Sfoglia non di solo pane

non di
solo
PANE
Sussidio di preghiera per la famiglia
I settimana
di Avvento
anno XIV
n. 686
2014
Domenica 30 Novembre 2014
Quello che dico a
voi, lo dico a tutti:
vegliate!».
Offerta della giornata
“Pregare,
forse il
discorso
più urgente”
Sussidio
di preghiera
per la famiglia
Sito di Non di Solo Pane:
www.latracciameditazioni.it
Novembre - Dicembre 2014
Offerta quotidiana
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa,
prego specialmente per le intenzioni che il Santo
Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli
in questo mese
Intenzione del Santo Padre
• Perché la nascita del Redentore
porti pace e speranza a tutti gli
uomini di buona volontà.
Intenzione missionaria
Perché i genitori siano autentici
evangelizzatori, trasmettendo
ai figli il prezioso dono della fede.
Intenzione dei vescovi
Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione
con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato
Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amore.
• Perché nei credenti cresca il desiderio
di annunciare con gioia il Cristo, luce delle genti.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e
nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.
Non di solo pane - Numero 686 - Tempo di Avvento - pagina 2
I settimana di Avvento
Contemplando la nostra Madre Immacolata, bella,
riconosciamo anche il nostro destino più vero,
la nostra vocazione più profonda: essere amati.
Domenica
30
Novembre
(Papa Francesco)
I Settimana
del Salterio
Il santo del Giorno: Beato Federico da Ratisbona
Il beato Federico nacque
a Ratisbona (Germania)
da genitori appartenenti
alla classe media. Entrato come fratello laico
nel convento degli agostiniani, servì la comunità come falegname.
Divenne ben presto noto
per la sua religiosità, la
sua umiltà e la sua ardente devozione per
l'Eucaristia. Poco si sa
della sua vita, conosciamo però alcune leggende. Quella più conosciuta
narra che Federico un
giorno, non potendo partecipare alla Messa, ricevette proprio nel luogo
dove stava lavorando la
comunione da un angelo.
Racconti come questo
rispecchiavano la devo-
Brano Evangelico: Mt 13, 33-37
zinne eucaristica del
nostro beato e provano
la profonda influenza
prodotta sui contemporanei e il culto incessante che gli fu tributato.
Federico morì a Ratisbona il 29 novembre
del 1329. Nel 1909 Pio
X lo proclamò beato.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è
partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi,
a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà,
se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in
modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Un giorno, una parola
In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete? (S. Giovanni).
Ovunque tu sia sulla terra, tu che vorresti percepire il mistero
che è nel cuore del tuo cuore, intuisci in te, anche se in modo
fuggevole, la silenziosa attesa di una presenza.
frère Roger
Non di solo pane - Numero 686 - pagina 3
Gli APPROFONDIMENTI
della domenica
mato, con Te atteso, con Te benedetto
nei secoli". Più volte Paolo VI ha ripetuto: "Tu ci sei necessario” e il “Tu” è
chiaramente rivolto a Gesù Cristo sul
quale anch’Egli ha costruito la sua vita
cristiana, mettendosi a servizio della
Chiesa. Anch’io riprendo questa bellissima espressione, perché mi rendo
conto che il mondo è scoppiato, ferito
da troppe divisioni, e che l’umanità
non sa più scegliere tra il bene e il male, spesso ripetendosi un falso ritornello: “Così fan tutti”. E le separazioni
aumentano, e con esse aumentano le
tentazioni di non lottare più per la vita
ma di lasciarci scivolare inesorabilmente nell’abisso della morte. Ma Gesù viene, anche contro il parere di tut-
Diversamente dal solito
a cura di don Luciano Vitton Mea
ti. Viene per risvegliare l’amore che si
è addormentato in noi, viene per dirci
che abbiamo un Padre che ci ama più
di qualunque altra cosa. Gesù viene, e
Diversamente dal solito, oggi,
del male e la speranza della san-
ancora una volta ci dirà di farci piccoli,
primo giorno di Avvento,
tità: per deplorare i nostri peccati
se vogliamo apprezzare la vita. Gesù
m’introduco nel Vangelo par-
e per averne perdono. Tu ci sei
viene, e ancora una volta ci dirà di es-
tendo non dalla pericope, ma
necessario, o fratello primogeni-
sere miti e umili di cuore, se vogliamo
da una preghiera di Papa Pa-
to del genere umano, per ritrova-
imparare ad andare incontro agli altri
olo VI: "Tu ci sei necessario, o
re le ragioni vere della fraternità
ed essere felici con loro. Per questo
solo e vero maestro delle ve-
fra gli uomini, i fondamenti della
“Vegliate!” è il grido del Vangelo, per-
rità recondite e indispensabili
giustizia, i tesori della carità, il
ché siamo immersi nelle tenebre della
per la vita, per conoscere il
bene sommo della pace. Tu ci sei
notte, e la notte può far paura a chi
nostro essere e il nostro de-
necessario, o Cristo, o Signore, o
non rivolge lo sguardo alla luce seppur
stino e la via per conseguirlo.
Dio-con-noi, per imparare l'amo-
tenue delle stelle.
Tu ci sei necessario o nostro
re vero e camminare nella gioia e
Redentore, per scoprire la
nella forza della tua carità, lungo
nostra miseria e guarirla, per
il cammino della nostra via fati-
avere il concetto del bene e
cosa, fino all'incontro con Te a-
Non di solo pane - Numero 686 - Tempo di Avvento - pagina 4
Un anno con papa Francesco
Proteggere le tracce del bimbo Gesù
Il Natale per me è speranza e tenerezza...
Il Natale legato al mistero della vita, al nudo
desiderio di stare accanto al Bambino e alle
persone che hanno seminato amore nella nostra
Preghiamo la Parola
vita rinnova la sicurezza dell'esistenza del progetto salvifico di Dio per ciascuno di noi. II Natale di Cristo, il nostro e delle persone care ci
ricordano che negli adulti permangono e vanno
Ripensiamo al dono
del nostro battesimo
e per ogni battesimo
ti rendiamo grazie, Signore!
Per la regalità di Cristo,
siamo liberi, liberi per sempre
e alla radice: liberi di amare
come Gesù e, come lui,
liberi di offrire la nostra vita,
come pane da spezzare insieme. Non
saremo mai soli,
in questo segreto, intimo,
ma condiviso «apprendistato»
di una regalità
che si nutre di servizio,
fino all'estremo dono di sé.
protette le tracce del bimbo che siamo stati. È
grazie ad esse che guardiamo il mondo con gli
occhi spalancati dallo stupore, ridiamo e gioiamo per le piccole cose, viviamo la tenerezza e
cerchiamo il lembo di azzurro oltre il grigiore
delle difficoltà. Il Natale degli affetti risuona
nell'intimo e fortifica speranza e tenerezza.
Amen
Non di solo pane - Numero 686 - Tempo di Avvento - pagina 5
Le Letture Spirituali
di Non di Solo Pane
Il passo di chi cerca
Pagina a cura di don Luciano
Ora la mia anima si mette in
cammino. Essa va a Dio. Dio
viene a lei. È l'Avvento.
Di dove viene la mia anima?
Di dove Iddio? La mia anima
viene dal pensiero della fine.
Viene dal pensiero del fine.
La fine ed il fine sono il motivo di meditazione della pri-
ma domenica d'Avvento. Con
questo argomento si riallaccia
all'ultima dell'anno liturgico
terminato; con questo si protende verso l'avvenire.
Qual è la sapienza che fa cominciare con il pensiero finale? Anche S.Ignazio, maestro
di spirito, comincia i suoi eNon di solo pane - Numero 686 - pagina 6
sercizi così.. Anche S. Tommaso, maestro di scuola, dice
che il pensiero finale ha da
primeggiare su l'attività umana. Ma perché dunque questo iniziale pensiero finale?
Perché da esso dipende il
problema della vita. La vita è
davvero problema quando
tocca al suo termine.
Al suo termine cronologico: è
immortale la vita?
Al suo termine morale: è degna d'esser finalmente vis­
suta la vita? Se si muore, se si
lavora indarno perché cominciare la fatica del vivere?
Anche S. Agostino apre i suoi
soliloqui con queste an­
gosciose domande. Se al termine, dunque, c'è qualche
cosa. Sul principio c'è l'inganno e manca la forza.
Queste visioni sono larghe e
profonde.
Sono esattamente umane e
sono misteriose.
Dal mistero deve sorger la
luce. Dal mistero la vita.
Questo è il periodo spirituale
del mistero. Perciò questo
primo passo dell'Avvento è il
passo di chi cerca. Cerca con
l'ansia di chi cerca cose necessarie, indispensabili: l'aria, la luce, il cibo, la vita.
La mia preghiera mi deve dare queste cose necessarie
Beato Paolo VI
Lunedì
1
Dicembre
I settimana di Avvento
La gioia è una virtù pellegrina.
È un dono che cammina, che cammina
sulle strade della vita, cammina con Gesù.
(Papa Francesco)
I Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: San Girolamo de Patris
Originario d'Aragona
(Spagna), San Girolamo de Pratis, appartenente al convento mercedario di Sant'Eulalia
in Barcellona, fu un
religioso umile, paziente, donato all'orazione ed estremamente
caritatevole. Inviato in
redenzione a Tunisi in
Africa, iniziò la sua
missione passando
paese per paese alla
ricerca di schiavi,
alcuni perfidi mori
vedendolo così risoluto nella sua fede in
Cristo tentarono invano di farlo abiurare. Adirati e pieni di
odio verso i cristiani
lo presero e legatolo
ad un albero lo trafissero di frecce; gloriosamente ricevette il
martirio nell'anno
1431. L'Ordine lo festeggia l'1 dicembre.
Brano Evangelico: Mt 8, 5-11 «Verrò e lo guarirò».
In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che
lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e
soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose:
«Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una
parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei
soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed
egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si
meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele
non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e
Giacobbe nel regno dei cieli».
Un giorno, una parola
Aspiriamo tutti ardentemente al cielo, dove c'è Dio, ma possiamo essere in
paradiso con lui già ora ed essere felici con lui già in questo momento. Ma
essere felici con lui già ora significa: amare come ama lui, aiutare come
lui aiuta, dare come lui dà, servire come lui serve, redimere come lui redime, essere con lui 24 ore su 24, toccare lui nei suoi umili travestimenti.
Beata Madre Teresa di Calcutta
Non di solo pane - Numero 686 - Tempo di Avvento - pagina 7
Meditiamo la Parola
Anche tu oggi puoi incontrarlo
Preghiamo la Parola
A cura della redazione
I incontro con Gesù ti sorprende sempre, ha sempre
qualcosa di inaspettato, mai un finale scontato. Anche
tu oggi puoi incontrarlo e lasciarti sorprendere. La sua
Parola è la sua presenza, parla a te attraverso il desiderio del centurione, un desiderio di guarigione per il
suo servo. Un atteggiamento per sua natura sorprendente. Sappiamo infatti come la collocazione sociale
dei servi li rendeva proprietà dei loro padroni, da
sfruttare fino alla fine; non era conveniente "una loro
manutenzione", anziché spendere per un pezzo di ricambio, conveniva comprarne un altro, meglio se più
giovane e robusto. C'è un rincorrersi di sorprese in
questo brano: Gesù stesso, pos­siamo immaginare,
rimane sorpreso dalla richiesta di guarigione per un e
lo avrebbe dato per scontato, se ciò avesse come soggetto il proprio figlio figlio. Questa sensibilità straordinaria spinge Gesù a un incontro personale, «Verrò e
lo guarirò...». A tale affermazione il centurione viene
colto da stupore e non riesce a trattenere l'esplicitazione di un vero atto di fede, che forse avrebbe voluto tenere nascosta, data la sua posizione. È Gesù, a
questo punto, a mettersi in contemplazione della fede
del centurione: lui che comanda le centurie, sceglie
di mettersi all'ultimo posto, fiducioso nel comando di
Gesù. A questo credente, innalzato da Gesù a modello
di fede, la Chiesa riconosce una esplicita citazione
nella celebrazione eucaristica: «O Signore, non sono
degno di partecipare alla tua mensa, ma di' soltanto
una parola ed io sarò salvato». Gesù continua a sorprenderci ogni giorno, sorprende anche te se gli dai la
possibilità di in­contrarti, Lui ti attende, vuole parlare
con te come a un amico. Ma dove incontrarlo, dove
parlargli? Ecco, lo stai già facendo mettendoti in ascolto della sua Parola, se vuoi continuerà a guidarti e
tu sorprendilo con la tua presenza all'Eucaristia, per
ridire le parole del centurione e lasciarti con­
templare Lui.
Vieni, vieni ancora, Signore
Gesù! Accompagna e guida
questi nostri passi
sul sentiero che porta
alla tua natività.
Sono passi di poveri,
che sperimentano
la propria fragilità,
per tua grazia,
trasfigurata in culla santa
della tua incarnazione,
luogo di abbondanza
e di condivisione spontanea.
Tu vieni e santifichi
ogni nostro limite, Signore!
Amen
Agisci
Oggi, nel mio ritorno
al cuore, verificherò la
qualità del mio dono.
Si tratta di un gretto e
misurato superfluo,
viziato da una sottile ed egoica ricerca di me o è un vero donarmi
senza attendere onda di ritorno, ma
solo per il bisogno di "dire" e donare amore?
Non di solo pane - Numero 686 - Tempo di Avvento - pagina 8
I settimana di Avvento
La vera carità richiede un po’ di coraggio:
superiamo la paura di sporcarci le mani
per aiutare i più bisognosi.
Martedì
2
Dicembre
I Settimana
del Salterio
(Papa Francesco)
Il Santo del giorno: San Abacuc Profeta
È annoverato tra i profeti minori dell'Antico
Testamento. Denominazione dovuta solo
alla brevità dei suoi
scritti, ma non all'importanza secondaria
del suo messaggio. Di
Abacuc ignoriamo
quasi tutto, ma alcune
allusioni presenti nel
libro biblico a lui attribuito, composto di
solo tre capitoli, ci fa
ipotizzare una sua col-
locazione cronologica
all'epoca dell'avversario di Geremia, re Ioiakim, che succedette nel
609 a.C. al giusto e
sfortunato re Giosia,
ucciso in battaglia dal
faraone Necao. Questo
profeta si contraddistingue per il suo stile brillante e icastico. Dal
libretto di Abacuc occorre però scorporare il
terzo ed ultimo capitolo: secondo gli studiosi
Brano Evangelico: Lc 10, 21-24
esso contiene infatti un
inno arcaico, forse
composto ben prima,
nel X secolo a.C.. Il
personaggio Abacuc
ricompare però nell'Antico Testamento in un
racconto miracolistico
e leggendario del libro
di Daniele.
Ti rendo lode, o Padre.
In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti
rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto
queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre,
perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me
dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il
Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono
ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere
ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».
Un giorno, una parola
L’umiltà è la passione di lodare Dio, dimenticando completamente
noi stessi, affinché nessuna ricerca di amor proprio venga a detrarre
l’omaggio dovuto a “Colui che è” [...]. Il dono ricevuto dall’alto deve ritornare come incenso verso Colui dal quale emana: l’umiltà non
vuole trattenere nulla.
Louis M. Baudin
Non di solo pane - Numero 686 - pagina 9
Meditiamo la Parola
La vera gioia
Preghiamo la Parola
Di Fiorella Elmetti
Gesù dà lode a Dio, ma contrariamente a quello
che si può pensare, ciò non accade in un momento di ritiro e di solitudine. Se andiamo a leggere
dove il brano è collocato, possiamo accorgerci
che la lode di Gesù scaturisce mentre egli sta con
i settantadue discepoli andati in missione. Egli
ascolta i loro racconti pieni di gioia perché hanno
visto i demoni sottomettersi nel suo nome e fa
notare come la vera gioia sta nel rallegrarsi perché "i vostri nomi sono scritti nei cieli". Da qui
proviene la lode al Padre e da questo rapporto
intenso si manifesta la gioia "nello Spirito Santo",
che suggella l'amore che lo lega a Lui. La vera
gioia, quindi, non sta nel compiere le cose (pur
belle e pur sante), ma nello stare con il Signore.
Meglio che le mie parole, questo testo può essere
"spiegato" da un aneddoto: "Un giorno Madre Teresa parlò con un seminarista. Guardandolo con i
suoi occhi limpidi e penetranti gli chiese: "Quante
ore preghi ogni giorno?". Il ragazzo rimase sorpreso da una simile domanda e provò a difendersi
dicendo: "Madre, da lei mi aspettavo un richiamo
alla carità, un invito ad amare di più i poveri.
Perché mi chiede quante ore prego?". Madre Teresa gli prese le mani e le strinse tra le sue quasi
per trasmettergli ciò che aveva nel cuore. Poi gli
confidò: "Figlio mio, senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri! Ricordati: io sono
soltanto una povera donna che prega; pregando,
Dio mi mette il suo Amore nel cuore e così posso
amare gli altri e i poveri. Pregando!". E il bello è
che la vera gioia non è comprensibile ai sapienti e
ai dotti, ma è "rivelata ai piccoli", coloro che nella storia non sono facilmente rintracciabili con
date ed eventi grandiosi, come accade agli eroi,
ma con sorrisi e sguardi in cui Dio si rivela con
semplicità.
Signore Gesù, noi ti
ringraziamo.
Ecco di nuovo, per noi,
il tempo dell'attesa,
il tempo della vigilanza
e della preghiera,
il tempo del cammino e
del divenire,
il tempo dell'attenzione al
germoglio, all'accenno,
ai segni di piccolezza,
di nascondimento silenzioso.
Rinasca in noi l'invocazione
che il nostro cuore
non può dimenticare,
perché risponde alla profondità
di ogni nostra attesa: «Vieni,
vieni ancora,
Signore Gesù!».
Amen
Agisci
Oggi, nel mio rientro
al cuore, sosterò in
silenziosa contemplazione del Crocifisso.
Lascerò che mi parli proprio con la
sua impotenza, che è mistero: forza
travolgente di amore.
Non di solo pane - Numero 686 - Tempo di Avvento - pagina 10
I settimana di Avvento
Non si può crescere da soli, non si
può camminare da soli, isolandosi, ma si
cammina e si cresce in una comunità,
in una famiglia.
(Papa Francesco)
Mercoledì
3
Dicembre
I Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: Beato Guglielmo de Bas
Illustre cavaliere di
Montpellier (Francia),
il Beato Guglielmo de
Bas, fu il secondo Maestro Generale dell'Ordine
Mercedario.Designato dalla
Madre di Dio come
successore di San Pietro Nolasco nella" carica di generalato, fu
eletto il 12 giugno
1245 e degnamente
Brano Evangelico: Mt 15, 29-37
svolse tale mansione fino alla fine.
Molto compassionevole verso gli schiavi per i quali subì
molte pene rimanendo anche in ostaggio per essi,
benvoluto da Re e
Prìncipi che ne seppe conquistare la
loro fiducia con la
parola e l'esempio
di vita. In età molto
avanzata, famoso per
la gloria ed i miracoli
compiuti, morì all'inizio del 1260 nella città di Barcellona in
Spagna. L'Ordine lo
festeggia il 3 dicembre.
Tutti mangiarono a sazietà.
In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi
e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era
piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che
camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele. Allora Gesù
chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre
giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni,
perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come
possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci,
rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.
Un giorno, una parola
Dio ci ama nella misura in cui abbiamo bisogno di lui. Ci ama a
causa della nostra sofferenza, della nostra povertà, della nostra fame e sete di lui, della nostra ansia del meglio.
P. Monier
Non di solo pane - Numero 686 - pagina 11
Salmo 23
Lungo i fiumi
commento ai Salmi
cura di don Luciano Vitton Mea
Inserto speciale
Del Signore è la terra e quanto contiene, *
l'universo e i suoi abitanti.
E' lui che l'ha fondata sui mari, *
e sui fiumi l'ha stabilita.
Chi salirà il monte del Signore, *
chi starà nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro, †
chi non pronunzia menzogna, *
chi non giura a danno del suo prossimo.
Egli otterrà benedizione dal Signore, *
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca, *
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
Sollevate, porte, i vostri frontali, †
alzatevi, porte antiche, *
ed entri il re della gloria.
Chi è questo re della gloria? †
Il Signore forte e potente, *
il Signore potente in battaglia.
Sollevate, porte, i vostri frontali, †
alzatevi, porte antiche, *
ed entri il re della gloria.
Chi è questo re della gloria? *
Il Signore degli eserciti è il re della gloria.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre, *
nei secoli dei secoli. Amen.
Introduzione
Canto dei pellegrini mentre entravano nei Tempio e
inno per le feste solenniz-zate dalla processione con
l'arca.
La ricerca di Dio (e non più la sicurezza di Dio succhiata col latte materno) caratterizza la nostra epoca.
È un cammino spesso sofferto e tormentato, dove la
guida è affidata alla ragione e dove a volte emerge la
paura di un impegno definitivo, totale, di una scelta. Il
salmo è un invito a superare le paure per entrare in
un atteggiamento di fiducia, l'atteggiamento di chi sa
accogliere un dono.
Il volto di Dio
di don Luciano Vitton Mea
Ecco la generazione che lo cerca, *
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
In tutto l’Antico testamento il volto di Dio rimane un
mistero. Da un lato c’è un intera generazione che
desidera conoscere, vedere con i propri occhi lo
splendore del volto del Dio di Giacobbe; dall’altro
c’è la chiara consapevolezza che vedere Dio faccia a
faccia significherebbe morire. Ma questo desiderio è
stato esaudito nella pienezza dei tempi,
nell’incarnazione del Verbo che ha posto per sempre
la sua tenda in mezzo a noi: «Signore, mostraci il Padre e ci basta» (Gv 14,8). E il Signore risponde: «Chi
ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,9).
Noi sappiamo dove incontrare il volto di Dio, dove
Non di solo pane - Numero 686 - Tempo di Avvento - pagina 12
L u n g o
i
fi u m i
c o m m e n t o
a i
S a l m i
Una canna pensante
contemplare la sua presenza.
Il volto di Dio è quello di un bambino appena nato e adagiato in una
greppia. E’ il volto della piccolezza di Dio, dell’onnipotente che ha
deposto la sua potenza e la sua forza per poterci incontrare nella nostra debolezza e povertà. Il volto di Dio lo incontriamo nel figlio del
carpentiere di Nazareth mentre apprende l’arte del falegname,
mentre cresce in “bontà e sapienza” sottomesso a Giuseppe e Maria.
«Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe».
Sappiamo dove incontrarti e vederti Dio di Giacobbe: stai attraversando le polverose strade della Galilea facendo del bene a tutti. Siedi
a mensa con i peccatori, incontri e sani i lebbrosi, ridoni la vista ai
cechi, guarisci gli storpi, doni un nuovo tatto alle mani inaridite. Risusciti il figlio unico di una vedova e fai uscire dal sepolcro l’amico
Lazzaro. Al tuo passaggio la misericordia illumina il cuore dei peccatori: i pubblicani lasciano il tavolo delle imposte e se hanno frodato
qualcuno restituiscono quattro volte tanto, la tua ombra restituisce
dignità alle meretrici e i sassi della lapidazione vengono lasciati cadere.
«Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe». Tuttavia Tu rimani il Dio del monte: sul Tabor il tuo volto
risplende luminoso, i tuoi discepoli non ti vedono di spalle come è
accaduto a Mosè, ma contemplano la tua Gloria. Sul Calvario il tuo
volto è tumefatto dalle percosse, i rigagnoli di sangue che scendono
dal tuo capo incoronato di spine si mescolano al sudore dell’agonia. E
la Gloria del Tabor diventa misericordia, la luce velata degli occhi
sguardo di pietà e perdono: «In verità, in verità ti dico oggi sarai con
me in Paradiso».
Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. Sì, noi, nuova generazione illuminata dal Risorto, sappiamo
dove incontrare il volto di Dio: nella luce soffusa di un Tabernacolo,
agli angoli delle strade negli occhi spenti di un vagabondo, nel corpo
scarno dell’affamato, nei gemiti dell’ammalato, nel rantolo ansimante di un agonizzante. Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il
tuo volto, Dio di Giacobbe, mio prossimo e mio Signore.
Non di solo pane - Numero 686 - pagina 13
Giovedì
4
Dicembre
I settimana di Avvento
La pienezza della vita cristiana che Dio compie
negli uomini, infatti, è sempre insidiata dalla
tentazione di cedere allo spirito mondano.
(Papa Francesco)
I Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: San Giovanni Calabria
È il 1900. In una nebbiosa sera di novembre, Giovanni Calabria, giovane
studente veronese di teologia, scorge un mucchietto di stracci in un
anfratto del portone: è un
piccolo zingarello costretto a elemosinare e
portare ogni giorno una
certa somma per sfuggire
a botte e soprusi; non
sapendo dove altro rifugiarsi, cerca - come può -
di difendersi dal freddo. È un disperato come tanti, uno di quelli
per cui non esiste la
parola futuro. Giovanni
lo porta nella sua casa
e lo affida alla madre,
abituata a condividere
la generosità del figlio.
Quella notte non riesce
però a prendere sonno,
e gli nasce l'idea di
pregare, ma soprattutto
di lottare per opporsi a
ingiustizie come questa.
Lo farà per oltre 50 anni, promuovendo tramite la fondazione dell'Opera Don Calabria, attività di assistenza presenti in ben 12 nazioni
e 4 continenti. Nato l'8
ottobre 1873 e ordinato
sacerdote nel 1901,
Giovanni Calabria morirà il 4 dicembre 1954,
a 81 anni.
Brano Evangelico: Mt 7, 21.24-27 ...che ha costruito la sua casa sulla roccia.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice:
“Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito
la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era
fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette
in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si
abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Un giorno, una parola
Come, quando si deve edificare una casa, niente si colloca prima della pietra da usare come fondamento, così la Chiesa ha
la sua pietra, cioè Cristo, nascosta nel profondo del cuore e
nulla antepone alla fede e all'amore per lui.
S. Beda
Non di solo pane - Numero 686 - Tempo di Avvento - pagina 14
Meditiamo la Parola
Preghiamo la Parola
Nella libertà del tuo amore
Di Fiorella Elmetti
È bellissimo quello che il profeta Isaia ci fa notare: "In
quel giorno si canterà questo canto nella terra di Giuda: «Abbiamo una città forte; mura e bastioni egli ha
posto a salvezza. Aprite le porte: entri una nazione
giusta, che si mantiene fedele. La sua volontà è salda; tu le assicurerai la pace, pace perché in te confida. Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è
una roccia eterna, perché egli ha abbattuto coloro che
abitavano in alto, ha rovesciato la città eccelsa, l’ha
rovesciata fino a terra, l’ha rasa al suolo. I piedi la calpestano: sono i piedi degli oppressi, i passi dei poveri». Ecco, qualunque casa sia abitata dal Signore diventa la casa in cui entrano gli oppressi e i poveri, ma
questa casa la si costruisce perché "il Signore è una
roccia eterna". Questo è anche il richiamo del Vangelo: "Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà
nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli". Possono venire sciagure e
sofferenze di tutti i tipi (e nella vita reale esse si manifestano puntualmente), ma tutto può essere non solo
sopportato ma vissuto con il Signore. Solo chi
"ascolta" e mette in pratica le parole di Gesù può intenderne la preziosità. E non occorre essere grandi
per respirare la propria libertà anche nelle difficoltà e
nei propri limiti, come viene accennata in questa bella
poesia di Adriana Zarri: "E tienimi ben salda e prigioniera, nella libertà del tuo amore, perché non abbia a
cadere in servitù del mio egoismo, del mio orgoglio,
del mio voler essere al primo posto: prima ancora di
te. Invece dammi di poter camminare alla tua ombra:
di essere una piccola cosa custodita da te. E verrà
sera e notte e inverno; e verrà il freddo e verrà il buio;
ma io sarò nascosta e calda, nel cavo della tua mano".
Vieni, vieni ancora,
Signore Gesù!
La tua parola, letta e meditata,
diventi la roccia del nostro cuore,
fondamento certo
della nostra città interiore,
edificata stalla fedeltà
a te e al tuo vangelo!
Vieni, Signore, nel volto
di ogni fratello e sorella,
che con noi ti cerca,
ti attende e fonda in se
un frammento
della tua presenza,
Dio tra gli uomini!
Amen
Agisci
Oggi, nella mia pausa di
contemplazione, rifletto
sulle parole di San Paolo:
"Non sapete che il vostro
corpo è tempio dello Spirito Santo
che è in voi?" Il Signore vuole che
anche il mio cuore diventi ‘casa di
preghiera' nella comune ‘casa di preghiera' che è la Chiesa.
Non di solo pane - Numero 686 - Tempo di Avvento - pagina 15
I settimana di Avvento
Doppiamente povere sono le donne
che soffrono di situazioni di esclusione,
maltrattamento e violenza.
(Papa Francesco)
Venerdì
5
Dicembre
I Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: Beato Filippo Rinaldi
Nato nel 1856 a Lu
Monferrato nell'Alessandrino, Filippo Rinaldi a 21 anni conobbe don Bosco. Divenuto prete nel 1882 e
maestro dei novizi, fu
inviato in Spagna dove divenne Ispettore e
contribuì allo sviluppo dei Salesiani in
loco. Da vicario generale della congrega-
zione, diede impulso
ai cooperatori, alla
pastorale vocazionale,
istituì le federazioni
mondiali degli ex allievi e allieve, fu attento al mondo del
lavoro. Sostenne le
Figlie di Maria Ausiliatrice e intuì il ruolo
delle «Zelatrici», future «Volontarie di don
Bosco». Nel 1921 fu
eletto terzo successore
di don Bosco. Morì
nel 1931 a Torino. È
stato beatificato da
Giovanni Paolo II il 29
aprile 1990 nella piazza antistante la Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino, dove riposa nella cripta della
stessa Basilica.
Brano Evangelico: Mt 9, 27-31
«Figlio di Davide, abbi pietà di noi!».
In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». Entrato in casa, i ciechi
gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli
occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.
Un giorno, una parola
Il cieco desidera dal Signore non del denaro, ma la luce. Senza
di questa, tutto il resto gli sembra di ben poco valore. Imitiamo
costui per essere illuminati esteriormente e interiormente.
S. Gregorio Magno
Non di solo pane - Numero 686 - pagina 16
Meditiamo la Parola
Attendiamo una vera luce
Preghiamo la Parola
a cura della redazione
Chissà se papa Francesco quando ha definito la Chiesa
«ospedale da campo» ha coniato questa stupenda immagine ricordando questo capitolo 9 del Vangelo di
Matteo! È bello pensarlo, perché significa richiamare
tutti i credenti a farsi infermieri o, meglio, samaritani
del prossimo, barellieri di speranza, che accompagnano
alla locanda dei miracoli dove si rinnova il miracolo della vera guarigione. In una particolare icona che rappresenta il brano evangelico del buon Samaritano, c'è qualcosa di singolare: colui che soccorre e colui che è soccorso hanno lo stesso volto. Il volto di Gesù. È Lui che
guarisce, è lui che, condividendo il dolore umano, chiede di essere soccorso. La sofferenza e il dolore diventano luoghi privilegiati dell'incontro con Gesù. In questo
capitolo Gesù compie dieci miracoli, quello narrato in
questi versetti riguarda due ciechi. La luce è un tema
fondamentale,più volte troveremo Gesù che guarisce i
ciechi. È una delle categorie citate 'dal profeta Isaia la
cui guarigione segna la venuta del Messia. Gio­vanni
Battista invierà i suoi discepoli da Gesù per accertarsi
sulla sua vera identità: «Sei tu quello che deve venire o
dobbiamo attenderne un altro?». Gesù risponderà indirettamente: «Andate e riferite a Giovanni ciò che voi
udite e vedete: i ciechi ricuperano la vista...». Siamo in
tempo di Avvento e l'attesa del Natale è già ricolma di
luci, forse non tutte sono in sintonia con la luce vera
che viene al mondo, ma il Natale è caratteriz­zato, anche quello laico, proprio dalla luce. Ma la luce vera che
viene nel mondo evoca un'altra luce, quella della fede e
in questo brano evangelico è proprio la fede che rende
possibile la guarigione dalla cecità. Proprio la fede in
Gesù rende possibile aprire gli occhi. C'è una guarigione
più profonda di cui tutti noi abbiamo bisogno: dare un
senso a questa nostra vita. Gesù chiede anche a te di
crescere nella sua amicizia, questo tempo di Avvento è
il tempo favorevole, tempo di attesa di quella luce vera
che viene nel mondo, così come all'inizio della creazione Dio disse: «sia la luce» e la luce fu, così oggi Dio
vuole ricominciare con te. A te chiede solo un atto di
fiducia, per fare insieme a te cose grandi, per continuare con te a fare miracoli.
Vieni, vieni ancora,
Signore Gesù!
Resta accanto a noi
in questo cammino di Avvento
e fa' che i nostri occhi
sappiano vedere, lucidi e lavati
da lacrime che ben conosciamo,
e le nostre orecchie odano,
ogni porta si spalanchi,
ogni nostra povertà
ti chiami e ti invochi.
Tutto in noi creda
e aderisca a te,
Salvatore bambino!
Amen
Agisci
Chiederò scusa a coloro
ai quali avrò rivolto parole offensive. Perdonerò
volentieri quelli che mi feriscono con
le loro parole. Accetterò le giuste critiche che mi verranno fatte per il mio
bene.
Non di solo pane - Numero 686 - Tempo di Avvento - pagina 17
I settimana di Avvento
Per favore, non guardare la vita dal balcone!
Mischiatevi lì, dove ci sono le sfide, che vi chiedono
aiuto per portare avanti la vita, lo sviluppo, la lotta per
la dignità delle persone, la lotta contro la povertà...
(Papa Francesco)
Sabato
6
Dicembre
I Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: San Pietro Pascasio
Pedro
Pascual
(italianizzato in Pietro
Pascasio) nacque a
Valencia verso il
1225. Studiò a Parigi
con san Bonaventura e
san Tommaso, poi tornò in Spagna. Entrò
tra i Mercedari: il nome Pietro, infatti, gli
era stato dato dai genitori perché, sterili, avevano invocato san
Pietro Nolasco, fondatore dell'ordine dedito
agli schiavi. Divenuto
vescovo di Jaén, percorse Spagna e Portogallo, confortando i
prigionieri degli arabi.
Fu catturato e portato
dal sultano di Granada. Dapprima ebbe
una certa libertà. Poi,
date le molte conversioni, fu ucciso nel
Brano Evangelico: Mt 9, 35-10,1.6-8
1300. A Granada in
Spagna, beato martire
Pietro Pascual, vescovo
di
Jaén,
dell’Ordine
della
Mercede, che, arrestato dai Mori mentre, in
visita al suo gregge,
esortava il popolo alla
difesa delle fede, morì
in prigione.
Il regno dei cieli è vicino.
In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro
sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni
infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La
messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della
messe, perché mandi operai nella sua messe!».Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. E li inviò ordinando loro: «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei
cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi,
scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».
Un giorno, una parola
Dio ci ha fatti alleanza. È per tutti che ciascuno riceve la fede.
Una volta che la Parola di Dio è incarnata in noi, non abbiamo il
diritto di conservarla per noi: noi apparteniamo, da quel momento, a coloro che l’attendono.
Madeleine Delbrêl
Non di solo pane - Numero 686 - Tempo di Avvento - pagina 18
Meditiamo la Parola
Preghiamo la Parola
Tutto è dono, tutto è grazia
di Fiorella Elmetti
"...Pregate dunque il signore della messe, perché
mandi operai nella sua messe!", è questo il richiamo
centrale del testo di oggi. Mi è facile collegarlo a
quanto ha detto Papa Francesco: "Nelle ‘Lettere
pastorali’ inviate ai suoi discepoli Timoteo e Tito,
l’apostolo Paolo si sofferma con cura sulla figura dei
vescovi, dei presbiteri e dei diaconi e su una descrizione di ogni cristiano nella Chiesa... l’accoglienza,
la sobrietà, la pazienza, la mitezza, l’affidabilità, la
bontà di cuore... È questo l’alfabeto, la grammatica
di base di ogni ministero! Deve essere la grammatica di base di ogni vescovo, di ogni prete, di ogni
diacono, perché senza questa predisposizione bella
e genuina a incontrare, a conoscere, a dialogare,
ad apprezzare e a relazionarsi con i fratelli in modo
rispettoso e sincero, non è possibile offrire un servizio e una testimonianza davvero gioiosi e credibili”.
Papa Francesco ha poi rammentato l’atteggiamento
di fondo che vescovi, sacerdoti, presbiteri o diaconi
devono “ravvivare continuamente”, cioè “il dono” del
loro ministero, e questo mantenendo “sempre viva
la consapevolezza che non si è vescovi, sacerdoti o
diaconi perché si è più intelligenti, più bravi e migliori degli altri, ma solo in forza di un dono, un dono
d’amore elargito da Dio, nella potenza del suo Spirito, per il bene del suo popolo”. Una consapevolezza
che, ha proseguito il Papa, “costituisce una grazia
da chiedere ogni giorno. Infatti, un Pastore che è
cosciente che il proprio ministero scaturisce unicamente dalla misericordia e dal cuore di Dio non potrà mai assumere un atteggiamento autoritario, come se tutti fossero ai suoi piedi e la comunità fosse
la sua proprietà, il suo regno personale”. Tutto è
dono, tutto è grazia.
Ecco un altro passo
che ci avvicina alla grotta
della tua natività, Signore:
cammina con noi
e insegnaci a lasciare
che i segni della tua presenza
risplendano, valorizzando
il bene in ciascuno,
rispettandone il mistero
e facendoci strumenti
di efficace liberazione
dalla zavorra del male
che appesantisce il nostro
cuore. Per questo ti
invochiamo: «Vieni,
vieni ancora, Signore Gesù!».
Amen
Agisci
Voglio seguire i consigli
delle persone sagge. Non
devo giudicare le persone
solo dall'apparenza e non devo lasciarmi condizionare dalle critiche
ingiuste.
Non di solo pane - Numero 686 - Tempo di Avvento - pagina 19
Sussidio di preghiera per la famiglia
Coordinatrice
Fiorella Elmetti
Anno XIV- n. 686
Domenica 30 Novembre 2014
Redazione
don Luciano Vitton Mea,
don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti
Chiuso il 23 Novembre 2014
Numero copie 1300
333/3390059
don Luciano
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da
don Luciano Vitton Mea
Per la tua vita spirituale visita il
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità
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Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare)
I Santi del Giorno
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I racconti di un pellegrino russo
L’Imitazione di Cristo
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