Perspectives_FR_Dec 2014

-40%
+3%
-30%
17,2
+7,6%
+13%
+2,3%
5,0%
L'ampiezza del ribasso, dall'estate, del
prezzo del petrolio. Questo crac si
iscrive nelle nostre «Tendenze secolari».
Pagina 2
Crescita dell'economia, come media
annuale, prevista per il 2015. Sarebbe la
migliore performance osservata dal 2005.
Pagina 4
di correzione del mercato russo e
progressione di circa il +38% del mercato
indiano dall'inizio dell'anno. La zona
emergente rimane eterogenea. Pagina 7
milioni. Il ritmo annualizzato delle auto
vendute a novembre oltre Atlantico, il
dato più elevato dall'inizio del 2006.
Pagina 8
La performance da inizio anno
dell'Investment Grade statunitense.
Un risultato migliore del previsto.
Pagina 10
Performance del palladio da gennaio a fine
novembre 2014. L'anno prossimo dovrebbe
essere altrettanto favorevole.
Pagina 11
La crescita del PIL americano prevista
nel 2014. Siamo ottimisti per il 2015.
Pagina 12
Il tasso di risparmio delle famiglie
americane nel 3° trimestre 2014.
Nel 4° trimestre 2013 era al 4,4%.
Pagina 13
All'alba del 2015, l'oro nero e l'andamento dell'economia
americana condizionano già gli investimenti
Dicembre 2014
Prospettive
COMMENTO
Il ribasso del prezzo del petrolio si iscrive nelle nostre
«Tendenze secolari»
Novembre è il periodo dell'anno in cui aggiorniamo le
nostre «Tendenze secolari». In estrema sintesi, per
questo decennio esse consistono nel privilegiare le
azioni sviluppate rispetto a quelle dei paesi emergenti, il
dollaro rispetto all'euro e il settore tecnologico rispetto a
quello delle commodity.
All'inizio dell'anno, molti investitori temevano un
crac dei listini azionari americani o dei titoli di Stato.
Un crac effettivamente c'è stato, ma... del petrolio.
Era l'ultima commodity che non aveva ancora
Yves Bonzon
confermato la fine della sua tendenza rialzista
Direttore degli investimenti
strutturale. Questa era iniziata nel 1999 dopo la crisi
asiatica, a poco meno di dieci dollari per barile. Ormai è cosa fatta, con il
crollo del 40% registrato dall'estate a questa parte.
TENDENZE SECOLARI
1970
1980
1990
2000
2010
Bretton Woods
Tassi di cambio
variabili
Disinflazione
Caduta del muro
di Berlino
UEM
Disindebitamento gestito
in Occidente
Choc petrolifero
Accordi del Plaza Globalizzazione
Forte squilibrio mondiale
Obiettivo di PIL nominale e
di prezzi delle attività
Inflazione
Arbitraggio
Internet
Affermazione della Cina
Discriminazione dei
mercati emergenti
E-trading
Credito strutturato
EUR 2.0
CONTESTO
ECONOMICO
1960
CONTESTO
D’INVESTIMENTO
Azioni americane
«Nifty Fifty»
Small cap
Titoli di Stato
Indici
Hedge fund
AAT e AAS basate sui fattori
di rischio
Titoli petroliferi
Nikkei
Nasdaq
Azioni dei mercati
emergenti
Blue chips di qualità dei mercati
sviluppati
Oro, CHF e JPY
Hang Seng
SMI
Commodity
USD
USD
EUR
Debito dei mercati emergenti
Fonte: CIO office
Un ribasso del prezzo del barile così rapido e ingente evidentemente non può
essere privo di conseguenze sull'economia reale e sui mercati finanziari.
Tuttavia, ci sembra azzardato estrapolare gli episodi analoghi dagli anni 1980 o
1990. A quell'epoca, l'inflazione, e soprattutto i tassi d'interesse, erano molto più
alti rispetto a oggi. Lo scenario di fondo dei paesi sviluppati non era ancora
deflazionistico e le autorità, in particolare le banche centrali, disponevano allora
di un margine di manovra molto superiore per stimolare o moderare la crescita e
l'inflazione.
Certamente, questo ribasso del prezzo dell'energia fossile è a priori una fonte di
deflazione «buona» , causata dal progresso tecnologico e da un aumento
dell'offerta, rispetto alla deflazione «cattiva» determinata da una contrazione
|2|
prospettive|dicembre 2014
della domanda. Complessivamente, questo choc costituisce tuttavia una fonte di
ulteriore deflazione, le cui conseguenze variano a seconda dei paesi. Per di più,
non è sicuro che le nostre banche centrali facciano una distinzione molto chiara
tra le differenti forze deflazionistiche che si trovano a fronteggiare.
Dal lato dei paesi importatori di petrolio, ci si può attendere un effetto netto
favorevole tramite un aumento del reddito disponibile dei consumatori e una
diminuzione dei costi di produzione. Tuttavia, bisogna anche tenere conto
dell'impatto del rallentamento del settore petrolifero negli Stati Uniti, mentre in
Europa le pressioni deflazionistiche associate non sono necessariamente
benvenute. Dal lato degli esportatori, tra cui molti paesi emergenti che si trovano
in fase di rallentamento strutturale, come il Brasile, le conseguenze potrebbero
rivelarsi fastidiose e in alcuni casi addirittura dolorose.
A livello microeconomico, questo brusco cambiamento di paradigma porterà a
rettifiche di valore colossali per i governi e le società private che negli ultimi dieci
anni hanno effettuato investimenti massicci nelle vecchie e nuove energie, con il
postulato di un nuovo livello minimo permanente del prezzo del barile a
100 dollari. Queste correzioni di valore sono di per sé deflazionistiche e
costituiranno una fonte di stress sui mercati del debito societario e del debito
emergente.
Per quanto riguarda le azioni, la dispersione delle valutazioni dei titoli petroliferi
riflette un elevato grado di ansietà. A priori è una cosa positiva. Tuttavia, la
selettività è d'obbligo poiché le conseguenze sulla solidità dei bilanci in questione
non sono necessariamente riflesse nei rapporti prezzo/utile apparentemente
attrattivi. Sapendo che gli investimenti nel capitale del settore petrolifero
nell'ambito dell'indice S&P 500 rappresentano da soli un quarto del totale, si può
avere una idea dell'ampiezza potenziale del problema. Sui mercati del private
equity, capitali molto importanti hanno finanziato progetti di ricerca e di sviluppo sia convenzionali che non convenzionali - nel settore del petrolio e del gas. Anche
in questo caso, le correzioni di valore si preannunciano sostanziali.
In sintesi, è molto probabile nei prossimi tre anni il settore petrolifero si riveli più
ricco di opportunità per i gestori del debito distressed che per i gestori azionari.
In questo inizio del mese di dicembre, tutti i miei colleghi del team d'investimento
si uniscono a me per formularvi i migliori auguri per le prossime Festività. Grazie a
tutti i nostri partner, lettrici e lettori per la loro fedeltà e un cordiale appuntamento
al 2015 per un nuovo anno ricco di attualità finanziarie ed economiche.
«Prospettive» è disponibile anche online.
Seguite quotidianamente e abbonatevi alle nostre opinioni
sull’economia, i mercati e le tendenze secolari sul sito
http://perspectives.pictet.com
prospettive|dicembre 2014
|3|
MACROECONOMIA
Gli Stati Uniti cambiano regime
L'accelerazione della caduta del prezzo del petrolio stimola i consumi nelle economie sviluppate, ma genera
un aumento dei rischi nei paesi emergenti. La desincronizzazione economica mondiale pertanto aumenta.
Christophe Donay*, Bernard Lambert e Nadia Gharbi
*con la collaborazione di Wilhelm Sissener
Mentre la desincronizzazione dell'economia mondiale si
accentua, un cambiamento di regime macroeconomico si è verificato negli Stati Uniti, con il ciclo economico che prende il testimone
dalla politica monetaria. In Europa, le pressioni sulla BCE per attuare un programma di allentamento quantitativo aumentano, con
il ribasso del prezzo del petrolio che diviene un fattore di ulteriore
diminuzione degli indici dei prezzi al consumo.
Il ribasso del petrolio provoca una nuova dinamica
All'alba del 2015, un cambiamento di regime caratterizza
l'economia mondiale. Gli Stati Uniti sono in prima linea,
con il regime del ciclo economico che si è già sostituito al
regime monetario a fine ottobre, con la fine delle misure di
allentamento quantitativo della Federal reserve. La principale economia mondiale dovrebbe così attenuare le forze
negative in atto nelle altre grandi zone economiche. Lo scenario di fondo dell'economia mondiale continua tuttavia a
essere desincronizzato, con lo spettro della deflazione che
minaccia l'Europa e una crescita in decelerazione nella
maggior parte delle economie emergenti.
Alcune di esse, fortemente dipendenti dalla produzione
e dai prezzi del petrolio, si vengono inoltre a trovare in una
situazione potenzialmente critica, con l'accelerazione della
discesa del prezzo del greggio, passato da 80 dollari a inizio novembre a meno di 70 un mese più tardi. La Russia ne
ha subìto le conseguenze con il deprezzamento del rublo,
pressioni sui premi di assicurazione per il rischio di insolvenza (CDS - credit default swap) sulle sue obbligazioni e la
previsione di una recessione il prossimo anno. Petrobras,
in Brasile, ha già annunciato che i suoi livelli di indebitamento aumenteranno e che essa taglierà alcuni investimenti
in progetti petroliferi. Le conseguenze del petrolio meno
caro su queste economie fanno sorgere il rischio di un effetto domino sull'economia mondiale.
Nelle economie sviluppate questa correzione è, nelle attuali
circostanze, piuttosto benvenuta. Il potere d'acquisto dei consumatori aumenta e la crescita ne trae giovamento. In Europa,
ciò viene tuttavia a esercitare una ulteriore pressione sugli indici dei prezzi al consumo. L'attuale politica monetaria europea si ritrova pertanto potenzialmente ancora più disallineata
dagli obiettivi di inflazione perseguiti. Le misure di allentamento quantitativo della Banca centrale europea (BCE) potrebbero pertanto essere attuate all'inizio dell'anno prossimo.
Stati Uniti: la crescita nel 2015 sarà probabilmente la più
elevata dal 2005
La crescita rivista del PIL americano nel 3° trimestre è stata
del 3,9% come variazione trimestrale annualizzata. Dato
|4|
che alcune distorsioni statistiche riguardanti le spese militari
hanno temporaneamente gonfiato il PIL, la crescita dovrebbe
scendere verso il 2,5% nel 4° trimestre. Per il 2015, restiamo
complessivamente ottimisti. L’impatto negativo del forte
apprezzamento del dollaro dovrebbe essere compensato
dagli effetti benefici del recente ribasso del prezzo del petrolio (per una analisi più dettagliata, si rimanda alla rubrica
«Tema del mese» a pagina 12). La crescita dell’economia
americana dovrebbe quindi raggiungere l’anno prossimo il
3,0% come media annua, che rappresenterebbe la migliore
performance osservata dal 2005 ad oggi.
La Federal reserve è sempre più di fronte ad un dilemma
di politica monetaria. Da un lato, il tasso di disoccupazione
diminuisce rapidamente e gli Stati Uniti si avvicinano a
grandi passi alla piena occupazione, anche considerando
misure di sottoccupazione più ampie. In un simile contesto,
mantenere i tassi d’interesse a breve vicini a zero ancora a
lungo può essere rischioso. Dall’altro lato, l’inflazione rimane
bassa e i rialzi dei salari modesti. Inoltre, i rischi sembrano
essere asimmetrici. Le conseguenze di una azione di stretta
monetaria troppo precoce sarebbero verosimilmente molto
più dannosi di una azione che dovesse rivelarsi un po’
tardiva. La divergenza tra questi due tipi di analisi si ritrova
nello scarto considerevole tra le proiezioni dei tassi dei diversi membri della Fed. Per la fine del 2015, le proiezioni più
basse indicano tassi dei Fed funds ancora prossimi allo zero, e
la proiezione più alta una risalita verso il 2,75%-3,0%. Saranno
probabilmente gli sviluppi sul fronte della crescita e dell’inflazione a fare da arbitro. Rimaniamo peraltro dell’avviso che
il primo movimento di rialzo dei tassi avverrà intorno a metà
2015, e che la forcella obiettivo per i tassi dei Fed funds alla
fine dell’anno prossimo sarà dell’1,0%-1,25%.
«La flessione in corso della crescita cinese deve essere
relativizzata. Essa rientra nel contesto di un rallentamento strutturale graduale, che dovrebbe portare la
crescita intorno al 5,5% nel periodo 2020-2025, rispetto
ad una media di oltre il 10% tra il 2000 e il 2010»
Eurozona: rischio di deflazione e crescita fiacca nel 2015
La maggior parte degli indicatori congiunturali fa pensare
che una ripresa sostenuta sia poco probabile nei prossimi
mesi. In effetti, l’indice dei direttori degli acquisti nel settore
dell’industria è arretrato a novembre, attestandosi a 50,1,
un livello quasi da stagnazione. La componente relativa agli
ordinativi è nuovamente peggiorata, registrando il suo
terzo mese consecutivo di arretramento.
prospettive|dicembre 2014
per stimolare il potenziale delle economie già duramente
colpite e per evitare uno scenario alla giapponese.
PIL CINESE: TASSI DI CRESCITA ANNUALI E PREVISIONI
%
14
13
12
media
2000-2010:
10,5%
2013: 7.7%
2014E: 7.3%
2015E: 7.0%
11
10
9
crescita potenziale media
2020 - 2025E: 5.5%
8
7
6
5
4
94 96 98 00 02 04 06 08 10 12 14 16 18 20 22 24
Fonte: Pictet WM – AA&MR, Datastream
Nello stesso tempo, il ribasso del prezzo del greggio
dalla metà del mese di giugno scorso, del 30% misurato in
euro, non è privo di conseguenze sull’economia reale. Infatti le famiglie e le imprese dovrebbero beneficiare di
questo ribasso, incoraggiando così i consumi e l’occupazione. Nel breve periodo, la crescita sarà sostenuta anche
da altri fattori. Gli esportatori dovrebbero infatti beneficiare del deprezzamento dell’euro. In aggiunta, la fine
degli stress test delle banche effettuati dalla BCE, le
TLTRO (Targeted longer-term refinancing operations), e l’allentamento progressivo dei requisiti per la concessione
dei prestiti, dovrebbero facilitare la ripresa del credito,
anche se quest’ultima è penalizzata dall’indebitamento
tuttora elevato del settore privato. In questo contesto, restiamo comunque prudenti e prevediamo d’ora innanzi
una crescita dello 0,8% per il 2015.
In termini di dinamica dei prezzi, le pressioni deflazionistiche dovrebbero perdurare l’anno prossimo. Inoltre,
malgrado il suo effetto positivo sulla congiuntura, il ribasso del prezzo del petrolio fa diminuire le prospettive
di inflazione. Il rischio di assistere ad una revisione al ribasso delle previsioni di inflazione è fortemente aumentato e la BCE sarà verosimilmente spinta ad adottare
maggiori misure non convenzionali come un acquisto di
titoli di Stato, già a partire dagli inizi del 2015. Le autorità
europee avranno anch’esse un ruolo cruciale da giocare.
L’attuazione di riforme strutturali diventerà necessaria
prospettive|dicembre 2014
Cina: primo taglio dei tassi d’interesse di riferimento
dal 2012
Dopo il rallentamento della crescita del PIL cinese al 7,3%
anno su anno nel 3° trimestre, le statistiche mensili di ottobre
- e le prime per novembre - hanno continuato a puntare verso
una prosecuzione dell’andamento negativo dell’economia.
Dopo avere attuato diverse misure di allentamento
mirato negli ultimi mesi, la banca centrale cinese ha scelto
di mandare un segnale più forte, annunciando lo scorso
21 novembre una riduzione dei suoi tassi di riferimento
(tra cui un taglio di 40 punti base al 5,6% per i tassi sui
prestiti a 12 mesi). L’impatto sull’economia dovrebbe tuttavia rimanere limitato e nel 2015 sono probabili altre misure di allentamento monetario.
La flessione in corso della crescita cinese deve essere relativizzata. Essa rientra nel contesto di un rallentamento
strutturale graduale, che dovrebbe portare la crescita intorno al 5,5% nel periodo 2020-2025, rispetto ad una media
di oltre il 10% tra il 2000 e il 2010. Il mercato del lavoro ha
peraltro continuato a registrare un andamento favorevole
quest’anno. In ogni caso, gli sforzi delle autorità cinesi per
arrestare il deterioramento dell’economia dovrebbero
dare i loro frutti e la crescita stabilizzarsi. In media annuale,
continuiamo tuttavia a prevedere un leggero ulteriore peggioramento della crescita nel 2015 (al 7,0%, rispetto a circa il
7,3% quest’anno e al 7,7% nel 2013).
|5|
STRATEGIA
I mercati finanziari tributari del petrolio
Sulla scia della brusca caduta del prezzo del petrolio nelle ultime settimane, le classi di attività reagiscono in modo
non uniforme. Le azioni dei settori ciclici e dei consumi delle economie sviluppate si ritrovano sostenute da una
dinamica favorevole dei profitti.
Christophe Donay*, Chloé Koos Dunand e Jacques Henry
*con la collaborazione di Wilhelm Sissener
MERCATI FINANZIARI
Performance in % degli indici finanziari in moneta locale. Dati al 28.11.2014
Indice
Dal 31.12.2013
Mese precedente
Azioni statunitensi*
USD
S&P 500
14.0%
2.7%
Azioni europee *
EUR
STOXX Europe 600
9.2%
3.3%
-1.1%
Azioni mercati emergenti*
USD
MSCI Emerging Markets
2.9%
US Treasury*
USD
ML Treasury Master
5.7%
0.9%
Obblig. societarie investment grade statunitensi* USD
ML Corp Master
7.6%
0.6%
Obblig. societarie high yield statunitensi**
USD
ML US High Yield Master II
4.0%
-0.8%
Hedge fund
USD
Credit Suisse Tremont Index global** 2.6%
-0.8%
Commodity
USD
Reuters Commodities Index
-9.2%
-6.5%
Oro
USD
Oncia troy oro
-2.1%
1.4%
Le azioni e le obbligazioni delle società
di produzione e raffinazione del petrolio
sono in difficoltà. Gli spread delle
obbligazioni societarie di questi settori si
allargano, analogamente a quelli dei titoli
di Stato dei paesi produttori di petrolio
come la Russia o il Brasile.
Le classi di attività reagiscono in
modo non uniforme
Il ribasso del corso del petrolio ha
effetti positivi e negativi sui mercati
finanziari, a seconda delle classi di
attività. Ad esempio, mentre le
azioni cicliche e quelle del settore dei
consumi delle economie sviluppate
si ritrovano sostenute da una
migliore dinamica dei profitti
sottostanti, le pressioni sui margini
delle società di produzione e di
raffinazione pesano sulle azioni di
tali settori. Peraltro, gli spread delle
obbligazioni di queste ultime e gli
spread dei titoli di Stato delle
economie emergenti fortemente
dipendenti dalle loro esportazioni di
petrolio si allargano e fanno
emergere un rischio sui mercati
internazionali, a carattere
potenzialmente sistemico, a causa
dell'effetto domino che potrebbe
generare. Come abbiamo
menzionato nella rubrica
|6|
* Dividendi/cedole reinvestiti **Fine ottobre 2014
«Macroeconomia» a pagina 4, il
ribasso del prezzo del petrolio
accentua le forze deflazionistiche
nell'eurozona. Con la prospettiva di
iniezioni massicce di liquidità,
tramite un allentamento
quantitativo della BCE, che si
avvicina più rapidamente del
previsto, i tassi d'interesse
dell'eurozona potrebbero restare
ancora sotto pressione. In un
contesto mondiale di inflazione
molto contenuta, il prezzo dell'oro
dovrebbe anch'esso rimanere sugli
attuali livelli, tanto più che
continuiamo a prevedere un
rafforzamento graduale del biglietto
verde per tutto il 2015 sulla scia del
passaggio da un regime monetario
ad un regime basato sui
fondamentali negli Stati Uniti.
Profitti ancora deludenti in Europa
La performance dei mercati azionari
sviluppati è stata particolarmente
dinamica a novembre, dopo un mese
di ottobre più contrastato.
Escludendo i dividendi, le
progressioni sono state del 4,4% per
lo S&P 500, del 6% per lo Stoxx
Europe 600 e del 12,7% per il TOPIX.
Malgrado questo mese positivo, le
azioni europee hanno accumulato,
dall'inizio dell'anno, un ritardo di
circa il 5% rispetto alle azioni
americane, dopo avere già
sottoperformato di circa l'11% nel 2013.
I risultati di bilancio delle società
per il terzo trimestre sono
leggermente superiori alle
aspettative sia negli Stati Uniti che
in Europa. Per contro, i dati
americani positivi si spiegano solo
con la contribuzione delle società
finanziarie e quest'ultimo trimestre
dell'anno resta il meno dinamico da
18 mesi a questa parte. Anche in
Europa i profitti sono stati trascinati
verso l'alto dal settore finanziario. I
migliori risultati del terzo trimestre
sono dovuti essenzialmente a un
effetto di base dei profitti,
fortemente rivisti al ribasso per tutto
l'anno. In effetti, da gennaio è
andato perso un 8%-9% dei profitti
attesi per il 2014 e il 2015.
Deprezzamento dello yen e rialzo
delle azioni giapponesi
La correlazione tra la variazione
dello yen e quella del TOPIX si è
ulteriormente rafforzata nel secondo
semestre. Le grandi imprese
giapponesi beneficiano direttamente
dell'indebolimento della loro
moneta, da un lato perché
divengono più competitive nelle
esportazioni e dall'altro perché
rimpatriano in yen i profitti
realizzati all'estero. Il Giappone
resta così la sola zona che continua a
beneficiare delle revisioni al rialzo
delle stime sugli utili per il 2014 e il
2015. Il nuovo allentamento
quantitativo della Bank of Japan
annunciato a fine ottobre non
dovrebbe modificare questa
tendenza. La correlazione
persistente dimostra tuttavia
l'importanza per un investitore
estero di coprire la sua esposizione
verso lo yen.
prospettive|dicembre 2014
Il ritardo dei mercati emergenti
permane
Le valutazioni dei mercati emergenti
non costituiscono per il momento un
fattore di sostegno della loro
performance. Dall'inizio dell'anno,
la zona emergente rimane
eterogenea con, agli estremi, un
ribasso di circa il 30% del mercato
russo misurato dal RTSI in USD e
una progressione di circa il 38% del
mercato indiano. Misurato in dollari
USA, l'indice MSCI Emerging
Markets è progredito del 2,9%
dall'inizio dell'anno, contro il 7,2%
per il MSCI World. Considerando
esclusivamente l'Asia (Giappone
escluso), si constata che, come in
Europa, le tendenze degli utili
dovrebbero restare sfavorevoli, con
dall'inizio dell'anno revisioni al
ribasso del 9%-10% degli utili attesi
per il 2014 e il 2015.
Forza del dollaro e debolezza delle
monete emergenti
Il vigore dell'economia americana e
la stretta della politica monetaria
della Fed dovrebbero contribuire a
un dollaro forte l'anno prossimo.
Questa dinamica appare destinata a
continuare, in particolare nei
confronti della maggior parte delle
monete emergenti, i cui tassi di
cambio, sensibili ai flussi di capitali,
restano legati alle decisioni della Fed
in materia di politica monetaria.
La forza del dollaro rispetto alla
maggior parte delle monete
sviluppate dovrebbe trovare
conferma nel 2015, anche se
scostamenti temporanei dalla
tendenza a lungo termine non sono
da escludere. Per quanto riguarda
l'euro, il differenziale dei bilanci
delle banche centrali sembra già
riflettersi nel tasso di cambio ma non
nel differenziale di crescita.
Se, come prevediamo, la crescita
prospettive|dicembre 2014
economica americana si stabilizzerà
al 3% e quella dell'eurozona si
manterrà ad un livello prossimo allo
0%, non si può pertanto escludere un
tasso di cambio di 1,15 dollari per un
euro. Come prossima soglia nella
prima parte del 2015, prevediamo 1,20.
Il ribasso del prezzo del petrolio a
sostegno dell'economia globale
Il prezzo del greggio da giugno a
novembre è sceso di circa 25 dollari
al barile, a seguito di una
sovraproduzione temporanea e di
un apprezzamento del dollaro.
Nell'ultima settimana di novembre,
la decisione dell'Opec di non
intervenire e di lasciare ai mercati la
determinazione del prezzo del
greggio ha provocato un ulteriore
ribasso di 10 dollari il barile, per
stabilizzarsi a 72 dollari.
Quest'ultima discesa dei prezzi ci
sembra esagerata, e noi prevediamo
una risalita, sia pure molto graduale.
In effetti, se l'Opec non vuole ridurre
la sua produzione, il prezzo resterà
tributario della domanda, che a
nostro avviso non accelererà in
modo significativo l'anno prossimo.
Abbiamo di conseguenza rivisto il
nostro prezzo medio previsto per il
2015 a circa 95 dollari il barile, con
una evoluzione tuttavia su livelli
relativamente bassi nella prima
parte dell'anno, accompagnata da
una risalita nella seconda.
|7|
FATTI SALIENTI NEL MONDO
L'attività manifatturiera rallenta
in Cina
Il rallentamento della crescita in Cina si riflette nell'ultimo
sondaggio presso i direttori degli acquisti (PMI)
manifatturieri. Il prezzo del rame accusa il colpo di questo
andamento, scendendo sotto la soglia di 6500 dollari la
tonnellata e, come conseguenza, influisce negativamente
sull'economia del Cile.
1,6%
L'economia spagnola nel 3° trimestre ha
conosciuto una crescita del +0,5% rispetto
al trimestre precedente. Si tratta del quinto
trimestre consecutivo di crescita, che
conferma la ripresa, nonostante un tasso di
disoccupazione ancora molto elevato.
Come variazione annuale, il PIL reale è
cresciuto dell'1,6%.
CAD -8,4 mld
Il deficit delle partite correnti
canadesi è diminuito di 1,5 miliardi
nel 3° trimestre, tornando al suo
livello più basso dal 2008
(8,4 miliardi di dollari canadesi).
17,2 milioni
È il ritmo annualizzato delle auto vendute a novembre oltre
Atlantico. Dopo quello dello scorso agosto (17,5 milioni) si tratta del
dato mensile più elevato dall'inizio del 2006. Questi risultati sono
stati largamente superiori alle previsioni di consenso (16,6 milioni),
nonché al livello registrato a ottobre (16,5). Le vendite di automobili
mettono a segno una gradita progressione annuale dell'11,8%.
USD 6351,25 dollari la tonnellata
Il Cile è il primo produttore di rame del Pianeta e un grande venditore di
materie prime alla Cina. Il paese risente della caduta del prezzo del petrolio
e di quella dei prezzi dei metalli di base. Il rame è infatti sceso sotto la
soglia di 6500 dollari la tonnellata, segnando un minimo da otto mesi a
questa parte (al London Metal Exchange).
|8|
prospettive|dicembre 2014
+0,7%
Nel 3° trimestre, la Grecia ha
conosciuto una crescita dello 0,7%
rispetto al trimestre precedente,
registrando così il suo terzo trimestre
consecutivo di progressione
dopo 6 anni di recessione.
50,3
L'attività manifatturiera in Cina ha
rallentato, scendendo al suo ritmo di
crescita più basso da 9 mesi. L'indice dei
direttori degli acquisti (PMI) ufficiale
(NBS) è diminuito nel mese di novembre
a 50,3, contro 50,8 a ottobre.
A1
L'agenzia di valutazione finanziaria
Moody's ha abbassato di un livello
il rating del debito a lungo termine
del Giappone, a causa del suo
indebitamento. Questo passa quindi
da Aa3 a A1, mantenendo tuttavia un
outlook stabile. L'agenzia dubita delle
capacità del Giappone di raggiungere
i suoi obiettivi di riduzione del deficit
di bilancio. Dopo gli esordi
promettenti, le Abenomics
(per maggiori dettagli, si rimanda alla
rubrica «Tema del mese» di
Prospettive, edizione settembre 2014)
hanno recentemente accumulato
degli insuccessi che giustificano
l'indizione di nuove elezioni
legislative il 14 dicembre 2014.
20%
L'India riapre le porte alle importazioni di
oro. Il governo di Nuova Delhi ha appena
soppresso la norma che limitatava
maggiormente gli acquisti del metallo
prezioso da circa un anno e mezzo (più
precisamente la regola detta 80/20, che
obbligava gli acquirenti di oro indiani a
riesportare, sotto forma di gioielli, il 20% del
metallo giallo, prima di poterne acquistare
di nuovo).
prospettive|dicembre 2014
0,3%
Il PIL australiano è nettamente inferiore alle attese,
ovvero 0,3% come variazione trimestrale rispetto allo
0,7% delle previsioni di consenso. Inoltre, il tasso di
cambio AUD/USD scende sotto quota 0,85 (0,85 dollari
USA per 1 dollaro australiano) per la prima volta dal
2010. Le vendite al dettaglio sono state tuttavia
nettamente migliori delle attese, allo 0,4% come
variazione trimestrale (invece dello 0,1% previsto).
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CLASSI DI ATTIVITÀ
L'attrattiva delle azioni statunitensi perdurerà nel 2015
Le prospettive del passaggio da un regime monetario ad un regime del «ciclo economico» negli Stati
Uniti potrebbero suscitare un interesse crescente per i mercati azionari americani, con il ciclo dei profitti e
le valutazioni nel ruolo di fattori di rischio di riferimento.
Azioni
Una fine d'anno in bellezza
malgrado qualche spavento
Ottima performance nel 2014 dei mercati
azionari sviluppati. Preferiamo i mercati
azionari degli Stati Uniti a quelli
dell'Europa per l'inizio del 2015.
Il nostro scenario 2014 per le azioni si
articolava intorno a una liquidità
sempre abbondante, che avrebbe
permesso ai mercati sviluppati di
progredire di almeno il 10% dividendi
inclusi, e di oltre il 15% in uno scenario
più aggressivo.
A fine novembre, le due varianti
dello scenario si sono realizzate. Per la
terza volta dall'inizio dell'anno, dopo
giugno e settembre, lo Stoxx Europe
600 ha ottenuto in effetti un rendimento
lordo superiore al 9% recuperando
tutte le perdite registrate a ottobre. Sul
lato americano, lo S&P 500 mostra una
progressione, dividendi inclusi, del
14% caratterizzata da una maggiore
resistenza durante le fasi di
consolidamento di luglio e ottobre.
Lo scarto di performance tra le due
zone è in linea con la divergenza delle
revisioni delle stime dei profitti, con
l'Europa che soffre molto più degli Stati
Uniti da questo punto di vista. La
crescita attesa per il 2014 dei profitti in
Europa è solo del 3,7% contro quasi il
14% stimato l'anno precedente.
Prima che la Banca centrale europea
adotti misure più accomodanti,
l'Europa potrebbe avere dei problemi a
colmare il suo ritardo rispetto agli Stati
Uniti, per le tendenze degli utili meno
favorevoli delle società europee, in
ragione della sua debolezza
congiunturale.
Il nostro scenario centrale per il 2015
prevede una progressione, dividendi
compresi, del 10% per lo S&P 500, ma
inferiore per il principale indice
europeo Stoxx Europe 600.
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Obbligazioni
La fine dei tassi a zero nel 2015
Un nuovo ciclo di restrizione della
politica monetaria della Fed vedrà molto
probabilmente la luce nel 2015. Sarà il
primo dopo quello iniziato nel 2004.
Malgrado questa inversione di grande
importanza, la fine di 6 anni di tassi di
riferimento a zero, il rialzo dei tassi
d'interesse a lungo termine potrebbe
rivelarsi contenuto in ragione delle
incertezze congiunturali e del fatto che il
rischio di inflazione rimane basso.
Ripresa economica, creazione di nuovi
posti di lavoro, nuovi crediti, ripresa
dell'immobiliare, i fondamentali
dell'economia americana lasciano
intravedere un rialzo dei tassi di
riferimento nel 2015. Se la direzione dei
tassi dei Fed funds è chiara, l'incertezza
riguarda piuttosto la data del primo
rialzo e il ritmo del movimento di
normalizzazione. A questo punto,
manteniamo uno scenario di un
aumento di 75-100 punti base sull'intero
anno. Una trasmissione uno a uno di
questo rialzo sui tassi a lungo termine
porterebbe i tassi decennali in un range
del 2,9%-3,15%. Un livello tutto
sommato modesto se lo scenario di
rafforzamento della crescita economica
statunitense dovesse venire confermato.
Il brusco ribasso del prezzo del
petrolio negli ultimi sei mesi potrebbe
però cambiare le carte in tavola.
L'effetto disinflazionistico potrebbe
più che compensare l'effetto di
aumento della domanda interna
collegato ai guadagni di potere
d'acquisto. Diverrebbe così meno
urgente per la Fed di iniziare il suo ciclo
di rialzo e la trasmissione lungo l'intera
struttura a termine dei tassi d'interesse
avverrebbe con un rapporto inferiore
ad uno a uno. Ne risulterebbe un rialzo
ancora meno marcato dei tassi
d'interesse a lungo termine.
Obbligazioni societarie
L'HY potrebbe soffrire il prezzo
del petrolio
Il 2014 è stato un anno favorevole per le
obbligazioni di qualità. Per contro, l'High
Yield (HY) ha sofferto per un contesto più
incerto. Fine delle operazioni di
allentamento quantitativo (QE), rialzo
dei Fed funds, ribasso del prezzo del
petrolio, il prossimo anno rischia di
rivelarsi ancora poco favorevole all'HY.
La performance delle obbligazioni di
qualità nel 2014 sarà alla fine migliore
del previsto. Ad oggi, l'Investment Grade
(IG) statunitense registra un forte
rimbalzo della sua performance
(7,6% rispetto a -1,5% nel 2013). Per
contro, come previsto, la volatilità ha
penalizzato la performance dell'HY
(4,0% contro 7,4% nel 2013). Al
confronto, gli US Treasury hanno
registrato la discreta performance del
5,7% (-3,4% nel 2013).
Nell'immediato, le obbligazioni
societarie continuano a beneficiare di
un contesto di tassi d'interesse sovrani
estremamente bassi. Tuttavia, la classe
di attività appare cara, sia da un punto
di vista storico che in termini relativi
con le azioni. Le obbligazioni societarie
rimangono vulnerabili ai rialzi dei tassi
dei Fed funds. Inoltre, la brusca caduta
del prezzo del petrolio potrebbe
rendere più fragile il settore
dell'energia. Molte aziende attive nel
petrolio di scisto che hanno finanziato i
loro investimenti approfittando del
contesto di bassi tassi d'interesse
potrebbero ritrovarsi in difficoltà se il
prezzo del barile dovesse rimanere
basso a lungo.
Fine delle operazioni di
allentamento quantitativo (QE), rialzo
dei Fed funds, ribasso del prezzo del
petrolio, valutazioni, lo scenario per il
2015 si preannuncia ancora poco
favorevole all'HY.
prospettive|dicembre 2014
Hedge fund
Metalli preziosi
Cambi
Con il prezzo del greggio in ulteriore
ribasso, si profila ora uno scenario
deflazionistico globale che ha generato
evidenti tendenze macro favorevoli per i
trader tattici.
Tra i metalli preziosi, solo il palladio
ottiene quest'anno una performance
superiore al 10%. L'anno prossimo
dovrebbe rivelarsi altrettanto favorevole
quanto il 2014 per questo metallo.
Poche tra le principali monete
sviluppate ed emergenti sono riuscite ad
apprezzarsi nei confronti del dollaro
americano.
I timori deflazionistici
favoriscono i trader tattici
I gestori global macro e CTA
(Commodity Trading Advisor) erano
perlopiù ben posizionati a novembre,
con il perdurare di diversi trend di
mercato dopo la correzione di metà
ottobre. Il calo dei mercati dell'energia
in concomitanza con la decisione
dell'OPEC di non ridurre la
produzione di petrolio ha originato
timori deflazionistici e si è diffuso
rapidamente alle altre classi di
attività. La debolezza del greggio ha
spinto al ribasso gli US Treasury a più
lunga scadenza, premiando le
esposizioni sovrane long detenute
dalla maggior parte dei gestori CTA.
La sensibilità della Russia alla
traiettoria dei prezzi nei mercati
dell'energia ha portato il rublo ad
ampliare le perdite nei confronti del
dollaro USA - un pair trade forex
molto utilizzato dai gestori global
macro. Parallelamente, l'andamento
degli indici dei prezzi al consumo in
Giappone e in Europa ha mandato in
affanno sul mercato dei cambi l'euro,
la sterlina britannica e lo yen
giapponese, ma è stato positivo per i
gestori con posizioni long sul USD. Le
stime di rendimento positivo per le
strategie tactical trading riflettono
forse un contesto post allentamento
quantitativo della Fed senza sorprese
da parte delle banche centrali. In
particolare i CTA sembrano essersi
lasciati alle spalle due anni di
performance deludenti, con un
settimo mese consecutivo di guadagni
per l'indice HFRX Macro/CTA.
prospettive|dicembre 2014
Il palladio continuerà a
brillare
La forza del dollaro, che si è
apprezzato di oltre il 10% nei
confronti dell'euro quest'anno, non è
riuscita a interrompere l'ascesa del
prezzo del palladio, che da gennaio a
novembre ha guadagnato il 13%. Gli
altri metalli preziosi escono malconci
dal confronto: l'argento nello stesso
periodo si è apprezzato dell'1,8%,
mentre il prezzo dell'oro ha perso il
2% e quello del platino l'11%.
Queste tendenze dovrebbero
continuare l'anno prossimo. Il vigore
dell'economia americana, la stretta
della politica monetaria della Fed e la
forza del dollaro continueranno a
mettere sotto pressione il prezzo
dell'oro, anche se il potenziale di
ribasso a questo punto è limitato.
L'argento, che ha la duplice natura
di metallo speculativo, come l'oro,
ma anche di metallo industriale,
dovrebbe vedere il suo prezzo variare
in funzione della ripresa
manifatturiera mondiale. Il suo
potenziale di rialzo resta pertanto
molto moderato.
Il palladio, consumato
principalmente dalla Cina e per il
quale l'offerta fatica a soddisfare la
domanda da più di dieci anni,
continuerà a vedere il suo prezzo
sostenuto da questa forte dinamica.
Restiamo pertanto positivi nei
confronti di questo metallo nel 2015.
Il dollaro rimarrà forte nel
2015
Da gennaio a fine novembre 2014, il
dollaro si è apprezzato nei confronti
di tutte le principali monete
sviluppate, e in particolare dell'euro,
il cui tasso di cambio ha perso più
del 10% per stabilizzarsi intorno a
1,25 dollari per un euro.
Tra le monete emergenti, solo
pochissime divise asiatiche, come il
baht thailandese o la rupia
indonesiana, sono riuscite a
rimanere stabili.
Il vigore dell'economia americana
e la stretta della politica monetaria
della Fed dovrebbero contribuire a
un dollaro forte l'anno prossimo. Le
dinamiche relative tra i paesi
potrebbero temporaneamente farlo
deviare dalla sua tendenza rialzista
a lungo termine, ma restiamo
strategicamente positivi sul biglietto
verde rispetto alle principali monete.
I paesi produttori di materie prime
come l'Australia o la nuova Zelanda
registreranno una stretta della loro
politica monetaria l'anno prossimo,
e questo dovrebbe permettere alle
strategie di carry (carry trade) su
queste divise di continuare a
generare performance apprezzabili.
Beninteso, bisogna evitare di
utilizzare il dollaro come moneta di
finanziamento, favorendo invece il
franco svizzero o lo yen.
Restiamo nel complesso negativi
sulle monete emergenti.
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TEMA DEL MESE – EUROZONA
Una crescita poggiata su basi più solide
La crescita del PIL americano non dovrebbe superare il 2,3% come media annua nel 2014. L'andamento
dell'economia è tuttavia nettamente migliorato nel corso dell'anno, e siamo ottimisti per il 2015. La crescita
dovrebbe infatti non solo accelerare al 3% come media annua (un massimo da 10 anni a questa parte) ma
quest'ultima alla fine avrà anche basi più solide.
In un momento in cui la crescita
cinese manca di tono, in cui l'economia
giapponese è in recessione tecnica e
l'eurozona minaccia di cadere nella
deflazione, tutte le speranze sono rivolte
ancora di più verso l'economia
americana. La nostra previsione di una
crescita più vigorosa e maggiormente
autoalimentata oltre Atlantico costituisce
pertanto il caso centrale del nostro
scenario globale per il 2015.
La crescita del PIL americano
quest'anno è stata molto irregolare,
ma come media annua dovrebbe
avvicinarsi al 2,3%, un tasso di
crescita ancora molto poco vigoroso.
Questa crescita moderata nasconde
tuttavia una sensibile accelerazione a
partire dal 2° trimestre, dopo un
1° trimestre caratterizzato da pessime
condizioni meteorologiche. Inoltre,
altri indicatori dell'attività economica
dipingono un quadro nettamente
migliore dell'andamento
dell'economia registrato quest'anno.
E' il caso in particolare dei sondaggi
sulla fiducia delle imprese
(ISM) e soprattutto delle statistiche
sull'occupazione.
Bernard Lambert
Chief Economist
Pictet Wealth Management
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Crescita vigorosa dell'occupazione
Da qualche mese, l'espansione
dell'occupazione ha registrato una
accelerazione al 2,0% in ritmo
annualizzato, un tasso di
progressione decisamente sostenuto,
anche guardando alle serie storiche
su un lungo periodo. Per i suoi effetti
di trascinamento, questa crescita
vigorosa dell'occupazione appare
estremamente incoraggiante e, come
vedremo, gioca un ruolo essenziale
nella nostra analisi delle prospettive
per diverse componenti chiave della
domanda.
Ma quali sono i punti di forza e di
debolezza dell'economia americana?
Quale sarà l'impatto del recente
ribasso del prezzo del greggio? E
quello di un forte apprezzamento del
dollaro? Per rendere l'analisi più
facile, esamineremo queste
problematiche passando nel
contempo in rassegna il contesto e le
prospettive riguardanti diverse
componenti del PIL.
Commercio estero: l'anello debole
della catena
Con una congiuntura mondiale
sfavorevole e un dollaro in forte
apprezzamento, non vi sono dubbi
che il commercio estero peserà sulla
crescita americana l'anno prossimo.
Lì si situa anche il principale rischio
ribassista. In valore esterno reale
(ponderato per l'importanza
commerciale), il dollaro si trova
attualmente oltre il 5% sopra il suo
livello medio del 2013. Prevediamo
inoltre un ulteriore modesto rialzo
nei prossimi mesi. Anche se
l'economia americana resta
relativamente chiusa (le esportazioni
rappresentano il 13% del PIL),
l'apprezzamento del biglietto verde
potrebbe ridurre la crescita di 0,2-0,3
punti percentuali nel 2013, una
misura non trascurabile. Per quanto
riguarda l'andamento della domanda
estera, siamo meno pessimisti.
Certamente, le prospettive sembrano
poco incoraggianti in diverse regioni
importanti, ma non prevediamo una
crescita mondiale (Stati Uniti esclusi)
più debole nel 2015 rispetto al 2014.
Inoltre, le esportazioni americane
sono in buona parte destinate a paesi
che hanno prospettive di crescita
ancora comparativamente buone. Il
Canada, il Messico e la Cina (Hong
Kong compresa) assorbono più del
40% delle esportazioni americane.
Consumi: il pilastro della crescita
I consumi delle famiglie
costituiranno il principale pilastro
della crescita americana nel 2015, che
dovrebbe beneficiare innanzitutto
della forte espansione
dell'occupazione, ma anche
dell'accelerazione graduale degli
aumenti dei salari e di una
diminuzione del tasso di risparmio.
Quest'ultimo punto ha la sua
importanza. In modo sorprendente,
quest'anno la progressione più
elevata del reddito delle famiglie è
stata compensata da un aumento del
tasso di risparmio, all'origine di una
performance dei consumi
complessivamente un po' deludente.
Il tasso di risparmio è in effetti
passato dal 4,4% nel 4° trimestre 2013
al 5,0% nel 3° trimestre 2014. Con
l'impatto sfalsato in termini
temporali del forte aumento della
ricchezza delle famiglie e il
miglioramento in corso della fiducia
dei consumatori, un arretramento del
tasso di risparmio nel corso dei
prossimi mesi è ampiamente
prevedibile.
Un ultimo fattore favorevole - e di
peso - deriva dal recente ribasso del
prezzo del petrolio. In questo
prospettive|dicembre 2014
momento, secondo le nostre stime, il
prezzo della benzina oltre Atlantico
dovrebbe scendere di circa il 20% tra
giugno e dicembre di quest'anno
(rettificato degli effetti stagionali).
Una simile diminuzione rappresenta
un guadagno di potere d'acquisto
reale dell'ordine dello 0,7% del
reddito delle famiglie. Anche
tenendo conto di una risalita del
prezzo del greggio nel corso del 2015,
il ribasso del prezzo della benzina
potrebbe pertanto aggiungere 0,4-0,6
punti percentuali alla crescita dei
consumi nel 2015 (0,3-0,4 punti a
quella del PIL). La crescita della spesa
delle famigie potrebbe così superare
di poco la soglia del 3% nel 2015.
Investimenti fissi con il vento a
favore
Dal lato degli investimenti non
residenziali, ci sembra che vi siano
tutti gli ingredienti per una crescita
vigorosa l'anno prossimo.
Innanzitutto, in comparazione
prospettive|dicembre 2014
storica, il ritmo degli investimenti
resta basso, sicuramente almeno in
termini nominali. Poi, la crescita della
domanda interna si rafforza, il tasso
di utilizzo delle capacità di
produzione è quasi tornato alla sua
media di lungo termine e la fiducia
delle imprese migliora. Infine, i
bilanci delle aziende sono
generalmente sani, i profitti elevati, i
tassi d'interesse restano molto bassi e
l'accesso al credito è nettamente
migliorato, in particolare per le PMI.
Si deve tuttavia considerare un
elemento di moderazione. Servirà del
tempo perché la caduta del prezzo
del petrolio influenzi la produzione
americana di greggio, ma essa
dovrebbe frenare più rapidamente e
più sensibilmente gli investimenti nel
settore dell'estrazione petrolifera. Va
comunque detto che, malgrado il suo
forte aumento negli ultimi anni, gli
investimenti in questo settore non
hanno un peso considerevole (6,5%
degli investimenti non residenziali e
0,8% del PIL). Pertanto, una
contrazione dell'ordine del 10%-15%
in questo settore ridurrebbe il PIL
«solo» di circa lo 0,1%.
Complessivamente, prevediamo
pertanto una crescita del 6%-7% degli
investimenti non residenziali totali
nel 2015. L'analisi delle prospettive
IMPATTO SULLA CRESCITA DEL PIL NEL 2015
Ordini di grandezza stimati in punti percentuali
Caduta del prezzo del petrolio impatto tramite i consumi:
da +0,3 a +0,4
Caduta del prezzo del petrolio impatto tramite il settore della produzione
petrolifera (produzione e investimento):
Apprezzamento del dollaro impatto tramite il commercio estero:
impatto totale (petrolio e dollaro)
-0,1
da -0,2 a -0,3
+0,0
Fonte: Pictet WM - AA&MR
nei settori della costruzione e
immobiliare residenziale è più
delicata. La risalita dei tassi
d'interesse nel 2013, il forte rimbalzo
del prezzo delle abitazioni e le
pessime condizioni meteorologiche
dello scorso inverno avevano
provocato una marcata correzione
ribassista. Una ripresa si è
indubbiamente profilata negli ultimi
mesi, però di entità
sorprendentemente limitata. Bisogna
dire che i criteri di concessione dei
finanziamenti ipotecari rimangono
restrittivi per molte famiglie,
limitando la domanda, mentre
l'offerta è limitata dalla mancanza di
case in vendita e di terreni edificabili
in alcune regioni. Complessivamente,
siamo tuttavia ottimisti. La crescita
dell'occupazione e dei redditi, il
miglioramento della sicurezza sul
lavoro e della fiducia dei
consumatori, nonché le forti esigenze
nel settore della locazione,
dovrebbero sostenere la domanda.
Inoltre, alcune decisioni
amministrative prese recentemente
dovrebbero contribuire ad accelerare
l'allentamento degli standard di
concessione del credito. L'offerta
dovrebbe reagire favorevolmente,
seppure solo progressivamente.
Anche dopo un rialzo di più del
100% dai minimi della primavera
2009, il ritmo delle aperture di nuovi
cantieri residenziali resta
storicamente molto basso. Inoltre, se
gli stock di abitazioni in vendita sono
risaliti negli ultimi due anni, essi
restano anche estremamente bassi in
comparazione storica, sia per quanto
riguarda le nuove abitazioni che per
quelle esistenti. Dopo un
rallentamento temporaneo negli
ultimissimi mesi, l'investimento
nell'edilizia residenziale dovrebbe
quindi tornare a progredire
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TEMA DEL MESE – EUROZONA
vigorosamente nel 2015.
Un probabile rialzo moderato dei
tassi d'interesse ipotecari potrebbe
tuttavia frenare in qualche modo il
movimento nella seconda parte
dell'anno.
Spesa pubblica: progressivo
miglioramento
Nel 2013 e fino al 1° trimestre del
2014, la politica di bilancio ha
costituito un freno importante per la
crescita, sia a livello della spesa
pubblica che del prelievo fiscale.
Unitamente agli effetti benefici della
ripresa congiunturale, questa stretta
di bilancio ha permesso una
riduzione del deficit federale al 2,8%
del PIL nell'esercizio fiscale 2014 (che
è terminato lo scorso settembre),
contro il 4,1% del PIL nel 2013 e un
picco al 9,8% nel 2009.
Improvvisamente la volontà
politica di ridurre ulteriormente il
deficit di bilancio è praticamente
scomparsa e, nel corso degli ultimi
mesi, la politica di bilancio ha preso
una svolta più neutra. Si è anche
assistito all'inizio di una inversione di
tendenza per le spese degli Stati e
delle collettività locali negli ultimi
mesi, e in reazione ad un
miglioramento dei redditi, la
progressione della spesa pubblica
dovrebbe accelerare
progressivamente nel 2015.
Prevediamo tuttavia che il settore
pubblico fornirà un sostegno solo
modesto alla crescita l'anno
prossimo. Un simile sviluppo
contrasterebbe tuttavia nettamente
con la situazione prevalente nel 2013
e fino all'inizio di quest'anno.
La crescita americana dovrebbe
raggiungere il 3,0% nel 2015
Come accennato, prevediamo
pertanto che l'effetto negativo
dell'apprezzamento del dollaro sarà
compensato dall'impatto benefico del
ribasso del prezzo del petrolio. A
fianco di questo sviluppi recenti,
fondamentali positivi (politica
monetaria tuttora complessivamente
molto accomodante, crescita
sostenuta del credito, forte aumento
della ricchezza delle famiglie, profitti
delle imprese elevati, assenza di
freno dal lato della politica di
bilancio) e gli effetti di trascinamento
STATI UNITI: CRESCITA DEL PIL REALE E CONTRIBUTO DELLE COMPONENTI DELLA DOMANDA
Previsioni
%
PIL
3
2
1
0
-1
-2
Consumi
Investimenti fissi
-3
Variazioni delle scorte
Spesa pubblica
-4
-5
Esportazioni nette
05
06
Contributori | Yves Bonzon, Christophe Donay, Jean-Pierre Durante, Chloé Koos Dunand, Bernard
Lambert, Jacques Henry, Nadia Gharbi, Kalina Moore, Wilhelm Sissener, David Baglione | Redazione |
terminata il 2 dicembre 2014 Revisione editoriale | Sabine Jacot-Descombes, Traduzione | Mario Clapis
Impaginazione | Production Multimédia Pictet Stampa| Stampa su carta certificata FSC
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ottenuti dalle fonti di informazioni finanziarie d'uso e possono subire fluttuazioni. Il valore borsistico
può cambiare in funzione di cambiamenti di ordine economico, finanziario o politico, della vita
|14|
della forte crescita dell'occupazione ci
spingono all'ottimismo, e questo
malgrado i rischi collegati a
prospettive molto più incerte nel
resto del mondo. Prevediamo
pertanto una crescita dell'economia
americana intorno al 3% l'anno
prossimo, che costituirebbe la
migliore performance registrata dal
2005 ad oggi.
07
08
09
10
11
12
13
14
15
Fonte: Pictet WM – AA&MR, Datastream
residua, delle condizioni di mercato, della volatilità e della solvibilità dell’emittente o dell'emittente
di riferimento. I tassi di cambio possono inoltre influire positivamente o negativamente sul valore, sul
prezzo o sul reddito dei titoli o degli investimenti ad essi relativi menzionati nel presente documento.
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Copyright 2014.
prospettive|dicembre 2014
DATI CHIAVE
Verso tassi d'interesse durevolmente bassi
I principali tassi d'interesse (US Treasury e Bund) a 10 anni potrebbero restare bassi nel 2015.
Questo grazie in particolare al probabile intervento non convenzionale della BCE e alle pressioni
esercitate dall'oro nero sugli indici dei prezzi al consumo.
Dati al 28 novembre 2014
PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI
TASSI D’INTERESSE
Stime Pictet - (consenso*)
Tassi di crescita del PIL
2012
2013
Stati Uniti
Eurozona
Svizzera
Regno Unito
Giappone
Cina
Brasile
Russia
2.3%
-0.6%
1.1%
0.7%
1.5%
7.7%
1.0%
3.4%
2.2%
-0.4%
1.9%
1.7%
1.5%
7.7%
2.5%
1.3%
Inflazione (IPC) (media annuale, Brasile escluso, a fine anno)
2012
2013
Stati Uniti
Eurozona
Svizzera
Regno Unito
Giappone
Cina
Brasile
Russia
2.1%
2.5%
-0.7%
2.8%
0.0%
2.7%
5.8%
5.1%
1.5%
1.3%
-0.2%
2.6%
0.4%
2.6%
5.9%
6.8%
2014E
2.3%
0.8%
1.9%
3.0%
0.5%
7.3%
0.0%
0.3%
2015E
(2.2%)
(0.8%)
(1.5%)
(3.0%)
(1.0%)
(7.4%)
(0.2%)
(0.3%)
3.0%
0.8%
1.8%
2.7%
1.5%
7.0%
0.7%
-1.0%
2014E
1.7%
0.5%
0.0%
1.5%
2.7%
2.0%
5.9%
7.5%
(3.0%)
(1.1%)
(1.6%)
(2.6%)
(1.3%)
(7.1%)
(0.8%)
(0.1%)
2015E
(1.7%)
(0.5%)
(0.0%)
(1.6%)
(2.8%)
(2.1%)
(6.4%)
(8.2%)
1.2%
0.9%
0.0%
1.3%
1.5%
2.2%
4.9%
7.5%
Breve termine (3 mesi)
Lungo termine (10 anni)
0.1%
0.15%
0.0%
0.5%
0.1%
2.8% (1 anno)
11.3%
2.2%
0.7%
0.3%
1.9%
0.4%
4.8% (5 anni)
11.9%
Stati Uniti
Eurozona
Svizzera
Regno Unito
Giappone
Cina
Brasile
MERCATI OBBLIGAZIONARI
(1.6%)
(0.9%)
(0.4%)
(1.6%)
(1.9%)
(2.4%)
(6.3%)
(6.7%)
Performance dal 31.12.2013
EUR
CHF
High Yield EUR
GBP
*Fonte: Consensus Economics Inc
VARIAZIONI DEI TASSI DI CAMBIO (DAL 31.12.2013)
USD
High Yield USD
JPY
Rispetto all’EUR
Rispetto all’USD
Rispetto al CHF
USD —
HKD —
USD —
HKD —
AUD —
HKD —
AUD —
NZD —
AUD —
NZD —
GBP —
NZD —
GBP —
CAD —
GBP —
CAD —
CHF —
CAD —
CHF —
EUR —
EUR —
JPY —
JPY —
JPY —
NOK —
NOK —
SEK —
SEK —
NOK —
SEK —
% -10
-5
0
5
10
15
% -16 -14 -12 -10 -8 -6 -4 -2 0
Debito emergente (in moneta locale)
Debito emergente (in USD)
% -12 -9 -6 -3
Performance dal 31.12.2013
USD
% -8 -6 -4 -2 0 2 4 6 8 10
Performance dal 31.12.2013
Performance del mese precedente
Petrolio quotato in Asia-36.4
-33.3
Brent
-33.1
WTI
Rame
Platino
Stagno
Piombo
Mais
Zucchero
Gas naturale
Oro in USD
Argento
Cacao
Zinco
Alluminio
Palladio
-18.1
WTI
-14.7
Petrolio quotato in Asia
-13.7
Brent
Rame
Zinco
Alluminio
Zucchero
Cacao
Platino
Argento
Piombo
Oro in USD
Stagno
Mais
Palladio
Gas naturale
% -40
-11.2
-9.3
-8.3
-7.9
-5.0
-3.4
-2.1
1.8
5.0
7.8
12.8
13.0
-30
-20
prospettive|dicembre 2014
-10
0
10
20
% -20
3
6
9
12
MERCATI AZIONARI
COMMODITY
-13.5
0
-15
MSCI World*
S&P 500*
MSCI Europe*
Tokyo SE (Topix)*
MSCI Pacific ex. Japan*
SPI*
Nasdaq
MSCI Em. Markets*
Russell 2000
7.2%
14.0%
-1.5%
-2.3%
7.3%
5.9%
14.7%
2.9%
0.8%
EUR
18.5%
26.0%
8.9%
8.0%
18.6%
17.1%
26.8%
13.7%
11.5%
CHF
GBP
16.1%
13.4%
23.5%
20.5%
6.7%
4.2%
5.9%
3.4%
16.3%
13.5%
14.7%
12.0%
24.3%
21.3%
11.5%
8.8%
9.2%
6.6%
*Dividendi reinvestiti
SETTORI DI ATTIVITÀ
-5.2
-4.3
-2.8
Performance dal 31.12.2013
Stati Uniti
Europa Mondo
-2.8
-1.9
-1.8
0.0
1.1
1.4
2.9
3.2
3.2
5.5
-10
-5
0
5
10
Industria
Tecnologia
Materiali di base
Telecomunicazioni
Salute
Energia
Servizi pubblica utilità
Finanza
Consumi di base
Consumi voluttuari
5.9%
19.8%
6.3%
4.4%
25.6%
-9.8%
19.9%
10.6%
14.5%
7.9%
-1.7%
3.2%
-1.2%
10.1%
20.5%
-9.6%
17.0%
5.1%
9.8%
5.2%
-0.1%
16.6%
-4.9%
0.7%
19.4%
-12.6%
12.2%
2.4%
7.5%
3.0%
|15|
PERSP IT 1214
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