Scarica PDF - Il Volo Continuo

Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 26 – Capitolo III – Leader Coraggiosi
Puntata 1 Le stelle che scintillavano nel cielo invernale erano bellissime. Nel silenzio, il suono lieve del frangersi delle onde riempiva l’aria pungente e le luci delle imbarcazioni lampeggiavano qua e là, mentre sul mare calava la notte. Il 19 gennaio 1978 Shin’ichi Yamamoto, subito dopo le 17, arrivò alla stazione di Takamatsu e si diresse in auto al Training Center della Soka Gakkai di Shikoku che era stato appena inaugurato ad Aji-­‐cho, nella prefettura di Kagawa. Quando arrivò, il sole era già tramontato, ma Shin’ichi volle soffermarsi nel giardino da dove si poteva ammirare il mare. «È un posto meraviglioso…» disse rivolgendosi a Kazumasa Morikawa, responsabile generale della regione dello Shikoku. «Sì, davvero… – rispose Morikawa –. Se ci fosse ancora luce, alla sua sinistra potrebbe vedere Yashima, dove ebbe luogo la famosa battaglia tra i clan Taira e Minamoto, durante la guerra Genpei (1180-­‐1185). Questa zona è chiamata Funakakushi, letteralmente “luogo dove si nascondono le barche”, poiché si trova dietro il promontorio e si narra che i Taira vi nascondessero molte imbarcazioni». «Ah, la battaglia di Yashima. Fu la battaglia in cui il valoroso condottiero Minamoto no Yoshitsune fece mostra di grande coraggio e abilità. Il clan Taira, insignito del titolo nobiliare di “Famiglia dei Taira”, divenne così potente che i suoi membri si consideravano superiori a tutti coloro che non facevano parte del clan, ma alla fine furono sconfitti, cosa che a quel tempo la maggior parte delle persone riteneva impossibile. È proprio come recita il detto: «Chi ha modi altezzosi non prospera a lungo». Le cause principali della sconfitta dei Taira furono l’arroganza e la negligenza che fecero dimenticare loro lo spirito della gente comune. Coloro che acquisiscono potere e autorità tendono a diventare capricciosi e indulgenti verso se stessi, si preoccupano solo dei propri bisogni e, di conseguenza, non riescono più a comprendere le sofferenze delle persone. Quando ciò accade, si allontanano dalla gente comune mentre la loro autorità comincia a sgretolarsi dalla base. È l’orgoglio la causa della rovina di queste persone». Con un’espressione seria, Morikawa annuì e disse: «Questo è vero oggi come ieri». «È proprio così. I leader devono restare sempre vicini alle persone e dedicarsi con tutto il cuore alla loro felicità. Devono avere sempre uno spirito indipendente, prendere l’iniziativa e guidare gli altri con l’esempio. Fu il vecchio generale Minamoto no Yorimasa, che allora aveva più di settant’anni, ad alzarsi dopo molti anni di sottomissione al capo militare Taira no Kiyomori, portando così i Minamoto a sconfiggere i Taira». Puntata 2 Nel 1180 Minamoto no Yorimasa ricevette l’ordine dal principe Mochihito, figlio dell’imperatore Goshirakawa, di sconfiggere i Taira. Combatté con coraggio, ma in seguito alla sconfitta subita nella battaglia di Uji, si tolse la vita nel vicino tempio di Byodo. Grazie alla sua lotta determinata costatagli la vita, Minamoto no Yoritomo che era stato esiliato a Izu, suo cugino Minatomo no Yoshinaka che si trovava a Kiso e poi anche altri, iniziarono a prendere le armi contro i Taira. Il malcontento per la tirannia dei Taira era molto diffuso sia tra i samurai che tra il popolo ed era giunto il tempo di combattere. Ma c’era stato bisogno di una scintilla per dare il via alla ribellione dei Minamoto e questa scintilla era stata innescata da Yorimasa. La decisione coraggiosa di una sola persona accese la miccia che portò a un cambiamento epocale nel corso della storia. L’anno seguente, il 1181, Taira no Kiyomori morì di un malore. Dopo aver sconfitto i Taira e conquistato la capitale imperiale di Kyoto, Yoshinaka divenne arrogante e prepotente. Venne nominato dalla corte imperiale shogun, comandante militare, ma poi fu attaccato e ucciso dal fratello minore di Yorimoto, Yoshitsune e da altri soldati di Minamoto per ordine di Yoritomo. Il clan dei Minamoto ricevette un’altra ordinanza dall’ex imperatore Goshirakawa affinché cacciasse i Taira. Yoshitsune allora attaccò il porto di Fukahara, da tempo una base del clan Taira nella provincia Settsu, nel mare interno di Seto. Nel febbraio del 1184 i Minamoto fecero strage dei Taira nella battaglia di Ichinotani, nella provincia di Settsu, quando Yoshitsune attaccò a sorpresa dalla scogliera Hiyodorigoe. I Taira fuggirono a ovest, stabilendo la loro base principale a Yashima, nella provincia di Sanuki (l’odierna prefettura Kagawa, nello Shikoku), da cui controllavano il mare interno di Seto, e con una grande flotta cercarono di rafforzare la difesa dal mare. Yoshitsune non aveva possibilità di vincere una battaglia navale; perciò raggiunse lo Shikoku e si avvicinò a Yashima via terra con l’intenzione di attaccare il clan Taira alle spalle. Chi mira con tutto se stesso alla vittoria è in grado di raccogliere tutta la propria inventiva e creatività. Finché si è 1 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
determinati, la sorgente della saggezza non si prosciugherà mai. Nel cuore della notte si alzarono violente burrasche. Il mare era agitato da cavalloni bianchi di schiuma, ma il vento soffiava favorevole. Yoshitsune decise immediatamente di fare rotta verso lo Shikoku con le navi che aveva preparato. «Il nemico ora non ci aspetta. Non possiamo farci sfuggire questa occasione!». Rimproverando coloro che indietreggiavano spaventati dal forte vento, Yoshitsune uscì nel mare agitato con cinque sole barche. Le azioni valorose del giovane generale risvegliarono il coraggio nel cuore degli altri guerrieri. Puntata 3 L’esercito di Minamoto no Yoshitsune salpò per la provincia di Awa nell’isola di Shikoku mentre infuriava una tempesta di vento. Le navi erano sballottate dal mare burrascoso. Fu un viaggio difficile, ma i venti favorevoli gli permisero di compiere la difficile traversata verso Awa in sole sei ore. Quando arrivarono, trovarono i rossi stendardi dei Taira che sventolavano nel cielo. Yoshitsune disponeva solo di cinquanta cavalli, sistemati in cinque navi; ciononostante, con i suoi uomini riuscì a disperdere l’esercito dei Taira e si fece strada via terra verso Yashima. Nel tragitto si unirono alcuni samurai locali e così crebbero di numero. La passione e l’unità attira le persone e genera sostegno. Yoshitsune continuò a viaggiare anche di notte, attraversando la baia di Osaka, sul confine tra Awa e la vicina provincia di Sanuki, dirigendosi verso la spiaggia del sud di Yashima. Una volta lì, appiccarono il fuoco tutt’intorno. Vedendo il fumo sollevarsi in cielo e le crescenti fiamme che indicavano l’attacco dei Minamoto, i Taira furono presi dal panico. Abbandonarono il palazzo dove avevano insediato l’imperatore bambino Antoku e, insieme a lui, salirono a bordo delle navi fuggendo in mare. Fino a quel momento i Taira erano stati sicuri che i Minamoto avrebbero attaccato attraversando il mare interno di Seto. Avendo una flotta più grande erano certi di poter vincere una battaglia navale, ma quella sicurezza si rivelò il loro punto debole. L’attacco alle spalle dei Minamoto li prese completamente alla sprovvista facendo perder loro ogni certezza. In ogni battaglia ci sono svolte continue, inaspettate. In questi momenti agire con fretta eccessiva e lasciarsi prendere dall’agitazione o dal panico può condurre alla sconfitta. I Minamoto con unità di cinque, dieci soldati, avanzando velocemente nell’acqua bassa con i loro bianchi stendardi al vento, attaccarono i Taira che scappavano. Ai Taira sembrò un esercito enorme. Yoshitune dichiarò guerra e nello stesso momento una raffica di frecce partì dalle navi dei Taira ancora vicine alla riva e il combattimento cominciò. Nel frattempo una parte dell’esercito di Yoshitune raggiunse la terraferma a Yashima, dove fu appiccato il fuoco al palazzo imperiale e ad altri edifici. Osservando attentamente, l’esercito dei Minamoto era numericamente inferiore rispetto al grande esercito dei Taira. Quando i soldati dei Taira se ne accorsero, si pentirono amaramente di essersi ritirati così in fretta. Puntata 4 I soldati dei Taira che si erano rifugiati nelle navi e l’esercito dei Minamoto, che aveva preso il controllo di Yashima, combatterono con archi e frecce tra la terra e il mare. Quando un soldato Taira scagliava una freccia contro Yoshitsune, i suoi vassalli anziani lo proteggevano come scudi umani. Uno di loro, Sato Tsugunobu, della provincia di Oshu, l’attuale Tohoku, fu trafitto da una freccia che entrò dalla spalla sinistra e lo trapassò fino al fianco destro. La battaglia era al culmine, ma Yoshitsune fece portare Tsugunobu nelle file posteriori del suo esercito e scese da cavallo. Con espressione addolorata, prese la sua mano: «Tsugunobu, come ti senti?». Questi raccolse tutta la sua forza per rispondere: «Non ho rimpianti, mio signore, a parte il fatto che non vivrò abbastanza per poter vedere il vostro trionfo. È destino di un guerriero essere ucciso dalla freccia di un nemico. Inoltre si dirà che Tsugunobu ha partecipato alla battaglia tra i Minamoto e i Taira ed è morto in battaglia per salvare la vita al suo signore. Questo è un grande onore per un guerriero che mi accompagnerà nella prossima esistenza». Tsugunobu era uno dei servitori più fedeli di Yoshitsune e lo aveva accompagnato per tutto il tragitto da Oshu. Yoshitsune guardò Tsugunobu divenire sempre più debole mentre parlava e iniziò a singhiozzare. Tsugunobu morì e Yoshitsune gli diede l’ultimo commiato con affetto. Ricompensò anche coloro che provvidero al funerale di Tsugunobu donando loro il suo cavallo preferito che aveva cavalcato nella battaglia di Ichinotani e la sella dai montanti d’oro. Tsugunobu aveva dato la 2 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 26 – Capitolo III – Leader Coraggiosi
vita per proteggere il suo signore e gli era stato fedele fino alla fine. Yoshitsune espresse la sua gratitudine e ripagò la fedeltà del servitore con grandissima sincerità. Incitati da tutto ciò, gli altri samurai con le lacrime agli occhi giurarono: «Non esiteremo a mettere a rischio le nostre vite per il bene del nostro signore!». La vera forza di Yoshitsune risiedeva nel fatto di avere solidi legami con i suoi servitori. Questi legami non erano semplicemente dovuti al rapporto tra signore e servitore. Erano legami umani più profondi basati sulla fedeltà, l’affetto, la fiducia e il rispetto come esseri umani. Il coraggio dei servitori di Yoshitsune, che consideravano un onore il servizio al loro signore, forgiava legami indistruttibili che li rendeva impavidi persino di fronte alla morte. Solo dove esistono legami da cuore a cuore nasce una forte unità. Puntata 5 L’esercito dei Taira, battuto dall’esercito dei Minamoto a Yashima nel febbraio del 1185 grazie a una superiore strategia militare, si ritirò verso ovest nel mare interno di Seto. Un mese dopo, in marzo, fu definitivamente sconfitto nella battaglia di Dannoura che segnò la fine del clan dei Taira. Contemplando il mare di notte dal Training Center di Shikoku, ad Aji, Shin’ichi Yamamoto rifletteva sulla battaglia di Yashima. Pensò tra sé: «La popolazione in fuga per l’attacco imminente deve essere stata terrorizzata vedendo le proprie case bruciare. Dopo i Taira, salirono al governo i Minamoto che misero invece al comando i samurai della corte reale. Ma l’epoca di un governo di rappresentanti del popolo era ancora molto lontana. Nichiren Daishonin nacque trentasette anni dopo la decisiva battaglia di Dannoura…». Riflettendo sul trattato del Daishonin Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese (Rissho ankoku ron), Shin’ichi disse: «È evidente che Nichiren Daishonin mirava a una società basata sul potere dei cittadini e ciò non soltanto nella sfera politica. Voleva vedere un mondo in cui tutte le persone comuni potessero godere di pace e prosperità e condurre vite felici. I sistemi sociali e le istituzioni sono necessari, ma ancor più importante è il cuore delle persone che regolano quei sistemi. Per quanto un sistema sociale possa essere perfetto, c’è sempre la possibilità che le persone ne approfittino utilizzandolo per fini corrotti o che diventi mera formalità. La cosa fondamentale è riuscire a far sì che si affermi una filosofia di vita che insegni che gli esseri umani, sia il popolo che i governanti, sono ugualmente nobili e degni di rispetto; che insegni a mettere la compassione al centro della vita, coltivando l’empatia per gli altri e cercando di alleviare le sofferenze, a superare l’egoismo e l’insaziabile avidità. Questa è la lotta per stabilire “l’insegnamento corretto” nella società, mentre “la pace nel paese” è la direzione che la società dovrebbe prendere basandosi su quel modo di vivere e pensare, creando felicità, prosperità e pace per tutte le persone. Non solo dal punto di vista politico, ma anche nel commercio, nella cultura, nell’educazione e in ogni sfera di attività umana. Senza adottare l’insegnamento corretto non ci può essere vera pace nel paese, il contrario equivale a rendere il Buddismo privo di significato. Puntata 6 La vita di Nichiren Daishonin fu un susseguirsi continuo di persecuzioni perché egli si batté con tutto se stesso per realizzare kosen-­‐rufu e per stabilire l’insegnamento corretto per la pace del paese. In parole semplici, Nichiren, vedendo le persone soffrire per calamità naturali come terremoti, carestie e pestilenze, prese l’iniziativa di salvare tutti. A quel tempo le scuole buddiste più diffuse assecondavano gli interessi delle autorità governative, non preoccupandosi affatto di tornare alle basi e provare la validità degli insegnamenti buddisti. Molte scuole buddiste del tempo esponevano insegnamenti che incoraggiavano le persone a evadere dalla realtà rendendole impotenti. Dopo aver esaminato approfonditamente gli insegnamenti buddisti per trovare quello che potesse davvero servire come base per la vita della gente divenendo una fonte di vigore e vitalità, il Daishonin iniziò una lotta per diffondere nel cuore delle persone il corretto insegnamento della Legge mistica. Iniziò con l’osservare i governanti della nazione e fece loro una rimostranza contenuta nel trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese, perché era convinto che la filosofia abbracciata da chi deteneva il potere aveva un effetto enorme sulla vita di innumerevoli persone. Il Daishonin era consapevole che confutando le autorità avrebbe richiamato su di sé avversione e dure persecuzioni; ma vedendo così tante persone soffrire di fame e malattie, sentiva che come buddista non poteva ignorare la loro condizione. 3 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
Le sue azioni furono basate sulla grande convinzione e sulla compassione che si esprimono in queste parole: «Non ci può essere alcun dubbio che tramite questo atto la medicina davvero eccellente della Legge meravigliosa viene usata allo scopo di curare la grave malattia dell’oscurità che affligge tutti gli esseri viventi» (BS, 110, 63). Questa era la determinazione del Daishonin ed è il corretto modo di vivere di un buddista. La coraggiosa propagazione del corretto insegnamento da parte del Daishonin causò violente persecuzioni che iniziarono con quella di Matsubagayatsu nel 1260, l’esilio di Izu nel 1262, la persecuzione di Komatsubara nel 1264 e finirono con quella di Tatsunokuchi e il conseguente esilio a Sado nel 1271. Durante la persecuzione di Tatsunokuchi la vita stessa del Daishonin fu messa a repentaglio. Scrisse a quel tempo: «Nel dodicesimo giorno del nono mese dello scorso anno, tra le ore del topo e del bue [dalle ventitré alle tre] questa persona chiamata Nichiren fu decapitata. La sua anima è arrivata in quest’isola di Sado» (L’apertura degli occhi, RSND, 1, 243). In altre parole, il Daishonin abbandonò la sua identità transitoria di persona comune e rivelò la sua vera identità di Budda dell’Ultimo giorno della Legge. Questo fu il suo hosshaku kempon (abbandonare il transitorio e rivelare l’originale). Puntata 7 Il concetto buddista di “abbandonare il transitorio e rivelare l’originale” (hosshaku kempon) si riferisce al fatto di abbandonare un’identità transitoria per manifestare la propria vera natura di Budda. Nel momento in cui Nichiren Daishonin stava per essere decapitato a Tatsunokuchi, vicino a Kamakura, «una sfera brillante quanto la luna attraversò il cielo» (Le azioni del devoto del Sutra del Loto, RSND, 1, 682) proveniente dall’isola di Enoshima. L’oggetto brillante illuminò tutti i presenti come la vivida luce lunare. I soldati che stavano per decapitare il Daishonin furono momentaneamente accecati da quel bagliore, caddero a terra o scapparono via sparpagliandosi, presi dal panico. Sebbene il Daishonin gridasse: «Venite qui! Accostatevi!», si tenevano tutti a distanza. Egli gridò: «Dovete affrettarvi a giustiziarmi perché sarebbe indecente farlo dopo il levarsi del sole», ma nessuno rispose. Alla fine, non riuscirono a decapitarlo. Tutte le funzioni protettive della vita si attivarono per proteggere il Daishonin arrivando a smuovere il grande universo. Nel Sutra del Loto si legge: «La spada del boia si frantumerà in mille pezzi» (pag. 407). A Tatsunokuchi il Daishonin, che aveva instancabilmente lottato per condurre tutte le persone all’Illuminazione, abbandonò la sua identità transitoria di comune mortale per rivelare la sua vera natura di eterno Budda dal tempo senza inizio, in altre parole di Budda originale dell’Ultimo giorno della Legge. Rivolgendosi ai suoi discepoli, il Daishonin scrive: «Se hai la stessa mente di Nichiren, devi essere un Bodhisattva della Terra e se sei un Bodhisattva della Terra, non c’è il minimo dubbio che tu sia stato un discepolo del Budda dal remoto passato» (Il vero aspetto di tutti i fenomeni, RSND, 1, 341). Tutti i membri della SGI che si impegnano per kosen-­‐rufu proprio come insegna il Daishonin sono Bodhisattva della Terra e la loro vera identità è quella di discepoli del Budda fin dal remoto passato. Il voto del Daishonin è che tutte le persone dell’Ultimo giorno della Legge possano fare il proprio hosshaku kempon come fece lui, abbandonino cioè l’identità transitoria per rivelare la propria vera identità. In altre parole, egli anelava a trasmettere a ogni singola persona la missione e la pratica dei Bodhisattva della Terra, aiutando ognuno a manifestare lo stato vitale della Buddità come discepolo del Budda dell’Ultimo giorno della Legge. Quando in seguito alcuni contadini suoi seguaci arrivarono a offrire con coraggio la propria vita per la Legge, durante la persecuzione di Atsuhara, il Daishonin vide con i suoi occhi lo hosshaku kempon dei suoi discepoli: la solidità della loro fede fu un esempio di come anche persone comuni potevano abbandonare il transitorio per rivelare l’originale. Ciò lo convinse che era giunto il momento di portare a termine il vero scopo del suo avvento in questo mondo. Puntata 8 Durante la persecuzione di Atsuhara, i tre contadini suoi seguaci, Jinshiro, Yagoro e Yarokuro rimasero fedeli all’insegnamento nonostante le minacce e le pressioni e alla fine diedero la vita per il loro credo. In questo modo manifestarono il comportamento e la condizione vitale dei Bodhisattva della Terra e rivelarono la vera identità di discepoli del Budda originale, Nichiren Daishonin. Il martirio dei tre contadini di Atsuhara non è semplicemente una vicenda dolorosa. Mentre affrontavano persecuzioni per la Legge, essi poterono stabilire nella loro vita lo stato vitale del Budda, uno stato di eterna e assoluta felicità che trascende tutte le sofferenze. Anche se i tre martiri furono uccisi, molti altri discepoli del Daishonin continuarono a lottare con 4 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 26 – Capitolo III – Leader Coraggiosi
altruistico impegno per affermare il corretto insegnamento. Fondamentalmente, ognuno di noi “abbandona il transitorio e rivela l’originale” quando determina fortemente di dedicarsi completamente a kosen-­‐rufu e inizia a intraprendere azioni coraggiose e risolute in quella direzione. Il primo presidente Tsunesaburo Makiguchi soleva spesso ripetere nel periodo del 1943: «La Gakkai deve fare il suo hosshaku kempon». A partire da Josei Toda, i discepoli di Makiguchi all’epoca non compresero il significato delle sue parole. In seguito, il potere autoritario del governo militarista giapponese iniziò ad accanirsi contro la Soka Gakkai infliggendole forti persecuzioni. Makiguchi stesso venne arrestato, ma era convinto che fosse quello il momento giusto per opporsi alle autorità e continuare a proclamare la verità del Buddismo del Daishonin. In seguito Makiguchi morì in carcere per la sua fede. Possiamo affermare che questo fu il suo hosshaku kempon, il modo in cui Makiguchi, il nostro eterno maestro, rifiutò il transitorio e rivelò il vero nella sua vita. Toda, che era stato arrestato insieme a Makiguchi, dopo aver letto instancabilmente il Sutra del Loto e recitato Daimoku nella sua cella solitaria poté vivere la profonda esperienza di risvegliarsi alla propria vera identità di Bodhisattva della Terra. Nel luglio del 1945 uscì dal carcere e giurò al suo defunto maestro Makiguchi di realizzare kosen-­‐rufu. Scrisse: «La nostra vita è eterna, senza inizio né fine. Sono ora consapevole del fatto che siamo tutti apparsi in questo mondo con la missione di propagare Nam-­‐myoho-­‐renge-­‐kyo o i sette caratteri del Sutra del Loto nell’Ultimo giorno della Legge. In accordo con quanto affermato, la nostra vera natura è quella di Bodhisattva della Terra». Questa consapevolezza, dopo la guerra, penetrò ampiamente fra i membri, ma rimase una consapevolezza individuale. Ancora non si era arrivati a realizzare lo hosshaku kempon della Soka Gakkai stessa. Questo perché la Gakkai nella sua interezza non era ancora matura per compiere le azioni finalizzate alla realizzazione di kosen-­‐rufu. Puntata 9 Nel 1951, sotto la direzione del secondo presidente Josei Toda, tutti i membri acquisirono una consapevolezza più profonda della propria missione per kosen-­‐rufu e diedero inizio a un grande movimento di propagazione. Riguardo alla missione dei membri della Soka Gakkai, Toda disse: «Dal punto di vista dell’insegnamento – nel modo di agire − noi siamo Bodhisattva della Terra, ma dal punto di vista della fede, della condizione vitale interiore, siamo gli inviati di Nichiren Daishonin, ovvero i suoi successori. Sia che ci troviamo di fronte ai Budda e bodhisattva delle dieci direzioni dei tre tempi di passato, presente e futuro, sia che ci troviamo nelle profondità dell’inferno, dovremmo recitare con voce risonante i sette caratteri del Sutra del Loto al Gohonzon che rispettiamo e abbracciamo come il nostro più alto privilegio». Inoltre, aggiunse a gran voce: «Non è forse proprio questo hosshaku kempon (abbandonare il transitorio e rivelare l’originale)?» e fece il voto di dedicare tutta la sua vita al Buddismo, ereditando le volontà del presidente Makiguchi come inviato per la propagazione di kosen-­‐rufu in Asia. In altri termini, per noi hosshaku kempon significa decidere che kosen-­‐rufu, cioè realizzare la felicità e la pace per tutte le persone, è l’obiettivo supremo della vita nonché la nostra missione, e portare avanti questa pratica coraggiosa nella vita reale. Significa dimostrare attraverso le azioni e il comportamento quotidiano che siamo i discepoli del Budda originale, Nichiren Daishonin. Shin’ichi Yamamoto, nel giardino del Training Center di Shikoku, osservando il mare di notte e rievocando il comportamento del Daishonin sulla spiaggia di Tatsunokuchi quando stava per essere decapitato, pensò alla sua condizione vitale di profonda gioia e considerò che poteva essere paragonata al sole che irradia la sua luce sulle tenebre dell’infelicità dell’Ultimo giorno della Legge, nell’attimo in cui il grande universo viene colorato di luce dorata. In quell’istante sul cielo sopra Seto apparve una luce. Era una stella cadente; e poi apparvero una seconda e una terza stella cadente. Nella sua mente Shin’ichi compose una breve poesia: Mirando a rivelare l’originale in una stella cadente presso il Training Center di Aji. Riflettendo sulla condizione vitale del Daishonin, Shin’ichi, che ora aveva cinquant’anni e stava per realizzare la nuova partenza del sistema dei capitoli nel secondo atto di kosen-­‐rufu, fece il voto in cuor suo di dare inizio a una nuova sfida a un livello ancora più profondo per “abbandonare il transitorio e rivelare l’originale” nella propria vita così come nella Soka Gakkai. 5 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
Puntata 10 La sera del 19 gennaio Shin’ichi Yamamoto tenne un incontro informale con alcuni rappresentanti locali, a partire dal responsabile dello Shikoku, Seitaro Kumegawa, e il responsabile della prefettura di Kagawa, Taizo Sasaki. Dopo aver ascoltato l’opinione di tutti, anche in vista della partenza del nuovo sistema di capitoli, Shin’ichi volle sottolineare l’importanza dei consigli nella fede: «Per far sì che tutti possano godere di benefici e per far crescere persone di valore, i consigli nella fede sono di vitale importanza. Nella prima epoca del nostro movimento, il signor Toda affittò una stanza nell’edificio di Ichigaya – che ospitava anche gli uffici della Compagnia Daito, dove Toda svolgeva il ruolo di massimo consulente aziendale – e ne fece una succursale della sede centrale della Soka Gakkai [che allora si trovava a Nishi-­‐
Kanda]. In quella stanza, quasi tutti i giorni, Toda dava guide personali ai membri. Anche i responsabili venivano lì regolarmente per assistere con attenzione alle sessioni di guida del signor Toda. Osservando lui impararono come condurre le guide personali, che costituiscono la base fondamentale dell’attività della Gakkai. In seguito, dopo aver sviluppato a loro volta la capacità di dare consigli nella fede, quei responsabili iniziarono a dialogare con ogni singolo membro. I legami che si creano tra membri e responsabili più anziani nella fede attraverso le guide personali sono forti, mentre i legami basati solo su relazioni nate durante le grandi riunioni generali o le attività organizzative sono deboli, poiché attraverso di esse non è possibile costruire relazioni umane di autentica fiducia. Ho sentito di un membro che pratica da tanti anni che, trovandosi ad affrontare seri problemi di lavoro e dopo aver sofferto molto, si decise a chiedere una guida personale a un suo ex responsabile del capitolo precedente alla ristrutturazione dell’organizzazione, invece che al suo responsabile attuale. Ciò dimostra che i legami tra le persone nella nostra organizzazione non sono più forti come una volta. Ritengo che attualmente la percentuale delle guide generali date durante le riunioni corrisponda all’80%, mentre quelle date come consigli personali al 20%; ma se vi impegnerete nel ribaltare questa proporzione riuscirete a far crescere molte più persone di valore. La Gakkai diventerà ancora più forte e soprattutto voi responsabili crescerete enormemente. Non offrite soltanto consigli generici. È necessario stabilire una sincera relazione con i membri e continuare a sostenerli accumulando incoraggiamenti su incoraggiamenti per poter creare forti legami umani e costruire un’autentica rete di solidarietà tra le persone. La nostra società è alla ricerca di questo». Basandoci sul nostro senso di missione e lottando per la felicità degli altri possiamo creare profondi legami cuore a cuore e una vera rete umanistica di solidarietà tra esseri umani. Puntata 11 Nel corso della riunione una responsabile della Divisione donne domandò: «Nella Gakkai sta avvenendo un cambio generazionale e anch’io sono stata nominata responsabile, nonostante sia ancora giovane. Qual è il modo migliore di relazionarmi con i membri anziani nella fede, ricchi di esperienze di vita, che fanno parte del gruppo consiglieri?». Shin’ichi Yamamoto sorridendo iniziò a rispondere: «Questa è una domanda importante riguardo all’assumersi una responsabilità nell’organizzazione. Innanzitutto, nel caso in cui si debba prendere una decisione, è importante consultarsi con i membri più anziani nella fede. Se questi si dovessero sentire ignorati o isolati, non potrebbe esserci unità; perciò è importante rispettare la loro opinione dicendo: “Io la penso così ma, dal tuo punto di vista, come membro anziano nella fede, potresti darmi qualche consiglio a riguardo?”. Inoltre, quando li incontrate a tu per tu, è importante che abbiate l’umiltà di dire: “Se hai delle indicazioni da darmi, per favore non esitare a farlo”. Poi, nel momento in cui otterrete dei risultati positivi nell’attività, esprimete loro la vostra gratitudine: “Grazie a te siamo riusciti a ottenere questa vittoria”; non semplicemente a parole, ma con tutto il vostro cuore. Ciò non riguarda soltanto chi fa parte del gruppo consiglieri, ma anche tutti coloro che si sono presi cura di voi, e tutti gli amici che hanno lottato insieme a voi, che sono sicuramente numerosi. Cercate di non perdere assolutamente il rispetto verso queste persone, né di comportarvi in modo arrogante, presumendo di essere superiori solo perché ora avete assunto una responsabilità più alta rispetto a loro. Se cadete in questo atteggiamento, darete solo prova della vostra stupidità e superficialità, e di conseguenza gli amici si allontaneranno e rimarrete soli. È importante mantenere questo tipo di pensiero: “Io sono stata nominata responsabile, ma ci sono tante altre persone che hanno molte più capacità di me”. Il punto fondamentale è riuscire a prendersi cura dei compagni di fede con cui siamo entrati in contatto finora e diventare persone attrattive. Questo è uno dei requisiti importanti per un responsabile». 6 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 26 – Capitolo III – Leader Coraggiosi
Shin’ichi rispose a tutte le domande con serietà. A volte raccontava le sue esperienze personali. I dialoghi cuore a cuore sono la forza motrice per un ulteriore sviluppo. Puntata 12 Dopo l’incontro con i responsabili di territorio e prefettura, Shin’ichi volle incontrare le responsabili della Divisione donne, poiché il giorno successivo si sarebbe tenuta la riunione generale della Divisione donne della prefettura di Kagawa. Ogni volta che partecipava a una riunione, Shin’ichi l’affrontava con serietà, consapevole che ogni dettaglio poteva determinare la vittoria o la sconfitta. Per questa ragione desiderava confrontarsi con le responsabili per chiarire bene chi sarebbe intervenuto, quali argomenti sarebbero stati toccati e cosa trasmettere. Egli pensava: «Se tutti dovessero dire le stesse cose, senza differire gran che, o se si facessero discorsi privi di un chiaro fulcro centrale, sarebbe una perdita di tempo per le partecipanti. Sarei troppo dispiaciuto per tutte quelle persone che si sono sforzate per poter partecipare». Dopo la riunione con le responsabili della Divisione donne, Shin’ichi fece un’analisi delle varie attività insieme ai vice presidenti, poi guidò Gongyo, pregando con tutto se stesso affinché ogni compagno di fede potesse realizzare il proprio hosshaku kempon (abbandonare il provvisorio e rivelare l’originale) e agire per il grande voto di kosen-­‐rufu. Ogni cosa inizia e finisce con la preghiera sincera davanti al Gohonzon. Questo è il modo di vivere di un praticante buddista. Se ci si dimentica della preghiera, del Daimoku, non ci sarà alcuna vittoria. Il 20, quinto giorno di attività nello Shikoku, dopo mezzogiorno Shin’ichi partecipò alla riunione generale della Divisione donne della prefettura di Kagawa, che si svolse presso l’auditorium del Training Center di Shikoku. Alla riunione generale parteciparono anche alcuni rappresentanti della Divisione uomini, in segno di rispetto verso la Divisione donne. La responsabile donne di prefettura, Fumi Ogi, iniziò il suo discorso con un largo sorriso. Dopo aver espresso la sua gioia per l’apertura del Training Center disse: «Nelle scritture buddiste troviamo la parabola della lampada della povera donna. È una parabola buddista che racconta della lampada di una povera donna che rimase accesa a differenza delle migliaia di lampade del ricco sovrano». Una povera donna, osservando le offerte fatte a Shakyamuni dal sovrano e dai potenti, decise di fare anche lei un’offerta. Anche se non aveva denaro a sufficienza per nutrirsi, acquistò l’olio per una lampada, per offrirla al Budda. Puntata 13 La povera donna si diresse verso Jetavana, dove si trovava Shakyamuni; in altre parole, si diresse verso il Budda. Davanti al Budda c’erano le lampade offerte da numerose persone. La povera donna offrì la sua piccola lampada ed espresse il suo voto: «Adesso sono una povera donna, ma desidero offrire con tutto il mio cuore questa piccola lampada. Con questo beneficio nella prossima vita desidero rinascere ottenendo l’Illuminazione, per poter sconfiggere l’oscurità fondamentale di tutti gli esseri viventi». Quando si fece giorno e il cielo divenne luminoso, le lampade offerte dagli uomini potenti erano tutte spente, ma la lampada della povera donna continuava a bruciare. Cercarono di spegnerla, ma la lampada non si spense. Il Budda disse: «Non riuscirete a spegnere questa lampada neanche con tutta l’acqua dei quattro oceani, né con una tempesta, poiché è stata offerta da una persona che, con un cuore sincero, ha fatto il voto di salvare tutti gli esseri viventi». L’importante è avere un cuore sincero. Se la nostra fede rimane incrollabile, allora riusciremo ad accendere la lampada della fortuna che illumina il grande universo. Fumi Ogi, responsabile della prefettura di Kagawa, commentò: «Cosa rappresenta per noi la “lampada della povera donna”? Rappresenta la fede e lo spirito della Gakkai. A causa del forte vento tutte le altre lampade si spensero, ma la lampada offerta dalla povera donna che aveva manifestato una profonda fede, non si spense. «Allo stesso modo, con una fede pura, risoluta, incrollabile e costante, in altre parole finché si nutrirà lo spirito della Gakkai, non importa come sarà la società o quali calunnie e critiche dovremo affrontare, la fortuna accumulata grazie a un ichinen incrollabile non verrà mai distrutto, per l’eternità. «Promettiamo tutte insieme, da oggi, di espandere “la lampada della fortuna” e “l’ichinen della fortuna”, mirando al nostro grande obiettivo di crescita!». 7 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
Un applauso di consenso echeggiò nella sala. Anche Shin’ichi Yamamoto applaudì sporgendosi dalla sedia, confermando a gran voce: «È vero! Finché c’è la Divisione donne saremo invincibili!». Puntata 14 Nel suo intervento alla riunione generale della Divisione donne, Shin’ichi Yamamoto volle toccare il tema dei problemi di relazione tra genitori e figli e di disarmonia in famiglia. «I problemi di relazione tra genitori e figli e di disarmonia in famiglia non sono fenomeni recenti, ne hanno sofferto numerose persone fin dal lontano passato. Immagino che, pur praticando il Buddismo, ci siano persone che soffrono a causa delle cattive relazioni con i figli, con le nuore o con il coniuge. «Partendo dalla conclusione, è solo con la fede che si può sanare questa crepa nelle relazioni umane. Solo attraverso la fede possiamo aprire e trasformare la nostra condizione vitale, perciò non resta che realizzare la propria rivoluzione umana. «I nostri genitori, i mariti, i fratelli, le sorelle, i figli sono la realtà in cui viviamo e siamo legati a essi da una profonda relazione karmica: non possiamo scappare dal nostro ambiente. Allora cosa possiamo fare? Dobbiamo migliorare noi stessi, piuttosto che dare la colpa agli altri se le nostre relazioni non vanno bene. «Ad esempio, se una madre realizza la propria rivoluzione umana, il figlio comincerà a pensare: «Quant’è grande la mia mamma!» e cambierà atteggiamento nei suoi confronti, arrivando a prendersi cura di lei. Lo stesso vale per la relazione con il marito. «Finché una persona non guarda se stessa e non si sforza di realizzare la propria rivoluzione umana, e continua a pensare: “È colpa di mio figlio”, “È mio marito che sbaglia”, non potrà uscire dalla situazione. «Nichiren Daishonin afferma: “Non ci sono terre pure e terre impure di per sé: la differenza sta unicamente nella bontà o malvagità della nostra mente” (RSND, 1, 4). Si tratta di usare gli occhi del Budda. «Dipende dal nostro ichinen se la nostra famiglia e le relazioni tra i nostri familiari si dirigono verso l’armonia diventando terre pure, oppure si dirigono verso il male diventando terre impure. «Per lucidare la nostra vita è necessario recitare Daimoku con tutti noi stessi, sviluppare un cuore grande e accogliente capace di abbracciare tutta la famiglia, un cuore forte che non si piega di fronte a nulla. Inoltre, bisogna sviluppare la propria saggezza. Se riusciamo a far sbocciare fiori di felicità nella nostra famiglia, che è l’ambiente a noi più vicino, ciò diverrà una grande forza propulsiva per il movimento di kosen-­‐rufu nella zona in cui viviamo». Puntata 15 Nel suo discorso, Shin’ichi volle offrire sempre più consigli concreti ai membri della Divisione donne: «È una piccola cosa, ma oggi vorrei toccare l’argomento dell’utilizzo del telefono. «Naturalmente ciascuno ha la libertà di usare il telefono come vuole, ma solitamente si dice che le donne “parlano a lungo al telefono”. Un membro della Divisione uomini mi ha detto: “Sono in difficoltà per le lunghe telefonate che fa mia moglie. Non c’è modo per accorciare i suoi discorsi e renderli concisi?”. «Se parliamo a lungo al telefono, oltre a dover pagare delle bollette cospicue, diminuisce anche il tempo da trascorrere allegramente con la propria famiglia. Cerchiamo quindi di fare comunicazioni e resoconti concisi. Perché non provate a trasmettere il nocciolo del discorso? In altre parole desidero proporvi una “rivoluzione delle telefonate”. Che ne pensate?». Un applauso fragoroso echeggiò nella sala. «Grazie mille! In questo modo i vostri mariti e i vostri figli penseranno con sollievo: “Adesso sì che la nostra famiglia sarà felice”». Tutte risero. «Anche riguardo a Gongyo avrei una proposta da farvi. Immagino che molte di voi facciano Gongyo a tarda sera e recitino molto Daimoku anche di notte. La vita è lunga, perciò desidero che la notte riposiate a sufficienza, in modo da poter vivere in ottima salute e con vitalità per il movimento di kosen-­‐rufu. «Per questa ragione, se possibile, cercate di prendere l’abitudine di fare Gongyo la sera presto; così, più tardi, potrete 8 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 26 – Capitolo III – Leader Coraggiosi
dedicarvi a dialogare a tu per tu con i vostri familiari e trascorrere con loro del tempo prezioso, proprio per realizzare delle famiglie armoniose». Anche se le circostanze sono diverse una dall’altra, Shin’ichi desiderava che, nei limiti del possibile, tutti quanti la sera potessero andare a riposare presto facendo tesoro del tempo da dedicare alle relazioni in famiglia. Un grande progresso nella “rivoluzione familiare” ha inizio con lo stabilizzare le basi della fede e un ritmo di vita quotidiana salutare. Una famiglia che sprigiona una luce di armonia e felicità potrà diventare un faro che illumina il quartiere e la società. Puntata 16 Concludendo il suo intervento alla riunione generale della Divisione donne della prefettura di Kagawa, Shin’ichi Yamamoto volle esprimere le sue aspettative riguardo alla Soka Gakkai dello Shikoku: «Mi hanno riferito che avete deciso che quest’anno, che è il secondo “anno dello studio”, sia anche l’“anno del progresso dello Shikoku”. Penso che ciò sia molto importante. Lo Shikoku è un territorio piuttosto piccolo, ma se riuscirà a realizzare un progresso esemplare nel movimento di kosen-­‐rufu, determinerà un’ondata che coinvolgerà tutta la Gakkai. «Nei luoghi in cui non c’è progresso, non pulsa neanche il Buddismo e non nasce un vero scopo della vita. Possiamo affermare che il desiderio di progredire rappresenti l’essenza dell’umanesimo. «Desidero che quest’anno ognuno di voi realizzi un grande risultato, decidendo ad esempio: “Reciterò più Daimoku, anche un solo Daimoku o cento Daimoku in più”, oppure “Ogni giorno darò un consiglio di fede almeno a una persona”. Dopo un anno, e continuando per cinque o dieci anni, avrete accumulato nella vostra vita un tesoro difficile da immaginare, e ciò costituirà la storia della vostra rivoluzione umana. Ogni cosa torna a vostro favore ed è la causa per essere avvolti dalla buona fortuna. Concludo esprimendo la mia preghiera affinché la Divisione donne, il sole della Soka Gakkai, realizzi un grandioso sviluppo». Subito dopo vennero affidati i vessilli realizzati per la nuova partenza dello Shikoku. Il direttore generale consegnò i vessilli al responsabile dello Shikoku, ai responsabili delle prefetture – Kagawa, Kochi, Ehime e Tokushima – e al responsabile della Divisione giovani. Sui vessilli del territorio e di ogni prefettura c’era lo sfondo blu del mare di Shikoku e quattro linee: rosso, verde, arancio e blu, a simboleggiare le quattro prefetture che formavano una S, con la scritta “unità”. Il disegno era sempre lo stesso, vale a dire che sul vessillo di ogni prefettura erano contenute anche le altre prefetture. Ciò voleva esprimere lo spirito di unità, cioè che lo Shikoku è un tutt’uno. Shin’ichi si alzò in piedi e ogni volta che veniva consegnato un vessillo applaudiva con tutte le forze pensando in cuor suo: «Desidero che lo Shikoku, innalzando questi vessilli, prima di tutto avanzi in unità. La Gakkai si è sviluppata enormemente e il movimento di kosen-­‐rufu è progredito magnificamente grazie alla forza dell’unità tra le persone comuni. L’unità è l’anima della Gakkai!». Puntata 17 La nostra unità nasce dall’ichinen di una fede pura che avanza verso il nobile obiettivo di kosen-­‐rufu. Essa inizia da un sentimento di autentico e reciproco rispetto, dal considerare i compagni di fede come Budda e bodhisattva. Non è possibile realizzare una vera unità se si tende ad adulare il forte e disprezzare il debole, se si vive nella condizione vitale di Collera, in balìa della gelosia e dell’impulso a predominare sugli altri. Inoltre, mettendo al centro il nostro ego e lasciando che il nostro cuore sia in balìa dell’arroganza e dell’egoismo, finiremo per avere la funzione del “demone” che distrugge l’unità di itai doshin. L’unità e le relazioni armoniose intorno a noi sono la prova concreta della nostra rivoluzione umana e la manifestazione del miglioramento del nostro carattere. Terminata la riunione generale della Divisione donne della prefettura di Kagawa, Shin’ichi Yamamoto visitò il Training Center di Shikoku. La parete dell’edificio in memoria dei maestri si ergeva come la muraglia di pietra di un castello, mentre sul mare blu di Seto affioravano numerose isole. Era un bel panorama che trasmetteva un senso di pace, come se fosse un’opera d’arte. Camminando all’interno del Centro, Shin’ichi si rivolse ai responsabili dello Shikoku: «È veramente un bel posto. Le 9 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
persone che verranno qui per partecipare ai corsi si sentiranno a proprio agio, potranno impegnarsi nello studio e, ammirando questo bellissimo paesaggio naturale, potranno rilassarsi e dimostrare appieno le loro capacità. Proprio qui, in questo “campo di battaglia”, potranno approfondire la filosofia basata sulla sacralità della vita e sulla pace, per poi far ritorno nelle rispettive zone. Così un “campo di battaglia” diventerà un “campo da cui inizia la pace”. È una rinascita meravigliosa». Shin’ichi volle visitare anche il museo marino Marin Park che si trovava accanto al Training Center. Egli desiderava portare i suoi saluti ai vicini e creare uno scambio con loro. Ai responsabili che erano con lui disse: «Quando incontriamo delle persone dobbiamo essere noi a prendere l’iniziativa nel dialogare e intrecciare relazioni di amicizia, perché gli esseri umani esistono per creare legami tra di loro e aiutarsi reciprocamente. Se facciamo finta di niente e non scambiamo neanche una parola, finiremo con l’isolarci e non riusciremo a far comprendere cos’è veramente la Soka Gakkai. Una delle missioni della Gakkai a livello sociale, in un’epoca in cui le persone tendono a dividersi, è proprio quella di unire i cuori delle persone. Questo è ciò che penso». Puntata 18 Nel pomeriggio del 21 gennaio, presso il Training Center di Shikoku, si tenne la riunione dei responsabili di centro. Era la p rima volta che questo tipo di riunione si teneva n ello Shikoku e i volti dei p artecipanti erano raggianti e fieri. Durante quella riunione, che avrebbe segnato la partenza del nuovo sistema dei capitoli, vennero consegnati gli attestati di nomina ai rappresentanti dei responsabili di capitolo delle Divisioni uomini, donne, giovani uomini e giovani donne. Inoltre ai rappresentanti dei responsabili centrali di capitolo furono consegnati gli attestati dei capitoli, che sostituivano i vessilli che venivano consegnati in passato. Subito dopo alcuni rappresentanti dei responsabili di capitolo delle Divisioni uomini e donne annunciarono con vigore i loro obiettivi. Come rappresentante delle responsabili di capitolo donne fu chiamata Kumi Sakafuji, responsabile del capitolo Shinmachi, n ella p refettura di K ochi, n onché responsabile del gruppo “giovani m amme”. «Ho appena ricevuto la nomina di “prima” responsabile di capitolo in questa seconda fase di kosen-­‐rufu e sento ardere nel mio cuore una nuova decisione. Sono giovane d’età e non ho molte capacità, ma da oggi, ritornando allo spirito dell’epoca pionieristica della Gakkai, sono fermamente decisa a impegnarmi con tutta me stessa per il bene dei n ostri p reziosi compagni di fede. G razie di tutto». Si sentì la voce di Shin’ichi: «È proprio così! Impegniamoci!». Kumi si volse verso Shin’ichi e lo salutò con un inchino; poi, sistemandosi gli occhiali, con voce squillante proseguì il suo discorso: «La località Kochi di Tosa è famosa per il detto “Gli uomini sono igosso (risoluti, ostinati) e le donne sono hachikin (più forti degli uomini, coraggiose). Per questo motivo, quando uomini e donne litigano, è difficile trovare una soluzione e sono molte le persone che soffrono per disarmonie familiari; ma noi membri della Gakkai stiamo trasformando queste caratteristiche per kosen-­‐rufu: infatti, gli uomini con forte convinzione tengono alto il vessillo Soka, mentre le donne con coraggio agiscono per la propagazione con lo spirito di “non essere da meno rispetto agli u omini!”. «Mio padre ha iniziato a praticare il B uddismo vedendo con i suoi occhi la rivoluzione u mana di m ia m adre, che aveva iniziato a praticare per prima. In altre parole, una hachikin (donna coraggiosa) ha vinto su un igosso (uomo risoluto). È la forza della D ivisione donne che p uò trasformare la famiglia in u n giardino di fiori di felicità». Puntata 19 Kumi Sakafuji era entrata a far parte della Soka Gakkai insieme alla madre Yasaka quando frequentava la seconda elementare. Il motivo per cui Yasaka aveva deciso di diventare membro era la propria salute cagionevole e anche il fatto che la figlia più piccola soffriva di otite cronica. Era irritata dai suoi problemi di salute e ogni giorno viveva con la paura di cosa sarebbe stato della figlia in futuro. Quando incrociava lo sguardo del marito non faceva che lamentarsi ed esplodeva di rabbia per ogni cosa. L’atmosfera familiare era davvero pesante. Dopo essere diventata membro della Gakkai, Yasaka iniziò a stare bene e anche la figlia più piccola guarì dall’otite cronica. 10 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 26 – Capitolo III – Leader Coraggiosi
Grazie a queste esperienze la donna sviluppò una profonda convinzione nell’insegnamento buddista e iniziò a partecipare attivamente, con gioia, alle attività della Gakkai. Quando comprese, grazie allo studio del Buddismo, che la causa fondamentale che determina la felicità o l’infelicità si trova dentro se stessi, smise di lamentarsi. Ogni giorno che passava Yasaka diventava sempre più gioiosa e, vedendo questo cambiamento, anche il marito decise di diventare membro della Gakkai. Yasaka continuò a dedicarsi con tutto il cuore alla pratica buddista e col tempo si impegnò come responsabile pioniera della Divisione donne del capitolo Tosa. Kumi Sakafuji, parlando della madre, disse: «Mia madre si è dedicata all’attività come responsabile donne di capitolo. Ancora oggi ricordo chiaramente la sua immagine mentre si impegnava nella propagazione con allegria ed entusiasmo; se ieri era stata a est, oggi si recava a ovest, sempre portando con sé il pranzo al sacco. Ricordo di essermi sentita fiera mentre lei mi diceva sorridendo: “La tua mamma si sta impegnando per salvare le persone infelici. Bisogna costruire una società in cui tutti possano diventare felici”». Anche in pieno inverno, Yasaka si spingeva nelle vallate tra le montagne dove non arrivava neanche l’autobus e camminava in mezzo alla neve fino al ginocchio. Non sapeva andare in bicicletta, ma per poter partecipare alle attività della Gakkai ne comprò una. Dopo varie prove, impegnandosi con tutta se stessa, fu in grado di girare in bici tutta la zona circostante. Quando poi il suo raggio di attività si ampliò per via della responsabilità, imparò a guidare lo scooter e infine un’auto di piccola cilindrata. Per la figlia era motivo di grande orgoglio vedere la madre che si impegnava piena di vitalità col desiderio di rendere felici tutte le persone, mentre ardeva di un profondo spirito di sfida. L’essenza dell’eredità della fede si trova nello sforzo gioioso portato avanti dai genitori e nel loro impegno nel dialogare con i figli sul significato delle attività della Gakkai. Puntata 20 Shin’ichi Yamamoto, ascoltando Kumi Sakafuji, annuì più volte. «Adesso che stiamo per partire con il nuovo sistema dei capitoli nella seconda fase di kosen-­‐rufu, sono decisa a impegnarmi finché avrò forza per ereditare il nobile spirito dei pionieri e costruire un capitolo solido. In passato, quando si parlava della responsabile donne di capitolo, si diceva che era come la “madre” della Gakkai, una presenza come il “sole”. Io sono ancora giovane d’età per essere una responsabile della Divisione donne, ma sono decisa a portare avanti la mia rivoluzione umana e a raggiungere l’obiettivo di diventare una responsabile coraggiosa, una “hachikin della Legge mistica”, tanto che gli altri possano dire di me che sono una persona seria, piena di calore umano e che riesco a far sentire tutti a proprio agio. Concludo le mie determinazioni con la promessa di dare inizio con coraggio a un nuovo sviluppo, a partire da oggi, con la convinzione che il progresso della Divisione donne porta al progresso di tutta la Gakkai». Shin’ichi fu il primo ad applaudire con energia. Quell’applauso, oltre a manifestare le sue aspettative e il suo incoraggiamento a Kumi Sakafuji, appena nominata responsabile donne di capitolo, era anche un applauso di lode a sua madre Yasaka. Il flusso di kosen-­‐rufu non si fermerà mai solo se il testimone della fede viene affidato saldamente dai genitori ai figli. Certamente ci saranno casi in cui i figli non si impegnano nella fede buddista; ma non è necessario avere fretta o nutrire pensieri legati a una prospettiva limitata. La vittoria o la sconfitta si determinano nel corso di tutta la vita. È necessario pensare ogni giorno ai propri figli, pregare per la loro crescita e felicità e dialogare continuamente con loro. È necessario inoltre avere la consapevolezza che tutti i giovani e tutti i membri della Divisione futuro della Gakkai sono come nostri figli, e incoraggiarli con calore dedicandosi sinceramente a loro. Questa corrente di educazione e di crescita crea il grande fiume del futuro di kosen-­‐rufu. Subito dopo ci fu la determinazione di un rappresentante dei responsabili di capitolo della Divisione uomini. Salì sul palco Eita Nagano, responsabile del capitolo Aji della prefettura di Kagawa, la zona in cui si trova il Training Center di Shikoku. Shin’ichi lo conosceva molto bene. Nagano faceva parte del gruppo “Università di Tokushima” e, in occasione della fondazione dei gruppi delle cinque università di Shikoku, nell’ottobre del 1968 aveva chiesto un consiglio a Shin’ichi. Si era appena laureato in medicina presso l’Università di Tokushima, ma ancora non aveva deciso cosa fare in futuro, e per questo era piuttosto preoccupato. 11 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
Puntata 21 Alla cerimonia di fondazione dei gruppi delle cinque università di Shikoku, Eita Nagano chiese a Shin’ichi Yamamoto: «Il mio desiderio è andare in un paese dove ci siano tanti malati di lebbra per poterli salvare, ma non sono sicuro se partire immediatamente». «È proprio questo lo spirito di un giovane medico della Legge mistica, ma non c’è bisogno di correre. Penso sia importante che tu rimanga in Giappone ancora un po’ per continuare le tue ricerche nel campo della medicina e consolidare le tue basi». Incidendo nel cuore questa guida, Nagano si impegnò a migliorare se stesso come medico. In seguito divenne vice direttore del Dipartimento di dermatologia presso l’ospedale della Croce Rossa di Kochi; poi direttore di dermatologia presso l’ospedale centrale della prefettura di Ehime, e dal 1975 iniziò a lavorare presso il sanatorio nazionale Oshimaseisho-­‐en, specializzato nella cura della lebbra. Oshima è un’isola che si trova nel mare Seto, presso Ajicho, nella prefettura di Kagawa, proprio davanti al Training Center di Shikoku. Nagano viveva a Takamatsu e ogni giorno raggiungeva l’isola con la nave. Dietro la sua passione per la ricerca e per la cura della lebbra c’erano i suoi genitori. In famiglia la prima persona che aveva iniziato a praticare era stata la madre. In passato il padre aveva esercitato la professione medica in Manciuria ma, dopo la guerra, tornato in Giappone, non fu riconosciuto come medico. Fu così costretto a fare diversi lavori, ma le entrate economiche scarseggiavano e perciò marito e moglie non facevano che litigare. Un membro della Divisione donne disse alla madre di Nagano: «Se non cambi tu, la tua famiglia non cambierà. La fede serve per trasformare se stessi»; così nel 1956 entrò nella Gakkai. Poco dopo iniziò a praticare anche il marito ed entrambi si impegnarono nelle attività Soka. Furono nominati responsabili di gruppo in una zona di attività che comprendeva anche chi viveva nell’isola di Oshima. Riguardo alla lebbra era stato adottato il provvedimento della quarantena, l’isolamento forzato, e coloro che erano stati contagiati erano costretti a vivere senza alcun rispetto dei loro diritti. In generale, nella società era diffuso il pregiudizio che non si potesse guarire dalla lebbra e che fosse una malattia ad alto tasso di contagio. L’ignoranza crea il pregiudizio, e il pregiudizio crea la discriminazione. I genitori di Nagano si recavano spesso a Oshima, convinti che il Buddismo esiste proprio per salvare coloro che soffrono di più. Inoltre suo padre, che era medico, sapeva bene che il virus della lebbra ha un basso tasso di contagio. Puntata 22 Eita Nagano entrò a far parte della Soka Gakkai nel febbraio del 1962, quando aveva diciotto anni. Per potersi iscrivere alla Facoltà di medicina lavorava part-­‐time come sorvegliante di un magazzino di materiali edili; fu così che un dipendente della ditta di costruzioni gli parlò di Buddismo. Il cantiere era la sede della Soka Gakkai nello Shikoku. I suoi genitori erano già membri, ma lui non voleva vivere appoggiandosi a una religione. Inoltre aveva sentito varie critiche rivolte alla Gakkai, considerata allora “un’organizzazione religiosa violenta”, perciò non aveva alcuna intenzione di entrare a farne parte. Un giorno gli dissero: «Se sei un vero giovane, prima di criticare dovresti almeno provare!» così, non sapendo come controbattere, si vide costretto a entrare nella Gakkai. Senza praticare non si può provare sulla propria pelle il valore autentico del Buddismo, anche se si può comprenderlo razionalmente. Romain Rolland affermava: «Pensare senza agire equivale a dormire. Ed è l’ingresso della morte». Nel mese di aprile di quell’anno, Nagano riuscì a entrare alla Facoltà di medicina presso l’Università di Tokushima. Anche se nutriva ancora tanti dubbi, da quel momento cominciò a impegnarsi nella fede. All’epoca erano pochissimi i membri della Divisione studenti in quell’università, ma nonostante ciò essi riflettevano seriamente su come poter rendere felici le persone in tutto il mondo e dialogavano appassionatamente. Anche Nagano, stimolato da loro, iniziò a partecipare con entusiasmo alle attività della Gakkai e a studiare la filosofia buddista. Insieme ai suoi genitori partecipava alle riunioni di discussione che si svolgevano nel sanatorio nazionale di Oshimaseisho-­‐
en. Lì c’erano membri con sorrisi smaglianti che erano riusciti a vincere la malattia e vivevano con grande forza. 12 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 26 – Capitolo III – Leader Coraggiosi
Pian piano Nagano cominciò a nutrire interesse per quella malattia. La lebbra è una malattia infettiva cronica dovuta al Mycobacterium leprae che colpisce la pelle, le mucose e i nervi periferici: è un virus poco patogeno, che possiede poca forza di contagio e non si trasmette attraverso il DNA. Ma in passato la lebbra era considerata una malattia inguaribile e si pensava erroneamente che venisse trasmessa attraverso il DNA. Nessun’altra malattia ha provocato tanta sofferenza ingiustificata, dovuta al fatto che la scienza medica ha chiarito troppo tardi il suo funzionamento, e ciò ha portato tanti pazienti a subire discriminazioni di ogni tipo. Puntata 23 Nonostante la lebbra fosse conosciuta in Giappone sin dal passato, essa venne inserita nella legislazione solo nel 1907. Fu creata una legge chiamata “Riguardo alla prevenzione sulla lebbra” che, nel caso di diagnosi della malattia, prevedeva che il medico informasse l’Ufficio amministrativo e che si provvedesse alla prevenzione e alla disinfezione della casa del paziente. Inoltre, non essendoci alcuna cura, la legge prevedeva il ricovero in sanatorio per coloro che non avevano nessuno che potesse assisterli. Questa legge venne modificata nel 1931 e divenne “Legge per la prevenzione della lebbra” che vietava di proseguire l’attività professionale in un luogo di lavoro dove la malattia poteva trasmettersi a macchia d’olio. Inoltre era vietato vendere o trasferire – ed era obbligatorio disinfettare e distruggere – vestiti, materassi, libri e tutto ciò che poteva essere stato contaminato. Anche le persone che si sospettava fossero state contagiate dovevano essere ricoverate nei sanatori, di conseguenza tutti i pazienti furono costretti a un isolamento forzato. Questa modifica della legge non si basava su alcun fondamento medico-­‐
scientifico, ma fece perdere ai malati la libertà di scelta lavorativa e di dimora, rafforzando ulteriormente il pregiudizio e la discriminazione verso di loro. A quell’epoca in Giappone si andava affermando il militarismo. In una società caratterizzata dal servizio militare obbligatorio e dall’obbedienza allo Stato, dove tante energie erano impiegate a formare soldati in buona salute psicofisica, i malati di lebbra venivano esclusi, allontanati. Una legge, una volta entrata in vigore, può aggredire le persone con la ferocia di una belva. Restare indifferenti alla politica equivale a permettere che una tigre circoli liberamente in città; per questo è importante vigilare sulla politica, per il bene proprio e della società. Le persone contagiate dalla lebbra e le loro famiglie subirono crudeli angherie da parte della comunità. Vi sono innumerevoli esempi: tanti venivano presi a sassate e si videro bruciare le case, mentre ai familiari che andavano a fare la spesa venivano prese le monete con le bacchette per poi disinfettarle col vapore. Puntata 24 Una volta diagnosticata la malattia, il paziente era costretto a entrare in un sanatorio e a vivere in isolamento, in base alla Legge per la prevenzione della lebbra. Inoltre, nel 1940 venne adottata la “Legge nazionale sull’eugenetica”: allo scopo di migliorare la “qualità genetica” della popolazione, tutti coloro a cui veniva diagnosticata una malattia genetica potevano sottoporsi a diversi tipi di intervento chirurgico, tra cui la sterilizzazione. In seguito, nonostante non fosse stata confermata la natura ereditaria della lebbra, essa fu catalogata fra le malattie genetiche e nel 1948 questo tipo di intervento divenne di fatto obbligatorio anche per i malati di lebbra. In una nazione, a seconda dei valori che si considerano basilari e da proteggere, cambia molto il modo di trattare i malati e i diversamente abili. Se ci si basa sull’idea di far crescere soldati efficienti e forti per poter diventare una potenza militare, l’essere umano sarà considerato solo uno strumento dello stato. Sarà importante assicurarsi soldati eccellenti, mentre le persone malate o diversamente abili verranno respinte ai margini della società. Nelle nazioni dove la priorità è lo sviluppo economico e l’obiettivo è diventare una potenza economica, le persone che contribuiscono alla prosperità verranno considerate le più importanti. In definitiva, il valore dell’essere umano verrà valutato e giudicato in base al suo contributo al profitto del paese. In una potenza militare o economica, finché si utilizza l’individuo come mezzo, verranno esclusi coloro che non possono contribuire all’obiettivo nazionale. 13 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
Per costruire una nazione dove tutti siano rispettati, senza discriminazioni, è necessario attribuire il massimo valore alla vita di ogni persona, senza mai utilizzarla come mezzo. Ciò significa costruire una nazione e una società basate sul principio della sacralità della vita. All’inizio degli anni Quaranta furono scoperti dei medicinali specifici, come il Promin, così che la lebbra rientrò fra le malattie curabili. Dopo la guerra, inoltre, il Giappone divenne uno stato democratico e la Legge per la prevenzione della lebbra dedicò più attenzione all’assistenza sociale, oltre che alla prevenzione. Tuttavia i pazienti erano ancora obbligati a ricoverarsi in sanatorio. Era molto diffuso il pregiudizio che fosse una malattia molto contagiosa, ereditaria e non curabile. Puntata 25 Eita Nagano, che aveva iniziato a lavorare presso il sanatorio nazionale di Oshimaseisho-­‐en, non solo si dedicava alla cura della lebbra, ma in cuor suo aveva deciso di dedicare tutta la vita ai malati. Quando era all’università, mentre aspirava a diventare un medico, aveva inciso nel suo cuore un passo della Raccolta degli insegnamenti orali: «Le sofferenze a cui sono sottoposti tutti gli esseri viventi [...] sono tutte sofferenze di Nichiren» (RSND, 2, 879). Nagano si impegnò con serietà nella fede per poter diventare, in quanto buddista, un medico capace di comprendere la sofferenza dei pazienti. Ciò lo portò a trasformarsi da “medico che cura le malattie” a “medico che desidera la felicità delle persone”. Se la prospettiva di un medico si allontana dalla ricerca della felicità dell’essere umano, la medicina rischia di diventare un’arma spietata. La lebbra era già diventata una malattia curabile ancor prima che Nagano iniziasse a lavorare presso il sanatorio di Oshimaseisho-­‐en. Molti di coloro che erano ricoverati in sanatorio erano ex pazienti che non avevano più i sintomi della malattia, ma a causa degli effetti collaterali avevano perso parzialmente la vista, avevano difficoltà nell’uso delle mani e delle gambe o avevano altri problemi; parecchi di loro non erano in grado di vivere in modo autonomo nella società. Perché erano ridotti in quelle condizioni? L’età media di coloro che venivano ricoverati era di sessant’anni. Più della metà dei pazienti era entrata in sanatorio quando ancora si pensava che la lebbra fosse facilmente contagiosa ed ereditaria, perciò si dava più peso all’isolamento forzato che alle cure. Di conseguenza, i benefici della cura arrivavano tardi, e non veniva somministrata un’adeguata terapia contro gli effetti collaterali e le relative conseguenze. A livello sociale, tramite il sistema dell’isolamento, si radicò profondamente la paura nei confronti della lebbra; ciò fece nascere il pregiudizio e un’irragionevole discriminazione anche verso coloro che erano guariti e si erano reinseriti nella società. Tutto ciò divenne un ostacolo per coloro che avrebbero potuto rientrare nella società crean-­‐do un muro sempre più spesso. «A noi non rimane altro che trascorrere tutta la vita all’interno del sanatorio…»: non c’è dubbio che la maggior parte di coloro che speravano di reinserirsi nella società finirono col cadere in una profonda disperazione. Puntata 26 Nagano cominciò a pensare che, oltre a curare la malattia in sé, fosse necessario liberare dalla “schiavitù mentale” i malati di lebbra, che si potevano dichiarare guariti solo nel momento in cui riuscivano a ottenere un equilibrio psico-­‐fsico. Pensò anche che fosse importante diffondere informazioni corrette sulla lebbra attraverso le relazioni sociali, al fine di consentire ai pazienti di condurre una vita soddisfacente, piena di valore. Egli arrivò alla conclusione che non bastava svolgere le solite attività di beneficenza, a senso unico, ma che era necessario lo scambio reciproco tra i pazienti e la società, per colmare l’isolamento che si era creato. Tanti membri delle Divisioni uomini e donne andarono subito a incoraggiare i compagni di fede di Oshimaseisho-­‐en e organizzarono anche delle riunioni di discussione. Essi avevano una corretta conoscenza della lebbra; inoltre ardevano di passione per la propria missione, desiderando profondamente “cancellare l’infelicità dal mondo” nella convinzione che “il Buddismo esiste per rendere felici tutte le persone!”. Perciò affermavano con entusiasmo: «Dal punto di vista del Buddismo, poiché hai sofferto per anni a causa della malattia, diventerai sicuramente felice, più di chiunque altro. Inoltre, come 14 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 26 – Capitolo III – Leader Coraggiosi
Bodhisattva della Terra hai la missione di far sì che tutti possano essere felici». I membri della Gakkai del sanatorio, colpiti da questo incoraggiamento, si impegnarono nella recitazione del Daimoku, nello studio della dottrina buddista e nello shakubuku. Inoltre, alcune persone che fino a quel momento avevano evitato qualsiasi contatto con l’esterno, iniziarono a chiedere l’autorizzazione al direttore del sanatorio per poter partecipare alle cerimonie funebri dei parenti. Presero questa decisione per tranquillizzare i parenti e gli amici mostrando loro che erano pieni di vitalità. Avevano iniziato a lottare per buttar giù il muro che si era creato tra loro e la società. Nagano intravide la luce della speranza nel modo di vivere dei membri del sanatorio. Martin Luther King affermò: «La religione dà un senso alla vita e all’universo e offre la più grande motivazione per vivere bene». Questo è il significato della religione. Puntata 27 Le ricerche e le terapie sulla lebbra progredirono ulteriormente. Fino a quel momento le cure avevano avuto degli effetti ma c’erano state anche diverse ricadute. Nel 1981 la WHO (Organizzazione Mondiale della Sanità) raccomandò una terapia con più farmaci, combinando insieme vari medicinali. I sintomi migliorarono notevolmente, tanto che non ci furono più ricadute e la lebbra cominciò a essere considerata una malattia guaribile. Tuttavia in Giappone veniva ancora adottato il sistema della quarantena a causa della legge per la prevenzione, ed era obbligatoria anche l’interruzione della gravidanza, per la legge nazionale dell’eugenetica. La legge per la prevenzione fu abolita solo nel 1996 e di conseguenza il sistema della quarantena fu rivisto. La questione fu affrontata con molto ritardo. Nel luglio del 1998 gli ex malati di lebbra fecero causa allo Stato per aver calpestato i loro diritti umani fondamentali chiedendo un risarcimento tramite il tribunale di Kumamoto. Nel maggio del 2001 vinsero la causa e la pretura ordinò allo Stato di risarcire i danni. All’interno del governo c’era chi riteneva fosse necessario fare ricorso e chi riteneva che la sentenza avrebbe rappresentato un grave problema dal punto di vista legale. Tuttavia il ministro della Salute, Chikara Sakaguchi, disse con fermezza che non era il caso di fare ricorso, poiché la maggior parte dei ricoverati aveva ormai una certa età ed era necessario dare la priorità all’aspetto umanitario, nonostante dal punto di vista legale ci fossero diverse difficoltà. Il primo ministro Junichiro Koizumi decise allora di non fare ricorso e dichiarò: «Poiché il ricovero nei sanatori si è sviluppato sotto forma di restrizioni e costrizioni nei confronti di tanti pazienti, calpestando i loro diritti umani fondamentali a causa dei pregiudizi e delle discriminazioni, il governo, profondamente rammaricato per le sofferenze e le difficoltà subite dai pazienti e dagli ex pazienti, oltre a esprimere le sue scuse, desidera offrire preghiere di cordoglio per le tante persone che sono scomparse portando con sé questo dolore». Il mese successivo si diede avvio al risarcimento danni nei confronti di coloro che erano stati ricoverati nei sanatori. Così finalmente la luce dell’umanesimo rischiarò la vita di coloro che per tanto tempo avevano vissuto momenti tanto difficili. Tuttavia, gli errori commessi da una nazione sono difficilmente riparabili. Puntata 28 Eita Nagano, come medico, cercava di trasmettere alle persone informazioni corrette sulla lebbra e continuava a impegnarsi per programmare il reinserimento nella società dei pazienti guariti. Inoltre, come praticante della Legge mistica, si sforzò con serietà nella fede e cercò di sviluppare un cuore che “condivide la sofferenza degli altri”. Nell’estate del 1976, un anno dopo l’inizio del suo lavoro al sanatorio, si trasferì da Takamatsu ad Aji, nella prefettura di Kagawa, dove si stava realizzando il Training Center di Shikoku. Nel settembre dell’anno successivo si trasferì nella Divisione uomini e, all’età di trentatré anni, venne nominato responsabile del gruppo generale (l’attuale capitolo) Aji. La sua prima riunione nella Divisione uomini come responsabile di gruppo generale fu un grande successo. L’ottanta per cento dei membri della Divisione uomini parteciparono. Quasi tutti erano più grandi di lui. Salutando i membri con energia, Nagano dichiarò: «Sono a vostra disposizione e mi impegnerò con tutte le mie forze nell’attività!». Tutti applaudirono. Egli pensò che come inizio era promettente, ma alla riunione successiva i partecipanti diminuirono vistosamente. 15 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
«C’erano così tante persone la volta precedente, dove saranno finiti tutti quanti?». Egli espresse questa preoccupazione al responsabile del “grande gruppo” (attualmente settore), più anziano nella fede, il quale rispose: «Alla riunione precedente sono venuti tutti perché avevano saputo che il nuovo responsabile era un giovane; erano semplicemente curiosi di vedere la tua faccia». Turbato dalla risposta, Nagano chiese: «Cosa devo fare?». «Quante persone sei andato a trovare da quando sei stato nominato responsabile?». Nagano non riuscì a proferire parola perché non era andato a trovare quasi nessuno. «Se non ci muoviamo, le persone non si riuniscono. La base dell’attività della Gakkai è incontrare le persone. Questa è la pratica buddista. Io ho impiegato dieci anni per riuscire a riunire dieci membri della Divisione uomini del settore. Dipende tutto da quanto riuscirai a muoverti, quante persone andrai a trovare e quante persone di valore riuscirai a far crescere». Queste parole gli trafissero il cuore, perciò decise: «Ha ragione. Voglio impegnarmi nella pratica buddista così da lucidare la mia vita!». Puntata 29 Nagano aveva deciso di andare a trovare ogni membro della Divisione uomini del gruppo generale, ma al lavoro aveva otto turni di guardia al mese. Inoltre aveva anche le riunioni per responsabili e gli zadankai, perciò i giorni che poteva dedicare alle visite a casa erano limitati. Cercò comunque di ritagliarsi del tempo libero e insieme al responsabile di settore andava a incoraggiare i compagni di fede. Andavano a trovare le persone a casa, ma c’erano delle situazioni in cui il marito era inattivo, mentre la moglie era attiva e non era troppo convinta di farli incontrare con il marito, per questo diceva loro: «Non so se è bene che voi lo incontriate…». Si preoccupava della sua possibile reazione: «Non voglio che mio marito si senta ferito o reagisca con rabbia». In questi casi era necessario prima convincere la moglie dicendole: «Non si preoccupi; non gli diremo niente che possa urtarlo o fargli perdere le staffe…». Incontrandosi personalmente con i membri della Divisione uomini e dialogando con loro, pian piano aumentarono gli uomini che partecipavano alle riunioni e recitavano Gongyo e Daimoku. Inoltre, Nagano si ritrovò a sostenere persone con problematiche a lui sconosciute. Ad esempio, c’era il caso di un uomo che stava affrontando difficoltà con i figli adolescenti. I figli di Nagano erano ancora piccoli, il più grande frequentava solo la prima elementare; perciò egli non conosceva i problemi dell’adolescenza. Per questo cercava di farlo incontrare con un membro che avesse affrontato e risolto le stesse problematiche. Desiderando che tutti potessero costruire famiglie armoniose e felici, Nagano continuò ad andare a trovare i membri, sempre con un atteggiamento sincero. Un volto sorridente, una famiglia felice diventano la prova concreta della fede con gli amici e nel luogo dove si vive. Nagano dovette affrontare anche tante difficoltà sul lavoro. A volte era distrutto dalla stanchezza, sia fisicamente che moralmente, ma in quei momenti ripeteva a se stesso: «Come posso innalzare la condizione vitale degli altri, se io per primo non provo gioia?» e si metteva a recitare Daimoku con tutto se stesso, continuando ad andare a incoraggiare i membri. Alla fine del 1977, quando i frutti dei suoi sforzi iniziarono a sbocciare, venne aperto il Training Center di Shikoku, proprio nella zona appartenente al suo gruppo generale. Inoltre, all’inizio del nuovo anno, quando ancora la gioia per l’apertura del nuovo centro non si era affievolita, venne annunciato il “sistema dei capitoli” del secondo atto di kosen-­‐rufu. Puntata 30 «I responsabili dei gruppi generali si chiameranno responsabili di capitolo!». Nagano ascoltò con trepidazione la notizia dell’avvio del nuovo “sistema dei capitoli” che era stato annunciato alla riunione dei responsabili all’inizio del nuovo anno, il 6 gennaio. Subito dopo venne a sapere che il presidente Yamamoto avrebbe partecipato alla riunione dei responsabili di centro, il 21 gennaio, presso il Training Center di Shikoku. Non solo: il responsabile di Shikoku, Seitaro Kumegawa, gli chiese di condividere in quella riunione le sue determinazioni come nuovo responsabile di capitolo. Egli scrisse con sincerità le sue determinazioni, rivedendo più volte il testo, e partecipò alla riunione. Quando venne il suo turno, Nagano salì sul palco e iniziò a parlare con voce piena di vitalità: «In rappresentanza di tutti i 16 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 26 – Capitolo III – Leader Coraggiosi
responsabili di capitolo del Giappone desidero esprimere le mie determinazioni. Attualmente lavoro come direttore del dipartimento di dermatologia presso il sanatorio nazionale. Di recente nel nostro capitolo Aji abbiamo inaugurato il Training Center di Shikoku e ciò è per noi motivo di gioia e speranza infinite. Siamo entusiasti della nascita dei nuovi capitoli: ieri sera in due zadankai si sono riuniti quasi cento compagni di fede. Mentre venivano raccontate le esperienze dei benefici ottenuti grazie alla fede, molti di loro dicevano: “Diamoci da fare, in modo da non essere da meno rispetto ai capitoli dell’era pionieristica!”». Nel suo discorso Nagano parlò delle caratteristiche del luogo, del fatto che Aji era famosa per la produzione di pietre di alta qualità, e spiegò che storicamente era stata una base navale. Affermò poi con energia: «Sono deciso a lottare affinché, da ora in poi, questo luogo divenga la base della propagazione della Legge mistica. E poiché mi è stata affidata la “responsabilità di primo responsabile di capitolo della seconda fase di kosen-­‐rufu”, determino di portare avanti la pratica di proteggere “ogni singola persona”, perseverando nel dialogo con tutti i membri del capitolo, incontrandoli uno a uno. Nel nostro capitolo attualmente si stanno facendo tante belle esperienze. Sono deciso a lottare fino alla fine, basandomi sul principio “prima di tutto il luogo in cui mi trovo”, facendo ardere la mia vita affinché tutti i membri possano godere di convinzione nella fede e della gioia che ne deriva». Un capitolo eccellente è quello in cui fioriscono pienamente i benefici. Shin’ichi osservava il volto di Nagano e annui-­‐va alle sue affermazioni. Puntata 31 Eita Nagano, con le guance arrossate, continuò il suo discorso: «Il nostro capitolo, con il motto “capitolo Aji basato sullo zadankai” è deciso a realizzare un’oasi della gente comune, caratterizzata da vivacità, convinzione, esperienze e armonia. Attraverso questi momenti di gioia, felicità e dialogo siamo determinati a dar vita a una potente ondata di propagazione che parta da Aji per arrivare a tutta la nazione». Infine, con voce ancora più energica, concluse: «Compagni di fede di tutta la nazione, osservate attentamente ciò che farà il capitolo Aji!». Nella sala risuonò un fragoroso applauso. Dopo i discorsi del vice presidente e del direttore generale, fu la volta del presidente Shin’ichi Yamamoto, che volle innanzitutto approfondire le cause per cui, dal punto di vista storico, la maggior parte delle religioni nel corso delle varie epoche ha dimenticato la sua missione originale e ha perso il suo vigore. Una delle cause principali sta nel fatto che la religione si è allontanata dalle persone. Il clero, infatti, ha usato come scusa l’autorità religiosa per creare una gerarchia, e ha finito per disprezzare la gente comune. «Al contrario, la ragione dell’incredibile sviluppo della Soka Gakkai sta nel fatto che ogni persona, collegata direttamente al Gohonzon e alla Legge mistica, è andata avanti con la consapevolezza che siamo tutti uguali, e in questo modo si è creata tra compagni di fede una rete di solidarietà. «Sia il conseguimento della Buddità che i benefici non dipendono assolutamente dal livello di responsabilità che abbiamo all’interno dell’organizzazione, bensì da quanto è profonda la nostra fede, collegata direttamente al Gohonzon e alla Legge mistica. È questo che la Soka Gakkai ha trasmesso a tutte le persone. «Per progredire in modo compatto verso la realizzazione di kosen-­‐rufu e il conseguimento della Buddità da parte di ciascuno, è indispensabile che un’organizzazione abbia una figura centrale che fa da fulcro, altrimenti diventerà una massa disordinata. Questo fulcro è rappresentato dal responsabile. Nella Divisione uomini, ad esempio, si tratta del responsabile di prefettura o di centro, oppure del responsabile di settore o di gruppo. Mi auguro che ognuno di voi che ha assunto la nuova responsabilità di capitolo uomini e donne, decida di essere il più importante “fulcro” della Gakkai e avanzi con fierezza». Puntata 32 Shin’ichi Yamamoto sottolineò l’importanza di impegnarsi nell’attività di ogni capitolo, decidendo un obiettivo concreto di crescita, per estendere il movimento di kosen-­‐rufu nella propria zona. Poi proseguì: «Con la fondazione del nuovo sistema dei capitoli, il cammino di kosen-­‐rufu si velocizza e, mirando al ventunesimo secolo, le attività della Gakkai prenderanno varie forme. Considerando questo sviluppo, a maggior ragione non bisogna essere negligenti rispetto alle 17 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
basi della pratica buddista. «Quali sono queste basi? Daimoku e Gongyo; cioè una preghiera al Gohonzon seria e appassionata. Inoltre bisogna parlare agli altri del Buddismo e impegnarsi nella propagazione, col desiderio di aprire la strada verso la felicità alla persona che abbiamo di fronte. E prendersi cura di quella persona finché non sia cresciuta come persona di valore. Queste sono, per tutti, le basi della pratica buddista. A partire dai neo responsabili uomini e donne di capitolo, esorto tutti voi responsabili a decidere profondamente di fare dei vostri compagni di fede persone di valore, ancora più di voi stessi. Per realizzare questo dovete rispettare ciascuno dal profondo del cuore, considerarlo un tesoro, comprenderlo, proteggerlo e lodarlo. «Desidero che non dimentichiate mai, neanche durante il sonno, che l’atteggiamento basilare della fede, il più importante, è quello di dedicarsi fino in fondo a ogni singola persona. Infatti, questa è la strada per trasformare la storia delle religioni, che sono cadute nell’autoritarismo creando un rapporto di sottomissione dei laici nei confronti del clero. «Questa è anche l’unica strada per risolvere il problema d’inerzia dovuto al burocratismo e alle formalità in cui può cadere qualsiasi organizzazione. È il requisito assoluto per realizzare la trasmissione eterna dell’insegnamento corretto». Le religioni, gli stati e qualsivoglia movimento non devono mai, assolutamente, fare delle persone un mezzo. Proteggere gli esseri umani deve rimanere sempre l’obiettivo principale. Questo è l’umanesimo. Far tesoro di una singola persona: in queste semplici parole sono riassunti gli ideali e la filosofia della sacralità della vita del Buddismo. Mettendoli in pratica si costruisce una nuova era di solidarietà fra gli esseri umani. Puntata 33 Shin’ichi Yamamoto a questo punto volle parlare dell’atteggiamento di riservatezza che dobbiamo mantenere quando ci viene affidata una responsabilità all’interno dell’organizzazione, cosa che ci porta necessariamente ad acquisire varie informazioni sulle persone. «Quando ci viene affidata una responsabilità istituzionale all’interno della Gakkai, capita che veniamo a conoscenza di fatti personali, a volte intimi, di tante persone; ma noi naturalmente abbiamo l’obbligo della riservatezza. Voglio confermare che tali informazioni non vanno assolutamente comunicate ad altri, neanche ai propri familiari o amici stretti. «Nella società si sentono spesso storie di chi per proteggere se stesso, o a causa di pregiudizi o gelosia, utilizza la calunnia per creare problemi a persone innocenti. Se questa è la realtà della società in cui viviamo, anche all’interno della Gakkai può accadere che qualcuno, pur di screditare un’altra persona, arrivi a divulgare false informazioni. Apparentemente questo accade per tornaconto personale, ma in realtà possiamo dire che si tratta della funzione del “demone” che si manifesta creando confusione all’interno dell’organizzazione per distruggere l’unità di itai doshin (diversi corpi, stessa mente). «Perciò i responsabili non devono mai prendere per oro colato le informazioni che ricevono dalle persone: è importante che le verifichino con discrezione, le analizzino con saggezza e le valutino. Se un responsabile si lascia raggirare con superficialità da ciò che sente dire e finisce per isolare qualcuno, può accadere che anche persone sincere si trovino a vivere situazioni davvero spiacevoli. In questo modo il movimento di kosen-­‐rufu verrà distrutto. Dal punto di vista della Legge di causa ed effetto, questa offesa è molto pesante. Vorrei concludere il mio saluto con la preghiera che tutti i responsabili, a partire dai neoresponsabili di capitolo, diventino leader intelligenti capaci di riconoscere con acutezza la verità e imparziali, rigorosi e pieni di calore». Riguardo a come devono comportarsi i responsabili, Shin’ichi volle entrare nel dettaglio poiché ogni singolo problema, anche se può sembrare di poco conto, può minare l’organizzazione di kosen-­‐rufu. I virus sono microscopici, non visibili a occhio nudo ma una volta entrati nel nostro corpo causano malattie e possono portare alla morte. Un problema grave può nascere da qualcosa di piccolo. Trattare con serietà le piccole cose permette di prevenire grandi incidenti. 18 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 26 – Capitolo III – Leader Coraggiosi
Puntata 34 Concluso il suo discorso, Shin’ichi Yamamoto chiamò Eita Nagano: «Responsabile di capitolo di Aji! Responsabile di capitolo Nagano!». Nagano si alzò e si diresse verso Shin’ichi. «Ho preparato una calligrafia che desidero regalare al responsabile di capitolo Nagano, con la scritta “splendente ciliegio”». Il foglio con la calligrafia venne consegnato a Nagano. Stringendo con energia la sua mano, Shin’ichi disse: «Mi affido a lei. Divenga un leader coraggioso. Anch’io insieme a tutti i compagni di fede del Giappone continuerò a osservare il capitolo Aji». Nagano gli strinse a sua volta la mano con fermezza. Subito dopo Shin’ichi prese una collana hawaiana e disse: «C’è la responsabile della Divisione donne del capitolo Aji?». La responsabile era Ai Matsuoka, nata e cresciuta ad Aji. Era seduta in fondo alla sala quando all’improvviso si sentì chiamare da Shin’ichi. Rispose subito: «Sì!» e tutta emozionata raggiunse velocemente il palco. «Responsabile della Divisione donne di Aji, congratulazioni! La prego di impegnarsi unendo le forze con il suo corresponsabile». Mentre diceva queste parole, Shin’ichi mise la collana intorno al collo di Matsuoka. Con gli occhi lucidi lei disse: «Grazie mille. Lo farò!». Se fosse stato possibile, Shin’ichi avrebbe voluto stringere la mano a tutti i responsabili di capitolo del Giappone e regalare a ognuno di loro una calligrafia come incoraggiamento e fare dono di una collana di fiori a ogni donna responsabile di capitolo, lodando e festeggiando insieme la nuova partenza. Quel giorno stesso Matsuoka, spinta dal desiderio di raccontare a tutti l’emozione vissuta alla riunione dei responsabili di centro, andò a trovare i membri portando con sé la collana di fiori che le aveva regalato Shin’ichi. Nel suo cuore ardeva una decisione nuova, da cui scaturiva così tanta gioia che la rendeva impaziente di agire. La decisione si manifesta nelle azioni concrete. La determinazione del cuore è uguale all’azione. I dialoghi incoraggianti tra le persone, colmi di gioia e vitalità, creano legami da cuore a cuore e consentono di costruire un’organizzazione Soka fatta di persone, nella quale scorre la linfa vitale della fede. Puntata 35 Dopo la riunione dei responsabili di centro, Shin’ichi Yamamoto tenne un incontro informale con i vice presidenti. In quell’occasione il responsabile dello Shikoku, Seitaro Kumegawa, prese la parola per dire: «Ogni giorno ci arriva dai membri di Kagawa la richiesta di poter venire al Training center dello Shikoku per incontrare il presidente Yamamoto. Se p ossibile, vorrei chiederle di tenere delle riunioni così che i m embri la p ossano incontrare...». «Capisco... Allora domani invitate queste persone al Training center: alle undici terremo una riunione. Poiché è una novità dell’ultima ora, per favore fate in modo che i membri non siano costretti a fare dei sacrifici per partecipare». «Domani è domenica, perciò potranno partecipare tante persone». «Invitate tutti coloro che desiderano partecipare. Utilizzando tutte le sale dovremmo riuscire ad accogliere tutti. Se una sola non dovesse bastare, possiamo tenere più riunioni. Non voglio che i membri siano tristi e dicano: “Quando viene il presidente Yamamoto, riescono a incontrarlo solo pochi responsabili”. «Naturalmente i luoghi di riunione per ragioni di sicurezza hanno una capienza limitata, perciò è impossibile che tutti possano partecipare, ma io desidero sempre incontrare tutti quelli che posso. La mia attenzione è rivolta non soltanto a coloro che sono presenti alle riunioni, dove provano gioia e rinnovano le loro decisioni, ma ancor di più a coloro che, pur desiderandolo, non possono parteciparvi. Il mio desiderio è potermi rivolgere a loro per incoraggiarli con ogni mezzo». Per un responsabile è fondamentale impegnarsi a offrire sostegno e incoraggiamento proprio a chi di solito è più difficile incontrare di persona. Se i responsabili si limitano a partecipare alle riunioni, finiranno col tener conto solo di coloro che sono presenti e porteranno avanti le attività di conseguenza. Se questo accade, l’organizzazione pian piano si allontanerà dall’obiettivo della Gakkai che è quello di realizzare la felicità di tutti i compagni di fede e di tutto il genere umano, e finirà con l’indebolirsi. 19 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
La missione di un responsabile è far crescere tutti come persone di valore, soprattutto coloro che non si trovano sotto i riflettori, osservando attentamente non tanto ciò che si vede sopra la superficie dell’acqua, quanto ciò che si muove sotto. Puntata 36 La sera stessa venne immediatamente divulgata la notizia che il giorno seguente, alle 11, si sarebbe svolta una riunione di guida generale presso il Traning center dello Shikoku, ad Aji. Nel venirlo a sapere, i membri ne furono entusiasti: «Al Training center c’è il presidente Yamamoto. Ci andrò senz’altro anch’io!». Il 22 i compagni di fede di K agawa iniziarono ad affluire al T raining centre fin dal m attino. «Ci sono partecipanti di tutte le età, dalle persone anziane fino ai bambini. La sala principale al momento si è riempita per metà». Shin’ichi Yamamoto riceveva aggiornamenti ogni ora, e subito dava indicazioni ai responsabili. «Quando la sala principale sarà al completo, aprite anche l’edificio del Training center e tutti gli altri spazi. Fa freddo e bisogna fare in modo che nessuno prenda il raffreddore, perciò fate entrare subito i partecipanti negli edifici, senza farli aspettare fuori. Nel frattempo, quando la sala principale sarà al completo, fate ascoltare la registrazione audio della riunione dei responsabili di centro che si è tenuta ieri». Poi, rivolgendosi al responsabile di prefettura e a tutti gli altri, disse: «Tutti voi, vice presidenti e responsabili di territorio e prefettura, andate all’ingresso per accogliere con calore i partecipanti, invece di aspettarli nelle varie sale, come se accoglieste dei Budda. Dite loro: “Benvenuti! Grazie per essere qui! Rilassatevi come se foste a casa vostra”. Dovete inchinarvi profondamente, stringere le mani a ognuno ed esprimere il vostro rispetto sincero e offrire parole di lode. «Il mondo della Gakkai deve essere così: in ciò si manifesta la pratica del Buddismo. Non importa quante volte possiate ripetere: “Sono tutti Budda”, se poi quando arrivano i compagni di fede fate finta di non vederli. Questo non è Buddismo. «Anche questo meraviglioso Training center è stato costruito grazie alle offerte sincere in denaro fatte dai membri: loro sono i protagonisti. I responsabili devono mantenere sempre la consapevolezza di essere al servizio dei membri». Shin’ichi pensava che uno sviluppo di kosen-­‐rufu adatto alle esigenze di una nuova era sarebbe stato possibile solo se i responsabili, che rappresentano l’organizzazione, avessero realizzato una “rivoluzione” della loro consapevolezza. Solo grazie alla continua riforma di noi stessi come esseri umani può nascere uno sviluppo. Puntata 37 La riunione proposta da Shin’ichi Yamamoto ebbe inizio alle 11, dopo che i presenti ebbero ascoltato la registrazione audio della riunione dei responsabili di centro che si era svolta il giorno pima. Shin’ichi guidò la cerimonia di Gongyo, quindi ci furono i saluti del vice presidente e del direttore generale, poi fu la volta di Shin’ichi, che decise di parlare in modo informale: «Vi ringrazio per esservi sforzati per partecipare a questo incontro, nonostante oggi sia un giorno festivo. Sono felice di potervi incontrare di persona. Poiché oggi sono presenti anche numerosi bambini, parlerò brevemente in modo che abbiate anche il tempo di passeggiare all’interno del Centro e fare rientro a casa, dopo esservi ricaricati d’energia». Shin’ichi parlò dell’importanza di mantenere per sempre una fede pura. «Fra i benefici derivanti dal Gohonzon ci sono quelli visibili, che si manifestano immediatamente in risposta alle nostre preghiere, e quelli invisibili, che non compaiono subito ma che si manifestano come grandi benefici nel tempo grazie alla fortuna che accumuliamo nella nostra vita. «I bambini, ad esempio, trascorsi venti o trenta anni, diventano eccellenti adulti. I giovani alberelli crescono trasformandosi in grandi alberi. Anche la neve che scende silenziosa, se ci facciamo caso, si accumula in poco tempo tingendo tutto d’argento. Allo stesso modo, anche se in un primo momento non comprendiamo, in seguito ci accorgeremo che tutto si è trasformato in modo sorprendente e che le nostre preghiere sono state tutte esaudite. Questi sono i benefici invisibili. «Sono trascorsi trent’anni da quando ho iniziato a praticare. Intorno a me c’erano tanti membri che si impegnavano 20 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 26 – Capitolo III – Leader Coraggiosi
nella fede affrontando varie sofferenze e continuando a lottare. Ci sono stati momenti in cui ho pensato: “Ma quando riusciranno a trasformare il loro karma?”. Eppure adesso godono tutti di una condizione vitale di vera felicità. «Ho visto con i miei occhi esempi di questo tipo, migliaia e decine di migliaia di volte. Finché si porta avanti una fede forte non ci si deve preoccupare di niente. Per favore, con convinzione e serenità, continuate a portare avanti la vostra fede». «Ma com’è una persona di forte fede? La fede si manifesta in un comportamento ricco di buon senso. Una persona di forte fede è dotata del più generoso buon senso». Puntata 38 Shin’ichi era convinto che lo sviluppo di kosen-­‐rufu nel ventunesimo secolo si sarebbe realizzato attraverso le azioni basate sul buon senso da parte di praticanti buddisti in grado di conquistare la fiducia, il rispetto e la simpatia degli altri, grazie alla propria umanità. Poiché “la fede è uguale al carattere”, è da lì che emerge la prova della sua grandezza. Perciò, sottolineando l’importanza delle azioni basate su un generoso buon senso, disse: «Non dovete assolutamente litigare a causa della fede, perché la fede serve per guadagnare la fiducia di tutti. Perciò impegnatevi nel lavoro più degli altri, dedicando le vostre energie con serietà e realizzate delle incredibili prove concrete nella società. Con un atteggiamento continuamente volto a migliorare e a sviluppare voi stessi, basato sulla preghiera, avrete la protezione delle divinità buddiste e riceverete benefici. «Decidete di non causare incidenti stradali né incendi, non essere mai negligenti nel guidare, di fare sempre attenzione e provvedere regolarmente alla revisione dell’auto. «Concludo il mio discorso esprimendo le mie preghiere per la vostra salute e affinché la vostra fortuna continui ad aumentare». Poi Shin’ichi si diresse verso il pianoforte dicendo: «Sono un dilettante, ma per lasciarvi un bel ricordo eseguirò qualche brano», e suonò dei pezzi, tra cui Sakura (Ciliegio). Una volta lasciata la sala principale dove si era svolta la riunione di guida generale, si diresse verso le altre sale dove erano riuniti altri membri. Shin’ichi r ipeteva a s e s tesso: « Sono l imitate l e o ccasioni i n c ui p osso i ncontrare l iberamente o gni s ingolo m embro. Non devo lasciarmi sfuggire questa occasione. In questo momento si decide la vittoria o la sconfitta! Voglio incontrare tutti i membri che si sono riuniti e infondere un incoraggiamento nella vita di ognuno. Voglio realizzare un i ncontro c he s ia i ndimenticabile p er o gni p ersona!». Anche nelle altre sale continuò a rivolgere il suo saluto stringendo le mani ai presenti. «Vi ringrazio per esservi riuniti appositamente! Non vi dimenticherò mai. Desidero portare ognuno di voi nel mio cuore. Incontriamoci di nuovo». Forse a causa del fatto di aver continuato a parlare, Shin’ichi iniziò ad accusare un po’ di mal di gola. Ma nonostante ciò, cercò di fare appello a tutta la sua voce: «La cosa più importante nel portare avanti la fede è il coraggio. È il coraggio che trasforma le persone in leoni. È grazie al coraggio che riusciamo a trasformare la nostra condizione vitale». Puntata 39 Mentre osservava i partecipanti, Shin’ichi Yamamoto si sentì chiamare da una signora vestita con il costume tradizionale che si era alzata in piedi. Si rivolse alla donna con un sorriso: «È da tanto tempo che non ci vediamo! Sono felice di trovarla in ottima salute!». «Si ricorda ancora di me…». «Certo. Ho continuato a recitare Daimoku per lei». «Oh!...». L’anziana signora aveva gli occhi umidi. Nel giugno del 1972, mentre facevano una foto commemorativa, si era rivolta a Shin’ichi poiché soffriva a causa della malattia del figlio. «Mio figlio è ricoverato per una grave malattia renale, tanto che non si sa se arriverà a domani. È possibile che torni in 21 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
salute?». Shin’ichi aveva risposto con convinzione: «Non si preoccupi. Il B uddismo ci permette di diventare felici qualsiasi cosa accada. Deve continuare a pregare con tutta se stessa, mantenendo la fede nel Gohonzon. Anch’io pregherò per suo figlio, gli m anderò D aimoku. «Non si arrenda, si impegni a sviluppare una forte fede e diventi felice a tutti i costi. Rivediamoci in futuro!». Poi, prendendo le mani della signora, le aveva strette con energia. Erano trascorsi cinque anni e mezzo da allora. Con le guance arrossate l’anziana donna, disse: «Sensei, quel giorno lei mi disse di non preoccuparmi. Grazie al suo incoraggiamento sono riuscita a rialzarmi piena di speranza. Mio figlio sta continuando la dialisi, ma si impegna come responsabile di grande nucleo (attuale settore) della Divisione giovani uomini e oggi sta partecipando anche lui a questo incontro». A queste parole un ragazzo e un signore anziano si alzarono in piedi. Erano il figlio e il marito della signora. «Sono felice. Questo è il più bel regalo che potessi ricevere. Per me non esiste gioia più grande di sapere che siete diventati felici». Shin’ichi rinnovava continuamente in cuor suo questa decisione: «Finché avrò vita, continuerò a diffondere la luce della rivitalizzazione». È lì che si trova la strada della massima gioia. Puntata 40 Dopo mezzogiorno, Shin’ichi Yamamoto partì dal Traning centre dello Shikoku per raggiungere il Centro culturale della Divisione donne dello Shikoku, a Takamatsu, in Fukuoka-­‐cho. Le responsabili della Divisione donne gli avevano chiesto di presiedere alla cerimonia di messa a dimora di un albero. Questo Centro culturale, prima di diventare quello della Divisione donne, era stato il Centro culturale di Takamatsu ed era la sede centrale dello Shikoku; quindi l’edificio aveva sempre svolto un ruolo centrale per tutto lo Shikoku. Nella sala principale si erano riunite oltre duecento persone che attendevano l’arrivo di Shin’ichi. «Quanti ricordi di questo Centro! Allora recitiamo Daimoku insieme e poi facciamo una foto commemorativa». La foto di gruppo venne suddivisa in tre turni. Shin’ichi si sistemò in una fila dietro. Si sentì una voce che diceva: «Sensei! Per cortesia, venga qui al centro della prima fila». «Non importa. Poiché sono il vostro presidente e desidero proteggervi tutti; mi siederò dietro in modo da potervi osservare». Dopo la foto, Shin’ichi invitò i bambini e i ragazzi a venire avanti. Circa una trentina di loro, dai più piccoli a quelli delle scuole superiori, si radunarono intorno a lui. «Sono felice di potervi incontrare. Grazie a voi, che raccoglierete questa eredità, io sono tranquillo. Per le mamme e i papà la crescita dei propri figli è la più grande fonte di speranza e di gioia. Per questo lavorano con tutti se stessi per il bene dei figli. «Anch’io sono dello stesso avviso. Desidero lavorare per voi e aprirvi la strada anche a costo della mia stessa vita. Per voi che siete i miei amatissimi figli, sono disposto a tutto, senza risparmiarmi, e non ho paura di niente». Il pedagogista svizzero J. Heinrich Pestalozzi (1746-­‐1827), rivolgendosi ai bambini diceva: «Amici miei, fratelli miei, il mio cuore palpita di fiducia infinita nei vostri confronti». Questo era anche il sentimento di Shin’ichi. Egli continuava a domandare a se stesso: «Che cosa posso fare per i bambini? Cosa posso lasciare loro?». Rivolgendosi a ognuno, Shin’ichi domandò quali materie preferissero e quali fossero le loro speranze nel futuro: «Vi vorrei tanto raccontare una favola. Ma oggi purtroppo non c’è tempo, perciò incontriamoci di nuovo». Subito dopo venne messo a dimora un albero di ciliegio e poi Shin’ichi si trasferì al Centro culturale dello Shikoku che si trovava lì vicino. Puntata 41 Giunto al Centro culturale, volle visitare gli uffici e la stanza dedicata alla relazione maestro e discepolo e poi tenne un incontro con i dipendenti. 22 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 26 – Capitolo III – Leader Coraggiosi
In seguito si diresse verso Chokushi, sempre a Takamatsu, per visitare il terreno dove era prevista la costruzione dell’Auditorium Takamatsu. In quei paraggi scorreva un fiume e nonostante tirasse un forte vento, si erano radunate una decina di persone. «Sono membri della Gakkai che hanno aspettato il mio arrivo nonostante il vento gelido. Per favore, fermate la macchina». Il programma prevedeva il sopralluogo al terreno rimanendo sull’auto, poi avrebbero proseguito per far visita a una famiglia che per lunghi anni si era dedicata al movimento di kosen-­‐rufu, ma Shin’ichi decise di scendere. «Avvicinatevi pure!». Si strinsero tutti con grande vitalità intorno a Shin’ichi. Fra loro c’erano membri della Divisione uomini e donne, ma anche della Divisione giovani. C’erano persone di una certa età, ma anche bambini. «Mi stavate aspettando. Con questo freddo, mi dispiace veramente tanto. Non mi scorderò mai del vostro cuore sincero. Come avete intui-­‐to che sarei venuto qui?». «Eravamo sicuri che sensei avrebbe visitato il terreno dove è prevista la costruzione dell’auditorium. Ci siamo basati sulla recitazione del Daimoku». «Riuscite a prevedere anche i miei movimenti… Però non era necessario aspettarmi fuori in una giornata così fredda, visto che non era poi così sicuro che sarei arrivato. A proposito, come si chiama questa località?». «Chokushi». «Che nome importante! Significa “ordine imperiale”, cioè le volontà dell’imperatore, e chokushi è l’inviato speciale, “colui che trasmette”. È probabile che in passato qui sia stata realizzata una bonifica per volontà dell’imperatore. Anche solo per questo è un luogo meraviglioso. E proprio qui verrà realizzato l’Auditorium di Takamatsu. Questo è il luogo da cui partirà lo spirito per un ulteriore sviluppo dello Shikoku, perciò non bisogna assolutamente pensare: “C’è il fiume e fa freddo, è un luogo insignificante”. «È importante trovare il significato in tutte le cose e trasformare ogni cosa in speranza, coraggio ed energia per avanzare. In questo si trovano la forza e la ricchezza del cuore. E anche la creazione di valore. Il Buddismo è trasformare il mondo attraverso il cambiamento dell’ichinen». Puntata 42 Presso il terreno in cui era prevista la costruzione dell’Auditorium Takamatsu, nonostante soffiasse un vento gelido, Shin’ichi Yamamoto continuava a incoraggiare i membri del posto. «Quando sarà conclusa la costruzione dell’Auditorium Takamatsu, c’è il progetto di realizzare qui accanto il nuovo Centro culturale dello Shikoku. In altre parole, questa terra diverrà il centro della Soka Gakkai nello Shikoku. Voi tutti avete l’importante missione di proteggere questo luogo dove sorgerà il grande castello della Legge. «Perciò desidero che voi che vivete qui diate la prova concreta della fede e vi guadagniate la fiducia di tutti. Questo perché diventare persone che godono della stima e del rispetto dell’ambiente che ci circonda, è al tempo stesso una vittoria della fede e di kosen-­‐rufu. «Bene, allora facciamo un “evviva”, così ci riscaldiamo pure. Dedichiamo questo “evviva” alla vostra salute e longevità, allo sviluppo della vostra zona e al completamento dell’Auditorium Takamatsu». «Evviva! Evviva!». Nel cielo invernale si sentirono risuonare le voci piene di vitalità di tutti e quindi un applauso. «Quando verrà inaugurato l’auditorium, voi che siete del luogo sedetevi radiosi in prima fila. Bene, adesso facciamo una foto ricordo e torniamo subito a casa». Tutti si misero in posa sorridenti davanti alla macchina fotografica. «Terminiamo qui, poiché voi siete i preziosi figli del Budda e non va bene che prendiate il raffreddore». Fra i presenti c’erano anche uomini di una certa età. Shin’ichi temeva che il vento gelido compromettesse la salute dei più anziani. Allungando le braccia prendeva i loro visi tra le sue mani che calzavano i guanti, e cercava di riscaldarli dicendo a ognuno: «Avrai freddo. Grazie davvero per essere venuto qui appositamente». Lungo la strada statale c’era un chiosco che vendeva polpette di polpo che Shin’ichi aveva notato: «Che ne dite di mangiare tutti insieme le polpette di polpo? Offro io», disse. Chiese ai responsabili che erano con lui di andare ad acquistare le polpette e mentre il vento gelido continuava a soffiare, 23 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
tutti mangiavano di gusto. Shin’ichi rimaneva se stesso in qualsiasi momento e in qualsiasi situazione. Non è necessario essere diversi da ciò che siamo per poter incoraggiare gli altri. Il nostro ichinen che desidera la felicità di ogni persona si manifesta in ogni cosa che facciamo, infondendo naturalmente coraggio a chi ci sta di fronte. Puntata 43 Shin’ichi Yamamoto, dopo il sopralluogo al terreno su cui era prevista la costruzione dell’Auditorium Takamatsu, andò a far visita ai coniugi Mizobuchi, Yoshihiro e Shizue, che vivevano a Enza, a Takamatsu. La loro era una splendida casa circondata da un recinto di bambù. Il marito era un medico, direttore di una clinica, aveva la responsabilità della Divisione medici dello Shikoku e al contempo era responsabile della prefettura di Kagawa, mentre sua moglie era vice responsabile del Gruppo guida della Divisione donne dello Shikoku e anche responsabile generale della prefettura di Kagawa. Nella famiglia Mizobuchi era stato Yoshihiro il primo a diventare membro della Gakkai, nel marzo del 1964. Era una persona buona e quando un amico gli chiese di controfirmare delle cambiali che poi non vennero saldate, si ritrovò con un ingente debito. Nutriva sfiducia nelle persone ed era tormentato dal fatto di dover affrontare i creditori. Iniziò a soffrire di insonnia e infine cadde in una pesante depressione, torturandosi per non essere riuscito a guarire dall’insonnia, nonostante fosse un medico. Confidandosi con un amico sentì parlare per la prima volta di Buddismo. Il suo amico era un membro della Gakkai. Il giorno successivo gli venne presentato il responsabile di settore, che sfogliando il Gosho, gli espose quali sono le cause che, secondo il Buddismo, provocano le malattie. Yoshihiro rimase stupefatto. «Questo Buddismo spiega la strada per superare le malattie che neanche la medicina riesce a guarire!». Colpito dalla convinzione di quest’uomo, Yoshihiro decise di diventare membro. Il giorno in cui accolse il Gohonzon in casa, si presentarono alcuni membri della Gakkai per festeggiare. La moglie Shizue non sapeva chi fossero e perché fossero venuti a trovare suo marito, ma osservando il loro aspetto prese le distanze. Gli abiti che indossavano erano modesti e anche le scarpe che portavano erano consumate. Pensò di non voler avere niente a che fare con loro, perciò non offrì neanche del tè. Yoshihiro quel giorno fece Daimoku e Gongyo con grande concentrazione, andò a coricarsi e finalmente, dopo due anni, riuscì a dormire profondamente. Il giorno seguente si alzò rigenerato. Un’unica prova concreta conta più di mille teorie. Questa esperienza lo risvegliò alla fede. Shizue si sentì domandare dalla capo infermiera: «È successo qualcosa al direttore ieri? Vedo che oggi è in ottima forma…». Ma Shizue non capiva il motivo. Poiché dormivano in camere separate, non sapeva che il marito era riuscito a dormire profondamente durante la notte. Puntata 44 Yoshihiro Mizobuchi rivolgendosi a sua moglie le disse: «Sono entrato a far parte della Soka Gakkai». All’inizio Shizue pensò che fosse un’associazione di ricerca sulla medicina; ma poi capì che era un’organizzazione religiosa ed ebbe uno shock. In seguito Yoshihiro riuscì a guarire anche dalla sua grave depressione e incoraggiò sua moglie a diventare membro. Shizue riteneva che questa religione portasse degli effetti positivi, ma la sua famiglia era rappresentante dei laici di un’altra religione ed era preoccupata della loro rispettabilità. Criticò aspramente la Gakkai e si rifiutò con ostinazione di entrare a farne parte, asserendo che si è liberi di credere in ciò che si vuole. Ma si sentì dire da Yoshihiro: «Non sono d’accordo che tu critichi la Gakkai senza neanche conoscerla. Arriverà il momento che metterai in discussione il tuo carattere». Shizue decise di diventare membro, ma senza partecipare alle attività. Un giorno si presentò una responsabile della Divisione donne per incoraggiarla, ma Shizue le disse: «Io sono entrata nella Gakkai solo per il buon nome di mio marito, quindi non parteciperò a nessuna attività». 24 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 26 – Capitolo III – Leader Coraggiosi
«Le motivazioni per entrare a far parte della Gakkai possono essere le più diverse, ma se una persona si impegna nella pratica buddista sicuramente riceverà benefici. Il Buddismo insegna: “Anche chi non ha ancora risvegliato una vera fede riceverà immensi benefici grazie al legame stabilito con il corretto oggetto [di culto, cioè il Gohonzon]” (Scritti in sei volumi di Nichikan Shonin)». «Cosa sono i benefici?». «Secondo lei cosa sono?». «Vuol dire vivere una situazione favorevole e agiata». «Sì, anche questo è un beneficio, ma non è l’unico. C’è qualcosa di molto più importante, cioè sviluppare un forte io, tale che qualsiasi cosa accada non ci si rassegna. Inoltre significa consolidare una condizione vitale in cui percepisci una gioia incontenibile per il semplice fatto di esistere. Non solo, significa anche vivere un’esistenza felice, dove si desidera la felicità degli altri e si trasmette loro la via certa che conduce alla felicità». Le parole “un forte io” colpirono il cuore di Shizue. Osservando il marito che a causa del suo buon carattere ora si ritrovava con un ingente debito, nutriva un po’ di preoccupazione: «L’essere umano non sa quando cadrà nella trappola dell’infelicità. Un centimetro più avanti e ci si ritrova nelle tenebre». Friedrich Schiller scrive che non appena sorge la luce nel cuore dell’essere umano, anche all’esterno svaniscono le tenebre. Tutto viene determinato da noi stessi. Per questa ragione è necessario far brillare la propria vita con tutte le forze. A questo serve la fede. Puntata 45 Yoshihiro e Shizue Mizobuchi infine si impegnarono entrambi con serietà nella pratica buddista. In quel momento sia i colleghi medici che i familiari iniziarono a ostacolare la loro fede. Era ancora un’epoca in cui malintesi e pregiudizi verso la Gakkai avevano radici profonde. In quella situazione la madre di Shizue, piangendo, la implorò: «Mi vergogno così tanto che non riesco più a uscire di casa, per favore abbandona questa fede». Ma Shizue non vacillò, poiché toccava con mano il fatto che la salute di suo marito migliorava di giorno in giorno. Shin’ichi Yamamoto incontrò per la prima volta Yoshihiro a gennaio del 1966, in occasione di una sessione di foto di gruppo con i responsabili di settore, che si svolse presso la sede dello Shikoku. Yoshihiro era di turno come membro della Divisione medici. Era guarito dalla depressione, ma era ancora sottopeso e anche il suo colorito non era dei migliori. Shin’ichi, lodando il suo impegno come medico, lo incoraggiò dicendo: «I medici hanno un’importante responsabilità, poiché viene loro affidata la vita delle persone. Tu sei un medico, e proprio per questa ragione ti esorto a sviluppare un’ottima salute. «Per mantenersi in salute è necessaria una forte condizione vitale, questa nasce da una profonda preghiera. Inoltre, approfondendo il Gosho, bisogna diventare consapevoli di quanto sia importante la propria missione e vivere per kosen-­‐
rufu». Ascoltando le parole di Shin’ichi, Yoshihiro si fece coraggio. Iniziò a studiare seriamente il Gosho. Nel momento in cui lesse un brano tratto da La conferma del Sutra del Loto, indirizzato a Nanjo Tokimitsu che era a letto malato, sentì una scossa in tutto il corpo. Era il passo in cui il Daishonin rimprovera il demone della malattia: «E voi, demoni, […]. Volete guarire immediatamente la malattia di quest’uomo e dargli al contrario la vostra protezione» (RSND, 1, 984). Egli ebbe la sensazione di aver toccato con mano il vigore, la convinzione e la grande forza vitale di Nichiren Daishonin che si opponeva alla malattia del suo discepolo, e si rese conto che questo doveva essere lo spirito di un 25 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
medico. Per proteggere la vita è necessario essere forti. In quel momento egli comprese il significato delle parole di Shin’ichi. Sette anni dopo la sua conversione, finalmente riuscì a restituire l’ingente somma di denaro. Nel frattempo dovette affrontare anche una malattia al cuore, ma riuscì a superarla in modo eccellente. Puntata 46 La clinica gestita da Yoshihiro Mizobuchi divenne in grado di accogliere casi urgenti anche a notte fonda. Ciò nasceva dal suo desiderio di proteggere la vita degli abitanti della zona. Nonostante i suoi impegni professionali, egli si dedicò con tutte le energie alle attività della Gakkai come responsabile della Divisione medici dello Shikoku e come responsabile Divisione uomini della prefettura di Kagawa. I suoi “seminari sulla salute” godevano di una buona reputazione e vennero apprezzati da tutti. Anche sua moglie Shizue si impegnava, tanto che venne nominata responsabile della Divisione donne prima della prefettura di Kagawa e poi della regione Shikoku. La loro abitazione si trovava in fondo alla clinica. Shin’ichi Yamamoto venne accolto nel butsuma della casa dei Mizobuchi e durante la conversazione volle lodare di cuore gli sforzi di entrambi per lo sviluppo del movimento di kosen-­‐rufu nello Shikoku. Anche a un primo sguardo si notava la gentilezza di Yoshihiro, e il suo viso esprimeva bontà d’animo. Sua moglie Shizue invece era allegra e aveva un carattere franco, senza maschere. Quando Shin’ichi chiese della loro situazione familiare, risposero di avere tre figli che stavano studiando per diventare medici e farmacisti. Shin’ichi volle ringraziare Yoshihiro che nonostante i numerosi impegni di lavoro continuava a dedicarsi con tutte le energie alle attività della Gakkai. «Ti sei impegnato veramente tanto. Immagino che starai facendo tanti sforzi e sacrifici per portare avanti sia il lavoro, che è una grande responsabilità, che le attività della Gakkai». Yoshihiro sorridendo rispose: «Certo dentro di m e ho sempre il p ensiero: “E se m entre sono fuori p er attività dovesse arrivare un caso urgente o un paziente ricoverato si dovesse aggravare all’improvviso, come farei?”. E probabilmente non ho neanche un attimo per rilassarmi; tuttavia le attività della Gakkai fanno parte della pratica buddista, è normale occuparsene. Perciò continuo a ripetere a me stesso: “Non esiste una pratica buddista semplice. Non voglio indietreggiare di un solo passo. Non mi rassegnerò mai. La responsabilità professionale è pesante, ma solo lottando in m ezzo a così tanti impegni p osso dire di essere u n leader della D ivisione u omini!”». Shin’ichi annuì. «Sei una persona splendida. Se i membri della Divisione uomini non avessero una fede pura e non agissero con serietà, il m ovimento di kosen-­‐rufu non potrebbe svilupparsi. «Per favore, da Kagawa, anzi dallo Shikoku, costruisci l’epoca della “Divisione uomini della Gakkai”. Anch’io faccio parte della Divisione uomini, perciò lottiamo insieme!». Puntata 47 Negli ultimi anni era sempre più evidente l’importanza del ruolo dei medici membri della Gakkai nelle varie zone del Giappone. Per far sì che il ventunesimo secolo fosse il “secolo della vita”, Shin’ichi Yamamoto dedicò tante energie alla crescita dei medici e di tutti coloro che avevano direttamente a che fare con la protezione della vita delle persone. Lo sviluppo della medicina è rapido e richiede una passione costante, ma ciò non garantisce che l’essere umano diventi felice. Per far sì che i progressi e lo sviluppo della medicina costituiscano una forza per realizzare la felicità del genere umano, coloro che lavorano nel campo della salute dovrebbero abbracciare ideali e filosofie basate sulla sacralità della vita, che rivelano chi è l’essere u mano e cos’è la vita. Finché l’essere umano viene considerato soltanto come “oggetto”, le cure mediche saranno qualcosa di molto distante 26 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 26 – Capitolo III – Leader Coraggiosi
dalla felicità delle persone. Per questa ragione Shin’ichi nutriva grandi aspettative verso i medici membri della Gakkai e continuava a incoraggiarli con tutte le sue forze. Questo infine portò dei risultati. Egli chiese a Yoshihiro: «C’è qualcosa in particolare a cui presti attenzione nel trattare i tuoi pazienti?». «Sì. Non osservo solo l’organo malato e la malattia in sé, ma cerco di osservare l’essere umano nel suo insieme. Mi approccio al paziente in quanto essere umano e rifletto su come fare per togliere il dolore e farlo diventare felice. Di conseguenza, anche quando parlo con il paziente, non mi baso solo sulla cartella clinica o sui risultati delle analisi: cerco piuttosto di guardarlo dritto negli occhi e faccio in modo di creare un dialogo da persona a persona. «In realtà ho imparato tante cose dai miei pazienti. Stando a contatto con loro mi sono reso conto di non avere la capacità di spiegare, e di avere scarse capacità come medico; inoltre mi hanno insegnato l’importanza di osservare la vita. «I pazienti sono i miei maestri e mi stimolano a crescere come medico. Se in fondo al cuore un medico ha un atteggiamento di superiorità, come se stesse concedendo la visita al paziente, vuol dire che il suo ego è smisurato e certo non riuscirà a diventare un bravo medico». Queste parole commossero Shin’ichi. Yoshihiro aveva fede, umiltà e gratitudine. Questi sono i punti fondamentali per la crescita individuale. Puntata 48 La sera del 22 Shin’ichi Yamamoto, dopo essersi incontrato con i dipendenti del Centro culturale, tenne un incontro informale con i responsabili di territorio e prefettura presso il Training center dello Shikoku. «Domandatemi qualsiasi cosa. Io desidero preparare in ogni modo il terreno per il grande sviluppo dello Shikoku. Anche questa volta avrei voluto incontrare tutti i membri, se fosse stato possibile». Shin’ichi era arrivato a Kagawa la sera del 19, e da allora fino al 22 aveva incontrato complessivamente ottomila persone, senza risparmiarsi. In ogni cosa esiste il vincolo del tempo. Se in questo momento vogliamo realizzare qualcosa, è necessario non sprecare neanche un secondo e affrontare con tutta l’anima ogni aspetto in modo efficace. Non è p ossibile realizzare u n’impresa seria senza u n p rogetto chiaro. Durante la permanenza a Kagawa, parlando con tanti membri, giunse voce a Shin’ichi che ci fossero troppe riunioni. «Per portare avanti le attività, naturalmente è necessario tenere svariati tipi di riunione; ma cerchiamo di limitare le riunioni tecniche e impegniamoci nel far sì che i responsabili abbiano molto tempo per poter stare a contatto con i membri. «È inutile tenere riunioni di responsabili di vari livelli per parlare dello stesso argomento con gli stessi partecipanti. Ad esempio, se si tratta di condividere una nuova linea guida, la prefettura può tenere una riunione per responsabili da capitolo in su, e in seguito ogni capitolo p otrà tenere le sue riunioni p er far sì che le informazioni arrivino a tutti in modo esauriente. Oppure, in alternativa, dopo che i responsabili di area riuniti a livello di prefettura hanno fatto una buona preparazione dell’incontro, ogni area potrà tenere a sua volta le riunioni per tutti i responsabili di settore. È necessario adeguarsi alle singole realtà e tenere riunioni efficaci. «Inoltre, quando programmate il calendario dei territori e delle prefetture, è importante tener conto prima di tutto degli impegni dei settori e dei gruppi che portano avanti le attività di base, perché le attività che vengono lanciate saranno vincenti o meno a seconda della tempestività e del modo in cui vengono trasmesse alla prima linea dell’organizzazione». Tutta l’organizzazione ha il compito di sostenere e proteggere la prima linea del nostro movimento. Puntata 49 Il discorso di Shin’ichi Yamamoto su come far progredire l’attività toccava argomenti basilari. Infatti, quando le basi diventano poco chiare, le attività cominciano a girare a vuoto. Per questa ragione egli volle riconfermare chiaramente le basi dell’attività. «In ogni grande nucleo (attuale settore) si tengono le riunioni dei responsabili e gli zadankai, ai quali partecipano tutti i 27 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
membri. Nel promuovere le varie attività, è necessario tenere presenti questi punti. «Inoltre è fondamentale incontrare le persone che non riescono a partecipare alle riunioni, per trasmettere loro le comunicazioni e incoraggiarle. «Ad esempio, anche se a livello di prefettura si tengono delle riunioni per responsabili di capitolo per annunciare le linee guida dell’attività, se poi queste comunicazioni si fermano al livello dei responsabili di grande nucleo, vuol dire che il nostro movimento non sta avanzando concretamente. È come osservare le onde sulla superficie dell’acqua e illudersi che tutto si stia muovendo. In realtà un vero sviluppo di kosen-­‐rufu si realizza quando ogni singola persona che sta nella prima linea dell’organizzazione rinnova la propria consapevolezza e agisce di conseguenza. «Inoltre, riguardo alle riunioni che promuovono le attività, è importante chiarire bene su cosa si vuole puntare. Se i partecipanti, alla fine di una riunione, dovessero pensare: “Sono state dette così tante cose che non ho capito cosa devo fare”, vuol dire che abbiamo fallito. «Per fare un esempio: si desidera lanciare lo shakubuku per allargare la propagazione e lo sviluppo degli abbonamenti alle riviste? In questo caso bisogna affermare chiaramente: “Queste sono le due attività che porteremo avanti”. Se invece iniziamo a parlare di questo e di quello, elencando dieci o venti punti, alla fine sarà come non aver dato alcuna indicazione. Perciò bisogna chiarire chi sono i destinatari. Anche le esperienze di attività che vengono raccontate, ad esempio, dovrebbero avere come tema lo stesso argomento della riunione. «Inoltre, per evitare che i diversi responsabili ripetano lo stesso discorso, è importante che l’obiettivo e le ragioni per cui si lancia una determinata attività vengano trasmesse, ad esempio, anche raccontando un’esperienza, o attraverso la lettura del Gosho. I responsabili devono far nascere convinzione ed emozione nelle persone. Ma per realizzare questo è necessario che il responsabile, per primo, abbia compreso b ene il significato di quell’attività e decida: “Bene, ora m i darò da fare! P rendo io l’iniziativa”. Q uesta è la forza m otrice della “rivoluzione delle riunioni”». Puntata 50 Quando Shin’ichi Yamamoto terminò l’incontro con i responsabili di territorio e prefettura, erano già passate le dieci di sera. Egli fece una proposta: «Voglio fare una cerimonia di Gongyo per i defunti, insieme ai responsabili di territorio e prefettura delle Divisioni uomini e giovani uomini. Desidero dedicare queste preghiere a coloro che hanno perso la vita durante la battaglia di Yashima Genpei. Il mio desiderio è pregare per l’eterna felicità di coloro che hanno perso la vita, sia degli Heike che dei Genji, e per una ulteriore prosperità di questa zona. Poiché questa è una terra dove è avvenuta una guerra terribile, bisogna creare un giardino di fiori della repubblica umana, facendo partire da qui la filosofia della pace. Questo Gongyo avrà come significato questo voto». Ebbe inizio la cerimonia di Gongyo. Fu una preghiera solenne. Poi Shin’ichi disse: «Esorto ognuno di voi, in qualsiasi luogo vi troviate, ad avanzare con questa decisione: “Finché ci sarò io, trasformerò questo posto nella capitale della pace e della prosperità. È per questa ragione che io esisto!”. «Non dovete mai pensare: “Le vecchie usanze hanno radici profonde nel luogo in cui vivo, di conseguenza kosen-­‐rufu è difficile da realizzare”. Questo modo di pensare è la causa fondamentale della sconfitta. Il Daishonin diede inizio da solo alla battaglia per realizzare kosen-­‐rufu nell’epoca dell’Ultimo giorno della Legge. Siamo o non siamo i discepoli del Daishonin?». Era una notte in cui si sentiva il freddo salire su dal pavimento, ma, nonostante ciò, le guance dei massimi responsabili dello Shikoku erano arrossate, poiché nei loro cuori batteva lo spirito combattivo di realizzare kosen-­‐rufu nella propria zona. Osservando i visi di ognuno, Shin’ichi parlò dei suoi profondi sentimenti verso i compagni di fede dello Shikoku: «Desidero che lo Shikoku diventi forte. Desidero che divenga il modello di kosen-­‐rufu per il Giappone. Per favore, mettete nei vostri cuori il seme di questo spirito. Per fare questo è necessario decidere innanzitutto: “Diventerò così! Vincerò!”. Poi, attraverso una forte e intensa preghiera, emergerà la forza». Shiki Masaoka, originario dello Shikoku, scrisse questa poesia: “Anche nel sumo è necessario impegnarsi con un’intensa decisione di vincere”». 28 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 26 – Capitolo III – Leader Coraggiosi
Puntata 51 Nel pomeriggio del 23 gennaio Shin’ichi Yamamoto, terminata la sua attività di otto giorni nello Shikoku, si diresse verso il Kansai. Fino a un attimo prima di lasciare il Training Center di Shikoku continuò a incoraggiare e fare foto insieme ai membri di Ehime che stavano partecipando a un corso presso quel Centro e insieme ai giovani che sostenevano le attività dietro le quinte. Giunto nel Kansai Shin’ichi volle visitare le Scuole femminili medie e superiori Soka (attuali Scuole medie e superiori Soka) a Katano, vicino a Osaka. Il giorno seguente partecipò al pranzo organizzato per commemorare il quinto anniversario dell’apertura delle scuole Soka e subito dopo si diresse rapidamente verso la prefettura di Nara. Desiderava partecipare alle varie riunioni per responsabili che si sarebbero tenute presso il Centro culturale di Kasuka, a Kashihara, per celebrare il diciassettesimo anniversario della fondazione del capitolo Nara. Queste riunioni per responsabili prevedevano il lancio del “sistema dei capitoli” di tutta la prefettura. Il Centro culturale di Kasuka si trovava sul terreno accanto alla sede di Nara a Kashihara, in una zona di Ishikawa, ed era stato completato alla fine dell’anno precedente. Per un periodo questo luogo sarebbe stato il centro delle attività della prefettura di Nara, il cuore del movimento di kosen-­‐rufu della zona. Shin’ichi Yamamoto giunse presso il Centro culturale di Kasuka prima delle quattro e trenta del pomeriggio. Una pioggerellina leggera rendeva l’aria meno secca. Il Centro si ergeva su una collina. Era un edificio in cemento armato e gesso, su due piani, un’immagine al tempo stesso di solidità ed eleganza. A sud si scorgevano il lago Ishikawa e la tomba dell’imperatore Kogen; mentre da nord-­‐ovest a nord-­‐est si potevano ammirare le tre montagne Yamato: Kogu, Miminari e Unebi. Inoltre, a est si trovava la collina Amakashi dove si ritiene che sorgesse la dimora dei Soganoemishi-­‐Iruka, padre e figlio. Si tramanda che un’antica civiltà fiorisse a Kashihara, che conserva infatti numerosi resti antichi, oltre a una vegetazione rigogliosa. È un luogo ricco di storia. Shin’ichi, sceso dalla macchina, rivolgendosi ai responsabili di prefettura che lo accoglievano disse: «Avete realizzato un magnifico Centro culturale! Avete vinto. Il vostro spirito combattivo infine ha dato i suoi frutti. A Nara, dove la cultura buddista ha conosciuto i suoi splendori, questo Centro culturale di Kasuka rappresenta il sorgere magnifico del Buddismo del sole di Nichiren Daishonin. In realtà è importante che tutti voi abbiate questo tipo di convinzione e rinnoviate di conseguenza le vostre decisioni. La cosa più importante è il cuore dell’essere umano». Puntata 52 Fin dalla sua progettazione, Shin’ichi Yamamoto aveva ricevuto resoconti e dato consigli sul Centro culturale Asuka. Pensava che il luogo che sarebbe stato il centro delle attività della prefettura di Nara, dove erano già presenti numerosi edifici delle scuole buddiste più rappresentative del Giappone, oltre a varie sedi di altre organizzazioni religiose, doveva essere qualcosa che i membri potessero guardare con orgoglio dicendo: «Questo è il nostro castello della Legge!». Per questa ragione, pur trattandosi di un edificio moderno, egli raccomandò di curarne lo stile. Shin’ichi entrò nell’edificio. Le porte scorrevoli della grande sala erano in rame con le maniglie a forma di gioielli e il soffitto aveva una decorazione reticolare. Inoltre le colonne presentavano delle leggere curvature realizzate con grande cura. Shin’ichi tornava a Nara dopo due anni. Verso le sei del pomeriggio, dopo un incontro informale con i rappresentanti dei responsabili nella sala al primo piano, volle visitare ogni stanza del Centro e il giardino, mentre incoraggiava i membri degli staff. Inoltre, scrisse delle brevi poesie da regalare ai responsabili di capitolo nel corso della riunione dei responsabili di tutta la prefettura che si sarebbe svolta il giorno seguente per dare il via alla nuova partenza della prefettura di Nara. «Finalmente vedo / il sole del mattino dei capitoli / e voglio celebrarlo». «Serietà. / Incidendo nel cuore questa parola / guidate gli altri con compassione». Il giorno seguente Shin’ichi volle visitare il villaggio di Asuka e la zona circostante. Dopo il tempio Tachibana, che si dice fosse il luogo di nascita del principe Shotoku, visitò l’antico tumulo in pietra e il tempio Asuka, primo nel suo genere, costruito a quanto si dice da Soganoumako, e poi visitò il tumulo Takamatsu. Mentre osservava tutto dal finestrino dell’auto, continuava a recitare Daimoku per la prosperità della zona, cercando di impregnare con esso quella terra e ogni suo albero. Soga e il principe Shotoku avevano propagato il Buddismo in quella zona e da quando era fiorita la cultura buddista erano trascorsi oltre milletrecento anni. Queste correnti buddiste, pur avendo lasciato vestigia antiche e templi che testimoniano la prosperità del passato, hanno perso da tempo il loro spirito originario e la loro vitalità. Shin’ichi rifletté profondamente: «La Soka Gakkai della prefettura di Nara ha la missione di costruire una nuova cultura umana attraverso la forza del Buddismo originale, e di realizzare la pacificazione e la 29 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
prosperità di tutta la società. È giunto il momento di aprire il sipario sulla nuova era del Buddismo!». Puntata 53 La sera del 25 gennaio, presso la grande sala al pianterreno del Centro culturale Kasuka, si riunirono i rappresentanti dei responsabili da tutta la prefettura di Nara. Nonostante fosse pieno inverno, l’atmosfera era calda. Si aprì una porta sul fondo. «Buonasera a tutti!». Quando Shin’ichi Yamamoto entrò, scoppiò un applauso così fragoroso da far tremare la sala. Camminando lungo il corridoio centrale rivolse alcune parole ai partecipanti: «Grazie per il vostro sincero impegno! È da tanto che non ci vediamo». Poi prese la parola il conduttore della riunione: «Diamo inizio alla riunione dei responsabili in occasione del diciassettesimo anniversario della fondazione del capitolo Nara!». Shin’ichi guidò Gongyo e, dopo aver pregato intensamente, si volse verso i presenti e disse: « Oggi divertiamoci, perché questa è come una riunione di famiglia». Grazie a queste parole la tensione dei partecipanti si sciolse. Tokumitsu Okimoto prese la parola. Era un responsabile di prefettura trentacinquenne della Divisione uomini, ed erano trascorsi cinque mesi dalla sua nomina. «Questa riunione per responsabili rappresenta anche la cerimonia di nomina dei neo responsabili di capitolo delle Divisioni uomini e donne della seconda fase di kosen-­‐rufu. È per noi una grande gioia poter dare inizio alla seconda fase di kosen-­‐rufu con i nuovi novantasette capitoli della nostra prefettura, in occasione del diciassettesimo anniversario della fondazione del capitolo Nara. Da oggi, unendoci intorno ai responsabili di capitolo e facendo sì che le quattro Divisioni diventino un tutt’uno, impegniamoci affinché la nostra zona di Nara, terra natale del Buddismo in Giappone, divenga la numero uno fra le terre del Budda nel mondo! Io sono giovane e per di più non ho alcun merito, ma sono deciso a dedicare la mia vita alla felicità di tutti voi, pregando e pregando ancora, e compiendo azioni su azioni per il bene di ogni singolo membro di Nara». Fu una determinazione piena di freschezza. Il capitolo Nara era nato nel marzo del 1961. I responsabili di allora erano stati i coniugi Kojiro e Nobuko Arita. Quel giorno partecipavano alla riunione, uno come membro del gruppo consiglieri di prefettura e l’altro come responsabile del gruppo consiglieri di prefettura, entrambi con un sorriso meraviglioso. Un’organizzazione in cui i pionieri continuano a impegnarsi nella lotta è salda. Lì si trova l’eredità dello spirito Soka, e ciò permette di consolidare le fondamenta della fede. Puntata 54 Nel corso della riunione furono consegnati alcuni riconoscimenti: in segno di gratitudine furono donati dei mazzi di fiori ai primi responsabili del capitolo Nara, i coniugi Arita. Un fragoroso applauso investì i due coniugi. Entrambi avevano gli occhi lucidi per l’emozione. I coniugi Arita, entrati nella Gakkai nell’agosto del 1955, fin da subito si erano impegnati anima e corpo per aprire la strada del movimento di kosen-­‐rufu a Nara. Il marito, Kojiro, gestiva un distributore di carburanti nella città di Nara. In passato non aveva fatto altro che divertirsi, e ogni notte finiva con l’ubriacarsi. Qualche anno prima gli era stata diagnosticata un’ulcera gastrica cronica e soffriva di nevralgie. Nonostante le medicine per l’ulcera gastrica prescritte dal medico, non aveva visto alcun miglioramento; inoltre la causa delle nevralgie era sconosciuta e sentiva dei dolori acuti sul lato destro del ventre. In qualche modo riusciva a portare avanti il suo lavoro, ma era dimagrito tantissimo e poiché era alto di statura sembrava quasi un palo. Nonostante ciò, continuava a ubriacarsi tutti i giorni sperperando i suoi guadagni in divertimenti. Di fronte a una malattia inguaribile, reagiva in questo modo per disperazione. La moglie Nobuko, per sfuggire alle incertezze del futuro si fece coinvolgere in varie religioni, ma le sue insicurezze peggioravano. Un giorno sentì parlare della Gakkai dalla sua vicina di casa e partecipò a una riunione di discussione. Lì comprese che fra le religioni esistono diversi gradi di profondità, e decise di entrare nella Gakkai. Ne parlò con suo marito e gli disse: «Perché non proviamo a praticare insieme?». Dopo tre giorni che si impegnavano nella pratica di Gongyo e Daimoku, Kojiro, che fino ad allora era riuscito a mangiare solo minestrine, iniziò a mangiare anche del riso con zuppa e sottaceti. Poi pian piano, ricominciò a mangiare cibi solidi. Moglie e marito, di fronte a questa prova concreta, provarono tanta emozione. «Questa è la fede corretta!»: Nobuko finalmente pensò di aver incontrato una vera religione. Non esiste forza persuasiva che superi la prova concreta. Una singola esperienza vale più di un milione di parole. Puntata 55 Kojiro Arita ricominciò a mangiare normalmente. I due coniugi non riuscivano a trattenersi dal raccontare agli altri il 30 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 26 – Capitolo III – Leader Coraggiosi
beneficio che stavano vivendo. Non comprendevano le difficili teorie, ma andavano semplicemente dalle persone dicendo: «Se reciti Nam-­‐myoho-­‐renge-­‐kyo davanti al Gohonzon non perderai!». Erano nati dei “campioni” della propagazione. La gioia che deriva dall’esperienza di ricevere benefici è l’infinita forza vitale di kosen-­‐rufu. I due continuarono a parlare con convinzione del Buddismo di Nichiren Daishonin con i loro vicini e con tutti coloro che andavano a trovarli. Anche mentre erano sull’autobus, se incrociavano amici e conoscenti la conversazione virava subito sul Buddismo. A cinque giorni dalla loro conversione, sei famiglie iniziarono a recitare Daimoku. Poco dopo entrambi furono nominati responsabili di gruppo delle Divisioni uomini e donne. Kojiro riuscì a guarire dall’ulcera cronica, ma le nevralgie continuavano. Anche i medici gettarono la spugna affermando che non ne comprendevano le cause, ma i due coniugi erano certi che Kojiro sarebbe guarito anche da questa malattia. I membri del gruppo degli Arita vivevano sparsi per la prefettura di Nara. La riunione di discussione di fine anno fu tenuta a Haibara, nel distretto di Uda. Quel giorno nevischiava e Kojiro non riusciva ad alzarsi a causa delle forti nevralgie. Venne a sapere che alla riunione avrebbero partecipato numerosi ospiti. In quel momento decise: «Io sono il responsabile di gruppo, devo andare allo zadankai, a costo di dovermi trascinare!». L’ichinen di vivere fino in fondo per la propria missione è ciò che rende forte l’essere umano. Nel momento in cui cerchiamo di fare qualcosa per gli altri, dalla profondità della nostra vita emerge una forza illimitata. Kojiro, sorretto dalla moglie e da un membro della Divisione uomini, camminava in mezzo alla neve e a ogni passo che muoveva il suo volto si contraeva per il dolore e la fronte si imperlava di sudore. Stringendo i denti salì sul treno per raggiungere il luogo della riunione. Infine riuscì ad arrivare a Haibara. Erano presenti alcuni membri e ventiquattro, venticinque ospiti, tanto che la stanza era stracolma. I coraggiosi compagni di fede, vedendo arrivare in mezzo alla neve i coniugi Arita, vollero accoglierli con un applauso e non riuscirono a trattenere lacrime di gioia. Puntata 56 Giunto alla riunione, la nevralgia di Kojiro continuò senza dargli tregua. Era pallido in viso. Si chiuse in bagno sperando di riprendersi; non usciva più e lo si sentiva gemere dal dolore. Nobuko, che era la responsabile donne del gruppo, prese una decisione: «A questo punto tocca a me fare del mio meglio!». Rivolgendosi al marito chiuso in bagno disse: «Caro, esci e sdraiati accanto a me». Nobuko si sedette dietro al tavolinetto che era stato preparato nella stanza e fece sdraiare il marito accanto a sé. Poi con voce pacata iniziò a parlare: «Qui accanto a me c’è mio marito. Noi due abbiamo iniziato a praticare il Buddismo di Nichiren Daishonin quattro mesi fa. Mio marito fino a quel momento aveva sempre sofferto di ulcera cronica e riusciva a mangiare solo minestrine; ma da quando ha iniziato a recitare Gongyo e Daimoku è riuscito a mangiare il riso in brodo e i sottaceti, fino a tornare a mangiare normalmente. Tuttavia, mio marito soffre anche di una grave nevralgia. I medici dicono di non conoscere la causa di questa malattia, ma noi siamo sicuri che riusciremo a superarla grazie alla fede. Perciò invito tutti voi a osservare attentamente come sta mio marito oggi. Il Buddismo di Nichiren Daishonin ha il potere di far emergere la forza della grande condizione vitale insita nella vita degli esseri umani. Mio marito, nonostante i medici abbiano gettato la spugna, è deciso a guarire basandosi sulla fede e per questa ragione, anche se dolorante, ha voluto partecipare alla riunione a costo di essere deriso. Si sta impegnando con tutto se stesso nel partecipare alle attività della Gakkai. Noi siamo decisi a diventare felici attraverso questa fede. Abbiamo questa assoluta convinzione, ma non è detto che tutto si risolva subito, quando si inizia a praticare questo Buddismo. Tutto dipende da quanto è leggero o pesante il karma, e dalla profondità della nostra fede. Ma se ci impegniamo nella fede con tutti noi stessi, è certo che mio marito guarirà completamente». Esprimeva un’appassionata convinzione. Gli ospiti che erano stati invitati dai membri della Gakkai, colpiti dalla forza di Nobuko, la ascoltavano con grande serietà. Una convinzione crescente è il fulcro della fede. Ed è anche la fonte determinante per costruire la felicità. Puntata 57 Kojiro Arita ascoltava il discorso di sua moglie Nobuko. «In realtà, come responsabile di gruppo, dovrei parlare in prima persona», pensava tra sé stringendo i denti. Ma promise in cuor suo: «Sicuramente guarirò da questa malattia e vivrò a lungo. Allora tutti rimarranno esterrefatti del potere del Buddismo. Quello sarà il mio shakubuku!». Rivolgendosi agli amici che partecipavano allo zadankai, Nobuko continuò ad affermare con forza: «Il Buddismo spiega che coloro che sono malati possono ottenere l’Illuminazione. Infatti Nichiren Daishonin scrive nel Gosho: “La malattia stimola lo spirito di ricerca della via” (RSND, 1, 833). La malattia è l’opportunità per impegnarsi con serietà nella pratica buddista. Il Buddismo di Nichiren 31 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
Daishonin promette che riusciremo a superare non solo le malattie, ma anche i problemi finanziari e le disarmonie in famiglia, diventando felici. Perciò vi esorto a praticare questo Buddismo insieme a noi!». Le sue parole sincere colpirono il cuore dei partecipanti. Infine su circa venticinque ospiti, cinque o sei persone decisero di entrare nella Gakkai. Quando si ritrovavano a un punto morto nella propagazione, i coniugi Arita andavano fino a Osaka, alla sede della Gakkai del Kansai, per ricevere consigli nella fede da parte dei responsabili. Erano decisi a portare avanti la fede in modo corretto e puro, senza mai basarsi su opinioni personali. Dal mese di gennaio del 1956, l’anno successivo alla loro conversione, ebbero inizio a Osaka le lezioni del presidente Toda sui capitoli del Sutra del Loto “Espedienti” e “Durata della vita del Tathagata”, sul Gosho e sulle guide generali, ed entrambi vi partecipavano con entusiasmo. Inoltre, durante la “campagna di Osaka” guidata dal responsabile della Divisione giovani Shin’ichi Yamamoto, acquistarono l’abbonamento ferroviario per recarsi tutti i giorni presso la sede di Osaka. Un giorno le nevralgie di Kojiro non si presentarono più. Chi coltiva lo spirito di ricerca è pervaso dalla gioia. Chi vive con gioia ha la forza di trasformare qualsiasi sofferenza. Nel mese di agosto del 1958 nacque il settore Nara. I coniugi Arita vennero nominati responsabili di settore delle Divisioni uomini e donne. Puntata 58 Kojiro e Nobuko Arita proseguirono lungo il ripido sentiero di kosen-­‐rufu facendo un lavoro di squadra. Non esitavano a intraprendere lunghi viaggi in treno o in pullman per incoraggiare i membri e dare consigli nella fede. Arrivarono fino a Totsukawa e a Shimokitayama, nella parte meridionale della prefettura di Nara. Una volta capitò loro di ritornare a piedi, camminando a notte fonda in mezzo alle montagne perché, a causa di una frana, il pullman non poteva proseguire. All’inizio si sforzarono con tutto il cuore con lo spirito di impegnarsi nella fede per trasformare il proprio karma. In seguito, approfondendo il Buddismo attraverso lo studio, iniziarono a sentire la consapevolezza della loro missione per kosen-­‐rufu e a provare gioia e fierezza. «Noi siamo Bodhisattva della Terra. Siamo nati adesso, in questo periodo e in questo luogo, per mantenere la promessa fatta al Daishonin nel remoto passato. Con le nostre mani realizzeremo kosen-­‐rufu a Nara!». Pensando in questo modo sentivano scaturire ancora più energia. Nel marzo del 1961, l’anno successivo alla nomina a terzo presidente di Shin’ichi Yamamoto, venne fondato il capitolo Nara e i coniugi Arita furono nominati responsabili di capitolo. Sul palco del palazzetto dello sport di Taito, il presidente Yamamoto consegnò ad Arita la bandiera del capitolo. «Mi affido a lei!». Il peso della bandiera che in quel momento sentì sulle proprie braccia sarebbe rimasto impresso in lui per sempre. Pensò che quel peso rappresentava la sua responsabilità di rendere felici tutti i membri del capitolo facendosi carico del movimento di kosen-­‐
rufu a Nara. «Daremo la nostra vita per kosen-­‐rufu a Nara!». Questo promisero i coniugi Arita nei loro cuori. Come un’onda impetuosa, si trasmise un impulso di propagazione. Nel Gosho si legge: «Se la propagate, i demoni sorgeranno certamente» (RSND, 1, 446). Dopo due mesi dalla loro nomina a responsabili di capitolo, un giorno trovarono sul muro della loro casa una scritta con la vernice bianca: “Arita, vergognatevi”. Fu un’azione meschina compiuta da qualcuno che odiava la Gakkai. «Questa è la strada verso kosen-­‐rufu! È la prova della giustezza della Gakkai. Non ci arrenderemo!». Puntata 59 Shin’ichi Yamamoto, informato della scritta denigratoria comparsa sul muro della casa di Kojiro Arita, gli scrisse subito una lettera di incoraggiamento. «Da Tokyo esprimo la mia preoccupazione per questa tempesta dei tre ostacoli e quattro demoni. Come afferma il Daishonin, non c’è nulla di cui stupirsi o spaventarsi, ora. Le persecuzioni accadono, sono vicende della vita. Perciò continua a impegnarti con tranquillità. Nel Gosho si legge: “Nessuno di voi che vi dichiarate miei discepoli deve essere codardo” (RSND, 1, 678), e ancora: “Tutti gli altri problemi per me non sono altro che polvere al vento” (RSND, 1, 254). Se ci dovesse essere qualcuno che per così poco smette di praticare, lasciamolo fare. Noi stiamo lottando unicamente mossi dalla compassione. La crescita o la diminuizione del numero dei praticanti ha un significato profondo, è una manifestazione della saggezza del Budda. Mi auguro che proprio adesso tu faccia emergere l’immenso potere della fede, pregando davanti al Gohonzon e ottenendo una grande vittoria. Come un valoroso generale continua a incoraggiare tutti i membri del tuo capitolo e continua a guidarlo». Alla fine della lettera Shin’ichi scrisse che stava pregando dal profondo del cuore affinché tutti i responsabili, mantenendo l’unità, potessero vincere assolutamente. «Nel Gosho non troviamo forse scritto più volte che abbracciando la fede e dando inizio alla lotta per realizzare kosen-­‐rufu sicuramente le persecuzioni appariranno, una dopo l’altra? Se ci spaventiamo di fronte alle persecuzioni vuol dire che non abbiamo veramente abbracciato la fede. Non ci saranno 32 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 26 – Capitolo III – Leader Coraggiosi
benefici, non trasformeremo il nostro karma e non otterremo la Buddità in questa esistenza. Non bisogna dimenticare di affrontare le persecuzioni, di sfidarle e avere la risolutezza di lottare. Perciò adesso è il momento di risvegliare il nostro coraggio e portare avanti risolutamente la diffusione del Buddismo tramite lo shakubuku!». Le persecuzioni affrontate per la Legge forgiano leader coraggiosi. Alcuni valorosi giovani uomini proposero: «Cancelleremo noi quella scritta dal muro». Ma Arita rispose: «Voglio lasciarla così com’è, perché la considero come una targa commemorativa che ha risvegliato in me lo spirito combattivo». Ogni volta che vedevano quella scritta, i coniugi Arita ardevano dal desiderio di rispondere all’incoraggiamento di Shin’ichi ed erano pervasi dallo spirito combattivo per la realizzazione di kosen-­‐rufu. Puntata 60 Kojiro e Nobuko Arita non avevano figli, ma con i membri della Divisione giovani e con i bambini dei praticanti del capitolo si comportavano come se fossero figli loro. La casa degli Arita era utilizzata come centro delle attività del capitolo. Essi solevano dire ai giovani: «Sentitevi come se foste a casa vostra e usatela liberamente». Inoltre si preoccupavano dei pasti degli studenti universitari e dei ragazzi. I giovani dal canto loro si comportavano con gli Arita come se fossero i loro genitori. Fra i giovani che si impegnarono nelle attività insieme ai coniugi Arita, col passare degli anni alcuni divennero vice presidenti della Gakkai o persone di successo in svariati ambiti della società e del mondo accademico. Anche il responsabile di prefettura Tokumitsu Okimoto era stato uno di quei giovani. Ciò che fa crescere le persone sono i legami umani. Le persone di valore crescono col calore che viene dal cuore dei responsabili e dei membri “anziani” che si preoccupano di loro, e da lì assorbono il nutrimento della fede. Rivolgendosi ai coniugi Arita, Shin’ichi Yamamoto disse: «Per favore continuate a essere un esempio e una fonte di speranza per i membri giovani nella fede. Desidero inoltre che trasmettiate lo spirito di dedizione verso kosen-­‐rufu». I coniugi con gli occhi lucidi annuirono, colmi di fierezza. La riunione proseguì con la consegna degli attestati di nomina dei nuovi responsabili di capitolo, poi venne il turno delle determinazioni di una rappresentante della Divisione donne, responsabile di capitolo. Salì sul palco la responsabile del capitolo Haibara, Kuniyo Marusawa, che stava portando avanti le attività nella zona a nord-­‐est della prefettura di Nara, distretto di Uda. Era una signora giovanile e allegra. Iniziò a parlare con voce calma e sonora. «La zona compresa nel capitolo Haibara è montuosa, e le vette giungono fino agli ottocento metri. La nostra terra è ricca di vestigia dell’epoca Jomon e di antiche tombe. Siamo circondati dalle montagne quindi per far visita ai membri di un grande nucleo (attuale settore) bisogna superare una montagna, e per andare a trovare un altro grande nucleo bisogna superare un’altra montagna. Sono necessari svariati giorni per percorrere quest’ampia zona e far visita ai membri del capitolo». Puntata 61 Con un’espressione piena di vitalità, Kuniyo Marusawa proseguì: «Io amo la mia terra natale, dai paesaggi meravigliosi. Con la motocicletta mi reco ovunque affinché possano sbocciare tanti benefici nella nostra zona». Shin’ichi Yamamoto con approvazione le disse: «Per favore guida con prudenza per evitare incidenti». Rivolgendo il suo sguardo a Shin’ichi, con voce allegra Kuniyo rispose: «Sì!» e continuò il suo discorso con energia. «Ho iniziato a praticare dieci anni fa e quasi subito ho iniziato a distribuire il quotidiano Seikyo, attività che porto avanti tutt’oggi. Attualmente consegno il giornale presso trenta abitazioni. Le mattine d’inverno, quando la neve è ghiacciata, non posso utilizzare né la motocicletta né la bici. Effettuare le consegne a piedi mi richiede oltre due ore, ma poter consegnare le “lettere di kosen-­‐rufu” ai compagni di fede e agli amici della zona è il mio più grande orgoglio. Sono convinta che ogni passo che faccio si trasformi in fortuna e in tesori incommensurabili della vita». Subito Shin’ichi replicò: «Magnifico… Grazie!». Ella si inchinò sorridendo e proseguì: «A Haibara ho una compagna anziana nella fede che rispetto profondamente, la signora Setsu Kitani, che è stata la prima responsabile di capitolo della Divisione donne. Viene chiamata da tutti con affetto “la mamma di Uda”. Sono rimasta molto colpita da una sua affermazione: “Se accadeva qualcosa a un compagno di fede, qualsiasi cosa stessi facendo in quel momento l’interrompevo e correvo da quella persona per condividere la sua sofferenza, per recitare Daimoku insieme e risolvere sempre ogni cosa con la fede. In questo modo anche quella persona cresceva e il risultato è sempre stato che il capitolo si rafforzava ancora di più. In qualunque situazione ho sempre protetto ogni singolo membro e ho lottato con tutta me stessa”. Ascoltando queste parole ho 33 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
pensato che questa è la forza della Soka Gakkai, questo è lo spirito pionieristico. Anch’io, nonostante non sia all’altezza, sono decisa a ereditare questo spirito, continuando a incoraggiare fino alla fine ogni persona e a diventare una responsabile di capitolo amata da tutti, nella quale tutti ripongono fiducia, piena di allegria». Puntata 62 Alle determinazioni di Kuniyo Marusawa come rappresentante delle responsabili di capitolo della Divisione donne fece seguito un grande applauso di partecipazione. Shin’ichi Yamamoto sentì che lo spirito pionieristico dei responsabili di capitolo veniva ereditato senza alcun dubbio dai nuovi leader della seconda fase di kosen-­‐rufu, e questo lo rese estremamente felice. Egli avrebbe voluto regalare qualcosa in ricordo a Marusawa, ma i libri che erano stati preparati erano già stati tutti consegnati. Allora disse al responsabile di prefettura: «Possiamo donarle questi fiori offerti al Gohonzon!». Mentre risuonava un grande applauso, egli prese la composizione floreale e la porse a Marusawa. Poi fu la volta delle determinazioni di un rappresentante dei responsabili di capitolo della Divisione uomini. Salì sul palco Katsuo Nishizaka, responsabile del capitolo Kawaharajo. Era un uomo di piccola statura, sui quarant’anni, con una voce energica. Forse a causa del nervosismo parlava molto velocemente. «In occasione della visita del presidente Yamamoto e della partenza della seconda fase di kosen-­‐rufu, il capitolo Kawaharajo ha iniziato la sua lotta appassionata per dare prova concreta del fatto che la Gakkai è la più grande delle religioni. Io stesso sono deciso a pregare il Gohonzon per la felicità di tutti i membri del capitolo, a non indietreggiare davanti alle tempeste dei tre ostacoli e quattro demoni e a tenere sempre alto il vessillo della confutazione degli errori, rivelando la correttezza della Soka Gakkai!». Shin’ichi intercalò dicendo: «Straordinario… Impegnati!». Nishizaka raccontò che i membri del capitolo, che in passato soffrivano a causa di povertà e malattia, erano riusciti a dare prova concreta manifestando benefici nelle loro vite, e che queste esperienze venivano condivise negli zadankai in un’atmosfera allegra. Poi annunciò i motti del capitolo realizzati in occasione della nuova partenza: “Se stiamo soffrendo chiediamo consigli nella fede”. “Piuttosto che lamentarci, recitiamo Daimoku”. “Piuttosto che preoccuparci, mettiamo in pratica il Buddismo”. Facendo di questi motti le nostre linee guida, siamo decisi a incoraggiare tutti i membri e a promuovere dialoghi sul Buddismo». Shin’ichi desiderava che ogni capitolo, facendo emergere le proprie peculiarità, portasse avanti con determinazione le attività in un’atmosfera allegra, perché tutto ciò diviene la forza motrice di un ulteriore balzo in avanti. Puntata 63 Katsuo Nishizaka concluse il suo discorso con ancor più energia: «L’anno scorso il maestro Yamamoto ha dedicato questa poesia ai compagni di fede di Nara: “Non temete; / tenendo alto il vessillo / della Legge mistica / colmo di benefici / Nara sarà -­‐
maestosa”. Finché avrò forza continuerò ad avanzare come le parole di questa poesia!». Era serio e pieno di determinazione. Shin’ichi era felice dell’entusiasmo del nuovo responsabile di capitolo e desiderava donargli qualcosa, ma non c’era più niente. Vide davanti al Gohonzon una forma di mochi (dolce tradizionale) di cinquanta centimetri di diametro, e disse: «Regaliamogli quello». Ci fu un applauso. Shin’ichi cercò di sollevare il mochi con tutta la base su cui era sistemato, pesava più di venti chili. Tokumitsu Okimoto, responsabile di prefettura, allungò le braccia nell’intento di aiutarlo, ma Shin’ichi lo portò da solo. Il suo vestito si imbiancò a causa della farina del mochi, ma non se ne curò e consegnò il dono dicendo: «Mi affido a te!». Le gambe di Nishizaka barcollarono un po’ nel prendere il mochi. Attraverso il comportamento di Shin’ichi gli sembrò di sentire la voce del maestro che spiegava come dovrebbe comportarsi un leader: «Non ti appoggiare agli altri. Non evitare di sporcarti le mani. Fai tesoro dei compagni di fede e incoraggiali. Perché siamo responsabili della Gakkai!». Okimoto fu scosso dall’emozione. Poi fu la volta della guida di Shin’ichi. Egli iniziò il suo discorso partendo dalle “linee tagliafuoco” che erano state appena realizzate, il 15 gennaio. «Ogni anno vengono realizzate le “linee tagliafuoco”, ma poi a primavera le piante e l’erba tornano a crescere. Questo perché, anche se le piante vengono bruciate, rimangono le radici; le ceneri diventano concime e ciò fa sì che possano rinascere. La vita è uguale. Coloro che hanno radici solide, sicuramente riusciranno a prosperare, qualsiasi cosa accada. Le radici sono la fede. Rendendo robuste e forti le nostre radici riusciremo ad accumulare fortuna, così la prosperità sarà eterna, non solo per noi stessi ma anche per la nostra famiglia e per i posteri». 34 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 26 – Capitolo III – Leader Coraggiosi
Puntata 64 Shin’ichi Yamamoto continuò a parlare osservando ogni partecipante: «Non c’è alcun dubbio che in una zona dove l’organizzazione viene costruita in itai doshin e le “radici della fede” si sviluppano in profondità, anche se si venisse bruciati dal fuoco dei tre ostacoli e quattro demoni, come le piante e l’erba di montagna, si rinascerà rigogliosi. Nella vita ci attendono varie sfide. È importante avere una forte convinzione, tale che possiamo affermare: “Finché avremo le radici, anche se venisse bruciato tutto, potremo rinascere!”. Mantenendo fiducia in voi stessi, senza vacillare, continuate a sviluppare le radici della fede nella vostra vita e le radici di kosen-­‐rufu nelle vostre rispettive zone». Proseguì citando un passo del Gosho che dice: «Finché kosen-­‐rufu non sarà realizzato, propagate la Legge al massimo delle vostre capacità, senza risparmiare la vostra vita» (GZ, 1618; Il Buddismo della gente, IBISG, pag. 109) e affermò che nella propagazione si trova la missione e lo spirito della Soka Gakkai. Era convinto che, con l’occasione del nuovo sistema dei capitoli della seconda fase di kosen-­‐rufu, si potesse far ardere ovunque lo spirito di shakubuku. Questo spirito è il cuore compassionevole di insegnare agli amici, ai conoscenti e a tutti coloro con cui abbiamo un legame, la strada verso una felicità indistruttibile, per vincere sulle sofferenze. È il coraggio di non spaventarsi di fronte a niente e di affermare fino alla fine la giustezza del Buddismo. È la passione di forgiare, ricercare ed elevare la propria vita, mirando alla rivoluzione umana e al conseguimento della Buddità in questa esistenza. Le attività della Gakkai sono di vario tipo: la propagazione, le riunioni di discussione, lo studio del Buddismo, la promozione degli abbonamenti alle riviste e così via. Ma qualunque sia l’attività, l’obiettivo rimane realizzare kosen-­‐rufu, e la sua forza motrice sarà sempre lo spirito di shakubuku; altrimenti l’attività cadrà nell’inerzia e finirà per girare a vuoto. Solo con un forte desiderio di trasmettere il Buddismo a coloro che ci circondano affinché possano diventare felici, riusciremo a impegnarci con gioia nell’attività con tutto il cuore. In questo modo ogni relazione che stringiamo con le persone si trasforma naturalmente in un legame con il Buddismo. Tutte le attività sono la pratica dei bodhisattva in quanto inviati del Budda e hanno come obiettivo kosen-­‐rufu e l’adozione dell’insegnamento corretto per la pace nel paese. Ardere del desiderio di propagare la Legge non è altro che l’essenza dei Bodhisattva della Terra. Puntata 65 Shin’ichi Yamamoto desiderava che i responsabili di capitolo delle quattro Divisioni, leader coraggiosi di kosen-­‐rufu, guidassero le attività con il suo stesso spirito di shakubuku. Colmo di aspettative e amorevole compassione continuò il suo discorso: «Poco fa abbiamo sentito il discorso della responsabile di capitolo donne che da molti anni si sta dedicando all’attività di distribuzione del quotidiano Seikyo in un’area montuosa. Ascoltandola non posso fare a meno di provare tanta gratitudine. Desidero esprimere la mia più profonda riconoscenza a chi si occupa di consegnare il giornale nelle zone dove nevica copiosamente e a tutti coloro che si stanno impegnando in questa attività». Tre giorni prima, il 22 gennaio, l’arcipelago giapponese era stato investito da una bassa pressione. Nella vasta zona dell’isola di Hokkaido la neve aveva raggiunto subito gli ottantotto centimetri, la prima forte nevicata registrata da quando avevano installato le stazioni climatiche. Ci fu maltempo principalmente nel nord del Giappone. Quel giorno Shin’ichi, che si trovava presso il Training Center di Shikoku, a Kagawa, profondamente preoccupato, pensava: «Chissà che situazioni difficili stanno affrontando i nostri membri che distribuiscono il giornale» e pregò davanti al Gohonzon per la loro incolumità. Alla riunione dei responsabili a Nara, egli volle parlare anche della missione del quotidiano Seikyo: «Sul giornale Seikyo vengono pubblicati articoli con spiegazioni chiare sulla filosofia del Buddismo e su kosen-­‐rufu, oltre alle guide nella fede e alle spiegazioni della dottrina buddista. È un giornale veramente importante, da leggere per approfondire la visione della propria esistenza e in generale dell’universo, per poter concretizzare i princìpi del Buddismo nella vita quotidiana. È anche una guida per mettere in pratica gli insegnamenti di Nichiren Daishonin. Potremmo definirlo come una bussola preziosa lungo il cammino della vita. Questo quotidiano viene distribuito dagli “eroi senza corona” che ogni giorno, la mattina presto, col vento gelido e con la neve continuano impavidi a consegnarlo. Desidero lodarli esprimendo loro il massimo rispetto e gratitudine». Seguì un lungo applauso. Con convinzione disse: «Non accadrà mai che coloro che si stanno sforzando più degli altri per kosen-­‐rufu rimangano infelici. Essi sicuramente diverranno persone ricche, dotate di immensa fortuna. Bisogna osservare le cose a lungo termine. La legge di causa ed effetto del Buddismo assolutamente non mente!». 35 Sezione – Nuova Rivoluzione Umana
Volume 25 – Capitolo IV – Castello di Persone di Valore
Puntata 66 Un vero buddista è convinto di essere originariamente un Budda e crede che tutti gli esseri umani siano Budda. È una persona che fa della legge di causalità della vita rivelata dal Buddismo il proprio credo. Di conseguenza questa persona non si lascerà spaventare da niente, rispetterà le persone, porterà avanti con gioia i suoi sforzi e brillerà, poiché la fede si manifesta nel carattere individuale. Shin’ichi Yamamoto continuò a esprimere profonda gratitudine verso coloro che distribuiscono il Seikyo Shimbun: «So bene quanto sforzo richieda distribuire un quotidiano. Fra voi ci sono madri di famiglia oppure impiegati che lo fanno prima di entrare in ufficio. Non solo, ci sono dirigenti delle aziende più affermate o mogli di professori. Insomma è una galassia di innumerevoli persone di valore. Esorto tutti noi a rispettare sempre queste persone di ogni età che si stanno dedicando sinceramente a kosen-­‐rufu mettendosi al servizio degli amici della Legge». Rivolgendo uno sguardo severo ai vice presidenti e ai responsabili di prefettura, Shin’ichi disse: «I responsabili devono pregare per l’incolumità e la salute dei membri, rispettandoli in quanto Budda e meravigliosi compagni di fede, altrimenti finiranno col diventare arroganti. Non dovete assolutamente dare per scontata l’attività degli altri. Il Buddismo in Giappone è sorto a Nara ma alla fine, a causa dell’autoritarismo del clero, è andato perso lo spirito originale. Non dobbiamo assolutamente ripercorrere quella strada. Desidero ribadire questo affinché la Gakkai possa continuare a svilupparsi per sempre come organizzazione buddista della gente». La Soka Gakkai è nata in mezzo alla gente e fino a oggi ha portato avanti l’epopea della vittoria delle persone comuni. Non è una religione che è stata protetta dallo stato, né si è mai sottomessa a esso. È una religione per la gente e per l’intera umanità. Si è sviluppata su scala mondiale poiché è basata sull’umanesimo che attribuisce il massimo valore all’essere umano, senza sottomettersi al potere e all’autorità. Puntata 67 Shin’ichi Yamamoto, sorridendo ai presenti, iniziò a parlare con vitalità: «Vinciamo! Facendo appello a tutto il nostro coraggio sfidiamoci e vinciamo su noi stessi. Tutto ciò costituisce la vittoria della nostra vita, della nostra famiglia e di kosen-­‐rufu. Andiamo avanti insieme e realizziamo una storia di vittorie straordinarie. Noi siamo nati per diventare felici e per realizzare kosen-­‐rufu! La strada diretta verso la felicità si trova nell’adempiere con coraggio alla propria missione in questa esistenza. In questo c’è gioia, pulsa la vita e si realizza la rivoluzione della propria condizione vitale. Concludo il mio discorso pregando per l’ulteriore sviluppo della Soka Gakkai nella prefettura di Nara e per la felicità di tutti i compagni di fede. Che ne dite di fare un banzai? [equivalente al nostro urrà, n.d.r.]. Dedichiamo questo banzai alla salute, longevità e vittoria di tutti voi, alla prosperità delle vostre famiglie e al grande sviluppo della Soka Gakkai». Il responsabile di prefettura Tokumitsu Okimoto prese la parola al microfono con voce energica: «Banzai… Banzai… Banzai!». Le voci di tutti riecheggiarono all’unisono nel Centro culturale di Asuka. Era il ruggito dei leader coraggiosi che promettevano di vincere nella vita e nel movimento di kosen-­‐rufu. Dopo aver incoraggiato i presenti suonando il pianoforte, Shin’ichi si diresse verso la sala al secondo piano. Le persone che non erano riuscite a entrare nella sala principale erano state accolte lì e avevano seguito la riunione via audio. «Vi ringrazio per il vostro impegno. Sono venuto per incontrarvi di persona. Il Centro culturale di Asuka è stato completato in modo magnifico. È un Centro meraviglioso. Ma gli edifici sono comunque degli oggetti. Non hanno un’anima. Poiché costruite nelle vostre vite il “castello dei sovrani della fede” e il “castello di maestro e discepolo di kosen-­‐rufu”, siete voi che infondete un’anima a questo Centro culturale. In altre parole, si tratta di costruire ognuno la propria storia di vittorie, tanto da poter affermare in modo solenne: “Io ho lottato in questo modo e infine ho vinto. Ho aperto la gloriosa strada di kosen-­‐
rufu!”. Alziamoci e prendiamo l’iniziativa. Noi siamo leoni!». Il ruggito di Shin’ichi risvegliò lo spirito combattivo dei leader coraggiosi nel gelido inverno di Asuka. 36