali e le
generazioni, condizioni
che contribuiscono a confondere il cittadino tra i
propri vissuti e quello che
accade all‟esterno.
Lo scopo del convegno,
promuovere una riflessione circa la solidarietà sociale e i metodi di sviluppare capitale sociale, è
stato introdotto dal comitato organizzativo locale
dell‟evento stesso, che ha
istituito un servizio di volontariato e di ospitalità
Report
convegni
Pagina 5
per giovani colleghi senza
oneri di spesa (nella foto
sopra, lo staff). Il risultato
di questa iniziativa?
Un‟équipe poliglotta e
multiculturale che si è
aggiunta al comitato locale offrendo braccia, voce e
voglia di ricambiare. Non
è stato facile, ammetto,
come coordinatore di questo servizio, fortemente
voluto da me e dalla
prof.ssa Arcidiacono.
Quanto allo spirito con cui
sono stati concepiti i convegni promossi negli ultimi anni dalle Associazioni
di psicologia di comunità
SCRA, ECPA, SIPCO, anche questo convegno ha
guardato allo sviluppo di
reti sempre più eterogenee e solidali. Tavole rotonde internazionali e simposi multilingua ne sono gli
esempi, così come gli eventi sociali a cui i partecipanti hanno fortemente
aderito.
Dalla premiazione di Donata Francescato (si veda
oltre, pag. 16) per la sua
carriera, per finire con la
cena sociale insolitamente trasformata in un tour
per il centro antico, i decumani, il sottosuolo della
città per concludere poi
con pizza e frittura
all‟italiana.
Non sono mancati del
resto anche gli eventi informali che ci hanno coinvolto nella vita notturna
della città.
Concludo ringraziando il
presidente in carica
dell‟ECPA, Serdar M. Değirmencioğlu e porgendo
gli auguri al nuovo presidente eletto per il 201618, Liz Cunningham e allo
staff che la affiancherà
nello sviluppare la CP in
Europa.
Agostino Carbone
ECPA: focus 1. Psicologi catalizzatori di
relazioni, ambiente e città
Report
convegni
Pagina 6
Per la prima volta a Napoli
un workshop di esperti
composto da psicologi e
architetti ha discusso come attivare e promuovere
l‟utilizzo del fronte–mare
da parte degli abitanti.
Il workshop è un primissimo momento di concertazione per definire profili e
specificità di coloro che
entrano nel merito di una
progettazione sostenibile
e di benessere dei luoghi
pubblici e in particolare
del lungomare di Napoli,
grazie alla individuazione
di tecniche utili per realizzare progetti efficaci e di
successo per i contesti di
vita.
Ospite d‟onore Tom Fox
(nella foto sotto) attivista
sociale nello sviluppo e
pianificazione urbana che
da circa vent‟anni impegnato a promuovere, in
un‟ottica di sostenibilità
dei luoghi, la salvaguardia
e lo sviluppo del lungomare ovest di Manhattan (il
suo progetto è consultabile online).
La sua “lotta”, come Fox
stesso la definisce, ha
permesso un cambio di
rotta della progettazione
del lungomare ovest di
Manhattan. Da spazio
privato, sul quale costruire case lussuose, a spazio
pubblico, restituendo,
così, un‟area ai suoi
cittadini/e.
La azione non si è esaurita nella mera progettazione di un parco, ma
nell‟attivazione dei cittadini stessi a sostenere la
tutela di questo spazio
pubblico e la promozione
di iniziative che favoriscano il benessere della cittadinanza.
Il workshop ha avuto, pertanto, come principale
protagonista il lungomare
di Napoli, portato in sala
da foto e video; nonché da
interviste, raccolte da
psicologi di comunità, a
coloro che vivono e scelgo
il lungomare napoletano
per dare voce a desideri e
aspettative di trasformazione future di quest‟area
che implementino la convivialità e benessere cittadino. Questa riflessione si
colloca in un più ampio
contesto di riflessione
sulle potenzialità del territorio e dei suoi abitanti ed
essere un‟occasione per
riflettere su come oggi si
costruisce l‟interazione tra
singolo e società, individui
e contesti, istanze individuali e relazionali.
Profondamente consapevoli che la crisi finanziaria
e sociale influenza le comunità e le loro strutture
in molti Paesi e che il denaro serve il profitto e non
ad aiutare lo sviluppo, gli
Psicologi di Comunità si
interrogano su come la
conoscenza della disciplina possa essere uno strumento di cambiamento
per superare la ineguaglianza e costruire una
società giusta, capace di
rispondere ai bisogni.
Il workshop ha aperto il
9° Congresso Europeo di
Psicologia di Comunità ed
è stato un'occasione per
promuovere le competenze e gli strumenti degli
psicologi di comunità e
dell‟intera psicologia per
rafforzare le comunità e
lavorare a livello politico
per superare sostenibilmente questa crisi.
Caterina Arcidiacono
ECPA: focus 2. Photovoice International
Workshop
Lo scorso 6 Novembre
2013 nella cornice del IX
Congresso ECPA tenutosi
a Napoli si è svolto il
workshop sull‟uso di Photovoice. Il workshop è
stato promosso e organizzato in collaborazione con
C. Albanesi dell‟Università
di Bologna, P. Meringolo
dell‟Università di Firenze,
Presidente SIPCO, F. Procentese,
D.
Caso
dell‟Università di Napoli
Federico II, L. Remaschi
dell‟Università di Firenze,
in quanto membri della
SIPCO e con la partecipazione di Mieko Yoshihama
dell‟Università di Michigan, School of Social
Work.
La proposta del simposio
nasce dall‟incontro di sinergie ed esperienze diverse nell‟uso del Metodo
Photovoice dei conduttori
e organizzatori della esperienza. In particolare, il
metodo Photovoice consente di tenere insieme il
processo di documentazione fotografica con
l‟attivazione di processi di
coscientizzazione e di
azione (Freire, 1970),
consentendo di attivare
riflessioni critiche.
I proponenti il simposio
hanno proposto il seguente tema di lavoro: The
crisis and the city, tenendo conto del tema centrale del Congresso.
Il workshop ha avuto lo
scopo specifico di discutere e fare un‟esperienza
sull‟uso di immagini anche, e soprattutto, tenendo conto delle diverse
esperienze di utilizzo dei
metodi visivi nell‟ambito
della ricerca in Psicologia
di comunità.
I 20 partecipanti, provenienti da diverse realtà
Europee e Americane,
hanno lavorato in piccoli
gruppi discutendo e facendo foto in relazione al
tema proposto, scattando
foto per l‟area della città
prossima alla sede del
Congresso. Attraverso la
discussione i partecipanti,
a partire dalle immagini
scattate, hanno discusso
sulla percezione del luogo
in relazione al tema proposto individuando aspetti
espressivi di disagio legato alla crisi economica e
quelli connessi alla dimensione relazionale e individuato delle potenzialità di
sviluppo.
La discussione ha fatto
emergere diversi aspetti
di grande interesse
sull‟uso delle immagini, in
quanto potenziale attivatore di nuove visioni e
dunque di destrutturazione di una prospettiva ste-
reotipata del tema proposto, in modo che possa
assumere il valore di una
lettura contestuale e di
potenziale risorsa. Sono
emersi i punti di forza del
metodo
partendo
dall‟analisi dei risultati
ottenuti nei due sottogruppi. Ciascun gruppo ha
scelto delle foto e costruito un poster, con le immagini e i testi di commento,
in modo da esplicitare il
significato attribuito e la
connessione con il tema
proposto. Uno dei vantaggi rilevati è che tale metodologia consente di entrare in un contesto relazionale favorendo la partecipazione anche di chi è
estraneo ad esso, come i
nostri partecipanti al
workshop, aumentando
potenzialmente l'efficacia
delle fasi successive della
ricerca-azione partecipata.
Una seconda fase di lavoro del workshop è stata
dedicata all‟utilizzo delle
foto come strumento espressivo di disseminazione della comunità allargata. Il lavoro è quindi proseguito pensando alle varie
fasi di coinvolgimento
delle persone in un processo di ascolto attivo per
promuovere un dialogo
critico che guardi ai possibili usi del materiale per
coinvolgere i politici locali.
Anno XVI, Numero 29
Report
convegni
Fortuna Procentese,
Patrizia Meringolo, Cinzia
Albanesi, Daniela Caso e
Laura Remaschi
Pagina 7
ECPA: focus 3. La banca del bene comune.
Uno sguardo giovane
Report
convegni
Pagina 8
Da studentesse, quali
eravamo, abbiamo sempre considerato le teorie
della Psicologia di Comunità degli ideali astratti, di
cui facevamo fatica a identificare l'aspetto pratico. Il congresso di Napoli
è stata per noi l'occasione
per conoscere e capire
come la Psicologia di Comunità si concretizza quotidianamente nel contesto
italiano ed europeo. In
particolare abbiamo compreso che l'interesse per il
coinvolgimento e la promozione di azioni collettive è un processo più complesso ed articolato del
previsto.
La partecipazione può
essere definita come il
contributo di ciascuno
nella creazione di un Bene
Comune: per
ra g g iu n g ere
ciò è necessario vi sia una
negoziazione
e successiva
condivisione
di valori che
deriva
da
relazioni
di
interdipendenza positiva. Quest'ultime si contrappongono alla
maggior parte delle relazioni odierne, che sono
basate sull'acquisizione di
beni materiali e rispondono a bisogni meramente
economici piuttosto che a
bisogni di sostegno affettivo, di reciprocità e di comunità. Ma come riconoscere nell'Altro competenze che vadano al di là del
valore economico?
Cinzia Novara e Fulvia
Signani al congresso di
Napoli ci hanno presentato la loro proposta: la banca del bene comune, un
modello di partecipazione
dei cittadini nella risposta
ai problemi della comunità. Un cittadino con potere
d'acquisto, volendo fare
del bene all'Altro, diviene,
secondo il modello, un
"Prestatore di Fiducia" ed
investe una somma di
denaro, pari ad esempio a
100 unità, nelle potenzialità dell'altro. Il denaro
viene donato alla banca
del bene comune, gestita
e amministrata da diverse
associazioni di volontariato locali. Quest'ultime
saranno responsabili
dell'individuazione, sulla
base delle difficoltà e delle storie di vita, di una
persona in stato di bisogno, che diventerà il
"Depositario di Fiducia",
ricevendo quando la somma di denaro donata dal
Prestatore di Fiducia. Il
prestito, seguendo la legge della proporzionalità
per la quale il valore della
cosa ricevuta non deve
essere uguale a quello
della cosa contraccambia-
ta (Vivenza, 2004), verrà
estinto in parte in denaro
(55 unità) ed in parte in
servizi (55 unità) acquistabili da terzi. In questo modo si crea un surplus (5
unità) che può essere
investito nella Banca del
Bene Comune per altre
persone in stato di necessità.
Abbiamo presentato il
modello brevemente e
nella sua forma più semplice poiché quello che ci
ha colpito e che vorremmo qui sottolineare sono
alcuni concetti chiave che
vi sono alla base.
Innanzitutto l'introduzione
in questioni di ordine economico dell'idea di reciprocità e dono, che ci permettono di riconoscere
nell'Altro sia un effettivo
stato di bisogno che le
potenzialità di contraccambiare quanto ricevuto,
anche se la restituzione
non avviene necessariamente nei confronti di chi
per primo ha donato, ovvero secondo il principio
"ti do affinché tu possa
dare, ma non necessariamente a me". In tale sistema troviamo una possibilità di riscatto per chi si
trova in uno stato di necessità, che non rilega la
persona ad uno stato di
subalternità, ma al contrario riconosce competenze
insite in essa, beni che
non si traducono esclusivamente in beni economici, ma anche razionali.
Proprio le relazioni rappresentano un ulteriore aspetto centrale del modello dal momento
che
per
lo
scambio sono
necessarie
relazioni
di
fiducia. I Prestatori di Fiducia infatti vengono a conoscenza
delle
necessità dei
Depositari
di
Fiducia attraverso una piattaforma virtuale e le fasi del modello
puntano a creare coesione e valori condivisi tra i
cittadini così che questi si
conoscano reciprocamente e diano vita ad una
comunità competente in
cui le persone comprendano i diversi bisogni e
collaborino nel trovare
soluzioni, valorizzando il
contributo che ognuno,
grazie alle sue competenze, può dare. Il modello
della Banca del Bene Comune vuole opporsi alla
logica
economicocapitalistica la quale ruota
intorno a scambi di equivalenti, che definiscono e
limitano le relazioni tra le
persone in base alla possibilità di acquisire beni e
contraccambiare con una
somma equivalente di
denaro, creando così disuguaglianze sociali.
Inoltre, il modello presentato si deve inserire in un
clima in cui le resistenze
verso l'Altro, la diffidenza,
i sentimenti di insicurezza
e la solitudine sono diffusi
e in aumento; proprio per
questi motivi le autrici del
modello e noi stesse siamo consapevoli della len-
tezza e delle difficoltà del
processo di cambiamento.
Ma riteniamo sia necessaria la diffusione di una
cultura della negoziazione
e della condivisione che
presuppone un'educazione a valori solidaristici e
prosociali, ai beni relazionali, in modo tale da creare un capitale sociale sul
quale si possa, volendo
usare termini economici,
investire.
Anno XVI, Numero 29
Enrica Sibilio e
Dominique Corna
Corso di Laurea in Psicologia di Scolastica e di Comunità, Università di Bologna
ECPA: focus 4. Un contributo di ricerca su
Make sense of community
Tra i vari contributi presentati al Nono Convegno
europeo di Psicologia di
Comunità tenutosi a Napoli lo scorso Novembre,
cercheremo di sintetizzare
quello presentato da Alessia Rochira e Terri Mannarini dal titolo “make sense
of community and sense
of community within the
context of ethno-cultural
pluralism. A qualitative
study”.
Basato su un approccio
qualitativo e metodologico
ispirato alla teoria delle
rappresentazioni sociali,
lo studio mira ad esplorare come il concetto di comunità e di senso di appartenenza simultanea a
diverse comunità varino
tra i diversi gruppi etnoculturali (immigrati e nativi) e come i significati e
l'esperienza della comunità influenzino o siano influenzati dal rapporto che
ogni gruppo stabilisce con
altri gruppi.
La ricerca prende in considerazione la popolazione
albanese residente nella
parte meridionale della
Puglia, il Salento, per via
dell'importante presenza
di cittadini albanesi a partire dagli anni Novanta
dello scorso secolo. I partecipanti, 30 italiani e 30
di origine albanese divisi
tra prima e seconda generazione, hanno un'età
compresa tra i 18 e 72
anni. Le interviste semistrutturate hanno permesso di indagare l'esperienza immigratoria, le caratteristiche attribuite alla
comunità di riferimento, il
senso di comunità con le
sue componenti e l'esperienza personale di scambi etno-culturali. Il materiale prodotto è stato analizzato attraverso il T-LAB,
un software costituito da
un insieme di strumenti
linguistici e statistici per
l'analisi del contenuto, il
quale permette di evidenziare pattern significativi
di parole, temi e variabili.
I risultati mostrano come
per la popolazione albanese la comunità venga intesa sia come la comunità
di origine che evoca ricordi dell'infanzia (prima generazione) che come la
comunità supportiva di
amici frequentati quotidianamente (seconda generazione). Per i cittadini di
prima generazione l'elemento centrale dei racconti è l'appartenenza al
paese di origine che alimenta un senso di comunità negativo, mentre per
quelli di seconda generazione la componente centrale è la necessità di appagamento (emotivo e
materiale) sullo sfondo di
un senso di comunità
indistinto.
Per la popolazione italiana
la comunità locale è centrale nella definizione del
senso di comunitaria. I
partecipanti intendono la
comunità come composta
da cittadini italiani e utilizzano stereotipi di entrambi i gruppi (immigrati e
nativi) per spiegare le
relazioni inter-etniche.
In conclusione si può affermare che i risultati indichino che il concetto di
comunità e il senso di
appartenenza a comunità
multiple varino tra i diversi
gruppi etno-culturali e che
inoltre, ogni gruppo si
differenzi al suo interno in
base all'esperienza delle
relazioni inter-culturali.
Questo studio sottolinea
quindi come indagare il
senso di comunità in chiave “multipla” faciliti la
comprensione dei processi di acculturazione che
possono essere rintracciati nello sviluppo di un attaccamento simultaneo a
diverse comunità di appartenenza. Infatti i risultati positivi del processo
di acculturazione possono
derivare dall'integrazione
simbolica delle molteplici
comunità presenti in ogni
cultura.
Report
convegni
Roberta Vizzari
Corso di Laurea in Psicologia di Scolastica e di Comunità, Università di Bologna
Pagina 9
Condividere
le esperienze
Condividere
le esperienze
Pagina 10
La consapevolezza della
presenza mafiosa al nord
è in crescita: indagini antimafia hanno smascherato
l‟insidia di attività economiche prodotto del riciclaggio di denaro procurato in maniera illecita; tali
coperture vengono talvolta favorite dalla connivenze con amministrazioni
appaltanti opere o servizi.
In un contesto socioculturale poco incline a
riconoscerne i segnali di
presenza, la criminalità
opera al nord in maniera
silente “è più facile conviverci ed è più difficile
combatterla” come afferma il prefetto di Brescia
Narcisa Brassesco Pace
durante il primo forum
interregionale del nord
Italia sul riutilizzo sociale
dei beni confiscati organizzato dall‟associazione
Libera il primo febbraio
presso la sede del Consiglio Regionale della Lombardia a Milano.
L‟evento è stato un importante momento di testimonianza e scambio sulle
esperienze avviate a partire dalla delibera della
legge n. 109/96, oggi
confluita nel Codice antimafia del 2011, riguardanti la confisca e il riutilizzo di beni che da patrimonio della criminalità,
sono oggi una risorsa per
la collettività, origine di
nuove narrative da divulgare e alimentare. Si contano 390 realtà associative e cooperative che si
occupano direttamente
della gestione di beni confiscati, fornendo vari esempi di supporto al welfare, all‟economia sociale
e alla coesione territoriale: ad esempio spazi di
socializzazione gestiti da
adolescenti attraverso la
peer education (Archè
Onlus); sedi dei GAS,
Gruppi d‟acquisto solidale, o uffici del Parco Agri-
colo a sud di Milano. Luoghi un tempo deputati a
traffici illeciti di droga o
riciclaggio sono oggi botteghe del commercio equosolidale (Garbagnate), o di
vendita dei prodotti agricoli coltivati in terre confiscate, come In Scia Stradda a Genova; la bottega
genovese ha descritto
inoltre l‟impegno verso il
territorio, connotato da
forti infiltrazioni mafiose,
nel fornire possibilità di
formazione e socializzazione a giovani del quartiere e a minori nella condizione di messa alla prova. Sono state illustrate
attività di accoglienza a
migranti, giovani e famiglie da parte di Cooperative come “il Mosaico” o
esperienze di privati cittadini, come Diego Mosca
che h a ra ccontato
l‟apertura di una casa
famiglia nella piccola realtà di Verbello (BG).
Roberto Montà, presidente nazionale di Avviso
Pubblico - Enti locali e
Regioni per la formazione
civile contro le mafie porta la questione della
finanziabilità dei progetti
per rendere concreti progetti di sviluppo economico; i beni confiscati hanno
necessità di essere sostenuti nella loro funzione di
simboli “in cui seminare
impegno, educazione,
speranza”. Le plurime
realtà hanno evidenziato
elementi di difficoltà che
sono stati discussi in particolare nel pomeriggio,
nei workshop incentrati
all‟individuazione di percorsi comuni e priorità
all‟avvio della campagna
“Miseria Ladra” di cui
Libera si fa promotrice. Le
diseguaglianze sociali e la
debolezza dello stato sociale rendono oggi le persone più vulnerabili
all‟infiltrazione mafiosa:
questo grave problema va
contrastato attraverso azioni pluri-livello che coinvolgano e responsabilizzino
attori sociali, economici ed
istituzionali. Prioritari oggi
sono la mappatura dei beni
confiscati, l‟informazione
della cittadinanza, la valutazione della produzione
sociale di cambiamento
delle attività avviate nei
beni confiscati, la formazione sulla normativa relativa
alla confisca. Tale normativa risulta essere ancora
debole in molti aspetti:
Davide Pati della presidenza di Libera ricorda la campagna “Io riattivo il lavoro”
che attraverso la raccolta
di 120000 firme ha portato alla discussione in Parlamento di una proposta di
legge che sostiene la necessità di introdurre strumenti di tutela dei lavoratori operanti nei beni confiscati, strumenti di intervento per scongiurare il fallimento delle attività già
nella fase di sequestro e
l'introduzione di un fondo
di rotazione derivante dalle
liquidità confiscate alle
mafie per favorire il processo di emersione alla legalità.
Il lavoro di rete e le alleanze tra soggetti istituzionali
e non, il coinvolgimento dal
basso, la rielaborazione di
storie e la costruzione di
nuovi scenari sono interventi e dimensioni imprescindibili per sviluppare
sistemi in cui coltivare un
senso di fiducia ed affidabilità, propulsore di benessere relazionale e che tuteli un‟etica della legalità e
della convivenza civile: la
psicologia di comunità può
contribuire nel leggere,
sviluppare e riproporre
attraverso la ricerca e
l‟intervento esperienze e
processi volti al contrasto
di sistemi oppressivi e violenti come quelli mafiosi.
Chiara Cifatte
Fare e Disfare il genere:
formativi e nella scuola
La giornata organizzata
dal CSGE Centro Studi sul
Genere e l‟Educazione
(CSGE) del Dipartimento
di Scienze dell‟Educazione
dell‟Università di Bologna
ha avuto l‟obiettivo di riunire professionalità diverse che operano per “fare
e disfare il genere” a
scuola. Che c‟entra il genere con l‟educazione e
con la scuola? Occuparsi
di “questioni di genere” a
scuola, in un paese come
l‟Italia, si può o si deve? E
come, con quali finalità,
con quali strumenti didattici?
Dalla
scuola
dell‟infanzia alle scuole
superiori, che cosa viene
messo in campo da chi ci
lavora e quali risultati
sono stati ottenuti finora?
La giornata ha provato a
rispondere a queste domande attraverso le riflessioni di Angela Martini
(Ricercatrice, esperta di
valutazione e differenze di
genere), Barbara Mapelli
(Docente di Pedagogie
delle differenze di genere,
Università Bicocca, Milano) e di Alessandra Ghimenti (video maker, autrice del documentario “Ma
il cielo è sempre più blu”)
e i contributi di insegnanti,
operatori e operatrici che
tematizzano il genere nella loro azione educativa
quotidiana, un po‟ in tutta
Italia, occupandosi in modo intenzionale ed esplicito di affettività, relazioni
tra pari, violenza di gene-
re, omofobia, stereotipi, sessismo, e
molto altro ancora.
Oltre 250 i partecipanti (donne per
oltre il 90%), proveniente da 16 regioni
italiane, distribuiti
nei workshops del
pomeriggio, ciascuno dedicato a un
ordine di scuola
(nido/infanzia; primaria; secondaria di
primo grado; secondaria di secondo
grado).
Nei workshop sono
state presentate le buone
prassi, ovvero le esperienze “pionieristiche” sulla
educazione di genere a
scuola, in grado di fornire
spunti interessanti di riflessione ad altri docenti.
Tali esperienze, infatti,
nella loro ricchezza e varietà possono contribuire
a mettere a sistema un
corpus di potenzialità e
piste a disposizione già
individuate e sperimentate da singoli insegnanti o
da piccoli gruppi, uscendo
dal ristretto dibattito interno a un plesso scolastico.
Molto affollato il workshop
dedicato alla Scuola Secondaria di II grado. Il
dibattito si è sviluppato
partendo dalle riflessioni
della
Associazione
“Progetto Alice”, sulle
difficoltà di unire teorie e
pratiche educative nel
lavoro sul genere. Un punto di riferimento che raccorda la concettualizzazione teorica sul genere e la
pratica educativa resta
quello della pedagogia
della differenza che tuttavia risale agli anni ‟80.
Come andare oltre? Quali
interpretazioni delle differenze di genere possono
risultare più adeguate per
la formazione dei ragazzi
e delle ragazze di oggi?
Quanto e come le personali modalità di interpretare il genere orientano
l‟intenzionalità educativa?
Il punto di forza del
workshop è stato mostra-
percorsi
re le innumerevoli possibilità a disposizione per
lavorare sul genere con
ragazzi e ragazze, utilizzando una vasta gamma
di approcci disciplinari e
di linguaggi, nonché un
ventaglio di proposte didattiche. Le esperienze
narrate dai/lle docenti
hanno mostrato ragazze
e ragazzi sempre disponibili ad accogliere nuovi
punti di vista e a mettersi
in gioco. Più difficile è
sembrata l‟opera di
“smontare” gli stereotipi
nelle persone adulte, ad
esempio negli e nelle insegnanti e nelle famiglie. Il
cambiamento nelle rappresentazioni di genere,
per le giovani generazioni,
almeno nelle esperienze
illustrate nel workshop,
sembra andare nella auspicata direzione di apertura di possibilità: laddove
sostenuti e stimolati da
docenti competenti sul
tema, le giovani generazioni mostrano di sapersi
muovere con maggiore
flessibilità e capacità interpretativa rispetto alle
generazioni precedenti.
Sarebbe forse opportuno
spostare una parte del
focus degli interventi sulle
questioni di genere verso
uomini e donne adulti?
Anno XVI, Numero 29
Condividere
le esperienze
Chiara Del Barna
Laboratorio di Psicologia
di Comunità, Università di
Bologna
Pagina 11
Una rete di psicologi per lavorare nei
condomini
Interventi
Focus:
Spin off universitario
Condividere
le esperienze
Pagina 12
Nel panorama delle nuove
professioni sociali potrebbe farsi strada un nuovo
profilo di grande utilità,
specialmente nell‟attuale
fase di crisi: lo psicologo
di condominio. Una figura
nuova sotto diversi aspetti: per il contesto del suo
lavoro, per le cose di cui si
occupa, per le modalità
del suo intervento.
L‟idea nasce dalla constatazione che c‟è un crescente e diffuso bisogno
di supporto psicologico.
Occorre perciò trovare un
modo di far incontrare il
bisogno di supporto psicologico con i professionisti che hanno le competenze per soddisfarlo.
Portare gli psicologi ad
operare dove vivono le
persone, il condominio o il
caseggiato è l‟obiettivo
che ci proponiamo.
Nel condominio è prevista
la presenza di chi si occupa
d eg li
immobili,
dell‟amministrazione degli
spazi comuni, della applicazione dei regolamenti.
Ma non è prevista le presenza di qualcuno che si
occupi degli aspetti psicologici, delle persone e
delle loro relazioni. Su
questo aspetto si suppone
che le persone siano in
grado di cercarsi autonomamente l‟aiuto di cui
hanno bisogno. Ma non è
così. Il condominio è una
metafora della comunità
di oggi: persone che vivono (a volte costrette) nella
prossimità fisica, ma che
non hanno o non vorrebbero avere niente da condividere. Fatte le dovute
differenze, nei condomini
si manifesta un disagio
relazionale diffuso che
coinvolge un po‟ tutti, ma
che si manifesta soprattutto nelle relazioni intergenerazionali, nelle relazioni interculturali o nelle
relazioni che sommano
questi due aspetti: giovani
figli di immigrati e anziani.
Ovviamente ciò che appare più evidente sono i
conflitti di vicinato. Ma
non c‟è solo questo. Gli
amministratori condominiali raccontano di “casi
problematici”, di persone
abbandonate a loro stesse, prive di sostegno, di
persone che sono diventate un problema per il condominio.
La partecipazione ai momenti comuni, sempre
scarsa, anche quando c‟è,
è difensiva. Le riunioni
condominiali vengono
ricordate da tutti come
momenti in cui le diversità
producono insofferenza e
scontro, piuttosto che
occasioni per prendersi
cura del bene comune.
Ma in tutti i condomini ci
sono anche risorse. Lo
di prossimità che agisce
sul confine fra diversi territori disciplinari: il sociale,
lo psicologico, il culturale,
il politico, l‟economico,
l‟organizzativo, il giuridico,
ecc. Opera in contesti e
setting non convenzionali
per intercettare i bisogni
psicologici attraverso
un‟azione basata sulla
vicinanza. Si occupa delle
persone, delle condizioni
nelle quali queste vivono
e della comunità condominiale. Il suo specifico non
è la patologia. Quando la
incontra, però, sa riconoscerla e può occuparsene,
senza presa in carico e
senza avere la responsabilità della diagnosi clinica.
Fare il lavoro di psicologo
di condominio da soli è
difficile e rischioso. Mancano i riferimenti certi dei
setting tradizionali, non è
chiaro in partenza chi è il
committente, in cosa consiste il servizio, dove si
svolge e chi lo paga. Per
questo è si è pensato
all‟attivazione di una rete
degli psicologi che operano nei contesti condominiali.
psicologo di cui stiamo
parlando opera nel condominio, incontra le persone
ed interagisce con loro nel
luogo dove queste vivono
ed è una risorsa “per tutti”. Lo psicologo di condominio non è un animatore,
anche se sa utilizzare
alcuni strumenti di animazione sociale. Non va confuso con la figura del mediatore sociale e, a maggior ragione, con il mediatore dei conflitti, anche se
può fare mediazione. E
non è neanche uno psicologo o uno psicoterapeuta
a domicilio. Innanzitutto
occorre dire che è una
figura da costruire, nel
quadro di una ricerca di
nuovi ambiti applicativi
della psicologia e, in particolare, della psicologia di
comunità. É un operatore
La rete si propone di
− aggregare psicologi
che sono interessati ad
operare nei contesti abitativi;
− favorire lo scambio di
esperienze e di supporto
reciproco;
− dare visibilità e valorizzare il lavoro e le buone
pratiche;
− permettere agli amministratori condominiali e
alle istituzioni di identificare facilmente interlocutori
su cui contare per affrontare specifici problemi;
− fare un‟azione di sorveglianza sull‟attività dei
singoli professionisti.
Elvio Raffaello Martini
martini@ma rtiniassoc i
ati.it – 3486006703
Roma: nasce il Laboratorio di Psicologia
di comunità on line
È nato a Roma nel Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica della Sapienza, dall‟esperienza
della cattedra della
prof.ssa Donata Francescato e dei suoi collaboratori il Laboratorio di psicologia di comunità online
per lo studio delle comunità territoriali, delle comunità di apprendimento
virtuali e dei social networks. Il laboratorio non
ha una sede fisica, in
quanto attua interventi di
ricerca-intervento partecipata, di sviluppo di comunità, di analisi organizzativa multidimensionale partecipata, di educazione
socio affettiva e formazione empowering, che si
esplicano nei contesti
territoriali, e di formazione
online, che vien svolta
tramite piattaforme virtuali (Moodle, Yahoo groups,
Facebook groups etc.), in
questi anni circa 1600
studenti hanno partecipato a seminari faccia a
faccia o online sulle metodologie della psicologia di
comunità: profili di comunità, analisi organizzativa
multidimensionale, educazione socio affettiva; imparando a fare interviste,
condurre focus group, fare
analisi di comunità in vari
territori, condurre AOM. Il
responsabile del laboratorio è la prof.ssa Donata
Francescato, i membri la
prof.ssa Manuela Tomai, il
prof. Franco Lucchese, la
dott.ssa Maura Benedetti
e la dott.ssa Veronica
Rosa. All‟interno del laboratorio viene inoltre promossa, in continuità con
l‟esperienza radicata
all‟interno del gruppo di
lavoro guidato dalla
prof.ssa Francescato,
l‟attività di ricerca, progettazione, attuazione e valutazione di progetti sponsorizzati dall‟Unione Europea, dal Ministero degli Interni, Ministero delle Pari
Opportunità, Ministero di
Grazia e Giustizia, e da
altri Enti Istituzionali,
come quelli svolti per favorire l‟inserimento lavorativo di giovani a rischio
di esclusione sociale, di
immigrati, di giovani dropout e persone con handicap (Equal, Horizon, Startup, Youthstart, Leader).
Per ciò che riguarda
l‟ambito della ricerca al
momento stiamo studiando gli effetti della appartenenza a diversi social networks come Facebook,
Twitter, You Tube e Linkedin sull’empowerment
degli iscritti, sui rapporti di
coppia e tra generazioni,
su capitale sociale bonding e bridging, partecipazione politica online e
offline, salute e benessere, e problematiche di
privacy, tenendo in considerazione differenze di
genere e di età.
Stiamo effettuando ricerche su triadi composte da
un anziano, un collaboratore familiare (badanti) e
un familiare indagando
quanto incidano sul benessere dell‟anziano e sul
suo empowerment le caratteristiche di personalità
dei membri della triade e
quanto la qualità delle
relazioni tra i membri, per
poter progettare interventi
mirati di promozione del
benessere degli anziani.
Sempre in questo ambito
stiamo indagando con
triadi composte da nonni,
genitori e nipoti, quali
caratteristiche di personalità e quali esperienze
intergenerazionali contribuiscano a creare un
buon rapporto tra nonni e
nipoti, sempre per progettare interventi che migliorino la qualità della vita in
contesti familiari in cui
sono presenti anziani ( età
75-85anni) e grandi anziani (over 85).
Stiamo inoltre completando una ricerca sulle differenze di genere nella partecipazione politica giovanile e sugli ostacoli che le
donne incontrano nel fare
politica attiva con militanti, e politici eletti a cariche
locali e nazionali. Altro
filone di ricerca in corso
riguarda l‟analisi delle
relazioni tra personalità,
indice di massa corporea
e immagine corporea in
preadolescenti e adolescenti per la creazione di
interventi promotori di
sviluppo di comportamenti protettivi della salute
che tengano in particolar
conto il ruolo dei contesti
di appartenenza tra pari,
come la scuola.
Ulteriori linee di ricerca
future riguarderanno
l‟apprendimento collaborativo per l'inclusione sociale delle persone con
disabilità; in particolare la
sperimentazione di tecnologie assistite per le persone con disabilità visive,
modelli di e-health ed elearning. Sistema di base
Web per l'analisi dei dati.
Attualmente stiamo collaborando con il Dipartimento di Medicina del Lavoro
dell‟INAIL alla Ricerca “I
la v ora to ri
i mm ig ra t i
nell‟assistenza familiare”,
inserita nel contesto del
Progetto “Criticità in tema
di infortuni sul lavoro e
rischi emergenti” finalizzato ad approfondire il fenomeno infortunistico in
differenti settori, rischi e
tipologie di lavoratori. Il
Progetto è parte di un
Programma Strategico
finanziato dal Ministero
della Salute. L‟augurio è
che questo laboratorio
possa rappresentare uno
spazio di lavoro stimolante per la crescita della
Psicologia di comunità nei
suoi aspetti di ricerca teorica, metodologica e come
luogo di promozione di
prassi operative fortemente empowering.
Anno XVI, Numero 29
Condividere
le esperienze
Maura Benedetti
http://dipdinamica.psi.uni
roma1.it/laboratorio-dipsicologia-di-comunit
email:
[email protected]
Pagina 13
Electronic Town Meeting a Palermo
Riflessioni di metodo e sugli esiti
Appuntamenti
Incontri
Iniziative
Scambi culturali
Intervento
Pagina 14
All‟inizio del 2012 Palermo ha per la prima volta
ospitato un electronic
Town Meeting (eTM), cioè
un particolare format di
assemblea cittadina grazie alla quale è possibile
contemperare la dimensione delle discussioni in
piccolo gruppo con la presenza di un gran numero
di partecipanti (http://
etmpalermo.wordpress.
com/cosa-e-lelectronictown-meeting/).
L‟alta partecipazione e
l‟attenzione suscitata da
quel primo evento, realizzato nell‟ambito del progetto europeo PARTERRE
(www.parterre-project.
eu/), ha spinto il Comune
a promuovere un percorso
partecipativo istituzionale
interamente basato sullo
strumento dell‟eTM. Dei
cinque eventi partecipativi
previsti (dedicati ai temi:
pedonalizzazione, riqualificazione della costa, decentramento, raccolta
differenziata, piano regolatore), due sono ancora
da svolgersi nel momento
in cui scriviamo, dunque
le riflessioni che seguono
rappresentano un contributo non definitivo
sull‟impatto potenziale di
questa specifica modalità
di partecipazione dei cittadini alle questioni relative
all‟amministrazione della
propria città.
Rispetto al modello più
volte testato dalla Toscana, l‟esperienza palermitana articola e approfondisce alcuni aspetti metodolog ic i
tra i
qua li
l‟attenzione alla dimensione dell'animazione e ricerca territoriale e il coinvolgimento del Comune nei
suoi gangli sia tecnicoamministrativi sia politici.
L‟eTM come dispositivo di
ricerca e animazione territoriale
A Palermo, la preparazione di ciascun eTM non si
limita alla organizzazione
della giornata in cui
l‟incontro ha luogo, ma
prevede un fitto calenda-
rio di incontri preliminari,
passeggiate di quartiere,
interviste individuali e di
gruppo, accompagnati da
un blog dedicato e pagine
sui principali social
network. L‟individuazione
dei soggetti da coinvolgere procede in parallelo su
due piani: su un piano gli
interlocutori privilegiati
sono rappresentanti istituzionali (assessori e dirigenti pubblici e privati)
direttamente impegnati in
settori chiave per i temi
affrontati di volta in volta
dagli eTM. Su un secondo
piano, l‟azione si rivolge a
individui e gruppi della
società civile già interessati e impegnati sugli
stessi temi. Grazie a questo primo nucleo di soggetti è possibile entrare in
contatto con altre realtà e
trano in gran parte in una
tipologia che possiamo
definire di „cittadino
interessato‟ al tema ma
impegnato in forme di partecipazione generica e
poco organizzata. Meno
presenti invece sono i cittadini impegnati in una partecipazione più attiva e
strutturata sul tema in oggetto, a prescindere dalla
presenza o no di un percorso partecipativo istituzionale. Sono quelli che H. P.
Bang definisce “expert
citizens” [2005], attori
esperti decisi a mettere a
frutto le proprie competenze al fine di avviare e sostenere processi di policy a
livello cittadino. Tale dato
risulta controintuitivo se
confrontato col fervore
partecipativo che caratterizza la città di Palermo
fasce di popolazione, meno facilmente raggiungibili, seguendo una dinamica
di contatto che potremmo
definire “a cerchi concentrici”. Le attività di ricerca
e outreach coinvolgono
così associazioni e cooperative, scuole, forze
dell‟ordine, consiglieri di
circoscrizione e rappresentanti dell‟amministrazione comunale, esponenti di movimenti cittadini,
parroci, casalinghe, commercianti e artigiani.
Le attività di preparazione
- della durata di circa due
mesi per ogni eTM - consentono di raggiungere e
incontrare fisicamente
circa 300 persone dei
quali alla fine circa un
centinaio daranno conferma di partecipazione alla
giornata. Quest‟ultimi rien-
negli ultimi anni e che ha
visto la fioritura di diversi
gruppi di cittadini esperti
impegnati su temi specifici
(Comitato Bene Collettivo,
Gruppo del Piano Sociale,
Rete Mic, etc). Ciò solo in
apparenza, in quanto le
caratteristiche riscontrate
nei partecipanti dei primi
eTM promossi dal Comune
di Palermo non si discostano di molto da quelle osservate in esperienze di
eTM realizzate in altre regioni italiane, nonostante
le diversità nel numero di
soggetti coinvolti e nelle
modalità di reclutamento.
L‟eTM come dispositivo di
innovazione nella Pubblica
Amministrazione
L‟esperienza palermitana
si distingue anche per una
particolare attenzione al
ruolo degli eventi parteci-
pativi nell'ambito dei processi di innovazione all'interno della pubblica amministrazione locale. In
questo ambito, il processo
di realizzazione degli eTM
coinvolge una rappresentanza di funzionari del
Comune di Palermo attraverso un percorso di formazione on the job che si
snoda lungo l'intero percorso e per tutte le fasi
degli eTM, nonché una
sistematica comunicazione
n on s olo
c on
l‟assessorato al decentramento e alla partecipazione, ma con l‟intera Giunta,
Sindaco incluso.
L‟azione di coinvolgimento
del personale e dell‟amministrazione comunale della città risponde a una
esigenza di “sostenibilità”
dell‟intero processo partecipativo e dei suoi eventuali sviluppi successivi.
Intendiamo qui la questione della sostenibilità da
almeno due punti di vista.
In primo luogo, tale azione
prende le mosse dalla
esigenza di avviare percorsi di coinvolgimento
non episodico dei cittadini
nel dibattito sulle scelte
politiche e strategiche pur
in una prospettiva di contenimento e accountability
della spesa pubblica. Da
questo punto di vista
l‟integrazione dei funzionari comunali nel vivo del
processo organizzativo
degli eTM, con il conseguente trasferimento di
competenze dai soggetti
privati erogatori del servizio al soggetto pubblico
committente, rappresenta
uno dei passaggi fondamentali nella evoluzione
dalla dimensione di evento pilota concepito nella
cornice di una progettazio-
ne europea. A partire
dall‟esperienza di mobilitazione locale dal basso
che aveva dato vita
all‟eTM svoltosi della II
circoscrizione di Palermo,
il Town Meeting puà avviarsi a diventare dunque
pratica partecipativa fatta
propria e „messa a
regime‟ dall‟Amministrazione che si dota delle
competenze e degli strumenti per promuovere la
partecipazione riducendo
al minimo la necessità di
ricorrere a know-how e
professionalità esterne.
Oltre alle questioni finanziarie, il tema della sostenibilità dei percorsi partecipativi si declina in chiave organizzativa e politica.
Dal punto vista organizzativo, il lavoro a stretto
contatto con i funzionari
per la messa a punto e la
condivisione degli strumenti di intervento nonché la partecipazione dei
funzionari
stessi
nella
realizzazione
del percorso
(con un sistema di rotazione dei compiti
e delle responsabilità)
costituisce un
dispositivo di
in n ov a z i on e
(sociale) della
Pubblica Amministrazione
in cui questa è coinvolta
nella sostanza del percorso e non solo sul piano
burocratico.
Il contatto sistematico con
la Giunta, le interviste e le
riunioni periodiche con gli
attori istituzionali in vista
di ogni Town meeting sono tutti dispositivi pensati
per garantire la sostenibilità, non finanziaria ma
organizzativa e politica,
del percorso. Questi permettono anche la prefigurazione degli esiti di ogni
Town Meeting, offrendo
agli attori coinvolti
un‟ulteriore spazio di elaborazione politica e riducendo il rischio di scollamento tra le dinamiche
della partecipazione e
quelle del governo reale
della città.
Conclusioni
Le caratteristiche dei partecipanti ai tre eTM già
realizzati dal Comune di
Palermo, nonché lo stile di
partecipazione dell‟Amministrazione al percorso
permettono di svolgere
alcune considerazioni sui
primi esiti prodotti dagli
eTM.
La preponderanza di cittadini interessati ma non
necessariamente coinvolti
in forme di partecipazione
altamente strutturate
sembra indicare la particolare efficacia delle attività di ricerca e animazione territoriale nell‟offrire
spazi originali di scambio
e approfondimento a soggetti interessati agli stessi
temi. L‟importanza del
confronto e della dimensione relazionale sembra
essere confermata anche
dalle valutazioni che seguono ogni eTM e che
indicano nella discussione
ai tavoli l‟aspetto più apprezzato della giornata.
Da questo punto di vista il
lavoro di animazione territoriale prima e i tavoli del
Town meeting dopo, rappresentano una sorta di
“dispositivo di manutenzione” degli spazi di confronto della comunità che
può contribuire alla qualificazione del dibattito
pubblico, e dunque apprezzabile in sé, indipendentemente dalle aspettative di incidere effettivamente su determinate
scelte di governo della
città. Parallelamente,
l‟impegno dei funzionari
nella realizzazione dei
Town Meeting, insieme al
coinvolgimento e alla presenza nelle fasi cruciali
del percorso del Sindaco e
degli assessori della città
sembrano delineare una
traiettoria di potenziale
innovazione della Pubblica Amministrazione locale
in cui la dimensione partecipativa non resta confinata al suo contenuto burocratico-politico ma è assunta come elemento di
sviluppo organizzativo.
Maurizio Giambalvo e
Luisa Tuttolomondo
Anno XVI, Numero 29
Intervento
Pagina 15
Titolo notiziario
ECPA Award for Theory and Methods
in Community Psychology
Naples, the 6th of November 2013
The European Association of
Community Psychology appreciates
the commitment of Donata Francescato for advancing Community
Psychology, both in Italy and, more
broadly, all over Europe.
Her research and training, together
with her wide diffusion of this discipline render her contribution unique
in the development of specific intervention and research methods involving community profiles and organizational analysis.
La ricerca "giovane"
si racconta
Premiazione di
Donata
Francescato
Napoli, 6 novembre 2014
A Donata Francescato il Premio ECPA per Teorie e
Metodi in Psicologia di Comunità
L‟associazione europea di psicologia di comunità
apprezza il ruolo svolto da Donata Francescato
nell‟ affrontare con impegno e attenzione i temi
della società contemporanea, dell‟interazione scolastica e lavorativa e dell‟organizzazione della vita
sociale e delle famiglie nella prospettiva della psicologia di comunità; riconosce l‟impegno profuso
nella diffusione della disciplina a livello accademico
e nel contributo al suo sviluppo e arricchimento in
Italia e piu generalmente in Europa. A lei il merito di
avere promosso la disciplina a partire dalla pubblicazione del primo volume in Psicologia di comunità
del 1977, e dalla fondazione della prima rete di psicologia di comunità europea nel
1994. Oltre che nella ricerca, nella formazione e nell'ampia divulgazione della materia la sua peculiarità si è espressa in particolare nell'aver sviluppato specifiche metodologie d‟intervento e di ricerca relative ai profili di comunità e all‟analisi organizza-
AUGURI A DONATA DA...
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Pagina 16
Anno XVI, Numero 29
Auguri a
Donata
Francescato
E naturalmente da tutti noi!!!
Pagina 17
Giovani, alcol e divertimento notturno:
il caso dei nightlife districts
Giovanni Aresi
Profilo professionale
Appuntamenti
Incontri
Iniziative
Scambi culturali
La ricerca
“giovane” si
racconta:
i dottorandi
Pagina 18
Pagina 18
Giovanni Aresi ha recentemente conseguito il dottorato di ricerca in Psicologia presso l‟Università Cattolica del Sacro Cuore di
Milano con una tesi dal
titolo “Giovani, alcol e
divertimento notturno.
Dallo studio del fenomeno
ad una ricerca-intervento
in un quartiere ad alta
concentrazione di locali”.
La tutor della tesi è la
prof.ssa Elena Marta,
mentre il prof. David Chavis (University of Maryland
Baltimore County) ha supervisionato lo svolgimento del terzo studio, una
ricerca intervento in un
quartiere nightlife milanese. Nel 2013 ha trascorso
un periodo di studio come
PhD visiting student presso la University of Maryland Baltimore County.
Da diversi anni lavora
presso una organizzazione
no profit milanese (http://
www.alainrete.org/) come
responsabile scientifico,
project manager e valutatore in diversi progetti di
prevenzione e di promozione dell‟inclusione sociale (es. delle persone
che si prostituiscono).
Come ricercatore e come
responsabile di progetti di
intervento si occupa del
tema della prevenzione
dei rischi legati all‟abuso
di alcol e sostanze psicoattive da parte dei giovani
adulti, specialmente nei
luoghi del divertimento
notturno, quali pub, discoteche, concerti. Negli ultimi anni si è occupato, in
modo particolare, dello
studio e dell‟intervento
nei quartieri del divertimento notturno.
Nel suo lavoro si rifà
all‟approccio della psicologia di comunità e della
ricerca intervento con un
particolare interesse verso l‟integrazione della
ricerca qualitativa e quantitativa nei Mixed Methods. È organizzatore di
un simposio, sull‟utilizzo
dei Mixed Methods in
Psicologia di Comunità al
primo convegno organizzato dalla Mixed Methods
International Research
Association che si terrà a
Boston nel Giugno 2014.
Progetto di ricerca
La tesi di dottorato tratta
del tema del consumo e
dell‟abuso di alcol da parte dei giovani adulti nei
contesti del divertimento
notturno, mostrando
l‟efficacia dell‟utilizzo dei
metodi partecipati nello
studio del fenomeno nelle
aree ad alta concentrazione di locali notturni. Il
tema della convivenza tra
la vita dei residenti e le
esigenze dei giovani che
frequentano i nightlife
districts è, nel nostro Paese, ma anche in molte
altre realtà europee, oggetto di preoccupazione
per diversi attori del territorio (in particolare le amministrazioni locali) e di
un crescente interesse da
parte della ricerca
(Hadfield et al., 2009).
Il lavoro si apre con uno
studio Grounded Theory
che offre un modello processuale di comprensione
delle dinamiche del bere
dei giovani nei diversi
contesti del divertimento
notturno, tenendo conto
delle specifiche culturali
del nostro Paese. Prosegue poi con uno studio di
analisi del contesto della
città di Milano in merito ai
rischi alcol-correlati, che
ha indicato la priorità, a
livello locale, negli inter-
venti relativi all'insieme di
rischi e conseguenze che
si concretizzano nelle
aree urbane che presentano elevate concentrazioni
di locali notturni, i nightlife
districts.
Il lavoro si chiude con la
presentazione di una Ricognizione Sociale mixedmethods in uno di questi
quartieri, il Ticinese.
L‟integrazione dei molteplici
dati
raccolti
(interviste a stakeholders
e residenti, un‟indagine
quantitativa sui residenti
e uno studio etnografico
sui giovani che frequentano il quartiere la notte) è
stata parte del processo
partecipato in cui i membri della comunità sono
stati coinvolti ed ha consentito di conoscere in
modo approfondito la
realtà presa in esame e
offrire indicazioni di intervento per la riduzione dei
rischi alcol-correlati per i
giovani e delle conseguenze sulla qualità della vita
degli abitanti che risentono degli effetti di una così
elevata concentrazione di
locali notturni. La ricerca
intervento ha mobilitato
gli attori del territorio e
rappresenta una fase
preliminare all‟attuazione
di potenziale CommunityBased Participatory Research che abbia l’obiettivo
di pianificare ed implementare interventi di promozione della salute rivolti ai giovani e della qualità
della vita dei residenti.
Hadfield, P., Lister, S., &
Traynor, P. (2009). “This
town”s a different town
today‟: Policing and regulating the night-time economy. Criminology and
Criminal Justice, 9(4), 465
-485.
doi:10.1177/17488958
09343409
Giovanni Aresi
Università Cattolica del
Sacro Cuore – Milano
Anno XVI, Numero 29
From September 3rd to 6th, 2014, in Fortaleza – Ceará
The 5th International Conference of Community Psychology has as its main
purpose the analysis of the Community Psychology in the current world from
its challenges, limits and practices. It also claims to create spaces for questioning and reflection about the paths of Community Psychology in the recent
years, knowing that the global, social, economic, environmental and politics
transformations have deeply affected their theorizing and praxis.
Confirmed Guests
Alipio Sánchez Vidal (España) – Universidad de Barcelona
Bader Burihan Sawaia (Brasil) – Pontifícia Universidade Católica de São
Paulo
Cezar Wagner Lima (Brasil) – Universidade Federal do Ceará
Enrique Teófilo Saforcada (Argentina) – Universidad de Avellaneda
Esther Wiesenfeld (Venezuela) – Universidad Central de Venezuela
Fabricio Balcazar (USA) – University of Illinois at Chicago.
Jaime Alfaro Inzuza (Chile) – Universidad del Desarrollo
Jorge Castellá Sarriera (Brasil) – Universidade Federal do Rio Grande do Sul
José Ornelas (Portugal) – Instituto Superior de Psicología Aplicada
Maria Angela Yunes (Brasil) – Centro Universitário La Salle e Universidade
Federal do Rio Grande/FURG
Maria Inés Winkler Müller (Chile) – Pontificia Universidad Católica de Chile
Maritza Montero (Venezuela) – Universidad Central de Venezuela
Raquel Guzzo (Brasil) – Pontifícia Universidade Católica de Campinas
Ricardo Garcia-Mira (Espanha) – Universidad A Coruña
Serdar Degirmencioglu (Turquía) – Cumhuriyet University
Sheila Gonçalves Câmara (Brasil) – Universidade Federal de Ciências da
Saúde de Porto Alegre
Veronica Morais Ximenes (Brasil) – Universidade Federal do Ceará
Appuntamenti
Incontri
Iniziative
Scambi culturali
Pre-Conference Activities / September 3rd, 2014.
Meetings with the city – guided local visits to the social projects and social
movements from Fortaleza.
Multilateral meetings/ gatherings of associations – spaces reserved for meetings and groups, it must be requested prior to the organizing committee
of the 5th CIPC.
Mini-Courses/Workshops – They are training spaces, theoretical and/or
practical, lasting 4 hours, proposed by professors and professionals
(graduated) with knowledge related to the themes.
http://www.5cipc2014.org/
Pagina 19
7th European conference on positive psychology Amsterdam (Olanda), 2-4 luglio 2014
What are fundamental aspects of human flourishing? How can these aspects
be used in interventions at the workplace, at schools and in communities?
And how can policies be shaped for a flourishing society? These and many
more topics will be addressed at the 7th European conference on positive
psychology.
Appuntamenti
Incontri
Innovative Themes: • How positive design and positive technology may
increase the well-being of individuals, institutions and communities. • Positive aging: The sharp rise in the ageing population raises several questions
about increasing costs in health care and sustainability of the workforce. How
can we keep our elderly mentally fit and resilient to address these societal
problems? • A world that is developing and sustainable: The recent economic crisis is a major burden for society and individuals in terms of financial,
mental and social consequences. Does positive psychology hold answers to
deal with these problems in order to create a sustainable and peaceful world
where everyone is able to thrive?
Iniziative
Scambi culturali
Keynote Speakers
Barbara Fredrikson
Love and health
Appuntamenti
Incontri
Iniziative
Scambi culturali
Jan Walburg
The promise of positive psychology for society
John Helliwell
World happiness Report
Ernst Bohlmeijer
Flourishing: so what? The antecedents and consequences of flourishing
Hans Henrik Knoop
State-of-the art in positive education
Dora Gudmundsdottir & Nic Marks
Economic crisis, wellbeing & sustainability
Robbert Vallerand
Positive psychology: passion & motivational processes
Carmelo Vázquez
Clinical Psychology and Positive Psychology: Opening translational
dialogues
Alistair Fraser
People, Performance & Purpose. An integral approach
Mihaly Csikszentmihalyi
Future of Positive Psychology
Contact
Jan Walburg, Phd, CEO Trimbos-institute, Chair of the ECPP 2014
[email protected] 0031302971102 Neeltje Vogels, Msc, researcher Trimbos-institute [email protected] 0031302959305
Pagina 20
28th Conference of the European Health
Psychology Society
Anno XVI, Numero 29
26-30th August 2014 Innsbruck, Austria
http://www.ehps2014.com/
The 28th Conference of the European Health Psychology Society will be hosted from 26-30th August 2014 in Innsbruck, Austria. The conference theme
is “Beyond prevention and intervention: increasing well-being“.
Registration is available throughout the conference opening hours, beginning
on August 26th, 8am.
Keynote Speakers
Ruut Veenhoven, Erasmus University Rotterdam, NL
Evidence based pursuit of happiness
Suzanne Skevington, University of Manchester, UK
What is Quality of Life and Wellbeing? Can we really measure these concepts
and what does it mean?
Karen Rook, University of California, USA
Social Relationships and
Management of Chronic Illness
the
Day-to-Day
Adrian H. Taylor, Plymouth University, UK
Physical activity, smoking cessation and snacking:
New approaches to changing multiple health behaviours
Appuntamenti
Incontri
Iniziative
Scambi culturali
Tracks
The following 19 tracks have been proposed for
EHPS 2014.
• Well-being and Quality of Life
• eHealth
• Resilience
• Stress and Coping
• Social Support
• Social Cognition Models
• Health Behaviour Change Interventions
• Self-Regulation and Illness Perception
Interventions in Chronic Disease
• Aging
• Families and Children
Pagina 21
Pagina 21
Questo avvincente testo di
Gianvittorio Caprara approfondisce una varietà di
temi particolarmente pregnanti per noi psicologi di
comunità, che siamo impegnati ad aiutare, persone, gruppi e contesti organizzativi e comunitari a
raggiungere i cambiamenti desiderati. Caprara ci
conduce in un viaggio che
esplora le molteplici variabili che influenzano la
motivazione, dapprima
secondo approcci teorici
e studi empirici centrati su
istinti, emozioni, bisogni e
desideri,e sul rapporto tra
personalità e motivazione.
Documenta poi l‟importanza di una visione moderatamente positiva della
vita che permette di anticipare la riuscita di scopi
desiderati, e dunque di
decidere di perseguirli ,ma
anche della forza di volontà che trasforma il desiderare in riuscire. Decidere e
volere rappresentano infatti due momenti essenziali e distinti della dinamica motivazionale. Mentre
l‟intenzione concerne soprattutto i fattori che inducono ad assegnare la pre-
cedenza ad una tendenza
ad agire rispetto alle altre,
la volontà o volizione concerne i fattori che avviano
e sostengono l‟azione sino
al raggiungimento dei
propositi. Il libro Di Caprara è una miniera di idee e
spunti su come affrontare
i problemi che possono
avvenire nelle diverse fasi.
Per il formarsi di una intenzione sono cruciali
valutazioni di accessibilità
e utilità. Per la sua realizzazione occorre promuovere le capacità di autoregolazione. Nella fase decisionale occorre esaminare
quali informazioni utilizzare per stimare l‟accessibilità e il valore delle
mete che ci prefiggiamo,
ma anche i nostri stili attribuzionali e soprattutto il
nostro focus regolatorio
dominante. Nella fase
volizionale occorre predisporre e attuare le azioni
necessarie per il raggiungimento degli scopi, ma
anche incrementare le
nostre capacità di persistenza di fronte alle difficoltà e agli ostacoli imprevisti, e le nostre abilità nel
superare lo scoraggiamento e rafforzare l‟impegno
dopo eventuali fallimenti.
Caprara poi sottolinea
come è attraverso il confronto con gli altri , singole
persone, gruppi, modelli
mediatici, che noi arriviamo a provare affetti diversi come gelosia, invidia
vergogna, imbarazzo o
orgoglio e compiacimento.
Questi diversi affetti possono promuovere o ostacolare le nostre strategie
motivazionali. In genere le
persone insistono e migliorano nelle attività in
cui il confronto con altri è
gratificante e arricchente,
mentre desistono da quelle
nelle quali esso è sfavorevole o incongruente. Molto
utili anche le indicazioni
che Caprara offre su come
promuovere l‟efficacia personale e collettiva.
Anche se per quanto riguarda l‟efficacia collettiva
l‟approccio di Caprara mi
appare ancora troppo centrato su come l‟individuo
percepisca l‟efficacia collettiva dei contesti in cui è
membro. Infatti, Caprara
ammette che “risulta ancora accertare sino a qual
punto le convinzioni di efficacia collettiva dichiarate
dai singoli rispecchino: a) il
grado in cui l‟organizzazione o il gruppo sono effettivamente all‟altezza
delle situazioni affrontate…
e b) il grado in cui i membri
del gruppo sanno imparare
insieme dall‟esperienza
traendo da essa la convinzione di costituire un‟entità
collettiva efficace” (pag.
259). Alcune delle strategie di intervento degli psicologi di comunità a livello
gruppale, organizzativo e
comunitario mi sembra che
invece hanno già documentato come questa efficacia collettiva si possa
promuovere (Francescato e
Zani 2013) Forse una integrazione delle conoscenze
tra gli ambiti della psicologia social cognitiva e di
comunità potranno portare
a maggiore equità di pari
opportunità e trattamento
che possano diminuire
l‟attuale divaricazione tra
benessere collettivo e individuale.
P. Mastrilli, R. Nicosia, M.
Santinello, FrancoAngeli
Milano, 2013
Avevamo davvero bisogno
di un volume come questo. Dalla prima sperimentazione per mano di Caroline Wang a oggi, la letteratura sul photovoice si è
enormemente arricchita,
documentando come sia
possibile coniugare la
forza del linguaggio visuale, proprio della fotografia,
alla riflessione critica di
gruppi marginali, includendo così le loro voci nel
processo decisionale che
accompagna il cambiamento. Le esperienze di
photovoive, nazionali e
internazionali, narrate e
illustrate con fotogrammi
nel volume svelano il cuore
della metodologia che ricordiamo non solo essere
tesa a individuare areeproblema e mediante il
dialogo critico sviluppare
un'analisi condivisa della
realtà, ma finalizzata a
raggiungere amministratori, politici e cittadini stessi
G.V. Caprara
Il Mulino
Bologna, 2013
Schede
bibliografiche
Schede
bibliografiche
Pagina 22
Donata Francescato
per condurli "oltre il problema". Se come è ovvio
la manualistica ci insegna
a dare precedenza logica
alla teoria per poi esemplificarla con la pratica, trovo che si potrebbe cominciare a leggere il volume
anche da queste esperienze narrate che gli autori descrivono scrupolosamente per fare comprendere le reali potenzialità del metodo e dei risultati che si possono generare in termini di empowerment di comunità. Le
aree tematiche prese in
esame in queste esperienze vanno dalla vita degli
studenti universitari, all'uso di stupefacenti da par-
N. De Piccoli, a cura di,
Carocci
Roma, 2014
La riflessione psicosociale su “salute e malattia” è
un tema centrale sia nella
costruzione teorica su
questi temi da parte di
diverse discipline sia nella
implementazione di pratiche che vadano al di là
della riduzione o eliminazione di fattori nocivi.
Da questo stesso punto
prende avvio il testo curato da Norma De Piccoli
per trattare il tema della
salute, del benessere,
della qualità della vita e
della felicità nei paesi
cosiddetti sviluppati. Mai
come in relazione a temi
come questi, infatti, il
contesto emerge come
elemento costitutivo del
“sistema” e non mera
scena su cui si svolgono le
vicissitudini umane. Si
tratta inoltre di un elemento costitutivo complesso: basti pensare alla
sua dimensione economica. Se la recente crisi (che
te di giovani, al miglioramento della vita di un
quartiere sino alla percezione di differenze tra gay
e lesbiche di colore e
bianchi in sud Africa o
all'impatto della guerra in
Guatemala. Molti aspetti
del photovoice sono ancora da implementare, come
emerge da review di lavori
internazionali: la qualità
del processo di partecipazione e la durata del progetto; l'analisi e l'integrazione dei differenti dati
raccolti; la possibilità di
seguire e render conto nel
tempo dell'impatto generato; il passaggio dallo
scatto fotografico, quale
azione di denuncia, all'a-
zione sociale propriamente intesa. Questioni abbastanza familiari alla tradizione della ricerca partecipata i cui fondamenti teorici gli autori non mancano di approfondire con i
dovuti rimandi alla pedagogia dell'oppresso di
Freire e alla psicologia di
comunità.
La parte centrale del volume aiuta, invece, ad adottare una prassi che passo
dopo passo spiega come
debba evolvere il progetto
dalla concettualizzazione
del problema, passando
per la formazione del
gruppo di lavoro alla valutazione del processo.
Cinzia Novara
non è solo economica ma
che in questa sfera trova
la sua espressione più
evidente e drammatica)
ha messo in luce
l‟importanza di una variabile come il reddito in riferimento alle condizioni di
salute delle persone, è
bene ricordare che questa
relazione non è affatto
lineare né esaustiva. Dati
recenti sottolineano infatti
come, oltre una certa soglia, il reddito lasci il posto
ad altre variabili nel predire le condizioni di salute e
benessere. In quest‟ottica,
ad esempio, le diseguaglianze di salute – che si
esprimono anche in un
diverso accesso alle risorse ed alle strutture sociosanitarie – emergono immediatamente come un
tema “sociale”.
Il lettore troverà nel testo
una rassegna aggiornata
dei modelli teorici, spunti
di riflessione multidisciplinari e per applicazioni
operative (comprendendo
anche aspetti metodologici) a diversi livelli. In particolare, i primi tre capitoli
(di N. De Piccoli) che costituiscono la prima parte
del libro si propongono di
analizzare – in un‟ottica
psicosociale non scontata
– i concetti di salute e
malattia (primo capitolo);
di approfondire la prospettiva ecologico-sistemica
sulla salute (attraverso le
reti sociali, l‟integrazione,
i contesti e le diseguaglianze); di distinguere e
connettere i concetti di
felicità, benessere e qualità della vita.
La seconda parte del volume traduce i riferimenti
epistemologici precedentemente trattati in tre temi
specifici: il quarto capitolo
(di A.R. Favretto e F. Zaltron) confronta la rappresentazione di salute e
malattia di genitori e pediatri in relazione alle pratiche di accudimento di un
bambino piccolo; il quinto
capitolo (di C. Rollero)
sistematizza le conoscenze che declinano la salute
in un‟ottica di genere; il
sesto capitolo (di C.O.
Mosso ed E. Viola), infine,
considera i rischi e le opportunità per sviluppare
benessere nella popolazione anziana.
Trasversale al volume è
l‟attenzione al contesto in
cui sono collocate le riflessioni: ciò lo rende un testo
attuale e arricchente per
operatori e ricercatori che
abbiano come oggetto di
studio, di interesse e/o di
intervento “le risorse, individuali e sociali, che contribuiscono al superamento delle difficoltà e fungono da base per lo sviluppo
del benessere e della qualità della vita, sia per i
singoli sia per la collettività” (p. 19).
Anno XVI, Numero 29
Schede
bibliografiche
Angela Fedi
Pagina 23
C. Arcidiacono, I. Di Napoli,
a cura di,
Franco Angeli
Milano, 2014
Schede
bibliografiche
Schede
bibliografiche
Pagina 24
La violenza degli uomini
sulle donne, su scala
mondiale, risulta
una
delle cause principali di
morte nella fascia d‟età
compresa tra i 15 e 40
anni. In Italia, un omicidio
su tre avviene in ambito
familiare e tra il 200 e il
2008 ci sono stai 340
casi di uomini che hanno
ucciso la moglie, figli o
altri familiari poi si sono
suicidati. Questi sono alcuni dei dati presentati
nel libro di Arcidiacono e
Di Napoli che ha il grandissimo pregio di esplorare sopratutto la violenza
sommersa , cioè le forme
di violenza fisica e psicologica che vengono esercitate e che non sfociano necessariamente nei casi
limiti che attraggono
l‟attenzione della stampa
e del pubblico, ma che
sono molto più diffuse e
spesso invisibili. Adottando una prospettiva ecologica multidimensionale,
le autrici esplorano il tema della violenza a livello
culturale, comunitario,
individuale e relazionale,
esplorando i vissuti dei
molteplici attori coinvolti
nel fenomeno. Particolarmente originali le indagini
sui parroci che intervengono spesso in casi di violenza familiare ma senza
nessun aiuto da parte di
altre professionalità, e
quella sui medici che sembrano timorosi nell‟affrontare questa problematica.
Le interviste fatte ad operatori di consultori, ambu-
latori di base e pronto
soccorso rivelano situazioni contrastanti, dove solo
in centri con alti livelli di
professionalità ed impegno si riesca a costruire
percorsi di solidarietà che
accompagnano le vittime
della violenza verso una
risoluzione del problema.
Ancora più interessanti
sono le indagini che documentano come l‟invisibilità della violenza sulle
donne derivi spesso da
una condivisione di un
principio di asimmetria
nella relazione maschiofemmina, che appare già
nelle relazioni tra fidanzati, quando le ragazze accettano di essere controllate dai loro partner e
private della loro autonomia.
Asimmetria che si riscontra anche nelle dinamiche
relazionali di donne che si
sono rivolte al Centro per
le Famiglie di Napoli, dopo
esperienze di separazione
e divorzio. Dai casi descritti emerge anche la
difficoltà delle donne nel
confidarsi con i familiari,
anche dopo continui episodi abuso e la loro riluttanza a denunciare il coniuge abusante. Spesso
queste donne sembrano
prigioniere di una cultura
in cui la violenza coniugale non è considerata un
reato ma quasi una prassi
“normale” da tollerare e
sopportare per mantenere
unita la famiglia.
In altri capitoli vengono
esplorate le violenze contro la popolazione trans
gender che avvengono sia
in famiglia che in contesti
extrafamiliari , da cui emerge come nelle esperienze familiari delle persone transgender, si presenta l‟impossibilità di
sviluppare uno stile di
attaccamento sicuro.
Particolarmente importanti sono i contributi che
illustrano gli interventi
finalizzati al superamento
della violenza sulle donne
che prendono in trattamento anche gli uomini,
propongono interventi di
mediazione relazionale,
offrendo protezione, supporto e ridefinizione dei
processi decisionali della
vita familiare.
Pur affrontando il problema della violenza in una
prospettiva di genere,
l‟approccio proposto in
tutti contributi è altamente innovativo in quanto
mira alla costruzione di
percorsi di intervento precoce a difesa delle donne
ma anche di uscire
dall‟ottica semplicistica
della semplice demonizzazione del persecutore,
cercando di analizzare gli
effetti perversi della storica asimmetria tra uomo e
donna, aggravata in questi tempi di crisi sociale ed
economica, individuando
strategie e strumenti di
empowerment, nonché
opportunità di prevenzione e supporto per tutti gli
attori coinvolti.
Donata Francescato
Anno XVI, Numero 29
La rivista Community Psychology in Global Perspective. Interculture, well-being and
Social Change è un progetto editoriale che nasce dalla convergenza di esperienze
maturate in contesti culturali molti differenti tra loro e fa della diversità uno principi
fondanti della sua politica.
CPGP si propone di alimentare il dibattito scientifico internazionale e di diffondere la
teoria e la ricerca nell‟ambito delle scienze sociali, con particolare – ma non esclusivo – riferimento ai temi, ai modelli e ai metodi che caratterizzano la produzione della
psicologia di comunità.
Quattro le caratteristiche essenziali del progetto.
(1)
La focalizzazione sui temi più che sulla matrice disciplinare dei contributi.
Rientrano nell‟ambito d‟interesse della rivista (ma l‟elenco non è esaustivo)
contributi su: i metodi di ricerca di comunità, la ricerca-azione partecipata, la
prevenzione e il benessere, la valutazione degli interventi di comunità, lo sviluppo di comunità, l‟empowerment e le dinamiche di potere, la cittadinanza
attiva e l‟azione collettiva, le minoranze e l‟inclusione sociale, il genere,
l‟immigrazione e le relazioni interculturali, la giustizia sociale, la psicologia
critica di comunità e l‟intervento clinico ecologico. In virtù di questa caratterizzazione, sono potenziali autori e lettori della rivista, oltre agli psicologi di comunità, gli psicologi sociali e clinici, gli scienziati sociali, gli urbanisti, gli etnografi, i sociologi, gli operatori sociali, di comunità e della salute.
(2)
La preferenza (seppur non rigidamente esclusiva di altri approcci) per lavori
che adottano una prospettiva emica, situata ed ecologica. La rivista dà priorità
a lavori che analizzano i modi con cui la cultura agisce come un framework
che organizza e guida l‟esperienza e che utilizzano una prospettiva ecologica
per approfondire la comprensione dei processi individuali, gruppali e sociali e
per promuovere dinamiche di cambiamento sociale.
(3)
L‟apertura metodologica. Senza preclusioni di principio, e in linea con gli approcci teorico-metodologici sopra delineati, CPGP privilegia contributi che utilizzano disegni di ricerca misti e/o disegni di ricerca qualitativa, situata e sul
campo.
(4)
La vocazione internazionale e la sensibilità alla diversità culturale. La rivista
intende porsi come uno spazio per la pubblicazione di lavori provenienti da
tutte le aree del mondo, anche e soprattutto quelle aree che sono attualmente
sottorappresentate nelle riviste scientifiche di settore.
Schede
bibliografiche
Queste caratteristiche rendono CPGP un canale di pubblicazione che arricchisce
l‟attuale panorama delle riviste internazionali, senza duplicare né sovrapporsi alle
opzioni già disponibili.
CPGP è una rivista con elevati standard di qualità che utilizza un sistema di peerreview. È pubblicata con cadenza semestrale in formato elettronico ed è open access
(http://siba-ese.unisalento.it/index.php/cpgp).
La rivista accoglie articoli di ricerca su temi di rilievo per la teoria, il metodo e la pratica della psicologia di comunità, saggi teorici e rassegne della letteratura, e brevi report di interventi o ricerche-intervento che toccano temi sensibili per la pratica professionale e/o per lo sviluppo della teoria.
Fondatori della rivista e Editors sono: Caterina Arcidiacono (Università Federico II Napoli, Italia), Anne E. Brodsky (University of Maryland, Baltimore County, USA), Terri
Mannarini (Università del Salento, Italia) e Christopher Sonn (Victoria University, Melbourne, Australia).
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Rivista di psicologia di comunità
n.2/2013
Psicologia di comunità
2/2013
Legami familiari violenti e
prospettive di comunità,
FrancoAngeli, Milano
Schede
bibliografiche
Schede
bibliografiche
Pagina 26
Il nucleo monotematico
della Rivista Psicologia di
comunità: Legami familiari
violenti e prospettive di
comunità, raccoglie contributi che si riferiscono a
due temi principali, connessi tra loro: il primo
focalizza la genesi e
l‟evoluzione della violenza
familiare considerata nei
suoi risvolti psicodinamici
e psicosociali e riferita sia
ai contesti che la descrivono e la definiscono, sia
alle ripercussioni intergenerazionali (cfr. i contributi di Salerno; di Paul e
Zaouche Gaudron; di Brustia et al.).
La violenza delle relazioni
affettive, e questo è il
secondo tema, conduce al
perpetrarsi di modelli infantili interiorizzati che si
manifestano
attraverso
condotte aggressive come
nel caso degli adolescenti
abusanti (cfr. i contributi
di Ammirata et al.; di Bertorotta).
Il volume si inserisce in un
momento storico e sociale
in cui quasi quotidianamente storie di violenza
sconvolgono la vita di
molte persone e costellano la cronaca di città e
paesi del mondo. Il fenomeno comporta interventi
specifici e diversificati da
parte di vari servizi e istituzioni (centri specialistici,
polizia, servizi sociali e
sanitari, scuola, ecc), che,
tuttavia, in un‟ottica di
comunità, riconoscono e
condividono sempre più
l‟esigenza di una sinergia
al fine di garantire anche
una evoluzione adeguata
ed efficace dei percorsi
attivati in emergenza.
Un‟ulteriore esigenza recepita da più parti è quella relativa alla necessità
di far emergere il comportamento violento nella sua
entità ed ampiezza, aspetto che, ad esempio, sta
implicando un crescente
sviluppo di Osservatori ed
enti deputati alla rilevazione nonché alla elaborazione di proposte concrete,
con l‟obiettivo comune di
produrre un lento ma necessario cambiamento
culturale. La necessità di
agire su pregiudizi, stereotipi e sistemi di pensiero
per contrastare la violenza
familiare, è già stata auspicata dall‟OMS (2002)
che propone, in particolare nell‟ambito della prevenzione dei comportamenti violenti, un approccio ecologico, attento al
particolare e al complesso
a llo
s tes s o
te mp o
(Pedrocco Biancardi,
2012). Una visione sistemica, infatti, consente di
tenere in considerazione
l‟interazione tra i diversi
fattori di rischio che agiscono a livello individuale,
familiare, comunitario,
sociale ed economico e in
momenti diversi del ciclo
di vita.
Bacciconi e Martucci
(2010) relativamente
all‟esperienza di rete
dell‟ONVD (Osservatorio
Nazionale sulla Violenza
Domestica) notano che:
Soprattutto gli operatori
(…) e le istituzioni sono
coinvolte in un circuito ove
le relazioni si rincorrono ed
entrano in una connessione
circolare, entrano in qualche modo “in rete” (…) avviando un mutamento di
cultura della società, delle
sue strutture, del loro modo
d‟essere. È insomma cambiato qualcosa, non nel
senso che il fenomeno della violenza domestica si sia
palesemente ridotto, ma
nel senso che più attente e
attrezzate sono le strutture
di intervento, maggiori diventano gli strumenti di
contrasto e più mirati (…) gli
strumenti assistenziali e
quelli di prevenzione
(p.15).
A tal proposito, anche il
nostro panorama giuridico, negli ultimi anni, si è
arricchito di nuove leggi e
decreti (si pensi alla legge
del 23 aprile 2009, n. 38
e al decreto legge 14 agosto 2013, n.93) e il tema
della prevenzione e della
formazione delle figure
professionali, è centrale
nella Convenzione di Instanbul, -che offre garanzie e diritti alle vittime di
reati-, ratificata in Italia il
19 giugno del 2013. La
Convenzione si fonda su
quelli che de BoerBuquicchio (2010) ha
definito i principi della 4PPrevenzione, Protezione
delle vittime, Punizione
degli autori ma anche
Politiche integrate, riconoscendo sempre più necessarie azioni coordinate e
globali.
La formazione, la sensibilizzazione e la concertazione sociale tra pubblico
e privato, rappresentano
una sfida ma anche i punti di partenza indispensabili per far fronte alla complessità dei contesti violenti scaturita da svariati
fattori. A tal proposito,
Chiaromonte (2010) riporta l‟attenzione sul fatto
che spesso le vittime di
sesso femminile, già sin
dall‟adolescenza, hanno
vissuto tipologie di relazioni violente e la violenza a
volte continua anche
quando la storia è finita e
la donna ha denunciato.
Tale complessità emerge
con forza soprattutto nel
lavoro di quei servizi che
accompagnano le donne e
i loro figli nel percorso di
uscita dalla violenza aiu-
tandole a prendere coscienza, a superare il sentimento di impotenza e,
pian piano, a riappropriarsi della propria vita. Tra gli
interventi specifici centrati
sulla protezione delle donne e/o del nucleo madrifigli, Amman Gainotti, Pallini e Pasconcini (2006)
descrivono l‟attività di tre
Centri Antiviolenza a Roma gestiti dall'associazione Differenza Donna che
offrono servizi di accoglienza, counseling, ospitalità a donne e bambini,
oltre che orientamento
per un inserimento lavorativo e l‟inclusione sociale.
A Palermo, ancora, opera
il centro antiviolenza Le
Onde Onlus (www.leonde.org) che garantisce
uno spazio di ascolto alle
donne vittime, effettua
una valutazione del rischio e dell‟eventuale
necessità di inserimento
nelle case di accoglienza
della donna e dei figli.
Alcune di queste esperienze, a partire dall‟attenzione rivolta alle madri,
hanno poi sviluppato uno
spazio dedicato anche ai
bambini che possono, in
tal modo, esprimere le
sofferenze e rompere il
silenzio, come accade nel
progetto P’titsYeux, P’tites
Oreilles, dell’associazione
francese Regain (Grams,
2010).
Anno XVI, Numero 29
Tratto dall'introduzione di
A.M. Di Vita e V. Granatella
Il prossimo numero della rivista di
Psicologia di comunità n.1/2014
SOMMARIO
Presentazione del numero
Nuove dipendenze e intervento di comunità
a cura di Gioacchino Lavanco e Loredana Varveri
SAGGI
Dal secolo del sesso al millennio delle addiction? Note su una “nuova sindrome”
di Mauro Croce
Il disturbo di acquisto compulsivo: validazione di uno strumento di assessment
di Loredana Varveri e Santo Di Nuovo
Overdose da gioco d‟azzardo: analisi di profili e nodi critici
di Daniela Capitanucci e Graziano Bellio
Schede
bibliografiche
Mobile addiction e prevenzione attraverso il gruppo dei pari
di Gioacchino Lavanco, Loredana Varveri e Carolina Messina
La dipendenza da videogiochi
di Floriana Romano e Milena Conti
Cyberbullismo e video peer education
di Gioacchino Lavanco, Cinzia Novara e Cinzia Amoroso
NOTE E DISCUSSIONI
A chi tocca farlo? Problematiche di conciliazione famiglia-lavoro nelle coppie a doppia
carriera.
di Angela Maria Di Vita, Alessandra Ciulla, Maria Garro, Paola Miano
Un laboratorio di musicoterapia in carcere: educare i minori reclusi tramite l‟elemento
sonoro
di Mario Danilo Rosa
SCHEDE BIBLIOGRAFICHE
di Cinzia Amoroso, Valentina Petralia, Loredana Varveri
ABSTRACTS
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ISCRIZIONE SIPCO 2014
Ringraziando i soci che hanno già rinnovato l‟iscrizione alla SIPCO per il
2014, ricordiamo a chi non avesse ancora provveduto a farlo che è possibile regolarizzare il proprio tesseramento mediante versamento o bonifico. Il versamento o bonifico va effettuato sul conto corrente bancario:
100000071943 intestato a: SIPCO - Società Italiana Psicologia di Comunità. Iban: IT76X0335901600100000071943 - Bic: BCITITMX FILIALE filiale di Milano. Contrassegno filiale: 05000 Piazza Paolo Ferrari, 10 20121 Milano
QUOTE DI ISCRIZIONE SOCI
Euro 110,00 (72+38 abbonamento annuale, due numeri, a Psicologia di comunità) ordinari e aderenti
Euro 64,00 (26+38 abbonamento annuale, due numeri, a Psicologia
di comunità) junior.
Per chi deve rinnovare l‟iscrizione:
È necessario effettuare il versamento e inviarne una copia elettronica a:
• Elena Marta ([email protected])
• Maura Benedetti ([email protected])
Per coloro che volessero diventare soci:
occorre scaricare la scheda dal sito SIPCO e inviarla compilata insieme al
Curriculum al Presidente [email protected]. L’accettazione verrà
comunicata quanto prima, a seguito della approvazione della richiesta da
parte del Direttivo. Non appena approvata la richiesta, per regolarizzare
l'iscrizione sarà poi necessario effettuare il pagamento tramite bonifico
bancario o bollettino postale della quota annuale si iscrizione.
La/Il sottoscritta/o .......................................................................
nata/o a............………...............................…… il............................
residente in via .............................................................................
Città.............................…......................... Cap...............….............
CF...................................................................................................
Telefono
casa.................................. fax..................................
Telefono
uff......................................fax..................................
PSICOLOGIA
DI
COMUNITÀ
NEWSLETTER
E-mail …………………………………………………………………………...…..
laureato/a in .................................................................……..........
specializzato/a in..........................................................................
esperienze in Psicologia di Comunità
........................................................................................................
........................................................................................................
che svolge attività di .............................................……..............
con la qualifica di ........................................................................
chiede di iscriversi alla SIPCO.
Data........................ Firma..................................................…......
Società Italiana di Psicologia di Comunità
Direttore: Patrizia Meringolo
Realizzazione: Gruppo di Psicologia di Comunità
dell‟Università di Palermo e di Bologna
Tutto il materiale da pubblicare va inviato via e-mail a
[email protected]
Questo numero è stato coordinato da Cinzia Novara e
Cinzia Albanesi e chiuso il 22 maggio 2014
I numeri della newsletter sono pubblicati
e possono essere scaricati da
www.sipco.it