Relazione Semestrale al 30.06.2014

Relazione semestrale
al 30 giugno 2014
del Fondo Comune di Investimento
Mobiliare Aperto Armonizzato
denominato
“BancoPosta Obbligazionario Italia Marzo 2018”
istituito e gestito da
BancoPosta Fondi S.p.A. SGR
INDICE
Relazione Semestrale al 30 giugno 2014 del Fondo Comune di
Investimento Mobiliare Aperto Armonizzato
BancoPosta Obbligazionario Italia Marzo 2018
Nota Illustrativa
Premessa
Considerazioni generali
Mercati
Prospettive
Regime di tassazione
Fondo Obbligazionario Italia Marzo 2018
Situazione Patrimoniale del Fondo
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Premessa
La Relazione Semestrale del fondo BancoPosta Obbligazionario Italia Marzo 2018 al 30 giugno 2014 (ultimo giorno di borsa
italiana aperta del I semestre 2014) istituito e gestito da BancoPosta Fondi S.p.A. SGR, è stata redatta in conformità alle
disposizioni emanate dalla Banca d’Italia con Regolamento dell’8 maggio 2012 e successive modifiche. La Relazione
Semestrale si compone di una Situazione Patrimoniale accompagnata da una Nota Illustrativa che fornisce, tra l’altro,
indicazioni sia sulla politica di investimento seguita nella gestione del patrimonio dei fondi nel corso del semestre, sia sulle
prospettive di investimento. Poste Italiane S.p.A. Società con socio unico – Patrimonio BancoPosta, società controllante di
BancoPosta Fondi S.p.A. SGR, rappresenta il Collocatore delle quote del fondo comune di investimento illustrato nella
presente Relazione Semestrale.
Considerazioni generali
Nel primo semestre del 2014 l’economia globale ha mantenuto un percorso espansivo, ancorché a velocità limitata, guidata
principalmente dalle economie emergenti, seguite da USA, Giappone ed Europa che ha parzialmente recuperato il divario di
crescita con le altre macro aree. L’orientamento delle politiche monetarie si è mantenuto espansivo, seppur con diversa
intensità, sia in USA che in EU. La Federal Reserve, FED, pur lasciando i tassi ufficiali invariati per tutto il semestre, ha
proceduto con il tapering, ovvero la riduzione del piano di espansione quantitativa (quantitative easing, QE) con l’obiettivo di
riequilibrare il livello di liquidità presente nel sistema in attesa di un definitivo consolidamento del ciclo economico. La Banca
Centrale Europea, BCE, ha lasciato i tassi ufficiali invariati fino a maggio, ma a giugno, preso atto degli sviluppi
dell’inflazione (scesa sotto l’1% già dall’ultima parte del 2013, livello definito troppo basso e distante dal target del 2% da
troppo tempo), della debolezza della crescita e del persistere di criticità sul mercato del credito ha attuato un pacchetto di
misure espansive, a partire dal taglio dei tassi ufficiali di finanziamento: il tasso Refi è stato ridotto da 0,25% a 0,15% con
l’obiettivo di arginare il processo disinflazionistico in atto e dare stabilità al sistema. Nella stessa occasione sono state decise
una serie di misure non convenzionali al fine di favorire il ripristino del flusso del credito all’economia reale e aumentare il
livello di liquidità nel sistema. L’impostazione delle politiche fiscali, invece, è rimasta restrittiva sebbene con un tenore più
limitato rispetto allo scorso anno: in USA sono continuati i tagli alla spesa ma per dimensioni più contenute, mentre in Europa
i governi di tutti i principali paesi, essendosi significativamente avvicinati agli obiettivi di sostenibilità del deficit con
l’attuazione dei piani di austerità, hanno potuto alleggerire l’entità dei tagli alla spesa per focalizzarsi sull’avanzamento del
processo di riforme strutturali. Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale collocano la crescita globale per fine 2014 al
3,6% e per fine 2015 al 3,9% (da rispettivamente 3,7% e 4%), ancora trainata dai paesi emergenti, +4,9% nel 2014 e 5,3% nel
2015 (rispettivamente da 5,1% e 5,4%). Seguono USA e Giappone (rispettivamente 2,8% per il 2014 e 3% per il 2015, e 1,4%
per il 2014 e 1% per il 2015 contro 1,7% e 1% stimati in precedenza). Anche l’Europa proseguirà sul sentiero espansivo,
seppur con un passo modesto: le previsioni per fine 2014 sono di una crescita pari a 1,2% che raggiungerà +1,5% nel 2015,
(contro 1,1% e 1,4% stimati in precedenza, (Fonte FMI World Economic Outlook, aprile 2014). In tale contesto di crescita
limitata e disoccupazione ancora elevata, l’inflazione europea ha continuato a rallentare; il trend disinflazionistico in atto ha
portato in giugno l’indice dei prezzi al consumo a stabilizzarsi sullo 0,5%. Le previsioni ufficiali collocano l’inflazione a fine
2014 allo 0,7% e all’1,1% a fine 2015. Negli Stati Uniti durante i primi mesi dell’anno il ciclo economico ha risentito in
maniera significativa delle condizioni metereologiche avverse, facendo registrare un dato definitivo di PIL del primo trimestre
pari a -2,9% t/t annualizzato molto peggiore delle attese. La severità del calo è stata dovuta in particolare alle revisioni negative
della spesa per consumi, (cresciuta dell’1% invece che del 3%) e delle esportazioni nette (calate dell’1,5% contro attese iniziali
di -0,8%). Nonostante ciò, più di recente si sono moltiplicati i segnali di recupero dell’attività produttiva, in particolare del
settore manifatturiero, come testimoniato dall’ISM. Anche i progressi lenti ma costanti del mercato del lavoro (con il tasso di
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disoccupazione sceso in prossimità del 6% e i nuovi occupati stabilizzatisi sulle 200 mila unità mensili) e il recupero del
mercato immobiliare hanno progressivamente consolidato le attese di rafforzamento del ciclo economico giustificando la
decisione della FED di procedere con la riduzione dell’espansione quantitativa tapering annunciata a fine 2013. A partire da
gennaio le autorità monetarie hanno quindi ridotto l’acquisto di titoli di stato e obbligazioni garantite da mutui, passato
progressivamente da 85 mld di dollari mensili agli attuali 35 mld mensili. Il tapering, che dovrebbe concludersi entro fine
anno, non ha comunque impedito alla FED di ribadire la necessità di mantenere una politica monetaria accomodante
caratterizzata da tassi eccezionalmente bassi. In più occasioni il nuovo governatore della FED, Janet Yellen, ha sottolineato che
l’inizio del ciclo di rialzo dei tassi dipenderà dal raggiungimento di una serie di obiettivi economici che convalideranno il
definitivo consolidamento e quindi la sostenibilità della crescita nel più lungo periodo. Quanto all’accelerazione dell’inflazione
degli ultimi mesi (passata da 1,5% di marzo al 2,1% di maggio) e alle possibili conseguenze sulle prospettive a medio termine
dell’evoluzione dei prezzi la Yellen ha sottolineato che si tratta principalmente dell’effetto di distorsioni temporanee. In Area
Euro, i segnali di espansione economica, già visibili sul finire del 2013, hanno continuato a caratterizzare i primi mesi del 2014
(primo trimestre PIL +0,9%; Germania 2,5%, Francia 0,7%, Italia -0,5%, Spagna 0,5%, Portogallo 1,3%). Nonostante la
crescita sia stata trainata dalla Germania, in particolare per quanto riguarda spesa per consumi e investimenti, i dati più recenti
segnalano che il contributo positivo all’espansione dovrebbe progressivamente espandersi anche alla periferia, dove paesi
come la Spagna stanno sperimentando un generale consolidamento della fiducia di imprenditori e consumatori, fondamentale
per la sostenibilità del ciclo, mentre l’Italia (così come la Francia) resta alle prese con criticità di carattere strutturale. A livello
aggregato la congiuntura resta comunque molto condizionata da un tasso di disoccupazione ancora elevato (superiore all’11%),
inflazione molto bassa e problemi strutturali relativi al settore bancario (così detta frammentazione), tanto che il tasso di
crescita rischia di essere rivisto al ribasso. Lo scenario descritto ha spinto la BCE ad intraprendere in giugno una serie di
misure dirette e indirette di politica monetaria con l’obiettivo di limitare i rischi di deflazione, favorire la trasmissione degli
stimoli monetari, aumentare i prestiti al settore privato e più in generale aumentare il livello di liquidità presente nel sistema.
D’altra parte, il mancato funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria resta una delle principali
criticità causate dall’ultima crisi finanziaria, che continua a condizionare tempi e modalità della ripresa soprattutto in Europa.
Tutti i principali aggregati monetari e i prestiti a famiglie e imprese si sono contratti negli ultimi anni e fino a tutto il 2013,
stabilizzandosi solo verso la fine dell’anno. Tale dinamica è il risultato della crescente avversione del settore bancario verso
prestiti troppo rischiosi ma soprattutto della debolezza della domanda di credito, a sua volta legata alla bassa crescita del
reddito reale disponibile delle famiglie, al tentativo da parte di queste ultime e delle imprese di ridurre il proprio indebitamento
per abbassare il rischio. La risposta della BCE è arrivata all’esito della riunione ufficiale di giugno in cui sono state decise una
serie di misure espansive dirette e indirette. Come anticipato nella riunione di maggio la BCE ha proceduto ad abbassare il
tasso di riferimento di ulteriori 15 bps da 0,25% a 0,10% e il tasso sui depositi delle banche presso la BCE di 10 bps
portandolo a -0,10%. Nonostante la quantità di depositi detenuti dalle banche presso la BCE sia in continua riduzione
(attualmente circa 125 mld contro i 700 del 2012), l’introduzione di un tasso negativo sulla remunerazione delle riserve delle
banche presso la Banca Centrale ha anche una valenza di strumento di gestione dei flussi di capitale, al fine di temperare
l’apprezzamento dell’Euro. Negli ultimi anni, infatti, una grande quantità di capitale è fluito verso l’area euro e ha trovato
impiego principalmente in titoli di Stato o in riserve depositate presso la banca centrale. Tale fenomeno ha contribuito in
maniera significativa all’apprezzamento dell’euro che, come ribadito dalle stesse autorità monetarie, a sua volta ha
significativamente contribuito ad alimentare il processo disinflazionistico in atto. Risulta rilevante per la politica monetaria
anche la forward guidance ribadita nell’ultima riunione ufficiale, con la quale le autorità monetarie hanno ribadito che i tassi
resteranno bassi per un lungo periodo di tempo e che le operazioni di politica monetaria continueranno a essere a rubinetto
(tasso fisso e quantità illimitata) fino alla fine del 2016. Tra le altre misure non convenzionali adottate c’è la sospensione della
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sterilizzazione della liquidità collegata al piano di acquisto di obbligazioni Securities Market Program (SMP) e l’estensione
della scadenza dei finanziamenti a piena allocazione (full allotment) dal 2015 a dicembre 2016. Inoltre la BCE ha pianificato
una serie di altre misure indirette i cui effetti saranno visibili tra qualche trimestre. Tra queste un programma di finanziamento
agevolato per le banche, condizionato ai prestiti alle imprese non finanziarie e alle famiglie (TLTRO) con scadenza 2018 ad un
tasso fisso vigente al momento dell’operazione pari a quello di riferimento più 10 pb (attualmente sarebbe 0,25%). Le banche
avranno quindi il diritto di prendere a prestito una somma fino al 7% del totale dei prestiti erogati al settore privato non
finanziario – esclusi prestiti per acquisto casa quindi mutui o prestiti per acquistare titoli di stato– esistente ad aprile 2014. Le
operazioni TLTRO saranno effettuate a settembre e a dicembre 2014. Dopo 24 mesi dall’inizio di ciascuna TLTRO le banche
avranno l’opzione di restituire una porzione del prestito. Gli istituti bancari che non onoreranno l’impegno di prestare i soldi
avuti attraverso la TLTRO al settore privato non finanziario dovranno restituire il prestito in anticipo (settembre 2016). Allo
studio delle autorità monetarie c’è infine anche lo studio di possibili azioni sul mercato ABS (Asset Backed Securities) ovvero
dei Titoli garantiti da collaterali: la BCE sostiene l’opportunità di riattivare tale segmento di mercato con possibili acquisti sul
mercato da parte della BCE, purché si tratti di tipologie di titoli semplici, trasparenti e con opportuni vincoli per gli emittenti.
La “rinascita” di questo mercato potrebbe infatti rappresentare una opportunità di investimento per gli intermediari non
bancari, consentendo così alle imprese (anche medie e piccole) di accedere al risparmio da loro raccolto. Con particolare
riguardo al nostro paese, la principale novità del semestre corrisponde all’insediamento (a fine febbraio) del nuovo Governo di
larghe intese guidato dal Premier Renzi con l’obiettivo di realizzare riforme strutturali nel Paese tra cui la riforma del mercato
del lavoro, del sistema elettorale, del sistema giudiziario, ecc. Il ciclo economico ha continuato a contrarsi sebbene ad un tasso
più contenuto rispetto allo scorso anno (primo trimestre -0,5% contro -0,9% dell’ultimo trimestre del 2013). Le previsioni
ufficiali sono per un progressivo recupero della crescita, che dovrebbe portare il tendenziale annuo per il 2014 a +0,6%,
trainata principalmente dalla bilancia commerciale, mentre consumi privati e investimenti verosimilmente continueranno ad
impattare negativamente. A livello istituzionale la Commissione Europea ha formalizzato le raccomandazioni all’Italia sul
programma nazionale di riforma e sul programma di stabilità per il 2014 presentati ad aprile. La Commissione non ha
formulato una puntuale richiesta di manovra aggiuntiva per l’anno in corso (in cui il deficit di bilancio è previsto al 2,7% non
distante dal target), tuttavia ha evidenziato che appaiono necessari sforzi aggiuntivi per garantire la conformità ai requisiti del
Patto di Stabilità e Crescita. Nel Regno Unito il primo trimestre del 2014, è stato caratterizzato da un’economia in espansione
su livelli non distanti dalla fine del 2013, +0,8%. Il ciclo economico è stato sostenuto in primis dagli investimenti, raddoppiati
rispetto allo scorso anno, e dai consumi privati, mentre la domanda estera ha fornito un contributo negativo. Il tasso di
disoccupazione inglese, in discesa dallo scorso anno, è ritornato sui livelli del 2009 (ultimo dato di aprile 6,6%); l’inflazione,
anche essa in discesa dal 2013, ha raggiunto l’1,5%. Nonostante di recente il Governatore della Bank of England Carney abbia
dichiarato che il primo rialzo dei tassi di interesse potrebbe avvenire prima di quanto scontato dal mercato, la dinamica dei
salari segnala il persistere di un livello ancora elevato di capacità inutilizzata nel sistema che potrebbe spingere le autorità a
proseguire con tassi ufficiali invariati a 0,5%. In Giappone, l’espansione economica è proseguita sulla scia del 2013. Nel primo
trimestre di quest’anno il PIL ha fatto registrare un +3% annualizzato, sostenuto sia dall’offerta (con il rimbalzo della
prodizione industriale di inizio anno che ha portato il tendenziale al 10%) che dalla domanda aggregata. Intanto continua il
recupero dei prezzi al consumo con l’inflazione passata da livelli intorno all’1% (a inizio anno) al 3% (con la componente
strutturale che ha raggiunto il 2%). In generale i dati macro confermano comunque l’efficacia della politica reflattiva del
governo ABE. In Cina i dati del primo trimestre 2014 (PIL +7,4% a/a) hanno confermato il rallentamento in atto del ciclo
economico, spingendo il Governo a rivedere le stime di crescita di quest’anno diminuite a 7,5%, livello più basso degli ultimi
anni. Ciò è anche dovuto a crescenti timori riguardanti la tematica dello shadow-banking e più in generale la sostenibilità del
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sistema finanziario. Con riferimento alla politica monetaria, al fine di favorire l’erogazione di prestiti e influire positivamente
sulla crescita, la banca centrale cinese ha ridotto i coefficienti di riserva obbligatoria per le banche.
Mercati
Nei primi sei mesi del 2014 i principali listini azionari internazionali hanno evidenziato un andamento lievemente positivo (con
l’eccezione del listino giapponese), proseguendo così la fase di rialzo intrapresa negli ultimi anni. In valuta locale ed al netto
dei dividendi, l’indice statunitense S&P 500 e l’europeo Eurostoxx 50 hanno guadagnato rispettivamente il 6,47% ed il 4,11%,
a fronte della perdita del 6,93% del mercato giapponese rappresentato dal Nikkei 225, mentre l’indice Hang Seng di Hong
Kong è rimasto sostanzialmente invariato (-0,23%). Negli USA lo S&P 500 nel mese di giugno ha toccato nuovi massimi
storici (1.968 punti) supportato da aspettative di una solida crescita economica e di buoni risultati societari per l’intero anno,
contestualmente ad una fase di normalizzazione della politica monetaria da parte della FED varata a partire dallo scorso anno
(la cd “Exit Strategy”) e tuttora in corso. Nell’Area Euro, invece, la performance positiva dell’EuroStoxx50, nonostante le
tensioni geopolitiche in Ucraina, ha beneficiato in particolare della politica monetaria accomodante della BCE (con attese di
ulteriori azioni espansive e non convenzionali) e delle aspettative di consolidamento della ripresa economica, ancora fragile
nella maggior parte dei paesi europei. Rispetto ad un buon andamento dei listini dei paesi europei core (in Germania l’indice
Dax a fine giugno ha superato per la prima volta la soglia dei 10.000 punti), sono risultati particolarmente positivi i listini
azionari italiano e spagnolo, la cui migliore performance riflette l’attenuarsi delle tensioni sui debiti sovrani dei paesi periferici.
In Giappone la debolezza del listino nipponico deriva dalle consistenti prese di profitto avvenute nei primi mesi dell’anno dopo
i forti rialzi del 2013. Infine, la “stasi” del mercato azionario di Hong Kong è imputabile alla debolezza del quadro economico
e finanziario cinese, con tassi di crescita dell’economia cinese previsti ai minimi degli ultimi anni. Con riferimento ai mercati
obbligazionari governativi europei, il primo semestre del 2014 si è distinto per un significativo movimento di discesa dei
rendimenti e di restringimento degli spread core – periferici. Il mercato dei titoli governativi europei è stato caratterizzato da
ingenti flussi in acquisto sia da parte di investitori europei che esteri; questo fenomeno ha determinato anche una sensibile
diminuzione della volatilità, che era significativamente aumentata sul finire del 2013 per via dell’inizio del processo della
valutazione degli attivi delle banche nell’ambito dell’AQR (Asset Quality Review). Nel corso del semestre appena conclusosi
la BCE, dopo aver allontanato il rischio di disgregazione dell’Area Euro, ha ribadito la ‘forward guidance’, mostrandosi
piuttosto attendista fino al meeting di maggio, in cui il presidente Draghi ha annunciato che nel mese di giugno sarebbero state
ratificate nuove misure espansive di politica monetaria. L’atteggiamento attendista della BCE è stato favorito
da un
miglioramento, anche se lento e graduale, delle stime di crescita ed inflazione in EU a partire dal 2014. Con il passare dei mesi
i dati si sono invece rivelati costantemente inferiori alle attese, soprattutto per quanto concerne l'inflazione, stabilizzatasi a
partire da marzo sullo 0,5% annuo). Questi elementi hanno portato il mercato dei titoli governativi a considerare il piano di QE
come uno degli strumenti potenzialmente attivabili da parte della BCE con l’obiettivo di calmierare l’apprezzamento dell'euro
e contrastare la spirale disinflazionistica. Nonostante ciò, nell’atteso meeting di giugno gli investitori si aspettavano comunque
un approccio graduale da parte dell'autorità monetaria, che invece ha sorpreso il mercato con un “ingente” pacchetto di misure
espansive convenzionali (taglio del refi rate di 10bps a 15bps e tasso sui depositi negativo) e non convenzionali (TLTRO e
sospensione della sterilizzazione del Securities Market Program). Queste misure hanno determinato una ulteriore fase di
diminuzione dei rendimenti governativi sia core che periferici, con il Bund 10y arrivato a 1,24%, prossimo ai minimi del 2012
quando aveva raggiunto il livello di 1,20%, ed il BTP 10y a 2,85%, ai minimi storici assoluti dalla nascita della moneta unica.
L’aver ribadito in più occasioni la forward guidance negli ultimi mesi, ovvero aver rassicurato il mercato che il costo del
denaro sarà mantenuto sui livelli correnti per un periodo esteso di tempo, ha inoltre contribuito ad un appiattimento delle curve
dei titoli di stato:. Le scadenze brevi si sono portate a livelli molto prossimi al refi rate, mentre è risultata ancora più
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significativa la diminuzione dei rendimenti sulle scadenze 5 e 10 anni per effetto sia delle limitate prospettive di crescita ed
inflazione, sia dell’allungamento sulla curva degli investitori, alla ricerca di rendimenti più elevati. Il rischio di dissoluzione
dell'Euro è stato progressivamente allontanato dalle aspettative degli investitori anche per effetto dell’avvicinamento ai target
di stabilità finanziaria dei Paesi che avevano aderito al piano di aiuti congiunto ESM/IMF, ovvero Grecia, Portogallo, Irlanda e
Spagna; in questi paesi le riforme strutturali (in particolare del mercato del lavoro) cominciano già a produrre effetti positivi
sulla crescita. Ciò ha determinato un miglioramento del rating di questi paesi sovrani da parte delle agenzie di rating e ha
consentito loro di ritornare ad emettere sul mercato primario, riscontrando un significativo successo tra gli operatori. L’avvio
di un sentiero di progressiva normalizzazione dei paesi periferici ha favorito un significativo restringimento degli spread tra i
rendimenti core e periferici su tutte le scadenze (ad esempio lo spread BTP – Bund sulla scadenza 10 anni è passata da 220
punti base di fine 2013 a 160 punti base alla fine del primo semestre 2014). Nel corso del semestre la FED si è sempre più
focalizzata sull’andamento del mercato del lavoro non soltanto in termini di tasso di disoccupazione, che si è progressivamente
ridotto fino al 6,1%, ma anche su altri parametri, tra cui il tempo di permanenza nello stato di disoccupazione e la percentuale
degli occupati part-time. Pur mantenendo costante il tapering a 10bln di USD al mese, la FED ha ribadito che l’aumento dei
tassi di riferimento sarà realizzato solo in concomitanza di crescita robusta e sostenibile nel medio-lungo periodo. Questo
atteggiamento della FED ha determinato una discesa dei rendimenti dei titoli governativi americani (con il T-Note che è sceso
da 2,97% di fine 2013 a 2,53% al 30/06/2014), con un effetto positivo anche su quelli europei, in particolare sui titoli tedeschi.
Con riferimento al mercato dei corporate bond, il primo semestre del 2014 ha registrato complessivamente una riduzione degli
spread di credito. Gli indici Itraxx si sono riportati su livelli di spread sperimentati tra 2007 e 2008, prima del fallimento
Lehman Brothers: nello specifico l’indice Itraxx Main ha chiuso il semestre a +62bps (a fine 2013 era a +72 bps circa), mentre
l’indice Crossover ha chiuso il semestre a +242 bps circa (a fine 2013 era a +280 bps circa). Complessivamente quindi si è
assistito ad un movimento di riduzione dei rendimenti risk free, riconducibile a bassi livelli di inflazione, politiche monetarie
ancora espansive e tensioni di carattere geo-politico sui mercati emergenti. Nello stesso periodo si è verificato inoltre un
graduale ritorno degli investitori non domestici sui paesi periferici associato ad una compressione degli spread, quest’ultima
legata alla politica monetaria espansiva della BCE, al lieve miglioramento del quadro globale e alla riduzione dei rischi
sistemici (l’esito delle elezioni europee di fine maggio ha costituito un fattore positivo). Le misure espansive dirette e indirette
attuate dalla BCE hanno favorito, come evidenziato dagli andamenti degli indici Itraxx menzionati in precedenza, una
performance positiva delle obbligazioni societarie, riconducibile sia alla riduzione dei rendimenti risk free sia alla
compressione generalizzata degli spread di credito. Infine la ricerca di rendimento da parte degli investitori ha privilegiato le
classi di rating di qualità meno elevata e le scadenze più lunghe, segnalando il forte interesse da parte degli investitori anche
verso le nuove emissioni collocate sul mercato primario.
PRINCIPALI INDICI DI MERCATO
Azionario
Variazioni*
USA
S&P 500 Index (Dollaro USA)
Dow Jones (Dollaro USA)
Nasdaq (Dollaro USA)
6,47%
1,95%
6,11%
Europa
Eurostoxx 50 Index (Euro)
DAX Index (Euro)
CAC 40 Index (Euro)
FTSE 100 (Sterlina)
4,11%
2,94%
3,44%
0,19%
Pacifico
Nikkei (Yen)
Hang Seng Index (Dollaro HKD)
-6,93%
-0,23%
Italia
FTSE Mib (Euro)
12,21%
6
Obbligazionario
Variazioni**
Europa
Germania 1-3 anni (Euro)
Germania 3-5 anni (Euro)
Germania 7-10 anni (Euro)
0,43%
2,30%
6,99%
Italia
Italia 1-3 anni (Euro)
Italia 3-5 anni (Euro)
Italia 7-10 anni (Euro)
2,08%
5,85%
11,23%
Corporate Europa
1,27%
Citigroup Eurobig 1-3
3,45%
Citigroup Eurobig 3-5
8,47%
Citigroup Eurobig 7-10
* Variazioni dei prezzi dal 30 dicembre 2013 al 30 giugno 2014, (fonte Bloomberg).
**Variazioni complessive calcolate in base ai livelli degli indici di settore Citigroup, (fonte Bloomberg); gli indici obbligazionari sono rappresentativi
dell’andamento dei titoli con scadenza all’interno del segmento considerato (1-3 anni, 3-5 anni, 5-10 anni).
Per quanto riguarda le divise, infine, l’Euro è rimasto sostanzialmente stabile contro il dollaro USA chiudendo il semestre poco
distante da 1,37. I primi mesi dell’anno sono stati caratterizzati da una fase di rafforzamento della valuta europea per via di dati
macro USA più deboli delle attese e di aumento dei flussi di investimenti finanziari internazionali verso i mercati europei. La
valuta europea ha subito una fase di rafforzamento, che seppur non uniforme ha portato il tasso di cambio sopra 1,39 contro
Dollaro, movimento che si è radicalmente invertito dai primi di maggio all’esito della riunione della BCE. In quella occasione,
ma anche in precedenza, Draghi, constatato che anche i livelli correnti del tasso di cambio concorrono a tenere lontana
l’inflazione da livelli considerati di equilibrio, ha annunciato l’imminenza di nuove misure espansive da parte della BCE con
l’obiettivo di contrastate la deflazione e rischi di ulteriore indebolimento della congiuntura. L’Euro è sceso fin nell’intorno di
1,35 per poi stabilizzarsi nell’intorno di 1,37.
PRINCIPALI TASSI DI CAMBIO CONTRO EURO
Dollaro USA/Euro
Yen/Euro
Sterlina/Euro
Variazioni*
0,81%
4,58%
4,41%
* Variazioni dei prezzi dal 30 dicembre 2013 al 30 giugno 2014 - Fonte Bloomberg.
Prospettive
Il lento ma costante recupero della crescita mondiale, in un contesto di inflazione sotto controllo e liquidità abbondante nel
sistema (assicurata dall’atteggiamento espansivo della BCE), dovrebbe favorire il completo riassorbimento delle principali
criticità che hanno caratterizzato l’evoluzione dei mercati finanziari negli ultimi anni, favorendo una generalizzata riduzione della
volatilità sulle principali asset class. Le curve dei governativi periferici potrebbero continuare a sovraperformare quelle “core”
con un conseguente restringimento degli spread su tutte le scadenze per effetto, da un lato, della riduzione del divario sulle stime
di crescita tra i paesi core e periferici (così come evidenziato dalla recente evoluzione dei principali indicatori anticipatori della
congiuntura), dall’altro dalla domanda di titoli con spread positivo rispetto alle obbligazioni core (sia governative che societarie),
dati i livelli molto compressi raggiunti attualmente dalla curva core.
Regime di tassazione
Dal 1° luglio 2014, il D.L. n. 66/2014 ha elevato al 26% l’aliquota di tassazione delle rendite finanziarie e, quindi, anche dei
proventi derivanti dalla partecipazione ai fondi comuni di investimento. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito alla
sezione: http://www.bancopostafondi.it/fiscalita.shtml.
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FONDO BANCOPOSTA OBBLIGAZIONARIO ITALIA MARZO 2018
Il fondo ha realizzato, dalla data di lancio (6 marzo 2014) una performance pari al 2,48%. In relazione allo stile di gestione
adottato, non è possibile individuare un parametro di riferimento (benchmark) rappresentativo della politica d’investimento del
fondo. La prima metà del 2014 è stata caratterizzata complessivamente da un movimento di riduzione dei rendimenti risk free,
riconducibile a bassi livelli di inflazione, politiche monetarie espansive e tensioni di carattere geo-politico sui mercati emergenti.
Si è assistito, inoltre, ad un graduale ritorno degli investitori non domestici sui paesi periferici dell’Area Euro, che ha concorso
ad una generalizzata compressione degli spread (sia sui titoli governativi che societari); i fattori rilevanti a tal riguardo sono stati
la politica monetaria espansiva della BCE, il lieve miglioramento del quadro globale e la riduzione dei rischi sistemici (l’esito
delle elezioni europee di fine maggio ha tra l’altro costituito un fattore positivo). Con riferimento alla recente attività della BCE,
considerati i recenti sviluppi dell’inflazione (bassa e distante dal target del 2% da troppo tempo), l’evoluzione della crescita
(ancora debole) e il persistere di criticità sul mercato del credito, l’istituto presieduto da Mario Draghi ha effettuato un ulteriore
taglio del tasso Refi (sceso a 0,15%). L‘obiettivo principale della banca centrale è quello di arginare il processo disinflazionistico
in atto, favorendo al contempo la stabilità del sistema. Sono state attuate anche una serie di misure indirette di politica monetaria
con l’obiettivo di agevolare la trasmissione degli stimoli monetari, aumentare i prestiti alle famiglie e al settore privato, e più in
generale il livello di liquidità presente nel sistema. Tale portafoglio è costituito in via principale (almeno il 70% del patrimonio
del fondo) in titoli di Stato italiani (sia obbligazioni con cedola che obbligazioni zero-coupon come ad esempio i titoli BTP
Strip), in obbligazioni emesse da società italiane e in depositi presso banche italiane. Previsto l’investimento in via al più
contenuta in strumenti obbligazionari di emittenti di altri Paesi dell’Area Euro. Nel corso del periodo di riferimento non sono
state effettuate sostituzioni di emissioni in portafoglio al fine di migliorare il profilo di rischio/rendimento del fondo. A fine
giugno (valori comprensivi del rateo e percentuali calcolate sul patrimonio netto del fondo) l’investimento in obbligazioni
societarie risulta pari a circa il 23,8% e circa il 76,2% il peso della componente governativa investita in emissioni italiane. Al 30
giugno 2014 con riferimento alla componente investita in obbligazioni societarie (26 emissioni su un totale di 35, ciascuna con
un peso alla data inferiore al 6 circa), il portafoglio è investito in emissioni del settore finanziario (circa il 12,4%), servizi di
pubblica utilità (circa il 7,5%), telecomunicazioni (circa l’1,3%), energetico (circa l’1,3%), consumi durevoli (circa lo 0,6%),
consumi discrezionali (circa lo 0,5%), industriale (circa lo 0,2%). Con riferimento alla componente investita in obbligazioni
governative (9 emissioni su un totale di 35), il portafoglio è investito esclusivamente in emissioni dello stato italiano (circa il
76,2%). Da un punto di vista del rischio, il portafoglio nel suo complesso è investito esclusivamente in emissioni dell’UE (Italia
circa il 92,9%, Spagna circa il 4,5% Germania circa l’1,2%, Francia circa l’1%, e Olanda circa lo 0,4%). A fine semestre la
duration del portafoglio è pari a circa 3 anni e 8 mesi. Il rating medio del portafoglio è pari a BBB (secondo scala S&P); pari a
BBB il rating medio ponderato della componente corporate; pari a BBB il rating medio della componente governativa. Per
quanto riguarda la suddivisione per classi di rating, il portafoglio a fine dicembre è esposto ai titoli corporate con rating pari ad
AA (0,2% circa), pari ad A+ (0,7% circa), pari ad A (1%), pari ad A- (0,6%), pari a BBB+ (3,6% circa), pari a BBB (16,7%
circa), pari a BBB- (1,1% circa). Il portafoglio è investito totalmente in emissioni in Euro. Il portafoglio oggetto di investimento
viene monitorato costantemente. Con riferimento al merito creditizio dei titoli presenti in portafoglio, nel corso del periodo di
riferimento sono state effettuate dalle agenzie di rating variazioni di giudizio su una serie di emittenti in portafoglio con una
valutazione finale che su tutte le emissioni interessate rimane comunque al di sopra dell’Investment Grade. Il rating più basso
presente in portafoglio è pari a BBB- (secondo scala S&P) con un peso del’1,1% circa (Repsol). In conformità a quanto previsto
dal regolamento del fondo, la SGR ha adottato un sistema di valutazione interno del merito creditizio che tiene anche conto, in
via non esclusiva , dei giudizi espressi dalle agenzie di rating. Le prime cinque posizioni a cui risulta esposto il portafoglio sono
BTP Strip maggio 2018 con un peso del 25% circa e rating dell’emittente pari a BBB, BTP Hybrid febbraio 2018 con un peso
8
del 17% circa e rating dell’emittente pari a BBB, BTP Hybrid agosto 2018 con peso pari al 13% circa e rating pari a BBB, BTP
agosto 2018 con peso pari a circa l’11% e rating dell’mittente pari a BBB, BTP giugno 2018 con peso pari al 9% circa e rating
pari a BBB. Con riferimento alle emissioni governative, nel corso del semestre l’agenzia di rating Moody’s ha migliorato
l’outlook sull’Italia da “Negativo” a “Stabile” lo scorso 14 febbraio seguita dall’agenzia di rating Fitch lo scorso 25 aprile. Non
sono state attuate strategie di copertura del rischio di credito mediante strumenti derivati. La performance del fondo nel periodo
di riferimento è stata positiva. Tale andamento positivo è riconducibile in misura principale alla riduzione dei tassi d’interesse –
rispetto a quelli che caratterizzavano il mercato sia ad inizio anno sia nella fase iniziale di costruzione del portafoglio – ed al
conseguente aumento dei prezzi dei titoli governativi e societari dei paesi periferici, tra cui l’Italia. Tuttavia per questa tipologia
di fondo, con titoli in portafoglio con scadenza prossima al termine dell’orizzonte temporale del fondo (Buy and Hold), gli effetti
dei movimenti dei tassi d’interesse (effetti positivi in seguito ad una riduzione dei tassi, e viceversa) sono temporanei e tendono
comunque, a parità di altre condizioni e del livello di qualità del credito, a riassorbirsi con il trascorrere del tempo fino ad
annullarsi al termine dell’orizzonte temporale del fondo stesso. Più nello specifico, alla performance dal lancio positiva,
contribuisce sia la componente governativa italiana sia la componente societaria. Tra gli asset corporate il settore con maggior
contributo positivo risulta quello finanziario e dei servizi di pubblica utilità, in particolare le emissioni Intesa Sanpaolo,
Unicredit Enel e Snam.
Tabella per Tipologia di Emissione e per Paesi
Obbligazioni societarie
Obbligazioni governative
Italia
Spagna
Francia
Germania
Paesi Bassi
16,71%
4,53%
0,98%
1,17%
0,38%
76,23%
-
-
-
-
0,98%
1,17%
0,38%
Peso Totale
92,94%
4,53%
Nota: Le percentuali rappresentate sono calcolate rispetto al portafoglio titoli
Prospettive del Fondo
Fino al termine dell’orizzonte temporale (Marzo 2018) la politica di investimento è orientata al tendenziale mantenimento della
attuale composizione di portafoglio. Il gestore potrà effettuare sostituzioni di emissioni in coerenza con la politica di
investimento del fondo riportata nella documentazione d’offerta.
Elenco degli strumenti finanziari in portafoglio alla data della Relazione Semestrale in ordine decrescente di controvalore
STRUMENTI FINANZIARI
Codice ISIN
BTP STRIP 01/05/2018
BTP HYBRID 01/02/2018
BTP HYBRD 01/08/2018
BTP 4,5% 01/08/2018
BTP 3,5% 01/06/2018
UNICREDIT 3,375% 11/01/2018
INTESA SANPAOLO 4% 09/11/2017
ENEL 4,875% 20/02/2018
BTP 4,5% 01/02/2018
SANTANDER INTL 4,125% 04/10/2017
SNAM 3,875% 19/03/2018
REPSOL INTL FIN 4,375% 20/02/2018
TELEFONICA 4,797% 21/02/2018
GAS NATURAL CAP 5% 13/02/2018
IBERDROLA INTL 4,5% 21/09/2017
TERNA 2,875% 16/02/2018
SOCIETE GENERALE 2,375% 28/02/2018
IT0001247219
IT0004848682
IT0004848716
IT0004361041
IT0004907843
XS0863482336
XS0852993285
IT0004794142
IT0004273493
XS0544546780
XS0829183614
XS0831370613
XS0746276335
XS0741942576
XS0829209195
XS0843310748
XS0821220281
9
Controvalore in
Euro
48.528.063
32.677.444
24.708.840
20.949.400
16.563.440
9.643.853
9.086.136
8.775.702
2.576.920
2.466.495
2.312.352
2.122.718
2.034.162
911.504
890.736
853.848
735.791
% incidenza su
attività del Fondo
25,197%
16,967%
12,830%
10,878%
8,600%
5,007%
4,718%
4,557%
1,338%
1,281%
1,201%
1,102%
1,056%
0,473%
0,462%
0,443%
0,382%
ING BANK 1,875% 27/02/2018
ATLANTIA 3,375% 18/09/2017
VOLKSWAGEN BANK 1,125% 08/02/2018
BNP PARIBAS 1,5% 12/03/2018
DEUTSCHE TEL FIN 6,625% 29/03/2018
BMW FIN 3,625% 29/01/2018
ENI 3,5% 29/01/2018
SIEMENS FIN 5,625% 11/06/2018
E.ON INTER FIN 5,5% 02/10/2017
ALLIANZ FIN 1,375% 13/03/2018
DANONE 1,125% 27/11/2017
EDF 5% 05/02/2018
SANOFI 1% 14/11/2017
ABERTIS 5,125% 12/06/2017
BTP HYBRD 01/11/2017
GDF SUEZ 2,25% 01/06/2018
BTP 5,25% 01/08/2017
BTP 3,5% 01/11/2017
XS0895722071
XS0542522692
XS0927639780
XS0872705057
XS0166179381
XS0653885961
XS0563739696
XS0369461644
XS0322977223
DE000A1HG1J8
FR0011361948
XS0342783692
FR0011355791
ES0211845211
IT0004869316
FR0011261916
IT0003242747
IT0004867070
724.710
591.921
586.125
518.716
484.116
374.095
327.285
314.719
259.474
205.112
203.280
172.774
157.437
112.548
96.484
78.305
28.297
27.052
0,376%
0,307%
0,304%
0,269%
0,251%
0,194%
0,170%
0,163%
0,135%
0,106%
0,106%
0,090%
0,082%
0,058%
0,050%
0,041%
0,015%
0,014%
Di seguito sono dettagliate (in unità di Euro) le variazioni della consistenza del patrimonio in gestione, verificatesi nel corso
del primo semestre, dovute a sottoscrizioni (incrementi) e rimborsi (decrementi).
Incrementi:
Decrementi:
a) sottoscrizioni:
- sottoscrizioni singole
- switch in entrata
188.902.423
2.719.974
b) rimborsi:
- riscatti
-2.583.991
Raccolta netta del periodo
189.038.406
10
Situazione Patrimoniale al 30/06/2014
ATTIVITA’
A. STRUMENTI FINANZIARI QUOTATI
A1. Titoli di debito
A1.1 Titoli di Stato
A1.2 Altri
SITUAZIONE AL 30/06/2014
SITUAZIONE A FINE
ESERCIZIO PRECEDENTE(*)
Valore
complessivo
Valore
complessivo
%
tot. attività
191.099.854
99,223
191.099.854
99,223
146.155.938
75,887
44.943.916
23,336
310.421
0,162
309.430
0,161
991
0,001
1.183.551
0,615
1.183.551
0,615
192.593.826
100,000
A2. Titoli di capitale
A3. Parti di O.I.C.R.
B. STRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI
B1. Titoli di debito
B2. Titoli di capitale
B3. Parti di O.I.C.R.
C. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI
C1. Margini presso organismi di compensazione e garanzia
C2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati
C3. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati
D. DEPOSITI BANCARI
D1. A vista
D2. Altri
E. PRONTI CONTRO TERMINE ATTIVI E
OPERAZIONI ASSIMILATE
F. POSIZIONE NETTA DI LIQUIDITA’
F1. Liquidità disponibile
F2. Liquidità da ricevere per operazioni da regolare
F3. Liquidità impegnata per operazioni da regolare
G. ALTRE ATTIVITA’
G1. Ratei attivi
G2. Risparmio d’imposta
G3. Altre
TOTALE ATTIVITA’
11
%
tot. attività
PASSIVITA’ E NETTO
SITUAZIONE AL 30/06/2014
SITUAZIONE A FINE ESERCIZIO
PRECEDENTE(*)
Valore complessivo
Valore complessivo
H. FINANZIAMENTI RICEVUTI
I. PRONTI CONTRO TERMINE PASSIVI E
OPERAZIONI ASSIMILATE
L. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI
L1. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati
L2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati
198.268
M. DEBITI VERSO I PARTECIPANTI
198.268
M1. Rimborsi richiesti e non regolati
M2. Proventi da distribuire
M3. Altri
99.395
N. ALTRE PASSIVITA’
99.395
N1. Provvigioni ed oneri maturati e non liquidati
N2. Debiti d’imposta
N3. Altre
TOTALE PASSIVITA’
297.663
VALORE COMPLESSIVO NETTO DEL FONDO
192.296.163
NUMERO DELLE QUOTE IN CIRCOLAZIONE
37.530.579,218
VALORE UNITARIO DELLE QUOTE
5,124
MOVIMENTI DELLE QUOTE NEL SEMESTRE(*)
QUOTE EMESSE
QUOTE RIMBORSATE
38.037.923,149
507.343,931
(*) L’operatività del Fondo ha avuto inizio il 6 marzo 2014. Pertanto, la sezione “Situazione al 30.06.2014” e la sezione “Movimenti delle quote nel
semestre” riportano i dati contabili relativi al periodo 06/03/2014-30/06/2014 e la sezione ”Situazione a fine esercizio precedente” non riporta alcuna
informazione.
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