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Con il Patrocinio di
Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano
Lunedì, 9 marzo 2015 – ore 21.00
SERIE «FESTIVAL OMAGGIO A MILANO» 2015
ABBIAMO IL PIACERE DI FARVI ASCOLTARE UNA DELLE GRANDI PROMESSE DEL PIANOFORTE
NEL MONDO, IL GIOVANISSIMO CROATO DAL NOME DOSTOIEVSKJIANO,
ALYOSHA JURINIC, CHE HA GIÀ COLLEZIONATO PREMI INTERNAZIONALI E MONDIALI
COME IL LEGGENDARIO PREMIO ROBERT SCHUMANN (ZWICKAU), IL “NOSTRO”
PREMIO IN MEMORIA DEL “NOSTRO” SHURA CHERKASSKI, IL PREMIO SPECIALE DELLA
FILARMONICA DI ZAGABRIA, IL PREMIO SPECIALE SAMOBOR, IL PREMIO COSENZA, IL
PREMIO MASSAROSA, I QUATTRO PREMI DELLE QUATRO FONDAZIONI ARGERICH, ETC…
È STATO DEFINITO, TRA L’ALTRO, INCOMPARABILE INTERPRETE CHOPINIANO.
A LUI DI DIMOSTRARLO NEL MERAVIGLIOSO RECITAL CHOPIANIANO CHE CI OFFRE!
ALYOSHA JURINIC
Pianista
______________________________________
FREDERIC CHOPIN (1810 – 1849)
Notturno in re bemolle maggiore op. 27 n. 2
Studio op. 25 n. 2 in fa minore
Sonata n. 3 in si minore op. 58
Studio op. 25 n. 6 in sol diesis minore
*****
Barcarola in fa diesis maggiore op. 60
Allegretto
Studio op. 25 n. 7 in do diesis minore
Lento
Studio op. 25 n. 11 in la minore
Lento, sostenuto
Studio op. 25 n.12 in do minore
Allegro maestoso; Scherzo: Molto vivace (mi bemolle maggiore)
Largo (si maggiore); Finale: Presto, non tanto. Agitato
Notturno in mi bemolle maggiore op. 55 n. 2
Presto
Allegro
Lento
Studio op. 10 n. 8 in fa maggiore
Allegro
_______________
Si ringraziano
Allegro molto con fuoco
ALYOSHA JURINIC
Nato nel 1989 a Zagabria, definito come "giovane pianista di eccezionale temperamento" dal
quotidiano croato Nacional, studia attualmente presso la Hochschule fur Musik Franz Liszt di
Weimar, nella classe di Grigory Gruzman, dopo aver frequentato la Scuola di Musica di Fiesole con
Elisso Virsaladze, l'Università di Musica e arti drammatiche di Vienna e l'Università di Zagabria, città
dove ha iniziato i suoi studi musicali con Ruben Dalibaltayan. Ha partecipato con successo a
concorsi sia in Patria che all'estero. In Croazia, ha vinto il primo premio dello Stato per ben quattro
anni, sia come solista sia per la musica da camera, oltre al primo premio al Concorso Internazionale
per Giovani Pianisti “Zlatko Grgošević” nel 2000, 2002 e 2006, ai Concorsi Internazionali di Gorizia
(2001) e di Vienna (2002). Nel 2010 gli è stato assegnato inoltre il Premio della gioventù musicale
croata “Ivo Vuljević” per la migliore giovane carriera. Nel 2012 ha vinto il primo premio al 3°
Concorso Pianistico Internazionale “Encore! Shura Cherkassky” di Milano e il primo premio al 16°
Concorso internazionale "Robert Schumann" di Zwickau. Nel 2014 ha vinto il Ferdo Livadic award
a Samobor, il “Luciano Luciani” di Cosenza e il Concorso di Massarosa, tutti appartenenti alla
Fondazione “Alink-Argerich”. Dopo il suo debutto a Londra nel 2007, ha tenuto recitals e concerti
con orchestra in vari Paesi europei (Croazia, Slovenia, Serbia, Bosnia-Erzegovina, Ungheria,
Slovacchia, Repubblica Ceca , Polonia, Ucraina, Russia, Austria, Germania, Italia, Spagna e Regno
Unito). A febbraio 2015 ha debuttato in recital alla Carnegie Hall.
É ospite per la seconda volta di Serate Musicali - Milano.
FREDERIC CHOPIN
Notturno in re bemolle maggiore op. 27 n. 2
I due Notturni dell’op. 27 furono pubblicati nel 1836, ma composti, forse, due anni prima. Essi
costituiscono una sorta di «dittico» nel quale l'uno è come l'antitesi dell'altro (già la tonalità di do
diesis minore messa a fronte a quella di re bemolle maggiore richiama l'attenzione). Il Notturno op.
27 n. 2 è limpido e quieto e suscita nell'ascoltatore un senso di calma e di serenità. Basato su una
serie di lunghi arpeggi il tema si dispone suggerendo una dimensione armonica che richiama l'arcaico
carattere dell'antica modalità greca.
Sonata n. 3 in si minore op. 58
Non è difficile determinare l’anno di nascita della Sonata op. 58. «Non ho più scritto nulla, dalla
vostra partenza» scrive Chopin al cognato e alla sorella, nell’agosto '45. Ma una settimana prima del
Natale ‘44 la Sonata era già stata offerta sia a Schlesinger che a Breitkopf. Dunque il periodo si
riduce tra inizio settembre (data di partenza della sorella), e il 28 Novembre, (data del rientro di
Chopin a Parigi da Nohant, l’unico luogo ove gli riusciva di comporre con tranquillità). Dedicata
all’allieva contessa de Perthuis, moglie dell’aiutante di campo di Luigi Filippo, la Sonata ebbe grandi
riconoscimenti. Schumann la lodò e Kalkbrenner il terribile (che aveva minacciato di prendere
Chopin come allievo ... ma questi si era difeso con le unghie e coi denti) gli chiese addirittura di
insegnarla a suo figlio (!). Ma non basta. Le parrucche sapienti del Conservatorio di Parigi ne
proposero il I Movimento come pezzo imposto per la loro sezione femminile. Ma ciò nel 1848. Poi la
stessa Sonata fu bersaglio di altre parrucche e parrucconi e ne seppe qualcosa il nostro Alfredo
Casella che nel 1896 aveva 12 anni e voleva iscriversi al Conservatorio di Parigi. Allo scopo aveva
dunque preparata questa immensa e meravigliosa ultima Sonata di Chopin, ma il saggio suo maestro
Diémer (Louis), d’imperio gliela fece sostituire, per qualcosa di «meno arido» (tra Mendelssohn,
Bach e Sgambati). Per non dir degli strali del teorico e terribilissimo V. D'Indy. Ma l’op. 58 ha
tutt’altra classicità di forme comparata alla precedente op. 35 (la «Funebre»). Si direbbe che Chopin
avesse avuto fretta di concludere l’op. 35. Tanto che il Finale ne risultò telegrafico: quel «borbottio
SI RACCOMANDA DI SPEGNERE I TELEFONI CELLULARI
É VIETATO REGISTRARE SENZA L’AUTORIZZAZIONE DELL’ARTISTA E DELL’ORGANIZZAZIONE
tra 2 voci» all’unisono (com’egli lo descrisse), della durata inferiore a un telegramma (70-80 secondi).
I Tempi dei virtuosi erano destinati ad accorciarsi (e a succedersi i primati di velocità in mancanza di
meglio). Ma già il Tempo eseguito «di Chopin» non poteva superare il minuto e mezzo. E ilverso del
Carducci, non è forse un involontario commento: «Come un corteo nero/che, brontolando in fretta
in fretta va»? Altra fatica, altro il lavoro prestato per fornire la sua III Sonata di un vero Finale. Di
fronte alla precedente Sonata «funebre» (fondata su 2 soli veri Tempi), alla III non manca alcuno dei
4 Tempi. Ma qui lo stesso Liszt obietta che l’op. 58 è più costruita che ispirata (e certo pensava alla
«Funebre», che proprio nel suo instabile equilibrio, nel suo intuirsi autobiografia dell’incompiuto, nei
finali messaggi al vento e al silenzio, si rivela più carica di fato). Delle tre Sonate (1828, 1839, 1844),
a parte la prima opera giovanile, l’op. 4 e in parte scolastica, le altre due, op. 35 e op. 58, appaiono
come due monumenti graniticamente contrapposti. Scritta poco avanti la rottura con la Sand, la
Sonata op. 58, in si minore, non pare in questo senso affatto biografia, anzi una reazione imprevista
al destino e alla malattia imminente e progressiva. Sembra un progetto affermativo, ne tradisce un
«cupio dissolvi», in alcuno dei suoi Tempi e neppure nel Finale, che non rifiuta nemmeno il
virtuosismo ad hoc: joie de jouer, joie de vivre. Il primo tempo, (Allegro maestoso, in 4/4), crogiolo, o
miniera di Temi, sovrasta tutti gli altri (come già il Primo Tempo dell’op. 35). L’incipit è orchestrale.
Il II Tema è del sublime italianista che sappiamo. La riesposizione del Tema di inizio è omessa,
come già nell’op. 35. Così l’interesse è spostato sul secondo tema, trasposto in si maggiore. Lo
Scherzo (Molto vivace, in 3/4) è in mi bemolle, non ha il carattere demoniaco dello Scherzo dell’op. 35.
Meravigliosamente fluido, anzi liquido, ha il Trio in si; modello di scrittura à la Chopin, potrebbe
fare da pezzo imposto, per un concorso di virtuosismo poetico. Il Finale (quasi Rondò), dà alibi a
molti d’esser considerato alla stregua di una pagina «politica», a glorificazione della Patria. Andrebbe
dunque ad allinearsi alle grandi Polacche «politiche» e in ispecie alla Coda della Polacca op. 61. Uno
degli elementi «di prova» sarebbero le otto fatali battute di apertura, marziali, a mo’ d’Introduzione.
«Presto, non tanto» è indicazione forse sibillina, se si considera la velocità un fatto anti-matematico,
come la Poesia, o la Verità, in ogni caso più vicina all’illusionismo che alle cifre. Qui poi è in gioco la
sacra Maestà della Polonia. Il II Tema ne è uno dei fondamenti e il secondo, con la vertigine dei suoi
arabeschi, ha molte e grandi libertà, ma non quella di «smentire l’Eroe».
Barcarola in fa diesis maggiore op. 60
Forma normalmente utilizzata come aria vocale, avente il generico intento di rievocare il canto dei
gondolieri veneziani, la Barcarola venne rivisitata in forma pianistica da Chopin nella sua op. 60. In
essa Chopin usa i toni soffusi e la dolcezza melodica tipica dei Notturni, con alcuni impasti armonici
che appaiono come delle chiazze sonore, quasi una sorta di impressionismo ante litteram, tanto che
Ravel ebbe a scrivere, in un suo articolo, parole di profonda ammirazione per questa pagina
straordinaria. Ne è un esempio la pennellata di colore delle tre battute introduttive, dalla quale
prende il via il cullante accompagnamento di barcarola della mano sinistra che sostiene il dolce e
frastagliato disegno melodico a terze parallele della prima parte (sezione A). Il tema evolve quindi in
un libero fluire di nuove invenzioni melodiche arricchite di trilli e rapide fioriture a seste parallele.
Un breve episodio interlocutorio di collegamento, nel quale riecheggiano elementi già ascoltati nel
tema, riporta al tema principale riesposto con consistenti varianti armonico-melodiche. Un delicato
filo di crome introduce quindi la sezione centrale (B): un'ipnotica ripetizione di un frammento
melodico sostenuto dall'ostinato «dondolio» del basso. Dopo un'intensificazione della dinamica
l'episodio B si scioglie in un delicato e cullante motivo a terze parallele. Ampia coda conclusiva ricca
di fantasia, nella quale riecheggiano, tra l'altro, le fioriture a seste parallele della prima parte.
Notturno in mi bemolle maggiore op. 55 n. 2
Composti probabilmente nell'estate del 1843, i due Notturni op. 55 furono pubblicati nel 1844 - da
Breitkopf & Härtel a Lipsia e da Schlesinger a Parigi e nel 1845 da Wessel a Londra - con dedica a
Jane Wilhelmine Stirling, l'allieva scozzese che negli ultimi anni aiutò molto Chopin, anche a livello
economico, e che poi svolse un ruolo importante nella diffusione della sua opera. Il Notturno mi
bemolle maggiore op. 55 n. 2 è il primo dell'intera serie (e l'unico, insieme al successivo op. 62 n. 1)
ad aprirsi sonoramente con un forte. Inizialmente sembrerebbe non essere cambiato troppo dalla
scrittura adottata da Chopin sedici anni prima nel suo Notturno di esordio: un'intensa melodia
affidata alla mano destra sostenuta incessantemente dalla sinistra con un oscillante tappeto di crome.
Ma già alla quarta battuta fa la sua comparsa una terza voce intermedia che d'ora in avanti si farà
sentire frequentemente, con un discreto commento alle altre due che spesso si serve di leggeri gruppi
irregolari di tre, quattro, sette e otto note e che, poco prima della fine del brano, mentre la melodia
rimane confinata alle dita estreme della mano destra, si trasforma in una vibrazione indistinta con un
lungo trillo; nel frattempo il regolare sostegno offerto dalla mano sinistra si colora di sfumature
armoniche sempre nuove, mentre anche la melodia subisce talvolta un'intensificazione espressiva
mediante la sostituzione delle figurazioni ritmiche originali. Questo fantastico distillato di sapienza
polifonica, sensibilità armonica, fantasia ritmica e ricerca timbrica tocca il suo vertice nelle ultime
dieci battute, che introducono direttamente al mondo sonoro dell'imminente Berceuse. Il brano si
conclude serenamente con una serie di placidi accordi, interrotti solo per un attimo da un'estrema,
lievissima comparsa delle terzine che attraversano leggere la tastiera dal grave all'acuto.
Studio op. 10 n. 8 in fa maggiore
Quando Chopin giunse a Parigi, alla fine del settembre 1831, aveva probabilmente già quasi
completato una serie di studi pianistici che sarebbero poi stati presto pubblicati (per Schlesinger, nel
1833) come Studi per pianoforte op. 10. L'intenzione -perfettamente realizzata- era quella di ottenere
un'ideale fusione tra virtuosismo ed espressività poetica, tra tecnica e arte. Emblematicamente gli
Studi vennero dedicati a Franz Liszt, amico di Chopin e autore a sua volta di altre importanti serie
pianistiche. Un ulteriore termine di confronto veniva dal «divino Paganini», che al tempo andava
infiammando le platee di mezza Europa con le sue funamboliche esibizioni violinistiche. L'idea era
quella di trasferire, di travasare le scoperte tecniche di uno strumento duttile quanto il violino al
pianoforte ricercandone le infinite possibilità, le intrinseche capacità tecniche e musicali. L'esito
dell'uscita dell'op. 10 fu un successo, tanto che il cronista del giornale parigino «Le pianiste» scriveva
entusiasta nel novembre del 1833 alla sua immaginaria lettrice: «Quando avrà letto questi Studi,
quando li avrà lavorati, commentati, se avrà la fortuna di sentirli eseguiti dal suo autore le capiterà di
riconoscerli appena. Cerchi il senso vero, scopra il canto, mirabile sempre, ma spesso celato
all'evidenza. Questo giovane già all'esordio è al livello dei grandi maestri, e lei sa quanti pochi siano».
La novità che si sprigionava da questa raccolta conquistò perciò subito i favori del pubblico e degli
esperti. Lo stesso Liszt, onorato per la dedica attribuitagli, si ritirò per qualche tempo in modo da
studiarli a fondo; quando ricomparve in pubblico dimostrò di padroneggiare così bene la raccolta da
strappare a Chopin l'ammirata affermazione: «Vorrei proprio rubargli il modo di eseguire i miei
Studi». La struttura di questi brani brevi, concisi, ripercorre il classico schema tripartito: a un primo
spunto tematico che propone un determinato problema tecnico-pianistico fa seguito una zona di
elaborazione delle idee precedenti o anche un vero e proprio secondo motivo; il ritorno della prima
idea conclude il brano, spesso esteso a una sezione di coda. La scelta dello Studio è originata
dall'intento di risoluzione di una determinata finalità didattica: la figurazione difficile di cui il pianista
deve impadronirsi viene ripetuta, sottoposta a eventuali varianti, trasportata in varie tonalità così da
farla divenire cangiante all'ascolto e a un tempo permettere l'uso di tutta una serie di tattiche e
accorgimenti tecnici della mano. Il n. 8 in fa maggiore verte sulla tecnica dell'arpeggio con lo scopo
di rendere il polso elastico e le dita agili su continui movimenti laterali della mano: l'arpeggio è uno
scintillante baluginìo sonoro e si presenta arricchito dall'inserzione di note di passaggio.
Studi op. 25
Pubblicati nel 1837 come op. 25 questi Studi sono dedicati «A Madame la Comtesse d'Agoult», che
di Liszt era la compagna. Nell'op. 25 ogni Studio sembra sgorgare direttamente dal precedente; la
tonalità di ciascuno è strettamente connessa a quella del seguente, con l'eccezione degli ultimi due in
cui questo disegno si disgrega. In alcune occasioni, è impressionante il modo in cui la conclusione di
uno Studio dà l'impressione di preparare l'attacco del successivo. Questi Studi si rivelano, anche
grazie a diteggiature spesso ardite e sempre originali, straordinari saggi di ricerca sul timbro (massime
l'op. 25 n. 1 e n. 6), sul tocco (op. 25 n. 4 e n. 5), sull'indipendenza ritmica (op. 25 n. 2)... La struttura
tipica di questi Studi è quella basata su un'unica idea tematica o figurazione musicale e quindi su
un'unica difficoltà tecnica (arpeggi, op. 25 n. 1; terze, op. 25 n. 6; seste, op. 25 n. 8...), che viene
esposta inizialmente nella tonalità principale, poi trasportata in altre tonalità e infine ripresa nella
tonalità d'impianto, ma in forma abbreviata e con un'eventuale coda. Nell'op. 25 Chopin abbandona
questa struttura solamente in due casi, costruiti nella tipica forma tripartita di canzone A-B-A', in cui
nella parte centrale si assiste alla comparsa di nuovo materiale tematico e a un cambiamento di
tempo: ciò avviene nello Studio n. 5 in mi minore e nello Studio n. 10 in si minore che, non a caso,
sono i due brani più ampi della raccolta, gli unici a superare le 100 battute. Comunque tutti e dodici
sono pezzi brevi e talvolta brevissimi, con delle durate oscillanti fra il minuto circa dello Studio n. 8
in re bemolle maggiore, che conta appena 36 battute, e i quattro minuti e mezzo-cinque dello Studio
n. 7 in do diesis minore.
PROSSIMI CONCERTI
Lunedì 16 marzo 2015– ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano)
(Valido per A+F; F; Combinata 1; Orfeo 2; F1)
Pianista ELISSO VIRSALADZE
F. CHOPIN Polonaise in do diesis min. op. 26 n.1; Notturno in fa magg. op.15 n.1; Notturno in fa diesis maggiore op.15 n.2;
Barcarola in fa diesis maggiore op. 60; Mazurka op. 30 – n.1 (do min.), n.2 (si min.), n.3 (re bem. magg.), n.4 (do diesis min.);
Polonaise in la bemolle maggiore op.53; Polonaise Fantasia in la bemolle maggiore op.61; Sonata in si minore op.58
Biglietti: Intero € 25,00 - Ridotto € 20,00
Lunedì 23 marzo 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano)
(Valido per A+F; F; Combinata 2; Orfeo 1; F2)
Violinista HILARY HAHN – Pianista CORY SMYTHE
R. SCHUMANN Sonata n.1 - C. DEBUSSY Sonata - J. S. BACH Partita n.3
“In 27 Pieces: The Hilary Hahn Encores” Selezione di brani
Biglietti: Intero € 25,00 - Ridotto € 20,00
Lunedì 30 marzo 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano)
(Valido per A+F; F; Combinata 1; Orfeo 1; F1)
Violinista UTO UGHI - Pianista BRUNO CANINO
J. M. LECLAIR Sonata Tambourin - C. FRANK Sonata in la maggiore - S. PROKOFIEV Sonata n 2 in re maggiore
- P. DE SARASATE Carmen Fantasy
Biglietti: Intero € 35,00 - Ridotto € 30,00
«GLI AMICI PROPONGONO …»
* Mercoledì 11 marzo, ore 18, GAM- Villa Reale, via Palestro, 16 – Milano
Nel centenario della nascita di SVIATOSLAV RICHTER (1915- 1997)
Ricordo e omaggio al grande Pianista, innumerevole volte ospite di Milano e di Serate Musicali.
Ascolti, filmati, ricordi e testimonianze, a cura di Andrea Ottonello. Introduce Angelo Foletto.
Duo LUOGHI IMMAGINARI: Soprano Elena Bakanova - Pianista Raffaele Mascolo
ASSOCIAZIONE «AMICI DELLE SERATE MUSICALI»
2022001122013/2014ICALI»
Presidente Onorario Valeria Bonfante
Hans Fazzari
Isabella Bossi Fedrigotti
***
Roberto Fedi
Soci Fondatori
Ugo Friedmann
Carla Biancardi
Camilla Guarneri
Franco Cesa Bianchi
Vincenzo Jorio
Giuseppe Ferreri
Lucia Lodigiani
Emilia Lodigiani
Mario Lodigiani
Enrico Lodigiani
Paolo Lodigiani
Luisa Longhi
Maria Candida Morosini
Stefania Montani
Rainera e Mario Morpurgo
Gianfelice Rocca
G.B. Origoni Della Croce
Luca Valtolina
Adriana Ragazzi Ferrari
Amici Benemeriti
Giovanna e Antonio Riva
Alvise Braga Illa
Alessandro Silva
Fondazione Rocca
Maria Giacinta Tolluto
Ulla Gass
Maria Luisa Vaccari
Thierry le Tourneur d’Ison Marco Valtolina
Erika Rottensteiner
Beatrice Wehrlin
Società del Giardino
Soci
Amici
Antonio Belloni
Giovanni Astrua Testori Carla Beretta Ricci
Umberto Bertelè
Elisabetta Biancardi
Mimma Bianchi
Maria Brambilla Marmont
Carlo e Angela Candiani
Giancarlo Cason
Nicoletta Colombo
Egle Da Prat
Piero De Martini
Maya Eisner
Federico ed Elisabetta
Falck
Silvana Fassati
Carlo e Anna Ferrari
Giuliana File Finzi
Bianca e Roberto Gabei
Matilde Garelli
Felicia Giagnotti
Giuseppe Gislon
Maria Clotilde Gislon
Eugenia Godani
Ferruccio Hurle
Giuliana e Vittorio Leoni
Maurizia Leto di Priolo
Giuseppe Lipari
Gabriella Magistretti
Eva Malchiodi
Giuseppina Maternini
Lucia ed Enrico Morbelli
Stefano Pessina
Francesca Peterlongo
Denise Petriccione
Giuseppe Pezzoli
Gian Pietro Pini
Giustiniana Schweinberger
Antonietta Scroce
Paola e Angelo Sganzerla
Maria Luisa Sotgiu
Giuseppe Tedone
Adelia Torti
Graziella Villa
Giuseppe Volonterio
«SERATE MUSICALI» AMICI STORICI
Fedele Confalonieri
Paolo Pillitteri
Fulvio Pravadelli
Mediaset
Quirino Principe
Giuseppe Barbiano di
Gianfelice Rocca
Belgiojoso
Fondazione Rocca
Ugo Carnevali
Carlo Sangalli
Roberto De Silva
Fondazione Cariplo
Roberto Formigoni
Luigi Venegoni
Gaetano Galeone
Giuseppe Ferreri
Società del Giardino
Banca Popolare di Milano
Gianni Letta
Camera di Commercio di
Mario Lodigiani
Milano
Roberto Mazzotta
Publitalia
Francesco Micheli
*****
Arnoldo Mosca Mondadori Diana Bracco
Silvio Garattini
Robert Parienti
Martha Argerich
Marina Berlusconi
*****
Carlo Maria Badini
Cecilia Falck
Alberto Falck
Vera e Fernanda Giulini Oscar Luigi Scalfaro
Emilia Lodigiani
Giovanni Spadolini
Maria Grazia Mazzocchi Leonardo Mondadori
Conservatorio G. Verdi - Giuseppe Lodigiani
Milano
Giancarlo Dal Verme
Francesca Colombo
Tino Buazzelli
Stefania Montani
Peter Ustinov
Cristina Muti
Franco Ferrara
Simonetta Puccini
Franco Mannino
Rosanna Sangalli
Carlo Zecchi
Elisso Virsaladze
Shura Cherkassky
Juana Zayas
Flavia De Zigno
Bianca Hoepli