Progetto Basilea 2 - Banca Centropadana

INFORMATIVA AL PUBBLICO AI SENSI DELLE
NUOVE DISPOSIZIONI DI VIGILANZA
PRUDENZIALE PER LE BANCHE
Situazione al 31/12/2013
Banca Centropadana Credito Cooperativo
1
Indice
TAVOLA
1
REQUISITO INFORMATIVO GENERALE ...................................................................5
TAVOLA
3
COMPOSIZIONE DEL PATRIMONIO DI VIGILANZAù........................................... 14
TAVOLA
4
ADEGUATEZZA PATRIMONIALE............................................................................. 18
TAVOLA
5
RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI RIGUARDANTI TUTTE LE
BANCHE..........................................................................................................................21
TAVOLA
6
Rischio di credito: informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo
standardizzato e alle esposizioni creditizie specializzate e in strumenti di capitale
nell’ambito dei metodi IRB..............................................................................................31
Tavola
8
Tecniche di attenuazione del rischio................................................................................34
TAVOLA
9
RISCHIO DI CONTROPARTE.......................................................................................38
TAVOLA
10
OPERAZIONI DI CARTOLARIZZAZIONE................................................................. 39
TAVOLA
12
RISCHIO OPERATIVO.................................................................................................. 43
TAVOLA
13
ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE........................................................... 44
TAVOLA
14
RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SULLE POSIZIONI INCLUSE NEL
PORTAFOGLIO BANCARIO........................................................................................ 47
TAVOLA
15
SISTEMI E PRASSI DI REMUNERAZIONE E INCENTIVAZIONE..........................49
Banca Centropadana Credito Cooperativo
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Banca Centropadana Credito Cooperativo
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PREMESSA
Al fine di rafforzare la disciplina di mercato, le nuove disposizioni di vigilanza prudenziale emanate dalla Banca
d’Italia con la Circolare n.263/2006 introducono l’obbligo di pubblicazione di informazioni relative
all’adeguatezza patrimoniale, l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi di gestione e
mitigazione di tali rischi (Titolo IV, Capitolo 1).
Il presente documento, riferendosi alla data del 31 dicembre 2013, è stato redatto secondo tali disposizioni, sia
in termini di contenuti sia in termini di scadenza di pubblicazione.
Dal 1°gennaio 2014 l’informativa al pubblico è disciplinata dal Regolamento (UE) n.575/2013 del Parlamento
europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013, relativo ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di
investimento (cosiddetto CRR), nella Parte Otto e Parte Dieci, Titolo I, Capo 3 e dai regolamenti della
Commissione europea recanti le norme tecniche di regolamentazione o attuazione in materia di modelli
uniformi per disciplinare i modelli per la pubblicazione delle informazioni riguardanti i fondi propri, gli indicatori
di rilevanza sistemica, la leva finanziaria, nonché per disciplinare gli obblighi di informativa in materia di riserve
di capitale e l’informativa concernente le attività di bilancio prive di vincoli.
Pertanto, le ulteriori informazioni richieste conformemente al CRR saranno oggetto di pubblicazione nella
prossima edizione dell’informativa riferita al 31 dicembre 2014.
La Banca dedica particolare attenzione al governo ed alla gestione dei rischi e nell’assicurare la costante
evoluzione dei propri presidi di carattere organizzativo/procedurale e delle soluzioni metodologiche e strumenti
a supporto di un efficace ed efficiente governo e controllo dei rischi, anche in risposta alle modifiche del
contesto operativo e regolamentare di riferimento. Da questo punto di vista rilevano:
• le importanti innovazioni in materia derivanti dalla nuova regolamentazione prudenziale
internazionale, cd. Basilea 3, che definisce regole più stringenti per i livelli di adeguatezza
patrimoniale delle banche e introduce per la prima volta limiti in termini di liquidità e di leva finanziaria.
Secondo il dettato di Basilea 3 le nuove regole verranno attuate gradualmente, per consentire al
sistema bancario di soddisfare i nuovi requisiti e ridurre l’impatto sull’economia reale. Gli accordi di
Basilea 3 sono stati tradotti in legge in Europa attraverso due strumenti legislativi separati: una
Direttiva (CRD IV) e un Regolamento (CRR); quest’ultimo include la maggior parte delle disposizioni
relative ai requisiti patrimoniali e di liquidità, che saranno direttamente vincolanti e applicabili
all’interno di ciascuno stato membro dell’Unione Europea. Il 27 giugno 2013 la versione finale del
pacchetto legislativo della CRDIV/CRR è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea
ed è entrata il vigore a partire dall’1 gennaio 2014. CRR e CRD IV sono integrati da norme tecniche di
regolamentazione o di attuazione approvate dalla Commissione europea su proposta delle autorità
europee di supervisione (“ESA”) che danno attuazione alla normativa primaria. Lo scorso 17 dicembre
la Banca d’Italia ha emanato la Circolare n.285 - Fascicolo “Disposizioni di vigilanza prudenziale per le
banche” (nel seguito anche, per brevità “la Circolare”) con la quale vengono recepite le norme della
CRD IV e indicate le modalità attuative della disciplina contenuta nel CRR, delineando un quadro
normativo in materia di vigilanza prudenziale integrato con le disposizioni comunitarie di diretta
applicazione. A tale proposito, la Banca partecipa alle iniziative e attività progettuali di adeguamento
avviate a livello di Categoria, nel corso del 2013;
• il nuovo quadro regolamentare introdotto da Banca d’Italia nel luglio 2013, attraverso la pubblicazione
delle nuove disposizioni di vigilanza prudenziale in materia di Sistema dei controlli interni, sistema
informativo e continuità operativa (15° aggiornamento della Circolare n. 263 del 27 dicembre 2006
“Nuove disposizioni di vigilanza prudenziali per le banche”). Le disposizioni in parola introducono
alcune novità di rilievo rispetto al vigente quadro normativo, al fine di dotare le banche di un sistema
dei controlli interni completo, adeguato, funzionale e affidabile.
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L’anno di riferimento del presente documento è caratterizzato dalla fusione per incorporazione con la ex BCC
di Creta, perfezionatasi nel mese di giugno 2013. L’incorporata BCC di Creta operava nel territorio piacentino
con n. 7 filiali, n. 37 dipendenti, n. 2.750 soci su un territorio di n. 40 comuni. Il programma di allineamento dei
regolamenti, dei processi operativi e dei controlli è avvenuto progressivamente. Entro la data fissata per
l’effettiva integrazione si sono allineate le procedure fondamentali per garantire la continuità operativa, le
restanti fasi sono state completate durante il secondo semestre 2013.
Le informazioni quantitative sono espresse in migliaia di euro, ove non indicato diversamente.
TAVOLA 1
REQUISITO INFORMATIVO GENERALE
INFORMATIVA QUALITATIVA
Le “Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale per le Banche”, emanate con la Circ. 263/2006 dalla Banca
d’Italia, che disciplinano le metodologie di gestione dei rischi da parte degli intermediari, si basano su tre
“pilastri”, in particolare:
a) prevedono un requisito patrimoniale per fronteggiare i rischi tipici dell’attività bancaria e finanziaria di
credito, di controparte, di mercato e operativi (“primo pilastro”);
b) introducono un sistema di autovalutazione denominato ICAAP, che richiede alle banche di dotarsi di
processi e strumenti per determinare il livello di capitale interno adeguato a fronteggiare ogni tipologia
di rischi, anche diversi da quelli del primo pilastro (“secondo pilastro”);
c) introducono l’obbligo di informare il pubblico, con apposite tabelle informative, come citato in
premessa (“terzo pilastro”).
Il governo dei rischi viene realizzato mediante il Sistema dei Controlli Interni (SCI) che coinvolge, a differenti
livelli, tutte le strutture della Banca: Consiglio di Amministrazione, Collegio Sindacale, Direzione e tutte le unità
organizzative aziendali. Il SCI, in ottemperanza alle indicazioni dell’Organo di Vigilanza, prevede la
suddivisione in controlli di linea (primo livello), controlli sulla gestione dei rischi (secondo livello) ed internal
audit (terzo livello).
La Funzione di Conformità ed Antiriciclaggio, collocata nel secondo livello, ha il compito specifico di
promuovere il rispetto delle leggi, delle norme, dei codici interni di comportamento per minimizzare il rischio di
non conformità normativa ed i rischi reputazionali a questi collegati.
Con riferimento a ciascuno dei rischi rilevanti vengono di seguito riportati la definizione adottata dalla Banca e
le principali informazioni relative al governo del rischio, agli strumenti e metodologie a presidio della
misurazione/valutazione e gestione del rischio, alle strutture responsabili della gestione.
Le nuove norme, in particolare:
•
introducono per le banche l’obbligo di definire il quadro di riferimento per la determinazione della
propensione al rischio (Risk Appetite Framework - “RAF”), che fissi ex ante gli obiettivi di
rischio/rendimento che l’intermediario intende raggiungere e i conseguenti limiti operativi. Il
documento contenente detti parametri è stato deliberato dal Consiglio di Amministrazione nella seduta
del mese di dicembre 2013. Tale quadro di riferimento è definito in stretta interazione con il nuovo
piano strategico triennale e gli obiettivi di rischio, le soglie di tolleranza e i limiti di rischio sono
declinati in termini di misure espressive del capitale a rischio o capitale economico, adeguatezza
patrimoniale, fabbisogni di liquidità;
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•
•
•
•
•
•
enfatizzano il ruolo dell’organo con funzione di supervisione strategica nella definizione del modello di
business e del Risk Appetite Framework;
richiedono all’organo con funzione di gestione di avere un’approfondita comprensione di tutti i rischi
aziendali e, nell’ambito di una gestione integrata, delle loro interrelazioni reciproche e con l’evoluzione
del contesto esterno;
rivedono profondamente la disciplina delle funzioni aziendali di controllo (nomina e revoca dei
responsabili; linee di riporto dei responsabili, indipendenza dalle aree di business e tra le funzioni di
controllo);
rafforzano i poteri della funzione di risk management. La funzione, oltre a collaborare alla definizione
del Risk Appetite Framework, è chiamata, tra l’altro, a fornire pareri preventivi sulla coerenza delle
operazioni di maggiore rilievo con il RAF e destinataria di responsabilità legate alla verifica del corretto
monitoraggio andamentale sulle singole posizioni creditizie;
introducono una disciplina organica sulle esternalizzazioni e una nuova articolata disciplina del
sistema informativo e del rischio informatico;
richiedono ai vertici delle banche di porre particolare attenzione alla definizione delle politiche e dei
processi aziendali riguardanti la gestione dei rischi.
La Banca deve conformarsi al nuovo quadro regolamentare entro il 1° luglio 2014, fatte salve alcuni
disposizioni per le quali sono previsti differenti e meno stringenti termini per l’adeguamento.
Un efficace sistema di controllo costituisce condizione essenziale per il perseguimento degli obiettivi
aziendali. Le regole di governo societario e gli assetti organizzativi interni definite dalla Banca sono indirizzate
ad assicurare condizioni di sana e prudente gestione. Il complesso dei rischi aziendali è presidiato nell’ambito
di un preciso modello organizzativo che integra metodologie e presidi di controllo a diversi livelli, tutti
convergenti con gli obiettivi di assicurare efficienza ed efficacia dei processi operativi, salvaguardare l’integrità
del patrimonio aziendale, tutelare dalle perdite, garantire l’affidabilità e l’integrità delle informazioni e verificare
il corretto svolgimento dell’attività nel rispetto della normativa interna ed esterna.
Assumono rilievo in tale ambito efficaci meccanismi di interazione tra le Funzioni aziendali al fine di disporre di
una visione integrata dei rischi e di un processo dinamico di adattamento delle modalità di controllo al mutare
del contesto interno ed esterno.
La chiara ed esaustiva identificazione dei rischi cui la Banca è potenzialmente esposta, costituisce il
presupposto per la consapevole assunzione e l’efficace gestione degli stessi, attuate anche attraverso
appropriati strumenti e tecniche di mitigazione e di traslazione.
Coerentemente con il proprio modello di business e operativo, la Banca è esposta a diverse tipologie di rischio
che attengono principalmente alla tipica operatività di intermediazione creditizia e finanziaria, prevalentemente
rischio di credito e controparte e talune manifestazioni di rischi operativi intrinseci all’attività bancaria.
Come richiesto dalla normativa, la Banca ha già inviato lo scorso 30 gennaio 2014 una relazione alla Banca
d’Italia recante l’autovalutazione della propria situazione aziendale rispetto alle previsioni delle nuova
normativa (gap analysis), le misure da adottare e la relativa scansione temporale per assicurare il pieno
rispetto di tali disposizioni. A tale riguardo la Banca partecipa alle iniziative e attività progettuali avviate a livello
di Categoria per supportare il percorso di adeguamento con riferimenti interpretativi, metodologici e supporti
documentali.
La Funzione è collocata in staff alla Direzione Generale, tale collocazione ne assicura i profili di autonomia e
indipendenza richiesti dalle Disposizioni di Vigilanza vigenti al momento della sua costituzione. In
considerazione delle dimensioni aziendali e in applicazione del principio di proporzionalità, al Responsabile
della Funzione fa capo anche la Funzione di Conformità. La posizione organizzativo-funzionale della
Funzione, così come la coesistenza in capo al suo Responsabile di ulteriori funzioni sarà in ogni caso oggetto
di riflessione nell’ambito delle attività di adeguamento del sistema dei controlli interni della Banca alle nuove
disposizioni.
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RISCHIO DI CREDITO
E’ definito come il rischio di subire perdite derivanti dall’insolvenza o dal deterioramento del merito creditizio
delle controparti affidate. Alla luce delle disposizioni in materia e del rilievo attribuito all’efficienza ed efficacia
del processo del credito e del relativo sistema dei controlli, la Banca si è dotata di una struttura organizzativa
funzionale al raggiungimento degli obiettivi di gestione e controllo dei rischi creditizi indicati dalla citata
normativa prudenziale.
L’intero processo di gestione e controllo del credito è disciplinato da regolamentazione interna che disciplina:
 le deleghe ed i poteri di firma in materia di erogazione;
 i criteri per la valutazione del merito creditizio;
 le metodologie per il rinnovo degli affidamenti;
le metodologie di controllo andamentale e di misurazione del rischio di credito, nonché le tipologie di interventi
da adottare in caso di rilevazione di anomalie, le attività di controllo, gestione e attenuazione del rischio
stesso.
In tale ambito nel corso del 2013, con riferimento alle operazioni con soggetti collegati, la Banca, come meglio
precisato nel seguito, si è dotata di apposite Procedure deliberative volte a presidiare il rischio che la vicinanza
di taluni soggetti ai centri decisionali della stessa possa compromettere l’imparzialità e l’oggettività delle
decisioni relative alla concessione, tra l’altro, di finanziamenti. In tale prospettiva, la Banca si è dotata anche di
strumenti ricognitivi e di una procedura informatica volti a supportare il corretto e completo censimento dei
soggetti collegati. La Banca ha altresì definito livelli di propensione al rischio e soglie di tolleranza coerenti
con il proprio profilo strategico e le caratteristiche organizzative.
Tali riferimenti sono stati integrati, nelle specifiche politiche di rischio, con assetti organizzativi e controlli
interni volti a definire i ruoli e le responsabilità degli organi e delle funzioni aziendali in tema di prevenzione e
gestione dei conflitti d’interesse, ad assicurare l’accurato censimento dei soggetti collegati, a monitorare
l’andamento delle relative esposizioni e il costante rispetto dei limiti definiti, ad assicurare la tempestiva e
corretta attivazione delle procedure deliberative disciplinate.
Tenuto conto di quanto indicato nel Capitolo 7 della circ. 263/06 (cfr. Allegato A – Par. 2), si ritiene che gli
ambiti di intervento volti a rendere pienamente conforme il presidio del rischio ai requisiti normativi attengano
al grado di formalizzazione delle politiche di valutazione dei crediti deteriorati, nonché allo sviluppo di controlli
di secondo livello più approfonditi sulle singole esposizioni, avuto particolare riguardo a quelle deteriorate.
Ai fini della determinazione del capitale interno a fronte del rischio di credito, la Banca utilizza la metodologia
standardizzata. L’applicazione di tale metodologia comporta la suddivisione delle esposizioni in “portafogli” e
l’applicazione a ciascuno di essi di trattamenti prudenziali differenziati.
Con riferimento all’acquisizione ed alla gestione delle principali forme di garanzia utilizzate a protezione delle
esposizioni creditizie, il Consiglio di Amministrazione ha definito specifiche politiche, al fine di assicurare il
soddisfacimento dei requisiti – giuridici, economici e organizzativi – previsti dalla normativa per il loro
riconoscimento a fini prudenziali al momento della costituzione della protezione e per tutta la durata della
stessa.
In particolare:
• sono state adottate tecniche e procedure volte al realizzo tempestivo delle attività poste a protezione
del credito;
• sono state predisposte politiche e procedure documentate con riferimento alle tipologie di strumenti di
CRM (tecniche di mitigazione del rischio di credito) utilizzati a fini prudenziali, al loro importo,
all’interazione con la gestione del profilo di rischio complessivo;
• sono stati affidati a strutture centralizzate i compiti di controllo sui profili di certezza giuridica;
• sono stati posti in uso standard contrattuali con riferimento alle principali forme di garanzia accettate;
• le tipologie di garanzie accettate e le connesse politiche creditizie sono state chiaramente
documentate e divulgate.
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L’attuale processo di gestione del rischio di credito si fonda sul coinvolgimento ai vari livelli della struttura
organizzativa, al fine di contemperare la necessità di una sollecita evasione delle richieste provenienti dalla
clientela con un'analitica valutazione del rischio di credito. Il processo creditizio si articola nelle fasi di
pianificazione delle politiche creditizie, di istruttoria, di erogazione, di revisione periodica, di monitoraggio e
gestione dei crediti «deteriorati».
La politica creditizia, in attuazione degli indirizzi strategici e nel rispetto dei limiti del profilo di rischio assunto,
definisce la composizione del portafoglio e la distribuzione degli impieghi prevedendo un grado di
concentrazione contenuto. Le linee guida statuite vengono recepite dalle unità organizzative deputate alla
gestione del rischio di credito e si riflettono conseguentemente nell’operatività di ciascuna fase del processo.
La fase di istruttoria mira ad accertare i presupposti di affidabilità attraverso la valutazione del merito creditizio
dei richiedenti e la verifica dell’idoneità di eventuali garanzie a coprire il rischio di un mancato rimborso. La
decisione in merito alla concessione dell’affidamento è presa dai competenti Organi deliberanti, durante la
fase di erogazione, valutando attentamente tutte le informazioni emerse durante l’iter istruttorio. A tale
riguardo, la struttura del sistema delle deleghe é articolata in modo tale da assicurare corrispondenza tra il
livello di rischiosità assunto e il grado di autonomia e di pertinenza degli Organi abilitati alla decisione.
Successivamente alla concessione, le posizioni fiduciarie vengono assoggettate a un riesame periodico volto
ad accertare la persistenza delle condizioni riscontrate in sede di istruttoria e considerate ai fini dell’erogazione
dei finanziamenti.
Il monitoraggio del credito e delle garanzie è esercitato attraverso la verifica dell’affidabilità delle controparti e
in ordine alla persistenza dei requisiti generali e specifici e al valore delle protezioni acquisite, al fine di
assicurarne piena ed efficace escutibilità in caso di insolvenza del debitore.
La gestione dei crediti problematici è infine affidata ad appositi uffici centrali che esplicano la loro attività,
diretta al ripristino «in bonis» della posizione, ove possibile, o al recupero del credito in caso di insolvenza,
operando in stretta collaborazione con le dipendenze domiciliatarie dei rapporti critici.
Nelle fasi di istruttoria, erogazione, revisione e monitoraggio sono effettuati controlli inerenti alla
concentrazione dei rischi per le esposizioni di rilievo verso singole controparti o gruppi di controparti tra le
quali sussistano connessioni di carattere giuridico e/o economico. A tal fine, vengono presi a riferimento limiti
individuali in ordine ai finanziamenti di importo rilevante che, secondo la vigente disciplina di vigilanza,
costituiscono un «grande rischio».
RISCHIO DI CONCENTRAZIONE
Il rischio di concentrazione è il rischio derivante da esposizioni verso controparti, gruppi di controparti
connesse e controparti del medesimo settore economico o che esercitano la stessa attività o appartenenti alla
medesima area geografica.
Oltre al presidio sulla normativa in materia di “grandi rischi”, sono in essere attività di controllo sulla
rappresentazione dei gruppi di clienti connessi. Ai fini della determinazione del rischio di concentrazione
“single name” e del relativo capitale interno viene utilizzato l’algoritmo del Granularity Adjustment (GA) indicato
nelle Nuove Disposizioni di Vigilanza Prudenziale (Cfr. Circ. 263/06 Banca d’Italia, Titolo III, Capitolo 1,
Allegato B). Il modello di vigilanza è integrato da un sistema di monitoraggio interno che evidenzia l’incidenza
dei primi prenditori sul totale di rischio complessivo.
Mediante lo stesso strumento vengono effettuate analisi interne qualitative sulla componente geo-settoriale del
credito evidenziando in particolare l’andamento sui comparti cui la Banca risulta più esposta.
RISCHIO DERIVANTE DA CARTOLARIZZAZIONI
Il processo di gestione delle cartolarizzazioni è assistito da specifica procedura interna che assegna compiti e
responsabilità alle strutture organizzative coinvolte nelle diverse fasi del processo stesso.
Per quanto concerne le procedure per il monitoraggio dei relativi rischi la Banca continua ad utilizzare gli
strumenti di controllo già esistenti per i crediti in portafoglio.
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In adempimento a quanto disposto dalle Istruzioni di Vigilanza emanate dalla Banca d’Italia in materia, la
Banca verifica inoltre che l’operazione nel suo complesso sia gestita in conformità alla legge e al prospetto
informativo (Offering Circular). Il portafoglio di ciascuna cartolarizzazione è sottoposto a monitoraggio continuo
sulla base del quale sono predisposti report verso la società veicolo e le controparti dell’operazione, così come
previsti dalla documentazione contrattuale, con evidenze dello status dei crediti e dell’andamento degli incassi.
Per maggiori dettagli si rinvia a quanto dettagliato nell’informativa in relazione alle operazioni di
cartolarizzazione (tavola 10).
RISCHIO DI CONTROPARTE
Rappresenta il rischio che la controparte di una transazione, avente ad oggetto determinati strumenti
finanziari, risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa. Il rischio di controparte grava
sulle seguenti tipologie di transazione:
• strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC);
• operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli o merci, operazioni di concessione o
assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con margini (operazioni SFT);
• operazioni con regolamento a lungo termine.
Tale rischio è, quindi, una particolare fattispecie del rischio di credito, che genera una perdita se le transazioni
poste in essere con una determinata controparte hanno un valore positivo al momento dell'insolvenza.
Per la Banca, avuto riguardo all’ordinaria operatività, il rischio di controparte si deve intendere limitato:

agli strumenti derivati finanziari a copertura del portafoglio bancario e creditizi negoziati fuori borsa
(OTC – over- the- counter);

alle operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli o merci, operazioni di concessione o
assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con margini (operazioni SFT – Security
Financing Transactions).
Conformemente alle disposizioni di vigilanza in materia, la Banca si è dotata di un sistema, strutturato e
formalizzato, funzionale al raggiungimento degli obiettivi di gestione e controllo del rischio di controparte che
prevede il coinvolgimento, in termini di attribuzione di ruoli e responsabilità, di diverse funzioni organizzative.
In tale ambito, le politiche inerenti la gestione del rischio di controparte si basano sui seguenti elementi:
 declinazione della propensione al rischio in termini di limiti operativi per la negoziazione degli
strumenti finanziari la cui definizione poggia sulla distinzione tra controparti di riferimento e controparti
accettate;
 restrizione sugli strumenti finanziari negoziabili, in termini sia di strumenti non ammissibili sia di limiti
all’ammissibilità per singola operazione o complessivi per tipologia di strumento/forma tecnica;
 deleghe operative (in termini di soggetto delegato e limiti giornalieri).
Le tecniche di mitigazione del rischio di credito e di controparte utilizzate dalla Banca si sostanziano anche
nell’adozione di accordi di compensazione bilaterale relativamente ai contratti aventi ad oggetto i derivati OTC
e le operazioni con regolamento a lungo termine.
RISCHIO DI MERCATO
Il rischio di mercato è il rischio generato dall’operatività sui mercati riguardanti gli strumenti finanziari, le valute
e le merci.
La Banca non è tenuta al rispetto dei requisiti patrimoniali per il rischio di mercato poiché il “portafoglio di
negoziazione ai fini di vigilanza” risulta di norma inferiore al 5 per cento del totale dell’attivo, e in ogni caso non
è superiore ai 15 milioni di euro.
In considerazione del rispetto delle suddette soglie, le posizioni del “portafoglio di negoziazione ai fini di
vigilanza” sono incluse fra le attività di rischio considerate nell’ambito della disciplina sul rischio di credito.
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Al fine di gestire e monitorare le esposizioni ai rischi di mercato assunte nell’ambito del portafoglio di
negoziazione ai fini di vigilanza, la Banca ha definito nel proprio Regolamento Finanza e nelle sottostanti
disposizioni attuative i principi guida, i ruoli e le responsabilità delle funzioni organizzative coinvolte. Ciò allo
scopo di assicurare la regolare e ordinata esecuzione dell’attività sui mercati finanziari, nell’ambito del profilo
rischio/rendimento delineato dal Consiglio di Amministrazione e di mantenere un corretto mix di strumenti volto
al bilanciamento dei flussi di liquidità.
Le politiche definite dal Consiglio di Amministrazione si basano sui seguenti principali elementi:
 definizione degli obiettivi di rischio rendimento;
 declinazione della propensione al rischio (definita in termini di limiti operativi nei portafogli della
finanza con riferimento ai diversi aspetti gestionali, contabili e di vigilanza);
 restrizione sugli strumenti finanziari negoziabili in termini di strumenti ammessi;
 struttura delle deleghe.
La misurazione dei rischi viene compiuta mediante tecniche e modelli di Value at Risk, Modified Duration e di
Massima Perdita Accettabile (Stop Loss).
RISCHIO OPERATIVO
E’ il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e
sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi,
errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi
naturali. Nel rischio operativo è anche compreso il rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e di
reputazione.
La mitigazione dei rischi derivanti da discontinuità operativa (interruzioni di operatività, disfunzioni o
indisponibilità dei sistemi) avviene tramite un piano di continuità operativa.
Con riguardo ai fenomeni di frode interna, dal punto di vista preventivo, è realizzata la separatezza funzionale
fra inserimento ed autorizzazione delle disposizioni anche all’interno di una medesima unità organizzativa
(istruttoria / delibera / perfezionamento affidamenti, bonifici in partenza, disposizioni di trasferimento strumenti
finanziari, restrizione operativa sui dipendenti ad operare su propri rapporti, segmentazione dell’operatività
contabile a livello di struttura organizzativa, ecc..). A posteriori sono in essere attività di controllo che si basano
sulla valutazione di una pluralità di indicatori di potenziali anomalie sia mediante visite ispettive nelle agenzie
sia mediante la tecnica dei controlli a distanza.
La mitigazione del rischio operativo viene inoltre integrata mediante apposite coperture assicurative.
Accanto alla metodologia semplificata che prevede la quantificazione del capitale assorbito in misura del 15%
della media del margine di intermediazione degli ultimi tre esercizi, viene utilizzato un sistema di raccolta ed
analisi dei dati relativi agli eventi di perdita. L’analisi sistematica degli eventi accorsi fornisce inoltre precisi
segnali sui processi di maggior debolezza su cui si interviene per mitigare il rischio.
RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE – PORTAFOGLIO BANCARIO
Il rischio di tasso di interesse è da intendersi come l’eventualità di subire perdite conseguenti alla fluttuazione
dei tassi di interesse sulle attività e passività diverse da quelle allocate nel portafoglio di negoziazione di
vigilanza.
Il principale presidio previsto nell’ordinaria gestione aziendale a fronte di tale rischio è costituito dalla
realizzazione di un equilibrato mix di attività e passività sia sotto il profilo dei rendimenti, sia sotto il profilo dei
parametri di indicizzazione.
La Banca ha posto in essere opportune misure di attenuazione e controllo finalizzate a evitare la possibilità
che vengano assunte posizioni eccedenti un determinato livello di rischio definito accettabile al superamento
del quale sono attivate opportune azioni correttive.
Sempre con l’intento di perseguire lo scopo suddetto, in taluni specifici casi, si è fatto ricorso a derivati di
copertura (IRS) contratti sempre con controparti che fanno riferimento al movimento del credito cooperativo
(ICCREA).
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Il processo di gestione è presidiato dall’Area Finanza mentre le attività di misurazione, controllo e verifica sono
demandate all’Area Controllo e Rischi.
RISCHIO DI LIQUIDITA’
Si definisce rischio di liquidità la possibilità che la Banca non riesca a mantenere i propri impegni di
pagamento a causa dell’incapacità di reperire nuovi fondi (funding liquidity risk) e/o di vendere proprie attività
sul mercato (asset liquidity risk), ovvero di essere costretta a sostenere costi molto alti per far fronte a tali
impegni.
Le fonti del rischio di liquidità a cui la Banca è esposta sono rappresentate principalmente dai processi della
Finanza/Tesoreria, della Raccolta e del Credito.
La Banca adotta un sistema di governo e gestione del rischio di liquidità che, in conformità alle disposizioni
delle Autorità di Vigilanza, persegue gli obiettivi di:
• disporre di liquidità in qualsiasi momento e, quindi, di rimanere nella condizione di far fronte ai propri
impegni di pagamento in situazioni sia di normale corso degli affari, sia di crisi;
• finanziare le proprie attività alle migliori condizioni di mercato correnti e prospettiche.
A tal fine, nella sua funzione di organo di supervisione strategia, il CdA della Banca definisce le strategie,
politiche, responsabilità, processi, limiti e strumenti per la gestione del rischio liquidità - in condizioni sia di
normale corso degli affari, sia di crisi di liquidità - formalizzando la “Liquidity Policy” ed il “Contingency Funding
Plan”. La relativa regolamentazione interna è stata adottata sulla base dello standard documentale elaborato,
alla luce delle linee guida in materia fornite dalla Circolare n. 263/06 della Banca d’Italia, nell’ambito del
progetto di Categoria “Basilea 2”.
La liquidità della Banca è gestita dall’Area Finanza conformemente ai citati indirizzi strategici stabiliti dal CdA.
A tal fine essa si avvale di uno strumento che permette di stimare i fabbisogni e disponibilità di liquidità nei
successivi 5 e 30 giorni, alimentato da un apposito applicativo del sistema informativo gestionale ed integrato
manualmente con flussi previsionali periodici indicati dalle diverse unità operative.
Il controllo del rischio di liquidità è di competenza della Funzione di Gestione dei Rischi ed è finalizzato a
garantire la disponibilità di riserve di liquidità sufficienti ad assicurare la solvibilità nel breve termine e la
diversificazione delle fonti di finanziamento, nonché, al tempo stesso, il mantenimento di un sostanziale
equilibrio fra le scadenze medie di impieghi e raccolta nel medio/lungo termine.
La misurazione e il monitoraggio della posizione di liquidità operativa o di breve periodo della Banca (fino 12
mesi) avviene attraverso:
• l’indicatore “Liquidity Coverage Ratio in condizioni di normalità (LCRN)” costituito dal rapporto fra le
attività liquide e i flussi di cassa netti calcolati in condizioni di moderato stress. L’indicatore, con
monitoraggio giornaliero, è stato definito su una logica analoga alla regola di liquidità a breve termine
prevista dal nuovo framework prudenziale di Basilea 3;
• la verifica della maturity ladder alimentata con i dati della Matrice dei Conti e con dati gestionali. Tale
schema, attraverso la costruzione degli sbilanci (gap) periodali e cumulati, consente di determinare e
valutare il fabbisogno (o surplus) finanziario della Banca nell’orizzonte temporale considerato. L’analisi
è di tipo statico/deterministico in quanto evidenzia il fabbisogno o la disponibilità di liquidità su un
orizzonte temporale di 12 mesi a partire dallo sviluppo dei flussi generati/assorbiti dalle operazioni
presenti in bilancio alla data di riferimento dell’osservazione;
• l’analisi di indicatori sulla concentrazione della raccolta.
Ai fini di valutare la propria vulnerabilità alle situazioni di tensione di liquidità eccezionali ma plausibili,
periodicamente sono condotte delle prove di stress. I relativi risultati forniscono altresì un supporto per la
valutazione dell’adeguatezza dei limiti operativi, per la pianificazione e l’avvio di transazioni compensative di
eventuali sbilanci e per la revisione periodica del Contingency Funding Plan.
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11
La liquidità strutturale viene misurata sia in ottica di ex regole di trasformazione delle scadenze sia riguardo
all’indicatore NSFR (Net Stable Funding Ratio) di Basilea 3.
La liquidità della Banca si mantiene su livelli elevati. Al 31 dicembre 2013 l’importo dei titoli liberi valutati al fair
value che compongono le riserve di liquidità stanziabili presso la Banca Centrale Europea (BCE) ammontava
a 312,2 milioni di euro, in significativa crescita rispetto ai 174,6 milioni di euro di fine 2012.
Il ricorso al rifinanziamento presso la BCE ammonta a 125 milioni di euro ed è rappresentato esclusivamente
da raccolta riveniente dalla partecipazione all’asta a 3 anni (LTRO – Long Term Refinancing Operations)
effettuate dall’autorità monetaria nel mese di dicembre 2011.
Coerentemente con le linee guida del piano industriale e considerati gli impegni di rimborso delle operazioni
eseguite con la BCE, particolare e crescente attenzione viene data alla posizione di liquidità della Banca. Ciò
anche alla luce del rischio di un significativo incremento degli haircut applicati alle attività stanziate a fronte di
operazioni per il rifinanziamento presso la BCE che si configurerebbe nel caso di un eventuale nuovo
downgrading dell’Italia da parte di DBRS1, rendendo necessaria l’integrazione delle garanzie. Più in generale,
la Banca valuta con attenzione, dato anche il perdurante quadro di incertezza politica, le potenziali
conseguenze sul funding connesse alla volatilità del valore di mercato dei titoli di stato.
RISCHIO STRATEGICO
È il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da cambiamenti del contesto
operativo o da decisioni aziendali errate, attuazione inadeguata di decisioni, scarsa reattività a variazioni del
contesto competitivo.
La strategia si è consolidata nei decenni passati. Essa è focalizzata sul servizio al territorio nell’assistenza
finanziaria ai soci ed alle imprese in esso operanti con sostanziale esclusione di rischi di natura finanziaria.
RISCHIO DI REPUTAZIONE
La Banca, consapevole dell’importanza dell’elevata reputazione di cui gode, pone costante attenzione alle
tematiche di carattere socio-economico ed ambientale, non meno che alla qualità dei prodotti offerti alla
propria clientela, al livello dei servizi resi alla stessa e all’adeguatezza e trasparenza delle condizioni
economiche applicate. Assume, in tale ambito, estrema importanza la capacità di implementare idonee
misure, anche di carattere organizzativo, per preservare la Banca da eventi che possano generare impatti
negativi indotti da un deterioramento della propria reputazione e assicurare un’adeguata attenuazione degli
impatti derivanti dall’eventuale manifestazione degli stessi.
A supporto del monitoraggio della fattispecie di rischio viene analizzata l’evoluzione dei reclami pervenuti,
secondo i principali assi di analisi definiti nell’ambito dell’annuale segnalazione di monitoraggio degli stessi
promossa dall’Associazione Bancaria Italiana.
1
Con riguardo alle operazioni di rifinanziamento, la BCE tiene conto della valutazione di quattro agenzie di rating - DBRS, Fitch,
Moody's e S&P - sia per decidere l'idoneità dei titoli da dare a garanzia nelle operazioni citate, sia per valutare la portata degli scarti
di garanzia (haircut) da applicare agli stessi. In particolare, per quanto riguarda l'idoneità occorre che i titoli dati a garanzia abbiano
almeno il rating BBB-, ovvero il livello di “investment grade”. Con riguardo agli haircut applicati ai titoli costituiti in garanzia, scatta
un significativo incremento degli stessi se si esce dal gruppo “A” dei rating e si passa al 3° grado della scala di merito. Se per lo
stesso emittente/debitore o garante sono disponibili più valutazioni di ECAI contrastanti fra loro, si applica la regola del first best
(ossia viene presa a riferimento la migliore valutazione disponibile). Di seguito si riporta uno schema di sintesi del quadro attuale dei
giudizi di merito sull’Italia:
AgenziaRatingData ultimo down/upgradeOutlookMoody’sBaa214 febbraio 2014STABILEStandard & Poor’sBBB9 luglio 2013NEGFitch
BBB+25 aprile 2014STABILEDBRSA Low12 aprile 2014NEG
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12
L’istituzione di una specifica Funzione, permanente, efficace e indipendente, dedicata al presidio e al controllo
di conformità alle norme si pone come un presidio organizzativo specificamente rivolto alla gestione e controllo
dei rischi legali e di quelli reputazionali a questi collegati.
Rientra nel ruolo della Funzione, il compito di contribuire alla diffusione di una cultura aziendale improntata ai
principi di onestà, correttezza e rispetto non solo della lettera ma anche dello spirito delle norme coadiuvando,
per gli aspetti di competenza, nella realizzazione del modello aziendale di monitoraggio e gestione dei rischi.
In tale ambito la Funzione contribuisce a garantire la comunicazione e condivisione a tutti i livelli della struttura
aziendale di linee di comportamento ispirate alla tutela degli interessi degli investitori, la definizione di chiare
procedure per il collocamento degli strumenti finanziari e dei prodotti alla clientela, la costruzione, sulla base di
regole condivise, di una rete di controlli di conformità alle norme atti a prevenire la violazione delle
disposizioni, in particolare di quelle incidenti sulla relazione con la clientela.
Riguardo alla gestione del rischio di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, in ossequio alla disciplina di
riferimento, la Banca ha provveduto ad istituire una specifica funzione di controllo di secondo livello che svolge
le attività previste ed a nominare il relativo responsabile.
RISCHIO RESIDUO
Il rischio residuo è il rischio che le tecniche riconosciute per l’attenuazione del rischio di credito utilizzate dalla
Banca risultino meno efficaci del previsto. Fornisce una misura dell’efficacia delle tecniche di mitigazione del
rischio di credito del quale è una declinazione.
A fronte dell’esposizione a tale rischio la Banca ha attivato specifici strumenti di controllo di carattere
qualitativo nei presidi organizzativi e nei sistemi di monitoraggio che assumono rilevanza anche ai fini
dell’ammissibilità delle tecniche di attenuazione del rischio a fini prudenziali.
RISCHI CONNESSI CON L’OPERATIVITÀ VERSO SOGGETTI COLLEGATI
Per rischio inerente le operazioni con soggetti collegati (ovvero l’insieme costituito dalle parti correlate alla
Banca e dai relativi soggetti connessi), si intende il rischio che la vicinanza di taluni soggetti ai centri
decisionali della Banca possa compromettere l’oggettività e l’imparzialità delle decisioni relative alla
concessione di finanziamenti e ad altre transazioni nei confronti dei medesimi soggetti, con possibili distorsioni
nel processo di allocazione delle risorse, esposizione della Banca a rischi non adeguatamente misurati o
presidiati, nonché potenziali danni per depositanti e azionisti.
La disciplina prudenziale, di cui al Capitolo 5 del Titolo V del 9°aggiornamento della circ.263/06 del 12
dicembre 2011 (le Disposizioni), stabilisce limiti prudenziali per le attività di rischio nei confronti di soggetti
collegati e la necessità di adottare apposite procedure deliberative “al fine di preservare la corretta allocazione
delle risorse e tutelare adeguatamente i terzi da condotte espropriative” con riguardo alle operazioni con
soggetti collegati; specifiche indicazioni in materia di assetti organizzativi e controlli interni sono indirizzate al
rispetto degli obblighi di prevenzione e gestione dei conflitti di interesse, agli obblighi di censimento dei
soggetti collegati e di controllo dell’andamento delle esposizioni verso tali soggetti.
Ai sensi delle Disposizioni, il Consiglio di Amministrazione ha disciplinato, attraverso appositi riferimenti
normativi interni, i limiti prudenziali e le procedure deliberative applicabili, rispettivamente, all’assunzione di
attività di rischio e all’esecuzione di operazioni nei confronti dei soggetti collegati, allo scopo di preservare la
correttezza formale e sostanziale di tutte le operazioni con tali soggetti, nonché ad assicurare l’integrità dei
relativi processi decisionali da condizionamenti esterni.
Nelle Politiche la Banca ha provveduto alla definizione del proprio livello di propensione al rischio in termini di
misura massima accettabile delle attività di rischio verso soggetti collegati, con riferimento alla totalità delle
esposizioni verso la totalità dei soggetti collegati, accettabile in rapporto al Patrimonio di Vigilanza, nonché alla
definizione di una soglia di allerta rispetto al limite di esposizione complessiva nei confronti dei soggetti
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13
collegati, superata la quale l’assunzione di nuove attività di rischio verso soggetti collegati deve essere
assistita da adeguate tecniche di attenuazione del rischio prestate da soggetti indipendenti dai soggetti
collegati.
Tali riferimenti sono stati integrati, nelle politiche assunte, con assetti organizzativi e controlli interni volti a
individuare ruoli e responsabilità degli organi e delle funzioni aziendali in tema di prevenzione e gestione dei
conflitti d’interesse, accurato censimento dei soggetti collegati, monitoraggio dell’andamento delle relative
esposizioni e del rispetto dei limiti, corretta applicazione delle procedure deliberative definite.
RISCHIO DERIVANTE DA INVESTIMENTI PARTECIPATIVI IN IMPRESE NON FINANZIARIE
È il rischio conseguente un eccessivo immobilizzo dell’attivo derivante da investimenti partecipativi in
imprese non finanziarie: la disciplina prudenziale, di cui al Capitolo 4 del Titolo V della circ.263/06,
introdotto con il 9°aggiornamente del 12 dicembre 2011, mira a promuovere il controllo dei rischi e la
prevenzione e la corretta gestione dei conflitti di interesse derivante da tali investimenti, conformemente al
criterio della sana e prudente gestione, mediante la fissazione di limiti prudenziali e l’indicazione di principi
in materia di organizzazione e controlli interni.
Coerentemente al principio di proporzionalità e al fine di dare attuazione a tali principi, la Banca ha
formalizzato le “Politiche interne in materia di partecipazioni in imprese non finanziarie e di classificazione
degli investimenti indiretti in equity”.
Nelle suddette politiche la Banca ha definito le tipologie di partecipazioni in imprese non finanziarie
detenibili ovvero:
• partecipazioni in Organismi di Categoria;
• partecipazioni acquisite o detenute con finalità diverse da obiettivi di natura strettamente finanziaria o
potenzialmente speculativi;
• partecipazioni acquisite o detenute con finalità di natura finanziaria o potenzialmente speculativa.
Ha inoltre provveduto ad individuare la propensione al rischio in termini di massimo grado di immobilizzo
del patrimonio di vigilanza ritenuto accettabile con riferimento sia al complesso degli investimenti
partecipativi in imprese non finanziarie sia ai singoli investimenti.
Con riferimento ai livelli di responsabilità e di delega, la Banca ha assegnato al Consiglio di
Amministrazione ogni decisione relativa a operazioni con società partecipate, ad eccezione delle
operazioni di competenza dell’Assemblea dei soci.
TAVOLA 3
COMPOSIZIONE DEL PATRIMONIO DI VIGILANZAù
INFORMATIVA QUALITATIVA
Una delle priorità strategiche della Banca è rappresentata dalla consistenza e dalla dinamica dei mezzi
patrimoniali: l’evoluzione del patrimonio aziendale non solo accompagna puntualmente la crescita
dimensionale, ma rappresenta un elemento decisivo nelle fasi di sviluppo.
Il Patrimonio netto della Banca è determinato dalla somma del capitale sociale e delle riserve di capitale e di
utili. Per assicurare una corretta dinamica patrimoniale in condizioni di ordinaria operatività, la Banca ricorre
soprattutto al rafforzamento delle riserve attraverso la destinazione degli utili netti annuali: in ottemperanza
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14
alle disposizioni normative e statutarie la Banca destina infatti a riserva legale la quasi totalità degli utili netti di
esercizio.
L’aggregato patrimoniale rilevante ai fini di Vigilanza – il cosiddetto Patrimonio di Vigilanza – viene
determinato sulla base delle regole emanate dalla Banca d’Italia (con la Circolare 155/91 “Istruzioni per la
compilazione delle segnalazioni sul Patrimonio di Vigilanza e sui coefficienti prudenziali”, aggiornate alla luce
delle “Nuove disposizioni di Vigilanza prudenziale per le banche” - Circolare 263/06): esso costituisce il
presidio di riferimento delle disposizioni di Vigilanza prudenziale, in quanto risorsa finanziaria in grado di
assorbire le possibili perdite prodotte dall'esposizione della Banca ai rischi tipici della propria attività,
assumendo un ruolo di garanzia nei confronti di depositanti e creditori.
Il Patrimonio di Vigilanza è calcolato sulla base dei valori patrimoniali e del risultato economico determinato
con l'applicazione delle regole contabili previste dai principi contabili internazionali (IAS/IFRS), tenendo conto
dei cosiddetti “filtri prudenziali” che consistono in correzioni apportate alle voci del patrimonio netto di bilancio
allo scopo di salvaguardare la qualità del Patrimonio di Vigilanza e di ridurne la potenziale volatilità indotta
dall’applicazione degli IAS/IFRS.
Il valore del Patrimonio di Vigilanza è determinato come somma algebrica di una serie di componenti positive
e negative, la cui computabilità viene ammessa in relazione alla qualità patrimoniale riconosciuta a ciascuna di
esse. Gli elementi positivi che costituiscono il patrimonio devono essere nella piena disponibilità della Banca,
in modo da essere utilizzati senza limitazioni per la copertura dei rischi e delle perdite aziendali.
Il Patrimonio di Vigilanza è costituito dal Patrimonio di base e dal Patrimonio supplementare, aggregati ai quali
sono applicati i suddetti “filtri prudenziali” e che scontano altresì la deduzione di alcune poste (“elementi da
dedurre”).
Di seguito si fornisce una sintetica descrizione degli elementi patrimoniali che formano i citati aggregati.
Patrimonio di base (TIER 1): il capitale versato, le riserve e l’utile del periodo costituiscono gli elementi
patrimoniali di qualità primaria; a questi si aggiungono i “filtri prudenziali” positivi del Patrimonio di base. Il
totale dei suddetti elementi, al netto delle azioni o quote proprie, delle attività immateriali, della perdita del
periodo e di quelle registrate in esercizi precedenti, degli “altri elementi negativi”, nonché dei “filtri prudenziali”
negativi del Patrimonio di base, costituisce il “Patrimonio di base al lordo degli elementi da dedurre”.
Il Patrimonio di base è costituito dalla differenza tra il “Patrimonio di base al lordo degli elementi da dedurre”
ed il 50% degli “elementi da dedurre”.
Il Patrimonio di base viene computato nel Patrimonio di Vigilanza senza alcuna limitazione.
Patrimonio supplementare (TIER 2): le riserve da valutazione, le passività subordinate di secondo livello, le
plusvalenze nette implicite su partecipazioni e gli “altri elementi positivi” costituiscono gli elementi patrimoniali
di qualità secondaria; a questi si aggiungono i “filtri prudenziali” positivi del Patrimonio supplementare. Le
passività subordinate di secondo livello sono contenute entro il limite del 50% del “Patrimonio di base al lordo
degli elementi da dedurre”. Il totale dei suddetti elementi, diminuito delle minusvalenze nette implicite su
partecipazioni, degli elementi negativi relativi ai crediti, degli altri elementi negativi e dei "filtri prudenziali"
negativi del Patrimonio supplementare, costituisce il “Patrimonio supplementare al lordo degli elementi da
dedurre”.
Il Patrimonio supplementare è costituito dalla differenza tra il “Patrimonio supplementare al lordo degli
elementi da dedurre” ed il 50% degli “elementi da dedurre”.
Tale aggregato viene computato nel Patrimonio di Vigilanza entro il limite massimo rappresentato
dall’ammontare del “Patrimonio di base al lordo degli elementi da dedurre”.
In relazione ai filtri prudenziali, con riferimento agli aspetti più rilevanti, vengono applicate le seguenti
correzioni: per le attività finanziarie disponibili per la vendita, gli utili e le perdite non realizzati, al netto della
relativa componente fiscale, vengono compensati distinguendo tra "titoli di debito" e "titoli di capitale"; la
minusvalenza netta è dedotta integralmente dal Patrimonio di base, mentre la plusvalenza netta è inclusa al
50% nel Patrimonio supplementare. Sulla base di quanto previsto dalle disposizioni in materia di “Patrimonio
di vigilanza – filtri prudenziali” del 18 maggio 2010, la Banca ha esercitato l’opzione di neutralizzare
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15
integralmente gli effetti delle valutazioni dei titoli emessi dalle Amministrazioni centrali dei paesi dell’UE,
allocati nel citato portafoglio delle attività finanziarie disponibili per la vendita. Tale scelta è stata effettuata
entro i termini dettati dalle citate disposizioni e comunicata alla Banca d’Italia. L’opzione è stata applicata alle
sole plus-minus rilevate a partire dal 1° gennaio 2010.
In seguito all’incorporazione della ex BCC di Creta sono stati inseriti nel patrimonio supplementare due prestiti
subordinati in valuta euro, uno sottoscritto da clientela retail e il secondo da altre BCC della regione Emilia
Romagna.Tali strumenti presentano caratteristiche coerenti con quelle richieste ai fini della computabilità nel
TIER 2 ai sensi del Regolamento n.575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013.
STRUMENTI
SUBORDINATI
TASSO DI
INTERESSE
STEP
UP
DATA
EMISSION
E
DATA
SCADENZA
RIMBORSO
ANTICIPATO
IMPORTO
ORIGINARIO
APPORTO AL
PATRIMONIO
DI VIGILANZA
COMPUTABILI
TA’ DAL 2014
IT0004398084
Euribor 6 mesi
No
01/08/2008
01/08/2016
Non previsto
3.000.000
100%
1.800.000
IT0004765308
Fisso: 4,88%
No
28/09/2011
28/09/2019
Non previsto
2.200.000
100%
2.200.000
Il Patrimonio di terzo livello non è presente in quanto la Banca non ricorre a strumenti in esso computabili.
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16
INFORMATIVA QUANTITATIVA
Composizione del patrimonio di vigilanza
Elementi positivi del patrimonio di Base
Capitale
Sovrapprezzo di emissione
Riserve
31/12/2013
31/12/2012
29.869
25.317
8.171
8.109
175.630
165.564
Strumenti non innovativi di capitale
-
-
Strumenti innovativi di capitale
-
-
7.360
7.322
-
-
Utile del periodo
Filtri prudenziali: incrementi del patrimonio di base
Totale elementi positivi del patrimonio di base
221.029
206.312
-
-
5.263
5.536
Altre immobilizzazioni immateriali
75
78
Perdite del periodo
-
-
441
441
Filtri prudenziali: deduzioni del patrimonio di base
-
138
Totale elementi negativi del patrimonio di base
5.780
6.193
215.249
200.119
215.249
200.119
8.127
3.883
223.376
204.002
223.376
204.002
Elementi negativi del patrimonio di Base
Azioni o quote proprie
Avviamento
Altri elementi negativi
Patrimonio di Base a lordo degli elementi da dedurre
Deduzioni del patrimonio di Base
Interessenze azionarie in enti creditizi e finanziari superiori al 10% del capitale dell'ente partecipato
Interessenze azionarie in enti creditizi e finanziari pari o inferiori al 10% del capitale dell'ente partecipato
Partecipazioni in societa' di assicurazione
Eccedenza delle perdite attese rispetto alle rettifiche di valore complessive
Deduzioni derivanti da cartolarizzazioni
Deduzioni relative al rischio di regolamento su transazioni non DVP
Totale elementi da dedurre
TOTALE PATRIMONIO DI BASE
TOTALE PATRIMONIO SUPPLEMENTARE
Elementi da dedurre dal patrimonio di Base e Supplementare
TOTALE PATRIMONIO DI VIGILANZA
TOTALE PATRIMONIO DI TERZO LIVELLO
TOTALE PATRIMONIO DI VIGILANZA E DI TERZO LIVELLO
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17
TAVOLA 4
ADEGUATEZZA PATRIMONIALE
INFORMATIVA QUALITATIVA
Il processo di auto-valutazione dell’adeguatezza patrimoniale (ICAAP – Internal Capital Adequacy Assessment
Process) persegue la finalità di misurare la capacità della dotazione patrimoniale di supportare l’operatività
corrente e le strategie aziendali in rapporto ai rischi assunti.
La Circolare n. 263/2006 della Banca d’Italia, al fine di orientare gli intermediari nella concreta predisposizione
dell’ICAAP e nell’identificazione dei requisiti minimi dello stesso che verranno valutati nell’ambito dello SREP
(Supervisory Review and Evaluation Process), di competenza dello stesso Organo di Vigilanza, fornisce una
interpretazione del principio di proporzionalità che ripartisce le banche in tre classi, caratterizzate da livelli di
complessità operativa decrescente, ai quali si applicano requisiti differenziati in ordine all’ICAAP stesso.
La Banca rientra nella categoria degli intermediari di Classe 3, categoria costituita dai soggetti finanziari che
utilizzano le metodologie standardizzate per il calcolo dei requisiti regolamentari e che dispongono di un attivo
pari o inferiore a 3,5 miliardi di euro. In virtù di tale collocazione la Banca determina il capitale interno
complessivo mediante un approccio basato sull’utilizzo di metodologie semplificate per la misurazione dei
rischi quantificabili, valutazioni qualitative per gli altri rischi rilevanti, analisi di sensibilità semplificate rispetto ai
principali rischi assunti e la sommatoria semplice delle misure di capitale interno calcolate a fronte di ciascun
rischio (approccio building block). Per capitale interno si intende il capitale a rischio, ovvero il fabbisogno di
capitale relativo ad un determinato rischio che si ritiene necessario per coprire le perdite eccedenti un dato
livello atteso; per capitale interno complessivo si intende il capitale interno riferito a tutti i rischi rilevanti
assunti.
Il processo è articolato in specifiche fasi, delle quali sono responsabili funzioni/unità operative diverse. Il
coordinamento è assegnato alla Funzione di Gestione dei Rischi.
I rischi sono classificati in due tipologie:
• rischi quantificabili, per i quali vengono effettuate apposite metodologie di determinazione del
capitale interno: rischio di credito e controparte, rischio di cartolarizzazione, rischio di mercato, rischio
operativo, rischio di concentrazione e rischio di tasso di interesse del portafoglio bancario;
• rischi non quantificabili, per i quali non viene determinato un assorbimento patrimoniale, bensì
vengono predisposti adeguati sistemi di controllo ed attenuazione: rischio di liquidità, rischio residuo,
rischio strategico, rischio di reputazione.
Ai fini della determinazione del capitale interno a fronte dei rischi quantificabili, la Banca utilizza le metodologie
di calcolo dei requisiti patrimoniali regolamentari per i rischi compresi nel I Pilastro (di credito, controparte, di
mercato e operativo) e gli algoritmi semplificati per i rischi quantificabili rilevanti e diversi dai precedenti
(concentrazione e tasso di interesse del portafoglio bancario). Più in dettaglio, come richiamato nella tavola 1,
vengono utilizzati:
• il metodo standardizzato per il rischio di credito;
• il metodo del valore corrente ed il metodo semplificato per il rischio di controparte;
• il metodo standardizzato per il rischio di mercato;
• il metodo base per il rischio operativo;
• l’algoritmo del Granularity Adjustment per il rischio di concentrazione “single-name”;
• l’algoritmo semplificato “regolamentare” per il rischio di tasso di interesse.
Per quanto riguarda invece i rischi non quantificabili, sono mantenuti adeguati presidi interni di controllo e
attenuazione.
Nell’ambito delle attività di misurazione, sono altresì definite ed eseguite prove di stress in termini di analisi
semplificate di sensibilità riguardo ai principali rischi assunti: rischio di credito, rischio di concentrazione sul
portafoglio crediti e rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario. Nel caso in cui l’analisi dei risultati
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18
degli stress test evidenzi l’inadeguatezza dei presidi interni posti in essere, viene valutata l’opportunità di
adottare appropriate misure organizzative e/o di allocare specifici buffer di capitale interno.
La determinazione del capitale interno complessivo viene effettuata con riferimento alla situazione attuale e
prospettica.
La misurazione del capitale interno complessivo in chiave attuale viene aggiornata con riferimento alla fine di
ciascun trimestre. Il livello prospettico viene invece determinato con cadenza annuale in sede di
predisposizione del resoconto ICAAP.
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19
INFORMATIVA QUANTITATIVA
Tav. 04 A
DESCRIZIONE
31/12/2013
Rischio di Credito, Controparte e Cartolarizzazione
107.303
Rischio di Mercato
-
Rischio Operativo
9.236
Riduzione dei requisiti per banche appartenenti a gruppi bancari
-
Altri requisiti
-
Requisiti specifici (extra solvency)
-
CAPITALE INTERNO RISCHI I PILASTRO
116.539
Rischio di Concentrazione (Granularity Adjustment)
4.555
Rischio di Tasso d'interesse del Banking Book (shock = 200 pb)
6.944
CAPITALE INTERNO COMPLESSIVO RISCHI I E II PILASTRO (B)
128.038
Patrimonio di Vigilanza
223.376
Altri elementi patrimoniali
-
CAPITALE COMPLESSIVO (A)
223.376
ADEGUATEZZA PATRIMONIALE (A) - (B)
95.338
Total Risk Ratio RISCHI I PILASTRO
15,33
Tier 1 Ratio RISCHI I PILASTRO
14,78
Total Risk Ratio RISCHI I E II PILASTRO
13,96
Tier 1 Ratio RISCHI I E II PILASTRO
Tabella da Resoconto ICAAP 2013
13,45
Total Risk Ratio : rapporto fra il patrimonio di vigilanza ed il totale delle attività di rischio ponderate
Tier 1 Ratio : rapporto fra il patrimonio di base ed il totale delle attività di rischio ponderate
Tav. 04 B dettaglio rischio credito, controparte e cartolarizzazione
ADEGUATEZZA PATRIMONIALE
ATTIVITA' RISCHIO DI CREDITO
Amministrazioni e Banche Centrali
Intermediari Vigilati
REQUISITO
PATRIMONIALE
31/12/2013
11.954
Enti senza Scopo di Lucro ed Enti del Settore Pubblico
792
Enti Territoriali
126
Organizzazioni Internazionali
-
BMS
1
Imprese e Altri Soggetti
48.492
Retail
17.776
A b.t. verso Imprese
OICR
Garantite da Ipoteca su Immobili
Covered Bonds
Scadute
Ad Alto Rischio
Altre Esposizioni
Esposizioni verso cartolarizzazioni
TOTALE
Tabella dati di segnalazione di Vigilanza a dicembre 2013
Banca Centropadana Credito Cooperativo
146
9.866
15.225
12
2.412
501
107.303
20
TAVOLA 5
RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI RIGUARDANTI TUTTE LE BANCHE
INFORMATIVA QUALITATIVA
Definizione di crediti “scaduti” e “deteriorati” utilizzate ai fini contabili.
In base alla normativa di Vigilanza emanata dalla Banca d’Italia e delle disposizioni interne, le esposizioni
deteriorate sono suddivise nelle seguenti categorie:
 Sofferenze: esposizioni per cassa e fuori bilancio nei confronti di un soggetto in stato di insolvenza,
anche non accertato giudizialmente, o in situazioni sostanzialmente equiparabili, indipendentemente
dalle eventuali previsioni di perdita formulate dalla Banca. Si prescinde dall’esistenza di eventuali
garanzie (reali o personali) poste a presidio delle esposizioni. Sono inclusi anche: a) le esposizioni nei
confronti degli enti locali (comuni e province) in stato di dissesto finanziario, per la quota parte
assoggettata alla pertinente procedura di liquidazione; b) i crediti acquistati da terzi aventi come debitori
principali soggetti in sofferenza, indipendentemente dal portafoglio di allocazione contabile.
 Partite incagliate: esposizioni per cassa e fuori bilancio nei confronti di soggetti in temporanea
situazione di obiettiva difficoltà, che sia prevedibile possa essere rimossa in un congruo periodo di
tempo. Per la classificazione di tali posizioni si prescinde dall’esistenza di eventuali garanzie personali o
reali. Tra le partite incagliate sono incluse, salvo che non ricorrano i presupposti per una loro
classificazione fra le sofferenze, le esposizioni verso gli emittenti che non abbiano onorato
puntualmente gli obblighi di pagamento (in linea capitale o interessi) relativamente ai titoli di debito
quotati. A tal fine si riconosce il “periodo di grazia” previsto dal contratto o, in assenza, riconosciuto dal
mercato di quotazione del titolo.
Tra le partite incagliate sono in ogni caso incluse (c.d. “incagli oggettivi”) le esposizioni (diverse da
quelle classificate in sofferenza o rientranti nei portafogli “Amministrazioni Centrali e Banche Centrali”,
“Enti territoriali” ed “Enti del settore pubblico” ai fini del calcolo di requisiti patrimoniali per il rischio di
credito e di controparte ) di cui facciano parte:
a)
finanziamenti verso persone fisiche integralmente assistiti da garanzia ipotecaria concessi per
l’acquisto di immobili di tipo residenziale abitati, destinati ad essere abitati o dati in locazione dal
debitore, quando sia stata effettuata la notifica del pignoramento al debitore;
b)
esposizioni, diverse dai finanziamenti di cui al punto precedente, per le quali risultino
soddisfatte entrambe le seguenti condizioni:
I.
risultano scadute e/o sconfinanti in via continuativa:
1.
da oltre 150 giorni, nel caso di esposizioni connesse con l’attività di credito al
consumo aventi durata originaria inferiore a 36 mesi;
2.
da oltre 180 giorni, nel caso di esposizioni connesse con l’attività di credito al
consumo avente durata originaria pari o superiore a 36 mesi;
3.
da oltre 270 giorni, per le esposizioni diverse da quelle di cui ai precedenti punti
1) e 2);
II.
l’importo complessivo delle esposizioni di cui al precedente punto 1) e delle altre quote
scadute da meno di 150, 180 o 270 giorni (esclusi gli eventuali interessi di mora richiesti al
cliente), a seconda del tipo di esposizione che risulta scaduta verso il medesimo debitore, sia
almeno pari al 10 per cento dell’intera esposizione verso tale debitore (esclusi gli interessi di
mora). Ai fini del calcolo del denominatore si considera il valore contabile per i titoli e
l’esposizione per cassa per le altre posizioni di credito; inoltre, nel calcolo sia del numeratore
sia del denominatore non si considerano i finanziamenti ipotecari di cui al precedente punto a),
a prescindere dall’avvenuta notifica del pignoramento. Per la nozione di continuità dello scaduto
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21


e/o sconfinamento si fa riferimento a quanto previsto dalla disciplina per le “Esposizioni scadute
e/o sconfinanti”, ad eccezione del fatto che non è ammessa la compensazione fra le posizioni
scadute e gli sconfinamenti esistenti su alcune linee di credito con i margini disponibili esistenti
su altre linee di credito concesse al medesimo debitore. Tale compensazione non è altresì
consentita ai fini della determinazione dell’ammontare di esposizione scaduta e/o sconfinante.
Esposizioni ristrutturate: esposizioni per cassa e fuori bilancio per le quali a causa del deterioramento
delle condizioni economico-finanziarie del debitore, si acconsente a modifiche delle originarie condizioni
contrattuali (ad esempio, riscadenzamento dei termini, riduzione del debito e/o degli interessi) che diano
luogo a una perdita.
Esposizioni scadute e/o sconfinanti: esposizioni per cassa e fuori bilancio diverse da quelle
classificate a sofferenza, incaglio o fra le esposizioni ristrutturate, che, alla data di chiusura del periodo,
sono scadute o sconfinanti da oltre 90 giorni (a partire dal 1° gennaio 2012 è infatti terminato il periodo
di deroga concesso alle banche italiane per la segnalazione come past due degli sconfinamenti
continuativi delle posizioni classificate in determinati portafogli regolamentari dopo 180 giorni anziché
90).
Le esposizioni che ricadono nel portafoglio prudenziale “esposizioni garantite da immobili” sono sempre
determinate a livello di singola transazione; le restanti esposizioni scadute e/o sconfinanti sono
determinate facendo riferimento al singolo debitore.
Metodologie adottate per la determinazione delle rettifiche di valore
I crediti rientrano nella più ampia categoria delle attività finanziarie non derivate e non quotate in un mercato
attivo (livello 2 e livello 3) che prevedono pagamenti fissi o comunque determinabili. Essi includono gli
impieghi con clientela e con banche, erogati direttamente e che non sono stati classificati all’origine tra le
attività finanziarie valutate al fair value.
Sono inclusi i crediti di funzionamento connessi con la prestazione di servizi finanziari e le operazioni di pronti
contro termine.
La prima iscrizione di un credito avviene alla data di sottoscrizione del contratto, che normalmente coincide
con la data di erogazione, sulla base del fair value dello strumento finanziario. Esso è pari all’ammontare
erogato, comprensivo dei costi e dei ricavi di transazione direttamente riconducibili al singolo credito e
determinabili sin dall’origine dell’operazione, ancorché liquidati in un momento successivo.
Successivamente alla rilevazione iniziale i crediti sono rilevati al costo ammortizzato, pari al valore di prima
iscrizione, diminuito/aumentato: dei rimborsi di capitale, delle rettifiche/riprese di valore, dell’ammortamento
calcolato col metodo del tasso di interesse effettivo e della differenza tra l’ammontare erogato e quello
rimborsabile a scadenza, riconducibile tipicamente ai costi/proventi imputati direttamente al singolo credito.
Il tasso di interesse effettivo è il tasso che eguaglia il valore attuale dei flussi futuri del credito, per capitale ed
interessi, all’ammontare erogato comprensivo dei costi/proventi ricondotti al credito. L’effetto economico dei
costi e dei proventi viene così distribuito lungo la vita residua attesa del credito.
Nella determinazione del tasso di rendimento effettivo, si procede alla stima dei flussi di cassa considerando
tutti i termini contrattuali dello strumento finanziario che possono influire sugli importi e sulle scadenze, ma non
le future perdite su crediti.
Il metodo del costo ammortizzato non è utilizzato per i crediti senza una scadenza definita o a revoca.
Ad ogni data di bilancio viene accertata l’eventuale obiettiva evidenza che un’attività finanziaria o un gruppo di
attività finanziarie abbia subito una riduzione di valore. Tale circostanza ricorre quando è prevedibile che
l’azienda non sia in grado di riscuotere l’ammontare dovuto, sulla base delle condizioni contrattuali originarie.
Dapprima si valuta la necessità di rettificare individualmente le esposizioni deteriorate (crediti non performing),
classificate nelle diverse categorie di rischio in base alla normativa emanata dalla Banca d’Italia e in base alle
disposizioni interne che fissano le regole per il passaggio dei crediti nell’ambito delle diverse categorie di
rischio:
 sofferenze;
 esposizioni incagliate;
Banca Centropadana Credito Cooperativo
22
 esposizioni ristrutturate;
 esposizioni scadute.
Detti crediti non performing sono oggetto di un processo di valutazione analitica e l’ammontare della rettifica di
valore di ciascun credito è pari alla differenza tra il valore di bilancio dello stesso al momento della valutazione
(costo ammortizzato) ed il valore attuale dei previsti flussi di cassa futuri, calcolato applicando il tasso di
interesse effettivo originario.
I flussi di cassa previsti tengono conto dei tempi di recupero attesi, del presumibile valore di realizzo delle
eventuali garanzie, nonché dei costi che si ritiene verranno sostenuti per il recupero dell’esposizione creditizia.
La rettifica di valore è iscritta a conto economico. La componente della rettifica riconducibile all’attualizzazione
dei flussi finanziari viene rilasciata per competenza secondo il meccanismo del tasso di interesse effettivo ed
imputata tra le riprese di valore.
Se un credito assoggettato a valutazione analitica non evidenzia obiettive riduzioni di valore, lo stesso è
inserito in una categoria di attività finanziarie con caratteristiche similari di rischio di credito e quindi sottoposto
a valutazione collettiva.
I crediti per i quali non sono state individuate singolarmente evidenze oggettive di perdita - e cioè di norma i
crediti in bonis - sono sottoposti alla valutazione di una perdita di valore collettiva. Tale valutazione avviene
per categorie di crediti omogenee con caratteristiche simili in termini di rischio di credito e le relative
percentuali di perdita sono stimate tenendo conto di serie storiche, che consentono di stimare il valore della
perdita in ciascuna categoria di crediti.
La stima dei flussi nominali futuri attesi si basa sui parametri di “probabilità di insolvenza” ( PD probabilità di
default) e di “perdita in caso di insolvenza“ (LGD – loss given default) differenziate per forma tecnica; i flussi
così calcolati sono attualizzati sulla base dei tempi medi di recupero, determinati su base storico statistica. La
conseguente rettifica di valore è iscritta a conto economico.
Il valore originario dei crediti viene ripristinato negli esercizi successivi nella misura in cui vengono meno i
motivi che ne hanno determinato la rettifica, purché tale valutazione sia oggettivamente collegabile ad un
evento verificatosi successivamente alla rettifica stessa.
La ripresa di valore è iscritta nel conto economico e non può, in ogni caso, superare il costo ammortizzato che
il credito avrebbe avuto in assenza di precedenti rettifiche. Tra le riprese di valore sono inoltre ricompresi gli
effetti positivi connessi al rientro dell’effetto attualizzazione derivante dalla progressiva riduzione del tempo
stimato di recupero del credito svalutato.
Ad ogni data di chiusura del bilancio, le eventuali rettifiche aggiuntive o riprese di valore vengono ricalcolate in
modo differenziale con riferimento all’intero portafoglio di crediti in bonis alla stessa data.
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23
INFORMATIVA QUANTITATIVA
Le tabelle che seguono mostrano la distribuzione delle attività finanziarie di cassa e fuori bilancio per
portafoglio di appartenenza, area geografica, settore economico, fasce di vita residua (riprezzamento),
tipologia di controparte e qualità creditizia con rettifiche di valore.
Tav 5 B : Distribuzione delle esposizioni creditizie per portafogli di appartenenza e per qualità creditizia
Portafogli/qualità
Sofferenze
1. Attività finanziarie detenute per la negoziazione
2. Attività finanziarie disponibili per la vendita
3. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza
4. Crediti verso banche
5. Crediti verso clientela
6. Attività finanziarie valutate al fair value
7. Attività finanziarie in corso di dismissione
8. Derivati di copertura
Incagli
Esposizioni
ristrutturate
Esposizioni
scadute
Esposizioni
scadute non Altre attività
deteriorate
Totale
1.965
524.411
1.965
524.411
154.680
1.357.057
154
73.440
41.759
12.175
22.974
72.566
154.680
1.134.143
154
7.417
7.417
Totale al 31.12.2013
73.440
41.759
12.175
22.974
72.566
1.822.770
2.045.684
Totale al 31.12.2012
54.388
38.248
11.081
17.771
70.318
1.498.715
1.690.520
Tabella di Bilancio A.1.1
Tav 5 C 1 : Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e "fuori bilancio" verso clientela
Esposizioni/Aree geografiche
ITALIA
ALTRI PAESI
EUROPEI
AMERICA
ASIA
RESTO DEL
MONDO
Esposizione
netta
Esposizione netta
Esposizione
netta
Esposizione
netta
Esposizione netta
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
73.440
A.2 Incagli
41.759
A.3 Esposizioni ristrutturate
12.175
A.4 Esposizioni scadute
22.973
A.5 Altre esposizioni
1.681.871
255
5
Totale A
1.832.218
255
5
5
B. Esposizioni "fuori bilancio"
B.1 Sofferenze
2.125
B.2 Incagli
1.244
B.3 Altre attività deteriorate
B.4 Altre esposizioni
Totale B
592
131.320
135.281
Totale (A + B) al 31.12.2013
1.967.500
255
Totale (A + B) al 31.12.2012
1.648.818
268
2
2
Tabella di Bilancio B.2
Banca Centropadana Credito Cooperativo
24
Tav 5 C 2: Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e "fuori bilancio" verso banche
Esposizioni/Aree geografiche
ALTRI PAESI
EUROPEI
Esposizione
netta
ITALIA
Esposizione
netta
AMERICA
ASIA
Esposizione
netta
Esposizione
netta
RESTO DEL
MONDO
Esposizione
netta
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
A.2 Incagli
A.3 Esposizioni ristrutturate
A.4 Esposizioni scadute
A.5 Altre esposizioni
203.762
62
Totale A
203.762
62
B. Esposizioni "fuori bilancio"
B.1 Sofferenze
B.2 Incagli
B.3 Altre attività deteriorate
B.4 Altre esposizioni
16.682
Totale B
16.682
Totale (A + B) al 31.12.2013
220.443
62
Totale (A + B) al 31.12.2012
174.162
109
Tabella di Bilancio B.3
Tav 5 D: Distribuzione settoriale delle esposizioni creditizie per cassa e "fuori bilancio" verso clientela
Esposizioni/Controparti
A Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
A.2 Incagli
A.3 Esposizioni ristrutturate
A.4 Esposizioni scadute
A.5 Altre esposizioni
Totale A
B Esposiz. "fuori bilancio"
B.1 Sofferenze
B.2 Incagli
B.3 Altre attività deteriorate
B.4 Altre esposizioni
Totale B
Totale (A + B) al 31.12.2013
Totale (A + B) al 31.12.2012
Governi
Altri enti
pubblici
Società
finanziarie
Società di
assicurazion
e
Imprese non
finanziarie
Altri soggetti
Espos. netta
Espos. netta
Espos. netta
Espos. netta
Espos. netta
Espos. netta
12.878
12.897
63.729
35.278
7.137
17.281
849.734
973.159
9.693
6.480
5.038
5.693
339.021
365.925
8.312
8.315
374.240
331.947
19
475.267
475.267
5.230
5.230
246
246
5.738
5.738
2.376
2.376
2.125
1.241
592
114.647
118.606
475.514
274.724
10.968
21.256
15.272
26.969
1.091.765
994.194
3
Tabella di Bilancio B.1
Banca Centropadana Credito Cooperativo
25
Tav 5 E: Distribuzione temporale per durata residua contrattuale delle attività e passività finanziarie – Valuta
Euro
Voci/Scaglioni temporali
Attività per cassa
a vista
352.054
da oltre
1 giorno
a7
giorni
5.889
A.1 Titoli di Stato
da oltre da oltre
7 giorni 15 giorni
a 15
a1
giorni
mese
85.763
49.988
79.319
A.2 Altri titoli di debito
A.3 Quote O.I.C.R.
A.4 Finanziamenti
da oltre
1 mese
fino a 3
mesi
75.670
da oltre
3 mesi
fino a 6
mesi
52.184
da oltre
6 mesi
fino a 1
anno
98.040
da oltre
1 anno
fino a 5
anni
670.212
651.458
13.969
1.945
4.551
6.497
143.000
220.000
1.417
31
647
1.453
89.700
6.900
34.601
73.693
46.985
90.090
437.512
424.558
Oltre 5
anni
indeterminata
9.678
1.961
350.093
- banche
85.768
- clientela
5.889
6.444
9.678
9.678
264.325
5.889
6.444
34.601
73.693
46.985
90.090
437.512
424.558
Passività per cassa
767.130
35.646
31.916
21.764
68.571
81.661
180.653
582.482
90.121
B.1 Depositi e conti correnti
762.343
4.954
18.965
12.109
47.940
34.696
41.282
27.845
762.343
4.954
18.965
12.109
47.940
34.696
41.282
27.845
399
30.692
12.950
9.656
19.139
45.403
135.551
428.992
1.492
1.561
3.820
125.645
42
6.882
65
(1)
1.410
(512)
1.559
1.039
(2)
1
(18)
(71)
(21)
(2)
6.441
73
881
1.161
1.416
705
390
384
73
881
1.161
1.434
776
410
826
65
(1)
1.409
530
1.627
826
66
1.411
775
1.832
2
245
205
- banche
- clientela
B.2 Titoli di debito
B.3 Altre passività
Operazioni "fuori bilancio"
4.388
(14.244)
C.1 Derivati finanziari con scambio di capitale
6.057
- posizioni lunghe
- posizioni corte
C.2 Derivati finanziari senza scambio di capitale
- posizioni lunghe
- posizioni corte
1
1
90.079
2
C.3 Depositi e finanziamenti da ricevere
- posizioni lunghe
- posizioni corte
C.4 Impegni irrevocabili a erogare fondi
(14.244)
- posizioni lunghe
- posizioni corte
3
1.060
3
1.060
14.244
C.5 Garanzie finanziarie rilasciate
C.6 Garanzie finanziarie ricevute
C.7 Derivati creditizi con scambio di capitale:
- posizioni lunghe
- posizioni corte
C.8 Derivati creditizi senza scambio di capitale:
Tabella di Bilancio sezione 3 – rischio di liquidità
Banca Centropadana Credito Cooperativo
26
Tav 5F: Distribuzione settoriale delle esposizioni creditizie per cassa e "fuori bilancio" verso clientela
Esposizioni/Controparti
Espos.
netta
Governi
Rettifiche Rettifiche
val.
val. di
specifiche portafoglio
Altri enti pubblici
Rettifiche Rettifiche
Espos.
val.
val. di
netta
specifiche portafoglio
A. Esposizioni per
cassa
A.1 Sofferenze
Società finanziarie
Rettifiche Rettifiche
Espos.
val.
val. di
netta
specifiche portafoglio
19
Imprese di assicurazione
Rettifiche Rettifiche
Espos.
val.
val. di
netta
specifiche portafoglio
28
A.2 Incagli
A.3 Esposizioni
ristrutturate
A.4 Esposizioni
scadute
A.5 Altre esposizioni
475.267
5.230
22
12.878
TOTALE A
475.267
5.230
22
12.897
Imprese non finanziarie
Rettifiche Rettifiche
Espos.
val.
val. di
netta
specifiche portafoglio
63.729
44.395
9.693
4.053
35.278
9.661
6.480
1.559
7.137
80
5.038
56
17.281
2.124
5.693
704
57
849.734
57
973.159
56.260
B.1 Sofferenze
2.125
172
B.2 Incagli
1.241
28
Espos.
netta
Altri soggetti
Rettifiche Rettifiche
val.
val. di
specifiche portafoglio
3.529
339.021
3.529
365.925
1.041
6.372
1.041
B. Esposizioni "fuori
bilancio"
B.3 Altre attività
deteriorate
3
592
B.4 Altre esposizioni
246
5.738
2.376
(2)
114.647
303
8.312
Totale B
246
5.738
2.376
(2)
118.606
174
303
8.315
Totale (A+B) (T 2013)
475.514
10.968
22
15.272
56
1.091.765
56.434
3.831
374.240
6.372
1.012
Totale (A+B) (T 2012)
274.724
21.256
28
26.969
50
994.194
38.614
2.593
331.947
3.762
644
28
Tabella di Bilancio B.1
Banca Centropadana Credito Cooperativo
27
(29)
(29)
Figura 1: informazione relativa alle imprese non finanziarie con riferimento alle sole esposizioni per cassa classificate per codice Ateco
Settore
AGRICOLTURA, SILVICOLTURA E PESCA
ESTRAZIONE DI MINERALI DA CAVE E MINIERE
ATTIVITA'MANIFATTURIERE
FORNITURA DI ENERGIA ELETTRICA, GAS, VAPORE E ARIA CONDIZIONATA
FORNITURA DI ACQUA; RETI FOGNARIE, ATTIVITA'DI GESTIONE DEI RIFIUTI E
RISANAMENTO
COSTRUZIONI
COMMERCIO ALL'INGROSSO E AL DETTAGLIO; RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI E
MOTOCICLI
TRASPORTO E MAGAZZINAGGIO
ATTIVITA'DEI SERVIZI DI ALLOGGIO E DI RISTORAZIONE
SERVIZI DI INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE
Sofferenze
esp.
rettifiche
netta
2.396
3.431
Incagli
esp.
rettifiche
netta
251
62
78
27
213
52
9.183
9.644
2.854
896
Ristrutturati
esp.
rettifiche
netta
3.255
36
Scadute
Altri finanziamenti
esp. netta
rettifiche
59
7
4
1.291
84
92
127.244
575
143.276
11.244
21
3
26.348
127
26.370
129
31.129
134
31.371
260
21.765
11.449
16.954
4.008
7.682
937
212.146
824
258.547
17.218
15.343
13.480
4.513
1.209
1.064
132
125.897
567
146.817
15.387
93
516
159
39
7
1
30.011
131
32.524
712
3.430
1.105
1.012
960
559
69
18.284
74
23.285
2.208
368
73
110
27
401
50
6.635
27
7.514
177
3.287
12
3.288
12
8.066
2.126
ATTIVITA'PROFESSIONALI, SCIENTIFICHE E TECNICHE
703
253
858
NOLEGGIO, AGENZIE DI VIAGGIO, SERVIZI DI SUPPORTO ALLE IMPRESE
214
201
140
2.254
25
1.629
18
6.121
757
116.964
430
142.433
7.090
211
108
13
22.757
98
24.427
576
34
467
58
15.952
68
16.772
362
AMMINISTRAZIONE PUBBLICA E DIFESA; ASSICURAZIONE SOCIALE OBBLIGATORIA
75
ISTRUZIONE
ALTRE ATTIVITA'DI SERVIZI
ATT.DI FAMIGLIE E CONVIVENZE COME DATORI DI LAVORO PER PERS.
DOMESTICO;PROD. DI BENI E SERV. INDIFF.
ORGANIZZAZIONI ED ORGANISMI EXTRATERRITORIALI
349
126
3.759
ATTIVITA'ARTISTICHE, SPORTIVE, DI INTRATTENIMENTO E DIVERTIMENTO
1.001
242
9.654
SANITA' E ASSISTENZA SOCIALE
85.315
rettifiche
740
ATTIVITA'FINANZIARIE E ASSICURATIVE
ATTIVITA' IMMOBILIARI
esp. netta
Totale
esp.
rettifiche
netta
88.022
3.849
94
23
4
5
50
92
15
4
7
192
221
40
10
44
15
13
63.729
44.395
75
425
2
519
8.926
34
8.930
25
39
1
10.271
40
10.343
137
5
7.065
31
7.340
267
15
13
973.160
59.789
NON CLASSIFICATO
Totale
Tabella da procedura Minerva (matrice W)
Banca Centropadana Credito Cooperativo
35.278
9.661
7.137
80
17.281
2.124
849.735
3.529
28
Tav 5G 1: Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e "fuori bilancio" verso clientela
Esposizioni/Aree
geografiche
Italia
Espos.
netta
Altri Paesi europei
Espos.
netta
Rettifiche
America
Rettifiche
Espos.
netta
Rettifiche
Asia
Espos.
netta
Rettifiche
Resto del mondo
Espos.
netta
Rettifiche
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
73.440
48.477
A.2 Incagli
A.3 Esposizioni
ristrutturate
A.4 Esposizioni scadute
41.758
11.220
12.175
136
22.973
2.828
A.5 Altre esposizioni
1.681.871
4.648
255
1
5
Totale
1.832.218
67.309
255
1
5
B.1 Sofferenze
2.125
172
B.2 Incagli
B.3 Altre attività
deteriorate
B.4 Altre esposizioni
1.244
1
592
1
131.320
333
Totale
135.281
507
Totale (A+B) 2013
1.967.500
67.816
255
1
Totale (A+B) 2012
Tabella di Bilancio B.2
1.648.818
45.689
268
1
B. Esposizioni "fuori
bilancio"
5
2
2
Tav 5G 2: Distribuzione territoriale delle esposizioni creditizie per cassa e "fuori bilancio" verso banche
Esposizioni/Aree
geografiche
Italia
Espos.
netta
Rettifiche
Altri Paesi europei
Espos.
netta
Rettifiche
America
Espos.
netta
Rettifiche
Asia
Espos.
netta
Rettifiche
Resto del mondo
Espos.
netta
Rettifiche
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
A.2 Incagli
A.3 Esposizioni ristrutturate
A.4 Esposizioni scadute
A.5 Altre esposizioni
203.762
62
Totale A
203.762
62
B. Esposizioni "fuori
bilancio"
B.1 Sofferenze
B.2 Incagli
B.3 Altre attività deteriorate
B.4 Altre esposizioni
16.682
Totale B
16.682
Totale (A+B) 2013
220.443
62
Totale (A+B) 2012
Tabella di Bilancio B.3
174.162
109
Banca Centropadana Credito Cooperativo
29
Tav 5H : Esposizioni creditizie per cassa verso clientela: dinamica delle rettifiche di valore complessive
Causali/Categorie
A. Rettifiche complessive iniziali
Sofferenze
31.675
- di cui: esposizioni cedute non cancellate
Esposizioni
ristrutturate
Incagli
8.567
Esposizioni
scadute
100
1.866
41
2.678
1
B. Variazioni in aumento
25.912
7.176
B.1 rettifiche di valore
17.163
4.638
2.583
B.1 bis perdite da cessione
B.2 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate
2.139
287
B.3 altre variazioni in aumento
6.610
2.252
C. Variazioni in diminuzione
9.110
4.523
C.1 riprese di valore da valutazione
2.568
2.405
C. 2 riprese di valore da incasso
41
31
5
1.717
64
1.165
665
C.2 bis utili da cessione
C.3 cancellazioni
5.877
C.4 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate
173
1.946
C.5 altre variazioni in diminuzione
D. Rettifiche complessive finali
- di cui: esposizioni cedute non cancellate
Tabella di Bilancio A.1.8
552
5
48.477
11.220
136
2.827
1
La voce “C.5 altre variazioni in diminuzione” si riferisce all’elisione degli interessi di mora svalutati.
Banca Centropadana Credito Cooperativo
30
TAVOLA 6
RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI RELATIVE AI PORTAFOGLI ASSOGGETTATI AL METODO
STANDARDIZZATO E ALLE ESPOSIZIONI CREDITIZIE SPECIALIZZATE E IN STRUMENTI DI
CAPITALE NELL’AMBITO DEI METODI IRB
INFORMATIVA QUALITATIVA
L’adozione della metodologia standardizzata ai fini della determinazione del requisito patrimoniale a fronte del
rischio di credito comporta la suddivisione delle esposizioni in “portafogli” e l’applicazione a ciascuno di essi di
trattamenti prudenziali differenziati, anche in funzione di valutazioni del merito creditizio (rating esterni)
rilasciate da agenzie esterne di valutazione del merito di credito (ECAI) ovvero da agenzie di credito alle
esportazioni (ECA) riconosciute dalla Banca d’Italia.
In tale contesto, tenendo conto delle proprie caratteristiche operative, al fine di verificare gli effetti in termini di
requisiti patrimoniali riconducibili alle diverse opzioni percorribili, la Banca ha utilizzato le valutazioni del merito
creditizio fornite dall’agenzia Moody’s per la determinazione dei fattori di ponderazione delle esposizioni
ricomprese nei seguenti portafogli:
• “Amministrazioni centrali e banche centrali”, ed indirettamente, “Intermediari vigilati”, “Enti del settore
pubblico” e “Enti territoriali”;
• “Esposizioni verso Imprese e altri soggetti”
• “Esposizioni verso Organizzazioni Internazionali”
• “Esposizioni verso Banche Multilaterali di Sviluppo”
• “Esposizioni verso Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio”
• “Posizioni verso le cartolarizzazioni”.
Nel 2013 non è variata la classificazione dello Stato italiano da parte delle agenzie di rating (il 14/02/2014 è
migliorato invece l’outlook da ‘negativo’ a ‘stabile’). Il declassamento dell’Italia da parte dell’agenzia Moody’s
nel luglio 2012 ha portato il giudizio sul debito italiano da A3 con prospettive negative a Baa2 con prospettive
negative. Il downgrading applicato dall'Agenzia ha determinato per i rating a lungo termine, rispetto al
mapping della Banca d'Italia, il passaggio alla classe di merito di credito inferiore, la 3. Conseguentemente,
nell’ambito della metodologia standardizzata applicata dalla Banca per la determinazione del requisito
patrimoniale minimo per il rischio di credito, ha comportato l’innalzamento dal 50% al 100% del fattore di
ponderazione applicato alle esposizioni non a breve termine verso o garantite da intermediari vigilati italiani
e alle esposizioni verso o garantite da enti del settore pubblico.
Banca Centropadana Credito Cooperativo
31
INFORMATIVA QUANTITATIVA
Tav 6 B1 : informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo standardizzato (classe di merito)
Classi di merito creditizio
1
Dati al 31/12/2013
Ante CRM
2
Post CRM
Ante CRM
3
Post CRM
Ante CRM
4
Post CRM
Ante CRM
5
Post CRM
Ante CRM
6
Post CRM
Ante CRM
Unrated
Post CRM
Ante CRM
Deduzioni dal
patrimonio di
vigilanza
Totale
Post CRM
Ante CRM
Post CRM
Amministrazione e Banche Centrali
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
503.922
508.213
503.922
508.213
0
Intermediari Vigilati
0
237
0
0
99.319
100.659
0
0
0
0
62
62
134.691
134.704
234.071
235.662
0
Enti Territoriali
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
6.513
7.864
6.513
7.864
0
Enti Set. Pubblico ed Enti senza scopo di lucro
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
10.239
9.898
10.239
9.898
0
Banche Multilaterali di Sviluppo
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
46
0
46
0
Organizzazioni Internazionali
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
168
0
14
34
0
0
0
0
0
0
0
0
624.168
606.140
624.350
606.174
0
69
0
20
0
0
0
0
0
0
0
0
0
314.070
296.264
314.159
296.264
0
Esposizioni a breve termine verso imprese
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Organismi di invest.collettivo del risparmio
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1.812
1.825
1.812
1.825
0
Posizioni verso cartolarizzazioni
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1.594
1.594
1.594
1.594
0
Esposizioni garantite da immobili
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
325.053
325.053
325.053
325.053
0
Esposizioni sotto forma di obblig. banc. gar.
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Esposizioni scadute
0
0
0
0
1.340
0
0
0
0
0
0
0
151.670
150.469
153.010
150.469
0
Esposizioni appart. a categorie ad alto rischio per fini regolamentari
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
148
148
148
148
0
Altre esposizioni
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
41.404
73.065
41.404
73.065
0
237
237
34
34
100.659
100.659
0
0
0
0
62
62
2.115.283
2.115.283
2.216.275
2.216.275
0
Imprese ed altri soggetti
Retail - Esposizioni al dettaglio
Totale
Tabella da procedura Minerva
Tav 6 B2 : informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo standardizzato (ponderazione)
Banca Centropadana Credito Cooperativo
32
Ponderazione
0%
Dati al 31/12/2013
Ante CRM
Amministrazione e Banche Centrali
20%
Post CRM
Ante CRM
35%
Post CRM
Ante CRM
50%
Post CRM
Ante CRM
70%
Post CRM
Ante CRM
75%
Post CRM
Ante CRM
100%
Post CRM
Ante CRM
150%
Post CRM
Ante CRM
Altro
Post CRM
Ante CRM
Deduzioni dal
patrimonio di
vigilanza
Totale
Post CRM
Ante CRM
Post CRM
503.922
508.213
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
503.922
508.213
0
9.678
9.678
95.483
95.733
0
0
0
0
0
0
0
0
128.848
130.188
62
62
0
0
234.071
235.662
0
0
0
6.513
7.864
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
6.513
7.864
0
341
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
9.898
9.898
0
0
0
0
10.239
9.898
0
Banche Multilaterali di Sviluppo
0
0
0
46
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
46
0
Organizzazioni Internazionali
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Impreseedaltri soggetti
18.017
0
179
0
0
0
14
34
0
0
0
0
606.140
606.140
0
0
0
0
624.350
606.174
0
Retail - Esposizioni al dettaglio
16.318
0
1.556
0
0
0
20
0
0
0
296.264
296.264
0
0
0
0
0
0
314.159
296.264
0
Esposizioni a brevetermine verso imprese
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Organismi di invest.collettivo del risparmio
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1.812
1.825
0
0
0
0
1.812
1.825
0
Posizioni verso cartolarizzazioni
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1.594
1.594
1.594
1.594
0
Esposizioni garantite da immobili
0
0
0
0
261.643
261.643
63.410
63.410
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
325.053
325.053
0
Esposizioni sotto forma di obblig. banc. gar.
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1.160
0
28
0
0
0
4.243
4.243
0
0
0
0
63.649
62.297
83.930
83.930
0
0
153.010
150.469
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
148
148
0
0
0
0
148
148
0
10.537
42.082
927
1.043
0
0
0
0
0
0
0
0
29.940
29.940
0
0
0
0
41.404
73.065
0
559.974
559.974
104.687
104.687
261.643
261.643
67.686
67.686
0
0
296.264
296.264
840.435
840.435
83.992
83.992
1.594
1.594
2.216.275
2.216.275
0
Intermediari Vigilati
Enti Territoriali
Enti Set. Pubblico ed Enti senza scopo di lucro
Esposizioni scadute
Esposizioni appart. a categorie ad alto rischio per fini regolamentari
Altre esposizioni
Totale
Tabella da procedura Minerva
Banca Centropadana Credito Cooperativo
33
TAVOLA 8
TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO
INFORMATIVA QUALITATIVA
Politiche e processi in materia di compensazione in bilancio e “fuori bilancio”.
La Banca non ha adottato politiche e processi in materia di compensazione in bilancio e fuori bilancio. La
Banca non ricorre pertanto a tali forme di protezione del rischio di credito e di controparte.
Politiche e processi per la valutazione e la gestione delle garanzie reali.
Con riferimento all’acquisizione, valutazione e gestione delle principali forme di garanzia reale, la Banca ha
definito specifiche politiche e procedure al fine di assicurare il soddisfacimento dei requisiti – giuridici,
economici e organizzativi – previsti dalla normativa per il loro riconoscimento ai fini prudenziali al momento
della costituzione della protezione e per tutta la durata della stessa.
In particolare:
 sono state predisposte politiche e procedure documentate con riferimento alle tipologie di strumenti di
CRM utilizzati a fini prudenziali, al loro importo, all’interazione con la gestione del profilo di rischio
complessivo;
 sono state adottate tecniche e procedure volte al realizzo tempestivo delle attività poste a protezione
del credito;
 sono stati affidati a strutture centralizzate, ufficio Legale, i compiti di controllo sui profili di certezza
giuridica;
 sono state sviluppati e posti in uso standard della contrattualistica utilizzata;
 le diverse tipologie di garanzie accettate e le connesse politiche creditizie sono state chiaramente
documentate e divulgate.
Le misure di controllo cui è soggetta la concessione del credito con acquisizione di garanzie reali sono
differenziate per tipologia di garanzia. Si possono individuare due tipologie di garanzie principali, sia per
volumi di credito sia per numerosità della clientela, soggette quindi a normative differenti:
 ipoteca (su immobili residenziali e commerciali);
 pegno (su titoli e denaro).
Relativamente alle garanzie ipotecarie su immobili, le politiche e le procedure aziendali assicurano che siano
sempre acquisite e gestite con modalità atte a garantirne l’opponibilità in tutte le giurisdizioni pertinenti e
l’escutibilità in tempi ragionevoli.
In tale ambito, la Banca ha definito specifiche politiche e procedure interne con riguardo:
 alla non dipendenza del valore dell’immobile in misura rilevante dal merito di credito del debitore;
 alla indipendenza del soggetto incaricato della valutazione ed esecuzione della stima ad un valore
non superiore al valore di mercato;
 alla presenza di un’assicurazione contro il rischio danni sul bene oggetto di garanzia;
 alla messa in opera di un’adeguata sorveglianza sul valore dell’immobile, al fine di verificare la
sussistenza nel tempo dei requisiti che permettono di beneficiare di un minor assorbimento patrimoniale
sulle esposizioni garantite;
 al rispetto della condizione di loan-to-value massimo (rapporto tra fido e valore della garanzia);
 alla destinazione d’uso dell’immobile e alla capacità di rimborso del debitore.
Il processo di sorveglianza sul valore dell’immobile a garanzia è svolto attraverso l’utilizzo di metodi statistici
(mediante il servizio Pirelli & C. Real Estate Property). Al riguardo, l’attività di valutazione è effettuata:
 almeno ogni 3 anni per gli immobili residenziali;
 annualmente per gli immobili di natura non residenziale.
Banca Centropadana Credito Cooperativo
34
Per le esposizioni rilevanti (ossia di importo superiore a 3 milioni di euro o al 5 per cento del patrimonio di
vigilanza della Banca) la valutazione è rivista da un perito indipendente almeno ogni 3 anni.
Con riguardo alle garanzie reali finanziarie la Banca, nell’ambito della definizione delle politiche e processi
per la gestione dei rischio di credito e dei limiti e deleghe operative, indirizza l’acquisizione delle stesse a
quelle sole aventi ad oggetto attività finanziarie delle quali l’azienda è in grado di calcolare il fair value ogni
qualvolta esistano elementi che presuppongano che si sia verificata una diminuzione significativa del fair value
stesso.
Sono in essere specifici presidi e procedure atte a garantire i seguenti aspetti rilevanti per l’ammissibilità a fini
prudenziali delle garanzie in argomento:
 assenza di una rilevante correlazione positiva tra il valore della garanzia finanziaria e il merito
creditizio del debitore;
 specifici presidi a garanzia della separatezza esterna (tra patrimonio del depositario e bene oggetto di
garanzia) e della separatezza interna (tra i beni appartenenti a soggetti diversi e depositati presso i
terzi); qualora l’attività oggetto di garanzia sia detenuta presso terzi;
 durata residua della garanzia non inferiore a quella dell’esposizione.
Nei casi in cui il valore del bene in garanzia sia soggetto a rischi di mercato la Banca utilizza il concetto di
scarto di garanzia, misura espressa in percentuale sul valore della garanzia offerta, determinata in funzione
della volatilità del valore del titolo. In fase di delibera viene considerata come garantita la sola parte del
finanziamento coperta dal valore del bene al netto dello scarto.
La sorveglianza delle garanzie reali finanziarie, nel caso di pegno su titoli, avviene attraverso il monitoraggio
del rating dell’emittente/emissione e la valutazione del fair value dello strumento finanziario a garanzia.
Principali tipi di garanzie reali accettate.
La Banca accetta diversi strumenti a protezione del credito costituiti dalle seguenti categorie:
Garanzie ipotecarie

ipoteca su beni immobili residenziali;

ipoteca su immobili commerciali;
Garanzie finanziarie

pegno di titoli di debito di propria emissione o emessi da soggetti sovrani;

pegno di denaro depositato presso la Banca;

pegno su altri strumenti finanziari quotati;

pegno su polizze assicurative.
Principali tipologie di garanti e di controparti in operazioni su derivati creditizi e il loro merito di credito.
Con riferimento alle garanzie personali, le principali tipologie di garanti sono rappresentate da imprenditori e
partner societari correlati al debitore nonché, nel caso di finanziamenti concessi a favore di imprese individuali
e/o persone fisiche (consumatori e non), anche da parte di congiunti del debitore stesso. Meno
frequentemente il rischio di insolvenza è coperto da garanzie personali fornite da altre società (generalmente
società appartenenti allo stesso gruppo economico del debitore), oppure prestate da istituzioni finanziarie e
compagnie assicurative.
Nel caso di finanziamenti a soggetti appartenenti a determinate categorie economiche (artigiani, commercianti,
etc.) la Banca acquisisce specifiche garanzie (sussidiarie o a prima richiesta) prestate da parte dei consorzi
fidi di appartenenza.
Le suddette forme di garanzia, nella generalità dei casi, non consentono un’attenuazione del rischio di credito
a fini CRM in quanto prestate da soggetti “non ammessi” ai fini della nuova normativa prudenziale.
Costituiscono un’eccezione le garanzie personali prestate da consorzi fidi iscritti nell’elenco speciale ex art.
107 t.u.b. e da enti del settore pubblico/territoriali.
La Banca non ha posto in essere operazioni su derivati creditizi.
Informazioni sulle concentrazioni del rischio di mercato o di credito nell’ambito degli strumenti di attenuazione
del rischio di credito adottati.
Banca Centropadana Credito Cooperativo
35
La Banca allo stato attuale non valuta e gestisce il rischio di concentrazione con riferimento alle garanzie.
Banca Centropadana Credito Cooperativo
36
INFORMATIVA QUANTITATIVA
La tavola seguente mostra il valore delle esposizioni coperte da garanzie reali e personali, al netto degli scarti
prudenziali, suddivise per portafoglio di segnalazione, come identificato dalla vigente normativa di vigilanza.
In particolare rilevano le sole garanzie che, a seguito del rispetto di una serie di requisiti stabiliti nelle
disposizioni di vigilanza, sono ammesse tra le tecniche di mitigazione del rischio, nell’ambito del metodo
standardizzato. Le esposizioni sono al netto delle rettifiche di volatilità previste dalla normativa prudenziale.
Non sono presenti garanzie rappresentate da derivati creditizi.
Nel computo delle garanzie reali finanziarie assumono rilevanza preminente i depositi ricevuti per operazioni di
pronti contro termine.
Tav 8 : tecniche di attenuazione del rischio
Dati al 31/12/2013
Amministrazione e Banche Centrali
Esposizioni coperte Esposizioni coperte da Esposizioni coperte da
da garanzie reali
garanzie personali
derivati su crediti
Totale
4.323
0
0
4.323
271
1.340
0
1.611
Enti Territoriali
0
1.351
0
1.351
Enti Set. Pubblico ed Enti senza scopo di lucro
0
0
0
0
46
0
0
46
Intermediari Vigilati
Banche Multilaterali di Sviluppo
Organizzazioni Internazionali
0
0
0
0
34
0
0
34
Retail - Esposizioni al dettaglio
0
0
0
0
Esposizioni a breve termine verso imprese
0
0
0
0
Organismi di invest.collettivo del risparmio
12
0
0
12
Posizioni verso cartolarizzazioni
0
0
0
1.594
Esposizioni garantite da immobili
0
0
0
0
Esposizioni sotto forma di obblig. banc. gar.
0
0
0
0
Esposizioni scadute
Esposizioni appart. a categorie ad alto rischio per fini
regolamentari
Altre esposizioni
0
0
0
0
0
0
0
0
33.393
0
0
33.393
38.079
2.690
0
42.363
Imprese ed altri soggetti
Totale approccio standard
Tabella da procedura Minerva
Banca Centropadana Credito Cooperativo
37
TAVOLA 9
RISCHIO DI CONTROPARTE
INFORMATIVA QUALITATIVA
Il rischio di controparte rappresenta il rischio che la controparte di una transazione, avente ad oggetto
determinati strumenti finanziari, risulti inadempiente prima del regolamento della transazione stessa. Il rischio
di controparte grava sulle seguenti tipologie di transazione:
1) strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC): derivati di copertura su prestiti
obbligazionari emessi;
2) operazioni pronti contro termine attive e passive su titoli o merci, operazioni di concessione o
assunzione di titoli o merci in prestito e finanziamenti con margini (operazioni SFT);
3) operazioni con regolamento a lungo termine (LST): operazioni a lungo termine in divisa.
Tale rischio è, quindi, una particolare fattispecie del rischio di credito, che genera una perdita se le transazioni
poste in essere con una determinata controparte hanno un valore positivo al momento dell'insolvenza.
INFORMATIVA QUANTITATIVA
Rischio di controparte
Tipo attività al
31/12/2013
Fair Value Lordo
Positivo
Riduzione per Fair value positivo
compensazione
netto (al netto
Lordo
degli accordi di
compensato
compensazione)
Garanzie
Reali
Fair value netto (al
netto delle
compensazioni e
delle garanzie)
9.784
9.784
9.784
9.784
162
162
162
Derivati OTC
Operazioni SFT/LST
Tabella da procedura Minerva
EAD,
secondo
metodo
standard
Valore nozionale
derivati creditizi a
copertura rischio
controparte
9.784
162
Ripartizione per tipologia di contratti
Tipo attività al 31/12/2013
Contratti su tassi
interesse
Contratti su titoli di
capitale
Contratti Fx
Contratti su crediti
Contratti su
commodity
Derivati OTC
Operazioni SFT/LST
Tabella da procedura Minerva
Banca Centropadana Credito Cooperativo
162
38
TAVOLA 10
OPERAZIONI DI CARTOLARIZZAZIONE
INFORMATIVA QUALITATIVA
Di seguito si riporta l’informativa riguardante l’attività di cartolarizzazione posta in essere dalla Banca in qualità
di originator, ai sensi della L. 130/1999. La normativa richiamata disciplina la cessione “in blocco” di crediti da
parte di una società (originator) ad un’altra società appositamente costituita (Special Purpose Vehicle – SPV),
la quale a sua volta emette titoli collocabili sul mercato (Asset Backed Securities - ABS), che presentano
diversi livelli di subordinazione, al fine di finanziare l’acquisto dei crediti stessi.
Le operazioni poste in essere dalla Banca sono le seguenti:
Operazione/Veicolo
Credico Finance 4 srl
Esposizioni cartolarizzate
Data di perfezionamento
(importo originario)
28.298
26/4/2005
La Banca ha posto in essere esclusivamente cartolarizzazioni di tipo tradizionale.
Obiettivi della Banca e tipologie di esposizioni
Si elencano di seguito i principali obiettivi perseguiti dalla Banca relativamente all’attività di cartolarizzazione:
diversificazione delle fonti di finanziamento, maggiore correlazione delle scadenze fra raccolta ed impieghi,
miglioramento dei coefficienti prudenziali di vigilanza.
Le operazioni hanno avuto per oggetto crediti performing costituiti da mutui ipotecari concessi a clientela
residente in Italia. I progetti, realizzati con l’assistenza di Iccrea Banca, hanno visto la cessione pro-soluto di
portafogli di crediti nascenti da mutui ipotecari “in bonis” assistiti da ipoteca di 1° grado erogati dalla banca e
da altre BCC-CR consorelle, per un valore nominale complessivo lordo di 1.076 milioni di euro di cui circa 109
relativi alla Banca.
Soggetto organizzatore (arranger) è stata Societé Générale Corporate & Investment Banking con il
coinvolgimento, per le necessarie valutazioni di rating, delle Agenzie Moody’s e Standard and Poor’s.
Per l’operazione ci si è avvalsi di Società Veicolo appositamente costituite e omologate come previsto dalla
L.130/1999, nelle quali la Banca non detiene interessenze né suoi dipendenti rivestono ruoli societari.
L’operazione si è concretizzata per mezzo di più contratti tra loro collegati, il cui schema è di seguito
rappresentato:
-
cessione pro-soluto, da parte degli originator, di un portafoglio di crediti individuati in “blocco”;
-
acquisizione dei crediti da parte del cessionario/emittente, società veicolo, ed emissione da parte di
quest’ultimo di “notes” caratterizzate da un diverso grado di rimborsabilità al fine di reperire mezzi
finanziari;
-
sottoscrizione delle “notes” Senior e Mezzanine da parte di intermediari collocatori;
-
sottoscrizione da parte dei singoli originators delle notes Serie C – Junior.
I titoli di classe C sono stati suddivisi in differenti serie, ciascuna di importo proporzionale all’ammontare dei
crediti rispettivamente ceduti dalle singole banche, le quali hanno provveduto a sottoscriverli interamente.
Ognuna di queste ha sottoscritto esclusivamente la serie di titoli subordinati di pertinenza, con pagamento del
relativo prezzo alla “pari”.
Banca Centropadana Credito Cooperativo
39
Relativamente alle posizioni detenute dalla Banca verso le operazioni di cartolarizzazione dalla stessa
realizzate in data antecedente al 30 settembre 2005, si utilizza il metodo standardizzato per il calcolo del
requisito patrimoniale (Cfr. sezione III - Titolo II - Capitolo 2 della Circolare n. 263/06 della Banca d’Italia).
Per quanto concerne le operazioni effettuate in data successiva al 1° gennaio 2004, il mantenimento
sostanziale dei rischi e dei benefici del portafoglio ceduto comporta, secondo quanto previsto dallo IAS 39, la
mancata cancellazione dal bilancio dei crediti sottostanti; di conseguenza, detti attivi continuano a figurare
nell’attivo del bilancio della Banca tra le attività cedute non cancellate.
Operazioni di cartolarizzazione di “terzi”
Nel corso dell'esercizio è stato rimborsato anticipatamente il titolo di classe A (IT0004237696 V.N euro 8.000),
detenuto dalla Banca a scopo di investimento, emesso dalla Società Credico Funding 3 srl nel contesto di una
emissione di prestiti obbligazionari effettuata dalle Banche di Credito Cooperativo.
Il rimborso del titolo ha comportato la rilevazione di un utile da negoziazione di 262 mila euro, iscritto alla voce
100 a) "Crediti" del Conto Economico.
INFORMATIVA QUANTITATIVA
C.1.7 Attività di servicer - incassi dei crediti cartolarizzati e rimborsi dei titoli emessi dalla società veicolo
Società veicolo
Attività cartolarizzate (dato
di fine periodo)
Deteriorate
In bonis
Incassi crediti realizzati
nell'anno
Deteriorate
In bonis
Credico Finance 2
senior
attività
deteriorate
0%
Credico Finance 3
Credico Finance 4
Tabella di Bilancio C.1.7
Quota % dei titoli rimborsati (dato di fine periodo)
801
7.456
Banca Centropadana Credito Cooperativo
mezzanine
attività in
bonis
attività
deteriorate
junior
attività
attività
in bonis deteriorate
attività in
bonis
100%
0%
100%
0%
100%
100%
0%
100%
0%
0%
0%
43
1.424
0%
100%
0%
151
1.618
0%
0%
0%
40
C.1.1 Esposizioni derivanti da operazioni di cartolarizzazione distinte per qualità delle attività sottostanti
Esposizioni per cassa
Qualità attività
sottostanti/Esposizioni
Senior
Esposiz.
lorda
Esposiz.
netta
Mezzanine
Esposiz.
lorda
A. Con attività
sottostanti proprie :
Garanzie rilasciate
Junior
Esposiz.
netta
Senior
Esposiz.
lorda
Esposiz.
netta
1.594
1.594
1.594
1.594
Esposiz.
lorda
Mezzanine
Esposiz.
netta
Esposiz.
lorda
Esposiz.
netta
Junior
Esposiz.
lorda
Senior
Esposiz.
netta
Esposiz.
lorda
Esposiz.
netta
Linee di credito
Mezzanine
Esposiz.
lorda
Esposiz.
netta
Junior
Esposiz.
lorda
Esposiz.
netta
a) Deteriorate
b) altre
B. Con attività
sottostanti di terzi :
a) Deteriorate
b) altre
Tabella di Bilancio C.1.1
C.1.2 Esposizioni derivanti dalle principali operazioni di cartolarizzazione "proprie" ripartite per tipologia di attività cartolarizzate e per tipologia di esposizione
Esposizioni per cassa
Senior
Tipologia attività cartolarizzate/Esposizioni
A. Oggetto di integrale cancellazione dal
bilancio
A.1 Credico finance 2 -Mutui Ipotecari
B. Oggetto di parziale cancellazione dal
bilancio
C. Non cancellate dal bilancio
C.1 Credico Finance 3 - Mutui Ipotecari
C.2 Credico Finance 4 - Mutui Ipotecari
Tabella di Bilancio C.1.2
Banca Centropadana Credito Cooperativo
Mezzanine
Garanzie rilasciate
Junior
Senior
Linee di credito
Mezzanine
Junior
Senior
Mezzanine
Junior
Valore Rettif./r Valore Rettif./ri Valore Rettif./ri Esposiz Rettif./ri Esposiz Rettif./ri Esposiz Rettif./ri Esposiz Rettif./ri Esposiz Rettif./ri Esposiz Rettif./rip
di
ipr. di
di
pr. di
di
pr. di
ione
pr. di
ione
pr. di
ione
pr. di
ione
pr. di
ione
pr. di
ione
r. di
bilancio valore bilancio valore bilancio valore
netta
valore
netta
valore
netta
valore
netta
valore
netta
valore
netta
valore
1.594
1.594
1.594
1.594
41
C.1.3 Esposizioni derivanti dalle principali operazioni di cartolarizzazione "di terzi" ripartite per tipologia di attività cartolarizzate e per tipo di esposizione
Alla data di riferimento del bilancio, la banca non detiene esposizioni verso cartolarizzazioni di terzi. Pertanto la tabella non viene riportata
Operazioni di cartolarizzazione per fasce di ponderazione
Portafoglio Bancario
Cartolarizzazioni proprie
Portafoglio di Negoziazione
Cartolarizzazioni di terzi
Cartolarizzazioni proprie
Cartolarizzazioni di terzi
Fasce di ponderazione
Senior
Mezzanine
Junior
Senior
Mezzanine
Junior
Senior
Mezzanine
Junior
Senior
Mezzanine
Totale
Junior
Ponderazione al 20%
Ponderazione al 50%
Ponderazione al 100%
Ponderazione al 350%
Ponderazione al 1250% - con rating
Ponderazione al 1250% - senza rating
1.594
1.594
Totale
1.594
1.594
Banca Centropadana Credito Cooperativo
42
TAVOLA 12
RISCHIO OPERATIVO
INFORMATIVA QUALITATIVA
E’ il rischio di subire perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane e
sistemi interni, oppure da eventi esogeni. Rientrano in tale tipologia, tra l’altro, le perdite derivanti da frodi,
errori umani, interruzioni dell’operatività, indisponibilità dei sistemi, inadempienze contrattuali, catastrofi
naturali. Nel rischio operativo è anche compreso il rischio legale, mentre non sono inclusi quelli strategici e di
reputazione.
Con riferimento alla misurazione del requisito prudenziale a fronte dei rischi operativi, la Banca, non
raggiungendo le specifiche soglie previste per l’accesso alle metodologie avanzate individuate dalla Vigilanza,
considerate comunque le proprie caratteristiche in termini operativi e dimensionali, ha deliberato l’applicazione
del metodo base (Basic Indicator Approach – BIA).
Tale metodologia prevede che il requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi venga misurato applicando il
coefficiente regolamentare del 15% alla media delle ultime tre osservazioni, su base annuale, del margine di
intermediazione.
INFORMATIVA QUANTITATIVA
Descrizione
Margine di intermediazione 2013
Valore
66.192
Margine di intermediazione 2012
65.408
Margine di intermediazione 2011
53.120
MEDIA MARGINE D'INTERMEDIAZIONE ULTIMI TRE ESERCIZI
61.573
Rischio Operativo: metodo base (15%)
9.236
Tabella modello rischi quantificabili ICAAP 2013
Banca Centropadana Credito Cooperativo
43
TAVOLA 13
ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE
INFORMATIVA QUALITATIVA
I titoli di capitale inclusi nel portafoglio bancario si trovano classificati tra le “Attività finanziarie disponibili per la
vendita” e tra le “Partecipazioni”. Gli strumenti classificati tra le “Attività finanziarie disponibili per la vendita”
sono quelli che la Banca intende mantenere per un periodo di tempo indefinito e che possono essere
all’occorrenza venduti per esigenze di liquidità, variazioni nei tassi di cambio e nei prezzi di mercato.
I titoli di cui al punto 2.2 sono relativi alle partecipazioni detenute nel capitale di società del movimento del
Credito Cooperativo e di società o enti comunque strumentali allo sviluppo dell’attività della Banca. La voce
“Quote di OICR” è composta dal Fondo chiuso BCC Private Equity.
Tecniche di contabilizzazione e delle metodologie di valutazione utilizzate
Titoli di capitale inclusi tra le “Attività finanziarie disponibili per la vendita”
1. Criteri di iscrizione
L’iscrizione iniziale di tali titoli avviene alla data di regolamento. All’atto della rilevazione iniziale, le attività
vengono rilevate al fair value che è rappresentato, generalmente, dal corrispettivo pagato per l’esecuzione
della transazione, comprensivo dei costi o proventi di transazione direttamente attribuibili.
2. Criteri di valutazione
Successivamente alla rilevazione iniziale, le attività finanziarie continuano ad essere valutate al fair value.
Il fair value è definito dal principio contabile IFRS 13 39 come “il prezzo che si percepirebbe per la vendita di
un'attività ovvero che si pagherebbe per il trasferimento di una passività in una regolare operazione tra
operatori di mercato alla data di misurazione”2.
al quale un’attività potrebbe essere scambiata o una passività estinta in una libera transazione fra parti
consapevoli e indipendenti”.
Il fair value degli investimenti quotati in mercati attivi è determinato con riferimento alle quotazioni di mercato
rilevate alla data di riferimento del bilancio.
Un mercato è definito attivo qualora le quotazioni riflettano normali operazioni di mercato, siano prontamente e
regolarmente disponibili ed esprimano il prezzo di effettive e regolari operazioni di mercato.
In assenza di un mercato attivo, sono utilizzati metodi di stima e modelli valutativi che tengono conto di tutti i
fattori di rischio correlati agli strumenti e che sono fondati su dati rilevabili sul mercato. Gli investimenti in
strumenti di capitale non quotati in mercati attivi ed il cui fair value non può essere determinato in modo
attendibile sono mantenuti al costo e svalutati, con imputazione a conto economico, nell’eventualità in cui
siano riscontrate perdite di valore durevoli.
Laddove l’attività finanziaria subisca una diminuzione di valore, la perdita cumulata non realizzata e
precedentemente iscritta nel patrimonio netto, viene stornata dal patrimonio netto e contabilizzata nella voce di
2
L’IFRS 13 Valutazione degli strumenti finanziari si applica per gli esercizi che decorrono dal 1° gennaio 2013 disciplina in un unico principio la
misurazione al fair value degli strumenti finanziari e non finanziari in diversi principi (IAS 39, IFRS 7, IAS 40…) L’applicazione del principio è
prospettica (ossia non è richiesto il calcolo degli effetti con riferimento ai saldi dell’esercizio precedente inseriti in bilancio ai fini comparativi).
L’IFRS 13 trova applicazione ogni volta che un Principio preveda la valutazione di un’attività o passività al fair value oppure l’informativa aggiuntiva
sul fair value di un’attività o passività, salvo alcune specifiche esenzioni. Nonostante molti dei concetti dell’IFRS 13 siano coerenti con la pratica
attuale, l’aspetto principale del nuovo principio è dato dalle precisazioni introdotte con riferimento alla misurazione del rischio di inadempimento
nella determinazione del fair value dei contratti derivati. Tale rischio include sia le variazioni del merito creditizio della controparte sia quelle
dell’emittente stesso (Credit Value Adjustment, CVA, e Debit Value Adjustment, DVA).
Banca Centropadana Credito Cooperativo
44
conto economico ”Rettifiche/riprese di valore nette per deterioramento delle attività finanziarie disponibili per la
vendita”.
Qualora i motivi della perdita durevole vengano meno a seguito di un evento verificatosi successivamente alla
sua rilevazione, vengono iscritte riprese di valore imputate al patrimonio netto.
La verifica dell’esistenza di obiettive evidenze di riduzione di valore viene effettuata a ogni chiusura di bilancio
o di situazione infrannuale.
3. Criteri di cancellazione
Le attività vengono cancellate quando scadono i diritti contrattuali sui flussi finanziari derivanti dalle stesse o
quando l’attività finanziaria viene ceduta trasferendo sostanzialmente tutti i rischi e i benefici ad essa connessi.
4. Criteri di rilevazione delle componenti reddituali
I dividendi sono contabilizzati nell’esercizio in cui sono deliberati nella voce “Dividendi e proventi simili”.
I proventi e gli oneri derivanti dalla variazione del relativo fair value sono rilevati a patrimonio netto in una
specifica riserva sino a che l’attività finanziaria non viene cancellata o non viene rilevata una perdita di valore.
Al momento della dismissione, gli effetti derivanti dall’utile o dalla perdita cumulati nella riserva relativa alle
attività finanziarie disponibili per la vendita, vengono riversati a conto economico nella voce “Utili (perdite) da
cessione o riacquisto di attività finanziarie disponibili per la vendita”.
INFORMATIVA QUANTITATIVA
4.1 Attività finanziarie disponibili per la vendita
Voci/Valori
1. Titoli di debito
1.1 Titoli strutturati
1.2 Altri titoli di debito
Totale (T 2013)
Totale (T 2012)
Livello 1 Livello 2 Livello 3 Livello 1 Livello 2 Livello 3
493.676
30.735
275.696
45.651
448.025
1.499
30.735
2. Titoli di capitale
2.1 Valutati al fair
value
2.2 Valutati al costo
3. Quote di O.I.C.R.
274.197
14.034
13.533
14.034
13.533
148
207
4. Finanziamenti
Totale
493.676
Tabella di Bilancio sezione 4 voce 40
30.883
14.034
275.697
207
13.533
Il primo livello di fair value si determina mediante i prezzi quotati in mercati attivi; il secondo livello, prevede
l’utilizzo di tecniche di valutazione con input significativi basati su dati osservabili dal mercato, mentre il terzo
livello applica tecniche di valutazione con input significativi non basati su dati osservabili dal mercato.
Banca Centropadana Credito Cooperativo
45
6.1 Utili (perdite) da cessione o riacquisto: composizione
Totale
Totale
T 2013
Voci/Componenti reddituali
Utili
Perdite
T 2012
Risultato
netto
Utili
Perdite
Risultato
netto
Attività finanziarie
1. Crediti verso banche
777
(12)
765
2. Crediti verso clientela
240
(636)
(396)
17.726
(808)
16.918
15.351
(4.590)
10.762
17.726
(808)
16.918
15.351
(4.590)
10.761
18.743
(1.456)
17.287
15.351
(4.590)
10.762
(98)
507
868
(146)
723
(98)
507
868
(146)
723
3. Attività finanziarie disponibili per la vendita
3.1 Titoli di debito
3.2 Titoli di capitale
3.3 Quote di O.I.C.R.
3.4 Finanziamenti
4. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza
Totale attività
Passività finanziarie
1. Debiti verso banche
2. Debiti verso clientela
3. Titoli in circolazione
605
Totale passività
Tabella di Bilancio sezione 6 voce 100
605
Banca Centropadana Credito Cooperativo
46
TAVOLA 14
RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE SULLE POSIZIONI INCLUSE NEL PORTAFOGLIO BANCARIO
INFORMATIVA QUALITATIVA
Natura del rischio di tasso di interesse
Il rischio di tasso sul “portafoglio bancario” rappresenta il rischio attuale o prospettico di diminuzione di valore
del patrimonio o di diminuzione del margine d’interesse derivante dagli impatti delle variazioni avverse dei
tassi di interesse sulle attività diverse da quelle allocate nel portafoglio di negoziazione di vigilanza.
Le fonti di tale rischio sono individuabili principalmente nei processi del Credito, della Raccolta e della
Finanza.
Misurazione e gestione del rischio ed ipotesi di fondo utilizzate
Per la determinazione del capitale interno a fronte del rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario la
Banca utilizza l’algoritmo semplificato, previsto nell’Allegato C Titolo III Cap.1 della Circolare 263/06 di Banca
d’Italia, per la determinazione della variazione del valore economico del portafoglio bancario.
Attraverso tale metodologia viene valutato l’impatto di una variazione ipotetica dei tassi sull’esposizione al
rischio di tasso di interesse relativo al portafoglio bancario.
A tal fine le attività e le passività vengono preventivamente classificate in fasce temporali in base alla loro vita
residua ed aggregate per “valute rilevanti” (le valute il cui peso è inferiore al 5% sono aggregate fra loro come
se fossero un'unica valuta). Per ogni aggregato di posizioni viene quindi calcolata, all’interno di ciascuna
fascia, la posizione netta, come compensazione tra posizioni attive e posizioni passive. La posizione netta di
ogni fascia è moltiplicata per i fattori di ponderazione, ottenuti come prodotto tra una variazione ipotetica dei
tassi e un’approssimazione della duration modificata relativa alle singole fasce. Le esposizioni ponderate delle
diverse fasce sono sommate tra loro. L’esposizione ponderata netta ottenuta in questo modo approssima la
variazione del valore attuale delle poste denominate in una certa valuta nell’eventualità dello shock di tasso
ipotizzato.
Le esposizioni positive relative alle singole “valute rilevanti” e all’aggregato delle “valute non rilevanti” sono
sommate tra loro. In questo modo si ottiene un valore che rappresenta la variazione di valore economico
aziendale a fronte dell’ipotizzato scenario sui tassi di interesse.
Ai fini della quantificazione del capitale interno in condizioni ordinarie la Banca prende a riferimento uno
spostamento parallelo della curva dei tassi pari a +/- 200 bp, in analogia allo scenario contemplato dall’Organo
di Vigilanza per la conduzione del cd. supervisory test.
Per quanto attiene alla dinamica dei depositi non vincolati si evidenzia che la somma dei c/c passivi e dei
depositi liberi sono stati ripartiti secondo le seguenti modalità:
- nella fascia "a vista", convenzionalmente, una quota fissa del 25% (c.d. “componente non core”);
- per il rimanente importo (c.d. “componente core”) nelle successive otto fasce temporali (da "fino a 1
mese" a "4-5 anni") in misura proporzionale al numero dei mesi in esse contenuti.
Si procede poi a determinare l’indicatore di rischiosità, rappresentato dal rapporto tra il capitale interno e il
Patrimonio di Vigilanza. La Banca d’Italia pone come soglia di attenzione un valore pari al 20%.
Frequenza di misurazione di questa tipologia di rischio
La misurazione viene effettuata su base mensile.
Banca Centropadana Credito Cooperativo
47
INFORMATIVA QUANTITATIVA
DESCRIZIONE
VALORI
VARIAZIONE VALORE ECONOMICO PER SHOCK DI +200 pb
€
6.944
PATRIMONIO DI VIGILANZA
€
223.376
%
3,11%
INDICE DI RISCHIOSITA' (Soglia di attenzione = 20%)
Tabella da resoconto ICAAP 2013
RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE - VALUTA EURO (SHOCK SUPERVISORY -/+ 200 PB) 31/12/2013
FASCIA
DESCRIZIONE
DMA
0 Dati Non Ripartibili
0
1 A Vista e A Revoca
0
ATTIVITA'
PASSIVITA'
-
-
POS.NETTA
POND.
SHOCK 0
1.119.863
227.390
-200
2 Fino a 1 mese
0,04
160.281
125.525
-200
3 Da oltre 1 mese a 3 mesi
0,16
117.044
245.564
4 Da oltre 3 mesi a 6 mesi
0,36
99.098
189.988
5 Da oltre 6 mesi a 1 anno
0,715
61.062
6 Da oltre 1 anno a 2 anni
1,385
7 Da oltre 2 anni a 3 anni
2,245
8 Da oltre 3 anni a 4 anni
POS.NETTA
POND.
SHOCK +
-
0
-
-
200
-
28
200
28
-200
411
200
-
-200
654
200
-
654
218.550
-200
2.252
200
-
2.252
182.989
430.103
-200
6.845
200
-
6.845
125.860
204.271
-200
3.521
200
-
3.521
3,07
24.374
174.926
-200
9.244
200
-
9.244
9 Da oltre 4 anni a 5 anni
3,855
12.028
170.495
-200
12.218
200
-
12.218
10 Da oltre 5 anni a 7 anni
5,075
36.580
50.893
-200
1.453
200
-
11 Da oltre 7 anni a 10 anni
6,63
177.069
34.329
-200
-
18.927
200
18.927
12 Da oltre 10 anni a 15 anni
8,92
85.224
51
-200
-
15.195
200
15.195
13 Da oltre 15 anni a 20 anni
11,215
39.530
13
-200
-
8.864
200
8.864
14 Da oltre 20
13,015
2.030
-
-200
-
528
200
-
6.944
TOTALI
Tabella modello rischi quantificabili ICAAP 2013
2.243.032
-
2.072.096
411
1.453
528
6.944
RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE - ALTRE VALUTE (SHOCK SUPERVISORY -/+ 200 PB) 31/12/2013
FASCIA
DESCRIZIONE
DMA
ATTIVITA'
PASSIVITA'
-
-
POS.NETTA
POND.
SHOCK -
POS.NETT
A POND.
SHOCK +
0 Dati Non Ripartibili
0
0
-
0
1 A Vista e A Revoca
0
7.243
627
-200
-
200
2 Fino a 1 mese
0,04
7.161
13.023
-200
3 Da oltre 1 mese a 3 mesi
0,16
3.058
2.887
-200
4 Da oltre 3 mesi a 6 mesi
0,36
1.177
1.229
5 Da oltre 6 mesi a 1 anno
0,715
702
6 Da oltre 1 anno a 2 anni
1,385
361
7 Da oltre 2 anni a 3 anni
2,245
8 Da oltre 3 anni a 4 anni
-
5
200
1
200
-200
1
200
-
1
785
-200
1
200
-
1
548
-200
5
200
-
5
-
207
-200
9
200
-
9
3,07
-
207
-200
13
200
-
13
9 Da oltre 4 anni a 5 anni
3,855
-
207
-200
16
200
-
16
10 Da oltre 5 anni a 7 anni
5,075
-
-
-200
-
200
-
11 Da oltre 7 anni a 10 anni
6,63
-
-
-200
-
200
-
12 Da oltre 10 anni a 15 anni
8,92
-
-
-200
-
200
-
13 Da oltre 15 anni a 20 anni
11,215
-
-
-200
-
200
-
14 Da oltre 20
13,015
-
-
-200
-
200
TOTALI
Tabella modello rischi quantificabili ICAAP 2013
Banca Centropadana Credito Cooperativo
19.702
19.720
-
49
-
5
1
-
49
48
TAVOLA 15
SISTEMI E PRASSI DI REMUNERAZIONE E INCENTIVAZIONE
INFORMATIVA QUALITATIVA
Processo decisionale seguito per definire le politiche di remunerazione
In ossequio a quanto previsto dalla normativa, le politiche e le prassi di remunerazione che la Banca ha
adottato sono in linea con le strategie e gli obiettivi aziendali di lungo periodo e sono collegate ai risultati
aziendali definiti in sede di pianificazione strategica e operativa.
Le politiche citate si fondano sul rispetto della vigente normativa e si ispirano ai principi cooperativi della
mutualità senza fini di speculazione privata.
In particolare, il sistema di remunerazione e incentivazione della Banca si ispira ai seguenti principi:

promuovere il rispetto della legge e disincentivare qualsiasi violazione;

essere coerente con gli obiettivi della Banca, la cultura aziendale e il complessivo assetto di governo
societario e dei controlli interni nonché con le politiche di prudente gestione del rischio e le strategie
di lungo periodo;

tenere nella dovuta considerazione le politiche di contenimento del rischio;

non creare situazioni di conflitto di interesse;

non disincentivare, negli organi e nelle funzioni a ciò deputate, l'attività di controllo;

attrarre e mantenere nell’azienda soggetti aventi professionalità e capacità adeguate alle esigenze
della banca;

improntare i comportamenti alla massima correttezza nelle relazioni con la clientela.
La Banca ha proceduto all’analisi delle Disposizioni in materia di Organizzazione e Governo Societario
emanate dalla Banca d’Italia il 30 marzo 2011 (nel seguito “Provvedimento”) e all’applicazione delle stesse
secondo il principio di proporzionalità.
In virtù di tale principio, nella definizione delle politiche di remunerazione si è tenuto conto - oltre che dei profili
dimensionali e di complessità operativa della banca – del suo modello giuridico e di business e dei
conseguenti livelli di rischio ai quali può risultare esposta. A tale ultimo proposito la Banca, per la natura
cooperativa e mutualistica che le è propria, non persegue attività speculative e adotta un modello di banca
tradizionale che limita significativamente, rispetto ad altre istituzioni finanziarie, l’assunzione del rischio.
L’attività della Banca si rivolge prevalentemente nei confronti dei soci e in un contesto di forte radicamento nel
territorio, di cui è espressione.
Alla luce di ciò, la Banca, avvalendosi delle facoltà di deroga concesse agli intermediari di minori dimensioni,
ha deliberato di non applicare le Disposizioni della Banca d’Italia attinenti:

il riconoscimento di una quota sostanziale di retribuzione variabile in azioni o strumenti innovativi e
non innovativi di capitale (paragrafo 5.2.3 delle Disposizioni);
Banca Centropadana Credito Cooperativo
49

il differimento nel tempo di una quota sostanziale della retribuzione variabile e, conseguentemente, i
meccanismi di correzione (cd. sistemi di malus) che operano durante il periodo di differimento
(paragrafi 5.2.4 e 5.2.5 delle Disposizioni);

il trattenimento per cinque anni e l’assoggettamento a meccanismi di rettifica ex post dei benefici
pensionistici discrezionali (paragrafo 5.3 secondo periodo delle Disposizioni).
La Banca ha inoltre deciso di non istituire il Comitato di Remunerazione nell’ambito del Consiglio di
Amministrazione, mantenendo le relative funzioni in capo al medesimo organo amministrativo, ai cui compiti,
pertanto, si aggiungono i seguenti:

vigilare direttamente sulla corretta applicazione delle regole relative alla remunerazione dei
responsabili (e degli addetti di inquadramento più elevato) delle funzioni di controllo interno, in stretto
raccordo con l’organo con funzione di controllo;

assicurare il coinvolgimento delle funzioni aziendali competenti nel processo di elaborazione e
controllo delle politiche e prassi di remunerazione;

esprimersi, anche avvalendosi delle informazioni ricevute dalle funzioni aziendali competenti, sul
raggiungimento degli obiettivi di performance cui sono legate le componenti variabili delle
remunerazioni e sull’accertamento delle altre condizioni poste per l’erogazione delle stesse;

fornire adeguato riscontro sull’attività svolta all’Assemblea.
Ciò premesso, sempre in applicazione del già citato principio di proporzionalità, la Banca ha definito le proprie
politiche di remunerazione, fermo restando il rispetto degli obiettivi del Provvedimento, tenendo conto dei
peculiari profili organizzativi e dimensionali, dello specifico profilo di esposizione ai rischi nonché della
necessaria osservanza della specifica disciplina contrattuale, collettiva ovvero individuale, applicabile.
In applicazione del paragrafo 3.2 delle citate Disposizioni, la Banca ha condotto un’autovalutazione finalizzata
a identificare la “categoria del personale più rilevante” sulla cui base ha individuato i seguenti soggetti:
1. Amministratori componenti il Comitato Esecutivo
2. il Direttore Generale
3. i Vice Direttori Generali
4. il Responsabile Area Crediti e Estero;
5. il Responsabile Area Controllo e Rischi.
Si riportano di seguito i principali riferimenti con riguardo alle diverse categorie interessate.
Amministratori
Gli Amministratori:

sono destinatari di un compenso fisso stabilito dall'Assemblea e di un gettone di presenza per la
partecipazione ad ogni riunione del Consiglio di amministrazione e di ogni altra commissione od
organismo e del rimborso delle spese effettivamente sostenute per l'espletamento delle loro funzioni
Banca Centropadana Credito Cooperativo
50
ovvero, in caso di uso di autovettura propria, del rimborso chilometrico sulla base delle tabelle
concordate per il personale dipendente di cui al vigente CCNL (sulla base delle vigenti tabelle ACI);

gli amministratori membri del Comitato Esecutivo sono inoltre destinatari di un compenso fisso
stabilito dall'Assemblea e di un gettone di presenza per la partecipazione ad ogni riunione del
Comitato Esecutivo e del rimborso delle spese effettivamente sostenute per l'espletamento delle loro
funzioni ovvero, in caso di uso di autovettura propria, del rimborso chilometrico sulla base delle
tabelle concordate per il personale dipendente di cui al vigente CCNL (sulla base delle vigenti tabelle
ACI);

in nessun caso gli Amministratori, anche se investiti di particolari cariche, sono destinatari di
remunerazione a fronte del raggiungimento di indici di redditività o di utili;

tutti gli Amministratori dispongono di una polizza assicurativa "infortuni" e di una polizza assicurativa
"responsabilità civile", deliberate anch’esse dall’Assemblea.
Il Consiglio di Amministrazione - sentito il parere del Collegio sindacale e nel rispetto della deliberazioni
assunte in materia dall’Assemblea – stabilisce, ai sensi degli artt. 2389 c.c. e 39 dello Statuto, la
remunerazione degli Amministratori investiti di particolari cariche contemplate dallo Statuto - e precisamente
del Presidente, del Vice Presidente vicario e dei Vice Presidenti - correlando la remunerazione all’impegno
richiesto dalla carica, ai compiti assegnati e alle connesse responsabilità nonché alle remunerazioni
mediamente riconosciute dalle BCC lombarde .
Per quanto concerne in particolare il Presidente, le disposizioni di Statuto gli assegnano un ruolo di
coordinamento dei lavori del Consiglio di Amministrazione e dell’Assemblea nonché l’onere di far pervenire ai
membri del Consiglio di Amministrazione adeguate informazioni sulle materie oggetto delle sedute consiliari.
Più in generale, il Presidente si pone quale soggetto che indirizza e coordina l’attività degli Organi collegiali.
A questa funzione si aggiungono i compiti di legale rappresentante della società propri del Presidente ed
infine, nella specifica realtà della Banca di Credito Cooperativo, il particolare impegno a cui il Presidente è
chiamato nella relazione con la base sociale.
Analoghe considerazioni possono svolgersi per il Vice Presidente vicario e i Vice Presidenti sia per i profili di
sostituzione del Presidente che per i naturali rapporti di stretta collaborazione che si instaurano fra detti
esponenti aziendali.
Sindaci
I Sindaci sono destinatari:

di un compenso fisso stabilito dall'Assemblea, di un gettone di presenza per la partecipazione ad ogni
riunione del Consiglio di Amministrazione e del Comitato Esecutivo e del rimborso delle spese
sostenute per l'espletamento delle loro funzioni;

non sono destinatari di alcuna remunerazione variabile o collegata ai risultati della Banca o
dell’Organo cui appartengono;

dispongono di una polizza assicurativa "infortuni" e di una polizza assicurativa "responsabilità civile",
deliberate dall’Assemblea.
Banca Centropadana Credito Cooperativo
51
Revisione Legale dei Conti
Il corrispettivo spettante al soggetto incaricato della revisione legale dei conti, ai sensi del D.lgs. n. 39/2010 è
determinato dall’Assemblea all’atto del conferimento dell’incarico e per l’intera durata dello stesso.
Processo di adozione e controllo delle politiche di remunerazione
Nel rispetto di quanto previsto dalle Disposizioni della Banca d’Italia, il processo di adozione e controllo delle
politiche di remunerazione a favore del personale dipendente mira a pervenire a sistemi di remunerazione in
linea con gli indirizzi e gli obiettivi aziendali di lungo periodo, collegati con i risultati aziendali opportunamente
corretti per tenere conto dei rischi, coerenti con i livelli di capitale e liquidità necessari per fronteggiare le
attività intraprese e, in ogni caso, tali da non creare incentivi distorti che possano indurre a violazioni
normative o ad un’eccessiva assunzione di rischi.
Il trattamento economico riconosciuto al personale dipendente è stabilito dal Consiglio di Amministrazione, nel
rispetto delle deliberazioni assunte in materia dall’Assemblea e della normativa legale e contrattuale
applicabile. Esso si compone di una quota fissa, ossia stabile e non aleatoria, e di una quota variabile, che
può ridursi o azzerarsi in relazione alla dinamica dei risultati corretti per i rischi assunti. L’incidenza della
retribuzione complessiva annua lorda variabile rispetto alla retribuzione complessiva annua lorda fissa deve
essere opportunamente bilanciata, per favorire una corretta propensione verso i risultati e l’efficienza e
garantire un’adeguata flessibilità nella struttura dei costi. Essa in ogni caso è contenuta entro limiti massimi
prestabiliti dall’Assemblea con riguardo alle diverse categorie professionali e figure aziendali.
I criteri generali della politica di remunerazione sono accessibili a tutto il personale cui si applicano, nel rispetto
del diritto di riservatezza di ciascun soggetto. I parametri utilizzati per determinare la componente variabile
della remunerazione sono ben individuati, oggettivi e di immediata valutazione. Il personale interessato è
informato in anticipo di tali parametri. I criteri su cui si basano le valutazioni sono chiari e predeterminati e il
processo decisionale è adeguatamente documentato e reso trasparente a ciascun soggetto interessato.
Il Consiglio di Amministrazione riesamina con periodicità annuale le politiche di remunerazione ed è
responsabile della loro corretta attuazione.
L’aderenza del sistema retributivo ai valori fondanti della Banca trova un ulteriore e significativo momento di
verifica e conferma nel presidio esercitato sulla materia da parte delle funzioni di controllo e di quelle chiamate
a gestire le risorse umane, alle quali spetta il compito di promuovere una cultura aziendale orientata al rispetto
non solo formale ma anche sostanziale delle norme e che, in tale veste, sono chiamate a esprimersi sulla
coerenza e correttezza delle politiche retributive.
In particolare, l'attuazione delle politiche di remunerazione adottate è soggetta, con cadenza almeno annuale,
a verifica da parte delle funzioni di controllo interno, ciascuna secondo le rispettive competenze:

la funzione di compliance esprime una valutazione ex ante in merito alla rispondenza delle politiche di
remunerazione al quadro normativo ed è chiamata inoltre nella fase ex post a controllare la coerenza
del sistema di remunerazione adottato con le politiche di gestione del rischio dalla banca, in modo
che siano opportunamente contenuti i rischi legali e reputazionali insiti soprattutto nella relazioni con
la clientela;

la funzione di revisione interna verifica, con frequenza almeno annuale, la rispondenza delle prassi di
remunerazione alle politiche approvate dall’assemblea e alla normativa emanata dalla Banca d’Italia.
Banca Centropadana Credito Cooperativo
52
La pianificazione delle attività delle due funzioni tiene conto dei citati compiti di verifica. Entrambe le funzioni
devono riferire sui risultati delle verifiche compiute al Consiglio di Amministrazione per l’adozione di eventuali
misure correttive. Gli esiti delle verifiche condotte sono portati a conoscenza dell’Assemblea.
Modalità attraverso le quali è assicurato il collegamento tra la remunerazione e i risultati
La retribuzione variabile è prevista per il solo personale dipendente e si compone delle seguenti voci.

premio di risultato e premio annuale per i dirigenti, previsti dai contratti collettivi di lavoro
applicabili al credito cooperativo;

incentivi collegati al raggiungimento di specifici obiettivi di tipo aziendale o individuale (diversi da
quelli utilizzati per i premi di cui alla contrattazione collettiva), previsti dal sistema incentivante
applicabile a tutto il personale, erogati sulla base dei seguenti criteri e principi generali:
-
perseguire obiettivi di sviluppo assicurando correttezza nelle relazioni con la clientela, tutela e
fidelizzazione della stessa, contenimento dei rischi legali e reputazionali, rispetto delle norme di
legge, regolamentari e di auto-disciplina applicabili nonché dei valori e degli obiettivi declinati
nella Carta dei Valori del Credito Cooperativo, come strumento di cooperazione e collaborazione
tra risorse umane;
-
favorire lo svolgimento dell’attività lavorativa con la professionalità richiesta dalla natura dei
compiti e delle funzioni esercitate, adoperando il massimo impegno nel conseguimento degli
obiettivi assegnati e svolgendo con diligenza le necessarie attività di approfondimento ed
aggiornamento;
-
assegnare obiettivi riferibili alle caratteristiche specifiche di ciascuna posizione, trasversali e
relativi ad attività comuni, riferiti ad un orizzonte temporale annuale o, se possibile, pluriennale;
-
prevedere l’erogazione dei premi al raggiungimento di specifici obiettivi e solo se gli indicatori di
performance e di rischio registrati sono coerenti con i contenuti del Piano Strategico aziendale,
del Budget e del resoconto ICAAP approvati dal Consiglio di Amministrazione.
Ai sensi dell’Articolo 50 del CCNL per i quadri direttivi e il personale delle aree professionali non può
essere adottato un sistema incentivante laddove:
- con riferimento al bilancio dell’anno immediatamente precedente non si sia in possesso dei
requisiti per l’erogazione del Premio di risultato disciplinato dall’Articolo 48 del CCNL;
-
nell’anno immediatamente precedente all’adozione del sistema incentivante, la Banca sia stata
oggetto di intervento da parte dei “Fondi di Garanzia” del Movimento ovvero, al momento
dell’adozione del sistema, la banca sia in attesa di detto intervento;
-
nell’anno immediatamente precedente all’adozione del sistema incentivante la banca sia stata
destinataria di una delle misure emergenziali di cui all’art. 22, parte terza, del CCNL ovvero tali
azioni siano state avviate al momento dell’adozione del sistema
I medesimi vincoli sono adottati con riguardo al Direttore Generale e agli altri dirigenti.

ulteriori erogazioni una tantum, di natura discrezionale e non continuativa, che possono
coinvolgere uno o più soggetti, con cui si premiano prestazioni lavorative particolarmente meritevoli o
erogate in occasione di speciali ricorrenze od eventi.
Banca Centropadana Credito Cooperativo
53
Anche nel caso siano stati raggiunti gli obiettivi di performance assegnati, qualora l’esercizio di riferimento
chiuda in perdita o con un risultato di gestione – rettificato per tenere conto dei rischi – negativo, non viene
riconosciuta e pagata la remunerazione incentivante delle figure apicali appartenenti al personale più rilevante
e la remunerazione incentivante eventualmente spettante al restante personale subisce una significativa
riduzione.
Specifiche clausole di claw back possono essere previste, ove la Banca le reputi opportune, in considerazione
del criterio di proporzionalità - avuto riguardo all’appartenenza del beneficiario alla categoria del “personale più
rilevate”, all’ammontare del bonus e della causa che ne ha occasionato l’erogazione. Dette clausole
dispongono che, in presenza di comportamenti fraudolenti, colpa grave o violazione delle Disposizioni della
Banca d’Italia o della normativa aziendale in materia di politiche di remunerazione, il dipendente è obbligato
alla restituzione, in tutto o in parte, delle somme erogate a titolo incentivante. Tale obbligo è circoscritto a 3
anni successivi alla corresponsione delle somme.
In casi eccezionali e limitatamente al primo anno di impiego è prevista la possibilità di riconoscere determinate
forme di remunerazione variabile garantita, e in particolare:

in occasione della definizione della lettera di impegno ad assumere, un compenso a fronte
dell’impegno a instaurare, in un momento successivo e in esclusiva, un rapporto di lavoro con
l’azienda (cd. sign on bonus);

in occasione dell’instaurazione del rapporto, un compenso di ingresso (cd. welcome bonus).
L’importo erogato a fronte di queste fattispecie viene comunque definito secondo adeguati limiti in termini di
annualità, comunque non superiori a sei mensilità di retribuzione lorda del neo assunto.
La Banca può inoltre:

stipulare con il personale accordi individuali di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro - anche
al fine di minimizzare il rischio di eventuali oneri aziendali connessi a vertenze - che prevedano il
riconoscimento di un’incentivazione all’esodo anche con criteri e modalità riconducibili alle previsioni
contrattuali vigenti;

a conclusione del rapporto di lavoro, prevedere a favore di taluni dipendenti delle diverse categorie
professionali distintisi particolarmente per merito e fidelizzazione all’azienda, la corresponsione di un
riconoscimento economico per l’impegno lavorativo profuso, in aggiunta alle spettanze di fine
rapporto.
L’importo erogato a fronte delle due fattispecie sopra richiamate deve essere di contenuta entità e non può in
ogni caso essere superiore a 24 mensilità di retribuzione annua lorda fissa del dipendente interessato.
Sono inoltre ammesse per il Direttore Generale e gli altri Dirigenti clausole contrattuali in forza delle quali la
Banca, nel caso in cui receda anticipatamente dal rapporto di lavoro, si impegna a corrispondere un
compenso predeterminato, ulteriore rispetto alle spettanze di fine rapporto (cd. golden parachutes). Tale
compenso può consistere in mensilità di preavviso ulteriori rispetto a quelle previste dalla contrattazione
collettiva. Tali clausole - se ritenute opportune dal Consiglio di Amministrazione - sono definite in conformità
alla strategia aziendale, agli obiettivi, ai valori e agli interessi a lungo termine della banca. In ogni caso, i
compensi erogati a tale titolo sono collegati alla performance realizzata e ai rischi assunti, sono limitati al
massimo a 24 mensilità della retribuzione lorda fissa del dirigente interessato e sono assoggettati a
Banca Centropadana Credito Cooperativo
54
meccanismi di correzione ex post operanti attraverso l’apposizione di clausole di claw back o, in caso di
differimento, di malus.
Ove ne ricorrano i presupposti, la Banca può attivare incentivi all’esodo rispondenti a logiche di contenimento
dei costi aziendali e razionalizzazione della compagine del personale ovvero finalizzati a favorire l’adesione a
misure di sostegno previste, dalla legge o dalla contrattazione collettiva, per la generalità dei dipendenti. La
relativa definizione non dovrà produrre effetti distorsivi ex ante sui comportamenti del personale e dovrà
prevedere clausole di claw back per i casi di comportamenti fraudolenti o di colpa grave e di compensi
corrisposti in violazione delle Disposizioni della Banca d’Italia o della normativa aziendale in materia di
politiche di remunerazione. Tale obbligo è circoscritto a 3 (tre) anni successivi alla corresponsione
dell’incentivo. Qualora la Banca intendesse attivare incentivi all’esodo nei confronti di soggetti appartenenti al
“personale più rilevante”, questi dovranno inoltre rispettare, in quanto applicabili, le regole previste dal
Paragrafo 5 delle Disposizioni della Banca d’Italia, attinenti il collegamento alle performance realizzate e ai
rischi.
Personale dipendente
Direttore Generale e altri Dirigenti
Il trattamento economico riconosciuto al Direttore Generale e agli altri Dirigenti è stabilito dal Consiglio di
Amministrazione, al quale compete la loro nomina e la determinazione delle loro attribuzioni, ai sensi dell’art.
35 dello Statuto sociale. Esso è individuato - previa verifica della sua sostenibilità economica e patrimoniale in modo tale da attrarre e mantenere in azienda soggetti aventi professionalità e capacità adeguate alle
esigenze dell’impresa.
Detto trattamento economico consta di una parte fissa e invariabile - cioè non correlata a risultati aziendali o
individuali, né ad iniziative premianti o incentivanti - e di un parte variabile.
La parte fissa si compone delle seguenti voci:
• stipendio;
•
eventuali trattamenti indennitari e/o erogazioni connesse all’anzianità di servizio e/o a modalità di
esecuzione della prestazione lavorativa, previsti dalla contrattazione collettiva di lavoro, compensi per
la partecipazione ai lavori del Consiglio di Amministrazione;
•
altre voci costanti nel tempo, previste dalla contrattazione collettiva di lavoro ovvero frutto di
pattuizioni individuali (quali, ad esempio, emolumenti ad personam riconosciuti al fine di acquisire o
mantenere particolari professionalità ovvero in occasione del conferimento di particolari incarichi);
•
benefit: forme di retribuzione in natura (comunque soggette al regime fiscale e contributivo previsto
dalla normativa vigente), anche frutto di pattuizioni individuali, finalizzate a riconoscere una particolare
prestazione. I benefit comprendono comodato d’uso di autovettura, buoni benzina e buoni pasto
(come previsto dalla contrattazione collettiva nazionale).
La contrattazione collettiva di lavoro, inoltre, dispone in favore dei dirigenti sistemi integrativi di natura
assistenziale e previdenziale.
La parte variabile, correlata a risultati aziendali o individuali, comprende:
Banca Centropadana Credito Cooperativo
55
•
premio annuale erogato, sulla base di risultati aziendali conseguiti, ai sensi dell’art. 18 del CCNL
Dirigenti; poiché la disposizione contrattuale citata non esprime parametri specifici a cui è collegato il
premio in parola, riferendosi, in via generica, ai “risultati aziendali conseguiti”, l’erogazione dello
stesso avviene in considerazione di criteri atti ad assicurare la correlazione del premio
all’effettività/stabilità di risultati di gestione positivi (tenendo conto, ad esempio, dell’andamento dei
volumi, del migliore assetto organizzativo, del risultato lordo di gestione, del raggiungimento di un utile
di esercizio, del contenimento del rischio, dell’adeguatezza patrimoniale, dell’equilibrio finanziario)
adeguatamente corretti per i rischi. Il premio viene corrisposto rapportando detti risultati conseguiti
con quelli ottenuti nel corso degli esercizi precedenti e verificando la rispondenza a definiti parametri e
criteri di bilancio, patrimonializzazione e rischiosità;
•
incentivi: la Banca ha previsto un sistema incentivante ai sensi dell’art. 19 del CCNL Dirigenti
(incentivi ulteriori rispetto al premio di cui all’art. 18 del CCNL Dirigenti) al fine di incrementare la
motivazione al raggiungimento di obiettivi di miglioramento predeterminati, in coerenza con i piani
strategici aziendali, in una prospettiva di stabilità/effettività dei risultati. Fermi i principi già enunciati, gli
incentivi sono correlati, in via prevalente, a indicatori di natura economica, rappresentati da parametri
pluriennali di misurazione delle performance, nonché al completamento delle attività progettuali così
come previste nel piano industriale triennale;
•
ulteriori erogazioni una tantum connesse a prestazioni meritevoli in termini di efficacia e di
efficienza, riferite a particolari progetti o eventi. Consistono in erogazioni di natura discrezionale e non
continuativa, riconosciute in unica soluzione, che possono coinvolgere uno o più soggetti, con cui si
premia una prestazione particolarmente significativa per qualità e per importanza oppure il
compimento di un progetto o, in genere, di un incarico oppure che vengono corrisposte in occasione
di particolari ricorrenze o di eventi di carattere straordinario.
Al fine di assicurare un prudente equilibrio fra la componente fissa e variabile della remunerazione per
non limitare la capacità di mantenere o raggiungere un livello di patrimonializzazione adeguato ai
rischi assunti, il rapporto fra la parte variabile, rappresentata dagli emolumenti sopra indicati, e la parte
lorda fissa non può eccedere la percentuale del 40%.
Infine, al Direttore Generale e agli altri dirigenti compete il trattamento di fine rapporto in occasione
della cessazione del rapporto di lavoro, come stabilito dall’art. 2120 c.c. e dall’art. 58 del CCNL
Dirigenti.
Qualora ricorrano i presupposti per l’attivazione di incentivi all’esodo applicati nei confronti di dirigenti rientranti
nella categoria del personale rilevante, questi dovranno rispettare le regole previste dalle Disposizioni (par. 5)
con riguardo alla struttura della componente variabile della remunerazione, attinenti il collegamento alle
performance realizzate e ai rischi assunti e la previsione di meccanismi di claw back per i casi di
comportamenti fraudolenti o di colpa grava e per i compensi corrisposti in violazione delle Disposizioni.
Le informazioni sui compensi corrisposti al Direttore Generale e agli altri dirigenti, ai sensi di quanto
disciplinato dal paragrafo 16 dello IAS 24, sono riportate nella parte H della Nota Integrativa al Bilancio di
esercizio, nell’ambito delle informazioni sui compensi dei dirigenti con responsabilità strategiche.
Quadri Direttivi e Aree Professionali
Il trattamento economico applicato ai quadri direttivi e alle aree professionali si compone di una parte fissa e
invariabile - cioè non correlata a risultati aziendali o individuali, né ad iniziative premianti o incentivanti - e di un
parte variabile.
La parte fissa si compone delle seguenti voci:
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•
stipendio;
•
eventuali trattamenti indennitari e/o erogazioni connesse all’anzianità di servizio e/o a modalità di
esecuzione della prestazione lavorativa, previsti dalla contrattazione collettiva di lavoro;
•
altre voci costanti nel tempo, previste dalla contrattazione collettiva di lavoro ovvero frutto di
pattuizioni individuali (quali, ad esempio, emolumenti ad personam riconosciuti al fine di acquisire o
mantenere particolari professionalità ovvero in occasione del conferimento di particolari incarichi a
carattere continuativo);
•
benefit: forme di retribuzione in natura (comunque soggette al regime fiscale e contributivo previsto
dalla normativa vigente), anche frutto di pattuizioni individuali. I benefit comprendono comodato d’uso
di autovettura, buoni benzina e buoni pasto (come previsto dalla contrattazione collettiva nazionale).
La contrattazione collettiva di lavoro, inoltre, dispone in favore dei quadri direttivi e del personale appartenente
alle aree professionali sistemi integrativi di natura assistenziale e previdenziale.
La parte variabile, correlata a risultati aziendali o individuali, comprende:
•
erogazione prevista dall’art. 48 del CCNL di categoria, denominata “premio di risultato”, definita
dal secondo livello di contrattazione collettiva, in base ai parametri stabiliti dagli Accordi Collettivi
Nazionali, ritenuti conformi alle Disposizioni della Banca d’Italia. Il “premio di risultato” è calcolato
rapportando i risultati conseguiti dalla Banca nell'anno di misurazione con quelli ottenuti nel corso dei
due esercizi precedenti, tenuto conto della fascia di appartenenza della Banca, determinata attraverso
il confronto con i risultati medi delle BCC lombarde. Per tale motivo la corresponsione e l’ammontare
del “premio” non sono preventivabili;
•
sistema incentivante: la banca adotta, ai sensi dell’art. 50 CCNL, un sistema incentivante, i cui premi
sono erogati al raggiungimento di specifici obiettivi (diversi da quelli prescelti per il premio di risultato
di cui all’art. 48 CCNL), nel rispetto dei criteri generali sopra indicati. Il sistema incentivante, oltre a
tenere conto dei principi di pari opportunità dei lavoratori, è finalizzato al raggiungimento di obiettivi di
miglioramento predeterminati, in coerenza con i piani strategici aziendali, in una prospettiva di
stabilità/effettività dei risultati. Il sistema incentivante è improntato a criteri di sostenibilità della
capacità di generazione di valore della banca e di premio per il raggiungimento di obiettivi corretti per
il rischio, per preservare capitale e liquidità. A tal fine sono previste specifiche condizioni di
attivazione, ricondotte a obiettivi di natura qualitativa (di norma correlati a indicatori riferiti al processo
di intermediazione e orientati al rispetto delle disposizioni legislative e regolamentari applicabili alle
banche) e ad obiettivi quantitativi collegati al raggiungimento delle previsioni di budget. Il mancato
raggiungimento degli obiettivi qualitativi pregiudica l’accesso al premio, costituendo vincolo prioritario
rispetto agli obiettivi di quantità. Ai fini della sostenibilità e della stabilità economica della Banca il
sistema di incentivazione è stato finanziato con specifici stanziamenti.
•
ulteriori erogazioni una tantum connesse a prestazioni meritevoli in termini di efficacia e di
efficienza. Consistono in erogazioni di natura discrezionale e non continuativa, riconosciute in unica
soluzione, che possono coinvolgere uno o più soggetti, con la finalità di gratificare il personale
distintosi nell’espletamento della prestazione lavorativa o in occasione di particolari ricorrenze.
Per assicurare un prudente equilibrio fra la componente fissa e variabile della remunerazione per non
limitare la capacità di mantenere o raggiungere un livello di patrimonializzazione adeguato ai rischi
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assunti, il rapporto fra la parte variabile rappresentata dagli emolumenti sopra indicati e la parte fissa
lorda non può eccedere la percentuale del 20%.
Infine, ai quadri direttivi e alle aree professionali compete il trattamento di fine rapporto in occasione
della cessazione del rapporto di lavoro, come stabilito dall’art. 2120 c.c. e dall’art. 83 del relativo
CCNL
Funzioni di controllo interno
Oltre a quanto specificamente previsto in ragione dell’inquadramento contrattuale, la retribuzione dei
responsabili (e del personale di livello più elevato) delle funzioni di controllo interno è adeguata al ruolo
ricoperto tenuto conto dei requisiti di indipendenza, professionalità e autorevolezza richiesti.
La Banca ha adottato meccanismi di incentivazione rivolti a detto personale, escludendo l’assegnazione di
obiettivi di natura economico-finanziaria, ancorché indiretti, sostituiti da obiettivi di carattere qualitativo,
identificati di norma principalmente nel rispetto delle scadenze delle attività progettuali di competenza, nella
copertura del piano delle attività di controllo pianificate per l’anno di riferimento e nella valutazione
dell’efficacia delle attività di controllo svolte dalle singole strutture.
Per assicurare un prudente equilibrio fra la componente fissa e variabile della remunerazione e per non
limitare la capacità di mantenere o raggiungere un livello di patrimonializzazione adeguato ai rischi assunti, il
rapporto fra la parte variabile rappresentata dagli emolumenti sopra indicati e la parte lorda fissa non può
eccedere la percentuale del 20%.
Collaborazioni Professionali
I criteri di conferimento degli incarichi professionali e di collaborazione sono ispirati a principi di competenza,
economicità, trasparenza e correttezza.
Tutti i compensi e/o le somme a qualsiasi titolo corrisposte ai soggetti di cui sopra sono adeguatamente
documentati e comunque proporzionati all’attività svolta, anche in considerazione delle condizioni di mercato e
delle norme di legge applicabili.
In particolare, con riferimento ai professionisti iscritti in appositi albi, i compensi sono pattuiti preventivamente
con riferimento alle condizioni più favorevoli per la banca tenuto conto dell’incarico e delle condizioni di
mercato.
Con riferimento ai collaboratori a progetto e a quelli non iscritti in appositi albi, il compenso viene stabilito in
linea con i parametri delle retribuzioni minime previste dal CCNL applicabile per le figure professionali il cui
profilo di competenza e di esperienza sia analogo a quello del collaboratore a progetto, a parità di estensione
temporale dell'attività oggetto della prestazione.
INFORMATIVA QUANTITATIVA
Di seguito si precisa, in forma tabellare, il valore aggregato delle componenti fisse e variabili della retribuzione
riferita alle diverse categorie di percettori. Si precisa che gli elementi riportati corrispondono ai contenuti
informativi riportati nella relazione ex-post portata a conoscenza dell’Assemblea.
L’informativa è resa nel rispetto dei principi in materia di protezione dei dati personali e in attuazione del
principio di proporzionalità di cui alle menzionate Disposizioni.
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REMUNERAZIONI
RUOLI
Amministratori con particolari cariche
Membri del comitato esecutivo
Altri amministratori
Sindaci
Direzione e alti dirigenti
Responsabili di Area
Responsabili delle funzioni di controllo interno
Altri dipendenti
Collaboratori
Numero
percettori
Componente
Fissa
Componente
variabile
%
variabile
/
fissa
4
2
8
3
6
8
3
311
3
293.532,66
27.799,56
81.744,03
330.343,83
854.628,49
697.273,30
186.422,08
12.998.740,42
151.750,00
168.599,19
53.662,64
20.209,51
771.073,45
0
19,73
7,70
10,84
5,93
0
Dati espressi in Euro
Si precisa che, nei confronti di tutte le categorie di soggetti sopra indicate, le componenti variabili:
1) sono state erogate in denaro;
2) non sono state soggette a sistemi di pagamento differito e a meccanismi di correzione ex post in base
ai rischi.
Con riguardo al personale rientrante nelle categorie “Direzione e alti dirigenti”, “Responsabili di area”,
“Responsabili delle funzioni di controllo interno”, durante l’esercizio 2013:
1) non sono stati effettuati pagamenti per trattamenti di inizio rapporto;
2) non sono stati erogati emolumenti in occasione della cessazione del rapporto di lavoro, non essendosi
interrotto alcun contratto di lavoro con soggetti appartenenti a dette categorie.
Conformemente a quanto previsto nelle Istruzioni di Vigilanza in materia di bilancio bancario, le
informazioni sui compensi corrisposti agli Amministratori, ai Sindaci e ai Dirigenti sono riportate nella parte
H della Nota Integrativa al Bilancio di esercizio, nell’ambito delle informazioni sui compensi dei dirigenti
con responsabilità strategiche.
Infine, ai sensi delle istruzioni della Banca d’Italia attinenti la raccolta di informazioni sui cd. “ high earners”
- ovvero, il personale la cui remunerazione totale è pari ad almeno un milioni di euro su base annuale - si
precisa che la Banca ha comunicato nei termini previsti la non esistenza di tali soggetti nel proprio
organico.
La funzione di compliance e quella di internal audit, ciascuna secondo le proprie competenze, hanno
condotto verifiche specifiche sulla coerenza del sistema premiante adottato con le politiche di gestione del
rischio della banca e di contenimento dei rischi legali e reputazionali, insiti soprattutto nelle relazioni con la
clientela, nonché la rispondenza delle prassi di remunerazione alle politiche approvate dall’assemblea e
alla normativa emanata dalla Banca d’Italia.
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