download - Diocesi di Parma

Gli appuntamenti in
preparazione dell’arrivo
delle sue spoglie mortali
nella nostra
Cattedrale.
Il quadro del nostro
Appennino. La visita
e il sostegno del Vescovo
alla comunità di
Pietta.
L’invito a partecipare alla
veglia di preghiera dei
fidanzati, che si terrà
venerdì 14 febbraio
in Cattedrale.
8-9
5
12
POSTE ITALIANE S.P.A. • SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE • D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB PARMA
euro 1,65
anno XCV
EDIZIONE
ONLINE
DIOCESI DI PARMA
5
7 F E B BR A I O 2 0 1 4
Un triste
primato
avvero la crisi sta esplodendo in tutti i
suoi aspetti. Se a tener banco è quella
economica, per le conseguenze gravi
che stanno investendo tante persone e famiglie, non mancano altri aspetti, che
preoccupano e che si moltiplicano come gli
schizzi che partono da una pentola in ebollizione. Notizie che sembrano anche aver
perso il potere di stupirci, come fossimo ormai rassegnati e abituati sempre al peggio.
E’ dei giorni scorsi un altro triste primato
che il nostro Paese sembra aver raggiunto e
accumulato insieme ad altri trofei: quello
della corruzione e del clientelismo. Dai dati del rapporto dell’Unione Europea emerge
che “la corruzione è una tassa occulta che
trasforma risorse pubbliche, destinate a servizi e opere, in profitti illeciti”. Ed è stata anche quantificata questa “tassa” che noi stiamo pagando: come se fossimo obbligati a
versare mille euro l’anno nelle casse del malaffare e della illegalità. Incentivando e quasi “legalizzando” questo furto collettivo. Un
“sistema” e non episodi isolati. Dove il “di
che ti mando io” non nasce da una presa in
carico reale e disinteressata di una situazione, ma è un modo per ottenere altri favori, a
livello economico o lavorativo. Col risultato
di accaparrarsi qualcosa a livello individuale, ma di abbassare la qualità dei servizi
pubblici e di aumentare il degrado. Tanto,
così fanno tutti. E sull’esistenza di isole felici, ormai, ci siamo disillusi. In un’assuefazione che non fa più cogliere la negatività e
lo stridore di questa prassi. C’è chi parla di
atteggiamento schizofrenico, che da una
parte porta ad accettare e a convivere con
questo sistema di corruzione, quasi fosse
naturale comportarsi così; dall’altra si reagisce (ma con la pancia) quando esplode lo
scandalo x... Ma giusto il tempo di un telegiornale.
Il problema non sta solo nell’esistenza e
quindi nell’osservanza di regole e leggi, che
certamente vanno poste e fatte rispettare,
ma è prima di tutto e fondamentalmente un
problema etico; di una corruzione che prima di tutto è interiore. Di un cuore malato,
che deve essere curato. E la cura, per essere
efficace, deve partire da una diagnosi, fatta
con competenza e realismo. Minimizzare
serve solo a peggiorare la situazione, col rischio di renderla inguaribile. E la medicina,
anche qui l’esperienza ci insegna, è sempre
un po’ amara.
Maria Cecilia Scaffardi
D
AGENZIA PARMA SANTA BRIGIDA
Agente Generale:
CAVARRETTA DOTT. GAETANO
Borgo XX Marzo, 18/d - Parma
Tel. 0521.289580 - Fax 0521.200467
E mail: [email protected]
AGENZIA CERTIFICATA SISTEMA
QUALITÀ ISO 9001: 2000
P el le g r i n i
v ers o Ro ma
I L T U O S E T T I M A N A LE
O GN I V EN ER DÌ
IN PARROCCHIA
E O N L I NE
www.diocesi.parma.it/vitanuova
Nel triennio dedicato al “credere”, la
diocesi si recherà nel prossimo maggio
alla Sede di Pietro per fare la professione
di fede. L’invito del Vescovo Enrico.
13
9 771825 290006
San Valentino
40005
Frana
ISSN 1825-2907
Don Bosco
FEDE E CARITÀ: «ANCHE NOI DOBBIAMO DARE LA VITA PER I FRATELLI»
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
PER LA XXII GIORNATA MONDIALE
DEL MALATO 2014
C
Educazione
don Massimo Massironi *
2
parlando di...
voci
ari fratelli e sorelle,
In occasione della XXII Giornata
Mondiale del Malato, che quest’anno
ha come tema Fede e carità: «Anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1 Gv 3,16),
mi rivolgo in modo particolare alle persone
ammalate e a tutti coloro che prestano loro
assistenza e cura. La Chiesa riconosce in voi,
cari ammalati, una speciale presenza di Cristo sofferente. E’ così: accanto, anzi, dentro la
nostra sofferenza c’è quella di Gesù, che ne
porta insieme a noi il peso e ne rivela il senso. Quando il Figlio di Dio è salito sulla croce ha distrutto la solitudine della sofferenza
e ne ha illuminato l’oscurità. Siamo posti in
tal modo dinanzi al mistero dell’amore di Dio
per noi, che ci infonde speranza e coraggio:
speranza, perché nel disegno d’amore di Dio
anche la notte del dolore si apre alla luce pasquale; e coraggio, per affrontare ogni avversità in sua compagnia, uniti a Lui.
Il Figlio di Dio fatto uomo non ha tolto dall’esperienza umana la malattia e la sofferenza, ma, assumendole in sé, le ha trasformate
e ridimensionate. Ridimensionate, perché
non hanno più l’ultima parola, che invece è
la vita nuova in pienezza; trasformate, perché in unione a Cristo da negative possono
diventare positive. Gesù è la via, e con il suo
Spirito possiamo seguirlo. Come il Padre ha
donato il Figlio per amore, e il Figlio ha do-
nato se stesso per lo stesso amore, anche noi
possiamo amare gli altri come Dio ha amato
noi, dando la vita per i fratelli. La fede nel Dio
buono diventa bontà, la fede nel Cristo Crocifisso diventa forza di amare fino alla fine e
anche i nemici. La prova della fede autentica in Cristo è il dono di sé, il diffondersi dell’amore per il prossimo, specialmente per chi
non lo merita, per chi soffre, per chi è emar-
L’Educazione è un ambiente
educativo e di fede
L’educazione è un ambiente e una fede; per meno di questo essa rischierebbe si essere solo una prestazione
genitoriale, scolastico-sociale o assistenziale! Perché sia in essere l’educazione, deve avvenire in un ambiente
che sia accogliente per tutti: “deve essere come una casa che accoglie”. E
questo luogo educativo deve essere
bello e ordinato in cui si va volentieri;
con strutture ben curate e luoghi diversi per tutti e che possono offrire tante opportunità. Ma soprattutto l’ambiente educativo deve essere un luogo
dove ciascuno è considerato come un
valore perché in ognuno di noi Dio è
presente: ogni nostra storia è terra di
Dio. L’ambiente educativo, poi, diventa formativo e di fede se c’è un gruppo
di persone che accoglie in modo amicale ma educativo: cioè come amici ma
in uno stile di rapporti e di rispetto per
le cose e le persone; in rapporti di cordialità e di coinvolgimento. Da ultimo
l’ambiente è educativo se è terreno di
proposte alte ed impegnative: infatti
non c’è educazione e cammino di fede
dove mancano proposte di vario tipo e
a vari livelli: spirituale, catechisticoformativo, musicale, sportivo, teatrale e
di volontariato.
L’educazione passa, inoltre, dove esiste una fede: “l’educazione integrale
è esigenza di avere una comunità che
ginato.
In forza del Battesimo e della
Confermazione siamo chiamati a conformarci a Cristo,
Buon Samaritano di tutti i sofferenti. «In questo abbiamo
conosciuto l’amore; nel fatto
che egli ha dato la sua vita per
noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1
Gv 3,16). Quando ci accostiamo con tenerezza a coloro che
sono bisognosi di cure, portiamo la speranza e il sorriso
di Dio nelle contraddizioni
del mondo. Quando la dedizione generosa verso gli altri
diventa lo stile delle nostre
azioni, facciamo spazio al
Cuore di Cristo e ne siamo riscaldati, offrendo così il nostro contributo all’avvento del
Regno di Dio.
Per crescere nella tenerezza,
nella carità rispettosa e delicata, noi abbiamo un modello cristiano a cui dirigere con
sicurezza lo sguardo. È la Madre di Gesù e Madre nostra,
attenta alla voce di Dio e ai bisogni e difficoltà dei suoi figli. Maria, spinta dalla divina
misericordia che in lei si fa carne, dimentica
se stessa e si incammina in fretta dalla Galilea alla Giudea per incontrare e aiutare la cugina Elisabetta; intercede presso il suo Figlio
alle nozze di Cana, quando vede che viene a
mancare il vino della festa; porta nel suo
cuore, lungo il pellegrinaggio della vita, le pa-
role del vecchio Simeone che le preannunciano una spada che trafiggerà la sua anima,
e con fortezza rimane ai piedi della Croce di
Gesù. Lei sa come si fa questa strada e per
questo è la Madre di tutti i malati e i sofferenti. Possiamo ricorrere fiduciosi a lei con
filiale devozione, sicuri che ci assisterà, ci sosterrà e non ci abbandonerà. È la Madre del
Crocifisso Risorto: rimane accanto alle nostre croci e ci accompagna nel cammino verso la risurrezione e la vita piena.
San Giovanni, il discepolo che stava con Maria ai piedi della Croce, ci fa risalire alle sorgenti della fede e della carità, al cuore di Dio
che «è amore» (1 Gv 4,8.16), e ci ricorda che
non possiamo amare Dio se non amiamo i
fratelli. Chi sta sotto la Croce con Maria, impara ad amare come Gesù. La Croce «è la
certezza dell’amore fedele di Dio per noi. Un
amore così grande che entra nel nostro peccato e lo perdona, entra nella nostra sofferenza e ci dona la forza per portarla, entra
anche nella morte per vincerla e salvarci…La
Croce di Cristo invita anche a lasciarci contagiare da questo amore, ci insegna a guardare sempre l’altro con misericordia e amore, soprattutto chi soffre, chi ha bisogno di
aiuto» (Via Crucis con i giovani, Rio de Janeiro, 26 luglio 2013).
Affido questa XXII Giornata Mondiale del
Malato all’intercessione di Maria, affinché
aiuti le persone ammalate a vivere la propria
sofferenza in comunione con Gesù Cristo, e
sostenga coloro che se ne prendono cura. A
tutti, malati, operatori sanitari e volontari,
imparto di cuore la Benedizione Apostolica.
FRANCESCO
evangelizzi e avvii al senso e ai valori della vita”. L’educazione deve essere un evento che si qualifica per i valori umani e cristiani che vive e propone.
Essa è, o dovrebbe essere, luogo di testimonianza cristiana: dove i più grandi mostrano con la vita la loro fede,
cioè la loro relazione positiva con il Signore Gesù e i valori alti in cui credono
e di cui vivono! Don Bosco aveva tappezzato Valdocco, il suo Oratorio, con
i disegni della Bibbia e con frasi di Vangelo perché diceva spesso che i ragazzi chiudono gli orecchi alle prediche
ma aprono gli occhi agli esempi della
fede. Lui stesso era un esempio di fede:
una volta ad un ragazzo chiesero quale fosse la cosa più bella e più sacra che
avesse mai visto, la sua risposta fu lapidaria: don Bosco! Lo scopo di un’educazione integrale dei giovani è di conquistare anche le loro anime al Signore!
Così l’educazione diviene una scuola
che avvia al senso della vita: insieme
genitori, nonni ed educatori ci si aiuta
e si aiutano i giovani a condividere i valori importanti della vita. Il cammino
educativo sarà il luogo privilegiato dove si fa esperienza concreta di amore,
pace, lavoro, amicizia vera e di donazione gratuita: questo aiuta giovani e
meno giovani, genitori ed educatori, a
formarsi per la vita e nella vita: non si è
mai finito di imparare e di formarsi in
educazione e nella fede!
* direttore del Centro salesiano San Benedetto
7 FEBBRAIO 2014
PRECISAZIONE
In merito all’articolo “Il suolo? Un bene comune da difendere. Non una risorsa
infinita da sfruttare” pubblicato su Vita Nuova del 10 gennaio a pagina 6, precisiamo che il dott. Nicola Dall’Olio non ha il titolo di “agronomo”, come invece
erroneamente riportato. Ce ne scusiamo con gli interessati.
DIOCESI DI PARMA
«Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini e delle donne di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo,
e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore».
(Gaudium et spes, 1)
Direttrice responsabile: Maria Cecilia Scaffardi • [email protected]
Vice direttore: don Luciano Genovesi
In redazione: Alessandro Ronchini.
Pagina Fedi: Laura Caffagnini.
Fotografie: Laura Caffagnini, Maria Cecilia Scaffardi, Angelo Zema.
Hanno contribuito a questo numero: Agenzia Sir, Ancelle dell’Immacolata, Nando Bonati, Tilla Brizzolara, Andrea Casavecchia, Liliana Castagneti, Famiglia Più,
Renzo Larcher, Massimo Massironi, Missionari Saveriani, Valentino Sani, Aluisi Tosolini, Ufficio Famiglia, Ufficio Liturgico.
Redazione e amministrazione: Parma - Piazza Duomo 1 (Palazzo del Vescovado)
Telefono 0521.230451 - Fax 0521.230629 - Skype: vitanuova-parma
E-mail: [email protected] - [email protected]
Pubblicità e diffusione: William Tedeschi - Cell. 338.4074037
Editrice: Opera Diocesana San Bernardo degli Uberti, via Bodrio 14 - Porporano
(Parma) - Cod Fisc. 80001410341 - P. Iva 00447730342
Iscritto il 15-12-1950 al n. 75 del Registro stampa del Tribunale di Parma. Iscritto al Roc n. 1758. Iscritto al Rea dal 21-1-1997 n. 199562.
Il giornale usufruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250.
Abbonamento annuo (45 numeri): Ordinario 50 € - Sostenitore 75 €
C.C.P. n. 221432 intestato a «Vita Nuova» Parma. Spedizione in abbonamento
postale 45%, art. 2, comma 20/b, L. 662/96. Filiale di Parma.
Stampa: Società Editrice Cremonese - Via delle Industrie 2 - Cremona
Tel. 0372.498248
ASSOCIATO
Federazione Italiana
Settimanali Cattolici
ASSOCIATO
Unione Stampa
Periodica Italiana
Questo numero è stato chiuso in redazione mercoledì 4 febbraio, alle 20.30.
Tiratura: 1.900 copie.
Levostreoperebuone
Ilgiustorisplendecomeluce
Matteo 5,13-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve
che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta
una città che sta sopra un monte, né si accende una
lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché
vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre
vostro che è nei cieli».
“N
Isaia 58,7-10
Così dice il Signore:
«Non consiste forse [il digiuno che voglio]
nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?
Allora la tua luce sorgerà come l’aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
Allora invocherai e il Signore ti risponderà,
implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”.
Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
se aprirai il tuo cuore all’affamato,
se sazierai l’afflitto di cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio».
Salmo 111
Il giusto risplende come luce.
Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso, pietoso e giusto.
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.
Egli non vacillerà in eterno:
eterno sarà il ricordo del giusto.
Cattive notizie non avrà da temere,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore.
Sicuro è il suo cuore, non teme,
egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria.
1a Lettera ai Corinzi 2,1-5
Io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad
annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso.
Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore
e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non
si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza
umana, ma sulla potenza di Dio.
MISERICORDIA
E GIUSTIZIA • Può
essere sale e luce
nel mondo la
comunità di coloro
che hanno
sperimentano su di
sé l’amore e il
perdono di Dio,
vero sole che sorge
per tutti.
“V
oi siete il sale della terra”. Il sale, di per sé, non serve alla terra, anzi la rende sterile. Però qui si vuol dire: “della vita umana sulla terra”. “La prima necessità per la vita dell’uomo è acqua, fuoco, ferro e sale” (Sir 39,26).
Non è certo immaginabile che tutto il mondo si trasformi in sale! Di tutte le simbologie possibili del sale, qui viene presa quella del sal sapientiae. Infatti questo sale può diventare “insipido”, e il verbo greco ha la stessa radice di morós, “stupido, sciocco”. Anche per noi l’“insipiente” si contrappone al “sapiente”,
chi non ha sapore a chi invece ce l’ha. La metafora di Gesù è
tutta giocata su questo paradosso: mentre il sale può insaporire gli altri cibi, nient’altro può insaporire il sale se questo cessa di avere e di dare sapore. Rabbi Jehoshua’ ben Chananjà, alla domanda: “Quando il sale diventa insipido, con che cosa
sarà salato?”, rispondeva: ”Può il sale diventare insipido?”
(Bekhorot 8b). Ma le parole di Gesù, mettendo in conto anche
questa possibilità, acquistano il tono di una messa in guardia.
“Voi siete la luce del mondo”. Dio è luce (Sai 27,1; Gv 1,5), la sua
Torà è luce (Sal 119,105) e il popolo di Israele, che pratica e insegna la Torà, è definito “luce delle genti” nella profezia di Isaia
(42,6; 49,6). Ma questa profezia è stata riletta in chiave messianica e applicata a Gesù non solo dal NT in generale (cf. Lc
2,32; Gv 8,12), ma in particolare dallo stesso Matteo (cf. 4,16: “Il
popolo che sedeva nella tenebra ha visto una grande luce”). Ne
consegue che tutti i discepoli, in quanto compartecipi della vita del Messia, sono anch’essi “luce del mondo”. “Non dice: Voi
siete luci, ma luce, essendo tutti insieme il corpo del Messia,
che è la luce del mondo”. La lucerna è un soggetto si può dire
animato, giacché non è acceso, ma “viene”; già prima di Matteo esso veniva interpretato in senso messianico. L’iscrizione
più comune sulle lucerne bizantine era: “La luce del Messia risplende per tutti”. Il moggio è un contenitore che si usava, tra
l’altro, per spegnere la lampada, e il lucerniere un’asticella alla
quale questa veniva appesa, nel punto più luminoso della casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini: non è un’esibizione di opere pie; questo “davanti” ha il valore: “per tutti”. Interessante il confronto con il commento rabbinico a Gen
1,3: Sia la luce, cioè le opere dei giusti! Opere buone sono infatti, alla lettera, opere belle da vedersi.
don Nando Bonati
LUCNOS
Lucnos (lampada) da cui
lucnia (candeliere); lampada e candeliere formavano
un tutt’uno e hanno avuto
grande importanza nell’ambiente culturale israelitico. E va notato che, solo
qui (LXX), lampada (non
candeliere) ha avuto un
ampio uso simbolico; altrove è rarissimo un uso in
questo senso. La diffusione
di lampada e candeliere e il
loro uso noto a tutti hanno
permesso a Gesù di utilizzare l’evidenza della regola secondo cui, se si vuole
sfruttare in pieno la capacità luminosa di una lampada, bisogna metterla sul
candeliere (e non collocarla sotto il letto o coprirla
con il moggio). In quale
contesto Gesù usa questa
immagine e per dire cosa?
E’ difficile dire, in quanto in
nessun passo se ne dà spiegazione. Si può pensare al
dovere dei discepoli di
esercitare con franchezza il
loro ministero davanti a tutti e di non nascondere a
nessuno il lieto messaggio.
Non è impossibile che essa
si riferisca a Gesù e riveli il
suo significato o descriva il
corso della sua vita. Anche
Lui posto in alto, cioè sulla
croce?! [Kittel – G.L.A.T. –
Vol. VI- Pgg. 873-883]
nelle tenebre, luce!” (Salmo
111,4). Il salmista, iniziando ogni versetto
con una lettera dell’alfabeto,
attesta le positive conseguenze per chi teme YHWH
(1a), cioè per chi lo rispetta,
lo ammira e lo ama, come
discepolo entusiasta dei suoi
comandi (1b): abbondanza
di beni da condividere (3.9),
figlie e figli autorevoli e benedetti (2), beatitudine,
gioia e felicità (1.5), assenza
di timore e incertezza (6-8)
… Non una logica di retribuzione - poiché temo Dio, Egli
mi darà -, ma una cascata di
misericordia, compassione e
giustizia, dono ricevuto da
Colui che è Misericordioso
[Channùn], Compassionevole [Rachùm] e Giusto
[Tzaddìq] (4b). Dalla compassione divina, l’uomo apprende ad avere pietà, ripetendo nella sua vita gli stessi
gesti di perdono e di attenzione verso il debole (5a.9a);
dalla giustizia-generosità
divina, che desidera il bene
per ogni vivente, impara ad
essere giusto (6b), costruendo un tesoro duraturo
(3b.5b.9b), fatto di dono e
condivisione; nella misericordia divina sperimenta la
benedizione, che non mancherà a lui e alla sua famiglia, per divenire benedizione per tutto il paese (5-9).
Nella sua casa, nulla mancherà per rendere continua
la sua generosità (3); sempre
aperte le sue mani, ad elargire e a fare prestiti (5); il suo
cuore, saldo in YHWH (7). I
senza Dio, i disobbedienti
alla sua legge, invidiano il
giusto, sono frementi, ma la
luce divina è per loro fuoco
irresistibile (10). Illuminati
dalla Luce di YHWH, vero
sole che sorge per tutti (4),
possiamo anche noi essere
luce (Mt 5,14.16), incarnando la sua tenerezza verso
forme sempre nuove di povertà: «perché vedano le vostre opere buone e rendano
gloria al Padre vostro che è
nei cieli» (Mt 5,16b).
Parola
V DOMENICA
Tempo ordinario - A
3
Liliana Castagneti
1. Il breve brano rispecchia
un gusto tipicamente orientale di esprimersi; un gusto
che Gesù fa proprio: il gusto
del paradosso. Gesù amava
i paradossi. Il sale che perde
il suo sapore è un paradosso, è addirittura una impossibilità, così come è assurdo
pensare di accendere una
lucerna per metterla, anziché sopra il lucerniere in
modo da illuminare la casa,
sotto il moggio per oscurarla. Matteo, inserendo questi
due paradossi nel contesto
del discorso delle beatitudini, sembra voler dire: la comunità è sale, la comunità è
luce quando ha il sapore
delle beatitudini.
2. Il sale ha senz’altro una
valenza positiva, ma nelle
parole di Gesù possiamo
percepire anche i sensi negativi che il simbolo del sale
comporta. La presenza cristiana nel mondo non può
apparire come un idillio, ma
deve far sentire il suo sapore forte e aspro, il sapore della sua minaccia per l’ordine
falsamente pacifico e buonista del mondo. Il sorriso facile non è mai stato una caratteristica della relazione
con il Dio documentato da
Gesù di Nazareth!! Le parole di Gesù ci invitano a percepire il sapore del salato
«giudizio di Dio» sul mondo.
3. Per Matteo, Gesù viene visto come il sorgere di una
grande luce. Il simbolo della luce – lucerniere ha in sé
un annuncio di grande intensità e interesse. Cerco di
esprimerlo: noi dobbiamo
cercare non la rilevanza,
bensì l’identità. La candela
non si preoccupa di illuminare: semplicemente brucia
e, bruciando, illumina. L’identità non può restare nascosta, anche se non fa nulla per farsi vedere: come il
sale non può non salare, la
luce non può non illuminare. Il problema non è salare
o illuminare, ma essere sale
e luce. Chi cerca la rilevanza
invece dell’identità è come
la rana che si gonfia per diventare bue: con conseguenze prevedibili!!! Nessuno dà ciò che non ha: ciò
che sei parla più forte di ciò
che dici. Se siamo insipidi e
pretendiamo di essere buon
sale facciamo solo dei disastri!
4. E sono passati due mil-
lenni. La storia, il tempo, si
incaricano di verificare dove c’è sale e dove non c’è.
Che ne è dei “mandati” ad
essere luce del mondo?
Quale luce illumina le nostre vite, quale sale sa ancora dar sapore? Qualcosa c’è,
non una città sopra il monte, ma una cosa piccola, una
catacomba, forse; poco sale
saporito rimasto fra quello
insipido e calpestato, un po’
di luce che filtra attraverso
le fessure del moggio. C’è
ancora malgrado tutto, dopo tanti secoli, un piccolo
«resto» di giusti, di giustificati dalla misericordia di
Dio, che rendono la loro povera testimonianza. Questo
resterà, secondo la promessa, fino alla fine dei giorni.
N. B.
7 FEBBRAIO 2014
Parole e giorni
7 FEBBRAIO 2014
4
SETTE, COME GLI ABBONAMENTI A VITA NUOVA! SCEGLI IL TUO!
Ordinario
• 45 numeri al costo
invariato di 50 euro.
Con un risparmio di
oltre il 30% .
Sostenitore • 75 euro e tutta la
nostra gratitudine. In
omaggio l’abbonamento alla versione
online.
Gratuito
Estero
• Per chi è in forte difficoltà economica.
Per maggiori informazioni contattare
la Direzione.
Online
• Con soli 30 euro puoi
leggere e archiviare
Vita Nuova direttamente sul tuo computer.
E con 55 euro hai anche il giornale di carta.
Giovane
• Abbonamento ridotto
a 30 euro per tutti gli
abbonati (rinnovati e
nuovi) nati dopo il 1°
gennaio 1984.
Avvenire
• Per chi sottoscrive
l'abbonamento congiunto a Vita Nuova e
ad Avvenire, sconto di
5 euro sull'abbonamento al settimanale.
• Invio in Europa: 155
euro;
invio in Africa, Asia e
Americhe: 200 euro.
L EGGER E VITA NU OVA OGNI SETT IMANA NON È MAI STATO COSÌ FACILE
IN ABBONAMENTO:
OGNI VENERDì A CASA TUA
Come sempre ci sono diverse modalità:
• Conto corrente Banca Monte Parma - Sede, intestato a
“Opera Diocesana S. Bernardo U. - Gestione Vita
Nuova” - IBAN: IT18P0693012700000000046847
• Conto corrente postale n. 000000221432 - intestato a:
“Vita Nuova settimanale cattolico”.
IBAN: IT67I0760112700000000221432
• Libreria Fiaccadori - Strada al Duomo, 8 - Parma
• presso la portineria della Curia, al PIANO TERRA
del palazzo del Vescovado, in piazza Duomo 1.
Da lunedì a venerdì, dalle 8,30 alle 12,30
IN VENDITA: IN 38 PUNTI DELLA CITTÀ E DELLA DIOCESI
EDICOLA ZANICHELLI
piazza Garibaldi
LIBRERIA FIACCADORI
via Al Duomo 8
S. MARIA DELLA STECCATA SANT’ULDARICO
strada Garibaldi
borgo Felino 2
SACRO CUORE
piazzale Volta 1
OGNISSANTI
strada Bixio 113
SS. STIMMATE
via Sbravati 6
SAN BENEDETTO
piazzale S. Benedetto 3
S. MARIA DELLA PACE
piazzale Pablo 27
MARIA IMMACOLATA
strada Casa Bianca 35
SAN SEPOLCRO
Strada Repubblica 76
SANT’EVASIO
via Colli 12
S. MARIA DEL ROSARIO
via Isola 18
SAN PAOLO
via Grenoble 9
SAN MARCO
via Confalonieri Casati 4
S. GIOVANNI BATTISTA
via Frank 11
S. MICHELE DELL’ARCO
strada Repubblica 99
SAN BARTOLOMEO
borgo Basini 10
SAN LAZZARO
via Emilio Lepido 11
TRASFIGURAZIONE
via Leoncavallo 4
chiesa di CASTELNOVO
chiesa di COLLECCHIO
chiesa di SORBOLO
chiesa di MONTICELLI T.
chiesa di COLORNO
chiesa di FORNOVO
chiesa di LANGHIRANO
chiesa di NEVIANO A.
chiesa di MEDESANO
chiesa di MONCHIO
chiesa di VARANO M.
chiesa di S. MICHELE T.
chiesa di FONTANELLATO
chiesa di TRAVERSETOLO
chiesa di GAIANO
chiesa di SORAGNA
7 GIORNI in10 RIGHE
È SUCCESSO A PARMA E PROVINCIA DAL 29 GENNAIO AL 4 FEBBRAIO
GAETANO NOÈ •
Scelto il nuovo
Comandante della
Polizia Municipale
di Parma. Torinese,
classe 1965, il
nuovo dirigente è
stato scelto tramite
la procedura di
mobilità tra enti, fra
gli otto candidati
ammessi alla
selezione, da una
commissione tecnica
composta da due
dirigenti comunali e
un esperto esterno.
Dal 2006 dirigeva il
corpo di Polizia
Municipale di
Albenga, in Liguria.
“MI PIACE” • “Pollice su” a un commento polemico (verso terzi) di un “amico” di Facebook: indagato, rischia il carcere.
FURTO • Ladri in azione in via Colorno. Hanno smurato e portato via un armadio blindato con tre fucili da caccia.
NEVE • Abbondanti precipitazioni sull’Appennino, con località che hanno raggiunto i 50 cm. Problemi sulla Massese.
BONSU • Confermate anche in appello le condanne per gli ex vigili coinvolti: per tre di loro pene di 5 anni e oltre.
RICORDI • Furto di denaro e gioelli in via Montanara. Nel bottino anche i doni del fidanzato morto della proprietaria.
INVESTITO • 74enne in bicicletta investito di sera da un’auto in viale Rustici. Grave, ma non è in pericolo di vita.
PUGNI • Lite fra due diciottenni all’uscita di scuola. Un terzo interviene, sferra un pugno e mette a terra uno dei due.
LICEO SPORTIVO • “Assalto” virtuale per le iscrizioni al nuovo indirizzo del Bertolucci. Alle 7 già esauriti i 28 posti.
CON SIRINGA • Rapina alla farmacia di via Spezia con un ago sporco. Magro il bottino, di qualche centinaio di euro.
VIAGGIO DELLA MEMORIA • 140 i giovani partiti dalle scuole di Parma e diretti al campo di Mauthausen.
Strade e frazioni monitorate 24 ore su 24. A Cisone la situazione resta grave ma la viabilità è sotto controllo
Frane, il fronte avanza. Sgomberi a Pietta
C
omplici le pigge degli ultimi giorni, non
tendono a diminuire
i danni e le preoccupazioni
per le frane in atto nel nostro Appennino, che anzi
sembrano voler peggiorare
giorno dopo giorno.
In particolare il movimento
della montagna sembra
coinvolgere ampie parti del
territorio del comune di
Tizzano, dove oltre al capolugo, la situazione è drammatica nelle frazioni di Cisone e Pietta.
A Cisone «la situazione è
estremamente grave — ha
spiegato l’assessore provinciale Andrea Fellini —, perché la frana, che prima
spingeva dall’alto e “solle-
CITTÀ
vava” la provinciale Massese, adesso è in fase di trascinamento, cioè sta trascinando verso valle la strada.
In più, la frana si stacca
molto in alto e crea problemi anche alla provinciale 14
di Tizzano. In pratica, il movimento franoso parte in località Cozzo e arriva fino a
Cisone, interessando come
detto non una ma due strade».
La situazione è grave perché se franassero la sp 14 e
la sp 665 Massese, Tizzano e
tutta la parte sud di quella
zona rischierebbero di restare parzialmente isolate.
La situazione è comunque
costantemente monitorata
dai tecnici della Provincia e
della Protezione Civile che
con vari interventi, in particolare di drenaggio acque,
cercano di garantire la continua percorribilità delle
strade.
Drammatica anche la situazione nell’abitato di Pietta.
Nei giorni scorsi si sono riuniti a Tizzano i rappresentanti degli enti coinvolti. Nel
presentare la situazione il
sindaco Amilcare Bodria si
è soffermato proprio sulla
situazione della frazione di
Pietta dove esiste l’elevata
probabilità che la frana di
crollo in atto possa, in tempi brevi, coinvolgere direttamente parte dei fabbricati già resi inagibili e sgomberati, tra i quali quattro case e il piccolo oratorio.
Altra criticità riguarda Tiz-
zano Capoluogo dove alcuni edifici mostrano incrementi significativi di lesioni
sulle strutture portanti.
In località Pietta è in fase di
allestimento un sistema di
monitoraggio direttamente
collegato con i sistemi
informatici di Protezione
Civile locale e regionale.
Anche in località VerzumeGomezza l’abitato fa segnare fessurazioni evidenti che
si sono accentuate da dicembre 2013 ad oggi, anche
se la frana presente non si è
ancora espressa in modo
eclatante.
Visita del Vescovo a Pietta
Mercoledì 5 febbraio il vescovo Enrico Solmi si
è recato in visita a questa comunità per esprimere la vicinanza di tutta la Chiesa di Parma. Ad
accoglierlo, insieme al parroco - don Giandomenico Ferraglia, a don Massimo Fava, alle famiglie, anche il sindaco e le forze dell’ordine.
«Ancora una volta nel giro di un anno — ha
commentato — abbiamo assistito ad una frana
che ha colpito una comunità piccola, ma significativa e orgogliosa della sua identità». Una comunità che si è aiutata reciprocamente anche
nelle tristi situazioni dello sgombero e che spera ancora di poter salvare sia la propria coesione che la propria casa. Monsignor Solmi ha voluto anche esprimere un grazie sentito anche
per le cure riservate alla chiesa, la casa di tutti.
mappe
Il tizzanese la zona più colpita dal movimento della montagna
5
7000 lettori e lettrici, eventi interculturali, ma si teme un ridimensionamento
I primi cinque anni della Biblioteca Alpi
I
cinque anni della Biblioteca internazionale “Ilaria
Alpi” sono stati festeggiati sabato scorso in vicolo delle Asse dai suoi affezionati
frequentatori. Il taglio della
torta — affidato all’assessora
alla Cultura del Comune Laura Ferraris — ha coronato la
giornata iniziata con la presentazione della mostra “Sarajevo, memoria e futuro: la
speranza nei giovani”, è proseguita con il laboratorio “Di
disegno in storie” di Gianluca
Fogliazza, che ha illustrato
fiabe del mondo; infine gli
auguri plurilingue cantati da
una mamma della Comunità
giapponese e dai bambini.
La mostra di Sandro Capatti
(foto sopra) — fotografo professionista, reporter di guerra
nel Darfour e in Somalia, autore di reportage sociali nel
mondo della disabilità e del
disagio — intreccia la memoria dell’assedio più lungo della storia moderna e la voglia
di rinascere dei giovani bosniaci. E’ l’ultima fase di un
progetto nato da un viaggio
con l’associazione Cosmohelp di Faenza tra gli orfanotrofi e i campi profughi
della Bosnia, soprattutto di
Tuzla, documentato nel libro
fotografico Sorrisi strappati
alla guerra, il cui ricavato finanzia le cure di bambini con
gravi patologie causate anche
dalla guerra. L’introduzione è
di Irfanka Pasagic, psichiatra dell’associazione Tuzlanska amica, le cui parole rendono palpabile la sofferenza
delle famiglie bosniache ancora sottoposte agli effetti
bellici.
I tredici, intensi scatti della
mostra aperta fino al 28 febbraio, vanno dall’immenso
cimitero di Kosevo ai giovani
che colorano le vie del centro.
Una Sarajevo da non dimenticare che diverse volte nel XX
anniversario della blokada è
stata ricordata all’“Ilaria Alpi”,
giunta al quinto compleanno.
«Sono stati cinque anni molto
intensi — dice la responsabile Fiorenza Bernardi (nella
foto mentre spegne le candeline) — in cui abbiamo incontrato la città in modo nuovo.
La Biblioteca ha una modalità di fruizione particolarmente partecipata, è stato favorito l’incontro tra persone di
diverse lingue, culture ed età. I
migranti hanno ritrovato testi
del proprio patrimonio culturale e hanno usufruito delle risorse per imparare l’italiano,
gli italiani si sono esercitati
con testi nelle principali lingue straniere». Alla Biblioteca
di vicolo delle Asse — intitolata alla giornalista di origini
parmensi uccisa vent’anni fa
in Somalia con il collega Mi-
ran Hrovatin — si legge principalmente in inglese ma anche in francese, tedesco, spagnolo, russo, albanese, arabo,
giapponese. Il fondo è costituito da 10.000 volumi e una
vasta raccolta multimediale
di audiolibri, documentari e
film di taglio interculturale e
interreligioso; 7.000 i prestiti
l’anno. «Abbiamo superato i
4000 lettori con una media di
otto prestiti a testa, ma c’è anche chi ha superato i 500 prestiti in lingua straniera in 5
anni, soprattutto in inglese.
Abbiamo organizzato letture
bilingue di libri per bambini
in diversi idiomi, tra cui lo
swahili e il filippino. Stiamo
aprendoci ai Paesi e alle loro
lingue, e notiamo interesse».
La biblioteca ha trovato nella
città una sua dimensione e
un suo pubblico, andando oltre il servizio del prestito —
comunque specialistico — effettuato da altre biblioteche.
Ha organizzato mostre fotografiche, librarie, ogni anno è
stato dedicato a incontri speciali con un paese ospite: il
Giappone, l’India, la Grecia,
le Filippine. Un interessante
ciclo ha passato in rassegna le
feste religiose del mondo presentandone una per ogni Comunità presente a Parma: Divali per gli induisti, Vesak per
i buddhisti, Pesach per gli
ebrei, Pasqua per i cristiani,
Aid al Adha per i musulmani,
Naw Ruz per i bahà’ì. Il frutto
più succoso dell’“Ilaria Alpi”
è stato l’aver favorito la nascita della Comunità giapponese e della Comunità indiana
che hanno nella Biblioteca un
punto di riferimento.
In vicolo delle Asse ogni primo sabato del mese si tengono letture tratte da storie del
mondo; si organizzano laboratori per le scolaresche, ogni
mese cinque gruppi di lettura
in lingua si incontrano per
commentare un testo scelto il
mese precedente. Uno di
questi è il Mum’s club in cui le
mamme leggono in inglese ai
bambini da 0 a 6 anni. Oltre a
Bernardi, dipendente comunale, la Biblioteca è curata da
giovani «molto preparati e
motivati» di una cooperativa
a cui il Comune ha affidato la
gestione, ora in scadenza. Il
quinto compleanno cade in
un momento in cui si teme
un ridimensionamento della
Biblioteca che, dicono i fruitori, lederebbe la propria specificità. Per sostenerne la
continuità, Luciano Mazzoni, già presidente dell’Istituzione Biblioteche del Comune, ha lanciato sabato la proposta di costituire un circolo
degli amici della Biblioteca
“Ilaria Alpi”. Perché i suoi primi cinque anni siano solo l’inizio di una lunga serie.
Laura Caffagnini
7 FEBBRAIO 2014
In vicolo delle Asse festa con i bambini e foto di Capatti su Sarajevo
L’ASSESSORE AL TAVOLO REGIONALE
PREOCCUPA L’IPOTESI DI 114 ESUBERI
«GIUNTA IMMOBILE». «OPERE PER 34 MIL.»
Smog: Folli, sì alle targhe alterne
PaliItalia,il10tavoloinProvincia Delibere: polemica Pd - Sindaco
L’assessore Gabriele Folli ha partecipato al tavolo in Regione volto a riconsiderare le misure di emergenza attuate fino ad oggi con l’accordo sulla qualità dell’aria. Gli assessori delle città emiliane hanno condiviso l’opinione che le misure attuate in questi anni (stop al giovedì e alcune domeniche) vadano riviste e sostituite da interventi più efficaci.
L’assessore Folli ha proposto la circolazione a targhe alterne ad oltranza fino al rientro nei limiti di legge una volta superato il numero di 7 sforamenti consecutivi, misura questa
che deve essere allargata a tutto il territorio.
«Come Comune — ha spiegato Folli — abbiamo dato il nostro contributo per ridurre le emissioni, con le limitazioni fino agli Euro 4 e la riduzione di un grado del riscaldamento,
misure che poi hanno in parte seguito anche altri comuni
come Bologna e Rimini». Folli ha anche ricordato che con
il protocollo arriveranno su tutto il territorio regionale 20
milioni di Euro per nuovi bus ecologici e che vi saranno anche 2 milioni per l’acquisto di autoveicoli elettrici.
Aumenta la preoccupazione per la crisi dell’azienda Pali Italia spa e per la relativa tenuta occupazionale.
Lunedì 10 febbraio si terrà in Provincia il tavolo istituzionale con tutti gli attori coinvolti e la speranza è di trovare una
soluzione.
«Siamo per il dialogo e la difesa dell’occupazione — ha detto il vicepresidente provinciale Pier Luigi Ferrari —, che è la
nostra bussola, per questo siamo allarmati dalle notizie
emerse dopo l’incontro fra le parti, in particolare sul tema
degli esuberi».
Anche il Comune di Parma si unisce alle altre istituzioni impegnate a favorire il dialogo fra le parti. «Il Comune – ha affermato il sindaco Pizzarotti — è dalla parte dei lavoratori,
a cui devono essere garantiti diritti e futuro. l’ipotesi dei 114
esuberi preoccupa molto il nostro territorio e rappresenta
una scelta da noi per nulla condivisa. Il nostro obiettivo è di
scongiurare questa ipotesi e di mantenere la produzione
nel parmense».
Nuova polemica tra Sindaco e opposizione sull’operato dell’Amministrazione. A iniziare il capogruppo del Pd in Consiglio Comunale, Nicola Dall’Olio, che in una conferenza
stampa, dopo il terzo rinvio del Consiglio per mancanza di
delibere ha accusato la Giunta Pizzarotti di immobilismo, ricordando anche i pochi atti prodotti dalla Giunta e quelli
“dimenticati”.
Non si è fatta attendere la risposta del Primo cittadino, che
ha ricordato come «appena un mese e mezzo fa abbiamo
presentato il piano delle opere pubbliche: 34 milioni di euro per la città che finalmente, dopo anni, arrivano da un
buon lavoro sul bilancio; nel frattempo ci mettiamo a posto
con i pagamenti delle opere costruite ieri, continuando a
destinare fondi su fondi per il sociale: altro che immobilismo. L’unico e vero immobilismo che vedo arriva direttamente dal Governo, che a meno di un mese dalla chiusura
del bilancio di previsione non ci ha ancora garantito i 10
milioni di euro che spettano al Comune di Parma».
Presentatoillibro“Laforzadeglianni”dedicatoallaterzaetàecheintrecciaesperienza,scienzaenarrazione
mappe
Risorsa, inclusione, alleanza: da Sant’Egidio
un’occasione per riflettere sul mondo degli anziani
6
D
opo la liturgia di
ringraziamento,
per i 40 anni di
compagnia e di alleanza
con le persone anziane, sabato scorso la Comunità di
sant’Egidio ha organizzato
presentazione del Libro:
“La forza degli anni”. Un libro curato da diversi autori, una delle quali (...) presente, che intreccia esperienza, scienza e narrazione, Non una sorta di autocelebrazione, come ci ha
tenuto a precisare Alessandro Chiesa, responsabile a
livello locale della comunità. il libro è diventato e
vuole diventare «un’occasione di incontro tra amici
(vedi relatori), a partire anche da prospettiva diverse».
Incontro tra amici, proprio
in un tempo nel quale si è
smarrito il senso dell’amicizia; incontro amicale an-
che quello che nel tempo si
è sviluppato tra i membri
della Comunità di Sant’Egidio e le persone anziane,
incontrate per la strada o
isolate nella torre eburnea
della propria abitazione,
della casa di riposo, vittime
delle proprie paure e di forme di abbandono. L’opera
si presenta come una sorta
di itinerario, che permette
di entrare nel mondo delle
persone anziane, mondo
segnato da diversi paradossi. Diversi i destinatari
di questa pubblicazione:
da una parte gli anziani
stessi, dall’altra la società,
nelle sue varie componenti.
Risorsa, la parola chiave
che Giorgio Campanini,
sociologo e storico, uno dei
relatori, ha condiviso con
una platea composita e colorata. Condizione, questa,
perchè «la vecchiaia sia un
approdo e non un naufragio». E se il nostro tempo
registra un raddoppiamento dell’età media della popolazione, rispetto ai secoli precedenti, questo fatto
positivo rischia però di
connotarsi negativamente.
Perchè chi è avanti con gli
anni deve fare i conti con
una forma di povertà particolare, quella relazionale.
«Problema che si può affrontare a costo zero e che
esige il ripensare il sistema
degli anziani in sinergia».
Una fase della vita, la vecchiaia, ma non inutile —
sottolinea e rilancia Paolo
Andrei, presidente della
Fondazione Cariparma —;
fase che è segnata certa-
mente dalla perdita del
ruolo sociale, anche all’interno della stessa famiglia.
Perdita che contrasta col
bisogno di esistere per gli
altri che tutti ci portiamo
dentro. E se la parola chiave è inclusione, secondo
Andrei, è da intrecciare
con un’altra: servizio, che
richiede discrezione, non
invasività e delicatezza.
Criteri con cui ripensare e
riprogettare i vari servizi,
per rispondere ai bisogni e
alle esigenze di questa fa-
scia così elevata di persone. Non una riflessione sul
pianeta degli anziani, quella portata da Bruno Rossi,
presidente della Fondazione Tommasini, ma il racconto di un’esperienza,
quella di Mario Tommasini, delle sue battaglie e dei
suoi progetti, come quello
di affiancare - in una sorta
di villaggio studiato da hoc
- giovani coppie di sposi
alle persone anziane.
Alleanza è la parola richiamata dal Vescovo monsignor Enrico Solmi. Parola
che attraversa il libro e sintetizza l’esperienza della
Comunità di sant’Egidio.
Parola che il Vescovo ha
riempito di significato attingendo alla Bibbia. A
partire dalla immagine
della città ripristinata nel
bene, descritta nel Libro di
Zaccaria, dove nelle piazze
siedono i vecchi e vi giocano i bambini. Segno di
un’alleanza tra generazioni e di una città, di una civiltà che include e non
esclude, come accade invece oggi. E’ il monito di
papa Francesco, lanciato
proprio durante la Gmg di
Rio, a risuonare nell’auditorium
dell’Assistenza
Pubblica, e a chiedere un
cambiamento: «oggi siamo
in presenza di una prassi di
esclusione dei due poli della vita, i giovani e gli anziani, che sono le promesse
dei popoli». Dall’esclusione
all’alleanza, passando attraverso la cultura dell’incontro, che diventa la rotta
da seguire, per evitare il
naufragio. E’ questa l’indicazione di monsignor Solmi che specifica ulteriormente il termine alleanza,
che «in filigrana fa vedere
la scelta di uscire da sè per
andare incontro all’altro».
Andare gli uni verso gli altri, sentendoci bisognosi e
insieme debitori. Non a caso, il contenuto dell’alleanza — ha sottolineato il Vescovo — richiama sia la
misericordia, da intendersi
non in senso passivo o paternalistico, che la giustizia. Così si costruisce e si
verifica il grado di civiltà di
una società-
“IL VECCHIETTO DOVE LO METTO?”
NON SOLO “VOLONTARIATO”: STORIA DI UN LEGAME FAMILIARE
L’assistenzaallaterzaetà,
I40annidellacomunitàdiSant’Egidio lafamigliaelerisorse
7 FEBBRAIO 2014
«P
ossiamo dire che in
questi 40
anni la Comunità di
Sant’Egidio ha assistito degli anziani? É stata un’organizzazione
di volontariato in favore degli anziani? Non
direi. Vorrei dire piuttosto che, prima di tutto, gli anziani hanno
avuto un posto nella
Comunità. Sono stati
fratelli e sorelle. Si è
stretta in questi 40 anni un’alleanza
tra i giovani, i meno giovani, gli
adulti, gli anziani. Così se qualcuno
ha assistito l’altro nel bisogno, lo ha
fatto perchè lo considerava un fratello e un amico nel bisogno, un familiare anche se aveva un cognome
differente. La storia di questi anni è
stata quella di un legame familiare
con gli anziani». Passaggio, questo,
che, in un qualche modo, riassume
il senso del libro e delle pagine che
lo compongono e che presentano insieme a testimonianze - anche
una sorta di vademecum (sia dal
punto di vista medico, alimentare
che psicologico) da utilzzare per chi
si avvicina alle persone anziane. Un
continente, gli anziani, che sta
emergendo quasi con invadenza e
che occorre esplorare. Nella consapevolezza che il discorso su questa
età è un discorso sulla persona e
sulla vita, perchè va alla radice e ci
interroga su ciò che è essenziale. E
ci fa incontrare/ scontrare sulla situazione di debolezza che appartiene ad ogni età e condizione di vita.
Ma è anche un discorso sulla città e
sulla chiesa, che ci obbliga a chiedere quale convivenza, quale comunità stiamo o vogliamo costruire. Le storie di vita raccontate sono
segnate dall’appartenenza geografica e sociale, quella delle borgate di
Roma. La riflessione, ben articolata, non trascura anche gli aspetti
psicologici e spirituali, propri di
questa età. Non a caso il libro si
chiude con la meditazione di un
salmo, che descrive la parabola della esistenza umana. E proprio in
campo ecclesiale, è bello richiamare come - mentre prendeva forma e
consistenza questa intuizione - stavano nascendo altre forme di accompagnamento e di valorizzazione della persona anziana e inferma.
Per aiutare tutti, gli anziani ma non
solo, a scoprire e a vivere “la forza
degli anni”.
I
l vecchietto dove lo metto? Il ritornello di una canzone
che andava un po’ di anni fa ha tenuto vivo il dibattito, anche nella nostra città, per capire e attuare una politica di
servizi adeguata alle persone anziane, anche a quelle segnate
dalla malattia e dalla non autosufficienza. E se la domiciliarità è stata una scelta che ha caratterizzato e caratterizza il
nostro territorio, non si può non richiamare l’importanza
che questa vada coniugata con i necessari e tempestivi ausilii da destinare alle famiglie che assistono un anziano o un
ammalato cronico.
E che devono essere sostenute. E
quando ciò non è
possibile, sono altre
Case, che devono
però mantenere la
dimensione e la ricchezza tipica della
famiglia, ad aprirsi
e ad accogliere. Offrendo, insieme alla
professionalità,
quell’insieme di cure che la persona e
la sua dignità richiede.
LA PAGINA DELLA FAMIGLIA
Famiglie a cui sta a cuore la famiglia
AssembleadiFamigliaPiù:unimpegnochecontinua
F
amiglia Più ha fatto il
punto nulla sua presenza nella società parmense, con una vivace assemblea che si è in un certo
senso discostata dalle passate consuetudini, situata a tre
livelli: quello culturale, quello propriamente associativo,
quello conviviale. E’ iniziata
infatti con una riflessione a
più voci su un importante libro appena uscito; è proseguita con il bilancio delle attività svolte nel 2013 e di
quelle programmate per il 1
2014; si è conclusa con un
momento di amicizia e di
condivisione.
Elogio dell’ascolto
Il primo momento — quello
propriamente culturale — ha
preso l’avvio della pubblicazione di un recente volume
(“Elogio dell’ascolto di una
società in crisi,” a cura di Dora Ciotta, Franco Angeli, Milano 2013) al quale hanno
collaborato studiosi di diversa estrazione, dalla pedagogista Carla Xodo, ai teologi
Giannino Piana e Carlo Molari, al filosofo Giuseppe Limone, al sociologo Giorgio
Campanini. Proprio a quest’ultimo — stimolato dalle
domande della direttrice del
Consultorio familiare, Federica Ferraroni — è stato affidato il compito di sintetizzare le problematiche affrontate dal libro. In primo luogo è
stata esaminata la crisi dell’autentico e personale
“ascolto’’ (a tutti i livelli, da
quello familiare, a quello scolastico, talora anche a quello
ecclesiale), dovuta all’immenso moltiplicarsi dei mezzi di comunicazione, che da
una parte intensificano a di-
BILANCI • Un
momento
dell’assemblea
annuale
dell’associazione. In
basso: lo stand alla
Cariparma Running
e il convegno che nel
2011 ha fatto il
punto sui 40 anni del
consultorio cattolico
a Parma, gestito da
Famiglia Più.
smisura i contatti e gli incontri (spesso, per altro, soltanto
’’virtuali”) ma dall’altra finiscono per ostacolare l’instaurazione di autentiche relazioni fra le persone; ed in effetti
nel saggio vengono illuminati alcuni punta critici dell’ascolto ed in particolare la
scuola (Xodo) e la famiglia
(Campanini). Si è chiesto il
relatore: «è possibile un rapporto autenticamente educativo ed amicale quando la relazione diventa sempre più
superficiale e banale e la parola diventa soltanto un vuoto chiacchiericcio»?
A partire da queste notazioni
introduttive si è sviluppato
un vivace dibattito, dal quale
è emersa la necessità di operare, a tutti i livelli, un deciso
mutamento di rotta, per dare
spazio a relazioni intense e
profonde.
Nonostante la crisi
E’ seguita poi la parte propriamente
assembleare,
aperta dalla presidente
uscente, Margherita Campanini Nicoli, che ha messo in
evidenza come, malgrado le
ricorrenti difficoltà di bilancio dovute all’attuale contesto economico-sociale che
rendono difficile la vita delle
associazioni di volontariato,
Famiglia Più sia riuscita a
realizzare nel 2013 alcune interessanti iniziative: dagli incontri di formazione, al “Laboratorio famiglia”, alla presenza nelle scuole sul piano
della formazione alla vita e
all’amore. Particolare rilievo
ha avuto, nel settembre del
2013, la larga partecipazione
dell’Associazione alla Cariparma Running.
L’orizzonte del 2014, ha sottolineato la Presidente, appare alquanto problematico,
ma le attività in corso — a
partire dal Consultorio, frequentato da molte persone
che cercano di essere aiutate
alla soluzione dei loro problemi di relazione — saranno potenziate ed augurabilmente continuate. Né mancheranno alcune iniziative
nuove, capaci di attrarre l’attenzione di quella parte della cittadinanza che, anche a
livello ecclesiale, non sempre
conosce e segue le iniziative
dell’associazione. Per fare
qualche numero: nel 2013 ci
sono stati 82 accessi al servizio psicologico e 22 a quello
legale, sono stati 82 i percorsi iniziati nel 2013, una decina continuati dal 2012. per
un totale di 497 colloqui.
In un clima di famiglia
E’ stato eletto il nuovo consiglio direttivo, al cui interno si
è proceduto all’elezione del
nuovo Presidente: è stata
confermata nella carica Margherita Campanini, affiancata da Simona Verderi (vicepresidente)
Il momento conviviale che
ha fatto seguito alle votazioni
ha consentito di continuare
in un clima familiare i discorsi avviati nel corso dell’assemblea e di alimentare
quello stile di vicinanza e di
amicizia che rappresenta la
necessaria base di ogni struttura associativa: con la speranza che il nucleo degli attuali soci possa in futuro irrobustirsi grazie all’apporto di
forze nuove, e soprattutto di
giovani coppie appassionate
della famiglia e preoccupate
del suo futuro.
Amore e
sessualità: non si è
mai troppo anziani
Io e mio marito abbiamo appena festeggiato
le nozze d’oro. All’età di 75 anni siamo ancora innamorati; abbiamo anche rifatto il viaggio di nozze!
Mi chiedo però se sia normale fare ancora
l’amore alla nostra età.
Anna Z.
G
entilissima Anna,
provare desiderio, avere una attività sessuale in età avanzata è assolutamente normale.
La persona anziana ha bisogno di sentirsi amata, percepire attenzione, affetto e a sentirsi oggetto e soggetto di interesse sessuale esattamente come il giovane.
Sono però presenti forti pregiudizi sulla sessualità e addirittura sull’amore (inteso come
relazione d’amore) delle persone anziane; la
società, con i canoni standardizzati di bellezza,
giovanilismo, performance, e i nostri stessi figli e nipoti possono provare stupore, meraviglia o addirittura fastidio, repulsione nel pensare “i nonni” con una vivacità erotica e sentimentale.
Tuttavia anche le più recenti ricerche hanno
dimostrato che una sessualità attiva è presente in un’alta percentuale di persone in età molto avanzata e che quando è presente la qualità
di vita risulta essere più elevata.
Le condizioni che possono facilitare una piena
e soddisfacente vita sessuale (che come in ogni
fase di vita precedente non deve essere sminuita al semplice rapporto penetrativo, ma come importante forma di comunicazione fatta
di seduzione, carezze e baci) possono essere
ricondotte a tre grandi aree: fattori psicologici,
fattori sociali e biologici.
Partendo da questi ultimi è indubbio che la
presenza di patologie più o meno gravi siano
più frequenti in età avanzata, ma se non sono
invalidanti non hanno un impatto rilevante
sulla sessualità. Da un punto di vista fisiologico vi sono alcune modificazioni biochimiche
nell’anziano, si pensi ad esempio alla menopausa, che però non incidono sulla possibilità
di una soddisfacente intimità sessuale sia per
gli uomini che per le donne.
Più importanti invece sono i fattori psicologici
e sociali: l’assenza di depressione, la possibilità di avere un partner, una rete di amicizie, di
avere uno spazio riservato (si pensi alla differenza fra il vivere nella propria abitazione e
quella dei figli o in una casa di riposo) possono facilitare o impedire l’intimità. Ma l’aspetto
certamente più importante per una sessualità
piena e viva fino ad età avanzata è quello di
continuare, per tutto l’arco di vita, ad avere e vivere una soddisfacente sessualità.
L’amore non ha età!
Diego Zatelli
famiglia
Unapresenza articolataesignificativa,iproblemieconomici,l’aperturaanuoviingressi
Una domanda, 5 cent
a cura dell’associazione Famiglia Più onlus - Via Bixio 71, Parma • 0521.234396 • [email protected] •www.famigliapiu.it
7
Sessuologo, consultorio Ucipem di famiglia Più
P
uò darsi che anche intorno a noi
ci siano coppie come
Kay (Meryl Streep) e
Arnold (Tommy Lee
Jones) sposati da 31
anni, due figli che vivono lontani, un lavoro e una routine
che li ha portati ad allontanarsi sempre
più l’uno dall’altra,
tant’è che non dormono neanche insieme. Ma se lui sembra rassegnato e
forse anche contento di questo stato
di cose, non è così per lei. Il matrimonio che vorrebbe avere, ancora dopo
tanti anni, e che forse
non ha mai avuto, è
fatto di complicità,
desiderio, dialogo e
risate, tutti sentimenti seppelliti sotto l’incalzare della televisione e della rassegnazione. Proprio la pubblicità segnala a Kate
la possibilità di una
terapia di coppia con
un sessuologo: detto e fatto, tirandosi
dietro un riluttante marito, i due ci
provano. E’ una commedia e come tale a lieto fine, e a tratti un po’ noiosa,
con qualche caduta di stile, ma ha il
merito di suggerire allo spettatore che
anche ( o forse soprattutto ) il matrimonio va curato, e si può provare a
migliorare, quando le cose non vanno
tanto bene, senza cedere alla rassegnazione: si può allora scoprire che
nella vita insieme sono importanti
non solo le grandi promesse( il si per la
vita) ma anche tutti i piccoli impegni
quotidiani che tengono vivo l’amore e
rendono felici le coppie, a tutte le età
.Un suggerimento:guardatelo quando
i bambini sono a letto, potrebbero fare qualche domanda imbarazzante.
• Il matrimonio che vorrei
Regia di David Frankel, Usa 2012.
7 FEBBRAIO 2014
DVD • ”IL MATRIMONIO CHE VORREI”
Parma e don Giovanni Bosco,
un legame forte e antico
iniziato ben prima della
nascita, nella nostra città, del
Centro salesiano San
Benedetto.
Più volte infatti il fondatore dei
salesiani visitò la città, avendo
modo di parlare coi vari
vescovi che si erano succeduti
per giungere a realizzare una
fondazione salesiana anche a
Parma. Cosa che avverrà nel
1889, un anno dopo la morte.
Due le visite certe, anche se
probabilmente funorono
molte di più. E fu durante
questi soggiorni che incontrò
anche Madre Adorni, parlò a
lungo con lei e ottenne il suo
aiuto e quello delle sorelle per
la nascita della casa salesiana.
Dasubitofuundesideriocomunedelsacerdoteedelladiocesiriuscireafondareuncentrosalesianoincittà
Quelle visite di don Giovanni Bosco a Parma
Duegliarrivicerti:nel1867enel1873,quandoparlòcolvescovoVilla
focus
L’
8
imminente arrivo a
Parma dell’Urna di
S.Giovanni Bosco
nella nostra città ci offre la
ricca opportunità di “rivisitare” un momento significativo
della sua storia religiosa dal
momento che i Salesiani di
don Bosco operano a Parma
da ormai 125 anni spargendo
a larghe mani e con ricchezza
di cuore e di passione educativa a migliaia di nostri ragazzi e a beneficio impagabile di
tutta quanta la città. Ancor
più significativo, quel momento, se si pensa che era
proposito del Capitolo Superiore dei Salesiani di non
aprire casa alcuna nel primo
anno della morte di don Bosco, ma poiché la presenza
dei Salesiani a Parma era già
stata promessa e decretata
dallo stesso don Bosco venuto appositamente nella nostra città per conoscere da vicino l’ambiente e concordare tempi e modalità, Parma
rappresentò un’eccezione
come eccezionale è stato ed
è il contributo dei Salesiani
alla formazione socio-educativo-religiosa di tanti suoi giovani.
Inoltre, l’intervento diretto di
don Bosco, l’interessamento
dei grandi Vescovi Villa e
Miotti, l’aiuto e la sintonia
con figure significative quali
il canonico mons. Ferrari,
Madre Adorni e mons.
Chieppi, stanno a garanzia di
un’origine carismatica segnata di intensi e costruttivi rap-
COME ERAVAMO • Il San Benedetto nel 1889, un anno dopo la morte
di don Bosco. Di fianco al titolo, mons. Villa; sotto, mons. Miotti.
porti con la Chiesa di Parma.
Dunque don Bosco a Parma.
Ma quando? Quante volte?
Non vi sono sempre date e
cronache precise, ma qualche lettera, scritti dei Vescovi
interessati e diverse testimonianze bastano per avere
informazioni più che attendibili.
Don Bosco, dunque, nel corso dei suoi continui e numerosi viaggi per l’Italia, ebbe
occasione di venire a Parma
una prima volta nel settembre 1867 (molto probabilmente il 18) per chiedere innanzitutto al Vescovo, il cappuccino Felice Cantimorri,
commendatizie alla Pia società salesiana e per far visita
ad alcune notabili famiglie
della città da Lui conosciute
e che potevano essere di valido aiuto per l’Opera sua. A
Parma don Bosco sapeva dell’esistenza di un discreto
gruppo di cooperatrici salesiane, tra le quali aveva notorietà la contessa Clotilde Cal-
leri di Sala, di nobile famiglia
torinese e sposatasi col conte
Guido Calvi di Parma. La madre sua era benefattrice insigne di don Bosco che spesso
in Torino si recava dalla medesima a domandare aiuti finanziari in momenti particolarmente difficili; aiuti che la
contessa ogni volta concedeva per l’ammirazione che
aveva verso quel grande Educatore della gioventù. Di questo primo viaggio di don Bosco nella nostra città, abbiamo quali uniche testimonianze due lettere scritte dal
conte Calvi e dalla contessa
sua consorte il 25 e 30 settembre 1867. Dice, tra l’altro,
la lettera del conte Calvi ”...ho
saputo che don Bosco, passato da Parma in uno degli
scorsi giorni, ha cercato di
noi che eravamo assenti. Come io ne sono spiacentissimo, così son certo che anche
mia moglie”.
Ben più documentata e testimoniata la seconda visita di
don Bosco a Parma avvenuta
nei giorni 18-20 febbraio 1873
in cui fu ospite, tra l’altro, del
Seminario Maggiore, delle
suore Orsoline e dei Fratelli
delle Scuole Cristiane.
A questa visita occorre, però,
premettere una lettera del
Vescovo Villa, datata 21 ottobre 1872 in cui rinnova a don
Bosco “vivissime preghiere di
non dimenticare Parma e il
suo Vescovo, disposto a fare
il possibile per l’attuazione di
una fondazione Salesiana in
Parma, per iniziativa della
marchesa Marianna Zambeccari Politi.
Accompagnato dal segretario
don Berto, don Bosco arrivò a
Parma nella tarda serata del
18 febbraio 1873 proveniente
da Piacenza. Fu ospite dei
Fratelli delle Scuole Cristiane, nel borgo delle Colonne, e
dormì là vicino, in casa del
canonico mons. Giacomo
Battei. All’indomani don Bosco celebrò la Messa della comunità e pranzò in semina-
rio dove poi narrò ai Superiori e agli alunni un po’ di storia
sugli inizi dell’Oratorio. La sera avanti e gran parte del giorno 20 don Bosco fu col vescovo Villa, assai malandato in
salute. “È tanto il sollievo che
prova nell’intrattenersi con
don Bosco, scrive il segretario don Berto, che ieri mons.
Villa lo volle quasi tutto il
giorno presso di sé, motivo
per cui abbiamo rimandato
la partenza. Aveva deciso di
partire il 19, invece pernottò a
Parma nuovamente e il giorno dopo, insieme col Vescovo, andò a far visita ad un locale al di là del torrente Parma, forse per mettervi un collegio. In quella stessa giornata si recò a visitare anche il
marchese Pallavicino e molti
sacerdoti parmensi vennero
a visitarlo e, se non partissimo, la folla e la calca comincerebbero ad assediarlo non
altrimenti che a Torino”.
La mattina del 20 don Bosco
celebrò dalle Orsoline e tornò
in Seminario donde dopo
aver pranzato, alle 10.30 partì
dalla stazione alla volta di Bologna. Si saprà poi che nella
città di Parma due quartieri
stavano particolarmente a
cuore a mons.Villa e cioè
quelli di Santa Croce e di S.
Benedetto che più degli altri
rigurgitavano di sovversivi e
di miserabili. Dopo questa
sua seconda visita don Bosco
era naturalmente più incline
ad accettare una fondazione
salesiana in Parma, grazie an-
che all’iniziativa della marchesa Zambeccari che si offrì
di far erigere a tutte sue spese
un orfanotrofio sotto la guida
dei Salesiani. L’idea di questa
fondazione fu accettata da
mons. Villa che la curò al
punto da riprenderla in seria
e definitiva considerazione.
Oltre le due già citate visite,
crediamo di poter fondatamente convenire che almeno
un’altra volta egli debba essere, sia pur velocemente, passato da Parma, onde prendere ancora una volta visione
del modo e dei mezzi per fondare il primitivo orfanotrofio
o possibilmente anche una
casa con collegio e parrocchia. Le numerose carte (rinvenute dai biografi) del 187677 relative al progetto di fondazione parmense della marchesa Zambeccari-Politi inducono a ritenere credibile e
affidabile la testimonianza
della Madre Virginia Pizzetti,
delle suore Orsoline; testimonianza resa a don Rastello a
riguardo della terza visita di
don Bosco a Parma nel 1877’78. Una quarta visita pare sarebbe avvenuta nel 1882 e
durante la quale don Bosco
avrebbe incontrato anche
madre Anna Maria Adorni,
ottenendone il di lei aiuto.
Valentino Sani
L’OMELIA DEL VESCOVO PER LA FESTA DEL SANTO FONDATORE DEI SALESIANI
«Sietequi,oggi,perchédonBoscohadettoSì»
7 FEBBRAIO 2014
I
n una Cattedrale ricolma di bambini e ragazzi, accompagnati dai loro insegnanti e
familiari, si è festeggiato san Giovanni
Bosco, preludio che ha introdotto l’arrivo delle sue spoglie mortali. A salutare il Vescovo,
che ha presieduto la celebrazione eucaristica, il direttore del San Benedetto, don Massimo Massironi, che – nel ringraziarlo ha chiesto di «confermarli nella fede, di stimolarli ad
essere carità e di aiutarli a non aver paura
della speranza terrena e di quella del Cielo».
Un grazie ricambiato anche dal Vescovo, per
il servizio ai bambini e ai ragazzi, «servizio di
evangelizzazione , attraverso le vie del sapere
e della conoscenza, che diventa servizio alla
società, per far crescere generazioni di citta-
dini e di persone che operano per il bene comune». Nell’omelia il Vescovo ha fatto risaltare il ruolo dei bambini e dei giovani. Come
ascoltato nella pagina del Vangelo, «Gesù sta-
va volentieri con i bambini e i bambini stavano volentieri con lui» e invita gli adulti a diventare come i bambini «che si fidano di Lui,
gli dicono i loro segreti, si affidano a Lui».
Scorrendo altre pagine del Vangelo, il Vescovo si sofferma poi sulla figura del giovane
che, «troppo legato alle tante cose che aveva,
non ha voluto diventare amico di Gesù e se ne
va via triste». Tristezza che coinvolge anche
gli apostoli, perchè «quando c’è un rifiuto,
tutti diventano più tristi e tutti stiamo peggio». Lo sguardo poi sul modo di agire del Signore, che «si presenta come pastore buono,
che ci dà la vita, ci viene a cercare, ci tende
una mano, ci fa coraggio», ci offre la sua amicizia, in ogni età, per una vita bella. Chiama-
ta che ci rivolge direttamente o tramite altri
testimoni: «Siete qui, oggi, perchè don Bosco
ha detto sì e componete questa bella assemblea». Assemblea di alunni, ex alunni, sacerdoti, suore, figli e figlie di don Bosco, che rende presente don Bosco e costituisce «una pietra viva della Chiesa». Nella situazione attuale, segnata da una forte precarietà a tutti i
livelli, il Vescovo ha auspicato che «ci sia speranza, che nasce dalla certezza che il Signore
ci vuole bene». Di qui l’impegno «a camminare insieme per accompagnare i giovani, che
non sono il domani ma l’oggi della Chiesa.
Vogliamo ascoltarli, accompagnarli, andando insieme a loro e attingendo dal Signore
quello che Lui ha da dirci».
Il legame tra Parma e don
Giovanni Bosco, cementato
per oltre 125 anni dalla
presenza salesiana nel cuore
della città, si rinnoverà e
rafforzerà ancora di più nel
prossimo fine settimana,
quando giungerà in città
l’urna con le sue spoglie.
Visita importante e inserita
nel lungo “pellegrinaggio” che
don Bosco sta compiendo
nelle varie diocesi italiane in
vista del bicentenario della
nascita, che cadrà nel 2015.
Tanti gli appuntamenti
previsti per il 15 e 16 febbraio,
così come gli eventi collaterali
organizzati per prepararci
alla visita e per approfondire
la conoscenza con la figura
del santo di Torino.
Un’occasioneperapprofondirela“conoscenza”eperavvicinarcidipiùemeglio,attraversodilui,alSignore
Il 15 e 16 febbraio “Don Bosco è qui”
ne già sentito parlare visto
che a Parma ci sono i Salesiani del San Benedetto?
Proviamo a darci qualche
breve ed esaustiva risposta.
Perché le Reliquie? Le Reliquie dei Santi sono oggetti
concreti (tangibili) che ci testimoniano la loro presenza
qui sulla terra. Proprio come
noi, essi hanno calcato il nostro pianeta; proprio come
noi, essi non avevano poteri
magici o paranormali. Ciò
che li contraddistingue è la
Fede testimoniata nel corso
della loro esistenza terrena.
I miracoli popolarmente at-
8 E 10 FEBBRAIO: MUSICAL E TAVOLA ROTONDA
Perconoscereeriflettere
D
ue gli appuntamenti che fanno da
cornice e che, in modo diverso,
fanno conoscere ma soprattutto
aiutano a riflettere sul progetto educativo
di don Bosco.
• Sabato 8 febbraio, alle ore 20.45, presso
l’Auditorium del Carmine (Via Duse, 1/A)
lo spettacolo, realizzato dal gruppo giovanile della parrocchia di san Paolo apostolo: un musical sulla vita e sulla missione di
san Giovanni Bosco, con particolare attenzione alla dimensione sociale della sua
opera. Sotto i riflettori, protagonista del
musical: un don Bosco già adulto.
• Lunedì sera, 10 febbraio, alle ore 21,
presso il Centro Congressi Cavagnari (Via
Spezia, 138) invece una tavola rotonda sul
tema: ”Educazione e sport per i giovani”.
Incontro che dà voce e spazio al ”cortile”,
nella prospettiva di don Bosco che chiedeva di essere maestri in cattedra e compagni e amici fuori dalla scuola. In cortile, appunto. In tutti quegli spazi dove i ragazzi, attaverso il gioco, sono spontanei e
rivelano
meglio il
chi sono.
Per questo, in ogni
casa salesiana non
mancano
mai le attività sportive,
che
fanno parte del sistema
educativo
del fondatore.
L’obiettivo della tavola rotonda non è tanto quello di organizzare una conferenza
teorica, ma di far raccontare esperienze
che, in modi e con ruoli diversi, tengano
insieme educazione e sport, facendo
emergere quei valori che lo caratterizzano: onestà, il rispetto delle regole, la fatica dell’allenamento.
tribuiti ai Santi (durante la
loro vita o dopo la loro morte) avvengono esclusivamente per intervento e per
Grazia di Dio. Per questo
motivo la Chiesa riconosce,
autorizza e sostiene la venerazione delle Reliquie dei
Santi: esse non sono paragonabili all’Eucarestia, non
vanno adorate come si adora Dio; sono piuttosto le parti del corpo dei cristiani che
più di tutti hanno realizzato
la vocazione di testimoniare
la Fede. Il culto delle Reliquie si lega dunque alla preghiera di intercessione che
noi rivolgiamo ai Santi, affinché essi - in virtù della loro vicinanza con Dio - si facciano nostri ulteriori “portavoce” presso la Misericordia
di Dio Padre. Non è dunque
la “mummia” di Don Bosco
che andiamo ad adorare, né
ci stringiamo tetramente intorno ad “un morto”: è con
gli occhi della Fede che ci
avviciniamo all’Urna di San
Giovanni Bosco, per farci
aiutare proprio da Lui e dalla sua Fede per arrivare fino
a Dio, presentandogli le nostre fatiche, le nostre richieste, i nostri sogni. Con un
“alleato” come Don Bosco,
siamo certi che dove non arriverà la nostra fiducia in
Dio, Don Bosco ci aiuterà
con la sua!
Perché muovermi, perché
andare davanti all’Urna?
Proprio come accade nell’incontro di Gesù con ciascuno di noi, anche qui è
Don Bosco a fare il primo
passo e a venirci vicino.
La peregrinazione dell’Urna
rappresenta una mano tesa,
un richiamo, uno slancio tipicamente missionario e tipicamente cristiano: in preparazione al Bicentenario
della nascita di Don Bosco
(1815-2015) è proprio lui a
farci il regalo della sua presenza, è lui a muoversi per
primo. Don Bosco viene per
passare un po’ di tempo con
noi, per regalarci un intenso
momento di profondo dialogo con la sua storia e di silenzio per raccontagli la nostra storia. Stare di fronte a
lui ci permetterà di isolarci
per un po’ dal frastuono nel
quale siamo immersi ogni
giorno per accogliere il dono della sua compagnia.
Avviciniamoci con fiducia,
attraverso le celebrazioni, le
preghiere e i momenti di visita silenziosa al Santo; sarà
possibile non solo conoscere meglio la sua vita e la sua
testimonianza, ma anche,
cogliere la Sua passione per
Dio che lo ha portato ad essere attento educatore dei
ragazzi e dei giovani, soprattutto i più poveri. Don Bosco
ci “salva” riaffermando che
non c’è cosa più Santa, utile,
importante che educare i
giovani! Cos’altro aggiungere: possiamo perderci un
momento così importante e
così bello? Io penso e spero
di no!
9
Don Massimo Massironi
Direttore Istituto Salesiano
San Benedetto
«AMATE I BAMBINI, I RAGAZZI, I GIOVANI, PERCHÉ SONO DI DIO»
Cari educatori,vi scrivo...
LeparoledidonBoscoagenitori,insegnanti,catechisti
«M
i rivolgo a voi genitori, insegnanti, catechisti, educatori…
Ricordatevi: l’educazione è co-
sa di cuore!
Amate i bambini, i ragazzi, i giovani!
Amateli perché sono di Dio.
L’amore deve esprimersi nelle parole, nei gesti e persino nell’espressione del volto e degli
occhi.
Credo sia importante allora capire di quale
amore
dobbiamo amarli perché…
Se vivono nel rimprovero, diverranno più
intransigenti
Se vivono nella serenità, diverranno più
equilibrati
Se vivono nell’incoraggiamento, diverranno più intraprendenti
Se vivono nell’apprezzamento, diverranno
più comprensivi
Se vivono nella lealtà, diverranno più giusti
Se vivono nella chiarezza, diverranno più
fiduciosi
Se vivono nell’amicizia,
diverranno veramente amici per il loro
mondo
Se vivono nella fede, diverranno cristiani felici e fieri di esserlo.
Bisogna amare ciò che piace ai giovani
e i giovani ameranno ciò che piace ai loro
educatori!
Ogni giorno, ve lo assicuro, per voi prego.
Vivete felici e il Signore sia con voi tutti, sempre!»
7 FEBBRAIO 2014
“D
on Bosco è Qui”
è una preziosa
occasione per
poter prendere parte in prima persona alla peregrinazione dell’urna di Don Bosco, scoprendo o riscoprendo la figura del Santo torinese, la sua vita, la sua opera
educativa e la forte esperienza spirituale.
L’idea della peregrinazione
nasce dalla volontà di proseguire l’opera del Santo, avvicinandolo simbolicamente ai fedeli: non sono più loro ad andare in pellegrinaggio presso la sua tomba a
Torino, ma sono le sue spoglie ad attraversare paesi, regioni e stati per portare
un’intensa testimonianza di
vita e di gioia.
Così come in vita era il Santo che si scomodava e usciva
per le strade, raggiungendo i
posti di lavoro, i luoghi d’incontro, le case dei ragazzi e
diventava un’esperienza che
rinnovava il cuore, allo stesso modo sabato 15 e domenica 16 febbraio, don Bosco
ci raggiunge nella nostra
città, nella nostra Cattedrale
e nella sua casa salesiana del
San Benedetto. Nel suo viaggio in giro per il mondo,
l’Urna delle Reliquie di Don
Bosco sta per arrivare anche
a Parma. L’evento più straordinario cui potremo partecipare sarà proprio metterci di
fronte a lui, lasciarci stupire
e commuovere. Lasciandoci anche interpellare dalla
sua presenza.
Sì don Bosco è proprio qui! È
un evento grande, è un momento importante non solo
per le tante attività programmate, ma semplicemente per il nostro cuore,
per la nostra diocesi, la nostra città e la nostra provincia. Per sottolineare la preziosità di quest’evento forse
basta dirci che ci capiterà
una volta nella vita (diverse
sono le cose che ci accadono solo una volta lungo l’esistenza terrena, non tutte importanti, non tutte le ricordiamo).
Ci si potrebbe chiedere: perché ho bisogno dei “resti
mortali” di Don Bosco per
“incontrarmi” con lui? Non
posso farlo a casa, magari
leggendo un libro su don
Bosco? Oppure non basta
averlo già conosciuto o aver-
focus
AParmal’urnaconlereliquiedelsantofondatoredeiSalesiani
10
7 FEBBRAIO 2014
«Nonmireggeval’animanelvederperdersitantebellecreaturefatteadimmaginedellostessomioCreatore»
Il carisma e la spiritualità di madre Adorni
Nell’animodellabeataildesideriodiportareGesùachineèpiùlontano
ni più degradanti segnate dalla miseria morale e sociale. Il
carcere femminile, dove inizia ad andare quotidianamente, diventa grazie a lei, un
luogo di rinascita e di salvezza: «Non mi reggeva l’anima
— disse — nel vedere perire
tante anime dopo una redenzione così sovrabbondate, nel
veder perdersi tante belle
creature fatte ad immagine
dello stesso mio Creatore».
Con grande fede e amore accompagna le giovani e le forma nello spirito del Vangelo,
le educa e le accoglie presso
di sé, dandole speranza e
possibilità di una nuova vita.
In lei si congiunge perfettamente ed in modo armonico
l’amore di Dio con l’amore del
prossimo, la donazione a Gesù e la dedizione ai fratelli,
nonostante i tanti e gravosi
doveri familiari di sposa prima, poi vedova e mamma di
sei figli. Permeata dall’amore
di Gesù non può rimanere indifferente verso coloro che
hanno bisogno del suo aiuto
e che si trovano in una situazione vulnerabile ed emarginata. Lo stesso Papa Francesco sottolinea anche oggi l’urgenza di questa sensibilità caritativa. Togliere i sandali davanti alla terra sacra dell’altro
“non per il suo aspetto fisico,
per le sue capacità, per il suo
linguaggio, per la sua mentalità o per le soddisfazioni che
ci può offrire, ma perché è
opera di Dio, sua creatura.
Egli l’ha creata a sua immagine, e riflette qualcosa della
sua gloria. Ogni essere umano è oggetto dell’infinita tenerezza del Signore, ed Egli
stesso abita nella sua vita. Gesù Cristo ha donato il suo sangue prezioso sulla croce per
quella persona. Al di là di
qualsiasi apparenza, ciascuno è immensamente sacro e
merita il nostro affetto e la nostra dedizione”(E.G. 274). Di
conseguenza, quanto più l’altro è maggiormente bisognoso, povero, emarginato, debole, vulnerabile e magari ferito
e sofferente, tanto più merita
il nostro affetto e la nostra dedizione. Collaborare con Gesù a rivestire la persona della
sua bellezza originaria – come ribadisce Madre Adorni –
diventa perciò un’opera di carità, un atto di salvezza, un’opera per cui vale la pena
spendersi «dandosi con tutte
le forze, con gli esempi di una
santa vita, col fervore delle
preghiere e l’efficacia delle
istruzioni, a procurare la conversione di ragazze e di donne, le quali, cadute nei disordini di una vita licenziosa e
tocche dalla grazia di Dio, vogliono risorgere dal peccato[…] e mettersi più facilmente nella via di servire il Signore e di salvarsi».
La Congregazione delle Ancelle dell’Immacolata fondata dalla Beata Anna Maria
Adorni continua nel tempo
l’opera iniziata dalla Madre.
Oltre alle opere di prevenzione e di riabilitazione delle
giovani in pericolo, si cerca di
dare espressione al proprio
carisma nei vari ambiti del
sociale, nel quotidiano e nell’apostolato, sia in Italia che
all’estero. Con lo spirito missionario proprio di Anna Maria Adorni, si cerca di vivere
da discepole per diventare
missionarie. «Il vero missionario, che non smette mai di
essere discepolo – come sottolinea anche Papa Francesco - sa che Gesù cammina
con lui, parla con lui, respira
con lui, lavora con lui. Sente
Gesù vivo insieme con lui nel
mezzo dell’impegno missionario. Se uno non lo scopre
presente nel cuore stesso dell’impresa missionaria, presto
perde l’entusiasmo e smette
di essere sicuro di ciò che trasmette, gli manca la forza e la
passione. E una persona che
non è convinta, entusiasta, sicura, innamorata, non convince nessuno» (EG 266). Essere discepoli e missionari di
Gesù diventa oggi un invito,
un impegno e una sfida per
tutti noi. Portare il Vangelo
ogni giorno alle persone che
incontriamo a casa, al lavoro,
a scuola, con gli amici, fa intravedere oltre ad una grande
umanità, una profonda ricchezza interiore che dona forza e coraggio. Questo stile di
vita era caratteristico di Madre Adorni come lo è di tutti i
santi e il loro operato ci mostra continuamente che soltanto rendendo attuale la presenza di Gesù nel mondo,
possiamo costruire un futuro
luminoso, pieno di speranza.
soprattutto con i giovani,
animando il loro gruppo settimanale nella parrocchia,
oltre che visitando le persone in carcere proprio come
faceva la Beata Madre Adorni.
• Oramai le sorelle
avranno preso dimestichezza con la lingua ed
avranno le loro attività
pastorali e missionarie;
c’è qualche progetto in
particolare che portano
avanti?
Hanno in cantiere due progetti molto importanti: la
realizzazione di un pozzo
d’acqua con cui rifornire la
zona di Kibiko e la costruzione della loro Casa. Purtroppo ad oggi molte case non
sono servite dal sistema idrico. Per questo motivo stiamo
organizzando un mercatino
itinerante nelle parrocchie
di Parma con una serie di oggetti e prodotti artigianali del
Kenya i cui ricavati andranno a finanziare la costruzione del pozzo. La “Casa” verrà
costruita sulle colline di Kibiko, oltre ad ospitare le suore sarà una casa di formazione per ragazze che intendono intraprendere un percorso formativo alla vita religiosa. E’ un posto bellissimo
che domina la vallata ma è
soprattutto un posto “vicino”
ai poveri.
• Secondo voi, vista anche l’esperienza di missione, cosa Madre Adorni direbbe oggi a noi?
Direbbe di non abbattersi di
fronte alle difficoltà e di non
avere paura di testimoniare
l’Amore e la bontà del messaggio cristiano davanti a chi
non ha ancora avuto l’opportunità di conoscerlo.
Sr. Maddalena B.
IL 7 FEBBRAIO
Le Ancelle dell’Immacolata di Parma invitano alla
celebrazione della memoria della Beata Anna Maria Adorni, venerdì 7 febbraio nella parrocchia di
San Paolo (Parma, via
Grenoble).
Alle 18.30 celebrazione
eucaristica; alle 19.30 presentazione de libro “Anna
Maria Adorni. Una santa
per amica” e del docufilm “Anna Maria Adorni
camminando insieme a
te...” dell’autrice e regista
Eddy Lovaglio. Segue momento di fraternità.
chiesa
“N
on è la stessa cosa aver conosciuto Gesù o
non conoscerlo, non è la stessa cosa camminare con Lui o
camminare a tentoni, non è la
stessa cosa poterlo ascoltare
o ignorare la sua Parola, non è
la stessa cosa poterlo contemplare, adorare, riposare in
Lui, o non poterlo fare”. Questa convinzione di papa Francesco (Evangelium Gaudium
266) la avvalorano i santi, le
persone che hanno seguito il
Signore in modo radicale, fino in fondo, e hanno vissuto
la Sua parola. Conoscere Gesù o non conoscerLo non può
lasciarci indifferenti, non può
non cambiare la nostra vita e
conferirne una valenza diversa, costruttiva, particolarmente positiva, che dona speranza. L’incontro con Lui apre
ad un nuovo orizzonte, una
direzione particolare di vita.
Il conoscerLo presuppone
una predisposizione ad aprirsi a Lui, entrare in dialogo con
Lui ed istaurare un rapporto
di amicizia, di comunione, di
amore, di donazione totale di
sé.
L’incontro personale con Gesù sta alla base del cammino
di santificazione di ogni persona. Scoprirsi infinitamente
amati da Qualcuno fa sorgere
nel cuore il desiderio di donarsi, di impegnarsi per il bene dell’altro e a mettersi a servizio dei più bisognosi. Il passo successivo si traduce poi
nel ricercare ed individuare la
strada su cui camminare, tro-
vando il modo più vero ed appropriato in cui spenderci per
condividere la grande ricchezza dell’amore sperimentato e vissuto in prima persona. Questo è il punto di partenza di ogni cristiano e questo è stato il punto di partenza anche del cammino di Madre Adorni.
Guidata dal carisma che lo
sentiva proprio di collaborare
con Gesù a salvare le anime,
intraprende un cammino di
accompagnamento spirituale e formativo nei confronti di
tante ragazze e giovani moralmente deviate, aiutandole
a ritornare sulla buona strada
di una vita pienamente cristiana. La salvezza delle anime – dice la Madre - è la cosa
a Dio più cara e preziosa.
Quindi l’occuparsi nel procurarla è il servizio più degno,
l’onore più grande, l’opera più
accettevole che si possa prestare al Signore; far tornare
un’anima dalla morte della
colpa alla vita della grazia è
cosa molto più accetta al Signore che non risuscitare tutti i morti che sono sotterra.
Tale sensibilità ed impulso
particolarmente materno offre a Madre Adorni uno
sguardo diverso nel vedere le
cose, le persone, gli avvenimenti e la sua chiave di lettura diventa quella del vangelo
di Gesù. Non giudica lì dove
gli altri giudicano e non disprezza coloro che la società
li mette alla periferia, ma accoglie, compatisce, aiuta a
crescere e a guarire. Con cuore di mamma sa vedere oltre
le apparenze e sa cogliere la
grandezza della persona
umana anche nelle situazio-
11
DallamissionedelleAncelleall’incontroconlapopolazionelocale,lalororealtà,ilorobisogni
Racconto di Natale... a Kibiko
N
el 2010 Stefania De
Scisciolo e Antonietta Malandri sono
state con i giovani e i giovanissimi della Parrocchia di
San Paolo nella missione
delle Ancelle dell’Immacolata in Romania per un campo
estivo. Hanno gestito con
Suor Daniela un grest a Coman e Berzunz. Un’esperienza bellissima e in quella
occasione quasi per scherzo
Antonietta disse a Suor Daniela che se fosse andata in
missione in Africa l’avrebbe
seguita. E così è stato...
• Antonietta, tu recentemente sei tornata da
Nairobi dove hanno la
missione le Ancelle e
non è la prima volta che
intraprendi questo lungo viaggio; cosa è che ti
fa ritornare in terra d’Africa?
Ho capito subito che sarei ritornata quando, arrivata il
giorno di Natale per la prima
volta insieme a Cristina, le
Suore, con un sorriso radioso mi hanno presentato i
bambini di Kibiko. E’ stato il
vero Natale.
Non riesci a rimanere insensibile davanti a tanta ingiu-
stizia e alla voglia di riscatto
che percepisci nei bambini e
negli adulti. Il loro entusiasmo e il loro calore sono davvero contagiosi. Non potevo
fermarmi al semplice viaggio, dovevo fare di più e dovevo cercare di trasmettere
ad altri questa mio desiderio.
Anche quest’anno per fortuna ha funzionato e Stefania
è partita con me per Nairobi.
La vita movimentata della
missione, il meraviglioso
rapporto con Suor Daniela,
Suor Dana e Suor Teresa,
hanno contribuito a farmi
sentire a casa. La quotidia-
nità è molto difficile, ma c’è
una grande solidarietà nonostante la povertà, anche il
poco si può condividere e
questo è un grande insegnamento.
• Stefania, per te invece
era la prima volta che
andavi a Nairobi. Che
esperienza hai fatto?
Quando Suor Daniela ci aveva annunciato la sua partenza per la missione del Kenya
mi è balenata subito l’idea
che prima o poi l’avrei raggiunta. Così appena ho saputo che Antonietta si stava
organizzando per il suo secondo Natale a Kibiko ho
cercato di organizzarmi per
unirmi a lei e nel giro di pochi giorni ero a bordo dell’aereo per Nairobi. L’arrivo è
stato subito d’impatto: l’aeroporto, le strade, persino il
“mezzo” che mi ha portato
alla casa delle Ancelle - un’Ape car che loro chiamano
Tuk Tuk – tutto era sgangherato. Credo però che difficilmente scorderò un’accoglienza così affettuosa e calda. Sarà banale, ma anche se
partendo avevo una piccola
presunzione di “dare” e portare loro un po’ di aiuto ma-
teriale, ho realizzato poi che
era comunque niente rispetto a quello che ho ricevuto
dalle suore e da tante persone che ho conosciuto.
• Il carisma di Madre
Adorni, secondo voi,
trova terreno fertile ed
accogliente in Kenya, in
modo particolare a Kibiko dove si trovano le
Ancelle?
Assolutamente sì, si tratta di
una zona molto vasta dove la
popolazione vive spesso in
condizioni di grave disagio e
miseria. In questa società le
donne sono particolarmente
penalizzate, lasciate sole ad
accudire i figli ma senza avere i mezzi per sfamarli, lavarli o tantomeno garantire loro
un’istruzione. Le Ancelle sono una presenza importante
per loro, un punto di riferimento e, pur con tutte le difficoltà a familiarizzare con
un’altra lingua e un’altra cultura, hanno saputo cogliere
subito questa necessità e trasformarla anche in un modo
per portare il Vangelo in
queste famiglie. Un’altra
opera molto preziosa è appunto l’evangelizzazione,
che le suore portano avanti
7 FEBBRAIO 2014
ImpressionidalviaggiodidueanimatricidiSanPaoloinKenya
Alle21inCattedrale,accoltieguidatidalVescovo.Altermineunmomentoconviviale
Il “permesso” nella coppia
Venerdì14laVegliaperfidanzatiegiovanisposi
chiesa
«A
lcune settimane fa ho
detto che per portare
avanti una famiglia è
necessario usare tre parole. Voglio
ripeterlo. Tre parole: permesso,
grazie, scusa. Tre parole chiave!
Chiediamo permesso per non essere invadenti in famiglia. “Posso
fare questo? Ti piace che faccia
questo?”. Diciamo grazie, grazie
per l’amore! Quanti giorni passano senza dire questa parola, grazie! E l’ultima: scusa. Tutti sbagliamo e alle volte qualcuno si offende nella famiglia e nel matrimonio, e alcune volte - io dico - volano i piatti, si dicono parole forti,
ma sentite questo consiglio: non
finire la giornata senza fare la pace. La pace si rifà ogni giorno in famiglia!».
Con queste tre parole, papa Francesco ci indica un modo di porci
in relazione con i nostri famigliari.
Un modo solo apparentemente
semplice perché a volte ce ne dimentichiamo – magari anche per
lungo tempo -, a volte non le consideriamo necessarie, altre volte ci
sembrano addirittura non dovute.
Sono il segno evidente e percepibile della ricerca del bene dell’altro, della sua gioia; del desiderio
di costituire, conservare ed accrescere un rapporto che, pur improntato alla massima confidenza
e condivisione, rispetta sempre
quell’intimità e quella inviolabilità
dell’altro che “non sono e non saranno mai nostri”, che non potremo mai prevaricare, pena il trasformare il nostro amore e il nostro affetto, in possesso e utilitarismo egoistico.
Tre parole comuni e note, ma
12
ugualmente impegnative e da non
banalizzare. Da rivolgere con consapevolezza e non distrattamente.
Da accompagnare con un sorriso,
con uno sguardo di benedizione,
di ammirazione. Da far diventare
segno evidente e percepibile della
volontà e della decisione di impostare la relazione di coppia con il
medesimo stupore e con la medesima meraviglia che hanno caratterizzato i primi incontri, i “brividi
dei cominciamenti” (per usare
un’espressione cara a don Tonino
Bello) del nostro volerci bene e
che possono assicurare alla relazione stessa la gioia della continuità, la bellezza dell’armonia, la
sorpresa della scoperta.
La prima di queste tre parole
(“permesso”) è quella che meglio
delle altre può dare robustezza e
calore al tempo del fidanzamento,
della crescita dell’intimità, del delinearsi del progetto di coppia, del
conoscere la storia dell’altro, le sue
abitudini, i suoi desideri, i suoi
pregi ed anche i suoi difetti.
Un ingresso delicato nella vita dell’altro, proprio col “suo” permesso.
Un permesso, ovviamente, reciproco.
E’ un atteggiamento che anche
Dio si fa scrupolo, per il rispetto
che ha della nostra libertà, di utilizzare con noi. Egli, infatti (nel capitolo 3 dell’Apocalisse) ci dice:
“ecco sto alla porta e busso. Se
qualcuno ascolta la mia voce e mi
apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.”
Quante volte la voce dell’amato,
dell’amata ci ha fatto vibrare il
cuore! Quanti bei ricordi di “indimenticabili cene” di coppia. Noi
vorremmo che tra le voci che ci
fanno vibrare il cuore ci fosse anche quella di Dio, che è il Dio della misericordia, della tenerezza,
della gioia, del perdono, dell’amore.
Il momento di preghiera di venerdì prossimo (14 febbraio - San
Valentino), in Cattedrale, alle ore
21, accolti e guidati dal Vescovo
Enrico, vuole essere un’occasione
per riflettere sul significato
profondo del nostro chiedere permesso di entrare nel cuore e nella
vita della persona che amiamo.
Saranno di aiuto: la Parola di Dio,
la testimonianza di una coppia di
sposi e di una coppia di fidanzati,
la parola del Vescovo, alcuni gesti
simbolici, canti di festa, di gioia, di
ringraziamento. Per poi concludere l’incontro con un momento
conviviale e di festa, in Seminario
Maggiore.
Troviamoci numerosi a far festa ed
a lodare il Dio dell’Amore. Tutti
siamo invitati: fidanzati, giovani
sposi, animatori della pastorale familiare, parroci, religiosi.
Il Vescovo Enrico e noi vi aspettiamo, con gioia!
Ufficio Famiglia
IlVescovonell’omeliaharichiamatoilsignificatononsoloindividuale,macomunitario,diquestavocazione
Profezia nel mondo, pietre vive nella Chiesa
LefamigliereligioseriuniteinCattedraleperlaGiornatadellavitaconsacrata
7 FEBBRAIO 2014
D
omenica scorsa la pioggia
che, proprio nel pomeriggio, si è fatta più insistente,
non ha permesso la tradizionale
processione esterna. Tutta la celebrazione si è quindi svolta all’interno della Cattedrale dove, all’ingresso, sono state benedette le candele:
una luce ricevuta per poi essere ridonata. Attorno all’altare le diverse
famiglie religiose presenti in diocesi. Una Giornata, quella del 2 febbraio, per rendere grazie a Dio per il
dono della vita consacrata, m anche
per riflettere su questo carisma particolare che arricchisce la Chiesa.
Carisma, proprio, specifico, segnato
dalla spiritualità dei fondatori e da
una particolare missione, ma anche
carisma “complessivo” della vita religiosa, come ha richiamato il Vescovo nell’omelia. Consacrazione,
consegna a Dio, «che è e deve rimanere profezia. Perché se si diventa
uguale a tutti, non si capisce più la
chiamata che — non solo — non diventa attraente, ma si fa omologata
ad una mentalità — come quella
odierna —che giustifica tutto di sé,
della propria condizione di vita,
senza distinguersi in nulla». Consegna a Dio che risalta e non soffoca la
propria umanità, che costituisce il
primo annuncio, una “immagine
vera del Signore, secondo quella
sfaccettatura che il carisma meglio
incarna”. Consegna che non viene
fatta solo a livello personale, ma anche come famiglia.
«Anche voi — così monsignor Solmi
rivolgendosi a religiose e religiosi —
come Gesù, non vi presentate da soli, da sole, al tempio, ma con la vostra famiglia, insieme. Chiamati alla fraternità, in una realtà di famiglia che penetra l’esistenza e non re-
sta solo alla superficie senza scendere perché impedita, come una granitica roccia, da una serie di “distinguo”, di incomprensioni, di appelli
alla propria identità e alla realizzazione personale, ragioni anche valide in sé, ma che possono assumere il
carattere di una chiusura al Signore
e di un ritrarsi — di fatto — da una
vocazione, che sembra diventare
stanca. Ragioni, tra l’altro, non diverse da quelle che creano crisi e rotture nelle famiglie, anche in quelle
vicine a noi…». Ancora un grazie,
per «ognuno di voi, per i doni che
siete, per il servizio che offrite». Sot-
tolineando che «della Chiesa siete
pietre vive, insostituibili. Non inserti preziosi e appoggiati dall’esterno,
ma travi essenziali che — anche se
non si vedono subito — danno stabilità, o piloni che — messi dalla
provvidenza — l’hanno salvata e la
salvano da possibili rovine…».
Infine il desiderio di una conoscenza reciproca sempre maggiore; da
parte del Vescovo che, nel partecipare alle gioie e ai dolori delle varie
famiglie religiose, ha espresso il desiderio e la volontà di convertirsi
«ad un’affettuosità non più distratta
dalle tante, troppe cose da fare». Im-
pegno richiesto, con umiltà, anche
ai religiosi, «specialmente di chi arriva nuovo, di conoscere sempre più,
come già fate, questa diletta e povera chiesa di Parma, di vedere la sua
storia, i suoi tentativi pastorali e il
momento che sta vivendo con le scelte che ha fatto. Insieme lo stiamo facendo questo cammino…». Modo,
anche questo, di essere famiglia che
«all’unico all’altare si nutre e, passando dall’unica porta che è Cristo,
esce ad annunciare il Vangelo, in
modo sereno, attrattivo, amabile, come fa una famiglia che si vuole bene».
L’INCONTRO DELLE RELIGIOSE PER FESTEGGIARE GLI ANNIVERSARI DELLE SORELLE DI VARIE CONGREGAZIONI
A 25, 50, 60 anni dalla Professione: anniversari, ricordi e molta gioia
2
Febbraio. Festa dell’Incontro. All’interno di
questo misterioso incontro del Figlio di Dio
col suo popolo, anche le sorelle delle tante
Congregazioni che arricchiscono la nostra Diocesi si sono incontrate per dire “grazie” a quelle fra
loro che festeggiano in questo 2014 i 25, 50, 60 anni di professione religiosa. Sono: suor Ida e suor
Egidia delle Figlie della Croce; suor Teresa, suor
Emilia, suor Anna Maria, suor Caterina, salesiane; suor Marina e suor Rita Luigine; suor Giorgia,
suor Giuseppina, suor Gemma, suor Leonella,
suor Giovanna Piccole Figlie; suor Lucia e suor Teresa saveriane; suor Fiorella orsolina di Maria Immacolata. Non tutte hanno potuto essere presenti, ma l’incontro semplice e familiare, ha fatto risuonare qualche ricordo e soprattutto molta gioia.
Quella che papa Francesco — celebrando nella
mattina del 2 febbraio con i religiosi di Roma la
Festa della Vita consacrata — aveva indicata come
il “sigillo” dell’incontro con Dio e con i fratelli.
Nell’omelia, ripresa dalla delegata diocesana, il
vescovo di Roma ha evidenziato come si debba
stipulare un patto fra generazioni così che gli an-
ziani consegnino ai giovani la propria sapienza e
i giovani la accolgano e la portino avanti. Ed è stimolante la constatazione fatta dal Papa che, nel
vangelo di Luca, i giovani sono Maria e Giuseppe;
gli anziani Simeone ed Anna: «E’ un incontro tra
i giovani pieni di gioia nell’osservare la Legge del
Signore e gli anziani pieni di gioia per l’azione dello Spirito Santo. E’ un singolare incontro tra osservanza e profezia, dove i giovani sono gli osservanti e gli anziani sono i profetici!». Ed ancora, al
cuore dell’Incontro, Gesù: «Al centro c’è Gesù. E’
Lui che muove tutto, che attira gli uni e gli altri al
Tempio, che è la casa di suo Padre».
Tenendo nel cuore questa gioia, confortate a
spendere i propri giorni nella Chiesa di Parma,
presente nel Delegato diocesano mons. Piero Delsante e poi da un fugace ma graditissimo saluto
del Vescovo Enrico, le sorelle si sono recate in Cattedrale per la celebrazione eucaristica. (t. b)
InvitodelVescovoperilpellegrinaggiodiocesano:«Facciamoun’esperienzadiChiesa»
Successo del Premio San Bernardo
Questa 35a edizione del Premio San Bernardo è stata un’edizione
veramente straordinaria sia per la partecipazione, sia per il tema
sulla Speranza così auspicata da Papa Francesco, e per questo ha
coinvolto non solo tanti adulti appassionati di poesia, ma tantissimi ragazzi di varie scuole con il sostegno caloroso delle varie insegnanti. La serata di premiazione era gremitissima di partecipanti e
di ragazzi con grande soddisfazione dell’Anspi diocesana che patrocina il premio nato proprio in San Bernardo. Giusto quindi valorizzare l’impegno dei vari poeti dilettanti e di tanti ragazzi che hanno lavorato molto con poesie e disegni di grnade qualità. Ed ecco le
classifiche:
• Poesie in tema: 1a classificata Gianna Ghidini; 2a Sara Ferraglia; 3a
Luisella Monica; 4a Elia Bertoli; 5a Elena Formentini.
• Poesie a tema libero: 1a classificata Elsa Marchinetti; 2o Ferdinando Triani; 3o Fabio Giarelli.
• Dialettale: 1o Luigi Sturma, 2o Vittorio Campanini; 3o Stefano Sirocchi.
• Poesia giovani: sono state premiate per lavori di gruppo le classi III
A e B della scuola media San Leonardo, 1a, 2a, 3a, 4a dell’Istituto Ferrari, la 4a B della Scuola primaria Casa Famiglia e la 3a della scuola
primaria Riccardi di Langhirano, oltre a molti studenti con poesie
singole.
Disegno: premiate la 3a A e la 3a B di San Leonardo con due opere di
notevole impegno che ha coinvolto tutti i ragazzi.
• Fotografia: 1a Mariella Rampini; 2o Ferdinando Contini; 3o Corrado Ferretti; 4o Umberto Bassi; 5a Angela Serri.
Nella serata sono state lette le poesie premiate sia dagli adulti sia dai
ragazzi e molte lette dalla poetessa Terry Ampollini. Un grazie molto sentito alle insegnanti che hanno coinvolto tanti ragazzi per riflettere su valori importanti e attuali come la speranza e la pace, perciò grazie a Manuela Bassi, Antonia Ferrari, Viviana Coruzzi, Mara
Montagna. La corale Santo Stefano di Basilicagoiano con ottime esecuzioni canore ha allietato la serata molto applaudita dal pubblico.
(Ivo Campanini)
ASSISTENZA GRATUITA PER COMPILARE IL 730
Clero: convenzione con patronato Acli
Si rende noto che l’Istituto Centrale Sostentamento Clero ha sottoscritto una convenzione con il Patronato Acli. Dal 1o gennaio 2014 i
sacerdoti che si rivolgeranno al Patronato potranno usufruire dell’assistenza fiscale gratuita per la redazione del modo 730.
Ricordiamo che sono tenuti a presentare il modo 730 i sacerdoti che,
oltre al reddito del sostentamento clero, siano titolari di altri redditi (es. pensioni, stipendi derivati dall’insegnamento o siano proprietari di terreni e fabbricati).
Anche i Sacerdoti che non hanno l’obbligo della presentazione della dichiarazione dei redditi potranno consegnare agli uffici dei Patronati locali, la scheda per la scelta dell’8x1000 e 5x1000.
IL 24 APRILE A VICENZA E MONTE BERICO
Pellegrinaggio per presbiteri e diaconi
Il pellegrinaggio per presbiteri a diaconi quest’anno sarà giovedì 24
aprile al Santuario di Monte Berico con visita alla città di Vicenza.
Per informazioni sul programma rivolgersi alla Cancelleria della Curia Diocesana, dal lunedì al venerdì 8.30-12.30. Si prega di effettuare la quota di iscrizione di € 10 entro il 25 febbraio p.v.
AGENDA
del VESCOVO
FEBBRAIO
fidanzati e giovani coppie di
sposi nella Festa di San Valentino.
Lunedì 10
Ore 9.30: incontro preti giovani
in Seminario Maggiore.
Sabato 15
Arrivo dell’urna di San Giovanni
Bosco in Cattedrale.
Martedì 11 (22a Giornata del
Malato)
Ore 9.30: incontro preti “Fidei
donum” in Seminario Maggiore.
Domenica 16
Concilio dei giovani - terza sessione.
Ore 21: veglia di preghiera per il
passaggio dell’urna di San Giovanni Bosco in Cattedrale.
Venerdì 14
Ore 21: veglia di preghiera per i
• Monsignor Vescovo riceve in Vescovado, previo appuntamento.
Tel. 0521.282319, email: [email protected]
Informazioni utili:
Chiusura iscrizioni: 15 marzo 2014
Quota di partecipazione Euro 150,00 Supplemento camera singola Euro 25,00
Acconto da versare all’atto dell’iscrizione:
Euro 50 — Saldo entro il 10 aprile.
Per le prenotazioni è possibile recarsi presso il Servizio Diocesano Pellegrinaggi
presso la Curia Vescovile in Piazza Duomo 1 (dal lunedi al venerdi dalle 9.30 alle
12.30) oppure presso la sede dell’agenzia Turisalfa in via Adriano Braglia 1/b.
Il programma del Pellegrinaggio
3 maggio
Partenza da Parma e arrivo a Roma
in tarda mattinata. Sistemazione in
albergo e pranzo.
Nel pomeriggio ritrovo presso il Portone centrale della Basilica di San
Pietro, processione all’altare della
Confessione e professione di fede
alla “Confessio Sancti Petri”.
Discesa alle Grotte vaticane e Catechesi Mariana all’Altare della Tomba
di San Pietro tenuta dal Cardinale
Angelo Comastri, tempo per la meditazione personale e infine conclusione comune.
4 maggio
Si raggiunge la Basilica Tiberina,
luogo di importanza tutta particolare per la storia di Roma, a metà tra
Trastevere, rione della prima predicazione cristiana, e l’antico quartiere ebraico.
La basilica è oggi un luogo vivo di
preghiera e di incontro, diventato
per volere del Papa Giovanni Paolo
II Memoriale dei Nuovi Martiri del
XX e XXI secolo.
Visita alle Memorie custodite nella
Basilica e meditazione sulla storia
dei martiri della Fede del nostro
tempo.
Alle 10 Celebrazione eucaristica
presieduta dal Vescovo Solmi.
A seguire arrivo in Piazza San Pietro
per partecipare all’Angelus di Papa
Francesco.
Al termine pranzo in ristorante e
partenza per Parma.
GIOVANI CONCILIARI
Venerdì 2 maggio
Partenza da Parma e arrivo a Roma
nel primo pomeriggio.
Alle 15 arrivo alle catacombe di San
Sebastiano e incontro – confronto
con Mons. Zuppi.
Dalle18 visita libera alla città e cena
autogestita.
Alle 20.30 Celebrazione dei Vespri
in Santa Maria in Trastevere e successivamente rientro presso la struttura recettiva “Teresa Gerini”.
Sabato 3 maggio
Alle 7 Santa Messa, seguita dalla Colazione.
Partenza per il centro e visita a realtà
di servizio (divisi per gruppi) e pranzo insieme in zona San Pietro.
Dal pomeriggio il programma coinciderà con quello del pellegrinaggio
diocesano.
chiesa
ADULTI E GIOVANI SULLA SPERANZA
“R
oma sweet home”, intitolava un significativo libro di alcuni anni fa. Per
noi Roma è la presenza di Pietro che
ha professato la sua fede: “Tu sei il
Cristo, il figlio del Dio vivente”, testimoniata per rivelazione di Dio, con
l’adesione forte di un uomo maturo
e insieme debole, invitato ancora alla sequela: “Stammi dietro”.
Noi andiamo a Roma, sulla tomba
di questo apostolo a professare la nostra fede in Dio, Uno e Trino, che ha
mandato suo figlio per la nostra salvezza.
“Credere ci unisce, Credere ci impegna, Credere ci manda”: superata
ormai la metà di questo percorso
triennale, vogliamo professare solennemente la nostra fede; lo facciamo come Chiesa di Parma, tutti insieme. I giovani all’interno del Concilio dei giovani che, per così dire,
aprono la strada e sollecitano ad andare.
Invito tutti, vorrei che fossimo in
molti al pellegrinaggio di fede, della
quale abbiamo tanto, tanto bisogno.
Facciamo a Roma un’esperienza di
Chiesa, di comunità cristiana.
L’Ufficio pellegrinaggio, che è a disposizione per ogni domanda, e il
Concilio dei giovani hanno predisposto un percorso con punti chiari
verso i quali convergere con grande
creatività e flessibilità, per venire incontro alle richieste di tanti ed essere veramente numerosi a Roma.
+ Enrico Solmi
13
LA PAROLA DI DIO
GENERA IL SILENZIO
Tre uomini, Pietro, Giovanni
e Giacomo, salirono, con Gesù, sul monte a pregare. Avvenne qualcosa che cambiò
il volto, l’aspetto, il luogo. Ed
ecco una nube «e dalla nube
uscì una voce, che diceva:
”Questi è il Figlio mio l’eletto;
ascoltatelo”. Appena la voce
cessò, Gesù restò solo. Essi
tacquero e in quei giorni non
riferirono a nessuno ciò che
avevano visto» (Lc 9,35-36).
Anzitutto un invito: ascoltatelo. Una voce parla e invita all’ascolto. All’inizio c’è una voce,
una parola, e l’atteggiamento adeguato è quello di ascoltare. Ma appena la voce cessa, appena la parola tace, non ci si attende una risposta
ma il silenzio.
Il discepolo, il credente, non è colui che risponde alla parola di Dio, ma colui che tace di
fronte a essa. […] «Appena la voce cessò... Essi
tacquero»: la voce che tace porta con sé l’ascoltatore, trascinandolo nel silenzio in cui essa stessa si ritrae. La parola porta con sé il credente, e lo porta nel silenzio di Dio. Questa è la
potenza della parola: non di ricevere una risposta dall’uomo ma di condurre l’uomo con
sé, di condurlo a sé, nel mistero del Padre, nel
silenzio di Dio. […] Il silenzio è la risonanza autentica dell’evento di salvezza, della parola di
promessa, ma, soprattutto, il silenzio è il
conformarsi dell’uomo a quell’evento e a quella parola. […] Dal silenzio alla parola e dalla
parola al silenzio.
C’è, però, una parola che porta i segni evidenti del silenzio. [...] La parola può essere veramente una metafora del silenzio, soprattutto
quando si fa invocazione. Invocare è «chiamare dentro», chiamare là dove non giunge alcuna parola. L’invocazione è chiamare nel silenzio. La preghiera si fa invocazione quando l’uomo chiama Dio nel silenzio […].
Nessuna parola, di qualsivoglia apostolo, potrebbe convertire l’uomo se in quella parola
non abitasse il silenzio eloquente di Dio.
L’invocazione segue la vocazione, pronunciando una parola abitata dal silenzio: può essere drammatica, serena o estasiata, ma è sempre una parola che risuona e grida nel silenzio,
ossia là dove tutto tace per rispetto e amore
verso quel grido umile e sofferto. L’invocazione è l’urlo nel silenzio. L’urlo di Giovanni nel
deserto che preannuncia, senza saperlo, il silenzio di Cristo sulla croce.
Giorgio Bonaccorso
7 FEBBRAIO 2014
Mercoledì 12 febbraio alle 21.15 proseguono, in via Università 10 a
Parma, le Conversazioni organizzate dal centro ignaziano di spiritualità “C. M. Martini”. Padre Paolo Gamberini sj introdurrà nel mistero del “Corpo in preghiera”.
Il corpo non è uno strumento per pregare, ma lo spazio in cui la preghiera avviene. Attraverso la corporeità incontriamo il Signore, percepiamo e gustiamo la sua presenza, la sua prossimità e la sua benevolenza. Non si tratta di imparare a pregare con il corpo, ma di lasciare che il corpo esprima la preghiera, diventi preghiera.
Per info: 331.1426018, www.centrocardinalmartini.it
La forza del rito
Un incontro su “Corpo in preghiera”
A maggio tutti a Roma per professare
la nostra fede in Dio, Uno e Trino
Ufficio liturgico
AL CENTRO IGNAZIANO “C. M. MARTINI”
INTERVISTA
Parlalareferentedell’associazionefondatadalpresbiterouccisonel2006
Medio Oriente, le nostre radici
LeiniziativeperlaSiriaricordandodonSantoro
fedi
P
rima di partire definitivamente come fidei
donum per la Turchia,
don Andrea Santoro diede
vita all’associazione Finestra
per il Medio Oriente, finalizzata a sviluppare contatti e
amicizie tra l’Italia e le terre
che sono state la culla del
cristianesimo. Ideò anche il
Calendario sinottico Medioriente incontro di fedi che ancora oggi ogni anno presenta una nuova edizione (vedi
box). L’assassinio del parroco, perpetrato nella chiesa di
Trabzon il 5 febbraio 2006 da
un ragazzo sedicenne, poi
condannato a diciotto anni
di carcere, non ha spento né
il suo ricordo né l’impegno
dell’associazione che negli
ultimi anni tiene desta
l‘attenzione anche sulla Siria. Un Paese che in tre anni
ha registrato 130.000 vittime,
migliaia di sfollati interni ed
esterni, centinaia di persone
rapite e che non sembra intravedere uno spiraglio di
pace neanche dopo l’ultimo
vertice di Ginevra.
«Siamo una realtà piccola
nata nel 2000, cerchiamo di
favorire la conoscenza e la
comunione tra mondo occidentale e mondo orientale —
spiega Loredana Palmieri,
40 anni, referente di Finestra
sul Medio Oriente —. La Siria è uno dei Paesi del bacino
dove si è sviluppato il cristianesimo, a cui noi siamo molto legati per fede. Da lì abbiamo ricevuto linfa vitale.
Oggi la Siria è come una madre abbandonata. Non potendo essere lì cerchiamo di
fare la sentinella che vigila e
di tenere desta l’attenzione
dei fratelli su ciò che sta succedendo». Gli strumenti attraverso cui l’associazione
offre il suo contributo sono
la diffusione di notizie attraverso una newsletter, l’organizzazione di veglie di preghiera, pellegrinaggi, incontri biblici sul tema dell’anno,
ritiri e giornate di fraternità
(www.finestramedioriente.it)
«Le nostre fonti per la Siria
sono i media missionari e i
francescani di Terra santa —
continua Palmieri —. A livello locale lavoriamo con l’ufficio Missionario e l’ufficio Migrantes della diocesi di Roma
14
GIORNATA DELLA MEMORIA
con i quali organizziamo delle veglie di preghiera per la
Siria. Abbiamo molto apprezzato l’iniziativa di preghiera del 7 settembre di papa Francesco e abbiamo raccolto il suo invito continuando le nostre in ottobre e in novembre. In gennaio abbiamo
aderito alla veglia organizzata dagli amici di padre
Paolo Dall’Olio per la sua liberazione». La veglia per il
padre gesuita rapito il 29 luglio 2013 in Siria — sono state molte le iniziative in diverse città italiane e nel
mondo — ha segnato i sei
mesi di prigionia del fondatore della comunità monastica al Khalil al Monastero
siriano di Mar Musa —
un’oasi di dialogo interreligioso tra cristianesimo ed
Islam — che era stato espulso dal Paese nel 2012 dopo
più di trent’anni di permanenza. Padre Dall’Olio, romano, 58 anni, era a Raqqa
PACE • Una delle veglie celebrate a Roma per la Siria. Si prega anche
per padre Paolo Dall’Olio, rapito a Raqqa. Sopra, don Andrea Santoro.
per una “missione” non meglio identificata che lui stesso aveva accennato ad amici.
Si ipotizza che sia stato rapito da esponenti di un gruppo
islamista filo Al Qaeda. Tra i
rapiti in Siria per motivi legati al conflitto ci sono ancora due vescovi di Aleppo —
uno siro ortodosso, l’altro
greco- ortodosso — , due
presbiteri — uno armeno
cattolico, uno greco ortodosso — e dodici monache ortodosse rapite nel loro monastero di Santa Tecla a
Maalula. Domenica 9 febbraio gli uffici diocesani missionario e migrazioni organizzano sempre a Roma la
preghiera di Taizé per la pace in Siria a cui partecipe-
IL CALENDARIO EBRAICO CRISTIANO ISLAMICO 2014
«N
ell’immaginario collettivo il rapporto tra persone di diverse religioni è uno scontro, invece per
don Andrea era una opportunità d’incontro e
nel Calendario vedeva uno strumento per iniziare a conoscersi, l’inizio di un dialogo per togliere di mezzo i pregiudizi». Loredana Palmieri parla di come è nata l’idea del Calendario sinottico Medioriente incontro di fedi
che ancora oggi è editato dalla Finestra per il
Medio Oriente con apporti ebraici e musulmani. Don Santoro lo pensò nel 2000 quando
partì per la Turchia come fidei donum della
diocesi di Roma. «Conoscere le fedi attraverso
le feste che scandiscono il tempo aiuta ad avere un approccio rispettoso dell’altro. E sottolineare momenti di festa può far nascere il desiderio di incontrarsi. E’ una dimensione che
praticavamo molto in Turchia». Il Calendario
presenta in sinossi il calendario ebraico, cristiano e islamico, le feste religiose e le principali feste civili. E’ corredato di frasi tratte dal-
le tre Scritture — Tanakh, Nuovo Testamento, Corano — e fotografie scattate durante
pellegrinaggi in Israele, Turchia e luoghi simbolo come Sarajevo che nell’edizione 2014 è
ripresa in diversi siti significativi: il Museo
ebraico realizzato nel vecchio tempio, la sinagoga sefardita, la vecchia chiesa ortodossa
di San Michele, che è uno dei luoghi cari ai
sarajevesi, sia cristiani che musulmani; la
moschea di Gazi Husrev-Beg. Ogni anno il
Calendario svolge un diverso tema. Il 2014 è
dedicato alla povertà. «La povertà è un tema
trasversale, il Concilio e ora Papa Francesco
hanno parlato di una chiesa povera per i poveri. E’ un tema attuale per la congiuntura in
cui ci troviamo, ma non solo questo. In alcuni
casi è una realtà presente non solo come assenza di ricchezza materiale, è anche una scelta fatta come cristiani. D’altra parte la povertà
maggiore per un cristiano è l’essere senza Dio.
Riconosciamo la nostra fragilità di creatura
che trova tutto dalle mani di Dio». (l. c.)
Nell’esperienzadelmales’incontranolafededelsofferente incolpevoleedelsuoDio
ranno rappresentanti delle
Chiese mediorientali presenti a Roma. La sosterrà anche la Finestra per il Medio
Oriente che ha ricordato don
Andrea Santoro il 4 e il 5 febbraio in una veglia e in una
messa a Roma, mentre l’associazione “don Andrea Santoro” ha organizzato un pellegrinaggio a Trabzon. «Questi incontri di preghiera —
prosegue Palmieri — hanno
creato bei momenti ecumenici a cui hanno partecipato diversi cori e preti di altri riti
cattolici e di altre confessioni
cristiane». E’ quanto desiderava don Santoro che aveva
pensato a un calendario sinottico come strumento di
incontro delle fedi monoteiste. Quello che lui faceva
ogni giorno e che per due
anni, dal 2004 al 2006, ha
condiviso Loredana Palmieri che prima di partire per la
Turchia lavorava per una società di comunicazione. Così ricorda quell’esperienza:
«In Turchia era frequente
l’incontro e lo scambio con le
famiglie musulmane, soprattutto nei giorni di festa. A
Bayram (la fine del Ramadan) mi faceva piacere portare nelle loro case un dolcetto, era un segno di rispetto e
di vicinanza molto apprezzato. A Trabzon avevo iniziato a imparare la lingua turca
e avevo aiutato a risistemare
la chiesa e il convento annesso. La nostra presenza si
esplicitava nella preghiera e
nella vicinanza alla popolazione musulmana. Incontravamo anche tante donne cristiane ortodosse emigrate
dalla Georgia che vivevano
situazioni limite e avevano
molto bisogno di ascolto».
Laura Caffagnini
LA COLLETTA SPUC
Il popolo ebraico come Giobbe: resistenza incrollabile I
AllaSinagogadiParmasièsvoltolospettacolodelmaestroRiccardoJoshuaMoretti
I
7 FEBBRAIO 2014
n occasione della XIV
edizione della Giornata
della Memoria tutto
esaurito alla Sinagoga di vicolo Cervi che ha ospitato
uno spettacolo sul libro di
Giobbe, interpretato dal
maestro Riccardo Joshua
Moretti, vice presidente della Comunità ebraica di Parma, che ha composto le musiche e scritto i testi che s’intrecciano alle parole del libro. L’opera scorre in otto
momenti recitati, intervallati da una trama musicale.
Il presidente della Comu-
nità, Giorgio Yehuda Giavarini, ha spiegato il motivo
della scelta della figura di
Giobbe nella celebrazione
della Giornata che a Parma
che ha avuto altri momenti
celebrativi: un sofferente incolpevole che «trova un immediato parallelo nel destino del popolo ebraico, perseguitato e sterminato, quasi
ad indicare che la giustizia
divina sarebbe uscita dalla
vita degli uomini lasciandola così priva di significato».
Ma Giavarini è andato oltre
questo primo livello di si-
gnificato, soffermandosi sul
rapporto tra Giobbe e il suo
Dio, sul fatto che, nonostante le immani sofferenze causate dalla perdita dei figli,
della salute, della stima e dei
beni, Giobbe non perde la
fede in Dio, e che Dio non
perde la fede in lui.
«Il libro di Giobbe, paradossalmente, è una storia d’Amore: l’Amore dell’Uomo per
Dio e di Dio per l’Uomo, attraverso una dialettica fatta
di incontri e di scontri. Ed è
proprio nel mostrarci questo
incontro-scontro dell’Uomo
con Dio che risiede l’insegnamento del libro, non nella ricerca di risposte che forse non potranno mai essere
date». Nella storia del popolo ebraico, che nella Shoah
ha vissuto l’esperienza del
male narrata nel libro di
Giobbe, prendendo a prestito parole della poetessa e filosofa tedesca Margarete
Sussman, il presidente della
Comunità ebraica di Parma
ha rintracciato «la forza che
non lascia perire questo po-
polo, che si rivela come la
forza della Verità ultima. Solo ai limiti della vita e del poter-vivere sgorga la fonte di
questa verità; solo dai limiti
il popolo ebraico riceve la
sua inaudita forza di vivere e
di sopportare. E questo fluisce a lui dalla sua origine».
In questo modo, ha continuato Giavarini, gli ebrei
hanno continuato a essere
testimoni della misericordia
e della compassione di Dio e
a serbare le parole pronunciate da Giobbe: “anche se
mi distrugge gli rimarrò fe-
dele”.
Lo spettacolo del maestro
Moretti è stato a lungo applaudito. Tra la folla che ha
riempito la Sinagoga c’erano
il prefetto di Parma, Luigi
Viana; il sindaco Federico
Pizzarotti, don Matteo Visioni, vicario episcopale della
Chiesa cattolica; il cordinatore del Forum interreligioso “4 ottobre”, Luciano Mazzoni; il presidente di turno
del Consiglio delle Chiese
cristiane, don Raffaele Mazzolini.
L. C.
l Consiglio delle
Chiese di Parma ha
reso noto che il ricavato della colletta dei
quattro incontri pubblici della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani — svolti nella parrocchia ortodossa rumena in Santa Maria del
Quartiere, nella parrocchia dello Spirito Santo,
nella chiesa metodista,
nella parrocchia ortodossa di San Nectario —
è di 830 euro.
La somma sarà impiegata per finanziare un progetto culturale a favore
delle persone recluse
della Casa circondariale
del carcere di via Burla.
Il Consiglio, in accordo
con la Direzione del carcere, sceglierà un progetto in una rosa già suggerita. Il percorso partirà
nel prossimo autunno.
I
nconsistenti, dal punto di
vista giuridico. A valutare
in questi termini i rilievi
mossi alla Santa Sede dal Comitato Onu per i diritti dell’infanzia, che ha pubblicato
le sue Osservazioni conclusive sui Rapporti della Santa
Sede relativi all’applicazione
della Convenzione sui diritti
del fanciullo, è Giuseppe Dalla Torre, rettore della Lumsa
ed esperto di diritto canonico. «La Commissione — si
legge nel “report” dell’organismo delle Nazioni Unite — è
profondamente preoccupata
per il fatto che la Santa Sede
non abbia riconosciuto la
portata dei crimini commessi, non abbia adottato le misure necessarie per gestire i
casi di abusi sessuali su minori e proteggere i bambini, e
abbia adottato politiche pratiche che hanno portato alla
prosecuzione degli abusi e all’impunità dei colpevoli».
Pronta la replica della Santa
Sede, che in un comunicato
definisce «alcuni punti» del
documento del Comitato delle Nazioni Unite «un tentativo
d’interferire nell’insegnamento della Chiesa cattolica
sulla dignità della persona
umana e nell’esercizio della
libertà religiosa», ribadendo il
suo impegno «a difesa e protezione dei diritti del fanciullo, in linea con i principi promossi dalla Convenzione sui
diritti del fanciullo e secondo
i valori morali e religiosi offerti dalla dottrina cattolica».
La Santa Sede è stata una dei
primissimi Stati a ratificare la
Convenzione sui Diritti del
Fanciullo, il 20 aprile 1990, a
nome proprio e dello Stato
della Città del Vaticano.
• Secondo il Comitato
dell’Onu, la Santa Sede
non ha fatto abbastanza
per contrastare gli abusi
sui minori: è così?
Dal punto di vista giuridico, si
tratta di un rilievo inconsistente. Già nel Codice di diritto canonico era prevista una
sanzione, anche pesante, nei
confronti dell’abuso commesso da un chierico nei
confronti di un minore. Da
quando, però, la Santa Sede
ha firmato, nel 1990, la Convenzione, fu emanata la lette-
ra apostolica di Giovanni
Paolo II Sacramentorum
Sanctitatis Tutela, nel 2001: a
questo provvedimento, che
rimetteva alla Congregazione
per la Dottrina della fede la
proscrizione di questi delitti,
seguirono altri interventi posti a rafforzare quanto previsto dalla lettera, fino ad arrivare agli ultimi provvedimenti nel 2010. Nel decennio
2000-2010, indubbiamente,
c’è stato un ulteriore rafforzamento, indice della condivisione da parte della Santa Sede delle preoccupazioni dell’opinione pubblica e della
società per la piaga della pedofilia.
• Come rispondere all’obiezione, mossa dal Comitato, secondo la quale
la Santa Sede si sarebbe
preoccupata più della
“protezione” del clero
che dei minori?
Bisogna decrittare cosa si intende per protezione: nessun
chierico è sottratto alla giurisdizione dello Stato, o immune da essa. La Chiesa ha una
sua giustizia interna che fa il
suo corso, ma ciò non significa che i chierici non vengano
perseguiti dallo Stato. Per
quanto riguarda, poi, l’obbligo di denuncia, ciò varia da
ordinamento a ordinamento:
nel nostro Paese, ad esempio,
non c’è nessun obbligo di denuncia alle autorità civili. La
Santa Sede ha il compito di
dettare norme e prendere i
dovuti accorgimenti per contrastare questo fenomeno,
fornendo indicazioni ed emanando Linee-guida per le diocesi.
• Nel documento di Ginevra si arriva a denunciare il “codice del silenzio”…
È una forzatura. Bisogna tener conto che i casi di pedofilia sono gravi, complessi e delicati: spesso sono le stesse famiglie delle vittime a chiedere la riservatezza, proprio come forma di protezione del
minore, finché non vengano
fuori elementi sicuri. Molto
spesso i casi vengono fuori
dopo 30-40 anni. È il fatto in
sé che richiede riservatezza,
nell’interesse delle persone
coinvolte.
Si celebra il 6 febbraio d ogni anno la Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili (MGF), un fenomeno vasto e complesso,
che include pratiche tradizionali che vanno dall’incisione all’asportazione, in parte o in toto, dei
genitali femminili esterni. Bambine, ragazze e
donne che le subiscono devono fare i conti con rischi irreversibili per la loro salute, oltre a pesanti
conseguenze psicologiche. Si stima che in Africa
il numero di donne che convivono con una mutilazione genitale siano tra i 100 e i 140 milioni.
Dati gli attuali trend demografici, si calcola che
ogni anno circa tre milioni di bambine si aggiungano a queste statistiche.
Gran parte delle ragazze e delle donne che subiscono queste pratiche si trovano in 28 Paesi africani, sebbene una parte di esse viva in Asia. Sono
in aumento anche casi simili in Europa, Australia,
Canada e negli Stati Uniti, soprattutto fra gli immigrati provenienti dall’Africa e dall’Asia sud-occidentale. Le MGF vengono praticate principalmente su bambine tra i 4 ed i 14 anni di età. Tuttavia, in alcuni paesi vengono operate bambine
con meno di un anno di vita, come accade nel
44% dei casi in Eritrea e nel 29% dei casi nel Mali, o persino neonate di pochi giorni (Yemen).
Queste pratiche sono considerate una autentica
violenza contro le donne, discriminatorie e pericolose, e per questo la comunità internazionale si
sta mobilitando per bloccare questo fenomeno,
sensibilizzando le popolazioni africane.
Si tratta di pratiche presenti anche in Italia, per
effetto dell’immigrazione. Secondo i dati di una
ricerca commissionata dal Dipartimento per le
Pari Opportunità, nel nostro Paese sono oltre 35
mila le donne vittime di mutilazioni genitali, e circa 1000 quelle potenziali, tutte minori di 17 anni.
terra
IlcanonistaDallaTorrecommentaleOsservazioni
Dizionario delle globalizzazioni
Abusi, accuse Onu “inconsistenti”
MGF
Aluisi Tosolini
Perildocente«nessunchiericoèsottrattoallagiurisdizionedelloStato,oimmunedaessa»
Illustratigliorientamentiperl’elezionedelpresidenteeleLineeguidainmateriadiabusisuiminoridapartedeichierici
Rissa in Parlamento «scandalosa e mortificante» 15
Paroledimons.Galantino,segretarioCei,dopoilConsiglioPermanente
S
e prima era il Papa che
“sceglieva e nominava”
il presidente della Cei,
con ogni probabilità sarà ancora il Papa a nominarlo, ma
attraverso “il coinvolgimento
di tutti i vescovi nell’indicazione di una rosa di 10-15 nomi” da sottoporre al Santo Padre, che “poi sceglie chi vuole”. Così monsignor Nunzio
Galantino ha sintetizzato ai
giornalisti - nella sua prima
conferenza stampa in veste di
segretario generale ad interim della Cei, in occasione
della presentazione del documento finale del Consiglio
permanente - la novità nell’elezione del presidente della
Conferenza episcopale italiana, il cui confronto sulle modalità ha occupato “gran parte” dei lavori. I presuli, infatti,
hanno analizzato le “proposte prevalenti” per dare attuazione, nei prossimi mesi a livello collegiale, al “compito
ben preciso” a loro assegnato
dal Papa nell’assemblea di
maggio scorso e che è ancora
un “work in progress”.
“Mi sentirei ancora più umiliato, se dovessi pensare che
l’Italia è la fotocopia di ciò che
è successo ieri in Parlamento”. Riprendendo la frase usata dal cardinale Bagnasco
nella prolusione, “l’Italia non
è una palude fangosa”, mons.
Galantino ha detto che la “bagarre” di ieri nelle aule parlamentari è qualcosa di “scandaloso, mortificante per l’Italia”, dove però “c’è gente molto più educata, consapevole
del proprio ruolo, anche nello stesso Parlamento”. “Anche
noi faremmo bene a tener
presente questa parte del
Paese davvero buona”, l’invito rivolto in particolare ai comunicatori, esortati a “dare
notizia di ciò che accade”, ma
anche a “far capire che c’è
gente che cammina diversamente”. L’esempio citato è la
Calabria, regione dove è presente la criminalità organizzata e dove “molto spesso chi
non la pensa come la malavita, non ha gli strumenti per
farsi sentire”. È molta di più,
cioè, la gente che “non è d’accordo con un certo stile di vita, con la maleducazione propagandata, vissuta ed esercitata”. Altro esempio virtuoso,
il “lavoro straordinario” dei
volontari nelle carceri, non
nere conto in percentuale di
queste fasce? Non in termini
di moneta, ma di attenzione”.
Il ruolo del vescovo
nella lotta agli abusi
solo quelli cattolici, ma anche
quelli “senza etichetta”.
I numeri della famiglia
“I numeri devono aiutarci a
fare una politica realistica, e
non ideologica”. Ne è convinto monsignor Galantino che
ha parlato anche di famiglia.
“Sono arrivate circa 160-170
risposte” ai questionari inviati dalla Cei in preparazione al
prossimo Sinodo sulla famiglia, segno che “c’è stata una
grandissima partecipazione
delle realtà cosiddette periferiche”. Quanto alla situazione
generale, “la famiglia fatta da
un padre, una madre e dei figli, in Italia, è largamente,
ampiamente e decisamente
superiore ad altre forme di
parentela affettiva”. “Sono
convinto che le autorità pubbliche devono garantire a tutti i cittadini i propri diritti”, ha
affermato mons. Galantino,
che ha messo però l’accento
sulla “sindrome dell’imbarazzo” che le famiglie “tradizionali” si trovano oggi a vivere:
“Sembra quasi che le famiglie
debbano chiedere scusa di
esistere: quando ciò accade,
vuol dire che gli equilibri non
funzionano”. “Se, ad esempio,
lo Stato ha dieci euro da spendere - si è chiesto il vescovo e se le famiglie composte da
padre, madre e figlio sono
l’80%, mentre le altre forme di
unioni affettive sono il 20%, è
così strano che si chieda di te-
“Il vescovo non è un pubblico
ministero o un pubblico ufficiale, il suo ruolo è molto più
importante”. Mons. Galantino
è intervenuto in questi termini sulla questione della denuncia, da parte del vescovo,
alle autorità civili competenti, qualora fosse a conoscenza
di abusi. Come è indicato
“chiaramente” nelle Lineeguida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori
da parte di chierici, che “presto” saranno rese pubbliche e
la cui “armonizzazione” definitiva del testo è stata oggetto
di questo Consiglio permanente, il vescovo “è ‘padre’
della vittima e ‘padre’ di chi
ha commesso il reato”, e il suo
compito è di “impegnarsi in
tutti i modi a far emergere la
verità nel suo ambito, che
non è un ambito giudiziario”.
Nei casi di abuso, comunque
sia, “la parte più debole è in
genere il minore”, come si potrà leggere anche nelle Lineeguida, ha assicurato il segretario, ricordando che nelle
questioni di pedofilia “è il vescovo che affronta il caso e
istruisce il processo”, mentre
la Cei offre “il servizio e il supporto” necessari.
Il 10 maggio in piazza
per “ascoltare” il Papa
In piazza san Pietro, il 10
maggio, per “sentire ciò che il
Papa ha da dire sul mondo
della scuola”. Così monsignor
Galantino ha illustrato il senso dell’appuntamento, il cui
slogan è “la Chiesa per la
scuola”, senza aggettivi. “È Papa Francesco che incontra il
mondo della scuola”, ha ribadito citando il “sottotitolo”
dell’iniziativa e rimandando
alla lettera-invito all’appuntamento. “Non faremo rivendicazioni di nessun genere.
Non chiediamo nulla. Andiamo in piazza per ascoltare ciò
che il Papa ha da dirci”, ha
detto il vescovo, che poco prima aveva sottolineato che in
Italia la “scuola pubblica” è
“la scuola statale e la scuola
paritaria”. “La scuola - ha poi
osservato mons. Galantino deve imparare a recuperare il
suo ruolo fondamentale, che
non è quello di chi dà risposte, ma di chi mette in mano
agli studenti gli strumenti critici per stare in maniera consapevole in questo mondo”.
“Quando, invece, la scuola si
limita a dare risposte a buon
mercato, allora scatta la visione ideologica”, ha ammonito.
7 FEBBRAIO 2014
L’Italia non è la copia
del Parlamento
CATECHESI
DEL PAPA
Nell’udienza di mercoledì 5 febbraio il Papa ha parlato dell’Eucaristia, con la quale
«sentiamo l’appartenenza alla Chiesa, al popolo di Dio, al corpo di Dio, a Gesù Cristo»
L’Eucaristia è pane che salva e ci perdona.
Ogni bimbo riceva la Prima Comunione
terra
C
16
ari fratelli e sorelle,
buongiorno!
Oggi vi parlerò dell’Eucaristia. L’Eucaristia si
colloca nel cuore dell’«iniziazione cristiana», insieme al Battesimo e alla
Confermazione, e costituisce la sorgente della vita
stessa della Chiesa. Da questo Sacramento dell’amore,
infatti, scaturisce ogni autentico cammino di fede, di
comunione e di testimonianza.
Quello che vediamo quando ci raduniamo per celebrare l’Eucaristia, la Messa,
ci fa già intuire che cosa stiamo per vivere. Al centro dello spazio destinato alla celebrazione si trova l’altare, che
è una mensa, ricoperta da
una tovaglia, e questo ci fa
pensare ad un banchetto.
Sulla mensa c’è una croce,
ad indicare che su quell’altare si offre il sacrificio di
Cristo: è Lui il cibo spirituale che lì si riceve, sotto i segni del pane e del vino. Accanto alla mensa c’è l’ambone, cioè il luogo da cui si
proclama la Parola di Dio: e
questo indica che lì ci si raduna per ascoltare il Signore che parla mediante le Sacre Scritture, e dunque il cibo che si riceve è anche la
sua Parola.
Parola e Pane nella Messa
diventano un tutt’uno, come nell’Ultima Cena, quando tutte le parole di Gesù,
tutti i segni che aveva fatto,
si condensarono nel gesto
di spezzare il pane e di offrire il calice, anticipo del sacrificio della croce, e in
quelle parole: “Prendete,
mangiate, questo è il mio
corpo … Prendete, bevete,
questo è il mio sangue”.
Il gesto di Gesù compiuto
nell’Ultima Cena è l’estremo
ringraziamento al Padre per
il suo amore, per la sua misericordia. “Ringraziamento” in greco si dice “eucaristia”. E per questo il Sacramento si chiama Eucaristia:
è il supremo ringraziamento al Padre, che ci ha amato
tanto da darci il suo Figlio
per amore. Ecco perché il
termine Eucaristia riassume
tutto quel gesto, che è gesto
di Dio e dell’uomo insieme,
gesto di Gesù Cristo, vero
Dio e vero uomo.
Dunque la celebrazione eucaristica è ben più di un
semplice banchetto: è proprio il memoriale della Pasqua di Gesù, il mistero cen-
Cari amici, non ringrazieremo mai
abbastanza il Signore per il dono che ci
ha fatto con l’Eucaristia! E’ un dono tanto
grande e per questo è tanto importante
andare a Messa la domenica. Andare a
Messa non solo per pregare, ma per
ricevere la Comunione, questo pane che è
il corpo di Gesù Cristo che ci salva, ci
perdona, ci unisce al Padre. E’ bello fare
questo! E tutte le domeniche andiamo a
Messa, perché è il giorno proprio della
risurrezione del Signore.
trale della salvezza. «Memoriale» non significa solo
un ricordo, un semplice ricordo, ma vuol dire che ogni
volta che celebriamo questo
Sacramento partecipiamo
al mistero della passione,
morte e risurrezione di Cri-
sto. L’Eucaristia costituisce
il vertice dell’azione di salvezza di Dio: il Signore Gesù, facendosi pane spezzato
per noi, riversa infatti su di
noi tutta la sua misericordia
e il suo amore, così da rinnovare il nostro cuore, la
nostra esistenza e il nostro
modo di relazionarci con
Lui e con i fratelli. È per questo che comunemente,
quando ci si accosta a questo Sacramento, si dice di
«ricevere la Comunione», di
«fare la Comunione»: questo significa che nella potenza dello Spirito Santo, la
partecipazione alla mensa
eucaristica ci conforma in
modo unico e profondo a
Cristo, facendoci pregustare già ora la piena comunione col Padre che caratteriz-
zerà il banchetto celeste,
dove con tutti i Santi avremo
la gioia di contemplare Dio
faccia a faccia.
Cari amici, non ringrazieremo mai abbastanza il Signore per il dono che ci ha
fatto con l’Eucaristia! E’ un
dono tanto grande e per
questo è tanto importante
andare a Messa la domenica. Andare a Messa non solo per pregare, ma per ricevere la Comunione, questo
pane che è il corpo di Gesù
Cristo che ci salva, ci perdona, ci unisce al Padre. E’ bello fare questo! E tutte le domeniche andiamo a Messa,
perché è il giorno proprio
della risurrezione del Signore. Per questo la domenica
è tanto importante per noi.
E con l’Eucaristia sentiamo
questa appartenenza proprio alla Chiesa, al Popolo di
Dio, al Corpo di Dio, a Gesù
Cristo. Non finiremo mai di
coglierne tutto il valore e la
ricchezza. Chiediamogli allora che questo Sacramento
possa continuare a mantenere viva nella Chiesa la sua
presenza e a plasmare le nostre comunità nella carità e
nella comunione, secondo
il cuore del Padre. E questo
si fa durante tutta la vita, ma
si comincia a farlo il giorno
della prima Comunione. E’
importante che i bambini si
preparino bene alla prima
Comunione e che ogni
bambino la faccia, perché è
il primo passo di questa appartenenza forte a Gesù Cristo, dopo il Battesimo e la
Cresima.
© Copyright 2014
Libreria Editrice Vaticana
L’OMELIA DEL PAPA PER LA MESSA DEL 2 FEBBRAIO PER LA GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA
«Gesùsiasemprealcentro,noachiusureerigidità»
7 FEBBRAIO 2014
L
a festa della Presentazione di Gesù al
Tempio è chiamata anche la festa dell’incontro: nella liturgia, all’inizio si dice che Gesù va incontro al suo Popolo, è l’incontro tra Gesù e il suo popolo; quando Maria e Giuseppe portarono il loro bambino al
Tempio di Gerusalemme, avvenne il primo
incontro tra Gesù e il suo popolo, rappresentato dai due anziani Simeone e Anna.
Quello fu anche un incontro all’interno della storia del popolo, un incontro tra i giovani
e gli anziani: i giovani erano Maria e Giuseppe, con il loro neonato; e gli anziani erano Simeone e Anna, due personaggi che frequentavano sempre il Tempio.
Osserviamo che cosa l’evangelista Luca ci dice di loro, come li descrive. Della Madonna e
di san Giuseppe ripete per quattro volte che
volevano fare quello che era prescritto dalla
Legge del Signore (cfr Lc 2,22.23.24.27). Si coglie, quasi si percepisce che i genitori di Gesù hanno la gioia di osservare i precetti di
Dio, sì, la gioia di camminare nella Legge del
Signore! Sono due sposi novelli, hanno appena avuto il loro bambino, e sono tutti animati dal desiderio di compiere quello che è
prescritto. Questo non è un fatto esteriore,
non è per sentirsi a posto, no! E’ un desiderio
forte, profondo, pieno di gioia. E’ quello che
dice il Salmo: «Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia … La tua legge è la mia
delizia (119,14.77).
E che cosa dice san Luca degli anziani? Sottolinea più di una volta che erano guidati dallo Spirito Santo. Di Simeone afferma che era
un uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione di Israele, e che «lo Spirito Santo
era su di lui» (2,25); dice che «lo Spirito Santo gli aveva preannunciato» che prima di morire avrebbe visto il Cristo, il Messia (v. 26); e
infine che si recò al Tempio «mosso dallo Spirito» (v. 27). Di Anna poi dice che era una
«profetessa» (v. 36), cioè ispirata da Dio; e che
stava sempre nel Tempio «servendo Dio con
digiuni e preghiere» (v. 37). Insomma, questi
due anziani sono pieni di vita! Sono pieni di
vita perché animati dallo Spirito Santo, docili alla sua azione, sensibili ai suoi richiami…
Ed ecco l’incontro tra la santa Famiglia e questi due rappresentanti del popolo santo di
Dio. Al centro c’è Gesù. E’ Lui che muove tutto, che attira gli uni e gli altri al Tempio, che
è la casa di suo Padre.
E’ un incontro tra i giovani pieni di gioia nell’osservare la Legge del Signore e gli anziani
pieni di gioia per l’azione dello Spirito Santo.
E’ un singolare incontro tra osservanza e profezia, dove i giovani sono gli osservanti e gli
anziani sono i profetici! In realtà, se riflettiamo bene, l’osservanza della Legge è animata
dallo stesso Spirito, e la profezia si muove
nella strada tracciata dalla Legge. Chi più di
Maria è piena di Spirito Santo? Chi più di lei
è docile alla sua azione?
Alla luce di questa scena evangelica guardiamo alla vita consacrata come ad un incontro
con Cristo: è Lui che viene a noi, portato da
Maria e Giuseppe, e siamo noi che andiamo
verso di Lui, guidati dallo Spirito Santo. Ma al
centro c’è Lui. Lui muove tutto, Lui ci attira alla Chiesa, dove possiamo incontrarlo, riconoscerlo, accoglierlo, abbracciarlo.
Gesù ci viene incontro nella Chiesa attraverso il carisma fondazionale di un Istituto: è
bello pensare così alla nostra vocazione! Il
nostro incontro con Cristo ha preso la sua
forma nella Chiesa mediante il carisma di un
suo testimone, di una sua testimone. Questo
sempre ci stupisce e ci fa rendere grazie.
E anche nella vita consacrata si vive l’incontro tra i giovani e gli anziani, tra osservanza e
profezia. Non vediamole come due realtà
contrapposte! Lasciamo piuttosto che lo Spirito Santo le animi entrambe, e il segno di
questo è la gioia: la gioia di osservare, di camminare in una regola di vita; e la gioia di essere guidati dallo Spirito, mai rigidi, mai
chiusi, sempre aperti alla voce di Dio che
parla, che apre, che conduce, che ci invita ad
andare verso l’orizzonte.
Fa bene agli anziani comunicare la saggezza
ai giovani; e fa bene ai giovani raccogliere
questo patrimonio di esperienza e di saggezza, e portarlo avanti, non per custodirlo in un
museo, ma per portarlo avanti affrontando le
sfide che la vita ci presenta, portarlo avanti
per il bene delle rispettive famiglie religiose
e di tutta la Chiesa.
La grazia di questo mistero, il mistero dell’incontro, ci illumini e ci conforti nel nostro
cammino. Amen.
DonFalabretti:«Dieducatorichesorridonomanonriesconoacogliereiproblemirealinonsappiamochefarcene»
Fare spazio ai giovani è promessa di futuro
giovani come fosse un problema. Un concetto questo
bene espresso nel documento del 1999 “Educare i
giovani alla fede”. La comunità deve farsi carico dei giovani. La situazione è drammatica ma se ne viene fuori
insieme. Non possono essere un prete, due suore e
quattro educatori a tenere in
piedi una bella esperienza e
battere la mano sulla spalla
ad un giovane dicendogli,
‘stai tranquillo che tanto prima o poi un lavoro salta fuori’. Di educatori che sanno
suonare la chitarra e che
sorridono ma non riescono
a cogliere i problemi reali
dei giovani non sappiamo
che farcene. È urgente ridi-
segnare la figura dell’educatore.
• Che tratti distintivi deve avere questa nuova
figura?
Innanzitutto deve avere una
passione profonda, che sappia spendersi nel momento
in cui accetta la sfida educativa, che a volte ti fa andare a
mille e a volte ti fa perdere
colpi. Ma senza abbandonare i ragazzi. Un educatore
che non costruisce solo momenti di festa ma che condivide tutto con i giovani, anche le lacrime, quando non
sa più che fare. La cura educativa non è legata solo al
‘saper farè ma al ‘saper essere’. C’è bisogno di una passione che torni senza paura
alla domanda: perché lo facciamo?
• In che modo la Chiesa
deve ricalibrare la propria azione pastorale?
Deve essere una comunità
che attiva delle reti e che tiene lo sguardo aperto sui suoi
giovani. La pastorale giovanile non sono le cose che fai
per e con i giovani ma è la
capacità degli educatori di
tornare dagli adulti e fare in
modo che abbiano l’attenzione alta sulle nuove generazioni. Una pastorale giovanile non può basarsi su
una fiducia smisurata negli
eventi davanti ai quali non
ci si deve tirare indietro, e
penso alle Gmg, che sono
bellissime. Se tornare a ca-
sa, per un giovane, vuol dire
non aver futuro anche quei
momenti rischiano di essere
un tradimento. Sono l’offerta di un sogno che mai si potrà realizzare. Occuparsi dei
giovani a 360 gradi ma non
perché li si considera malati. La cura educativa va intesa come il collocare i giovani dentro la vita di una comunità, accanto agli adulti,
agli anziani, ai bambini.
Mettere i giovani in condizione di essere persone in
grado di ricevere dalla comunità ma anche di donare.
• Come dire aiutare i
giovani a vivere e non a
campare…
Aggiungerei anche aiutare i
giovani a collocarsi nel
mondo. La comunità cristiana può mostrare al mondo
che esiste un modo attento e
pieno di carità di fare spazio
alle nuove generazioni. Allo
stesso modo i giovani devono sapere che la vita si conquista e che non possiamo
portargli i pesi in eterno.
Nessun giovane, infatti, si è
mai conquistato uno spazio
perché gli adulti o chi gli stava davanti lo ha fatto passare. Nella vita si entra formandosi. La fede non è fuga
dal mondo ma lo strumento
che ti permette di entrarci
avendo in mano la forza della verità del Vangelo.
IdatidellaBancad’Italiasulredditodellefamiglie.Semprepiùfiglienipotivivonocolsostegnodigenitorienonni
Reddito in calo, specialmente per i giovani
17
Fenomenochecoinvolgetuttelefasce,adesclusionedegliover65
M
entre la situazione
economica dei giovani è critica, gli
anziani tirano un sospiro di
sollievo. Ce lo dimostrano i
recenti dati pubblicati dalla
Banca d’Italia sul bilancio
delle famiglie: nella popolazione tutti dichiarano di sentire un deterioramento nella
loro situazione economica,
eccetto i pensionati, i quali,
invece, negli ultimi 10 anni
hanno migliorato “significativamente la loro posizione
relativa, passando dal 95 al
114 per cento della media
generale”, spiega l’istituto di
via Nazionale. La “forza” degli anziani si conferma, al
netto delle variazioni temporali, anche sul reddito che si
riduce per tutte le fasce d’età
tranne che per gli over 65.
A pagare lo scotto più alto
sono i giovani. Ci dice il rapporto che “il calo è di circa 15
punti percentuali per le persone tra i 19 e i 35 anni e di
circa 12 punti percentuali
per quelli tra 35 e 44 anni”.
Inoltre tra i più giovani riscontriamo l’aumento più ri-
levante della quota di persone a basso reddito: aumentata tra i 19 e i 35 anni dell’11,2%.
La situazione economica influisce sulle relazioni tra giovani e adulti: mutano i comportamenti e le abitudini e
con essi l’atteggiamento culturale. Nel patrimonio del
nostro immaginario collettivo troviamo Enea che porta
sulle spalle Anchise, il suo
vecchio padre, oggi forse dovremmo cambiare questa
narrazione che ha sintetizzato nei secoli la solidarietà,
l’attenzione e la cura della relazione tra le generazioni; almeno per quanto riguarda le
risorse economiche sono
proprio i “vecchi padri” a dover sentire la responsabilità
di non abbandonare i propri
figli.
Certo rimane il legame di solidarietà, anche se a parti invertite, nel quale i figli faticano a trovare una modalità di
“restituzione” per quello che
hanno ricevuto. Si vedrà a regime cosa porterà questa reciprocità amputata, che im-
plica una doppia “disabitudine”: quella di non occuparsi dei propri genitori e
quella di non affidarsi, di
non essere di peso, ai propri
figli.
Certo con il sostegno dei
propri genitori (il 46,6% degli
italiani tra i 25 e i 34 anni vive ancora con loro), e a volte,
con il sostegno dei propri
nonni i nostri giovani potranno accettare lavori scarsamente remunerati, potranno continuare a cercare
lavori migliori, anche attraverso nuovi investimenti formativi, potranno continuare
a mantenere un alto livello di
consumi, nei confronti della
maggioranza dei loro coetanei nel mondo.
C’è però un problema di progettualità verso il futuro, perché anche le indicazioni
economiche ci lasciano intuire le difficoltà per le giovani generazioni di proiettare la propria vita nel tempo.
Non ci si può stupire poi se il
numero delle coppie e delle
coppie con figli stia costantemente scemando. Senza
autonomia finanziaria diventa arduo immaginare un
futuro personale, e ancor di
più un futuro comune. Lo
stesso costo sociale si sta rivelando pesante con la crisi
della natalità e con la carenza di giovani nel nostro paese.
Andrea Casavecchia
7 FEBBRAIO 2014
“T
ra il porto e l’orizzonte. Le direzioni della cura educativa”. È il tema del XIII convegno nazionale che il Servizio per la pastorale giovanile della Cei (Snpg) organizza a Genova dal 10 al 13
febbraio. Ad aprire i lavori
sarà monsignor Franco Giulio Brambilla, vescovo di
Novara, e a concluderli il
cardinale Angelo Bagnasco,
presidente della Cei e arcivescovo di Genova. Abbiamo chiesto a don Michele
Falabretti, responsabile del
Snpg, di illustrarci l’appuntamento.
• Da dove trae origine il
tema del convegno?
L’ispirazione è venuta dal
luogo scelto, ovvero il porto
antico di Genova. Il porto
esprime bene l’idea di accoglienza, di riparo. E la cura
educativa è innanzitutto la
capacità di custodirti soprattutto nei momenti di
difficoltà. Nello stesso tempo, una cura educativa vera
è quella che ti permette di ripartire e che ti apre nuovi
orizzonti. Un educatore in
gamba è pronto ad accogliere il giovane e a lasciarlo ripartire con un percorso di
vita senza lasciarlo in mare
aperto. Così accende il faro
per orientarlo.
• Cosa si propone di dire a chi si occupa dell’animazione e della cura
del mondo dei giovani?
Questo convegno si rivolge
a tutti quelli che hanno il coraggio e la responsabilità di
farsi carico dei giovani. Le
direzioni della navigazione
della vita non sono sempre
certe, a volte si tratta di provare ad uscire in mare aperto e se necessario tornare indietro. La capacità dell’educatore è quella di riconoscere il bisogno di gradualità. Il
mare aperto è un bisogno di
tutti, ci possono essere false
partenze. L’educatore è a
fianco del giovane perché
non si perda.
• Ma come interloquire
con giovani sempre più
istruiti, che abitano con
i genitori, che non hanno lavoro, che non riescono a mettere su famiglia, che non hanno
fiducia nelle Istituzioni?
Ripartendo dalla centralità
della comunità cristiana.
Non è più il tempo degli
esperti di pastorale giovanile cui caricare il tema dei
terra
AGenovadal10al13febbraioilXIIIconvegnodipastoralegiovanile
IN EVIDENZA
Ilquadrogenerale,levocideimigranti,lerispostedichiesaeistituzioni.«Èchiamataincausalacredibilitàdelnomecristiano»
“Amate il forestiero”: la Bibbia interpella Parma
MartedìdellaMissione:iltemaurgenteeconcretopropostoquest’annodaiSaveriani
I
cult
”Martedì della missione” arrivano quest’anno alla diciasettesima edizione. Furono infatti avviati nel 1997 dal Rettore
della Casa Madre del tempo, padre Mario
Giavarini, che ci è grato ricordare a poche
settimane dalla sua inattesa e prematura
scomparsa. Voleva essere una iniziativa di
animazione missionaria offerta alla Chiesa
e alla città di Parma, allo scopo di attirare
l’attenzione su aspetti e problemi della Missione nel nostro tempo, per comprenderli
alla luce della Parola di Dio e di una rifles-
7 FEBBRAIO 2014
18
sione intelligente e profonda.
L’edizione di quest’anno 2014 ha come filo
conduttore il tema dell’accoglienza dello
straniero nella chiesa e nella società di oggi
e come testo ispiratore il passo di Deuteronomio 9,10: “Amate il forestiero”. Vorremmo
in questo modo dare un contributo di riflessione e di stimolo anzitutto a noi missionari, ma poi anche alla gente di Parma su un
problema drammatico, che certo non è solo di oggi, ma che è divenuto più grave a motivo della perdurante crisi che attanaglia il
nostro paese. Eppure non si
arresta il flusso disperato di
gente che arriva in Italia alla
ricerca di un asilo e di un lavoro.
Una sfida che interpella la
politica, ma dalla quale non
possiamo sottrarci come singoli e comunità se vogliamo
essere cristiani seri. Ecco
perché nella articolazione
degli incontri abbiamo chiesto il contributo di diverse
voci all’insegna del trinomio: vedere - giudicare - agire. La serata di apertura, di
carattere fondativo, è stata
affidata ad un biblista laico
di Milano, Luca Moscatelli,
per mettere a tema il messaggio biblico sul tema dell’accoglienza dello straniero:
“Ero straniero e mi avete accolto” (Mt 25,43) (vedi box).
Il secondo incontro, in calendario nell’ambito del “conoscere” si svolge il 18 febbraio e porta come titolo: “Il
fenomeno dell’immigrazione, oggi in Italia”. Interviene
una voce autorevole e competente: Giancarlo Perego,
FLASH DAL PRIMO MARTEDÌ
L
uca Moscatelli, biblista laico della
Chiesa di Milano, ha aperto il 4 febbraio la serie dei Martedì della missione con un intervento di carattere biblico, offrendo «alcune pennellate di un tema imponente». Si è soffermato in particolare sulla «esperienza della stranietà»,
che caratterizza l’immagine di Dio nella
Bibbia e la stessa identità di Israele, a partire dalle figure di Abramo, Mosè, la schiavitù in Egitto e l’esilio a Babilonia con il fe-
responsabile del settore Migrantes della
Conferenza Episcopale Italiana.
A questo punto del percorso il campo visivo
si restringe alla situazione di Parma in nome
della concretezza del problema. Una tavola
rotonda è convocata per il 18 marzo, sempre alle ore 21, per dibattere il tema: “Essere stranieri oggi a Parma: voci a confronto”. Ascolteremo dal vivo alcune esperienze
di immigrati circa l’accoglienza che ricevono nella nostra città.
Vedremo infine ciò che si fa e si potrebbe fare meglio, sia a livello della società civile: “La
risposta della città: voci delle istituzioni”, l’8
nomeno
successivo
della diaspora. Dio è il
“totalmente
Altro”, rispetto a quello
che possiamo pensare
o dire di lui.
Questa condizione di
nomadismo appartiene anche al popolo del NT. I cristiani sono su questa
terra «stranieri e pellegrini» in cerca di
una patria e Cristo è colui che «bussa
alla porta» chiedendo ospitalità ai
suoi.
Questa convinzione ci aiuta ad accogliere lo straniero e a percepire la diversità non come una minaccia, ma
un arricchimento, mirando a quella
«convivialità delle differenze» che è un
bellissimo traguardo per l’umanità di
oggi. (r. l.)
aprile, e “La risposta della Chiesa” il martedì 6 maggio.
Questa articolazione sobria dei martedì permette, ci auguriamo, di diventare più consapevoli su un fenomeno maggiore del nostro tempo per offrire, nella misura del possibile, una risposta generosa ed efficace.
L’accoglienza dello straniero è una istanza
della missione oggi e dunque chiama in
causa la credibilità del nome cristiano. Ci
auguriamo che tanti possano approfittare di
questa iniziativa.
padre Renzo Larcher sx
FestadiocesanadellaPace
EinCattedralesicelebralaGiornatadelmalato
Venerdì 7 febbraio alle 17.30 alla Libreria
Fiaccadori (strada al Duomo 8, Parma) si tiene la presentazione del libro di Rita Torti
“Mamma, perché Dio è maschio? Educazione e differenza di genere”, recentemente pubblicato dall’editrice Effatà (Cantalupa, TO).
\Intervengono Carla Mantelli, docente di Religione cattolica, ed Ermanno Mazza, pedagogista dell’Università di Parma. Coordina Sandro Campanini, presidente diocesano del
Meic.
A Felino la nuotatrice paralimpica
VIA LE BARRIERE: GIULIA GHIRETTI
Il Comune di Felino ha organizzato la rassegna di documentari “Senza capo né coda. Storie di libertà e sostenibilità”, dedicata al tema
delle barriere intese come ostacoli all’integrazione per le persone con disabilità mentali,
come limiti fisici per le persone con disabilità motorie e, infine, come conflitti e separazione tra culture, etnie, religioni e ideologie
diverse.
Venerdì 7 febbraio alle 21 al Cinema Teatro
Comunale (via Verdi 2 - Felino) la serata sarà
dedicata a Giulia Ghiretti, la giovane atleta
parmigiana che a 16 anni per un incidente
nell’allenamento sul trampolino elastico ha
perso l’uso delle gambe, ma non la voglia di vivere e di vincere. Si è dedicata al nuoto, ed è arrivata fino ai mondiali paralimpici.
Saranno proiettati alcuni video di Stefano
Vaja, che sarà presente con Giulia Ghiretti,
Walter Antonini e Fabrizio Leccabue.
Collettiva alla Galleria Sant’Andrea
SETTE ARTISTI PER “ACQUERELLI”
Sabato 8 febbraio alle 17 alla Galleria S. Andrea (Parma, via Cavestro 6/a) l’Ucai-Sezione
Eucaristia con il Vescovo
GIORNATA DEL MALATO
IN CATTEDRALE
In occasione della XXII
Giornata mondiale del
malato (11 febbraio), il vescovo presiede l’Eucaristia
in Cattedrale domenica 9
febbraio alle 15.
Azione Cattolica Ragazzi
FESTA DIOCESANA
DELLA PACE
“La pace soffia forte”: guidati da questo slogan si ritroveranno i ragazzi della
diocesi di Parma per celebrare la Festa della pace
domenica 9 febbraio si
terrà all’Istituto “De La Salle”, a Parma in via Berzioli
22. Ore 9-9.30 Accoglienza; 10: Lancio della festa e
attività a gruppi; 12:Testimoniamo al mondo il nostro desiderio di pace; nel
pomeriggio giochi per
concludere con la S. Messa
alle 15.30. Alle 14.30 laboratorio per i piccolissimi
(4-5 anni) e incontro per i
genitori sul tema: “La famiglia si mette in gioco”.
Info: Clara 333.2080096,
Raffaella 334.6145397.
Cl, Eliot e Aeduca
IL LIBRO SULLA VITA
DI DON GIUSSANI
Comunione e Liberazione,
Associazione Culturale
Eliot e associazione Aeduca invitano, mercoledì 12
febbraio alle 21 nella Sala
Righi di via Baganza 9 a
Parma, alla presentazione
del libro di Alberto Savorana “Vita di don Giussani”.
Dopo il saluto di mons.
Enrico Solmi intervengono
Federico Ghillani, segretario generale Ust-Cisl Parma e Piacenza, e Giorgio
Vittadini, presidente Fondazione per la Sussidiarietà. Info: cielle.parma@
gmail.com
Incontro per animatori
CELEBRAZIONI DOMENICALI DELLA PAROLA
Giovedì 13 febbraio dalle
di Parma inaugura, con una presentazione a
cura di Eles Iotti, la mostra “Acquerelli”, in cui
sette artisti dell’associazione offrono un excursus di modi diversi di interpretare appunto la tecnica della pittura ad acquerello. L’esposizione rimarrà aperta fino a giovedì 20
febbraio, con ingresso gratuito, nei seguenti
orari: da martedì a sabato 10-12 e 16-19, do-
19 alle 20.30 in Seminario
Minore gli animatori animatori delle “Celebrazioni
domenicali della Parola” si
incontrano, con la guida
dell’Ufficio liturgico diocesano, per proseguire il
cammino di ricerca e formazione e compiere sempre meglio il servizio alla
Parola di Dio nella celebrazione della domenica.
Saranno distribuiti i sussidi sulla liturgia della Parola delle cinque domeniche
di Quaresima dell’anno A e
sì lavorerà, come di consueto, il metodo laboratoriale.
A Porporano
un concerto d’organo del M.o Paolo Oreni,
con musiche di J. S. Bach, W. A. Mozart. F. Listz, P. Oreni. Ingresso libero.
Concorso canoro Anspi
“CANTINSIEME” PER 6-13ENNI
Anspi organizza per domenica 23 febbraio alle 16 l’11a edizione del “Cantinsieme”, concorso canoro riservato a bambini e ragazzi
(singoli o gruppi) da 6 ai 13 anni, presso la Parrocchia di San Paolo (via Grenoble, 9 - Parma).
Per iscriversi inviare una mail a
[email protected], specificando nome e
cognome del/i partecipante/i, età, numero telefonico autore e titolo del brano scelto. Iscrizioni entro sabato 15 febbraio 2014. La manifestazione avrà luogo solamente se verrà
raggiunto il numero minimo di 10 partecipanti. Il numero massimo è fissato in 25. Info:
347.5115523, 0521.281381.
ANNIVERSARIO DI
DON ENORE AZZALI
Seminario e tavola rotonda
Mercoledì 19 febbraio ricorre il primo anniversario
della scomparsa di don
Enore Azzali. La comunità
di Porporano, di cui è stato
parroco per oltre 40 anni,
lo ricorderà con una celebrazione eucaristica alle
ore 19.
A cura del gruppo interistituzionale che sta lavorando su generi, corpo e poteri, venerdì 14
febbraio alla Biblioteca di San Giovanni Evangelista si svolge un seminario su “Donne del
sud e donne del nord. Mediterraneo allo specchio”. Dalle 15 alle 18 si parlerà invece dell’esperienza delle associazioni e realtà di Parma
con la conversazione “Nuove soggettività femminili: esperienze di associazionismo”, a cui
partecipano Fadhila Ben Aziza (Voce Nuova
Tunisia), Asta Vinci (Milleunmondo - Rete Intrecci), Vojsava Tahiraj (Coop. Mediagroup98),
Barbara Mapelli (ABCD Milano), Marco Deriu (Maschile Plurale), Elisabetta Ruspini (AIS
sez. Studi di genere), Maria Grazia Turri (Univ.
di Torino). Sabato 15 febbraio alle 10 al Centro Interculturale di via Bandini 6, presentazione del libro “La rivolta dei dittatoriati”, di
Ouejdane Mejri e Afef Hagi.
menica 16-19 (chiuso il lunedì). Info:
www.ucai-parma.it.
Chiesa di San Tommaso
CONCERTO D’ORGANO
Domenica 9 febbraio alle ore 17 nella chiesa
di San Tommaso (Parma, via Farini 38) si terrà
NUOVE SOGGETTIVITÀ FEMMINILI
memo
MAMMA, PERCHÉ DIO È MASCHIO?
19
7 FEBBRAIO 2014
Presentazione alla Libreria Fiaccadori
20
7 FEBBRAIO 2014