Scaricare - File PDF

In Italia EURO 1,40
MARTEDÌ 11 FEBBRAIO 2014 ANNO 139 - N. 35
Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821
Servizio Clienti - Tel 02 63797510
7
Fondato nel 1876
RILEGGERE (BENE) I FATTI DEL 2011
Milano
La Casa del Manzoni:
memoria da salvare
Per 700 milioni
Partite Champions League
su Mediaset dal 2015-16
Con il Corriere
Collana Grandangolo
Primo libro: Platone
di Giangiacomo Schiavi
e Armando Torno a pagina 21
di Massimo Sideri
a pagina 41
Oggi in edicola a 1 euro
più il prezzo del quotidiano
Giannelli
Tensione più alta
L’EMERGENZA
DIMENTICATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di MARIA TERESA MELI
«H
«A
Politica e poteri
Napolitano: nessun complotto
IL CIRCOLO
VIZIOSO
CHE CI RENDE
OSTAGGI
FI e Grillo attaccano. Il Pd: agì nell’interesse del Paese
di ANGELO PANEBIANCO
L’anticipazione del libro di Friedman sulla
torrida estate politica del 2011, con i contatti Napolitano-Monti in vista di un suo futuro governo, piomba sull’inverno altrettanto agitato della
politica 2014. Il Quirinale nega ogni complotto e
definisce «solo fumo» la vicenda. FI attacca ma
non accoglie l’invito di Grillo a sottoscrivere
l’impeachment. La maggioranza è con il Colle.
Il voto svizzero che chiude agli stranieri
Gentile Direttore,
posso comprendere che l’idea di «riscrivere»,
o di contribuire a riscrivere, «la storia recente
del nostro Paese» possa sedurre grandemente
un brillante pubblicista come Alan Friedman.
Ma mi sembra sia davvero troppo poco per
potervi riuscire l’aver raccolto le confidenze di
alcune personalità (Carlo De Benedetti,
Romano Prodi) sui colloqui avuti dall’uno e
dall’altro — nell’estate 2011 — con Mario
Monti, ed egualmente l’avere intervistato,
chiedendo conferma, lo stesso Monti.
CONTINUA A PAGINA 3
CONTINUA A PAGINA 36
DA PAGINA 2 A PAGINA 5
CORRIERE DEL TICINO / TATIANA SCOLARI
I festeggiamenti dell’Udc. Il primo da sinistra è il segretario cantonale ticinese Eros Nicola Mellini
I frontalieri: ci sarà bisogno di noi
di CLAUDIO DEL FRATE
L
inea dura di Bruxelles dopo la vittoria, in Svizzera, del referendum anti immigrati: la
limitazione mette a rischio i rapporti tra l’Unione Europea e il governo di Berna. Si valuta se
bloccare i negoziati per i nuovi accordi.
ALLE PAGINE 10 E 11 Caizzi, Di Stefano con un intervento di Fulvio Pelli
Diplomazia e giustizia
L’imbarcazione dei pescatori uccisi
Italia contro India
per le accuse
ai due marò:
non siamo terroristi
di DANILO TAINO
A PAGINA 12 Piccolillo
L
e forti personalità che di
tanto in tanto appaiono
possono fare la differenza.
Ma spesso falliscono, non
riescono a prevalere su
poteri diffusi e anonimi che
se ne sentono minacciati. Il
tentativo di Matteo Renzi di
ridare forza alla politica
rappresentativa allo scopo
di dare forza a se stesso, si
sta scontrando con ostacoli
potenti. Un filo rosso lega la
decisione della Corte
costituzionale di gettarci fra
i piedi il sistema
proporzionale e quella
dell’ex magistrato Pietro
Grasso di costituire il Senato
come parte civile contro
Silvio Berlusconi.
Nel primo caso si è servita
all’Italia una polpetta
avvelenata: se il Parlamento,
a causa delle sue divisioni,
non rimedierà, la politica
parlamentare che uscirà
da elezioni con la
proporzionale pura sarà
ancor più degradata e
impotente di quanto
già non sia.
Breda, Di Caro, Friedman, Nicastro, Verderami
di ALDO CAZZULLO
A PAGINA 19
ALLE PAGINE 6 E 7 Trocino
di MONICA GUERZONI
Dopo la ricostruzione di Friedman sul Corriere sui mesi che precedettero la caduta di Berlusconi
Il Papa festeggia con 25 mila fidanzati
apa Francesco festeggerà San Valentino
con 25 mila fidanzati italiani, francesi, spagnoli,
americani, asiatici. L’incontro (11.30 di venerdì
prossimo in piazza San
Pietro) non ha precedenti
nella storia della Chiesa.
«Non sono ancora sposati, ma si amano e vogliono amarsi per sempre»:
questa la motivazione.
A PAGINA 7
Il sindaco: ora si va
sull’ottovolante
A PAGINA 7
Iniziativa per San Valentino. La motivazione: vogliono amarsi per sempre
P
desso si comincia ad
andare sull’ottovolante»:
così Matteo Renzi risponde alla
chiamata del capo dello Stato. Il
segretario del Pd non ritiene che
sia una cosa seria la manfrina
che si sta inscenando intorno al
governo «paralitico» guidato da
Enrico Letta.
Una giornata carica di tensione tra i dubbi sulla tenuta dell’esecutivo e le ipotesi su possibili alternative, un bis di Letta,
un governo Renzi o le urne anticipate. Il premier Enrico Letta e il
duello con Matteo Renzi, segretario del Pd: situazione insostenibile, ma non mi dimetto. Il capo dello Stato cerca la mediazione: in serata colloquio con il sindaco di Firenze. L’incontro ha
preceduto quello, atteso e annunciato, con il presidente del
Consiglio, che potrebbe tenersi
nelle prossime ore o giovedì.
Il no alla staffetta
di Palazzo Chigi
o sentito dire che mi
dimetto, ma non è vero. Io
non lascio. Sono tutte chiacchiere
infondate». Il premier Enrico Letta
reagisce con parole nette. Sa di
essere in una morsa, sottoposto al
pressing dei renziani. E sa che deve
reagire. Ai suoi confida: «Il Colle
mi sostiene al cento per cento».
ANSA / ANEESH DAS
9 771120 498008
40 2 1 1>
Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
L’
convulsioni e l’epilogo di
una fase da dimenticare.
Ma suona piuttosto singolare: anche perché, se
ci fosse stata congiura,
Berlusconi non l’avrebbe
consentita. Rileggere in
modo strumentale alcuni
episodi avvenuti in quei
mesi non basta a restituire credibilità al complotto; né a mettere sotto tiro
il presidente della Repubblica.
Le reazioni dimostrano piuttosto l’avvelenamento delle relazioni politiche; l’incapacità, da
parte di molti, di leggere
con lenti oggettive quanto è accaduto; e la tendenza sempre più diffusa
a usare il Quirinale come
parafulmine di vicende
nelle quali ha svolto un
ruolo obbligato. Altrimenti, non si spiega
nemmeno perché sia stato Berlusconi il primo a
chiedere al capo dello
Stato di ricandidarsi di
fronte a un Parlamento
lacerato: nel 2013, e cioè
due anni dopo il presunto «complotto» che si
cerca implicitamente di
accreditare.
Non si può escludere
nemmeno che l’obiettivo
sia proprio il secondo
settennato al Quirinale:
magari sfruttando la richiesta di messa in stato
d’accusa di Napolitano,
avanzata dal movimento
di Beppe Grillo. Ma per il
momento, l’unico vero
«golpe» sembra essere
quello involontario di
una politica alla ricerca
eterna di scorciatoie e
scaricabarile. Il rischio
non è che un presidente
della Repubblica pensi a
come rimediare agli errori e ai limiti di un governo. Il vero pericolo è che
anche questa possibilità
si esaurisca, e il «dopo»
sia disegnato e deciso direttamente dagli esponenti di un potere sovranazionale dal quale, piaccia o no, l’Italia non può
prescindere.
Il premier e il duello con il segretario: non mi dimetto
Letta: situazione insostenibile
Il Quirinale media con Renzi
di MASSIMO FRANCO
idea che di fronte a una situazione in bilico un
capo dello Stato
sondi la possibilità di governi alternativi non deve
scandalizzare, ma paradossalmente rassicurare.
E il fatto che Mario Monti
fu contattato per Palazzo
Chigi anche quando al
Quirinale c’era Carlo Azeglio Ciampi, quindi prima di Giorgio Napolitano, rappresenta una conferma: che l’Italia da tempo aveva coalizioni scelte
a furor di popolo, eppure
in costante affanno e incapaci di rispettare gli
impegni presi con l’elettorato e l’Unione Europea; e che, agli occhi delle
istituzioni italiane e continentali, a torto o a ragione, Monti era visto come
una garanzia per arginare
la speculazione finanziaria all’attacco del Paese.
Sulla parentesi successiva del Professore che ha
voluto far politica è meglio non addentrarsi. Bisognerebbe invece tornare ai mesi un po’ lunari
nei quali esisteva un governo guidato da Silvio
Berlusconi, che la comunità internazionale non
riteneva credibile. Tra
l’altro, a quei tempi la Lega era in rotta di collisione sulla riforma delle
pensioni. La maggioranza parlamentare si reggeva in piedi con la colla di
pochi voti raccattati qui e
là. E, soprattutto, con i
mercati in ebollizione
l’esposizione debitoria
stava avvicinando rapidamente l’Italia al collasso.
Senza tenere a mente
questo sfondo non è possibile analizzare le mosse
di Napolitano di allora; e
forse neanche le più recenti. La tesi, cara a una
parte del centrodestra e,
di colpo, a una filiera trasversale di avversari del
Quirinale, secondo la
quale quel governo fu vittima di un complotto, è
comprensibile: permette
di scaricare all’esterno le
Roma, Piazza Venezia 5
Tel. 06 688281
www.corriere.it
La lettera
Ecco la storia reale
di quell’anno difficile
di GIORGIO NAPOLITANO
2
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Primo Piano
Quirinale Il caso
Le date Dalla lettera della Bce alle dimissioni del governo Monti
5 agosto
2011
9 novembre
2011
13 novembre
2011
17-18 novembre
2011
6 dicembre
2012
8 dicembre
2012
La lettera Bce
Il governatore
della Bce Trichet,
e quello in pectore
Draghi, scrivono
una lettera segreta
al governo
Berlusconi
indicando
una serie
di misure
da realizzare
Senatore a vita
Giorgio
Napolitano
nomina Mario
Monti senatore
a vita.
La decisione
viene interpretata
come l’ultimo
passo prima che
gli sia affidata la
guida del governo
La nomina
Il capo dello
Stato conferisce
l’incarico a Monti:
«È il momento
del massimo
senso di responsabilità per fare
uscire il Paese
dalla fase più
acuta della crisi
finanziaria»
In Parlamento
L’esecutivo Monti
ottiene la fiducia
alla Camera
(556 sì e 61 no)
e al Senato
(281 sì 25 no).
Gli unici a votare
contro sono
i gruppi
parlamentari
della Lega Nord
Il no del Pdl
Dopo settimane
di tensioni
con l’esecutivo
il Popolo
della Libertà
lascia la maggioranza.
Lo annuncia il
segretario Alfano:
«Silvio Berlusconi
torna in campo»
Dimissioni
Al termine
di un colloquio
con il premier
il capo dello Stato
annuncia che
Monti rimetterà
il mandato dopo
l’approvazione
della legge
di stabilità
(21 dicembre)
CORRIERE DELLA SERA
Monti e i colloqui dell’estate 2011
Asse Grillo-FI contro il Colle
Gli eventi che precedettero la caduta del Cavaliere
La difesa del Pd. E Letta: «Vergognosa mistificazione»
La vicenda
La ricostruzione
Quei colloqui
a cinque mesi
dall’incarico
Un’anticipazione dal libro di
Alan Friedman Ammazziamo
il Gattopardo (Rizzoli),
pubblicata ieri dal Corriere,
rivela che i colloqui tra Monti e
Napolitano nell’estate del 2011
hanno preceduto di 4 o 5 mesi
l’incarico da premier all’allora
presidente della Bocconi (13
novembre). Lo stesso Monti
ammette: sì, mi diede segnali
La conferma
De Benedetti:
Mario mi chiese
consigli in agosto
ROMA — La ricostruzione è
dettagliata e l’effetto è esplosivo. L’anticipazione del libro di
Alan Friedman sui contatti tra
Giorgio Napolitano e Mario
Monti in vista della nascita di
un possibile governo già nel
giugno del 2011, sei mesi prima delle dimissioni di Berlusconi da Palazzo Chigi, provocano un terremoto che costringe tutti i protagonisti della politica ad intervenire.
Schierandosi con o contro il
capo dello Stato.
La difesa — netta e sdegnata — dell’operato del presidente arriva da tutte le forze di
maggioranza, e in particolare
scendono in campo sia Enrico
Letta che Matteo Renzi. Monti
stesso cerca di limitare le conseguenze della sua intervista
spiegando che nell’estate del
2011 ebbe dal capo dello Stato
«dei segnali: mi aveva fatto capire che in caso di necessità
dovevo essere disponibile. Ma
è assurdo che venga considerato anomalo che un presidente della Repubblica si assicuri di capire se ci sia un’alternativa se si dovesse porre un
Il racconto
Prodi ricorda:
ne parlammo
a fine giugno
Romano Prodi ricorda «una
lunga e amichevole
conversazione» con Monti a
fine giugno 2011. Anche lui
diede un consiglio al futuro
premier: «Il succo della mia
posizione è stato molto
semplice: “Mario, non puoi fare
nulla per diventare presidente
del Consiglio, ma se te lo
offrono non puoi dire di no”»
riva una ricostruzione dei fatti
per spiegare che si tratta di
«fumo, solo fumo», è Forza
Italia che sembra avere tra i
piedi la palla che può decidere
la partita. Ed è Forza Italia che,
La web serie
Le rivelazioni del libro di Friedman
e le dodici puntate su Corriere.it
Uscirà domani il libro di Alan Friedman Ammazziamo il
Gattopardo (Rizzoli, 300 pagine, 18 euro). Corriere.it mette
online tutte le dodici puntate della nuova web serie, basata sul
volume, realizzata dal giornalista per CorriereTv (si intitola,
appunto, Ammazziamo il Gattopardo). Nelle puntate parlano,
oltre a Mario Monti, anche gli ex presidenti del Consiglio
Romano Prodi, Giuliano Amato, Massimo D’Alema, Silvio
Berlusconi e il segretario del Partito democratico Matteo Renzi.
Tra gli intervistati anche Emma Bonino e Corrado Passera.
al momento, la tiene a centrocampo. Perché con toni scandalizzati chiede sì «chiarezza e
verità» rispetto a quello che è
stato — a seconda delle voci
— un «complotto», un’operazione «illegittima», una «manovra contro la democrazia»,
ma non arriva a sostenere, nel
Comitato ad hoc che si è riunito per la prima volta ieri, la richiesta di impeachment del
Movimento 5 Stelle, bensì
«tempo» per approfondire la
questione.
Se sia solo un modo per capire meglio i termini della
questione e per sferrare poi
l’attacco finale, o se sia la volontà di Berlusconi di tenere
l’arma come deterrente o come strumento di pressione sul
capo dello Stato e sugli avversari per trattare i prossimi passaggi, lo si capirà dall’evolversi di questi caotici giorni. Ma
al momento, se il cammino
orchestrato dal presidente del
Comitato, Ignazio La Russa,
arriverà alla sua prevedibile
conclusione, oggi quando si
voterà sull’archiviazione del
procedimento, la maggioranza di Pd, Scelta civica, Ncd ,
probabilmente anche con la
Lega, batterà numericamente
quella dei grillini e dei forzisti.
La richiesta però potrà essere
riformulata in Aula, e il procedimento riaprirsi, se il 20% dei
parlamentari lo richiederà,
ovvero se l’asse tra FI e M5S si
salderà.
Per ora siamo appunto alla
fortissima richiesta di chiarezza, formulata di buon mattino
da tutta FI e dai capigruppo
Romani e Brunetta. Richiesta
reiterata in serata anche dopo
la lettera di Napolitano perché, dice il presidente dei senatori, «il capo dello Stato non
nega e non convince». «Non
possono impedirci di lavorare
La rivelazione Lo scrisse per il presidente della Repubblica mesi prima della nascita del governo Monti
Quel piano segreto di Passera per l’economia
di ALAN FRIEDMAN
L’editore Carlo De Benedetti
racconta a Friedman che
Monti, già ad agosto 2011,
parlò con lui della possibilità di
essere chiamato alla guida del
governo. Il futuro premier
chiese all’imprenditore «se a
lui sarebbe convenuto accettare
la proposta». In agosto «in
realtà aveva già parlato con
Napolitano», dice De Benedetti
problema. Anni prima anche
Ciampi discretamente mi contattò per sapere se a certe condizioni sarei potuto essere disponibile».
Ma mentre dal Quirinale ar-
Un documento
di 196 pagine
per il «rilancio»
N
el mezzo della tempesta economica e
della crisi dell’euro dell’estate del 2011,
mentre il capo dello Stato stava mettendo in stand-by Mario Monti per un eventuale incarico alla presidenza del Consiglio,
l’allora amministratore delegato di Banca Intesa, Corrado Passera, stava stilando un documento segreto di 196 pagine per Giorgio Napolitano.
Sono giorni terribili. Lo spread tra titoli di
Stato italiani e quelli tedeschi passa dal primo
giugno al 2 luglio da 173 punti a 301. Il 5 agosto arriverà la celebre lettera della Banca centrale europea che chiede esplicitamente interventi per stabilizzare finanziariamente il Paese. Il 20 settembre ecco il declassamento di
Standard & Poor’s.
In quegli stessi mesi Passera propone a Napolitano un piano per il rilancio dell’economia, che comprende «un vero shock strutturale positivo», intitolandolo: «Un Grande Piano di Rilancio».
Monti, nella sua video intervista per il libro
Ammazziamo il Gattopardo, ha confermato
che conosceva bene il documento del
banchiere e che «una volta con il presidente Napolitano mi è capitato, tra
lui e me, di fare riferimento a questo
lavoro di Passera».
Nella prima bozza di agosto, come
nella quarta versione di novembre in
nostro possesso, saltano fuori svariati
obiettivi, compreso quello di raggiungere una crescita di almeno il 2% all’anno nel medio periodo; portare i conti
pubblici in pareggio già entro il 2012 e
riportare il debito pubblico intorno al
100% del Prodotto interno lordo (Pil) entro tre anni.
C’era, sempre nella quarta bozza, la
reintroduzione dell’Ici sulla prima casa,
l’aumento dell’Iva a 23% entro settembre
2012, e un piano per abbattere il debito anche grazie alla presunta raccolta di 85 miliardi di euro con una tassa patrimoniale
del 2% su tutta la ricchezza immobiliare
esclusa la prima casa, i depositi bancari e i
titoli di Stato.
La recessione ha fatto sì che nel 2012 il Pil
si sia contratto del 2,4%. Il rapporto deficitPil invece di essere in pareggio è arrivato,
sempre nel 2012, al 3%. Il debito-Pil è salito
invece a fine 2012 a 127% (oggi è al 133%).
L’Imu sulla prima casa è stata introdotta nel
dicembre 2011. L’Iva è stata aumentata da 20 a
21% nel dicembre 2011, mentre oggi è al 22%.
Il piano della patrimoniale non è stato mai
adottato.
Viene fuori dal documento un senso di
grande fretta, comprensibile dal punto di vista di chi lo scriveva, salvo il fatto che c’era ancora in sella un governo, anche se con una
maggioranza litigiosa e rancorosa.
«Nelle ultime settimane si è perso un grande patrimonio di credibilità che occorre ricostruire al più presto», si legge nel documento.
«Per rimettere in carreggiata l’Italia serve un
Grande Piano di Rilancio per la crescita e la riduzione del debito con un’ampiezza circa diecci volte maggiore di quella recentemente inttrodotta e con molta maggiore enfasi sulla
c
crescita
sostenibile. Non proporla agli italian
ni, adesso e con sincerità, costruendo il vasto
cconsenso necessario attraverso la condivissione di benefici e sacrifici, potrebbe, in
ttempi brevissimi, mettere a serio rischio la
n
nostra economia, e forse, la nostra stessa
d
democrazia».
Bisognerà aspettare qualche mese perché
Pas
Passera venga poi incaricato nel governo
Mon
Monti di guidare il ministero dello Sviluppo
econ
economico. Ma in quell’estate si stava già lavora
vorando per quanto sarebbe accaduto il 12
novembre del 2011.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gli appunti
Il frontespizio e l’ultima pagina della quarta bozza
(la prima è di agosto) del documento che Passera
propose a Napolitano nel novembre 2011
LEGGI l’intero documento che Corrado
Passera ha inviato nel 2011 a Giorgio
Napolitano su www.corriere.it
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
Primo Piano
3
16
novembre
2011
a una ricostruzione dei fatti
che sia esaustiva e parta anche
prima degli accadimenti di cui
tratta il libro: qui siamo di
fronte a un premier auto-incaricato che fa le consultazioni
ad agosto a casa di De Benedetti, e siamo di fronte a un capo dello Stato che nomina due
presidenti del Consiglio non
eletti, Letta e Monti...», detta
la linea Giovanni Toti, aggiungendo che la verità è «importante non solo per il passato
ma anche per il futuro, perché
a giorni potrebbe nascere un
altro governo...». Anche questo «non legittimato dal voto»,
se a guidarlo fosse Renzi...
Sull’impeachment però si
usa prudenza: «Non vogliamo
la testa di nessuno, ma vogliamo la verità...», insiste Toti.
Ma l’ala dura — da Minzolini
alla Santanchè — scalpita e
non esclude affatto un asse
compatto con Grillo. Ipotesi
che fa intervenire a difesa di
Napolitano il presidente del
Consiglio, che parla di «tentativo di vergognosa mistificazione della realtà» nei confronti delle «funzioni di garanzia» svolte dal Quirinale. E
Il segretario
Renzi: inaccettabile l’attacco
di queste ore contro il capo dello
Stato che, anche
in quella circostanza agì
nell’interesse degli italiani
La strategia
Gli azzurri non arrivano
a sostenere l’impeachment
ma chiedono tempo
per approfondire.
Toti: «Vogliamo la verità»
✒
Alle ore 17 del 16
novembre 2011
Mario Monti
giura davanti
al presidente
della Repubblica
Giorgio
Napolitano
nel salone
delle Feste al
Quirinale.
Con il giuramento
di tutti i ministri
il nuovo governo,
in attesa di
ottenere la fiducia
dalle Camere, è
nella pienezza
delle sue funzioni.
Dopo le foto di
rito il capo dello
Stato dichiara:
«Sono
soddisfatto,
questo governo
nasce in un clima
positivo, me ne
compiaccio».
Napolitano
conclude
facendo
«vivissimi auguri»
a Monti e ai
ministri «per il
difficile compito
che li attende»
(Afp)
La lettera
❜❜
se, insiste Letta, «le strumentalizzazioni in corso tentano di
rovesciare ruoli e responsabilità in una crisi i cui contorni
sono invece ben evidenti e
chiari», stupisce «la contemporaneità di queste insinuazioni con il tentativo in corso
da tempo da parte del M5S di
delegittimare il ruolo di garanzia della presidenza della
Repubblica».
Sulla scia di Letta e in collisione con Forza Italia va anche
Matteo Renzi, che prima di salire in serata al Colle definisce
«inaccettabile l’attacco di queste ore contro il presidente Napolitano. Al capo dello Stato,
che come sempre anche in
quella circostanza agì nell’interesse esclusivo degli italiani,
va la più affettuosa solidarietà
delle democratiche e dei democratici».
Napolitano: ecco i fatti
Un complotto?
È fumo, soltanto fumo
di GIORGIO NAPOLITANO
SEGUE DALLA PRIMA
Naturalmente non poteva abbandonarsi
ad analoghe confidenze (anche se
sollecitate dal signor Friedman), il
presidente della Repubblica, che «deve
poter contare sulla riservatezza
assoluta» delle sue attività formali
ed egualmente di quelle informali,
«contatti», «colloqui con le forze
politiche» e «con altri soggetti,
esponenti della società civile e
delle istituzioni» (vedi la sentenza
n.1 del 2013 della Corte
Costituzionale).
Nessuna difficoltà, certo, a
ricordare di aver ricevuto nel mio
studio il professor Monti più
volte nel corso del 2011, e non
solo in estate: conoscendo da
molti anni (già prima che
nell’autunno 1994 egli fosse
nominato Commissario europeo
su designazione del governo
Berlusconi), e apprezzando in
particolare il suo impegno
europeistico che seguii da
vicino quando fui deputato al
Parlamento di Strasburgo. Nel
corso del così difficile — per
l’Italia e per l’Europa — anno
2011, Monti era inoltre un
prezioso punto di riferimento per le sue
analisi e i suoi commenti di politica
economico-finanziaria sulle colonne del
Corriere della Sera. Egli appariva allora —
e di certo non solo a me — una risorsa da
tener presente e, se necessario, da
acquisire al governo del paese. Ma i veri
fatti, i soli della storia reale del paese nel
2011, sono noti e incontrovertibili. Ed essi
si riassumono in un sempre più evidente
logoramento della maggioranza di
governo uscita vincente dalle elezioni del
2008. Basti ricordare innanzitutto la
rottura intervenuta tra il Pdl e il suo
cofondatore, già leader di Alleanza
nazionale, il successivo distacco dal
partito di maggioranza di numerosi
parlamentari, il manifestarsi di dissensi e
tensioni nel governo ( tra il presidente del
Consiglio, il ministro dell’Economia ed
altri ministri), le dure sollecitazioni
critiche delle autorità europee verso il
governo Berlusconi che culminarono
nell’agosto 2011 nella lettera inviata al
governo dal presidente della
Banca
Centrale
B
Europea
Trichet
E
e dal
g
governatore
di
B
Bankitalia
D
Draghi.
L novembre la
L’8
C
Camera
respinse
i rendiconto
il
g
generale
d
dell’Amministrazi
o dello Stato, e
one
l sera stessa il
la
p
presidente
del
C
Consiglio
da me
r
ricevuto
al
Q
Quirinale
convenne
s
sulla
necessità di
r
rassegnare
il suo
m
mandato
una volta
a
approvata
in
P
Parlamento
la legge
di stabilità.
sta
di
Fu nelle
success a quelle
consultazioni successive
annunciat che potei
dimissioni annunciate
Il testo
riscontraree una larga convergenza sul
La lettera
conferimento a Mario Monti — da me già
del capo
nominato, senza alcuna obiezione,
dello
senatore a vita — dell’incarico di formare
Stato
il nuovo governo. Mi scuso per aver
Giorgio
Napolitano assorbito spazio prezioso sul giornale da
in risposta lei diretto per richiamare quel che tutti
alle antici- dovrebbero ricordare circa i fatti reali che
costituiscono la sostanza della storia di
pazioni
del libro di un anno tormentato, mentre le confidenze
personali e l’interpretazione che si
Friedman
pretende di darne in termini di
«complotto» sono fumo, soltanto fumo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Paola Di Caro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il retroscena La recriminazione del capo dello Stato sul vincolo della riservatezza assoluta violato
I poteri del Quirinale come moderatore e intermediario
Il ruolo riconosciuto al presidente
da una sentenza della Consulta
Riassume quello che è stato un
annus horribilis, sul quale gli pare
sia calata un’amnesia. Ricorda il
«tormentato» 2011, facendone un
parziale indice, per dimostrare che
alcune interpretazioni politiche
«in termini di complotto» sulla genesi del governo Monti «sono solo
fumo». Una puntualizzazione
strutturata con l’intento di risvegliare la memoria, quella di Giorgio Napolitano. E che ha uno snodo, forse non a tutti chiaro, nella
citazione della sentenza emessa
dalla Corte costituzionale «n.1 del
2013», con cui fu sciolto (a suo favore) il conflitto con la Procura di
Palermo sulle intercettazioni. Certo, è soltanto un inciso, ma sottintende un punto cruciale del pronunciamento, là dove le prerogative del presidente della Repubblica
sono sintetizzate come un «potere
moderatore e intermediario».
Che significa? Può sembrare pedanteria evocarlo, ma la formula
mutua il pensiero di quello scienziato della politica che fu Benjamin
Constant. Le sue teorie (l’opposto
della lettura schmittiana del potere del capo dello Stato come autoritario e di «ultima istanza») accreditavano i princìpi di un potere
neutro, protettivo, di equilibrio e
limitazione degli eccessi degli altri
poteri: un potere che può e deve
dispiegarsi come un elemento di
coesione. Un’idea che, applicata al-
l’Italia di ieri, per Napolitano si è
tradotta nell’urgenza di individuare soluzioni positive nel caso che il
Paese, anzi, sistema, crollasse sotto il peso di una crisi sempre più
grave, così da evitare l’extrema ratio dello scioglimento delle Camere. Soluzioni le cui responsabilità,
comunque, ricadono sempre sul
Parlamento e non su «capricci» del
Quirinale.
Ecco lo schema nel quale andrebbero inquadrati i «contatti»
avuti dal presidente e che fanno
Quei mesi
Napolitano fa notare come
erano in molti e non solo
nel mondo politico a
vedere in Monti una risorsa
da chiamare in servizio nel
caso Berlusconi lasciasse
298 738
i giorni trascorsi dalla rielezione
di Giorgio Napolitano come capo
dello Stato, avvenuta il 20 aprile
2013. Con il giuramento del 22
aprile la fine del primo mandato,
iniziato nel 2006, viene anticipata
per poter dare inizio al secondo.
Napolitano è il dodicesimo capo
dello Stato, il primo nella storia
della Repubblica a essere eletto
per due volte consecutive
i voti ottenuti da Napolitano per la
rielezione al Quirinale. Il capo dello
Stato viene votato da Pd, Pdl,
Scelta Civica e Lega. I voti ottenuti
dal presidente per il suo secondo
mandato sono di gran lunga oltre
la soglia dei 504 necessari per
l’elezione. Stefano Rodotà, sul
quale convergono Movimento
5 Stelle e Sinistra ecologia libertà,
arriva a quota 217
appunto parte del potere «moderatore e intermediario» segnalato
dalla Consulta. Incontri, sondaggi
e ogni altro tipo di attività informali connesse al proprio ruolo,
sulle quali è implicita la raccomandazione al riserbo. O meglio,
stando alle parole di Napolitano,
una «riservatezza assoluta», come
la correttezza istituzionale vorrebbe. Così, nella vicenda che ha coinvolto Mario Monti (e, di riflesso, i
suoi confidenti) la spiegazione appare piana, al presidente. Tale che
non dovrebbe servire alcuna
«operazione verità». Era in corso
una crisi politica cominciata fin
dall’aprile del 2010, nel giorno del
traumatico «che fai mi cacci?» pronunciato da Fini al cospetto di Berlusconi e che aprì una scissione
nel più grosso partito della maggioranza. Il logoramento del governo cominciò allora e fu seguìto
da altre vicende complesse, non
tutte elencate nella missiva del capo dello Stato. Basti pensare alle
prove di forza su Brancher e Cosentino, sfociate nelle loro dimissioni, prima di proiettarsi nel fatidico 2011. Quando alla crisi politica si sovrappose una pesantissima
crisi economica e l’Italia finì sotto
l’assedio dei mercati e lo spread
s’impennò a quota 550, con l’evidente impotenza di Palazzo Chigi.
La cui autorità, va detto ancora,
sembrava diroccarsi anche per i
continui scontri tra il ministro
Tremonti e l’economista del Pdl
Brunetta.
Erano in parecchi, già da mesi e
non solo nel mondo politico, a vedere in Monti una «risorsa» da
chiamare in servizio nell’ipotesi
che Berlusconi si arrendesse. Del
resto, che il Cavaliere fosse in
estremo affanno per le pressioni
dell’Europa sui nostri conti, lo
provano le sue reazioni (non negative) alla lettera-ultimatum di Trichet e Draghi: non a caso stese un
piano d’interventi che era conforme a quella lettera. Questi sono i
fatti indicati da Napolitano, culminati nell’impegno del premier a
chiudere la legge di stabilità, prima di cedere le armi.È così illogico
che, in quello scenario, abbia valutato con persone di propria fiducia
qualche prospettiva per far uscire
il Paese dal guado? È così strano,
riflettono al Quirinale, che abbia
sentito l’esigenza di saggiare la
praticabilità di un’alternativa al
voto?
Marzio Breda
© RIPRODUZIONE RISERVATA
4
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Offerta valida per immatricolazioni fino al 28/02/2014 per Kuga 2WD 1.6 EcoBoost 150CV S&S. Solo per vetture in stock, grazie al contributo dei FordPartner. IPT e contributo per lo smaltimento pneumatici esclusi. Consumi da 5,3 a 6,2 litri/100km
(ciclo misto); emissioni CO2 da 139 a 162 g/km. La vettura in foto può contenere accessori a pagamento.
Salto all’indietro con avvitamento
e apertura finale senza mani.
FORD KUGA
Hands-free Liftgate
Scopri l’innovativo sistema che consente l’apertura e chiusura
del portellone automatico con il solo movimento del piede.
Kuga 1.6 EcoBoost 150CV € 22.000
A febbraio l’Intelligent All-Wheel Drive è in omaggio
ANCHE SABATO E DOMENICA
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
Primo Piano
5
Quirinale Il caso
E Berlusconi parla di congiura:
agirono alcune precise cancellerie
«Trame contro di me dall’estero». I sospetti su Merkel, Sarkozy e Obama
I rapporti
Il Pdl esulta
per il bis al Colle
1
Lo scorso 20 aprile Silvio
Berlusconi, con Gianni
Letta, sale al Quirinale.
Anche il Pdl, come altri
partiti, preme per un
secondo mandato di
Giorgio Napolitano, per
superare l’impasse. Alla
sesta votazione
Napolitano è rieletto con
ampia maggioranza:
738 voti su 997.
Quando il 22 aprile il
presidente parla alle
Camere, Berlusconi
commenta: «Discorso
straordinario, miglior
presidente per il Paese»
La collaborazione
per le larghe intese
2
Berlusconi dà la
disponibilità del suo
partito a partecipare a
un governo di larghe
intese, opzione già
caldeggiata dal
Cavaliere dopo il voto di
febbraio. Berlusconi il
giorno dopo il
giuramento di Letta
chiede ai suoi «senso di
responsabilità»:
«Sostenete le nostre
battaglie con forza,
difendete le nostre
posizioni. E siate
collaborativi, con tutti
certo»
ROMA — Della «congiura» — come
l’ha sempre definita — sapeva tutto e
conosceva tutti, «mandanti ed esecutori», quelli che «hanno tramato contro di me dall’estero» e quelli che
«hanno agevolato l’operazione in Italia». Perché di una cosa è convinto Silvio Berlusconi, e non da oggi, e cioè
che la manovra per scalzarlo tre anni fa
da Palazzo Chigi fu ordita in alcune
«precise cancellerie dell’Occidente».
Non fa i nomi di Obama, Merkel e
Sarkozy, ma c’è un motivo se ripete che
«mi hanno voluto far pagare tutto. A
partire dalla mia amicizia con la Russia». La sua idea è che oltreconfine non
abbiano mai accettato l’atteggiamento
da Enrico Mattei della politica, i legami
con Putin più del suo rapporto con
Gheddafi, comunque fuori linea rispetto ai canoni di Yalta, in una guerra
che aveva al centro gli affari del gas e
del petrolio.
La ricostruzione è di parte, non può
essere altrimenti, e chissà se il Cavaliere avrà fornito ulteriori dettagli della
vicenda a Friedman. Di sicuro conosceva il contenuto delle anticipazioni e
anche il lancio del libro, se è vero che
ieri mattina presto aveva già ordinato
al gruppo dirigente forzista di attaccare
Giorgio Napolitano «ma senza mai
parlare di complotto, mi raccomando».
Perché l’ex premier — che considera il
Colle come il terminale italiano della
«congiura» — non intende andare oltre con il capo dello Stato, non si unirà
cioè a Beppe Grillo per chiederne l’impeachment, consapevole non solo che
l’iniziativa non avrebbe il conforto dei
numeri in Parlamento, ma che l’operazione politica rischierebbe di essere a
saldo negativo: «Non vorrei certo che
al Quirinale ci finisse Romano Prodi».
Così, sebbene nel suo partito ci sia
chi dica che «l’arcinemico al Colle farebbe più di quanto Napolitano ha fatto per Berlusconi, cioè nulla», al leader
basta l’impatto che la storia avrà sulla
pubblica opinione, volano per la campagna elettorale: «Sono stato vittima
di una congiura. La prova viene dalle
vive voci dei protagonisti». E tra i protagonisti «italiani» c’è Mario Monti.
Della testimonianza il Cavaliere è soddisfatto, anche se non ha mancato di
sottolineare il «modo miserabile» con
cui il Professore si è travestito da giullare di corte, rivelando quanto tutti peraltro già sapevano e mettendo in dif-
3
Via dal governo
«Non lo rieleggerei»
4
Le distanze tra
Berlusconi e il Quirinale
si fanno più marcate con
l’uscita di Forza Italia
dalla maggioranza. È il
26 novembre, la vigilia
della decadenza di
Berlusconi da senatore.
Si intensificano le
critiche del partito
contro il presidente
della Repubblica. Fino
alle parole di Berlusconi
dello scorso primo
febbraio: «Tornando
indietro francamente
non lo rieleggerei a capo
dello Stato»
La linea
L’ex premier ha chiesto ai suoi
di attaccare «ma senza usare
la parola complotto». I timori
di un arrivo di Prodi sul Colle
cono che i mercati si sentono più rassicurati da un governo tecnico». «Loro
mi consigliano di lasciare per il bene
del Paese». «Loro hanno messo sotto
attacco le mie aziende». Il leader del
centrodestra non ha mai dimenticato
quel «frangente doloroso», il viaggio
verso il Quirinale «tra due ali di folla
che mi gridava “buffone”. Pensai che a
Sirte Gheddafi veniva baciato da tutti,
dal più piccolo al più anziano. Il giorno
seguente mi chiamò un amico dal Sud
America, mi disse di aver visto quelle
immagini in tv. “Sembrava che tu fossi
un dittatore africano, di cui la gente era
riuscita a liberarsi”. Risposi che questa
purtroppo è la politica italiana».
La linea Maginot di Berlusconi
crollò in Parlamento sul Rendiconto
dello Stato. Mentre Claudio Scajola
con la sua corrente gli chiedeva di fare
«un passo indietro», una pattuglia di
«falchi» con l’ex coordinatore di Forza Italia Roberto Antonione in testa,
fece crollare la maggioranza sotto la
fatidica «quota 316». Ancora qualche
settimana prima, il capo dello Stato
— in un colloquio di cui fu testimone
Gianni Letta — aveva detto al Cavaliere che non aveva «nulla da temere»:
«Lei non ha nulla da temere. Ci sono
solo due modi perché un governo cada. Le dimissioni del presidente del
Consiglio o l’approvazione di una
mozione di sfiducia». Insomma, se
«congiura» fu, ebbe molti complici in
Italia.
Francesco Verderami
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il G20 del 2011
4
3
7
5
8
6
2
12
La condanna
e le tensioni
I rapporti precipitano
dopo la condanna di
Berlusconi in Cassazione
del primo agosto. Si apre
la discussione sulla
possibilità che il capo
dello Stato conceda la
grazia. Napolitano
chiarisce il 13 agosto:
rispettare le sentenze,
valuterò eventuali
richieste di clemenza.
A novembre, dopo le
polemiche del partito di
Berlusconi, il Colle
chiude la discussione:
non ci sono le condizioni
per intervenire
ficoltà il Quirinale, la cui linea difensiva gli è parsa «molto debole». Che il re
fosse «nudo», che l’ex commissario
europeo fosse il designato in pectore,
era noto agli esponenti del governo di
centrodestra, tanto che l’allora ministro Altero Matteoli disse ben prima
dell’evento: «Ci siamo accorti tardi di
quanto sta accadendo attorno a noi. Il
piano per portare Monti a Palazzo Chigi è in fase avanzata più di quello che
potessimo credere». Già in settembre,
a Cernobbio, dopo l’intervento del capo dello Stato, in molti davano una
pacca sulla spalla a Monti che stava lì
in platea.
Ma sui «mandanti» Berlusconi non
ha dubbi, non ha dimenticato quando
Giulio Tremonti — di ritorno dall’ennesimo vertice a Bruxelles — gli disse:
«Il problema sei tu». D’altronde, l’of-
fensiva sul debito italiano, le ineffabili
risatine in pubblico tra Merkel e
Sarkozy, e ancora prima quella visita
lampo di Napolitano a Washington per
incontrare Obama, rappresentano per
il Cavaliere elementi a sostegno della
sua tesi in questa ricostruzione che sa
di processo indiziario (anche) contro
il Quirinale. E come non bastasse, i
tasselli di un puzzle che sembrava incomponibile finché aveva resistito a
Palazzo Chigi, si erano composti come
d’incanto con l’arrivo di Monti: non
solo al Professore — ricorda Berlusconi — «il Quirinale consentì di fare quel
decreto sull’economia che non era stato consentito al mio governo», ma ci fu
anche «il calo immediato dello
spread», e le dimissioni «in piena autonomia» dal board della Bce di Bini
Smaghi, che — dopo la nomina di
Draghi all’Eurotower — per le sue resistenze aveva provocato una crisi diplomatica con la Francia.
«Silvio, devi capire. È cambiato tutto», lo aveva avvisato Gianni Letta.
L’ultimo avvertimento era stato l’attacco ai titoli Mediaset. Tre giorni dopo, la
sera del 12 novembre 2011, capitolò. Al
momento di salire al Colle per le dimissioni, il premier evocò la «congiura»
davanti all’Ufficio di presidenza del
Pdl. Una donna piangeva mentre tutto
attorno era silenzio. «C’è un convitato
di pietra seduto tra noi», disse senza
far nomi il Cavaliere. «Ci stiamo consegnando nelle mani di Oscar Luigi Napolitano», imprecò Martino. Berlusconi invece parlò di «loro». «Loro mi di-
10
11
9
1
La photo opportunity
I leader del G20 durante il summit che si
tenne a Cannes il 3 novembre 2011:
1) il presidente francese Nicolas Sarkozy,
2) il premier italiano Silvio Berlusconi,
3) il ministro degli Esteri degli Emirati
arabi uniti Abdullah bin Zayed
Al Nahyan, 4) il premier spagnolo
José Luis Rodríguez Zapatero,
5) il primo ministro etiope Meles Zenawi,
6) il primo ministro turco Recep Tayyip
Erdogan, 7) il primo ministro di
Singapore Lee Hsien Loong,
8) il segretario generale Onu Ban
Ki-Moon, 9) il presidente indonesiano
Susilo Bambang Yudhoyono,
10) il primo ministro indiano Manmohan
Singh, 11) il presidente americano
Barack Obama, 12) la cancelliera
tedesca Angela Merkel (Foto Reuters)
I ricordi di Zapatero
Nel libro El dilema, l’ex premier socialista
Zapatero descrive la serata di quel 3
novembre 2011: «Nei corridoi si parlava
di Mario Monti», che il 9 sarebbe stato
nominato senatore a vita da Napolitano
e il 16 avrebbe sostituito Berlusconi a
Palazzo Chigi
Il testimone Il ricordo del G20 di inizio novembre 2011. La cena ristretta in cui si discusse del futuro dell’Italia
Zapatero: al vertice di Cannes si evocava il Professore
Nelle memorie del leader spagnolo
la vigilia della caduta del Cavaliere:
«Il governo italiano fu martellato»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
MADRID — La memorialistica dei
politici spesso è un’autodifesa, quasi
sempre un omaggio al loro ego e, di solito, non la legge nessuno. A volte, però, si
trovano chicche che non nutrono storie
edificanti di aspiranti bisnonni. Su 421
pagine del suo Il dilemma, 600 giorni da
vertigine (edizioni Planeta) José Luis
Rodríguez Zapatero ne scrive quasi 30
piene di pepe. All’ex presidente del governo spagnolo, all’uomo accusato di
aver negato sino all’ultimo la crisi e la
bolla immobiliare, al politico sconfitto
alle urne per il crollo del suo progetto
economico, servono per spiegare che la
Spagna non era il solo grande europeo
in ginocchio. Che anzi peggio di Madrid
stava l’Italia di Berlusconi appena superata nella corsa del Pil. Qualsiasi siano le
ragioni di Zapatero, i suoi ricordi ci fanno entrare nelle stanze del G20 tenutosi
a Cannes il 3 e il 4 novembre 2011. Un
vertice tesissimo, spaventato dai mercati che, affossando il debito italiano,
avrebbero demolito l’euro. Lo spread era
a quota 500, il costo degli interessi saliva
ogni giorno. Il libro è da due mesi nelle
librerie spagnole e non è mai stato
smentito.
Quelli di Cannes sono i giorni precedenti l’uscita da Palazzo Chigi di Berlusconi e l’arrivo di Mario Monti. Sostitu-
zione che, ha raccontato ieri sul Corriere
Alan Friedman, era tra le ipotesi di Giorgio Napolitano almeno già dal giugno
2011 e che Zapatero considera come il
risultato del G20.
«La giornata fu interminabile» scrive a pagina 293. La cancelliera Merkel
aveva proposto a Madrid una linea di
credito del Fondo monetario internazionale da 50 miliardi e «altri 85 avrebbero potuto andare all’Italia». Zapatero
risponde un «no secco», ma già si sa
che i suoi giorni sono contati. In due
settimane la Spagna andrà al voto e Zapatero non è neppure ricandidato. Il
Catenaccio
Berlusconi e Tremonti,
racconta l’ex premier
socialista, si difesero «con un
catenaccio in piena regola»
pressing si farà su chi lo sostituirà. Berlusconi, invece, non aveva scadenze
elettorali, ma «resisteva a tutti gli inviti
che riceveva» ad accettare gli aiuti. «Nei
corridoi già si parlava di Mario Monti».
«Per me e per gli altri leader l’importante di quel vertice non era l’agenda
formale», ma vedere «come ne sarebbe
uscita l’Italia». Ci fu, ricorda Zapatero a
pagina 296, una cena ristretta: solo 4
europei con i loro ministri economici, i
vertici dell’Ue, del Fmi e il presidente
degli Stati Uniti seduti attorno a un «tavolo piccolo, rettangolare che ispirava
confidenza» (p. 300). «Una cena sull’Italia e il futuro dell’euro», «quasi due
ore nelle quali si mise il governo italiano sotto un duro martellamento» perché accettasse «lì, a quello stesso tavolo» (p. 302) il salvataggio del Fmi e dell’Ue come già Grecia, Irlanda e Portogallo. «Si rimproverava la mancanza di
credibilità delle misure annunciate in
agosto» da Berlusconi e «l’impossibili-
tà che Roma continuasse a finanziarsi a
un interesse intorno al 6,35%».
Berlusconi e Tremonti si difesero
con un «catenaccio in piena regola».
«Tremonti ripeteva: conosco modi
migliori per suicidarsi». Berlusconi,
«più casereccio» evocava «la forza dell’economia reale e del risparmio degli
italiani». «Alla fine si arrivò a un compromesso per il quale Fmi e Ue avrebbero costituito un gruppo di supervisione sulle riforme promesse». Il Cavaliere «spiegò in pubblico che il ruolo del Fmi era di “certificare” le
riforme» (p. 304). «Però il governo italiano risultò toccato profondamente».
«Solo pochi giorni dopo» quel G20, il
12 novembre, «Berlusconi si dimetteva». «E Mario Monti era eletto primo
ministro». «Il lettore potrà trarne le
sue conclusioni».
Andrea Nicastro
@andrea_nicastro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
6
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Primo Piano
❜❜
Governo Il bivio
L’emendamento che evita il ritorno immediato alle urne rassicurerebbe i
parlamentari, che possono votare senza aver paura
Beppe Fioroni, Pd
Renzi al Quirinale, la mediazione di Napolitano
Faccia a faccia di due ore sul futuro del governo e sul difficile percorso della legge elettorale
Il testo di riforma
La parità
tra i sessi
La legge elettorale
inizia oggi il suo
percorso d’aula alla
Camera. Difficile dire
come ne uscirà, dato
che gli emendamenti
sono già 450. In ogni
lista, prevede il testo,
«nessuno dei due
sessi può essere
rappresentato in
misura superiore al
50%» e «non
possono esservi più
di due candidati
consecutivi del
medesimo genere»
Le tre soglie
di sbarramento
Alla distribuzione dei
seggi partecipano i
singoli partiti che, in
coalizione,
raggiungono il 4,5%.
Chi corre da solo
dovrà invece
raggiungere l’8%.
Obiettivo, ridurre la
frammentazione. C’è
poi la soglia del 12%
per le coalizioni, che
dovrebbe evitare le
associazioni di partiti
con l’unico scopo di
entrare in
Parlamento
ROMA — All’inizio di una
settimana decisiva, il segretario del Partito democratico Matteo Renzi ha varcato il
Quirinale per un colloquio
con il capo dello Stato Giorgio Napolitano. Incontro che
ha preceduto quello, atteso e
annunciato, con il premier
Enrico Letta, che potrebbe
tenersi nelle prossime ore o
giovedì. Nella serata di ieri si
era invece diffusa la voce di
un imminente incontro a
tre, Napolitano-Letta-Renzi.
Una giornata carica di tensione che intreccia i dubbi
sulla tenuta dell’esecutivo e
le ipotesi su possibili alternative, un bis di Letta, un
governo Renzi o le urne anticipate. Con sullo sfondo il
percorso parlamentare della
nuova legge elettorale, che
comincia oggi in Aula e che
rischia di essere molto accidentato.
L’incontro al Colle, una
cena durata due ore, si è reso
necessario per verificare le
possibilità di rilancio del governo Letta e le distanze con
il segretario del Pd. Il renziano Matteo Richetti spiega a
Otto e mezzo: «Hanno discusso di quali scenari siano
possibili per il governo». Ri-
ri si è riunita la minoranza
del Pd, che fa riferimento tra
gli altri a Gianni Cuperlo. Il
quale ha spiegato: «Non ci
metteremo di traverso alla
legge elettorale. Chiederemo di migliorarla, certo, ma
senza compromettere la
possibilità di arrivare a una
riforma».
Per questo, saranno confermati alcuni emendamenti già presentati, come le primarie per legge, la parità di
genere e soprattutto l’emendamento Lauricella. Clausola che lega l’entrata in vigore
della nuova legge elettorale
all’abolizione dell’attuale
Senato (che avverrà più
avanti, perché effettuata con
procedura costituzionale,
quindi più lunga). Insomma, la minoranza del partito
vuole legare l’Italicum alla
riforma del Senato e vuole
un governo «forte e autorevole», che duri almeno due
anni.
La riunione del gruppo pd
alla Camera che doveva affrontare il tema era prevista
per ieri sera ma è slittata a
questa mattina. Sarà presente Matteo Renzi e si attende una sua reazione. I
suoi spiegano: «Voteremo
compatti». Difficilmente il
segretario del Pd metterà un
veto esplicito a questi emen-
damenti, ma neanche darà il
via libera all’emendamento
Lauricella. «Emendamento
che tecnicamente non sta in
piedi — spiega Angelo Rughetti —. Capisco la posizione della minoranza: hanno
paura di rimanere con il cerino in mano». Traducendo,
l’emendamento consentirebbe di evitare il rischio di
urne immediate. Come dice
Beppe Fioroni, che è favorevole: «Rassicurerebbe i parlamentari, che possono votare senza aver paura di andare a casa. E costituirebbe il
presupposto per un nuovo
governo autorevole. Insomma, un uovo di Colombo, la
290 59
i giorni del governo guidato
da Enrico Letta. Il premier e i
ministri giurano al Colle il 28
aprile. L’esecutivo ottiene la
fiducia alla Camera il giorno
dopo (453 sì, 153 no, 17
astenuti) e al Senato il 30
(233 sì, 59 no, 18 astenuti)
i giorni della segreteria
di Matteo Renzi alla testa del
Partito democratico. Il sindaco
di Firenze, dopo aver vinto le
primarie dell’8 dicembre, è
stato nominato segretario
dall’Assemblea nazionale
del 15 dicembre
mossa del cavallo che riunisce le riforme, la legge elettorale e un governo autorevole».
Giuseppe Lauricella, il deputato del Pd che ha presentato la norma, spiega: «Il
mio emendamento garantisce l’accordo che il mio segretario ha siglato: non
prendo neanche in considerazione l’ipotesi che mi
chieda di ritirarlo».
Ieri Renzi, prima di salire
al Colle, ha avuto una serie
di colloqui, tra i quali quello
con Denis Verdini, anche in
seguito alle tensioni per un
emendamento del relatore
Francesco Paolo Sisto (FI).
Forza Italia è nettamente
contraria all’emendamento
Lauricella perché vuole tenersi le mani libere per il voto anticipato e avverte: se
passa l’emendamento sul
Senato, salta l’accordo. Gli
azzurri, disposti ad aprire a
qualche modifica tecnica,
dicono no anche agli altri
emendamenti, incluso quello sulla parità di genere che
potrebbero al più accettare
come semplice ordine del
giorno.
Alessandro Trocino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lo speciale
La Carta
Il 23 dicembre
1947 il quotidiano riporta la
notizia del varo
della Costituzione da parte
dell’Assemblea
costituente
Il premio
di maggioranza
La soglia per
ottenere il premio di
maggioranza, per
ora, è fissata al 37%.
L’alleanza (o anche il
partito singolo) che
raggiunge il risultato
otterrà un premio
del 15% in modo da
mettere al sicuro la
maggioranza. Se
nessuno raggiunge il
37%, due settimane
dopo si svolgerà un
secondo turno tra le
due coalizioni più
votate
lancio dell’economia, riforma della legge elettorale e
del bicameralismo perfetto
sono i punti a favore di un
governo di ampio respiro.
L’impulso dato da Renzi nelle scorse settimane potrebbe
non bastare e bisognerà verificare l’agibilità politica
del premier. Che le cose possano cambiare lo dice anche
la possibile anticipazione
della direzione dello show
down sul governo, fissata da
Renzi per il 20 febbraio, al 13
febbraio.
Da più parti è in corso un
pressing per convincere
Renzi a prendere le redini di
un governo di legislatura,
con una staffetta che non
preveda il voto. Ma finora il
segretario si è opposto. E del
resto Letta non sembra disponibile a un passo indietro. Davide Faraone spiega:
«Per decidere in quel senso,
glielo dovrebbero chiedere a
furor di popolo».
In questa impasse, oggi
comincia il suo percorso in
Aula la legge elettorale, naturalmente collegata alle
sorti del governo. Mentre le
trattative vanno avanti, comincia l’esame, con 450
emendamenti presentati. Ie-
L’inserto
L’in
L’i
La copertina
dell’inserto (in
edicola domani)
per i novanta
anni de l’Unità
Da Gramsci ai giorni nostri
I 90 anni di storia de l’Unità
Gli eventi
Sopra, i funerali
di Enrico Berlinguer nel 1984.
A fianco la manifestazione
della Cgil nel
2002 «contro il
terrorismo e per
i diritti»
MILANO — Una prima pagina per ogni anno: l’Unità compie
90 anni e per festeggiare l’anniversario domani sarà in edicola
un
uno speciale — curato da Fabio Luppino — allegato al
qu
quotidiano. Nel numero si ripercorre la storia del giornale,
fo
fondato il 12 febbraio 1924, con foto e articoli a firma, tra gli
al
altri, di Alfredo Reichlin, Michele Serra e una tavola inedita
d
del vignettista Staino. Dalla «nascita» della Costituzione alla
m
morte di Enrico Berlinguer, ai giorni nostri con il voto sulla
d
decadenza di Silvio Berlusconi da senatore, riecheggiano
n
nelle pagine le voci e il ruolo della sinistra nella storia italiana.
U
Uno spaccato a trecentosessanta gradi, senza dimenticare i
grandi eventi mondiali — la Seconda guerra mondiale, la
primavera di Praga, la guerra del Vietnam, la caduta del muro
di Berlino e l’elezione di Barack Obama alla Casa Bianca — e le
icone del comunismo da Stalin a Fidel Castro. Il direttore Luca
Landò nel suo commento ricorda le parole di Antonio
Gramsci che in una lettera al comitato esecutivo del Partito
comunista il 12 settembre 1923 proponeva la fondazione del
quotidiano: «Dovrà essere un giornale di sinistra. Io
propongo come titolo l’Unità puro e semplice che sarà un
significato per gli operai e avrà un significato più generale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
❜❜
Primo Piano
Il Pd non può bloccare l’Italia fino al 20 febbraio, senza decidere se
sostiene Letta o se chiede un cambio a Palazzo Chigi Andrea Romano, Scelta civica
La vicenda
L’incarico
La nascita
dell’esecutivo
e il patto
Aprile 2013, Matteo Renzi e
Enrico Letta siglano a Roma il
«patto della schiacciatina»: tra i
due, chiunque sarà il candidato
premier avrà l’appoggio
dell’altro. Giorgio Napolitano
affida l’incarico all’ex
vicesegretario del Pd. Intanto,
nel partito si pone il problema
della nuova leadership
I contrasti
Le tensioni
e l’ascesa
del sindaco
Dopo la nascita dell’esecutivo
sorgono i primi contrasti tra
Letta e i renziani, che spingono
per le riforme. L’8 giugno
il primo incontro tra premier
e sindaco. Dopo l’elezione
di Renzi alla guida del Pd, a
dicembre, si comincia a parlare
di un possibile rimpasto nella
squadra di governo
Gli obiettivi
L’intesa
sul patto
alla tedesca
Tra Renzi e Letta c’è l’intesa
per un «patto di governo
alla tedesca»: obiettivi precisi
per il 2014 e un programma
da sottoporre ai partiti della
maggioranza in poche
settimane. Anche Giorgio
Napolitano ribadisce
la priorità delle riforme
per il Paese.
L’idea
Gli equilibri
del governo
e le dimissioni
L’idea di un rimpasto però
cresce. A rendere più fragili
gli equilibri dell’esecutivo
contribuiscono le dimissioni
del viceministro democratico
Stefano Fassina e del ministro
di Ncd alle Politiche agricole
Nunzia De Girolamo dopo
le polemiche per l’inchiesta
sulla Asl di Benevento
I tempi
I ritardi
e la visita
al Colle
Letta continua a lavorare per
una verifica di governo,
anche se il patto «Impegno
2014», sembra destinato a
slittare a marzo, ma gli
orizzonti dell’esecutivo
restano incerti. Ieri Renzi sale
al Quirinale per conferire con
Napolitano: è il terzo
colloquio in due mesi
❜❜
7
Se c’è bisogno di un Letta bis lo si faccia in pochi giorni, nessuno di
noi accetterà ancora di galleggiare
Maurizio Lupi, Ministro alle Infrastrutture
Palazzo Chigi Tolta la data a «Impegno 2014» per evitare una scadenza temporale
Per Letta «situazione insostenibile»
Ma rilancia: io non mi dimetto
Il premier vuole garantire di poter puntare fino al 2015 e oltre
ROMA — «Ho sentito dire che mi
dimetto, ma non è vero. Io non lascio,
no. Sono tutte chiacchiere infondate». Tira dritto, Enrico Letta. Intorno
è tempesta e lui, per quanto accerchiato, si mostra «assolutamente determinato» ad andare avanti. A dispetto di tutto e di tutti. Mai ha pensato di mollare la spugna, nonostante
il pressing dei renziani che anche ieri,
in Parlamento, hanno fatto rullare i
tamburi del passo indietro imminente. «Perché dovrei lasciare, quando i
sondaggi confermano che gli italiani
sono contrari alla staffetta?», resiste il
premier, «come ha detto lo stesso
Renzi, chi glielo fa fare?». Non solo il
premier non molla, ma raddoppia. Se
aveva pensato di intitolare il contratto di maggioranza «Impegno 2014»,
adesso ha cambiato idea. Lo chiamerà «Impegno Italia», cancellando dalla bozza (e dall’orizzonte politico)
quel numeretto con cui aveva impresso la data di scadenza al suo
mandato. È così che l’inquilino di Palazzo Chigi conta di tranquillizzare i
partiti, di convincerli che con lui al timone, non solo con Renzi, la caravella del governo può proseguire la navigazione. Fino al 2015 e oltre. Lo dirà anche in Parlamento, se e quando
tornerà in Aula a chiedere la fiducia.
Presenterà un programma corposo di
riforme, che diano il senso di una vera ripartenza.
È un azzardo e Letta lo sa. Ma il
premier sente che la morsa si fa sempre più stretta e ha capito che, se non
prova con forza a divincolarsi, sia pure in extremis, non potrà che soccombere e aprire il campo al primo
governo Renzi. È in un vicolo cieco,
eppure conta di uscirne vivo. Pensa
di avere ancora dalla sua parte Giorgio Napolitano, che tanto aveva puntato su continuità e stabilità come valori assoluti. «Il Quirinale mi sostiene
al cento per cento» ha confidato Letta
ai suoi, dopo aver visto il presidente
della Repubblica al Senato e dopo
averlo risentito al telefono. Alla ricerca di una via di uscita, Napolitano sta
La crisi
Letta deciso a
«parlamentarizzare» la crisi:
il Pd dica in Aula che cosa
intende fare sul governo
L’agenda
L’incontro
Stamattina Enrico
Letta riceverà a
Palazzo Chigi l’ufficio
di presidenza di Rete
Imprese Italia
A Milano
Il premier volerà poi
a Milano dove
visiterà il backstage
Bit ed Expo e nel
primo pomeriggio
parteciperà
all’inaugurazione
dell‘Unicredit Tower
Il faccia a faccia
Il colloquio con
Napolitano potrebbe
svolgersi giovedì
(ma è possibile che
sia anticipato a oggi
in mattinata)
rilanciare il suo governo: il coniglio
spunterà dal cilindro al più tardi venerdì.
Il premier non ha fretta, sa di non
poter fallire. Deve presentare al capo
dello Stato «un progetto molto incisivo», che convinca il Quirinale e che il
Pd non possa rifiutare. Una proposta
che Letta tiene coperta da assoluto riserbo, soprattutto per quanto riguarda i futuri ministri. Quelli che il premier si è rassegnato a sostituire sono
noti: Cancellieri, Zanonato, Bray,
Giovannini, più la dimissionaria De
Girolamo. Mentre sui nuovi arrivi girano nomi in libertà, che nessuno
smentisce né conferma: Boschi?
Guerini? De Castro? Vietti? Un totonomi prematuro, visto che nessuno
si sbilancia fra rimpastino o Letta bis.
«Deciderà Napolitano...», è la linea di
Palazzo Chigi.
Letta tira dritto, determinato a
«parlamentarizzare» la crisi. «Se
Renzi vuole che io vada avanti ci metta la faccia — è l’ultima sfida — altrimenti il Pd dovrà votarmi contro in
Aula». Anche la minoranza spinge
conducendo l’ultima mediazione tra
il premier e il segretario, ai quali ha
chiesto di vedersi per cercare un accordo.
«La situazione non è più sostenibile», ammette Letta. Ieri lo stallo ha
generato un vortice incontrollabile di
voci. Il premier getta la spugna? Va al
Quirinale assieme al segretario del
Pd? No, l’idea di salire al Colle a braccetto col sindaco non lo ha neppure
sfiorato. Per marcare la distanza Letta
vedrà Napolitano stamattina prima
di partire per Milano — dove parlerà
di turismo e di Expo 2015 — oppure
giovedì, al ritorno del presidente da
Lisbona. Se tutto slitta è perché il destino del governo è legato alla legge
elettorale (e viceversa), il cui iter è
sempre più a rischio. Anche per questo Letta ha deciso di ritardare l’annunciata «iniziativa» con cui conta di
Il ricordo
Il premier Enrico
Letta, 47 anni, ieri
in Aula al Senato
per la cerimonia
del «Giorno del
Ricordo» dedicata
alle vittime delle
foibe e dell’esodo
giuliano-dalmata
(Olympia)
per un cambio in corsa. Gianni Cuperlo è andato a Palazzo Chigi e ha
trovato un Letta molto riservato sulle
mosse che ha in mente. Non gli ha
esposto il programma, né anticipato
nomi di papabili per la nuova squadra. Tanto che in Transatlantico erano in molti, nel pomeriggio, a insinuare che il premier non abbia più
frecce al suo arco. «L’unica via di
uscita per lui — concedeva un renziano — è accettare da Matteo l’incarico
di ministro degli Esteri, come ponte
per fare il commissario europeo». E
un altro: «Renzi deve solo decidere se
Letta gli serve, in quel caso lo salva e
lo fa cadere quando fa comodo a
lui...». Il campo è minato e il generale
non ha più un esercito. Può ancora fidarsi di Angelino Alfano? Gaetano
Quagliariello la mette così: «Noi di
Ncd non saremo gli arbitri dell’eterno
duello tra Letta e Renzi, pretendiamo
un governo che governi».
Monica Guerzoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I democratici Secondo il leader pd il premier vuole dimostrare che non ci sono alternative. «Ora si va sull’ottovolante»
Il sindaco: se è rimpastino meglio le elezioni
Il segretario mantiene il riserbo
sull’incontro con il capo dello Stato
I suoi: fra i temi anche la staffetta
ROMA — «Adesso si comincia ad
andare sull’ottovolante»: Matteo Renzi
è fatto così. Anche nei momenti più
gravi pensa che un tocco di levità non
guasti, ritiene che la politica porti un
peso che non è sopportabile per chi
non la frequenta per lavoro, amore o
ambizione. E sono molti. O, meglio, la
maggior parte degli italiani.
Perciò quando risponde alla chiamata del capo dello Stato lo fa sollecito. Per lui, tanto più che è un sindaco, è
una cosa seria. E infatti al termine del
colloquio si stringe nel più stretto riserbo anche se i suoi ammettono che si
è parlato di staffetta. Ma meno seria, a
suo giudizio, è la manfrina che si sta
inscenando intorno al governo «paralitico». Napolitano gli spiega che Letta
resiste. Che ha detto a Gianni Cuperlo
che intende andare avanti. L’ex presidente del Pd è rimasto basito e ha detto
ad amici e collaboratori: «Il premier
non mi ha proposto niente e, secondo
me, non ha niente da proporci, però ha
tutta l’intenzione di andare avanti,
qualunque cosa accada. Il fatto che ab-
bia detto che non ha idea di quando
proporre il suo nuovo governo e il suo
nuovo rimpasto e che, comunque, lo
farà dopo la riforma elettorale, la dice
lunga su quello che sta succedendo».
Niente che Renzi non avesse preventivato. Quando varca il portone del
Nazareno per raggiugnere il Colle avverte i collaboratori: «È chiaro che Enrico sta cercando di dimostrare che
non c’è alternativa a lui e che sarà questo il discorso che mi farà Napolitano,
ma non è vero, secondo me ci sono diverse alternative e le ho già spiegate».
E, tanto per mettere i puntini sulle i,
una la illustra subito al Colle, onde evitare equivoci che di questi tempi certamente non servono: «Se l’oggetto della
discussione diventa il rimpastino,
vuol dire che fissiamo la data delle elezioni. E a me potrebbe anche andar bene...». Come a dire: decida Letta, che ha
paura delle consultazioni e di lasciare
palazzo Chigi, che cosa fare, ma non
speri lui, e non speri nemmeno il capo
dello Stato, con tutta la stima che gli è
dovuta, che Renzi si acquieti davanti a
Roma Renzi ieri fuori dalla sede del Pd
un mini-rimpasto e a un mini-cambiamento di programma di governo.
In questo caso il piano non cambia:
il premier ha otto mesi di tempo e a ottobre prossimo si va a votare. C’è una
sola cosa che il segretario non capisce.
Ed è per questo che ha anticipato la direzione del 20 febbraio per dopodomani, sempre che non vi siano dei
problemi legati alla legge elettorale su
cui qualcuno cerca di tarpargli ali,
aspirazioni e ambizioni. «Quello che
non comprendo — confessa ai fedelissimi — è per quale ragione il presidente del Consiglio si sottoponga a questa
figuraccia: il fatto che lui resista è comprensibile, ma non si capisce proprio
per quale ragione non assuma nessuna
iniziativa. E men che meno una decisione». Tanto più che chiunque abbia
parlato ieri con il segretario del Partito
democratico ha avuto la netta sensazione che Renzi abbia i numeri e i partiti, insomma, la maggioranza per
mettere insieme un nuovo governo.
Anche se lui, ossia Renzi stesso,
convinto al cento per cento, a dire il vero, non lo è: «Le controindicazioni —
confessa agli amici — sono tante». Ma
poi aggiunge: «Mi rendo conto che per
mandare avanti le riforme costituzionali, il jobs act e, in generale, per fare
uscire questo Paese dalla crisi e dargli
un futuro, occorre anche rischiare di
bruciarsi i ponti alle spalle e nello stes-
so tempo il futuro. Dovrebbe essere
una legislatura nell’interesse del Paese...Non nel mio, dovremmo riuscire
ad andare tutti oltre il nostro orticello,
anche Enrico». Gli amici che sconsigliano il segretario del Pd dal proseguire questa strada lo mettono in
guardia ricordandogli che potrebbe finire ostaggio nelle mani di Alfano. Di
quello stesso Alfano di cui si racconta
in Transatlantico la mitica frase: «Noi
vogliamo tanto bene a Letta, ma vogliamo più bene a noi stessi...». Lui,
Renzi, ripete convinto, e lo ha detto
anche a Napolitano, che «l’importante
non è decidere le carriere delle persone ma qual è il progetto che consenta
agli italiani di uscire dalla crisi».
Quanto ad Alfano, il Nuovo centrodestra non lo preoccupa: «Lui sa che
con me può arrivare fino al 2018 per finire le grandi riforme istituzionali e
dell’economia». E alla peggio se il Ncd
nicchia ci sono pur sempre i parlamentari di Sel guidati da Gennaro Migliore che preferiscono Renzi a Fratoianni e i transfughi grillini, quindi anche Alfano non potrà alzare il prezzo...E se lo alzerà si troverà nel mezzo
di una bella crisi aperta da sinistra,
sulla Bossi-Fini o sulle unioni civili, a
metà del guado, senza sponde o alleati,
senza Berlusconi e senza governo.
Maria Teresa Meli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
8
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
9
Primo Piano
Il processo al Cavaliere
«Per far cadere Prodi contattammo i comunisti»
Deposizione di Bondi ai pm di Napoli. Oggi via al processo per corruzione contro Berlusconi
La vicenda
L’accusa
I tre milioni
al senatore
per «tradire»
Si terrà oggi a Napoli la prima
udienza del processo sulla
presunta compravendita dei
senatori. I fatti contestati si
riferiscono al periodo 20062010. Imputati di corruzione
Silvio Berlusconi e l’ex direttore
dell’Avanti Valter Lavitola:
secondo i pm, l’ex premier
avrebbe versato 3 milioni di
euro all’allora senatore Sergio
De Gregorio, eletto con l’Idv,
perché cambiasse schieramento
L’inchiesta
Il lavoro del pool
e il ruolo
di De Gregorio
De Gregorio non è imputato
in questo processo, perché nei
mesi scorsi ha patteggiato un
anno e 8 mesi di reclusione.
Recentemente ha proposto
ricorso in Cassazione.
All’inchiesta ha lavorato un
pool di magistrati formato dai
pm Vincenzo Piscitelli, Henry
John Woodcock, Alessandro
Milita e Fabrizio Vanorio,
coordinati dal procuratore
aggiunto Francesco Greco
La ricostruzione
Tra i testimoni
anche Prodi
e Di Pietro
Tra i testimoni indicati dai
pm sicuramente ci saranno
l’ex premier Romano Prodi,
l’ex leader dell’Idv Antonio Di
Pietro, i senatori Anna
Finocchiaro e Giuseppe
Caforio e l’uomo d’affari italoargentino Carmelo Pintabona,
che dovrà riferire sulla lettera
di minacce indirizzata a
Berlusconi quando il direttore
dell’Avanti era latitante in
Sud America
Le udienze
La costituzione
di parte civile
del Senato
Il processo, nelle prime
udienze, subirà
rallentamenti. In seguito
all’astensione del presidente
della quarta sezione del
tribunale, davanti alla quale
gli imputati erano stati
rinviati a giudizio, dovrebbe
subentrare un nuovo
magistrato. Tra le questioni
preliminari, anche la
costituzione di parte civile
del Senato
NAPOLI — Per far cadere il
governo guidato da Romano
Prodi, Silvio Berlusconi era disponibile ad allearsi anche con
gli odiati «comunisti». E per
questo i suoi uomini presero
contatti con i responsabili del
Pdci, il Partito dei comunisti
italiani. A raccontarlo ai magistrati napoletani è stato l’ex
coordinatore di Forza Italia
Sandro Bondi. L’interrogatorio
è avvenuto venti giorni fa, il 21
gennaio scorso, e il verbale è
stato allegato agli atti del processo contro il Cavaliere che
comincia questa mattina di
fronte al tribunale di Napoli.
Corruzione, è l’accusa gravissima contestata a Berlusconi e
al faccendiere Valter Lavitola
per gli oltre 3 milioni di euro
versati tra il 2006 e il 2008 all’ex senatore Sergio De Gregorio. Il politico, eletto con l’Italia
dei valori e poi transitato in
Forza Italia, ha ammesso di essersi «venduto» quando era
presidente della commissione
Difesa di Palazzo Madama e di
aver poi accettato altri soldi
per passare con gli azzurri.
Nella lista dei testimoni stilata dai pubblici ministeri
Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli ci sono tra gli
altri, oltre allo stesso Prodi, il
fondatore dell’Idv Antonio Di
Pietro, la senatrice Anna Finocchiaro, e numerosi politici.
Uno è Ferdinando Rossi, all’epoca senatore del Pdci. Proprio di lui è stato chiesto conto
a Bondi che inizialmente ha
negato contatti del partito con
formazioni di centrosinistra,
ma poi ha dovuto ammettere
la ricerca di questo tipo di alleanze, negando però che fossero stati offerti soldi.
Dopo aver ribadito che con
De Gregorio i rapporti erano
assolutamente leciti «perché ci
fu accordo politico formalizzato, con annesso contratto di finanziamento stipulato da me
per conto di Forza Italia nel
2007 preparato dallo studio
dell’avvocato Abrignani», l’ex
coordinatore afferma: «Non
ho memoria di contatti finalizzati al cambio di schieramento
politico di altri senatori dell’allora maggioranza che sorreggeva il governo Prodi, tra
cui il senatore Rossi». Nelle
carte dei magistrati c’è invece
traccia di questi approcci e a
questo punto lui afferma: «Ora
che lei mi cita questo nome, mi
sovviene che nel corso delle
Firenze
Omicidio
colposo
Dieci mesi
a Domenici
Ex senatore
Sergio De
Gregorio, 53
anni, lo scorso 27
giugno davanti al
Tribunale di
Napoli per
l’udienza di
patteggiamento.
Eletto al Senato
nel 2006 con
l’Italia dei valori,
nel settembre
dello stesso anno
uscì dal partito e
negò la fiducia al
governo Prodi sia
nel febbraio del
2007 sia nel
gennaio 2008,
favorendone
la caduta
(foto
Napolipress)
Verbale L’atto che raccoglie le dichiarazioni di Sandro Bondi
mie attività di coordinatore,
sto parlando dei mesi di poco
precedenti la definitiva caduta
del governo Prodi, potrei avere
incontrato questo senatore
Rossi che ricordo essere un
esponente dell’estrema sinistra e credo si chiamasse Fernando, vale a dire l’esponente
del Pdci. Il contatto con il senatore Rossi era finalizzato a
verificare la volontà, che
espresse comunque nel nostro
incontro, di far mancare la fiducia politica al governo Prodi».
I magistrati evidenziano le
differenti ideologie e Bondi risponde: «Come mi viene fatto
notare questo senatore sosteneva un partito opposto al nostro e dunque il contatto mio e
dei colleghi di Forza Italia era
prettamente finalizzato a far
maturare il dissenso rispetto
alle scelte della maggioranza,
piuttosto che a una adesione al
nostro partito-coalizione. Gli
approcci con il senatore Rossi
non ebbero alcun risultato e
non ci fu alcun momento in
cui gli proponemmo un accordo economico, così come non
ho memoria di proposte economiche rivolte ad altri esponenti della maggioranza, tra
cui il senatore dell’Idv Giuseppe Caforio. Ritenemmo di finanziare il movimento del De
Gregorio, poiché era radicato
sul territorio, inoltre perché
De Gregorio era molto attivo
anche a livello internazionale e
aveva già militato in Forza Italia».
Agli atti è stato allegato anche il verbale dell’ex tesoriere
di Forza Italia Rocco Crimi che
ammette di aver partecipato a
una riunione con De Gregorio
per siglare il patto e di aver poi
«ricevuto presso il mio ufficio
il testo sottoscritto da Bondi e
De Gregorio senza indicazione
di somme, unitamente ad una
richiesta scritta del De Gregorio dove veniva indicata la
somma di euro 300mila con
l’indicazione delle coordinate
bancarie del conto su cui accreditare l’importo».
De Gregorio ha già patteggiato una pena a un anno e otto mesi ammettendo di aver ricevuto un milione di euro in
maniera ufficiale e altri due
milioni di euro «in nero». Da
oggi sarà Berlusconi a doversi
difendere dall’accusa di averlo
«comprato» attraverso la mediazione di Lavitola. Il giudice
Loredana Acierno che doveva
guidare il dibattimento ha già
chiesto e ottenuto di astenersi.
È infatti la moglie dell’ex procuratore di Bari Antonio Laudati — finito sotto inchiesta
per un presunto favoreggiamento dell’imprenditore
Gianpaolo Tarantini che
avrebbe aiutato a eludere le indagini sulle escort messe a disposizione di Berlusconi — e
ha ritenuto di evitare «qualsiasi tipo di strumentalizzazione». Dopo le formalità preliminari il processo sarà dunque
assegnato al collegio presieduto dal giudice Nicola Russo.
Fulvio Bufi
Fiorenza Sarzanini
L’ex sindaco di Firenze,
oggi europarlamentare del
Pd, Leonardo Domenici
(nella foto sotto), è stato
condannato dal tribunale
di Firenze a dieci mesi di
reclusione, pena sospesa,
con l’accusa di omicidio
colposo per la morte di
Veronica Locatelli, che la
notte fra il 15 e il 16 luglio
2008 precipitò dai bastioni
del Forte Belvedere. Assolti
gli altri cinque imputati. Il
tribunale ha riconosciuto
un concorso colposo,
stabilendo che l’80 per
cento della responsabilità
è da attribuire al
comportamento della
vittima, che allora aveva
37 anni. Con Domenici
erano accusati di omicidio
colposo il dirigente della
direzione cultura del
Comune, Giuseppe
Gherpelli, il perito
Ulderigo Frusi, che aveva
redatto il piano sicurezza,
e l’imprenditrice Susanna
Bianchi, che guidava
l’associazione culturale
che gestiva il Forte per gli
eventi estivi. Imputati
anche Daniele Gardenti e
Monica Zanchi, addetti
alla vigilanza. Secondo il
pm l’incidente fu dovuto
alla mancanza di misure di
sicurezza che tenessero gli
spettatori distanti dai
parapetti dell’antica
struttura militare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso Dopo quattro anni. «Ho vissuto un’esperienza terribile, la mia storia è stata completamente cancellata»
Assolto Frisullo: «Il carcere mi ha spezzato la vita»
Scagionato dall’accusa di aver preso soldi
per favorire l’imprenditore Tarantini
ROMA — I giudici della Corte
d’appello di Bari hanno scagionato
definitivamente il politico del Partito
democratico Sandro Frisullo.
Dopo essere stato assolto dall’accusa di corruzione, l’ex vicepresidente della giunta regionale della
Puglia viene infatti dichiarato innocente anche rispetto alle accuse di
associazione per delinquere e abuso
d’ufficio. Secondo le indagini della
Procura barese, il politico aveva favorito l’imprenditore Gianpaolo Tarantini in cambio di utilità e di incontri con alcune delle escort che
frequentavano anche le serate di Silvio Berlusconi. Contestazioni gravi
che nel marzo 2010 — quasi un anno
dopo le rivelazioni di Patrizia D’Addario sulle feste dell’allora Presidente del consiglio — ne determinarono
l’arresto e lo convinsero a dimettersi
dopo che una delle ragazze, Terry De
Niccolò, aveva raccontato a verbale e
pubblicamente gli incontri.
L’esito del processo non basta comunque a placare la rabbia e l’ama-
Le dimissioni e l’arresto
Il pubblico ministero parlò
di favori e incontri con le escort
Il politico del Pd si era dimesso
ed era stato arrestato
rezza di Frisullo. «Sono stato assolto
da tutti i reati per i quali ho subito il
carcere e ben quattro mesi di custodia cautelare. Avevo dichiarato fin da
subito la mia disponibilità ad essere
sentito dalla Procura, e quando ciò è
avvenuto (e cioè quattro mesi più
tardi, ndr) ho riferito dei miei comportamenti dicendo sempre la verità
ed escludendo in modo categorico
qualsiasi dazione di denaro da parte
di Tarantini. Ma “meritavo” il carcere
e questo a pochi giorni dalla data
delle elezioni regionali del 2010.
Quella che ho vissuto è stata la più
terribile pagina della mia vita. Un vero e proprio calvario. La violenza di
un così brutale provvedimento contro la mia persona ha aperto una ferita difficilmente rimarginabile. Il carcere ti spezza la vita. E soltanto l’affetto dei miei famigliari, il sostegno e
la stima di tante persone, la costante
Ex vicepresidente
Sandro Frisullo, politico del
Pd ed ex vicepresidente
della giunta regionale della
Puglia, è stato dichiarato
innocente dopo le accuse di
corruzione e abuso d’ufficio
(Fotogramma)
azione a favore del bene comune e
della legalità mi hanno consentito di
affrontare una prova così devastante».
Frisullo si rammarica per la sua
storia personale e politica cancellata
da questa vicenda e aggiunge: «Ho
avuto subito l’angosciante percezione di essere finito dentro un meccanismo che mi stritolava e che non mi
avrebbe lasciato scampo. Un infernale e potente circuito mediatico-giudiziario mi aveva già condannato come un pericoloso tangentista e corrotto, ispiratore di un sodalizio criminale ben collaudato. Si cancellava
così la mia storia, quella vera, quando da giovane sindaco avevo denunciato e testimoniato contro una pericolosa cosca contribuendo a smantellarla».
F. Sar.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
10
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Esteri
Dopo il referendum Si valuta se bloccare i negoziati per i nuovi accordi con Berna
Immigrati, la linea dura di Bruxelles
A rischio i rapporti con la Svizzera
Parigi e Roma «preoccupate». Berlino: si danneggiano da soli
DAL NOSTRO INVIATO
BRUXELLES — La vittoria
del referendum anti-immigrati in Svizzera mette a rischio gli accordi e i rapporti
tra l’Unione Europea e il governo di Berna. Lo hanno fatto capire a Bruxelles il Consiglio dei ministri, l’Europarlamento e la Commissione europea, le tre principali
istituzioni Ue, per conto dei
28 Paesi membri.
Ma l’allarme è scattato anche per le conseguenze politiche dell’approvazione della
scelta della Svizzera da parte
di movimenti euroscettici nazionali, già pronosticati in
ascesa (soprattutto in Francia, Regno Unito e Olanda)
nelle elezioni europee del
maggio prossimo. La Lega ha
chiesto un referendum antiimmigrati anche in Italia.
La responsabile per la politica estera dell’Ue, la britannica Catherine Ashton, al consiglio dei ministri degli Esteri
Ue a Bruxelles, ha dichiarato
che l’esito del referendum in
Svizzera «va in una direzione
che non è la più facile in una
prospettiva europea» e che le
istituzioni Ue «sono al lavoro
per vedere come procedere».
Netta è apparsa la posizione
critica di Francia, Germania e
Italia, che tutelano anche i ri-
spettivi lavoratori frontalieri.
Il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha detto che
«il voto preoccupa perché significa che la Svizzera intende
richiudersi in se stessa». Il
nuovo capo della diplomazia
tedesca, Frank-Walter Steinmeier, ha ammonito che in
questo modo la Svizzera «si
danneggia da sola» perché la
sua economia «vive di scambi
50,3
per cento: la percentuale dei votanti
svizzeri che domenica ha detto sì all’introduzione entro tre anni di un sistema di quote e contingenti per gli
stranieri, i frontalieri e per quanti
chiedono asilo, «in ragione dei bisogni
e delle possibilità del Paese»
con i Paesi europei». Il ministro degli Esteri Emma Bonino ha ammesso che la situazione è «molto preoccupante
per l’Italia e per l’Europa». Il
Lussemburgo, diretto concorrente della Svizzera come
paradiso fiscale e centro bancario, ha definito la volontà
degli svizzeri «da rispettare»,
ma «inaccettabile» per l’Ue.
Il contrasto decisivo è legato alla possibile introduzione
di quote per gli immigrati,
che oggi sono stimati al 25%
dei circa otto milioni di abitanti della confederazione elvetica. Questi limiti violerebbero il principio della libera
circolazione dei cittadini e fa-
Guarda il video con una chiamata gratuita al
rebbero saltare gli altri accordi tra Bruxelles e Berna su
commercio, trasporti, agricoltura, appalti pubblici o ricerca. Perfino treni e aerei
non potrebbero più operare
liberamente tra la Svizzera e il
territorio dell’Ue.
Si bloccherebbero anche gli
accordi futuri. Già domani gli
ambasciatori dei 28 Paesi
presso l’Ue dovrebbero dare
mandato alla Commissione
Ue per negoziare l’armonizzazione automatica delle regole
istituzionali con il governo
svizzero. Ora potrebbero annunciare un clamoroso stop
delle trattative per lanciare un
segnale politico netto. Soprattutto dopo che il ministro
della Giustizia di Berna, Simonetta Sommaruga, ha definito l’esito del referendum
anti-immigrati «una decisione fondamentale con conseguenze di vasta portata».
+39 029 475 48 50
Molti governi Ue temono
che la tendenza degli svizzeri
possa estendersi nei Paesi dove i movimenti euroscettici
stanno assecondando l’irritazione popolare contro l’immigrazione straniera. La leader dell’estrema destra francese, Marine Le Pen, ha esultato per l’esito del referendum
in Svizzera. Sulla stessa linea
si sono espressi il leader dell’Ukip britannico Nigel Farage, l’olandese Geert Wilders e
il segretario della Lega Nord
Matteo Salvini.
Anche il solitamente moderato ex premier del centrodestra francese François Fillon, che teme il sorpasso del
Front National della Le Pen
alle elezioni europee, ha esortato l’Ue a prendere atto della
decisione «naturale» degli
svizzeri.
Ivo Caizzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
✒
L’«inforestierimento»,
antica paura dei nostri vicini
di PAOLO DI STEFANO
L
a memoria torna inevitabilmente, in questi giorni, alle
iniziative popolari del passato. Il timore della
«Überfremdung» (tradotto dai ticinesi con
«inforestierimento») portò il 7 giugno 1970 alle urne il
popolo svizzero, chiamato a votare l’iniziativa di James
Schwarzenbach, leader del partito xenofobo (allora si usava
questo aggettivo) Azione nazionale, che voleva limitare al
10 per cento la presenza degli stranieri, in maggioranza
italiani, sul suolo elvetico. Il referendum, che avrebbe
comportato l’espulsione di 300 mila lavoratori, richiamò al
voto ben il 75 per cento della popolazione, ma fu respinto
dal 54 per cento. Erano gli anni del boom economico e dei
permessi stagionali che impedivano agli stranieri di avere
con sé le famiglie: nel 1964 un documentario di Alexander
Seiler, «Siamo italiani», aveva raccontato la disumanità
del lavoro degli immigrati. Le successive iniziative di
Schwarzenbach (1974 e 1977), ancora più restrittive,
sarebbero state bocciate da percentuali crescenti. Della
minaccia di «inforestierimento» si tornerà a parlare nel
1988 e nel 2000, di nuovo senza successo: questa volta non
erano gli italiani l’obiettivo primario, ma i cosiddetti
«extracomunitari». Molti italiani, nel frattempo, erano
morti in Svizzera lavorando nelle gallerie e nelle dighe (a
Mattmark, nel 1965, un ghiacciaio seppellì 100 operai, 59
dei quali erano italiani). Le tragedie contribuirono ad
accrescere, oltre alla consapevolezza del bisogno di
manodopera estera, anche il senso di colpa in un Paese
profondamente cristiano, anche se perennemente
tormentato dal problema dell’identità elvetica (specie nelle
zone di confine) e dal senso di accerchiamento. La crisi di
oggi, presa in carico dalla demagogia della destra
populista, oscura l’antico senso di colpa, ma anche la
consapevolezza di un mondo del tutto cambiato. E la fuga
nelle rassicurazioni illusorie, come osserva lo storico della
lingua Sandro Bianconi, impegnato sul fronte antilimitazione, «diventa la soluzione più a portata di mano
per una democrazia diretta sempre meno adeguata a una
realtà molto più complessa che in passato, che
richiederebbe decisioni razionali e non anacronistiche,
capaci di oltrepassare la vecchia retorica della minaccia».
Retorica a cui, paradossalmente, non sono estranei gli
immigrati naturalizzati, ormai fieri di sentirsi
«supersvizzeri».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Esteri 11
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
Europa Un vecchio compressore a vapore con i colori dell’Unione Europea in
una strada di Kloten, in Svizzera (Ap)
I volti
Disorientati, silenziosi, preoccupati per il futuro dopo il voto di domenica
I frontalieri e l’incubo delle quote
«Troppi? Ma c’è bisogno di noi»
Il racconto degli italiani che hanno un impiego oltre confine
giù tra Mendrisio e Cernobbio, il suo paese, lavorando come cuoco in uno dei ristoranti dell’outlet. «Questo posto me lo
tengo stretto e un po’ adesso sono preoccupato. Ma gli svizzeri non hanno tutti i
torti, ormai è un’invasione. Pensate che in
certe giornate per fare i 15 chilometri
scarsi tra casa e lavoro ci metto 40 minuti
per via delle strade intasate dai frontalieri». Poco più in là, in un negozio di abbigliamento Matteo Chiarella, 29 anni comasco, si sente al sicuro: «Per me chi ha
già un lavoro qui non ha nulla da temere.
Certo, l’arrivo degli italiani ha provocato
un ribasso degli stipendi, ma sono gli imprenditori che li offrono. Noi cosa possiamo farci?». Ma tutti si domandano: cosa
accadrà adesso? Una previsione del Credit
Suisse stima che la chiusura delle frontiere provocherebbe la sparizione di 80 mila
DAL NOSTRO INVIATO
La deputata Ada Marra
«Dumping dei salari?
Colpa degli industriali
non dei lavoratori»
DAL NOSTRO INVIATO
LUGANO — La famiglia viene dal Salento ma lei, Ada Marra, è
nata a Losanna 41 anni fa e oggi è talmente svizzera da sedere in
Parlamento a Berna per il partito socialista. E pronuncia parole
spiazzanti. «Il referendum? Ha vinto chi ritiene che i problemi di
questo Paese derivino dagli immigrati ma non è così, le quote
non sono la soluzione. Non tarderemo ad accorgercene». Poche
sono state in Svizzera le voci d’accordo con lei. Proviamo ad anaPaghe ridicole
lizzare il responso delle urne par«Anche molti italiani tendo da un quesito: la caduta dei
hanno delocalizzato salari provocata dall’immigrazione è reale o no, specie in Ticino?
qui da noi e offrono «Lo è senz’altro. Ci sono datori
paghe ridicole»
che offrono paghe mensili di
1.500 franchi, una miseria. Sono
svizzeri ma anche italiani che
hanno delocalizzato le aziende. E allora il problema sono gli immigrati o gli imprenditori che sfruttano il dumping salariale?».
I sindacati propongono in alternativa un salario minimo di
4 mila franchi: è praticabile?
«A maggio torneremo a votare proprio sul salario minimo. Sarà interessante vedere la risposta degli elettori».
Ma questo non spiega ancora la vittoria del sì…
«Determinante è stato il voto di cantoni interni molto tradizionalisti ma che di stranieri ne vedono ben pochi. Invece in zone dove il fenomeno è massiccio, come a Ginevra o Basilea, i
contrari sono stati la maggioranza. Certo consapevoli che senza
gli stranieri l’economia non regge».
Allora come mai in Ticino i sì sono stati il 68%?
«È probabile che in Ticino la paura giochi un peso maggiore:
se la crisi investe persino regioni forti come Piemonte e Lombardia i timori crescono. Ma se il Ticino vuole tutelarsi può prendere contromisure impedendo lo sfruttamento dei lavoratori».
C.Del.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MENDRISIO (Svizzera) — Ci sono luoghi che da soli raccontano intere storie, ne
racchiudono tutto il significato. Il senso
del voto con cui la Svizzera ha detto sì all’introduzione di un tetto agli stranieri sta
stretto in un bugigattolo, in cui entrano a
malapena una scrivania e uno schedario,
con vista su ferrovia e capannoni industriali. Questa è la sede della Drima, agenzia di lavoro di Stabio, poche centinaia di
metri appena varcato il confine con l’Italia
ed è il primo approdo di quanti vengono a
cercar lavoro in Ticino. «Qui siamo in prima linea — scherza ma non troppo il responsabile dell’ufficio — qui e nell’altra
sede di Lugano riceviamo tra i 5 e i 6 mila
curriculum. Il 99% da italiani». Stabio non
è un luogo qualsiasi: 4 mila abitanti e
4.800 posti di lavoro, è uno dei paesi investiti in pieno dal boom delle delocalizzazioni di aziende italiane. Funziona ormai
da enorme ammortizzatore sociale della
crisi del Belpaese ed è diventato uno dei
centri a più alta densità di frontalieri. Qui
il conflitto sociale da cui è scaturito il referendum si tocca con mano. In attesa fuori
della sede della Drima c’è Sergio Besi, arrivato da Ispra, sponda lombarda del lago
Maggiore: «Ho accompagnato mia moglie, che è di origine moldava; stiamo cercando un impiego come commessa. Se si
presenta come italiana scuotono la testa,
ma se dice che parla bene il russo allora il
discorso cambia. Anche nelle boutique e
nei centri commerciali ormai la clientela
dell’Est è molto diffusa».
Allo «Spot», bar lungo la strada principale che costeggia la zona industriale di
Stabio, ieri il calcio cedeva il passo al lavoro che manca nelle discussioni che accompagnano il caffè. Alessandro Crescenzi, 38 anni, è a suo modo il simbolo vivente del conflitto: è nato in Svizzera da genitori emigrati negli anni 60 da Ascoli
Piceno e oggi ha in tasca il passaporto rossocrociato. «E al referendum ho votato sì»
afferma deciso precisando che la xenofobia non c’entra: «Figuriamoci, non mi dimentico le origini italiane. Ma qui non c’è
posto per tutti e non ci deve essere spazio
per salari da fame. Impieghi da 3 mila
franchi al mese i frontalieri li accettano
per 2.200 e noi residenti siamo tagliati
fuori. Il disastro sono stati gli accordi che
hanno dato libero accesso alle piccole imprese straniere. Tempo fa alla periferia di
Quattro storie
Matteo Chiarella
Comasco, 29 anni, lavora in un
negozio di abbigliamento a
Mendrisio, a 10 km dal confine
Tiziana Barranca
Pendolare di Maccagno (Varese),
lavora a Mendrisio come contabile
per un’azienda svizzera
Lugano hanno beccato un italiano che
aveva alle sue dipendenze tre bulgari. In
nero, pagati 3 euro l’ora». Alessandro ribadisce che non ce l’ha con chi viene qui a
guadagnarsi il pane: «Ce l’ho con i nostri
governanti che hanno consentito tutto
questo, che hanno aperto le frontiere».
Antonia Tiziani
Residente a Como, da 20 anni
vende giornali in un’edicola
di Chiasso
Gianluca Parravano
Residente a Cernobbio, 34 anni,
da 13 lavora a Mendrisio come
cuoco nel ristorante di un outlet
L’apertura delle frontiere ha avuto un
effetto dirompente pochi chilometri più a
nord. Mendrisio, centro commerciale Fox
Town, un outlet invaso da comitive di
giapponesi; oltre mille dipendenti, 9 su
10 provenienti dall’Italia. Gianluca Parravano è uno di loro: 34 anni, da 13 fa su e
Accuse
«Gli impieghi da 3 mila franchi
al mese i frontalieri li
accettano per 2.200 e noi
residenti siamo tagliati fuori»
posti e una frenata dell’economia. «Credo
che alla fine delle quote verranno introdotte, ma non troppo restrittive e non
tanto presto. La Svizzera non può permetterselo»: Tiziana Barranca, da Maccagno
(Varese) non è solo una pendolare che fa
la contabile in un’azienda svizzera. La
strada avanti e indietro dalla frontiera la
percorre dal 2001 e grazie a questa esperienza ha fondato un gruppo facebook a
cui aderiscono 2.700 frontalieri. «Capisco
la rabbia degli svizzeri, neanche a me piace il dumping salariale. Ma noi andiamo
dove c’è domanda di lavoro e in Svizzera
per noi non ci sono strumenti di protezione». A Chiasso, altro punto di approdo
dell’onda quotidiana proveniente dall’Italia dicono che ieri sul treno proveniente
da Milano viaggiasse una comitiva disorientata e silenziosa. Preoccupata per il
futuro. Persino Antonia Tiziani, da Como,
20 anni passati a vendere giornali all’edicola di Chiasso e sentinella degli umori
della piazza, non si sbilancia: «Io sto bene.
Ma qui tutti ormai dicono che noi italiani
siamo troppi e che il voto è stato giusto».
Claudio Del Frate
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il commento
LA VITTORIA DEI NO, UN SEGNALE DI INSOFFERENZA VERSO L’EUROPA
E’
una svolta radicale quella che
ha messo in opera domenica il
popolo svizzero, di quelle che non
possono essere ignorate nella loro
portata. Radicale perché ha rotto
con una tradizione di pragmatico
adattamento delle regole alle contingenze internazionali che ha caratterizzato la politica del nostro
Paese negli ultimi 150 anni. Nel dilemma di sopravvivere quale piccolo Paese democratico in un sistema di confronti fra potenti Paesi
europei, la Svizzera ha nel passato
sempre accettato il ruolo che le veniva imposto da fuori o comunque
scelto ruoli non conflittuali nei
suoi rapporti con i grandi. Ne è stata espressione evidente la politica
di neutralità: né con l’uno né con
l’altro, ma rifugio tollerato e piattaforma negoziale.
Grazie a tale posizione, la Svizzera ha potuto prosperare: mai veramente amica di nessuno, ma nemmeno mai nemica, ha saputo usare
al meglio la sua diplomazia, che ha
ricercato assai tempestivamente
accordi commerciali di libero
scambio e contro le doppie imposizioni fiscali per aprire il Paese ai
mercati di tutto il mondo e divenire
attrattiva. La ricetta ha funzionato
bene, anche nei decenni più recenti: la Svizzera è rimasta nazione industriale innovativa nel contempo
evolvendo ad importante piazza finanziaria.
La creazione dell’Europa comunitaria e poi dell’Ue aveva inizialmente messo in crisi il Paese, che
non poteva aderire all’Unione per
una manifesta opposizione popolare alla perdita di sovranità che ne
sarebbe derivata, in particolare per
la situazione conflittuale fra il diritto di partecipazione popolare e le
regole un po’ burocratiche dell’organizzazione europea. Poi sono venuti gli accordi bilaterali, sottoscritti a due fra Ue e Svizzera, con i
quali abbiamo pragmaticamente
ripreso regole europee, fra cui la libera circolazione delle persone,
adattando i nostri meccanismi di
funzionamento. Per ben tre volte
quegli accordi sono stati approvati
dal popolo con buone maggioranze: questa volta, però, la musica è
cambiata. Due ne sono le ragioni
principali.
La prima è di natura economica:
troppi Paesi intorno alla Svizzera
sono finiti in una profonda crisi finanziaria e di sviluppo economico,
con un aumento notevole della di-
soccupazione. La Svizzera ha così
visto aumentare in modo sproporzionato l’affluenza di lavoratori europei sul suo territorio: tedeschi,
francesi, italiani, spagnoli e portoghesi, qualificati e quindi anche alternativa professionale ai residenti.
La presenza straniera in Svizzera si
è ormai avvicinata al 25%. La seconda ragione è politica: ormai da
diversi anni la Svizzera è confrontata con una serie di diktat interna-
Ig
giornali elvetici
di FULVIO PELLI*
Li
Lingua
italiana
it
li
L
La prima
i
pagii
na del «Corriere del Ticino»
L
Lingua
Li
ttedesca
d
Il quotidiano
tidi
di
Zurigo «Neue Zürcher Zeitung»
zionali che le vogliono imporre un
cambiamento di costumi, in virtù
di regole che raramente rispettano
le necessità dei piccoli e delle loro
economie di nicchia. Non solo
l’Unione Europea manifesta da
tempo una notevole aggressività
verso il nostro Paese, al quale vuole
imporre le proprie regole, ma anche il G20 che, attraverso lo strumento dell’Ocse, impone l’agenda
politica del cambiamento, adottando standard internazionali non
sempre condivisi ma che divengono obbligatori per tutti, pena se no
l’adozione di sanzioni dopo il collocamento degli Stati refrattari su
cosiddette liste nere. Anche le difficoltà nelle negoziazioni con l’Italia
volte a rinnovare (anche nell’interesse italiano) accordi in parte vetusti, mai interrotte, sovente rinviate e comunque mai concluse,
hanno contribuito a esasperare gli
animi degli svizzeri. L’ultima visita
del ministro Saccomanni a Berna,
che ci ha detto di volere concludere
gli accordi in discussione entro
maggio ma contemporaneamente
che nel contenuto essi devono essere come li vuole la politica italiana, non è stato segnale di grande rispetto.
Nel comportamento della maggioranza degli Svizzeri si può leggere un no non solo ad una libera
circolazione delle persone priva di
limiti, che presto o tardi creerà malumori anche in altri Paesi europei,
ma anche a questo tipo di evoluzione dei rapporti fra i grandi ed il nostro Paese: un no di insofferenza
verso la critica di un modello politico e sociale che sembra funzionare meglio di altri ed ha permesso
alla Svizzera di superare senza conseguenze anche le crisi internazionali più acute. Per questo il no sembra definitivo e sarà difficile da aggirare, ancor di più se i nostri partner europei insisteranno nel voler
dettar legge secondo la regola del
più forte, mai pronto a discutere.
*Consigliere nazionale
del Parlamento svizzero
© RIPRODUZIONE RISERVATA
12 Esteri
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
India La Corte Suprema rinvia la decisione al 18 febbraio. Bonino medita di rivolgersi all’Onu
La vicenda
Marò, l’accusa è di terrorismo
L’ira di Palazzo Chigi: «Reagiremo»
Ashton si schiera con l’Italia: «Inaccettabile anche per l’Europa»
Le reazioni
❜❜
Catherine Ashton
Implicazioni
rilevanti per
l’Italia e i Paesi
impegnati in
operazioni
antipirateria.
Per questo
siamo molto
preoccupati
❜❜
Enrico Letta
Un’accusa
inaccettabile, da
rifiutare in toto, su
cui l’Italia si riserva
di assumere ogni
iniziativa. La Corte
prenda atto che
quest’imputazione
è irragionevole
❜❜
Pietro Grasso
Noi certamente
non riteniamo
di essere un
popolo di
terroristi. Quindi
rimandiamo
al mittente queste
fantomatiche
accuse
❜❜
Emma Bonino
La pressione
internazionale,
che coltiviamo
con Bruxelles
e non solo, da
tanti mesi, quella
sicuramente,
è una leva che
intendiamo usare
❜❜
Mario Mauro
Ho trovato
Massimiliano
e Salvatore forti e
liberi perché
sono dotati
di una tempra
eccezionale. Non
lasceremo nulla
di intentato
ROMA — Il ministro della
Difesa, Mario M+auro, volato a
Nuova Delhi, li ha trovati «forti e liberi». Ma il futuro dei due
fucilieri Massimiliano Latorre
e Salvatore Girone è sempre
più fosco. Da ieri l’accusa che
la diplomazia italiana avrebbe
dovuto scongiurare è stata
formulata: terrorismo. Sia pure ridimensionata ad atto ci
violenza che non prevede, come l’omicidio, l’impiccagione.
Se la Suprema Corte, che ha
rinviato tutto al 18 febbraio
l’accoglierà, si verificherà il
paradosso di due militari in
servizio antipirateria (sia pure
ceduti in affitto a una nave privata come prevede una legge
ora da tutti aborrita) accusati
di terrorismo, sarà compiuto.
«Inaccettabile l’imputazione proposta da autorità indiane. Uso del concetto di terrorismo da rifiutare in toto. Italia e
Ue reagiranno», twitta il presidente del Consiglio, Enrico
Letta. E una nota di Palazzo
Chigi minaccia: «Il Governo si
riserva di assumere ogni iniziativa» qualora il governo indiano non «decida di portare il
caso nella sua corretta dimensione»in linea «con la sentenza del 18 gennaio» della Corte
che ha escluso la legge antipirateria.
Un’accusa «inaccettabile
per un Paese che fra pochi mesi assumerà la presidenza dell’Ue» ha dichiarato anche il
ministro degli Esteri, Emma
Bonino. Tesi condivisa anche
da Catherine Ashton: «Che la
legislazione usata riguardi il
terrorismo ha enormi implicazioni per l’Italia, ma anche per
tutti i Paesi impegnati nelle attività antipirateria», ha detto
la rappresentante europea per
la politica estera. Rivelando
che le ultime pressioni sulle
autorità indiane risalgono a
meno di due settimane fa. Alla
«amica Emma Bonino», la
Ashton, ha ribadito il «sostegno Ue per ottenere questo risultato in un modo diretto e
rapido». E il primo passo è
stato un appello a tutti gli
Stati membri. La Bonino che
medita anche un ricorso all’Onu sarà ascoltata oggi dalle
commissioni Esteri e Difesa.
Parole dure anche dal ministro Mauro. «L’Italia non può
e non vuole tollerare una violazione sistematica dei diritti
di due suoi cittadini, e di essere messa alla stregua da uno
stato terroristico». «Serve un
arbitrato internazionale sotto
l’egida dell’Onu», suggerisce
l’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi che ieri, in una conferenza stampa di Fratelli d’Italia, ha accusato: la decisione
di rimandare i marò in India
«fu un vergognoso errore di
Il procuratore
Per evitare la pena di
morte, l’accusa parla di
violenza e non di omicidio
Monti su istigazione di Passera», «avallata sulla base di
considerazioni economiche,
addotte da entrambi e motivata con il danno che le imprese italiane avrebbero avuto
con l’India se i due fucilieri
fossero rimasti in Italia». Passera ha contrattaccato: «Terzi
dopo aver ottenuto dalle autorità indiane il rientro natalizio
dei nostri fucilieri sulla base
di un formale impegno al loro
ritorno in India, cercò di impedire che rientrassero nelle
scadenze concordate, venendo così clamorosamente me-
L’incidente in mare
Il 15 febbraio 2012 due
pescatori indiani restano uccisi
in acque internazionali. L’India
accusa due marò italiani di
scorta a una petroliera. Salvatore
Girone e Massimiliano Latorre
vengono arrestati
Il ricorso
L’Italia il 13 gennaio ha
presentato un ricorso alla Corte
Suprema indiana in cui si chiede
che si presentino subito i capi
d’accusa senza utilizzare la legge
antiterrorismo (Sua Act)
Lo scontro
Ieri nell’aula della Corte Suprema
la Procura generale ha tentato di
far passare l’ipotesi di usare il
Sua Act ma l’avvocato dei due
marò si è opposto con veemenza
«perché questo implicherebbe
un’accusa di terrorismo nei
confronti dello Stato italiano»
no alla parola data. Il disagio
di molta parte del governo fu
enorme e io fui tra coloro che
si dichiararono non disponibili ad avallare un comportamento tanto lesivo della dignità del nostro Paese».
Ma basteranno stavolta le
proteste e le minacce diplomatiche? Un minimo effetto lo
hanno avuto stando alle parole in aula del procuratore G.E.
Vahanvati che ha formulato
un’accusa pasticciata: l’uso del
Sua Act (la legge antipirateria)
ma, proprio per rispettare
l’impegno preso con l’Italia di
non invocare la pena di morte,
l’applicazione dell’articolo che
parla di generica violenza e
non di omicidio. Inapplicabile, secondo lo stesso avvocato
della difesa. «Chiediamo che
tale legge non sia presa in considerazione, visto che fra l’altro non è fra gli strumenti indicati dalla stessa Corte Suprema nella sentenza di gennaio
2013», ha protestato l’avvoca-
7
i giorni
che mancano alla
prossima udienza davanti
alla Corte Suprema per
esaminare il ricorso
presentato dall’Italia
sui due marò
to Mukul Rohatgi, chiedendo
che i «militari rientrino in Italia da dove mancano da 2 anni». «Mi assumerò io la responsabilità di decidere» ha
concluso il presidente del Tribunale.
«Non riteniamo di essere un
popolo di terroristi. Quindi rimandiamo al mittente queste
fantomatiche accuse», chiede
il presidente del Senato, Pietro
Grasso. «Dobbiamo passare
dalla richiesta di solidarietà
all’azione», aggiunge il presidente della commissione Esteri del Senato Nicola Latorre.
Mentre i Cinquestelle Orellana
e Del Grosso propongono:
«Torniamo in India».
Virginia Piccolillo
L’attesa Il ministro della Difesa Mario Mauro ieri con Salvatore Girone (a sinistra) e Massimiliano Latorre (Ansa/Maria Grazia Coggiola)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Lo scenario Gli stessi giudici indiani tra una settimana potrebbero depotenziare il caso. Ma agli italiani non basta
La doppia strategia per uscire dalla ragnatela
Roma pronta ad affiancare l’azione
politica a quella giudiziaria:
verso il ricorso alle corti internazionali
L’Italia ha ora più possibilità di
uscire dalla ragnatela nella quale
la giustizia indiana la avvolge da
due anni, sulla vicenda dei marò
trattenuti a New Delhi. La formalizzazione dell’accusa contro Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, avvenuta ieri, da parte della
Procura generale dell’India apre
una strada politica e giudiziaria
che la difesa dei due militari italiani può percorrere: l’utilizzo della
legge antiterrorismo Sua Act ha
un livello di gravità tale da aprire
un ventaglio di possibilità. Da una
parte, l’iniziativa diplomatica che
il ministro degli Esteri Emma Bonino ha sviluppato ancora ieri a
Bruxelles e che già da oggi potrebbe avere nuovi sviluppi. Dall’altra,
le contromisure legali da portare
avanti in parallelo all’obiettivo di
districarsi dalla giurisdizione indiana.
Innanzitutto, la Corte Suprema.
È l’istituzione probabilmente più
rispettata in India e gode di grande potere. Non è scontato che nell’udienza del 18 febbraio si limiti a
mettere il proprio timbro sulla decisione di usare nel processo il Sua
Act. Quando, nel gennaio 2013,
ordinò l’istituzione di un tribuna-
le speciale per giudicare i due fucilieri di Marina non citò la legge
antiterrorismo/antipirateria ma il
Codice penale, il Codice di procedura penale, la legge sul Diritto
del Mare dell’Onu (Unclos) e la
legge indiana sulle zone marittime. Non si può affatto escludere
che tra una settimana emetta un
ordine simile a quello di un anno
fa.
Questa ipotesi, però, non attenua la gravità dell’accusa fondata
sul Sua Act, una legge che Delhi ha
varato in ottemperanza a una Convenzione internazionale del 1988
finalizzata alla repressione del terrorismo e della pirateria (nella cui
stesura, tra l’altro, ebbe un ruolo
preminente il giurista italiano
Luigi Ferrari Bravo). Il fatto che il
governo indiano abbia dato il via
libera alla Procura generale affinché la usi assume un significato
politico non indifferente. È improbabile che l’India consideri seriamente l’Italia e i suoi militari
responsabili di azioni di terrorismo o di pirateria: ciò nonostante,
si comporta come se lo ritenesse.
Così facendo, crea un caso diplomatico serio che non riguarda solo Roma e Delhi ma diventa un fat-
to di corrette relazioni internazionali disprezzate. Ben più di uno
sgarbo, che sarebbe solo un problema tra le due parti: un comportamento inaccettabile nella comunità delle Nazioni. Inoltre, il concetto che due militari in missione
antipirateria siano considerati terroristi è un regalo ai pirati e un indebolimento globale della sicurezza dei mari di cui tutti i Paesi
dovrebbero preoccuparsi.
Il «gruppo marò» di ministri e
esperti costituito presso la presidenza del Consiglio, che probabilmente si riunirà domani, dovrà
decidere come reagire. In tempi
brevi, si va dalla convocazione alla
Farnesina dell’ambasciatore indiano a Roma, Basant Gupta, per
protestare, a una serie di iniziative
diplomatiche da prendere a Delhi.
Da una parte, per tenere alta la
pressione sulla Corte Suprema in
vista dell’udienza del 18 febbraio.
Dall’altra perché le iniziative diplomatiche sono utili alla riattivazione della controversia con l’India sulla giurisdizione in vista di
ricorsi alla giustizia internazionale: dimostrare che si sono tentate
vie diplomatiche senza successo
può essere essenziale quando si va
a chiedere un arbitrato.
Nel frattempo, il «gruppo marò» dovrà anche decidere se ricorrere subito alla Corte arbitrale dell’Aja e al Tribunale internazionale
per la Legge del Mare delle Nazioni Unite, con sede ad Amburgo,
Le possibilità
L’ipotesi dell’arbitrato
ma i tempi sono lunghi
Il «gruppo marò» di ministri
ed esperti costituito presso la
presidenza del Consiglio
sta pensando di ricorrere al
Tribunale internazionale per
la legge del mare delle Nazioni
Unite, con sede ad Amburgo,
o alla Corte di giustizia
internazionale dell’Onu, con
sede all’Aja, ma i tempi sono
lunghi: dai due ai quattro anni
1
L’idea del trasferimento
in un Paese terzo
Gli avvocati valutano anche
la possibilità di presentare
al tribunale Onu di
Amburgo una richiesta per
permettere a Girone e
Latorre di lasciare l’India
per un Paese terzo. In
questo caso l’iter sarebbe
rapido: il giudizio potrebbe
essere espresso soltanto
in alcune settimane
2
oppure se aspettare la decisione
della Corte Suprema. L’orientamento prevalente nell’organismo
di coordinamento del governo, ieri, sembrava quello di attendere.
Allo stesso tempo, però, sembra si
stia formando un consenso sulla
necessità di uscire dalla ragnatela
della giustizia indiana — attraverso l’internazionalizzazione del caso — anche se la Corte Suprema
dovesse decidere che il Sua Act
non sarà usato. La strada potrebbe
essere doppia: ricorrere a un arbitrato — che ha tempi piuttosto
lunghi, tra i due e i quattro anni —
e nel frattempo chiedere al tribunale Onu di Amburgo di permettere a Girone e Latorre di lasciare
l’India per un Paese terzo — giudizio che potrebbe essere espresso
in alcune settimane.
Per molti versi, la decisione di
Delhi è inspiegabile. Vero che la
campagna elettorale in corso può
spingere il governo a non volere
sembrare «debole» nei confronti
dell’Italia. Ma è anche vero che il
caso marò sta diventando per l’India fonte di imbarazzo internazionale. Tra l’altro, in parallelo a una
disputa diplomatica complicata
anche con gli Stati Uniti. La speranza nascosta dell’esecutivo indiano potrebbe risiedere nella risposta della Corte Suprema: nella
confidenza che sia essa, martedì
prossimo, a depotenziare il caso.
Danilo Taino
@danilotaino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Esteri 13
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
La storia
Premio Pulitzer e amico-avversario di Greenwald, è un’altra grande firma della stampa Usa che si mette in proprio
I diari
dell’amica
imbarazzano
Hillary
«Basta giornali»
La star del NYTimes
si dedica al no profit
«H
La scelta dell’ex direttore Bill Keller
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK — La volontà di misurarsi con esperienze nuove, passando
dalla carta al giornalismo digitale. La
sfida di nuovi modelli di business alimentati da ricchi finanzieri che investono in siti d’informazione indipendente (da Buzzfeed a The Verge) o in
iniziative di giornalismo filantropico
come ProPublica. E forse anche il desiderio di chiudere la sua esperienza al
New York Times: trent’anni straordinari, ma con un epilogo accidentato,
non privo di incomprensioni.
La decisione di Bill Keller di lasciare
il quotidiano da lui diretto per otto
anni (fino alla metà del 2011), è stata
accolta con sorpresa e rammarico nel
mondo americano dell’informazione
e anche dalla redazione del New York
Times che, come ha scritto David Carr,
ha sempre guardato a lui come al direttore «che ci ha portato al di là della
Inchieste
Con i soldi di un finanziere di
Manhattan, assumerà 25
reporter che realizzeranno
inchieste sulla giustizia Usa
valle della morte» negli anni del crollo
delle entrate pubblicitarie e della transizione al digitale.
A 65 anni, Keller si inventa una
nuova carriera: fonda, coi soldi di un
finanziere di Manhattan con un passato di cronista al Wall Street Journal,
il «Marshall Project»: una nuova organizzazione che assumerà 25-30 giornalisti e che si dedicherà a inchieste
con le quali farà emergere e analizzerà
le disfunzioni del sistema di giustizia
criminale negli Stati Uniti. A chi ieri gli
ha chiesto se anche lui ha deciso di seguire la tendenza che ha già portato
diversi grossi nomi dell’informazione
ad abbandonare i gruppi editoriali
tradizionali per tentare la strada del
cosiddetto «personal brand journali-
Chi è
L’inizio
Nato nel 1949 a
Palo Alto da
famiglia cattolica,
figlio di un
amministratore
delegato della
Chevron, Keller
inizia a lavorare
come giornalista
già negli anni
dell’università
New York Times
Nel 1984 entra al
New York Times
come reporter a
Washington. Poi è
corrispondente a
Mosca e a
Johannesburg,
capo degli esteri,
editorialista e
infine direttore dal
2003 al 2011. Ha
quindi continuato
a scrivere
commenti e
rubriche
Premi
Nel 1988 Keller
vince il Pulitzer per
le corrispondenze
da Mosca. Sotto la
sua direzione il
Times si aggiudica
ogni anno uno o
più Pulitzer: in
particolare ne
vince uno nel
2006 per le prime
inchieste sullo
spionaggio degli
americani da
parte dell’agenzia
governativa Nsa
sm», Keller ha risposto di essersi ispirato di più, nella sua scelta, all’esperienza di ProPublica: la testata di inchieste giornalistiche, basata su capitale filantropico, creata nel 2007
dall’ex direttore del Wall Street Journal, Paul Steiger. «Mi mancava il lavoro di squadra; le riunioni nelle quale ti
confronti con gente in gamba, decidi
come risolvere un problema. Quello
del columnist è un lavoro bellissimo
ma molto solitario» ha detto Keller a
Brian Stelter, un altro giornalista del
New York Times recentemente emigrato altrove (ha il suo sito e una trasmissione sulla Cnn).
Certo che, comunque, con Keller
continua la diaspora delle grandi firme dalle testate storiche: il New York
Times ha già perso anche Nate Silver,
reso celebre dalle sue interpretazioni
(e previsioni) statistiche durante le
campagne elettorali, e David Pogue,
l’esperto di tecnologie, mentre Walt
Mossberg ha lasciato il Wall Street
Journal.
I casi più recenti sono quelli di
Glenn Greenwald, l’avvocato e «columnist» del Guardian che, dopo aver
firmato molte delle storie basate sui
documenti dei servizi segreti trafugati
da Edward Snowden, ha abbandonato
il quotidiano britannico per creare una
Idee
L’ex
direttore
del «New
York
Times» Bill
Keller, 65
anni (Afp)
I precedenti
Ezra Klein
Ha lavorato al
Washington Post fino al
2014, il suo blog era il
più letto del giornale.
All’inizio dell’anno si è
dimesso per una start up
Nate Silver
È uno statisticoblogger in grado di
anticipare i risultati
elettorali. A luglio
ha lasciato il suo blog
sul New York Times
Glenn Greenwald
Avvocato, blogger e
giornalista è l’autore delle
rivelazioni di Snowden
sul Guardian ma a giugno
lascia il quotidiano per
un’avventura digitale
sua testata digitale, TheIntercept.org,
finanziata dal miliardario delle tecnologie Pierre Omidyar, e quello di Ezra
Klein: il commentatore di punta del
Washington Post che ha trasferito il
suo Wonkblog nel gruppo di editoria
digitale Vox, quello di The Verge.
Era stanco del Times? — hanno
chiesto a Keller. «No, anche se, secondo me, molti giornalisti cominciano a
soffrire di sindrome da deficit di attenzione» è stata la secca risposta. In
realtà alcuni sostengono che sulla decisione dell’ex direttore abbiano pesato anche alcune difficoltà di reinserimento nella struttura del giornale,
dopo che, due anni e mezzo fa, ha ceduto lo scettro a Jill Abramson.
Come commentatore, Keller ora dipendeva dal capo della pagina degli
editoriali Andrew Rosenthal. Keller
divenne direttore quando il suo predecessore, Howell Raines, fu travolto
dallo scandalo dei falsi scoop di Jayson Blair. E Rosenthal era il braccio
destro di Raines. Tra i due pare non
sia mai corso buon sangue e alcuni
degli op-ed di Keller erano stati molto
criticati. Soprattutto quello, recente,
sulla storia di una malata di cancro,
che aveva suscitato le dure reazioni di
molti lettori, oltre che dell’interessata. E l’ex direttore era stato costretto a
giustificarsi in un colloquio, poi pubblicato sul giornale, col garante della
testata.
Massimo Gaggi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso Un fotografo in cerca di pubblicità rivela alla radio la «relazione segreta». Dopo ore tutti smentiscono, anche l’autore
Barack e Beyoncé: il finto scoop fa il giro del mondo
PARIGI — Un paparazzo
francese ha diffuso ieri mattina in diretta alla radio Europe1
una notizia falsa, sostenendo
che oggi il Washington Post
sarebbe uscito con un articolo
su una presunta relazione tra il
presidente americano Barack
Obama e la cantante Beyoncé.
Quando la trasmissione è
andata in onda negli Stati Uniti era ancora notte, e per qualche ora la notizia ha potuto
circolare senza smentita. Appena la redazione del quotidiano ha aperto, la portavoce
Kris Coratti ha prontamente
chiarito: «È del tutto falso, non
stiamo preparando alcun articolo su questo argomento».
Ma ormai l’indiscrezione
aveva fatto il giro del mondo,
rilanciata da decine di media.
Pascal Rostain era intervenuto
nella trasmissione di JeanMarc Morandini «Le grand direct des médias», per presentare un suo libro in uscita e
parlare della sempre più labile
distinzione tra vita privata e
pubblica degli uomini politici,
dopo l’affaire François Hollande-Julie Gayet.
Come è noto il settimanale
di gossip Closer un mese fa ha
diffuso le foto che provavano
la relazione tra il presidente
della Repubblica francese e
l’attrice, provocando la crisi
della coppia Hollande-Trierweiler e l’addio di quest’ultima all’Eliseo e al ruolo di première dame. In quel caso lo
scoop — mai smentito — di
Closer aveva solidi appoggi
nella realtà, ma i giornali di
Rabbia e sorrisi
Obama di fronte a una Michelle furiosa per le sue foto con la
premier danese e, a destra,
con una sorridente Beyoncé
✒
qualità francesi lo hanno trattato con grande circospezione,
attirandosi le critiche dei colleghi anglosassoni. Pochi
giorni dopo l’autorevole settimanale britannico The Economist aveva scherzato pubblicando un fotomontaggio che
ritraeva vicini Barack Obama e
Jennifer Aniston, con il titolo
«La nostra fantasia più sfrenata: se solo i francesi fossero al-
la guida dell’America...», seguito da un articolo pieno di
relazioni inventate (Obama
con Aniston e Hillary Clinton e
Katie Couric, George W. Bush
con Beyoncé) e da una conclusione che metteva a confronto
il puritanesimo della società e
il rigore dei media americani
con il permissivismo dei costumi e la timidezza verso i
potenti della stampa francese:
Paparazzo
Pascal Rostain
Fotografo francese
dei Vip, 56 anni,
grande amico di
celebrità tra cui Carla
Bruni-Sarkozy, è
stato autore di molti
scoop per Paris Match
Scoop
Tra le esclusive di
Rostain, le prime foto
scattate alla figlia
«segreta» di
Mitterrand e quelle
dell’ex moglie di
Sarkozy, Cécilia, con il
pubblicitario Richard
Attias, nonché di
Carolina di Monaco
con Guillermo Vilas
«Forse più americani di talento entrerebbero in politica se
non avessero paura di essere
fatti arrosto per normali debolezze umane», ma d’altro canto «se i politici francesi non
fossero protetti dalla legge e
da una stampa acquiescente,
forse il messaggio anti-élite
del Front National non passerebbe così bene».
Pascal Rostain è entrato
prepotentemente nel dibattito, con una bufala di risonanza internazionale. Dopo la
smentita del Washington
Post, il fotografo ha infine
spiegato al Figaro: «Sono in
piena promozione del mio
nuovo libro, questa mattina
nello studio di Europe1 ho voluto fare un enorme scherzo
(...). Ascoltate bene quel che
dico alla radio, alla fine della
mia frase mi sentirete ridere. È
allucinante vedere il clamore
mondiale che questo ha provocato. Ho solo voluto dimostrare per assurdo il degrado
del mio mestiere. Prima, erano le indiscrezioni che si trasformavano in verità. Adesso
è una bufala».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
illary Clinton è
un’amica leale e una
madre devota, ma nella vita
pubblica è spietata: le sue
strategie sono quelle di una
tagliagole, è vendicativa con
gli avversari e si lamenta in
privato che alla Casa Bianca
non c’è nessuno che sia
abbastanza duro e cattivo».
Storie e leggende su una
Hillary molto coriacea ne sono
sempre circolate parecchie, ma
queste parole sono
particolarmente significative
perché vengono da Diane Blair:
una politologa dell’Arkansas
morta nel 2000 che la ex first
lady descriveva come la sua
migliore amica negli anni in
cui era alla Casa Bianca. Anni
nei quali le due si scambiarono
messaggi e confidenze.
Carteggi che a distanza di
quasi 15 anni il marito di
Diane, Jim Blair, ha deciso di
far diventare documenti
storici consegnando tutto alla
biblioteca della University of
Arkansas. Solo che Hillary non
è ancora un personaggio
consegnato alla storia: è la
probabile candidata
democratica alle presidenziali
del 2016. Quelle carte sono
state, quindi, prese d’assalto
dai cronisti. Primo atto della
Anni 70 Hillary, Bill e Diane Blair
inevitabile rivisitazione da
parte dei media dei punti più
controversi della vita di
Hillary e Bill. A partire dal
caso più clamoroso: i rapporti
che l’allora presidente ebbe con
Monica Lewinsky. Si raccontò
di una Hillary furiosa, ma le
note lasciate da Diane Blair
descrivono una first lady che,
pur non giustificando il
marito, lo difendeva
sostenendo che aveva ceduto
al peso della solitudine
presidenziale, allo stress per
gli attacchi politici, mentre
anche lei come moglie aveva
qualcosa da rimproverarsi. E
liquidava la stagista come un
personaggio ridicolo.
E quando nel ’97 un’altra
donna, Kathleen Willey,
accusò Hillary di averla
molestata sessualmente,
Diane mandò via fax una copia
dell’articolo a un assistente
della Casa Bianca chiedendo
solo: «Dobbiamo prendere la
cosa seriamente?». Quanto
alla durezza, il giudizio non
era solo dell’amica ma anche
del superconsulente Stan
Greenberg che nel maggio
1992, durante la campagna
elettorale che portò Bill alla
Casa Bianca, preparò una nota
interna intitolata «ricerca su
Hillary Clinton» nella quale
sosteneva che gli elettori
ammirano la forza dei coniugi
Clinton, ma ne temono anche
l’eccessiva ambizione che può
sfociare in prepotenza. E
«mentre Bill è percepito come
suadente, Hillary appare ai
più spietata».
M. Ga.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
14
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Cronache
Memoria La cerimonia al Senato con il presidente Napolitano
Gli eccidi
Foibe, il giorno del ricordo
A Roma lapide imbrattata
Grasso: tragedia che non possiamo dimenticare
ROMA — Sono passati
sessantasette anni da quei
giorni. «Una delle pagine
più tristi che il nostro Paese, il nostro popolo ha vissuto: la tragedia della guerra, delle foibe, dell’esodo.
Non possiamo dimenticare
e cancellare nulla». Scandisce lento le sue parole il
presidente del Senato Pietro Grasso. Sono dieci anni
che il 10 febbraio è stato dichiarato il giorno del ricordo in memoria delle vittime delle Foibe dello jugoslavo Tito.
E ieri mattina c’era anche
il presidente della repubblica Giorgio Napolitano
insieme a tutte le più alte
cariche dello Stato e di governo nell’aula di Palazzo
Madama per una cerimonia culminata in un concerto commovente del maestro Uto Ughi.
Ha detto il maestro, prima di cominciare a suonare: «La mia famiglia era originaria dell’Istria e anche
Polemiche
Insulti all’artista Simone
Cristicchi, che mette
in scena l’eccidio. Giorgia
Meloni contro la Rai
loro hanno dovuto lasciare
i propri beni e andare via.
Questo concerto lo dedicherò a quanti hanno perso
la vita nelle foibe e a tutti
gli esuli che hanno dovuto
morire senza conforto». E
ha messo mano al violino
per dar voce a «Il trillo del
diavolo» di Giuseppe Tartini («un istriano anche
lui»), un’esecuzione che ha
lasciato senza fiato i presenti, tra questi anche i ragazzi delle scuole premiate
per il concorso «La letteratura italiana d’Istria, Fiume
e Dalmazia».
Ma la giornata non è stata risparmiata dalle pole-
Lo sfregio
Roma, la
cancellazione della vernice con cui
dei vandali
hanno imbrattato il
monumento
per le vittime
a Laurentina
miche e, soprattutto, dai
vandali. A Roma, prima di
ogni altro posto. Ieri mattina è stato imbrattato il monumento dei martiri delle
Foibe eretto vicino alla stazione metro della Laurentina e pure il cippo carsico in
memoria di tutte le guerre.
Sono stati sporcati con la
vernice, mentre in terra sono stati sparsi manifestini
inneggianti «alla libertà dei
popoli, alle foibe e contro
l’italianità». Tutti volantini
scritti in lingua croata. Ma
non solo.
Sempre a Roma ci sono
state scritte al Teatro Vittoria, dove Simone Cristicchi
ha messo in scena «Magazzino 18» uno spettacolo
che ricorda la tragedia delle
Foibe perché è in quel magazzino del vecchio porto
di Trieste che sono conservati i beni degli italiani costretti all’esodo di massa
dalla violenza di Tito.
«Cristicchi Boia», «No al
revisionismo» alcune delle
scritte contro il cantante (lo
spettacolo è stato trasmesso ieri sera anche su Rai
Uno) che a queste violenze
era già stato sottoposto lo
scorso 30 gennaio quando
aveva messo in scena la
rappresentazione a Scandicci (in provincia di Firenze) e un gruppo di cinquanta persone aveva preso possesso del palco. «È una storia che si conosce ancora
poco quella delle Foibe», ha
detto il cantautore facendo
capire di non essere scalfito
dalle proteste. «Ho intenzione di continuare a parlare delle persone che hanno
sofferto».
Intanto Giorgia Meloni,
presidente di Fratelli d’Italia, polemizza con il giornale radio della Rai «nel
corso del quale è stato intervistato uno dei vicepresidenti dell’Anpi al posto di
un rappresentante delle associazioni degli esuli, e sono stati dati numeri errati
sulle foibe e sull’esodo giuliano-dalmata». Meloni ha
annunciato la presentazione di una lettera formale di
protesta ai vertici di viale
Mazzini.
Alessandra Arachi
I massacri
Sono ricordati come i
«massacri delle Foibe» gli
eccidi commessi dai
partigiani comunisti
jugoslavi ai danni degli
italiani della Venezia Giulia
e della Dalmazia durante e
dopo la Seconda Guerra
Mondiale
La parola
Le «foibe» sono grandi
inghiottitoi o pozzi tipici del
Carso. In realtà, soltanto
una minima parte delle
vittime fu occultata nelle
foibe, mentre la maggior
parte perse la vita nelle
prigioni o nei campi
jugoslavi, o nelle
estenuanti marce di
trasferimento
(nella foto dell’Archivio Ansa,
l’ingresso di una foiba
scoperta in Friuli nel
Dopoguerra)
Le vittime
Morirono nelle «foibe» non
solo esponenti del Partito
nazio
nale fascista, ma anche
funzionari e dipendenti
pubblici, insegnanti,
sacerdoti, parte dell’alta
dirigenza italiana contraria
sia al comunismo sia al
fascismo
I numeri
Il numero dei morti delle
«foibe» è stato sempre
oggetto di discussione tra
gli storici e fonte di
polemiche. A partite dal
Dopoguerra e lungo i
decenni successivi
venivano indicate
usualmente circa 15.000
vittime. Studi più accurati
sono stati effettuati
soltanto a partire dagli
anni Novanta e
recentemente il numero
totale delle vittime viene
stimato tra le 5.000 e le
11.000 persone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Abruzzo
Solidarietà fra le due donne
degli scandali a luci rosse
PESCARA — «Io posso capire cosa si prova, visto che prima
di lei hanno massacrato gratuitamente anche me. Ma verrà
il giorno in cui potremo parlare e raccontare la nostra». È il
messaggio, affettuoso, che Lucia Zingariello ha rivolto
domenica sul profilo Facebook di Letizia Marinelli per il
compleanno della signora. Parole di solidarietà tra le due
donne, la prima ormai nota per il presunto contratto
sessuale con l’ex assessore alla Cultura della Regione
Abruzzo Luigi De Fanis, la seconda per la notte passata con
Gianni Chiodi nella stanza 114 dell’Hotel del Sole, a Roma,
il 15 marzo 2011. «Le nostre sono due storie lontane ma
paragonabili perché siamo donne e viviamo in un Paese
sessuofobo», scrive Zingariello. E Marinelli, Consigliera di
Parità dell’Abruzzo, le risponde: «Le auguro che la
magistratura possa presto fare luce sul suo caso», anche se
poi precisa che «le questioni mi sembrano molto diverse
per tanti aspetti». Lucia Zingariello però assicura che non
vi fu alcun contratto sessuale e che con De Fanis non ebbe
mai una relazione. E conclude: «Il tempo ci darà ragione».
Nicola Catenaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cronache 15
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
Palermo La ragazzina era svenuta in ospedale, le avevano detto di prendere degli antibiotici e di andare al Policlinico
Prima del naufragio
Gaetana, morta a 18 anni per mal di denti
Concordia,
l’ipotesi
della sfida
all’inchino
«Non aveva soldi per le medicine». L’ascesso si è esteso ai polmoni
Il docente
«Oggi il 25%
rinuncia
al dentista»
MILANO — Sono sempre di più
gli italiani che, spaventati dai costi,
evitano o rimandano il dentista. «È
una delle voci della spesa sanitaria
su cui si taglia maggiormente: nel
2012 le visite odontoiatriche, sia
pubbliche che private, sono state
2,98 milioni: solo 4,8 ogni 100
persone. Prima dell’esplodere
della crisi, nel 2005, erano 3,7
milioni, 6,4 ogni 100 persone».
Sono i numeri del rapporto preliminare sull’indagine multiscopo
2012-2013 dell’Istat, citati da Mario Del Vecchio, docente della Bocconi e direttore dell’Osservatorio
sui consumi privati in Sanità.
Chi taglia sulle cure?
«Tutti: le visite diminuiscono
sia per chi ha risorse familiari
ottime o adeguate (da 6,8 a 5,2
ogni 100 persone, con un calo del
24%), sia per chi ha risorse scarse o
insufficienti, e in questo caso calano da 5,6 a 4,2 ogni 100 persone
(-25% ). E spesso gli italiani si
limitano alle cure urgenti: tolgono
il dente ma non vanno a fare la
ricostruzione, per esempio».
Non c’è la possibilità di rivolgersi alla sanità pubblica?
«I Lea, cioè i livelli minimi di
assistenza, coprono l’odontoiatria
curativa, ma non quella estetica. E
le prestazioni che richiedono protesi sono riservate ad alcune categorie di cittadini. In più non si può
scegliere il medico».
Gli italiani non si fidano di
quelli della mutua?
«L’odontoiatria è il settore dove
si effettua la più alta percentuale di
prestazioni private, oltre otto su
dieci. Negli ultimi anni però, di
fronte ai crescenti problemi economici, sono aumentati coloro che
si rivolgono al pubblico: il 9% in
più rispetto al 2005».
In caso di urgenze, come un
ascesso, ci si può rivolgere alle
strutture pubbliche?
«Sì, come infatti è successo a
Palermo. Lì di solito si viene curati
con antidolorifici e antibiotici e
diretti allo sportello del Cup (il
centro unico per le prenotazioni,
ndr) per fissare la visita specialistica su cui però si paga il ticket. E
il problema spesso arriva qui».
Perché?
«Ci sono liste di attesa molto
lunghe e a volte ci vogliono mesi».
PALERMO — Sembrava solo
una storia di malasanità, ma
stavolta è un drammatico contesto di povertà, ignoranza ed
emarginazione ad avere impedito a una ragazza di 18 anni di
curare un mal di denti, evitare
l’ascesso, le complicazioni,
l’infezione ai polmoni, un calvario sfociato nel coma e nella
fine di un’esistenza spenta in
rianimazione, senza che una
decina di medici in due ospedali siano riusciti a salvarla.
Quartiere Brancaccio
I volontari: «Qui si doveva
aprire un ambulatorio
come voleva don Puglisi»
La vittima di quest’altra
macchia palermitana è Gaetana Priola, Tanina, alta e magra,
una tristezza specchiata nei
suoi occhi, nata e malamente
cresciuta a Brancaccio, nel
quartiere che Padre Pino Puglisi voleva salvare e dove la
mafia assoldò un killer anche
per farla finita con il suo Centro Padrenostro. Lo stesso
Centro che invece resiste e dove Tanina aveva trovato rifugio
con uno dei suoi tre fratelli,
tutti angosciati due anni fa
quando il padre, Franco Priolo,
abbandonò la moglie, Mamma
Nunzia, da quel momento su è
giù per i palazzi a lavare scale.
Ma Tanina, senza soldi per
libri o piccole cose, aveva già
interrotto gli studi e solo i volontari del Centro le consentirono di prendere la licenza media col doposcuola a 17 anni,
quando tante sue coetanee
avevano già un figlio, protagoniste di «fuitine», finte fughe
d’amore utili per riparare, come se tutto fosse fermo ai tempi di Danilo Dolci. E sembra
ferma a un vecchio dagherrotipo l’immagine di un quartiere
dove ieri sera per il corpo di Tanina non si poteva nemmeno
allestire una camera ardente
nella sua modestissima casa di
via Hazon perché ci abita pure
uno zio agli arresti domiciliari.
Poi, a tarda sera, altro dolore: la
Procura apre un’inchiesta, dispone l’autopsia e il trasferimento della salma in obitorio.
In questo disastro dove i ragazzotti spacciano, parenti e
amici s’arrangiano, Tanina di
quel malanno, senza soldi per
il dentista, avrebbe potuto parlarne con Mariangela D’Aleo,
una delle operatrici del Centro
che l’aveva seguita negli studi,
ovvero con il presidente, Maurizio Artale, un allievo di don
Puglisi, ma non si faceva più
vedere da quasi due mesi. E
forse ha preferito evitare di
tornare per un bisogno. Fatto
sta che il 19 gennaio sviene per
il dolore e in ospedale, al Buccheri La Ferla, le dicono di imbottirsi di antibiotici e di andare al Policlinico. Se abbia seguito la terapia è cosa dubbia.
Unico dato certo è che al Policlinico non va,
mentre sei giorni fa
arriva al Civico dove si aggrava ed entra in rianimazione
con un versamento
pleurico senza più
uscirne.
Tanta rabbia al
Centro, come spiega Artale: «Ce
l’avesse detto,
avremmo mobilitato per lei i nostri
medici volontari. Ecco la prova
che padre Puglisi ci vedeva
giusto. Voleva un Poliambulatorio per Brancaccio. Ma non
quelli con orario d’ufficio.
Aperti fino a mezzanotte con
tanti volontari. E invece in
questa città si parla e non si fa
niente».
Hanno pure fatto una loro
Il caso
Il dolore
Il 19 gennaio
Gaetana Priola
(sotto), 18 anni,
di Palermo, sviene
per il dolore
di un ascesso
all’ospedale
Buccheri La Ferla,
dove le viene dato
un antibiotico
Il decesso
I medici le dicono
di recarsi
all’Odontoiatria
del Policlinico di
Palermo. Non ci
andrà mai. Il 30
arriva al Civico con
un’infezione ai
polmoni e muore
approssimativa statistica al
Centro scoprendo che fra i ragazzi di Brancaccio la metà ha i
denti guasti. Per la cattiva alimentazione, sospettano. Ovvero perché pullulano spacciatori e droghe leggere pure alle
medie. Ma non è certo il caso di
Tanina, quasi indifesa, meno
donna delle sue coetanee. Se la
ricorda Artale la ragazza snella,
le lenti grandi e chiare, i capelli
lunghi: «Sì, studiava, ma le
piaceva di più giocare, allenarsi al computer. Poi sparì, a differenza del fratello Alessandro,
un terremoto, un operatore solo per lui».
Conversazione interrotta da
un ragazzo con una guancia
gonfia e dolente. «Un malanno
simile a quello di Tanina», sospetta Artale attaccandosi al
telefono per chiamare un medico, mentre arriva un uomo
che invoca aiuto. «Mi hanno
dato un “definitivo” di 13 mesi,
ma il giudice dice che se mi
prendi in affido non vado in
carcere...». E Artale annuisce,
facendo le condoglianze perché è un altro zio di Tanina.
Scene ordinarie di un Bronx a
lutto anche quando non si spara.
Felice Cavallaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La protesta a Roma
Sit in a Montecitorio
Poi i Forconi
occupano la Basilica
Ad un mese dal flop dei sit-in
davanti alle prefetture di tutta Italia,
gli attivisti del coordinamento 9
dicembre, gli «scissionisti» dei
Forconi guidati dall’agricoltore
pontino Danilo Calvani, tornano a
manifestare a Roma e prima tentano
l’«assalto» a piazza Montecitorio,
poi «occupano» la basilica di Santa
Maria Maggiore (foto Eidon). «Non
usciremo fino a che questo non sarà
tornato ad essere un paese normale
e civile — ha detto Calvani —.
Hanno reso la nostra vita invivibile
e molte persone stanno perdendo la
cosa più sacra, la vita appunto». Una
decina di manifestanti del
coordinamento 9 dicembre è invece
entrata nella chiesa di Santa Maria
in Aquiro, a due passi da piazza
Montecitorio, per manifestare
contro il governo italiano e chiedere
asilo politico al Vaticano. «Papa
Francesco ci apra le sue porte», è
l’appello di Gaetano Ferrieri, uno
dei coordinatori del movimento.
E. Teb.
GROSSETO — Una stessa
nave, la Costa Concordia, due
crociere e due rotte molto
simili, se non identiche,
nell’avvicinamento all’Isola
del Giglio, per un saluto da
brividi, di notte, con le luci
accese. Riuscito
«miracolosamente» il 14
agosto 2011 al comandante
Massimo Garbarino (con
tanto di resoconti giornalistici
e lettera di congratulazioni
del sindaco del Giglio); fallito
il 13 gennaio da Francesco
Schettino. «Una corsa
sconsiderata alla manovra più
spericolata», ipotizzano i
legali di parte civile. Che ieri
al processo per il naufragio
hanno prodotto un
documento dei Lloyd’s di
Londra in cui sono tracciate le
Le tratte Il confronto tra le
rotte registrate in anni diversi
due rotte. Per dimostrare
cosa? «Che gli inchini erano
pratica consueta e nota alla
società — spiega l’avvocato
Massimiliano Gabrielli — e
che c’era una gara a fare il
saluto più ravvicinato. Nel
2011 non ci fu naufragio
perché la nave si raddrizzò in
tempo, ma la distanza era
simile». Gabrielli ha ricordato
anche un presunto incidente
accaduto nel 2005 alla Costa
Fortuna, danneggiata alla
chiglia per un inchino a
Sorrento. Ipotesi in parte
smentite in un comunicato da
Costa Concordia. «È falso che
la società fosse a conoscenza
della pratica dell’inchino. La
società indica la rotta da
seguire, ma è responsabilità
del comandante decidere
eventuali variazioni». Costa
ammette invece che «in alcuni
casi, viene deciso di seguire la
“navigazione turistica”, un
avvicinamento alla costa per
offrire un’attrazione in più»,
ma queste rotte «sono seguite
a velocità ridotta, in sicurezza
e informando i passeggeri».
Marco Gasperetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’evasione A sparare sul bandito durante il blitz non sarebbero stati gli agenti
Fuoco amico sul fratello di Cutrì
La banda indagata anche per omicidio
MILANO — Il fuoco amico
avrebbe il volto, la mano e la pistola non di una guardia penitenziaria ma di un fratello, Daniele, oppure di uno fra gli altri
complici della stessa vittima, il
capo della banda che per settimane li aveva addestrati, preparati e caricati in vista del grande
agguato.
La perizia balistica scoprirà se
uno dei seguenti cinque, lunedì
scorso davanti al Tribunale di
Gallarate, ha ucciso Nino Cutrì.
Trentadue i proiettili esplosi.
Per intanto Daniele e poi Aristotele Buhne, Davide Cortesi, Danilo Grasso e Christian Lianza
sono tutti indagati per omicidio. Facevano parte del com-
mando che ha liberato Mimmo
Cutrì, l’ergastolano arrestato alle 2.35 di domenica in via Villoresi, nella natia Inveruno, a casa
(in ristrutturazione) di un amico geometra e imprenditore edile, l’insospettabile Franco Cafà.
Non si sa se ormai più tragica
oppure più sciagurata, certo la
folle impresa di fuga, spenta dai
carabinieri in meno di una settimana, acquista a sorpresa un altro elemento. E non è escluso,
poiché pur a distanza di giorni è
ancora poco chiara l’esatta dinamica di quel pomeriggio di proiettili, l’estraneità o meno rispetto all’uccisione da parte di
Mimmo, 32 anni, condannato in
Assise per l’assassinio di un po-
lacco colpevole di avergli offeso
con insistenza la fidanzata. E se
avesse ammazzato lui l’adorato
fratello Nino? Il maggiore dei
Cutrì ha trascorso le ultime ore
nel carcere di Opera, in un regime di massima sicurezza, guardato a vista. Stamane Cutrì è atteso nel Tribunale di Busto Arsizio per la convalida del fermo,
avvenuto dopo il blitz dei carabinieri del Gruppo d’intervento
speciale: otto secondi per partire, sfondare le porte, ammanettare lui e l’ultimo complice rimasto, il vecchio amico Luca
Greco. Mimmo è difeso da Roberto Grittini, che assiste anche
Daniele. L’avvocato non ha anticipato eventuali strategie: «So-
Insieme
L’ergastolano Domenico
Cutrì (a sinistra) e il fratello Nino,
ideatore del
piano di fuga
e deceduto
nell’assalto
lunedì scorso
davanti
al Tribunale
di Gallarate
no adulti, decideranno loro se e
cosa dire». Sempre stamani,
sempre nelle aule di Busto Arsizio e sempre a proposito di Cutrì, ci sarà un altro processo.
Quello per truffa in programma
lunedì scorso se non ci fosse
stato l’agguato, un agguato seguito dalla corsa nel nascondiglio a Cellio, nel Vercellese, dove
ad attendere gli uomini c’era
l’unica donna del commando.
Carlotta Di Lauro. Ieri è stato
convalidato il suo arresto: l’hanno messa ai domiciliari.
Carlotta, fidanzata di Nino,
mamma di un bimbo di cinque
anni, secondo l’accusa è stata
determinante avendo badato al
Le accuse alla fidanzata
Confermati i domiciliari
per Carlotta, la compagna
di Antonino: avrebbe
aiutato il commando
reperimento di cibo, vestiti e veicoli. I carabinieri ieri hanno
trovato un furgone bianco, secondo l’accusa utilizzato nella
fuga: era stato noleggiato dalla
ragazza e da Luca Greco. Carlotta è difesa da Carlo Taormina,
che aveva già seguito con successo Nino Cutrì quand’era stato
arrestato a Milano nel 2012 per
una sparatoria. Taormina ha
detto che «vi sarebbe un’intercettazione da cui si deduce che
si era a conoscenza che, il giorno
dell’udienza a Gallarate, sarebbe
potuto succedere» l’assalto ideato da Nino. E invano, ha proseguito Taormina, Carlotta avrebbe cercato di convincerlo a lasciar perdere. La Procura di Busto Arsizio pensa il contrario e
ricorda di un incontro a casa di
Nino, due giorni prima della fuga. A tavola c’era il commando.
Tema: ripassare a voce alta il
piano criminale.
Andrea Galli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
16 Cronache
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Milano Preso dopo due ore un 57enne spagnolo: era al volante del mezzo di una ditta
Investito sulle strisce dal furgone
In coma un bambino di 10 anni
L’autista è sceso e ha provato a scappare ma è stato arrestato
MILANO — Il furgone bianco ha un’ammaccatura sul cofano. La rientranza nella carrozzeria è a un metro e trenta
da terra. È il segno lasciato
dall’impatto, pieno, con il
bambino di dieci anni travolto
mentre attraversava sulle strisce pedonali. Sull’asfalto lavato dalla pioggia battente non
ci sono macchie di sangue ma
due piedi stilizzati disegnati
su un pannello di gomma nera
lasciato dai vigili per marcare
il punto dell’impatto.
Il furgone, un Renault Master, è fermo cento metri più
in là, due incroci più avanti,
lungo via Galvano Fiamma. La
portiera è aperta. L’uomo che
si trovava alla guida è scappato dopo l’incidente. Un ragazzo che ha visto la scena lo ha
inseguito a piedi. Il pirata è
riuscito a seminarlo. Alle sue
spalle ha lasciato il giubbotto
che si è sfilato mentre correva
e una marea di indizi. La fuga è
durata meno di due ore, meno
di un chilometro più a sud, in
piazza Emilia. Ora è in stato di
fermo al comando del Radiomobile della polizia locale di
Milano. Il piccolo è in coma all’ospedale Niguarda, nella serata è stato operato ma le sue
condizioni sono gravissime.
La posizione di L. P., 57 anni, origini spagnole, che si trovava alla guida è al vaglio del
pm della Procura di Milano
I numeri
973
Gli episodi di
pirateria stradale
calcolati in Italia
dall’Osservatorio
«Il Centauro
Asaps» nel 2013
114
I morti in
incidenti stradali
causati da pirati
nel 2013. I feriti
sono stati 1.168
Il luogo Le strisce pedonali sulle quali è stato investito il ragazzino di 10 anni (Fotogramma)
Bari
Ragazzatravoltainbicicletta
daun21ennepositivoall’alcol
Una ragazza di 23 anni ieri mattina è stata
investita mentre percorreva in bici via Caldarola,
a Bari. La donna è stata ricoverata in condizioni
serissime in rianimazione. Alla guida dell’auto
che l’ha travolta c’era un ragazzo di 21 anni,
risultato positivo all’alcol test e denunciato per
guida in stato di ebbrezza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Paolo Storari. L’uomo ha raccontato d’aver perso la testa,
che voleva chiedere aiuto ma
poi ha deciso di scappare. I vigili hanno chiesto l’arresto per
omissione di soccorso in base
all’articolo 189 del Codice della strada (l’arresto è facoltativo). La dinamica dell’incidente lascia pochi dubbi.
Il piccolo, M. M., nato a Milano, era in via Fiamma nel
quartiere di Porta Vittoria (palazzi residenziali e viali alberati) insieme alla mamma. Stava
tornando a casa a piedi. Arrivato all’angolo con via Mace-
125
I minori coinvolti,
122 gli anziani. I
pedoni le vittime
principali
543
Le persone
identificate come
responsabili di
incidenti dopo la
fuga. Di queste
146 sono state
arrestate; 397
quelle invece
denunciate
Fincantieri
donio Melloni il bambino ha
aspettato di essere vicino alle
strisce per attraversare. Il passaggio era però in parte ostruito da un altro furgone, un
Opel Vivaro, parcheggiato per
metà proprio sulle strisce. «Il
mezzo ha certamente ostruito
la visuale sia al bambino sia
all’investitore», spiegano gli
inquirenti guidati dal comandante Tullio Mastrangelo.
Tanto che il mezzo in sosta,
dopo i rilievi, è stato multato.
In ogni caso alcuni testimoni
hanno raccontato che il bambino, in quel momento distante qualche metro dalla
madre, s’è sporto e ha controllato che la strada fosse libera.
Ha avuto solo il tempo di fare
un paio di passi ed è stato investito dal furgone Renault.
«C’è poca illuminazione, luce
arancione e troppo debole»,
lamentano i residenti. L’impatto è stato violentissimo.
I soccorritori del 118 lo
hanno portato già in coma al
Niguarda. Sotto choc anche i
genitori del piccolo. Sull’asfalto non ci sono segni di frenata.
La pioggia battente e la velocità avrebbero in ogni caso allungato lo spazio d’arresto del
mezzo. Ma l’autista, che lavora
per una ditta di consegne dell’hinterland milanese, in ogni
caso ha arrestato la corsa del
furgone ben più avanti rispetto al punto d’impatto. Poi la
decisione di fuggire.
Grazie ai documenti del
mezzo i vigili sono risaliti alla
ditta (sulle fiancate non ci sono insegne), hanno chiamato
il titolare e in meno di un’ora
hanno scoperto l’identità del
pirata. Lo hanno trovato a 900
metri di distanza, due ore più
tardi. Era a piedi. «Non volevo.
Ho perso la testa».
Nave sequestrata
per il risarcimento
di un operaio
Il tribunale di Gorizia ha sequestrato la
nave «Regal Princess», prossima al
varo nello stabilimento Fincantieri di
Monfalcone (Gorizia). Il pignoramento
è stato chiesto dai legali della famiglia
di Vincenzo Castellano, un operaio
rimasto ferito in un incidente nello
stabilimento Fincantieri di Marghera
nel 2002, costretto in sedia a rotelle e
poi morto nel 2008, a 37 anni. Il
sequestro, dice Francesco Diroma, uno
dei legali dei Castellano, è stato
ritenuto necessario «per spingere
Fincantieri a riconoscere
economicamente il danno dopo che
dal giorno dell’accaduto la vicenda si
trascina in Tribunale». Il giudice di
primo grado aveva comunque
disposto un risarcimento che
Fincantieri ha
versato. Ma
La tragedia
mentre si
attendeva la
L’uomo finì
sentenza
prima sulla
d’appello,
sedia a rotelle
Castellano morì e
fu necessaria la
e poi morì
riformulazione
del reato. Il
procedimento tornò al primo grado,
dov’è tutt’ora, con la richiesta di quasi
5 milioni di euro di danni. Fincantieri
spiega di «aver già versato in base alla
pronuncia di primo grado, circa 2,2
milioni di euro. Poi, in Appello, la
sentenza con la relativa provvisionale
è stata annullata a causa della morte
del lavoratore e il nuovo processo si è
chiuso in primo grado con la
condanna al pagamento di circa 1,1
milioni di euro di provvisionale. Allo
stato, dunque, la società ha versato più
di quanto fissato dalla seconda
pronuncia».
Cesare Giuzzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
6 INCONTRI CON L’ENERGIA DI 6 DONNE LEADER
DIETRO OGNI DONNA CI SONO GRANDI DONNE.
VIENI A CONOSCERLE.
DARIO DI VICO INCONTRA MARCELLA PANUCCI 11 FEBBRAIO ALLE 18.00
Sala Buzzati
via Balzan 3
angolo via S. Marco 21
Milano
enel.it/-leaderfemminile
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cronache 17
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
Maltempo Toscana sotto l’acqua: due anziani salvati in un sottopasso allagato a Follonica, un ferito a Firenze. Slavine sulle strade del Bellunese
Volterra Nuovi smottamenti hanno colpito le mura medievali (Ansa)
Firenze Passanti sotto la pioggia (foto Ansa / Maurizio Degl’Innocenti)
Paura per i fiumi e le frane
Allarme dal Veneto a Roma
Gabrielli: stop alle costruzioni per 10 anni, ristrutturiamo
Le previsioni oggi
Questa mattina
Secondo ilmeteo.it in
mattinata sono previste molte
nubi con piogge diffuse al
centro, specie su settori
tirrenici, Umbria, Marche e
sulle aree centro orientali del
Nord. Qui ancora con neve sui
600-700 metri, oltre i 12001300 metri sull’Appennino
centrale. Va meglio al NordOvest, sul medio-basso
Adriatico e al Sud
Nel pomeriggio
Peggiora sulla Campania, sul
basso Tirreno e sulla Sicilia
con piogge via via più intense.
Migliora sulla Lombardia,
continuano nubi e piogge
diffuse sul centro e al
Nordest, soprattutto tra
Veneto, Friuli Venezia Giulia e
localmente sulla Romagna.
Sempre buono al Nordovest,
sulla Sardegna e ancora
buono su Puglia e settori
ionici, Lucania, Calabria ionica
In serata
Peggiora tra Campania,
Abruzzo, Molise, Nord Puglia
e sul basso Tirreno, tra
Calabria tirrenica e Nord
Sicilia, con piogge diffuse e
spesso anche forti e nevicate
a 1300-1500 metri. Ancora
piogge sul medio Adriatico
con neve a 1200 metri.
Il tempo migliora su Toscana,
Umbria e Lazio, sempre
buono con più sole al
Nordovest, Sardegna e ancora
asciutto sul Sud della Puglia
e sui settori ionici
Neve e pioggia. Vento forte e
frane. Fiumi sotto osservazione
e sottopassi chiusi, soprattutto
di notte. Diverse frazioni isolate
nel Bellunese e nel Bergamasco,
un paesino bloccato per uno
smottamento nel Pistoiese.
Scuole chiuse anche oggi in
molti comuni. Brutta mattinata
per una mamma di 44 anni e la
figlia 14enne a Fiumicino dopo
che un albero è caduto sull’auto
nella quale viaggiavano. Più a
Sud, nel Materano, sono state
evacuate diverse famiglie. In
tutto questo resta alto il rischio
valanghe su buona parte delle
Alpi. E a Battaglia Terme (Padova) i carabinieri hanno fermato
una coppia di marocchini sorpresa a rubare nelle case colpite
dall’alluvione dei giorni scorsi.
È il bollettino di un lunedì
decisamente complicato e che
per oggi non promette miglioramenti. Con due regioni — la
Toscana e il Veneto — segnate
in «rosso» nel Bollettino della
Protezione civile a causa di
un’«elevata criticità per rischio
idraulico diffuso». Nessuna tregua, insomma. Nemmeno nelle
prossime ore.
«Entro la fine della settimana
porteremo in Consiglio dei ministri la richiesta del riconoscimenti dello stato di emergenza
per Lazio e Toscana», ha detto
ieri Franco Gabrielli, capo della
Protezione civile. Gabrielli, che
era a Pisa dopo l’ondata di maltempo di dieci giorni fa, ha parlato di suolo «saturo», «particolarmente provato» e «con argini
stressati». È anche per questo se
il capo della Protezione civile ha
chiesto uno stop alle nuove costruzioni nei prossimi dieci an-
ni per «investire tutto quello
che c’è sulla messa in sicurezza
del territorio». Altrimenti, ha
aggiunto, «continueremo a raccattare e contare morti in giro».
Di fatto in Toscana da domenica sera non ha mai smesso di
piovere. Smottamenti, allagamenti, fiumi ingrossati e strade
interrotte si sono registrati un
po’ ovunque. L’acqua caduta ha
provocato una frana che ha isolato il paesino di Lizzanello, in
20.000
I residenti dei comuni
del Modenese, colpiti
dall’esondazione
del Secchia a gennaio,
esonerati dal ticket sanitario
provincia di Pistoia. A Firenze si
è staccato un pezzo di stemma
da un palazzo del centro che ha
ferito alla spalla un passante. La
situazione più delicata, fino alla
tarda serata, si registrava nel
Grossetano dove diversi corsi
d’acqua (Albenga, Bruna, Ombrone, Pecora e il torrente Sovata) hanno raggiunto il livello di
guardia. A Follonica due anziani
— bloccati in auto in un sottopasso allagato — sono stati salvati dai vigili del fuoco mentre
si trovavano bloccati in auto in
un sottopasso allagato. Fiumi
sotto osservazione tutta la notte
anche nelle province di Pistoia,
Arezzo e Livorno. Nella lista dei
«sorvegliati speciali» è stato inserito anche l’Arno. Un bollettino che ha spinto diversi sindaci
a chiudere le scuole oggi a Volterra, Capalbio, Scanzano, Cecina e in tutti i comuni dell’Isola
In Veneto Le squadre del soccorso alpino al lavoro sui tetti in un paese delle Dolomiti venete (foto Ansa)
d’Elba (escluso Portoferraio).
Scenario complicato anche
in Emilia Romagna. In tutta la
regione è stato attivato lo stato
di attenzione. Ponti e strade sul
torrente Scoltenna sono stati
chiusi dal tardo pomeriggio su
disposizione del prefetto di
Modena. Così come è stata
chiusa in serata, nel Bolognese,
la provinciale 64 dopo la caduta
Inghilterra
La piena record
del Tamigi:
mai così da 20 anni
Migliaia le case a rischio
lungo il Tamigi per una piena
record: le acque sono al livello
più alto degli ultimi 20 anni.
Il Berkshire e il Surrey, nel sud
dell’Inghilterra, sono le aree
più colpite. Il fiume è a rischio
esondazione da Oxford a
Londra. Nella foto, il villaggio
di Wraysbury, nel Berkshire,
evacuato ieri (Reuters)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di alcuni grossi massi. Il Comune di Bologna, poi, ha messo in
guardia dal rischio esondazione
per il Reno e ha chiesto ai residenti di «non fermarsi sugli argini del fiume e nelle zone allagabili» fino al cessato allarme.
Intanto ieri la Regione ha deciso
di non far pagare il ticket sanitario — fino al 30 luglio 2014 —
ai circa 20 mila residenti dei Comuni colpiti dall’esondazione
del fiume Secchia, nel Modenese, il 19 e 20 gennaio scorsi. Occhi aperti anche sul Po, dove
l’Agenzia interregionale ha
spiegato che nel tratto mediano
e finale del fiume si registrano
livelli idrometrici superiori alla
media del periodo.
Più a Nord, sono la neve e il
pericolo valanghe a creare problemi. Nel Bergamasco circa
1.500 persone sono isolate dalle
18 di ieri — e per almeno 24 ore
— dopo la chiusura delle strade
che portano a Valbondione e a
Foppolo a causa del rischio valanghe. Sulle montagne della
zona, infatti, il manto nevoso ha
raggiunto i cinque metri. Diverse frazioni isolate anche nel
Bellunese, in Veneto. La zona
maggiormente bersagliata dalle
slavine è nel tratto tra Arabba e
Pieve di Livinallongo. A Venezia
stato di attenzione per l’acqua
alta: il livello di marea ieri sera
ha toccato i 130 centimetri.
Continua a crescere, intanto,
il livello del lago Trasimeno: le
piogge di questi giorni hanno
alzato l’asticella di otto centimetri sullo «zero idrometrico»
toccato il 3 febbraio. A Roma è
allerta «criticità idraulica» per il
Tevere e l’Aniene. Nella Capitale
restano ancora 109 le persone
che hanno dovuto abbandonare
le proprie case dopo l’ondata di
maltempo del 30 e 31 gennaio
scorso. Vento di scirocco e mare
forza cinque sul litorale campano. Una combinazione che a
Napoli ha ridotto le partenze di
diverse navi veloci tra il capoluogo e le località del golfo. Nel
Casertano sono crollate due palazzine disabitate a Maddaloni e
Grazzanise.
Quello di ieri, però, è stato
solo un assaggio, per il Meridione. Perché da oggi la perturbazione di origine atlantica
porterà nell’area piogge e temporali.
Leonard Berberi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
✒
L'analisi
L’INDECISIONE DELL’UE CHE PUÒ APRIRE LA PORTA AGLI OGM
dal nostro corrispondente LUIGI OFFEDDU
BRUXELLES — Un fantasioso
ambientalista italiano, anni fa,
traduceva la sigla «ogm» in
«organizzazioni generatrici di
menzogne». «Ma fatti un giro in
Africa — lo rimbeccarono un giorno
in un convegno — a vedere quanta
gente si sfama, con quelle
menzogne». Il pubblico taceva
smarrito. Siamo più o meno a quel
punto: sugli organismi
geneticamente modificati, nessuno
ha convinto nessuno. Il pubblico tace
o sbraita, ma è sempre smarrito. E
soprattutto, nessuno ai piani alti se la
sente di decidere. Come
probabilmente si dimostrerà oggi, a
Bruxelles, dove il Consiglio affari
generali della Ue (ministri delle
politiche europee e degli esteri)
dovrà votare sull’autorizzazione alla
coltivazione del mais TC 1507, un
ogm promosso dal gruppo americano
Pioneer: semplificando al massimo,
gli ambientalisti lo accusano di
potenziali danni alla riproduzione,
anche umana, e di altri rischi, i loro
oppositori lo ritengono una possibile
soluzione alla fame nelle aree più
povere del globo. Alla vigilia della
riunione, due sole cose sono sicure:
oltre metà dei 28 governi Ue è
contraria al Pioneer, come lo è il
Parlamento Europeo; ma invece del
«no», tra astensioni furbette o
impicci burocratici, è possibile che
alla fine vinca il «sì». Lo ha già
spiegato testualmente il commissario
Ue alla sanità, il maltese Tonio Borg:
«Se non si riunisce alcuna
maggioranza qualificata contro la
richiesta, perché uno Stato si astiene,
Gli ogm
Cosa sono
Gli «organismi geneticamente
modificati» sono esseri viventi
(batteri, piante o animali)
il cui patrimonio genetico
è modificato con tecniche
di ingegneria genetica
per alterarne o potenziarne
alcune caratteristiche.
La votazione Ue
I ministri delle Politiche
europee e degli Esteri dei 28
Paesi dell’Unione votano oggi
per decidere se autorizzare o
meno la coltivazione del mais
ogm Pioneer TC 1507
allora la richiesta sarà
automaticamente approvata». Lo
Stato innominato in realtà un nome
ce l’ha, e tutti lo conoscono:
Germania, fino a ieri contraria a
questo e altri ogm, e oggi— forse —
pronta a saltare dall’altra parte.
Anche la Romania, o l’Olanda, sono
considerate a rischio di tentazione.
Mentre la Francia dice «no», per
dichiarate ragioni di principio.
L’Italia pure, ma con qualche
singhiozzo. La Spagna, o la Gran
Bretagna, sono decisamente per il
«sì». Questo, a grandi linee. Ma la
verità è che il sospetto contagia un
po’ tutti. Che cosa può indurre grandi
e potenti Stati a fare certi balletti
intorno alla «pannocchia venuta dal
cielo», com’è chiamato a volte il mais
ogm? Tre risposte possibili, forse: la
mancata creazione negli anni di un
consenso in ogni capitale, un
consenso basato sull’informazione
scientifica più libera e rigorosa;
l’incapacità, o peggio la paura, di
assumersi una responsabilità davanti
ai propri elettorati in un senso o
nell’altro; e infine l’ombra sempre
citata, quella delle lobby. Il
fiammifero acceso gira di mano in
mano, e nella sua fiammella
bruciano miliardi di interessi
industriali. Quella delle
multinazionali che esercitano
pressioni su Bruxelles, è ormai quasi
una leggenda europea: ma è vera, o
assai verosimile. Dai 24 mila ai 30
mila sono i lobbisti ufficialmente
presenti a Bruxelles, in tutti i settori,
soprattutto in quelli del tabacco, dei
prodotti farmaceutici e appunto
degli ogm. Moltissimi operano senza
ombre, alla luce del sole. Ma per
esempio Tonio Borg, naturalmente
senza sue colpe, ha nella sua
biografia politica un riflesso di quel
che accade in certi corridoi: divenne
infatti commissario alla Salute
perché il suo predecessore, John
Dalli, maltese come lui, finì
invischiato in un’inchiesta sulle
lobby del tabacco ai piani alti della
Ue. Ma anche a lasciar perdere le
inchieste, intorno a certi temi
sensibili è questo il clima. E poi, il
22-25 maggio si terranno le elezioni
Europee: la «pannocchia venuta dal
cielo» non può saperlo, ma
probabilmente la sua sorte dipende
anche da questo.
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
18 Cronache
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Il caso La legge prevede che la spa chiuda entro il 15 aprile
Il progetto
Il ponte sullo Stretto
e il processo sui danni
a società già liquidata
L’elaborazione
al computer del ponte
sullo Stretto di Messina
(foto Ansa)
La prima udienza fissata per il 26 maggio
di SERGIO RIZZO
O
rdinatorio o perentorio?
Questo è il dilemma… E
non è un dubbio da niente, quello che ci riserva l’ultimo
pasticcio in ordine di tempo che i
nostri legislatori hanno combinato a proposito del ponte sullo
Stretto di Messina. Per rendersi
conto della situazione è sufficiente rileggere il comma 9 dell’articolo 34 decies della legge
221 del dicembre 2012. Per capirci, è il provvedimento con il quale il governo Monti ha seppellito
(pare definitivamente) l’opera
pubblica più controversa della
storia repubblicana. C’è scritto,
testualmente, che nel caso in cui
la concessionaria pubblica del
ponte controllata per oltre l’80%
dall’Anas debba essere posta in
liquidazione, il commissario incaricato dovrà «concludere le
operazioni entro e non oltre un
anno dalla nomina». Vincenzo
Fortunato ha ricevuto l’incarico
di liquidatore della società Stretto di Messina con un decreto del
governo di Enrico Letta, uno dei
primi atti dell’esecutivo, che porta la data del 15 aprile 2013: la liquidazione si dovrebbe completare il prossimo 15 aprile. Se non
fosse per un piccolo particolare.
Ovvero, la data in cui il tribunale
civile di Roma ha fissato la prima
udienza della causa intentata dal
consorzio Eurolink capitanato da
Impregilo, che ha chiesto alla
concessionaria 700 milioni di euro come risarcimento danni per
la cancellazione del contratto. Il
giudice ha deciso che si comincerà a discutere il 26 maggio
2014: quarantuno giorni dopo la
chiusura stabilita per legge della
liquidazione della Stretto di Messina spa.
Ed è qui che sorge il dilemma.
Quel termine è «perentorio»,
cioè tassativo al punto da non
poter essere oltrepassato se non
con una proroga stabilita per legge? Oppure può essere considerato «ordinatorio», cioè come se
Gli oneri dal 1981 a oggi
Dalla nascita della
concessionaria, nel 1981,
gli oneri per lo Stato
ammontano a 350 milioni
fosse appena un consiglio? Una
cosa del tipo: «Se ci si riesce in un
anno meglio, altrimenti… ciccia». Giudicate voi se in un qualsiasi Paese civile una legge approvata dal Parlamento possa essere «ordinatoria». Detto questo,
siamo pronti a scommettere che
pure in questo caso, come in altre
situazioni simili, si farà finta di
niente: il termine fissato da quel
provvedimento approvato a dicembre 2012 verrà archiviato come un amichevole consiglio.
Resta lo stupore per l’incredibile superficialità con cui è stata
gestita una vicenda assurda, che
potrebbe costare ai contribuenti
più di un miliardo di euro per
un’opera pubblica che non si farà. Perché ai 700 milioni rivendicati da Eurolink vanno aggiunti i
circa 350 milioni degli oneri finora sopportati dalla Stretto di
Messina, cioè dallo Stato, a partire dalla sua nascita nel 1981.
Somma ovviamente comprensiva delle spese sostenute per un
progetto che nella migliore delle
ipotesi finirà per marcire in un
cassetto qualunque di un ministero qualunque. Poi ci sono i costi della liquidazione: e nessuno,
ma proprio nessuno, poteva essere tanto ingenuo da pensare
davvero che potesse durare solo
un anno. Non lo poteva pensare il
premier dell’epoca Mario Monti,
economista ed ex rettore della
Bocconi. Né l’ex banchiere Corrado Passera, al tempo ministro
dello Sviluppo. Né Vittorio Grilli,
ministro dell’Economia pro tempore. Ma neppure il suo ex capo
700
milioni di euro
La penale che il consorzio
Eurolink (capitanato da
Impregilo) ha chiesto alla
concessionaria pubblica
del ponte controllata
per l’80% dall’Anas
41
giorni Il tempo che passa tra
la data fissata per la
liquidazione della società
Stretto di Messina (15 aprile)
e quella per la prima udienza
della causa intentata da
Eurolink (26 maggio)
4,6
miliardi di euro Il costo
previsto per la costruzione
del ponte sullo Stretto
secondo i dati del Cipe
del 2003. L’ultimo bilancio
di spesa aveva fatto
lievitare la cifra a 8,5 miliardi
3.300
metri La lunghezza della
campata centrale della
struttura: sarebbe il ponte
sospeso con la campata più
lunga al mondo seguito da
Akashi Kaikjio (Giappone) di
1.990 metri
di gabinetto Fortunato, nominato liquidatore. Anche un bimbo
sa che in Italia la procedura di liquidazione di qualsiasi società va
avanti in eterno. Figurarsi quando le aziende sono pubbliche: nel
portafoglio di Fintecna ci sono
ancora liquidazioni da chiudere
che risalgono agli anni Ottanta.
Fissare perciò il termine di un
anno non poteva che essere una
presa in giro. La ciliegina su una
torta già andata a male da un pezzo. Aveva cominciato a puzzare
fin dal 2001, quando era chiaro
che il governo di Silvio Berlusconi non sarebbe riuscito a far partire la costruzione del ponte, come i suoi ministri più volte avevano promesso, prima di dover
passare il testimone al centrosinistra. Che certo l’avrebbe bloccato. Per ripassare la palla nel
2008 di nuovo a un centrodestra
non più così motivato, a dispetto
delle apparenze. Tanto da votare,
qualche giorno prima dell’arrivo
di Monti, una mozione parlamentare dipietrista che sopprimeva i finanziamenti per il ponte. Preso atto che quell’opera non
aveva più padrini, ecco che il governo infila in una legge una tagliola che Eurolink considera
inaccettabile: la norma prevede
che per andare avanti l’impresa
firmi l’impegno a rinunciare agli
adeguamenti legati all’inflazione
e alla richiesta di risarcimento
nel caso di interruzione dell’opera. Un chiaro epitaffio del ponte,
che viene interpretato come tale.
L’operazione salta, la società
concessionaria viene messa in liquidazione e fioccano i ricorsi a
Roma e Bruxelles. Non senza una
nota irridente. Perché un giorno
capita, come ha raccontato Antonella Baccaro sul Corriere, che un
leghista presenti un emendamento alla legge di stabilità con il
quale chiede di revocare la liquidazione riesumando così il ponte. Si chiama Angelo Attaguile,
siciliano di Catania: è il figlio del
senatore democristiano Gioacchino Attaguile, più volte sottosegretario, ed è un fedelissimo
dell’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo, autonomista.
Eletto con il Pdl, trasloca però fra
i suoi colleghi del Carroccio, rimasti in 19, per consentire alla
Lega di costituire un gruppo parlamentare. Questa sì, che si chiama solidarietà...
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La Cassazione sul blitz alla Diaz
«Caldarozzi coprì le violenze
come nei peggiori regimi»
ROMA — Secondo la Cassazione l’ex capo dello Sco della
polizia, Gilberto Caldarozzi, nell’ambito delle violenze alla
Diaz commesse dalle forze dell’ordine durante il G8 a Genova
nel 2001 «si è prestato a comportamenti illegali di copertura
poliziesca propri dei peggiori regimi antidemocratici». Perciò,
scrivono i supremi giudici, la magistratura di sorveglianza gli
ha legittimamente «negato l’affidamento in prova».
Caldarozzi, condannato in via definitiva a 3 anni e 8 mesi,
deve scontare ai domiciliari l’ultima parte di pena non coperta
dall’indulto. La Suprema corte nella sentenza che motiva la
conferma del no all’affidamento ai servizi sociali, aggiunge
che con «stretta coerenza logica» il Tribunale di sorveglianza
ad aprile ha dato parere negativo all’espiazione esterna per la
«non apprezzabile predisposizione del condannato a un
ripensamento critico della sua condotta, dedotta dalla sua
indifferenza rispetto a una prospettiva risarcitoria volontaria
delle vittime, dalla lettura minimale delle sue responsabilità,
dal rifiuto di esprimere pubblica ammenda per quanto
accaduto». Per la Cassazione le violenze alla Diaz furono «un
pestaggio forsennato, di inaudita violenza e privo di ragione,
di inermi dimostranti colti nel sonno».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cronache 19
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
L’incontro
A Roma coppie da venti Paesi del mondo per dialogare sul tema del matrimonio. L’udienza prevista in aula Nervi trasferita a San Pietro per l’affluenza record
La storia
Le origini della festa
‘‘
Se il 14 febbraio si celebra San
Valentino lo dobbiamo a papa
Gelasio I che, preoccupato dal
persistere del rito pagano dei Lupercali,
nel 496 decise di istituire una festa che
li sostituisse, dedicandola a un santo
cristiano. La scelta cadde su Valentino,
vescovo di Terni e martire, morto il 14
febbraio 273, considerato il patrono
degli innamorati per aver sposato un
pagano e una cristiana. L’associazione
della festa all’amore romantico risale
però al Medioevo. E il primo biglietto
d’auguri di cui si ha notizia è quello
scritto a sua moglie da Carlo d’Orléans,
rinchiuso nella Torre di Londra dopo la
disfatta di Agincourt (1415)
L’abbraccio Una coppia assiste alla messa celebrata da papa Francesco a luglio nel santuario di Nostra Signora di Aparecida, in Brasile (Afp / Luca Zennaro)
Il San Valentino di papa Francesco
in piazza con 25 mila fidanzati
Monsignor Paglia: «Una domanda di futuro che Bergoglio sa intercettare»
di ALDO CAZZULLO
«N
on sono ancora sposati, ma si
amano e vogliono amarsi per
sempre». Con questa motivazione, papa Francesco festeggerà san Valentino con 25 mila fidanzati. Un avvenimento senza precedenti nella storia della
Chiesa: alle 11 e mezza di venerdì 14 febbraio, piazza San Pietro si aprirà a coppie
di fidanzati venuti da 20 Paesi; la maggior
parte sono italiani, ma ci saranno anche
francesi, spagnoli, americani, asiatici.
Un’ora di dialogo in mondovisione, con
domande e risposte del Papa, conclusa da
una benedizione. Una sola condizione: i
fidanzati sono «promessi sposi», che contrarranno il matrimonio entro l’anno.
In un primo tempo, la cerimonia era
prevista nell’aula Nervi, intitolata a Paolo
VI. Ma le adesioni via Internet sono state
tante che in pochi giorni i 7 mila posti
erano già bruciati. E quando si è arrivati a
quota 25 mila il Vaticano ha deciso: si farà
in piazza san Pietro.
L’idea è di Vincenzo Paglia, presidente
del pontificio consiglio sulla famiglia, ed
ex vescovo di Terni. «Nel terzo secolo dopo Cristo, vescovo di Terni era Valentino
— racconta Paglia —. Secondo la tradizione, il santo intervenne per consentire il
matrimonio tra una giovane cristiana e
un militare pagano. Neanche allora i matrimoni erano facili. La notizia si sparse, e
in molti andarono da lui per chiedere aiuto. Ogni anno a Terni si tiene la festa della
promessa, vengono in tanti a chiedere la
In mondovisione
I promessi sposi, che
celebreranno le nozze
entro l’anno, passeranno
un’ora con il Pontefice
Santa Sede
«Ratzinger
è discreto
Non isolato»
A un anno dalla
rinuncia Benedetto XVI
(foto) vive in modo
«discreto» ma non
«isolato»: ha incontri e
scambi spirituali anche
con il suo successore.
L’ha detto padre
Lombardi, portavoce
della Santa Sede.
benedizione. Da qui l’idea, in un tempo di
spaesamento, di smarrimento, di crisi del
matrimonio, di ridare uno scatto alla festa
di san Valentino, di coglierla nella sua forza. Debbo dire che il Papa era rimasto
contento dell’iniziativa fin dall’inizio. Ma
non ci aspettavamo una risposta simile».
Dice Paglia che «è un’esplosione certamente singolare, che va colta nella sua
profondità, in una società in cui il matrimonio viene spostato sempre più in
avanti negli anni, quando i problemi sono
già tutti risolti. Questi fidanzati, invece, si
sposano per edificare insieme il futuro,
per poter risolvere insieme i problemi,
per costruire insieme una casa che sia stabile per loro e per i loro figli». Proprio ieri
il Corriere dava notizia dei sette milioni di
giovani italiani tra i 18 e i 34 anni che vivono con almeno un genitore. «È un dato
che non può non rendere pensosi —
commenta Paglia —. La politica deve assolutamente dare una risposta. Se non c’è
casa e non c’è lavoro, è ovvio che si ritardi
il tempo del matrimonio; ma in questo
modo si ritarda l’edificazione della società. Sposarsi da giovani vuol dire rendere
la società più dinamica, offrire l’esercizio
della responsabilità già in età giovanile e
L’evento
non solo adulta. Piazza San Pietro piena di
fidanzati sembra voler dire che una risposta è possibile. Io mi auguro che l’esempio
di papa Francesco sia contagioso presso i
politici, gli economisti, gli operatori di
cultura, perché mettano al centro della loro attenzione la questione della famiglia».
Bergoglio ha voluto che tutta la Chiesa
per due Sinodi — il primo nell’ottobre
2014, il secondo un anno dopo — discutesse di famiglia, vista sia come tema ecclesiale sia come tema sociale. E sulla comunione ai divorziati, a cui già Ratzinger
aveva aperto, durante un dialogo pubblico con coppie — sposate però — a Milano
nel giugno 2012, adesso si profila un confronto tra i vescovi. «Ogni risposta è prematura — dice per ora Paglia —, anche
perché la questione va affrontata nel più
vasto orizzonte della condizione delle famiglie dei divorziati e dei risposati. Non
tutti i casi sono uguali e non si può dare
una risposta semplificata a una situazione
complessa, che sarà analizzata con attenzione durante i lavori del Sinodo. Non c’è
La partecipazione
Dall’avvio delle iscrizioni su Internet
i 7 mila posti iniziali sono andati
bruciati quasi subito: «Non ci
aspettavamo una simile risposta»
Venerdì
Il 14 febbraio,
venerdì, papa
Francesco
incontrerà a
Roma, in piazza
San Pietro, i
fidanzati che si
stanno
avvicinando
al matrimonio.
Intorno alle 11
comincerà la
preparazione
per l’arrivo
del Papa
Il sito web
All’incontro,
inizialmente
previsto nell’aula
Nervi ma
spostato per il
gran numero di
adesioni, si sono
già iscritti 25
mila fidanzati.
Le iscrizioni sono
aperte fino
a domani.
Informazioni sul
sito del Pontificio
consiglio per la
famiglia, www.
famiglia.va
dubbio che la via della misericordia nella
verità sarà percorsa fino in fondo».
Dietro il San Valentino 2014, che si profila a suo modo storico, c’è ovviamente la
popolarità di Francesco. «Il Papa riesce a
intercettare questa domanda, questo bisogno di futuro — sostiene Paglia —. Il
problema del matrimonio e della famiglia, prima di essere una questione di dottrina, è una questione di risposta alla solitudine. Questi giovani che verranno qui
in piazza San Pietro e ci hanno stravolto il
programma sono controcorrente. Non
hanno paura di sposarsi in un mondo che
non crede più ai legami che durano per
sempre. Non hanno paura di mettere su
una famiglia in un mondo in cui si crede
che è bene che ciascuno pensi a se stesso.
In questo senso, questi giovani sono un
segno di speranza per la Chiesa e per il
mondo. Non che sposarsi risolva di per sé
le difficoltà; ma a mio avviso si tratta di ridare fascino al matrimonio religioso. Tra
l’altro, le statistiche in Italia mostrano che
chi si sposa in chiesa si separa di meno.
Non dobbiamo attutire l’ideale del matrimonio; dobbiamo rilanciarlo nel suo fascino e nella sua forza. In una società che
si defamiliarizza, magari con l’idea che
“tutto è famiglia”, c’è bisogno di riproporre l’altezza del matrimonio e della famiglia».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il convegno Esperti, istituzioni e studenti delle scuole insieme a Milano nella sede del «Corriere» per confrontarsi in occasione del Safer Internet Day
Gli adolescenti e la Rete: dieci regole per renderla sicura
Difendersi da cyberbullismo e furti di personalità. L’appello dei ragazzi: «Non lasciateci soli»
Quanto incide la Rete sulle
nuove generazioni? Moltissimo.
Ai nostri tempi per fare una ricerca andavamo in biblioteca o dalla
compagna di classe che aveva
l’enciclopedia universale; agli
amici di penna scrivevamo sporadiche lettere in un corsivo incerto; e per incontrare qualcuno
andavamo in parrocchia. Oggi
tutte queste cose si possono fare
restando nella propria cameretta
con il computer o lo smartphone
accesi.
È di sicuro una opportunità,
con un potenziale sterminato. Ma
bisogna mettere in conto i rischi.
Un adolescente/bambino che naviga da solo su Internet può incorrere nel Gatto e la Volpe versione 2.0. «Adescamento online,
gioco d’azzardo, furto della personalità, cyberbullismo, addiction»: ieri il presidente di Telefono Azzurro Ernesto Caffo ha illustrato il peggio del web per lanciare un appello alla vigilia del
«Safer Internet Day 2014», la
giornata voluta dieci anni fa dalla
Commissione europea e da Inhope (International association of
Internet hotlines) per promuovere un uso responsabile dei nuovi
media. Caffo ha anticipato l’appuntamento con un convegno
che si è svolto nella Sala Montanelli del Corriere della Sera a Mi-
lano, dove docenti, esponenti
delle istituzioni, insegnanti, tecnici si sono confrontati con degli
interlocutori molto particolari:
gli studenti delle medie e delle
superiori. A loro è stato chiesto
che cosa li spaventa di più della
Rete e come possiamo aiutarli a
sfruttarne le potenzialità. La risposta più forte è stata una: non
lasciateci soli. Ed è stato questo il
filo conduttore di tutti gli inter-
Scuola (in)formata
Aziende responsabili Libertà e anonimato
venti improntati all’autocritica,
che hanno portato a definire una
sorta di decalogo per creare, davvero, #laretechecipiace.
Sul palco si sono avvicendati
parlamentari italiani ed europei,
esponenti di Prefettura e Questura, psicologi, pedagogisti, manager delle aziende che operano sul
web. Il viceministro allo Sviluppo economico Antonio Catricalà
ha messo in evidenza che Inter-
Il decalogo
Il ruolo dei genitori
I genitori devono
accompagnare i figli,
essere interlocutori
attivi, capaci di
affrontare e
condividere dubbi nelle
situazioni più delicate
La scuola oggi non
può escludere dai
propri spazi la
cultura digitale.
Anche gli insegnanti
devono essere
(in)formati
I provider e le aziende
che operano in Rete
devono continuare a
cercare modi di agire
responsabili e una
strategia di
autoregolamentazione
La libertà nella Rete, di
cui i nickname fanno
parte, è una conquista e
non va demolita a colpi
di legge. L’anonimato in
caso di denunce può
essere smontato
Quando si denuncia
Denunciare un
cyberbullo è possibile
Un altro strumento è
l’ammonimento del
questore: a lui il
compito di chiamare
l’interessato. Funziona
1
2
3
4
5
Fare gruppo
La consapevolezza
Mostrare i rischi
Le potenzialità
Senza ideologie
Usare il gruppo come
strumento per
contrastare i cyberbulli
Aiutare i ragazzi a
creare un contro
movimento che aiuti
chi è stato preso di mira
6
Creare consapevolezza
tra i ragazzi: portarli a
chiedersi, prima di
pubblicare una frase o
una foto, se la
vorrebbero vedere
riferita a loro
7
Mostrare ai più
giovani i rischi di un
uso disinvolto della
Rete che lascia tracce
difficilmente
cancellabili nel
tempo
8
Mostrare di
condividere con i
ragazzi le potenzialità
positive della Rete. Non
cedere all’equazione
della paura per cui
rischio = danno
9
10
Parole come
leggi, codice si
sono svuotate. Il
rischio in Rete è
un problema che
va affrontato
senza ideologie
net non è «gratis» come si pensa:
«Tutte le informazioni che digitiamo le paghiamo di persona,
sono la nostra ricchezza e dobbiamo vigilare perché nessuno ce
la sottragga».
L’ex ministro Michela Vittoria
Brambilla ha proposto di rendere
obbligatoria l’educazione digitale
nella scuola dell’obbligo. Il procuratore aggiunto di Milano Pietro Forno ha ricordato che ci sono
strumenti per liberarsi dei «molestatori» online, siano cyberbulli o altro: la denuncia o, prima ancora, l’ammonimento del questore. «Bisogna procedere per gradi,
e il vostro primo punto di riferimento devono essere i genitori e
la scuola», ha detto.
Esistono anche modelli di Rete
che funziona, ha evidenziato il
direttore di Wired Massimo Russo nelle vesti di moderatore. Un
esperimento a tema è quello di
Twigis, community per bimbi, di
cui ha parlato Enrico Fili, direttore Rcs E-commerce New Digital
Business.
Elvira Serra
© RIPRODUZIONE RISERVATA
20
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Cronache 21
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
Il caso
La dimora dove nacquero «I promessi sposi» amata da Verdi e Garibaldi: è monumento nazionale ma è poco segnalata e da restaurare
LA CASA DEL MANZONI
UNA MEMORIA DA SALVARE
PER MILANO E L’EXPO
Il palazzo
L’acquisto
Alessandro Manzoni
acquistò la sua casa
(a sinistra) il 2 ottobre
1813. Nell’atto del
notaio Giorgio de
Castillia è così
descritta: «Casa civile
con giardino, posta
nella contrada del
Morone (...) per il
prezzo di lire 106 mila
(...)». Manzoni qui
scrisse I promessi
sposi
Aste e donazioni
Fu comprata all’asta
dal conte Bernardo
Arnaboldi Cazzaniga,
poi dalla Cassa di
Risparmio delle
Provincie Lombarde
che la donò al
Comune di Milano.
Dal ‘37 è monumento
nazionale
È al centro di un percorso museale da Brera alla Scala
di GIANGIACOMO SCHIAVI
e ARMANDO TORNO
C
i sono muri che parlano. La
casa dove visse Alessandro
Manzoni, a Milano, racconta
un’Italia di inquietudini e passioni civili. Ma il tempo e il degrado
rischiano di mandare in crisi una
grande memoria. Qui visse il
grande scrittore dal 1814 al 1873.
Tra queste pareti pensò, ricevette,
attese a poesie e prose, cercò protezione (soffriva di agorafobia).
Nello studio al piano terra, nacquero le tre versioni de I promessi
sposi tra il 1821 e il 1840. Qui
vennero a trovarlo, per ricordare
qualche nome celebre tra i tanti
possibili, Carlo Porta che ciaccolava con lui in dialetto, Verdi che
lo venerava, Balzac ossessionato
dai diritti d’autore (voleva discuterne con lui che ne fu vittima),
Rosmini, D’Azeglio ovvero suo
genero perché ne sposò la figlia.
Non mancò nemmeno l’imperatore del Brasile don Pedro I, un
patito del Cinque Maggio. Vi capitò anche quel diavolo di Garibaldi che, con un atto furbesco,
giunse tra queste mura nel 1862
suscitando un po’ di rumore. La
sua visita aveva lo scopo di inviare un messaggio ai cattolici che,
in soldoni, diceva: Manzoni vede
di buon occhio la soppressione
del potere temporale dei Papi, e
quindi non ci sono particolari veti intellettuali, anche tra i figli migliori della Chiesa, perché Roma
possa diventare capitale d’Italia.
In questo monumento nazionale di proprietà del Comune è
passato il mondo. Ma le segnalazioni sono scarse: sui cartelli, nella via che porta il nome del grande scrittore, si legge prima il nome di un noto ristorante. Servono
restauri: ci sono da sistemare alcune mende create dall’umidità e
dal tempo, al piano terra bisognerebbe pensare a un’accoglienza diversa per i visitatori, il giardino manzoniano è ancora inaccessibile ai turisti. Anche gli
orari dovrebbero essere allungati. In vista dell’Expo Gianmarco Gaspari, direttore della
Casa del Manzoni dal 1996,
confida: «Si tratta di interventi
non straordinari, ma per il
2015 sarebbe necessario riqualificare tutta la parte degli
ILLUSTRAZIONE DI ANTONIO MONTEVERDI
spazi espositivi».
Oggi la casa è un museo e
svolge diverse attività culturali.
Pubblica l’edizione nazionale ed
europea delle opere di Manzoni
(usciti 17 volumi; tra una decina
di giorni avremo il diciottesimo,
I promessi sposi 1840, con un
nuovo e innovativo commento
critico), organizza convegni,
mostre e conferenze. Inoltre riesce a dar vita a una collana di libri preziosi intitolata «Mediolanensia», dedicata a opere storiche sulla città di Milano, nella
quale è appena uscita la cronaca
di Galvano Fiamma. Tra l’altro, il
museo è visitabile e c’è una ricca
biblioteca che conserva la maggior parte delle opere relative a
Manzoni e alla sua epoca. Vi
giungono, e qui lavorano, studiosi da ogni parte del mondo. I
restauri, se si vuole tenere viva
ed accessibile una memoria storica, sono urgenti.
Milano, il Comune, i privati,
non possono chiamarsi fuori.
Anche perché questo luogo si
inserisce meravigliosamente nel
percorso museale che si è creato
nel quadrilatero di strade che affiancano la Scala. Da Brera a
piazza Duomo. Dal Museo del
Novecento a Palazzo Citterio.
Dal Poldi Pezzoli al Bagatti Valsecchi. Da Palazzo Reale alle Gallerie d’Italia. Il centro di Milano
nel giro di pochi anni è diventato un grande museo. In poco più
di un chilometro si può fare una
passeggiata unica nella storia
culturale e artistica della città.
Come a Berlino. Un percorso che
una volta reso pedonale potrebbe diventare un biglietto da visita importante per Expo. E il distintivo di una grande città. Come a Parigi, dove la memoria
delle persone illustri che l’hanno fatta grande è omaggiata con
il linguaggio delle epigrafi.
La casa del Manzoni, il percorso culturale attraverso le gallerie, la valorizzazione delle case
museo disseminate in città, innescherebbero un’affettuosa
operazione di memoria, utile
per i turisti e anche per l’orgoglio milanese. Sarebbe l’avvio di
quel circuito della conoscenza
tante volte auspicato e tante volte snobbato dalla politica. Dicono in tanti che questo è un momento importante per Milano.
Le discussioni aperte sulla
Grande Brera, sull’ascensore del
Duomo, sul cavallo di Leonardo,
hanno dato l’idea del fermento
in corso. La casa del Manzoni si
aggiunge all’elenco dei sospesi:
ci vuole una spinta e anche un
inizio. Per dare all’Expo innovativo e partecipato anche un’anima identitaria. Nelle radici e
nella cultura della Milano moderna.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tecnologie Dong Nguyen, padre del gioco da 50 mila dollari al giorno, ha mantenuto la promessa fatta su Twitter. Esasperazione o problemi legali? Gli analisti: «Un genio»
«Odio la mia app, la cancello». Giallo sul ritiro di Flappy Bird
Rinunciare a 50 mila dollari
al giorno non è da tutti, Dong
Nguyen però non ce la faceva
più. Sviluppatore di applicazione per cellulari, a 28 anni ha
ideato «Flappy Bird», gioco
gratuito per cellulari e tablet
tra i più scaricati del momento
con oltre 50 milioni di
download.
Il suo segreto è nell’elevata
difficoltà. Mentre lo schermo
scorre, bisogna far volare un
uccellino attraverso dei tubi.
Basta un tocco sullo schermo
per dare un colpo d’ali e se non
tocchiamo nulla il volatile plana verso il basso. La maggior
parte dei giocatori non arriva
nemmeno a superare il primo
ostacolo e proprio l’esasperazione porta a una sorta di dipendenza che spinge a tentare
sempre di più. Insieme ai giocatori però anche Nguyen è
esasperato. L’8 febbraio scorso
ha lanciato un messaggio su
Twitter in cui poneva fine all’avventura. «Flappy Bird mi
ha rovinato la vita e ora lo
odio», ha scritto, poi ha concesso 22 ore di tempo per scaricare l’applicazione e infine,
come promesso, l’ha cancellata precisando che non la venderà a nessuno.
Gli elementi per un giallo
L’annuncio
Il tweet dell’inventore:
«Mi ha rovinato la vita»
Aveva concesso 22 ore
per scaricare la sua app
digitale ci sono tutti: ritirare
una gallina dalle uova d’oro
nel momento di massimo
splendore è incomprensibile,
soprattutto in un mercato come quello delle app in cui è
difficilissimo emergere e in cui
i guadagni, nella maggior parte dei casi, sono pari a zero. A
mettere del pepe nella storia
c’è un altro elemento: di
Nguyen non si sa praticamente
nulla. A parte un paio di interviste concesse per email è un
fantasma. Sappiamo per certo
che ha creato altre due applicazioni di successo — «Super
Ball Juggling» e «Shuriken
Block» — e che il suo sito,
«dotgears», è registrato davvero in Vietnam. Per il resto potrebbe essere chiunque e tanto
anonimato ha portato con sé
Il gioco «Flappy Bird» è un gioco gratuito per cellulari e tablet:
con 50 milioni di download è tra i più scaricati del momento.
Il segreto del suo successo sta nell’elevata difficoltà
una buona dose di teorie del
complotto e dietrologia, due
sport molto popolari in Rete.
Secondo gli analisti più attenti al mercato Dong Nguyen
non è esasperato. È un genio.
Interrompere così lo spaccio di
una droga digitale come
«Flappy Bird», gli ha permesso
di avere addosso le attenzioni
di mezzo mondo, con oltre 200
mila follower su Twitter che lo
seguono costantemente per
sapere quale sarà la sua prossima mossa.
Ci sono poi gli sviluppatori
che tacciano Nguyen di falso.
La crescita esponenziale del
gioco sarebbe dovuta a recensioni fittizie e dispositivi fantasma che lo scaricavano per
farlo volare in alto nelle classifiche. Apple o Google se ne sa-
rebbero accorte e lo avrebbero
quindi escluso dai loro negozi
digitali ma le aziende non fanno sapere nulla.
C’è infine la causa legale.
«Flappy Bird» ha troppi elementi identici a «Super Mario
Bros» e la Nintendo è agguerritissima contro chi utilizza le
sue creazioni senza autorizzazione. In un tweet però l’asiatico smentisce e la casa giapponese non ha dichiarato nulla.
Il fatto che si sia stancato di
ricevere attenzioni e pressioni
da stampa, giocatori e aziende
semplicemente non convince.
Rinunciare a 50 mila dollari al
giorno non è da tutti e questo,
forse, non va giù a nessuno.
Alessio Lana
@alessiolana
© RIPRODUZIONE RISERVATA
22
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
19/23 VERONA
FEBBRAIO
Ravelli partecipa a:
PROGETTO
FUOCO
PADIGLIONE 6
STAND B7
Moda 23
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
Nuove regole
E le modelle
non sono più
ragazzine
Sorrisi
Non è solo
questione di
qualche anno in
più. A New York
le modelle hanno
anche un’altra
caratteristica,
che si vede molto
raramente su
altre passerelle:
sorridono. Via
dunque i volti
perennemente
imbronciati come
succede alla
sfilata di Diane
Fürstenberg:
l’ultima uscita è
tutta d’abiti oro
e sorrisi
DALLA NOSTRA INVIATA
Vietato alle minori
Vietato sfilare sotto i 18 anni: le
norme americane hanno cambiato
volto alle passerelle. L’agente italiano:
«Giusto così, altrimenti si bruciano»
L’argomento tocca nel vivo l’agente che
ha avuto sotto contratto le più belle donne del reame, da Naomi a Carla Bruni a
Claudia Schiffer a Marpessa a Maria Carla
Boscono e Natascia Poli: «Da anni ci battiamo perché sfilino ragazze e non bambine. E ora anche qui in Italia sotto i diciott’anni occorrono i permessi della
scuola, del medico e dei genitori». A gennaio, in Francia, la figlia di Ines de la
Fressange non ha avuto il permesso di
assentarsi da scuola per sfilare nell’alta
moda di Chanel: «Se viene da me una
ragazza che ha lasciato la scuola per sfilare non l’accolgo — continua Piero Piazzi
—. Fare la modella deve essere una parentesi della vita, non la vita». Piazzi sostiene, e non solo lui, che con le baby
modelle hanno cambiato la professione:
«Ragazze che si bruciano in fretta, troppo. Costrette a comportarsi da donne
quando ancora non lo sono. Che hanno
ambizioni e aspettative troppo alte e disilluse nel giro di un anno. Questo le destabilizza e le segna per sempre. No, io
personalmente non ci sto». A New York
tutte diciottenni, dunque. Tecnicamente
come sta andando? «Che ha più senso,
anche per chi la moda la vede e la compera. Penso che una signora apprezzi di più
un abito indossato da una giovane donna
piuttosto che da una ragazzina. Anche se
in alcune sfilate ho visto ancora qualche
sedicenne… ma forse, spero, avevano il
permesso».
Pa. Po.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il prossimo inverno I colori (senza esagerazione) di Custo. Le nuove scollature di Giulietta
NEW YORK
NEW YORK — C’è qualcosa nell’aria, qui
a New York. E una e due e tre, ecco che
c’è: le modelle non sono più ragazzine. Lo
scorso anno è stata approvata la legge che
vieta di sfilare alle minori di diciotto anni, eccezionalmente (casi particolari) occorrono permessi di genitori, dottori e
scuola. Così sono facce interessanti, corpi
con un po’ di personalità, atteggiamenti
meno impostati perché camminare sui
tacchi alla maggiore età è una cosa, a dodici anni completamente un’altra. Dunque non solo eticamente più giusto ma
anche tecnicamente meglio. E allora perché per tanti anni, troppi, l’assurda corsa
ad avere la ragazzina? «Perché gli stylist
(le persone che si occupano di scegliere
in fatto di immagine ndr) volevano sempre volti nuovi — racconta Piero Piazzi,
storico agente di top model e presidente
dell’Assem, l’associazione delle agenzie
di modelle — ma hanno solo fatto danni
perché hanno bruciato generazioni e generazioni di ragazze illudendole per una
stagione e poi scaricandole quella dopo».
Felpa di neoprene e camperos
La montanara in eco pelliccia
Hilfiger: abbasso Gossip girl,
voglio una vita all’aria aperta
Fürstenberg e le vestagliette d’oro
DALLA NOSTRA INVIATA
NEW YORK — Nel Vermont, in Colorado, sulle montagne dell’Adirondacks nel
New England, insomma là dove si vive all’aria aperta senza troppi formalismi soprattutto sul vestire. Tommy Hilfiger, sicuro, sul filone «voglio una vita all’aria
aperta»: evasione, spensieratezza, tempo
libero, avventura. Uno chalet di montagna, la neve, una strada nel bosco (la scenografia è grandiosa) ed ecco la moderna
montanara: immancabile berretto di lana
con pompon (a dire il vero a Manhattan
non c’è giovanotto/a che non lo indossi),
grandi parka di montone, pellicce over e
colorate e spesso ecologiche (una tendenza questa fortissima, in pieno filone ani-
Tendenze virali
Immancabile berretto di lana
con pompon: a Manhattan
non c’è giovanotto/a che
non lo indossi
malista), camperos ricamati, camicie cow
boy di camoscio, gonne scozzesi, felpe di
neoprene e velluto, abiti-plaid, stivaletti
con zeppe. Citazioni infinite di uno stile di
vita che più americano di così non si può.
Come dargli torto? Non ci sono solo
Manhattan e Gossip Girl e Sexy and the City. E i 1200 negozi in tutto il mondo (ma la
maggior parte negli States) e oltre 6 miliardi di dollari di fatturato danno ragione
a lui.
Dai monti di Tommy al golden party di
Diane von Fürstenberg. Come dire il giorno
e la notte, per quanto siano fra i più amati.
La signora festeggia i quarant’anni del
wrap-dress, l’abitino portafoglio (alias ve-
staglietta, in Italia) che è stato il suo
«american dream» (250 versioni e milioni e milioni di pezzi venduti) oltreché risolto parecchi problemi a
generazioni e generazioni di
donne: «Con un solo capo ho
reso le donne eleganti ma
mai pretenziose», racconta
sempre lei. Anniversario
più che celebrato con una
grande mostra a Los Angeles e con la sfilata in un
loft vista mare. Le modelle
sorridenti come la signora
pretende (unica nel panorama modaiolo) vestite in
ogni possibile variante sul
tema wrap dress: abiti
lunghi e corti, bluse, tunic h e , ca p p o t t i , i n u n
mix&match di stampe fra
gli anni Sessanta e Settanta. Colori e passione. E
il gran finale con Diane
che bacia tutti e il suo
esercito di belle donne
vestite con le mini vestagliette d’oro zecchino.
Bagliori e patchwork
anche da Custo Barcellona. Anche se lo stilista ci
tiene a sottolineare che
ora lui «i colori» li controlla. Ed effettivamente
le esplosioni di un tempo
sono contenute, le stampe
smorzate, i toni di qualche sfumatura sotto. L’impatto è più
rassicurante, persino quando la
sovrapposizione è esagerata: il lurex
con la stampa e il melange e la lana e la
pelle e il peluche e il tartan e i ricami. Tunichette e cappotti come caftani, abiti impalpabili e midi, pantaloni lunghissimi e bluse
Sulle passerelle
dedicate a Gaudí con la stampa Sacrada Familia e Casa Battló.
I flash e le telecamere non sanno su chi
puntare alla sfilata di Edun: la bella Ali
Hewson o suo marito… Bono? E ancora
Chelsea Clinton o Manolo Blahnik? La moda solidale piace e fa parlare. Sono i pezzi
fatti a mano ad esaltare: gli abiti canotta tricottati e portati su pantaloni over, le tuniche a collo alto. Ma anche i blazer e i cappotti di peluche. Tutto rigorosamente made in Africa: «Una collezione meravigliosa
— commenta l’ex “piccola” Clinton —. Il
lavoro che Bono e Ali fanno è incredibile
perché non si tratta di beneficenza ma
di portare lavoro alla gente dell’Africa».
Kenya e Madagascar, soprattutto.
Da Giulietta, ragazze crescono: Sofia Sizzi la stilista sfila sempre più
decisa a conquistare un posto sul
mercato americano, già soddisfatta
di essere entrata a fare parte del
fashion council. Italiana, sposata a
uno chef famoso a New York, Jacopo Falai, ha scelto di farsi strada qui. Senza rimpianti. La sua
donna la segue e si trasforma,
dalla brava ragazza che era, tutta
colletti e gonne midi, diventa
una «dangerous girl» con provocanti scollature dietro e sensuali silhouette che ben evidenziano i fianchi e le lunghe
gambe. Sempre con stile.
Porsche Designer, infine.
Griffe sulla griglia di partenza
con il designer Thomas Steinbruck: collezione precisa, senza
impennate molto giovane signora per-bene con total look di
pelle (dalla gonna ruota al giubbotto) e cachemire double (cappotti, parka) e jersey (maxi bluse, pullover).
Paola Pollo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
moda.corriere.it
Commenta sul
blog del Corriere
Primafila
A sinistra,
la pelliccia
coloratissima
di Custo Barcelona
e il grigio
«sostenibile»
di Edun
A destra,
maglia e
calzoni senape di Giulietta
e il total
look in pelle
di Porsche
Tommy
Hilfiger
Parka,
camicie
e abiti stile
plaid,
scarponcini
con la zeppa
È il mondo ad
alta quota di
Tommy Hilfiger: il marchio
Usa fattura
6 miliardi
di dollari
Chelsea, Bono e l’Africa
Apre la fila, a sinistra, Colin Farrell
e la chiudono, a destra, Bono e Chelsea
Clinton. Gran bel parterre per la sfilata
di Edun, il marchio di moda sostenibile
made in Africa creato proprio da Bono Vox
e da sua moglie Ali Hewson (Afp)
24
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Economia
˜`ˆVˆ `ii œÀÃi
/- >“Lˆ
> ÃiÌ̈“>˜>
*ˆÀiˆ E °
> ÃiÌ̈“>˜>
/ˆÌœˆ `ˆ -Ì>̜
>̈ `ˆ iÜ 9œÀŽ >}}ˆœÀ˜>̈ >i œÀi Óä°ää
/ˆÌœœ
/- Ì« ££‡ä£Éä{É£{ Î]äää¯ £ää]Î{
‡
Ì« ™È‡ä£É££ÉÓÈ Ç]Óxä¯ £ÎÎ]ä™
Î]£n
Ì« ä{‡ä£ÉäÓÉ£x {]Óxä¯ £äÎ]{Ç
ä]£Î
Ì« ££‡£xÉä™ÉÓÈ Î]£ää¯ £ä{]{™
Ó]™Ç
Ì« £ä‡£xÉä{É£x Î]äää¯ £äÓ]Èn
ä]ÎÓ
Ì« ä·ä£ÉänÉÎ{ x]äää¯ £ä™]{x
Î]Ç{
ä]äÓ¯ e
Ì« ££‡£xÉä{É£È Î]Çxä¯ £äx]ÈÇ
ä]È{
‡ä]äÓ¯ †
Ì« äȇ£xÉä™É£Ç Ó]£ää¯ £äÎ]ÎÇ
Ì« £Î‡£xÉä™É£n £]Çää¯ £ä£]Èn
£]££
£]ÇÇ
Ì« äx‡ä£ÉäÓÉÎÇ {]äää¯ ™Ç]ä™
Ì« äLJä£ÉänÉΙ x]äää¯ £än]n{
VÌ äLJä£É£ÓÉ£{ ä]{Óä¯ £ää]£™
Î]ÇÓ
Î]nÈ
ä]{Ç
Ì« 䙇ä£ÉäÎÉÓä {]Óxä¯ £än]nÓ
Ì« ££‡ä£ÉäÎÉÓÓ x]äää¯ ££Ó]Ó£
Ì« £Î‡ä£ÉäÎÉÓ{ {]xää¯ £äÇ]ä£
Ó]£È
Ó]Èn
Î]£{
VÌ än‡ä£Éä™É£x ä]x™ä¯ £ää]äx
VÌ ä™‡ä£ÉäÇÉ£È ä]xÈä¯ ™™]xä
VÌ ££‡£xÉä{É£n ä]ÈÇǯ ™n]™Ó
ä]ÈÈ
ä]™Ó
£]{n
£™°ÈnÓ]nÓ ‡ä]äx¯ †
/- Ì° -…>Ài Ó䰙Îä]xä
ˆ˜Û°
r
/- Ì°-Ì>À
£n°ä™x]ää
œÜ œ˜iÃ
£x°Çnä]Îx ‡ä]䙯 †
ä]™x¯ e
œ˜`À>
È°x™£]xx
À>˜VœvœÀÌi
™°Ón™]nÈ ‡ä]£Î¯ †
ä]nÎ£È ÃÌiÀˆ˜i
£]ÓÓÎ{ vÀ° ÃÛ°
£{°Ç£n]Î{
£ iÕÀœ
n]n{xÇ VœÀ°ÃÛi° ‡ä]£x¯ †
£ iÕÀœ
£]xäÈÎ `œ°V>˜° ä]Óx¯ e
/œŽˆœ ­ ˆŽŽiˆ®
ä]䣯 e
>`Àˆ`
sperimentare per 2-3 anni
un «contratto di accesso a
tempo indeterminato a
protezione crescente» per
tutti i giovani alla prima
esperienza di lavoro e per i
disoccupati da più di tre
mesi. Questo contratto
comporterebbe un periodo
di prova di sei mesi, un
minimo retributivo di 6,5
euro l’ora, flessibilità di
mansioni e orario, libertà
di licenziamento nei primi
tre anni. Accanto al
contratto di accesso si
propongono, con gli stessi
standard, i mini-jobs per i
lavori che impegnano non
più di 20 ore la settimana,
sul modello tedesco dove i
mini jobs coinvolgono 7,5
milioni di persone. Queste
proposte, dice Ichino, sono
in funzione di Expo 2015.
Anche il governo aveva
annunciato una sua
iniziativa per spingere
l’occupazione sfruttando
l’occasione dell’ Expo. Il
ministro del Lavoro, Enrico
Giovannini, più volte,
l’anno scorso, ha lanciato
l’ultimatum a imprese e
sindacati: o fate un accordo
o decido io. Ma finora non è
successo nulla. E la
disoccupazione sale.
Enrico Marro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
{°ÓÎÇ]£Î
£]Çǯ e
™°™nÓ]Çä ‡ä]n™¯ †
ä]Îί e
£ iÕÀœ
ä]ÎÓ¯ e
l segretario del Pd,
Matteo Renzi, ha
annunciato l’8 gennaio che
avrebbe presto presentato
il Jobs act per rilanciare
l’occupazione, ma del
progetto si sono perse le
tracce. Nel frattempo il
Nuovo centrodestra ha
presentato al Senato —
primo firmatario l’ex
ministro del Lavoro,
Maurizio Sacconi — una
proposta di legge che punta
su flessibilizzazione e
liberalizzazione del
mercato del lavoro. E ora
anche Scelta civica passa
all’azione con una proposta
dettagliata che, afferma il
senatore Pietro Ichino
(foto), sta per essere
presentata al presidente
del Consiglio, Enrico Letta.
Una «terapia d’urto», dice
il giuslavorista, per «creare
subito centinaia di migliaia
di posti di lavoro regolari».
Ichino propone di
ä]{ǯ e
£ iÕÀœ
£°Ç™Ç]££
I
£]ÎÈÎn `œ>Àˆ
£ iÕÀœ £Î™]ÓÈää Þi˜
ä]Ó£¯ e
{°£În]™™
SI AVVICINA
SENZA PROGRAMMA
PER IL LAVORO
£ iÕÀœ
Ó£°xǙ]ÓÈ ‡Ó]äǯ †
>Ã`>µ
EXPO 2015
œ˜} œ˜}
*>Àˆ}ˆ ­
>V{ä®
-E* xää
La lente
ä]Îä¯ e
i`°
+՜̰ ,i˜`° ivv°
£ä‡äÓ
˜iÌ̜ ¯
/ˆÌœœ
i`°
+՜̰ ,i˜`° ivv°
£ä‡äÓ
˜iÌ̜ ¯
Crediti La responsabile della Vigilanza Bce, Nouy: gli istituti senza futuro vanno fatti fallire. I bond di Stato non sono privi di rischi
«Bene la bad bank ma senza aiuti di Stato»
Il piano di Saccomanni. Bankitalia: sofferenze record a 155 miliardi
ROMA — L’onda lunga della
crisi colpisce ancora duro. In dicembre, dicono i dati della Banca
d’Italia, è diminuito il calo dei
prestiti alle imprese ma si è aggravato il peso delle sofferenze,
cioè dei finanziamenti non rimborsati, che per la prima volta
hanno sfondato il tetto dei 150
miliardi di euro. Hanno per la
precisione toccato i 155,852 miliardi, un record, raddoppiando
il valore dal 2010 e aumentando
in un anno del 24,6%. Se si aggiungono anche le cosiddette
partite incagliate, l’insieme della
zavorra dei crediti di difficile incasso, supera i 300 miliardi. Si
tratta di cifre che appesantiscono i bilanci delle banche, frena-
I prestiti
Le sofferenze bancarie
sono aumentate
del 24,6% in un anno
no il loro sostegno all’economia
e portano in primo piano il problema di come neutralizzarle , liberandosene al minor costo
possibile.
Toccherà alle stesse banche e
al mercato trovare i meccanismi
necessari, ha fatto sapere ieri il
ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, comunicando
che non è previsto «l’impiego di
risorse pubbliche nazionali o comunitarie». In altre parole l’ipotesi della creazione di una bad
bank di sistema, sul tipo di quella messa in piedi a Madrid per
soccorrere le banche spagnole
anche con l’intervento dei fondi
europei, non è all’ordine del
giorno del governo. Come non è
nell’agenda della Banca d’Italia
che pure guarda con favore, come ha detto sabato il governatore Ignazio Visco, a soluzioni «più
ambiziose» e più ampie di quelle
già allo studio di alcuni istituti,
primi fra tutti l’Unicredit e Intesa
Sanpaolo che stanno valutando,
oltre a meccanismi interni, anche un progetto realizzato col
fondo americano Kkr.
Non c’è una contrarietà tout
court del governo alla bad bank
aveva fatto sapere in mattinata
Palazzo Chigi per rispondere al
Financial Times, il quotidiano
britannico che attribuiva al premier il timore che una soluzione
di sistema potesse finire per es-
Ministro
Fabrizio
Saccomanni,
ministro
dell’Economia,
ha fatto sapere ieri
che sul progetto
di bad bank non
saranno impiegate
risorse «nazionali
o comunitarie»
Le sofferenze
Le banche, in miliardi di euro
121,8
124,9
nov
dic
2012
144,5
139,8 141,8
135,7 138,0
130,9 133,2
127,6
126,1
gen
feb
mar
apr
mag
giu
lug
2013
ago
sett
147,3 149,6
ott
nov
Fonte: Banca d'Italia
155,8
dic
sere controproducente. Potesse
cioè rappresentare uno stigma
per il sistema italiano tale da
giustificare un downgrade. Così
non è anche se, come ha chiarito
successivamente Saccomanni,
una eventuale bad bank non sarebbe fatta con i soldi pubblici
mentre «saranno valutate positivamente iniziative anche di natura consortile di operatori di
settore».
È evidente che la preoccupazione di ministro e governatore
sia anche di far fare bella figura
al sistema italiano negli esami
avviati dalla Bce in vista dell’Unione bancaria. «Sulle banche
italiane potrebbero emergere
carenze patrimoniali tra i 10-15
miliardi di euro», ha confermato
ieri il direttore generale dell’Abi,
Giovanni Sabatini aggiungendo
che si tratta di una cifra gestibile
e che le banche italiane supereranno gli stress test della Bce
senza grossi problemi. Da Francoforte è arrivato invece l’avvertimento- destinato a tutti gli
istituti europei che verranno
sottoposti ai test dell’Eurotower- di Daniele Nouy, presidente del board del Meccanismo
di supervisione unica bancaria
della Bce, Ssm. «Non ho idea di
quante siano le banche che non
riusciranno a superare lo scrutinio. Ma so che vogliamo un alto
livello di qualità, e dunque può
accadere che una banca fallisca».
Bisogna cioè « accettare l’idea
che alcune banche non avranno
futuro, dovranno fallire in modo
ordinato e non tentare necessariamente di fonderle con altri
istituti».
S.Ta.
D’ARCO
ROMA — Sostegno, regole, forse anche, se ce ne sarà bisogno, qualche affinamento dei benefici fiscali già concessi per le svalutazioni e le perdite su crediti, ma non soldi pubblici. Su questo
punto il messaggio del ministro Fabrizio Saccomanni è stato chiaro: le banche dovranno risolvere il problema del
grande peso delle sofferenze, cioè dei
prestiti non rimborsati, con gli strumenti di mercato. Senza fondi europei e
statali - come ha fatto la Spagna con le
sue banche - e anche senza la raccolta
postale cioè senza l’aiuto diretto e da
protagonista della Cassa Depositi e prestiti. Perché, sostiene il ministro, le perdite non possono essere socializzate.
Come è stato nel passato per il salvataggio pubblico del Banco di Napoli a cui è
seguito il passaggio ad un’apposita società, SGA - l’unico esempio italiano di
bad bank- dei crediti anomali dell’istituto partenopeo. Una «banca cattiva»
che ancora esiste - nel gruppo di Intesa
Sanpaolo che ha assorbito il Banco di
Napoli ma con le azioni in pegno al ministero del Tesoro e la vigilanza affidata
alla Banca d’Italia - e che ha anche funzionato a guardare lo stato del recupero
dei vecchi crediti.
Occorre rifarsi alle esperienze internazionali, precisa il ministro che ha
avuto modo di approfondire l’argomento durante i suoi più recenti incontri con gli investitori e gli operatori specializzati a Washington e New York. E
bisogna dare spazio alle iniziative già
avviate in Italia dove le due maggiori
banche, Intesa Sanpaolo e Unicredit,
hanno fatto le prime mosse su una strada che, come ha ripetuto ancora ieri
l’amministratore delegato di Unicredit,
Federico Ghizzoni, vogliono percorrere
da sole. Le soluzioni aggregate o quelle
consortili suggerite dallo stesso Saccomanni, possono andar bene, ha aggiunto il manager di Unicredit, per le banche
medie o piccole.
Le ipotesi possibili, alternative alla
bad bank di sistema di tipo spagnolo
La scheda
La cassaforte per i crediti
difficili da recuperare
1
La «bad bank» («banca per gli
asset a rischio») è un veicolo in cui
raccogliere i crediti deteriorati delle
banche, cancellandoli dai bilanci
degli istituti. Serve a liberare
capitale per nuovi finanziamenti
Circa 300 miliardi di prestiti
problematici per gli istituti
2
Sono circa 300 miliardi i crediti
«deteriorati», cioè che imprese e
famiglie non possono ripagare.
A dicembre le «sofferenze» (i
crediti più difficili da recuperare)
solo salite a 155,8 miliardi
L’industria
frena (-3%)
L’Ocse vede
la ripresa
ROMA — A dicembre il
superindice Ocse continua
a salire ma la produzione
industriale mette a segno
una battuta d’arresto dopo
tre mesi consecutivi di
espansione. È il paradosso
di questa ripresa
dell’economia italiana che
probabilmente è meno
stabile del previsto.
Secondo l’Istat a dicembre
la produzione mensile è
calata dello 0,9% su
novembre e su base annua
il 2013 si è chiuso con un
meno 3% che è sempre
molto meglio del meno
6,4% del 2012. Per l’Ocse
invece il superindice, dopo
aver segnato la svolta di
novembre, prosegue la sua
corsa positiva e - almeno
in Francia e in Italia -
-0,9
per cento. Il calo
registrato
a dicembre dalla
Produzione
industriale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Retroscena Possibili criteri più elastici sulle cartolarizzazioni
La linea del Tesoro: soltanto regole
La situazione non è quella spagnola
La produzione
sono varie: si va dalla vendita di pacchetti di crediti dubbi (Npl, non performing loans) alla costituzione di divisioni o bad bank interne o veicoli consorziati tra due o più banche dove far confluire i crediti problematici in attesa di
tempi migliori.
Sicuramente la ripresa che sembra
affacciarsi del mercato delle cartolarizzazioni, utilizzate dalle banche prima
della crisi per ridurre il peso dei prestiti
deteriorati, potrà favorire molte iniziative. Ci puntano sia il ministro che il governatore della Banca d’Italia, Ignazio
Visco, che si rivelano entrambi pronti a
sollecitare e incoraggiare e magari incentivare. Il senso dell’intervento di
Saccomanni, che si è detto in piena sintonia con Visco, è proprio quello di avviare il dibattito e la ricerca di soluzioni,
prendendone la regia. E sopratutto di
tagliare sul nascere le ipotesi di un intervento di sistema finanziato da risorse
pubbliche. Ipotesi dannose soprattutto
per l’immagine delle banche italiane, in
un contesto dominato dagli interrogativi sull’esito dei test in corso della Bce.
Test che comunque sollecitano - assieme all’esigenza di creare più spazio per
il sostegno all’economia - una razionalizzazione dei crediti inesigibili.
Stefania Tamburello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
mostra «un cambiamento
in corso». In questo
quadro di incertezza il
Centro studi di
Confindustria stima a
gennaio un nuovo
aumento della produzione
industriale dello 0,3% che
potrebbe migliorare
l’abbrivio dell’anno. Per
l’ufficio studi di
Confcommercio
l’imprevisto calo a
dicembre della
produzione industriale
«pone degli interrogativi
sulla qualità e la
consistenza della tanto
attesa ripresa
dell’economia italiana».
Intanto, a guardare i dati
diffusi dall’osservatorio
del Tesoro, a dicembre le
nuove partite Iva sono
cresciute del 2,9% rispetto
allo stesso mese del 2012.
Ma su base annua (2013 su
2012) sono calate del 4,4%.
R. Ba.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Economia 25
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
Intesa Sanpaolo
Compagnia San Paolo,
Remmert alla guida
«Attenzione al duale
siamo soci responsabili»
«Il nostro compito è fare bene gli
azionisti, in continuità con il passato».
Sono rivolte a Intesa le prime parole di
Luca Remmert da presidente della
Compagnia di San Paolo che della banca
Mi-To è il primo socio con quasi il 10%.
L’imprenditore torinese
dell’agroenergetica, 59 anni, eletto ieri al
larghissima maggioranza (16 voti su
19), come previsto, al posto di Sergio
Chiamparino del quale era il vice ha
precisato che la fondazione «è molto
rispettosa dei ruoli» e ha rinnovato la
fiducia ai presidenti di sorveglianza e
gestione della banca, Giovanni Bazoli e
Gian Maria Gros-Pietro e al consigliere
Luca Remmert,
60 anni il prossimo 31 maggio,
è il nuovo presidente della Compagnia di San Paolo, di cui era già
vicepresidente
delegato Carlo Messina. La riflessione
sulla governance e sul sistema duale del
doppio consiglio prosegue nei tempi e
nei modi, ha detto Remmert, indicati
dallo stesso Bazoli. «Bisogna fare molta
attenzione non solo al modello di
gestione ma come quel modello viene
applicato» ha osservato ancora
Remmert ricordando che l’obiettivo
della Compagnia è salvaguardare il
patrimonio. Per questo serve «una
banca sana che generi valore» e per
questo sono state «molto apprezzate» le
parole di Messina che incontrando una
settimana fa il consiglio generale della
Compagnia ha promesso di «rimettere
le persone e il territorio al centro».
Si apre ora in Compagnia la partita per la
nomina di uno o due vicepresidenti. «La
scelta spetta al Consiglio generale e
faremo in modo di chiudere in fretta,
sono convinto che saranno individuate
le persone migliori». Quanto al voto di
ieri, «alla proposta di elezione per
acclamazione ho preferito si procedesse
a scrutinio segreto, come proposto da
qualcuno, perche’ ho preferito una
votazione decisa piuttosto che
un’acclamazione con qualche
mugugno». Il biennio che da oggi
Remmert affronta (il suo mandato
l’ultimo, scadrà a fine 2015) «sara’ in
continuità con il lavoro svolto dal mio
precedessore: Chiamparino ha fatto il
presidente molto bene, con una gestione
collegiale che intendo portare avanti.
Il caso Il gruppo assicurativo riunirà il consiglio di amministrazione mercoledì 19 febbraio
Generali verso l’azione di responsabilità
Sotto accusa 7 investimenti di ex manager
Il precedente Ceo, Perissinotto: niente da cui difendermi
La decisione sull’azione di
responsabilità nei confronti
dell’ex amministratore delegato delle Generali, Giovanni
Perissinotto, e dell’ex uomo
chiave del gruppo, Raffaele
Agrusti, è prevista nel consiglio di amministrazione convocato per mercoledì 19 febbraio come anticipato da «Af-
25
miliardi di euro È la
capitalizzazione del gruppo
Generali a Piazza Affari.
Nell’ultimo anno il titolo si
è rivalutato del 21,4%
fari & Finanza». Ufficialmente
l’argomento non è all’ordine
del giorno ma sono in arrivo
pareri richiesti agli studi legali
e, poco prima del consiglio, si
riunirà il comitato controllo e
rischi. Sarà proprio quest’ultimo, come prevedono le regole
di gruppo, che prenderà posizione e girerà la pratica ai consiglieri. Nel mirino ci sono
sette investimenti finanziari
della gestione precedente a
quella di Mario Greco, nomi-
nato amministratore delegato
della compagnia nell’estate
2012.
La sua decisione, presa immediatamente, è stata di verificare la regolarità delle scelte
di gestione del gruppo, comprese le operazioni con parti
correlate. I controlli sono stati
a tappeto e sono emerse accuse circostanziate nel caso dei
sette investimenti, con irregolarità procedurali di varia natura. Così è stato affidato l’incarico a due studi legali (Erede, Bonelli, Pappalardo e
Francesco Mucciarelli, quest’ultimo per eventuali responsabilità penali) di pronunciarsi nel merito dell’azione di responsabilità, con la
consulenza tecnica per quanto
riguarda gli aspetti contabili e
finanziari della Kpmg.
Il loro responso è stato di
escludere responsabilità penali e, pur evidenziando una
serie di irregolarità procedu-
Le authority
La spinta di Consob
e Ivass per riesaminare
le operazioni realizzate
con parti correlate
L’ultimo anno in Borsa
Ieri
16,18 euro
+0,31%
,
feb
mar
apr
mag
giu
lug ago
2013
set
ott
nov
dic
gen
2014
D’ARCO
rali, di considerare problematico l’accertamento delle responsabilità civili. Parere sulla base del quale sia il comitato controllo e rischi delle
Generali sia il consiglio di amministrazione avevano deciso
di soprassedere. Poi, nell’autunno scorso, la Consob è intervenuta chiedendo al gruppo una informativa al mercato
su un lungo elenco di punti e
l’Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, ha sug-
gerito di rivedere la decisione
presa. Il passaggio successivo
è stato un nuovo incarico dato
dal consiglio di amministrazione delle Generali ad altri
due studi legali sull’opportunità di procedere all’azione di
responsabilità civile contro
Perissinotto e Agrusti (sono al
lavoro lo studio Portale e lo
studio Maresca). Il loro parere
è atteso nei prossimi giorni.
La governance delle Generali prevede che si esprima il
Al vertice
Mario Greco, 54 anni, è group
ceo di Generali dal 1° agosto
2012 Ha cominciato in Mc Kinsey e guidato Ras e Zurich
L’ex ceo
«Ho creato tanto valore.
Banca Generali vale 2,7
miliardi e le vendite di
asset danno plusvalenze»
Pansa
comitato controllo e rischi,
che passerà la documentazione al consiglio di amministrazione, la cui decisione può essere diversa. L’impressione è
che si stia andando verso
l’azione di responsabilità, ma
la riunione è prevista per il 19
febbraio e in nove giorni può
accadere di tutto.
Secco il commento di Perissinotto: «Non ho niente da cui
difendermi», ha
detto ieri al Corriere della Sera,
«e non entro nel
merito delle singole operazioni». E ancora:
«Osservo con
grande perplessità il martellamento continuo
contro di me
nonostante che
Generali sia il
gruppo italiano
uscito meglio, e
prima di tutti,
dalla crisi. Chiedere danni su
singole operazioni, che peraltro in buona
parte dei casi si
stanno sviluppando con buoni risultati,
senza una visione complessiva degli investimenti del
gruppo è inaccettabile. In Generali abbiamo creato valore,
tanto valore. Lo dimostrano
operazioni come la nascita di
Banca Generali, che oggi in
Borsa vale 2,7 miliardi, e le
vendite di asset in corso, che
stanno avvenendo con plusvalenze elevate».
Marchionne: con Veba nessun sospeso. Resta il nodo delle pensioni statunitensi
mento prima del previsto il percorso che ha condotto i governi
statunitense e canadese, la Uaw
(il sindacato dell’auto, ndr) e la
Veba, insieme a Fiat, ad assumersi il compito di far sì che
Chrysler tornasse ad essere
un’azienda vitale. Fiat e Chrysler
hanno soddisfatto insieme tutti
gli impegni finanziari assunti
per Chrysler nel 2009. Nessuno
rimane in sospeso. È il risultato
di 5 anni di duro lavoro delle
persone di Chrysler. Tutto ciò
pone le basi per una nuova fase
di rafforzamento della nostra
presenza a livello globale».
Via libera, dunque, alla definizione del piano del nuovo
gruppo Fca che verrà presentato
a maggio. Altro duro lavoro:
adesso Fiat-Chrysler opera con
le mani libere, ma sempre con le
maniche rimboccate. Nonostante l’annuncio di un’operazione indubbiamente positiva
che, tra l’altro, farà risparmiare
a Fca 134 milioni di dollari di interessi l’anno, ieri in Borsa il titolo Fiat ha perso terreno, chiudendo a -0,82%. Quella di fare di
due aziende che pochi anni fa
erano sull’orlo della dissoluzione un gruppo solido capace di
tenere testa nei decenni a venire
ai maggiori gruppi mondiali
dell’auto rimane una sfida difficile, come alcuni organi di
stampa anglosassoni continuano a sottolineare, pur riconoscendo gli enormi progressi fatti
dalle due aziende e i successi
Fca Sergio Marchionne
al vertice di Fiat Chrysler
colti da Marchionne.
Alle analisi in chiaroscuro del
Financial Times e del Wall Street Journal, nei giorni scorsi si è
aggiunta quella del columnist di
Fortune e del Washington Post
Allan Sloan, secondo il quale
non è stata posta sufficiente attenzione su un fatto: con l’acquisizione del 100% di Chrysler,
Fiat si è assunta anche la responsabilità del fondo pensioni
dei dipendenti del gruppo americano che attualmente è sottofinanziato per 5,5 miliardi di
dollari: meno dei 9,8 di un anno
fa, ma più dei 4,9 pagati da Fiat
per Chrysler. Qualora le cose dovessero prendere una piega
molto negativa e il fondo dovesse andare in default, dice Sloan,
Fiat sarebbe responsabile coi
suoi asset per quel debito previdenziale.
Una fonte del Lingotto si è limitata a replicare che queste obbligazioni previdenziali sono
L’investimento del Massachussetts Financial services
Telecom, società
americana al 5,7%
Nelle risparmio
Un nuovo fondo americano si affaccia nel
capitale Telecom, ma si tratta solo di un
errore. La Consob ha infatti verificato con la
Sec la comunicazione del Massachusetts
Financial Services Company all’autorità
statunitense, in un «filing» datato 7 febbraio
ROMA - Non sa più come
dirlo Alessandro Pansa
(foto), ad di Finmeccanica,
così questa volta sceglie
parole inequivocabili:
«AnsaldoBreda così come è
allo stato attuale, non è
finanziariamente e
economicamente
sostenibile». Parlando in
commissione Trasporti alla
Camera, ieri il manager ha
approfittato per indicare i
rischi che la controllata per
l’attività ferroviaria rischia
di arrecare al gruppo che
sta affrontando una
difficile rimonta. «Oggi e
per i prossimi anni,
Ansaldo Breda consuma in
termini di cassa e di perdita
di conto economico - ha
spiegato - più dei benefici
della ristrutturazione fatta
in Finmeccanica per il resto
delle aziende del gruppo».
Circa la strategia da
seguire, l’amministratore
non ha dubbi:
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fiat rimborsa 5 miliardi al fondo Usa per Chrysler
DAL NOSTRO INVIATO
«Ansaldo
Breda mette
a rischio
Finmeccanica»
Fabio Tamburini
Strategie Con l’estinzione del bond attesi risparmi sugli interessi per 134 milioni di dollari l’anno fino al 2016
NEW YORK – Adesso Sergio
Marchionne ha le mani libere.
Deliberata l’acquisizione del
100% del capitale Chrysler da
parte di Fiat con la conseguente
nascita di Fca (Fiat Chrysler Automobiles), restituiti al Tesoro
fin dal 2011 tutti i prestiti ottenuti dal governo federale due
anni prima, ai tempo della bancarotta del gruppo di Auburn
Hills, ieri è andato a posto l’ultimo tassello del mosaico: la
Chrysler ha comunicato di aver
raccolto i circa 5 miliardi di dollari necessari per rimborsare totalmente il debito verso Veba
Trust, il fondo sanitario di dipendenti e pensionati del gruppo americano.
A questo punto Fiat-Chrysler
ha estinto tutti gli obblighi che
aveva contratto ed è totalmente
libera nello sviluppo delle sue
strategie industriali e finanziarie. È lo stesso amministratore
delegato Marchionne a voler
esprimere la soddisfazione del
gruppo per questo risultato:
«L’operazione porta a compi-
Paola Pica
© RIPRODUZIONE RISERVATA
e disponibile ieri, dal quale risultava il
possesso del 5,7% del capitale ordinario del
gruppo italiano. Ma il codice identificativo
delle azioni corrisponde invece alle
«risparmio» Telecom: di questa categoria di
titoli, senza diritto di voto, si tratta.
state inserite nel bilancio Fiat fin
dal 2011. Rischi, insomma, ce ne
sono sempre. Né potrebbe essere altrimenti: nel sistema americano le grandi aziende rispondono del loro fondo previdenziale, se ne hanno uno. Ma i
mercati, davanti a un’azienda
che continua a crescere e che negli ultimi mesi ha ulteriormente
migliorato la sua posizione sul
mercato Usa, non sembrano particolarmente preoccupati. Questo sembra suggerire, almeno, la
facilità con la quale Chrysler è
riuscita a reperire i 5 miliardi necessari per l’operazione di ieri:
un’emissione obbligazionaria
garantita di 3 miliardi di dollari e
prestiti garantiti per altri due. Il
gruppo si è visto offrire da una
molteplicità di banche e operatori risorse in eccesso ai 5 miliardi di dollari (circa 4 miliardi di
euro) necessari. Una situazione
ben diversa da quella del 2011
quando Chrysler riuscì, ma con
molta più fatica, a ottenere i fondi necessari per rimborsare i
prestiti del Tesoro.
Massimo Gaggi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
AnsaldoBreda «non è
risanabile da sola» ma non
c’è da parte di
Finmeccanica nessuna
intenzione di
«smantellamento»
dell’azienda, per la quale si
vuole «individuare un
soggetto più ampio,
italiano o internazionale,
per consentire» di fare a
AnsaldoBreda quello che
«da sola non è in grado di
fare». Quanto all’ipotesi di
un «polo ferroviario»,
Pansa chiarisce: «Qualsiasi
iniziativa volta a
concentrare le aziende di
trasporti è benvenuta, noi
siamo disposti ad
accompagnarla, ma non
può partire da noi».
Intanto il governo starebbe
mettendo a punto il
prossimo pacchetto di
privatizzazioni che
comprenderebbe una
quota di Fincantieri,
azienda che era in
predicato di diventare un
elemento di quel polo
trasportistico che avrebbe
dovuto tenere insieme il
ferroviario e la cantieristica
navale.
A. Bac.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
26
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
TRIBUNALE DI MONZA
Fallimento n. 248/2013 del 19/09/2013
Giudice Delegato Dott. Mirko Buratti
“AFO Ambiente Srl s.u ora in esercizio provvisorio” con sede legale in Concorezzo,
Via Monte Rosa n. 42/1 C.F. 03295870152 e P.I. 02333170963
Invito a presentare offerte
Per l’acquisto dell’azienda di pertinenza della società Afo ambiente Srl in fallimento ed esercizio provvisorio, con sede operativa in Concorezzo Via Monte Rosa n. 42/1, operante nella
messa in riserva di rifiuti, trattamento, recupero e smaltimento di rifiuti urbani, speciali, pericolosi e non pericolosi, trasporto, anche da piattaforme ecologiche, in possesso delle autorizzazioni: decreto regionale A.I.A. n. 9554 del 31/08/2007 e successiva proroga con
riallineamento del decreto V.I.A.; trasporto, dell’Albo Gestori ambientali lombardia n.
MI 03232 del 24/01/2011 scadenza 24/01/2016 categorie 1B, 4C e 5C per trasporto di rifiuti
urbani, speciali e pericolosi; intermediazione, rilasciataAlbo Gestori ambientali lombardia n.
MI 03232 del 27/08/2012 scadenza 27/08/2017 categorie 8E; l’impianto è in regola con la
normativa ambientale vigente e con le prescrizioni del decreto A.I.A; la Regione Lombardia,
con provvedimento emesso in Conferenza dei Servizi ha espresso parere favorevole di massima al rilascio della nuova autorizzazione per la gestione di 300.000 tonnellate annue. N.
33 dipendenti, automezzi ed attrezzature.
Gara per individuare l’acquirente innanzi al G.D. in data 15/04/2014 ore 10.30 al prezzo non
inferiore ad € 5.500.000,00. Presentazione delle offerte, modalità di svolgimento della gara
e perizia di stima sul sito internet all’indirizzo www.tribunale.monza.giustizia.it nonché
PEC curatela [email protected], anche per la programmazione dell’accesso in data room, curatore dott. M. Ester Palermo tel. 0392301036.
Sede legale in Milano, Via Grosio 10/4,
sede secondaria in Torino, Corso Mortara 22,
Capitale sociale Euro 450.265.793,58 i.v.,
Registro delle Imprese di Milano e Codice Fiscale n. 03970540963
ASSEMBLEA STRAORDINARIA 4 MARZO 2014
DEPOSITO DOCUMENTAZIONE
Torino 11 febbraio 2014 - Con riferimento all’Assemblea Straordinaria
degli azionisti convocata per il giorno 4 marzo 2014, Seat PG rende noto
che è stata messa a disposizione del pubblico, mediante deposito presso
la sede legale e la sede secondaria della Società e mediante pubblicazione sul sito internet della Società all’indirizzo www.seat.it, sezione governance, nonché sul sito internet di Borsa Italiana S.p.A. all’indirizzo
www.borsaitaliana.it, la seguente documentazione:
• Relazione del Consiglio di Amministrazione redatta ai sensi degli artt.
2441, commi 5 e 6, 2446 e 2447 cod. civ., nonché ai sensi dell’art. 125ter del D. Lgs. 58/’98 (“TUF”) e degli artt. 72 e 74 del Regolamento Emittenti, comprensiva degli allegati (e segnatamente: (i) Situazione
patrimoniale ed economica della Società aggiornata al 30 novembre
2013; (ii) Parere (fairness opinion) inerente le condizioni finanziarie
dell’operazione di aumento di capitale riservato a certi creditori concorsuali e dell’operazione di emissione di warrant a favore degli attuali
azionisti previste nell’ambito delle proposte di concordato preventivo di
Seat Pagine Gialle S.p.A. e Seat Pagine Gialle Italia S.p.A.; (iii) Regolamento Warrant Seat Pagine Gialle S.p.A. 2014-2016) e della relativa
proposta deliberativa;
• Osservazioni del Collegio Sindacale ex artt. 2446 e 2447 cod. civ.;
• Parere di congruità del prezzo di emissione delle nuove azioni rilasciato
dalla Società di Revisione PricewaterhouseCoopers S.p.A. ai sensi
dell’art 158 TUF.
COMUNE DI BRINDISI
Piazza Matteotti n. 1
tel. 0831/229641 Fax n. 0831/229225
AVVISO RETTIFICA GARA
DI APPALTO E PROROGA TERMINI
Procedura aperta relativa al SERVIZIO
DI VIGILANZA ARMATA, GUARDIANIA E
SERVIZIO DI PORTIERATO DEGLI EDIFICI
GIUDIZIARI DI BRINDISI SITI ALLA VIA
LANZELLOTTI n. 3.
Si comunica che con determinazione
dirigenziale Settore AA.GG. n. 38 del
04/02/2014 è stato rettificato il bando di
gara ed il disciplinare e sono stati prorogati
i termini di presentazione delle offerte dal
10/02/2014 al 04/03/2014 alle ore 13.00.
IL DIRIGENTE AA.GG.
(Dott. Costantino DEL CITERNA)
G.O.R.I. S.p.A. GESTIONE
OTTIMALE RISORSE IDRICHE
Via Trentola, 211 - 80056 Ercolano (NA)
ESITO DI GARA per l’Affidamento di: “Servizio di
recapito a data ed ora certa con certificazione
on line ed in tempo reale degli esiti di consegna
delle fatture commerciali di GORI S.p.A”. Procedura di aggiudicazione: L’Aggiudicazione è
stata effettuata con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi dell’art. 83,
del D.Lgs 12 aprile 2006, n. 163 e succ. mod. ed
integr.. Importo complessivo dell’appalto posto
a base d’asta: € 1.230.000,00. Aggiudicazione
dell’appalto: La Stazione Appaltante ha disposto
l’efficacia dell’aggiudicazione definitiva, con atto
del RUP in data 22/01/2014, a favore di: “RTI TNT Post Italia S.p.A. (Impresa Capogruppo) /
CRC Post S.r.l. (Impresa Mandante) / GRS Service S.r.l. (Impresa Mandante) / Campania Post
Recapito (Impresa Mandante) / Postal Service
S.a.s. (Impresa Mandante) / Servizi e Recapito
S.r.l. (Impresa Mandante) / Express Speedy S.r.l.
(Impresa Mandante)”- con un ribasso del
45,120% ed un punteggio complessivo pari a
100,00 e quindi per l’importo complessivo, al
netto dell’IVA, di € 675.024,00. Procedure di ricorso: Le eventuali procedure di ricorso potranno
essere presentate innanzi al TAR Campania - Sezione di Napoli nel termine di 30 giorni dalla pubblicazione del presente esito.
Pomigliano d’Arco (NA), lì 28/01/2014
Il Responsabile del Procedimento
Ing. Agnello Marone
NOTA RIASSUNTIVA SULLA DECISIONE
SULLE MISURE STRAORDINARIE EMESSE NEI
CONFRONTI DELLA NOVA LJUBLJANSKA BANKA D.D.
IL 18 DICEMBRE 2013
Ai sensi del primo comma dell’Articolo 31 e del primo comma dell’Articolo 43 della Legge sulla
dell’Articolo 217 in relazione all’Articolo 253 della Legge sulle operazioni bancarie (Gazzetta
85/11, 48/12, 105/12, 56/13, 63/13-ZS-K e 96/2013; in prosieguo: ZBan-1) la Banca di Slovenia ha emesso nei confronti di Nova Ljubljanska banka d. d., Trg republike 2, 1520
Lubiana, una delibera sull’introduzione di misure straordinarie, decretando la cessazione di
tutti gli obblighi qualificati della banca e l’aumento del capitale sociale per mezzo di nuovi
contributi a capitale allo scopo di ristabilire le condizioni per un solido esercizio dell’istituto
a lungo termine.
La Banca di Slovenia ha rilevato che la Nova Ljubljanska banka si trova in una situazione di
rischio elevato, per cui sarebbero costituiti i motivi per la revoca della licenza per lo svolgimento di servizi bancari, in quanto dalla valutazione dello stato finanziario della banca al 30
aggiuntive, riscontrate nell’ambito di una revisione indipendente del portafoglio dei prestiti, si
evinceva che l’istituto bancario non soddisfa i requisiti del capitale sociale minimo.
Con la misura straordinaria di cancellazione degli obblighi qualificati, la Banca di Slovenia ha
deciso che a partire dal 18 dicembre 2013 si cancellano tutti gli obblighi qualificati della banca,
composti dal capitale sociale e dagli obblighi nei confronti dei creditori per i crediti subordinati,
i quali sarebbero saldati, in caso di liquidazione della banca, soltanto a seguito della liquidazione di tutti i crediti regolari vantati nei confronti della banca.
Gli obblighi qualificati della Nova Ljubljanska banka, resi nulli dalla decisione sulle
misure straordinarie sono i seguenti:
a)il capitale sociale della banca nella somma di: euro 184.079.267,12, suddiviso in 22.056.378
azioni ordinarie nominali e trasferibili (simbolo NLB e codice ISIN SI0021103526), tenute nel
registro centrale di titoli dematerializzati presso la Società centrale di compensazione e depositi di Lubiana (in prosieguo: KDD) e rappresentano un obbligo qualificato di prim’ordine;
b) gli obblighi della banca relativi a strumenti finanziari emessi dalla stessa che rappresentano
un obbligo qualificato di terz’ordine:
obbligazioni ibride “Perpetual Floating Rate Upper Tier Two Subordinated Step-Up Notes”,
simbolo NOVALJ FLOAT 49 e codice ISIN NLB XS0208414515, emesse il 17 dicembre 2004,
tenute nella forma di titoli dematerializzati presso i sistemi di compensazione elettronica
della Euroclear Bank, S.A./N.V. Lussemburgo e Clearstream Banking, S.A. Lussemburgo;
obbligazioni subordinate, simbolo NLB 26 e codice ISIN SI0022103111, emesse il 14 luglio
2010 e tenute nel registro centrale di titoli dematerializzati presso la KDD, producendo
interessi a partire dal 24 maggio 2010;
prestito ibrido “Subordinated
rate perpetual loan”, conferito in base al contratto
firmato il 19 giugno 2007 con il prestatore Merrill Lynch International Bank Limited, London Branch;
prestito subordinato “Subo rdinated Loan”, ottenuto dalla banca in base al contratto stipulato il 31 maggio 2006 con la KBC Bank NV Dublin Branch.
In base alla decisione sulle misure straordinarie e la conseguente cancellazione degli obblighi qualificati, il capitale sociale della banca è stato ridotto a zero. A causa della riduzione del
capitale sociale e in forza della decisione sull’introduzione di misure straordinarie, il giorno 18
dicembre 2013 sono state annullate 22.056.378 azioni della Nova Ljubljanska banka, simbolo
NLB e codice ISIN SI0021103526, iscritte al registro centrale di titoli dematerializzati presso
la KDD.
A seguito della cancellazione degli obblighi qualificati il capitale sociale dell’istituto creditizio è stato aumentato per mezzo di nuovi conferimenti a capitale, eseguiti da parte
di Repubblica Slovenia, versati in base alla decisione sulle misure straordinarie il 18
dicembre 2013. Il versamento del capitale sociale del valore di euro 1.551.000.000,00 ha permesso alla banca di soddisfare nuovamente i requisiti di adeguatezza patrimoniale.
Le misure straordinarie sono da considerarsi misure di risanamento ai sensi del terzo comma dell’Articolo 253 della Legge sulle banche come previsto dalle disposizioni della Direttiva
2001/24/CE.
Ai sensi delle disposizioni dell’Articolo 350.a della Legge sulle banche, gli azionisti, i creditori e
le altre persone, i cui diritti sono stati lesi dalla decisione della Banca di Slovenia sulle misure
straordinarie, possono chiedere un risarcimento, provando che le perdite subite a seguito delintrodotte. L’eventuale azione giudiziaria contro la Banca di Slovenia può essere deferita al
tribunale competente di Lubiana (tribunale distrettuale o circondariale di Lubiana).
La banca, oggetto della decisione sulle misure straordinarie, può ricorrere in appello contro la
decisione sulle misure straordinarie presso il Tribunale amministrativo della Repubblica di Slovenia entro quindici giorni dalla data, in cui la decisione è stata notificata a tutti i membri del
Consiglio d’amministrazione. Gli azionisti della banca, titolari complessivamente di almeno un
decimo del capitale sociale della banca, possono, a titolo di tutela giurisdizionale in merito alla
decisione della Banca di Slovenia sulla liquidazione della banca o sulle misure straordinarie,
chiedere al Consiglio d’amministrazione della banca o al Consiglio straordinario, se nominato,
di convocare un’assemblea straordinaria degli azionisti per votare sulla mozione di revoca delle
deleghe ai rappresentanti della banca ai sensi del secondo comma dell’Articolo 347 della Legge
sulle banche, e di nominare dei nuovi rappresentanti, autorizzati a rappresentare la banca nel
procedimento di tutela giurisdizionale contro la decisione della Banca di Slovenia.
Lubiana, 20. 12. 2013
Boštjan Jazbec
Governatore
Politecnico di Milano
Estratto avviso gara deserta
Il Politecnico di Milano in merito alla gara per
la gestione del servizio di corriere espresso
CIG 558087079C, pubblicata con bando
GUCE del 11/12/2013, comunica che non è
stata presentata nessuna offerta. Il presente
avviso è stato inviato in GUUE il 29/01/2014.
Il RUP - Dott. Cristian Borrello
CONSIP S.p.A. a socio unico
Via Isonzo, n. 19/E
00198 - Roma
AVVISO PER ESTRATTO DEL BANDO DI GARA
E’ indetta una gara a procedura aperta ai sensi del
D.Lgs. 163/2006 e s.m.i., per l’affidamento dei servizi di
Information Technology per conto del Dipartimento della
Protezione Civile. La gara è aggiudicata secondo il criterio
dell’offerta economicamente più vantaggiosa. La base d’asta è: 17.400.000,00 Euro. Termine di presentazione delle
offerte: entro le ore 12:00 del 11/03/2014. Il testo integrale
del bando di gara è stato pubblicato sulle GUUE e sulla
GURI alle quali è stato inviato il 27/01/2014 e può essere
consultato e prelevato (unitamente alla documentazione di
gara) su: www.consip.it.
L’Amministratore Delegato (Dott. Domenico Casalino)
CONSIP S.p.A. a socio unico
Via Isonzo, n. 19/E
00198 - Roma
Avviso per estratto
Consip S.p.A. ha prorogato il termine di presentazione
delle offerte relativamente alla “gara a procedura aperta per la fornitura di tomografi computerizzati, dispositivi accessori e dei servizi connessi ed opzionali per
le Pubbliche Amministrazioni” - ID 1352 - suddivisa in
due lotti - Lotto 1 CIG: 5453591DA6, Lotto 2 CIG:
5453600516” al 04/03/2014. Il testo integrale dell’avviso di proroga è stato pubblicato sulla GUUE e sulla
GURI alle quali è stato inviato il 05/02/2014 e può essere consultato sui siti www.mef.gov.it, sotto la dicitura
Concorsi e Bandi - Gare in Corso, www.consip.it e sul
sito www.acquistinretepa.it.
Dott. Domenico Casalino (L’Amministratore Delegato)
Per la pubblicità legale e finanziaria
rivolgersi a:
RCS MediaGroup S.p.A.
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
Via Rizzoli, 8
20132 Milano
Tel. 02 2584 6665
02 2584 6256
Fax 02 2588 6114
Vico II San Nicola
alla Dogana, 9
80133 Napoli
Tel. 081 49 777 11
Fax 081 49 777 12
Via Valentino
Mazzola, 66/D
00142 Roma
Tel. 06 6882 8650
Fax 06 6882 8682
Via Villari, 50
70122 Bari
Tel. 080 5760 111
Fax 080 5760 126
Economia 27
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
Alleanze «Il governo scommette sull’accordo tra Alitalia e Etihad, anche per l’aeroporto varesino»
Confindustria
Gli aeroporti milanesi in cifre
Bersani bis: i vincoli
I dati di traffico 2013
Voli a settimana
Limiti stabiliti dal decreto
Bersani bis per Linate
85
85
14
14
Passeggeri partiti
ate verso
nel 2013 da Linate
altri continenti facendo
scalo in un hub
europeoo
Passeggeri
17.995.075
%
+3
+3,9
Parigi
Passeggeri
9.034.373
%
Cargo
Cargo
-1,0
430.343
19.614
tonnellate
GENNAIO
GEN
% Malpensa
14 14
Amsterdam
Linate
-2,1
tonnellate
+,
+1
+1,3
Londra
%
Malpensa
-3,1
1.1 milioni
ioni
42
21
%
Situazione attuale
%
Passeggeri
1.253.642
Madrid
Linate
+5,6
Passeggeri
607.637
D’ARCO
Salvare Malpensa? Il no di Moretti
Ma Lupi: è uno scalo strategico
Il ministro: il ceo di Fs pensi a rafforzare i treni regionali
MILANO — «Non veniteci a
raccontare che Milano ha bisogno di due aeroporti. Uno basta
e avanza. L’Italia può avere due
hub, Malpensa e Fiumicino:
succede gia in Germania. Ma
due aeroporti per Milano sono
troppi».
La voglia di andare controcorrente non difetta a Mauro
Moretti. L’amministratore delegato di Fs, ieri invitato a parlare
davanti agli imprenditori di Assolombarda in occasione dell’appuntamento di rito della
Mobility Conference, conferenza annuale dedicata alla mobilità, è partito lancia in resta contro una della poche certezze del
mondo economico (e politico)
milanese: Linate non si tocca.
Moretti non ha usato giri di
parole. «La cosa da fare è una
soltanto — ha detto Moretti —. I
milanesi dovrebbero prendere
un compasso, centrarlo sui due
aeroporti e vedere quanto ampio è il bacino passeggeri che si
ha a un’ora e mezzo dagli scali.
Si scoprirà che il bacino di Malpensa è di otto milioni di viag-
giatori, quello di Linate di 16».
Certo, c’è il problema che il Forlanini ha una pista soltanto. Ma
anche questo per Moretti non è
un ostacolo: «Per Linate l’Idroscalo può diventare la seconda
pista», ha ipotizzato l’ad di Fs.
I dati
Fatturato Alitalia a 2,7 miliardi
Ritornano a crescere i
passeggeri di Alitalia: il mese
di gennaio 2014, è stato
chiuso con 1.476.098
passeggeri trasportati, +0,5%
rispetto allo stesso periodo
del 2013. La compagnia, in
trattativa con Etihad, ha
chiuso i primi 9 mesi del
2013 con un fatturato di 2,7
miliardi di euro e non di 1,06
miliardi come indicato
precedentemente in alcune
infografiche. Ammontano a
2,9 miliardi invece i ricavi di
Etihad nello stesso periodo.
Che ha chiuso invitando al realismo e alla responsabilità le classi dirigenti del territorio: «Certe
decisioni devono nascere dai
gruppi dirigenti di una città. Potrei mettere in conto certi traccheggiamenti in altre parti
d’Italia. Ma da Milano mi aspetto la capacità di decidere e programmare il futuro».
L’intervento di Moretti a Milano non è stato preso bene dai
più. «La nostra città può mantenere due scali, purché abbiano
ruoli distinti. Due aeroporti sono un punto di forza», è la difesa
che il sindaco del capoluogo
lombardo, Giuliano Pisapia, ha
riservato al Forlanini. Il ministro
del Trasporti Maurizio Lupi è
stato ancora più duro. «L’aeroporto di Malpensa è strategico
all’interno di un sistema che
comprende altri aeroporti di in-
Moretti
❜❜
Milano
Non veniteci
a raccontare
che Milano
ha bisogno
di due
aeroporti,
uno basta
teresse nazionale come Linate,
Bergamo e Torino», ha puntualizzato Lupi. «Con Moretti lavoriamo intensamente perché non
si realizzi solo l’alta velocità ma
ci si occupi anche di trasporti
regionali — ha aggiunto il ministro —. Fs deve applicarsi al tema dei treni regionali, mentre,
per quanto riguarda gli aeroporti, gli indirizzi li dà il governo».
Al momento i movimenti
operati da Linate per le principali capitali europee sono molti
di più di quelli concessi dal decreto Bersani bis (misura che
dovrebbe porre limiti al traffico
sullo scalo proprio per favorire
lo sviluppo di Malpensa). Un
esempio per tutti: i voli a settimana per Parigi dovrebbero essere 14 mentre hanno raggiunto
quota 85. Sea, società che gestisce gli scali milanesi, stima in
un milione e centomila i passeggeri che nel 2013 hanno usato
Linate per partire verso un altro
continente da un hub europeo
ovviamente diverso da Malpensa.
Il problema del rapporto tra
Linate e Malpensa esiste da
quando è stato inaugurato lo
scalo in provincia di Varese. Un
paio di precedenti. Nel 2009 la
nuova Alitalia gestita da Roberto
Colaninno parlò chiaro al mondo dell’impresa milanese: «Se
volete sviluppare Malpensa allora bisogna chiudere Linate».
Di qui una levata di scudi trasversale a tutto il mondo dell’impresa meneghina. Stessa reazione nel settembre 2012,
quando uno studio AmbrosettiSea suggerì di ridimensionare
Linate a favore di Malpensa. La
novità, rispetto ad allora, è che
al Forlanini non potrebbe più
bastare la navetta Milano-Roma. Moretti insegna: sui collegamenti con la capitale è sempre più forte il treno.
Rita Querzé
rquerze
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso Marcia indietro sulle città metropolitane che nell’esame parlamentare erano raddoppiate: si torna alle originali dieci
Province, tasse locali giù con 1 miliardo di risparmi
Abolizione, spunta un emendamento al ddl: risorse vincolate a meno imposte e investimenti
ROMA — I numeri non sono
ancora chiari, il messaggio invece
sì. Usare i risparmi che arriveranno dal taglio delle province per
frenare quella stangata occulta che
tra addizionali, Imu e via tassando
va sotto il nome di imposte locali.
Non una promessa generica ma un
obbligo da fissare nel disegno di
legge che riduce i poteri delle province e le trasforma in assemblee
di sindaci, sempre in attesa della
loro cancellazione dalla Carta costituzionale. Il cosiddetto ddl
svuota province è al Senato, in
commissione Affari costituzionali.
E la norma anti stangata fa parte
del pacchetto di emendamenti
Stipendi
Tra le spese circa
160 milioni all’anno
vengono impiegati per gli
stipendi
presentato dal relatore, il deputato
pd Luciano Pizzetti, e concordato
con il governo che sarà messo ai
voti nei prossimi giorni.
«Nel bilancio di ciascuna città
metropolitana e di ciascuna provincia — dice il testo — è istituito
un capitolo su cui confluiscono i
risparmi conseguiti in attuazione»
della riforma. «Tali risorse possono essere utilizzate unicamente
per la riduzione dei tribuiti locali e
per investimenti». Di quanti soldi
parliamo? L’equazione non è facile
da risolvere. Dentro la grande x ci
sono di sicuro quei 160 milioni di
euro che spendiamo ogni anno
per gli stipendi di consiglieri e as-
sessori. Sui risparmi indiretti, invece, la dottrina è divisa in materia. Il ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio parla di un
miliardo di euro, l’Istituto Bruno
Leoni del doppio. Mentre per
l’Unione delle province i costi in
realtà aumenterebbero. In ogni caso la stangata occulta e locale viaggia su altri ordini di grandezza:
108 miliardi, una cifra più che raddoppiata negli ultimi 15 anni.
L’impresa è ardua, quindi, ma almeno si prova ad invertire la rotta.
E non c’è solo questo nel pacchetto del relatore.
Si fa marcia indietro sulle città
metropolitane, che nell’esame
parlamentare erano praticamente
raddoppiate. Si torna alle originarie 10, compresa Reggio Calabria
che partirà solo nel 2016. Via Brescia, Bergamo, Salerno, via anche
le tre venete frutto di fusioni incrociate, come quella fra Treviso e
Padova. «L’intenzione — dice il relatore Pizzetti — è evitare che venga snaturata una riforma che vuole semplificare». Con lo stesso
obiettivo vengono eliminate le cosiddette province ciambella. Già il
nome dice tutto ma per capire bisogna leggere un passaggio del
vecchio testo arrivato dalla Camera: nelle province che diventano
città metropolitane, se un terzo
dei comuni non vuole aderire può
uscire e creare una nuova provincia. Stesso discorso per gli enti territoriali dello Stato, dalle prefetture ai provveditorati: ci saranno sei
mesi di tempo per presentare un
piano di riordino da sottoporre al
commissario per la spending review, Carlo Cottarelli. Città metropolitane, province ciambella ed
La mappa
LEGENDA
In attesa del disegno costituzionale
di abolizione, le Province saranno commissariate.
Nascono le città metropolitane
Verona
Monza Brianza
Verbano Cusio
Lecco
Ossola
Sondrio
Vicenza
Como
Biella
Varese
Novara
Bergamo
Brescia
Milano
Torino
Asti Genova
Cuneo
Savona
Province commissariate dal 2012
Province commissariate dal 2013
Province commissariate nel 2014
Le città metropolitane
Belluno
Padova
Venezia
Cremona
Parma
Pistoia Bologna
Firenze
Modena
Pesaro-Urbino
Ancona
Arezzo
Alessandria
Piacenza
La Spezia
Massa
Carrara
Rimini
Rovigo
Ferrara
Forlì-Cesena
Prato
Fermo
Siena Perugia
Pisa
Terni
Grosseto
Rieti
Ascoli Piceno
Pescara Teramo
Chieti
Barletta Andria Trani
Frosinone
Roma
Foggia
Livorno
Bari
Isernia
Benevento
Latina
Brindisi
Avellino
Reggio Emilia
Napoli
Lecce
Potenza
Taranto
Salerno
Matera
Crotone
Cosenza
Catanzaro
PROVINCE
Diventano enti di secondo livello
con funzioni ridotte: per presidenti
e consiglieri non è prevista
l’elezione diretta
Saranno gestite direttamente
dai sindaci del territorio, riuniti in
assemblea, che lavoreranno a titolo
gratuito. Il presidente è nominato
dall’assemblea dei primi cittadini
Vibo Valentia
Reggio Calabria
In sospeso:
il capoluogo è ora
commissariato
enti territoriali: tre modifiche accennate dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi la settimana scorsa, proprio nel giorno in
cui dava l’ultimatum ad Enrico
Letta e stringeva la mano a Matteo
Renzi. Tre modifiche sono come
tre indizi, fanno una prova. E la riforma delle province sarà un piccolo test per i nuovi equilibri politici che potrebbero arrivare nelle
prossime settimane. Resta però da
vedere se si farà in tempo a far passare tutte queste modifiche. Gli
emendamenti depositati in commissione sono quasi 3 mila, 2.200
solo di Forza Italia, non a caso è
stato proprio Matteo Renzi a parlare di «ostruzionismo assurdo». E
se il ddl non viene approvato entro
febbraio c’è il rischio che a primavera 52 province vadano al voto,
affossando per sempre la riforma.
In teoria il voto è stato congelato
con la legge di Stabilità, ma quella
norma non viene considerata a
prova di bomba. Ancora una volta,
quindi, si corre con il fiatone.
Eppure nella furia della riorganizzazione c’è anche una modifica
del relatore in apparente controtendenza. Il sindaco della città
metropolitana e il presidente della
nuova provincia, scelto fra i sindaci del territorio, non saranno necessariamente a costo zero come
previsto finora. Gli statuti potranno prevedere per loro un’indennità. No, non è il ritorno della casta.
Ma la semplice costatazione che,
senza un minimo di stipendio,
una grana del genere non se la
prenderebbe nessuno.
Lorenzo Salvia
[email protected]
C.D.S. - D’ARCO
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Con Venezia vietata
alle supernavi
15 mila posti a rischio
L’appello di Zoppas
MILANO — «L’incertezza sul futuro delle
grandi navi da crociera a Venezia mette a
rischio migliaia di posti di lavoro. Solo gli
addetti diretti sono 4.255, che con
l’indotto salgono a 14-15 mila. Il governo
prenda una decisione certa sulle soluzioni
alternative, altrimenti rischiano migliaia
di lavoratori». L’appello al premier Enrico
Letta arriva dal presidente di
Confindustria Venezia, Matteo Zoppas,
che ieri ha avuto un incontro informale
con Howard Frank, il presidente del
comitato esecutivo della Cruise Lines
International Association (Clia),
l’associazione rappresentativa
dell’industria crocieristica mondiale, e
presidente anche di Costa Crociere. «La
Clia è stata chiara — spiega Zoppas —. Ha
escluso come possibilità l’approdo delle
crociere a Marghera per la sicurezza di
passeggeri e lavoratori, e anche per la
mancanza di infrastrutture ricettive
adeguate. Ma vogliono sapere quali sono
le alternative, perché devono
programmare le destinazioni». Il
prossimo 10 marzo si tiene a Miami il
Seatrade, il salone mondiale della
crocieristica, dove le compagnie decidono
rotte e destinazioni per i prossimi anni.
«Venezia si deve presentare come una
destinazione certa — prosegue Zoppas —.
Urgenza
Matteo
Zoppas, 39
anni, è il presidente di Confindustria Venezia. È nel
board di Acqua Minerale
San Benedetto
Le compagnie stanno già valutando in
alternativa Istanbul e Atene. Una delle due
Costa Crociere che arrivavano a Venezia
ora va Trieste. C’è bisogno di una
soluzione che nella tempistica rispetti il
lavoro. In mancanza, le autorità locali e
nazionali garantiscano che si faranno
carico degli esuberi che deriveranno da
queste decisioni: non è un ricatto
occupazionale, la stessa Clia ci fornirà a
breve i numeri dell’impatto del cambio di
destinazione». I tempi per una soluzione
sembrano allungarsi. Giovedì scorso il
Senato ha impegnato il governo ad
assicurare che tutte le soluzioni
presentate siano comparate e considerate
in sede di valutazione ambientale a
prescindere dallo stato di avanzamento
progettuale. «Questo vuol dire allungare i
tempi — conclude Zoppas —. Il governo
avrà 30 giorni per avviare le valutazioni
più tre mesi per la conclusione. Troppo
per garantire i livelli occupazionali.
Chiediamo che la decisione sul canale di
accesso a Venezia sia presa in breve e che
la realizzazione, contenuta nella legge
obiettivo, avvenga in tempi certi con un
commissario competente».
Francesca Basso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Destinazione Italia
Compensazione
a ostacoli tra debiti
e crediti con il Fisco
ROMA — Stop al bonus per i contribuenti
che hanno un debito con Equitalia ma
allo stesso tempo vantano dei crediti con
le pubbliche amministrazioni. L’aula della
Camera ha approvato un emendamento al
decreto Destinazione Italia, che modifica
la norma introdotta dalle commissioni
che stabiliva la sospensione, per
quest’anno, delle cartelle esattoriali a
favore delle imprese titolari di crediti
verso le pa. La modifica invece prevede la
possibilità di compensare crediti con
debiti, ma vincola l’attuazione della
misura alla situazione dei conti pubblici.
Servirà per l’attuazione un decreto del
Tesoro di concerto con il ministro dello
Sviluppo «da emanare entro 90 giorni
dall’entrata in vigore» del decreto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
28
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422,
fax 02/6552.436
Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del
9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale
inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza
della Legge sulla privacy (L.196/03).
ABILE esperta referenziata impiegata
ufficio commerciale customer care
inglese francese pc offerte ordini offresi. 331.12.23.422
ABILE impiegato commerciale, in mobilità, pluriesperienza ordini, offerte,
bolle, inglese buono, francese ottimo, Office. 339.48.09.594.
ABILE tecnico commerciale esperienza pluriennale settore amplificazione sonora evacuazione offresi.
Cell: 320.41.04.317
ADDETTO alla segreteria/fattorino,
pluriennale esperienza, buona conoscenza inglese, francese, uso Pc, esamina proposte. 340.80.20.088
AIUTO contabile, impiegata commerciale con pluriennale esperienza offresi. Automunita. 340.59.89.168.
AMMINISTRATIVA, responsabile
clienti fornitori banche, pluriennale
esperienza. Attualmente in mobilità.
Residente in Buccinasco. Cell.
333.19.07.705
COMMERCIALE
Estero 48enne, inglese, tedesco, francese; pluriennale
esperienza settore macchineimpianti. Gestione agenti. Disponibile trasferimento estero.
349.51.30.255
CONTABILE pluriennale esperienza,
libera subito. Tel. 338.23.90.087
CONTABILE 26 anni di esperienza
studi professionali aziende cerca
part-time 6 ore mattino Milano città
studi/centro. 339.65.69.941 dopo
ore 15.
DISEGNATORE esperto carpenterie
metalliche pesanti e leggere con Autocad offresi. 02.25.62.541 338.84.33.920
IMPIEGATA paghe e contributi pluriennale esperienza amministrazione
personale disponibilità immediata
offresi. 331.85.67.017
IMPIEGATO commerciale estero venticinquennale esperienza, back office, vendite, inglese, spagnolo, francese, portoghese. Liste mobilità.
347.91.01.042
LAUREATA giurisprudenza, avvocatessa, fluente inglese, esperienza in
ambito amministrativo e/o formazione, disponibilità immediata qualunque sede. 347.04.09.895
COMMERCIALE estero, contract - sedute ufficio pianificazione, apertura
mercati, organizzazione, portafoglio
clienti. 366.54.76.700
C
OMMERCIALE 35 anni di esperienza settore edilizia serramenti,
affini altamente professionale per
piccole - medie imprese. Esperto
crea, avvia, gestisce reti agenti e
clienti. [email protected]
389.87.83.962
COMMERCIALE / venditore con pluriennale esperienza disponibilità lunghe trasferte valuta proposte.
342.93.35.487
PERITO Elettronico 59 anni, esperienza pluriennale vendita componentistica elettronica attiva/passiva, semiconduttori, sensori per automazione di macchine, buon Inglese. Mobile 335.78.83.524
AUTISTA di direzione, fattorino, esperienza ventennale e referenziato,
iscritto liste mobilità. 338.18.10.874
AUTISTA di fiducia, esperienza ventennale, referenziato, cerca lavoro
anche part-time. 333.95.76.523
AUTISTA patenti B,C,CQC, pluriennale esperienza accompagnatore disabili/scuole cerca lavoro. Disponibilità immediata. 393.43.72.282
CAMERIERA ai piani offresi per lavoro
presso albergo a Lourdes.
342.71.41.992
CAMP BOSS- Pluriennale esperienza.
Valuta proposte. Disponibilita' immediata. Tel: 393.50.19.107
GUIDA turistica/interprete con esperienza in Italia offresi a Budapest (Ungheria). 347.07.77.274
AUTISTA privato, italiano, tuttofare,
altezza 1,82, assistenza disabili, trasferimenti, mobilità. 339.33.06.199
AUTISTA privato, piccoli lavori, bella
presenza, ragioniere, colto, affidabile, tre lingue. 388.48.40.484
SRILANKESE pluriennale esperienza,
automunito, giardinaggio, cucina,
stiro, offresi solo in Lombardia.
327.00.55.915
RAGIONIERE pensionato trentennale
esperienza in campo amministrativo
fiscale bilanci budget presta collaborazione contabile a piccole e medie
aziende. Tel. 02.89.51.27.76.
BADANTE signora referenziata, cerco
lavoro fisso disponibile anche weekend. 328.40.56.917
SOCIETÀ d'investimento internazionale acquista direttamente appartamenti e stabili in Milano.
02.46.27.03
OFFSET PIANA
media azienda ricerca venditori con portafoglio clienti.
Condizioni interessanti. Tel.
02.33.50.08.30
NEOPENSIONATO cercasi offriamo
monolocale arredato in cambio pulizie scala presenza notturna custodia estiva contratto di comodato. Tel
ore serali 347.49.77.064
FUNZIONARIO banca massime referenze cerca bilocale/trilocale in Milano zona servita. 02.67.47.96.25
LANGHE
BILOCALE Gerusalemme MM5. Nuovo, accogliente, panoramico. CE: B IPE: 42,7 kWh/mqa 02.88.08.31
www.filcasaimmobili.it
BILOCALI nuovissimi viale Monza.
Varie metrature, box. Da 137.000
euro. CE: B - IPE: 33 kWh/mq/a
02.88.08.31 www.filcasaimmobili.it
BILOCALI trilocali, box in nuova costruzione adiacenze Losanna. CE: B
- IPE: 33,26 kWh/mqa. 02.88.08.31
www.filcasaimmobili.it
FRUA proponiamo panoramico quinto piano tripla esposizione mq. 245
box. CE: G - IPE: 175,00 kWh/mqa.
BEI 02.46.26.86
TRILOCALI attici MM Maciachini. Piani alti, terrazzi. box. CE: C - IPE: 74,9
kWh/mqa 02.88.08.31 www.filcasaimmobili.it
Maciachini via Vallassina affittansi negozio tre vetrine mq.
284 seminterrato collegato
mq. 550 montacarichi CE: G IPE: 80,00 kWh/mca www.cogeram.com 02.76.00.84.84
PALAZZO Cagnola, in restauro,
straordinari uffici. Scaloni monumentali, splendidi saloni, soffitti affrescati, giardino. Golf, fitness indoor. Mq. 340/400/740. CE: D - IPE:
104,5 kWh/mca 02.88.08.31
www.filcasaimmobili.it
UFFICI ampia metratura Porta Venezia. Biesposti, ingresso indipendente,
posti auto. Affitto. CE: F - IPE: 61,21
kWh/mca 02.88.08.31 www.filcasaimmobili.it
(Piemonte) privato vende villa
ristrutturata in pietra: 3 piani,
magazzino, 3 ettari terreno in
corpo unico. Posizione panoramica.
No
agenzie.
335.59.60.756
CAPANNONE nuovo, vicinanze Malpensa-Varese, vendesi/affittasi,
2.680 mq. + 450 mq. uffici arredati,
2 campate h. 12 mt, 1 campata h.
8.50 mt, completo impianti tecnici,
cabina 630 Kw, CE D, 41,26 kWh/
mc. 335.20.75.86.
UFFICIO spazioso Vittor Pisani in vendita. CE: G - IPE: 187,5 kWh/mca
02.88.08.31 www.filcasaimmobili.it
SOCIETÀ immobiliare vende Terreni e
complesso ad uso industriale, non in
buono stato di manutenzione, per circa mq. 13.500 di categoria A3 - C2
- D7 (stabilimento dismesso di stoccaggio e imbottigliamento acqua minerale), oltre terreno pertinenziale siti in Comune di Medesano (Pr) - fr.
Ramiola, Via Solferino 135. Valore di
perizia, euro 2.000.000,00 (duemilioni/00). Per maggiori informazioni
rivolgersi a: Dott.ssa Giuseppina Pizzamiglio - via Podgora, n. 15 - 20122
Milano. Telefono 02.54.56.884
E-mail: [email protected]
L’appuntamento
7 GIORNI SU 7
Annunci
“INquotidiano
EVIDENZA”
Saldi
Shop
LAVORO
Ristoranti
Eventi
CASA
ATTIVITÀ da cedere/acquistare artigianali, industriali, turistico alberghiere, commerciali, bar, aziende
agricole, immobili. Ricerca soci. Business
Services
Group
02.29.51.82.72
BUSINESS SERVICE GROUP cede Livorno provincia, avviato agriturismo,
terreno 6 ettari, 4 strutture per 12 appartamenti, ristorante, piscina.
02.29.51.82.72
CEDESI azienda abbigliamento donna con marchio proprio. Si valuta
possibilità soci di capitale. Mail: [email protected]
324.77.23.105
UFFICIO /laboratorio, adatto palestra, studio medico, Bande Nere. 157
mq. CE: G - IPE: 83,91 kWh/mca
02.88.08.31 www.filcasaimmobili.it
Viaggi
Milano Via Solferino, 22
A Milano deposito commerciale ricerca personale supporto clienti e smistamento. Anche prima esperienza.
Full time. Lunedì venerdì. Tel.
02.53.44.33
Mostre
oppure nei giorni feriali presso
l’agenzia:
METROPOLITANA
TRILOCALE Corsico XXIV Maggio. Cucinotto, biservizi, terrazzo, box. Nuova costruzione. CE: B - IPE: 53.27
kWh/mqa - 02.88.08.31
Corsi
www.piccoliannunci.rcs.it
[email protected]
RAGIONIERE pluriennale esperienza
co.ge, fornitori, banche, bilanci,
adempimenti fiscali. Offresi.
340.62.20.076
RESPONSABILE amministrativo: amministrazione, finanza, bilanci, tesoreria, fiscale, controllo, budget, personale, estero. 347.63.67.628
Spettacoli
Gli annunci si ricevono tutti i giorni su:
Ogni giorno oltre 8 MILIONI DI LETTORI
con l’abbinata Corriere della Sera e Gazzetta
dello Sport nelle edizioni stampa e digital
www.piccoliannunci.rcs.it
[email protected]
www.piccoliannunci.rcs.it
[email protected]
www.piccoliannunci.rcs.it
[email protected]
INVESTITORE
•ACQUISTA DIAMANTI, GIOIELLI DI ALTO LIVELLO. Chiedo serietà riservatezza. Cellulare
331.10.96.118
A
CQUISTIAMO brillanti, gioielli
firmati, orologi marche prestigiose, monete, argenteria. Il Cordusio
02.86.46.37.85
PUNTO D'ORO
compriamo contanti, supervalutazione gioielli antichi, moderni, orologi, oro, diamanti.
Sabotino
14
Milano.
02.58.30.40.26
Acquistiamo
•AUTOMOBILI E FUORISTRADA,
qualsiasi cilindrata, pagamento
immediato. Autogiolli, Milano.
02.89504133 - 02.89511114
A
CQUISTIAMO auto e fuoristrada anche di grossa cilindrata Milano
Motors
4x4
S.r.l.
02.61.29.86.99
[email protected]
CERCHI inusuali amanti? Appuntamenti intriganti? Anonimo, efficiente, vantaggioso. Approfittane
899.996.101 da 32 centesimi/minuto. VM18 MCI
CONCEDITI nuove amiche unicamente tue! Troverai sempre quella giusta!
Approfittane 899.996.101 da 32
centesimi/minuto. VM18 MCI
Il Corriere della Sera e La Gazzetta
dello Sport con le edizioni stampa e
digital offrono quotidianamente agli
inserzionisti una audience di oltre 8
milioni di lettori, con una penetrazione
sul territorio che nessun altro media è
in grado di ottenere.
La nostra Agenzia di Milano è a disposizione per proporvi offerte dedicate a
soddisfare le vostre esigenze e rendere efficace la vostra comunicazione.
TARIFFE PER PAROLA IVA ESCLUSA
Rubriche in abbinata obbligatoria:
Corriere della Sera - Gazzetta
dello Sport: n. 0: € 4,00; n. 1: €
2,08; n. 2, 3, 14: € 7,92; n. 5, 6, 7,
8, 9, 12, 20: € 4,67; n. 10: € 2,92;
n. 1: € 3,25; n. 13: € 9,17; n. 15: €
4,17; n. 17: € 4,58; n. 18, 19: €
3,33; n. 21: € 5,00; n. 24: € 5,42.
Rubriche in abbinata facoltativa:
n. 4: Corriere della Sera € 4,42;
Gazzetta dello Sport € 1,67; abbinata € 5,00.
n. 16: Corriere della Sera € 1,67;
Gazzetta dello Sport € 0,83; abbinata € 2,08.
n. 22: Corriere della Sera € 4,08;
Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 4,67.
n. 23: Corriere della Sera € 4,08;
Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 5,00.
RICHIESTE SPECIALI
Data Fissa: +50%
Data successiva fissa: +20%
Per tutte le rubriche tranne la 21,
22 e 24:
Neretto: +20%
Capolettera: +20%
Neretto riquadrato: +40%
Neretto riquadrato negativo: +40%
Colore evidenziato giallo: +75%
In evidenza: +75%
Prima fila: +100%
Tablet: + € 100
Rubrica 4 “Avvisi Legali”:
1 modulo: € 400
2 moduli: € 800
Rubriche Compravendite immobiliari
Nel testo dell’inserzione è obbligatorio indicare la classe energetica di
appartenenza dell’immobile e il relativo indice di prestazione energetica
espresso in kWh/mqa o kWh/mca a
seconda della destinazione d’uso dell’edificio. Nel caso di immobili esenti
dall’indicazione, riportare la dicitura
“Immobile non soggetto all’obbligo di
certificazione energetica”.
Economia 29
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
Il primato Dalla sua nascita ha realizzato quasi 40 miliardi di dollari di utili
Torna il tocco d’oro di Soros
Quantum incassa 5,5 miliardi
Annata record per l’«hedge fund» del finanziere Usa
MILANO — Gli anni passano ma George Soros, 83 anni,
non perde il tocco (per fare
soldi). Anzi, nel 2013 il suo
Quantum Endowment fund ha
avuto il suo secondo anno migliore di sempre, guadagnando 5,5 miliardi di dollari netti.
Con un ritorno del 22%, il fondo di Soros torna dunque al
vertice dei migliori hedge funds di tutti i tempi, scalzando
dalla prima posizione Bridgewater Pure Alpha di Ray Dalio.
Dalla sua fondazione, nel
1973, Quantum ha generato
quasi 40 miliardi di utili, calcola il Financial Times citando la
classifica LCH Investments, ma
alla fine del 2011 il finanziere
americano nato in Ungheria ha
chiuso il fondo agli investitori
esterni alla sua famiglia per
non dover sottostare alla regolamentazione prevista dalla riforma finanziaria Dodd-Frank.
Famoso per aver scommesso contro la sterlina provocandone il crollo nel settembre
1992, quando il Quantum
Fund aveva venduto a termine
un ammontare di sterline pari
a 10 miliardi di dollari per poi
riacquistarle poco dopo a un
prezzo più basso. Soros incassò un profitto netto di un miliardo e la sterlina fu costretta a
uscire dal Sistema monetario
europeo (Sme).
Oggi Quantum è affidato al-
22
10
per cento
il ritorno del fondo del
finanziere Soros
miliardi le sterline cedute
a termine nel ‘92 per poi
ricomprarle meno care
Finanziere George Soros con la moglie Tamiko Bolton
la gestione quotidiana di Scott
Bessen, chief investment officer, ma Soros continua a dire la
sua nelle decisioni strategiche.
Il suo fiuto negli affari? Lo stesso finanziere ama raccontare
che quando sbaglia, gli viene
mal di schiena e questo gli
suggerisce quando uscire da
una posizione che sta per rivelarsi perdente ancor prima che
si renda conto razionalmente
delle mutate condizioni.
La sua annata migliore risale
al 2009, quando Soros vide
prima degli altri la fine della
crisi finanziaria globale. Il ritorno del 22% ottenuto l’anno
scorso però non è derivato da
un’unica scommessa vincente,
ma piuttosto dall’insieme delle
diverse strategie applicate dal
fondo. Quantum fa parte dei
20 hedge fund che, dalla loro
La ricerca Upa
creazione, hanno generato il
43% di tutti i soldi incassati dagli investitori in più di 7 mila
fondi.
Nella classifica dei migliori
fondi di tutti i tempi dopo Soros (con 39,6 miliardi raccolti)
e Dalio (39,2 miliardi) figura al
terzo posto John Paulson (25,4
miliardi).
Dall’alto dei suoi miliardi,
anche le pretese dell’ex fidanzata, l’attrice brasiliana Adriana Ferreyr, che ha avuto una
relazione con Soros per 5 anni
fino al 2011, assumono una
prospettiva diversa. Secondo
la documentazione depositata
la scorsa settimana in un tribunale, l’ex fidanzata ha chiesto al magnate un risarcimento
di 50 milioni di dollari per
«stress emozionale inflitto intenzionalmente». La ragione:
Soros, che lo scorso settembre
ha sposato in terze nozze Tamiko Bolton, si sarebbe rimangiato la parola e avrebbe rifiutato di comprarle un appartamento a Manhattan da 1,9 milioni.
Giuliana Ferraino
@16febbraio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
In Portogallo
Una lotteria
contro gli evasori
E Lisbona torna
sui bond «lunghi»
Da aprile un «contribuente onesto»
portoghese potrebbe vedersi assegnata dal
governo un’auto di lusso per aver svolto i
suoi doveri di cittadino. Secondo il
«Financial Times» Lisbona è pronta a
mettere in palio 60 vetture «top di gamma»
all’anno, con lotterie settimanali a cui potrà
partecipare chi presenterà uno scontrinofattura con il proprio codice fiscale, avuto
da locali pubblici come caffetterie,
ristoranti, meccanici, parrucchieri e altre
La storia Nel mondo una presentazione ogni 1,4 secondi
«Internet? No, le vendite a casa»
Utili (all’antica) per Tupperware
MILANO — Il suo successo sa strategia: le venditrici e le di- l’immagine di Tupperware e agmondiale fu in gran parte merito mostrazioni casa per casa. «Ov- giornando la nostra linea di prodi una casalinga della Florida che viamente in questo lasso di tem- dotti». Anche in Italia, mercato
nell’arco di pochi anni si trasfor- po siamo cambiati — puntualiz- strategico per la multinazionale
mò in una venditrice ecceziona- z a R i c k G o i n g s , C e o d i che quest’anno festeggia 50 anni
le, prima donna a finire sulla co- Tupperware —. Prima facevamo di presenza sul territorio. Non è
pertina di Business Week. È nel- solo contenitori, ora le ciotole un caso che Goings abbia prol’America dei primi anni 50 che rappresentano appena un terzo grammato in questi giorni un
Brownie Wise incontra il suo de- della nostra attività. Quel che è roadshow per incontrare tutti i
stino. Lei aveva già avuto qual- certo è che ogni 1,4 secondi c’è venditori da Milano a Catania.
che esperienza di lavoro come una dimostrazione Tupperware L’ultimo trimestre 2013 Tupperappresentante della Stanley Ho- in qualche parte del mondo».
rware ha chiuso il fatturato itame Products. Earl Silas Tupper,
Utensili e prodotti per rendere liano a +12% e a 89,7 milioni di
aveva fondato l’azienda che ave- la vita più facile e veloce in cuci- dollari a livello globale (dai 74,5
va messo sul mercato per la pri- na sono il futuro di Tupperware dello stesso periodo del 2012).
ma volta una ciotola in polietile- e Goings cerca di dimostrarlo al- «Per questo stiamo aumentando
ne. Plastica, più semplicemente. zandosi dalla poltrona rinasci- la forza vendita — aggiunge
Materiale introvabile
Goings — abbiamo
all’epoca sugli scafincrementato la forfali dei supermercati
za lavoro del 30% e
a stelle e strisce e
nel 2013, nonostante
che, a dirla tutta, non
la crisi, siamo crepiacque molto agli
sciuti a doppia ciamericani.
fra».
I primi contenitori
Nessuna intenzioTupperware vennene di aprire negozi.
ro subito ritirati dal
«Le nostre donne e il
mercato. Ma quando
loro passaparola soi due, Wise e Tupper,
no molto meglio di
cominciarono a laqualsiasi punto venvorare insieme, fu
dita — precisa l’amtutta un’altra storia.
ministratore delegaNacquero così gli
to — riescono a ven“home parties”, le Party Dimostrazione Tupperware nell’America degli anni 50 dere 250 dollari di
dimostrazioni Tupprodotti in un’ora e
perware diventate metafore del mentale della sua suite dell’Hotel mezza. Se c’è qualcosa da increconsumismo postbellico e sim- Fours Season nel pieno centro di mentare — aggiunge — è la prebolo dell’evoluzione del ruolo Milano: prende un po’ di prezze- senza». In Italia la multinazionadella donna negli Stati Uniti di molo, un marchingegno che si le conta 57 concessioni autorizEisenhower. Sono passati più di chiama “Turbo chef” e rispolvera zate e 25 mila venditrici. «Eppu60 anni da allora, Wise è morta l’anima da rappresentante di re non abbiamo ancora sfruttato
nel 1992 ma l’azienda di Tupper, quando, da ragazzo, aveva co- appieno le potenzialità di questo
oggi una multinazionale ameri- minciato a lavorare facendo il Paese, nei prossimi anni cerchecana con un fatturato da 2,6 mi- porta porta. «Basta tirare questa remo di penetrare ulteriormente
liardi di dollari e una capitalizza- corda e trita tutto» spiega. nel mercato del centro e sud Itazione da 4,8 è presente in oltre «Quando è nata Apple l’unico lia per poi continuare a crescere
100 paesi nel mondo. E nono- business di Steve Jobs era il Mac, a doppie cifre».
Corinna De Cesare
stante Internet e social media, ora c’è l’Ipad, l’apple tv, itunes,
Facebook e Twitter, manda l’iphone. Stiamo cercando di fare
corinnadecesare
avanti il suo business con la stes- la stessa cosa, modernizzando
© RIPRODUZIONE RISERVATA
imprese del commercio. L’obiettivo è quello
di coinvolgere i cittadini nella lotta
all’evasione fiscale. Il governo punterebbe
ad aumentare di almeno 2 miliardi di euro
le fatture registrate. Intanto, dopo tre anni
sotto la tutela della «troika», Lisbona si
prepara a tornare «a breve» sul mercato del
debito con un’emissione di bond decennali.
Lo ha annunciato un portavoce dell’agenzia
del debito lusitana.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Copie di carta e digitali,
il tempo dedicato
ai quotidiani cresce del 29%
Il tempo dedicato alla lettura del quotidiano negli ultimi anni è
aumentato del 29% considerando il sistema carta più digitale. È
uno dei risultati chiave della ricerca Gfk Eurisko presentata ieri a
Milano da Rcs pubblicità e Manzoni (gruppo L’Espresso). Punto
di partenza de «La nuova era del quotidiano» è stata appunto la
ricerca, illustrata dal ceo di Gfk Eurisko Silvio Siliprandi, condotta
su un panel di 12 mila persone per ciascuna delle quali sono stati
tracciati profilo, consumi ed esposizione ai media. L’indagine ha
richiesto un anno e offre per la prima volta un risultato complessivo non determinato dall’incrocio di statistiche differenti ma
dalla raccolta di informazioni su soggetti unici. E sotto l’aspetto
dell’esposizione ai media l’esito in parte può sorprendere anche
gli addetti ai lavori: negli ultimi anni sono aumentati del 10% i
mezzi di comunicazione e il tempo totale dedicato ai media nella
giornata è diminuito dell’8%, il time budget dedicato alla tv generalista si è ridotto del 15% mentre è cresciuto del 16% quello destinato ai nuovi media. In questo panorama chi prevede da tempo
il tramonto dei quotidiani è smentito dalle cifre perché, grazie al
digitale, il budget di tempo destinato a loro ha fatto un balzo del
29%. Ecco dunque che, di fronte a una platea di esperti, Siliprandi
sottolinea che la frequenza di contatto all’interno della giornata, il
tempo speso nello sfogliare il giornale o nel consultare le pagine
del sito, il valore del contesto sono elementi determinanti per il
successo in comunicazione di un brand. A riprova sono stati
esaminati come stress test nel panel vastissimo considerato,
consumatori di prodotti di igiene e bellezza, energia e auto, grande distribuzione: ebbene il sistema quotidiani raggiunge percentuali nei perimetri che vanno da circa il 60% a oltre il 70%.
Per Raimondo Zanaboni e Massimo Ghedini, che guidano
rispettivamente Rcs pubblicità e Manzoni, la ricerca conferma
che i pilastri su cui si afferma la centralità del quotidiano sono
versatilità, efficacia e valore. Proprio sul ruolo centrale dei quotidiani nel panorama dell’informazione, dalle testate storiche ai
blog e social network, si sono soffermati i direttori di Corriere,
Ferruccio de Bortoli e Repubblica Ezio Mauro. Dopo aver sottolineato con diverse sfumature il ruolo insostituibile dei quotidiani
nell’industria della conoscenza e nella formazione del cittadino
nella democrazia, l’attenzione, sollecitata dall’«intervistatore»
Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente di Upa, si è diretta al recente acquisto da parte di Amazon del Washington post. Secondo
de Bortoli, Amazon «ha riconosciuto che i contenuti nascono nei
grandi giornali dove c’e l’anima di un Paese e dove pulsa la vita».
«I vincitori sono tornati dai vinti riscoprendone il valore», ha
detto Mauro, «è una inversione di tendenza importantissima».
Sergio Bocconi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
30
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
AcomeA SGR - numero di tel. 800.89.39.89
[email protected]
AcomeA America (A1)
07/02 EUR
15,553
15,447
AcomeA America (A2)
07/02 EUR
15,999
15,890
AcomeA Asia Pacifico (A1)
07/02 EUR
4,089
4,016
AcomeA Asia Pacifico (A2)
07/02 EUR
4,192
4,117
Nome
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
Data Valuta
Quota/od.
Quota/pre.
AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS 06/02 EUR
5,175
5,173
UK Equity Fd A
10/02 GBP
3,382
3,374
KIS - Europa P
06/02 EUR
122,640
120,560
PS - Absolute Return A
07/02 EUR
109,860
109,680
AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC 06/02 EUR
5,756
5,757
UK Equity Fd A
10/02 USD
5,482
5,452
KIS - Europa X
06/02 EUR
123,000
120,920
PS - Absolute Return B
07/02 EUR
115,760
115,560
4,048
KIS - Global Bond P
06/02 EUR
100,280
100,120
PS - Algo Flex A
04/02 EUR
107,770
108,620
KIS - Income D
06/02 EUR
104,360
104,380
PS - Algo Flex B
04/02 EUR
102,630
103,420
KIS - Income P
06/02 EUR
107,840
107,860
PS - Best Global Managers A
04/02 EUR
103,440
103,660
KIS - Italia P
06/02 EUR
128,070
126,870
PS - Best Global Managers B
04/02 EUR
106,950
107,150
PS - Best Gl Managers Flex Eq A
07/02 EUR
106,890
106,630
PS - Bond Opportunities A
07/02 EUR
159,740
159,620
PS - Bond Opportunities B
07/02 EUR
119,030
118,940
PS - Dynamic Core Portfolio A
07/02 EUR
97,930
97,830
AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS 06/02 EUR
5,470
5,471
AZ F. Cash 12 Mesi
06/02 EUR
5,332
5,332
AZ F. Cash Overnight
06/02 EUR
5,244
5,244
AZ F. Cat Bond ACC
31/01 EUR
5,293
5,288
AZ F. Cat Bond DIS
31/01 EUR
5,275
5,288
AZ F. CGM Opport Corp Bd
AcomeA Breve Termine (A1)
AcomeA Breve Termine (A2)
07/02 EUR
07/02 EUR
14,395
14,539
07/02 EUR
4,343
4,297
07/02 EUR
4,439
4,392
AcomeA Eurobbligazionario (A1)
07/02 EUR
16,785
16,763
AcomeA Eurobbligazionario (A2)
07/02 EUR
16,959
16,936
AcomeA Europa (A1)
07/02 EUR
12,715
12,617
AcomeA Europa (A2)
07/02 EUR
13,006
12,906
AcomeA Globale (A1)
07/02 EUR
10,840
10,745
07/02 EUR
19,004
18,881
AcomeA Italia (A2)
07/02 EUR
19,459
19,333
AcomeA Liquidità (A1)
07/02 EUR
8,886
8,886
AcomeA Liquidità (A2)
07/02 EUR
8,887
8,887
AcomeA Paesi Emergenti (A1)
07/02 EUR
6,231
6,178
AcomeA Paesi Emergenti (A2)
07/02 EUR
6,387
6,331
AcomeA Patrimonio Aggressivo (A1) 07/02 EUR
3,798
3,786
3,900
3,392
5,564
5,533
UK Equity Fd X
10/02 EUR
4,248
4,243
UK Equity Fd X
10/02 EUR
4,127
4,122
6,064
6,061
AcomeA Performance (A1)
07/02 EUR
20,791
20,795
AcomeA Performance (A2)
07/02 EUR
21,071
21,075
0,507
Asia Balanced A-Dis
UK Equity Fd X
10/02 GBP
3,430
3,422
Asia Consumer Demand A
07/02 USD
12,950
12,770
UK Equity Fd X
10/02 USD
5,664
5,632
Asia Consumer Demand A-Dis
07/02 USD
12,630
12,450
Asia Infrastructure A
07/02 USD
12,960
12,830
12,240
12,120
5,428
AZ F. Commodity Trading
06/02 EUR
4,175
4,170
Asia Infrastructure A-Dis
07/02 USD
AZ F. Conservative
06/02 EUR
6,334
6,334
Asian Bond A-Dis M
07/02 USD
9,922
9,912
AZ F. Core Brands
06/02 EUR
5,516
5,489
Balanced-Risk Allocation A
07/02 EUR
14,340
14,310
AZ F. Corporate Premium ACC
06/02 EUR
5,548
5,551
Em. Loc. Cur. Debt A
07/02 USD
14,108
14,089
Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M
07/02 USD
9,114
9,101
Em. Mkt Corp Bd A
07/02 USD
11,673
11,644
AZ F. Corporate Premium DIS
06/02 EUR
5,326
5,329
AZ F. Dividend Premium ACC
06/02 EUR
5,422
5,387
06/02 EUR
4,845
4,814
Bluesky Global Strategy A
06/02 USD
06/02 EUR
Bond Euro A
1472,353
1233,526
1468,875
1233,796
5,461
5,456
Bond Euro B
06/02 EUR
1193,576
1193,849
Euro Corp. Bond A-Dis M
07/02 EUR
12,399
12,388
AZ F. Emer. Mkt Europe
06/02 EUR
3,196
3,154
Bond Risk A
06/02 EUR
1404,456
1403,403
Euro Short Term Bond A
07/02 EUR
10,834
10,828
AZ F. Emer. Mkt Lat. Am.
06/02 EUR
4,493
4,429
Bond Risk B
06/02 EUR
1346,874
1345,881
European Bond A-Dis
07/02 EUR
5,504
5,505
AZ F. European Dynamic
06/02 EUR
5,168
5,140
CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. A
06/02 EUR
1595,013
1591,341
Glob. Bond A-Dis
07/02 USD
5,725
5,722
AZ F. European Trend
06/02 EUR
3,161
3,111
CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B
06/02 EUR
1536,927
1533,406
Glob. Equity Income A
07/02 USD
57,800
57,160
AZ F. Formula 1 Absolute
06/02 EUR
5,223
5,162
CompAM Fund - SB Bond B
05/02 EUR
1058,751
1058,364
Glob. Equity Income A-Dis
07/02 USD
14,570
14,410
CompAM Fund - SB Equity B
05/02 EUR
1059,650
1060,675
CompAM Fund - SB Flexible B
05/02 EUR
990,841
992,993
31/01 EUR
31/01 EUR
5,567
5,524
5,562
5,532
AZ F. Formula Target 2014
06/02 EUR
4,686
4,673
AZ F. Formula Target 2015 ACC
06/02 EUR
5,923
5,906
AZ F. Formula Target 2015 DIS
06/02 EUR
5,487
5,471
AZ F. Formula 1 Conserv.
06/02 EUR
4,908
4,899
06/02 EUR
European Equity A
06/02 EUR
European Equity B
AZ F. Global Curr&Rates ACC
06/02 EUR
4,318
4,317
AZ F. Global Curr&Rates DIS
06/02 EUR
4,106
4,105
31/01 EUR
4,938
4,915
AZ F. Global Sukuk DIS
31/01 EUR
4,938
4,915
AZ F. Hybrid Bonds ACC
06/02 EUR
5,133
5,120
AZ F. Hybrid Bonds DIS
06/02 EUR
5,074
5,061
AZ F. Income ACC
06/02 EUR
6,199
6,203
AZ F. Income DIS
06/02 EUR
5,761
5,765
105,558
83,120
AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC 06/02 EUR
4,502
4,500
Sol Invictus Absolute Return
23/01 EUR
107,520
107,493
AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS 06/02 EUR
4,258
4,256
06/02 EUR
5,417
5,408
AZ F. Institutional Target
AZ F. Italian Trend
AZ F. Lira Plus ACC
AZ F. Lira Plus DIS
06/02 EUR
06/02 EUR
06/02 EUR
3,429
4,721
4,721
3,357
1376,278
1304,770
05/02 EUR
Multiman. Bal. A
83,230
114,367
AZ F. Macro Dynamic
06/02 EUR
6,990
6,912
Azimut Formula 1 Conserv
06/02 EUR
6,843
6,833
Azimut Formula Target 2013
06/02 EUR
6,877
6,866
Azimut Formula Target 2014
06/02 EUR
6,655
6,638
Azimut Garanzia
06/02 EUR
12,889
12,890
Azimut Prev. Com. Crescita
31/01 EUR
10,755
10,841
Azimut Prev. Com. Crescita Cl. C
31/01 EUR
10,760
10,844
31/01 EUR
11,905
11,912
Azimut Prev. Com. Equilibrato Cl. C 31/01 EUR
11,907
11,910
Azimut Prev. Com. Garantito
31/01 EUR
10,747
10,692
Azimut Prev. Com. Protetto
31/01 EUR
11,777
11,822
Azimut Prev. Com. Equilibrato
Azimut Prev. Com. Protetto Cl. C
31/01 EUR
11,782
11,825
Azimut Prev. Com. Obbli.
31/01 EUR
10,071
10,007
Azimut Prev. Com. Obbli. Cl. C
31/01 EUR
10,071
10,007
Azimut Reddito Euro
06/02 EUR
17,233
17,249
Azimut Reddito Usa
06/02 EUR
6,049
6,084
Azimut Scudo
06/02 EUR
8,521
8,534
Azimut Solidity
06/02 EUR
8,633
8,635
Azimut Strategic Trend
06/02 EUR
6,084
6,069
Azimut Trend America
06/02 EUR
11,960
11,880
Azimut Trend Europa
06/02 EUR
12,716
12,507
Azimut Trend Italia
06/02 EUR
17,203
16,823
Azimut Trend Pacifico
06/02 EUR
6,580
6,609
Azimut Trend Tassi
06/02 EUR
10,058
Azimut Trend
06/02 EUR
26,119
06/02 EUR
5,909
06/02 EUR
5,087
5,060
06/02 EUR
3,914
3,935
06/02 EUR
6,211
6,205
AZ F. Qbond
06/02 EUR
5,054
5,818
5,043
AZ F. Qinternational
06/02 EUR
4,973
4,960
AZ F. QProtection
06/02 EUR
5,121
5,098
AZ F. Qtrend
06/02 EUR
4,752
4,696
AZ F. Renminbi Opport
06/02 EUR
5,415
5,414
AZ F. Reserve Short Term
06/02 EUR
6,295
6,295
AZ F. Short Term Gl High Yield ACC 06/02 EUR
5,033
5,031
AZ F. Short Term Gl High Yield DIS 06/02 EUR
5,005
5,003
AZ F. Solidity ACC
06/02 EUR
5,868
5,872
AZ F. Solidity DIS
06/02 EUR
5,528
5,531
AZ F. Strategic Trend
06/02 EUR
5,593
5,578
AZ F. Top Rating ACC
06/02 EUR
4,986
4,981
AZ F. Top Rating DIS
06/02 EUR
4,986
4,981
AZ F. Trend
AZ F. US Income
Abs. UK Dynamic Fd P1
06/02 EUR
114,250
05/02 EUR
113,896
113,780
Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A
05/02 EUR
71,195
72,134
Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M
05/02 EUR
74,059
75,034
Multiman.Target Alpha A
05/02 EUR
104,680
104,933
06/02 EUR
10/02 GBP
5,497
1,545
Agriculture Euro R1C A
06/02 EUR
59,980
60,500
Comm Euro R1C A
07/02 EUR
105,230
104,460
Comm Harvest R3C E
07/02 EUR
75,650
75,590
Currency Returns Plus R1C
07/02 EUR
930,410
930,420
Dyn Aktien Pl R1C A
07/02 EUR
110,410
109,450
Croci Euro R1C B
07/02 EUR
113,510
112,840
Croci Japan R1C B
07/02 JPY
8093,990
7889,540
Croci US R1C B
07/02 USD
153,820
151,930
Dyn. Bd Stabilität Plus R1C A
07/02 EUR
95,510
95,280
Dyn. Cash R1C A
06/02 EUR
101,560
101,560
Paulson Global R1C E
31/01 EUR
6215,190
6225,180
Sovereign Plus R1C A
07/02 EUR
105,500
105,150
Systematic Alpha R1C A
05/02 EUR
9814,290
9998,370
Fondi Index Linked
05/02
Social Responsability
99,440 EUR
A S&P
116,510
116,150
PS - Equilibrium A
04/02 EUR
99,670
99,450
06/02 EUR
121,600
120,550
PS - Fixed Inc Absolute Return A
07/02 EUR
97,950
97,970
KIS - Selection P
06/02 EUR
123,300
122,240
PS - Inter. Equity Quant A
07/02 EUR
105,920
105,000
KIS - Selection X
06/02 EUR
123,050
122,140
PS - Inter. Equity Quant B
07/02 EUR
107,950
107,000
KIS - Sm. Cap D
06/02 EUR
95,860
95,000
PS - Liquidity A
07/02 EUR
124,110
124,110
KIS - Sm. Cap P
06/02 EUR
100,550
99,640
PS - Opportunistic Growth A
07/02 EUR
94,720
94,670
KIS - Target 2014 X
06/02 EUR
102,150
102,150
PS - Opportunistic Growth B
07/02 EUR
99,610
99,560
PS - Podium Flex A
07/02 EUR
84,300
84,330
PS - Podium Flex C
07/02 USD
83,200
83,220
PS - Prestige A
04/02 EUR
99,870
100,370
PS - Quintessenza A
04/02 EUR
101,510
101,670
PS - Quintessenza B
04/02 EUR
104,470
104,630
PS - Target A
04/02 EUR
110,120
110,190
PS - Target B
04/02 EUR
110,040
110,100
PS - Titan Aggressive A
04/02 EUR
103,550
103,600
PS - Total Return A
07/02 EUR
101,860
101,890
PS - Total Return B
07/02 EUR
95,160
95,180
PS - Valeur Income A
07/02 EUR
109,110
109,130
PS - Value A
04/02 EUR
101,560
102,210
PS - Value B
04/02 EUR
103,640
104,310
ASIAN OPP CAP RET EUR
07/02 EUR
11,785
11,588
FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR
07/02 EUR
106,888
106,842
FLEX STRATEGY RET EUR
07/02 EUR
91,360
91,386
HIGH GROWTH CAP RET EUR
07/02 EUR
112,518
111,699
ITALY CAP RET A EUR
07/02 EUR
24,631
24,558
SHORT DURATION CAP RET EUR
07/02 EUR
913,621
913,176
07/02 USD
39,160
38,800
07/02 EUR
12,609
12,595
Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis
07/02 EUR
11,595
11,582
Greater China Eq. A
07/02 USD
42,470
41,960
India Equity E
07/02 EUR
24,640
24,590
Japanese Eq. Advantage A
07/02 JPY
2936,000
2886,000
Pan European Eq. A
07/02 EUR
17,260
17,160
Pan European Eq. A-Dis
07/02 EUR
15,640
15,550
Pan European Eq. Inc. A-Dis
07/02 EUR
11,320
11,190
Orazio Conservative A
07/02 EUR
Pan European High Inc A
07/02 EUR
18,160
18,100
Sparta Agressive A
07/02 EUR
Pan European High Inc A-Dis
07/02 EUR
13,280
13,230
WM Biotech A
07/02 EUR
152,510
148,820
Pan European Struct. Eq. A
07/02 EUR
13,540
13,460
WM Biotech I
07/02 EUR
1548,930
1511,440
Pan European Struct. Eq. A-Dis
07/02 EUR
13,020
12,950
Renminbi Fix. Inc. A
07/02 USD
10,808
10,814
Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis
07/02 EUR
9,873
9,916
US Equity A EH
07/02 EUR
13,230
13,090
US High Yield Bond A
07/02 USD
11,505
11,483
US High Yield Bond A-Dis M
07/02 USD
10,571
10,551
US Value Equity A
07/02 USD
29,480
29,060
US Value Equity A-Dis
07/02 USD
28,190
27,790
www.multistarssicav.com [email protected]
T. +41 (0)91 640 37 80
99,480
99,180
99,880
99,230
Per ulteriori informazioni, visitate il sito
www.invescopowershares.net
Dynamic US Market
07/02 EUR
9,325
9,223
EQQQ
07/02 EUR
64,251
63,179
EuroMTS Cash 3 Months
07/02 EUR
103,488
103,486
FTSE RAFI Asia Pacific Ex-Jap
07/02 EUR
5,373
5,345
FTSE RAFI Dev. 1000 Fund
07/02 EUR
11,158
11,046
FTSE RAFI Dev. Europe Mid-Sm
07/02 EUR
11,759
11,682
FTSE RAFI Emerging Mkts
07/02 EUR
5,640
5,612
FTSE RAFI Europe
07/02 EUR
8,470
8,405
FTSE RAFI Hong Kong China
07/02 EUR
14,135
14,055
FTSE RAFI Italy 30
07/02 EUR
4,933
4,867
www.newmillenniumsicav.com
Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475
Europ. Equ. (ex UK) Fd X
10/02 EUR
3,172
3,167
5,412
Europ. Equ. (ex UK) Fd X H
10/02 GBP
2,781
2,776
4,680
Pan Europe Fd A
10/02 EUR
3,544
3,526
AZ F. Alpha Man. Them.
06/02 EUR
3,438
3,422
Pan Europe Fd A
10/02 GBP
2,968
2,950
AZ F. American Trend
06/02 EUR
3,042
3,020
Pan Europe Fd A
10/02 USD
4,812
4,767
AZ F. Asset Plus
06/02 EUR
5,468
5,468
Pan Europe Fd B
10/02 EUR
3,522
3,505
AZ F. Asset Power
06/02 EUR
5,275
5,269
Pan Europe Fd B
10/02 USD
4,778
4,733
AZ F. Asset Timing
06/02 EUR
5,012
5,010
Pan Europe Fd X
10/02 EUR
3,810
3,791
AZ F. Best Bond
06/02 EUR
5,325
5,331
Pan Europe Fd X
10/02 EUR
3,518
3,501
1,228
AZ F. Bond Target 2015 ACC
06/02 EUR
5,885
5,880
Strategic Debt Fd A H
10/02 USD
1,739
1,737
AZ F. Bond Target 2015 DIS
06/02 EUR
5,448
5,444
Strategic Debt Fd X
10/02 GBP
1,064
1,063
AZ F. Bond Target 2016 ACC
06/02 EUR
5,271
5,254
Strategic Debt Fd X H
10/02 EUR
1,290
AZ F. Bond Target 2016 DIS
06/02 EUR
5,022
5,007
Strategic Debt Fd X H
10/02 USD
1,770
105,350
105,380
103,230
07/02 EUR
143,460
143,540
Strategic Trend Retail C
07/02 EUR
101,170
101,260
NM Balanced World Cons A
07/02 EUR
129,890
129,470
NM Euro Bonds Short Term A
07/02 EUR
137,110
137,010
NM Euro Equities A
07/02 EUR
NM Global Equities EUR hdg A
44,970
44,560
07/02 EUR
68,500
67,770
NM Inflation Linked Bond Europe A 07/02 EUR
103,510
103,410
NM Italian Diversified Bond A
07/02 EUR
108,800
108,700
NM Italian Diversified Bond I
07/02 EUR
110,900
110,800
Fondo Donatello-Michelangelo Due 30/06 EUR
52927,939
52659,382
NM Large Europe Corp A
07/02 EUR
133,210
133,000
Fondo Donatello-Tulipano
30/06 EUR
47475,755
48904,331
NM Market Timing A
07/02 EUR
102,590
102,180
Fondo Donatello-Margherita
30/06 EUR
27116,197
26640,389
NM Market Timing I
07/02 EUR
103,090
102,670
Fondo Donatello-David
30/06 EUR
57863,932
57813,049
NM Q7 Active Eq. Int. A
07/02 EUR
60,540
60,070
Fondo Tiziano Comparto Venere
30/06 EUR 477314,036
NM Q7 Globalflex A
07/02 EUR
105,110
105,170
Caravaggio di Sorgente SGR
30/06 EUR
NM Total Return Flexible A
07/02 EUR
120,320
120,040
NM VolActive A
07/02 EUR
98,840
99,030
NM VolActive I
07/02 EUR
99,070
99,260
6,056 EUR
Global Clean Energy
07/02 EUR
4,378
4,320
AUGUSTUM G.A.M.E.S. A
07/02 EUR
107,720
106,700
Quality
05/02
6,708 EUR
Global Listed Private Eq.
07/02 EUR
7,684
7,627
AUGUSTUM G.A.M.E.S. I
07/02 EUR
142,940
141,580
MENA NASDAQ OMX
07/02 EUR
10,283
10,295
NASDAQ OMX Global Water
07/02 EUR
8,854
8,753
ABS- I
31/12 EUR
14057,114
14057,114
ABSOLUTE RETURN EUROPA
31/01 EUR
4966,627
4982,746
Numero verde 800 124811
[email protected]
Nextam Bilanciato
Tel: 02 77718.1
www.kairospartners.com
30/09 EUR
PRINCIPAL FINANCE 1
59550,161
www.sorgentegroup.com
2506,583
2547,337
07/02 EUR
46,990
46,560
07/02 EUR
59,800
59,610
Cedola Arancio
07/02 EUR
57,020
56,890
Borsa Protetta Agosto
05/02 EUR
61,220
61,370
Borsa Protetta Febbraio
05/02 EUR
60,260
59,790
Borsa Protetta Maggio
05/02 EUR
62,400
62,460
Borsa Protetta Novembre
05/02 EUR
59,400
59,620
Inflazione Più Arancio
07/02 EUR
55,110
55,010
1,289
Mattone Arancio
07/02 EUR
41,960
41,450
1,769
Profilo Dinamico Arancio
07/02 EUR
61,740
61,240
92,110
91,470
07/02 USD
129,270
128,360
Emerg Mkts Equity
07/02 USD
426,870
424,240
Emerg Mkts Equity Hdg
07/02 EUR
417,190
414,630
European Equity
07/02 EUR
280,450
278,770
European Equity B
07/02 USD
346,650
344,570
Greater China Equity B
07/02 EUR
111,380
109,210
Greater China Equity B
07/02 GBP
100,440
98,470
Greater China Equity B
07/02 SGD
103,670
101,650
Greater China Equity B
07/02 USD
158,530
155,440
68,520
07/02 EUR
7,182
7,161
BInver International A
07/02 EUR
6,206
6,193
Growth Opportunities
07/02 USD
69,480
Kairos Multi-Str. B
31/12 EUR 561570,953 555514,933
Cap. Int. Abs. Inc. Grower D
07/02 EUR
5,281
5,239
Growth Opportunities Hdg
07/02 EUR
76,170
75,120
Kairos Multi-Str. I
31/12 EUR 576858,129 570128,125
CITIC Securities China Fd A
07/02 EUR
5,027
4,962
Japanese Equity
07/02 JPY
128,950
125,880
Kairos Multi-Str. P
31/12 EUR 527974,042 522536,062
Fidela A
07/02 EUR
5,351
5,342
Japanese Equity B
03/12 SGD
0,000
116,290
Kairos Income
07/02 EUR
Income A
07/02 EUR
5,578
5,570
Japanese Equity B
07/02 USD
127,960
124,930
International Equity A
07/02 EUR
6,745
6,685
Japanese Equity Hdg
07/02 EUR
167,850
163,880
Italian Selection A
07/02 EUR
6,671
6,641
Swiss Equity
07/02 CHF
128,850
127,910
Liquidity A
07/02 EUR
5,339
5,339
Swiss Equity Hdg
07/02 EUR
97,790
97,080
Multimanager American Eq.A
07/02 EUR
4,602
4,558
US Equity
07/02 USD
162,000
160,320
Multimanager Asia Pacific Eq.A
07/02 EUR
4,187
4,160
US Equity Hdg
07/02 EUR
178,410
176,570
07/02 EUR
6,802
6,801
10,375
10,348
KIS - America A-USD
06/02 USD
262,260
259,670
KIS - America P
06/02 EUR
184,430
182,600
KIS - America X
06/02 EUR
185,290
183,450
KIS - Bond A-USD
06/02 USD
167,720
167,780
KIS - Bond D
06/02 EUR
120,300
120,360
KIS - Bond P
06/02 EUR
124,150
124,210
KIS - Bond Plus A Dist
06/02 EUR
124,660
124,630
Kairos Small Cap
Convertibile Arancio
6,543
07/02 EUR
Asian Equity B
Nextam Obblig. Misto
KAIROS INTERNATIONAL SICAV
Dividendo Arancio
6,561
Asian Equity B
31/12 EUR 857158,267 847479,331
60088,629
Tel: 848 58 58 20
Sito web: www.ingdirect.it
07/02 EUR
Multimanager Emerg.Mkts Eq.A
07/02 EUR
3,973
3,950
Multimanager European Eq.A
07/02 EUR
4,427
4,376
Strategic A
07/02 EUR
4,999
4,980
Usa Value Fund A
07/02 EUR
5,840
5,811
Ver Capital Credit Fd A
07/02 EUR
5,412
5,401
KIS - Bond Plus D
06/02 EUR
126,680
126,650
KIS - Bond Plus P
06/02 EUR
128,430
128,400
KIS - Dynamic A-USD
06/02 USD
172,040
172,320
8a+ Eiger
07/02 EUR
5,889
5,845
KIS - Dynamic D
06/02 EUR
119,900
120,100
8a+ Gran Paradiso
07/02 EUR
5,300
5,308
KIS - Dynamic P
06/02 EUR
122,050
122,250
8a+ Latemar
07/02 EUR
5,843
5,824
8a+ Matterhorn
31/01 EUR 772005,945 783865,750
Tel 0332 251411
www.ottoapiu.it
Tel: 0041916403780
www.pharusfunds.com [email protected]
AZ F. Bond Target 2017 Eq Op ACC 06/02 EUR
5,036
5,024
UK Abs. Target Fd P1
10/02 GBP
1,226
1,231
Profilo Equilibrato Arancio
07/02 EUR
59,950
59,630
KIS - Emerging Mkts A
06/02 EUR
119,010
118,310
06/02 EUR
5,036
5,024
UK Abs Target Fd P2
10/02 EUR
1,172
1,177
Profilo Moderato Arancio
07/02 EUR
56,890
56,810
KIS - Emerging Mkts D
06/02 EUR
117,830
117,140
PS - 3P Cosmic A
07/02 EUR
79,950
79,670
AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC 06/02 EUR
5,540
5,537
UK Abs Target Fd P2
10/02 GBP
1,254
1,260
Top Italia Arancio
07/02 EUR
46,750
46,310
KIS - Europa D
06/02 EUR
120,850
118,810
PS - 3P Cosmic C
07/02 CHF
79,600
79,220
AZ F. Bond Target 2017 Eq Op DIS
07/02 USD
NM Augustum High Qual Bd A
05/02
2,898
1,044
105,230
Strategic Bond Retail C hdg
103,140
Progress
31/12 EUR 602512,491 601260,400
4,698
105,200
www.vitruviussicav.com
31/12 EUR 696998,377 694086,829
5,413
07/02 EUR
07/02 EUR
106,120
EQUITY- I
06/02 EUR
106,690
Strategic Bond Retail C
Strategic Trend Inst. C
106,690
BOND-B
06/02 EUR
106,510
106,670
183,430
07/02 EUR
3,139
AZ F. Alpha Man. Equity
106,480
07/02 USD
183,550
AUGUSTUM EQUITY EUROPE I
2,609
AZ F. Alpha Man. Credit
07/02 EUR
Strategic Bond Inst. C hdg
07/02 EUR
8,390
3,145
3,158
Strategic Bond Inst. C
NM Augustum Corp Bd A
9,676
2,616
1,229
06/02 EUR
KIS - Selection D
8,466
10/02 EUR
10/02 EUR
KIS - Multi-Str. UCITS X
07/02 EUR
10/02 GBP
Strategic Debt Fd A H
130,150
Global Agriculture NASDAQ OMX
Europ. Equ. (ex UK) Fd A
4,930
130,380
4,881 EUR
Europ. Equ. (ex UK) Fd A
5,171
4,949
04/02 EUR
05/02
25,952
5,225
06/02 EUR
PS - EOS A
Maximum
31/12 EUR 696998,377 694086,829
5,168
AZ F. Best Equity
115,490
9,717
BOND-A
1,045
115,850
9,775
1,773
10/02 GBP
06/02 EUR
9,815
1,769
Strategic Debt Fd A
KIS - Multi-Str. UCITS P
07/02 EUR
10/02 EUR
5,076
112,840
07/02 EUR
Abs. UK Dynamic Fd P2 H
5,273
5,079
113,180
FTSE RAFI US 1000
10,059
06/02 EUR
06/02 EUR
06/02 EUR
1,548
06/02 EUR
AZ F. Best Cedola DIS
KIS - Multi-Str. UCITS D
FTSE RAFI Switzerland
1,580
2,916
153,460
5,218 EUR
1,703
10/02 GBP
153,930
10,560 EUR
1,577
Pan Europe Fd X
06/02 USD
05/02
1,700
5,557
KIS - Multi-Str. UCITS A USD
5,526
AZ F. Active Strategy
5,561
126,480
5,705
AZ F. Active Selection
06/02 EUR
128,420
Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A
Kairos Multi-Str. A
AZ F. Best Cedola ACC
06/02 EUR
05/02
10/02 GBP
3,164
KIS - Key X
Global Equity
10/02 EUR
10/02 EUR
126,060
Flex Equity 100
Abs. UK Dynamic Fd P2
Europ. Equ. (ex UK) Fd B
127,990
www.pegasocapitalsicav.com
Abs. UK Dynamic Fd P1 H
AZ FUND MANAGEMENT SA - tel.00352 2663811
06/02 EUR
DB Platinum
Fondi Unit Linked
5,740
KIS - Key
Glob. Structured Equity A-Dis
5,895
AZ F. Patriot ACC
5,823
11,033
4,686
AZ F. Pacific Trend
06/02 EUR
11,040
Nome
125,870
1289,627
Multiman. Bal. M
4,686
AZ F. Opportunities
AZ F. Patriot DIS
Glob. Inv. Grade.Corp. Bond A-Dis M 07/02 USD
1360,287
DB Platinum IV
Azimut Formula 1 Absolute
16,193
06/02 EUR
104,980
26,224
16,206
AZ F. Emer. Mkt Asia
22/01 EUR
26,355
07/02 EUR
Euro Corp. Bond A
126,820
14,940
0,509
5,430
28/01 EUR
06/02 EUR
14,990
10/02 GBP
06/02 EUR
Invictus Macro Fd
Azimut Dinamico
07/02 USD
06/02 EUR
22,630
AZ F. CGM Opport Gov Bd
Invictus Global Bond Fd
AZIMUT CAPITAL MANAGEMENT SGR - tel.02.88981
22,700
6,008
AZ F. Global Sukuk ACC
www.azimut.it - [email protected]
07/02 USD
Asia Balanced A
UK Equity Fd X
Num tel: 178 311 01 00
www.compamfund.com - [email protected]
Nome
KIS - Italia X
6,528
5,938
AcomeA Patrimonio Prudente (A2) 07/02 EUR
Invesco Funds
6,046
5,114
5,940
La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia
è disponibile sul sito www.invesco.it
6,590
5,023
5,122
Quota/pre.
06/02 EUR
3,888
5,031
AcomeA Patrimonio Prudente (A1) 07/02 EUR
10/02 USD
UK Equity Fd B
Quota/od.
06/02 EUR
AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS
AcomeA Patrimonio Dinamico (A2) 07/02 EUR
3,399
Data Valuta
AZ F. CGM Opport Global
AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC
AcomeA Patrimonio Dinamico (A1) 07/02 EUR
10/02 GBP
UK Equity Fd B
11,116
AcomeA Italia (A1)
AcomeA Patrimonia Aggressivo (A2) 07/02 EUR
4,052
Nome
AZ F. CGM Opport European
AZ F. Dividend Premium DIS
11,215
5,912
10/02 EUR
UK Equity Fd B
14,525
AcomeA ETF Attivo (A2)
07/02 EUR
5,913
14,381
AcomeA ETF Attivo (A1)
AcomeA Globale (A2)
06/02 EUR
Nome
Legenda: Quota/pre. = Quota precedente;
Quota/od. = Quota odierna
1335B2B
Economia/Mercati Finanziari 31
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
Sussurri & Grida
Piazza Affari
INDICI PIATTI, CORRE BUZZI
FRENA MEDIOLANUM
L’altro sorpasso di Google, ora vale più di Exxon
di GIACOMO FERRARI
Seduta incolore per le Borse
europee, con gli indici sempre a
cavallo della parità, in assenza di
dati macro significativi e in
attesa delle audizioni al
Parlamento Usa della nuova
presidente Fed Janet Yellen (la
prima, alla Camera, è prevista per questa sera).
Scambi ridotti e variazioni minime anche a Piazza
Affari, dove l’indice Ftse-Mib ha chiuso in
leggerissimo calo (- 0,05%). Tra i titoli che
appartengono al paniere delle blue-chips BuzziUnicem (+4,05%) ha replicato la performance di
venerdì seguita alla pubblicazione dei dati
preliminari del 2013 e confortata ieri dai giudizi
positivi degli analisti di Mediobanca e KeplerCheuvreux. Significativo anche il recupero di
Ferragamo (+2,52%), mentre il comparto bancario è
rimasto indifferente sia al calo dello spread Bund-Btp
(200 punti base in chiusura) sia al via libera del
governatore Visco alla bad bank di sistema. Ha
brillato Monte Paschi (+2,27%) sulle voci di trattative
per il passaggio di quote azionarie dalla Fondazione a
fondi esteri. Giù infine Mediolanum (-3,46%) dopo il
balzo di venerdì, seguita da Telecom Italia (-1,91%).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
œÀÃ> Ì>ˆ>˜>
œ“i /ˆÌœœ
/i°
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Tanto vale vendere subito ed evitare così che l’azienda
sia spremuta dall’affittuario e poi abbandonata al suo
destino allo scadere dell’affitto». Certo, ogni mese che
passa è troppo per la Franco Tosi. In questi giorni si sta
chiudendo l’istruttoria presso la Commissione europea
che dovrebbe autorizzare il ministero del Tesoro a fare
da garante e a consentire così all’azienda di continuare a
lavorare. Intanto, due delle quattro aziende che avevano
manifestato interesse per la Franco Tosi – l’indiana Patel
e la ligure Termomeccanica – si sono dette pronte a
prendere subito in mano le sorti dell’impresa. Il tutto
dopo un incontro, giovedì scorso, al ministero dello
Sviluppo. Ieri la smentita di Giampietro Castano, responsabile dell’unità gestione vertenze del Mef: nessun
avvallo dal ministero a un cambio di rotta rispetto alla
vendita. E anche il commissario Lolli chiarisce: «Se Patel e Termomeccanica vogliono unire gli sforzi, saremo
felici di ricevere la loro proposta di acquisto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Franco Tosi: il rilancio appeso a un filo
(ri. que.) Franco Tosi meccanica: il rilancio dello storico marchio di Legnano (Milano) rischia di arrenarsi.
In un pantano di incomprensioni che coinvolge anche il
ministero dello Sviluppo. Il commissario Andrea Lolli
ha depositato il 24 gennaio scorso il suo programma di
cessione dell’azienda al ministero. Il ragionamento di
Lolli era il seguente: «Inutile passare da una fase di affitto, tanto i tempi per l’assegnazione sarebbero gli stessi.
Nestlé vende? L’Oréal vola in Borsa
(giu.fer.) In aprile Nestlé sarà libera di vendere la sua
partecipazione del 29,5% nel capitale dell’Oréal, un’intenzione che il management svizzero avrebbe anticipato al gruppo francese, e il gruppo leader mondiale della
bellezza sarebbe pronto a ricomprarne almeno una
quota. E’ bastata questa indiscrezione, rilanciata dall’agenzia Bloomberg. per far volare L’Oréal in Borsa a
‡Ó]£Î ³ä]{{ £]££È
³ä]ÎÈ
p ä]Çn{
³Ó]È£ ³Ó]äx Ç]™™x
‡£]n{ ³{]Ó£ £™]Ènä
‡ä]ÈÎ ³{]xÈ ä]Ç{™
³£]xÎ ³£{]£ä £]äxä
‡Ó]Ón ³££]££ ™]x™x
³Ó]È{ ³Ç]ää ä]ä{ä
³£Ó]xä ‡Îx]Ç£ ä]ää£
³ä]ÎÓ ‡Ó]nn ä]Çä£
p
p
p
p
p
p
³Î]™£ ³£]Ç{ Î]ÓÎ{
‡£]ÈÇ ³È]Èx ä]{™ä
³ä]™x ³Î]™Î Î]™™È
³ä]£n ³n]™È Ç]Çxx
p
p
p
p ³Ç]ÓÇ ä]ääx
‡ä]Îä ³£ä]£È £]Çn£
³ä]xÎ ‡£Î]äx È]ÈÎä
³ä]£Ç ³È]ÈÈ £È]Σä
³ä]n™ ³££]Èä È]£Óä
³ä]ÈÎ ‡Ó]ä™ £ä]Çää
³ä]În ³£]ÓÇ £x]äää
‡ä]xÓ ³£{]™Î £™]nÓä
³£]Ι ³ÓÎ]ÓÇ È]Îää
‡Ó]xÓ ³Î]Èä Ó£]ÎÎä
³ä]{ä ‡Ó]nÓ ££]xÇä
‡£]äÇ ³£]Ι È]xää
‡£]™™ ³£]Ι {]äÓn
³ä]ÈÎ ‡È]nÇ £]£nx
p
p
p
³ä]™£ ‡{]Çx Ó]£Óä
³£{]nä³Ó{n]ÇÓ ä]nÓÎ
³£]xÎ ³£x]£x ££x]{ää
‡ä]ÎÇ ‡£ä]ș ä]Ιä
³ä]x{ ‡£]nx £]äÎÇ
‡ä]nÇ ³£Î]xä ä]ΣÇ
³ä]äÈ ³££]£n Î]££Ó
³Ó]xÇ ³ÎÇ]£È ä]x£ä
‡ä]Çä ³£]än ä]{Îä
p
p
p
³Ç]Çn ³xÇ]äÈ ä]£™™
‡£]££ ³£Î]È{ Ó]£™{
‡Ó]xÓ ³È]£n Ó]äÎn
‡ä]În ³ä]{Ç È]Ó{x
‡ä]ÈÎ ‡Î]Ι ™]xÎä
³£]™È ³£Î]Îx ä]Óx™
‡£]äÇ ³ä]Îx ä]{£x
‡£]£x ³£Ó]n{ ä]{™ä
³£x]È£ ³£È]nÈ £]{n™
³È]™È ³™™]{Ó ä]ÓÓ{
³ä]äÇ ³{ä]ÈÈ ä]{™x
³{]Èx ³n]äÎ x]£Îä
‡ä]™Î ³{]£Ç ä]ÎǙ
p
p
p
³ä]Ó{ ³££]nÈ Ó]nÇä
‡ä]™Ó ³™]ÓÓ Î{]ÇÓä
p ‡Ó]Ι ä]n{Î
³ä]ÈÎ ³ä]£ä ä]™x{
³ä]{È ‡Ó]{Ç £n]nnä
³ä]{x ³{£]ÈÇ ä]äÇÈ
³ä]™È ‡Óä]ÓÎ £™]£ää
³{]äx ³££]nÓ £Ó]™{ä
³Î]ÎÓ ³Ó]xÓ È]ÇÎä
³ä]nÎ ³{]än {]x™ä
p ³£n]Σ x]n™ä
³ä]™£ ³™]£Ç £]{ә
³{]{n ³£™]{™ £]™™x
³ä]Óx ³£Ó]ÈÇ £]äxä
‡ä]xä ‡£]{n x]n{x
‡Î]äx ³Ç]nÈ ä]äxx
³ä]ÓÈ ‡Ó]™x Ó]™ÓÈ
‡ä]x™ ‡{]™n £n]£™ä
p
p
p
³È]££ ³Ç{]nÎ £]ÎÎÇ
³ä]ÇÎ ³ä]Ón n]Èää
³{]nÇ ³£Ç]{È {]£ÈÓ
³£]È{ ³È]ÓÎ £]Ç{x
³Ó]xä ³£™]xä ä]£n{
³£]äÇ ³Ç]ÓÇ ä]ä{{
‡ä]£x ³x]ÇÇ ä]ÓxÓ
³£]Îx ³™]{Ó ä]Îää
‡ä]xÈ ‡Ç]£n £]äÎÓ
‡Ó]ș ³£ä]ä™ ä]ÓäÇ
‡£]äÎ ‡È]££ Ç]xÇä
p ³Ó{]ÓÓ ä]xÈä
£]ÓÓä £x{]n
ä]nxä ÓÈ££]x
n]xxx £ÇÇÇ]È
ÓÎ]ä™ä
nÇ]Î
ä]näÈ
Ón]È
£]Óän
™£]x
££]{xä
™È]Î
ä]ä{È
{Î]Ó
ä]ääÓ
p
ä]™äÈ
nÎ]ä
p
p
p
p
Î]{xÈ £{Î]Ç
ä]xÈÓ
{™]È
{]Ónä ™{n]™
n]xÓä £xÓä]{
p
p
ä]ääÇ
£ä]x
Ó]äÎÓ {È£]Î
Ç]ÈÈx Èxn]Ç
£Ç]Çnä £{x{™]ä
È]™Îä £ÇÎÈ]Ó
£Ó]äÈä ™™n]Ç
£È]äää
Çä]£
ÓÓ]™ää ÎÓÇ{]™
n]äää
nn]Ç
Óx]££ä ÓÇΙ]n
£Î]{ää ÈÈÇ]{
n]£Óx ÓÎÎÓ]™
{]x{ä £Î£Î]Ç
£]Ç{n ÓÓ{£]x
p
p
Ó]x{È £ÎÎ]È
Î]nÇä
{{]x
£ÎÎ]äää
p
ä]{nä nÇÇ]Ó
£]£Î{
Ó]n
ä]x{£ £ÈÎ]n
Î]x{ä x{È]x
ä]Çä{ £xä]{
ä]xÎx £{ÈÓ]£
p
p
ä]Î£È Ó£ä]{
Ó]È{{ Ón™]™
Ó]În{
Ón]È
È]nnä
p
™]™ää
ÈÎ]ä
ä]ÎäÈ
Ι]™
ä]{ș
nx]Î
ä]xÇ{ £änä]È
£]Ç{ä
£x]{
ä]{x£
ÎÎ]x
ä]ÇÎÈ
ÓÎ]Ç
x]nxä £x™]Î
ä]{În
£{]Î
p
p
Î]xää
nx]Ó
În]™nä Ó£Ç]x
ä]n™™
ÎÎ]Î
£]ä{x
ä]™
Óä]xÇä £ÎÓÈ]ä
ä]££Ç
nÈ]™
ÓÈ]Óxä £{Îä]{
£{]ÈÈä Ó{Óx]È
Ç]{Çä ә™]Ó
{]nxä
{Î]x
È]™nä x{È]Î
£]ÈÇä
£™]x
Ó]{Ón ÓnÇ]x
£]Ó{{ £{È]{
È]Σä Î{Èx]Ó
ä]äÈ{
£™]n
Î]ÎÎÓ £Î™]ä
£™]Ènä £äää]™
p
p
Î]££ä
p
™]äÓä £x£]ä
{]™™Ó ÇnÎ]Î
£]™{È
£n]{
ä]Óx{
£Ç]Ç
ä]äxä
£ä]Ç
ä]Ónx
Ó{]x
ä]Î{n
xn]Î
£]£nÎ n{È]Î
ä]ÓÈä
Ó{]Ç
n]nää £ä{£Ó]Î
ä]Çää
Èn]£
œ“i /ˆÌœœ
/i°
œvˆ`i °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
"®
œ}i“i -iÌ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
"®
œ˜>vˆ *ÀiÃ̜̈¿ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
*®
Ài`° À̈}ˆ>˜œ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
,®
Ài`° iÀ}>“>ÃVœ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
®
Ài`° “ˆˆ>˜œ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
®
Ài`° 6>Ìiˆ˜iÃi °°°°°°°°°°°°°°°°°­
6®
Ài`° 6>Ìiˆ˜iÃi £äÜ °°°°­7
6£ä®
Ài`° 6>Ìiˆ˜iÃi £{Ü °°°°­7
6£{®
Àiëˆ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
,®
ë °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
-*®
¿“ˆVœ I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-®
¿“ˆVœ £È Ü>ÀÀ I°°°°°°°°°°°­7-£È®
>`> I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­®
>“ˆ>˜ˆ I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ ®
>˜ˆiˆ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ ®
>˜ˆiˆ À˜V °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ ,®
>Ì>œ}ˆV I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­®
i¿œ˜}…ˆ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­®
i> >«ˆÌ> I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­®
iVˆ“>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
®
ˆ>ÜÀˆ˜ I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­®
ˆ}ˆÌ> ÀœÃ I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­®
“>ˆ ÀœÕ« I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­®
/ I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/®
`ˆÃœ˜ À°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ ,®
-°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-®
°˜° I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ ®
ˆV> I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
®
“>Ž I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­®
˜i°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ ®
˜i Àii˜ *Ü°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*7®
˜iÀÛˆÌ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ 6®
˜}ˆ˜iiÀˆ˜} I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ ®
˜ˆ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ ®
À}°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­,®
À}Þ >«ˆÌ>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
®
À}Þ >«ˆÌ> £ÈÜ °°°°°°°°°°°°­7
£È®
ëÀˆ˜iÌ I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*,/®
Վi`œÃ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­1®
ÕÀœÌiV… I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/®
ݜÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­8"®
Ý«ÀˆÛˆ> I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­8*,®
>VŽ ,i˜iÜ>Lià I °°°°°°°°°­,®
iÀÀ>}>“œ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-,®
ˆ>Ì°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­®
ˆ`ˆ> I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­®
ˆiÀ> ˆ>˜œ I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­®
ˆ˜“iVV>˜ˆV>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ ®
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ ®
ՏÃˆÝ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­1®
>LiÌ̈ *Àœ°-°°°°°°°°°°°°°°°°°°­®
>à *Õð°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-*®
ivÀ>˜ I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­®
i˜iÀ>ˆ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­®
iœÝ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­"®
ÀÕ««œ `ˆÌ° ¿Ã«ÀiÃÜ°°°°°°°°°°°­-®
ÌiV… °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/®
iÀ>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­,®
À>˜`ˆ 6ˆ>}}ˆ °°°°°°°°°°°°°°°°°­6®
I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­®
*Àiâ✠6>À°
6>À°
ˆ˜ >Ý >«ˆÌ>ˆâ
,ˆv°
,ˆv° äӇ䣇Óä£{ ˜˜œ ˜˜œ ­ˆ˜ “ˆˆœ˜ˆ
­iÕÀœ® ­ˆ˜ ¯® ­ˆ˜ ¯® ­iÕÀœ® ­iÕÀœ® `ˆ iÕÀœ®
ä]x{ä
p
ä]Èäx
p
£x]{Óä
È]£äx
£]£Ç™
p
ä]£Èä
p
£]{äÎ
ä]ÈǙ
ä]£ä£
Î]nää
£]{{ä
Óx]äÈä
£È]Çää
n]ä{x
£Î]™Èä
£]ÓÈä
£]ÎÇ£
ÎÎ]ÎÈä
Ó]ÓnÈ
Î]™™È
În]Ónä
£]äÎÈ
ä]ÎÎx
£È]Èää
£]Ç£n
ä]nÎä
Î]xÇÓ
£]™È{
Î]nää
{È]x{ä
£È]x™ä
£ä]ÎÇä
ä]£Èn
ä]äә
È]{ää
ä]ÈÈÓ
Ó]äxn
Ón]nÇä
ä]n{Î
£]ÎÇÎ
ÓÎ]xnä
Ç]Ó{ä
Ó]xn{
Ç]xnx
È]Èää
ä]xǙ
Î]£nÈ
ä]äÎÈ
{]nÎÈ
Î]ä™{
£È]£nä
Ó]n™Ó
£]ÇäÇ
ÓÎ]äää
£]Ǚä
ä]x£È
£]äÓÓ
‡£]ä£
p
‡£]ÓÓ
p
‡ä]È{
‡ä]n™
‡£]Çx
p
‡ä]n£
p
‡ä]xä
‡Ó]Îä
³Ó]äÓ
³Î]ÓÈ
‡ä]ÈÓ
‡£]äÎ
‡£]£Ó
³ä]{{
³£]xÎ
³ä]nn
³È]{{
³ä]Ι
‡Ó]äÈ
³ä]Óä
³£]xÇ
³£]xÇ
³Ó]nÎ
³£]{Ç
³£]äÈ
³£]{Ç
³ä]ÓÓ
‡ä]Îä
³ä]ș
‡ä]äÈ
³ä]{Ó
‡ä]ә
‡ä]x™
p
³ä]än
‡£]ÓÇ
‡ä]Ι
³ä]Ón
³Î]ÎÇ
‡ä]Ǚ
³Ó]xÓ
‡ä]nÓ
‡ä]ÓÎ
‡ä]Óä
‡ä]Èn
‡£]Çä
³Ó]£n
³£Î]În
³{]Èn
³ä]ÓÈ
³ä]Σ
‡ä]ÈÓ
³Î]{x
³ä]Îx
³ä]Ón
³ä]Çn
‡ä]Ι
‡Ó]xÎ
p
‡ä]nÓ
p
‡Î]äÓ
³x]xÎ
‡£Ó]Î{
p
‡È]äx
p
³Ç]£ä
³x]ÇÈ
‡Ó]{Ó
³£ä]{Ç
³£È]ÓÓ
³ä]ÇÈ
³Î]nÈ
‡Î]äÇ
³£Ç]Ó£
³£]Óä
³Ç]™x
‡{]Ç£
³Î]{{
³ä]™£
³£Ó]ә
³È]ä™
³n]™Ó
³{]Ó£
³£]ÇÓ
³ä]nx
³£Î]™n
³È]{x
³£n]ä™
³È]ä£
‡{]Ó£
³{]ÎÎ
‡Î]{x
³Ç]™x
³Ó£]xÈ
³{]xn
³££]È£
‡{]{ä
³ä]ÈÈ
³Ó]ÇÇ
‡£{]ÈÎ
³{]ÈÓ
³È]Çn
³{]ÈÓ
³Ó£]Ó£
³£n]{ä
³Ó£]{Ó
³£]{ä
³Î]Óx
³£ä]xä
‡{]ÎÇ
³È]xÈ
³ÓÈ]£È
³Î]ÎÓ
³™]nÓ
³Îx]Èn
³£n]n{
ä]xÓÇ
p
ä]Èä£
p
£{]ÎÇä
x]ÈÈä
£]£Îä
p
ä]£x™
p
£]Σä
ä]ÈÎÎ
ä]䙙
Î]ÎnÓ
£]ÓÎä
Ó{]{Çä
£È]änä
Ç]™xä
££]nÈä
£]ÓäÇ
£]£nä
ÎÓ]xää
Ó]£nä
Î]nnn
ÎÎ]{xä
ä]™ÇÈ
ä]ÎäÇ
£x]Ç£ä
£]ÈÇ{
ä]näÈ
Î]£Î{
£]nΣ
Î]£{ä
{Î]{™ä
£È]Óxä
™]Ç{x
ä]£È{
ä]äÓÈ
x]ÓÈx
ä]È£™
£]n£™
Ón]Ó{ä
ä]Ǚn
£]әÈ
ÓÓ]äÎä
x]™{x
Ó]ÎÈä
È]Çxä
x]{{x
ä]{nÓ
Ó]ÈÓÓ
ä]äΣ
{]xÎä
Ó]ÇÈÓ
£x]x™ä
Ó]È{ä
£]ÎxÎ
ÓÓ]ä™ä
£]ÈÎä
ä]Înä
ä]nÈä
ä]xÇ£ Înn]Ç
p
p
ä]È{n
Ón]Ó
p
p
Óä]£Çä ™xÓ]Ç
È]xnä ÓäÈÓ]{
£]x{ä xÈÓ]£
p
p
ä]£™£
p
p
p
£]{x{
{È]™
ä]ÇÓ£ Ó{x]x
ä]££{
p
Î]nää
ÈÓ]™
£]{Çä ££n]È
ÓÈ]£Çä £äÎä]£
£n]äÇä Èn£]È
n]Ç£x {ÇÓ]™
£Î]™Èä ÓäÇ{]{
£]Îä™ ÎnÎ]{
£]ÎÇ£ Óää]Ç
Îx]È™ä £nÈn]Ç
Ó]{£n
ÎÓ]x
{]£™È
È]£
În]Ónä £änÇ]Ó
£]ä{™ ££Î]Î
ä]ÎÈ{
£{]{
£È]n{ä
Ǚ]™
£]n{ä £än]{
ä]nxÎ £Î{]Ç
Î]xÇÓ ÎÎ{£™]Ó
£]™Çä ™nää]Ó
Î]nää
ÈÇ]È
{Ç]{{ä xn™]x
£Ç]ÈÈä Èä£È£]x
£ä]x{ä £xÈÓ]™
ä]£nn
Ón]£
ä]äΣ
p
È]x™ä ÎÎÇ]Ó
ä]ÈnÓ
££]Ç
Ó]£ÎÈ
ÇÓ]n
Îä]nnä Ç䙣]x
ä]n™ä
{Î]Î
£]{£ä {äÓ]£
ÓÇ]Ènä Ιx£]Î
Ç]ÈÓä ™äxn]ä
Ó]Çää
£Î]£
n]xÈä ÎÓ£]£
È]Èxä În{ä]Î
ä]ÈÓä Óx£]x
Î]£™n
Îx]ä
ä]ä{ä
Ón]Î
x]äÓx Ó££]n
Î]ÓÇ{
{Î]n
£Ç]{Îä Óx£xx]£
Î]£{n ÇxÎ]£
£]ÇäÇ È™x]Î
ÓÎ]ÓÈä Ι™È]n
£]Ǚä Óxxx]Î
ä]xxä
ÓÎ]{
£]ä{x ÎxÈ]Î
œ“i /ˆÌœœ
/i°
 -œi Ó{ "Ài °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-Ó{®
“> I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­®
““È °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-®
˜`iḚ̀°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ ®
˜`iÃˆÌ À˜V °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ ,®
˜`ÕÃÌÀˆ> i ˜˜° °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ ®
˜ÌiŽ ÀœÕ« °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­®
˜ÌiŽ ÀœÕ« À˜V °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­,®
˜ÌiÀ«Õ“« I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*®
˜ÌiÃ> ->˜«>œœ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-*®
˜ÌiÃ> ->˜«>œœ À˜V°°°°°°°°°°°°°°­-*,®
˜ÛiÃÌ i -ۈÕ««œ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-®
ÀVi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­,
®
Ài˜ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­,®
Ã>}Àœ I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-®
/ 79 I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/7®
Ì>Vi“i˜Ìˆ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/®
Ì>Vi“i˜Ìˆ À˜V °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/,®
Ì>“œLˆˆ>Ài°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/®
Ì>“œLˆˆ>Ài À˜V°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/,®
6- ÀœÕ« °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­6-®
6- ÀœÕ« £È Ü>ÀÀ °°°°°°°°°°°°°°°­76-®
ÕÛi˜ÌÕà °°°°°°°°°°°°°°°°°°­16®
°,°˜iÀ}Þ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­,®
ˆ˜i݈>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ 8®
> œÀˆ> I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­®
>˜`ˆ ,i˜âœ I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­,®
>∜ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­--®
ÕݜÌ̈V> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­18®
Ûi˜ÌÕÀi ÀœÕ« °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­6 ®
>ˆÀi /iV˜ˆ“œ˜Ì °°°°°°°°°°°°°°°­/®
*Àiâ✠6>À°
6>À°
ˆ˜ >Ý >«ˆÌ>ˆâ
,ˆv°
,ˆv° äӇ䣇Óä£{ ˜˜œ ˜˜œ ­ˆ˜ “ˆˆœ˜ˆ
­iÕÀœ® ­ˆ˜ ¯® ­ˆ˜ ¯® ­iÕÀœ® ­iÕÀœ® `ˆ iÕÀœ®
ä]ÈÎÈ
Îä]nÓä
ä]{™ä
™]Èxä
™]{xä
ä]nÈÓ
ä]ÎÎä
ä]{Îx
™]Çää
Ó]änÓ
£]ÇäÇ
ä]ÇÈx
£]n{™
£]änx
Ó]șä
£]Èää
Ç]ÇÓä
{]ä{ä
ә]{ää
£È]äää
Ç]{™x
ä]Óxä
ä]ÓÓÓ
£]È{Ó
Ó]äÓ{
{]Ι{
£]ÎÈn
ä]x£ä
Ι]ä{ä
ä]äÇ{
£]ÈÎ{
‡Ó]£È
‡ä]£ä
‡£]ÓÇ
‡ä]Σ
‡ä]Ǚ
³ä]ÇÈ
‡ä]™Î
³£]În
³£]xÇ
‡ä]ÈÇ
‡ä]xn
‡ä]™Ç
‡ä]Çx
³£]äÓ
‡ä]äÇ
‡ä]Óx
³£]™£
³£]Óx
³£]{£
‡ä]ÈÓ
‡ä]nÈ
³Ó]{È
‡ä]Σ
‡Ó]{™
‡Ó]ÓÓ
³£]xÓ
³È]Ó£
‡ä]™Ç
‡ä]£n
³Ó]xä
³x]{Ó
³{]ÓÇ
³n]£{
³x]nx
‡Ó]nÇ
³£x]Ç{
³Ó™]xx
³Ó]xx
³x]xÎ
³£ä]Èä
³£È]ÇÇ
³£Ç]£È
³£Î]ÇÈ
³£ä]äÈ
‡£]£n
³£Ç]äÈ
³Ç]{x
³ÓÓ]nÎ
³£Ç]£ä
³£Ç]£Î
³n]™™
³Î]În
‡£Î]ÇÈ
‡ä]™{
‡£Î]ÓÈ
‡È]În
³££]™n
³n]{ä
³{]Èn
³ä]äx
³{n]Ǚ
‡£]xÇ
ä]ÈäÎ
ÓÇ]Çää
ä]{ÈÎ
™]Ιä
Ç]™{ä
ä]È{x
ä]Σx
ä]{än
n]ÇÓä
£]ÇnÎ
£]{xÇ
ä]ÈÈä
£]ÈÇx
£]ä{ä
Ó]ÓÈä
£]{n™
È]ÓÓä
Î]{Óä
Ó{]xxä
£{]{Èä
Ç]ÓÎä
ä]Ó{Î
ä]ÓÓä
£]xÇÈ
£]™ÈÎ
Î]n™È
£]£™Ç
ä]{nÇ
ÎÇ]{£ä
ä]ä{™
£]{nx
ä]ÈxÈ
ÓÇ]Ç
Σ]äää ££ÎÇ]Ç
ä]x£Ç £ÈÇ]™
£ä]Óää ££ää]£
™]™ää
{]n
£]äÓä
Óä]Î
ä]ÎÎÈ ££x]ä
ä]{x£
Ó£]x
™]Çää £äxx]™
Ó]ä™È ÎÓ{Èä]£
£]Ç£™ £ÈäÎ]ä
ä]nÎä
{]™
£]nÇÇ
x£]Ç
£]£{Ó £Óș]™
Ó]Çnä
{È]Ç
£]Èä{
£Ó]Î
Ç]ÇÓä £ÎxÈ]n
{]ä{ä {ÓÎ]™
ә]{ää Èx£]ä
£È]ÎÎä ÓÈx]n
Ç]xÈx әä]x
ä]ә™
p
ä]Óә ÓÓ{]Ó
£]n™Î
x{]x
Ó]Ó£n
{Î]Ó
{]xÎÓ £Îx]È
£]ÎÈn £x£]Ó
ä]xÓÈ
Î{]È
Ι]ÇÈä £nÈÇx]Î
ä]än{
Ç]È
£]n{ä xä£]Î
>˜>}i“i˜Ì i ° °°°°°°°°°°°°°°°°°­
® ä]£È£ ³£]x£ ³£]nÎ ä]£xn ä]£ÈÓ
,, I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­,,® £Ó]xää ³Ó]{È ³Î]ÓÓ ££]ÈÓä £Ó]xää
i`ˆ>Vœ˜ÌiV… °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
® x]nÓä ³ä]ÓÈ ‡x]ÈÇ x]ÈÎä Ç]Îää
i`ˆ>ÃiÌ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-® Î]™£È ³£]äÎ ³£Î]äx Î]{{{ {]äÓÈ
i`ˆœL>˜V>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­® Ç]äää ‡ä]ÎÈ ³£ä]™{ È]Σä Ç]£nä
i`ˆœ>˜Õ“ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­® È]xxx ‡Î]{È ³Î]™Ç È]£Èx È]n™x
iÀˆ`ˆi °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­® ä]£Óx ³ä]än ³xn]£ä ä]äÇÇ ä]£È£
ˆ` ˜`ÕÃÌÀÞ >« °°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
®
p
p
p
p
p
ˆÌÌi°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/® £]Èä™ ‡{]ää ‡{]Èn £]Èä™ £]ǙÓ
œiΈ˜i I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-® £]ÈÎÎ ‡ä]Ó{ ³Î]™x £]xÇ£ £]ÇÎn
œi` °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­® ä]ÈÓÇ ³£]nÇ ‡£È]£Î ä]xÇÈ ä]nxx
œ˜ViÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­" ® £Î]nää ³£]ÇÇ ‡£{]Ι £Î]Îää £È]Îxä
œ˜`>`œÀˆ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ ® £]Î{{ ³£]äx ‡Î]Σ £]Σ£ £]{nÓ
œ˜`œ /Û I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/6® ä]xΣ ³ä]ä™ ³{]™x ä]xäÓ ä]xÎÈ
œ˜Àˆv°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­" ® ä]xäx ‡ä]Óä ³£{]ÈÎ ä]{{ä ä]È£È
œ˜Ìi *>ÃV…ˆ -ˆ° °°°°°°°°°°°°°°°°­*-® ä]£nx ³Ó]ÓÇ ³x]£Î ä]£ÈÈ ä]£nn
œ˜ÌivˆLÀi °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­®
p
p
p
p
p
œ˜ÌivˆLÀi À˜V°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ ®
p
p
p
p
p
œÛˆi“>Ý°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­® ä]äÈÓ ‡£]£Î ‡Ó]În ä]äÈ£ ä]äÈÇ
ÕÌՈœ˜ˆ˜i I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­"® {]£Èä ³ä]ÈÎ ³£]£Ç {]äxä {]Ó£ä
ˆVi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ ® Ó]n{n ³Î]£™ ³Î]{£ Ó]ÇÓÈ Ó]n{n
œi“>ˆvi °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ "® Î]nÓÈ ³Î]ș ³È]{ä Î]{È{ Î]nÓÈ
œi“>ˆvi £x Ü>ÀÀ °°°°°°°°°­7 "£x®
p
p
p
p
p
œÛ>Ài °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ ,® ä]nÈä ‡ä]Îx ³£™]{{ ä]șä ä]nnÎ
" "ˆ`>Ì> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­"® ä]În™ ³ä]nÈ ‡£]ÎÓ ä]ÎÇn ä]{Ón
* *>˜>Àˆ>}ÀœÕ« I°°°°°°°°°°°°°°°°­* ® £]ÓnÎ
p ‡Ó]äÈ £]ÓÈä £]ÎxÎ
*>À“>>Ì °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*/® Ó]{Çn
p ³ä]än Ó]{Èä Ó]{nn
*>À“>>Ì £xÜ °°°°°°°°°°°°°°°°­7*/£x® £]{Çä ³ä]™È
p £]{{n £]{ÇÓ
*ˆ>}}ˆœ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*® Ó]ÓÎ{ ‡ä]nä ‡Ç]£x Ó]Óää Ó]{nÓ
*ˆiÀÀi °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*,® ä]xș ³£]È£ ³£ä]äÈ ä]xä{ ä]ÈäÓ
Çx]n
nÓ£]n
£än]{
{È{Î]£
ÈäÈ{]Ç
{™{£]n
È]Î
p
£{Ó]Ç
Î{È]Ç
£Î™]{
Î{Σ]™
ÎΣ]{
£{]£
Çx]£
Ó£{™]x
p
p
{]Î
£È{]n
ÎÓÈ]n
Ón]n
p
££]È
£Î]£
xn]{
{x££]ä
p
näÈ]È
ÓÈ]È
œ“i /ˆÌœœ
/i°
°"°/°
£{°äÓ°£{
£{°äΰ£{
£{°ä{°£{
£{°äx°£{
£Î°äÈ°£{
£{°äÇ°£{
*ˆiÀÀi £ÓÜ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­7*,£Ó®
p
*ˆ˜ˆ˜v>Àˆ˜> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­* ® Î]Ιn
*ˆµÕ>`Àœ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*+® Ó]ÓÓä
*ˆÀiˆ E ° °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*
® ££]™Çä
*ˆÀiˆ E ° À˜V °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*
*® ™]Óxä
*œˆ}À° -°>ÕÃ̈˜œ I°°°°°°°°°°°°°°°°°­*-® È]£Óä
*œˆ}À>vˆVˆ `ˆÌœÀˆ>i°°°°°°°°°°°°°°°­*"® ä]ÎÓä
*œÌÀœ˜> À>Õ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*® Ó]™ÎÓ
*ÀiˆœÃ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*,-® ä]x™È
*Ài“Õ`> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*,® ä]Î{Ó
*Àˆ“> ˜`ÕÃÌÀˆi I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*,® ™]Ǚx
*ÀÞӈ>˜ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*,9® £n]xÎä
, ,° i i`ˆVˆ I °°°°°°°°°°°°°°°°°°­,® ä]ÎÎä
,>Ì̈ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­,/® Ó]{xä
,
- i`ˆ>}ÀœÕ« °°°°°°°°°°°°°°°°°°°­,
-® £]{™™
,
- i`ˆ>ÀœÕ« À °°°°°°°°°­,
-,® ä]xÈä
,
- i`ˆ>}ÀœÕ« ÀˆÃ« °°°°°°°°°°­,
-,® ä]™ää
,iVœÀ`>̈ I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­,
® ££]x™ä
,i«Þ I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­,9® xÇ]äää
,iÌiˆÌ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/® ä]ÈÈä
,ˆÃ>˜>“i˜Ìœ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­, ® ä]£™Ó
,œÃÃð°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­,"-® £]ÎÈn
- ->L>v -°«°>° I °°°°°°°°°°°°°°°°°­-® £Ó]™ää
->ià I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-® Ç]Ιä
->ià À˜V I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-,® È]n{ä
->vˆœ ÀœÕ«°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-® £Ç]äxä
->ˆ«i“°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-*® £È]xxä
->ˆ«i“ ÀˆÃ«°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-*,® £È]șä
->ˆ˜ˆ “«Ài}ˆœ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-® {]{ää
->ˆ˜ˆ “«Ài}ˆœ À˜V °°°°°°°°°°°°°­-,® £Ó]™xä
->À>à °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-,-® £]äÎx
->Ì °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-/® ££]£xä
->Ûi°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-6® £Ó]Çxä
-VÀii˜ -iÀۈVi°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­--® ä]ä™Î
-i>Ì *°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*® ä]ääÓ
-i>Ì * À °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*,® ä]™ää
-iÀۈ∠Ì>ˆ> I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-,® {]nÎä
-iÀۈ∠Ì>ˆ> £x Ü>ÀÀ I°°°°°­7-,£x® ä]Îxä
-iÃ>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­--® ££]ÇÇä
-iÃ> £n Ü>ÀÀ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­7--® Ó]ÓÈn
-- °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­--® Ç]x£ä
-ˆ˜ÌiÈ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-® ä]££Ó
-˜>ˆ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­- ® £]nÈx
-˜>“ >à °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-,® {]änä
-œ}ivˆ I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-"® {]äxä
-œ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-"® È]£{x
-œÀˆ˜°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-, ® Ó]Ó{Ó
-«>Vi°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-*® £ä]{ää
-«>Vi Ü>ÀÀ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­7-*®
p
-Ìiv>˜i I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-/® ä]{Îä
-Ìiv>˜i ÀˆÃ« I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-/,®
p
-/ˆVÀœiiVÌÀ° °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-/® È]£Îä
/ />“LÕÀˆ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/*® Ó]ÎäÈ
/>“LÕÀˆ £ÎÜ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°­7/*£x® ä]{ä{
/- °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/-® ä]xäÇ
/iiVœ“ / °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­//® ä]n{™
/iiVœ“ / i`ˆ> °°°°°°°°°°°°°°°°°­/® ä]£Î£
/iiVœ“ / i`ˆ> À˜V °°°°°°°°°­/,® ä]£n£
/iiVœ“ / À˜V°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­//,® ä]È{{
/i˜>ÀˆÃ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/ ® £È]ÎÇä
/iÀ˜> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/, ® Î]Èxn
/iÀ˜ˆ˜iÀ}ˆ> I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/,® Ó]änn
/iÓiV I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/-® ä]nÈä
/ˆÃV>ˆ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/-® ä]ä{{
/ˆÃV>ˆ £{Ü °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­7/-£{® ä]äää
/œ`¿Ã°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/"® ™Ç]äää
/Àiۈ ˆ˜°˜`° °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/® È]nxä
/8/ i‡ÃœṎœ˜ I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/8/® ££]ÓÓä
1 1 >˜V> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­1® x]Çxx
1˜ˆVÀi`ˆÌ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­1
® x]ÈÈx
1˜ˆVÀi`ˆÌ ÀˆÃ« °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­1
,® n]Îxä
1˜ˆ«œ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­1 ® {]x£Ó
1˜ˆ«œ «ÀÛ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­1 *® Î]™xä
1˜ˆ«œ->ˆ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­1-® Ó]ÓÇä
1˜ˆ«œ->ˆ ÀˆÃ«°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­1-,® Ó£™]Îää
1˜ˆ«œ->ˆ ÀˆÃ« °°°°°°°°°°°°°°°°°°­1-,® Ó]Óää
6 6>Ãœˆ> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­6-® £ä]nÇä
6ˆ>˜ˆ˜ˆ ˜`ÕÃÌÀˆ>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­6 ® £]әä
6ˆ>˜ˆ˜ˆ >ۜÀˆ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­6® x]ÎÎx
6ˆÌ̜Àˆ> Ãð I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­6-® ™]{™ä
7 7œÀ` ÕÌÞ Àii °°°°°°°°°°°°°­7® £ä]Ç{ä
9 9œœÝ I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­9""8® Îä]Óää
< <ˆ}˜>}œ 6iÌÀœ I °°°°°°°°°°°°°°°°°­<6® x]ÓÎä
<ÕVV…ˆ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­<1
® ä]£Ó{
<ÕVV…ˆ £{ Ü>ÀÀ°°°°°°°°°°°°°°°­7<1
£{® ä]ää{
<ÕVV…ˆ À˜V°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­<1
,® ä]ÓÈä
™™]™™x
™™]™ÇÇ
™™]™{™
™™]™£™
™™]nÇÓ
™™]nä™
,i˜`°
‡
ä]£Ó
ä]£™
ä]Ó{
ä]ÓÈ
ä]ÎÓ
-V>`i˜â> ˆœÀ˜ˆ *À° iÌ̜
£{°än°£{
£Ó°ä™°£{
£{°£ä°£{
£{°££°£{
£Ó°£Ó°£{
£{°ä£°£x
£nÎ
Ó£Ó
Ó{{
ÓÇx
ÎäÎ
ÎÎÈ
™™]Çx£
™™]Ènn
™™]È£ä
™™]xș
™™]x££
™™]{£{
p
³£]{Î
³£]™Î
³£]£ä
³ä]{Î
‡ä]Ó{
³ä]äÎ
p
‡ä]£Ç
‡£]xÎ
³ä]nn
³ä]Èä
³Ó]££
³ä]™™
‡£]äÈ
³£]än
³Ó]{x
³ä]Îx
³£]Ǚ
³ä]ÓÎ
‡Ó]£{
³Ó]nÈ
³ä]Çn
³{]xÎ
³£]äÎ
‡£]£ä
³ä]ÈÇ
³ä]{n
³ä]™Ó
³£]Óx
³{]äÓ
‡Ó]xÎ
³ä]™x
³£]xÎ
‡x]xÈ
p
³£]ÓÈ
p
³ä]£Ç
‡£]Ι
³Ó]££
³ä]ÎÈ
³Î]È£
‡ä]£ä
³ä]Óx
³ä]Ç{
³ä]{x
³ä]™Ç
p
³™]äÈ
p
³£]xÇ
³£]äx
‡ä]™È
³ä]{ä
‡£]™£
‡Ó]Ó{
³ä]È£
‡£]xÎ
p
‡ä]ÓÇ
³ä]ә
³ä]äÈ
³ä]{x
p
³ä]Ó£
³ä]n£
‡Ó]ä™
³ä]Çä
‡ä]{{
‡ä]£Ó
³ä]™{
³ä]xÈ
‡ä]£n
³Ó]Ó{
‡ä]ÈÎ
‡£]ä™
‡Ó]xÇ
³{]{ä
³ä]xn
³ä]ÈÈ
³£]äÇ
‡ä]ә
³Ó]{n
p
‡£]Ç{
p
p
³x]äÇ Î]ä™ä
³ÓÎ]ÎÎ £]ǙÓ
‡{]ä£ ££]ÈÈä
‡Î]£{ n]nää
³ä]Ç{ x]™ää
³n]{{ ä]әx
³ÓÓ]ÎÇ Ó]Ón{
³{]ä£ ä]xÇÎ
³£™]£È ä]Ón{
³{]Çä ™]Óxä
‡ä]{Î £Ç]{Èä
³ÓÓ]Ǚ ä]ÓÈ{
³££]ÈÇ Ó]£™{
³£È]Óä £]әä
³Îä]Óä ä]{Îä
³ÓÈ]ÈÇ ä]Ç£ä
³£Ó]Óä £ä]ÎÎä
‡Ó]ÇÎ x{]Îxä
³£™]Ó{ ä]xx{
‡™]xÎ ä]£™Ó
³Ó]™Î £]ÓÇn
³ä]xx £Ó]{Óä
³x]xÇ È]nnä
³£]ÈÎ È]ÈÈä
‡{]££ £È]xÎä
³Ç]£™ £x]{Îä
‡Ó]{ä £È]ÓÓä
‡n]Ç£ {]Ónn
³Ó]{x £Ó]әä
³Ó{]ÎÓ ä]nΣ
³Î]£x £ä]nää
³Î]Ó{ £Ó]Îxä
³xÎ]ÇÓ ä]äÈä
‡x]xÈ ä]ääÓ
‡Ó]£Ç ä]™ää
³£n]În Î]™nÓ
³{Ó]nÈ ä]ÓÎx
‡£]ä£ ££]Înä
‡£ä]ää Ó]ÓÓx
³Î]x™ Ç]Ó£x
³Î]Çä ä]£äÇ
³ÎÇ]ÓÎ £]Îx™
³ä]n™ Î]™Ç{
‡x]ÎÎ Î]nÇä
³Ç]£x x]ÈÇx
³{]ÇÇ Ó]äÇ{
³x]ș ™]nää
p
p
³£Ç]Çä ä]ÎÈx
p
p
³Ç]äÇ x]{Çä
³Ó]{ä Ó]£Ç{
‡ä]Îx ä]ÎÓÓ
³Î]{™ ä]{ÇÎ
³£™]nÎ ä]Çä™
³Ç]££ ä]£ÓÓ
‡{]ÈÎ ä]£Çx
³£{]£n ä]xÈ{
³{]äÇ £x]Ónä
³£]£È Î]xÈä
‡{]ÈÈ Ó]ä{{
³n]™Î ä]Ç{x
³{]{n ä]ä{Ó
‡Óx]ää ä]äää
‡£n]ÇÈ ™È]nää
³™]Èä È]£™ä
³ÓÎ]ÎÈ ™]äÇä
³£n]™ä {]n{ä
³x]Óä x]ÎÈä
³È]Îä Ç]nää
³Î]ÇÓ {]änÈ
³Ç]ș Î]ÈÎä
‡È]xn Ó]£nÓ
³Óä]{™ £ÇÎ]Óää
³{]ÎÈ Ó]äÓÓ
³£]x™ £ä]äÈä
³Ç]xä £]£™Ó
³Î]ә {]™™ä
³n]nÎ n]xnä
³£x]{n ™]£{ä
‡£ä]ÎÎ ÓÈ]äÎä
³Î]™n {]™{ä
³Ç£]Çn ä]äÇÓ
³È]äÈ ä]ääÎ
³{ä]x{ ä]£nx
p
p
Î]È£n £ä£]Î
Ó]Ónn ££ä]È
£Ó]™Îä xÈnÇ]n
™]Èää ££Î]ä
È]xÎx
xÓ]Ó
ä]ÎÎn
{Ó]{
Ó]™ÎÓ {££]Ó
ä]ÈÈÓ £ÈÈ]ä
ä]{äÇ
È{]Î
£ä]Înä £äÓ]Î
£™]x{ä ΙÈn]n
ä]Îxn £ÓÎ]Ç
Ó]Èän
ÈÈ]x
£]xnä ÈΙ]Ç
ä]xÈä
{Î]Ó
ä]™ää
ÓÈ]Ó
££]È£ä Ó{{Ó]Î
x™]Îää xә]Î
ä]ÈÈä £äÇ]™
ä]ÓÓÎ £xÎ]Ó
£]{ää
£x]n
£Î]äÎä £{™]Î
Ç]Î™ä £äx]Ç
È]n™ä
xä]£
£™]äÎä £äÈÎ]™
£Ç]™{ä ÇÎÎ{]{
£n]xää
£]™
{]™nä £™È£]£
£Î]£{ä
Óä]n
£]äÎx ™ÇÈ]Ó
£Ó]£Èä £ä™]{
£Ó]™Îä ÇäÇ]Ç
ä]££x
£Ó]™
ä]ääÓ
Ón]È
ä]™xä
ä]È
{]nÎä £Îä]n
ä]Î{x
p
£Ó]ä£ä £Èx]{
Ó]x{n
p
n]ä{ä £È™™]È
ä]£Óä
{]Ç
£]™xä Ó£n]Ó
{]£Îä £ÎǙ£]x
{]Î{Ó {nä]{
È]£xä xxx]Ó
Ó]ÎäÈ £äș]x
£ä]xää £ÎÎ]{
p
p
ä]{Îx
Îx]Ó
p
p
È]£Îä
p
Ó]ÎÎ{ ΣÓ]Ó
ä]{{Î
p
ä]x{È
Óä]™
ä]nÇÎ ££{În]Î
ä]£{£ £™ä]x
ä]£™È
£]ä
ä]ÈÇä Înn£]Î
£Ç]äää
p
Î]ÈÈn ÇÎÎÈ]£
Ó]£™ä
Çn]Î
ä]™Óä
™Ó]£
ä]ä{È
nÓ]{
ä]äää
p
£Óä]£ää әÇÓ]£
È]nxä {Çn]Ó
££]™£ä £ÎÎ]Ç
x]Çxx x£Çx]Ç
È]£{x ÎÓn™™]{
™]xää
Óä]Ó
{]x™ä £™™Ç]Î
Î]™xä £änä]Î
Ó]{xä x䙙]ä
Ó£™]Îää ÓÇn]{
Ó]ÓÈÓ nÓn]x
££]ÇÎä ££Ó]™
£]ÎÓx
În]£
x]ÎÇx Óә]Î
™]{™ä ÈÎÇ]{
£ä]nÎä ÓÇÓÈ]È
Î{]Çxä £Ç{Î]{
x]Îää {È£]Ç
ä]£{x
{n]Î
ä]ään
p
ä]Îän
ä]™
I /ˆÌœœ >««>ÀÌi˜i˜Ìi > Ãi}“i˜Ìœ -Ì>À°
6>ÕÌ> > £Ó‡äӇ£{
Ó
Îä
È£
™£
£Ó£
£xÓ
© RIPRODUZIONE RISERVATA
*Àiâ✠6>À°
6>À°
ˆ˜ >Ý >«ˆÌ>ˆâ
,ˆv°
,ˆv° äӇ䣇Óä£{ ˜˜œ ˜˜œ ­ˆ˜ “ˆˆœ˜ˆ
­iÕÀœ® ­ˆ˜ ¯® ­ˆ˜ ¯® ­iÕÀœ® ­iÕÀœ® `ˆ iÕÀœ®
>̈ > VÕÀ> `i½>}i˜âˆ> }ˆœÀ˜>ˆÃ̈V> ,>`ˆœVœÀ° œ˜iÌi ÕÀii\ œ˜ˆ˜ÛiÃÌ °° ˆ>˜œ
-V>`i˜â> ˆœÀ˜ˆ *À° iÌ̜
Parigi, dove ieri il titolo è salito del 5% per poi chiudere
la seduta in rialzo del 4,45% a 129 euro. Per finanziare le
azioni da Nestlé il gruppo guidato da Jean-Paul Agon
potrebbe a sua volta vendere il suo pacchetto del 9%
nella società farmaceutica Sanofi. Solo ipotesi? Un mese
fa, in un’intervista al quotidiano francese Le Monde,
Agon aveva dichiarato che ricomprare le azioni di Nestlé sarebbe un buon affare per L’Oréal, spiegando che
«le azioni sarebbero cancellate», e così «aumenterebbe
il valore di ogni titolo L’Oréal». In alternativa il gruppo
svizzero, partner di L’Oréal per oltre 40 anni, potrebbe
vendere la sua quota, valutata in circa 23 miliardi di euro, alla famiglia Bettencourt, oggi primo azionista con il
30,9%, cederle sul mercato o, infine, venderla a un potenziale compratore terzo. Ma l’ipotesi più probabile,
secondo gli analisti, è quella di un riacquisto da parte
del gruppo francese, che proprio ieri ha comunicato i
risultati. Il gruppo ha fatto meglio delle attese: il 2013 si
è chiuso con ricavi in salita del 2,3% a 22,98 miliardi di
euro e utile netto pari a 2,96 miliardi (+3,2%), soprattutto grazie alla spinta dei prodotti del lusso. Il consiglio di amministrazione proporrà all’assemblea un dividendo di 2,5 euro per azione, in aumento dell’8,7% rispetto a un anno fa. Oggi ci sarà la tradizionale conferenza sui risultati e non mancheranno le domande sul
tema. Giovedì toccherà invece a Nestlé diffondere i dati
di bilancio.
+՜Ì>∜˜ˆ ˆ˜ `ˆÀiÌÌ> ÃՏ Ìiivœ˜ˆ˜œ\ ˆ˜Ûˆ> +1"/ Ãˆ}> ̜̈œ€] >` iÃi“«ˆœ\ +1"/ > ˜Õ“iÀœ {nÓÓ{Ó° œÃ̜ ä]x ÕÀœ «iÀ -- ÀˆViÛÕ̜° ˜vœ ÃÕ ÜÜÜ°VœÀÀˆiÀi°ˆÌÉiVœ˜œ“ˆ>
*Àiâ✠6>À°
6>À°
ˆ˜ >Ý >«ˆÌ>ˆâ
,ˆv°
,ˆv° äӇ䣇Óä£{ ˜˜œ ˜˜œ ­ˆ˜ “ˆˆœ˜ˆ
­iÕÀœ® ­ˆ˜ ¯® ­ˆ˜ ¯® ­iÕÀœ® ­iÕÀœ® `ˆ iÕÀœ®
°-° ,œ“> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-,® £]£{™
Ó °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­Ó® ä]nÎÈ
Vi>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
® n]{Èä
VœÌi ÀœÕ« I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
"® Óä]n£ä
VµÕi *œÌ>Lˆˆ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
*® ä]Ǚ£
VӇ}>“ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
-® £]£™n
`‡iÀœ«°ˆÀi˜âi °°°°°°°°°°°°°°°°°°­® £ä]Çää
i`ià I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­® ä]ä{Î
i`ià £{Ü I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­7£{® ä]ää£
ivvi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­® ä]ÇÇÇ
ˆVœ˜ I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
®
p
ˆ¢˜ ,i˜iÜ>Lið°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ ®
p
iÀˆœ˜ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­, ® Î]Ιn
“Lˆi˜Ì…iÈð°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/® ä]xә
“«ˆvœ˜°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*® {]ÓÎä
˜Ã>`œ -Ìà I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-/-® n]{xä
˜ÌˆV…ˆ *i °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*®
p
Ài˜> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­,® ä]ääÈ
ÃVœ«ˆ>Ûi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-
® £]™ÈÓ
ÃÌ>`ˆ I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-/® È]ÈÈx
̏>˜Ìˆ> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/® £Ç]ÈÓä
Õ̜}Àˆ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­® È]nÎä
Õ̜ÃÌÀ>`> /œ‡ˆ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/® ££]ÓÈä
Õ̜ÃÌÀ>`i iÀ° °°°°°°°°°°°°°°°°­1/® £È]äää
∓ÕÌ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­<® ÓÓ]Çnä
E
-«i>ŽiÀà I°°°°°°°°°°°°°­
® n]äää
>˜V> i˜iÀ>ˆ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ ® ÓÎ]xnä
>˜V> vˆÃ I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­® £Ó]{ää
>˜V> *œ«° “ˆˆ> ,° °°°°°°°°°°°°°­*® È]™xä
>˜V> *œ«° -œ˜`Àˆœ°°°°°°°°°°°°°­*-"® {]Ó{{
>˜Vœ *œ«œ>Ài °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*® £]ÓÇx
>˜Vœ *œ«œ>Ài ܣ䰰°°°°°°°­7*£ä®
p
>ÈV˜iÌ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ ® Ó]Óän
>Ã̜}ˆ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­® Ó]nÇä
ˆœÌiV… I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­® £ÎÎ]äää
V> >Àˆ}i °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
,® ä]{äÓ
V> >Àˆ}i À°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
,,® £]££Î
V> ˆ˜˜>Ì I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­® ä]{x{
V> ˜ÌiÀ“œLˆˆ>Ài °°°°°°°°°°°°°°°°°­® Î]{Èä
V> *œ«°ÌÀÕÀˆ> i >∜ I °°°°°°°­*® ä]Çää
V> *œ«°ˆ>˜œ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*® ä]{x£
V> *œ«°-«œi̜ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-*"®
p
V> *Àœvˆœ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­*,"® ä]ΣÈ
Vœ iȜ‡Àˆ>˜â> °°°°°°°°°°°°°°°°­® Ó]xää
Vœ iȜ‡Àˆ>˜â> À˜V °°°°°°°°­,® Ó]£È{
Vœ ->˜Ì>˜`iÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­- /® È]{nä
Vœ ->À`i}˜> À˜V °°°°°°°°°°°°°°°­-,*® ™]xÎx
ii /i>“ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­/® ä]әÈ
i}…iˆ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­® ä]{ÓÇ
i˜ˆ -Ì>Lˆˆ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­ -® ä]xÈ£
iÃÌ 1˜ˆœ˜ œ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­-/® £]Ç{ä
ˆ>iÌ̈ ˜`ÕÃÌÀˆi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­® ä]{{Ç
ˆ>˜V>“>˜œ I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
® ä]Çä£
ˆiÃÃi I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­--® x]nxä
ˆœiÀ>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­® ä]Ι{
œiÀœ >ÀÌ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­"®
p
œâœ˜ˆ I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­<® Î]Îää
œ˜°iÀÀ>ÀiÈ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­® În]ÈÓä
œÀ}œÃiÈ>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­"® ä]nÇn
œÀ}œÃiÈ> À˜V°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­",® ä]™Èä
Ài“Lœ I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­,® £™]Çnä
ÀˆœÃV…ˆ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­,® ä]£££
À՘iœ ÕVˆ˜iˆ I°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
® Óä]™{ä
Õâ∠1˜ˆVi“ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­<1® £{]ÈÈä
Õâ∠1˜ˆVi“ À˜V °°°°°°°°°°°°°°°°­<1,® Ç]ÎÓä
>` Ì I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
® {]nxä
>ˆÀœ œ““° I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
® È]™nä
>ivvˆ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
® £]xÈä
>Ì>}ˆÀœ˜i °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
/® Ó]{Ón
>Ì>}ˆÀœ˜i `°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
® £]£nÎ
>“«>Àˆ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
*,® x]™Çx
>«i ˆÛi °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
® ä]äÈä
>ÀÀ>Àœ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
,,® Î]äÓn
>Ì̜ˆV> ð°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
--® £n]{™ä
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
®
p
i /…iÀ>«°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
/
® Ó]xÇä
i“LÀi I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
® ™]ä£ä
i“i˜ÌˆÀ I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
® {]™™Ó
i˜Ì° >ÌÌi /œÀˆ˜œ I °°°°°°°°°°°°°°°°­
/® £]nÈä
iÀ>“° ,ˆVV…iÌ̈°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­,
® ä]ÓÓÓ
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
® ä]ä{Ç
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
® ä]ÓÇä
ˆVVœi> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
® ä]ÎÎä
ˆÀ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
,® £]äÈä
>Ãà `ˆÌœÀˆ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
® ä]ÓΣ
˜`ÕÃÌÀˆ>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
® Ç]șä
œLÀ> I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°­
"® ä]Çää
(giu.fer.) Tecnologia batte petrolio 2-1: anche Google
supera Exxon e diventa la seconda società per capitalizzazione a Wall Street, dove Apple conserva il primo posto. Per la verità il sorpasso si era consumato già venerdì in chiusura di seduta, ma è diventato più marcato ieri
quando il gruppo energetico a mezz’ora circa dalla
chiusura dei listini americani perdeva circa l’1,3%, riducendo la sua capitalizzazione a 392,66 miliardi di dollari, mentre il motore di ricerca, in discesa dello 0,59%,
vantava una capitalizzazione di 393,37 miliardi. Apple
resta la società più redditizia al mondo e grazie al rialzo
dell’1,7% la sua capitalizzazione è tornata oltre i 463 miliardi. Ma l’inseguimento di Mountain View a Cupertino è cominciato, soprattutto se si guarda alle performance dei titoli nell’ultimo anno: Google +49%; Apple
+11,35%; Exxon +0,9%. Nel frattempo l’indice S&P 500
guadagnava il 18,4%.
,i˜`°
ä]ÎÈ
ä]ÎÇ
ä]{È
ä]{™
ä]xä
ä]xx
ÕÀˆLœÀ
*iÀˆœ`œ
£ ÃiÌÌ°
£ “iÃi
Ó “iÈ
Î “iÈ
{ “iÈ
x “iÈ
È “iÈ
œ˜iÌi >ÕÀii
"Àœ
£ä viL
/° ÎÈä
/° ÎÈx
*iÀˆœ`œ
/°ÎÈä
/°ÎÈx
£ä viL
ä]£™Ó
ä]ÓÎä
ä]ÓxÇ
ä]ә£
‡
‡
ä]Ιä
ä]£™x
ä]ÓÎÎ
ä]ÓÈ£
ä]әx
‡
‡
ä]Ιx
Ç “iÈ
n “iÈ
™ “iÈ
£ä “iÈ
££ “iÈ
£Ó “iÈ
‡
‡
ä]{Ç{
‡
‡
ä]xx£
‡
‡
ä]{n£
‡
‡
ä]xx™
-ÌiÀˆ˜> ­Û°V®
-ÌiÀˆ˜> ­˜°V®
-ÌiÀˆ˜> ­«œÃÌ°Ç{®
ÀÕ}iÀÀ>˜`
>Ài˜}œ Ì>ˆ>˜œ
>Ài˜}œ -ۈââiÀœ
>Ài˜}œ À>˜ViÃi
i˜>Àœ iÌÌiÀ>
Ó£{]Ι Ó{ä]Ç£
Ó£n]Îx Ó{x]n™
Ó£n]Îx Ó{x]n™
™Ó™]{™ £°ä£™]ÈÈ
£ÈÈ]nÇ £nÇ]{Ç
£Èx]ÓÈ £nx]™Ó
£È{]È£ £n{]xÎ
/>ÃÈ
>Ì̈˜œ -iÀ>
"Àœ ˆ>˜œ ­ÕÀœÉ}À°®
Îä]Îx
Îä]{Ó
"Àœ œ˜`À> ­ÕÃ`ɜ˜Vˆ>® £°ÓÇÎ]xä £°ÓÇÇ]ää
À}i˜Ìœ ˆ>˜œ ­ÕÀœÉŽ}°®
p xää]äÓ
*>̈˜œ ˆ>˜œ ­ÕÀœÉ}À°®
p
Î{]{£
*>>`ˆœ ˆ>˜œ ­ÕÀœÉ}À°®
p
£Ç]nx
Ì>ˆ>
ÕÀœ£Ç
>˜>`>
>˜ˆ“>ÀV>
ˆ˜>˜`ˆ>
À>˜Vˆ>
-Vœ˜Ìœ
˜ÌiÀÛ
ä]Óx
ä]Óx
ä]™™™
ä
ä]Óx
ä]Óx
ä]Óx
ä]Óx
£
ä
ä]x
ä]Óx
iÀ“>˜ˆ>
ˆ>««œ˜i
°°
1-
-Ûiâˆ>
-Vœ˜Ìœ
˜ÌiÀÛ
ä]Óx
ä]Óx
ä]£
ä]x
ä]Óx
ä]Çx
ä]Î
‡‡‡
ä]Óx
ä]Çx
œÀÃi ÃÌiÀi
iÜ 9œÀŽ Û>œÀˆ iëÀiÃÈ ˆ˜ `œ>Àˆ] > œ˜`À>
ˆ˜ «i˜Vi] > <ÕÀˆ}œ ˆ˜ vÀ>˜V…ˆ ÃۈââiÀˆ° >̈ `ˆ
iÜ 9œÀŽ i /œÀœ˜Ìœ >}}ˆœÀ˜>̈ >i œÀi Óä°ää
ˆ˜`ˆVˆ
,
/ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £ä‡äÓ
“ÃÌiÀ`>“ ­iÝ® ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° În™]È{
Ài˜Ì ˜`iÝ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ££Ó]ÈÎ
ÀÕÝiiÇi Óä ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ә£Î]x{
-̜ÝÝ ÕÀœ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Σä]ÇÈ
-̜ÝÝ ÕÀœxä ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÎäÎÓ]xÎ
-̜ÝÝ 1 ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÎÓx]Îä
-̜ÝÝ 1xä° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÓnxÇ]ÈÈ
/- ÕÀœÌÀ°£ää° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÓÈÓÓ]Èx
œ˜} œ˜} - ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Ó£xǙ]ÓÈ
œ…>˜˜iÃLÕÀ} ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° {£xäÇ]Ç{
œ˜`À>­/-£ää® ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Èx™£]xx
>`Àˆ` LiÝÎx ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ™™nÓ]Çä
"Ϝ /œ« Óx° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° xää]{Ó
-ˆ˜}>«œÀi -/° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Îä£Ç]Óä
-Þ`˜iÞ ­ "À`î ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° xÓÎÈ]{™
/œÀœ˜Ìœ­Îää
œ“«® ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £ÎÇn™]™Ç
6ˆi˜˜> ­ÌÝ®° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Óx™ä]ÇÇ
<ÕÀˆ}œ ­-® ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° nÎÓ{]nx
Û>À°¯
³ä]äÎ
³Ó]{{
³ä]£{
‡ä]äÎ
‡ä]Óä
³ä]äÈ
‡ä]än
³ä]äx
‡Ó]äÇ
³ä]nÇ
³ä]Îä
‡ä]n™
‡ä]Ón
³ä]£Î
³£]ää
³ä]äÎ
‡ä]£{
³ä]än
Ãii∜˜i
, "",/° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £ä‡äÓ
`ˆ`>à ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° nx]ää
ˆ>˜â ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £Óx]Çä
>ÞiÀ }° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ™x]{x
iˆiÀÃ`œÀv ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÇÎ]ÇÓ
“Ü ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° nÓ]ää
œ““iÀâL>˜Ž } ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £Ó]™n
iÕÌÃV…i >˜Ž ˜ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Îx]£Ó
iÕÌÃV…i *œÃÌ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Óx]ÎÎ
iÕÌÃV…i /iiŽœ“ ˜ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ££]ÈÈ
Ì Õv̅>˜Ã> }° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £Ç]È{
Õ}œ œÃà } ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ™Î]ä£
iÌÀœ }° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Σ]Èx
-ˆi“i˜Ã ˜ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ™Î]Ó{
6œŽÃÜ>}i˜ } ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £n™]Çä
Û>À°¯
³ä]äÓ
‡ä]ÎÓ
‡ä]ä£
³ä]xÎ
³ä]Ó{
³ä]xä
‡ä]nn
‡ä]nÈ
‡ä]nx
³ä]ä™
³ä]Óä
‡ä]Çx
‡ä]£Ç
³ä]™Î
*, ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £ä‡äÓ
ˆÀ À>˜Vi ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° n]xÇ
ˆÀ ˆµÕˆ`i ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ™Ç]Ç{
Ã̜“ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Óä]™x
Ý> - ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £™]{ä
˜« ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° x™]ä£
>« i“ˆ˜ˆ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° xÓ]ÈÇ
>ÀÀivœÕÀ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÓÈ]Çä
>Șœ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÇÈ]Î{
ˆ“i˜Ìà À>˜V>ˆÃ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Èä]Î{
Àj`ˆÌ }ÀˆVœi° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £ä]Ón
>˜œ˜i° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° xä]äÎ
>Û>Ã ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° x]nÇ
¿"Àj> ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £Ó™]ää
ˆV…iˆ˜ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° n£]ää
*iÕ}iœÌ -°° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ££]xä
,i˜>Տ̰ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÈÎ]£n
->ˆ˜Ì‡œL>ˆ˜ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Ι]Ç{
->˜œvˆ‡-ޘ̅i>L ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Ç£]™™
-œVˆjÌj j˜jÀ>i ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° {Î]™Î
-œ`i݅œ ˆ>˜Vi ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Ç{]{x
/œÌ> ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° {Ó]™x
Û>À°¯
³Ó]ÎÎ
³£]Ón
‡ä]£{
‡ä]äx
‡ä]n{
³ä]™ä
‡
³ä]Ç£
³ä]™ä
‡ä]xÎ
³ä]nÇ
‡ä]ÎÈ
³{]{x
³£]Ι
³ä]ä™
‡£]ÎÇ
‡£]x{
³£]Çn
³ä]äÇ
³ä]xÎ
‡ä]xÎ
7 9",° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £ä‡äÓ
“>✘ œ“° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÎÈä]xÓ
“iÀˆV>˜ Ý«ÀiÃà ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° nn]Óä
««i œ“« ˜V ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° xÓn]nx
ÌE/° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÎÓ]{{
>˜Ž œv “iÀˆV> ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £È]ÈÈ
œiˆ˜} ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £ÓÈ]ÇÈ
>À˜ˆÛ> ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° {ä]£™
>ÌiÀ«ˆ>À ˜V ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ™{]Óä
ˆÃVœ -ÞÃÌi“ð ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÓÓ]nx
ˆÌˆ}ÀœÕ« ˜V ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° {™]ÓÎ
œV>‡
œ> œ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° În]Ó£
œ}>Ìi *>“œˆÛi ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° È£]ÎÎ
œÜ …i“ˆV>° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° {x]ÇÈ
Õ*œ˜Ì ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÈÎ]{{
Ýݜ˜ œLˆ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° n™]ÈÈ
œÀ` œÌœÀ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £{]nÈ
i˜iÀ> iVÌÀˆV ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Óx]äÓ
i˜iÀ> œÌœÀà ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Î{]™™
œ`“>˜ ->V…à ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £È£]äÈ
i܏iÌ̇*>VŽ>À` ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Ón]Èn
œ˜iÞÜi ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ™Ó]Èä
L“ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £ÇÈ]™n
˜`ÕÃÌÀˆi >ÌÕâ∠-«° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Ó]{x
˜Ìi œÀ« ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Ó{]£n
œ…˜Ãœ˜ E œ…˜Ãœ˜ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ™ä]ÈÓ
* œÀ}>˜ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° xÈ]Èä
œVŽ…ii` >À̈˜ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £xÎ]nÎ
ÕݜÌ̈V> À« -«> ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° xÎ]ÓÎ
Vœ˜>`¿Ã° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ™x]ä£
iÀVŽ E œ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° x{]nx
ˆVÀœÃœvÌ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÎÈ]Çä
œ˜Ã>˜Ìœ œ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £££]Ó{
œÀ}>˜ -Ì>˜iÞ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ә]ÈÈ
ˆŽi ˜V° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÇÓ]x{
"VVˆ`i˜Ì> *iÌ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ™ä]ÇÎ
*vˆâiÀ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Σ]Îx
*…ˆˆ« œÀÀˆÃ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Ǚ]äÈ
*ÀœVÌiÀ E >“Li ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÇÇ]xÎ
1˜ˆiÛiÀ 6 ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÎÇ]™£
1à -Ìii œÀ«° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Óx]Èx
7>Ì ˆÃ˜iÞ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÇÇ]äÓ
7…ˆÀ«œœ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £ÎÈ]Èx
8iÀœÝ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £ä]Ι
9>…œœ ˜V ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÎÇ]xÈ
Û>À°¯
‡ä]£È
³£]În
³£]Ç£
³ä]{Î
‡ä]™x
‡ä]Óä
³ä]Çä
‡ä]Ç£
³ä]Çx
‡ä]ÓÓ
³ä]ș
³ä]ÇÇ
³ä]Îx
‡ä]äÓ
‡£]äÓ
‡ä]ÇÎ
‡ä]ÈÇ
‡Î]£ä
‡ä]x{
‡£]Î{
‡ä]Èä
‡ä]£x
‡
‡ä]£Ó
³ä]È{
‡ä]ä{
‡ä]n{
‡ä]xä
‡ä]™x
³ä]£x
³ä]ÎÎ
³ä]{{
‡ä]£ä
‡ä]Ó£
³ä]£x
³ä]{Ó
‡£]{n
³ä]Ón
³ä]ÓÈ
³ä]{Î
³£]Çn
³ä]äÇ
‡ä]£™
³ä]n™
" , ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £ä‡äÓ
Έ ÀœÕ« ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Ι£]ÈÇ
˜}œ “iÀˆV>˜ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £{™Ç]ää
ÃÌÀ><i˜iV> ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ΙäÓ]ÇÎ
-ŽÞ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° n™£]Èn
>ÀV>Þà *V ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÓÇx]£Ó
* ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° {nÓ]äx
ÀˆÌˆÃ… /iiVœ“ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Ι£]£{
ÕÀLiÀÀÞ ÀœÕ« ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £{™{]ää
>ݜӈ̅Žˆ˜i ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £Èää]ÇÈ
>ÀŽÃ E -«i˜ViÀ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° {ÇÓ]ä{
*i>Àܘ *V ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £££ä]ÇÈ
*ÀÕ`i˜Ìˆ> ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £ÓÇx]££
,œÃ ,œÞVi ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ££nx]™™
,œÞ> E -՘  ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £äÓ]ÎÎ
,œÞ> Ž œv -VœÌ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÎÎn]nÈ
-V…Àœ`iÀà *V ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÓxÎÎ]ää
1˜ˆiÛiÀ *V ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÓÎǙ]£x
6œ`>vœ˜i ÀœÕ«° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÓÓÓ]ää
Û>À°¯
³ä]nn
³£]{Ó
³£]{Î
‡ä]{x
³£]ÓÓ
³ä]äÇ
‡
³£]ÎÈ
‡ä]Σ
‡ä]{Ç
³£]nÎ
³ä]£È
³£]äÓ
‡£]ÈÎ
³ä]äÎ
³ä]ÎÈ
³ä]x£
‡
<1," ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £ä‡äÓ
iÃ̏j° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÈÇ]xx
œÛ>À̈à ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÇÓ]ää
1LÃ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £n]{x
Û>À°¯
‡ä]äÇ
‡ä]Ón
³ä]£È
32
IN PAGINA
✒
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Otto fantasmi nell’aldiqua
di MAURIZIO BONASSINA
Otto racconti sulle stranezze che accadono qui nel mondo dei
vivi: un po’ fiabeschi eppure veri. L’ombra imperfetta di
Leonidas Michelis (Europa Edizioni, pp. 103, 12,90) racconta
quello che l’autore ha vissuto e poi immaginato nei suoi viaggi,
anche di lavoro, tra il Sud America e la Sicilia: e non fa
differenza. È l’occhio, indagatore e curioso, che tratteggia le
storie: episodi brevi racchiudono un’esistenza. Racconti degni di
una storia vera: «Melanio» somma le cifre di ogni numero che
incontra; per la sua filosofia divinatoria, il risultato è
premonitore. Così «La donna invisibile»: la vita di un uomo
Cultura
spezzata da un lutto e rinata sullo stesso dramma. Ogni
personaggio è tanto vero quanto «fantasma»: non li incontrerete
mai, però stanno lì come un monito o un verso di poesia. È la vita
che gira su se stessa, fa intorbidire gli occhi, stranisce la
memoria e poi ritorna all’origine: tutto è predestinato, tranne le
fantasie del presente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ilClassico
Tornano, riuniti in un volume, due bozzetti marinareschi su
barche e navi scritti da Joseph Conrad nel 1905 e nel 1906 e usciti
sulla rivista «Blackwood’s Magazine». Nella nuova traduzione di
Veronica La Peccerella, Cattività (Elliot, pp. 60, 7,50) mette a
nudo, come spiega lo stesso autore, il suo rapporto con il mare,
amante volubile, capace di collere e di dolcezze. (an.m)
Archivi L’autore de «Il trono di legno» aveva voluto celebrare in un testo la vita di Pier Paolo. Salvo ritirarlo di fronte ai dubbi dell’editore
La passione di Pasolini secondo Sgorlon
Il romanzo mai pubblicato sullo scrittore «maledetto» e assassinato nel ‘75
dal nostro inviato DARIO FERTILIO
UDINE — Tre grandi scrittori e un
fantasma. Carlo Sgorlon, in veste di
autore romanzesco. Pier Paolo Pasolini, in quella di soggetto letterario. Biagio Marin, come suggeritore. E il fantasma? Si chiama Oreste, ed è protagonista del romanzo inedito Nel segno
del fuoco (di cui accanto pubblichiamo il finale).
Ma procediamo con ordine. Il 2 novembre del 1975, come tanti ricordano, il corpo di Pier Paolo Pasolini, il
volto orribilmente sfigurato, viene ritrovato vicino all’idroscalo di Ostia.
Che l’assassino sia uno dei ragazzi di
vita tante volte magistralmente descritti dallo scrittore, e che le ragioni
del delitto possano essere abbiette, a
lungo non viene accettato da una parte della sinistra culturale italiana, che
farnetica di «complotto fascista». Gli
spiriti indipendenti invece sono turbati da tutt’altro: il fatto cioè che il
dramma umano di un grande e poliedrico artista possa essere prima strumentalizzato, quindi rimosso.
Tra questi ultimi ci sono il friulano
Carlo Sgorlon e il poeta di Grado, Biagio Marin. Da sempre entrambi «sentono» Pasolini come uno dei loro, pur
non frequentandolo abitualmente. Vicinanza etnica e geografica, certo —
Pasolini è anch’egli di quelle parti — e
inoltre coscienza del fatto che il sulfureo P.P.P., pur nella fantasmagoria
delle sue incarnazioni — poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, giornalista eccetera — attinge sempre gran
parte delle sue linfe vitali dal ricordo
della piccola patria comune.
Dunque, in quel fatale anno 1975,
Biagio Marin scrive a Carlo Sgorlon
una lettera accorata. È appena tornato
dal funerale di Pasolini, e si rammarica di non avervi incontrato l’amico
Sgorlon (ignora che lo scrittore allora
non era in possesso né di macchina né
di patente, e la trasferta in quell’occasione gli era risultata impossibile). La
lettera contiene una preghiera che
l’autore de Il trono di legno non può
ignorare: scriva subito, a caldo, un libro dove si racconti la verità su P.P.P.
Non da un punto di vista critico né
biografico né politico, bensì in modo
da «accoglierlo tutto e risolverlo nella
sua tragedia».
E Carlo Sgorlon, come obbedendo a
un buzzatiano, austroungarico comando, si mette a scrivere. Lo fa nel
suo solito modo: affidandosi di getto
alla sua mitica «penna d’oro», senza
quasi correggersi, salvo poi coinvolgere la moglie e consigliera, Edda, nella
stesura dattiloscritta. E tuttavia, dentro alla camera oscura della sua ispirazione, avviene qualcosa di imprevisto.
Dalla penna non fluisce l’inconfondibile stile sgorloniano, favolistico e
quasi ipnotico, per il quale raccoglie
ovunque consensi e lettori, ma un saltellante e nervoso rincorrere emozioni
e avvenimenti, quasi che per miracolo
letterario l’autore fosse penetrato nella
psiche del suo personaggio. Sgorlon si
trasforma in Pasolini, arriva a condividere i suoi febbrili pensieri, in una girandola di immagini e metafore che
paiono espressionistiche e quasi barocche. Inoltre — a sottolineare la libertà d’ispirazione e una rispettosa distanza dall’oggetto — Carlo Sgorlon
trasforma l’eros torbido e tormentato
di Pasolini in una pulsione estrema
Il brano Il finale de «Nel segno del fuoco»
«Non aveva fatto altro
che fuggire per tutta la vita»
di CARLO SGORLON
O
Personaggi
Sopra: Pier Paolo
Pasolini durante le
riprese del film
«Teorema» nel ‘68.
A sinistra:
Carlo Sgorlon,
Biagio Marin
e Alcide Paolini
ma ortodossa, non più omosessuale
ma dongiovannesca; senza comunque
arretrare dal terreno della trasgressione e dello scandalo.
Il risultato, sottoposto al responsabile della narrativa Mondadori Alcide
Paolini, provoca stupore unito a innegabile perplessità. Il tema scotta, ed è
svolto da uno scrittore famoso; ma
questi spiazza i suoi stessi lettori creando un personaggio che è Pasolini,
ma allo stesso tempo non è lui. E lo fa
in uno stile diverso, impossibile da attribuire ad alcuno dei due. Dunque,
secondo Paolini, prima di pubblicarlo
è necessaria una «rastrematura» (che
avvia subito lui stesso). Ma i dubbi e le
perplessità evidentemente aleggiano
fra le due parti, la Milano mondadoriana e la casa udinese di Sgorlon. In-
tanto l’Italia sta vivendo la «questione
Pasolini» come un dramma nazionale,
e alla fine accade l’imprevedibile: Carlo Sgorlon accantona senza spiegazioni il romanzo. Già la sua mente «instancabile come una stufa sempre accesa» sta consumando altra legna; ci
pensa la moglie Edda però a salvare il
dattiloscritto dal cestino, ed è grazie a
lei che, oggi, possiamo parlarne.
Tanti anni dopo, esso getta una luce
speciale sulla personalità dello stesso
Sgorlon. Tra lui e Pier Paolo c’era stato
solo un fuggevole contatto a Cervignano; ma si era sviluppato comunque un
curioso «corpo a corpo» letterario a
distanza. Del compatriota, Sgorlon dava un giudizio a due facce: tra la passione e l’ideologia di Pasolini prediligeva nettamente la prima e diffidava
Il narratore scomparso nel 2009
Gli altri temi della sua opera
L’antologia critica intitolata Carlo Sgorlon scrittore friulano (edita dal Comune
di Udine- Biblioteca Civica «V. Joppi», pp. 165, a cura di Romano Vecchiet, tel.
0432.271583 e appena pubblicata) contiene vari saggi e testimonianze
sull’opera del narratore friulano. Gli interventi tematici intorno ai suoi scritti
e alla poetica, includono tra l’altro la funzione del mito e della figura
femminile, la struttura della fiaba, gli influssi della letteratura mitteleuropea,
il ruolo del sacro. Vi è incluso anche, per concessione della vedova Edda, il
capitolo iniziale del romanzo inedito Nel segno del fuoco, presentato in questa
pagina. Carlo Sgorlon, nato nel 1930, è scomparso nel 2009. Tra le sue opere
più famose, oltre al capolavoro Il trono di legno (1973): La conchiglia di
Anataj e La malga di Sîr, tutti pubblicati dalla Mondadori.
della seconda. Considerava una sua
«ancora di salvezza» il «rimpianto per
la civiltà contadina», mentre metteva
in guardia dalla «sua lucida follia» e
dal «cupio dissolvi». Si lasciava affascinare dal «dilettante di sensazioni»
quasi dannunziano, ma criticava la
sua tendenza «al narcisismo», o addirittura alla «megalomania pontificale». Pasolini, di rimando, stroncò Il
trono di legno pur dando a tratti l’impressione di lodarlo, ma in definitiva
accusandone apertamente l’autore di
aver rimodulato «in falsetto» lo stile
narrativo di Elsa Morante. Al che — e
questo la dice lunga sulla personalità
di Sgorlon — la vittima rispose con
parole misurate ma ferme, senza mai
scendere nella lite aperta. Tanto che
nel 1975, all’invito di Biagio Marin, rispose gettandosi a capofitto Nel segno
del fuoco.
Leggendolo oggi, si è colti da una
sensazione dapprima di inquietudine,
poi addirittura di perturbamento. Ci
sono pagine — nel capitolo in cui Oreste-Pier Paolo scopre il sesso attraverso la visione sconvolgente della madre
nuda, immersa in soffitta in un bagno
di sole — di una forza abbagliante. Altre — come quelle finali che qui pubblichiamo, in cui Oreste trova una
morte assurda alla periferia di Roma
sulle tracce di Pasolini — permettono
di cogliere quello strano processo di
immedesimazione tra Sgorlon e
P.P.P., così pronunciato da imporre
uno stile diverso a colui che scrive.
E ora? Edda Sgorlon è alla ricerca,
tramite la Mondadori, di un modo per
evitare che vada dispersa l’opera del
marito: sia quella edita, che l’altra mai
pubblicata, narrativa e saggistica.
Qualunque ne sia l’esito, Il segno del
fuoco è destinato a rimanere una testimonianza, unica probabilmente, di
ciò che ha significato essere scrittori,
nella carne e nel sangue, al crepuscolo
del Novecento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
gni tanto si voltava, sperando nel miracolo che gli uomini avessero rinunciato all’inseguimento. Ma avevano
ceduto solo di pochi metri, ed erano tutti molti più
giovani di lui. Oreste correva e correva, il corpo teso in
uno spasimo solo, e s’immaginava che sarebbe riuscito a stancarli, che possedeva energie più cospicue di loro, e che la sua vitalità
era senza fondo. Finirono le case dei baraccati, e Oreste ebbe la
sensazione di essere solo in un quella campagna sabbiosa, per
chilometri e chilometri, e tutti gli altri esseri umani si fossero
ritirati in qualche ansa misteriosa del mondo. Voltandosi, gli
sembrò che due dei suoi inseguitori avessero in mano qualcosa,
un randello, un pezzo di legno. Fu attraversato dalla sensazione
di fuggire verso il nulla. La campagna era senza un albero e senza
una casa. «Aiuto! Aiuto», gridò, e gli parve che il grido non fosse
suo, che non provenisse da lui, ma da un altro se stesso, da un
animale spaventato che sapeva vagamente di avere dentro di sé,
anche se finora non era mai venuto allo scoperto. Capì che la sua
speranza di essere sentito da qualcuno era un’assurdità, perché il
mondo era diventato un sahara sterminato, e non c’era niente se
non lui che fuggiva, e i suoi inseguitori col randello brandito.
Incespicò, cadde, si rialzò e si accorse di avere in bocca un sapore
di sabbia e di terra. Non aveva fatto altro che fuggire, per tutta la
vita, e per tutta la vita era stato inseguito da qualcosa di enormemente più grande di lui… Capì che era rimasto troppo a lungo
nel palazzo che bruciava, che
non era saltato giù a tempo, e
Gli ultimi pensieri
ormai era coinvolto dalle
fiamme. Sempre, per tutta la
«Capì che era rimasto
vita, aveva sentito la necessità
troppo a lungo nel
di stare nell’occhio del ciclopalazzo che bruciava, non ne, dove maggiormente riera saltato giù a tempo» bolliva la tempesta, e stava
per pagarne lo scotto.
Un’altra volta inciampò e
crollò giù stramazzato. Provò l’impressione di essere andato a
sbattere la testa con estrema violenza contro un muro di cemento, o una fontana d’acqua tiepida, perché qualcosa di caldo gli
scendeva sulla faccia e lo acciecava. Gli urti continuavano (... ).
Tentò di alzarsi, barcollando, ma subito ricadde, e risentì
l’odore e il sapore della terra. Capì che mai più sarebbe tornato ad
essere un uomo che stava in piedi sulle sue gambe, che ormai,
per il resto del suo vivere, sarebbe stato un animale terragno,
come un verme o un serpente (...). Cercò di gridare ancora aiuto,
ma da lui non uscì nessuna voce. Qualcosa non gli obbediva, e il
suo corpo non gli apparteneva più. Sentiva dei rumori, degli
scricchiolii, il rombo di una corrente, e non sapeva più che cosa
fosse fuori e cosa dentro di lui. Udì ancora uno sgocciolio di una
fontana, e non sapeva se nelle vicinanze ci fosse una fontana
malchiusa, o se fosse lo sgocciolio del suo sangue che andava
formando una pozza sotto la sua testa.
Intuì che non sarebbe più riuscito ad alzarsi, nemmeno in
cento anni di sforzi, perché le forze misteriose che gli erano state
alle calcagna per tutta la vita lo avevano raggiunto, in quella campagna deserta, e per lui ogni salvezza era negata e sigillata per
sempre. Sentiva nella testa un gran brusìo, e quel rumore di cascata, ma non un vero e proprio dolore, piuttosto una dolenzìa
soporosa, e sotto di essa un senso di pace e di tranquillità. Immaginò con una strana sensazione di appagamento la pozza di sangue che si andava formando sotto la sua testa, e rimpianse di
esser divenuto cieco e di non riuscire a vedere ancora una volta le
cose che lo circondavano, il cielo nero, le stelle riemerse dopo il
temporale, il profilo della città lontana. Non sentiva più il fischio
del vento, né il rombo dei tuoni, né il rumore di automobili, né
vicine né lontane, né l’abbaiare di un cane, né squittii, o bramiti,
o ruggiti, perché tutti i mostri avevano cessato di scatenarsi nella
città terrificata, ed erano ritornati silenziosi nei loro angoli bui,
nei parchi, dietro le terme semidistrutte, si riaddormentavano
come angeli mansueti, e svanivano pian piano nel nulla.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cultura 33
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
Saggio Nel libro di Nick Bilton (Mondadori) la storia dei fondatori del celebre social network
L’addio
Teorico del pluralismo, aveva 98 anni
DAHL, VOCE CRITICA
DELLA DEMOCRAZIA
N
on coltivava certo
una visione idilliaca o apologetica
della democrazia
rappresentativa moderna, il
politologo americano Robert Dahl, scomparso nel
Connecticut all’età di 98 anni. Ne vedeva benissimo i limiti e i difetti. Ma non pensava neppure che si trattasse
di un ingannevole paravento, volto a mascherare il ferreo dominio di una ristretta
oligarchia del denaro.
Il docente della Yale University riteneva piuttosto,
come chiarì tra la fine degli
anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, in una lunga discussione accademica con il
❜❜
Definiva come
«poliarchia»
un sistema basato
sulla concorrenza
tra gruppi diversi
famoso sociologo Charles
Wright Mills, che un Paese
come gli Stati Uniti fosse caratterizzato dalla presenza
di un complesso di gruppi
d’influenza in concorrenza
tra loro: un assetto in grado
di garantire il pluralismo
sociale e impedire l’avvento
di un potere tirannico, proteggendo le libertà individuali. Perciò Dahl riteneva
che il termine più adatto per
designare un regime del genere non fosse «democrazia», vocabolo legato all’immagine utopistica dell’autogoverno popolare, ma piuttosto «poliarchia».
S’intitola appunto Poliarchia uno dei primi saggi di
Dahl editi in Italia, che era
uscito in America nel 1971 e
venne pubblicato da Franco
Angeli dieci anni dopo. In
precedenza erano usciti soltanto, presso il Mulino, Introduzione alla scienza politica (1967) e Il pluralismo rivisitato (1977). In un Paese
largamente egemonizzato
sul piano culturale da un
marxismo a sfondo messianico, la visione pragmatica
di Dahl non interessava
molto, poteva essere scambiata per una copertura del
l’oppressione borghese. Il
suo classico testo Prefazione alla teoria democratica,
Gli inventori erano anarchici, litigiosi. E si sentivano molto soli
di SERENA DANNA
con cui si era imposto all’attenzione degli studiosi nel
1956, venne pubblicato nel
nostro Paese, dalle Edizioni
di Comunità, soltanto nel
1994, con una nota introduttiva di Alberto Martinelli.
Un altro autore che si è
adoperato per far conoscere
nel nostro Paese il pensiero
di Dahl è Salvatore Veca, cui
si deve la premessa all’edizione italiana del libro I dilemmi della democrazia
pluralista (Il Saggiatore,
1988), mentre in precedenza, nel 1985, il Mulino aveva
pubblicato Democrazia o
tecnocrazia?, nel quale il
politologo americano, in
una fase di riarmo e riaccresciuta tensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica, all’inizio degli anni Ottanta, affrontava la questione spinosa del rapporto tra regime
democratico e controllo
delle armi nucleari.
Con l’affermarsi di un approccio riformista, Dahl è
divenuto un punto di riferimento imprescindibile per
la cultura progressista italiana. Gli Editori Riuniti ne
hanno tradotto nel 1990 il
saggio La democrazia e i
suoi critici, mentre Laterza
ne ha edito in anni più recenti diversi titoli: Sulla democrazia (2000), Politica e
virtù (2001), Sull’uguaglianza politica (2007). Nel 2002
sempre Laterza ha pubblicato Intervista sul pluralismo
di Dahl, a cura di Giancarlo
Bosetti.
Considerato il decano dei
politologi americani, Dahl
aveva continuato a lavorare
fino a un età molto avanzata, accentuando per alcuni
versi la sua attitudine critica
nei riguardi del suo stesso
Paese. Pur ammirando i padri fondatori degli Stati Uniti, non aveva esitato a porre
in rilievo gli aspetti discutibili e controversi della loro
opera nel saggio Quanto è
democratica la Costituzione
americana? (Laterza, 2003).
Più in generale era preoccupato per la crescita delle
diseguaglianze e riteneva si
dovessero studiare «i modi
per realizzare un ordine
economico che sia efficiente e allo stesso tempo controllato politicamente».
Convinto che fosse un errore disastroso il progetto di
controllare i mezzi di produzione «attraverso le gerarchie del socialismo burocratico», Dahl giudicava altrettanto illusorio il sogno
di risolvere i problemi della
convivenza civile «nell’insieme delle transazioni volontarie tra individui liberi». Sperava semmai nella
creatività riformista, di cui
la politica attuale appare
purtroppo assai carente.
@A_Carioti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’anniversario su Radio3
Dal Piccolo di Milano al Cern
I luoghi che parlano di Galileo
Il prossimo 15 febbraio sono 450 anni dalla nascita di
Galileo Galilei (a Pisa). RaiRadio3 lo celebrerà con un
appuntamento settimanale, il sabato alle 18, previsto
fino al 12 luglio; s’intitola Io dico l’universo. 450 anni
con Galileo. Ogni puntata sviluppa un tema attraverso
un luogo da lui frequentato, o legato alla grande eredità
dello scienziato, nonché letterato: dagli esperimenti
della Torre di Pisa, al Teatro Piccolo di Milano dove
Giorgio Strehler mise in scena il testo brechtiano della
Vita di Galileo, fino al Cern di Ginevra, teatro delle
scoperte contemporanee sull’origine dell’universo.
C
hi lo utilizza sa quanto difficile sia rispondere alla
domanda «A cosa serve
Twitter?». Abbiamo appreso che il social network da 140
caratteri c’entra qualcosa con la
rielezione di Obama, con le proteste in Medio Oriente e con i giornalisti, ma, in fondo, spiegare a
un non-iscritto la finalità di Twitter è come convincere la nonna
della bontà di una laurea in
Scienze della comunicazione.
La rivelazione confortante che
arriva da Inventare Twitter, il libro di Nick Bilton in uscita oggi
per Mondadori, è che anche i suoi
fondatori non hanno mai realizzato a pieno a cosa servisse. Basti
pensare che le trovate più efficaci
della piattaforma — la chiocciola
per citare altri iscritti, gli hashtag
per tematizzare un contenuto e la
possibilità di rilanciare i messaggi degli altri (i retweet) — si devono alla creatività degli utenti, non
alla strategia dei vertici.
Bilton, firma tecnologica del
«New York Times», individua
nella solitudine il filo che unisce
Jack Dorsey, Noah Glass, Evan
Williams, Biz Stone, i quattro ventenni della start up Odeo che —
mentre lavorano a una piattaforma di podcasting — nel luglio del
2006 lanciano il servizio di microblogging. «Non si trattava solo di
condividere la musica che stavi
ascoltando o dove ti trovavi, ma di
mettere in contatto gli individui e
farli sentire meno soli — si legge
—. Poteva diventare una tecnologia che avrebbe cancellato un
sentimento che un’intera generazione provava quando sedeva davanti al computer».
Nella storia di Twitter non c’è
nulla della mitologia che si usa
(pigramente) associare alla Silicon Valley: nessuna laurea ad
Harvard, tavolo da ping pong e
brama di conquista. La bravura di
Bilton sta nell’aver trasformato la
biografia di un’azienda in un avvincente romanzo capace di mostrare quanto la narrativa del successo americano si sia complicata
negli ultimi quindici anni. I quattro fondatori — perennemente in
Da sinistra: Evan Williams, Jack Dorsey, Noah Glass e Biz Stone. I fondatori di Twitter
LA BORSA DI NEW YORK (REUTERS/BRENDAN MCDERMID)
di ANTONIO CARIOTI
Twitter, quattro mediocri di talento
Il volume
Da oggi
È in libreria
«Inventare
Twitter» (trad.
Sara Crimi
e Luca Fusari,
Mondadori, pp.
350, 17,50),
scritto dal
giornalista del
«New York
Times» Nick
Bilton, che
ricostruisce la
storia, i successi
e gli errori del
social network
lotta tra loro — rappresentano
uno strano concentrato di mediocrità e talento segnato da due caratteristiche: sono tutti «poveracci» sbarcati a San Francisco per
fare fortuna e divertirsi; e nessuno tra loro subisce il fascino della
Silicon Valley. «Un gruppo di persone — scrive Bilton — che avevano mollato college di media caratura e che nutrivano solo disprezzo per i Googlers di tutto il
mondo, con le loro lauree a Stanford o al Mit».
Alcune delle recenti invenzioni
più importanti del web si ritrovano disseminate nelle storie personali dei fondatori di Twitter:
con la decisione di rendere pubblico il sito web del suo diario,
chiamandolo «Blogger», Williams sancisce la nascita del blog
(termine nato dalla fusione di
web e log) e della filosofia dell’«editoria a pulsanti per tutti».
Quando — con l’introduzione del
podcasting su iTunes, Apple distrugge il progetto di Odeo —
Williams realizza che l’unico modo per uscire dalla crisi è mettere
in circolo le idee attraverso una
hackton (maratona di hacking):
«Un evento in occasione del quale per un giorno intero ciascuno
si dedica a qualcosa di importante per l’azienda, che però non sia
il suo lavoro usuale». Anni prima
che la rete mobile esplodesse, Biz
Stone, il giullare del gruppo, teorizza il «phone-internet»: «È come internet — spiega agli amici—, ma per il telefono!».
Anche la cultura libertaria che
accompagna Twitter fin dalle origini nasce dal caso: arrivato ad
Odeo, Noah Glass assume un programmatore chiamato Rabble
(canaglia), che gira il mondo insieme alla sua ragazza Gabba per
prendere parte a manifestazioni
politiche di vario tipo. A differenza dei soliti manifestanti, Rabble
si definisce un hack-tivista: «Invece dei cartelli usavano i laptop
— scrive Bilton — e al posto del
megafono, i blog, e marciavano
non sulle strade ma su Internet».
Mentre Williams e Glass passano
le giornate a litigare , Rabble assume solo tecnici che condividono «la sua mentalità da pirata anti-establishment».
Sebbene oggi Twitter abbia
una dirigenza chiara
(Jack Dorsey presidente e Dick Costolo
amministratore delegato) e 700 milioni di
iscritti, attribuire la
paternità del social
media continua a essere un’impresa. Bilton racconta che Dorsey — balbuziente, tatuato, con trascorsi da
anarchico — ha avviato a partire dal 2008
una campagna stampa per accreditarsi come fondatore e «il
prossimo Steve Jobs».
Eppure, l’unica informazione confermata da tutti riguarda
l’inventore del nome:
Noah Glass. Dorsey
voleva chiamare la
piattaforma «Status» in omaggio
alla novità introdotta (rendere
pubblica in ogni momento la propria attività), Stone tifava per
«Smssy» e Williams per «Friendstalker» (cacciatore di amici).
L’idea del cinguettare arrivò da
Glass mentre rifletteva sulla vibrazione del cellulare, che «lo indusse a pensare agli impulsi cerebrali che provocano uno spasmo
muscolare, un tic “Twitch!”». Da
lì: Twister. Twist Tie. Twit.
Twitch. Twitcher. Twitchy.
Twite. E infine Twitter. Pochi mesi dopo l’invenzione del marchio,
Glass fu fatto fuori da Williams,
con la complicità di Dorsey. In
settimana scrisse il suo primo
tweet: «Guardando colorati paracadute tracciare il simbolo dell’infinito mentre cadono a terra».
@serena_danna
© RIPRODUZIONE RISERVATA
In versi Protagonisti italiani e internazionali per l’ottava edizione di «Ritratti di poesia» a Roma
Adam Zagajewski, l’esule Yang Lian
e l’omaggio al mite Giampiero Neri
di PAOLO FALLAI
S
arà l’omaggio a una delle voci poetiche più solide e meno celebrate ad
aprire stamani al Tempio di Adriano
a Roma l’ottava edizione di «Ritratti di Poesia», promossa dalla Fondazione Roma.
Giampiero Neri è stato insignito del premio alla carriera, «per aver contribuito —
recita la motivazione — all’affermazione
della cultura nazionale al di là dei confini
del nostro Paese». Ha 86 anni Giampiero
Neri ed è abituato alla lentezza. Il suo
stesso esordio poetico, nel 1976, avvenne
alla soglia dei cinquant’anni, con L’aspetto occidentale del vestito (Guanda). E fu
subito chiaro che la sua voce originale,
così poco «italiana» in quella prosa poetica forse più assimilabile alla tradizione
francese, avrebbe attirato l’attenzione
della critica più vigile. Non a caso Maurizio Cucchi e Giovanni Raboni lo vollero
pochi anni dopo nel volume Poesia Uno,
quasi a reinserirlo — lui, brianzolo, fratello dello scrittore Giuseppe Pontiggia
— in un’area lombarda che comprendeva
Sereni, Erba, lo stesso Cucchi.
Uomo mitissimo — così lo descrivono
gli amici — Giampiero adottò lo pseudonimo Neri come sfida dopo la morte del
padre, ucciso dai partigiani nel corso della Resistenza. Ed è forse questa scelta,
unita a una poesia minutamente attaccata alla memoria, agli oggetti, alla natura,
e all’esiguità di una produzione centellinata con attenzione, ad averne fatto un
caso a parte nella storia letteraria recente.
Il premio a Neri «apre» un’edizione dei
«Ritratti di poesia» che fin dalla nascita
declina una vocazione alla ricerca, un’osservatorio dell’evoluzione del linguaggio.
Lo testimonia l’ampiezza dei temi che saranno proposti nel corso della giornata
«focalizzata — come recita il programma
— sulla diversità delle espressioni poetiche e sull’importanza dell’oralità».
Tra i protagonisti più attesi Adam Zagajewski e Yang Lian. Il primo, candidato
Giampiero Neri, 86 anni (foto Melasecca)
Il premio Nobel
Due giorni a Pisa per la Szymborska
«Szymborska: la gioia di leggere. Lettori, poeti e critici» è il titolo del
convegno che si apre domani, e continuerà giovedì, all’università di Pisa.
Dedicato alla poetessa polacca, premio Nobel per la letteratura nel 1996, e
scomparsa due anni fa, l’incontro articolato su due giornate si propone di
esplorare i motivi che l’hanno resa un fenomeno culturale in Italia,
testimoniato dalle decine di ristampe, dalle notevoli vendite sempre
registrate all’uscita delle sue raccolte e dall’affluenza agli incontri critici sulla
sua opera. Domani e giovedì a Pisa si annunciano gli interventi di numerosi
letterati, poeti, critici e saggisti italiani e stranieri; l’indomani è prevista la
proiezione del film-documentario «La vita a volte è sopportabile. Ritratto
ironico di Wislawa Szymborska», di Katarzyna Kolenda-Zaleska. Seguirà una
lettura di poesie dell’attore Gino Bartalena.
al Nobel nel 2010, autore di Try To Praise
The Mutilated World («Prova a cantare il
mondo mutilato»), uscita sul «New
Yorker» dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, riceverà dal presidente della
Fondazione Roma Emmanuele Emanuele
il Premio internazionale Fondazione Roma — Ritratti di Poesia. Anche Yang Lian,
poeta cinese in esilio dopo i fatti di Tienanmen, è stato candidato al Nobel nel
2002.
Il primo incontro della giornata, intitolato Caro poeta, vedrà protagonisti Maria
Grazia Calandrone, Valerio Magrelli, Elio
Pecora e Lidia Riviello che, dopo essere
stati ospitati in quattro licei romani, risponderanno alle domande degli studenti. Le conversazioni, curate da Vincenzo
Mascolo, che coordina l’intera rassegna,
Stas’ Gawronski e Ennio Cavalli, vedranno partecipare Mario Benedetti, Biancamaria Frabotta e Bianca Tarozzi; i vincitori del premio Viareggio Gian Mario Villalta e Pierluigi Cappello; Lello Voce, Mia Lecomte, Plinio Perilli, Laura Pugno e
Zingonia Zingone; Annamaria Armenante e Mario Guadalupi. Infine gli esperimenti di ricerca sui nuovi linguaggi: il
rapporto tra poesia e fumetto con Marco
Petrella; la proclamazione dei vincitori
della prima edizione del concorso «Ritratti di poesia.140», dedicato alla poesia
nei 140 caratteri richiesti da Twitter, e la
sperimentazione intitolata «Poeti der
Trullo», sette giovani romani che sognano la periferia come «seme e frutto di poesia». Hanno scelto l’anonimato e saranno quindi presenti solo con i loro versi.
pfallai
© RIPRODUZIONE RISERVATA
34 Cultura
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
I grandi filosofi
Le iniziative
del Corriere
In edicola Da oggi con il «Corriere» le monografie inedite sui
maestri della speculazione occidentale, da Platone ai nostri giorni
Il pensiero aggiusta
la vita (lo sapeva
anche Clark Gable)
Idee geniali da esistenze banali. O infernali
di ARMANDO TORNO
N
el film Gli spostati (è del 1961, lo diresse
John Huston) Clark Gable si rivolse con
queste parole a Marilyn Monroe: «Così
va la vita. Va anche nell’altro senso, però,
non lo dimentichi». È una battuta che invita a
dotare di elasticità la materia grigia, caratteristica indispensabile per osservare con corretta prospettiva le cose. Dobbiamo focalizzare le nostre
giornate con quanto accade. Per la bisogna forse
non c’è via migliore che curiosare nelle esistenze
dei grandi filosofi, coglierne pregi e virtù, ma soprattutto comprendere meglio le loro idee. Hanno governato, e stanno ancora condizionando, la
nostra vita. Si può scoprire, tra l’altro, che sovente i pensatori di rilievo hanno elaborato progetti
immortali ma sono stati costretti a campare tra
difficoltà e situazioni balorde. Coglievano problemi eterni e inciampavano in un ciuffo d’erba.
Così Socrate, ancora punto di riferimento della
La graphic novel
L’illustrazione di queste pagine, ispirata al mito
della caverna di Platone, è di Luca Dalisi,
collaboratore di «la Lettura». È autore dei testi e
dei disegni del libro per ragazzi «Ollip e il Grande
Inceneritore», uscito nel 2013 per i tipi di Ad est
dell’equatore (pp. 144, 15, dagli 8 anni di età)
spiritualità, dovette sopportare la moglie Santippe, donna che lo considerava più o meno un
chiacchierone. E Rousseau, al quale chiediamo
lumi per comportarci da cittadini democratici,
mise all’orfanotrofio tutti i figli avuti. Kant fu una
delle menti più formidabili che passarono sulla
terra ma non riusciva ad apprezzare né le donne
né la musica: non sapeva cosa farsene. Non
l’avremmo mai visto a una prima della Scala (anche perché mai si allontanò dalla Prussia orientale). E via di questo tono.
Conoscere i filosofi, e comprendere come sono nati taluni progetti sociali o qualche sistema
teoretico, magari accanto agli avvenimenti delle
loro vite, significa giudicare con più equilibrio le
grandi cose. La stessa democrazia, di cui tutti
parlano e della quale si sono un po’ perse le vere
coordinate, è un regalo all’umanità da parte della
filosofia più che della politica. Anche molte questioni riguardanti la fede sono passate tra i signori delle idee prima di trovare un ampio consenso nelle masse. Si prenda per esempio il tema
dell’immortalità dell’anima. È Platone il grande
assertore di essa e non, come molti credono, il
cristianesimo. La nuova religione predicava con
fermezza, almeno nei primi momenti, la resurrezione della carne e non l’idea di un’anima immortale che sarebbe sopravvissuta al corpo; que-
Il pianoo dell’opera
delll opeera
01
OGGI
O
GG
GI
sta concezione sarebbe divenuta soltanto nei secoli successivi materia per riflessioni teologiche.
La filosofia, anche se a volte ci fa sorridere per
l’atteggiamento di qualche suo esponente, ha conosciuto e sovente elaborato le idee che contano
dell’umanità. La stessa natura del male, che ha
suscitato più interrogativi di ogni altra questione, è una costante problematica che i pensatori
cercano di risolvere elaborando sistemi. In fondo, anche il marxismo nasce e si diffonde per eliminare le ingiustizie e le sperequazioni sociali,
ovvero per togliere dalla vita degli uomini quel
male concreto che è lo sfruttamento del lavoro
altrui. Dostoevskij, più filosofo che scrittore,
chiede ossessivamente a Dio: «Signore, perché i
bambini muoiono?». È una domanda che rimbomba nelle sue pagine, anche se egli faceva libri
per pagare debiti, di corsa, tra una crisi epilettica
e gli editori che lo tallonavano. Già, Dostoevskij:
ebbe anche il pudore di piangere dinanzi a un foglio bianco, perché era impossibile per lui scrivere qualcosa di nuovo; tutto — credeva — era già
stato detto.
Di contro, è interessante osservare come nascano talune idee accanto a vite che sembrano a
volte normali. Spinoza, per esempio: uno dei
suoi primi biografi, il pastore luterano Colerus
che aveva un alloggio nella stessa casa, ricorda le
sue esigenze alimentari, ovvero pochissimo cibo
e scarse bevande. Il menu era monotono: una
zuppa di fiocchi d’avena con un po’ di burro e farinata d’avena mischiata a uvetta. Per vivere non
faceva il professore (rifiutò una cattedra offertagli a Heidelberg) ma molava lenti; insomma, non
desiderava perdere il tempo insegnando, ché lo
avrebbe sottratto alla filosofia. Eppure, nonostante questa modestia, Spinoza è diventato un
riferimento fondamentale per il pensiero moderno.
E Nietzsche? Lo si cita in mille occasioni e si direbbe che sia stato un don Giovanni della riflessione più che un sistematico; o meglio, per usare
un’espressione di Stefan Zweig, con lui «la bandiera nera del pirata compare per la prima volta
sui mari della conoscenza tedesca». Eppure colui
che annuncia il superuomo e resta il grande psicologo della storia è fragile: ha una miopia fortissima, soffre di mille mali (beve soltanto tè di una
certa marca, la carne è pericolosa, i legumi li può
prendere preparati in un certo modo), non riesce
a dormire, vomita spesso. Trova requie soltanto
ricorrendo all’idrato di cloralio. Amerebbe volentieri donne belle per generare un figlio ideale,
ma non è ricambiato. Passa gli ultimi undici anni
di vita obnubilato, folle. Nonostante queste credenziali, la filosofia moderna (e non soltanto)
senza Nietzsche sarebbe ben diversa e tutti i protagonisti, da Heidegger a Freud, da Camus a de
Unamuno, sarebbero orfani di importanti idee.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
02
18 febbraio
03
25 febbraio
05
06
07
08
09
10
11 marzo
18 marzo
25 marzo
1 aprile
8 aprile
15 aprile
Platone
P
laton
Kant
Einstein
Nietzsche
Aristotele
Schopenhauer
Freud
Pascal
Sant’agostino
Arendt
a cura
cur
ura di
d
Roberto
RRob
ob
oberto
Radice
Radicce
Ra
Tommaso
Tuppini
Roberto
Maiocchi
Tommaso
Tuppini
Roberto
Radice
Tommaso
Tuppini
Alfredo
Civita
Alberto
Peratoner
Carlo
Chiurco
Olivia
Guaraldo
35
COPER
ITNA
04
4 marzo
34
33
32
31
30
29
28
27
7 ottobre
30 settembre
23 settembre
16 settembre
9 settembre
2 settembre
26 agosto
19 agosto
12 agosto
Marx
Epicuro
Husserl
Weil
Foucault
Smith
Jung
Heidegger
Newton
Mario Cingoli
Roberto
Radice
Tommaso
Tuppini
Olivia
Guaraldo
Fabrizio
Palombi
Stefano
Fiori
Costantino
Esposito
Roberto
Maiocchi
Cultura 35
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
La collana
Profili, temi
e bibliografie
nei volumi
(e sulla Rete)
I
11
12
13
14
15
16
17
18
22 aprile
29 aprile
6 maggio
13 maggio
20 maggio
27 maggio
3 giugno
10 giugno
Cartesio
Sartre
Bruno
Hegel
Montaigne
Tommaso
Darwin
Keynes
Alberto
Peratoner
Gabriella
Farina
Michele
Ciliberto
Tommaso
Tuppini
Nicola
Panichi
Carlo
Chiurco
Roberta
Lanfredini
Roberto
Marchionatti
26
25
24
23
22
21
n edicola a partire da oggi
con il quotidiano si può
trovare la nuova collana
«Grandangolo» del «Corriere
della Sera» dedicata ai grandi
filosofi: primo volume è
Platone, sul padre
riconosciuto della filosofia
occidentale. In totale i libri
saranno 35, in edicola ogni
martedì, per comporre una
biblioteca di monografie
filosofiche inedite, curate da
importanti studiosi e
specialisti italiani di grande
prestigio come Roberto
Radice, Tommaso Tuppini,
Olivia Guaraldo e numerosi
altri (il prezzo della prima
uscita è € 1, le uscite
successive € 5,90; per il
formato ebook, prima uscita
da € 0,89, e uscite successive
da € 3,59). Si tratta di saggi a
carattere divulgativo,
dedicati ciascuno a una
personalità fondamentale
del pensiero filosofico (o di
rilievo teoretico importante
anche se proveniente da altre
discipline quali le scienze o
la psicoanalisi), come
appunto Platone (da oggi),
per proseguire con Kant (18
febbraio), Einstein (25
febbraio), Nietzsche (4
marzo), Aristotele (11
marzo), Schopenhauer (18
marzo), Freud (25 marzo) e
così via, alternando nelle
uscite filosofi e pensatori
antichi, moderni e
contemporanei, fino al
pensiero critico del
Novecento. Ciascuna
monografia è suddivisa in
tre parti riguardanti gli
elementi biografici (il
«panorama»), il corpus e il
significato del pensiero
dell’autore (il «focus») e
infine la bibliografia
commentata e altri contenuti
utili (l’«approfondimento»)
ma ciascuna parte è
ulteriormente suddivisa a
sua volta in altre sezioni
specifiche. Ad esempio, tra i
dati biografici si trova, oltre
alla cronologia della vita,
anche la descrizione
dell’ambiente storico sociale
dell’epoca, per inquadrare
l’ambito in cui il filosofo è
maturato; nella parte relativa
all’opera, oltre ai contenuti
teoretici del pensiero e alle
tematiche dell’autore, si può
conoscere anche la fortuna
nei secoli, l’influenza e
l’eredità del suo
insegnamento fino ai giorni
nostri. E infine, nella parte
dedicata
all’approfondimento, oltre a
leggere brani o citazioni
degli autori, è possibile
consultare una moderna
bibliografia commentata,
insieme ad altri apparati, che
fornisce una sintetica ma
utile guida per orientarsi non
solo nel panorama delle altre
pubblicazioni — divulgative
o più specialistiche — sul
personaggio, ma anche tra i
link e le risorse disponibili
online, per chi desiderasse
proseguire nel percorso di
conoscenza del filosofo.
20
19
5 agosto
29 luglio
22 luglio
15 luglio
8 luglio
1 luglio
24 giugno
17 giugno
Kierkegaard
Socrate
Popper
Voltaire
Wittgenstein
Galileo
Plotino
Abelardo
Marco
Fortunato
Roberto
Radice
Roberto
Maiocchi
Gianni
Paganini
Luigi
Perissinotto
Roberto
Maiocchi
Roberto
Radice
Carlo
Chiurco
Ida Bozzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
CORRIERE DELLA SERA
36
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera SMS
Idee&opinioni
Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984
Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984
Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile
DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA
Una politica indebolita e impotente
ci rende ostaggi dello Stato burocratico
✒
Flavio Zanonato di recente si è
rammaricato del trattamento
che ha ricevuto nelle ultime settimane
da parte dei media. Non gli sono piaciute le critiche rivolte alla sua personalissima interpretazione, totalmente itinerante, del ruolo di titolare del dicastero
dello Sviluppo economico. E soprattutto non ha gradito che i rilievi di metodo
si siano sommati con quelli di merito,
ovvero di aver trascurato di monitorare i
principali dossier delle aziende in crisi,
primo tra tutti lo spinoso caso Electrolux. Così ieri, parlando alla Camera, il
ministro ha speso molte energie per
rassicurare i deputati sul suo impegno
per risolvere la vertenza con gli svedesi,
arrivando però a dire che «il governo
non consentirà il trasferimento delle
produzioni in Polonia».
Purtroppo, duole ricordarlo, l’economia di mercato non funziona così. Non
è il governo che può decidere d’imperio
che una multinazionale rinunci a delocalizzare o che un imprenditore italiano
non si trasferisca armi e bagagli in Svizzera o in Carinzia. I casi in cui l’amministrazione centrale o quelle regionali si
sono opposte fermamente al trasferi-
mento di produzioni e poi l’hanno subito sono numerosi. Ergo, meglio evitare i
proclami e l’indurimento del lessico e
lavorare invece per dare quelle risposte
che a tutt’oggi mancano.
I sindacati di categoria hanno chiesto
che all’intero settore dell’elettrodomestico sia accordato uno sgravio contributivo sui contratti di solidarietà che,
secondo stime di parte Fiom, dovrebbe
corrispondere a un risparmio di 3 euro
per ora lavorata. L’Electrolux ha valutato
positivamente la richiesta di Fim-FiomUilm e così il passaggio successivo diventa quello di tentare di capire cosa ne
pensa il governo. Come farà a delimitare il perimetro della decontribuzione
per evitare che l’eventuale provvedimento sia troppo oneroso? Si applicherà a tutto il settore del bianco o a singole
aree territoriali?
I problemi aperti sono questi e dall’intervento di ieri di Zanonato non sono venuti lumi. Anzi, paiono essere aumentate le preoccupazioni di parte sindacale.
Dario Di Vico
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SCOPPIANO SULL’ASSE MILANO-PARIGI
I MOTI DELL’INTERNAZIONALE TASSISTA
✒
Sta nascendo un’Internazionale
tassista. Sbaglia chi non vede collegamenti e continuità tra lo sciopero totale dei taxi di Parigi e i disordini milanesi di
piazza Scala. I «moti» di ieri segnano un
salto di qualità nella battaglia (difensiva o
di rendita di posizione, il giudizio resta
aperto) combattuta dai tassisti francesi e
italiani contro l’«invasore» americano
Uber, la multinazionale che
ha stravolto le regole dei
trasporti urbani con un’app
sul telefonino. Le immagini delle manifestazioni agli
aeroporti parigini di Roissy
e Orly venivano rilanciate
su Twitter dai colleghi milanesi, le bombe carta
scoppiate sotto gli uffici del
sindaco Giuliano Pisapia
facevano esplodere la loro
eco sugli Champs-Élysées. Non è una coincidenza neppure la scelta di questo lunedì
di rabbia. I tassisti milanesi avevano chiesto l’autorizzazione del presidio alla Questura per questa data e nessun’altra: volevano unificare i calendari della protesta.
Per capire come si è arrivati fin qui, bisogna tornare alle sfilate modaiole di un anno fa. Mese di febbraio: dopo aver posizionato berline di lusso dalla California alla
Germania (accompagnando il lancio del
servizio Ncc con campagne di marketing
sexy e testimonial vip), Uber esporta il modello anche in Italia. È una liberalizzazione
di fatto. Milano diventa il laboratorio nazionale della rivoluzione digitale finanziata (poi) da Google e Goldman Sachs. In
pratica, qualche decina di noleggiatori di
auto di lusso si «associa» al marchio e contende strade e clienti ai 5
mila titolari di licenza taxi.
Primo problema: il settore dei taxi e degli Ncc è
separato per legge e l’app
di Uber aggira le norme.
Secondo problema, forse il
più grave: un impianto normativo risalente al 1992
non può di certo regolamentare le nuove forme di
economia emergente. Le
tensioni (denunce, risse, picchetti e cortei)
sono via via cresciute in questo scenario
d’incertezza del diritto. In Italia come in
Francia, per arginare le rivolte servirebbe
una presa di posizione di Stato o un salvagente dall’Europa. Nell’attesa, il 20 febbraio i taxi di Milano dovrebbero scioperare
ancora.
Armando Stella
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MANDATO D’ARRESTO PER JIANG ZEMIN & C.
UN GIUDICE IMBARAZZA IL GOVERNO SPAGNOLO
✒
Non si può cavarsela tirando in
ballo Don Chisciotte o il presunto
carattere idealista vagamente autodistruttivo degli spagnoli. Qui non si tratta di
mulini a vento, ma di giganti veri. Il problema tocca le radici della civiltà occidentale, la parità tra gli uomini, la Giustizia
uguale per tutti, ma anche quel senso di
superiorità che si impossessa di noi dai
tempi in cui le colonie erano «missioni civilizzatrici» e tutti dormivano sereni. Ieri
un giudice spagnolo della Procura Nazionale ha emesso un mandato di arresto per
l’ex presidente cinese Jiang Zemin. L’accusa è genocidio del popolo tibetano negli
anni 80 e 90. Con lui sono ricercati anche
l’ex premier Li Peng e altri tre alti responsabili del regime. Stalin chiedeva «quante
Divisioni corrazzate ha il Papa». Jiang Zemin starà pensando che l’intera Spagna ha
un Prodotto interno lordo pari a una media città della sua Repubblica Popolare.
La legge in base alla quale il giudice
Ismael Moreno da Madrid cerca di correggere i mali del mondo ha la data del 2009.
«Quando esistano vittime di nazionalità
spagnola non ci sono limiti di giurisdizione». È bastato trovare che due delle innu-
merevoli vittime tibetane avevano passaporto spagnolo e il provvedimento è diventato obbligatorio.
Oggi il ministero degli Esteri di Madrid
si affanna per fermare la sua stessa magistratura. Il Parlamento ha dimezzato i
tempi di attesa per una legge che cambia
tutto. «È un provvedimento molto desiderato dall’esecutivo», sussurrano i parlamentari della maggioranza. Si vergognano di piegarsi, anche loro vorrebbero essere come il giudice Moreno, senza macchia e senza paura. Eppure non crediamo
più a un Santo Graal da riconquistare. Persino la favola della democrazia da esportazione di George W. Bush si è rivelata una
semplice, tragica guerra. Moreno ha l’onere di applicare la legge. Il governo il dovere
di cambiarla. Noi quello di non sognare:
Saddam Hussein o Slobodan Milosevic
sono finiti in galera quando i B52 hanno
annichilito i loro eserciti. Non prima. Se la
Spagna vuole mandare i bombardieri a liberare il Tibet lo proponga all’Onu. A salvarci dalla terza guerra mondiale penserà
il diritto di veto di Pechino.
Andrea Nicastro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di ANGELO PANEBIANCO
SEGUE DALLA PRIMA
Nel secondo caso — volutamente o
meno non fa differenza — si è messa
una zeppa che potrebbe far fallire
l’accordo Renzi- Berlusconi: forse
l’ultima opportunità prima di trovarci a
contemplare scenari da Repubblica di
Weimar.
Nel corso degli anni, l’indebolimento
della democrazia rappresentativa è
stato compensato dal rafforzamento
della amministrazione e della
giurisdizione.
La democrazia è oggi ostaggio delle
principali componenti dello Stato
burocratico, che la controllano e la
ricattano (è il blocco burocraticocorporativo su cui ha scritto Ernesto
Galli della Loggia, Corriere del 24
gennaio). Nulla essa può senza il placet
della burocrazia e delle magistrature,
amministrative od ordinarie che siano.
E poiché quelle sono tutte strutture
adibite alla conservazione dell’esistente,
i loro vertici non daranno mai alla
politica il permesso di introdurre i
cambiamenti invocati dal resto del
Paese. Lo Stato burocratico-giudiziario
ha bisogno di una politica debole.
Abbiamo alle spalle una lunga esperien-
za di politica impotente: secondo governo Prodi, governi Berlusconi, governo
Monti, governo Letta. Non la qualità delle persone ma il contesto ne ha determinato il fallimento.
Che poi l’impotenza della politica si
accoppi alla sua invadenza non è una
contraddizione: a una politica che non
può innovare resta solo la distribuzione
di posti e prebende. Il politico che non
può affermarsi generando beni pubblici
(innovazioni a beneficio della
collettività) deve farlo distribuendo
beni privati. Il che accresce la
delegittimazione della politica, e quindi
il suo indebolimento, a vantaggio dello
Stato burocratico-giudiziario. In un
❜❜
A determinarne il
fallimento non è stata
la qualità delle persone
che si sono avvicendate
alla guida dei governi,
ma il contesto
circolo vizioso senza fine.
Però il vincitore, apparentemente
fortissimo, ha a sua volta i piedi di
argilla (più o meno come certi regimi
burocratico-militari latinoamericani
degli anni Settanta dello scorso secolo).
Non può gestire una società complessa.
Inoltre, la delegittimazione della
politica rappresentativa porta alla
ribalta movimenti antiparlamentari
che, come negli anni Venti e Trenta,
rappresentano un rischio anche per le
prerogative dello Stato burocraticogiudiziario.
Spesso le forti personalità, di cui le
democrazie hanno comunque bisogno,
falliscono. Ma qualche volta no. La
ragione della popolarità di Renzi si
comprende. Non assomiglia a
Berlusconi per le sue politiche (solo gli
sciocchi lo pensano).
Gli assomiglia per la forza della sua
personalità. È la solita storia di Davide e
di Golia. È facile (e anche doveroso) fare
le bucce a Renzi, mettere in luce le sue
(gravi) debolezze programmatiche, le
sue furbizie, forse anche
l’inadeguatezza di certi suoi
collaboratori. Ma, almeno — molti
pensano — è uno che ci prova.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL GIORNO DEL RICORDO
L’indicibile (per anni) violenza delle foibe
di GIOVANNI BELARDELLI
G
li atti di vandalismo compiuti
ieri ai danni di qualche monumento alle vittime delle foibe
vanno ovviamente condannati,
ma senza sopravvalutarli. Da
tempo infatti il Giorno del ricordo, dedicato alla memoria degli italiani vittime
della violenza jugoslava e insieme dei circa trecentomila esuli che nel dopoguerra
dovettero lasciare l’Istria e la Dalmazia,
vede il manifestarsi di contestazioni scarsissime di numero e per così dire residuali. Direi anzi che su pochi argomenti
del nostro passato recente il giudizio prevalente è cambiato come in relazione alle
drammatiche vicende che ricordiamo il
10 febbraio.
Le violenze commesse dall’esercito popolare jugoslavo durante l’occupazione
di Trieste — dapprima dopo l’8 settembre 1943, poi nei terribili quaranta giorni
seguiti alla «liberazione» della città —
hanno rappresentato per decenni episodi letteralmente indicibili, per almeno
due fondamentali motivi. Le vicende legate all’esodo ricordavano al Paese qualcosa che la maggioranza degli italiani —
la gente comune ma anche le élites politiche e intellettuali — aveva preferito rimuovere rapidamente: il fatto che l’Italia
— nonostante la Resistenza, nonostante
il rango di Paese cobelligerante ottenuto
dagli Alleati — la guerra l’aveva pur sempre persa, dovendo subire al suo confine
orientale una amputazione territoriale
particolarmente significativa (anche per
gli echi simbolici che rimandavano alla
guerra del ’15-18). Inoltre, il tema delle
violenze esercitate dai comunisti jugoslavi contro gli italiani era particolarmente imbarazzante per il Pci, che durante la guerra (e oltre) aveva seguito nei
suoi rapporti con Tito una politica a dir
poco ambigua; una politica che, ad esempio, nel 1944 aveva indotto i comunisti
italiani a uscire dal Cln di Trieste e a far
entrare le proprie formazioni partigiane
nell’esercito di liberazione jugoslavo. Politici e intellettuali comunisti (storici
compresi) a lungo continuarono a sostenere che nelle foibe erano stati gettati solo dei fascisti, come reazione alla politica
di sopraffazione e snazionalizzazione
che il regime di Mussolini aveva adottato
nei confronti delle minoranze slovena e
croata.
In realtà le violenze jugoslave si erano
rivolte contro gli italiani in quanto tali —
antifascisti compresi — poiché essi rap-
DORIANO SOLINAS
I PROCLAMI AL POSTO DEI PROBLEMI
LA NUOVA TATTICA DI ZANONATO
presentavano un ostacolo per le mire annessionistiche di Tito. Ma per anni affermare questo, e ricordare le vittime delle
foibe o l’esodo dei profughi giuliano-dalmati, significava venire considerati inequivocabilmente di destra e anzi essere
bollati come «fascisti». Terribile, al riguardo, l’episodio che Claudio Magris ha
narrato su questo giornale vari anni fa, rievocando quanto accadde ad alcuni esuli
che, lasciate le loro terre e costretti a
chiedere rifugio nella Penisola, si trovarono a sostare alla stazione di Bologna: i
ferrovieri comunisti minacciarono di
bloccare il traffico di quell’importante
nodo ferroviario se si fosse permesso a
quelle povere famiglie di scendere dal
treno per rifocillarsi. Ai loro occhi, i profughi avevano avuto la fortuna di essere
stati collocati dal nuovo confine nella Jugoslavia di Tito, che stava costruendo un
radioso futuro socialista. Se vi avevano rinunciato, voleva dire che erano fascisti.
Questa era l’Italia di fine anni 40. Ma il
pregiudizio negativo nei confronti di
quegli esuli, l’innominabilità delle foibe,
durarono a lungo. Ancora venti anni fa,
alcuni esponenti del Pds triestino chiedevano alla Rai di non trasmettere la
puntata del programma Combat film, dedicato appunto alle foibe. Ma proprio dai
ranghi della sinistra postcomunista doveva venire di lì a non molto la fine del-
l’ostracismo, con il segretario del Pds triestino Stelio Spadaro che nell’estate 1996
— presto seguito da dirigenti del rango
di Piero Fassino — chiese a gran voce al
suo partito di cambiare finalmente il giudizio sulle foibe. In un crescendo di polemiche, interviste, articoli (il Corriere arrivò a pubblicarne almeno uno al giorno)
infine il muro della memoria si sgretolò.
Con qualche residua resistenza, certo: alcuni dizionari ed enciclopedie continuarono ancora per un po’ a menzionare le
foibe soltanto come «depressioni carsiche», omettendo di ricordare le migliaia
di povere vittime che vi erano state gettate, spesso ancora vive; una fiction Rai, nel
2005, chiamava pudicamente i comunisti
jugoslavi soltanto «titini» per non offendere non si sa bene chi. Ma a suggellare
un cambiamento generale di clima c’era
ormai stata, nel 2004, la legge che istituiva il Giorno del ricordo, approvata da tutti i partiti esclusi alcuni irriducibili nostalgici di Rifondazione e del Partito dei
comunisti italiani. Ieri abbiamo tutti potuto vedere la cerimonia al Senato, che
conferma ulteriormente come la memoria di un Paese non sia necessariamente
immobile, dunque come l’evocazione del
«passato che non passa» sia spesso soltanto un modo per coprire i nostri pregiudizi e le nostre pigrizie.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
37
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
Lettere al Corriere
Il Referendum per
l’indipendenza della Scozia
dal Regno Unito si terrà
il 18 settembre del 2014, a
seguito di un accordo del
governo scozzese con il
governo centrale.
La domanda che verrà posta
agli elettori sarà: dovrebbe
la Scozia essere uno Stato
indipendente? In caso di
vittoria del sì, è già stata
scelta la data per l’annuncio
della nascita del nuovo
Stato: il 24 marzo del 2016.
Non a caso, considerando
che il 24 marzo 1707
segnava la fine
dell’autonomia della Scozia,
con l’entrata in vigore
dell’Atto d’Unione
con la monarchia inglese!
Possiamo quindi parlare di
nascita di rinascita di uno
Stato? Inoltre, quali vantaggi
avrà lo Stato della Scozia,
rispetto ai consistenti
finanziamenti e agevolazioni
che ha già oggi e che,
presumibilmente, verranno
aboliti?
Teresiana Eliodeni
[email protected]
AGENZIE DI RATING EUROPEE
immobile da anni, in cui era
immersa la riforma elettorale.
Però si corre il rischio che la
montagna partorisca un
topolino! Con le nuove regole
che spingono i piccoli partiti a
unirsi ai grandi per superare la
soglia di sbarramento, si saprà
subito chi ha vinto, ma chi
impedirà ai piccoli partiti di
separarsi di nuovo e creare
difficoltà e ricatti al nuovo
governo?
Caro Romano, come mai non
esistono agenzie di rating
europee? Perché l’economia
europea deve sempre essere
giudicate da oltre Atlantico?
Ubaldo Pasqualotto
[email protected]
Nel gennaio del 2013 il Parlamento europeo ha votato a
grande maggioranza per un
documento che introduce, tra
l’altro, norme regolamentari
sul funzionamento delle agenzie di rating in Europa e cerca di
mettere fine al loro oligopolio.
Ma non è riuscito ad accordarsi
sul profilo e le caratteristiche di
una eventuale agenzia europea.
La Commissione, d’altro canto,
ha detto che sarebbe molto costosa (fra 300 e 500 milioni all’anno) e si è impegnata a presentare un rapporto sull’argomento entro il 2016 .
A RISCHIO PALUDE
Riforma elettorale
Credo vada dato merito a
Matteo Renzi di avere smosso
le acque della palude,
Cara Signora,
inascita è la formula
politica e retorica di
cui gli scozzesi si serviranno per affermare l’esistenza di una continuità storica fra la Scozia d’oggi e
quella degli Stuart. Ma si tratterebbe pur sempre di uno
Stato interamente nuovo in
cui anche le istituzioni esistenti dovrebbero essere
adattate alle loro nuove responsabilità. Su questo
aspetto della questione vi è
per il momento poca chiarezza. Alex Salmond, leader del
Partito nazionale scozzese e
capo dell’esecutivo regionale,
ha sostenuto che la Scozia e il
resto del Regno Unito potrebbero continuare a fare parte
R
di una Unione monetaria. Ma
il governatore della Banca
d’Inghilterra, durante un recente viaggio a Edinburgo, ha
ricordato che la politica monetaria, in tale caso, verrebbe
fatta a Londra e che gli scozzesi avrebbero quindi, nella
materia, una sovranità dimezzata. Salmond vuole che
la Scozia faccia parte dell’Ue,
ma il presidente della Commissione europea ha fatto
presente che il nuovo Stato,
come ogni altro candidato,
dovrà fare domanda di adesione e negoziare i necessari
accordi su tutte le materie
che fanno parte del patrimonio comunitario.
Chiunque abbia voce in capitolo cerca di spiegare agli
favoriti da stipendi garantiti e
poco lavoro. Quest’ultima
evasione è da considerarsi
particolarmente spiacevole
perché il doppio lavoro in nero
sottrae entrate economiche allo
Stato e lavoro vero ai tanti
disoccupati.
Angelo Tirelli, Milano
Gianni Zenoni
[email protected]
LAVORO NERO / 1
LAVORO NERO / 2
Dipendenti pubblici
Ripetizioni agli studenti
Solo ora «si scopre» che
l’evasione non è solo dei
lavoratori autonomi, ma di
tutti i lavoratori, in special
modo dei dipendenti pubblici
Sono uno dei 9/10 che non
rilascia ricevuta per le lezioni
(a domicilio, 20 euro l’ora).
Desidero sottolineare che a
scozzesi che la nascita di uno
Stato indipendente, se l’esito
del referendum sarà positivo,
è destinata a creare più problemi che soluzioni. Che cosa
accadrà, sino alla fine della
legislatura, dei parlamentari
della Camera dei Comuni britannica eletti nei collegi scozzesi? Che cosa accadrà dei
funzionari scozzesi della
pubblica amministrazione?
Dovranno fare una scelta di
nazionalità’? Il Primo ministro David Cameron, dal canto suo, ha pronunciato un appassionato discorso in cui ha
chiesto a tutti i cittadini britannici di premere sui loro
amici scozzesi per evitare il
divorzio. È stato osservato
(Financial Times del 7 febbraio) che il Primo ministro
britannico, paradossalmente,
ricaverebbe dalla scissione
un vantaggio politico. La
Scozia manda ora a Westminster 41 deputati laburisti con-
tro un solo deputato conservatore. Senza la Scozia, i tories potrebbero governare
senza l’aiuto dei liberal-democratici. Ma Cameron teme
che l’uscita della Scozia dal
Regno Unito rimetterebbe in
discussione i rapporti con il
Galles e l’Irlanda del Nord e
soprattutto che il marchio
britannico nel mondo diverrebbe meno attraente.
Il referendum scozzese del
18 settembre non riguarderà
soltanto il Regno Unito. Il risultato è atteso con interesse
in Spagna dove anche i catalani vogliono un referendum.
Le segnalo, cara Signora, che
la Catalogna, come la Scozia,
vuole l’indipendenza, ma
senza rinunciare all’Unione
Europea. Forse entrambe vogliono lasciare la casa madre
perché sanno che esiste una
casa più grande in cui potranno continuare ad abitare.
fronte di un mio guadagno
«illegale», compreso fra 2 e 3
mila euro l’anno, per ogni
studente sottratto alla
bocciatura lo Stato ne
risparmia più di 7 mila, molto
più di quel che guadagnerebbe
dalle tasse sulle lezioni di cui
forse quello studente non
potrebbe usufruire per il costo,
ovviamente, superiore.
sono effetti della crisi o ne
sono la causa?
Alfredo Argenti, Torino
GIOVANI E SINGLE
Cause o effetti della crisi?
L’Italia è uno dei Paesi più
lenti nella ripresa dalla crisi.
Poi oggi si apprende che: 1) 7
milioni di giovani fra i 18 e 35
vivono in casa con i genitori; 2)
25 milioni di persone vivono
sole. E allora mi chiedo: questi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ennio Ferrarini
ennio.ferrarini@
fastwebnet.it
ZOO DI COPENHAGEN
Quella giraffa
Triste la fine della giraffa
abbattuta perché di troppo
nello zoo di Copenhagen.
L’alternativa di inviarla in
Africa era comunque
inattuabile sia per il costo sia
perché probabilmente non
avrebbe retto nemmeno il
lungo trasferimento in nave.
Non si comprende comunque il
motivo di rinunciare a inviarla
in un altro parco europeo.
Vittorio Zanuso
[email protected]
OLIMPIADE SU TV SVIZZERA
La tua opinione su
sonar.corriere.it
La Svizzera ha detto sì a
una norma che ponga
un tetto
all’immigrazione degli
stranieri. È giusto?
Abbonato Rai
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
La domanda
di oggi
Sì
Al via tra una
settimana un classico
musical-televisivo: il
Festival di Sanremo.
Lo seguirete?
66
No
34
Ho regolarmente pagato il
canone Rai. Ora mi godo
l'Olimpiade invernale sulla tv
svizzera. È normale per la Rai
che trasmette «di tutto, di più»?
Enzo Cattaneo
[email protected]
Interventi & Repliche
Referendum elvetici: vera democrazia
l risultato finale dei referendum elvetici
può non piacere a molti, soprattutto
italiani, non piace neanche a me ma è
certamente un bellissimo esempio di
democrazia autentica. In una domenica i
nostri vicini hanno deciso sulla
possibilità di finanziare l’aborto da parte
delle Casse Mutue e sui tetti
all’immigrazione ma non solo i ticinesi
hanno anche approvato la riforma
costituzionale, che prevede
l’ineleggibilità e la decadenza per chi
commette reati contrari alla dignità di
una carica(la “loro legge Severino”), e i
bellinzonesi perfino su una variabile
urbanistica per la loro città. Fra qualche
domenica il popolo svizzero si esprimerà
sull’opportunità, con relativi costi, di
sostituire gli attuali caccia Tiger con gli
svedesi Grimpen( i “ loro F-35). È
possibile che nessun partito ritenga di
dover aggiungere piu’ democrazia diretta
nel motore delle riforme costituzionali?
Perfino i grillini amano soprattutto le
consultazioni interne alla loro base? Non
possiamo imparare niente dai nostri
vicini scudocrociati?
Pier Luigi Tolardo, Novara
Sentenze sul caso Knox-Sollecito
Credo sia legittimo criticare i giudici
quando le loro sentenze siano così
smaccatamente contraddittorie come
nel caso Knox-Sollecito. Tuttavia, i giudici
scontentano sempre qualcuno,
comunque vada. In questo caso la
sentenza in appello è stata giudicata
errata ed è stato istituito un nuovo
processo che ha dato esito sfavorevole
agli imputati. Checché ne dicano gli
americani, la nostra giustizia, pur con
tutti i difetti che conosciamo, credo,
fornisca sufficienti garanzie di
attuazione. Controlli incrociati, pur
farraginosi, servono maggiormente la
causa che è quella di assicurare che
Giustizia sia fatta. Mi par di capire che nel
caso in questione il giudice del processo
d’appello non abbia ritenuto di
confermare la sentenza di condanna
perché, nel dubbio, ha privilegiato la tesi
dell’innocenza. Evidentemente,
© 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
DIRETTORE RESPONSABILE
PRESIDENTE Angelo Provasoli
Ferruccio de Bortoli
VICE PRESIDENTE Roland Berger
Luciano Fontana
VICEDIRETTORI
Antonio Macaluso
Daniele Manca
Giangiacomo Schiavi
Barbara Stefanelli
AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane
Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano
Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962
Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli
[email protected] - fax 02-6205.8011
© COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere
riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione
sarà perseguita a norma di legge.
CONSIGLIERI
DIREZIONE, REDAZIONE E TIPOGRAFIA 20121 Milano - Via Solferino, 28 Tel. 02-62821
Fulvio Conti, Luca Garavoglia,
Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti,
Laura Mengoni, Carlo Pesenti
DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A.
Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306
DIRETTORE GENERALE DIVISIONE QUOTIDIANI
Alessandro Bompieri
E-mail: [email protected]
oppure: www.corriere.it
oppure: [email protected]
Difendiamo l’italiano
e gli istituti di cultura
O
gni tanto qualche bella notizia in mezzo alle catastrofi
— vedi gli allagamenti in un Paese che non fa manutenzione, che costruisce scriteriatamente cementificando il territorio — una notizia che ci rallegra ma ci fa
anche arrabbiare, per il vuoto in cui cade e il conto che
ne tengono i politici . Parlo della lingua italiana, da molti considerata una morticina, tanto malridotta da doverla rinvigorire infarcendola di termini stranieri considerati prestigiosi e innovatori.
Arrivare a chiamare un ministero «del Welfare» è veramente una
forma di servilismo linguistico . Ebbene, le statistiche ci dicono
che questa morticina è oggi la quarta lingua mondiale in fatto di
richiesta di apprendimento. E la sua popolarità non nasce dalla
potenza economica o militare del Paese , ma dalla sua prevalenza
nel campo culturale.
Da questa popolarità possono venire molte risorse. Cosa trascuratissima dai nostri governanti, tutti intenti a chiudere le sedi
degli Istituti italiani all’estero, quasi rappresentassero un atto di
vanità nazionale e non un importantissimo strumento di diffusione della nostra lingua e della nostra cultura. La domanda di insegnamento dell’italiano all’estero è in crescita, come ha spiegato il
sottosegretario Mario Giro in un vivacissimo convegno guidato da
Marino Sinibaldi, tenutosi per volontà del ministro degli Esteri
Emma Bonino pochi giorni fa alla Farnesina. Quello che manca,
ha spiegato Simonetta Giordani, è
il coordinamento fra i vari enti
pubblici e privati che insegnano
l’italiano ma lavorano ciascuno
per conto proprio.
È masochismo
«Voglia d’Italia», è stata chiamata da Marco Rossi Doria questa
politico voler
richiesta in crescita, ricordando
smantellare
che nel 2013 si è registrato un aumento del 5% delle visite nelle citle nostre sedi
tà turistiche. Da non dimenticare
all’estero
poi la nuova emigrazione intellettuale, che parla un italiano colto:
scienziati, medici, ingegneri, architetti, artisti che si fanno apprezzare per la serietà del lavoro.
Pensare di togliere loro un punto di riferimento come gli istituti
di cultura è masochismo politico.
Solo in Francia, ha spiegato Fabio Cappelli, ci sono oggi 4 milioni di persone di origine italiana. Vogliamo dare loro l’orgoglio
di una memoria storica che appartiene all’Europa ma affonda le
sue radici nel suolo italiano? Insomma: bocciata in pieno la teoria
del sangue. È un arcaismo inconciliabile con la globalizzazione.
Non si è italiani per diritto di sangue, ma per diritto di linguaggio
e di cultura, due cose che si apprendono e fanno parte del patrimonio di un pensiero elaborato e conquistato. E per chi crede che
con la cultura non si mangia, un solo dato: gli studenti americani
che si specializzano nella nostra lingua hanno speso l’anno scorso
quasi 700 milioni nel nostro Paese. E siamo, come specifica Paolo
Fallai, «il secondo esportatore di audiovisione in America dopo la
Francia». Per non parlare della lirica, che come ha testimoniato
Tosca, è popolarissima fra i giovani di tutto il mondo, salvo che da
noi. Che dire se non: vogliamo smettere di piangere sul nostro
ombelico per mettere il naso fuori? Abbiamo ricchezze immense
che sistematicamente tentiamo di buttare dalla finestra.
❜❜
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nidasio
FONDATO NEL 1876
CONDIRETTORE
@
Il REFERENDUM SCOZZESE
Il sale sulla coda
VIA DA LONDRA, MA CON BRUXELLES di Dacia Maraini
Risponde
Sergio Romano
Nessun accordo
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
PUBBLICITÀ
RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità
Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it
PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Albania € 2,00; Argentina $ 10,50 (recargo envio al interior $ 1,00); Austria € 2,00; Belgio € 2,00; Canada CAD 3,50; CH Fr. 3,00;
CH Tic. Fr. 3,00; Cipro € 2,00; Croazia Hrk 15; CZ Czk. 64; Egitto € 2,00; Francia € 2,00; Germania € 2,00; Grecia € 2,00; Irlanda € 2,00; Lux € 2,00; Malta € 2,00;
Monaco P. € 2,00; Olanda € 2,00; Marocco € 2,20; Portogallo/Isole € 2,00; SK Slov. € 2,20; Slovenia € 2,00; Spagna/Isole € 2,00; Hong Kong HK$ 45; Thailandia THB
considerata la sentenza successiva, si
sbagliava. Anche il giudice sbaglia, è
inevitabile e credo dobbiamo metterlo in
conto. Non tutti posseggono la saggezza
di Salomone che arrivò a proporre di
tagliare in due il bambino conteso da due
madri diverse! Le polemiche infinite sui
giudici trovano sempre il modo di essere
rinfocolate. L’iter così lungo e complesso
della Giustizia Italiana può dare adito a
continue discussioni, ciò non toglie che
ogni decisione dei giudici vada rispettata,
chi è chiamato a un compito così arduo
merita la giusta considerazione che il
ruolo richiede. Il caos regnerebbe
sovrano se ogni volta tutto venisse
messo in discussione all’infinito.
Mariagrazia Gazzato, Mirano (Ve)
EDIZIONI TELETRASMESSE: Tipografia Divisione Quotidiani RCS MediaGroup S.p.A.
20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni
S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l.
35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) - Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società
Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione
Sarda S.p.A. Centro stampa 09034 Elmas (Ca) - Via Omodeo, 5 - Tel. 070-60.131 • BEA
printing sprl 16 rue du Bosquet - 1400 Nivelles - Belgium • Speedimpex USA, Inc. 38-38
9th Street Long Island City - NY 11101 - USA • CTC Coslada Avenida de Alemania, 12 - 28820
Coslada (Madrid) - Spagna • La Nación Bouchard 557 - 1106 Buenos Aires - Argentina •
Miller Distributor Limited Miller House, Airport Way, Tarxien Road – Luqa LQA 1814 Malta • Hellenic Distribution Agency (CY) Ltd 208 Ioanni Kranidioti Avenue, Latsia - 1300
Nicosia - Cyprus • FPS Fernost Presse Service Co. Ltd 44/10 Soi Sukhumvit, 62 Sukhumvit Road, Bang Chark, Phrakhanong - Bangkok 10260 - Thailandia • Milkro Digital Hellas LTD - 51 Hephaestou Street - 19400 Koropi - Grecia
PREZZI: *Non acquistabili separati, il venerdì Corriere della Sera + Sette € 1,90 (Corriere €
1,40 + Sette € 0,50); il sabato Corriere della Sera + IoDonna € 1,90 (Corriere € 1,40 + IoDonna € 0,50). A Como e prov., non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + Cor. Como €
1,20 + € 0,20; ven. Corsera + Sette + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20; sab. Corsera + IoDon-
na + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. € 0,93 + € 0,47; m/m/g/d
Corsera + CorMez. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47;
sab. Corsera + IoDonna + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Veneto, non acquistabili
separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 0,90 + € 0,40; ven. Corsera + Sette + CorVen. € 0,93
+ € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Trentino
Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 +
€ 0,47; ven. Corsera + Sette + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera +
IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorBo €
0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. A Firenze e
prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera + CorFi € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera +
Sette + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorFi € 0,62 + € 0,50 + €
0,78.
ISSN 1120-4982 - Certificato ADS n. 7682 del 18-12-2013
La tiratura di lunedì 10 febbraio è stata di 384.437 copie
190; Turchia TL 6,5; UK Lg. 1,80; Ungheria Huf. 600; U.S.A. USD 4,00. ABBONAMENTI: Per informazioni sugli abbonamenti nazionali e per l’estero tel. 0039-0263.79.85.20 fax 02-62.82.81.41 (per gli Stati Uniti tel. 001-718-3610815 fax 001-718-3610815). ARRETRATI: Tel. 02-99.04.99.70. SERVIZIO CLIENTI: 02-63797510 (prodotti collaterali e promozioni).
* Con “Sette” € 2,90; con “Io Donna” € 2,90; con “Style Magazine” € 3,40; con “Living” € 4,90; con “I campioni ricordano” € 9,30; con “Supereroi. Il Mito” € 11,39; con “Braccialetti Rossi” € 14,30; con “Giorgio Scerbanenco e il giallo italiano” € 8,30; con “Le grandi storie Disney” € 9,39; con “Barenboim, il mio Beethoven” € 8,39; con “Grandangolo” € 2,40; con “Sampei” € 3,39; con “Il Cosmo” € 12,30; con “I dolci
di Benedetta” € 9,39; con “Classici dell’Avventura” € 8,30; con “Francesco Guccini. Storie di libertà” € 11,30; con “Manara, maestro dell’Eros” € 12,39; con “Holly e Benji” € 11,39; con “Il commissario Montalbano” € 11,39; con “Luigi Pirandello. Romanzi, novelle e teatro” € 9,30; con “English da Zero” € 12,39;con “Grandi Italiani” € 13,30; con “Biblioteca della Montagna” € 10,30; con “Il Mondo” € 4,40
38
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Spettacoli
In streaming
Solibello-Ardemagni i volti della notte
A Sanremo torna il Dopofestival
che andrà in onda in live
streaming sul portale Rai.tv e sarà
curato dai due conduttori di
«Caterpillar AM», programma di
punta di Radio2, Marco
Ardemagni (50 anni, a sinistra
nella foto) e Filippo Solibello (41).
All’Ariston
I conduttori
celebreranno anche i
60 anni della tv.
Cat Stevens tra gli
invitati, Virzì alla
guida della giuria
di qualità
Insieme
Fabio Fazio e Luciana
Littizzetto: entrambi
hanno 49 anni. Tornano
all’Ariston per il secondo
anno di fila. Anche
per l’edizione 2014
i cantanti porteranno
in gara due canzoni
DALLA NOSTRA INVIATA
SANREMO — Fabio Fazio e Luciana
Littizzetto sono rilassati. O forse fingono bene. Ieri hanno presentato il loro
secondo Festival insieme, a Sanremo.
«Gli ascolti? Mi darebbe fastidio fare
una via di mezzo. Il tracollo invece sarebbe affascinante. Poi tanto io me ne
vado», scherza Fazio. «Non voglio
niente di più rispetto all’anno scorso.
Non sono nell’ottica di voler dimostrare niente» sottolinea Littizzetto. La verità è che quest’anno più che mai si
prova a mescolare alto e basso, liturgia
sanremese e ironia spiazzante, musica
d’autore e grandi ospiti pop.
Quest’anno la 64esima edizione del
Festival si fa in tre: prologo, serata, Dopofestival. Ciascuna delle cinque serate, dal 18 al 22 febbraio all’Ariston, sarà
preceduta da un’anteprima di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, il «Testimone» di Mtv Italia, nonché premiato regista al debutto con il film La
mafia uccide solo d’estate. Una novità
assoluta per il Festival, un modo per richiamare il pubblico più giovane. A seguire la serata tradizionale, simile nell’impianto all’anno scorso. Fazio la
spiega così: «Ogni big ha due canzoni
in gara e al termine della serata di martedì e mercoledì sapremo quale delle
due resta in gara. Poi giovedì si ricomincia e parte la sfida. Noi non abbiamo fatto un cast televisivo, abbiamo
scelto canzoni nel segno della contemporaneità». Nonostante il mondo festivaliero, ormai da anni, continui a
sottolineare che Sanremo è il Festival
della canzone e non di altro (una excusatio non petita?) la verità è che c’è
grande attenzione alla struttura televisiva delle serate, alla narrazione, agli
ospiti scelti.
Il primo tema pensato da Fazio e dai
suoi autori è la bellezza. Non a caso, la
prima serata c’è Laetitia Casta, bella
per antonomasia, che torna a fare coppia con Fazio, dopo 15 anni dal suo pri-
Fazio dedica Sanremo alla bellezza
Littizzetto: noi due che c’entriamo?
Tutte le sere anteprima con Pif, gara e Dopofestival sul web
mo Sanremo. Ma Fazio non ne fa (solo) una questione di bellezza fisica di
una donna: «Penso a quella che ha raccontato Sorrentino, alla bellezza come
necessità, alla bellezza troppo spesso
trascurata. Alla bellezza come leggerezza di una gara di canzoni», (commenta Littizzetto: «Se il tema è la bel-
lezza, non si capisce perché ci siamo
noi due»). E per declinare questa bellezza, Fazio si è affidato alla scenografia «perché è volgare sprecare una scenografia come una scatola. E questa è
romantica nel senso letterale del termine». La scenografa, Emanuela
Trixie Zitkowsky, ha scelto «un palaz-
zo del ’700 italiano con il suo salone
della musica, che con il tempo e l’incuria ha perso lo smalto. È un omaggio
alla bellezza maltrattata dell’Italia, alle
cose meravigliose che lasciamo deperire. Ma è anche un augurio: attraverso
un ipotetico restauro la musica torna a
suonare, la sala torna a rivivere». Altro
Gli ospiti annunciati
Polemica su Twitter
Salvini e Mannoia, scontro sui radical chic
Scontro Matteo Salvini (40
anni) e Fiorella Mannoia (59)
Matteo Salvini che se la prende con i radical chic con i milioni in banca. Fiorella
Mannoia che rinfaccia ai leghisti diamanti e fondi in Tanzania. Polemica
virtuale (ossia su Twitter), ma tutta reale quella tra il segretario federale della
Lega Nord e la cantante. Salvini ha scritto sul social network di essere poco
interessato al Festival, «trionfo di impegnati con milioni in banca, tipo Fazio e
Littizzetto o Mannoia. Ammetto: mi stanno qui, sullo stomaco!». Immediata la
replica di Fiorella Mannoia: «Milioni in banca? Ha sbagliato indirizzo, per quel
che mi riguarda, liberi pure il suo stomaco». E ancora: «Guardi in casa sua, con
i diamanti e i fondi in Tanzania si fanno affari ben più cospicui».
Martedì 18 Laetitia Casta (35,
foto), Cat Stevens e la Carrà
Mercoledì 19 Claudio Baglioni
(62, foto) e Rufus Wainwright
tema su cui si svilupperà il Festival sono i 60 anni della tv «anche se è già stato molto usato» non manca di dire Fabio. Per farlo ha voluto sul palco dell’Ariston due pezzi da novanta: Raffaella Carrà («chi avrebbe mai
immaginato di poter fare un numero
con Raffa» esclama eccitata Luciana) e
Renzo Arbore. «Lo vogliamo premiare
non solo per i 60 anni della tv, ma perché lui ha scritto la grammatica dell’altra tv. È la persona che in sé riassume il
senso di questa ricorrenza».
E non finisce qui. Perché a mezzanotte e mezza, circa, proprio come ai
vecchi tempi, torna il Dopofestival.
Che veramente quest’anno sarà #DopoFestival, perché in tempo di social
network l’hashtag è di rigore. E infatti
n o n a n d r à i n t v , m a s u l we b
(www.rai.it). A guidarlo, Filippo Solibello e Marco Ardemagni, conduttori
di «Caterpillar AM», programma di
Radio2. L’impianto è lo stesso: polemiche, analisi della serata, ospiti, gag,
liti, retroscena. Perché sul web? «È il
tentativo di riportare il marchio “Dopofestival” in auge. Vedremo come andrà usando questo nuovo linguaggio»
spiega Giancarlo Leone, direttore di
Rai1 (che annuncia, ancor prima che
gli venga posta la domanda: «Quest’anno la pubblicità ha già coperto per
intero i costi del Festival. Può darsi che
ci saranno anche gli utili»).
Stili, linguaggi, modalità diversi in
questa edizione 2014. Da Claudio Baglioni a Stromae; da Franca Valeri a
Rufus Wainwright; dal «Sanremo
club» serata del venerdì, sintesi tra Festival di Sanremo e Festival di Tenco,
dedicata ai cantautori, al comico Enrico Brignano; dall’omaggio al maestro
Claudio Abbado, a Paolo Nutini; da Yusuf Cat Stevens a Paolo Virzì che presiede la giuria di qualità. Un cast, secondo Leone, con il quale «si possono
fare due Festival».
Maria Volpe
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Le canzoni Nei testi luoghi comuni, ripetizioni, stranezze. Il peso del cognome per Cristiano De Andrè
Dal cuore ai tramezzini, le strofe più curiose
A
spettando il festival di Sanremo
l’attenzione è tutta per i testi
delle canzoni. E si apre la caccia
alle perle dei «poeti per canzone» (come Mogol vuole vengano definiti i parolieri). Ancora privi della musica, i
versi sembrano a volte strampalati. Per
esempio nel brano «L’amore possiede
il bene», cantato da Giusy Ferreri, c’è
un verso che ricorda Catalano, il re dei
luoghi comuni di arboriana memoria.
Si apprende infatti che «Rimpiangere
fa male, sorridere fa bene» e che «la vita risponde ad ogni quesito». Già, ma
bisogna vedere come.
Fantastica anche «Ti porto a cena
con me», sempre della Ferreri, dove c’è
un verso che recita: «Il tuo passato non
è invitato». Allora uno si immagina un
dialogo surreale. Lei: «Per la cena porti
il gelato o il dolce?». E lui: «No porterei
il mio passato...». Lei: «Spiacente, il
tuo passato non è invitato e sei pregato
di lasciarlo a casa». Anche il testo dei
Perturbazione ha delle pensate che
non sono male. In «L’Italia vista dal
bar» troviamo «un Biancosarti al mattino» (ma il regolamento non vieta la
pubblicità nelle canzoni?), «i tramezzini imbottiti, i vecchi pensionati inebetiti con il passato» (colpa del Biancosarti?) «e questi siamo noi, poeti
santi ed avventori e mediamente
eroi».
«Una rigenerazione» di Riccardo Sinigallia e «Bagnati dal sole» di Noemi
hanno in comune la ripetizione infini-
ta del titolo. Quattro volte di seguito
«Bagnati dal sole», 8 volte «Una rigenerazione». Curiosa anche l’altra canzone presentata da Noemi in cui si sostiene che «un uomo è un albero». In
che senso? Probabilmente è assunto
come simbolo di solidità e tenuta nelle
tempeste dell’esistenza.
Ma nemmeno Fazio e il suo staff
hanno potuto evitare che le canzoni
d’amore avessero una massiccia presenza. In questo Festival solo qualcuno
riesce a sublimare l’amore in testi veramente nobili che ricorrono alla meta-
Il passato e l’invito
Giusy Ferreri canta un invito a
cena in cui «il tuo passato non
è invitato». E le Perturbazioni
raccontano l’Italia dal bar
Giochi di parole
Renga spiega che «la ragione
non ammette obiezioni, anche
se non sai cosa ti manca puoi
sentirne forte la mancanza»
fora. Le due canzoni in gara di Antonella Ruggiero parlano d’amore evitando di nominarlo espressamente:
«Capita che la nostalgia rompa gli argini che frenano il pianto» canta in
«Da lontano», mentre in «Quando balliamo» «passa la tua mano tutto scivola se la tua mano mi attende». Amore
fatto di gesti, sguardi e complicità. Insomma poco sdolcinato e mai banale.
Atmosfera eterea anche nella canzone di Ron «Un abbraccio unico», ma
la parola amore e il verbo amare ricorrono: «Amare è poi un bisogno così
naturale ma tante volte ci facciamo
male noi che siamo così complicati e
stupidi davanti all’amore». «Ammetti
di essere capace di amare e non lasciarti amare perché non sopporti il
peso delle mie parole» canta Francesco Renga in «A un isolato da te» di
Roberto Casalino. Ma la vera perla della canzone è il verso «perché la ragione
Giovedì 20 Sul palco Renzo
Arbore (76) unisce musica e tv
Venerdì 21 L’ospite d’onore
del Festival è Gino Paoli (79)
Sabato 22 Il cantautore belga
Stromae (29) ospite di Fazio
non ammette obiezioni, anche se non
sai cosa ti manca puoi sentirne forte la
mancanza». Poco da ridere: questi involuti giochi di parole stile «luoghi-laghi» di Valerio Scanu, nelle canzoni
funzionano alla grande. Succederà anche per il verso del brano «Per sempre
e poi basta» di Renzo Rubino: «C’è una
macchia microscopica nel tuo bulbo
oculare».
Ma i versi più sorprendenti di questo Festival sono indubbiamente quelli impietosi dedicati al padre Fabrizio
da Cristiano De Andrè in «Invisibili»
(«Tu camminavi nell’inquietudine e la
mia incudine era un cognome inesorabile... un deserto di incomunicabilità») e quelli della canzone di Frankie
Hi-Nrg mc «Un uomo è vivo»: «C’è un
istante nel quale un uomo diventa suo
padre... c’è un istante in cui ogni uomo
diventa sua madre». Sembrano parole
prive di senso, ma nella canzone descrivono l’istante in cui entri in possesso di ciò che era dei tuoi genitori.
Mario Luzzatto Fegiz
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Spettacoli 39
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
di PAOLO MEREGHETTI
I
n una Berlinale finora
piuttosto cupa e seriosa, ieri
sono arrivati i primi
divertimenti. E per merito di due
film da cui non te lo aspetteresti:
una commedia di gelosie e crisi
matrimoniali e un giallo dove
non si contano i morti. La
commedia è l’ultima opera di un
inarrestabile Alain Resnais (91
anni di energia e creatività) che
dopo Smoking/No Smoking e
Cuori si è rivolto ancora una
volta al commediografo inglese
Alan Ayckbourn. E Life of Riley è
diventato Aimer, boire et chanter
(Amare, bere e cantare),
spumeggiante gioco di rimandi
sentimentali fra tre coppie le cui
donne hanno tutte un qualche
legame con il misterioso (e mai
Pierce Brosnan: sul set
ho rivissuto il dolore
per la morte di mia figlia
«Mi hanno salvato il cinema e la fede»
I ritratti di Amelio
Paure e orgoglio gay
I
nvitato nella sezione «Panorama – Dokumente» è stato proiettato ieri a Berlino il documentario di Gianni Amelio Felice chi è diverso, partecipe contributo contro la discriminazione omosessuale che
prende il titolo da un verso di Sandro Penna. Scegliendo di dare la parola quasi
esclusivamente a gay in età matura Amelio tiene a sottolineare soprattutto due
componenti specifiche della condizione
omosessuale: il dolore e l’orgoglio. Da
una parte ci sono le sofferenze e le paure
per le discriminazioni subite, che gli inserti tratti dai media (cinegiornali e riviste soprattutto) degli anni Quaranta,
Cinquanta e Sessanta collocano con precisione nel contesto sociale («le gazzelle
dell’amore rovesciato» si sente dire tra lo
sprezzante e l’irrisorio, per non parlare
degli insulti a Pasolini); dall’altra c’è la
voglia di rivendicare i propri percorsi erotici, senza moralismi o falsi pudori, come
fa con orgoglio Paolo Poli (uno dei pochi
nomi noti ad apparire) o l’uomo seduto a
una stazione romana di periferia. Ne esce
un quadro di cui l’Italia non può certo
andar orgogliosa, tra silenzi, compromessi e lacerazioni, che l’ultimo intervistato
— un giovane adolescente — dimostra
non essere per niente superato. (p.me.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
BERLINO — «Quando mi sono
trovato su quel tetto con già una
gamba a penzoloni, pronto a saltare nel grande vuoto, mi sono chiesto cosa stava passando per la testa
di Martin. E mi sono reso conto di
saperlo benissimo. Non puoi entrare in un ruolo simile se almeno
una volta non hai provato qualcosa
del genere» assicura Pierce Brosnan, protagonista di A Long Way
Down di Pascal Chaumeil, ieri alla
Berlinale. Quel «qualcosa» a Brosnan è successo davvero. «L’estate
scorsa è morta mia figlia Charlotte, uccisa dallo stesso tipo di cancro che vent’anni prima mi aveva
portato via mia moglie, Cassandra
Harris. Sono stati giorni terribili.
Indossare subito dopo i panni di
Martin Sharp, che sale in cima a
un grattacielo di Londra deciso di
farla finita, mi ha fatto riemergere
tutto quel dolore, quel senso di
sconfitta e inutilità del vivere».
E la realtà si è così intrecciata alla
finzione. Nel film accade infatti
che, nella stessa notte di Capodanno e sulla stessa terrazza, arrivino
oltre a Martin altre tre aspiranti suicidi, una donna con un figlio handicappato (Toni Collette), una ragazza fuori di testa delusa in amore
(Imogen Poots), un musicista fallito (Aaron Paul). Quattro anime perse unite da un caso assurdo quanto
salvifico. Visto che il suicidio in solitaria non è più possibile, i quattro
decidono di rimandare il fattaccio e
si promettono di ritrovarsi lì dopo
sei settimane, la notte di San Valentino. Per rifare il punto della situazione e decidere il da farsi.
«Condividere un dolore è già
una buona partenza per riuscire ad
accettarlo — commenta l’attore irlandese —. Oltre alla mia fede cattolica io devo dire grazie a tante
persone fantastiche che mi hanno
aiutato a vivere». Anche il cinema
gli ha dato una mano. Tanto più che
la sceneggiatura di Non buttiamoci
Charlotte
Alain Resnais e Sabine Azéma
Sopra Charlotte,
figlia di Pierce
Brosnan, morta
a 42 anni lo
scorso giugno
per un cancro
alle ovaie.
A fianco l’attore
(60 anni) con
l’inglese Imogen
Poots (24)
in una scena
di «Non
buttiamoci giù»,
diretto
da Pascal
Chaumeil
in scena) George Riley. Seduttore
e farfallone, appassionato e
incostante a secondo di chi lo
ricorda, George diventa così
come l’hitchcockiano
MacGuffin, quell’elemento
misterioso che fa andare avanti
la storia. Che Resnais racconta da
par suo: non nascondendo mai
che si tratta di una pièce teatrale
(il fondale della scena è sempre
fatto di teloni da cui si entra e si
esce come su un palcoscenico),
introducendo raccordi filmati
dal vero e siparietti disegnati (dal
fumettista Blutch) e soprattutto
usando alla perfezione un cast
spumeggiante: le tre donne sono
Sabine Azéma, Caroline Silhol e
Sandrine Kimberlain, i rispettivi
uomini Hippolyte Girardot,
Michel Vuillermoz e André
Dussolier, tutti superlativi. Il
norvegese Kraftidioten, invece,
parte da un delitto — la morte
misteriosa di un giovane — per
raccontare come il padre, che di
mestiere libera le strade innevate
con i suoi giganteschi mezzi
cingolati, decida di vendicarsi. E
come dice la traduzione del
titolo (In ordine di sparizione)
inanella una serie di morti che
coinvolgono anche due bande
opposte di spacciatori. Eppure
nonostante l’argomento, il tono è
divertente, il ritmo incalzante e il
convinto applauso che l’ha
accolto alla fine spiega perché
l’italiana Teodora se lo sia già
aggiudicato.
giù, titolo con cui il film uscirà in
Italia a marzo, rispetta lo spirito lieve e ironico dell’omonimo romanzo
di Nick Hornby (Guanda), una
commedia nera dove si ride molto.
E si ride su tabù difficili da accettare. Oltre al suicidio, la pedofilia il
cui sospetto aleggia su Martin, presentatore televisivo di talk show,
che vede andare a pezzi il suo mondo per aver fatto sesso con una sedicenne, pur se di aspetto più maturo. «Trovare un produttore disposto a finanziare simili argomenti non è stato facile — confessa il
regista —. Come anche trovare l’attore disposto a mettersi in gioco in
un ruolo così scomodo. Ad aiutarci,
una storia molto british dove tutti
sono sempre gentili e spiritosi.
Brosnan ne è il perfetto esempio. Nonostante i ruoli più disparati, da James Bond al marito canterino di Meryl Streep in Mamma
mia! al vedovo pronto a innamo-
rarsi di Love is all you need, non ha
mai perso la sua aria da perfetto
gentleman. E ora a sessant’anni le
rughe e i capelli brizzolati sono diventati la sua arma segreta di seduzione. «Con l’età si impara a tenere
a bada la vanità e il proprio ego. Ci
si rende conto che essere felici è
più importante che essere sex
symbol. E poi, se invecchi bene,
puoi scoprire altri modi di piacere.
Riguardando i film con Spencer
Tracy ho capito come si possa es-
❜❜
Sensazioni
Un ruolo difficile:
ho provato quel
senso di inutilità
del vivere
Addio Axel, il regista del «Pranzo di Babette»
È
Ispirato a un racconto della
connazionale Karen Blixen, racconta l’allestimento fine 800 di
una fastosa cena da parte dello
chef del Cafè Anglais di Parigi
(una magnifica Stéphane Au-
dran), sfuggita alla Comune,
che quando vince 10.000 franchi
li spende per offrire un sontuoso dinner con stoviglie reali alla
comunità luterana in una casa
di campagna dove è anche mac-
Addio
Sopra, il regista
Gabriel Axel
(1918 – 2014)
vincitore nel
1988 dell’Oscar
per il miglior
film straniero
con «Il pranzo
di Babette» (a
sinistra una
scena del film)
sere un bel vecchio, ancora capace
di incantare». Naturalmente per
riuscirci anche il corpo vuole la sua
parte. «Cerco di tenermi in forma
al meglio, vivo in California, gioco
a tennis, corro in bicicletta. Ma soprattutto mi guardo allo specchio
con un po’ di ironia».
Se qualcuno immaginasse la sua
come una vita da divo rimarrebbe
deluso. «Le mie giornate sono molto semplici. Mi piace veder crescere
i miei figli (nati dal secondo matrimonio con una giornalista americana, ndr) e crescere anch’io insieme con mia moglie. Amo l’arte, la
pittura. E amo il mio lavoro, che mi
ha offerto così tante belle occasioni. L’idea che la gente esca di buon
umore da un mio film mi riempie
di gioia. Sono grato alla vita, così
bella e così veloce. Il segreto è imparare a celebrarla ogni giorno».
Giuseppina Manin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il personaggio Premio Oscar nel 1988, fu il primo autore danese a vincere la statuetta dell’Academy
morto domenica nella sua
casa a Copenhagen Gabriel
Axel, l’autore del Pranzo di
Babette, primo regista danese a
conquistare l’Oscar nel 1988,
battendo il nostro Ettore Scola e
Louis Malle. Aveva 95 anni.
Nato ad Aarhus nel 1918, Axel
fu artista girovago in andata ritorno dalla Danimarca alla Francia, studiando drammaturgia,
recitando come attore a teatro e
alla fine degli anni 50 iniziando
con la regia. Rimane uno di quei
registi famosi per un solo film
caso, girato tra l’altro quasi
70enne, quel Pranzo di Babette
che ebbe ovunque un inaspettato successo e ancora oggi vanta
schiere di fan, tra cui papa Francesco, preceduto dalla giuria
ecumenica del 40esimo Cannes
Certain regard.
In concorso
ALAIN RESNAIS
UNA VITALITA’
INARRESTABILE
Le Pussy Riot
tra gli ospiti
Le Pussy Riot (da
sinistra Maria
Alyokhina e Nadezhda Tolokonnikova) ieri a
Berlino per «Cinema for Peace»:
hanno annunciato che costituiranno un partito
contro Putin
Il documentario
✒
Festival di Berlino L’ex 007 è il protagonista della commedia nera «Non buttiamoci giù» su un gruppo di disperati
chinoso l’approvvigionamento.
Il pranzo si trasforma in una barocca avventura dei sensi, con lo
sfilare di piatti sopraffini, parata
di ghiottonerie che fanno della
gastronomia un’arte non solo
delle papille gustative anticipando la moda gastronomica
che oggi ha invaso librerie e tv.
Babette è tra i pochi classici sulla tavola, come La grande bouffe
e Vatel con Depardieu.
Dopo l’ exploit, Axel torna all’anonimato firmando Christian, romanzo di formazione
sentimentale di un hippie che
trova pace in Marocco, la solita e
inevitabile rivisitazione di Amleto e un film di gruppo dove 40
registi rendono tutti insieme
omaggio ai fratelli Lumière.
Maurizio Porro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Brevi
IL COMPLEANNO «NEGATO»
Claudia Mori: «I miei 70 anni? Un errore»
«Mi spiace smentire: all’anagrafe quando nacqui commisero
un errore: io non ho 70 anni, ne ho molti di più»:
lo ha detto Claudia Mori «scusandosi» di non parlare del suo
compleanno che cade il 12 febbraio. A quanto risulta,
nessun festeggiamento particolare se non in famiglia
domani nella villa di Galbiate in Brianza. Tra pochi mesi (il 14
luglio), Claudia Mori e Adriano Celentano celebreranno le
nozze d’oro.
TORNATORE
«Sorrentino a Hollywood, so come andrà»
«Sono felicissimo per Paolo Sorrentino. Io so anche come
andrà, ma non dico nulla per scaramanzia. Gli auguro solo di
farcela». Così Giuseppe Tornatore fa il tifo per La grande
bellezza, candidato italiano all’Oscar per il miglior film
straniero. «Ho sempre pensato che La grande bellezza aveva
ottime chance di arrivare in cinquina e penso ne abbia ancora
adesso per vincere», il regista lo ha detto a margine della
Lectio Magistralis che ha tenuto agli studenti di storia dell’arte
e dello spettacolo dell’Università La Sapienza di Roma.
40
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Sport
il sondaggio
Antonio Conte dopo il pareggio della Juventus ha
cancellato il lunedì di riposo e ha convocato la squadra per
un allenamento di punizione. Secondo voi ha fatto
bene (A) o è stato troppo severo (B)?
Vota con uno squillo. Chiamata gratuita
A
+39 029 475 4851
B
+39 029 475 4852
Premio Palumbo a Fabio Monti
Fabio Monti del Corriere della Sera ha ricevuto ieri al Circolo della
Stampa di Milano il premio Gino Palumbo con la seguente motivazione:
«Il giornalista che ogni direttore vorrebbe nella propria redazione». Premiati anche Vittorio Feltri, Marco Iaria de La Gazzetta dello Sport e Mino
Taveri di Mediaset. Targhe alla memoria di Enrica Speroni e Mario Fossati.
Matricola terribile Quinto posto e 22 mila spettatori di media per il Verona
Laboratorio
Hellas
La caccia ai talenti e il simbolo Arena
Il d.s. Sogliano: «Idee, fame e passione»
DAL NOSTRO INVIATO
VERONA — La fame arretrata di
calcio la vedi anche da certi particolari: a Verona, lontano dallo stadio Bentegodi, hanno aperto da poco un ristorante con il nome della
squadra («Hellas Kitchen»), che ha
dato in concessione il proprio marchio. È un caso unico in Europa, un
piccolo esempio della febbre che
attraversa una città di 256 mila abitanti. Compatta quanto basta per
vivere con orgoglio a tratti quasi
isterico il ritorno in serie A dopo
undici anni. Grande a sufficienza
per sognare i fasti antichi, quando
la Juventus era l’avversario che eliminava dalla Coppa dei Campioni i
gialloblu di Bagnoli: i tifosi bianconeri sparsi per lo stadio domenica
possono testimoniare loro malgrado che la ferita è ancora aperta, anche se nessuno si è fatto male.
Il vecchio Bentegodi non è mai
stato un ritrovo di piccoli lord, ma
lo spettacolo di cori di incitamento
«all’inglese» offerto contro la Juve
— sullo 0-2 per l’avversario non sul
2-2 — è indicativo dell’amore incondizionato del popolo verso la
sua creatura: «C’erano 9 mila abbonati in C — ricorda il direttore generale Giovanni Gardini, ex Treviso, Lazio e Livorno —. Adesso la
media spettatori è di 22 mila. Lo
sappiamo che è difficile togliersi di
dosso le etichette, ma lavoriamo
per trasmettere credibilità e serietà: con i comportamenti, le iniziative sociali e commerciali e l’entusiasmo che ci circonda».
L’Hellas dal 2012 è nelle mani
Grinta
Antonio
Conte,
44 anni
(Plpress)
Simboli gialloblù
Fedeltà
Juanito Gomez, 28
anni, punta
argentina. Al
Verona dal 2008
(con una parentesi
al Gubbio)
ha vissuto anche
gli anni duri
in serie C e B
(LaPresse)
Talento
Juan Iturbe, 20
anni, attaccante
paraguaiano
naturalizzato
argentino. È
arrivato in estate
in prestito dal
Porto. Finora ha
segnato 5 gol in 19
partite (LaPresse)
Sorpresa
Romulo, 26 anni,
centrocampista
brasiliano
in prestito
dalla Fiorentina
dal 2013. In viola
aveva deluso.
Ora è uno dei
leader gialloblù
(LaPresse)
del carpigiano Maurizio Setti che
produce abbigliamento femminile
con «Manila Grace»: prima di Natale sulle maglie è comparso un nuovo sponsor «Franklin & Marshall»,
altro marchio di moda, ma di due
imprenditori veronesi. Setti ha acquistato la società nel 2012 da Giovanni Martinelli, l’uomo che ha riportato la squadra in B ed è morto il
15 ottobre dopo una lunga malattia, cementando ancora di più
l’ambiente. Setti è presente, ma allo
stesso tempo delega molto: la simbiosi col direttore sportivo Sean
Sogliano è il principale segreto di
una squadra che nelle ultime 65
partite (42 di B e 23 di A) ha fatto
118 punti: «Campionati come questi vorresti che non finissero mai —
dice Sogliano, ex difensore in A di
Torino, Perugia e Ancona —. Viviamo il presente e godiamocelo, gettando le basi per il futuro. Magari è
vero che la A si è livellata verso il
basso se noi da neopromossi siamo
quinti, ma siamo contenti così».
La struttura dell’anno scorso,
dal portiere Rafael al capitano Maietta, passando per l’islandese Halfredsson fino all’argentino Gomez
che ha fermato la Juve, è stata completata da dodici nuovi arrivi, consegnati al tecnico Andrea Mandorlini che ha portato il Verona dalla
Prima Divisione alla serie A e non
ha ancora rinnovato il contratto in
scadenza: «Per competere con chi
ha più soldi bisogna inventarsi
qualcosa — spiega Sogliano, che è
in rampa di lancio verso il Milan —.
Innesti come Iturbe, Toni e Romulo
hanno avuto un impatto devastan-
Festa Luca Toni esulta, sullo sfondo Mandorlini abbraccia Gomez: il Verona continua a sognare (Ansa)
te, che ha trascinato anche gli altri.
Puntiamo sui giovani, ma anche
sui giocatori che li prendono per
mano. Abbiamo venduto Jorginho
a gennaio: bisogna tenere conto
delle esigenze del club e rispettare
gli impegni. Purtroppo è il bello e il
brutto di una stagione del genere:
arriveranno le richieste per altri
giocatori, ma non cambierà la filosofia del gruppo. Vogliamo gente
che ha fame e lavoriamo tantissimo
per scovarla in giro per il mondo
con lo scouting. A me piace molto
andare sui campi a vedere le partite: come difensore non dormivo
per una settimana se segnava l’attaccante che marcavo io, l’approc-
cio adesso è lo stesso...».
Oggi Verona si è svegliata con le
occhiaie per la festa simbolo della
stagione: «Quello con la Juve è un
pareggio, ma vale una vittoria.
L’Europa League? Se non arriva non
sarà un fallimento» sottolinea
Mandorlini. Ma il lavoro è ricominciato subito: «Il modello non è Udine — dice Gardini —. Non possia-
Ambiente positivo
Il d.g. Gardini: «Serietà
e credibilità per togliersi di
dosso qualsiasi etichetta»
mo pensare di vivere solo di diritti
tv e plusvalenze. Questa piazza ha
altre potenzialità, ci stiamo allargando e la nuova sede ci sta già
stretta. Abbiamo fatto un accordo
con Nike unico nel suo genere: la
nostra maglia si può comprare solo
nel nostro store e i numeri, grazie
ai turisti che visitano la città, ci
danno ragione. Stiamo lavorando
anche sui mercati orientali, che il
presidente già frequenta: un campione del mondo come Toni, con lo
sfondo dell’Arena, è una cartolina
vincente». Mezza serie A l’ha già
trovata nella cassetta della posta.
Paolo Tomaselli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La capolista Il pari di Verona non è stato digerito dall’allenatore che per la partita col Chievo rischia di perdere Chiellini
Conte duro: «Alla Juve non ci sono posti prenotati»
TORINO — Tutti a rapporto.
Antonio Conte non ha digerito
la rimonta subita dalla Juve a
Verona e ha agito di conseguenza, alla sua maniera, prendendo di petto la situazione.
Quindi cambio di programma,
giorno di riposo annullato e appuntamento per tutti a Vinovo
alle 10 del mattino, sotto la
pioggia battente. Non è piaciuto, al tecnico, l’atteggiamento
con cui la squadra ha affrontato il secondo tempo, che
ha ricordato il crollo di
Firenze dell’ottobre
scorso. Risultato diverso, identica invece la dinamica con
cui vi si è pervenuti. Juve in pieno controllo del
match all’inter-
vallo, poi il black out e il ritorno
dell’avversario. Favorito, questa volta, da due distrazioni difensive. Nello specifico, due gol
subiti su calcio piazzato come
già avvenuto, nel solo 2014,
contro Cagliari (Pinilla), Sampdoria (Gabbiadini) e Inter (Rolando). In tutto cinque gol incassati dai bianconeri su una
medesima situazione di gioco
sui sette presi nelle sei gare di
campionato fin qui disputate
nel nuovo anno. E se, nelle precedenti occasioni, la cosa non
aveva avuto effetti, con l’Hellas
è costata due punti già virtualmente in tasca. Da qui la furia di
Conte che ha parlato di «bagno
di umiltà» e ha avvertito che
«non ci sono posti prenotati,
ma posti girevoli in base a chi
sta meglio».
L’occasione persa per aumentare il vantaggio sulla Roma non è piaciuta né all’allenatore, né alla società, ieri presente a Vinovo con l’ad Marotta, il
consigliere Nedved e il direttore sportivo Paratici. Nel faccia a
faccia, Conte ha analizzato gli
errori commessi e fatto presente che non saranno ammesse
repliche. Domenica c’è il Chievo e il tecnico bianconero ha
preannunciato «valutazioni»
sugli uomini da impiegare:
probabile il rilancio di Marchisio al posto di uno tra Vidal e
Pogba. In dubbio, invece, Chiellini per il quale si teme uno stiramento al polpaccio sinistro
(oggi i controlli), da verificare il
recupero di Barzagli.
Filippo Bonsignore
© RIPRODUZIONE RISERVATA
✒
E l’Olimpia invece si è riposata
di DANIELE DALLERA
L’
EA7 Milano ha perso la Coppa Italia e vincerà lo scudetto
(toccarsi è lecito). Quindi inutile fare drammi per lo sconcio di
venerdì quando si è fatta eliminare da Sassari. Ma Luca Banchi,
allenatore vincente, ha smarrito per un giorno il ruolo dell’educatore.
Dopo la figuraccia con Sassari ha dato due giorni di riposo ai
giocatori che avevano appena disatteso le legittime speranze dei
tifosi e gli ingenti investimenti della società. Solo ieri doppia seduta
di allenamento, dopo un felice weekend (colpevole anche la società).
Banchi chiami Antonio Conte e si faccia dire come si fa, per educare i
giocatori al rispetto di chi li paga e di chi fa il tifo. Erano reduci da
superlavoro e quindi avevano bisogno di riposo? No, erano stati
indecenti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Sport 41
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
Serie B, il Brescia passa a Novara Tennis, Fognini vince e sale
Giocatore di football: sono gay
Serie B, posticipo della 24ª giornata: Novara-Brescia 1-2. Classifica:
Palermo 45; Empoli 41; Avellino 39; Cesena 38; Trapani e V. Lanciano
37; Crotone e Brescia 36; Latina e Spezia 35; Pescara e Carpi* 34; Siena
(-7) 31; Modena, Varese e Ternana 29; Bari (-3) 26; Novara 24; Cittadella
e Reggina 21; Padova* 18; Juve Stabia 14. *una partita in meno.
«Sono Michael Sam, sono un giocatore di football e sono gay». Con
queste parole Michael Sam giocatore della University of Missouri ha infranto un tabù radicatissimo diventando il primo giocatore di football
americano a fare coming out. Sam ha ricevuto il plauso per il suo coraggio anche dal presidente Usa Barack Obama e dalla first lady Michelle.
Fabio Fognini ha vinto il torneo di Viña del Mar, in Cile, battendo in
finale Leonardo Mayer per 6-2, 6-4. Per il 26enne ligure, che grazie al successo in Cile sale dal 15° al 14° posto nella classifica Atp (suo miglior
piazzamento), è il terzo titolo in carriera — in sei finali giocate — dopo
quelli di Amburgo e Stoccarda l’anno scorso, sempre sulla terra rossa.
Calcio A rischio le partite della prossima stagione su Premium
Le gare di Champions
solo su Mediaset
A Sky l’Europa League
Per 700 milioni acquistati i diritti dal 2015
Istruzioni per i clienti di Sky
Italia: dalla stagione 2015-16
per vedere la Champions League preparatevi, a meno di sorprese, a dover sottoscrivere un
contratto anche (o solo) con
Mediaset Premium. Attrezzatevi per tempo.
Istruzioni per i clienti Mediaset: per la prossima stagione
2014-2015 iniziate a cercare un
amico, possibilmente di fede
calcistica, che sia disposto ad
invitarvi per le partite di Champions (o, alternativamente, pagatevi un abbonamento anche,
o solo, su Sky). Tranne il fatidico match del mercoledì che va
in chiaro su Canale5 per il resto
sarà digiuno da Champions.
Un bel ginepraio. Dovendo
sintetizzare calcisticamente,
Mediaset-Sky: 3 a 1. Ma andiamo per ordine: ieri Mediaset ha
fatto il colpaccio, anche se lo ha
pagato caro. Per una cifra che si
aggira sui 700 milioni di euro il
gruppo della famiglia Berlusconi si è aggiudicato dalla Uefa l’esclusiva della Champions
per le tre stagioni a partire da
quella del 2015-2016. Sky avrà
l’Europa League, considerata
una sorta di serie B.
La Champions è indubbia-
Consiglio a Thohir
che ha permesso sia ai clienti
Sky che a quelli Mediaset di seguire le partite di Coppa dei
Campioni fino alla stagione attuale.
Ma quell’intesa non vale per
la prossima stagione 20142015 e se le cose rimarranno tali sembra scontato che Sky non
le metta in condivisione. Sembra uno scenario da Blade Runner per i poveri tifosi da sofà
che comunque di riffa o di raffa
ne subiranno le conseguenze.
Anche perché la «leopardizzazione» del calcio potrebbe gocciolare di rimbalzo sulla serie
A. Per Sky, a questo punto, potrebbe essere ancora più importante ottenere delle esclusive vere sulla A, per convincere i
propri clienti a non tradirla andando sulla piattaforma nemica: à la guerre comme à la guerre.
Guerra totale
Nessuna condivisione tra
i due colossi. E ora si
teme l’esclusiva sulla «A»
Gol Robben regala al Bayern Monaco la Champions 2013 (Reuters)
mente il più importante appuntamento calcistico europeo
sia per l’attrazione che esercita
sui tifosi, grazie alla qualità
delle partite, sia per gli sponsor. Anche se i 700 milioni sono considerati tanti, non ultimo in relazione al bilancio di
Mediaset Premium (l’ultima
chiusura di cui si ha informazione è in rosso per 60 milioni). Tanto che la notizia ha risvegliato i «rumors» non proprio nuovi del possibile ingresso di un partner magari nella
newco che il gruppo del Biscione sta studiando con gli spagnoli di Digital Plus, dove è
azionista al fianco di Prisa e Telefonica. La cifra pagata per la
precedente esclusiva, quella di
Sky, non era mai emersa, ma
sarebbe inferiore ai 500 milioni
di euro. Un bel salto.
In effetti sembra di tornare
indietro nel tempo a parti alternate. Nel 2010 era stata Sky ad
aggiudicarsi l’esclusiva. In quel
caso il numero uno di Mediaset, Fedele Confalonieri, aveva
anche fatto causa contro il
gruppo di Rupert Murdoch lamentando un abuso di posizione dominante. La soluzione era
stata trovata al tavolo negoziale, con uno scambio di diritti
Per Mediaset è comunque
un bel colpo di reni (nelle ultime stagioni aveva perso anche
la Moto Gp, altra gallina dalle
uova d’oro almeno al tempo di
Valentino Rossi in forma). Ma
anche per il calcio è una buona
notizia: evidentemente rimane
l’unica grande merce di scambio per quanto riguarda la pay
tv. Gli unici a perdere, in questo
caso, potrebbero essere proprio i tifosi, costretti a districarsi tra decoder, cavetti, schede e abbonamenti.
Massimo Sideri
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La crisi del Milan Venerdì con il Bologna cambiamenti solo dettati dal turn over. Infortunio per Robinho: out dieci giorni
Seedorf non cambia: il presidente è con me
Galliani: nessuna critica da Berlusconi. Ma i dubbi sul sistema di gioco restano
MILANO — Non parlategli di
correttivi o accorgimenti, men
che meno di marce indietro. Clarence Seedorf prosegue dritto
per la sua strada convinto che il
4-2-3-1 sia il modulo più indicato per la rosa che ha a disposizione (tanti trequartisti, due sole
punte centrali più il giovane Petagna). E sicuro del fatto che modulo (qualcosa di più di una convenzione, di certo una pericolosa
semplificazione per l’olandese),
e soprattutto filosofia offensiva e
idee di gioco (la difesa più alta
possibile, per esempio) sono state tutte concordate preventivamente (e preventivamente approvate) da Silvio Berlusconi.
Ecco perché le indiscrezioni
giornalistiche sul malumore
presidenziale dopo Napoli-Milan non hanno scalfito le certezze
dell’allenatore rossonero.
Però è facile immaginare che,
pur concordando sulla teoria,
Berlusconi — come tutti gli altri
tifosi rossoneri — non abbia particolarmente apprezzato la messa in pratica vista al San Paolo,
dove il Milan ha incassato tre
gol (in campionato sono 35,
uno in meno di quelli segnati),
tanti altri ne ha rischiati e dove sono stati tentati alcuni
azzardi (Abate alto a destra,
la squadra stravolta nella ripresa) che non hanno pagato, anzi
hanno aggiunto confusione. La
classifica, poi, è un pianto (e Ba-
Cinque partite
Clarence Seedorf,
37 anni, è il tecnico
del Milan da cinque
partite: ha vinto col
Verona, perso con
l’Udinese (eliminazione
dalla Coppa Italia),
vinto a Cagliari,
pareggiato in casa col
Torino e perso a Napoli
(Inside)
lotelli questa volta non c’entra):
undicesimo posto, 7 punti dall’Europa League, ammesso che
sia un obiettivo che interessi a
qualcuno. E, con una rosa, val la
pena ricordarlo, non inferiore a
quella che la stagione scorsa ha,
dopo una grande rimonta, conquistato il terzo posto. È questo il
dilemma che agita i sonni dei
milanisti, compreso quelli di
Adriano Galliani.
L’ad ha smentito che il presidente abbia espresso critiche alla conduzione tecnica nella telefonata con lui, in cui è stata, co-
me sempre, analizzata la gara.
Difficile abbondasse il buon
umore, ma ovviamente, non è, e
non poteva essere, in discussione il progetto a lungo termine di
Seedorf, allenatore fortissimamente voluto proprio da Berlusconi, cui saranno concessi crediti e tempo (come a tutti, non
all’infinito). Prima dell’appuntamento di Champions contro
l’Atletico Madrid di mercoledì
19, Berlusconi potrebbe presentarsi a Milanello, caricare l’ambiente e ribadire anche pubblicamente il proprio appoggio al
Coppa Italia, stasera al Franchi Gomez in panchina
Fiorentina all’assalto
Udinese: «Per la storia»
FIRENZE — (a.b.) La Fiorentina va all’assalto della prima
finale dell’era Della Valle. Stasera al Franchi, incoraggiati da
quasi 30 mila spettatori, i viola proveranno a ribaltare il 2-1
rimediato dall’Udinese nella prima semifinale di Coppa Italia.
«Alla squadra chiedo di essere lucida, servono pazienza e
personalità. La partita sarà lunga e potrebbe diventare
lunghissima», dice Montella pensando ai supplementari. La
novità piacevole è il ritorno di Gomez, dopo 5 mesi, tra i
convocati. Il tedesco andrà in panchina, in attacco il tridente
Joaquin-Matri-Cuadrado. L’Udinese, tre vittorie di fila, è
rinata e cerca la finale per riscattare una stagione modesta. «È
il nostro sogno, dovremo essere perfetti», fa sapere Guidolin.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Firenze, ore 21
Fiorentina
Udinese
(4-3-3)
1 Neto
3 Diakité
2 Gonzalo Rodriguez
15 Savic
23 Pasqual
10 Aquilani
7 Pizarro
14 Mati Fernandez
17 Joaquin
32 Matri
11 Cuadrado
(3-5-1-1)
22 Scuffet
75 Heurtaux
5 Danilo
11 Domizzi
27 Widmer
7 Badu
3 Allan
37 Pereyra
34 Gabriel Silva
17 Nico Lopez
10 Di Natale
Arbitro: MASSA
Tv: ore 21 Raidue
Internet: www.corriere.it
All’andata: Udinese-Fiorentina 2-1.
La Fiorentina si qualifica se: vince 1-0 o con 2 o più gol
di scarto. L’Udinese si qualifica se: vince, pareggia
o perde con un gol di scarto segnando almeno 2 gol
nuovo corso che comunque
continua ad affascinarlo.
Seedorf si sente forte delle
proprie idee e venerdì contro il
Bologna i cambiamenti che apporterà saranno solo figli di un
normale turn over. Per esempio,
Kakà potrebbe prendere una
Credito
Sconfitta amara ma
il progetto dell’olandese
non è in discussione
giornata di riposo e lasciare spazio a Honda che in Champions
non può giocare. L’infortunio
muscolare di Robinho (alla coscia, tra una settimana altri accertamenti) mette il brasiliano
fuori causa per il campionato e a
forte rischio per l’Atletico Madrid. Posto che Taarabt non si
tocca dopo l’ottimo esordio,
l’idea per venerdì è arretrare Balotelli e schierare Pazzini punta.
Seedorf poi dovrà decidere se rinunciare per la seconda volta al
preziosissimo capitano Montolivo. I tifosi hanno un ulteriore
motivo di preoccupazione: l’ipotetico abbandono di San Siro nel
2016 per un impianto a Rho ha
scatenato le proteste sui social
network.
Arianna Ravelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Moratti,
una battuta
per Mazzarri
e per la curva
MILANO — Era meglio
quando si stava meglio. E
per capirlo è bastato
ascoltare per cinque minuti
Massimo Moratti, assediato
da microfoni e telecamere
prima di ricevere il premio
«Personaggio dell’anno
2013», dai giornalisti
sportivi lombardi. Come ai
vecchi tempi, quando
l’onorario non era il
presidente dell’Inter, ma
soltanto «il compenso che
spetta a un professionista»,
secondo la definizione del
dizionario. Parole chiare,
come sempre (e senza
sottotitoli). Si aspettava di
più da Mazzarri? «Credo che
lui si aspettasse di più da
società e giocatori, ma ci
sono state difficoltà che la
stessa società e i giocatori
hanno subito. Penso che ora
si normalizzerà tutto». Sulla
curva Nord, che anche
domenica non ha perso
occasione per una frecciata a
Moratti (16 trofei in 18
anni), per il contratto a
tempo indeterminato di
Branca (come è stato fatto a
molti altri dirigenti del
calcio): «Anche nel periodo
di Calciopoli non si sono mai
schierati del tutto con me.
Non mi meraviglio che
abbiano una sensibilità
diversa, ma li rispetto
perché so che soffrono
anche loro durante la partita
e non mi aspettavo nessuna
riconoscenza. Non c’è mai
stato questo atteggiamento».
Di certo non ha rinnegato il
lavoro di Branca : «Mi
dispiace che sia finita così,
dopo dieci anni in cui ha
lavorato molto. Ne ho
condiviso tutte le
responsabilità, ma i
cambiamenti di proprietà
portano modifiche e questa
non era del tutto inattesa». E
non è mancato un consiglio
a Thohir: «Deve essere più
presente e deve affidarsi
soltanto alle persone delle
quali ha il 100% della fiducia.
Solo così queste persone
possono trasmettere fiducia
alla società». Ora i lunedì di
Moratti sono diversi da
quelli vissuti in 18 anni di
presidenza, nei quali tutte le
responsabilità alla fine
cadevano sulle sue spalle:
«L’unica cosa che cambia è
che vivo la partita con meno
paura, anche se si soffre lo
stesso, ma non hai più quel
terrore perché lo condivido
con qualcun altro». Non c’è
nessun pentimento per aver
portato all’Inter un
attaccante come Icardi: «È
un giocatore molto forte e lo
saprà dimostrare, al di là
delle situazioni personali,
che adesso si
normalizzeranno». E gli è
piaciuto l’impatto di
Hernanes: «L’ho visto bene;
è un ragazzo serio educato,
simpatico, che sa come
muoversi in campo. Ha
fortemente voluto venire
all’Inter e questo è
importante. Speriamo riesca
ad esprimersi al massimo
anche qui da noi e sono
certo che lo farà».
f. mo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
42 Sport
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
La Fontana
alla fase finale
Oggi Pellegrino
Nello short track, Arianna Fontana è entrata alla fase finale dei 500 metri
(quarti, semi, finale), in programma giovedì, e la staffetta donne 3000
metri ha centrato la finale a 4 fissata per martedì 18. Oggi nel fondo tocca
a Federico Pellegrino (sprint a tecnica libera). Debutta anche il salto
femminile con le azzurre al via.
ASCOLTI — La seconda giornata di gare sui canali di Sky e su Cielo ha
raccolto 10.580.281 spettatori unici. Tra le competizioni più seguite, la
quarta manche di Armin Zoeggeler: 562.711 spettatori medi.
Il fenomeno A 40 anni il re dello
slittino è ancora integro
e non chiude le porte a nuove
competizioni: «Di sicuro, però,
è stata la mia ultima Olimpiade
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
Le medaglie di ieri
Sci alpino
Supercombinata femminile
1. Hoefl-Riesch (Ger) 2’34’’62
2. Hosp (Aut)
2’35’’02
3. Mancuso (Usa)
2’35’’15
11. Brignone (Ita)
2’37’’62
Short Track
1.500 m maschile
1. Hamelin (Can)
2’14’’985
2. Han (Cin)
2’15’’055
3. An (Rus)
2’15’’062
Pattinaggio di velocità
500 m maschile
1. M. Mulder (Ola)
69’’312
2. Smeekens (Ola)
69’’324
3. R. Mulder (Ola)
69’’460
28. Nenzi (Ita)
71’’070
31. Bosa (Ita)
71’’280
Biathlon
12,5 km inseguimento maschile
1. Fourcade (Fra)
33’48’’6
2. Moravec (Cec)
a 14’’1
3. Beatrix (Fra)
a 24’’2
17. Hofer (Ita)
a 1’04’’5
25. Windisch (Ita)
a 1’51’’4
42. De Lorenzi (Ita)
a 3’09’’6
Freestyle
Moguls maschile
1. Bilodeau (Can)
26.31
2. Kingsbury (Can)
24.71
3. Smyshlyaev (Rus)
24.34
Medagliere
Canada
Olanda
Norvegia
Usa
Germania
Russia
Austria
Francia
Polonia
Slovacchia
Svizzera
Rep. Ceca
Svezia
Italia
Cina
Finlandia
Slovenia
Gran Bretagna
Ucraina
O
3
3
2
2
2
1
1
1
1
1
1
0
0
0
0
0
0
0
0
A
3
2
1
0
0
2
2
0
0
0
0
2
2
1
1
1
1
0
0
B
1
2
4
3
0
3
0
1
0
0
0
1
0
1
0
0
0
1
1
T
7
7
7
5
2
6
3
2
1
1
1
3
2
2
1
1
1
1
1
Finali di oggi e italiani in gara
Freestyle
ore 10: Slopestyle femminile
(Bertagna)
Sci nordico
ore 14.22: sprint individuale
femminile
(Laurent, Debertolis, Piller, Vuerich)
ore 14.30: sprint individuale
maschile
(Hofer, Nizzi, Noeckler, Pellegrino)
Pattinaggio velocità
ore 15.34: 500 m femminile
(Daldossi)
Pattinaggio di figura
ore 16: artistico corto coppie
(Berton-Hotarek,
Della Monica-Guarise)
Biathlon
ore 16: 10 km pursuit
femminile (Gontier, Oberhofer,
Ponza, Wierer)
Slittino
ore 17.20: individuale femminile
(Gasparini, Robatscher, Voetter)
Snowboard
ore 18.30: halfpipe maschile
Salto
ore 19.25: NH individuale
femminile
(Insam, Runggaldier)
Così in tv
Sky Olimpiadi 1 HD (can. 206)
Sky Olimpiadi 2 HD (207)
Sky Olimpiadi 3 HD (208)
Sky Olimpiadi 4 HD (210)
Sky Olimpiadi 5 HD (211)
Cielo (DTT can. 26,
Sky can. 126, TivùSat can. 19)
SOCHI — Quante volte hai
peccato, figliolo? Guai uscire dal
seminato con il killer seriale. Non
fuma: «Certo, da ragazzo ho provato, come tutti, ma non mi è
piaciuto. Mi concedo un sigaro
con gli amici una volta ogni tanto: dopo il bronzo sono arrivato
in camera troppo tardi per accenderlo» (e allora Malagò, ieri, gliene ha regalato uno speciale). Non
beve: «La mattina per allenarmi
devo avere la testa lucida». Non fa
stravizi: «Mangio bene, dormo
almeno otto ore per notte: mi alzo alle 6.45 per portare i bambini
a scuola e spesso nel pomeriggio
mi concedo un pisolino». E vince.
Il modello-Zoeggeler,
sei medaglie individuali
in sei Olimpiadi consecutive, ha fatto scuola ma
non ha segreti. Ne parlano i cannibali che popolano le montagne
di Krasnodar, gli iscritti al club
degli eletti che qui stanno riscrivendo la storia del loro sport, Ole
Einar Bjorndalen (40 anni, 12
medaglie nel biathlon ai Giochi
invernali, l’ultima conquistata
sabato nella 10 km sprint; e non è
finita qui: il record di Bjorn Daehlie, 13, è destinato a cadere),
Marit Bjoergen (33 anni, 8 medaglie nel fondo tra il 2002 e il
2014), Evgeni Plushenko (31 anni, l’oro del pattinaggio a squadre
ringraziato pubblicamente da
Putin), e le speedskater Claudia
Pechstein (42 anni, 9 medaglie da
Alberville ’92 in poi, passato pieno di ombre ma ancora qui, sul
ghiaccio) e Ireen Wust (27 anni,
olandese, terzo oro consecutivo
nei 3 mila metri), il primo trionfo
dichiaratamente omosessuale
dei Giochi omofobi. Armin è leg-
Il Cio si è lamentato: troppi posti vuoti sugli spalti. E il comitato
organizzatore dei Giochi è subito corso ai ripari riempiendo i «buchi»
con i volontari. Lo stesso comitato organizzatore ha confermato il
ricorso ai volontari. «Se vediamo che non c’è affluenza e ci sono posti
disponibili, allora sì, invitiamo dei volontari a partecipare», ha
ammesso Alexandra Kosterina, portavoce del comitato organizzatore. I
problemi legati alla sicurezza a Sochi hanno alimentato il rischio che le
gare non attirassero abbastanza spettatori provenienti da fuori Russia.
Il cannibale
Mistero Zoeggeler
«La mia ricetta?
È molto semplice:
vivere onesto»
genda perché non ha nulla da nascondere. Più lo studi, meno capisci come fa. «La ricetta? Vivere
onesto» dice Zoeggeler nel suo
italiano basico ed efficace, intendendo un’esistenza a chilometro
zero quando è a Foiana, con Marika e i ragazzi, i cardini del benessere psicofisico su cui poggia
l’architrave del successo in slittino, perché per viaggiare bene bisogna avere voglia di tornare a
casa e, nel frattempo, darsi qualche regola. «Imparando a conoscermi, ho trovato il mio equilibrio». Le cinque ore al giorno di
allenamenti, alternando atletica,
ginnastica, gli esercizi con le palle medicinali, «le novità servono
a non annoiarsi e mantenere viva
la motivazione, cose che stimolino il cervello, letture di grandi
biografie dello sport, Armstrong,
Messner, Agassi, Becker, perché
se passi tutto il giorno sui social o
col telefonino in mano ti si addormenta il cervello». Mangia
tutto, ma in piccole quantità. Se
sospende i dolci per un periodo,
poi è capace di sbranare una tavoletta di cioccolato intera. Non
ha il nutrizionista né lo psicologo. «Il mio medico sono io».
La bolla nella quale entra pri-
Seriale
Armin Zoeggeler,
40 anni, di Merano,
ha vinto sei
medaglie
in sei Olimpiadi
consecutive (LaPresse)
ma di ogni discesa sulla slitta,
quello spazio interiore in cui non
sono ammesse musica, parole,
interferenze, rumori («Pretendo
la mia pace: se vengo disturbato
divento una bestia») è il capolavoro di concentrazione che nemmeno Kurt Brugger, il d.t. dello
slittino che lo frequenta da sempre, sa spiegare. «Entra atleta come tutti, ed esce campione». Il
grande tormentone di ieri, giornata che Armin ha immolato alla
cerimonia delle medaglie e ai festeggiamenti, anche se avrebbe
preferito restare in montagna ad
affilar lamine per la gara a squadre, è stato: ti ritiri o no?
«All’Olimpiade non mi
vedrete più — ha ribadito —. Per il resto dovrò discuterne a mente fredda
con i tecnici e la mia
famiglia». Il fisico, a
parte un fisiologico
mal di schiena che non
lo preoccupa («A 40
anni il mio corpo ha
cominciato a suonare… »), è integro. La
mente quella di un ragazzino. Da quando
era piccolo, e andava a
scuola in slitta, l’adattamento muscoloscheletrico finalizzato
al gesto tecnico specifico ha creato non l’atleta perfetto né fuori
dal comune ma l’uomo
giusto al posto giusto,
nella sostanza immutato
rispetto a vent’anni fa,
un eterno bambino che
non si è ancora stancato
di fissare negli occhi il cielo.
Gaia Piccardi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fenomeni
Risultati e gare
Posti vuoti?
Il volontario
va in tribuna
Marit Bjoergen
Sport & politica
Evgeni Plushenko
Ole Einar Bjoerndalen
Claudia Pechstein
Il conto dei podi in un’Olimpiade è un indice per capire gli equilibri mondiali e l’emergere di nuovi protagonisti
Lo Zar Putin ordina:
fate saltare il banco
delle medaglie
per la gloria del Paese
L’ascesa dell’Asia e la crisi europea
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
SOCHI — Nel 2010, subito dopo
il peggior bilancio di sempre per
la Russia in un’Olimpiade invernale, l’allora presidente Dmitrij
Medvedev chiese e ottenne le dimissioni dei vertici del Comitato
olimpico russo: «Investiamo somme senza precedenti nello sport,
ma i soldi non sono tutto».
Dai tempi dell’Unione Sovietica
e della Guerra Fredda, i dirigenti
del Cremlino sono sempre stati
sensibili alle ricadute in termini di
prestigio nazionale e globale delle
medaglie. È un fatto che pochi Paesi come la Russia hanno visto le
proprie fortune ai Giochi salire e
scender di pari passo con i vorticosi cambiamenti della sua geopolitica. Il crollo dell’Urss e la
frantumazione dell’impero sono
stati pagati a caro prezzo, anche in
ori e argenti appesi in numero
sempre più basso al collo degli atleti moscoviti.
Riuscirà la Russia a recuperare
l’antica supremazia sul terreno
amico di Sochi? E quanto conta alle Olimpiadi il fattore campo? La
risposta, giusto per evocare gli antichi greci, è sulle ginocchia degli
dei. Ma se il passato può essere in-
51
miliardi di dollari
investiti dalla Russia di Vladimir
Putin nell’operazione Sochi
217
le medaglie vinte
dalle 23 nazioni d’Oriente
a Londra, il 22,5% del totale
dicativo, ci sono buone possibilità
che gareggiare in casa aiuti. E che
gli atleti russi facciano onore ai 51
miliardi di dollari investiti dal loro
Zar nell’impresa.
È stato vero per gli Stati Uniti,
che a Salt Lake City nel 2002 vinsero più del doppio di medaglie di
quattro anni prima a Nagano. Lo
stesso valse per il Giappone, che
in casa nel 1998 vinse 10 medaglie, salvo poi non riuscire a racimolarne altrettante in tutte le tre
successive Olimpiadi invernali
messe insieme. Caso esemplare, e
di buon auspicio per la Russia, è il
Canada: non vinse neppure una
medaglia d’oro nei Giochi estivi di
Montreal, né in quelli invernali di
Calgary. Ma nel 2010 a Vancouver,
dopo un investimento quinquennale di 117 milioni di dollari in un
programma sportivo chiamato
«Prenditi il podio», i campioni canadesi sbancarono il tavolo con 14
ori e il primo posto nel medagliere. Unica eccezione, in questo ri-
Sport 43
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
Durante le competizioni gli atleti non possono indossare braccialetti
o adesivi per ricordare i morti. Lo chiarisce il Cio, inviando una lettera
ai dirigenti della Norvegia dopo che 4 fondiste hanno indossato
sabato il lutto al braccio in memoria del fratello di una di loro,
morto alla vigilia dei Giochi. Inge Andersen, segretario generale
del Comitato olimpico della Norvegia, si è detto sconvolto
per la decisione e prevede di portare la questione ai
«massimi livelli» del Cio.
Il Cio vieta
il lutto
agli atleti
Dopo il bagno
Quinn chiuso
in ascensore
Dopo la porta del bagno, si blocca anche l’ascensore. Non c’è pace
per il bobista statunitense Johnny Quinn. L’americano è diventato
una star dei social network nei giorni scorsi, quando è stato
protagonista di una curiosa vicenda. Bloccato in bagno da una
serratura difettosa, si è liberato sfondando la porta e ha
documentato il tutto con una foto. Ora, un’altra disavventura.
«Siamo appena rimasti bloccati in ascensore», ha twittato Quinn.
Che ha poi aperto le porte alla sua maniera: sfondandole.
Sorpresa Nella rinascita dei discesisti azzurri la tecnica rivista, la maturità della squadra e una diversa comunicazione
Altri Giochi
Dai tropici in skylift
Quelli che sfidano
lo yeti con le infradito
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
Impresa
Christof Innerhofer, 29 anni,
festeggia la medaglia
d’argento nella libera
olimpica. Nel tondo Claudio
Ravetto, d.t. della nazionale di
sci azzurra (LaPresse)
«Altalena e ricordi di gloria
Così siamo tornati grandi»
SOCHI — (f.van.) Da Vancouver al Caucaso, stessa musica: regina della
supercombinata è sempre Maria Hoefl-Riesch, la trentenne tedesca che firma un
«back to back» riuscito nella storia solo alla croata Janica Kostelic (2002 e 2006). Detto
che tra le azzurre la Brignone ha chiuso undicesima (non male) e che la Marsaglia è
saltata nello slalom dopo essere stata nona in discesa, mentre la Merighetti ed Elena
Fanchini hanno disputato solo la prova veloce per allenarsi, la medaglia d’argento è
andata all’austriaca Hosp. Il bronzo è invece stato di Julia Mancuso, l’americana che
quando sente aria di Giochi si trasforma (a Torino vinse il gigante, nel 2010 fu
seconda in discesa e nella supercombinata). Le grandi sconfitte sono la svizzera Lara
Gut, seconda in libera e saltata tra i paletti stretti, e la slovena Tina Maze: la
dominatrice della scorsa stagione, terza prima dello slalom, ha rimediato la medaglia
di legno. Infine, restano dubbi sulla presenza di Tina Weirather nella discesa di
domani: la giovane stella del Liechtenstein soffre per una contusione ossea riportata
nelle prove. La rinuncia alla «combi» di ieri potrebbe avere, purtroppo, delle repliche.
(«Tanti ormai conoscono come sono fatto» ridacchia) e ci sono pure dei distinguo rispetto all’analoga sgridata prima
del Mondiale 2011, «perché quella riguardava più Innerhofer, che si infastidiva perché si accontentava». Però, di certo, non era facile riprendere la trama del
discorso. «Ma è emersa la maturità della
squadra. A St. Moritz, subito dopo Kitz,
alla fine non si è corso a causa del maltempo. Però avevo notato facce diverse,
la disponibilità a provarci anche in condizioni non ideali e il miglioramento della comunicazione interna. Infine, montava il desiderio di arrivare al momento
chiave dell’annata: in precedenza, forse
ci annoiavamo un po’». Sui monti del
Caucaso c’è stata la quadratura del cerchio. Sci e testa, tecnica e dialogo. «Abbiamo ripassato le belle emozioni vissute
fin qui. Paris ha voluto rivedere le immagini dei suoi successi, come per riagganciarsi a quei momenti». La tecnologia ha
fatto il resto, con quella sala video frequentata per ore, una succursale della
Spectre dotata di quattro schermi che offrivano, in dodici spezzoni della pista, il
confronto con i migliori.
«Due anni fa, nella preolimpica, subivamo nella parte centrale. Studiando e
ristudiando, abbiamo limitato i guai: al
terzo intertempo avevamo Innerhofer
primo e Fill secondo. Nelle discese vere e
quando l’asticella si alza, siamo i più forti». Non è vero che il difficile viene adesso. Anzi, potrebbe essere più facile: «Mi
aspetto molto già dalla combinata, oltre
che dal superG. In fondo nel 2011 Innerhofer ha già dimostrato di sapersi ripetere». E gli altri? Elementare: «Li vedo fiduciosi, hanno un’aria spiegabile con
questo concetto: lui ce l’ha fatta, ora tocca a noi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Flavio Vanetti
Ravetto: « Ho visto nelle facce la voglia di provarci»
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
SOCHI — Abbiamo riscoperto l’altalena, abbiamo allenato corpo e mente, abbiamo ripassato i momenti di gloria: ecco i segreti che hanno condotto all’argento olimpico di Christof Innerhofer in
discesa. Eravamo una squadra appiattita
e innervosita, diventata inconcludente;
ma ci siamo ritrovati e abbiamo grattato
via la ruggine di una stagione complicata
«perché un anno fa — osserva Claudio
Ravetto, d.t. della nazionale maschile —
avevamo il vento in poppa e tutto veniva
facile, mentre da un po’ di tempo parecchio andava storto». La svolta? Nel recente superG di Kitzbuehel, una gara andata
male «e nella quale tutti erano invece
convinti di aver sciato bene». In perenne
conflitto tra l’essere uno sport di gerarchie ineludibili e una scienza non raramente inesatta, lo sci a volte offre vie di
scampo a chi si trova al buio. È andata
così pure per i velocisti azzurri: la luce,
insospettabilmente, stava tra le tenebre
della sconfitta.
Il giorno dopo l’impresa di Rosa Khutor, a Ravetto viene facile ricostruire il
percorso della rinascita: «Ciascuno,
quella volta in Austria, aveva dato il massimo e questo era molto positivo. Ma la
classifica puniva e così, per capire, è stato
necessario scavalcare anche lo sconcerto.
spetto, è l’Italia, che nel 2002 nello Utah vinse 13 medaglie, ma a
Torino nel 2006 si fermò a 10.
Per restare alla geopolitica, e
con buona pace dello spirito
olimpico, pochi indici come il
conto delle medaglie in un’Olimpiade raccontano i trend degli
equilibri globali, colgono l’emergere di nuovi protagonisti, il tramonto di altri o la fatica di alcuni
per rimanere centrali.
Il declino dell’Europa? «Quella
di Pechino del 2008 — spiega Danilo Di Tommaso, portavoce del
Coni — è stata la prima Olimpiade della Storia in cui le nazioni
europee hanno vinto meno del
50% delle medaglie, il 49,5% per
l’esattezza». E quattro anni fa a
Londra, nonostante l’exploit della
Gran Bretagna (di nuovo il fattore
campo) passata da 47 a 65 medaglie, la percentuale è stata ancora
più bassa: gli europei hanno ottenuto solo il 48,4% dei posti sul
podio. C’è un’eccezione, ovvia-
La spiegazione era banale, in linea con le
nostre difficoltà a “liberare i cavalli” sulla
neve molle: ci siamo detti che serviva restare più “sui piedi” che sugli spigoli; ci
eravamo dimenticati di quella che nel
gergo si chiama l’altalena». Un passo indietro. Ravetto non era forse colui che
dopo Wengen, aveva bastonato tutti?
Non è schizofrenico passare da una stangata alla definizione «di squadra più forte di tutti»? «No, perché è stato il gruppo
a ricordare il suo valore con i fatti — 4 nei
12, l’altro giorno —. Mi era parso che
fosse venuta meno la mentalità giusta e
ho ritenuto di parlarne pubblicamente».
I ragazzi non l’hanno guardato torvo
La tedesca ancora oro in supercombinata
Hoefl-Riesch è super due volte
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
mente. E si chiama Germania, il
Paese che più ha beneficiato dalla
fine della Guerra Fredda, in termini politici, economici e sportivi. Come la famosa descrizione
del calcio di Gary Lineker, i tedeschi vincono sempre: da Pechino
a Londra, senza fattore campo,
sono passati da 41 a 44 medaglie.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il sorriso del presidente
Il presidente russo Vladimir Putin posa
con gli atleti della squadra di pattinaggio
che ha vinto la medaglia d’oro. A sinistra, tifosi
russi (Reuters, Usa Today)
E l’avanzata dell’Asia? Ce la
suggerisce il 20% di podi conquistati dai Paesi asiatici nell’Olimpiade cinese, dove la nazione
ospitante ha fatto l’en-plein con
100 medaglie. Una percentuale
incrementata a Londra, dove le 23
nazioni d’Oriente ne hanno vinte
insieme 217, il 22,5% del totale.
Un trend confermato nei Giochi
d’inverno, dove l’Asia è passata
dall’8,3% del 2006 al 12% del
2010.
Quanto agli Stati Uniti, Superpotenza riluttante e «nazione indispensabile» loro malgrado, faticano ma tengono il punto sui
vari teatri strategici, dal Medio
Oriente all’Asia. E faticano, ma difendono il loro prestigio anche
nella tenzone olimpica: da Pechino a Londra, sono scesi infatti da
110 a 104 medaglie. Per dirla con
gli esperti, è un declino controllato.
Paolo Valentino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SOCHI — Provate voi a sognare di vincere una medaglia
nello sci, nella combinata nordica o nello slittino, se
siete nati alle Isole Cayman, dove di bianco c’è solo il
manto della sabbia e di ghiacciato i cubetti negli
aperitivi all’happy hour. Quando il portabandiera Dow
Travers, gigantista, 69° a Vancouver, è entrato nello
stadio Fisht in bermuda rossi e infradito durante
l’inaugurazione, ha suscitato più sguardi di perplessità
che sorrisi. Un turista fai-da-te, a cinque cerchi. Ma le
manie di grandezza dell’Olimpiade invernale, che
sogna il gigantismo elefantiaco della sorellona estiva
senza poterselo permettere, producono la conseguenza
che a Sochi ci siano sei paesi caraibici e tre africani, alla
faccia dell’incongruità di sfidare in ciabatte gli yeti
scandinavi. Zero competizione interna, standard da
minimo sindacale per qualificarsi, un vero e proprio
mercato di sportivi che mai saranno campioni
(Barbados, assente, ha rifiutato offerte di aspiranti
sciatori tedeschi e giocatori di curling lettoni), opere
filantropiche, finanziamenti privati e sponsorizzazioni
— cioè business — sono le ragioni della presenza in
Russia di attempati signori che non avevano mai
infilato le calze di lana e magari, sulle montagne di
Krasnodar, vedono la neve per la prima volta. Fuahea
Semi, slittinista, figlio di un coltivatore di tapioca, per
diventare il primo rappresentante di Tonga ai Giochi
invernali (32° a 6 secondi da Zoeggeler) si è venduto al
marchio tedesco di biancheria intima che gli paga
trasferte e allenamenti, presentandosi a Sochi sotto le
mentite spoglie del brand Bruno Banani, trovata che il
Cio ha definito «di pessimo gusto». Hubertus Von
Hohenlohe è una vecchia conoscenza dei Giochi.
Rampollo di Ira von Fustenberg, 55 anni, è alla sesta
Olimpiade. One man band, è presidente della Federsci
(da lui stesso fondata) e il solo atleta iscritto dal
Isole Cayman Il portabandiera Dow Travers in infradito (Reuters)
Messico: per capirci, dentro il Fisht era quello con l’aria
da gagà e la pancetta fasciata dal costume da mariachi.
Dei bobbisti che grazie alle collette e al sostegno di
Usain Bolt hanno riportato la Giamaica all’Olimpiade
dopo 12 anni, Winston Watt e Marvin Dixon, sappiamo
già tutto, e non è escluso che verso fine carriera si riesca
a convincere il Lampo a fare un’incursione nel casco:
«Bolt sarebbe un fantastico uomo di spinta per il nostro
bob, peccato odi il freddo...». Dalle Cayman a Togo,
dalle Isole Vergini allo Zimbabwe, sono quindici i paesi
a clima caldo (dodici tropicali: a Vancouver erano sette)
venuti in gita sul mar Nero. Record. Al Cio fa gioco per
allargare la visibilità dell’evento arrotondare i numeri
dell’audience e quelli destinati agli annali. Ottantotto
paesi gareggiano a Sochi 2014 contro gli ottantadue di
Vancouver 2010. Puro marketing. E pazienza se Gary Di
Silvestri, fondista e alfiere di Dominica (da non
confondere con la Repubblica Dominicana), manager
47enne sposato con un’italiana (Angelica Morrone, sua
compagna anche in gara), uno che fino a 30 anni non
aveva mai infilato gli sci stretti, arriverà esimo nelle
classifiche dominate da Petter Northug e Dario Colonia.
L’importante, solo in questo caso, è partecipare.
Gaia Piccardi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
44
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Il Direttore Professoressa Nerina Boschiero e
tutto il personale docente e tecnico-amministrativo del Dipartimento di Diritto Pubblico Italiano
e Sovranazionale dell'Università degli Studi di Milano partecipano con affetto al dolore della Professoressa Lorenza Violini e di tutta la sua famiglia per la scomparsa del caro papà
Tutti i dipendenti della Rotoflex partecipano al
lutto della famiglia per la scomparsa del proprio
caro
Prof. Giuseppe Violini
Ferdinando, Giulia, Federica, Alessandro,
Wenjing partecipano al dolore per l'improvvisa
scomparsa dell'amato
- Milano, 10 febbraio 2014.
I costituzionalisti del Dipartimento di Diritto
Pubblico Italiano e Sovranazionale dell'Università
degli Studi di Milano si stringono con affetto alla
Professoressa Lorenza Violini, nel ricordo
dell'amato padre
Giuseppe Violini
Marta, Gaetano, Andrea, Chiara, Margherita e
Elena Zambon insieme a Nicoletta Ghirardi ricordano con grande affetto
Leonardo Scrinzi
Gina Tavazza
- Sesto San Giovanni, 10 febbraio 2014.
carissima e insostituibile amica di sempre.
- Milano, 11 febbraio 2014.
Eugenio Mondelli coi genitori sempre ricorderà
con affettuosa riconoscenza
Leonardo
Gina Tavazza
- Sesto San Giovanni, 10 febbraio 2014.
- Milano, 10 febbraio 2014.
Gianni, Isabella, Massimiliano, Fabrizio, Gianmarco, Cristina, Jana, Laura partecipano commossi e addolorati al lutto della famiglia Scrinzi
per la scomparsa del caro
Caro Giovanni, non ci sono parole giuste per
questo momento.- Ti abbraccio in silenzio per
l'immatura scomparsa di tuo fratello
- Milano, 10 febbraio 2014.
Francesco Berardi
Leonardo
Certi che il suo caro papà
ricordando con profonda commozione la sua figura, di persona semplice, amabile e generosa,
spesso da me amichevolmente schernita.- Un abbraccio affettuoso alla moglie Francesca, ai figli
Anastasia, Cesare Augusto e Bernardino.- Enea.
- Arona, 10 febbraio 2014.
- Sesto San Giovanni, 10 febbraio 2014.
Giuseppe
È mancato all'affetto dei suoi cari
è ora nelle braccia del Padre, siamo vicini a Chiara Violini e ai suoi famigliari con la nostra preghiera.- I colleghi di tutte le società di Gi Group.
- Milano, 10 febbraio 2014.
Antonia Pappagallo
troppo presto ci hai lasciati!- Ti abbiamo amato
e ti ameremo per sempre.- Marika, Mirko, Edoardo e il tuo amato Antonio.
- Milano, 10 febbraio 2014.
Ciao
Antonia
sei stata un riferimento unico e impareggiabile
per tre generazioni della nostra famiglia.- Ci
mancherai moltissimo.- La famiglia Cittone.
- Milano, 10 febbraio 2014.
Il gruppo Comei, con tutti i dipendenti e collaboratori, si stringe ad Antonio, Marika ed Edoardo ricordando la carissima
Antonia
preziosa compagna di viaggio, instancabile lavoratrice e donna coraggiosa.
- Milano, 10 febbraio 2014.
Ieri 10 febbraio circondato dall'affetto dei suoi
cari si è spento l'
ing. Antonio Carbone
Ne danno il triste annuncio Maria Grazia, Michele con Fulvia, Stefania con Amed, Bruno con Lara
e tutti i nipoti. - Milano, 11 febbraio 2014.
I condomini e l'Amministratore del condominio
di via Quadronno 24 - Milano partecipano addolorati al lutto per la scomparsa dell'
Ing. Antonio Carbone
- Milano, 10 febbraio 2014.
Giorgio Dalla Bella
Gli sono vicini la moglie Lucetta, i figli, i nipoti,
tutte le tante persone che gli hanno voluto bene.Per cerimonia funebre contattare lo 02.32867.
- Milano, 10 febbraio 2014.
I condomini e l'amministratore dello stabile di
via Cappuccini 11 - Milano - partecipano con
profondo cordoglio al lutto che ha colpito i familiari per la scomparsa della
Ciao
dott.ssa Bruna Gelati
nonno Giorgio
- Milano, 10 febbraio 2014.
il tuo amore e la tua forza saranno sempre nei
nostri cuori.- Beatrice, Giacomo e Matilde con la
mamma Laura e papà Davide.
- Milano, 10 febbraio 2014.
I condomini e l'Amministratore del condominio
di via Quadronno 24 - Milano partecipano addolorati al lutto per la scomparsa della signora
Maria Antonia Parodi Spinola
Partecipano al lutto:
– Claudia e Fabrizio Garampelli.
- Milano, 10 febbraio 2014.
E' tornato alla Casa del Padre
Paola, Sergio, Cesare e Mariagrazia ricordano
con grande affetto la
Alfiero Bonelli
zia Vanda Veneziani
Lo annunciano la moglie Francesca Annamaria,
i figli Arianna, Giuseppe con Marzia e i nipoti Silvia, Filippo e Bianca.
- Vedano al Lambro, 10 febbraio 2014.
e sono vicini ai loro cugini Isa e Mario.
- Roma, 9 febbraio 2014.
Eva Lasorsa ved. Fiorio
di
Nell'undicesimo anniversario della scomparsa
Franca Donagemma Manzoni
è ora nella comunità dei Santi in Paradiso.L'amore e la tenerezza di Dio la abbracciano.- Lo
ringraziamo per averci donato una moglie, una
madre ed una nonna capace di testimoniare in
ogni istante il suo amore.- I funerali si celebreranno mercoledì 12 febbraio, ore 11, in Santa
Maria Goretti via Melchiorre Gioia 193 Milano.Non fiori ma eventuali offerte ad AVSI, progetto
"Little Prince" di Nairobi.- La famiglia.
- Milano, 10 febbraio 2014.
Vittorio, con il figlio Filippo e Elena, la mamma
Lina, con Giuseppe e Barbara, i nipoti Katinka e
Alex, la ricordano con sincero e infinito rimpianto, agli amici e tutti coloro che l'hanno conosciuta
e voluto bene. - Milano, 11 febbraio 2014.
Nel quindicesimo anniversario della scomparsa di
Asdrubale Nardi
Giovanna Gasco D'Azzaro
la sorella Caterina con profondo rimpianto lo ricorda insieme a quanti conservano per lui sentimenti di amicizia e di stima.
- Montedinove, 11 febbraio 2014.
Addio nenna Giogiò, non ti dimenticheremo
mai.- Ti vogliamo bene.- Alessandra e Valentina.
- Milano, 10 febbraio 2014.
RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano
SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE
TARIFFE BASE IVA ESCLUSA:
ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30
CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE
Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003
www.necrologi.corriere.it
e-mail: [email protected]
SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO
L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’
Corriere della Sera
PER PAROLA:
A MODULO:
Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00
L’accettazione delle adesioni è subordinata
al pagamento con carta di credito
Servizio fatturazione necrologie:
tel. 02 25846632
mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30
fax 02 25886632 - e-mail: [email protected]
Necrologie: € 5,00
Adesioni al lutto: € 10,00
Solo anniversari,
trigesimi e ringraziamenti: € 540,00
Gazzetta dello Sport
PER PAROLA:
Necrologie: € 1,90
Adesioni al lutto: € 3,70
A MODULO:
Solo anniversari,
trigesimi e ringraziamenti: € 258,00
Servizio sportello da lunedì a venerdì: Milano: Via Solferino 22 orario continuato dalle 9 alle 17.45
Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 (“Codice in materia di protezione dei dati personali”).
Conformemente all’impegno e alla cura che la nostra società dedica alla tutela dei dati personali, La informiamo sulle modalità,
finalità e ambito di comunicazione e diffusione dei Suoi dati personali e sui Suoi diritti, in conformità all’art. 13 del D. Lgs.
196/2003. Per permetterle di usufruire dei servizi offerti da RCS MediaGroup S.p.A., la stessa deve trattare alcuni Suoi dati. I
dati personali che Lei fornirà al Titolare, verranno registrati e conservati su supporti elettronici protetti e trattati con adeguate
misure di sicurezza. I dati saranno trattati da RCS MediaGroup S.p.A. esclusivamente con modalità e procedure necessarie per
fornirLe il servizio da Lei richiesto. I dati non saranno diffusi ma potranno essere comunicati, sempre per la predetta finalità, a
RCS MediaGroup S.p.A., oltre che a società che svolgono per nostro conto compiti di natura tecnica od organizzativa strumentali
alla fornitura del servizio richiesto, e che sono stati nominati Responsabili del Trattamento. Lei ha diritto di conoscere, in
ogni momento, quali sono i Suoi dati e come essi sono utilizzati. Ha anche il diritto di farli aggiornare, integrare, rettificare o
cancellare, chiederne il blocco ed opporsi al loro trattamento. Ricordiamo che questi diritti sono previsti dal Art.7 del D. Lgs
196/2003. Per ogni informazione riguardo ai diritti può rivolgersi, a tal fine, al Responsabile del trattamento dei dati personali di
RCS MediaGroup S.p.A. scrivendo allo stesso c/o RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano.
45
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
Il Tempo
Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te
Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino
Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore
Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile
5
+4+
4>8
+48
48
+4 4>
+49)
4+8
+48
488
+4 +
489
+4
498
+48
499
+485
49+
+49)
.'3)
.#/3
)/3
';#
#%')
).#')
)%)'
')7
#.';
')'
.6#
& 7',* 2:&& (*271 (%2*& %( !1:& '%!&%*1'(7* 2: !1( ,17 && 1!%*(%- !!% :&7%' ,%*!! %(71221((* %& *1$27 7:77* %& (71*
77* & 1!(- *'(% %(* 27* %& 7',* '%!&%*11 %2'(7 & (71* & : *( ,1<&(= % 7',* 27%& 2*&!!%7* 2&<*
.:&# ,%*<2* 2:&& =*( 1%7%# 7',17:1 <% <% ,%; '%7% %(* <1 :( &%' ,1%'<1%&3 (:% ,%*<2#% %(71221((* %& *1-
-,6#%
&+)//)
.#
)3';
+)%#
3';.)
%#.#
*27
!
%&(*
*1%(*
1(7*
(=%
1%27
(*<
*&*!(
*'
',*22*
- &1%
7(%
!
!
%1(=
1:!%
(*(
/.:%&
,*&%
1%
*7(=
7
%.&)
&1'*
&!#1*
!&%1%
:1 %
&%
*&
:<*&*
*,17*
%*!!%
*<2% ',*1&%
<
*17*
*17
*&7* *17
&'*
&9
&#'
(*(
*27
1%
*&*!(
*&=(*
12%
!&%1%
*
1
*
*4
(
5
*
0
*0
1(*
%*!!%
',*22*
7(%
1*7*(
:(*
%1(=
(*<
',1%
:<*&*2*
(
*
*1
4
*<
*<
(
/.:%&
22%(
%&(*
,*&%
&%
&1'*
',*1&
&#'
&9
"*
0
(
0
**
1
*1
*
1
*
*
*(
*,17*
1'
1:!%
21
%2
*7(=
- &1%
%'%(%
<
&#'
&9
5
*<
5
(
(
1
**
*<
*<
*
(
*<2%
*'
*1%(*
1(7*
1%27
%(
(=%
1*(
&#'
&9
(
5
<
5
*5
**
0
1 3
8
6
5
Puzzles by Pappocom
8
7 4
2
7 4
Altri giochi su www.corriere.it
7
1 5 6
2
LA SOLUZIONE DI IERI
7
3
9
1
4
2
6
5
8
8
6
2
7
9
5
1
3
4
3
5
7
9
2
4
8
6
1
9
2
1
6
8
7
5
4
3
6
8
4
5
3
1
2
9
7
2
9
8
4
1
6
3
7
5
4
7
3
2
5
8
9
1
6
)+'!'
.%#')
6%#')
&/3.&
#7
./7#
.
)'.
#''
%.)
.##
#%')
'$.
6./3
!
)&
.%%)'
.#
#/)'
#.'
3'
6'#/#
%.#
5
1
6
3
7
9
4
8
2
!
%!# !'!#
'$)$
a 1,99 euro
più il prezzo del quotidiano
')67. :':
!
!
!#)
'3#)
8 ).$
% #.)
' .'#/) )/ '%/
/%'
#&
#.3
In edicola con il
Corriere il primo dvd
dei cartoni animati che
raccontano le avventure
e le sfide di «Sampei, il
ragazzo pescatore».
Disponibile: La valle
dei lamenti.
)$:)
./
))3
6%
In edicola
con il Corriere
Le avventure
e le sfide
di Sampei
Come si gioca
Bisogna riempire la
griglia in modo che ogni
riga, colonna e riquadro
contengano una sola
volta i numeri da 1 a 9
1
4
5
8
6
3
7
2
9
3))%&
!
!#')
%
Sudoku Diabolico
9 4 5
2
8
5 4
5
3
9
%/#'$#
/%)
#&6.)
!%77*
!
&9
4
*
(
1
1
*22*
&#'
!
*&
%
( ,1**(* (71* %
22 ,122%*(
,*2%=%*(7* 71 &02&(
%& !(* (%7* %(<%
*17% ,17:1=%*(%
*',!(7 <(7%
*17%22%'% 2:&&0:1*,
*%(7&- %*!!
'*&7* *17% %(7122(*
&0<27 && 1(% %&
*17*!&&*- :&
%711(* (71& 2%
27 &&*(7((* :(
,122%*( # 1%2
,*171 && ,%*!!
(# 2:&& (=%*(%
(71&% :1*,- ',*
,%; 27%& &71*<-
#)
'#.)
6')/ #./
#.)#
)/
6'
#33 % +)
#33 % //#)
Oggi su www.corriere.it
I più letti
Archeologia
Apollo su eBay
Coppa Italia
Pescatore palestinese
trova la statua e la mette
in vendita. Guarda.
Fiorentina-Udinese
Giochi
la mamma della
1 Parla
baby bulla: «Ho fallito»
Estate 2011, Napolitano
2 sondò Monti come premier
proteste non salvano la
3 Legiraffa
Marius
«Nymph()maniac». Come
4 un coitus interruptus
l’accusa è terrorismo
5 Marò,
L’Italia: «Inaccettabile»
Ritirato Flappy Bird
Via dal mercato l’app di
successo. L’inventore:
mi ha rovinato la vita.
Ferrari
La Gto di marmo
La 250 Gto realizzata in
marm0: in vendita per
30 mila euro. Foto.
I Viola di Montella (foto) in
campo per disputare la
semifinale di ritorno di Coppa
Italia alle 21 contro i friulani.
L’Udinese a
Firenze con
il piccolo
credito del
2-1 vinto
all’andata.
46
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera
Tv in chiaro
Teleraccomando
,>ˆ£
di Maria Volpe
PER RIFLETTERE
PER CONOSCERE
La rinuncia
di Ratzinger
Vita e segreti
di Zeffirelli
In occasione del primo
anniversario della rinuncia
di Papa Ratzinger (foto) al
pontificato (quella che ha
portato l’arrivo di Papa
Francesco), stasera va in
onda l’unico documentario
su Benedetto XVI
autorizzato dal Vaticano,
scritto e diretto da Javier
Martinez-Brocal. Questa
biografia racconta la sua
infanzia, il suo operato
all’interno della Chiesa
Cattolica ed i primi anni del
suo pontificato. Si conoscerà
la sua vita attraverso
filmati e interviste alle
persone a lui più vicine come
il fratello Georg ed il
biografo John Allen.
Un Franco Zeffirelli (foto)
mai visto, segreto, nascosto,
che si è raccontato in
un’intervista, in occasione
del suo novantesimo
compleanno, lo scorso 12
febbraio 2013. Il regista ha
parlato di sé, della sua
carriera artistica e delle
figure importanti della sua
vita come Giorgio La Pira,
San Francesco d’Assisi,
Madre Teresa di Calcutta,
Maria Callas, Eduardo De
Filippo. E ha concluso così:
«Uno come me non c’è
giorno che non commetta
peccati orrendi. Ma, alla
fine di ogni giornata, mi
raccolgo per chiedere scusa
a Dio».
Benedetto XVI: l’Avventura della
Verità; DeASapere, ore 21.50
Franco Zeffirelli, appunti...
Rai Storia, ore 21.15
>˜>ix
,iÌi{
,>ˆÎ
,>ˆÓ
>Ç
Ì>ˆ>£
/Û
À>ˆ°ˆÌ
À>ˆ°ˆÌ
À>ˆ°ˆÌ
“i`ˆ>ÃiÌ°ˆÌÉÀiÌi{
“i`ˆ>ÃiÌ°ˆÌÉV>˜>ix
“i`ˆ>ÃiÌ°ˆÌɈÌ>ˆ>£
>Ç°ˆÌ
“ÌÛ°ˆÌ
È°ää 1," 7-° ÌÌÕ>ˆÌD
È°£ä 1 "// °
ÌÌÕ>ˆÌD
È°Îä / £°
*,6-" -1
6/ ‡ -6,
",/°
È°{x 1 "// °
ÌÌÕ>ˆÌD
££°Îä 1 "// < ° ÌÌÕ>ˆÌD
£Ó°ää *,"6 1"
"° 6>ÀˆiÌD
£Î°Îä /", °
£{°ää / £ " "°
ÌÌÕ>ˆÌD
£{°£ä 6,//" °
ÌÌÕ>ˆÌD
£x°Óä 6/ ,//°
ÌÌÕ>ˆÌD
£È°xä , *, /"
/", °
£Ç°ää / £°
£n°xä ½,/° +Ոâ
Óä°ää /", °
Óä°Îä , /1"°
6>ÀˆiÌD
-,
Ó£°£ä ,
//"
½",°
­
œ““i`ˆ>] 1Ã>]
Óä䙮° ,i}ˆ> `ˆ
˜˜i iÌV…iÀ° œ˜
->˜`À> ՏœVŽ]
,Þ>˜ ,iޘœ`Ã]
>ÀÞ -Ìii˜LÕÀ}i˜°
i «Àœ}À>““>\ /}
£ Èä ÃiVœ˜`ˆ
n°Îx -*,/
"1-76-°
/iivˆ“
£ä°ää /Ó -° ÌÌ°
££°ää // 6"-/,° ÌÌ°
£Ó°ää ,<" 6"/" -1
,/" ,1, / /,6 / 1, /
66" * "
º-/ <" /»° ÌÌÕ>ˆÌD
£Ó°Îä // 6"-/,° ÌÌ°
£Î°ää / Ó ", "°
£Î°Îä / Ó "-/1 -"
/° ÌÌÕ>ˆÌD
£Î°xä Îΰ
,ÕLÀˆV> `ˆ >ÌÌÕ>ˆÌD
£{°ää //" //"° ÌÌ°
£È°ää " - ‡ //
,,-"/° /iivˆ“
£Ç°{x / Ó - °°-°
/" Ó°
£Ç°xä , / -*",/°
£n°£x / Ó°
£n°{x -+1, -*
", ££° /iivˆ“
Ç°Îä /, 1" ", "
," ° ÌÌÕ>ˆÌD
n°ää ",° ÌÌÕ>ˆÌD
£ä°äx , *, /"
-*<","° ÌÌ°
£ä°£x ,/,°
ÌÌÕ>ˆÌD
££°£ä / Î 1/°
££°£x -,° ÌÌÕ>ˆÌD
£Ó°ää / ΰ
£Ó°ää ,<" 6"/" -1
,/" ,1, / /,6 / 1, /
66" * "
º-/ <" /»° ÌÌÕ>ˆÌD
£{°ää / ," ° /"°
£{°Óä / ΰ /" ΰ
£{°xä /, " ,"° ÌÌ°
£x°ää / Î °°-°
£x°äx /, *<< ,°
ÌÌÕ>ˆÌD
£x°£ä /,, "-/,° /v
£È°ää -*// " "°
œVՓi˜Ìˆ
£È°{ä "° œVՓi˜Ìˆ
Ç°Óä 6
° /iivˆ“
n°Óä 1 /,° /iivˆ“°
œ˜ Ài` ÀÞiÀ
™°{x , ,°
/iivˆ“
£ä°xä ,
//
½/ °
ÌÌÕ>ˆÌD
££°Îä / { ‡ /"°/
£Ó°ää /
/6 ",-° /iivˆ“
£Ó°xx - ", "° /iivˆ“
£{°ää " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ˆÌD
£x°Îä 1,
-/,//" Ó£°
/iivˆ“
£È°Îx 9 ‡ -,/ *--" °
/ii˜œÛi>
£È°xx --1 */ *, 1< °
­7iÃÌiÀ˜] 1Ã>]
£™ÇÓ®
£n°xx / { ‡ /"°/
£™°Îx -,/"°
/ii˜œÛi>
È°ää / x *, * °
ÌÌÕ>ˆÌD
n°ää / x // °
n°{x /" / */,"° ÌÌÕ>ˆÌD
n°xä // " +1°
ÌÌÕ>ˆÌD
£ä°äx / x ", £ä°
££°ää ",1° ÌÌÕ>ˆÌD
£Î°ää / x° /"°/
£Î°{ä 1/1° -œ>«
£{°£ä /"6/, ° -œ>«
£{°{x 1" " °
/>Ž ŜÜ
£È°£ä -,/"°
/ii˜œÛi>
£È°xx *","
+1° ÌÌÕ>ˆÌD
£n°xä 6 / 1 /,"t
+ՈⰠœ˜`ÕVi
*>œœ œ˜œˆÃ° i
«Àœ}À>““>\ /} x ‡
˜ÌˆVˆ«>∜˜i
Óä°ää / x° /"°/
Óä°{ä -/,-
"/<
‡ 6"
½,,1 <° /}
->̈ÀˆVœ
È°ää 76,9°
-iÀˆi
È°xx , -° -iÀˆi
Ç°{ä 1 *,
° /iivˆ“
™°Îä 6,7""° /iivˆ“
££°Óx ,° "1- ‡
6-" °
/iivˆ“
£Ó°Óx -/1" *,/"°
/"°/
£Î°äx -*",/ -/°
£Î°{ä 1/1,° >À̜˜ˆ
£{°äx -*-" ° >À̜˜ˆ
£{°Îä ," /°
>À̜˜ˆ
£{°xx /",9 °
-iÀˆi
£x°{x 1 1" £ÉÓ°
-iÀˆi
£È°Îä "7 / 9"1,
"/,° /iivˆ“
£È°xx "6,/ ,-°
/iivˆ“
£n°Îä -/1" *,/"°
/"°/
£™°Óä °-° ‡ -
, ° /iivˆ“
È°ää / Ç°
È°xx "6 -°
ÌÌÕ>ˆÌD
Ç°ää " 1- ‡
,-- -/*°
ÌÌÕ>ˆÌD
Ç°Îä / Ç°
Ç°xä " 1- /"°
ÌÌÕ>ˆÌD
Ç°xx " 1-°
ÌÌÕ>ˆÌD
™°{x " ,°
ÌÌÕ>ˆÌD
££°ää ½, /,°
ÌÌÕ>ˆÌD
£Î°Îä / Ç°
£{°ää / Ç ," °
ÌÌÕ>ˆÌD
£{°{ä -/, -
, -
"° /iivˆ“
£È°{ä / -/,
/°
/iivˆ“
£n°£ä "--,"
",,° /iivˆ“°
œ˜ *ˆiÀÀi œ˜`Þ]
À՘œ >`ˆ˜ˆiÀ]
˜Ìœ˜i> Õ>`ˆ
Óä°ää / Ç°
£Ó°xä , <" \ " </¶ 6>À°
£Î°Óä ," 1 ,
-1*,-/,° /iivˆ“
£Î°{x ," 1 ,
-1*,-/,° /iivˆ“
£{°£x -
,1-° -iÀˆi
£x°£ä ", 9° /v
£È°ää £È /°
6>ÀˆiÌD
£È°xä / "° 6>ÀˆiÌD
£Ç°xä / , ,-
*-"° 6>ÀˆiÌD
£n°xä ," 1 ,
-1*,-/,° /iivˆ“
£™°Óä -
,1-° -iÀˆi
Óä°£x ", 9°
/iivˆ“
Ó£°ää / ‡ /*° ­
œ““i`ˆ>]
1Ã>] Óääx®
Óä°Îä / Ó Óä°Îä°
Óä°xä / 1*\ -i“ˆvˆ˜>i
ÀˆÌœÀ˜œ\ ˆœÀi˜Ìˆ˜> ‡
1`ˆ˜iÃi° >Vˆœ
Óΰää / Ó°
Óΰ£x Ó 8/° " " 1/1,"°
ÌÌÕ>ˆÌD
ä°£ä , *, /"
/", °
£™°ää / ΰ / , / , /"
Óä°ää "° ÌÌÕ>ˆÌD
Óä°£ä -
" "-
1/°
,i>ˆÌÞ
Óä°Îx 1 *"-/" -"°
-œ>«
Ó£°äx ,'° ÌÌÕ>ˆÌD°
œ˜`ÕVi ˆœÛ>˜˜ˆ
œÀˆÃ
ÓΰÓä <"° ÌÌÕ>ˆÌD°
Óä°Îä /*-/ ½",°
-œ>« "«iÀ>
Ó£°£x ,/", " " "°
­
œ““i`ˆ>] Ì>ˆ>]
£™xή° ,i}ˆ> `ˆ
Տˆi˜ ÕۈۈiÀ° œ˜
ˆ˜œ iÀۈ]
iÀ˜>˜`i] i`>
œÀˆ>
Ó£°£ä *
/" 6," Ó°
ˆ˜ˆÃiÀˆi
ÓΰÎä *,
"- °
­
œ““°] Ì°] Óä䙮°
,i}ˆ> `ˆ *>œœ 6ˆÀ⌰
œ˜ 6° >ÃÌ>˜`Ài>]
° ,>“>ââœÌ̈] -°
->˜`Àiˆ
Ó£°£ä /",° ­âˆœ˜i]
1Ã>] Ó䣣®° ,i}ˆ> `ˆ
i˜˜i̅ À>˜>}…°
œ˜ …ÀˆÃ
i“ÃܜÀ̅]
˜Ì…œ˜Þ œ«Žˆ˜Ã]
>Ì>ˆi *œÀ̓>˜°
i «Àœ}À>““>\
/}Vœ“Æ
iÌiœ°ˆÌ
Óä°Îä "//" <<"°
ÌÌÕ>ˆÌD° œ˜`ÕVi
ˆˆ ÀÕLiÀ
Ó£°£ä °
ÌÌÕ>ˆÌD° œ˜`ÕVi
->Ûœ -œÌ̈i
Ó{°ää / Ç ‡ /
-° ÌÌÕ>ˆÌD
£°£ä "6 -°
ÌÌÕ>ˆÌD
ÓΰÓä *",/ *",/°
ÌÌÕ>ˆÌD° œ˜`ÕVi
À՘œ 6ië>
ä°xx / £ "//°
£°Óx /*" °
£°Îä -"//"6"
° ÌÌÕ>ˆÌD
ä°Óä 7 , ‡
---- " - <
6"/"° ­/…ÀˆiÀ]
iÀ“>˜ˆ>É-Ûiâˆ>]
Óä£ä®° ,i}ˆ> `ˆ °
>Vœ˜>`
Ó{°ää
ä°£ä
£°ää
£°äx
ÓΰÎx -- ,/
{° ÌÌÕ>ˆÌD
Óΰ{ä -" "
½,
° ­À>““°]
1Ã>] Óäää®° ,i}ˆ> `ˆ
Õ}… Õ`ܘ
£°Îä / x "//°
/"°/
Ó°ää -/,-
"/<
‡ 6"
½,,1 <°
/} ->̈ÀˆVœ
ÓΰÓä Îää° ­âˆœ˜i]
1Ã>] ÓääÈ®° ,i}ˆ> `ˆ
<>VŽ -˜Þ`iÀ° œ˜
iÀ>À` Õ̏iÀ] i˜>
i>`iÞ] œ“ˆ˜ˆV
7iÃÌ
/Î "//°
/ ," °
/" ΰ
* ‡ -*
", / /"°
,ÕLÀˆV>
£°£x *,"--"
1""° ­ÛÛi˜ÌÕÀ>]
1Ã>] £™ÇÈ®° ,i}ˆ> `ˆ
,ˆV…>À` ° ->À>vˆ>˜°
œ˜ -i>˜ œ˜˜iÀÞ]
œÀ˜iˆ> -…>À«i
ii>Þ /6
£{°ää 1", ,"° 6>ÀˆiÌD
£x°ää -- E "9° /v
£x°Îä "
1*9 9°
ÕÈV>i
£Ç°ää 9 /-°
ÕÈV>i
£n°ää -8 ,-° /v
£™°ää *,// "
/,"**"° -iÀˆi
£™°Îä -- E "9°
/iivˆ“
Óä°ää ", *-1°
ÕÈV>i
Óä°Óä 1", ,"° 6>ÀˆiÌD
Óä°{x ,"" ° 6>ÀˆiÌD
Ó£°ää ,/9 -89 " 9°
/iivˆ“
2 -/$/
?$!
$/!2 "*1/
Film e programmi
Chris Hemsworth
difende la Terra
Bullock e Reynolds
relazione «forzata»
,>ˆ{
Per evitare il rischio di essere
rimpatriata in Canada dagli Usa,
una potente manager chiede al
suo assistente (Ryan Reynolds,
foto con Sandra Bullock) di
fingere di essere il suo fidanzato.
Ricatto d’amore
Rai1, ore 21.10
Cristina Caruso
e l’osteosintesi
Ricerca scientifica
Cenerentola d’Italia
Da lunedì a venerdì, sul canale
57, la rubrica sulle tematiche di
medicina e salute, con un occhio
rivolto alle discipline sportive.
Conduce Cristina Caruso. Oggi si
parla di osteosintesi.
Galeno News
Rai Sport 1, ore 9
Nuovo appuntamento con il
programma condotto da Vito
Foderà. La puntata «Italia senza
cervelli» affronta il tema della
ricerca scientifica, spesso poco
valorizzata, nel nostro Paese.
Polifemo - Quello che nessuno
ti fa vedere; Mtv, ore 23
*SAMPEI. Opera in 22 uscite. Prima uscita € 1,99, seconda uscita € 5,99, uscite successive € 9,99 oltre al prezzo
del quotidiano. Per informazioni e arretrati rivolgersi al Servizio Clienti Gazzetta tel: 02.63.79.85.11 e-mail: [email protected].
Punito per la sua arroganza,
Thor (Chris Hemsworth, foto),
il dio del tuono, viene cacciato
dal regno di Asgard. Mandato
a vivere sulla Terra, ne diviene
lo strenuo difensore.
Thor
Italia 1, ore 21.10
,>ˆx
À>ˆ°ˆÌ
À>ˆ°ˆÌ
È°Îä 1-
° ÌÌÕ>ˆÌD
È°xä -, 6/ -/,° -iÀˆi
Ç°Óä -/,° -iÀˆi
n°xä "-/ 7",° -iÀˆi
™°Îx 8 ° -iÀˆi
£ä°Óä *,6/ *,
/
°
-iÀˆi
££°äx ,"/,- E
--/,-° -iÀˆi
££°xä -/,° -iÀˆi
£Î°Óä ,1-° /iivˆ“
£{°äx *,6/ *,
/
°
-iÀˆi
£{°xä ,"/,- E
--/,-° -iÀˆi
£x°Îx 1 8*
/°
-iÀˆi
£È°Óä " /, ° -iÀˆi
£Ç°äx 8 ° -iÀˆi
£Ç°xä , 7- ‡ ", "°
£Ç°xx -/,° -iÀˆi
£™°Óx 1 ° -iÀˆi
Óä°Óx -1*, /1,°
-iÀˆi
Ó£°£ä -""/ ¼ 1*
‡ -*, " 1",t
­âˆœ˜i®° ,i}ˆ> `ˆ
ˆV…>i >ۈð
ÓÓ°{x 7" , °
£È°Óä /"-
° "«iÀ>
£n°Îä , 7- ‡ ", "°
£n°Îx "6-]
-, / "
° ÕÈV>
£™°Óä ,1
,° ÕÈV>
Óä°{ä *--*,/"1/° ÌÌ°
Ó£°£x x 1" "/6° ÌÌ°
Ó£°Óä " -" "
½",°
­À>““>̈Vœ®
,>ˆ
-̜Àˆ>
£n°Îä " -/",°
œVՓi˜Ìˆ
£™°Îä ,- -/ //°
œVՓi˜Ìˆ
Óä°ää , x{° œVՓi˜Ìˆ
Óä°Îä /*" -/",° œVՓi˜Ìˆ
Ó£°£x -*
, "
<,° œV°
ÓÓ°£x 79 *"6,/9¶
*, 6 1°
,>ˆ
,>ˆ
*Ài“ˆÕ“À>ˆ°ˆÌ œÛˆi
£n°{ä * 6/°
/ii˜œÛi>
£™°Óx ,9 76-\
" // 1",° -iÀˆi
Óä°£ä ,-
"
,"
° -iÀˆi
Ó£°£ä / -
" 1 <" ° 6>ÀˆiÌD
ä°{ä "// °
ˆ˜ˆÃiÀˆi
À>ˆ°ˆÌ
À>ˆ°ˆÌ
£Î°xx /","°
£x°{x -- ,
°
£Ç°Îä , 7- ‡ ", "°
£Ç°Îx - /, "°
£™°Îä " ½ °
Ó£°£x "
,-/"°
Óΰ£ä 1,,,
"//°
,>ˆ
Տ«
À>ˆ°ˆÌ
,i>
/ˆ“i
Ài>Ìˆ“iÌÛ°ˆÌ
>ÃÃ
/Û
>Ý
>Ç`
V>ÃðˆÌ
`“>Ý°ˆÌ
>Ç°ˆÌ
£Ç°xx 7 8 1° >À̜˜ˆ
£n°Óä 1* ,
Óä£ÎÉÓä£{° ÌÌÕ>ˆÌD
£n°{x ,
° /iivˆ“
£™°Îä 6"//° /iivˆ“
Óä°Óä 6
/","1-° /iivˆ“
Ó£°£ä 7 8 1° >À̜˜ˆ
ÓÓ°ää 1 1 * °
>À̜˜ˆ
ÓÓ°xä °
>À̜˜ˆ
£n°£ä , **° ÌÌÕ>ˆÌD
£™°£ä /" -*"-
,
-° ÌÌÕ>ˆÌD
Óä°£ä -/ ,9°
ÌÌÕ>ˆÌD
Ó£°£ä " -*6" --, /°
ÌÌÕ>ˆÌD
Óΰäx ,9 "--\ -"19° ÌÌÕ>ˆÌD
£Î°xä *6" "
7" °
£È°ää / ", "° ÌÌÕ>ˆÌD
£È°Îä / -*",/° ÌÌÕ>ˆÌD
£™°Îä *1 /" *"°
ÌÌÕ>ˆÌD
Óä°xä "-/,- ‡
½*," , °
ÓÓ°xä 7E",,°
/iivˆ“
£Ç°{x -/ "1°
ÌÌÕ>ˆÌD
£n°Îx 1/"°
ÌÌÕ>ˆÌD
£™°Îä , //"t œV°
Óä°Óä " *1 °
œVՓi˜Ì>Àˆœ
Ó£°£ä 1/"°
ÌÌÕ>ˆÌD
ÓÓ°ää , 6°
œVՓi˜Ì>Àˆœ
£Ç°£ä / ,° "< -"7°
6>ÀˆiÌD
£n°äx " "° ,i>°
£n°xx / Ç°
£™°ää 5 //° ÌÌÕ>ˆÌD
Óä°äx 1"
°
ÌÌÕ>ˆÌD
Ó£°£ä t
Óΰää 1
888" ° />Ž
,>ˆ
9œ9œ
ÀˆÃ
ˆiœ
>x
/Û
Óäää
£n°Îä
£n°xx
£™°äx
£™°Îä
À>ˆ°ˆÌ
**° >À̜˜ˆ
"9° >À̜˜ˆ
<"1° >À̜˜ˆ
- /"*" "° >À̜˜ˆ
Óä°ää ,/" "
<
"° >À̜˜ˆ
Óä°£ä *** *° >À̜˜ˆ
Ó£°£x 1"6
66 /1, */, * ° >À̜˜ˆ
ˆÀˆÃ°“i`ˆ>ÃiÌ°ˆÌ
VˆiœÌÛ°ˆÌ
££°{Î ,-°
£Î°{{ " -*,
*, *,"°
£x°Î{ ,/ *-
t
£Ç°Î£ 1
"°
£™°ÎÈ ‡/° /iivˆ“
Óä°Ó£ , ° /iivˆ“
Ó£°££ ,1" /1,°
Óΰä{ -/", °
£Ç°ää "*\ *//°
1,É-/" °
-«œÀÌ ­ˆÀiÌÌ>®
£™°{x "*\ -"
/"9° ÌÌÕ>ˆÌD
Óä°ää , °
6>ÀˆiÌD
Ó£°£ä ½- /
°
Óΰ£x " // -° ­
œ““i`ˆ>®
“i`ˆ>ÃiÌ°ˆÌ
£™°äx " - "°
,i>ˆÌÞ
£™°Îä ° /iivˆ“
Óä°Óä 1 *,
° /iivˆ“
Ó£°££ - 9
" /,
/° i
«Àœ}À>““>\ /}
œ“Æ iÌiœ°Ì
Óΰ£Î 1" " °
/>Ž ŜÜ
ÌÛÓää䰈Ì
£™°xä "
° ÌÌ°
£™°xx -/", "1,-°
ÌÌÕ>ˆÌD
Óä°ää ,"-," "1,- ‡ ,/° ,iˆ}ˆœ˜i
Óä°Îä 1", ", "° ÌÌ°
Óä°xx / /°
Ó£°Óä " 1 °
47
Corriere della Sera Martedì 11 Febbraio 2014
Pay Tv
Film
e programmi
Seymour Hoffman
carismatico guru
Un soldato (Joaquin Phoenix) uscito
dalla Seconda guerra mondiale con
disturbi di nervi incontra il «guru»
(Philip Seymour Hoffman, foto) di
un movimento religioso da cui il
giovane sembra trarre giovamento.
The Master
Sky Cinema 1, ore 21.10
L’eroe mascherato
difende Central City
-ŽÞ
ˆ˜i“>
-«œÀÌ
££°{x -"" ‡ 1 *-
1",
½
+1  “ˆ˜ˆ õÕ>œ *Õ« i
>½“ˆVœ ՏˆÕÃ] õÕ>œ `>> «ˆ˜˜>
Lˆ>˜V>] È ëˆ˜}œ˜œ ÃՏ> ÌiÀÀ>viÀ“>
«iÀ ÀiVÕ«iÀ>Ài >V՘ˆ Ã>VV…ˆ `ˆ
VˆLœ°°° -ŽÞ ˆ˜i“> >“ˆÞ
£Ó°£ä "- , 6, +1 "
- ",/" 1˜ iÝ }>˜}ÃÌiÀ œÀ>
}iÃ̈ÃVi ՘½>}i˜âˆ> ˜i> µÕ>i ˆ
“>>̈ ÌiÀ“ˆ˜>ˆ Ài}ˆÃÌÀ>˜œ `iˆ ۈ`iœ
`> >ÃVˆ>Ài >ˆ «Àœ«Àˆ V>Àˆ°
-ŽÞ ˆ˜i“> >Ý £Î°Óx --" \ *"-- Î ½>}i˜Ìi
ëiVˆ>i Õ˜Ì ­/° ÀՈÃi® ̜À˜> ˆ˜
>∜˜i] «>ÃÃ>˜`œ `> ՘ V>«œ >½>ÌÀœ
`i “œ˜`œ° ˜V…i > ,œ“>°
-ŽÞ ˆ˜i“> £ £Î°Îä " *, - /" /œ“]
“i`ˆVœ >“iÀˆV>˜œ] }ˆÕ˜}i ˆ˜ À>˜Vˆ>
«iÀ ÀiVÕ«iÀ>Ài i Vi˜iÀˆ `i vˆ}ˆœ]
“œÀ̜ “i˜ÌÀi «iÀVœÀÀiÛ> ˆ >““ˆ˜œ
`ˆ ->˜Ìˆ>}œ° -ŽÞ ˆ˜i“> ՏÌ
£{°äx -"1<" -/, 1˜ «œˆâˆœÌ̜
È “iÌÌi ÃՏi ÌÀ>VVi `ˆ ՘
«ÕÀˆœ“ˆVˆ`>] ՘ˆVœ «œÃÈLˆi
`œ˜>̜Ài `ˆ “ˆ`œœ œÃÃiœ «iÀ Ã՜
vˆ}ˆœ] }À>Ûi“i˜Ìi “>>̜°
-ŽÞ ˆ˜i“> >Ý £x°{ä ,/9 À>˜ *Ài“ˆœ `i> ˆÕÀˆ> >
iÃ̈Û> `ˆ >˜˜ið 1˜ «iÃVˆÛi˜`œœ
˜>«œiÌ>˜œ v>½ ˆ «ÀœÛˆ˜ˆ «iÀ ˆ À>˜`i
À>Ìiœ i «iÀ`i > ÌiÃÌ>°
-ŽÞ ˆ˜i“> ՏÌ
£È°£ä ] ,<< -6
ˆVŽ> i /œLÞ >««œ}}ˆ>˜œ i
ˆ˜VœÀ>}}ˆ>˜œ > œÌÌ> `ˆ ՘
«Àœ«ÀˆiÌ>Àˆœ `ˆ ՘> ÃÌ>> i `ˆ ÃÕ>
vˆ}ˆ>° -ŽÞ ˆ˜i“> >“ˆÞ
£Ç°£x " *, 6"/ ˆÛœÀâˆ>Ì>
i VœÃÌÀiÌÌ> > ̜À˜>Ài ˜i> V>Ã>
«>ÌiÀ˜>] > ÌÀi˜Ì>Vˆ˜µÕi˜˜i “Þ
ÌÀœÛ> ˜ÕœÛ> ˆ˜v> ۈÌ>i ˜i
`ˆVˆ>˜˜œÛi˜˜i iÀi“Þ°
-ŽÞ ˆ˜i“> *>ÃȜ˜ £n°xx / ½", 1˜> `œ˜˜>] “>`Ài
`ˆ µÕ>ÌÌÀœ vˆ}ˆi] Àˆ“>ÃÌ> Ûi`œÛ> `iÛi
vÀœ˜Ìi}}ˆ>Ài ˆ `iÈ`iÀˆ i i
«ÀœLi“>̈V…i `ii ÃÕi vˆ}ˆi° œ˜ °
œÃ̘iÀ° -ŽÞ ˆ˜i“> *>ÃȜ˜ £™°£x ", "6 "¶ ˆL>˜œ°
1˜> ÃÌÀ>`> `ˆÃÃiÃÌ>Ì> i ՘ VœÀÌiœ `ˆ
`œ˜˜i V…i >Û>˜â> ÛiÀÜ ˆ Vˆ“ˆÌiÀœ°
1˜½ˆ“«i˜Ã>Lˆi >“ˆVˆâˆ> V…i ÃÕ«iÀ> ˆ
Vœ˜ÌÀ>Ã̈° -ŽÞ ˆ˜i“> ՏÌ
£™°Óx /1//" /1//" / / /Ài
Ã̜Àˆi] ÌÀi «iÀܘ>}}ˆ Vœ˜ ՘ `iÃ̈˜œ
V…i ˆ >VVœ“Õ˜>\ > «œˆÌˆV> Vœ˜ >
º«» “ˆ˜ÕÃVœ>° 1˜ ÀˆÌÀ>Ì̜ vœi
`i½Ì>ˆ> `ˆ œ}}ˆ° -ŽÞ ˆ˜i“> £ Ó£°ää ," -
"// +Õ>ÌÌÀœ >}i˜Ìˆ
`ˆ ˆ>“ˆ È v>˜˜œ >vvˆ`>Ài ՘ L>˜Vœ
`ˆ «i}˜ˆ VœÃŒ `> ˆ˜V>ÃÌÀ>Ài “>vˆœÃˆ]
«œˆâˆœÌ̈ VœÀÀœÌ̈ i VÀˆ“ˆ˜>ˆ `ˆ L>ÃÃ>
i}>° -ŽÞ ˆ˜i“> >ÃÈVÃ
-/1" x{ > Ã̜Àˆ> `ˆ -…>˜i V…i]
˜i £™Ç™] ÀˆiÃVi > i˜ÌÀ>Ài ˜i “ˆÌˆVœ
-ÌÕ`ˆœ x{] > `ˆÃVœÌiV> `ˆ iÜ 9œÀŽ
V…i …> ˆ˜vÕi˜â>̜ ՘ ˆ˜ÌiÀœ
`iVi˜˜ˆœ° -ŽÞ ˆ˜i“> ՏÌ
<9 ‡ -,/"
½1 6,-" i «iÀˆ«iâˆi `ˆ `Õi
ˆ˜ÌÀ>«Ài˜`i˜Ìˆ L>“Lˆ˜ˆ V…i ÌÀœÛ>˜œ
՘> ÃÌÀ>˜> ÃV>̜> Vœ˜ >V՘ˆ œ}}iÌ̈
VÕÀˆœÃˆ°°° *iˆVœ> `i ÓääÇ°
-ŽÞ ˆ˜i“> >“ˆÞ
/ -*,/ 1˜ «œˆâˆœÌ̜
>ÃÃ>ÃȘ>̜ ̜À˜> ˆ˜ VˆÌÌD «iÀ v>Ài
}ˆÕÃ̈âˆ>° œÛÀD vÀœ˜Ìi}}ˆ>Ài ՘œ
ÃÌ՜œ `ˆ LiˆÃȓi `œ˜˜i] «Àœ˜Ìi >
ÕVVˆ`iÀœ° -ŽÞ ˆ˜i“> >Ý -* - ‡ +1 " -" " /,"** *,, *>â 6i}>] ˜i V>ÃÌ `i º>
>ÃÃiÀˆ> `ii >œ`œi» `iˆ vÀ>Ìiˆ
/>ۈ>˜ˆ] m ՘> “iÃÈV>˜> > œÃ
˜}iið -ŽÞ ˆ˜i“> *>ÃȜ˜ Ó£°£ä "6 E -
,/- +Õ>˜`œ >̈i
ë>ÀˆÃVi ˆ «Àˆ“œ ÜëiÌÌ>̜ m Ã՜
“>ÀˆÌœ >ۈ`] iÀi`i `ˆ ՘> ÀˆVV>
v>“ˆ}ˆ>° ëˆÀ>̜ >> Ã̜Àˆ> ÛiÀ> `ˆ
,œLiÀÌ ÕÀÃÌ° -ŽÞ ˆ˜i“> £ *, * -,/" À>Lˆ>]
£™Îä° Õi ÃՏÌ>˜ˆ È ÃVœ˜ÌÀ>˜œ° 
ۈ˜VˆÌœÀi iÈL] i“ˆÀœ `ˆ œLiˆŽ>]
`iÌÌ> i Vœ˜`ˆâˆœ˜ˆ `ˆ «>Vi > Ã՜
ÀˆÛ>i “>À° -ŽÞ ˆ˜i“> ˆÌà ÓÓ°xä 1,, " > «iˆVœ>
V>Ì>ÃÌÀœvˆV> `ˆ -° -«ˆiLiÀ}] Vœ˜ /°
ÀՈÃi ˜i À՜œ `ˆ ՘ «>`Ài V…i ViÀV>
`ˆ Ã>Û>Ài ˆ vˆ}ˆ] œÌ̈i˜i ÌÀi V>˜`ˆ`>ÌÕÀi
>}ˆ "ÃV>À° -ŽÞ ˆ˜i“> >Ý £{°ää "\ "* ‡
, 1 ̏>˜ÌˆV Õ«°
ˆvviÀˆÌ> ÕÀœÃ«œÀÌ
£x°{x ,19\ /""- ‡ " /*,
/œ« £{ -ŽÞ -«œÀÌ Ó £È°{x "\ -6 //,-1, ‡ ,",1, ̏>˜ÌˆV Õ«°
ˆÀiÌÌ> ÕÀœÃ«œÀÌ
£Ç°Îä "\ <" ‡ ," -iÀˆi -ŽÞ -«œÀÌ £ £n°ää "\ /, ‡ ---1"" -iÀˆi
-ŽÞ -«œÀÌ £ £n°{x "\ 9 ,- 9>V…Ì E
->ˆ
£™°ää 7,-/ \ 77 "-/
,7 -ŽÞ -«œÀÌ Ó £™°xx * 1"/"\ / ‡ , 7œÀ` i>}Õi “>ÃV…ˆi ,>ˆ-«œÀÌ £
Óä°Îä "\ /9 ‡
-*,/ "-
̏>˜ÌˆV Õ«°
ˆÀiÌÌ> ÕÀœÃ«œÀÌ
Ó£°ää "\ <" ‡ ," -iÀˆi -ŽÞ -«œÀÌ £ Ó£°Îä -/\ ,- ‡ "
-ŽÞ -«œÀÌ Ó ÓÓ°Îä "
"*
6, \
-"
Óä£{ ,>ˆ-«œÀÌ £
ÓÓ°{x "\ 6," ‡ 16 /1-iÀˆi -ŽÞ -«œÀÌ £ 6\ 8/, - Óä£Î
9>V…Ì E ->ˆ
Óΰ£x "\ -6 //,-1, ‡ ,",1, ̏>˜ÌˆV Õ«
ÕÀœÃ«œÀÌ
-iÀˆi /Û
˜ÌÀ>ÌÌi˜ˆ“i˜Ìœ
,>}>ââˆ
œVՓi˜Ì>Àˆ
£{°£ä
£x°Îä
£È°{ä
£Ç°xx
£n°£x
£{°{x 6-/ -*"-‡
" /," -1"
, £x°ää / 8 /", 1- -ŽÞ 1˜œ
£È°£x "-- - -ŽÞ 1˜œ
£È°Îx "-- - -ŽÞ 1˜œ
£Ç°äx - " / -*// -ŽÞ
1˜œ
£n°{x ½- /
-ŽÞ 1˜œ
£n°xx 1
"
"<, " œÝ ˆvi
£™°Îx -/,
< Î -ŽÞ
1˜œ
Óä°£x , -
" /- ‡ /-/ -ŽÞ 1˜œ
Ó£°ää 6-/ -*"-‡
" /," -1"
, ÓÓ°ää 6-/ -*"-‡
" /," -1"
, ÓÓ°xx 1
1" œÝ ˆvi
£n°Óä / // - "t >À̜œ˜
iÌܜÀŽ
£n°Îx -/- Î iŽˆ`Ã
£n°{ä -1/,, ‡ 1
-*"-6 Ó
£n°{x - 9 /"*" " ˆÃ˜iÞ
…>˜˜i
£™°ää // -
,
œœ“iÀ>˜}
£™°£ä " -/,", ," " " 1 >À̜œ˜ iÌܜÀŽ
£™°Óx 1"6 66 /1, */,
* iŽˆ`Ã
£™°Îä /" Ó
£™°{ä - 9 , ˆVŽiœ`iœ˜
£™°xx "9 //
-
, Ó
Óä°ää "9 //
-
, iŽˆ`Ã
£{°£x , 1" ‡ /8- ˆÃ̜ÀÞ
…>˜˜i
£x°Óä ""/\ /", "-/, ˆÃVœÛiÀÞ …>˜˜i £È°Óä -
" - " -
-
", £Ç°Îä 6/ ,/
‡ ,6<" ˆÃVœÛiÀÞ -Vˆi˜Vi
£n°Óx 6,-" -/ ˆÃVœÛiÀÞ
-Vˆi˜Vi
£™°Îä , 1" ˆÃ̜ÀÞ …>˜˜i
Óä°ää , +1//," ,1"/
ˆÃVœÛiÀÞ …>˜˜i Ó£°ää " / , 7,- ˆÃVœÛiÀÞ
…>˜˜i Ó£°£ä " //" ˆÃVœÛiÀÞ -Vˆi˜Vi
Ó£°{x 9 9>V…Ì E ->ˆ
ÓÓ°ää , +1//," ,1"/
ˆÃVœÛiÀÞ …>˜˜i £x°{Î -"* *+1 ° /iivˆ“ 9
£È°ää -/1" <" \ 9 7," /" Óä£{° -…œÜ -ÌÕ`ˆœ
1˜ˆÛiÀÃ>
£È°ä{ 1
° /iivˆ“ "
£È°£ä ""/""-° ˆ“ -ÌÕ`ˆœ 1˜ˆÛiÀÃ>
£È°Î™ +1 "-/," -1"
,"° ˆ“
/Û 9
£È°xÈ 1
°
/iivˆ“ "
£Ç°Óä -
",-" ,° ˆ“
*Ài“ˆÕ“ ˆ˜i“>
£n°ää , -/1" 1 6,-° -…œÜ
-ÌÕ`ˆœ 1˜ˆÛiÀÃ>
£n°Óx / /,*,/,° ˆ“ -ÌÕ`ˆœ
1˜ˆÛiÀÃ>
£n°Î£ " /, ° /iivˆ“ 9
£™°Ó£ ,‡
*, ° /v 9
£™°Ó{ / ""] / -
"] /°°°° ˆ“
*Ài“ˆÕ“ ˆ˜i“>
£™°Óx +1 "° -…œÜ "
£™°Îx ,"9 * -° /iivˆ“ "
Óä°£n ,‡
*, °
/iivˆ“ 9
Óä°Ó{ ,"9 * -° /iivˆ“ "
Óä°{ä *,"
/ , / Ó°
œVՓi˜Ì>Àˆœ -ÌÕ`ˆœ 1˜ˆÛiÀÃ>
Ó£°£x /1// 6/ 6 /° ˆ“
*Ài“ˆÕ“ ˆ˜i“>
Ó£°£x 9° /iivˆ“ 9
«The Spirit» è un eroe mascherato
(Gabriel Macht, foto) che difende
la sua città dal crimine. Ma un
diabolico nemico, Octopus, ha un
piano per distruggere Central City
e diventare immortale.
The Spirit
Sky Cinema Max, ore 21
Ragonese fa i conti
con il precariato
Una giovane neolaureata
(Isabella Ragonese, foto) trova
lavoro nel call center di un’azienda
che vende depuratori per l’acqua.
I suoi progetti si scontrano però
con la dura realtà del precariato.
Tutta la vita davanti
Premium Cinema, ore 21.15
£™°£ä
Óä°Óä
Ó£°ää
Ó£°£x
Ó£°xx
ÓÓ°£x
ÓÓ°Óx
-/ œÝ ˆvi
" - œÝ Àˆ“i /- ˆÃ˜iÞ …>˜˜i
-8 E / /9 œÝ ˆvi
"7 / 9"1, "/, œÝ
°
°°-° œÝ Àˆ“i 6
/","1- ,>ˆ Տ«
1 " ˆÃ˜iÞ
…>˜˜i
, - œÝ Àˆ“i -*9 ""7 œÝ ,6 œÝ ˆvi
- E / ˆVŽiœ`iœ˜
/ ""7 œÝ Àˆ“i / 7 œÝ / -*"6, 1 ˆÃ˜iÞ
…>˜˜i
," -" Ó
Ustica, luci e ombre
di un mistero italiano
i`ˆ>ÃiÌ *Ài“ˆÕ“
Alle 20.08 del 27 giugno 1980 il
volo IH870 decolla da Bologna
diretto a Palermo. Tutto è
regolare fino all’ultimo contatto
radio, tra aereo e controllore
procedurale di Roma Controllo...
Ustica: una tragedia italiana
National Geographic, ore 20.55
£{°£x ---"] 1 6"/*° ˆ“
-ÌÕ`ˆœ 1˜ˆÛiÀÃ>
£{°Ó™ ,° "1- ‡ 6-" °
/iivˆ“ "
£{°x{ 1 *, ° /iivˆ“
9
£x°äÈ ", ",/° ˆ“
*Ài“ˆÕ“ ˆ˜i“>
£x°£™ ,° "1- ‡ 6-" °
/iivˆ“ "
A fil di rete
di Aldo Grasso
L’eco della Storia
Passione e carisma
P
er chi come me soffre della «sindrome Fabrizio Del
Dongo» (non accorgersi mai dei grandi eventi che ti
stanno sfiorando), sarebbe impossibile cogliere l’eco
della storia, il rimbombo dei fatti che si riverbera sul
presente e sul futuro. Impresa impossibile. Non così
per Gianni Riotta, la cui invidiabile sicurezza si esercita su vari
campi del sapere.
Rai Storia, diretta da Silvia Calandrelli, ha un compito difficile: ridare un’identità a una rete
strategica nell’ambito dell’offerVincitori e vinti
ta Rai. Finora i tentativi sono stati incerti, sospesi tra il già visto e
George
l’inadeguato.
Clooney
A condurre «Eco della StoGli ospiti
ria», Riotta succede a Paolo Miedi Fazio
li e, per fortuna, tiene alta la
superano
bandiera del giornalismo cultule inchieste di
rale, dell’esploratore curioso,
Lucignolo. Puntata
del conduttore appassionato
hollywoodiana di «Che
(domenica, 21.10). Per esempio,
tempo che fa» su Rai3,
Riotta ha un senso del tempo,
con George Clooney e
che in tv è uno strano misto di
Matt Damon: per Fabio
ritmo, carisma e sensibilità, che
Fazio 3.690.000
pochi suoi colleghi possono
spettatori, 12,6%
vantare.
di share
Certo, sugli argomenti si può
discutere. Domenica sera, parlaMarco
va di cinema con il critico Enrico
Berry
Magrelli e il produttore Mario
Le inchieste
Gianani. Riotta e Magrelli sono
di Lucignolo
cresciuti alla scuola critica del
superate
Manifesto dove il «contenuto»
dagli ospiti di Fazio.
aveva un suo peso. Il sogno di
A «Lucignolo»,
Gianani (marito di Marianna
su Italia 1, parla
Madia) sarebbe quello di proRaffaele Sollecito: gli
durre un film di Pier Paolo Pasospettatori, per Marco
lini. Insomma i registi che citaBerry, Enrico Ruggeri
vano, da Fellini a Rosi, non erae gli altri, sono
no i santi del mio paradiso, ma
1.370.000, 6,2%
questo non importa, non bisodi share
gna mai farsi ricattare dal contenuto.
La critica cinematografica viene spesso accusata di «scarrucolare» i giudizi (il caso classico è Totò, vilipeso da vivo e osannato da morto; ma bisognerebbe anche fare i nomi di chi, da
vivo, lo amava come Ennio Flaiano che forse ha più autorità di
un Vice e non ha dovuto aspettare Goffredo Fofi). Il fatto è che
lo scarrucolamento appartiene a ogni forma di critica: quando,
con il tempo, cambia il punto di vista, cambia anche il testo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso
Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv
Ó£°£x ,"6-
" °
ˆ“ -ÌÕ`ˆœ 1˜ˆÛiÀÃ>
Ó£°{£ *,- ,
,/" ° /iivˆ“
"
Ó£°{x 9° /iivˆ“ 9
ÓÓ°£È "--* ,° /iivˆ“ 9
ÓÓ°xä -/
° ˆ“ -ÌÕ`ˆœ 1˜ˆÛiÀÃ>
ÓÓ°xÇ +1 "° -…œÜ "
Óΰä{ *,//9 // ,-° /iivˆ“
9
Óΰän *-9
° /iivˆ“ "
ÓΰÓÎ ½1/ -*° ˆ“
*Ài“ˆÕ“ ˆ˜i“>
ÓΰxÇ *,//9 // ,-° /iivˆ“
9
ä°ä£ *-9
° /iivˆ“ "
ä°Óx *,!° ˆ“ -ÌÕ`ˆœ 1˜ˆÛiÀÃ>
ä°{™ ,° "1- ‡ 6-" °
/iivˆ“ "
ä°x£ " /, ° /iivˆ“ 9
48
Martedì 11 Febbraio 2014 Corriere della Sera