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Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 24 – Capitolo II – Protezione Assoluta
Puntata 1
Era il 1976, una sera d’autunno. Dopo aver finito di lavorare alla sede della Soka Gakkai a
Shinanomachi, a Tokyo, Shin’ichi Yamamoto uscì fuori. L’inverno si stava avvicinando e l’aria era
diventata fredda. In Giappone, scoppiano spesso gli incendi in inverno. Shin’ichi pensò di andare a
controllare i vari edifici della Gakkai prima di fare ritorno a casa.
C’era appena stato un grande incendio a Sakata, nella prefettura di Yamagata, il 29 ottobre. Ed era
stato un incendio disastroso durato quasi dodici ore. Aveva distrutto oltre millesettecento tra edifici e
abitazioni in un’area di 22,5 ettari, uccidendo anche una persona e ferendone più di mille. Era
divampato il giorno in cui Shin’ichi si trovava al Training Center di Tohoku nella prefettura di Aomori.
Quando venne a sapere dell’incidente, organizzò le attività di soccorso e fece tutto il possibile per
rispondere all’emergenza.
L’incendio era scoppiato in un cinema. In un primo momento si pensò che si fosse surriscaldata una
caldaia, ma in seguito invece fu ipotizzato un guasto all’impianto elettrico. Nonostante le indagini, fu
molto difficile stabilire la causa dell’incidente, che comunque non fu mai del tutto chiarita. Ma se fosse
stata la caldaia o l’impianto elettrico, rimaneva il fatto che se gli impianti fossero stati controllati tutti i
giorni, con ogni probabilità si sarebbe potuto evitare il disastro.
Alcune persone tendono a dare le cose per scontate. Non solo. Credono che tutto andrà avanti come
è sempre stato e dato che finora non è successo niente di pericoloso, non si preoccupano nemmeno
di quello che potrebbe accadere. Dimenticano persino di considerare possibili rischi o pericoli.
Smettono di prestare attenzione ai segnali che arrivano loro, diventando così menefreghisti.
Superare questa mentalità è il primo passo per evitare gli incidenti. Nichiren Daishonin scrive: «Un
saggio prevede il pericolo anche se vive nella sicurezza» (Il problema da meditare notte e giorno,
RSND, 1, 553). Chi è vigile sarà sempre preparato a una emergenza, anche quando la situazione
sembra non dare adito a pericoli di sorta.
Con l’avvicinarsi del mese di dicembre, un mese in cui aumentano gli incendi e gli incidenti in
Giappone, Shin’ichi aveva deciso di controllare gli edifici della sede della Gakkai.
Puntata 2
Quando Shin’ichi arrivò al palazzo accanto alla sede, due giovani stavano camminando proprio lì nei
paraggi. Sul loro cartellino si leggeva una ‘G’. Erano membri del Gajokai, il gruppo creato per allenare
i giovani per la protezione della sede centrale, ma anche degli altri edifici della Gakkai sparsi in tutto il
paese.
“Vedo che siete membri del Gajokai. Grazie per il vostro impegno”.
I due erano membri della Divisione giovani uomini di Suginami, Tokyo, e stavano facendo la ronda
nella parte della sede centrale.
“Andiamo insieme a controllare le cose”, esclamò Shin’ichi, guardandoli dritto negli occhi. Mentre
camminavano, gli domandò del lavoro, la famiglia e l’attività. Erano ragazzi in gamba che dopo una
giornata di lavoro si erano precipitati lì per fare attività Gajokai. Shin’ichi sottolineò: “Vi state
impegnando al massimo nonostante le difficoltà che state attraversando. Vi sono molto grato per
questo. Ricordate che tutti gli sforzi che fate per kosen-rufu e per sostenere i membri vi torneranno
indietro sotto forma di buona fortuna. Come buddisti, ci muoviamo sempre nella società con questa
convinzione. E queste azioni saranno quelle a garantire la vostra vittoria finale”.
Sembrava che non ci fosse nessuna riunione quella sera alla sede centrale e non c’erano nemmeno
molte persone in strada.
Mentre Shin’ichi controllava che le finestre degli edifici non fossero state lasciate aperte o che strani
oggetti non fossero rimasti in strada, disse ai giovani: “Il gruppo Gajokai ha la missione di proteggere
la sede della Soka Gakkai, i Centri culturali e i membri. È la stessa missione che ho io. Ed è
necessario essere sempre pronti in ogni momento, prestare attenzione a ogni dettaglio e non
dimenticare mai nulla, anche se si può trattare di una cosa senza importanza.
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Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
“La capacità di prestare attenzione deve essere sostenuta dalla preghiera con senso di responsabilità
e con la determinazione di non trascurare niente che potrebbe causare un incidente. Con la preghiera
si attiveranno le funzioni positive dell’universo che aumenteranno la vostra saggezza e
concentrazione”.
Puntata 3
Dirigendosi verso l’edificio del Seikyo Shimbun, Shin’ichi spiegò loro le nozioni di base della ronda.
“Una delle regole principali è quella di assicurarsi che non venga dimenticato nulla lungo il perimetro
degli edifici, in particolare tutto ciò che può incendiarsi con facilità, come i giornali o i pacchi di riviste.
Se dovessero prendere fuoco, si potrebbero avere delle gravi conseguenze”.
Quando entrarono dentro a un edificio a due piani della Gakkai, Shin’ichi ispezionò il ripostiglio
all’interno. “Bisogna fare attenzione ai posti che vengono aperti di rado, come questo. Bisogna
controllare se è chiuso a chiave o meno, se dentro c’è qualcosa di insolito o se la ventola è stata
lasciata in funzione”.
“È anche di vitale importanza mantenere in ordine questi posti, in modo che chiunque possa trovare
con una certa facilità un oggetto che non deve stare qui. Se in un ripostiglio le cose sono sparpagliate
o ci sono scatole di cartone prive di etichetta con l’indicazione del contenuto, in realtà può risultare
pericoloso perché in questo modo sarà difficile rendersi conto se qualcuno ci ha lasciato degli oggetti
sospetti. Osservando la pulizia e l’ordine di uno spazio si può dire se le persone che lo utilizzano siano
responsabili o meno”.
Shin’ichi fece un controllo minuzioso, anche sui fornelli in cucina, le luci e gli apparecchi elettrici nelle
stanze. Fuori direzionò invece la luce con una torcia elettrica verso la base delle piante e dei fiori che
stavano di fronte agli edifici per assicurarsi che non fossero stati lasciati materiali pericolosi.
“Magari pensate che stia esagerando, ma se dovesse accadere un incidente, perché vi è sfuggito
qualcosa, sarebbe troppo tardi. Gli occhi che notano anche le più piccole cose possono prevenire le
disgrazie.
“Per evitare gli incidenti, tutti dovrebbero considerare la ronda con attenzione, avere un elenco delle
cose essenziali che devono essere controllate, e poi seguire la lista punto per punto. Ad esempio, i
controllori sui treni giapponesi effettuano sempre una serie di ispezioni prima della partenza. E così
facendo, ripetendo tutte le volte con scrupolo la medesima procedura proteggono la sicurezza dei
passeggeri”.
"Una volta che si stabilisce una prassi, si deve applicare puntualmente, senza saltarne o ignorarne
una o più parti. Se ci permettiamo di farla diventare una mera formalità e ci distraiamo, incorreremo
nell’incuria. Questa è la cosa più rischiosa”.
Come disse il poeta e drammaturgo tedesco Bertold Brecht (1898-1956): «L’abitudine può risultare
pericolosa».
Puntata 4
Mentre continuava a controllare gli edifici nella parte vicino alla sede centrale, Shin’ichi parlò ai due
giovani delle conseguenze dell’essere incoscienti.
“Il periodo che va da ora alla fine dell’anno è un momento in cui ci sono non solo molti incendi, ma
anche numerosi reati come truffe o furti. Ciononostante, alcuni sono soliti credere che questo genere
di cose accada solo agli altri, senza pensare invece che loro stessi potrebbero essere le prime vittime.
Questo è una chiara manifestazione dell’incoscienza ed è un modo di pensare che ci rende
vulnerabili”.
“Anche se alle riunioni ricordiamo ai membri di stare attenti a non avere incidenti stradali, ci sono molti
casi in cui la gente dice tra sé e sé: ‘Sì, lo so’, e così facendo però, in realtà non prestano attenzione.
Quello che si dovrebbe fare in quel momento è ricordare a se stessi di essere ancora più attenti, e dire
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la stessa cosa a chi ci sta intorno. Anche chi va in bicicletta deve fare suo questo consiglio,
controllando le luci e i freni”.
Nichiren Daishonin scrisse a Shijo Kingo: «Adotta ogni possibile precauzione» (Raccomandare questo
insegnamento al tuo signore, RSND, 1, 408). E anche: «Devi essere milioni di volte più prudente di
prima» (L’eroe del mondo, RSND, 1, 746).
Nichiren lo aveva avvertito di fare attenzione anche ai minimi dettagli e di essere estremamente
accorto. Essere prudenti è fondamentale se si vuole proteggere se stessi ed essere vittoriosi in questo
mondo così difficile”.
Shin’ichi s’incamminò verso casa, che si trovava nelle vicinanze, con i due membri del Gajokai,
passando accanto all’edificio del Seikyo Shimbun. Sua moglie Mineko lo aspettava sulla porta per
salutarlo.
Come si separarono Shin’ichi disse ai giovani: “Grazie per avermi accompagnato stasera. Per favore,
puntate alla sicurezza e alla protezione assoluta. Anch’io pregherò sinceramente ogni giorno per lo
stesso obiettivo.
«Non posso venire con voi a ogni ronda, ma nel mio cuore sarò sempre con voi. Noi condividiamo la
stessa missione. Vi prego di proteggere la nostra sede. Proteggete i Centri culturali. Proteggete i
membri. Rivediamoci presto».
Quella sera Shin’ichi e Mineko pregarono per i membri del Gajokai affinché stessero in salute,
portassero avanti ognuno la propria missione e realizzassero il loro massimo potenziale.
Puntata 5
Il Gajokai,
grazie a voi
prospera e trionfa
la nostra cittadella Soka
man mano che portiamo avanti kosen-rufu
Il Gajokai era stato fondato a febbraio del 1971 come gruppo atto a formare i giovani che vogliono
proteggere la sede della Soka Gakkai e i Centri culturali di tutto il Giappone. Circa da dieci anni, i
membri della Divisione giovani uomini avevano cominciato a svolgere questa attività eseguendo, tra le
altre cose, ispezioni per garantire la sicurezza degli edifici e scongiurare il rischio di incendio.
Shin’ichi Yamamoto era profondamente riconoscente a questi membri che costantemente si davano
così tanto da fare dietro le quinte per proteggere i vari complessi della Gakkai, e cercava di
incoraggiarli più spesso che poteva. Come scrisse la scrittrice giapponese Saneatsu Mushanokoji
(1885-1976): «Ci si dovrebbe preoccupare più per quello che non si riesce a vedere piuttosto che per
ciò che è ben visibile».
Lavorare dietro le quinte per sostenere kosen-rufu e salvaguardare la Soka Gakkai è un nobile modo
di praticare. Per questo motivo Shin’ichi era convinto che fosse necessario nominare ufficialmente
questo gruppo e riconoscerlo a livello nazionale in modo da farlo diventare il faro eterno della
Divisione giovani uomini.
L’immensa ristrutturazione delle fondamenta del Tempio principale, compresa la costruzione dello
Sho-Hondo, fu ultimata nel 1972. Fino a quel momento, per la Soka Gakkai era prioritario il restauro
del tempio principale e la costruzione di templi minori per il clero della Nichiren Shoshu. Poi iniziò
invece a costruire i Centri culturali della Gakkai, cosa che precedentemente aveva tralasciato. I
responsabili della Divisione giovani uomini avevano anche pensato di organizzare i giovani membri in
modo da svolgere già l’attività di protezione nei nuovi centri. All’inizio del 1971, quando i vertici della
Divisione giovani uomini si rivolsero a Shin’ichi per sapere se formare una squadra di membri che si
occupasse dei complessi della Soka Gakkai, egli rispose senza indugio: «Sono d’accordo con l’idea di
creare un gruppo per questo scopo. Ora però si deve decidere il nome. Vorrei fare una proposta».
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Puntata 6
Shin’ichi iniziò a parlare: «Le sedi della Soka Gakkai e i Centri culturali sono tutti castelli di kosen-rufu,
quindi chiamerei questo gruppo il Gajokai (dal giapponese gajo letteralmente castello o fortezza della
zanna, e kai gruppo)».
“Una fortezza è il centro di comando o la base di un grande generale o leader. Nell’antica Cina, le aste
delle bandiere di un generale erano spesso cosparse di intagli ornamentali in avorio che prendevano
dalle zanne degli elefanti (ga). Per questo venivano chiamate ‘bandiere della zanna’. Il castello dove
venivano issate le bandiere era quindi chiamato fortezza della zanna, gajo.”
In passato, Shin’ichi aveva discusso il termine con il suo maestro, Josei Toda, e lui continuava a
ricordare con affetto quella conversazione.
Si diffuse presto fra tutti i membri del paese la notizia che era stato creato un nuovo gruppo per la
protezione degli edifici della Soka Gakkai, il Gajokai. I membri della Divisione giovani uomini che
erano impegnati in questa attività diventarono membri del Gajokai dal 1° febbraio, il giorno della
fondazione del gruppo.
Furono fatti anche dei cartellini dorati per presentare ai membri il Gajokai, con un disegno che
raffigurava la lettera "G", che è la prima lettera delle parole Gakkai, gengo (dal giapponese ‘protezione
assoluta’) e Gajokai. Gengo è una parola che appare nei sutra buddisti, nella frase “protezione
assoluta della cittadella della Legge”. Lo spirito del Gajokai è quello di proteggere i castelli di kosenrufu, la sede della Soka Gakkai e gli edifici, così come l’organizzazione e tutti i membri, con
l’atteggiamento di non risparmiare la propria vita.
Nell’agosto del 1975, si tenne un corso estivo che vide la partecipazione da tutto il Giappone di
cinquemilacinquecento rappresentanti del Gajokai. Sul momento fu organizzata anche una
dimostrazione di arti marziali, con le squadre regionali in competizione negli sport del kendo e judo.
Come disse Carl Hilty (1833-1909): «È particolarmente auspicabile in gioventù forgiare la propria
capacità di ripresa».
Nel giugno del 1976, a un meeting di vice presidenti, furono scelti i giorni per celebrare i gruppi della
Divisione giovani, e il 1 settembre fu la giornata del Gajokai. Quello era il giorno della cerimonia di
inaugurazione della nuova sede della Soka Gakkai di Shinanomachi, una costruzione bella robusta in
cemento armato che nel 1963 prese il posto del vecchio edificio in cemento. Shin’ichi pensò che
quello era il giorno più indovinato per celebrare il Gajokai, che proteggeva la sede centrale e la Soka
Gakkai.
Puntata 7
Nel 1976, per commemorare il 1 settembre, il primo anniversario del Gajokai, fu fatto un meeting
presso il liceo dell’Università Soka a Hachioji, a Tokyo. Nel corso della riunione furono presentate le
nuove divise marroni del Gajokai. Quel giorno cadeva anche per il cinquantaseiesimo compleanno di
Hatsune Miyasaka, un membro della Divisione donne di Nagasaki, nel Kyushu, che stava pregando
sinceramente per la crescita di tutti i membri del Gajokai. Nel maggio dello stesso anno aveva perso il
figlio maggiore, Katsumi, che era stato un membro coraggioso del Gajokai. Fino alla sua scomparsa
prematura, la fede del ragazzo era rimasta pura.
Mentre faceva attività come responsabile di settore giovani uomini, Katsumi si dava anche un gran da
fare nel Gajokai. Aveva anche iniziato a pendersi la responsabilità di proteggere il nuovo Centro
culturale di Nagasaki, che era stato appena aperto nel novembre del 1975. Ripeteva spesso:
«Abbiamo avuto questo meraviglioso Centro culturale, costruito apposta per noi. Dobbiamo
proteggerlo come facciamo con i nostri compagni di fede».
Rispondeva alle telefonate che arrivavano al centro con allegria e cortesia. La prima voce che si sente
quando si chiama un centro della Soka Gakkai contribuisce all’impressione che ci si fa
dell’organizzazione nel suo complesso. Era deciso a rispondere sempre al telefono con un tono
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piacevole, gentile e sincero. Spesso diceva agli altri membri Gajokai intorno a lui: “Quando la gente
visita i nostri centri mentre siamo a fare attività, la prima persona che incontrano è un membro
Gajokai. Noi siamo il volto della Gakkai. Bisogna salutare i visitatori con un bel sorriso”.
Trattava tutti coloro che venivano al centro con calore e rispetto. Se qualcuno telefonava dicendo di
avere dimenticato qualcosa nell’edificio, lo andava a cercare dappertutto e qualche volta capitava
anche che spedisse l’oggetto all’interessato. Era più attento di chiunque altro durante la ronda. Era
motivato dal desiderio di proteggere la Soka Gakkai, consapevole che non accorgersi di oggetti
sospetti nei pressi dell’edificio avrebbe potuto causare un grave incidente.
Katsumi aveva fatto delle lezioni imparate nel Gajokai la sua filosofia. Ecco come si trasmette lo
spirito! Senza questo atteggiamento, anche con un duro allenamento non resterà molto.
Puntata 8
Katsumi non si sentiva bene, e a gennaio del 1976 andò in ospedale per fare degli accertamenti. Gli fu
diagnosticato un cancro al retto, già in fase terminale. Fu sottoposto a un intervento chirurgico, ma la
metastasi non poteva essere rimossa. Gli fu detto che aveva solo un mese di vita. Malgrado ciò disse
ai suoi familiari: «Darò una grande prova concreta di questo Buddismo. Anche se non mi resta ancora
molto, continuerò a vivere fino al 3 maggio, il sedicesimo anniversario dell’insediamento del
presidente Yamamoto».
Alla fine lasciò l’ospedale e venne curato a casa. Ogni volta che i membri andavano a fargli visita, era
lui che li incoraggiava. “La vita è davvero stupefacente quando la dedichiamo a kosen-rufu, il sentiero
che apre la strada della felicità per tutta la gente. Siamo nati in questo mondo e abbiamo incontrato il
Buddismo, abbiamo la missione di continuare a impegnarci fino alla fine per parlare alle persone delle
meraviglie di questa filosofia”.
In un’occasione, aveva detto a un giovane uomo: “Io non avrò ancora molto da vivere, ma la vita è
eterna. Quello che desidero più di ogni altra cosa è rinascere nella prossima vita in una famiglia che
abbia il Gohonzon. Ma anche se avrò il Gohonzon, io non riuscirei a comprendere la fede, e non potrei
lottare con gioia, a meno che non incontri anche la Soka Gakkai e un maestro come il presidente
Yamamoto. È per questo che voglio rinascere insieme al presidente Yamamoto e alla Soka Gakkai.
«E possibilmente vorrei essere sano. Voglio gli occhi per vedere il Gohonzon, una bocca per recitare
Daimoku e condividere questo Buddismo con gli altri e gambe forti per fare attività nella Soka Gakkai.
Questo è il mio desiderio più grande per la prossima vita.
«Se mi fermo a riflettere mi rendo conto di avere realizzati tutti gli obiettivi che avevo. Provo tanta
gratitudine. Per me è esattamente come afferma il Sutra del Loto: “Questo cumulo di gioielli
inestimabili/ è venuto a noi senza bisogno di cercarlo”» (SDL, 112).
Puntata 9
Anche se gli era stato detto che aveva solo un mese di vita, Katsumi Miyasaka era sempre vivo dopo
mesi. Finalmente arrivò il 3 maggio 1976, il sedicesimo anniversario dell’insediamento di Shin’ichi
Yamamoto a terzo presidente della Soka Gakkai. «Sono vivo», esclamò Katsumi. «Ho continuato a
vivere fino al 3 maggio». Da quel giorno però iniziò a peggiorare anche se di spirito era sempre allegro
e ottimista.
«Voglio partecipare a un altro turno Gajokai al Centro culturale di Nagasaki. Voglio vedere i membri
quando arrivano. Ho voglia di mangiare ancora una volta il ramen (n.d.t. piatto tipico giapponese a
base di tagliatelle, brodo e carne o pesce) che viene offerto come spuntino a tarda notte ai Gajokai
che fanno attività».
Il 24 maggio, sentendo che le condizioni di Katsumi si erano aggravate, il fratello minore, Takeshi, che
viveva nella prefettura di Saitama, e le due sorelle, che si erano sposate e vivevano a Nagasaki,
vennero a stare da lui.
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La mattina seguente, Katsumi chiese a Takeshi di occuparsi dei loro genitori quando lui non ci
sarebbe stato più. Poi aggiunse: “Mi piacerebbe fare Gongyo tutti insieme, come una famiglia”.
Portarono Katsumi nella stanza dove c’era il butsudan (l’altare buddista) e lo aiutarono a stare seduto
mentre recitava il sutra e faceva Daimoku. Quando finì Gongyo, si sdraiò. Takeshi aprì un piccolo
libretto che conteneva la poesia del presidente di Yamamoto, Canzone della gioventù, che si trovava
per caso su un tavolino. A Katsumi piaceva la poesia e Takeshi gliela volle leggere:
Anche se il cielo è cosparso da nuvole
e il vento soffia
il sole oggi sorge ancora. . .
Quando Takeshi iniziò a leggere, Katsumi sorrise e chiuse gli occhi. La voce del fratello risuonava per
tutta la sala.
Io ho la mia missione che è solo mia.
Anche tu
hai una missione alla quale tu solo puoi adempiere
Circa a metà della poesia, con un sorriso sereno sul volto, Katsumi esalò l’ultimo respiro, mentre era
appisolato. Dopo aver dedicato la gioventù al Gajokai, la sua vita di soli ventisette anni era arrivata
alla fine. Il valore di una vita non si giudica necessariamente dalla durata. È dedicandosi al nobile
scopo di kosen-rufu che la nostra vita inizia a risplendere.
Puntata 10
Ormai erano trascorsi più di due mesi dalla morte di Katsumi. Dal 31 luglio al 2 agosto 1976 si tenne il
corso estivo Gajokai del Kyushu presso il Training Center centrale (oggi Centro convegni della Natura
del ventunesimo secolo a Kirishima, Kyushu). Il primo giorno fu organizzata una riunione all’aperto e i
membri di Nagasaki fecerono una rappresentazione basata sulla vita di Katsumi. Gli occhi di tutti i
giovani erano incollati sul palco allestito appositamente per l’occasione.
Nella recita, Katsumi dal suo letto di malato esclama a voce alta: “Voglio stare meglio e tornare a fare
attività Gajokai. Sono determinato a proteggere la Soka Gakkai e tutti i membri come discepolo del
presidente Yamamoto”.
Tutti avevano i lucciconi agli occhi. Alcuni, cercando di trattenere le lacrime, stringevano i pugni e
serravano le labbra. Erano tutti insieme, commossi a condividere la determinazione del loro
compagno.
Chi è di esempio riesce a muovere i cuori di tante persone. La Soka Gakkai è costituita da individui
eccellenti, proprio perché ognuno si sforza di diventare un modello.
Quando finì lo spettacolo ci fu uno scroscio di applausi. La voce narrante disse a voce alta: «Ayumu, il
padre di Katsumi, ci ha mandato una lettera che desidero leggervi adesso: “Mi sento come se vedessi
i volti di tutti voi riuniti lì a Kirishima. Credo che mio figlio aspettasse a gloria questo giorno, perché
sarebbe potuto stare insieme a voi. Purtroppo se ne è andato sul Picco dell’Aquila ancor prima del
presidente Yamamoto e di ciascuno di voi”.
“Anche se Katsumi non si è lasciato alle spalle episodi gloriosi che possano attirare l’attenzione, non è
stato secondo a nessuno nel suo impegno per proteggere il presidente Yamamoto, i castelli di kosenrufu e la gente”.
“Incarnava silenziosamente quello spirito che trasmetteva a tutti coloro che lo conoscevano. Sebbene
fosse figlio mio, credo di poter affermare che fosse un rappresentante straordinario del Gajokai. Spero
che tutti voi, giovani meravigliosi, continuerete a fare del vostro meglio anche a nome di Katsumi.
Questo ve lo auguro di tutto cuore”. Sebbene fosse ancora in lutto per la perdita dell’amatissimo figlio,
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il padre di Katsumi aveva scritto quella lettera per dare speranza ai giovani Gajokai. I suoi sentimenti
toccarono profondamente il cuore di tutti i presenti.
Puntata 11
Il secondo giorno del corso estivo si tenne una riunione generale Gajokai. Durante l’incontro, Isamu
Nomura, responsabile della Divisione giovani uomini, parlando ai ragazzi, disse che per lui Katsumi
era un modello del Gajokai e fece questa proposta: “Vorrei suggerire che, come pionieri di kosen-rufu,
il Gajokai del Kyushu abbia una sua bandiera. Potremmo metterci tre lettere: K, G, e M che stanno per
Kyushu, Gajokai e Miyasaka (n.d.t. il cognome di Katsumi) così da ricordare per sempre la memoria di
Katsumi. Che ne pensate?”.
Erano tutti d’accordo e applaudirono fragorosamente.
Il sette agosto, lo stesso responsabile parlò di Katsumi a Shin’ichi Yamamoto, che si trovava al
Training Center del Kyushu per incoraggiare e parlare con i membri dell’isola. Shin’ichi gli disse: «Il
Gajokai del Kyushu dovrebbe alzarsi in piedi e portare avanti lo spirito di Katsumi Miyasaka. Così si
comportano i veri compagni di fede. Senza condividere i propri ideali, non è possibile adempiere al
grande voto.
«Anche il padre del giovane ha reagito in modo ammirevole. Piantiamo un albero di ciliegio qui al
Training Center in omaggio al ragazzo. Dal momento che il suo nome era Katsumi, chiamiamolo il
ciliegio di Katsumi».
Shin’ichi compose poi una poesia che spedì al signor Miyasaka che diceva:
In lode
di suo figlio così coraggioso,
si asciughi le lacrime
e protegga per sempre
il ciliegio di Katsumi.
Shin’ichi si mosse con grande rapidità. La velocità è la manifestazione della propria determinazione e
sincerità. Il suo mentore, Josei Toda, era solito dire: «I responsabili di kosen-rufu devono fare della
rapidità il loro motto».
Quando la madre di Katsumi, Hatsune, venne a sapere dal marito della poesia, per telefono, stentò a
reprimere i singhiozzi.
Shin’ichi non tardò a ricevere una lettera dal padre di Katsumi che gli scriveva: “Sono commosso per
la splendida poesia che mi ha inviato oggi. Le sono molto grato. Come deve essere felice il mio
ragazzo!”. Anche il signor Miyasaka aveva scritto una poesia:
Combattendo al freddo
le tempeste invernali,
raggiungendo la riva opposta
da dove si possono ammirare
i meravigliosi fiori in boccio della primavera.
Puntata 12
I genitori di Katsumi erano molto orgogliosi del loro figlio maggiore, che si era dedicato con tutto il
cuore a kosen-rufu come membro del Gajokai. Erano fermamente convinti che anche se era morto
giovane, avesse trasformato il proprio karma in questa esistenza.
Lo spirito dei membri del Gajokai era la protezione assoluta, che non si limitava solo alla Soka Gakkai,
ma si estendeva in generale anche a tutta la gente, cosa che questi giovani dimostravano in vari modi.
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Nel gennaio del 1974, quando scoppiò un grande incendio in una zona densamente popolata di
Niigata, quattro fratelli, che erano tutti membri del Gajokai nonché dipendenti di una tipografia,
accorsero subito sul luogo dell’incidente con i secchi in mano per aiutare a spegnere il fuoco.
Operando con sangue freddo e rapidità, aiutarono i vigili del fuoco a domare le fiamme. Nel settembre
dello stesso anno, a Komae, a Tokyo, a causa delle forti piogge ci fu la rottura delle dighe lungo il
fiume Tama e, diverse decine di membri Gajokai insieme agli altri membri della Soka Gakkai
prestarono i primi soccorsi. Il loro impegno nel trasportare i sacchi di sabbia e aiutare i residenti a
portare in salvo i propri beni sotto la pioggia battente, fece guadagnare loro l’ammirazione,
l’apprezzamento e la gratitudine dei loro vicini.
In ottobre, a Suginami, a Tokyo, tornando a casa dopo una riunione di discussione, alcuni membri del
Gajokai sentirono gridare qualcuno: “Aiuto! Al ladro!”. I giovani inseguirono il malvivente per circa
cento metri e poi lo catturarono. Il commissario della polizia metropolitana di Tokyo regalò ai ragazzi
un attestato di encomio per avere svolto un’azione così coraggiosa.
Sempre a settembre, dopo le nove di sera, scoppiò un incendio in una zona collinare dietro al Centro
culturale di Hiroshima. Quando ebbero notizia dell’incidente, dai residenti della zona, circa cinquanta
tra Gajokai e membri della Divisione giovani uomini si precipitarono immediatamente sul posto per
combattere le fiamme con secchi ed estintori. Le azioni intraprese dai membri del Gajokai sono
davvero troppe per essere menzionare tutte. I giovani hanno la missione di prendere l’iniziativa per
proteggere gli altri. Se non si impara questa lezione, prevale l’egoismo e la società diventerà corrotta
fin dalle fondamenta. Uno dei compiti principali della Soka Gakkai è quello di formare dei giovani che
siano d’aiuto alla gente e alla società.
Puntata 13
La Soka Gakkai sarà in grado di continuare a crescere se permetterà ai giovani di prendere in mano la
leadership in tutte le attività. Solo così potrà rimane un’organizzazione giovane.
C’erano solo venticinque anni al 21° secolo e Shin’ichi Yamamoto credeva che fosse arrivato il
momento di impegnarsi ancora di più per formare i giovani. Nel secolo a venire, quei ragazzi
avrebbero assunto un ruolo di primo piano sul palcoscenico di kosen-rufu. Avrebbero anche portato
avanti lo spirito della Soka Gakkai e sarebbero diventate le figure di riferimento per la protezione
dell’organizzazione.
Infatti, molti membri della Divisione giovani, che in quel momento erano nel Gajokai, sarebbero
diventati nel 21° secolo i membri dell’Ojokai [in Giappone, l’equivalente della Divisione uomini del
Gajokai], che oggi s’impegnano a proteggere la Soka Gakkai e tutti i suoi edifici.
Alcuni giorni dopo che Shin’ichi aveva controllato la zona intorno Shinanomachi con i due ragazzi del
Gajokai, incontrò un altro giovane uomo in un corridoio della sede centrale della Soka Gakkai. Il nome
del ragazzo era Masaaki Kato ed era stato nominato da poco responsabile del sokahan.
Quando Masaaki vide Shin’ichi gli disse: «Presidente Yamamoto, da quando il gruppo di controllo del
traffico è diventato il gruppo “sokahan”, tutti sono pieni di nuova determinazione».
“Sì, l’ho sentito dire”, rispose Shin’ichi. “A proposito, c’è qualcosa che vorrei discutere con voi. Perché
non organizziamo una riunione generale per segnare la nascita del nuovo gruppo sokahan? Sarà il
primo meeting generale. Facciamola il 6 gennaio, è l’unica data che potrebbe funzionare. Parteciperò
anch’io. Sarà ancora il periodo delle vacanze di Natale, ma vorrei iniziare l’anno nuovo con tutti voi”.
“Sì, certamente!” gli rispose Masaaki con un sorriso smagliante.
In un battibaleno si diffuse in tutto il Giappone la notizia che il presidente Yamamoto aveva proposto di
fare una riunione generale dei sokahan il 6 gennaio.
Masaaki si chiedeva: “Perché sensei avrà scelto il 6 gennaio?” In un primo momento pensò che fosse
solo per una questione di impegni già presi in precedenza da Shin’ichi. Ma quando ci rifletté di nuovo,
gli venne in mente qualcosa che lo stupì e lo commosse profondamente. Infatti il 6 gennaio era il
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giorno [nel 1951] in cui Shin’ichi era stato chiamato a casa di Toda e in cui il suo maestro gli aveva
affidato i suoi affari privati.
Puntata 14
Il 6 gennaio del 1951 era un sabato. Toda chiamò Shin’ichi per parlare insieme della liquidazione
dell’impresa che gli era rimasta, la Toko Construction Credit Union, che aveva ormai cessato le
operazioni. Era un momento durissimo su tutti i fronti; alcuni creditori lo avevano anche denunciato. A
seconda di come sarebbero andate le cose, non era escluso che potesse essere anche arrestato.
Toda aveva anche avviato la Daito Commerce Company, di cui era il direttore, per uscire dai suoi
problemi finanziari. Ma neanche quella società andava bene.
Con sua moglie Ikue accanto, Toda disse a Shin’ichi: “Se dovesse succedere qualcosa, vorrei affidare
a te la Soka Gakkai, la Toko Construction Credit Union e la Daito Commerce Company. Accetti questa
proposta? E, se puoi, vorrei chiederti di prenderti cura anche della mia famiglia”.
Era una responsabilità enorme. Mentre ascoltava le parole di Toda, Shin’ichi, all’epoca ventitreenne,
aveva la pelle d’oca e si sentiva agitatissimo.
”Sei libero di pensare che ti sto facendo un regalo tremendo, ma sono nato con la stessa missione
che hai tu. Lo capisci, non è vero? Sii deciso, al di là di quello che accadrà.
“Se io e te continuiamo a dedicarci alla nostra missione, verrà sicuramente il momento in cui sarà
realizzato il desiderio di Nichiren Daishonin. Non importa quello che dice la gente, andiamo sempre
avanti insieme!”
Shin’ichi alzò su gli occhi rigati di lacrime e disse a Toda: “Sensei, non devi preoccuparti. Sono
sempre stato pronto a dare la mia vita per te, senza il minimo rimpianto, e questo non cambierà mai,
per tutta l’eternità”.
Nel suo diario, Shin’ichi scrisse quel giorno: “Il signor Toda è come Masashige, mentre io sono come
Masatsura. Sua moglie ha pianto. Per tutta la vita non dimenticherò mai l’emozione, la solennità, le
lacrime, il senso di missione, il significato di relazione karmica e il valore della vita che ho sentito oggi.
È stato deciso che io sarò il suo successore”.
Puntata 15
Quando Masaaki Kato, il responsabile del gruppo sokahan, leggendo il Diario giovanile di Shin’ichi e
La rivoluzione umana venne a sapere che il 6 gennaio era il giorno in cui Shin’ichi aveva realizzato per
davvero che sarebbe stato lui il successore di Toda, ebbe un brivido lungo il corpo.
«Il presidente Yamamoto ha proposto una data così significativa come giorno della prima riunione
generale dei sokahan! Come suoi successori ci sta affidando la piena responsabilità della Soka
Gakkai. Grazie agli sforzi del nostro gruppo bisogna trovare il modo di aprire una nuova era per la
Soka Gakkai».
Il 2 novembre 1976 Shin’ichi aveva ribattezzato “sokahan” il gruppo del controllo del traffico (GCT),
composto da giovani uomini, con la responsabilità di vigilare sul trasporto dei membri in visita al
tempio principale.
Il GCT era diventato operativo da ottobre del 1952 quando il presidente Toda aveva cominciato a
caldeggiare i pellegrinaggi mensili al tempio principale. Era partito come un gruppo di giovani uomini
che, prendendosi la piena responsabilità, si era fatto carico di regolamentare il numero dei partecipanti
ai pellegrinaggi e aiutare anche i membri alle stazioni per i cambi dei treni.
In quel periodo, i membri che si recavano al tempio principale viaggiavano su vagoni normali, non su
quelli appositamente riservati, cosa che rendeva più difficile il compito al GCT. Dovevano assicurarsi
che i membri di ogni gruppo riuscisse a salire sul treno e trovare un posto a sedere. Si occupavano
anche dei membri che non si sentivano bene e facevano in modo che i gruppi in pellegrinaggio non
causassero problemi ai passeggeri del treno che non erano membri.
9 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
A causa dei pregiudizi, capitava che chi non era membro a volte reagisse male, quando veniva a
sapere che un gruppo della Gakkai era sul treno. Questi passeggeri a volte si comportavano con
disprezzo verso i membri o li insultavano. In tali situazioni, i giovani del GCT dovevano intervenire
sorridendo con gentilezza, in modo da tutelare i membri e garantire loro un viaggio sicuro. Dato che
continuavano i pellegrinaggi mensili, il GCT diventò sempre più efficiente. Shin’ichi aveva dato tutto il
suo appoggio e il suo incoraggiamento ai membri del gruppo.
Puntata 16
Nell’ottobre del 1955, come responsabile della Divisione giovani, Shin’ichi regalò ai membri dello staff
GCT una guida dal titolo Al gruppo del controllo del traffico della Divisione giovani. La guida elogiava il
GCT perché ognuno di loro si prendeva cura di ogni membro e svolgeva le proprie mansioni con
attenzione, rapidità, impegno e sincerità: “Prendendo a cuore il concetto che anche se non siete visti
dagli altri, siete comunque guardati da tutti i Budda e Bodhisattva dell’universo, è mio desiderio che
portiate avanti la pratica buddista, impegnandovi nell’attività del GCT, mettendo in pratica sul posto di
lavoro quello che imparate lì”.
L’idea che gli atteggiamenti e le azioni di tutti gli esseri viventi vengano osservate da tutti i Budda e
Bodhisattva è un altro modo per dire che la legge di causalità della vita è imparziale e vale per tutti
allo stesso modo. Grazie alla guida, i giovani del GCT approfondirono il loro senso di missione e
fecero di questo principio la base ispiratrice durante l’attività.
Dopo essere stato nominato terzo presidente della Soka Gakkai, il 3 maggio 1960, Shin’ichi si
impegnò ancora di più per sostenere il GCT. Pensava infatti che i membri del GCT, proprio come lui,
avevano sulle spalle il compito di portare i membri ad adempiere al grande voto di kosen-rufu. Era
veramente deciso a fare tutti i sacrifici necessari per prendersi cura di coloro che sostenevano
l’organizzazione da dietro le quinte. La sua determinazione fu tale da spronare la crescita del gruppo.
Ogni tanto avrebbe fornito loro anche i pantaloni bianchi da indossare durante l’attività.
Nel marzo del 1965, quando finì il pellegrinaggio dei tre milioni di membri accorsi per celebrare il
completamento dei lavori della Grande sala di ricevimento, Shin’ichi mandò ottomila copie del
dodicesimo volume del Kaicho Koen-shu (Raccolta di lezioni del presidente) ai membri del GCT così
come a un gruppo di giovani donne che si erano impegnate a seguire tutti gli eventi che si erano svolti
presso il tempio principale. Sulla copertina del libro era raffigurata la parola “pilastro” stampata con la
calligrafia di Shin’ichi mentre sul retro erano elencati i nomi di tutti i destinatari di quella edizione
speciale, una lista lunga circa cinquanta pagine.
Shin’ichi aveva dato il massimo per formare e incoraggiare quei ragazzi, molti dei quali sarebbero
diventati poco dopo i responsabili della Divisione giovani.
Puntata 17
Nell’autunno del 1969, dietro suggerimento di Shin’ichi Yamamoto, fu istituita l’accademia del GCT
(Gruppo di controllo del traffico) per addestrare i giovani uomini a diventare responsabili. Al primo
corso si iscrissero più di tremila membri.
Shin’ichi riteneva che la preparazione di gruppi come il GCT fosse indispensabile per diventare figure
di riferimento della Divisione giovane uomini. Questa considerazione era basata sulla sua esperienza
personale.
Nel maggio del 1954, Shin’ichi si assunse la responsabilità del pellegrinaggio generale dei cinquemila
giovani al tempio principale, un avvenimento che, tra l’altro, si svolse sotto la pioggia che veniva giù a
catinelle. Nello stesso anno aveva seguito anche quello dei diecimila giovani del mese di ottobre.
Durante il pellegrinaggio di maggio, c’era stato un incidente stradale che aveva causato una grossa
carenza di autobus, creando così una situazione di emergenza nei trasporti dal momento che i
membri furono costretti a viaggiare solo con i treni. Il risultato fu che i membri arrivarono molto in
ritardo al tempio principale e le cerimonie furono rinviate di quattro ore e mezzo. Tuttavia, man mano
10 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 24 – Capitolo II – Protezione Assoluta
che a Shin’ichi arrivavano gli aggiornamenti degli arrivi, reagì con grande autocontrollo e tenacia
superando così ogni ostacolo. Questa fu per lui una delle esperienze più edificanti di tutta la sua vita.
Era perfettamente consapevole della pesante responsabilità che implicava organizzare un evento così
grande e l’ importanza di controllare e ricontrollare ogni minimo dettaglio. Arrivò a capire la differenza
tra la teoria e la pratica, tra il programma che era stato stilato su carta rispetto poi a come erano
andate le cose. Non si sentiva più impreparato di fronte a un imprevisto. Queste esperienze in realtà si
sarebbero rivelate per lui preziosissime per prepararlo a prendere il timone del movimento di kosenrufu. Come osservò una volta Florence Nightingale (1820-1910): “In qualunque ambito della vita non
esiste l’apprendistato, tranne che in officina”.
Shin’ichi, dopo aver discusso la questione con i rappresentanti della Divisione giovani, decise di
istituire l’accademia del GCT per formare i futuri responsabili.
Per diventare un membro a pieno titolo del GCT, inizialmente, il periodo di formazione era di sei mesi.
Come parte del programma, i candidati erano tenuti a prestare un turno GCT una volta al mese e a
studiare scritti come La rivoluzione umana per conoscere a fondo lo spirito della Gakkai. Shin’ichi
aveva pensato di continuare a sviluppare il GCT, insieme agli altri responsabili, per farla diventare una
istituzione fondamentale della Divisione giovani con l’obiettivo di sostenere le persone capaci che
avrebbero portato avanti il futuro della Soka Gakkai.
Puntata 18
La costruzione di nuovi edifici della Soka Gakkai procedeva secondo i piani, e alla fine degli anni
Settanta in tutte le prefetture e le circoscrizioni furono realizzati - uno dopo l’altro - i grandi complessi
di cemento armato. Inoltre, dal 1974, cominciarono a tenersi i corsi estivi presso i training center e i
Centri culturali di tutto il paese.
Il Gajokai, con la responsabilità di pattugliare e proteggere la sede centrale e tutte le altre strutture
della Soka Gakkai, era stato fondato nel 1971; ora veniva applicato un programma di sorveglianza per
i complessi più grandi.
Tuttavia, lo staff non era ancora sufficiente per coprire tutti i corsi e le manifestazioni che si tenevano
presso le nuove strutture del Giappone.
Data la situazione, Shin’ichi pensò che fosse necessario ripensare al ruolo del GCT: voleva
aumentarlo in vista di formarne giovani in gamba.
Dalla primavera del 1976 iniziò a parlare del futuro del GCT con i responsabili della Divisione giovani
uomini. Si arrivò alla conclusione che il gruppo doveva crescere a dismisura e venire anche
rinominato, prestando anche maggiore attenzione allo sviluppo di persone capaci, che sarebbero
diventate i responsabili centrali della Divisione giovani uomini.
Il 2 novembre, mentre continuava a discutere sull’argomento con i responsabili dei giovani uomini,
Shin’ichi disse mentre stava scrivendo le parole “Sokahan” su un blocchetto: “La Divisione giovani
uomini ha proposto molti nomi, ma mi piacerebbe suggerire “sokahan” come nuovo nome del GCT e
‘Accademia dei sokahan’ per quello dell’accademia del GCT.
“Questo nome significa che i membri di questo gruppo sono il fiore all’occhiello della Soka Gakkai e si
assumeranno la responsabilità dell’organizzazione nel suo complesso, nonché di tutto quello che ci
sarà bisogno per far progredire kosen-rufu. La loro missione, in primo luogo, sarà quella di proteggere
la Soka Gakkai. Per questo motivo li ho chiamati sokahan, perché il nome esprime la sostanza della
cosa stessa”.
“Da ora in poi, il gruppo sokahan aprirà una nuova era per la Soka Gakkai. Adesso bisogna nominare
una persona che ne sarà il responsabile e poi si devono anche comunicare questi cambiamenti il
prima possibile”.
Puntata 19
I membri erano stupiti da tutte quelle novità e ci fu uno scroscio di applausi pieno di gioia in tutta la
11 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
stanza. Era la sera del 4 novembre 1976, e c’era il meeting responsabili del GCT presso la sede
centrale di Shinanomachi, a Tokyo. Il responsabile della Divisione giovani uomini aveva appena
annunciato lo scioglimento del GCT e la sostituzione immediata col gruppo sokahan. Le responsabilità
del nuovo gruppo sarebbero aumentate, aggiungendo alla sua funzione iniziale, assistere cioè il
trasporto dei membri durante il pellegrinaggio al tempio principale, anche quella di sostenere le
operazioni delle varie attività e manifestazioni che si sarebbero svolte presso la sede centrale e le
altre strutture della Soka Gakkai. Il meeting responsabili del GCT diventò così il famoso “calcio
d’inizio”dei sokahan.
Masaaki Kato, che era diventato il primo responsabile dei sokahan, era un giovane forte e robusto.
Dopo avere studiato all’università di Waseda, aveva iniziato a lavorare alla sede della Soka Gakkai,
svolgendo contemporaneamente varie mansioni come responsabile della Divisione scuole elementari
e vice responsabile dell’assistente ai giovani uomini.
Masaaki parlò con entusiasmo ai membri presenti: “Il presidente Yamamoto ci ha dato un nome
meraviglioso, sokahan. Che onore per tutti noi!”
“Senza dubbio il presidente di Yamamoto nutre grandi speranze che, come nucleo centrale della Soka
Gakkai, saremo decisi di proteggere l’organizzazione e i membri. Uniamoci a lui in questo scopo
mentre ci dedichiamo ad approfondire il sentiero di maestro e discepolo per il resto della nostra vita!”
“Mi impegno a non risparmiare le forze per assumere la guida del gruppo e a lottare al massimo delle
mie possibilità. Chiedo anche il vostro sostegno”.
Quel giorno, il GCT era rinato come i sokahan: iniziava una nuova era.
Era appena passato un mese, quando Shin’ichi incontrò Masaaki in un corridoio della sede centrale e
gli propose di organizzare la prima riunione generale dei sokahan il 6 gennaio.
Shin’ichi si immaginava i sokahan e i gajokai come due ruote che sorreggevano la Soka Gakkai, che
si accingeva così a iniziare una nuova era di kosen-rufu.
Come scrisse Ingenieros José (1877-1925), uno scienziato, medico nonché intellettuale argentino: “È
privilegio della gioventù piantare i semi fecondi nei campi inesplorati, come se la storia dovesse
cominciare nel momento preciso in cui prendono forma i loro sogni”.
Puntata 20
Il sentiero della Soka Gakkai è la via di kosen-rufu. È il cammino dell’unità di maestro e discepolo. È il
percorso della rivoluzione umana, per nutrire la speranza, trasformare il proprio karma, costruire la
pace e assicurare il benessere alla società. È il nobile sentiero dei Bodhisattva della Terra che,
forgiando il proprio stato vitale di felicità assoluta, saranno ricoperti da infiniti benefici.
«Perché la fede e la pratica buddista della Soka Gakkai creano fortuna e grandi benefici nella vita di
una persona? Ci sono tre ragioni», illustrò il presidente Yamamoto con voce vibrante nel butsuma
principale della sede centrale. Le sue parole risuonavano con la convinzione di un fiero leone. Stava
parlando alla riunione di Capodanno del 1977, intitolato “Anno dello studio”.
«La prima ragione — spiegò Shin’ichi — è che la Soka Gakkai è l’unica organizzazione che pratica e
avanza in completo accordo con gli scritti di Nichiren Daishonin.
«La Soka Gakkai ha combattuto contro l’oppressione delle autorità militari giapponesi durante la
Seconda guerra mondiale con lo spirito di dedicare la propria vita a proteggere e sostenere la corretta
filosofia del Buddismo di Nichiren Daishonin. Ha continuato a lottare nel corso degli anni, secondo
l’insegnamento del Daishonin di Adottare l’insegnamento corretto per la pace del paese. Inoltre, ha
piantato i semi del Buddismo in tutto il mondo per realizzare kosen-rufu. I suoi membri hanno praticato
in accordo con gli insegnamenti del Daishonin e del Budda. Non sarebbe esagerato dire che se la
Soka Gakkai non fosse apparsa in questo mondo, le parole del Sutra del Loto e del Daishonin
sarebbero state false.
«Tuttavia, la storia la Soka Gakkai è piena di persecuzioni continue, dure lotte condotte tra le critiche
e gli insulti delle funzioni demoniache. Alla luce delle parole del Daishonin: «Se così non fosse [i
demoni non sorgessero], non ci sarebbe modo di sapere che questo è il vero insegnamento» (dal
12 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 24 – Capitolo II – Protezione Assoluta
Gosho: Lettera ai fratelli, RSND, 446), questo è di per sé una prova ulteriore della correttezza del
sentiero della Soka Gakkai.
«Coloro che dedicano la propria vita alla fede e la pratica della Soka Gakkai sono certi di conseguire
la Buddità. Non potranno non ricevere immensi benefici!».
Puntata 21
Le parole di Shin’ichi Yamamoto erano piene di convinzione. I membri percepivano nettamente la sua
indomabile volontà e l’enorme fiducia in se stesso: fermo come una roccia possente in mezzo al mare,
era pronto a resistere a qualunque ondata lo avesse assalito. Molti pensavano anche tra sé e sé:
“Chiaramente il presidente Yamamoto coltiva nel cuore un grande disegno. Anch’io devo fare del mio
meglio!”. Mossi dall’entusiasmo, erano tutti ansiosi di sapere cosa avrebbe detto dopo.
Shin’ichi spiegò il secondo motivo per cui la fede e la pratica della Soka Gakkai portano grandi
benefici: “Ma non solo, dal punto di vista dei contributi finanziari che abbiamo fatto al Buddismo, la
Soka Gakkai ha dimostrato tutta la sua gratitudine con le offerte versate per proteggere gli
insegnamenti”.
«La Soka Gakkai una volta veniva derisa e criticata dalla gente come ‘un gruppo di malati e
poveracci’, ma ciononostante siamo sempre andati avanti con un impegno ammirevole per diffondere
kosen-rufu.
«Attraverso le nostre donazioni, abbiamo permesso la costruzione di numerose strutture al tempio
principale, compreso lo Sho-Hondo, che è il Santuario dell’insegnamento essenziale desiderato dal
Daishonin; il Daikyakuden (la grande sala dei ricevimenti); il Daikodo (la grande aula magna); il
Daikejo (il grande castello per gli ospiti) e i So-bo (i templi per gli alloggi). Abbiamo anche sostenuto il
clero realizzando molteplici templi, creando così le basi solide di cui godono oggi.
«Un’offerta di questa portata, basata solo sul nostro desiderio di realizzare kosen-rufu, è
assolutamente senza precedenti nella storia del Buddismo di Nichiren.
«Quindi, se gli insegnamenti del Buddismo sono veri, allora i membri della Soka Gakkai che hanno
fatto queste donazioni saranno certi di ricevere benefici incommensurabili, che si riverseranno su di
loro come un sole abbagliante. Boccioli ricolmi di fortuna fioriranno sicuramente nella loro vita.
I membri annuirono e si chinarono un po’ in avanti per non perdere nemmeno una parola di quello che
avrebbe continuato a dire Shin’ichi.
«La terza ragione è che i membri della Soka Gakkai non si sono risparmiati per servire la Legge, vale
a dire, nell’attività di propagazione del Buddismo di Nichiren Daishonin, che alla luce degli
insegnamenti è una delle azione più importanti.
«Durante la Seconda guerra mondiale il Giappone era governato dal governo militarista, poi seguì la
disfatta del paese con la resa; da allora fino a oggi abbiamo cercato con coraggio di condividere
questo Buddismo con le altre persone, nonostante le continue persecuzioni e gli insulti, avanzando
verso la realizzazione di kosen -rufu. Come risultato, solo in Giappone ci sono milioni di famiglie che
stanno praticando questo Buddismo».
Puntata 22
Riflettendo sugli enormi progressi della Soka Gakkai, malgrado le difficoltà e tribolazioni subite negli
anni, i membri presenti ascoltavano con attenzione il presidente Yamamoto. «Oggi innumerevoli
Bodhisattva della Terra stanno emergendo non solo in Giappone ma in tutto il mondo e sono state
gettate le basi per kosen-rufu nel mondo.
«Numerosi sono i pionieri della Legge che si sono recati all’estero, ognuno con lingua, cultura,
costumi e tradizioni diverse da imparare. Tutti loro stanno lavorando instancabilmente per trasmettere
la nostra filosofia di pace e felicità nei luoghi dove sono andati. Pensatori di spicco e leader di tutto il
mondo esprimono vivo interesse per la SGI e sta aumentando il numero di coloro che apprezzano e
simpatizzano con gli ideali buddisti.
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Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
«Solo sulla base di questi fattori, possiamo dire che il contributo dato dalla Soka Gakkai per la
propagazione della Legge è straordinario».
Più che Shin’ichi rifletteva su quanto la SGI avesse fatto per kosen-rufu e più era convinto che anche i
membri ne avrebbero condiviso gli immensi benefici e la buona fortuna.
«Il fatto che il Buddismo di Nichiren sia stato ampiamente propagato in Giappone e in tutto il mondo
grazie agli sforzi della SGI e stia diventando come una marea crescente della nuova era, è la prova
inconfutabile che i membri stanno portando avanti la fede e la pratica in accordo con lo spirito del
Daishonin.
«Oggi è un giorno importante, è il primo dell’anno, e proprio qui, davanti al Joju Gohonzon, che reca la
scritta: “per la realizzazione del grande desiderio di kosen-rufu attraverso la propagazione della
Legge”, vorrei dirvi che la fede e la pratica buddista della Soka Gakkai sono la fonte dei benefici più
grandi in tutto l’universo.
«Inoltre, voglio che sappiate che vi siete creati le basi per ricevere - perché meritate di ricevere migliaia e decine di migliaia di volte più benefici di quanto finora non abbiate ancora sperimentato.
Concludo qui il mio intervento, augurandovi di continuare ad avanzare al mio fianco con sempre
maggiore coraggio, mentre ci impegniamo per il bene della società e la prosperità delle nostre
famiglie».
L’incrollabile convinzione di Shin’ichi risvegliò una determinazione simile nei cuori dei presenti.
Puntata 23
Quando finì la riunione, Shin’ichi uscì nel piazzale antistante e si fermò davanti a una pietra
commemorativa della Canzone della rivoluzione umana, che era stata presentata due giorni prima, il
30 dicembre.
Il cielo era chiaro, ma il vento era gelido.
Per l’occasione erano state scattate una serie di fotografie, in cui Shin’ichi invitava sia i partecipanti
alle riunioni che gli staff che erano lì a fare attività a unirsi a lui. Quando i sokahan, vestiti in giacca
blu, si raccolsero intorno a lui, si rivolse a loro con enfasi: “Apprezzo il vostro impegno. Grazie! Il
vostro meeting generale si terrà il 6 gennaio. Questa riorganizzazione del GCT (gruppo di controllo del
traffico) a sokahan rappresenta la vostra ripartenza verso una fase importantissima, quella
dell’“insegnamento originale”.
“Cosa significa insegnamento originale? È quando viene rivelata la vera identità del Budda. Dal nostro
punto di vista, è quando noi, come Bodhisattva della Terra e successori Soka, prendiamo il nostro
posto sul palcoscenico di kosen-rufu e ci assumiamo la responsabilità completa del nostro
movimento”.
“Insegnamento originale vuol dire anche passare dal teorico al concreto, cioè dalle parole ai fatti.
Invece di rimanere nell’ambito delle parole, facciamo del nostro meglio per ottenere qualcosa di
concreto nella realtà. Questo rappresenta il passaggio da uno stato dove parliamo di determinazione e
voto a uno in cui si dimostra la prova concreta della vittoria».
«A proposito, quanti anni avete adesso?».
Le risposte oscillavano dai ventiquattro ai trentadue anni.
«Dunque, vediamo... Avevo ventiquattro anni quando condussi la campagna di febbraio come
consigliere del capitolo Kamata. È stato quando feci il primo passo fondamentale che spianò poi la
strada all’obiettivo di Toda di realizzare settecentocinquantamila famiglie di membri.
«Quando ne avevo ventisei, fui nominato responsabile della Divisione giovani. Fu l’anno in cui
assumendomi la piena responsabilità della programmazione e la politica della Gakkai, ho fondato la
tradizione che i giovani fossero la forza propulsiva di kosen-rufu.
«Quando ne avevo ventotto, mi fu affidata la responsabilità di guidare la campagna di Osaka, dove si
raggiunse una crescita senza precedenti e fu creato il modello indistruttibile e sempre vittorioso del
Kansai.
«A trentadue anni sono diventato terzo presidente della Soka Gakkai. Vi auguro di essere altrettanto
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Volume 24 – Capitolo II – Protezione Assoluta
fermi nelle decisioni e di impegnarvi al massimo: questa è la chiave per tirare fuori tutta la forza che è
in voi».
Puntata 24
Shin’ichi continuò a parlare con i giovani sokahan dopo che era stata scattata la foto: «Quando si è
giovani, per crescere è fondamentale superare la tendenza all’autocommiserazione. Se anche per un
momento pensate che potreste passare le vostre responsabilità alla Divisione uomini, o che va bene
trascurare le attività della Gakkai con la scusa che siete troppo occupati al lavoro, non potrete mai fare
progressi e forgiarvi.
«I giovani dovrebbero essere intraprendenti e generosi, prendendosi spontaneamente la piena
responsabilità e pronti ad assumersi qualsiasi compito: “Mi assumo tutta la responsabilità. Farò
qualsiasi cosa!”. Non importa quanto siete impegnati al lavoro, è vitale che vi sfidiate a partecipare alle
attività della Gakkai. Se non fate così perderete un’occasione per fare la vostra rivoluzione umana e
svilupparvi a tutto tondo.
«Quando si è giovani, si è spesso chiamati a svolgere le mansioni più umili sul posto di lavoro e
spesso e volentieri dovete farvi carico di situazioni pesanti. Probabilmente avete anche poco tempo
libero. Ma per migliorarsi è fondamentale fare uno sforzo sincero, anche se vi sentite affranti,
continuate a dedicarvi completamente alla fede e la pratica buddista.
«Col tempo, quelle esperienze vi forgeranno e aumenteranno la forza che è in voi, che poi altro non è
che quella solidità di fondo necessaria per affrontare tutte le sfide della vita. Questo finirà poi per
diventare la vostra buona fortuna. È per questo che le lotte sono in realtà il più grande tesoro della
vita.
«Se vi abituate a evitare gli sforzi e le difficoltà, finirete per essere infelici».
Poi Shin’ichi indicò la targa in pietra della Canzone della rivoluzione umana.
«Qui c’è scritto che “andando avanti in mezzo alle bufere di neve, avanziamo con audacia”. Spero che
farete vostro questo atteggiamento per tutta la vita. Conto su di voi per affidarvi la Soka Gakkai. Conto
su di voi per realizzare kosen-rufu. Affido a voi il ventunesimo secolo».
Come scrisse l’autore brasiliano José de Alencar (1829-1877): “La gente può superare ogni tipo di
avversità se possiede uno spirito vivace e persevera nel raggiungimento dei propri obiettivi”.
Puntata 25
Shin’ichi Yamamoto fece anche diverse foto insieme alle byakuren lì presenti. Le origini di questo
gruppo risalgono al maggio del 1957, quando fu deciso che un gruppo di membri della Divisione
giovani donne si facesse carico dell’attività dietro le quinte svolte durante le riunioni responsabili della
Divisione giovani donne e gli altri eventi. Questa mossa fu proposta da Shin’ichi - al tempo
responsabile della Divisione giovani - per dare un’occasione a queste ragazze di far crescere un
numero sempre maggiore di giovani capaci.
Nel marzo del 1958, a completamento della costruzione del Daikodo (la grande sala), presso il tempio
principale, tanto desiderata da Toda, ebbero inizio i pellegrinaggi celebrativi dei membri della Soka
Gakkai; alcuni membri di questo gruppo neoformato di giovani donne chiesero se ci fosse niente che
potevano fare.
Prendere l’iniziativa per kosen-rufu è lo spirito dei Bodhisattva della Terra e riempie la vita di una gioia
immensa.
Shin’ichi era felice che le giovani donne volessero impegnarsi nelle attività. Parlò con quelle che erano
incaricate della programmazione: le ragazze avrebbero dovuto occuparsi delle pulizie delle strutture al
tempio principale e sostenere lì tutte le attività. Per questa ragione, inizialmente il gruppo era
conosciuto come lo “staff del tempio principale”.
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Shin’ichi non poteva non essere toccato dalla vista delle giovani che con allegria si impegnavano così
seriamente nelle pulizie e le altre attività. In un’occasione disse loro: «Siete tutte dei fiori bellissimi
Soka che sbocciano coraggiosamente, quindi comportatevi da regine, con dignità, eleganza, forza e
fiducia in voi stesse».
Nel 1966, Shin’ichi dette il nome di “gruppo byakuren” allo staff di giovani donne che faceva attività al
tempio principale. L’8 luglio, diventò così il giorno del gruppo byakuren, il giorno in cui il presidente
Yamamoto annunciò il nuovo nome.
Byakuren significa “bianco fiore di loto”. Il Sutra del Loto paragona il fiore di loto ai Bodhisattva della
Terra, con queste parole: «Come il fiore di loto nell’acqua/ non sono contaminati dalle questioni
mondane» (SDL, 292) . Proprio come il bianco loto fiorisce in uno stagno melmoso, i Bodhisattva della
Terra, pur vivendo nel mondo corrotto e contaminato dell’Ultimo giorno della Legge, restano puri e
completamente immacolati.
Puntata 26
Mentre puliscono,
le loro azioni risplendono
con lo stato vitale della Buddità.
Osservando le byakuren impegnate con gioia a mantenere pulito il tempio principale, Shin’ichi aveva
inviato loro quella poesia. Sostenere i membri che si dedicano a kosen-rufu è un comportamento
degno di un Budda. Col passare degli anni, il gruppo byakuren crebbe e si assunse responsabilità
sempre più grandi, coordinando l’attività invisibile durante le riunioni e diventando un po’ alla volta uno
staff insostituibile della Divisione giovani donne per crescere le giovani capaci .
Nell’agosto del 1976 fu presentata una nuova uniforme, color glicine, per le byakuren. Shin’ichi ne
aveva suggerito il colore, perché pensava che questa tonalità comunicasse un senso di grazia ed
eleganza che rappresentava in pieno questo staff. Dopo la riunione di Capodanno del gennaio del
1977, Shin’ichi disse, mentre scattava una foto ricordo con alcune byakuren: «Le vostre uniformi color
glicine vi stanno davvero bene. Ma oggi è freddo, quindi per favore state attente a non prendere il
raffreddore».
Osservava con attenzione il volto di ognuna di loro, intento a memorizzarli tutti.
Oggi chi è qui la responsabile dello staff byakuren?».
«Sono io, Kayo Aoyagi», replicò una di loro, facendo un passo avanti.
Shin’ichi esclamò: «Ma io ti conosco! Sei la responsabile della Divisione scuole medie e scuole
superiori e la vice responsabile delle giovani donne. Quando eri nella Divisione scuole superiori hai
partecipato alle lezioni di Gosho, che tenevo, come membro del gruppo Hosu (giovani fenici), non è
vero?».
«Sì».
Kayo era emozionatissima a vedere che il presidente Yamamoto si era ricordato di lei fin dai tempi del
liceo. Guardandola negli occhi le disse Shin’ichi: «Ho fondato diversi gruppi per formare persone in
gamba e lottato con tanta energia per sostenerle con la speranza di far crescere i giovani della Soka
Gakkai e farli diventare responsabili capaci di proteggere e servire i membri e la gente. Per favore,
non dimenticartelo mai, per tutta la vita».
Puntata 27
Shin’ichi continuò a parlare: «I membri del gruppo byakuren sono i volti e i fiori della Gakkai. Le
giovani donne che si dedicano a kosen-rufu e i membri sono veramente ammirevoli e di grande cuore.
Tutti questi sforzi adorneranno la vostra vita come benefici e buona fortuna. Questo si accorda con il
funzionamento della rigorosa Legge buddista di causa ed effetto.
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Volume 24 – Capitolo II – Protezione Assoluta
«Perciò, come buddiste, dovete impegnarvi ad avanzare lungo il sentiero che avete scelto con lo
spirito di: “In quanto buddista vado avanti risolutamente per la mia strada”. La vera felicità non si trova
basandosi sulle opinioni altrui. L’unico percorso che porta alla vera felicità è quella di agire sulla base
delle convinzioni che derivano dagli insegnamenti buddisti senza preoccuparvi di come potrebbero
giudicarvi gli altri».
Shin’ichi voleva rassicurarle che anche se i loro sforzi sinceri potevano passare inosservati, i Budda e
bodhisattva dell’universo erano sempre al corrente di tutto: “Senza essere visti, i Budda e i
bodhisattva li stanno osservando” (RSND, 1, 55), in base al principio di myo no shoran (i Budda, i
bodhisattva e le divinità protettrici buddiste conoscono l'ichinen (la direzione del cuore) e il
comportamento di tutti gli esseri umani. Questo si ricollega al principio che le virtù invisibili portano
benefici visibili, n.d.t.).
Il Buddismo spiega il funzionamento del karma. Cattive cause producono effetti negativi mentre buone
cause producono effetti positivi. Inoltre, questa legge si applica a tutte le tre esistenze di passato,
presente e futuro. I propri pensieri, parole e azioni passate creano le cause che producono gli effetti
che viviamo oggi, mentre quelle fatte nel presente si tradurranno negli effetti che sperimenteremo nel
futuro.
Come scrive Nichiren Daishonin: «Chi non rispetta gli altri sarà a sua volta disprezzato» (Lettera da
Sado, RSND, 1, 270). Tutto dipende da noi. Tutto, sia gli effetti positivi che quelli negativi sono il
risultato delle proprie azioni. Il modo per trasformare il karma negativo e creare effetti positivi nella
nostra vita è praticare il vero insegnamento del Buddismo e dedicarsi completamente a kosen-rufu.
Questo porta certamente a una felicità sicura e incrollabile. I praticanti dovrebbero sforzarsi di vivere
con la convinzione che tutti i Budda e bodhisattva dell’universo vedono tutte le loro azioni.
Gli esempi dei membri del Gajokai, Sokahan e Byakuren sono intrisi di questo stesso spirito. Il Budda
osserva tutti i nostri sforzi. Le azioni coraggiose incise nella nostra vita diventeranno la causa per
aprirci a un brillante futuro. La strada cosparsa di avversità diventerà quindi l’aureo sentiero che ci
condurrà sulla vetta della vittoria.
Puntata 28
Alcuni adulano e lusingano i ricchi e i potenti con la speranza di ottenere senza grandi sforzi
ricchezza, status sociale, riconoscimenti e successo. Altri inseguono solo il proprio tornaconto e sono
disponibili a qualunque compromesso pur di farsi avanti. Altri ancora covano invidia e rancore verso
coloro che si sono affermati nel mondo e cercheranno di causare la rovina di chi ha più successo di
loro. Tutti questi esempi non sono altro che comportamenti umani basati sull’illusione che la felicità si
trovi nel “mondo esterno”, al di fuori di noi.
Nichiren afferma: «Se cerchi l’Illuminazione al di fuori di te, anche eseguire diecimila pratiche e
diecimila buone azioni sarà inutile, come se un povero stesse giorno e notte a contare le ricchezze del
suo vicino, senza guadagnare nemmeno mezzo centesimo» (RSND,1, 3).
Il percorso per conseguire la felicità e la Buddità in questa esistenza consiste, di fondo, nel lucidare il
proprio carattere e manifestare la condizione vitale del Budda e Bodhisattva che giace dentro di noi. È
di vitale importanza costruire un io forte, vigoroso e imperturbabile come una montagna imponente.
Il Daishonin scrive al riguardo: «Risveglia in te una profonda fede e lucida con cura il tuo specchio
notte e giorno. Come dovresti lucidarlo? Solo recitando Nam-myoho-renge-kyo» (RSND,1, 4).
Recitare Daimoku è il sentiero per conseguire la Buddità in questa vita, che si realizza attraverso la
pratica per sé e la pratica per gli altri. Ciò significa non solo recitare per noi stessi ma dedicarsi anche
a kosen-rufu, in altre parole alla pratica per gli altri (shakubuku). Se siamo in grado o meno di
stabilizzare uno stato vitale di felicità indistruttibile dipende dalla sincerità del nostro Daimoku e da
quanto ci stiamo dando da fare per realizzare la pace nel mondo.
Si può ingannare gli altri, ma è impossibile ingannare la Legge. Possiamo costruire uno stato vitale
meraviglioso se si prega per kosen-rufu, sforzandosi instancabilmente. Dal punto di vista della legge
buddista di causa ed effetto, se non siamo seri, diligenti e leali non potremo realizzare la vittoria.
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Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
Puntata 29
Il primo meeting generale dei sokahan si svolse di giovedì, la sera del 6 gennaio 1977. I giovani
sfidarono il gelo per arrivare alla riunione che si teneva alla sede della Soka Gakkai, a Shinanomachi,
a Tokyo. Le loro guance erano arrossate dal freddo e gli occhi brillavano di determinazione. La sala
che si trovava al quinto piano del Centro culturale Soka, accanto alla sede centrale, era stracolma di
membri del sokahan, arrivati lì con le loro divise blu. L’inizio della riunione era previsto per le sei e
mezzo.
Quel pomeriggio, Shin’ichi Yamamoto aveva un incontro a Tokyo, nel quartiere di Minato che concluse
in anticipo per precipitarsi alla riunione generale dei sokahan.
Aveva chiesto al direttore generale della SGI e ad alcuni vice presidenti di partecipare a quel meeting.
Pensava che sarebbe stato positivo per la Soka Gakkai celebrare la nuova partenza del gruppo.
Shin’ichi era convinto che la lode e il sostegno dovevano essere trasmessi a chi svolgeva le attività
dietro le quinte, come i sokahan, gajokai, byakuren ma anche agli “eroi senza corona” che
consegnavano tutti i giorni il Seikyo Shimbun. I sokahan non appena finivano di lavorare, accorrevano
alle sedi SGI per organizzare i parcheggi malgrado il freddo. I gajokai proteggevano quelle strutture
con i pattugliamenti e le ronde anche in piena notte.
Le byakuren con i loro sorrisi calorosi accoglievano gli staff che andavano a fare attività presso i
Centri culturali. Tutti questi giovani stavano portando avanti la loro missione, affrontando nel
contempo difficoltà e sfide quotidiane. Shin’ichi vedeva in loro il comportamento dei bodhisattva e il
cuore compassionevole dei Budda. Ecco perché voleva che molti dei responsabili alti della SGI
partecipassero alla riunione generale del sokahan: avrebbero avuto modo di esprimere ai membri del
gruppo la loro gratitudine sincera e li avrebbero incoraggiati con parole di lode.
Quando Shin’ichi arrivò, erano quasi le otto di sera e fu accolto da uno scroscio di applausi. «Stasera
mi sono precipitato qui per stare con voi a questa riunione che segna una nuova partenza. Sono molto
felice di vedere un meeting generale così allegro. Congratulazioni!». Shin’ichi iniziò il suo intervento
elogiando questi campioni di kosen-rufu.
Puntata 30
Cominciò col ribadire le fondamenta della fede e la pratica del Buddismo di Nichiren: i ragazzi
avrebbero visto dispiegarsi naturalmente il cammino da percorrere, se le avessero seguite.
«Kosen-rufu è il desiderio del Daishonin: se lo perdiamo di vista anche il Buddismo perderà di
significato. Pertanto, spero che rimarrete fedeli al suo insegnamento e diffonderete i suoi principi tra le
persone, nel vostro quartiere e nella società.
«La missione dei sokahan sarà la forza trainante per il progresso di kosen-rufu e renderà la SGI così
forte da svilupparsi anche nel lontano futuro.
«Nichiren Daishonin scrive: “Coloro che diventano discepoli di Nichiren e credenti laici devono
rendersi conto della profonda relazione karmica che condividono con lui e propagare il Sutra del Loto
con il suo stesso atteggiamento” (Lettera a Jakunichi-bo, RSND, 1, 883).
«Kosen-rufu è il grande desiderio del Daishonin e la sua realizzazione è una parte essenziale per ogni
discepolo. Quindi la pratica del Buddismo di Nichiren equivale alla pratica per se stessi e gli altri, dove
ricopre una parte centrale l’azione di condividerne gli insegnamenti.
Come afferma Nikko Shonin, il successore del Daishonin: “Finché kosen-rufu non è realizzato,
propagate la Legge con tutte le vostre capacità senza lesinare la vostra vita” (GZ, 1618).
«Coloro che dedicano la vita a kosen-rufu sono veri discepoli del Daishonin nonché eredi dei suoi
insegnamenti.
«Non importa dichiarare ad alta voce di essere un seguace del Daishonin se poi sfruttate la Legge per
comportarsi con autorità, senza agire invece per kosen-rufu: una persona del genere manca
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Volume 24 – Capitolo II – Protezione Assoluta
completamento dello spirito di Nichiren; facendo così questa filosofia diventerà un insegnamento
morto, un fossile.
«Il cuore immenso del Daishonin e lo stato vitale dei Bodhisattva della Terra pulsano nelle azioni di
coloro che riconoscono la missione di realizzare kosen-rufu, aiutando gli altri a raggiungere la felicità,
man mano che diffondono la filosofia di Nichiren».
Shin’ichi continuò a parlare del significato di essere buddisti in quel momento storico. Espresse la
speranza che i sokahan avrebbero approfondito la conoscenza del tempo e usato la propria
responsabilità nella maniera più consona al periodo. Sottolineò anche che l’importanza della nuova
partenza del gruppo si poteva capire appieno solo attraverso la comprensione della loro epoca.
Puntata 31
Shin’ichi accennò all’attualità, osservando che nella società la corruzione e il degrado erano ormai
predominanti: le caratteristiche dell’Ultimo giorno della Legge. Nel febbraio del 1976, si era diffusa la
notizia dello scandalo Lockheed: i funzionari della società statunitense avevano corrotto con le
tangenti i vertici giapponesi della politica ed economia per l’acquisto di aerei costruiti dall’azienda
americana. Fu chiaro che numerosi politici giapponesi avevano preso enormi tangenti, che portarono
all’arresto dell’ex primo ministro Kakuei Tanaka (1918-1993) nel luglio dello stesso anno. Questo
scandalo scosse tutto il mondo politico e imprenditoriale giapponese, aumentando la sfiducia della
gente verso le istituzioni.
Shin’ichi affermò: «Oggi, l’idea che hanno le persone su ciò che è giusto e sbagliato è confusa e si è
perso di vista il modo retto di comportarsi. Il futuro appare incerto e oscuro. La società ha perso la
speranza e sembra che non ci si debba aspettare niente di positivo. In questo quadro, la Soka Gakkai
si erge come un faro luminoso mostrando a tutto il mondo la via da seguire e sono sicuro che il suo
ruolo aumenterà di importanza.
“I sokahan sono la luce della speranza e della creazione di valore della SGI. Voglio ricordarvi che
siete voi questa luce del faro della SGI”.
“In un’epoca confusa e turbolenta come questa, la SGI ha tenuto alta la bandiera della verità e della
giustizia, adoperandosi disinteressatamente per la felicità della gente. Spero che tutti voi seguirete
con coraggio la missione che avete scelto, convinti che proteggere la SGI è il bene più grande!”
Shin’ichi concluse dicendo: “Vi prego di stabilire un risultato senza precedenti, lavorando insieme agli
altri membri in una grande unità, ognuno secondo le proprie caratteristiche. Seguite il nobile sentiero
del sokahan, senza essere influenzati sia dagli eventi positivi che da quelli negativi. Nel frattempo
avrete quaranta e cinquanta anni e coronerete di successo tutti gli aspetti della vita continuando ad
avanzare verso la vittoria”.
Seguì uno scroscio di applausi che esprimeva l’intenzione di quei giovani di abbracciare le parole del
presidente Yamamoto.
Puntata 32
La ferma determinazione dei sokahan mosse gli ingranaggi della SGI che cominciò a fare passi avanti
grazie all’energia della gioventù.
Sulla base delle indicazioni date da Shin’ichi durante il primo meeting generale, i responsabili centrali
del gruppo iniziarono una discussione approfondita. Cosa avrebbero dovuto fare per mettere in pratica
lo spirito che gli aveva trasmesso il presidente Yamamoto e far sì che i sokahan diventassero quel
faro in grado di crescere individui capaci?
«Il presidente Yamamoto ci ha insegnato l’atteggiamento di proteggere l’organizzazione, fin da
quando c’era il gruppo di controllo del traffico (n.d.t.: GCT, gruppo rinominato in seguito sokahan). E
lui ha investito tutta la sua energia per istruirci e allenarci in modo da poter rappresentare noi stessi
quello spirito. Ora abbiamo l’obbligo di trasmetterlo alle nuove generazioni.
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Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
«Sono d’accordo. A dire la verità, ‘allenare’ mi suona un po’ antiquato, ma di fatto l’unico modo di
gestire le cose è imparare a farle nel concreto. Da ora in poi sarà indispensabile anche questo genere
di allenamento.
«Proprio così. E ognuno di noi dovrebbe prendere le lezioni apprese attraverso lo studio e
l’allenamento nel sokahan e metterle in pratica nel quotidiano, dimostrando così tutto il suo potenziale
nella società. In altre parole, attraverso le attività del sokahan, abbiamo bisogno di stabilire la base per
istruire, allenare e motivare noi stessi».
Nichiren Daishonin scrive: «Una roccia messa sul fuoco si ridurrà in cenere, mentre l’oro diverrà oro
puro» (Lettera ai fratelli, RSND, 1, 442).
Se i giovani non fanno pratica è impossibile che possano diventare grandi leader. L’allenamento è un
requisito necessario alla crescita.
Dal primo istante che erano stati nel GCT, erano stati tutti allenati per arrivare sempre in tempo per
proteggere i membri SGI e garantire la sicurezza di tutti coloro che si recavano in pellegrinaggio al
tempio principale. Se fossero arrivati tardi quando avrebbero dovuto essere a fare attività, avrebbero
potuto causare dei gravi incidenti. Inoltre, per poter andare via dal lavoro un po’ prima — per assistere
i membri assistenza durante i pellegrinaggi — dovevano guadagnarsi la fiducia dei datori di lavoro,
impegnandosi al massimo ogni giorno.
Puntata 33
Per svolgere l’attività nel gruppo di controllo del traffico (GCT), era importante la propria cura e
condizione fisica. Non solo, si era anche deciso che avrebbero dovuto avere i capelli sempre in ordine
e indossare una camicia bianca e pulita durante l’attività. Dal momento che erano il volto della Soka
Gakkai, era importante che avessero un aspetto curato.
Un altro dei loro compiti fondamentali era quello di trasmettere ai membri in pellegrinaggio al tempio
principale, quando erano in treno, le informazioni sugli orari dei cambi e degli arrivi; per questo motivo
dovevano parlare ad alta voce e scandire bene le parole per poter arrivare a tutto il vagone. Ci furono
anche alcuni membri del GCT che iniziarono da subito a fare questi annunci a voce alta per allenarsi
la voce. Da loro ci si aspettava che comunicassero in modo rapido e senza errori, così tutti presero
l’abitudine di comunicare tutte le informazioni necessarie con molta precisione. Se non conoscevano
con esattezza il numero dei membri in pellegrinaggio e ne lasciavano fuori uno, questo avrebbe
influito non solo sul viaggio, ma anche sulla biancheria e le coperte per il letto ma anche sui pasti
serviti agli alloggi.
La precisione è un requisito fondamentale. Le informazioni approssimative possono creare problemi di
qualunque tipo. Come osservò il pensatore italiano Giuseppe Mazzini (1805-1872): «In genere la
vittoria dipende dall’esattezza con cui si compiono le varie operazioni».
I membri del GCT dovevano memorizzare i nomi e le posizioni di tutti gli edifici al tempio principale,
padroneggiando in lungo e in largo la cartina del posto. Dovevano ricordare anche il numero dei
gradini che c’erano per salire nei vari edifici. Infatti se ci fosse stato un incendio o un’emergenza e si
fosse reso necessario evacuare la struttura quando era già buio, sapere il numero degli scalini poteva
tornare utile per evitare gli incidenti.
Inoltre, per tutti gli edifici degli alloggi dovevano essere a conoscenza delle dimensioni, numero dei
letti e grandezza di ogni camera; sapere dove si trovano gli estintori e il necessario per le pulizie,
quante paia di scarpe conteneva ogni scarpiera e ricordare infine i corridoi e le uscite di emergenza.
Per assumersi davvero la responsabilità della sicurezza dei membri in pellegrinaggio, dovevano
considerare ogni possibile evenienza ed essere pronti a tutto. I giovani del GCT facevano un ottimo
lavoro.
Alla luce del numero sempre crescente di membri provenienti dall’estero che si recavano in
pellegrinaggio al tempio durante i corsi estivi, alcuni membri del TCG ebbero l’idea di iniziare a
studiare le lingue straniere in modo da essere di maggiore aiuto.
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Volume 24 – Capitolo II – Protezione Assoluta
Puntata 34
La cosa più impressionante da vedere nei giovani del GCT era la velocità con cui sviluppavano il
senso di responsabilità.
Prima di fare attività, per diversi giorni recitavano Daimoku con tutto il cuore per la sicurezza e il
successo del pellegrinaggio. Per esempio, se c’era brutto tempo il giorno di pellegrinaggio, e pioveva
a dirotto, quei giovani la prendevano come una sfida e pregavano ancora di più per avere bel tempo
durante il pellegrinaggio seguente. Il tempo atmosferico è un fenomeno naturale, che ovviamente non
possiamo controllare e avere la pioggia durante di pellegrinaggio non dipendeva assolutamente dal
GCT .
I membri del GCT avevano inciso nella profondità dei loro cuori questo brano di Gosho: “Se qualcuno
è in grado di far muovere il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, è impossibile che l’erba
e gli alberi manchino di rispondere o che le acque rimangano ferme” (WND, 2, 811).
Qui, il Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, si riferisce alla creazione dell’universo, che è
espressa nel Gohonzon (la rappresentazione di Nam-myoho-renge-kyo). In altre parole, attraverso
una preghiera sincera non c’è niente che non possa essere trasformato.
Anche il Daishonin scrisse: «Corpo e mente, in un singolo istante pervade l’intero regno dei
fenomeni» (L’oggetto di culto per l’osservazione della mente, RSND, 1, 326).
Il regno interiore della vita umana è così vasto da abbracciare l’intero universo.
I membri del GCT, alla luce degli insegnamenti buddisti, erano certi che le loro preghiere li avrebbero
aiutati ad affrontare qualsiasi situazione, anche nelle peggiori condizioni atmosferiche. Nel caso
avessero dovuto dirigere il traffico sotto la pioggia battente, erano pronti a svolgere questo compito
prendendo tutte le misure necessarie per garantire la salute e la sicurezza dei membri.
Questo era il modo in cui viveva Shin’ichi Yamamoto. Da quando era diventato presidente della Soka
Gakkai, aveva sempre pregato che non si verificassero catastrofi naturali, che ci fossero raccolti
abbondanti e che i pellegrinaggi al tempio principale si svolgessero senza incidenti. E i membri del
GCT erano uniti nel seguire il loro maestro. Shin’ichi era profondamente grato ai membri del GCT:
percepiva chiaramente che avevano il suo stesso spirito e pregava con determinazione affinché
continuassero a dedicarsi alla protezione dei membri in qualunque circostanza.
Puntata 35
Come scrisse Orazio, il poeta dell’antica Roma: «Una saggia istruzione aumenta le capacità
connaturate di ogni persona».
Capire qualcosa in teoria non significa necessariamente essere poi grado di realizzarla nella realtà.
Durante un disastro o un incidente, accade spesso che le persone sappiano quello che dovrebbe fare,
ma di fatto poi si bloccano e non riescono più a muoversi. Fare pratica, invece, finché non si ha la
piena padronanza di una situazione, ci mette in grado di affrontare anche le emergenze. È un
insegnamento che si assorbe sia nel corpo che nella vita.
Uno dei problemi della società moderna è che purtroppo sono poche le opportunità per i giovani di
avere una formazione per la salvaguardia della vita umana.
La Soka Gakkai, invece, svolge il ruolo di un’organizzazione dove viene fatta la formazione,
crescendo ed educando i giovani a contribuire alla società.
I responsabili dei sokahan continuavano a chiedersi come valorizzare al massimo l’addestramento
pratico fatto fin da quando erano entrati nel GCT e come trasmettere questo spirito alle generazioni
successive della nuova era.
Shin’ichi si dedicò a incoraggiare e far crescere i membri del sokahan. Partecipò anche ad altri
meeting generali dei sokahan. Scriveva per loro messaggi, saggi e poesie dove non perdeva mai
l’occasione per elogiarli. Voleva rispondere alla dedizione assoluta che quei giovani ci mettevano per
proteggere la Soka Gakkai.
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Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
Un membro dei sokahan,
si erge da solo
in mezzo al vento gelido.
I sokahan - fondato sul principio di salvaguardare della Soka Gakkai, prendendosi cura dei membri e
adoperandosi instancabilmente dietro le quinte - erano senza dubbio i discepoli di Shin’ichi e ne
rappresentavano fedelmente lo spirito. Questo è il motivo per cui Shin’ichi era profondamente convinto
che fossero i successori capaci e preziosi della Soka Gakkai.
Shin’ichi iniziò il 1977 insieme ai sokahan e a tutti i giovani. Era un segnale della sua determinazione
a costruire una Soka Gakkai dove i giovani fossero sempre in prima fila, colmi di passione.
Puntata 36
Il 1977, “Anno dello studio della Soka Gakkai”, fu dedicato in particolare allo studio degli
insegnamenti del Buddismo. Nel dicembre 1976 si tennero gli esami di ammissione per accedere
al Dipartimento di studio. A seguire, il 9 gennaio, per circa quattrocentocinquantamila assistenti
professori ebbero inizio gli esami di livello intermedio in tutto il paese.
Il 23 gennaio si svolsero gli esami orali per chi aveva superato gli scritti di livello intermedio. Shin’ichi
[pseudonimo di Daisaku Ikeda, n.d.r.], che quel giorno era a Osaka, in veste di esaminatore presso il
Centro culturale di Kansai. Colse l’occasione per incoraggiare chi aspettava di fare l’esame e chi
l’aveva già fatto.
Il 6 febbraio, quasi quattrocentotrentatremila, tra lettori e assistenti, sostennero gli esami di livello
elementare che si svolsero contemporaneamente in tutto il Giappone.
Inoltre, da fine gennaio a metà febbraio si tennero anche gli esami per la qualifica di professore. Le
date e le modalità di svolgimento erano differenti da zona a zona, per gli scritti, gli orali e gli
approfondimenti. Shin’ichi presiedeva il comitato che decideva la qualifica di professore.
Molti di quelli che affrontavano gli esami per professore erano anche incaricati per gli esami di livello
propedeutico, elementare e intermedio. Erano tutti occupatissimi, ma anche estremamente energici e
volenterosi. Mentre organizzavano anche i gruppi di studio, vedevano i membri approfondire la loro
comprensione sui princìpi del Buddismo, fino a gioirne e a crescere come individui. Insegnare questa
filosofia è come insegnare la fede e la pratica buddista, equivale cioé a far crescere persone in
gamba. Mentre spiegavano i princìpi buddisti con gentilezza e precisione, la loro vita si colmava di
vitalità e gioia.
Come scrive Nichiren Daishonin: «Chi recita anche una sola parola o una sola frase del Sutra del Loto
e ne parla a un’altra persona è l’inviato del Budda Shakyamuni, signore degli insegnamenti» (La voce
pura e risonante, RSND, 1, 294). Lo stato vitale del Budda sgorga dall’interno di coloro che leggono
insieme il Gosho e parlano di Buddismo.
Puntata 37
Il fulcro intorno al quale ruotò tutta l’attività di studio nel 1977 fu la lezione del presidente Yamamoto
sul Gosho Il vero aspetto di tutti i fenomeni, pubblicata sul Seikyo Shimbun in quattro puntate, a
partire dal giorno di Capodanno.
All’inizio della spiegazione, Shin’ichi chiarì gli obiettivi dell’attività di studio della Soka Gakkai, parlando
di Kumarajiva (344-413), il famoso studioso e traduttore di testi buddisti.
Kumarajiva nacque nell’area di Kucha nell’attuale Xinjiang Uygur, regione autonoma della Cina e
iniziò a studiare il Buddismo all’età di sette anni. Continuò poi a tradurre gli scritti buddisti in cinese,
compresa la traduzione puntuale del Sutra del Loto. Aveva più di cinquanta anni quando – durante la
dinastia Tang – cominciò a tradurre i princìpi buddisti, nella capitale Chang-an (l’odierna Xi’an). Da
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quel momento in poi, tradusse i testi buddisti alla velocità sbalorditiva di due o perfino tre volumi al
mese per gli anni che gli restarono da vivere, forse otto o dodici.
Molti traduttori di talento e studiosi accorrevano anche da lontano per assistere ai suoi lavori, a volte
arrivavano a riunirsi dalle ottocento alle duemila persone. Sedevano davanti a Kumarajiva con i libri in
mano, mentre egli traduceva, tenendo una lezione vera e propria. Spiegava a coloro che affollavano la
sala perché aveva scelto di tradurre in un modo piuttosto che in un altro, illustrando il senso profondo
di quegli scritti. A volte organizzava questi incontri sotto forma di domanda e risposta e lavorava con i
suoi collaboratori finché essi non riuscivano a trovare la traduzione più azzeccata.
Kumarajiva non traduceva stando seduto da solo nel suo studio, circondato da libri di supporto, né
tantomeno adottava un linguaggio tecnico e poco comprensibile. Spiegava i princìpi buddisti e li
traduceva mentre stava in mezzo alla gente comune, dialogando con loro. Ecco come è riuscito a
produrre lavori così eccellenti, trasmettendo al contempo il vero significato dei sutra e basandosi
rigorosamente sui testi originali.
Spiegando il metodo di traduzione usato da Kumarajiva, Shin’ichi sottolineò con enfasi: «La filosofia
traspare dal dialogo con gli altri e dalla sua applicazione pratica nella vita. L’attività che stiamo
facendo per lo studio segue l’esempio dato da Kumarajiva. Con il Gosho in mano a volte si può tenere
una lezione, a volte un incontro di domanda e risposta e, talvolta, un dialogo da persona a persona,
rimanendo però sempre a stretto contatto con gli altri e facendogli conoscere il Buddismo sotto forma
di dialogo».
Puntata 38
Shin’ichi descriveva anche il modo in cui Shakyamuni aveva trasmesso la sua dottrina: «Il filosofo
buddista cinese T’ien-t’ai (538-597) classificò i cosiddetti “ottantamila insegnamenti” di Shakyamuni in
cinque periodi e otto insegnamenti principali. Per alcuni potrebbe sembrare una dottrina
accuratamente sistematizzata, il che significherebbe che Shakyamuni l’avrebbe esposta seguendo un
programma prestabilito, ma in verità i suoi insegnamenti erano un modo per incoraggiare la gente
comune. A volte offriva una parola gentile e di conforto a chi veniva schiacciato dalla povertà o alle
donne anziane che soffrivano per una malattia; in altre occasioni rassicurava calorosamente i giovani
che si disperavano per le proprie angosce.
«Shakyamuni era dalla parte della gente che soffriva e che veniva discriminata a causa del sistema
delle caste che vigeva in India. Le sue parole traboccanti di passione, pronunciate nel corso di tutta la
vita, sono diventate gli “ottantamila insegnamenti” che oggi noi conosciamo. Questo si può nota anche
dal fatto che spesso e volentieri i testi buddisti sono scritti in forma di domanda e risposta. In altre
parole, tutto ciò che riguarda l’Illuminazione di Shakyamuni, che emerge dai suoi dialoghi e dal suo
comportamento con la gente, è stato raccolto e costituisce quello che oggi noi conosciamo come i
sutra buddisti».
La stessa cosa si può dire per tutti gli scritti del Daishonin: «Il Gosho è semplicemente la trasposizione
su carta dei dialoghi che Nichiren intratteneva con le persone. Durante la sua vita burrascosa, offrì
sempre il suo sostegno per aiutare gli altri a conseguire la felicità assoluta. Egli scriveva, parlava con
la gente, e poi scriveva ancora, il tutto mentre affrontava innumerevoli lotte e sfide inimmaginabili.
Alcuni della pratica buddista possono pensare che si tratti di una sorta di ritiro in un luogo tranquillo
per condurre una vita di contemplazione, ma dovete sapere che fin dalle sue origini il Buddismo è
stato una filosofia pratica, che ha studiato il significato della vita e si è occupato delle persone usando
come strumento il dialogo», proseguì Shin’ichi.
Il Buddismo è un insegnamento nato per aiutare tutti gli esseri viventi, specialmente quelli che
soffrono di più. Pertanto, lo studio deve essere inciso nella vita quotidiana e usato come una guida per
qualunque circostanza ci si possa trovare. Lo studio diventa un elemento rivitalizzante quando riesce
a fornirci la fiducia nel potere che abbiamo di superare qualunque tipo di difficoltà e sofferenza.
L’importanza che la Soka Gakkai dà allo studio ha un riscontro concreto nella vita reale.
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Puntata 39
L’insegnamento supremo del Buddismo di Nichiren vibra come una filosofia solida e rassicurante nella
vita degli uomini e donne della Soka Gakkai.
Come osservò Sigmund Freud, il precursore e fondatore della psicoanalisi: «Le persone sono grandi
fino a quando rappresentano un grande ideale».
Quando insorge un ostacolo sul sentiero di kosen-rufu, i membri si risvegliano con la consapevolezza
che: «Se la propagate [la Legge mistica], i demoni sorgeranno certamente. Se così non fosse, non ci
sarebbe modo di sapere che questo è il vero insegnamento» (Lettera ai fratelli, RSND, 1, 446) e di
conseguenza possono sviluppare una fede ancora più forte. Non importa quanto dure siano le
circostanze in cui si trovano, perché sanno che: «Né la pura terra né l’inferno esistono al di fuori di noi;
entrambi si trovano soltanto nel nostro cuore» (L’inferno è la Terra della Luce Tranquilla, RSND, 1,
403). Il risultato è che possono trasformare radicalmente il loro stato vitale attraverso la pratica
buddista, senza venire influenzati dalle avversità.
Coloro che sono malati sanno che: “Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone. Quale
malattia può quindi essere un ostacolo?” (Risposta a Kyo’o, RSND,1, 365). Ed è questa
consapevolezza che permette loro di recitare con ancora più grinta per manifestare lo stato di Buddità.
Alcuni seguono il monito del Daishonin: «Rafforzate la vostra fede giorno dopo giorno e mese dopo
mese. Se la vostra determinazione cala anche solo un po’, i demoni prenderanno il sorpavvento» (Le
persecuzioni che colpiscono il santo, RSND, 1, 885). Si sfidano giorno per giorno, impegnandosi nelle
attività della Gakkai, facendo costanti progressi verso ogni nuovo obiettivo, ben sapendo che: «Se uno
non è capace di attraversare un fossato largo dieci piedi, come potrà attraversare uno largo venti o
trenta?» (Lettera di petizione di Yorimoto, RSND, 1, 718) .
Altri invece devono sfidarsi sul posto di lavoro, seguendo la raccomandazione del Daishonin
contenuta in questo passo: «Considera il servizio al tuo signore come la pratica del Sutra del Loto»
(Risposta a un credente, RSND, 1, 804). Si sforzano nella sfera lavorativa per dare la prova concreta
della vittoria impegnandosi con tutto il proprio essere.
Molti membri SGI fanno loro il motto: «Il vero significato dell’apparizione in questo mondo del Budda
Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, sta nel suo comportamento da essere umano» (I tre tipi di
tesori, RSND, 1, 756). Lucidano il proprio carattere e fanno il possibile per essere per tutti esempi di
umanesimo buddista da ammirare e seguire.
Grazie a tutto il fermento che girava intorno all’attività di studio della Soka Gakkai, il Sutra del Loto e il
Buddismo di Nichiren Daishonin iniziavano a rifiorire, come una filosofia di vita per la gente. Shin’ichi
si era ripromesso di espanderne la portata, inaugurare l’era del Buddismo delle persone comuni e
gettare così le fondamenta per il prossimo secolo.
Puntata 40
Era stata un’idea di Shin’ichi designare il 1977 come “Anno dello studio”, perché credeva che se la
Soka Gakkai voleva fare un grande balzo in avanti e dare inizio a una nuova fase di kosen-rufu, tutti i
membri avrebbero dovuto incidere il Gosho nei loro cuori.
Qual è il significato della vita di un essere umano? Cos’è la vita? Che cos’è il sé? Qual è lo scopo
della vita? Qual è la vera felicità? Perché si nasce? Perché si muore? Il Buddismo è una filosofia di
vita che fornisce le risposte fondamentali a tutte queste domande. Quindi, studiare il Buddismo fino al
punto di padroneggiarne gli insegnamenti equivale a esplorare il significato dell’esistenza e aprire la
porta a un magazzino che racchiude i tesori più preziosi dello spirito umano.
Nichiren Daishonin scrive: «Impegnati nelle due vie della pratica e dello studio. Senza pratica e studio,
non può esservi Buddismo» (Il vero aspetto di tutti i fenomeni, RSND, 1, 342). Non possiamo afferrare
il profondo significato del Buddismo e affinare la fede se non studiamo e applichiamo i concetti nella
nostra pratica. Il secondo presidente della Soka Gakkai, Josei Toda, osservò una volta: «La fede
ricerca la comprensione e la comprensione approfondisce la fede» e che: «Lo studio rafforza e
24 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 24 – Capitolo II – Protezione Assoluta
approfondisce la fede, che porta a sua volta tanti benefici».
Nel citare il passo: «Si deve diventare maestri della propria mente e non lasciare che la mente sia la
nostra maestra» (Risposta al prete laico Soya, RSND, 1, 431), il Daishonin conferma la via intrapresa
dai buddisti. Essere “il padrone della propria mente” significa fare dei princìpi del Buddismo la nostra
guida attraverso lo studio. Lo studio è anche il metro di misura per vedere se il nostro comportamento
e stile di vita sono corretti o meno. È uno specchio che ci mostra sul serio chi siamo.
Lo studio è come un faro, che ci illumina il cammino verso la realizzazione di kosen-rufu e il
raggiungimento della Buddità in questa esistenza, indipendentemente dai tre ostacoli e i quattro
demoni che tentano di intralciare la pratica buddista. L’atteggiamento etico e morale cambia quando si
apprende che tutti gli esseri viventi possiedono la natura di Budda e che la Legge di causa ed effetto
governa le nostre vite nel passato, presente e futuro. Dopo una disamina particolareggiata della
questione, Shin’ichi concluse affermando che lo studio è indispensabile per promuovere il movimento
della rivoluzione umana e della Soka Gakkai.
Puntata 41
Quando Josei Toda si accinse a ricostruire la Soka Gakkai, dopo la Seconda guerra mondiale,
concentrò tutte le sue energie per incoraggiare i membri a incidere gli insegnamenti del Buddismo di
Nichiren nella loro vita attraverso lo studio. Durante la guerra, la pressione del governo militarista
aveva portato all’arresto di ventuno responsabili della Soka Gakkai. Toda aveva provato molta
amarezza e delusione quando si era accorto che tutti loro, eccetto lui e il presidente Makiguchi,
avevano tradito la fede buddista.
Con i capofamiglia in prigione, le famiglie dei detenuti perdevano la principale fonte di reddito e
rischiavano di morire di fame e, come se non bastasse, venivano bollate come “famiglie
antipatriottiche”. Le mogli in lacrime si recavano in carcere pregando i mariti di abbandonare il credo
buddista, per poter tornare a casa il prima possibile. In questo modo, uno dopo l’altro, quei
responsabili cedettero all’oppressione esercitata dalle autorità militariste. Anche la maggioranza di
coloro che non erano stati arrestati rinunciò alla propria fede, per paura delle possibili persecuzioni.
Toda, dopo il suo rilascio, fu molto abbattuto quando venne a sapere dell’accaduto. In cuor suo pensò
che se tutti quelli che avevano abbandonato la pratica, avessero realmente compreso l’insegnamento
del Daishonin: «Quando la pratica progredisce e aumenta la conoscenza, i tre ostacoli e i quattro
demoni emergono in maniera disorientante» (RSND, 1, 446), sarebbero stati in grado di mantenere
una convinzione incrollabile nei principi del Buddismo.
Makiguchi aveva inviato alla sua famiglia alcune lettere dal carcere per trasmettere il suo spirito
ottimista: «È del tutto naturale che i tre ostacoli e i quattro demoni mi abbiano attaccato; è proprio
come afferma il sutra».
Nella suo libro del Gosho, Makiguchi sottolineò in rosso un brano da L’apertura degli occhi: «Questo
io affermo. Che gli dèi mi abbandonino. Che tutte le persecuzioni mi assalgano. Io continuerò a dare
la mia vita per la Legge!» (RSND, 1, 253). Egli era grato di subire una tale persecuzione: poteva dare
la sua vita per difendere e sperimentare gli insegnamenti del Gosho. Serbando nel cuore un brano del
Sutra del Loto: «Le persone che avevano udito la Legge, dimorarono in varie terre del Budda,
rinascendo di continuo insieme ai loro maestri» (SDL, 180), Toda mantenne sempre il legame di
discepolo con Makiguchi nonostante il calvario del carcere.
Tuttavia Toda si rese conto che chi aveva abbandonato la fede durante la guerra l’aveva fatto perché
mancava di profonda fede e non aveva capito i princìpi del Buddismo. Non voleva assolutamente che
accadesse di nuovo la stessa cosa. Con questo pensiero radicato in mente, iniziò a ricostruire la Soka
Gakkai dando molta importanza allo studio. A partire dal giorno di Capodanno del 1946, l’anno dopo
che era finita la guerra, tenne alcune lezioni sul Sutra del Loto, ma anche sui Gosho più importanti del
Daishonin, come: Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, L’apertura degli occhi e
L’oggetto di culto per l’osservazione della mente con l’obiettivo di far crescere individui capaci.
25 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
Puntata 42
Shin’ichi rifletté a lungo prima di decidere quale doveva essere il Gosho da far conoscere ai membri
per promuovere l’attività di studio che avrebbe contribuito certamente a creare una nuova era. Decise
di iniziare con le spiegazioni su Il vero aspetto di tutti i fenomeni. Nel poscritto a quel trattato, Nichiren
Daishonin scrive: «Quelle [dottrine] rivelate in questa lettera sono estremamente importanti» (RSND 1,
342). Questa era un’indicazione precisa su questo scritto così particolare, che descrive in maniera
molto approfondita l’essenza del Buddismo di Nichiren.
Questa lettera fu scritta a Sairen-bo Nichijo nel maggio del 1273, quando il Daishonin aveva
cinquantadue anni e si trovava in esilio all’isola di Sado, in un luogo chiamato Ichinosawa. Il Gosho
inizia citando i dieci fattori, considerati come la chiave per l’Illuminazione dei contemporanei di
Shakyamuni nell’insegnamento teorico del Sutra del Loto, ed esplora l’essenza degli insegnamenti del
Sutra del Loto, concludendo che Myoho-renge-kyo, l’entità del sutra, è manifestato nel Gohonzon. In
altre parole, il trattato rivela l’oggetto di culto dal punto di vista della Legge.
Il Daishonin scrive che il Bodhisattva Pratiche Superiori, guida dei Bodhisattva della Terra, ha il
compito di propagare il Sutra del Loto e afferma che questa è la pratica che egli stesso Nichiren ha
realizzato nella vita. Il Daishonin è, in termini di manifestazione fisica, l’incarnazione del Bodhisattva
Pratiche Superiori. Invece, in termini della sua Illuminazione, egli rappresenta il Budda dal tempo
senza inizio, che stabilisce il grande insegnamento per salvare tutti gli esseri viventi nell’Ultimo giorno
della Legge.
Questo trattato, poi, è il coronamento de L’apertura degli occhi, che rivela l’oggetto di culto dal punto
di vista della persona e de L’oggetto di culto per l’osservazione della mente, che rivela l’oggetto di
culto dal punto di vista della Legge. Nella seconda parte del trattato, il Daishonin afferma che kosenrufu sarà realizzato in futuro e conclude ribadendo che la fede, la pratica e lo studio costituiscono il
modo corretto per praticare il Buddismo nell’Ultimo giorno della Legge. L’essenza del Buddismo di
Nichiren è formulata chiaramente in questo trattato.
Per tutti questi motivi Shin’ichi aveva pensato di utilizzare le sue lezioni su Il vero aspetto di tutti i
fenomeni per chiarire l’essenza della vera fede buddista, la pratica dei discepoli di Nichiren e il
significato e la missione della comparsa della Soka Gakkai.
Lo specchio luminoso del Gosho è la bussola di cui disponiamo per tutte le situazioni, è direttamente
collegato con il Daishonin e rappresenta per noi il sentiero supremo della fede.
Puntata 43
Nella sua lezione Shin’ichi spiegò che tutti i fenomeni della società, come l’intero universo, sono
espressioni della Legge mistica e che il Gohonzon è un microcosmo dell’universo e l’origine di tutte le
cose, puntualizzando che il Budda non è un essere astratto e che sia il Budda Shakyamuni che il
Budda Molti Tesori sono espressioni concrete del potere della Legge mistica. Sottolineò che
l’insegnamento del Daishonin, secondo il quale i comuni mortali si possono considerare come Budda
e tutti gli esseri viventi come entità della Legge mistica, non solo contiene grandi princìpi umanistici
ma capovolse il pensiero buddista del suo tempo.
Shin’ichi aggiunse che nel Sutra del Loto la missione di propagare la Legge mistica nell’Ultimo giorno
era stata affidata solo ai discepoli del Budda dal tempo senza inizio, vale a dire che coloro che oggi
diffondono la Legge sono quei discepoli nonché quei Bodhisattva della Terra. Per i discepoli del
Daishonin, una fede e una pratica sincere si sperimentano lottando coraggiosamente per propagare
kosen-rufu nell’Ultimo giorno della Legge. Come afferma il Sutra del Loto: «Egli o ella è l’inviato del
Tathagata. È stato inviato dal Tathagata a proseguire la sua opera» (SDL, 209).
Shin’ichi poi si soffermò sui Bodhisattva della Terra: «I Bodhisattva della Terra non agiscono perché
qualcuno glielo dice. Ma proprio perché dedicano la vita alla Legge mistica, che permea l’intero
universo, essi recitano Daimoku spontaneamente e contribuiscono alla pace nel mondo e al
benessere della società, esattamente come le piante e gli alberi crescono naturalmente dalla terra».
26 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 24 – Capitolo II – Protezione Assoluta
Durante la prigionia, Josei Toda si era risvegliato alla sua vera identità di Bodhisattva della Terra.
Affermò che era arrivato il momento di diffondere la Legge e che la Soka Gakkai era l’unica
organizzazione al mondo in grado di propagare gli insegnamenti corretti del Buddismo nell'Ultimo
giorno della Legge. Sul joju Gohonzon, custodito presso la sede della Soka Gakkai, sono inscritte le
parole: “per la realizzazione del grande desiderio di kosen-rufu attraverso la propagazione
compassionevole della Legge”.
Toda diceva sempre: «La Soka Gakkai è un’assemblea di Bodhisattva della Terra a cui Nichiren
Daishonin ha affidato il compito di diffondere la Legge mistica ai giorni nostri, nell’Ultimo giorno della
Legge. Si tratta di un’organizzazione che opera in completo accordo con l’intento e il volere del
Budda».
Questa era la sua profonda convinzione.
Puntata 44
La terza lezione di Shin’ichi su Il vero aspetto di tutti i fenomeni fu pubblicata sul Seikyo Shimbun del 5
gennaio. In questa puntata analizzava la fede dei discepoli e il modo di praticare per kosen-rufu.
Quando arrivò al passo del Gosho: «Qualunque cosa accada, mantieni sempre la tua fede come
devoto del Sutra del Loto e rimani mio discepolo per il resto della tua vita» (RSND,1, 341), le parole di
Shin’ichi assunsero un’intensità maggiore.
Il presidente Yamamoto credeva fermamente che la frase: «Qualunque cosa accada» esprimesse la
grande determinazione del Daishonin e la sua infinita compassione per consentire a tutti i suoi
discepoli di manifestare senza alcun dubbio lo stato vitale di Buddità.
I discepoli di Nichiren, inconsapevoli di essere i Bodhisattva della Terra, avevano vagato per
innumerevoli eoni avvolti dalle tenebre dell’oscurità, ripetendo lo stesso ciclo di nascita e morte ma, in
questa esistenza, sono diventati discepoli del Daishonin incontrando la filosofia buddista. Nichiren,
loro maestro, sopravvissuto alla persecuzione di Tatsunokuchi, dichiarò di essere il Bodhisattva
Pratiche Superiori, guida dei Bodhisattva della Terra e il Budda dell’Ultimo giorno della Legge.
Purtroppo la persecuzione colpì anche i suoi discepoli, solo così ebbero l’opportunità di verificare fino
in fondo le parole del Sutra del Loto. Era giunto il momento di alzarsi e di realizzare kosen-rufu
nell’Ultimo giorno della Legge. Per i discepoli di Nichiren Daishonin era arrivato il momento decisivo
per conseguire la Buddità in questa esistenza.
«Miei discepoli, non temete! Non lasciatevi scappare questa occasione d’oro! Ora è il momento di
reagire con coraggio. Sulla base della vostra fede, siate devoti del Sutra del Loto e rimanete fedeli
discepoli di Nichiren Daishonin per tutta la vita!». Shin’ichi sentiva il richiamo appassionato del
Daishonin rombare nel suo cuore come un tuono.
«Agire con la consapevolezza che noi siamo discepoli di Nichiren equivale a impegnarsi per la Soka
Gakkai, lottare per kosen-rufu e vivere con l’atteggiamento di “diversi corpi, stessa mente”.
Direttamente collegati alla vita del Daishonin, il Budda dell’Ultimo giorno della Legge che ha
combattuto i tre potenti nemici, la Soka Gakkai è l’unica organizzazione che sta realizzando kosenrufu in completo accordo con gli insegnamenti di Nichiren».
Puntata 45
La lezione di Shin’ichi arrivò alla frase: «Se hai la stessa mente di Nichiren devi essere un Bodhisattva
della Terra, e se sei un Bodhisattva della Terra, non c’è il minimo dubbio che tu sia stato un discepolo
del Budda dal remoto passato» (Il vero aspetto di tutti i fenomeni, RSND, 1, 341). Poi spiegò che: «La
stessa mente di Nichiren» significa lo stesso cuore e lo stesso spirito del Daishonin.
Proseguì leggendo: «“Da quando sono nato a oggi, io, Nichiren, non ho avuto un momento di tregua:
ho solo pensato a propagare il Daimoku del Sutra del Loto [Nam-myoho-renge-kyo]” (Persecuzione
con spade e bastoni, RSND, 1, 857). Chi dedica la propria vita alla missione di kosen-rufu, con lo
stesso animo, sforzandosi al massimo nella sua pratica e impegnandosi con senso di responsabilità
27 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
nella Soka Gakkai, è un vero discepolo del Daishonin e un Bodhisattva della Terra. Per il Daishonin
sarebbe un oltraggio essere favorevoli a qualcosa solo in apparenza e darsi da fare unicamente per il
rispetto della forma».
«Il primo presidente nonché fondatore della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi, si è dedicato alla
propagazione della Legge, pur a costo della vita. Anche il secondo presidente, Josei Toda, si è
adoperato instancabilmente per kosen-rufu con “la stessa mente di Nichiren”, cioè dedicandosi
completamente e senza risparmiarsi. La tradizione della pratica della Soka Gakkai è illuminata dal
potere benefico del Budda e della Legge racchiusi nel Gohonzon, che vengono attivati con la fortuna e
i benefici che derivano dal potere della fede e della pratica di questi due grandi predecessori».
«In questo passo il Daishonin sta dicendo che, poiché siamo Bodhisattva della Terra, siamo anche
senza dubbio “discepoli del Budda dal remoto passato” (cfr. RSND, 1, 341)».
Dal punto di vista del significato superficiale dell’insegnamento essenziale del Sutra del Loto questo
equivale a dire “discepoli del Budda Shakyamuni”, che è il signore degli insegnamenti; ma dal punto di
vista dell’insegnamento celato nelle profondità del Sutra, questo significa “discepoli del Budda dal
tempo senza inizio o del Budda dell’Ultimo giorno della Legge”, cioè Nichiren Daishonin».
Shin’ichi proseguì: «Poiché siamo Bodhisattva della Terra, poiché siamo gli eterni discepoli – i seguaci
originali – del Daishonin, è con gioia che abbiamo preso il nostro posto sul palcoscenico di kosen-rufu
nell’Ultimo giorno della Legge. Abbiamo una grande missione e siamo collegati direttamente con il
Daishonin. Quando ci facciamo carico veramente dei problemi e delle difficoltà che incontriamo,
recitando Daimoku e compiendo tutti gli sforzi possibili, animati da un profondo senso di responsabilità
per kosen-rufu, lo stato vitale del Budda di Nam-myoho-renge-kyo, personificato da Nichiren
Daishonin, non può che manifestarsi nella nostra vita. Anche nella mia vita, quando ci sono stati dei
momenti in cui non avevo nessuno a cui chiedere aiuto e dovevo comunque andare avanti da solo, mi
sono tenuto saldamente a questo principio».
Shin’ichi aveva la ferma convinzione, inamovibile come il monte Fuji, che la Soka Gakkai avesse
sempre seguito il sentiero della fede direttamente collegato al Daishonin.
Puntata 46
Shin’ichi scandagliò a fondo il vero significato dei Bodhisattva della Terra: «La caratteristica
essenziale di un bodhisattva è il voto. Il voto dei Bodhisattva della Terra è quello di propagare il Sutra
del Loto. Ecco perché è importante recitare con tutto il cuore per realizzare l’obiettivo di trasmettere la
felicità intorno a noi. Per essere ancora più espliciti, il Daimoku recitato senza questo tipo di decisione
alla base non è il Daimoku di un Bodhisattva della Terra. Il voto del bodhisattva è traboccante della
forza vitale del Budda, e ci permette di conseguenza di trionfare sulle funzioni demoniache».
Shin’ichi voleva che ogni singolo membro sperimentasse grandi benefici, fosse in grado di superare
qualunque tipo di sofferenza, come una malattia o la povertà, e diventasse felice. Il voto di realizzare
kosen-rufu è la chiave per esaudire qualsiasi preghiera.
Tutti noi abbiamo problemi e dispiaceri. Ma il nostro impegno per kosen-rufu è determinante per
poterli superare. Per esempio, se una persona è malata e decide di guarire per avere la forza e
l’energia vitale necessarie a impegnarsi poi per kosen-rufu dimostrando così agli altri il potere della
pratica buddista, quel voto in realtà gli darà una forza immensa per superare la malattia.
Recitare Daimoku porta di sicuro tanti benefici. Ma quando la nostra preghiera: «Voglio vincere la mia
malattia» arriva a essere permeata da un profondo senso di missione, sperimentiamo una
trasformazione sostanziale nella vita, nel nostro essere: quel voto ha innescato un meccanismo per
cambiare il karma. Quando recitiamo seriamente, col desiderio cioè di realizzare kosen-rufu, emerge
lo stato vitale dei Bodhisattva della Terra e comincia a pulsare in noi la vita di Nichiren Daishonin:
possiamo manifestare la nostra innata Buddità. Questa è una rivoluzione vera e propria della nostra
condizione vitale, che rende possibile una radicale trasformazione del karma.
28 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 24 – Capitolo II – Protezione Assoluta
Inoltre, quando recitiamo e ci sforziamo di diffondere il Buddismo per vincere nelle lotte intraprese per
kosen-rufu, stiamo già manifestando lo stato vitale dei Bodhisattva della Terra. Se pratichiamo in
questo modo, ognuno di noi sarà in grado di superare e di risolvere tutti i suoi problemi personali.
Quando sorge il sole luminoso dello stato vitale dei Bodhisattva della Terra, il buio della sofferenza
viene dissipato e siamo in grado di camminare con coraggio ed energia lungo il cammino sicuro della
felicità.
Puntata 47
Giunto alla frase: «Dapprima solo Nichiren recitò Nam-myoho-renge-kyo, ma poi due, tre, cento lo
seguirono, recitando e insegnando agli altri» (RSND, 1, 341), Shin’ichi sottolineò l’importanza di avere
la fede coraggiosa di alzarsi da soli.
«In tutte le epoche, l’atteggiamento di alzarsi da soli è il principio cardine e immutabile di kosen-rufu. Il
Daishonin, Makiguchi e Toda si sono tutti alzati da soli, con coraggio. Questo è lo spirito del Buddismo
e il cuore di un vero campione Soka. In concreto, l’atteggiamento di alzarsi da soli significa che
ciascuno di noi si assume la piena responsabilità di diffondere la Legge mistica in famiglia, nel suo
ambiente e nella società. Tutti noi abbiamo relazioni con familiari, parenti e amici che ci stanno a
cuore. Dal punto di vista della Legge mistica, questi rapporti rappresentano il luogo della nostra
missione perché sono profondi i legami che ci legano con la vita di tutti loro. Ognuno di noi deve
sentirsi l’unico responsabile di propagare la Legge mistica esattamente nel posto dove si trova: questo
è ciò che rende così importante il principio di alzarsi da soli. Dovremmo ricordare che noi siamo qui e
ora gli inviati di Nichiren Daishonin. E come Bodhisattva della Terra, dobbiamo stare in piedi sulle
nostre gambe, impegnandoci ognuno nel proprio ambiente. Non dimenticate mai che questo è l’unico
modo per realizzare kosen-rufu».
«Nella vita di tutti i giorni è normale far conoscere agli altri il Buddismo ma è qualcosa di
estremamente impegnativo: infatti proprio chi ci sta intorno ci conosce così bene che sarebbe inutile
fingere o bluffare. Quindi, l’unica cosa che possiamo fare è impegnarci con sincerità, tenacia e una
grande passione cercando di mostrare la prova concreta. Questi sforzi equivalgono alla vera essenza
della pratica buddista.
Questo passo del Gosho afferma inoltre che la realizzazione di kosen-rufu verrà dalla gente, non sarà
mai dovuta alle autorità. La forza motrice di kosen-rufu sta solo nell’ispirare le persone a dialogare tra
di loro».
Puntata 48
Facendo riferimento a un brano tratto da Il vero aspetto di tutti i fenomeni dove si legge: «Provo una
gioia senza limiti anche se adesso sono in esilio» (RSND, 1, 342), Shin’ichi prese lo spunto per
descrivere lo stato vitale della felicità assoluta.
«Nichiren Daishonin era in esilio e viveva in mezzo a enormi difficoltà e indicibili sofferenze. Fu anche
minacciato, la sua vita era in pericolo e non sapeva se e quando qualcuno lo avrebbe assalito. In
genere, una persona al suo posto si sarebbe sentita disperata, senza speranza, la maggior parte della
gente avrebbe considerato la sua situazione addirittura come una disgrazia vera e propria. Questo
tuttavia, è un modo di vedere le cose da una prospettiva di felicità relativa: la condizione vitale del
Daishonin traboccava invece di una gioia e di una felicità salda e incrollabile. Questo è lo stato vitale
della felicità assoluta».
«Di solito quello che si intende per felicità corrisponde alla salute, al benessere economico, all’amore
e alla stima degli altri. Molte persone sembrano godere di queste circostanze, eppure non sono
veramente felici. Anzi, spesso sono ansiose e tormentate. Questa è la felicità relativa, e come tale è
passeggera».
Non importa quanto un individuo possa essere ricco, può comunque ridursi in povertà nell’arco di una
notte a causa di bruschi cambiamenti sociali. La persona apparentemente più sana al mondo può
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Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
restare vittima di un grave incidente o ammalarsi all’improvviso. E quando si invecchia, tutti andiamo
incontro a problemi fisici.
La felicità relativa dipende dalle circostanze esterne e quando esse cambiano anche quel tipo di
felicità può molto facilmente crollare.
Inoltre, anche se potessimo esaudire ogni nostro desiderio la felicità che si prova quando otteniamo
qualcosa di nuovo è comunque momentanea. Anche l’estremo attaccamento alla ricchezza può
rendere una persona povera nello spirito.
Come osservò il filosofo svizzero Carl Hilty (1833-1909): “Può essere davvero una disgrazia quando
essa [la ricchezza] fa emergere l’arroganza, l’inerzia, l’ozio, l’avarizia e la grettezza”».
Puntata 49
Molte persone maturano e migliorano quando cercano con impegno di raggiungere una qualsiasi
forma di felicità relativa come la ricchezza, lo status sociale, la salute e il successo. Attraverso una
fede forte, anche noi che sosteniamo il Buddismo, che ci mette nella condizione di realizzare tutti i
desideri, possiamo concretizzare i nostri obiettivi, dando così prova del potere della fede. Tuttavia, la
vera felicità, la felicità indistruttibile, non si identifica con la felicità relativa, ma con quella assoluta.
Shin’ichi lo sottolineò con una convinzione che non lasciava spazio ai dubbi: «La felicità assoluta non
è semplicemente un’estensione o un accrescimento della felicità relativa. All’apparenza si può essere
abbastanza sfortunati, in termini di felicità relativa, ma si può di fatto godere di una felicità assoluta,
radicata nel nostro essere. Ne è un esempio lo stato vitale di Nichiren Daishonin, quando dichiarò:
“Provo una gioia senza limiti” (Il vero aspetto di tutti i fenomeni, RSND, 1, 342).
La felicità assoluta non è sottoposta alle circostanze esterne, che sono tra l’altro in costante
evoluzione; si tratta piuttosto di un senso di appagamento e soddisfazione nella profondità della nostra
vita, che emerge quando ci muoviamo per adempiere alla missione che ci siamo liberamente scelti.
Qui il punto cruciale è che nostra la missione deve essere in accordo con la Legge eterna e
immutabile che permea l'intero universo. In definitiva, il modo per costruire la felicità assoluta è
risvegliarsi alla propria missione per kosen-rufu e dedicare la propria vita al grande voto».
Quando dedichiamo la vita a kosen-rufu, l’immenso stato vitale dei Bodhisattva della Terra e del
Budda sgorga da dentro di noi. Così, anche se ci troviamo in esilio o in prigione, oppure stiamo
affrontando una malattia, nessuna di queste circostanze potrà angosciarci, e saremo in grado di
godere di uno stato vitale di gioia e appagamento sconfinati. Questa è la felicità assoluta.
I membri che si sforzano seriamente nella fede e nella pratica hanno avuto solo un assaggio di quello
che è la felicità assoluta. Quando condividono le loro esperienze con gli altri, ardono della stessa
passione dei Bodhisattva della Terra, sperimentando di conseguenza uno stato vitale di gioia, forza e
soddisfazione, anche se in quel momento possono essere poveri o malati. Nel momento in cui
incontrano persone che non desiderano conoscere il Buddismo, disdegnano la Soka Gakkai o ne
disprezzano i membri, percepiscono la desolazione interiore di tali individui, che magari abitano in
splendide ville, e provano il desiderio sincero di mostrar loro il percorso della vera felicità. Questo è il
grande cammino che porta alla felicità assoluta.
Puntata 50
Quando Josei Toda ascoltava le esperienze dei membri che raccontavano di aver superato una grave
malattia o i loro problemi finanziari, si congratulava con loro per i benefici ottenuti e poi spesso
osservava con un pizzico di umorismo: «I cambiamenti cui accennavi non arrivano neanche ad
avvicinarsi al beneficio che si può ottenere attraverso la fede. Ora, se il beneficio che io ho avuto
fosse, per ipotesi, grande quanto tutto questo auditorium, allora il tuo sarebbe uguale a quello del mio
dito mignolo!».
Toda non stava tanto bene di salute, né tantomeno era dotato di particolari capacità o possedeva
considerevoli ricchezze. Quello che stava cercando di dire ai membri era che il vero beneficio della
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Volume 24 – Capitolo II – Protezione Assoluta
pratica non consisteva tanto nella felicità relativa, quanto piuttosto nel costruire uno stato di felicità
assoluta nella propria vita.
Il tono di Shin’ichi, nella spiegazione de Il vero aspetto di tutti i fenomeni, diventò incalzante:
«Le nostre attività quotidiane, cioè recitare e propagare la Legge, sono il percorso per conseguire la
Buddità e stabilizzare una condizione di felicità assoluta che durerà per tutte e tre le esistenze di
passato, presente e futuro. Spero che tutti voi siate fermamente convinti che questo sia il modo più
nobile per vivere la vita: siatene orgogliosi!».
La lezione di Shin’ichi fu accolta con grande entusiasmo da parte dei lettori del Seikyo Shimbun e
molti di loro mandarono lettere di apprezzamento. Un lettore scrisse: «Leggendo i numeri del Seikyo
Shimbun che riportano la sua spiegazione, ho come sentito i miei occhi aprirsi e ho potuto
approfondire la mia comprensione dell’essenza del Buddismo». Mentre un altro commentò: «Ho
provato una grande gioia quando mi sono reso conto che mi stavo impegnando nella fede come un
vero membro della Soka Gakkai».
La lezione su Il vero aspetto di tutti i fenomeni non era l’unica che Shin’ichi avrebbe tenuto nell’“Anno
dello studio” (1977). Anche quella sul Hyaku Rokka Sho (Le centosei comparazioni) cominciò a
essere pubblicata a puntate sul numero di gennaio del Daibyakurenge, il mensile della Soka Gakkai
che si occupa dello studio.
Quell’anno, furono pubblicate sul Seikyo Shimbun anche la sua spiegazione in sei puntate su L’eredità
della Legge fondamentale della vita così come quelle su Ripagare i debiti di gratitudine, Sul modo
adeguato di predicare la dottrina, La scelta del tempo e L’apertura degli occhi.
Giorno dopo giorno, senza mai perdere un istante, Shin’ichi leggeva il Gosho e rifletteva a lungo sulle
parole del Daishonin. Alle varie riunioni a cui partecipava, incoraggiava i membri citando anche frasi
degli scritti del Daishonin.
Non può accadere niente di positivo se si impartiscono ordini senza poi agire in prima persona e
attingendo alla sua fede Shin’ichi si sforzò di sollevare un’ondata di entusiasmo per lo studio della
filosofia buddista.
Puntata 51
Il 15 gennaio, circa quattromilacinquecento professori del Dipartimento di studio della Soka Gakkai
arrivarono da tutto il paese per prendere parte a una riunione presso l’Auditorium della Soka Gakkai al
Toda Kansai di Toyonaka, a Osaka.
Dalla sera del 12 gennaio, un’ondata di maltempo colpì il Giappone, portando forti nevicate e
causando problemi alle ferrovie, black-out elettrici e provocando il caos.
Ma mattina del 15 gennaio su Osaka splendeva un bel sole. I partecipanti, sapendo che questo
meeting del Dipartimento di studio era un evento cardine nell’anno proprio dedicato allo studio, non
permisero che le difficoltà che si erano create nei trasporti impedissero loro di riunirsi con allegria.
Shin’ichi aveva determinato che quella riunione avrebbe segnato l’inizio di una nuova fase di studio
della Soka Gakkai; per questo motivo si dedicò anima e corpo a preparare l’intervento.
Questa nuova fase si proponeva di mettere i princìpi del Buddismo a disposizione della società e di
tutte le persone, creando così una nuova filosofia che avrebbe costruito il futuro. Per fare questo,
Shin’ichi pensò di dover cominciare a reinterpretare ogni singolo elemento degli insegnamenti
buddisti, a partire dalle basi. Voleva spiegarne il significato da una prospettiva che considerasse la
religione come qualcosa di positivo per la gente.
L’auditorium straboccava di partecipanti entusiasti, determinati a dare inizio a un movimento filosofico
innovativo. Shin’ichi fu l’ultimo a parlare. Erano tutti in attesa di sentire cosa avrebbe detto. Dopo
avere ringraziato i presenti, andò subito al nocciolo della questione: «Fin dalle sue origini, il Buddismo
è stato una religione rivoluzionaria. Shakyamuni fondò il Buddismo in risposta all’autoritarismo del
Brahmanesimo, che ormai aveva perso di vista le sofferenze delle persone comuni. È risaputo che
egli tentò di riavvicinare la religione ai bisogni della gente. Fu una trasformazione molto importante
che partiva da una situazione di sfruttamento delle persone operato dal clero, per riportare la religione
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Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
al suo vero motivo di esistere, cioè per il bene della gente: questo fu il punto di partenza del
Buddismo. Non è esagerato affermare che nella sua essenza esso rappresentò una trasformazione
per rivitalizzare la gente comune».
Shin’ichi parlava chiaramente, in modo che tutti percepissero il suo cuore e la sua convinzione.
Quando la religione si ammanta di un velo di formalismo e autorità, il suo intento originario viene a
spegnersi e scompare.
Puntata 52
Sebbene il Buddismo fosse nato per rivitalizzare la gente, alla fine si sclerotizzò nelle regole dottrinali
e venne monopolizzato da un élite di preti.
Circa cento anni dopo la morte di Shakyamuni, sorse un movimento per riformare il clero buddista,
provocando una spaccatura tra i seguaci della scuola Theravada, o scuola degli Anziani, che
propendeva maggiormente per gli ecclesiastici, e la scuola Mahasamghika, che si occupava invece
dei laici.
A questo seguì una rivoluzione religiosa vera e propria, dal momento che si ricercava lo spirito
originario degli insegnamenti di Shakyamuni, vale a dire la diffusione del Buddismo Mahayana. A
differenza del Buddismo del clero, che metteva particolarmente in risalto la salvezza personale ed era
diventato una religione legata alle formalità più che alle sofferenze delle persone comuni, il Buddismo
mahayana era una scuola di Buddismo che sosteneva che tutti potevano conseguire l’Illuminazione.
Questo nuovo movimento buddista si propagò prima dall’India alla Cina e poi dalla Cina al Giappone.
Disse Shin’ichi: «Una delle ragioni principali per cui il Buddismo, nato come una forza religiosa
innovativa e dinamica per la gente comune, è poi arrivato nel corso del tempo a ristagnare e
fossilizzarsi, è perché era diventa una religione del clero e quindi aveva perso sua la capacità di
guidare le persone. Il Buddismo nasce come una religione del popolo e i suoi insegnanti erano punti di
riferimento per la gente».
Spiegando i motivi per cui il Buddismo di Shakyamuni arrivò al declino, Shin’ichi voleva lanciare un
monito: era stato molto importante non commettere lo stesso errore nel Buddismo di Nichiren.
L’esistenza di un “maestro della Legge”, che guidasse il popolo, è la chiave per comprendere le origini
o la caduta del Buddismo. Citando il commento di Nichikan Shonin de La scelta del tempo, Shin’ichi
parlò del significato dei maestri della legge: «I grandi maestri della Legge sono coloro che portano
avanti il movimento di kosen-rufu, predicando la Legge e creando così ondate di propagazione a
beneficio proprio e delle persone in generale, senza mancare di considerare le peculiarità dell’epoca.
Per fare questo, hanno bisogno di cogliere a tutto tondo le caratteristiche del periodo, lottando a fianco
della popolazione e a volte schierandosi dalla sua parte per proteggerla».
Puntata 53
Shin’ichi Yamamoto affermò che lo stesso Nichiren Daishonin era un esempio di maestro della Legge.
Poi passò a definire un prete, un maestro della Legge, citando alcuni brani dei suoi scritti: «Anche chi
ha avuto la rara fortuna di nascere essere umano o ha perfino abbracciato la vita religiosa, se non
studia il Buddismo e non refuta chi lo offende, ma spende vanamente le sue giornate nell’ozio e nelle
chiacchiere, non è migliore di un animale che indossa l’abito del monaco» (Le quattordici offese,
RSND, 1, 674)
E ancora: «I devoti del Sutra del Loto, che lo abbracciano al punto di essere odiati, sono i veri preti del
Mahayana. Sono i maestri della Legge che propagano il sutra e portano beneficio alla gente» (Come
coloro che inizialmente aspirano alla via, RSND, 1, 788)
I preti che praticano il Sutra del Loto nell'Ultimo giorno della Legge sono odiati dalla gente e subiscono
persecuzioni, che devono combattere con coraggio fino in fondo. Hanno la missione di dedicarsi alla
diffusione del Buddismo e operano per aprire la strada dell’Illuminazione a tutti gli esseri viventi.
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Volume 24 – Capitolo II – Protezione Assoluta
Quando parla di credenti laici, il Daishonin scrive: «Per te che sei un laico, la cosa più importante è
recitare unicamente Nam-myoho-renge-kyo e sostenere i preti. Devi inoltre insegnare agli altri
secondo le tue capacità, come dice il sutra» (Le quattordici offese, RSND, 1, 674)
Storicamente, il ruolo del clero è sempre stato quello di condividere il Buddismo con gli altri, lottando
contro i tre nemici potenti e impegnandosi per kosen-rufu. Il ruolo dei credenti laici, al contrario, è
quello di recitare Daimoku, fare offerte e parlare di Buddismo alle persone al meglio delle loro
capacità. Ai laici è affidato anche il compito di sostenere i preti.
Dopo aver letto questi passaggi, Shin’ichi spiegò: «Alla luce delle definizioni date sul clero e i laici, si
può dire che oggi la Soka Gakkai sta svolgendo le funzioni di entrambi. Sono sicuro che non c’è altra
organizzazione buddista che porti avanti l’intento del Budda con così tanta fede e armonia in
qualunque altra parte del mondo».
Oggi chi realizza kosen-rufu? Chi è stato bersaglio di persecuzioni? Solo la Soka Gakkai. Quindi,
potremmo dire che lo spirito e la pratica della Soka Gakkai è di adempiere a entrambi i ruoli: quello del
clero e quello di maestro della legge.
Puntata 54
Shin’ichi parlò poi del significato dei religiosi all’interno del Buddismo: «Nel Buddismo, la parola
originale per monaco, sacerdote, o clero è shramana, oppure shukke in giapponese. Letteralmente
significa “colui che ha rinunciato alla vita secolare”, vale a dire chi si è lasciato alle spalle il desiderio di
ricchezza o successo, non si è fatto distrarre dagli ostacoli e le tentazioni ed è rimasto saldo nel
proprio percorso verso l’Illuminazione. Per tradizione, i monaci e le monache si rasavano la testa
quando entravano nell’ordine buddista, come per manifestare la volontà di non tornare a casa fino a
quando non avessero raggiunto l’obiettivo ultimo della pratica.
Secondo il Sutra Mahayana Manjushri-vikridita, un bodhisattva è un essere che agisce per la salvezza
del genere umano. Egli non diventa un monaco nel momento i cui si rade il capo. Cos’è che fa di lui
un monaco? È rinunciare al mondo secolare per dedicarsi con tutto il cuore ad alleviare le sofferenze
degli esseri viventi. Inoltre dice che non si diventa un monaco indossando semplicemente l’abito
religioso ma impegnandosi a sradicare i tre veleni di Collera, Avidità e Stupidità che contaminano la
mente degli esseri viventi.
In altre parole, il vero percorso di un monaco si trova nella pratica buddista. Non è tanto una questione
di cerimonie o formalità, si tratta piuttosto di immergersi tra la gente facendo proprie le loro sofferenze.
Per potersi definire un vero praticante buddista bisogna vedere quello che si è fatto e che si è
intenzionati a fare per gli altri».
Dopo aver detto questo, Shin’ichi si rivolse ai presenti: «Anche se noi, membri della Soka Gakkai,
siamo praticanti laici, con lo spirito di missione pari a coloro che prendono gli ordini religiosi,
desideriamo dedicare la nostra vita per la propagazione del Buddismo».
Nella stanza rimbombarono applausi di stima e apprezzamento.
Nel Buddismo si ritorna al punto di partenza spogliandosi dalle formalità e dal potere per rivelarne
chiaramente i princìpi fondamentali. I partecipanti stavano ascoltando le parole di Shin'ichi come se si
stessero riscaldando sotto i raggi del sole.
Puntata 55
Shin’ichi si soffermò a parlare dei monasteri e templi spiegando il significato delle loro origini e il ruolo
dei monaci.
Per Shakyamuni, il modo di propagare la Legge era quello di viaggiare a piedi attraverso l’India
predicando il Buddismo alle persone che incontrava lungo il tragitto.
In India esiste la stagione delle piogge e per circa tre mesi l’anno è molto difficoltoso viaggiare.
Durante quel periodo, i seguaci di Shakyamuni si riunivano in posti prestabiliti e approfondivano la
pratica. Esistono molti esempi di questi luoghi di riunione come il monastero Jetavana a Sravasti e il
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monastero Bamboo Grove a Rajagriha. In questi casi la parola inglese per “monastero” è in realtà una
traduzione della parola sanscrita vihara (in giapponese, shoja), o “luogo dove si pratica” che poi è
quello che erano in realtà: posti dove i monaci potevano dedicarsi a migliorare se stessi attraverso
varie pratiche buddiste durante la stagione delle piogge. Questa è l’origine dei monasteri buddisti e,
successivamente, dei templi.
Quando finiva la stagione delle piogge, i monaci, dopo avere approfondito la propria fede, lasciavano i
monasteri per andare nuovamente tra la gente. In altre parole, i vihara non erano come molti dei
templi di oggi dove il clero vi ha dimora e partecipa ai rituali religiosi. Erano piuttosto centri dove ci si
esercitava nella pratica religiosa.
Il monastero di Nalanda in India si trasformò col tempo in un centro di studi buddisti e funzionava un
po’ come una università. Diventò un luogo mèta anche di praticanti provenienti da regioni lontane, che
dimoravano lì mentre studiavano le dottrine buddiste e i metodi di propagazione. Dopo un certo
periodo facevano ritorno da dove erano venuti. Questo ricorda molto i seminari di studio e i corsi che
teniamo nella Soka Gakkai.
Anche la parola giapponese garan vuol dire tempio o monastero e deriva dalla parola sanscrita
samgha-arama, un luogo dove si riunivano le persone per la pratica buddista. I templi sono anche
chiamati dojo, letteralmente, “i luoghi della via”, perché erano i posti dove ci si radunava per praticare
insieme la via per raggiungere l’Illuminazione.
Dopo aver spiegato l’origine di templi e monasteri nel Buddismo, Shin’ichi affermò con grande
convinzione: «Le sedi, i Centri culturali della Soka Gakkai così come i training center, sono gli spazi
dove i membri si dedicano alla realizzazione di kosen-rufu, a propagare e studiare gli insegnamenti di
Nichiren Daishonin. Sono anche luoghi dove i membri si rinvigoriscono per poi tuffarsi nuovamente
nella società e rivitalizzare il proprio ambiente. In altre parole, se si comprende il vero significato dei
monasteri e templi buddisti, vediamo che gli edifici della Soka Gakkai assolvono alla stessa funzione,
una sorta di templi e monasteri contemporanei».
Puntata 56
In chiusura, Shin’ichi analizzò l’espressione «mentre passa nel mondo» tratta da un verso del
ventunesimo capitolo del Sutra del Loto, Poteri sovrannaturali:
Come la luce del sole e della luna
può fugare oscurità e tenebre,
così questa persona, mentre passa nel mondo,
può liberare gli esseri viventi dall’oscurità (La Saggezza del Sutra del Loto, 4, 19)
«“Il mondo” qui si riferisce alla società, e vuol dire che se non lottiamo nelle situazioni spiacevoli in cui
ci si imbatte normalmente nella realtà, è impossibile scacciare l’oscurità della sofferenza che affligge
gli esseri viventi».
Poi Shin’ichi rimarcò: «Nichiren Daishonin svolse fino in fondo l’attività di propagazione a Kamakura,
dove al tempo si trovava la sede del governo; fu di fatto l’incarnazione del verso: «Così questa
persona, mentre passa nel mondo». Finché il Buddismo non si diffonderà nella società, proprio nel bel
mezzo della realtà, si correrà il rischio che la nostra pratica si discosti dallo spirito originale e dal
senso di missione del Daishonin. Mi viene in mente quello che disse il mio maestro, Josei Toda, ai
membri all’inizio del 1953: “Sono fermamente convinto che i benefici si riverseranno a pioggia su di
voi, nel momento in cui prenderete in mano la spada della propagazione e tirerete fuori il coraggio del
re leone”. Illuminati dalla luce dei benefici dal tempo senza inizio, con la spada di compassione ben
salda tra le mani, come re leoni apriamo quest’anno la strada gloriosa di Soka».
Seguirono applausi di approvazione dei presenti.
Shin’ichi voleva assicurarsi che i membri si rendessero conto che il Buddismo non esiste al di fuori
dalla società.
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Volume 24 – Capitolo II – Protezione Assoluta
La pratica del Buddismo nell’Ultimo giorno della Legge e la via del bodhisattva si trovano lottando
faticosamente tra le sfide del mondo reale e, nonostante si possano incontrare critiche e insulti è
importante perseverare nel dialogo, mentre dimostriamo la prova concreta e propaghiamo la Legge.
Una religione che dimentica le sue origini e lo spirito dei suoi albori diventa una mera formalità, rischia
di fossilizzarsi e di essere burocratica e autoritaria.
Si comincia col guardare la gente dall'alto in basso e ad autoincensarsi piuttosto che pensare ad
aiutare le persone. Questa è la corruzione della religione e la morte dello spirito umano.
Non possiamo permettere che questo accada al Buddismo Nichiren. «Torniamo al cuore originario del
Daishonin!». Innalzando la bandiera dello studio a salvaguardia dello spirito del Buddismo, Shin’ichi
stava aprendo la strada a una nuova era.
(Qui si conclude il capitolo 2, Protezione assoluta, del 24° volume della Nuova Rivoluzione Umana)
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