Tëra amasêda Notiziario della Sezione di Forlì N. 2 Novembre 2014 Periodico della Sezione di Forlì del Club Alpino Italiano - sede legale: via Roma 18 - Sede operativa: viale dell’Appennino 375 - 47121 Forlì - tel 3387601333 - www.caiforli.it email: [email protected] ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI Prima convocazione mercoledi 19 novembre 2014 Seconda convocazione: giovedi 20 novembre 2014 E’ convocata per mercoledi 19 novembre 2014, alle ore 8,00 presso la sede operativa di viale dell’Appennino 375, in prima convocazione e per giovedi 20 novembre 2014, alle ore 21,00 in seconda convocazione, presso la Casa delle associazioni, viale Roma 124, l’ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI DELLA SEZIONE C.A.I. – M. Lombardini di Forlì, con il seguente ordine del giorno; 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. ELEZIONE DEL PRESIDENTE E DEL SEGRETARIO DELL‘ASSEMBLEA; APPROVAZIONE VERBALE DELL’ASSEMBLEA DEL 28/03/2014 COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE QUOTE ASSOCIATIVE E BILANCIO PREVENTIVO 2015 RALAZIONE ATTIVITA’ 2014 ATTIVITA’ 2015 RIFUGIO E BIVACCO VARIE ED EVENTUALI In base al regolamento del CAI ogni socio maggiorenne ha diritto, oltre al proprio voto, di rappresentare per delega scritta altri due soci. Attenzione! Hanno diritto al voto soltanto i Soci maggiorenni in regola con l’iscrizione per l’anno 2014 Per la delega utilizzare il modulo pubblicato nell’ultima pagina del Notiziario TESSERAMENTO E QUOTE ASSOCIATIVE PER L’ANNO 2015 Circolare n. 9/2014 - Direzione - Ufficio Sezioni Quote minime di associazione e ammissione al CAI Soci Ordinari € 42,20 Soci Familiari € 21,71 Soci Giovani € 15,69 Soci Vitalizi € 17,69 Per Socio Giovane si intende il minore di anni diciotto (nati nel 1998 e seguenti). Il Socio Famigliare deve autocertificare il nominativo del socio Ordinario - iscritto alla stessa Sezione - al quale è legato da vincoli famigliari anche di fatto e con cui coabita. Il Socio di età compresa tra i 18 e i 25 anni viene applicata automaticamente la quota dei soci famigliari. Tale Socio godrà di tutti i diritti del Socio Ordinario. Soci Giovani - Invio gratuito delle pubblicazioni sociali per i Soci Giovani non aventi il Socio Ordinario di riferimento che ne facciano espressamente richiesta. - Per i Soci Giovani appartenenti a famiglie numerose è prevista a partire dal secondo Socio Giovane la quota agevolata nella misura di € 9,00. Al fine di beneficiare della quota agevolata è necessario che al momento della nuova iscrizione o rinnovo vi siano le seguenti condizioni: - Socio Ordinario di riferimento (capo nucleo) - quota intera - 1° Socio Giovane - quota intera - 2° Socio Giovane e seguenti - quota agevolata LE QUOTE DI RINNOVO E AMMISSIONE PER L’ANNO 2015 SARANNO DECISE DALL’ASSEMBLEA DEL 20/11/2014 Tenendo conto dei minimi stabiliti dalla Sede Centrale e in linea con le quote degli anni trascorsi Relazione annuale del Presidente Cogliendo l’occasione dell’assemblea annuale, a circa un anno dall’insediamento del nuovo consiglio, mi sento di fare un primo bilancio che ritengo assolutamente positivo. Non solo perché è stata data continuità alla precedente presidenza (un ringraziamento va a Giorgio Assirelli, past president, per i saggi consigli che ci ha fornito e sta continuando a fornire in questi mesi di rodaggio) ma anche perché sono state portate delle interessanti novità. Innazitutto vorrei citare la costituzione del gruppo alpinistico, probabilmente l’unico in Romagna, che si è raccolto attorno alle personalità trascinanti di Mauro Cappelli, l’attuale presidente del gruppo, e di Gabriele Sintoni che ne è il segretario. In appena sei mesi tante sono state le attività che hanno portato avanti, da marzo mese in cui in una bellissima serata gremita di partecipanti all’Urlo presso il centro culturale S. Francesco si è dato via alla costituzione del gruppo ad oggi. Durante l’estate c’è stata poi l’occasione di presentare l’attività del gruppo in una serata organizzata per la visione di film della Cineteca del C AI sull’alpinismo e l’arrampicata che ha avuto un buon seguito di pubblico in Piazzetta della Misura. Sempre molto attivi e con nulla da inseg na re d evo cita re p oi l’Alpinismo Giovanile, che praticamente solo con la forza e determinazione dei due fratelli Quattrini, Alberto e Marco, sta portando avanti uno dei programmi più segu iti della R oma gna dall’arra mpica ta sportiva al trekking, dall’avvicinamento alla speleologia alla fotografia di montagna. Purtroppo per il meteo avverso, che quest’anno non ha risparmiato nessuno, non è stato possibile organizzare l’intersezionale dell’AG che quest’anno avrebbe dovuto essere organizzato da Forlì in virtù delle proprie capacità organizzative. Lo Speleo Club Forlì, la cui attività a volte è misconosciuta poiché si svolge sottoterra dove pochi osano andare, anche quest’anno ha avuto la sua dose di “luce” in parte per l’attività che svolge dal 2011 nell’ambito del Progetto Diversamente Speleo che quest’anno li ha visti impegnati nell’organizzare una giornata in Veneto, alla Grotta Buso della Rana, con 120 partecipanti in parte per l’adesione alla festa che da qualche hanno a questa parte il Comune di Forlì organizza per festeggiare gli 800 anni della Piazza Saffi che li ha visti nuovamente appesi al campanile di San Mercuriale a dare spettacolo delle proprie abilità su corda. La novità di quest’anno è stata quella di accompagnare i due gemelli Giulio e Giotto, i protagonisti delle giornate DS, in cima al campanile per fargli vedere la città dall’alto per la prima volta nella loto vita. A settembre è stata poi organizzata una serata dedicata all’importante tema dell’acqua che berremo che ha visto la partecipazione del Presidente delle Federazione Speleologica della Regione Emilia-Romagna, dell’Assessore al Turismo del Comune di Forlì e di Romagna Acque spa. Infine, ma non per minore importanza ma perché sono i più “giovani” vorrei ringraziare il gruppo Mountain Bike del CAI - Sezione di Forlì che è nato spontaneamente tra amici accomunati dalla passione per la bici e la montagna che sta portando in giro per le colline e le varie iniziative organizzate sul territorio i colori della sezione ben stampati sulle loro nuove divise. L’attività escursionistica e di vie ferrate, in Appennino e fuori regione anche di più giorni, è continuata con la collaborazione dei soci che si sono fatti carico dell’organizzazione delle uscite, dai Sibillini, al Marguareis, dalle Dolomiti ai Pirenei. Una novità di quest’anno ha riguardato lo strano connubio tra yoga e trekking che è continuato anche con l’organizzazione di una serie di incontro sul benessere in montagna, il primo del quale è coinciso con il programma della Settimana del Buon Vivere, organizzata dal Legacoop, a cui anche il CAI di Forlì ha aderito. Così come ha aderito alla Notte Verde, una bellissima serata organizzata dal Comune di Forlì con altri importanti partner istituzionali (Camera di Commercio, Fondazione tec), nell’ambito del quale è stato organizzato un trekking urbano lungo la via dell’acqua del Canale di Ravaldino, con i racconti di Zelli e Viroli sulle vicende che si sono svolte lungo le sponde di questo corso d’acqua che oggi è parcamente tutto ipogeo. L’ultima iniziativa organizzata si è svolta a ottobre, presso la sala proiezioni dell’Urlo, con la presentazione del filmato girato in Bolivia da Gianfranco Corradini, alpinista che nonostante la sua disabilità realizza imprese alpinistiche eccezionali. Per quanto riguarda le relazioni con i partner naturali della Sezione, continua la pluriennale collabora- Pagina 2 zione con il Parco delle Foreste Casentinesi e con la nuova gestione del Rifugio Città di Forlì, dalla manutenzione ordinaria ed annuale dei sentieri CAI all’interno del Parco alla segnatura straordinaria dell’Alta Via dei Parchi per il tratto di competenza, dalla organizzazione della serata in Piazzetta delle Misura per presentare il film sull’Alta Via dei Parchi alla organizzazione di Suoni dell’Appennino che ha visto una buona partecipazione di pubblico in luoghi molto affascinanti nelle varie vallate fino all’ultima data organizzata ai prati della Burraia, in concomitanza con il primo raduno di aquiloni che è stato organizzato. Anche l’attività presso il Bivacco Cà di Rossi continua sia per la manutenzione e miglioramento dei locali (è in fase di completamento l’impianto fotovoltaico) sia per l’organizzazione della annuale festa di compleanno del bivacco che è sempre un momento conviviale e di relax. Invece, la sede attuale della Sezione richiede alcuni lavori di riorganizzazione dei locali che verranno a breve realizzati, si spera con la massima partecipazione dei soci che vorranno dare una mano. Per quanto riguarda l’attività formativa dispiace segnalare che per mancanza di neve non è stato possibile organizzare il corso di escursionismo invernale mentre il corso di escursionismo e di vie ferrate ha avuto una discreta adesione e si è costituito un bel gruppo di giovani leve. Dal punto di vista invece della formazione degli istruttori sezionali di escursionismo quest’anno partecipano al corso organizzato dall’Otto Regionale due soci mentre ai corsi TAM e ONC hanno partecipato tre soci. Infine, in vista della prossima adesione alla Scuola di Pietramora sono stati già individuati 6 nominativi di soci che faranno i corsi per istruttori sezionali di alpinismo. L’augurio che faccio a tutti voi è quello di continuare lungo questa linea ricercando la collaborazione di chi potrà dare anche un piccolo ma pur importante contributo al buon svolgimento delle attività sezionali, portando nuove idee, nuove collaborazioni con le altre associazioni del territorio e perché no anche con le altre sezioni. Dobbiamo fare rete, in tempi di crisi è l’unica soluzione per poter andare avanti! Il Presidente Paolo Proli Fotografie dai grandi spazi, Walter Bonatti in mostra a Milano Dal 13 novembre 2014 all'8 marzo 2015 il Palazzo della Ragione di Milano ospiterà la mostra "Walter Bonatti. Fotografie dai grandi spazi". L'esposizione è dedicata alla seconda vita del fortissimo alpinista bergamasco, quella di "esploratore del mondo", mondo che ha immortalato e descritto in numerosi testi ed immagini. Walter Bonatti negli anni è riuscito a conquistarsi un privilegio raro: la possibilità di vivere due vite. Dopo la stagione di scalate, che lo hanno reso uno dei protagonisti della storia de ll’a lpinis mo, ha deciso di cambiare i suoi orizzonti e mettersi in cammino alla volta delle regioni più lontane e affascinanti del pianeta dimostrando con il suo esempio, le sue parole e soprattutto le sue immagini come l’uomo sia parte della natura. Tëra Ramasêda Novembre 2014 ALPINISMO GIOVANILE SIBILLINI: MAI PIU’ SENZA... di Marco Quattrini 27-29 giugno 2014 È da quasi trent’anni che ci penso… E non parlo di una cima prestigiosa o una via di roccia classica, una di quelle per intenderci che hanno fatto la storia dell’alpinismo. Sfogliando libri e riviste, alla ricerca di posti interessanti per organizzare un campo mobile con gli scout, mi avevano affascinato i Sibillini e in particolar modo il lago di Pilato. La fotografia di un luogo suggestivo , le leggende sul perché di un toponimo così singolare, le conferme degli amici marchigiani: tutto quanto (e gli anni) hanno alimentato questo desiderio di poterlo vedere dal vivo. E l’aver frequentato i Sibillini quasi prevalentemente in inverno e con meteo pessimo, grazie ai corsi da aiuto prima e da accompagnatore di Alpinismo Giovanile poi, non ha fatto che alimentare questo desiderio. Così l’occasione è arrivata, complice il pessimo tempo che ha caratterizzato l’estate 2014 in nord Italia. È venuto quasi naturale organizzare la ormai classica tre giorni estiva del gruppo di Alpinismo Giovanile verso sud, anche per tentare di diminuire i costi, dovuti ai rifugi e agli spostamenti in auto. Prima tappa è la Gola dell’Infernaccio, itinerario turistico ma davvero suggestivo che risale il fiume Tenna, lungo un sentiero pieno di sorprese e curiosità. A cominciare dalle “Pisciarelle”, caratteristiche cascatelle di acqua gelata che trasuda a mo’ di doccia dai pendii sovrastanti il sentiero. Il percorso prosegue tra ponticelli, massi e strettoie, fino a sfiorare le pareti ro cci o se in alcuni punti in cui anche la luce del sole fatica a filtrare. Quando la gola si allarga, abbandonato il sentiero principale raggiungiamo il sovrastante Eremo di San Leonardo, costruito su i resti di un antico punto di riscossione dazi. Sabato è invece il grande giorno: da Foce ( 960 mslm) imbocchiamo il lungo sentiero che attraversa il Piano della Lardosa verso la piramide del Pizzo del Diavolo, che perdiamo di vista non appena ci addentriamo nel bosco. Qui il sentiero inizia a salire in modo deciso (…”le Svolte”), fino a quando non sbuchiamo nella verdissima valle del Lago, dove il pendio si addolcisce, ma non troppo. Non nascondo che questa prima parte è stata molto faticosa, i ragazzi (dieci in tutto) sono stati tutti bravissimi, nonostante qualche inevitabile brontolio dovuto alla salita, al caldo e al solito problema della gestione dell’acqua… Ma i mille metri di dislivello e le quasi 4 ore impiegate a percorrere il tragitto sono da considerare un’ottima performance da parte dei nostri ragazzi. La meta ( 1940 mslm) poi è al di sopra di ogni aspettativa: il lago, dalla tipica forma ad occhiali, si trova in una vasta conca di origine glaciale, ed è contornata dal Redentore (m. 2448), dalla Cima del Lago (m. 2422), dal Vettore (m. 2476), e dal Pizzo del Diavolo (m. 2410). Il paesaggio ha il tipico aspetto alpino e anche tutto il contorno contribuisce a dare l’idea dell’alta montagna: i numerosi ghiacciai e i ghiaioni, la flora con tanto di genziane e stelle alpine, i numerosi gruppi di escursionisti. Poco distante, una cordata sale per una via la parete rocciosa del Pizzo, catturando l’attenzione non solo dei ragazzi. E, naturalmente, grande motivo d’attrazione è il Chirocefalo del Marchesoni, minuscolo crostaceo (9-12 mm …!!) di colore rossastro che sguazza nell’acqua del lago poco lontano da riva. Dopo il pranzo e una breve lezione di Andrea sull’alimentazione in montagna, la strada per il ritorno è sì lunga, ma fatta in scioltezza e allegria. E anche domenica il programma presenta un’escursione altrettanto interessante e impegnativa. Dal rifugio Sibilla (1540 mslm), nostro punto di appoggio in questi giorni, imbocchiamo il sentiero che risale velocemente verso i l sovrastante monte Zampa. Da qui la vista sulla sottostante gola dell’Infernaccio e sul monte Priora è notevole, ma anche sul lato opposto la sagoma del Gran Sasso evoca ricordi e suscita idee per i prossimi anni. Il tragitto di giornata (la cresta che porta alla cima del Monte Sibilla, m. 2173) è lì di fronte a noi. Il saliscendi erboso ci porta in breve sotto la corona, che superiamo con l'ausilio delle catene fisse, dopo aver fato una breve deviazione verso quel che resta della leggendaria grotta della Sibilla. L'ampia cima erbosa ci permette una vista a 360° mozzafiato: il Vettore è lì di fronte a noi, con tutta le vette che gli fanno da corona. Anche il tragitto che abbiamo percorso ieri è ben visibile, al pari del mare e del Gran Sasso, delle colline ascolane, delle cime del monte Bove, del lago di Gerosa. Dopo una breve ricognizione decidiamo di proseguire per la cresta, che diventa più affilata e con qualche breve passaggio che richiede ancora più attenzione. Poi la cresta va ad incontrare la strada bianca che finisce nel nulla, la stessa strada che taglia a zig-zag la montagna, visibile da km di distanza, segno di deturpazione in nome di un turismo insostenibile che avrebbe dovuto “valorizzare” questi luoghi alla fine degli anni '60. La discesa poi al rifugio lunga la grande zeta bianca è lunga e fatta sotto il sole battente, ma conclude una tre giorni piena di belle sensazioni ed esperienze. A mo' di conclusione, grazie ai nostri ragazzi per l'impegno, la disponibilità e l'attenzione verso i luoghi che ci hanno ospitato. Grazie anche a Paola, Claudio e Andrea senza il cui supporto non avremo potuto organizzare e gestire questa tre giorni. E soprattutto grazie ai monti Sibillini che con pazienza hanno aspettato tutti questi anni per svelarsi in tutta la loro bellezza e il loro fascino unico. Ai prossimi anni perché non potranno più mancare nei programmi del gruppo di Alpinismo Giovanile. Pagina 3 Tëra Ramasêda Nadelhorn, 4327 mt Aria sottile del Vallese (Svizzera) di Mauro Cappelli Da tempo conservavo un articolo ritagliato da una rivista di montagna, che descrive con parole “mirabolanti” una traversata in cresta da fare con piccozza e ramponi: la Nadelgrat. “Grat”, in lingua tedesca, significa “cresta” e Nadelgrat è quindi traducibile con “cresta del Nadel”. Poi, l’abitudine (sempre tedesca) di coniugare il nome della montagna con l’appellativo “corno”, (horn) fa diventare il Nadel “Nadelhorn”. Il Nadelhorn è una cima di 4327 mt situata nella catena dei Mischabell nel vallese, un paradiso di vette ghiacciate posto interamente in territorio svizzero, qualche Km a nord della bastionata di confine italo-svizzera formata da Monte Rosa e Cervino. Per tornare alla Nadelgrat, c’è da dire che, in realtà, con questo nome, non si identifica “solo” la cresta del Nadelhorn ma una lunga traversata di vette che trova nel Nadelhorn il suo culmine. Per raggiungere la cima del Nadelhorn è infatti necessario oltrepassare altre 3 cime superiori ai 4.000 mt. di quota. Il Nadelhorn quindi, rappresenta il culmine di una galoppata attraverso la quale si toccano 4 cime oltre quota 4.000 e Nadelgrat è il nome che identifica questa magnifica galoppata in quota a fil di cielo. Ma andiamo con ordine….. La base per partire è Sass Fee, paesino svizzero in cui la circolazione coi mezzi a motore è del tutto interdetta. Chi arriva a Sass Fee si trova la strada “sbarrata” da un mega parcheggio multipiano dove tutti, e quando dico tutti, dico proprio tutti, anche i residenti per capirci, devono lasciare l’auto, la moto o qualunque altro mezzo di trasporto che funzioni a scoppio. Nel parcheggio si entra in auto e si esce a piedi. Ogni struttura ricettiva (albergo, hotel, B&B, ecc…) è dotata di un vagoncino elettrico col quale viene effettuato il trasporto delle merci dal parcheggio all’interno del paese. I vagoncini trasportano anche i turisti più pigri e i loro bagagli portandoli dal parcheggio alla residenza che hanno scelto per la loro vacanza. Il parcheggio è a pagamento (sono gratuite le prime 3 ore, poi scatta il tachimetro) e, in funzione del tempo che si resta parcheggiati, cambiano le tariffe (se non ricordo male per l’auto la tariffa è di 14 CHF franchi svizzeri al giorno, corrispondenti più o meno a 11 Euro giornaliere). Io ho fatto base più in bassa valle a Sass Grund (che è il paesino prima di Sass Fee) dove si trovano 3 campeggi (a Sass Fee non ce ne sono) che per una tenda igloo, l’auto e 2 persone ti chiedono 35 CHF a notte. I servizi igienici sono tenuti puliti con gli standard svizzeri e l’acqua calda è compresa nel prezzo, non male dai. Comunque arriva il giorno in cui si smonta la tenda, si esce dal campeggio, si va a parcheggiare a Sass fee e ci si incammina per la Nadelgrat. La base logistica più comoda per il giro è il rifugio Mischabelhutte di proprietà del CAS (il Club Alpino Svizzero). Il rifugio è molto accogliente, profuma di resina e di legno e se avete la fortuna che è capitata a noi di dormire nella “Hollandia room” non sarete stipati in scomode e multipiano cuccette ma distesi uno di fianco all’altro su materassi disposti a terra a semicerchio: stanza spaziosa, pulita, e ben arieggiata, molto diversa dagli standard “a sardina” su cui molti rifugi d’alta quota sono impostati. Il Mischabelhutte è posto a 3340 mt, Sass Fee è a 1800 mt, per cui il dislivello da fare a piedi per arrivarci è di circa 1550 mt che, tradotto in tempo, significa 4 o 5 ore a seconda del passo (naturalmente senza fare le corse). Il rifugio è gestito da 4 ragazze poco più che ventenni una delle quali riesce, sforzandosi, a parlare anche un pò di italiano. In alternativa, con inglese e francese tutte vi capiscono (oltre naturalmente al tedesco che è la lingua ufficiale di questo cantone della Svizzera). Sul cibo non mi esprimo, primo perché i gusti sono soggettivi e secondo perché se uno cerca il gourmet non deve andare in Svizzera a cercarlo e men che meno in un rifugio a oltre 3000 mt dove tutto viene trasportato con l’elicottero bianco e rosso dell’Hair Zermatt. Comunque, che vi sia piaciuto o no, il bis viene proposto e concesso e alla fine della cena la panza l’avete sicuramente riempita. Se volete fare un investimento molto remunerativo, portatevi nello zaino l’acqua da bere…. Lo so che pesa ma al rifugio una bottiglia di plastica da un litro e mezzo ve la fanno pagare 14 CHF. Io, oltre ad un paio di bottiglie, avevo anche 2 bustine di sali, finita la “mia” acqua ho utilizzato quella di fusione che viene dai rubinetti (non potabile) a cui ho aggiunto i sali….Sono sopravvissuto e non ho avuto nessuna conseguenza. Dunque siamo pronti per la Nadelgrat. Tecnicamente, la difficoltà è AD+….. Ci sono creste nevose (non troppo affilate), tratti di roccette infide alternate a tratti in cui la roccia risulta invece più solida e affidabile con passaggi mai superiori al III° grado (naturalmente da fare coi ramponi ai piedi e i guanti nelle mani). Quando abbiamo lasciato il rifugio erano le 5 di mattina. Novembre 2014 Si parte subito in salita per una costola rocciosa che in mezz’ora porta sul pianoro del ghiacciaio il cui nome, fra varie h e varie k, è impossibile da pronunciare (e direi anche da scrivere). Dopo un tratto quasi pianeggiante, il pendio si impenna nuovamente fino ad arrivare al Windjoh. A questo punto la quota guadagnata viene persa quasi tutta perché si scende il ripido pendio (40-45°) dalla parte opposta per andare a reperire il canale che porterà finalmente in cresta. Il canale che normalmente si sale per raggiungere la cresta e cominciare la cavalcata era in condizioni pietose per cui abbiamo optato per una soluzione più lunga ma ben più sicura e siamo saliti lungo un altro canale che ci ha fatto guadagnare la cresta a monte del primo 4000 della giornata: il Dirruhorn 4035 mt. Questo canale arriva a pendenze di 50-55° ma la buona condizione della neve (dura e compatta al punto giusto) ci consente di progredire di conserva e riusciamo così a superare un paio di cordate che procedevano a tiri di corda. L’esposizione a Est si questo canale (prende il sole subito di primo mattino) ti preclude la possibilità di ritirata perché scenderlo in pieno sole vorrebbe dire esporsi a rischi oggettivi troppo elevati. Per rendersene conto basta guardare la base del canale dove sono depositati blocchi di ghiaccio e pietre di varia dimensione messe in moto dall’innalzamento delle temperature durante la giornata. In vetta al Dirruhorn ci si arriva superando un’anticima e una placca fessurata che risulterà forse il passaggio tecnicamente più impegnativo della giornata. Dalla vetta del Dirruhorn si vede tutta la nostra cresta con in successione le cime dell’Hohbaghorn, dello Stecknadelhorn e, da ultimo, del Nadelhorn. Vista da qui, la cresta si svela in tutta la sua lunghezza: è bellissima ma solo da qui, dopo che sono già passate quasi 5 ore da quando abbiamo lasciato il rifugio, ti rendi conto di cosa ti aspetta prima di poter mettere la parola fine alla giornata. Dunque siamo in vetta al Dirruhorn, primo 4000 di oggi e la nostra prossima metà è l’Hohbaghorn 4219mt. Dalla vetta del Dirruhorn si scende lungamente per roccette instabili seguendo sempre, più o meno fedelmente, il filo di cresta. L’orientamento non è un problema, la giornata sta rispettando le aspettative delle previsioni regalandoci un cielo cobalto come solo in alta quota capita di vedere e la totale assenza di vento rende piacevole anche la temperatura. In un’ora arriviamo al colle che separa il Dirruhorn dall’Hohbagohorn: si riprende nuovamente a salire lungo la cresta prima di neve con qualche cornice, poi di roccia, poi ancora di neve che ci porta, infine, ai 4219 mt dell’Hohbaghorn (2° 4000 di giornata). Dalla vetta dell’Hohbaghorn la vista spazia fin dove l’occhio può arrivare a vedere. Il Cervino (pardon, qua si chiama Matterhorn) sembra di toccarlo solo allungando una mano, anche tutto il gruppo del Rosa è schierato con Liskamm, Polluce, Pagina 4 Castore, Roccia Nera e Breithorn. Girandosi di 180° e volgendo lo sguardo verso nord fa bella mostra di sé il gruppo montuoso delle Alpi Bernesi comprendente Jungfrau, Monch e Eiger. Tutt’intorno cime, vette, ghiacciai, rocce, poi solchi vallivi e ancora cime, vette ghiacciai e rocce in una teoria e in una successione che sembra non avere fine. Dalla cima dell’Hohbaghorn la discesa al colle che lo divide dal 3° 4000, lo Stecknadelhorn, è tutta nevosa e si arriva al colle piuttosto velocemente. Da qui la salita allo Stecknadelhorn è su roccia con tratti di arrampicata non difficili ma nemmeno troppo banali. Il filo di cresta si lascia un po’ a sinistra perché sulla destra sembra sia più agevole guadagnare quota (come confermano i numerosi segni e graffi lasciati sulla roccia dai ramponi di tutte le cordate che salgono questa cresta). Due graffi in più e anche i nostri ramponi arrivano in cima allo Stecknadelhorn 4242 mt. E con questo fanno 3! La stanchezza comincia ad affiorare, la fame e la sete sono tenute a bada dalla tensione e dall’adrenalina che ancora gira nelle vene perché la giornata non è affatto finita e manca ancora l’ultimo sforzo da compiere: la salita all’ultimo 4000, il più alto di oggi, quello che da il nome a questa cresta, il Nadelhorn. Una barretta, un sorso di Coca (non voglio far pubblicità ma una bottiglia di Coca Cola da mezzo litro nello zaino non manca mai quando faccio queste “scarpinate” a fil di cielo), la foto sulla vetta e anche la cima dello Stecknadelhorn ce la lasciamo alle spalle. Manca solo il Nadelhorn, ma il Nadelhorn è un vero bastardo! Non continui per cresta fino a salirne la cima. Ad un certo punto la cresta l’abbandoni (perché diventa molto più difficile) e con un lungo traverso sotto la cima ti colleghi alla via normale che sale da sud-est. Da qui scenderai al rifugio chiudendo il giro, quindi non sei “obbligato” a salire in vetta al Nadelhorn….. Se vuoi fare la cima ti spari i 2-300 mt di salita che ti mancano poi li ripercorri in discesa per tornare indietro. La tentazione di non salire in vetta all’ultimo 4000, ma di iniziare subito la discesa da qui, è forte e non si devono ascoltare le sirene incantatrici che ti ricordano (se ce ne fosse bisogno) da quante ore sei fuori, quanto ti bruciano le gambe, quanto sarebbe bello sedersi nel rifugio davanti ad un piatto di zuppa fumante. Devo dire che Marisa si è superata! Durante tutto il lungo traverso sotto la vetta del Nadelhorn pensavo: quando arriviamo sulla normale vorrà scendere, è un peccato ma a questo punto della giornata cosa posso dirle? Solo che è stata brava, comunque vada e comunque Tëra Ramasêda deciderà di fare! Anzi, è stata bravissima!! Con questi pensieri arriviamo alla traccia della via normale. Qui non abbiamo nessun riparo dai venti di nord-ovest che si sono alzati impetuosi con raffiche davvero notevoli. Non dico niente; mi chiudo il cappuccio della giacca, mi alzo la bandana che ho al collo fin sopra il naso per cercare riparo dal vento e prendo lentamente la traccia di salita. Penso: adesso mi dice di non andare, saltiamo questa cima e torniamo al rifugio, in fondo ne abbiamo saliti 3 di questi giganti e questa giornata sarà comunque un piacevole ricordo per parecchio tempo …..Non riesco a salire, questo vento mi sta portando via l’anima, voglio tornare indietro…… Invece niente, io salgo aspettando che ad ogni passo lei pronunci queste parole ma da dietro non arriva nessuna protesta, nessun lamento….I 5 mt di corda che ci collegano mi seguono senza strappi e senza interruzioni. Dal bivio abbiamo già guadagnato 50 mt, poi 100, poi 200 poi un ultimo tratto dove il pendio si impenna e sopra quello la cima! Nadelhorn, 4327 mt!! Siamo sul 4° 4000 di questa giornata infinita! La discesa al rifugio sarà un calvario, Marisa sa che non deve ancora mollare la tensione ma sa anche che il più ormai è fatto. Questo pensiero inevitabilmente le fa abbassare la guardia: piccoli e grandi dolori tenuti fino ad ora “sotto traccia” dalla tensione, tornano prepotentemente alla luce. Gli alluci le fanno male, sente che le si sono formate delle vesciche ai piedi, un dolore dietro al ginocchio le impedisce quasi di camminare. Le ore passano e con loro anche la capacità di stringere i denti per un ultimo e definitivo sforzo. Le gambe si muovono per inerzia, il corpo le asseconda ciondolando ora a destra, ora a sinistra. Quando entriamo nel rifugio sono le 19….da quando siamo partiti sono passate 14 ore. Una broda color pomodoro sporco riempie i nostri piatti, sicuramente fa schifo ma va giù che è una meraviglia e sembra persino buona, tanto che chiediamo il bis e anche il tris! Domani si scende a valle, si torna a Sass Fee, al parcheggio, alla macchina e in Romagna. Domani è un altro giorno, oggi però ce la siamo davvero goduta! Nadelgrat…..Chi vuol farsi una piccola scorpacciata di 4000 si faccia pure avanti, noi abbiamo già dato! Bellissimo!!! Novembre 2014 Un gruppo alpinistico al CAI di Forlì… quasi per caso di Ivano Bartolozzi E’ il novembre del 2013 quando, quasi per caso, mi ritrovo in una assemblea dei soci CAI, con un consiglio direttivo dimissionario e in grave difficoltà a comporre il nuovo. Si polemizza e si discute sulla ma n ca n za di attività alpinistica nella sezione. L’assemblea continua poiché non si trovano candidati sufficienti a votare il consiglio, si ipotizza di rinviare l’elezione. Sono molto amareggiato da tutto ciò. Nonostante siano tanti anni che non svolgo attività in sezione, ma sono ancora sentimentalmente molto legato. Affiorano in me tanti ricordi legati al CAI e al mio passato alpinistico… la prima volta in Dolomiti affascinato dalla maestosità dell’ambiente, eccitato dalla verticalità e dall’esposizione di quel mondo di pareti immense e guglie aguzze, quando scoppiò irrefrenabile in me la grande passione per la montagna e per l’arrampicata… gli approcci da autodidatta con manovre di corda e nodi e la ricerca di tutti gli affioramenti rocciosi forlivesi per affinare la tecnica di arrampicata… le mie prime salite da capocordata sulle classiche vie delle Torri del Vaiolet… la qualifica di Istruttore Sezionale di Alpinismo e la direzione dei primi corsi di arrampicata sezionali… la nascita del primo Gruppo Roccia della sezione… le entusiastiche aperture di nuove vie nella Gola di Frasassi… poi le tante salite nelle falesie, in Gran Sasso e in Dolomiti con tanti e diversi compagni di cordata. Forse un sopito senso di colpa per aver abbandonato per tanti anni l’attività alpinistica nella sezione, mi spinge ad alzare timidamente la mano per candidarmi consigliere. Vengo eletto e rientro così dopo tanti anni nella vita attiva della sezione come responsabile del settore alpinistico. Questa attività da molti anni è scarsamente rappresentata nella sezione di Forlì e l’obbiettivo del consiglio è di cercare di entrare a far parte della Scuola di Alpinismo Pietramora per dare una opportunità ai soci forlivesi di formazione e crescita alpinistica. Paolo Proli, il nuovo presidente, è molto determinato e spera fortemente di raggiungere questo “sogno”. Con lui mi ritrovo, un po’ spaesato, in una riunione di tutti presidenti delle sezioni Romagnole CAI a contrattare le condizioni per entrare nella Scuola di Alpinismo: ci viene chiesto di portare “in dote” otto nuovi aspiranti istruttori per incrementare il corpo istruttori della scuola; solo così sarà possibile allargare l’accesso ai corsi anche soci di Forlì. Missione impossibile!!! Sono più di venti anni che sono completamente fuori dall’ambiente alpinistico forlivese, non ho più contatti con nessuno. In sezione conosco Piermatteo Sassi, già istruttore regionale di alpinismo e Marco Quattrini Istruttore dell’alpinismo giovanile che più volte nelle assemblee di sezione aveva sollecitato il consiglio ad impegnarsi per far entrare la sezione nella scuola di alpinismo. E’ tramite loro che scopro piano piano che a Forlì ci sono molti esperti alpinisti. Con un veloce giro di telefonate riusciamo a formare un piccolo gruppo di lavoro agganciando Mauro Capelli e Paolo Tiezzi, entrambi già istruttori della Scuola Pietramora. Con loro abbozziamo un primo progetto di attività di stage di arrampicata in primavera. Alla palestra Strocchi di Faenza conosco Gabriele Sintoni, un “vulcano” di idee e progetti, che è entusiasta all’idea di avviare un’attività alpinistica nella sezione CAI di Forlì. Seguirà un serrato confronto, con un fitto scambio di mail tra tutti i componenti di questo piccolo “gruppo di lavoro”, dal quale piano piano germoglia l’idea della costituzione di un gruppo alpini- Tëra Ramasêda Pagina 5 stico… Comincia a girare la voce nell’ambiente e grazie all’azione promozionale di una figura carismatica come Mauro e alla travolgente capacità comunicativa di Gabriele, ad una prima convocazione degli interessati raccogliamo più di trenta adesioni al progetto. Un successo insperato! E tanto entusiasmo. Si parte per la costituzione del gruppo: approvazione dello statuto, elezione del consiglio direttivo, adozione del nome, programma annuale dell’attività, apertura di un gruppo su Facebook e il 25 marzo 2014, in una sala gremita di più di cento persone la presentazione ufficiale: è nato il Gruppo Alpinistico della Sezione CAI Forlì “I Ghiri Di Romagna”!!! Da non credere!!! In tre mesi dal nulla alla costituzione del primo gruppo alpinistico di una sezione CAI in Romagna. E da marzo ad oggi grande adesione a tutte le uscite a Stallavena, Gaeta, Pietra di Bismantova, Val Canali, Marmarole, Arco e alle serate didattiche su tecnica e materiali… e poi la progettazione del logo, la stampa degli adesivi e delle magliette… e tanti progetti per il futuro… Grazie Ghiri!!! Gruppo Alpinistico Ghiri di Romagna PROGRAMMA NOVEMBRE/ DICEMBRE 2014 Appuntamenti in programma: Venerdi 21 novembre, presso palestra Bloc Station quarta serata " Stage di allenamento all'Alpinismo" Domenica 23 novembre, uscita ad Arco Venerdì "Norway" 28 novembre, serata Venerdì 5 dicembre serata "Himalaya 2014 - Mera Peak 6425 mt - Deserti di suoni, quota e neve" 19/21 dicembre "Complighiaccio" Per informazioni: [email protected] IL FIUME RONCO FRA LA VIA EMILIA E MAGLIANO I MEANDRI DEL FIUME RONCO Lettera aperta di Umberto Martini, Presidente generale del Club Alpino Italiano ai Soci CAI e agli amanti della montagna L'in c ont ro c on Paolo Sesti, presidente della Federazione Motociclistica Italiana, ha suscitato un dibattito molto vivo e interessante all'interno del CAI. Dopo aver seguito il percorso di riflessione interna del Comitato centrale di indirizzo e controllo, della Conferenza dei Presidenti regionali CAI e del Comitato direttivo centrale voglio portare a più ampia conoscenza le nostre posizioni. L'incontro con il presidente della FMI, è stata un'occasione per far conoscere le ragioni e i valori del CAI a chi parte da posizioni e interessi a noi contrapposti, e certamente anche per ascoltare quelle dei motociclisti. Qualcuno, partendo dal comunicato stampa che rendeva noto l'incontro, ha sostenuto sulla stampa che da esso sia derivato un accordo: ciò è pura fantasia non c'è né ci sarà alcuna concessione o deroga sulla nostra posizione circa la frequentazione motorizzata contro la legge sui sentieri e mulattiere di montagna. Allo stesso modo non si è mai affermato che gli interessi di escursionisti e motociclisti siano equivalenti, anzi ribadisco che sono inconciliabili. Ribadisco che il CAI ha sempre condotto e continuerà a condurre le proprie battaglie contro la frequentazione indiscriminata dei sentieri di montagna con i mezzi motorizzati. La realizzazione dei sentieri, come dei rifugi, è sin dall'inizio della nostra storia uno degli elementi centrali della missione del CAI. La frequentazione e la tutela delle Terre alte è per me, e per il CAI, condizionata ai principi espressi nel nuovo BiDecalogo, che sono prima di tutto un codice di autoregolamentazione che i nostri Soci si sono dati. Ricordo anche le Tavole di Courmayeur e la Charta di Verona. Il CAI è fortemente impegnato per ottenere la revisione del codice della strada. Gli interessi in gioco sono numerosi e molte sono le lobby che faranno pressione. Tra queste vi sono quelle legate al mondo dei motori, che hanno alle spalle non solo molti motociclisti, fuoristradisti e quaddisti, ma anche grandi interessi industriali e non solo. A questo proposito pongo una questione e cioè, in vista dell'obiettivo di ottenere la modifica del codice della strada, considerati gli esiti delle recenti battaglie perse, non dobbiamo, ora più di prima, mettere in campo tutte le possibili strategie per la creazione di quell'ampio consenso che ci consentirà di essere ancor più incisivi per la difesa e la tutela dell'ambiente alpino? Credo di sì. Penso che a fianco delle giuste e dure azioni di contrasto come quelle della Lombardia e dell'EmiliaRomagna, che ho sostenuto, sostengo e sosterrò, abbiamo il dovere di continuare a spiegare e far conoscere in tutte le possibili occasioni di dialogo e confronto, anche a motociclisti e utilizzatori di mezzi motorizzati, i principi del nostro Bi-decalogo. Primo fra tutti che la montagna è un ecosistema fragile, da tutelare e che dobbiamo restituire alle future generazioni. Insieme alle altre Associazioni ambientaliste abbiamo elaborato un documento indirizzato al Presidente del Consiglio che verrà diffuso nei prossimi giorni. Nel documento, oltre a dedicare un paragrafo specifico alle Terre alte, chiediamo di modificare il Codice della strada per rendere esplicito il divieto di circolazione ai mezzi motorizzati, fuoristrada e motoslitte su sentieri e mulattiere. Chiediamo l'istituzione di un Catasto nazionale dei sentieri e delle mulattiere e che venga ridefinita la mappa di sentieri e mulattiere, anche riclassificando carrarecce, carrozzabili e strade a fondo naturale. Inoltre chiediamo di introdurre il divieto assoluto dell’uso di natanti a motore nei laghi alpini ed appenninici superiori ai 1000 metri d’altezza. Il CAI non ha timore né di confrontarsi in un tavolo né di intraprendere azioni di lotta. Il CAI a cui penso è Novembre 2014 quello che gestisce il confronto per non subirlo. Credo, infine, che insieme alle azioni di rete con le altre Associazioni ambientaliste, confrontarsi con chi ha interessi contrapposti al nostro, senza mai derogare dai principi del Bi-decalogo, significhi mettere in atto una coraggiosa azione di sensibilizzazione e di educazione ambientale rivolta al più ampio pubblico possibile con l'obiettivo di rendere ancora più forte la nostra politica ambientale. Umberto Martini Presidente generale Club Alpino Italiano CORSO DI ESCURSIONISMO CON CIASPOLE DAL 20 GENNAIO AL 24 FEBBRAIO 2015 Lo scopo del corso é quello di fornire le principali conoscenze per muoversi su pendii nevosi, anche non battuti, sapendo scegliere di volta in volta il tracciato più facile e a riconoscere i percorsi più sicuri. Durante la formazione verranno fornite nozioni sulla nivologia, la prevenzione delle valanghe, sull' orientamento e l'utilizzo della cartina, della bussola e dell'altimetro. Utilizzando le conoscenze acquisite saprete progettare un'escursione con le ciaspole, scegliendo gli itinerari più adatti per godere appieno la montagna anche in inverno. Ogni allievo per partecipare al corso dovrà produrre un certificato medico di idoneità alla pratica sportiva non agonistica. La partecipazione al corso di Soci minorenni è subordinata all’autorizzazione da parte di chi ne esercita la podestà con apposita dichiarazione. E' obbligatoria l'iscrizione al Club Alpino Italiano. L'ammissione al Corso prevede il versamento di una quota di iscrizione che comprende esclusivamente le dispense sugli argomenti trattati nelle lezioni, l'uso dei materiali della Sezione del CAI, l'assicurazione contro gli infortuni e le spese generali di organizzazione del Corso. LEZIONI TEORICHE 20 gennaio: Organizzazione e struttura del CAI Equipaggiamento e materiali 27 gennaio: Ambiente innevato Preparazione fisica e movimento Alimentazione Cartografia e orientamento 3 febbraio: Nivologia e valanghe - Meteorologia 10 febbraio: Autosoccorso in valanga Elementi di primo soccorso Soccorso Alpino 17 febbraio: Organizzazione di una escursione 24 febbraio: Chiusura del corso Test di apprendimento LEZIONI PRATICHE 25 gennaio: uscita in Appennino - equipaggiamento e materiali – progressione su neve 1 febbraio: Uscita in Appennino Cartografia e orientamento 9 febbraio: Nivologia e gestione del rischio Autosoccorso 20/21 febbraio: Uscita in Dolomiti Organizzazione di una escursione Per informazioni: Giorgio Assirelli (E.A.I.): tel. 389 7807323 C.A.I. Forlì: tel. 338 7601333 [email protected] Pagina 6 Tëra Ramasêda DIVERSAMENTE SPELEO La solidarietà rende possibile a tutti l’esperienza del mondo sotterraneo A cura di massimo (Max) Goldoni Testi di Elisa Ponti - foto S-Team CAI Dolo ''Diversamente Speleo" è una rete di ''situazioni'' dove speleologi con diversi gradi di esperienza, ma eguale volontà ed entusiasmo, si organizzano per accompagnare disabili in grotta. Le disabilità possono essere fisiche, psichiche, complesse, congenite o conseguenza di infortuni. Sono, quindi, accompagnamenti in un ambiente sempre severo che richiedono molte presenze umane, tecnica e accorgimenti. È certo meritevole che persone con conoscenza o semplice passione per il mondo sotterraneo si impegnino per farlo visitare a quanti sono impossibilitati a frequentarlo, pur manifestando curiosità e interesse. L'esperienza è partita da disabili e speleologi che già si conoscevano e che hanno creato avventure sotterranee imprevedibili e non prive di fascino. Questi eventi hanno suscitato interesse, si sono ripetuti, hanno avuto un rilevante impatto mediatico. È indubbio che fare del bene fa bene, a chi il bene lo fa e a chi il bene lo riceve. Ma è anche evidente che la moltiplicazione delle esperienze, l'istituzionalizzazione, minimale eppure inevitabile, impone alcune questioni affatto secondarie. Gli accompagnamenti devono sempre essere valutati e, soprattutto, le persone disabili devono rimanere al centro. Devono essere loro a richiedere l'esperienza. Loro o chi li segue in percorsi esistenziali segnati da enormi difficoltà individuali e famigliari. La montagna, fuori. e dentro, può essere una straordinaria palestra di solidarietà. Ovviamente, oltre alla. buona e indispensabile volontà, occorrono competenza, risorse e un giusto equilibrio tra il far conoscere e la discrezione mediatica. COS'È "DIVERSAMENTE SPELEO"? "C'erano una volta, e ci sono ancora, due bambini, di cui uno disabile; forse sognavano entrambi di fare l'astronauta da grande .... Oggi fanno speleologia, insieme!" Queste sono alcune delle parole che si trovano nella home page del sito ufficiale dedicato al Progetto Diversamente Speleo e che forse meglio di tante altre possono spiegare la filosofia del progetto. Un primo approccio alla speleoterapia era stato realizzato dal pugliese Team Argod che aveva impostato il proprio intervento su basi mediche e scientifiche. Quello che invece è nato da un'idea dello Speleo Club Forlì poggia su basi solidaristiche. Tutto è nato dal desiderio di portare in grotta due gemelli tetraplegici dalla nascita, che avevano manifestato un interesse per la speleologia. Evidentemente, per loro questo interesse rischiava di rimanere solo un desiderio irrealizzabile. La realizzazione di questa idea non è stata semplice. Innanzitutto, occorreva pensare alla messa in sicurezza dei ragazzi che vivono sulla sedia a rotelle e che hanno una mobilità limitatissima. Il primo segnale di approvazione all'iniziativa arrivò dal gruppo Bertarelli di Gorizia che consegnò due barelle utilizzate dal soccorso, lasciandole allo Speleo Club Forlì in prestito permanente. Soprattutto, si incontrò subito l'entusiasmo degli altri soci dello SCF, che si resero disponibili all'accompagnamento dei due gemelli nella Grotta Tanaccia a Brisighella. IL PRIMO INCONTRO NAZIONALE A BELLEGRA Dopo le prime iniziative locali, che singoli gruppi organizzarono nei propri territori. è nata l'esigenza di unirsi e di pensare a eventi di portata nazionale. Il primo è stato organizzato nel 2012 nella grotta di Bellegra, in Lazio. A seguito dell'ampia adesione degli speleologi, ma anche di partecipanti non appartenenti al mondo della speleologia, venne concordato di organizzare un successivo incontro a valenza nazionale frutto di quella che si può definire una "speleologia trasversale", una bella esperienza da condividere con quanti già fanno queste attività per mettere a disposizione la conoscenza maturata con chi vorrebbe svolgere uscite con i disabili. Su Facebook nacque quindi un gruppo denominato "Diversamente Speleo" con l'obiettivo di tenere in contatto tra loro gli organizzatori e i partecipanti. In rete cominciano a girare post, video e foto. In vista del successivo incontro fissato per il 2013, emerse immediata l'esigenza di dotare i gruppi di barelle, specifiche attrezzature utilizzate anche dal Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS), che consentono di trasportare in grotta anche i disabili con handicap molto grave che impedisce la deambulazione. Novembre 2014 IL SECONDO EVENTO NAZIONALE A FRASASSI La seconda edizione della giornata Diversamen-te Speleo, il 16 giugno 2013 a Frasassi, ha visto la partecipazione di una ventina di disabili, che hanno potuto visitare la Grotta del Mezzogiorno accedendo dall'ingresso basso, dato che in quel tratto la grotta ha uno sviluppo orizzontale e quindi consente un passaggio con barelle e non, in sicurezza. L'organizzazione logistica di questa uscita è stata particolarmente complicata, ma la giornata è servita a dimostrare che è possibile effettuare uscite in grotta con disabili. Per questo l'esperienza è stata portata come testimonianza anche al raduno nazionale di speleologia di Casola 2013. Nel recente raduno che si è tenuto a giugno 2014 a Grottaglie, queste considerazioni sono state riprese e il dibattito si è ulteriormente approfondito, dato che gli aspetti da considerare sono molteplici e complessi. GLI SVILUPPI FUTURI Diversamente Speleo è diventata una realtà molto radicata nella speleologia italiana, tanto che, a soli tre anni dalla sua ideazione, si registrano iniziative in molte regioni d'Italia, dalla Sicilia al Veneto. L'auspicio e che questo fenomeno non sia solo una moda ma che diventi un percorso stabile e condiviso anche dalla c o m u n i t à scientifica, alla quale si chiede un coinvolgimento nella lettura del fenomeno anche dal punto di vista dei risultati in termini di 'guada gno di salute'. Empiricamente, per ora l'unico indicatore che possiamo utilizzare è il sempre crescente coinvolgimento, sia de gli a cc o mpa gna t ori, sia d ei ragazzi che hanno già vissuto l'esperienza e la vogliono ripetere <<Attualmente - ci racconta Carlo Catalano - sono disabile, ma prima sono andato spesso in grotta, facevo anche parte del Soccorso. Per molti sarà normale andare in grotta, ma per me in questo momento, è una cosa eccezionale. C"e stato un periodo. molti anni fa, che anche per me era una cosa abituale ma, adesso, se non mi portano altre persone è un mondo proibito>>. Le immagini a corredo dell'articolo documentano l'appuntamento di Diversamente Speleo tenuta al Buso delta Rana (VI) il 5 luglio 2014 Tëra Ramasêda Pagina 7 Novembre 2014 DELEGA PER VOTAZIONE NELL’ASSEMBLEA DEL 20/11/2014 DELEGA Il sottoscritto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . delega il Socio, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . a rappresentarlo nell’Assemblea del 20 Novembre 2014 ed a votare in sua vece. Forlì, lì . . . . . . . . . Il Socio delegante ___________________________
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